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Storia del Design Renato De Fusco

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Seconda Università Di Napoli (SUN II)
RENATO
DE
FUSCO
STORIA DEL DESIGN
CAPITOLO PRIMO
La Stampa Come Design
La storia del Design nasce nel 1800 con la II Rivoluzione Industriale con qualche oggetto nel
1750 con la Stampa di Gutemberg e poi Argan.Il concetto fondamentale fu che “gli oggetti
nascono sempre da un progetto”. Il foglio stampato prodotto in innumerevoli esemplari e
l’invenzione di una macchina utensile in cui la mano dell’uomo è assente hanno effettivamente
trasformato l’idea stessa di produzione. Gli inizi della <<scrittura artificiale>>, come in origine fu
chiamata la stampa. Questa impiegava come matrice una tavoletta di legno con le lettere incise
che , inchiostrata e premuta da un torchio su un foglio di carta, consentiva di riprodurre più volte un
testo con anche delle immagini. Inventore della stampa fu Gutemberg che presentava qualche
incertezza. La forma “ a fondere “ per ottenere i caratteri doveva comprendere uno spazio vuoto
entro cui versare il piombo fuso; una parete era sostituibile per mettervi la piastrina incisa in cavo,
corrispondente ad una lettera o segno. Gutemberg dovette risolvere il problema dell’allineamento
dei caratteri dato che le righe sono allineate. Fu possibile la correzione di un testo solo in un
preciso punto, l’introduzione del <<pezzo intercambiabile>>, che si poteva usare più di una volta
che fu importante per la produzione in serie. La prima ragione del successo di diffusione dei libri
stampati nel Rinascimento sta nel fatto che erano tutti scritti in Latino ed ebbero molto successo
nella vendite, nei trasporti e nel pagamento. Molte volte i fogli appartenevano a testi diversi,
toccava al destinatario ricomporli, rilegarli, confezionarli con frontespizi e custodie per dare l
originalità del libro. La grafica, l’arte della stampa , il libro siano classificabili nell’ambito del Design
è dato dal confronto tra il lavoro artigianale e quello industriale proprio per dare importanza alla
fase progettuale che come affermava De Fusco , tutto nasce da un progetto cosi come un libro
che per nascere ,quindi ha bisogno di una fase di progettazione che riguarda tutte le fasi di
lavorazione. Dopo Gutemberg ci fu Argan che ci spiega il concetto di progetto. Esso ha bisogno
di due cose :la prima è il disegno dei caratteri e le regole con le quali si compongono fra loro e
associandosi con immagini; la seconda è la grafica del libro si da come rappresentazione di
un’altra scrittura (stile). Nasce il frontespizio (l’impaginazione) che dava molto significato alla
copertina del libro , di solito era raffigurato con opere architettoniche proprio come gusti
rinascimentali. Grazie a queste proprietà, tale carattere poteva essere stampato in corpi
piccolissimi senza perdere chiarezza ,e di conseguenza stampare libri di un bel formato,
maneggevoli, economici oltre che belli. Una volta riconosciuto che la stampa è a tutti gli effetti da
classificarsi nell’ambito del Design.
CAPITOLO SECONDO
Negli anni della rivoluzione industriale 1760-1830
Negli anni della Rivoluzione Industriale ci furono molti cambiamenti e non soltanto “industriali”,
ma anche sociali ed intellettuali. Ci furono molte invenzioni nel campo delle scienze, della fisica e
della chimica i cui nomi più importanti furono: Franklyn, Watt, Wedgwood, i nomi degli ingegneri,
dei chimici industriali mostrano come fosse importante il rapporto tra scienza e pratica. Nella prima
metà del ‘700, l’Inghilterra è ancora un paese rurale, l’industria è ancora arretrata, ma quando il
ferro si comincia a lavorare con il carbon fossile, e quando la macchina a vapore di Watt
comincia ad essere usata in sostituzione della forza idraulica, i luoghi delle industrie diventano più
popolati. Una prima implicazione col Design si riscontra proprio nelle macchine industriali, infatti fra
tutti gli articoli che sono presentati alla grande esposizione di Londra del 1851 sono proprio i
macchinari che segnano il reale progresso. Un altro settore della produzione che ha un legame
col Design fu quello dei manufatti che subirono una trasformazione, prima realizzati in legno e in
pietra e poi in ferro come il famoso ponte sul fiume Severn. Il ponte diventò un monumento della
Rivoluzione Industriale e costituì un aspetto fondamentale del Design perché in esso c’era la
presenza di un impegno progettuale, produttivo e di elevata tecnologia. Però molti autori dicono
che l’inizio della storia del Design si rifà alla ceramica. Wedgwood, discendente da una famiglia di
ceramisti fu uno dei personaggi e maggiore esponente della Rivoluzione Industriale, a lui si deve la
costruzione di uno dei quartieri operai, partito da condizioni modeste in lui rivediamo in ordine i
quattro paradigmi del Design: il progetto, la produzione, la vendita e il consumo. Per il
progetto W. Si unì con Thomas Bentley fondando una società, dove W. si interessava all’aspetto
finanziario, mentre Bentley a quello progettuale. Dal punto di vista della produzione W. iniziò con
l’imitazione dei modelli del passato, e secondo Klingender il motivo che lo aveva spinto era quello
di voler superare le migliori opere prodotte nel passato. W. decise di dedicarsi all’arte vasaria,
furono copiati antichi vasi per adattarli agli usi moderni e renderli utili e funzionali, egli seppe
attraverso continue riduzioni e trasformazioni, rinnovare prodotti ceramici di un tempo riducendone
anche il prezzo. Egli era convinto che i materiali nuovi non rompono col passato, perché gli
industriali copiano le figure tradizionali, ma permettono di vendere l’oggetto a basso prezzo. W. fu
il primo vasaio a riprodurre modelli con assoluta precisione in quantitativi illimitati, e usò fin dove
era possibile i macchinari, dopodiché si avvalse dell’aiuto di tornitori, plasmatori per le rifiniture,
perché egli dava molta importanza anche al lavoro della manodopera. W. riconobbe l importanza
della moda e capì che l’arbitro del gusto era l uomo d’affari il cui compito era di indovinare la moda
del momento e non solo la capacità di cambiarla e modificarla apportando delle novità. Egli si pose
il problema di cercare una “regola del gusto”, perché secondo lui la bellezza è diversa per ogni
persona. In questo senso Hume affermò che: in ogni persona vi è uno stato sano ed uno difettoso
e soltanto un forte buon senso più il sentimento cresciuto dalla pratica ci può far capire la regola
del gusto e della bellezza.
