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arte grecia

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L’arte
La pittura
È stata persa quasi ogni traccia della pittura greca che pure ebbe artisti
famosissimi; possiamo però ricavare un’idea dell’evoluzione della pittura
dai numerosi vasi e manufatti (= oggetti prodotti dall’uomo) in ceramica
che si sono conservati: dopo una fase iniziale di decorazioni a carattere per
lo più geometrico seguì una produzione con figure nere su sfondo rosso
e poi, in età più tarda, con figure rosse su fondo nero.
Il tempio
Inizialmente i templi erano in mattoni, legno e terracotta e si ispiravano ai
modelli egizi e cretesi, ma a partire dall’età arcaica si scelsero materiali più
duraturi, vivacemente dipinti, e si cominciarono a stabilire sia le dimensioni
del tempio e delle singole parti, sia il tipo di decorazione delle colonne
e della parte subito sopra ad esse, cioè la trabeazione; vennero così creati tre
ordini (dorico, ionico e corinzio)
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, cioè degli insiemi di regole di costruzione.
Sui lati brevi il tempio presenta, sopra la trabeazione, uno spazio triangolare,
il timpano, prima chiuso da mattoni (poi decorato con rilievi e sculture) che,
insieme alle cornici che lo racchiudono, prende il nome di frontone; in questa
parte inizialmente venivano inserite figure alte al centro e poi sempre più
piccole ai lati con l’intento di adattarle allo spazio.
Gli ordini architettonici.
Di norma nell’ordine dorico, il più antico, la colonna, che
appoggiava direttamente sullo stilòbate, cioè la piattaforma a cui si accedeva
tramite gradini (il crepidòma), era piuttosto tozza, con un rigonfiamento al centro
chiamato entasi, e percorsa da scanalature a spigolo vivo. La parte soprastante
il capitello (formato di echìno ed àbaco) prende il nome di trabeazione ed è
composta da architrave, fregio (con alternanza di triglifi, scanalature verticali,
e mètope, riquadri con bassorilievi) e cornice.
L’ordine ionico, inventato in Asia Minore successivamente, colloca la colonna
su una base (o plinto) appoggiata allo stilòbate, ha colonne di proporzioni più
allungate e con scanalature arrotondate; il capitello presenta delle volute, ha un
àbaco sottilissimo e il fregio è continuo, non suddiviso tra metope e triglifi.
L’ordine corinzio ricorda nell’eleganza e nelle proporzioni quello ionico, ma ha un
capitello molto più ricco, con foglie di acànto e spirali che si arrotolano attorno
a una forma cilindrica.
La pittura
Anche se sappiamo che la pittura in Grecia rivestiva fondamentale importanza,
non conserviamo alcuna opera su tavola e pochissime su parete. Fortunatamente
ci è giunta molta produzione di ceramica dipinta, per cui i Greci erano famosi
e che era richiesta in ogni parte del Mediterraneo; essa ci ha permesso di
seguire in qualche modo l’evoluzione dei temi e degli stili. Nella fase iniziale
della storia greca, il cosiddetto medioevo ellenico, la produzione era per lo
più funeraria e si componeva generalmente, per le donne, di anfore (vasi di
terracotta con due manici chiamati anse) e, per gli uomini, di crateri
Cratere attico proveniente dalla necropoli di Dipylon, circa 750-735 a.C.
Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Tra le fasce decorate con puntini, meandri e rosette
spiccano quelle con i cavalli che tirano i carri da guerra e, soprattutto, la
parte con il defunto steso sul letto di morte tra personaggi che dimostrano
disperazione; è evidente la grande attenzione per i dettagli, ad esempio, dei
carri, dei cavalli e degli aurighi.
Apoteosi di Eracle, Parigi, Louvre.
La fanciulla che sale su un carro è rappresentata ancora
in modo arcaico con la testa di profilo e il busto di fronte, ma le sottili
linee bianche evidenziano l’anatomia dei cavalli e la decorazione della veste di
Eracle che viene presentato con la sua arma tradizionale, cioè la clava.
La pittura
Figure nere e figure rosse
La figura umana comincia ad essere indagata con maggiore attenzione sia per
i tratti fisici, sia per i movimenti e la collocazione nello spazio, nella
produzione ceramica chiamata “a figure nere” (in cui sul fondo naturale
dell’argilla rossa vengono dipinte figure nere con parti interne incise o dipinte
in bianco
e rosso) e in quella “a figure rosse”
(in cui il fondo viene dipinto di nero
e si lasciano in colore naturale le figure su cui il pittore interviene con
tratti di pennello per i particolari).
L’ultima produzione originale greca è quella dei vasi funerari a fondo chiaro.
Riposo di guerrieri, cratere a figure rosse, proveniente da Orvieto,
circa 4G0-450 a.C. Parigi, Louvre.
Le figure dei guerrieri presentano tratti individuali e
sono rese con grande perizia anatomica. Anche se sono immobili perché
riposano, il pittore non rinuncia a rappresentare lo spazio collocandoli in piani
diversi su un terreno indicato da sottili linee ondulate.
Pittore di Achille, Partenza del guerriero, ceramica a fondo bianco
proveniente da Eretria, in Eubea, Grecia V sec. a.C., Atene, Museo
Archeologico Nazionale.
In questo vaso viene ricercata l’eleganza
complessiva della figura più che il particolare anatomico: basta una
linea per indicare i contorni e per rendere l’atmosfera malinconica di
addio alla vita.
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