lOMoARcPSD|31465804 Appunti, lezione 1 e 2 - reti due porte - elettronica e elettrotecnica - a.a. 2015/2016 Elettrotecnica ed elettronica (Università degli Studi Roma Tre) Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -1 CAPITOLO I RETI DUE PORTE 1. Reti a più terminali Una rete con n punti di accesso è genericamente rappresentata come in fig. 1: 1 2 3 4 5 Fig. 1 - Rappresentazione a parametri concentrati di una rete elettrica a 5 poli Questa rappresentazione considera la rete come un n-polo che può avere scambi energetici con strutture esterne soltanto attraverso i suoi poli e tutti i fenomeni elettromagnetici prodotti sono confinati all'interno del rettangolo senza poter influenzare altre strutture; si considera una rete come un n-polo quando il punto di vista che interessa è il comportamento elettrico esterno alla rete. Esempi di n-poli sono le schede che formano numerose apparecchiature elettroniche; ciascuna scheda è in genere costituita da un numero elevato di connessioni tra bipoli e tra strutture a stato solido più complesse (chip) a più poli non identificabili con reti costituite da bipoli. Sono particolarmente interessanti alcune strutture che si presentano come blocchi a quattro poli, dette quadripoli o meno comunemente quadrupoli. Un caso particolare, molto diffuso in parecchi problemi tecnici, si ha quando è possibile associare i quattro poli in due coppie tali che la somma delle correnti in ciascuna coppia è nulla; per esempio un caso del genere si ha per un amplificatore audio collegato con una coppia di poli alla sorgente di ingresso (microfono, lettore nastri o compact disk, etc) e con un’altra coppia all’utenza di uscita (diffusori acustici, cuffia, etc). In questo caso ogni coppia di poli è detta porta e il quadripolo è detto più specificamente doppio bipolo o rete due porte; la condizione per cui la corrente entrante in un polo è eguale a quella uscente dall'altro è senz'altro verificata se le porte sono connesse a reti reciprocamente isolate; infatti è sufficiente applicare il primo principio di Kirchhoff (fig. 2) alle due reti per verificare che la somma delle correnti in ogni porta è nulla. cap XI - 1 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -2 i1 i2 rete due rete 1 rete 2 porte i1' i2' i1 − i1′ = 0 i 2 − i 2′ = 0 Fig. 2 – Rete due porte collegato a due strutture che non hanno collegamenti in comune In queste condizioni di funzionamento ciascuna porta si comporta come un bipolo, in quanto la corrente entrante in un polo è sempre eguale alla corrente uscente dall’altro. Un blocco a quattro poli si comporta come una rete 2-porte soltanto in particolari circostanze; in una situazione diversa da quella indicata in fig. 2, il comportamento come rete due porte del blocco a quattro poli inserito in una rete come in fig. 3, non può essere garantito né escluso da una semplice ispezione poiché è ancora possibile che la corrente entrante in una porta sia eguale a quella uscente dall’altra. A + e Fig. 3 - Blocco a quattro poli inserito in rete In questo caso si manifesta una situazione di incertezza che può essere risolta soltanto conoscendo la particolare costituzione del blocco a quattro poli in esame; ad esempio se nell’interno del blocco a quattro poli non esiste alcun collegamento fra le due porte, come è indicato in fig. 4, allora il blocco a quattro poli si comporta necessariamente come una rete due porte. + Fig. 4 - Doppio bipolo collegato a due strutture che hanno collegamenti in comune Comunque è sempre possibile modificare