CAPITOLO TERZO
L’età vittoriana
L’età vittoriana viene considerata come una sorta di involuzione rispetto alla Rivoluzione
Industriale. Quanto alla componente “produzione”, accanto ai lavoratori industriali, c’è una classe
di produttori meno dotata di spirito imprenditoriale, il lavoro del’artigianato venne sostituito dalla
meccanica, cioè grazie alle nuove macchine i fabbricanti lanciavano sul mercato molti articoli a
buon prezzo impiegando lo stesso tempo e lo stesso costo. In seguito fu affrontato il problema del
“progetto” che va inteso dal modo di disegnare oggetti fabbricati a macchina. Alcuni intellettuali
preoccupati dei risultati della produzione promuovono una serie di iniziative: associazioni artistico industriali, comitati per consultare industriali e artigiani, ma soprattutto vennero istituite scuole di
disegno a Londra, Manchester,ecc. Protagonista di queste iniziative fu Henry Cole, il maggiore
esponente della cultura vittoriana. Egli afferma una nuova figura di artista-fabbricante, fonda il
periodico “Journal of Design and Manufactures” artefice della grande esibizione del 1851. I
principi di Cole erano due: il primo riguardava il concetto di funzionalità; il secondo era l’esigenza
di introdurre l’insegnamento del disegno nelle scuole elementari. Uno dei suoi amici Owen Jones
sostiene che “il fondamento di tutte le cose è la geometria” e i colori che vanno usati sono:
l’azzurro, il rosso, il giallo. Un altro progetto quello di William Morris è quello di un riformatore
integrato alla classe dirigente, agli imprenditori. Fu tra i principali fondatori del movimento
delle Arts and Crafts; è considerato precursore dei moderni designer ed ebbe una notevole
influenza sull'architettura e sugli architetti del suo tempo. Da molti è considerato il padre
del Movimento Moderno, sebbene non fosse architetto egli stesso. Nonostante Morris non divenne
mai un architetto professionista, il suo interesse nell'architettura fu profondo e persistente. In
questo suo interesse trovò naturalmente un alleato in John Ruskin ed in particolare nelle sue
opere Le pietre di Venezia (The Stones of Venice) e Riguardo al gotico(On The Nature of Gothic).
La Red House (Casa Rossa) di Upton, nel Kent, dai lui arredata ma realizzata dall'amico architetto
Philip Webb nel 1859 è considerata da molti, per la semplicità domestica dei volumi, con
l'abbandono dei canoni classici, la prima opera anticipatrice ed avente i caratteri dell'architettura
Moderna. L'architettura ebbe inoltre un'importanza rilevante nell'avvicinamento di Morris al
socialismo. Morris può essere considerato il padre del Disegno industriale. Nonostante
osteggiasse fortemente il lavoro in serie, infatti, fu uno dei primi artisti a disegnare motivi decorativi
affinché artigiani e professionisti li utilizzassero nella loro opera: tra i suoi lavori più noti, la
decorazione della Oxford Union Library tramite pannelli, tappezzerie ed affreschi a soggetto
medievaleggiante (principalmente tratti dal poema di Thomas Malory Morte di Artù). Un apporto
significativo di Morris fu la riforma delle arti applicate perché in esse si spendevano più energie e si
concentrava l interesse delle persone. La sua popolarità si deve alla sua arte che si dichiarò “del
popolo e per il popolo”. Per quanto riguarda l’evoluzione del gusto in Inghilterra nacque come
Liberty che si avvalse di molti seguaci di Morris per la produzione di oggetti moderni. Il carattere
primario del Liberty fu il valore strutturale della linea, continua, fluida, zigzag o “colpo di frusta”.
Esso fu lo stile grafico per eccellenza, nacque in Gran Bretagna e riunì i migliori progettisti del
tempo. Uno dei disegnatori fu Dresser che disegnò molti oggetti d’uso in metallo, vetro e
ceramica, egli credeva nella formula “verità, bellezza, energia”. Egli era dotato di sensibilità
artistica che rendeva elegantemente plastici e i suoi pezzi. Egli ha dato vita all’Industrial Design.
Nel suo complesso il progetto dei vittoriani inglesi passò all’estero con la dizione di Arts & Crafts
(movimento che rifiutava ogni forma di riproduzione industriale e meccanica degli oggetti). Al di la
delle differenze tra Cole e Morris, entrambi riconoscono la preferenza per le arti applicate rispetto
alle altre. Per la componente “vendita”, trova il suo punto centrale nella Great Exhibition del 1851.
L’iniziativa della prima esposizione si deve a Henry Cole. Queste grandi esposizioni erano il
prodotto della concezione liberale dell’economia. L’edificio che ospitò l’esposizione fu il Crystal
Palace che fu eseguita da Paxon, la sua importanza non fu solo di natura architettonica, esso era
frutto di un disegno industriale fatto di vetro e ferro, con un’accurata programmazione di tempi e di
calcoli e di pezzi eseguiti a macchina da vari stabilimenti industriali. Esso fu usato per la “Great
Exhibition” del 1851 dove furono messi in mostra opere di ogni genere di produzione artigianale.
Essa aveva colpito perché i prodotti esposti erano stati definiti “deprimenti”, di “cattivo gusto”,
senza considerare alcuna bellezza. Anche Morris definì il tutto “ stupefacentemente brutto ”.
Morris era colui che era in grado di fare qualunque decorazione e secondo lui gli articoli prodotti
dagli uomini moderni erano tutti brutti, rifiutavano l’intervento della macchina nella produzione delle
cose. In questa esposizione parteciparono diverse Nazioni quali: Francia, Belgio, Austria, Stati
Uniti, Inghilterra, ecc. La prima fu proprio fatta dagli Stati Uniti con l’esposizione di macchinari. La
seconda fu l’Inghilterra con la locomotiva di Crampton. Furono anche esposti macchinari della
mietitura, gruppi scultorei e oggetti molto strani che colpirono la curiosità delle persone. Bisogna
dire che la Great Exhibition fu il primo vero incontro tra la cultura del design e il pubblico. Maurizio
Vitta dà come inizio del design proprio il 1851, con la Great Exhibition nel Crystal Palace.
Caratteristica del Design è il concetto di bellezza non tralasciando però la funzionalità. Ma è il 1900
il secolo in cui il Design è trionfato infatti anche Le Corbusier disse che l’architetto deve giudare e
trasformare il mondo , non deve però perdersi nelle decorazioni, “la bellezza è l’utilità delle
cose”.
Il Caso Thonet
A metà dell’800 un posto di grande rilievo nella storia del design spetta a Michael Thonet, la cui
produzione soddisfa pienamente i quattro parametri del design. Il carattere esponente dei mobili di
Thonet ha origine da un’invenzione tecnica che consiste nell’inumidire elementi di legno per poterli
piegare. Questa idea nacque per restituire al legno, grazie al vapore, la sua elasticità, per
sagomare i pezzi. Thonet nacque in Prussia,aprì un piccolo laboratorio di falegnameria
specializzato in pavimenti. Poi ottenne brevetti in altre parti d’Europa e si aprirono altre aziende
con la produzione delle sue famose “seggiole modello 14”. Thonet non produsse solo sedie ma
una vasta gamma di altri mobili, tavoli, tavolini, poltrone, divani, tutti “mobili sostenitori”. I mobili
di Thonet hanno resistito anche alle variazioni della moda e sono stati acquistati da ogni classe
sociale, egli ha il vantaggio di essere il fabbricante di mobili che ha conseguito il successo
maggiore.
I Mobili Brevettati
Nell’Europa del ‘700 si sperimentano costruzioni di mobili leggeri e pieghevoli, con un minimo
ingombro, questo perché si volevano realizzare mobili confortevoli per l’uomo, ma nello stesso
tempo che occupassero poco spazio. I mobili brevettati ebbero la loro origine dalla necessità delle
persone di avere un certo confort senza riempire la casa di mobili, per esempio una poltrona che
può trasformarsi in divano. Questo fenomeno si ripercuote sulla produzione industriale. Questo è il
caso della seggiola Wilson che fu uno dei primi modelli di poltrona da invalido in un arredamento
domestico. Essa fu dichiarata la migliore poltrona del mondo intero, essendo una combinazione di
poltrone da salotto, fumo, reclinabile, da riposo o da letto, regolabile in qualunque posizione.
CAPITOLO QUARTO
Germania –USA 1900-1929
Una Nazione-Azienda
Nel primo 900, la Germania, per tutto ciò che riguarda le invenzioni, lo spirito imprenditoriale, cioè
la produttività si rifà al modello degli Stati Uniti. Cosi la storia del design tedesco è intrecciata alla
storia dell’industria americana. Una prima testimonianza dei contatti con l’America si ha quando
Franz Reuleaux scrive un reportage di 10 lettere su come la Germania si è rifatta all’Usa per
quanto riguarda i rapporti industriali. Nella decima lettera si raggiunge il punto più importante
perché dice che l’industria tedesca deve utilizzare la macchina per sostituire la mano dell’uomo al
vantaggio del prodotto, e deve utilizzare l’abilità del lavoratore per la finitura dei prodotti. Dopo
varie iniziative che miravano ad inserire la Germania nel mondo della produzione industriale fra le
industrie che adottarono la lavorazione meccanica, nacque la Werkbund, un’associazione di
architetti ed artigiani industriali. Il creatore fu l’architetto H.Muthesius che venne inviato a Londra
con il compito di studiare l’architettura e il movimento delle arti applicati inglesi. Lo scopo era di
riunire industria e arti applicate avvenuta durante lo sviluppo economico, proponendo una nuova
cultura del lavoro industriale, dove per ogni progetto dovevano essere analizzati i costi di
produzione, la qualità artigianale, le modalità e i tempi di produzione. Fra l’altro un altro scopo era
quello di mettere la Germania al passo con lo sviluppo industriale di Inghilterra e Stati Uniti. La W.
pur prendendo spunto da Morris e dal movimento inglese Arts & Crafts che esaltava le arti
applicate e il lavoro artigianale, se ne distanziò puntando sull’industria. La W. rappresenta una
parte importante nello sviluppo dell’architettura moderna e del disegno industriale, in particolare
nella successiva fondazione del Bauhaus. Effetto positivo del W. e che grazie ad esso e alla
presenza importante dell’industria si parla di “industrial design”. Secondo le idee di Behrens il
disegno industriale deve trovare propri effetti nella semplicità delle singole parti. Secondo Argan la
vera tecnica dell’artista è la tecnica del progettare, tutta l’arte neoclassica è progettata.
Naturalmente la componente “produzione” nel rapporto Germania-USA fu agevolata dalle tante
invenzioni, tra le più importanti ricordiamo: la macchina da scrivere, la dinamo, la plastica, il
frigorifero, la lampadina, la radio, il cinema, ecc. Però c’era sempre una differenza tra Germania e
Usa per quanto riguarda la meccanizzazione, la prima meccanizzava i mestieri semplici e la
seconda i mestieri complessi. Il contributo del W. è stato fondamentale per la cultura del Design,
collegate alla nascita dell’industria dell’elettricità (AEG) e quella automobilistica (FORD).