la rete di fig. 3 in modo che il blocco a quattro poli, di cui si ignora la struttura interna, si comporta certamente come rete due porte; è sufficiente infatti inserire un trasformatore a rapporto unitario, come indicato in fig. 5, per imporre l’eguaglianza delle correnti in ciascuna coppia di poli. cap XI - 2 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -3 i2 1:1 i1 A + e i1’ i2’ Fig. 5 - Blocco a quattro poli che si comporta necessariamente come rete 2-porte In questo caso indicando con i1 la corrente entrante nel polo 1 e con notazione analoga le correnti degli altri poli, in base al I principio di Kirchhoff applicato alla superficie chiusa che contiene il blocco a quattro poli, dovrà essere: i1 − i1′ + i2 − i2′ = 0 e poiché il trasformatore impone i2 = i2 ′ , ne consegue che anche per la porta 1 dovrà essere i1 − i1′ = 0 , rispettando così la condizione che garantisce che il blocco a quattro porte si comporta come una rete due porte. L’avere inserito il trasformatore a rapporto unitario non comporta nessun effetto sulla rete se il blocco A, per la sua particolare costituzione interna, si comportava già come rete due porte, ma cambia le correnti in rete obbligando il blocco a comportarsi come rete due porte se, per la sua costituzione interna, nella situazione precedente non si comportava come tale. Il grafo associato ad una rete due porte (fig. 6) deve indicare in modo evidente la condizione che la somma delle correnti entranti in ciascuna porta è nulla. Il grafo è indicato in fig. 4 e si può orientare applicando a ciascuna porta la convenzione degli utilizzatori. 1 2 1 i1 v1 i2 v2 2' 1' GRAFO 1' 2' Fig. 6 – Rete due porte: grafo orientato e versi di orientamento delle tensioni e delle correnti Generalizzando si possono definire multibipoli quegli n-poli in cui è possibile associare i poli in coppie, in ciascuna delle quali la somma delle correnti è nulla; è possibile così avere tripli bipoli se i sei poli di accesso alla rete si possono accoppiare in tre coppie, individuando così tre porte, come è per il trasformatore a tre avvolgimenti che è un esempio di un triplo bipolo bilanciato. cap XI - 3 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -4 2. Reti due porte resistive Nelle reti lineari e resistive, le grandezze incognite (correnti o tensioni) sono una combinazione lineare di tutte le eccitazioni della rete e pertanto hanno un’espressione generale del tipo: x k (t ) = ∑ Aki ecci (t ) Applicando questa relazione ad un bocco a quattro poli privo di eccitazioni nel suo interno e considerando come eccitazioni esterne le due correnti entranti nei poli, i1 e i2, allora le tensioni incognite delle due porte, v1 e v2, saranno date dalla combinazione lineare di queste due eccitazioni. ⎧v1 = r11i1 + r12 i 2 ⎨ ⎩v 2 = r21i1 + r22 i 2 Ove i coefficienti di proporzionalità Aki, avendo le dimensioni di una resistenza, sono stati indicati con r. Nel caso in cui il blocco a quattro poli si comporta come rete due porte, i coefficienti rij dipendono esclusivamente dagli elementi all’interno del blocco, per cui soltanto in questo caso, tali coefficienti possono considerarsi identificativi e caratteristici del blocco a quattro poli. Il sistema di equazioni delle tensioni di porta si può porre anche in forma matriciale: ⎡ v1 ⎤ ⎡ r11 r12 ⎤ ⎡i1 ⎤ ⎢v ⎥ = ⎢ r r ⎥ ⋅ ⎢i ⎥ ⎣ 2 ⎦ ⎣ 21 22 ⎦ ⎣ 2 ⎦ Più sinteticamente: [ v ] = [R ] ⋅ [i] Un doppio bipolo può essere anche costituito da una struttura a 3 poli, in cui un polo è in comune con le due porte (fig. 7) e in tal caso