L’AEG
L’industria dell’elettricità (AEG), produceva articoli del tutto nuovi, legati all’energia elettrica per
l’illuminazione, il riscaldamento e l’alimentazione dei motori elettrici. Basilare in questo campo è la
lampadina ad incandescenza. Dopo un anno dalla sua fondazione l’AEG inizia a produrre la
dinamo, motori elettrici, cavi e tutti gli accessori adatti alla produzione elettrica, cosi l’azienda
arricchisce il suo catalogo con ogni tipo di prodotto, ma lo sviluppo dell’azienda fu dovuto
all’intervento di Behrens che fu chiamato come consulente artistico. Egli si interessava di
disegnare alcuni tipi di lampade, ma gli fu affidato principalmente il settore della pubblicità, infatti
egli ideò una serie di opuscoli, manifesti e bollettini di informazione nonché progetto vari padiglioni
e stands espositivi grazie ai quali l’AEG si sviluppò notevolmente. I prodotti venivano accolti da
tutti e si producevano in larga scala.
Il Caso Ford
Fra tutti gli eventi più significativi della storia del design anche quello di Henry Ford fu importante.
Figlio di agricoltori già in età giovanile costruì da solo un primo modello di automobile e qualche
anno dopo fondò la “Detroit Automobile Company” e poi la “Ford Motor Company” che
divenne presto la maggiore fabbrica del mondo con più di 200.000 dipendenti. Grazie alla sua
attività di designer, Ford non pensa alle oscillazioni del gusto , ma a un modello perfetto, si attiene
al rapporto utilità-bellezza. Egli diceva che ogni pezzo doveva essere lavorato bene, in maniera
robusta e doveva durare nel tempo. E questo fu il caso del suo prodotto più famoso, l’automobile
Modello T, costruita con materiali di grande resistenza e per la sua fabbricazione venne introdotta
la linea di montaggio nell’industria automobilistica. Prima di questo modello la costruzione di un
auto veniva fatta utilizzando un gruppo di operai, ma questo portava alla perdita di tempo, cosi coi
sistemi dei nastri trasportatori e le gru mobili adottate successivamente si accorsero che nel giro di
pochi anni si riduceva tempo e lavoro manuale realizzando più automobili. Il merito di Ford fu di
rendere l’automobile un articolo per tutti e non solo per i privilegiati. Nel 1923 la General Motors
presentò la coloratissima Chevrolet in competizione con la Ford, fu cosi che Ford introdusse sul
mercato il Modello A con uno stile più elegante e più preciso. Oltre alle automobili egli costruì
anche trattori, motori di aviazione jeep, di carri armati, ecc., ma a lui si riconosce che è stato il
primo a capire come andava affrontata la concorrenza.
La Wiener Werkstatte
La Wiener Werkstätte è una ditta fondata nel 1903, in Austria da Josef Hoffmann, Koloman
Moser e un banchiere finanziere collezionista d’arte di nome Fritz Waerndorfer. Questa raccoglie
le arti dei movimenti precedenti. Rielabora un nuovo classicismo, portando alla nascita
il protorazionalismo. Si associa l’artigiano all’economia, ispirandosi all’Art and Crafts inglese.
Hoffmann e Moser nel 1905 ne fondano il programma:
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Stretto rapporto con il pubblico, il progettista e l’artigiano
Produrre oggetti di uso domestico, semplici e di qualità
La concezione primaria è la funzionalità
Eccellente qualità della lavorazione
Quando sarà il caso aggiungere ornamenti.
La produzione di questa ditta era volta verso tessuti, ceramiche, gioielli, mobili, cartoline
postali.
Non bisogna fare la produzione a basso prezzo poiché questa va a scapito dei lavoratori e
dell’esistenza degna dell’uomo. · Era formata da 100 operai, pochissimi di loro erano artigiani di
mestiere. Entrarono a far parte della ditta i maggiori artisti di Vienna, e gli alunni cui Moser e
Hoffman insegnavano nella loro scuola. L’obiettivo era di avere più esperienze possibili di artisti
ed oggetti, legati a un unico stile. Hoffmann con le sue opere riusciva a produrre con le stesse
forme due oggetti completamente diversi. Uno dei progetti più importanti fuori dell'Austria è
il Palazzo Stoclet a Bruxelles di Josef Hoffmann. La Wiener Werkstätte è perfettamente
attrezzata di tutto ciò che serve all’impresa, la macchina non domina ma aiuta l’uomo: non è lei a
dominare la fisionomia dei prodotti ma lo spirito creativo spetta alle mani dell’artista. Si utilizzano le
energie e la creatività dei giovani, formati nella scuola dei due maestri fondatori. Il maggior talento
di Koloman Moser era la grafica: i cartelloni pubblicitari e il marchio di fabbrica rispondevano
benissimo alla fase commerciale che aveva la ditta. La Weiner Werkstätte partecipò a quasi tutte
le Expo che si tennero, dall’anno della sua fondazione fino al suo fallimento. Iniziarono ad aprirsi le
prime filiali e punti vendita in tutto il mondo: finirà per influenzare lo Styling americano. Moser
insisteva a lavorare solo su progetti commissionati, come un libero professionista. Seguirono
inoltre la linea delle Mostre: i prodotti realizzati dalla Wiener Werkstätte venivano esposti nei
negozi, sui cataloghi, nelle Expo, per aumentare i compratori. Anni dopo Moser si dimise poiché
per lui l’attività non era più quella di una volta, dipendeva troppo dal gusto dei committenti
nonostante loro non avessero idea del prodotto che volevano. Lui non capiva che la sua politica di
lavoro artigianale non sarebbe mai arrivata a un largo pubblico, poiché il lavoro manuale era
troppo costoso e non tutti potevano permetterselo. Il dovuto successo della Weiner Werkstätte fu
essenzialmente grazie alla borghesia: i prodotti di lusso che la ditta produceva ebbero un grande
successo. Il design della ditta era famoso poiché essenziale e semplice, nonostante fosse di gran
prezzo.
Il Bauhaus
. La Scuola di Arti Applicate di Weimar, grazie a Walter Gropius, indirizza i suoi programmi
didattici sui temi della progettazione e della realizzazione dei prototipi in laboratorio dove viene
verificata la loro fattibilità, funzionalità ed economicità. Dal 1922 per volere di Gropius la scuola
prende il nome di Bauhaus, cioè loggia degli operatori artistici. Gropius riesce a coinvolgere i
personaggi che sono più all'avanguardia europea e dai vari corsi uscirono modelli e oggetti che
hanno segnato la storia del Razionalismo e dell'Industrial Design. Questi prodotti sono pensati
per un ampio e popolare consumo, infatti vengono cercate le soluzioni più funzionale facilmente
irrealizzabili dall'industria. Essa era una scuola pubblica e democratica con forte frequenza
femminile in cui allievi e docenti studiano, vivono e lavorano insieme, ciascuno porta le proprie
esperienze, ciascuno insegna e impara. Concezione culturale e fondata su esperienza pratica,
confronto idee, voglia di fare arte utile, che sappia venire incontro ai bisogni gente. Caratteristiche
dell'insegnamento sono la convivenza tra insegnamento teorico e pratico, durante il corso triennale
lo studente studia contemporaneamente sotto la guida di due maestri: un maestro artigiano e un
maestro di disegno. Quest'idea di partire con due differenti gruppi di insegnati fu una necessità,
perché non era possibile trovare né artisti in possesso di sufficienti conoscenze tecniche, né
artigiani dotati di sufficiente immaginazione per i problemi artistici. I modelli messi a punto nei
laboratori vengono riconosciuti come validi dagli industriali che concedono al Bauhaus contratti con
brevetti, procurando in tal modo entrate e reddito assicurati, al fine di pagare gli studenti. Nel
campo del progetto in ogni laboratorio c’era la presenza di un’artista dirigente con un tecnico
pratico. I segni del Bauhaus si risentirono nelle varie officine, quelle dei metalli, quella di ceramica
che segna un evoluzione progettuale. Anche nelle falegnamerie c’è l introduzione del tubolare in
acciaio per la lavorazione di alcuni mobili come le sedie che rivoluziona lo stesso lavoro di
falegnameria, e l’oggetto che mostra questi cambiamenti è la poltrona in tubi d’acciaio nichelati,
disegnata da Breuer, questo modello diventato un simbolo del Bauhaus fu progettato al di fuori. Il
secondo modello è la sedia di Mies che si differenzia dal precedente per i 2 tubi montanti a
semicerchio. Il terzo modello si deve a Breuer per il suo unico tubolare metallico curvato che fa
anche da sostegno ispirati a Thonet con la superficie di vimini. Un’altra evoluzione ci fu per le
lampade, si tratta di oggetti fatti con una parte di vetro sferica e da uno o più tubolari sottili, oggetti
che sono fatti come complementi da arredo. Anche l’officina della tessitura presenta modelli nuovi,
infatti per la lavorazione dei tappeti furono usate delle trame più adatte all’arredamento e i telai
furono meccanizzati. In conclusione possiamo dire che Gropius ha più volte affermato che non
esiste uno stile Bauhaus, ma la razionalità, l’esattezza crearono una specie di stile, che fu molto
importante nella sezione Design.
Il Caso Di Ulm
La scuola di Ulm ("Hochschule für Gestaltung", ossia "scuola superiore di formazione",
di Ulm) è stata una scuola di progettazione grafica e di disegno industriale che ha raccolto
nel secondo dopoguerra l'eredità delle scuole tedesche (Bauhaus) e sovietiche(Vchutemas),
nate negli anni venti e trenta per l'esigenza di dare un carattere scientifico e accademico alla
professione di progettista. La scuola fu fondata nel 1954 da Inge Scholl-Aicher grazie a
sovvenzioni statunitensi, e funzionò fino al 1968. Inizialmente fu diretta da Max Bill, architetto e
grafico, progettista della sede della scuola, ex allievo del Bauhaus e ancora legato allo spirito
del funzionalismo. La direzione passò poi a Tomás Maldonado, il cui obiettivo fu quello di
sviluppare un'impostazione linguistico-informativa piuttosto che plastico-formalista: la scuola di
Ulm, oltre a curare l'aspetto tecnico-scientifico del disegno, svolse infatti ricerca nel campo della
comunicazione visuale e scritta. La scuola fu in seguito diretta dal critico Gert Kalo e poi dal
grafico Otl Aicher. La scuola ripropose la conciliazione di forma e prodotto del Bauhaus,
arrivando a coinvolgere maggiormente la corporate image, ovvero coordinando il disegno del
prodotto con l'immagine dell'azienda, senza prescindere dallo studio del marchio. La didattica
prevedeva, oltre a laboratori incentrati sull'acquisizione di un sapere pratico, lezioni teoriche che
fornissero agli allievi un bagaglio culturale adeguato. Tra le materie alcune erano del tutto nuove
all'interno di una scuola del progetto,per esempio teoria dell'informazione, semiotica, ergonomia.
Tomàs Maldonado, progettista ma soprattutto teorico e docente, che fu a lungo direttore della
scuola, riteneva che il mestiere del progettista fosse quello di un intellettuale tecnico che ha un
importante ruolo sociale da cui derivano responsabilità nei confronti della collettività. Da cui la
necessità di una forte impronta etica e di una base culturale ampia e solida.
CAPITOLO QUINTO
L’Art Decò e Le Corbusier
L’ Art Déco è stato un fenomeno del gusto che interessò il II e il III decennio del secolo XX ,
riguardò le arti decorative , visive, architettura e moda.
L’ expò di Parigi vide trionfare molte categorie dall’ebanisteria agli accessori moda. Parigi restava
il centro del buongusto , ma l’Art Deco nacque grazie a Poiret stilista con molti interessi che portò
una riforma estetica dell’ambiente moderno.
Il termine Art Dèco fu rivalutato negli anni 60 grazie alle prime opere del principale esponente
Hoffmann con un astratto geometrismo, con le prime opere della Wiener Werstatte .