il doppio bipolo è detto sbilanciato, in contrapposizione al termine bilanciato che viene usato per definire le reti 2-porte costituite da strutture a quattro poli. i2 2 1 i1 v1 v2 1' 2' Fig. 7 - Rete 2-porte sbilanciata Nella pratica le reti due porte sbilanciate si riferiscono prevalentemente ad un determinato dispositivo a tre terminali (transistor), mentre quelle bilanciate rappresentano generalmente strutture più complesse costitite da numerose interconnessioni di bipoli e anche di elementi a tre terminali. Il fatto sorprendente è che per le reti due porte sbilanciate i coefficienti rij che determinano le relazioni tra tensioni e correnti in ciascuna porta, dipendono cap XI - 4 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -5 esclusivamente dagli elementi all’interno del blocco senza alcuna restrizione, e cioè senza dover fare nessuna considerazione sulle correnti di porta. L’espressione matriciale [ v ] = [R ] ⋅ [i] è analoga alla legge di Ohm dei bipoli resistori e rappresenta la legge costitutiva del doppio bipolo controllato (o pilotato) in corrente; questa forma è particolarmente conveniente quando sono note le correnti impresse, come è nel caso in cui le eccitazioni sono costituite da generatori di corrente o quando una porta è lasciata aperta, nella quale la corrente è nota essendo i=0. Mentre la legge costitutiva dei bipoli può avere solo due forme, una controllata in corrente e l’altra controllata in tensione, quella dei doppi bipoli può avere sei forme poiché vi sono due grandezze controllate da altre due, e si ottengono raggruppando a due a due le grandezze v1, v2, i1, i2. Nella tabella seguente sono indicate le sei forme possibili, poste sia in forma scalare (sistema di equazioni) che vettoriale (forme matriciali), ove gli elementi del vettore sono posti in modo che il primo elemento si riferisce alla porta 1; nel caso in cui si hanno grandezze non distinguibili in base alle porte di accesso (matrici di trasmissione) si pone prima la tensione e poi la corrente. Sei rappresentazioni del doppio bipolo Rappresentazione controllata in corrente controllata in tensione ibrida ibrida inversa trasmissione diretta trasmissione inversa Forma scalare ⎧v1 = r11i1 + r12 i 2 ⎨ ⎩v 2 = r21i1 + r22 i 2 Forma vettoriale [ v ] = [ R ] ⋅ [ i] ⎧i1 = g11v1 + g12 v 2 ⎨ ⎩i 2 = g 21v1 + g 22 v 2 i = G ⋅ v ⎧v1 = h11i1 + h12 v 2 ⎨ ⎩i2 = h21i1 + h22 v 2 ⎡v1 ⎤ ⎡ i1 ⎤ ⎢i ⎥ = H ⋅ ⎢v ⎥ ⎣ 2⎦ ⎣ 2⎦ ′ v1 + h12 ′ i2 ⎧i1 = h11 ⎨ ′ v1 + h22 ′ i2 ⎩v 2 = h21 ⎡ i1 ⎤ ⎡v1 ⎤ ⎢v ⎥ = H ′ ⋅ ⎢i ⎥ ⎣ 2⎦ ⎣ 2⎦ ⎧v2 = A ′ v1 + B ′ i1 ⎨ ⎩−i 2 = C ′v1 + D ′ i1 ⎧⎪v1 = Av 2 + B ( −i 2 ) ⎨ ⎩⎪i1 = C v 2 + D ( −i 2 ) ⎡ v2 ⎤ ⎡v1 ⎤ ⎢−i ⎥ = T ′ ⋅ ⎢ i ⎥ ⎣ 2⎦ ⎣ 1⎦ ⎡v1 ⎤ ⎡ v2 ⎤ ⎢ i ⎥ = T ⋅ ⎢−i ⎥ ⎣ 1⎦ ⎣ 2⎦ [ ] [ ] [ ] [] cap XI - 5 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -6 Il segno meno assegnato alla corrente i2 nelle matrici di trasmissione si giustifica in quanto in questa configurazione, per motivi di convenienza che saranno evidenti più oltre, i coefficienti della matrice sono riferiti ad una corrente uscente dalla porta 2. La rappresentazione delle reti due porte resistive, prive di eccitazioni interne, si può estendere alle reti non resistive trasferendosi nel dominio della pulsazione ω, se ci si limita ad un’analisi nel regime permanente sinusoidale, o nel dominio della pulsazione complessa s, per un’analisi più generale; se la rete è priva di eccitazioni interne e quindi i condensatori e gli induttori sono inizialmente scarichi, le grandezze incognite sono ancora una combinazione lineare delle eccitazioni esterne e la rete due-porte si comporterà analogamente alle reti resistive; in particolare nella rappresentazione controllata in corrente, i coefficienti rij della matrice delle resistenze [R ] sono sostituiti da quattro funzioni di rete zij di una matrice delle impedenze [ Z] , funzione di jω o di s a seconda della trasformazione effettuata, o, nella rappresentazione controllata in tensione i coefficienti gij della matrice delle conduttanze [ G] sono sostituiti da quattro funzioni di rete yij di una matrice delle ammettenze [ Y] e così via. 3. Determinazione dei coefficienti delle reti due porte resistive Per quanto riguarda le sei matrici definite in base alle tensioni e alle correnti, considerando le reti resistive lineari, il significato dei coefficienti delle matrici è immediato se si pone una delle eccitazioni uguale a zero e si alimenta il bipolo da una sola porta; così ad esempio per la determinazione dei coefficienti della matrice R se si eccita soltanto la porta 1 con un generatore di corrente i1 e si lascia aperta l'altra porta (i2 = 0 ) , nella forma scalare si ha: ⎧v1 = r11i1 ⎨ ⎩v 2 = r21i1 Da cui il significato dei coefficienti r11 e r21 a cui si possono dare le seguenti interpretazioni: v v r11 = 1 e r21 = 2 i1 i =0 i1 i =0 2 2 Per cui r11 è la resistenza di ingresso a circuito aperto alla porta 1, essendo il rapporto fra la tensione e la corrente alla porta 1, quando la corrente della porta 2 è nulla; r21 è la resistenza di trasferimento diretta a circuito aperto, ed è il rapporto fra la tensione alla porta 2 e la corrente alla porta 1, quando la porta 2 è aperta. Alimentando il bipolo soltanto dalla porta 2, lasciando aperta la porta 1 (i1 = 0) si determinano gli altri due coefficienti: ⎧v1 = r12 i 2 e quindi: ⎨ ⎩v 2 = r22 i 2 r12 = v1 i 2 i =0 1 e r22 = v2 i 2 i =0 1 da cui analogamente si hanno le definizioni di r12, resistenza di trasferimento inversa a circuito aperto, e di r22, resistenza di ingresso a circuito aperto alla porta 2. La matrice R cap XI - 6 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -7 sarà chiamata matrice di resistenza a circuito aperto e i quattro parametri r11, r12, r21, e r22 parametri di resistenza a circuito aperto. In modo duale si possono definire i quattro parametri g11, g12, g21, e g22 , detti parametri di conduttanza in corto circuito, della matrice di conduttanza G, detta matrice delle conduttanze in corto circuito. Si può notare che mentre la matrice G è l’inversa della matrice R nessuno dei coefficienti ghk è il reciproco dei coefficienti rhk. Analogamente si possono determinare i coefficienti della matrice H a parametri ibridi in base alle espressioni delle forme scalari, per cui si ha: v i v i h11 = 1 h21 = 2 h12 = 1 h22 = 2 i1 v =0 i1 v = 0 v 2 i =0 v 2 i =0 2 2 1 1 Quindi h11, che ha le dimensioni di una resistenza, è la resistenza di ingresso in corto circuito alla porta 1 ed è, per definizione, il reciproco del coefficiente g11; h21 è un numero puro ed è noto come il rapporto di trasferimento di corrente diretto; anche h12 è un numero puro ed è noto come il rapporto di trasferimento di tensione inverso, mentre h22 , detto conduttanza di ingresso a circuito aperto, reciproco di r22, ha le dimensioni di una conduttanza. La matrice H è detta infatti matrice ibrida (hybrid) proprio perché i suoi coefficienti non hanno dimensioni omogenee. In modo analogo è possibile dare significato e definizione ai parametri di tutte le altre matrici. Poiché in generale in un sistema di equazioni