-
Con le forme cristalline e sfaccettate del cubismo e del futurismo;
-
I colori del fauvismo;
-
Motivi e forme di animali, i cristalli;
-
Innovazioni tecnologiche;
-
Industria della moda;
oltre a queste fonti l’Art Dèco fu caratterizzata dall’uso di materiali come l’alluminio, l’acciaio, lacca
e legno ecc. l’Art Dèco fu uno stile sintetico, però aerodinamico, fu però uno stile molto popolare
per gli interni del cinema e delle navi.
Alcuni storici la considerano come alternativa del modernismo o movimento moderno in
architettura.
Tale movimento prese nome e notorietà dall’Esposizione Internazionale delle arti decorative
tenutasi a Parigi nel 1925 dove era presente una tra le figure più influenti della storia
dell’architettura: Le Corbusier, che viene ricordato come maestro del movimento moderno, egli è
stato uno dei padri dell’urbanistica di oggi. Nel suo testo storico tocca i cinque punti
dell’architettura moderna:
-
I pilotis (pilastri) che servono a reggere un edificio;
-
Il Toit Terrasse (tetto a terrazza) cioè una specie di tetto giardino che dà il verde all’uomo;
-
Il plan libre (pianta libera) uno scheletro che serve all’architetto per costruire in tutta libertà;
-
La facciata libera cioè libertà di creare facciate;
-
La finestra a nastro che taglia la facciata in tutta la sua lunghezza.
Questi punti servirono per la villa Savoie a Parigi. Il principale contributo di le Corbusier fu di aver
concepito la costruzione di abitazioni fatti per l’uomo e costruiti a misura d’uomo.
Secondo Le corbusier l’art Decò produceva oggetti, mobili come protesi senza ornamento e
rivaluta il mobile metallico passandolo nelle case, non considerando più il legno come elemento
fondamentale per i mobili.
La visione del mondo di le Corbusier stà nel fatto che lui vede la casa come un prodotto
industriale per abitare fatti a misura d’uomo seguendo i suoi canoni. I suoi metodi consistono nel
classificare tutte le attività umane: vivere, lavorare, avere cura del proprio corpo e della propria
mente.
CAPITOLO SESTO
L’industrial Design Negli Usa
La storia del prodotto industriale ha avuto in America uno sviluppo più rapido rispetto agli altri
paesi, infatti è in America che nel 1920 viene coniata l’espressione “Industrial Design” per indicare
la rappresentazione di tutti quegli oggetti che richiedono una accurata progettazione, ed è sempre
in america che negli anni trenta nasce la professione di designer.
Lo Streamlining
Nel campo del disegno industriale il termine Streamlining (o Streamline o Styling) indica il
movimento di progettazione più significativo nell'ambito della cultura tecnica statunitense. Le linee
che caratterizzano lo Streamlining sono originate dagli studi che si sviluppano a partire dagli anni
'20, anche grazie all'invenzione della galleria del vento. Tale movimento deve il suo nome alla
ricerca delle forme aerodinamiche. Per molti anni da allora la parola "aerodinamica" viene usata
nel linguaggio popolare al posto di "moderna".
Lo streamlining fu utilizzato per la prima volta agli inizi del XX secolo per migliorare le prestazioni
di aerei, locomotive, automobili, alle alte velocità.
Negli anni trenta molti designer industriali usarono lo streamlining, più che per ragioni di
funzionalità, per dare agli oggetti forme più eleganti e seducenti che allettassero maggiormente il
consumatore. Successivamente al crollo della borsa di Wall Street i produttori americani
preferirono migliorare o riprogettare i prodotti già esistenti sul mercato in modo da farli sembrare
nuovi. Molti designer utilizzarono la bachelite per la realizzazione dei loro progetti, un materiale
plastico
termoindurente
molto
adatto
allo
stampaggio
di
forme
affusolate.
Nel 1934 il frigorifero Coldspot divenne il primo oggetto ad essere commercializzato più per il suo
aspetto estetico per le sue prestazioni. Nello stesso anno esce una degli oggetti di design
industriale più significativi della storia dell'automobile: la Chrysler Airflow (ZSB), per la
realizzazione della quale la Chrysler fece costruire una galleria del vento aziendale, sotto
supervisione di Orville Wright. In Italia però studi aerodinamici in campo automobilistico erano già
iniziati da molti anni, nel 1913 infatti la carrozzeria milanese Castagna Milano concepì un progetto
di vettura dalla carrozzeria totalmente puntata sull'aerodinamica, progetto che venne
successivamente prodotto da quella che è attualmente l'Alfa Romeo: l'ALFA 40-60
HP di Giuseppe Merosi. Uno dei rari casi di applicazione di questo stile in ambito nautico è l'MV
Kalakala un singolare traghetto nato nel 1926 e tenuto in esercizio per il trasporto
dei passeggeri nello stretto di Puget fino alla fine degl'anni sessanta. De Fusco disse che la
cultura dello Streamlining è stata definita in senso peggiorativo quella dello Styling ed è stata
collegata ad una strategia economica, nata per far fronte alla crisi del 1929.[senza fonte] Il fatto
che lo Streamlining sia originariamente legato alla crisi del 1929 è una vecchia opinione da
revocare in dubbio.
« Come credere ancora che in un ambiente sociale totalmente sconvolto, con crolli finanziari,
fallimenti di banche e milioni di disoccupati, la produzione industriale potesse dare un positivo
contributo solo producendo oggetti di "migliore aspetto"? »
International Style
L'International Style è un termine che si usa per denominare la cosiddetta Architettura
moderna, che si è sviluppata negli anni venti e trenta del XX secolo. Questo termine ebbe origine
dal titolo del libro scritto nel 1932 da Henry-Russell Hitchcock e Philip Johnson in occasione
della Mostra internazionale dell'architettura moderna che ebbe luogo al Museum of Modern
Art di New York. Attualmente con il termine IS spesso sono ricompresi anche edifici realizzati nei
decenni successivi agli anni '30.