è possibile scambiare i termini noti con le incognite e rappresentare arbitrariamente due grandezze in funzione delle altre due, si può dedurre che da una qualunque forma di rappresentazione è possibile ricavare tutte le altre; è comunque bene porre in evidenza che in alcuni casi particolari, come si ha quando qualche coefficiente ha valore nullo, non sono sempre possibili tutte le rappresentazioni. Nella tabella seguente sono riportate le formule di passaggio da una rappresentazione all’altra per ottenere rapidamente i coefficienti di una qualsiasi matrice. cap XI - 7 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -8 Formule di passaggio da una rappresentazione all’altra per le reti 2-porte ( Δ A indica il determinante della matrice A ) R G g22 R r11 r12 r21 r22 r22 G ΔR − H H’ T 4. r21 − ΔG − ΔG − g12 ΔR ΔG g11 ΔG 1 h − 12 h11 h11 h21 Δ H h11 h11 g 11 g 12 r11 r22 r22 r 1 − 21 r22 r22 r 1 − 12 r11 r11 r21 Δ R r11 r11 g 21 g 22 ΔR r21 r22 r21 1 h11 ′ h21 ′ h11 ′ Δ H′ h22 ′ h′ − 21 h22 ′ h22 ′ g 1 − 12 g 11 g 11 g 21 Δ G g 11 g 11 h11 h12 h21 h22 Δ G g 12 g 22 g 22 g 1 − 21 g 22 g 22 g 1 − 22 − g 21 g 21 Δ G g 11 − − g 21 g 21 H’ h12 h22 1 h22 h22 h − 21 h22 r12 ΔR ΔR Δ R r12 r11 r21 1 r21 g21 H ΔH h22 ΔH − − h21 − h21 h22 − h21 − h21 ′ Δ H′ ΔH h11 h11 h21 1 − h21 h11 ′ h12 ′ h22 ′ 1 h22 ′′ h′ − 12 Δ H′ h11 ′ Δ H′ h11 ′ h12 ′ h21 ′ h22 ′ 1 h21 ′ h11 ′ h21 ′ A C 1 C Δ H′ h12 ΔH ΔH ΔH Δ H′ T h′ − 12 h22 ′ h′ − 22 h21 ′ Δ H′ h21 ′ D B 1 − B B D 1 D C A 1 A ΔT C D C − B A B ΔT D C D − A ΔT ΔT A B A B C D Teorema di reciprocità Le reti elettriche costituite da interconnessioni di bipoli elementari possiedono una particolare proprietà; nel caso in cui agisce una sola eccitazione (causa) e si consideri soltanto una corrente (effetto), è possibile scambiare la posizione dell’effetto con quella della causa (legge di reciprocità di Lorenz); ad esempio nella rete in fig. 8A si consideri soltanto la corrente i ( i = 0,35 A ) prodotta dal generatore E ( E = 100 V ); spostando il generatore nel lato ove è stata considerata la corrente (fig. 8B), e orientandolo secondo il verso della corrente, si troverà che la stessa corrente i ( i = 0,35 A ), orientata secondo il verso del generatore, percorrerà il lato ove era il generatore. cap XI - 8 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -9 50 50 48 30 48 30 + i1=0,35 E=100 i=0,35 60 E=100 60 + 40 100 40 100 B A Fig 8 - Rete elettrica a cui è stata scambiata la posizione dell’effetto con quella della causa (i valori delle grandezze elettriche sono posti accanto ai simboli, senza le dimensioni) Questa proprietà è un caso particolare del teorema di reciprocità e si può dimostrare applicando il teorema di Tellegen; infatti, siano date due reti appartenenti allo stesso grafo, con le stesse resistenze di lato ed eccitate da un solo generatore posto in due lati diversi; le due reti possono essere rappresentate schematicamente come in fig. 9 ove due diversi generatori di tensione sono posti nei due lati diversi indicati con h e k. ih ik′ Rh eh Rk + + ek′ Fig 9 - Reti appartenenti allo stesso grafo, costituite dalle stesse resistenze ed eccitate con due generatori di tensione diversi posti nei lati h e k Si indichino con un apice tutte le grandezze elettriche della rete a destra in fig. 6 e si applichi il teorema di Tellegen due volte: una prima volta considerando i prodotti delle tensioni di ciascun lato della prima per le corrispondenti correnti della seconda, ed un’altra volta considerando le correnti della prima e le tensioni della seconda; applicando la convenzione degli utilizzatori per tutti i lati della rete, si ha: ∑ vi′ = 0 I applicazione cioè: i cioè: ( − ek′ + Rk ik′ ) ⋅ ik + ∑ Ri ii′⋅ ii = 0 ∑ v′i = 0 II applicazione ( − eh + Rhih ) ⋅ ih′ + ∑ Ri ii ⋅ ii′ = 0 i Essendo entrambe le espressioni eguali a zero, sussiste l’eguaglianza: ( −eh + Rh ih ) ⋅ ih′ + ∑ Ri ii ⋅ ii′ = ( −e k′ + Rk i k′ ) ⋅ i k + ∑ Ri ii′ ⋅ ii Si osserva che i termini ∑ R i ⋅ i′ i i i i i e ∑ R i′ ⋅ i i i i i non sono eguali in quanto nella prima somma i manca il termine h-esimo e nella seconda il k-esimo; sono invece eguali le espressioni: cap XI - 9 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -10 Rh ih ⋅ ih′ + ∑ Ri ii ⋅ ii′ Rk ik′ ⋅ ik + ∑ Ri ii′ ⋅ ii e i i Si ha dunque: eh ih′ = ek′ ik Nel caso particolare in cui eh = ek′ si ha l’enunciato della legge di reciprocità di Lorenz. Il teorema di reciprocità si può enunciare anche in modo più generale, considerando la rete eccitata da più generatori; in tal caso si ottiene: ∑ ehih′ = ∑ ek′ ik h k Il teorema di reciprocità, nella sua forma più generale, afferma quindi che le potenze virtuali erogate da generatori che eccitano reti appartenenti allo stesso grafo e costituite dagli stessi elementi passivi, sono identiche. Tutte le reti costituite da bipoli, rispettando il teorema di reciprocità, sono reciproche; qualora esistano reti non reciproche, queste dovranno contenere necessariamente strutture elettriche diverse dai bipoli, come n-poli costituite da strutture a stato solido (chip). La proprietà di reciprocità, se riferita ad elementi con n-poli ove è possibile individuare tante porte di accesso, può esprimersi anche in un'altra forma. Si abbia una rete eccitata con k generatori di tensione applicati a k porte, e si calcoli la potenza fornita dai generatori: k p G = ∑ ei i i 1 Si alimenti la stessa rete con un altro gruppo di k generatori che alimentano le stesse porte, posti in luogo dei primi; analogamente questi erogheranno una potenza: k pG′ = ∑ ei′i i′ 1 Si consideri ora la stessa rete eccitata da tutti i generatori contemporaneamente; poiché in ogni porta è presente ora una fem data dalla somma di e e di e’, per il principio di sovrapposizione degli effetti, le correnti nelle porte saranno la somma delle correnti e la potenza quindi globalmente fornita alla rete da tutti i generatori sarà: n n n 1 1 1 pG'' = ∑ (ei + ei′ )(i i + ii′ ) = pG + pG′ + ∑ ei ii′ + ∑ ei′i i n Un n-polo è reciproco se sono eguali le interazioni fra le due eccitazioni ∑ ei ii′ e 1 n ∑ ei′ii , 1 cioè se sono eguali le potenze mutue. La proprietà di reciprocità ha grande importanza nella descrizione degli n-poli, sia per il numero dei parametri che li definiscono sia per la costruzione di modelli circuitali che li rappresentano. 5. Reciprocità e simmetria delle reti due porte Le reti due porte non sono sempre reciproche, nel senso che non sono tutte costituite da interconnessioni tra bipoli; in generale è molto utile sapere se la rete due porte possiede la cap XI - 10 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -11 proprietà di reciprocità, in quanto in questo caso si riducono a tre i parametri delle matrici che lo rappresentano. Applicando infatti il teorema della reciprocità ai doppi bipoli è possibile dedurre delle condizioni semplici cui devono soddisfare i coefficienti della matrice che li rappresenta dette condizioni di reciprocità. Per la matrice R ad esempio, si consideri la stessa rete 2-porte alimentata da due generatori di corrente; in un primo