Nel 1932 Henry-Russell Hitchcock e Philip Johnson organizzarono presso il Museum of
Modern Art una mostra intitolata The International Style(Mostra internazionale dell'architettura
moderna), svolta ad illustrare i migliori esempi della produzione architettonica dal 1922 fino a quel
periodo. La mostra fu seguita da un libro con lo stesso titolo e redatto dagli stessi autori; da esso e
dalla mostra ci fu un lungo dibattito. Hitchcock e Johnson ritenevano che la produzione
architettonica dell'ultimo decennio, con i suoi intenti razionali e formali, avesse ormai definito un
vero e proprio stile che si poteva benissimo accostare agli stili del passato. Essi volevano
rivendicare una valenza artistica per l'architettura. Essi giunsero anche ad indicare i tre principi
base di questo codice-stile:
-
La concezione dell'architettura come volume, ovvero come spazio definito da piani o
superfici sottili in contrasto con il senso della massa e della solidità.
La composizione basata sulla regolarità piuttosto che sulla simmetria e su altri tipi ovvi di
equilibrio
Il gusto dei materiali, della perfezione tecnica e delle proporzioni in opposizione alla
decorazione applicata.
Ma l’esistenza di un International Style nel settore del design non si limita all’influenza dei mobili
in tubolare d’acciaio ideati in europa , né alla presenza di insegnanti europei in America. Tipico il
caso dell’ “Assembled Kitchen” cioè quell’organizzazione di mobili e attrezzi nota come “cucina
americana”. Il problema fu posto da Catherin Beecher, fu sua l’idea di unificare l’altezza dei
piano di lavoro al di sotto dei quali era disposta una serie di mobili bassi, destinati alle provviste,
mentre alle pareti veniva sospeso una serie di mobili alti per piatti e stoviglie. Così la
conformazione della cucina non diventa solo un problema di economia domestica ma rientra negli
studi di architettura per la distribuzione e razionalizzazione della cucina stessa. Successivamente
furono realizzati molte disposizioni a “L”, poi ad “U” ma perché si realizzi la vera cucina
americana passarono molti altri anni.
Il Furniture Design
Il maggior esponente del Furniture Design fu Charles Eames che fu il primo disegnatore di
mobili americano in campo internazionale. Le ditte considerate sono: la Herman Miller Furniture
Company e la Knoll International. La prima è una piccola azienda diretta dai proprietari stessi
che si distingue dalle altre imprese perché ritiene il Design una componente essenziale e ogni
pezzo viene prodotto fino a quando non è più al passo coi tempi e può essere migliorato. La
seconda ditta fu fondata da Knoll che inizia la sua attività con un piccolo laboratorio fino a
diventare una grande impresa, entrambe le ditte provengono da un centro didattico: la Cranbrook.
La scuola di Cranbrook fu fondata da Saarinen, il maggior architetto finlandese che unì architetti,
artisti e artigiani per poter lavorare liberamente. Per quanto riguarda il progetto i mobili
conservavano la propria individualità e il modello principale fu una poltrona ricavata da un unico
pezzo che formava: sedile, schienale e braccioli con quattro sottili gambe. Successivamente pensa
di rivestirla di stoffa. Per la componente <<produzione>> la poltrona precedente fu modificata con
pezzi di pi allacciatura di legno e colla. Una differenza fra le due ditte sta nel fatto che, la prima
produceva mobili contemporanei per lei mentre la seconda produceva i modelli che Mis Van De
Rohe aveva progettato negli anni ’20. I prodotti della prima sono tali da poter stare da soli in casa
come in ufficio, quelli della seconda sono meno concepiti come elementi di design. Per la
componente <<vendita>> questi prodotti ebbero una spinta promozionale grazie al museo d’arte
moderna di New York, anche se bisogna dire che i prodotti di tutte e due le ditte erano molto
costosi, in quanto gravavano su di essi tutte le spese di macchinari e pubblicità, quindi pochi erano
i compratori dei prodotti di Furniture Design. Le aziende Knoll e Miller occupano ancora oggi di
tutto il mondo una posizione di rilievo, anche se con la diffusione dei Mass-Media e con lo sviluppo
tecnologico la Knoll International si è dovuta adeguare.
CAPITOLO SETTIMO
Mobili e oggetti Scandinavi
Per molti aspetti l’architettura e il design dei paesi scandinavi rientra nel Movimento Moderno. Un
aspetto significativo del design di questi paesi nordici sta nella continuità della tradizione. Kaare
Klint che diede origine allo stile moderno scandinavo cominciò ad emergere alla fine degli anni 20
e divenne popolare tra il 1930/45. Non avendo nessuna ambizione di apparire moderno, Klint
incoraggiava i suoi allievi a studiare i modelli del passato , perché era convinto che “ gli antichi
fossero più moderni di noi”. Egli trasse motivi di studio e di ispirazione dai mobili classici , da quelli
del settecento inglese , egli voleva creare un oggetto di uso atemporale , uno strumento per
abitare. In sintesi egli sceglie ed elabora tipologie del passato traducendole in un tempo moderno.
Un aspetto importante della componente progetto fu che accanto agli esperti mobilieri, ai
designers, c’erano anche gli architetti-designers e i mobili non uscivano da un artigiano
meccanizzato, ma bensì da un contesto ambientale. Per la componente produzione, i mobili
scandinavi non presentano innovazioni particolari, essi si fondano sulla tornitura del legno, fino a
spingersi alla curvatura usata da Thonet. Un passo avanti fu adottato dalla ditta Hansen che
ottenne dei diritti esclusivi x i mobili in tubo d’acciaio prodotti dalla Thonet . Poiché i mobili
scandinavi producevano mobili con l’utilizzo del legno, bisogna giungere alle ricerche di Aalto sul
legno compensato. Prima del compensato però bisogna dire che Aalto si ispira a Thonet , alle
sedie di Breuer e poi studia il procedimento x la fabbricazione degli sci, fino a toccare il punto più
alto del suo periodo, cioè la piegatura del legno non solo con il vapore, ma utilizzando l’umidità
naturale del legno. Il più famoso modello realizzato con questa tecnica fu la poltrona del 1935, il
cui sedile e schienale sono ricavati da un'unica lastra di compensato curvato, collegata a due
strisce più spesse di legno laminato a forma di U. Ritornando ad Aalto assai significativa fu
l’evoluzione dei suoi sgabelli, quelli degli anni 30 hanno il sedile circolare e i sostegni con solite
bande di compensato; quelli degli anni 50 si aprono a ventaglio. L’ industria a che produce i mobili
di Aalto è Artek. La componente vendita si base su esperienze significative, in base alle
esigenze, alle richieste e al consumo, ma in definitiva bisogna dire che la produzione scandinava è
in crisi.