caso si applichi alla porta 1 il generatore di corrente i1 e alla porta 2 il generatore di corrente di valore 0; in un secondo caso si applichi alla porta 1 il generatore di corrente di valore 0 e alla porta 2 il generatore di corrente i 2′ . i i1 i2 = 0 i1′ = 0 v1′ v2 v1 i2′ v2′ i′2 Fig 10 - Alimentazione della stessa rete 2-porte soltanto da una porta, lasciando l’altra a vuoto Nel caso in cui il doppio bipolo sia reciproco vale il teorema della reciprocità, per cui eguagliando le potenze virtuali erogate dai generatori, si ha: v1′ i1 + v 2′ i 2 = v1i1′ + v 2 i 2′ Da cui, tenendo conto che i 2 = 0 e i1′ = 0 : v1′ i1 = v 2 i 2′ Cioè: v1′ i 2′ v = 2 i1 =0 i1 i2 =0 Poiché per definizione si ha: r12 = v1′ i2′ i = 0 1 e r21 = v2 i1 i = 0 2 dovrà essere: r12 = r21 . Questa è quindi la condizione di reciprocità che riduce a tre i coefficienti indipendenti della matrice R. Applicando ancora il teorema di reciprocità in diverse condizioni di carico è possibile dedurre le condizioni di reciprocità per i coefficienti delle matrici di tutte le altre forme di rappresentazione; come altro esempio si calcola la condizione di reciprocità per i coefficienti h. In base alla definizione dei parametri h12 e h21 si ha: v i h12 = 1 h21 = 2 v 2 i =0 i1 v = 0 1 2 Queste definizioni sono corrispondenti ad una rete 2-porte alimentate in un primo caso da un generatore di corrente i1=0 e da un generatore di corrente i2; in un secondo caso da un generatore di corrente i1′ e da un generatore di tensione v 2′ = 0 . Applicando il teorema della reciprocità, eguagliando le potenze virtuali erogate dai generatori, si ha: cap XI - 11 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -12 v1i1′ + v 2 i 2′ = v1′ i1 + v 2′ i 2 Da cui, tenendo conto che i1 = 0 e v 2′ = 0 : v1i1′ + v 2 i 2′ = 0 Cioè: v1 i′ =− 2 v2 i1′ e quindi: h12=-h21 Le condizioni di reciprocità per ogni rappresentazione sono riportate nella tabelle seguente. CONDIZIONI Rappresentazione [ R] [G] [ H] [ H ′] [T ] DI RECIPROCITÀ Relazioni tra i coefficienti r21 = r12 g 21 = g 12 h21 = − h12 h21 ′ = − h12′ ΔT = 1 Un’altra proprietà dei doppi bipoli è la simmetria; una rete due porte si dice simmetrica se è possibile scambiare la prima porta con la seconda senza che vi siano conseguenze per i bipoli collegati. Anche questa proprietà pone delle condizioni ai coefficienti delle matrici. Poiché si dimostra che la proprietà di simmetria è possibile solo per le reti reciproche, le condizioni di simmetria presuppongono quelle di reciprocità; queste ulteriori condizioni riducono a due i coefficienti necessari a definire le matrici delle rappresentazioni delle reti due porte. Nella tabella seguente sono riportate le condizioni di simmetria per ciascuna delle rappresentazioni; al primo rigo si riconoscono le condizioni di reciprocità. cap XI - 12 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -13 CONDIZIONI DI SIMMETRIA Rappresentazione Relazioni tra i coefficienti [ R] r21 = r12 r11 = r22 [G] g 21 = g 12 g 11 = g 22 [ H] h21 = − h12 ΔH = 1 [ H ′] h21 ′ = − h12′ ΔH ′ = 1 [T ] ΔT = 1 A= D 6. Doppi bipoli resistivi lineari di importanza fondamentale Alcuni doppi bipoli ideali hanno grande importanza per la costruzione di modelli circuitali di dispositivi molto complessi; tra questi sono fondamentali i generatori controllati, il trasformatore ideale e il giratore. Ciascuno di essi non deriva da un comportamento idealizzato di doppi bipoli reali, ma è definito soltanto in base a semplici leggi matematiche ed è caratterizzato da relazioni di proporzionalità tra le quattro variabili di porta; pertanto, in base alla definizione, essi rappresentano doppi bipoli resistivi lineari. Infine sarà definito anche un doppio bipolo lineare non resistivo (induttore accoppiato) utile per la descrizione di circuiti accoppiati magneticamente. 7. Generatori controllati I generatori controllati forniscono tensioni o correnti che dipendono da una grandezza, detta di controllo, costituita da una tensione o da una corrente; la grandezza di controllo determina il valore della tensione o della corrente del generatore mediante un coefficiente di proporzionalità detto parametro di controllo. Si possono così avere due generatori di tensione a seconda che la grandezza di controllo è costituita da una tensione o da una corrente e analogamente due generatori di corrente, uno controllato in tensione e l'altro controllato in corrente. I generatori controllati sono dunque doppi bipoli in cui una porta fornisce la tensione o la corrente del generatore e l’altra è eccitata dalla grandezza di controllo; se la grandezza di controllo è una tensione e se non si vuole perturbare la rete eccitatrice, la porta eccitata dalla grandezza di controllo dovrà avere una resistenza di ingresso infinita, e quindi sarà internamente aperta; analogamente, se la grandezza di controllo è una corrente e se non si cap XI - 13 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -14 vuole perturbare la rete eccitatrice, la porta eccitata dalla grandezza di controllo dovrà avere una resistenza di ingresso nulla, e quindi sarà in corto circuito. I simboli per i generatori controllati sono gli stessi dei generatori indipendenti; comunque a volte, per richiamare l’attenzione sulla presenza di questi generatori, la circonferenza è sostituita da un rombo come nella tabella seguente in cui sono riportati i diversi generatori controllati e le relazioni scalari e vettoriali che li definiscono. Il parametro di controllo può avere le dimensioni di una resistenza, di una conduttanza o può essere un numero puro; il parametro di controllo a seconda dei casi è indicato con rm, μ, α o gm. Nella tabella seguente le grandezze di controllo sono applicate nella porta a destra. Generatori controllati Modello circuitale i1 Generatore di tensione controllato in corrente GTCC i2 + v1 v2=0 rmi 2 i2 v2=0 αi2 v1 v2 = 0 rm 0 0 i1 i2 i 2=0 gmv ⎧v1 = μ v 2 ⎨ ⎩i 2 = 0 ⎧i1 = αi 2 ⎨ ⎩v 2 = 0 v1 i2 = 0 μ i1 0 0 v2 H i1 0 α v 1 = v2 0 0 i2 H′ i1 Generatore di corrente controllato in tensione GCCT v2 μv2 i1 Generatore di corrente controllato in corrente v 1 GCCC v1 i 2 =0 + v1 ⎧v1 = rmi2 ⎨ ⎩v 2 = 0 Legge costitutiva in forma vettoriale R i1 Generatore di tensione controllato in tensione GTCT Legge costitutiva in forma scalare 2 v2 ⎧i1 = g m v 2 ⎨ ⎩i2 = 0 i1 0 g m v 1 = i2 0 0 v2 G Dai coefficienti delle matrici si deduce che i generatori controllati sono doppi bipoli non reciproci e pertanto non sono proponibili modelli circuitali alternativi costituiti esclusivamente da interconnessioni di bipoli. I generatori controllati inoltre, fornendo tensioni o correnti dipendenti da grandezze di controllo che sono in un'altra parte della rete o anche in altri circuiti, permettono di cap XI - 14 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected]) lOMoARcPSD|31465804 cap XI -15 considerare anche la dipendenza delle grandezze elettriche di una rete da altre reti alle quali non sono fisicamente connesse, ma elettricamente dipendenti. cap XI - 15 Scaricato da Alessandro Formica ([email protected])