CAPITOLO OTTAVO
Il Design Italiano
Con l'espressione design italiano si fa riferimento a tutte le forme di disegno industriale inventate e
realizzate in Italia, compresa la progettazione di interni, la progettazione urbana, il design della
moda e la progettazione architettonica. In genere, il termine "design" viene associato all'età
della Rivoluzione industriale, che in Italia arrivò con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei,
perché la condizione geografica e politica era frammentanta e il nostro paese era agricolo e
arretrato.] Dopo l'Unità d'Italia, iniziavano a nascere le fiere di paese e poi di città, le esposizioni, la
nascita di scuole specialistiche e di "alfabetizzazione grafica"[2]. Per esempio, nell'Esposizione
italiana del1861 tenutasi a Firenze, viene sancito un carattere legato ai tessuti e ai prodotti
alimentari, mentre quella di Milano del 1881 è incentrata sull'industria meccanica e le grandi
costruzioni navali e ferroviarie; a Torino,. Nell'Esposizione dei Milano del 1906 la trasformazione
industriale italiana è data dalle macchine utensili[3]. Due grandi passi avanti: la legge
Casati sull'istruzione pubblica del 1859 e la fondazione, nel 1863, del Politecnico di Milano.
Nel 1885 il panorama didattico italiano della "cultura applicata" era composto da "scuole d'arti e
mestieri", "scuole di arte applicata all'industria" e "scuole speciali" che avevano indirizzi più
specifici. In occasione dell'Esposizione Universale di Milano del 1906, la Società
Umanitaria promuove un concorso per l'arredo della casa operaia, in quanto comincia a vedersi
l'industria come strumento capace di rispondere ai bisogni di una classe operaia che per la prima
volta si affaccia sul mercato del consumo[4]. Con l'Esposizione di Torino del 1902 si attuò un atto
di allargamento internazionale della cultura del disegno italiana. Il Liberty italiano, però, aveva vari
limiti, anche se spiccavano alcune eccezionalità progettuali come Carlo Zeno, Vittorio Ducrot,
Eugenio Quarti, Carlo Bugatti ed Ernesto Basile. Intorno al 1910, l'Italia attua una svolta che è una
delle caratteristiche del design italiano, ovvero la ricerca e sperimentazione, andando anche "fuori
mercato". È in questo periodo che nascono la FIAT (1899), la Lancia (1908) e l'A.L.F.A. (1910, che
diventerà Alfa Romeo nel 2007), anche se l'automobile rimane un mezzo sportivo e di lusso,
almeno fino al 1912, quando viene costruita la Fiat Zero. In campo aeronautico, la cultura
artigianale della costruzione delle scocche in legno sviluppata sin dal1879 da Enrico Forlanini,
porta, nel 1909, al primo corso di aeronautica presso il Politecnico di Milano[5]. Per quanto
riguarda l'aspetto agonistico, nel 1916 Gianni Caproni costituisce il consorzio Caproni-FiatAnsaldo. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, il prodotto industriale italiano, soprattutto nel
campo dei trasporti, deve verificare la sua validità e durata, ma senza abbandonare la componente
artigianale per favorire la produzione industriale. In questo contesto emerge la cultura progettuale
del Genio civile. Nel periodo futurista Giacomo Balla e Fortunato Depero, nel 1915, redigono la
proclamazione della Ricostruzione Futurista dell'Universo, che coglie al suo interno istanze di
rinnovamento estese anche al mondo dell'arredo. È proprio di Balla la camera di
bambini progettata e realizzata di suo pugno per la figlia Elica, a cui si accompagna, in seguito,
anche un soggiorno ; entrambe le stanze sono decorate con la linea della velocità[6]. Il colore
appare l'elemento dominante nel Bal Tic Tac di Roma (1921), mentre nella sala futurista alla Casa
d'Arte Bragaglia gli arredi sembrano fuoriusciti dalle tele degli artisti, appunto, futuristi.
Con Francesco Cangiullo si passa ad una concezione del mobile che abbraccia l'idea di abitare
svelto, con tecniche costruttive veloci e semplici. La Casa futurista Zampini di Ivo Pannaggi,
costruita tra il 1925 e il 1926 appaiono sintetizzati gli echi del De Stijl, piuttosto che un nuovo
"interno futurista". Gli interni di Nicola Diulgheroff rivelano, tra il 1928 e il 1936, l'impiego del tubo di
metallo cromato e curvato e influssi modernisti.
Secondo Antonio Gramsci:
« i futuristi hanno avuto la concezione netta e chiara che l'epoca nostra, l'epoca della grande
industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme di
arte, di filosofia, di costume, di linguaggio. »
1900 - 1930
Dopo l'entrata in guerra contro l'Austria, il 24 maggio 1915, le commesse statali all'industria
nazionale crebbero in maniera esponenziale per rifornire l'esercito di cannoni, armi,mezzi di
trasporto e vestiario: la produzione di automobili crebbe di oltre il 100%, arrivando a 20000 unità
all'anno (nel 1914 erano 9500), e raddoppiò anche la produzione di energia elettrica. Anche
l'industria siderurgica registrò un notevole aumento di richieste. Aumentarono anche gli aumenti di
capitale delle azienda: per esempio, la FIAT aumentò il suo dai 17 milioni del 1914 ai 200 milioni
del 1919, ciò nonostante il forte processo inflazionistico in atto[9]. In questo periodo la produzione
è in gran parte controllata da pochi gruppi quali FIAT(con Giovanni Agnelli), Società Adriatica di
Elettricità (con Vittorio Cini), Pirelli (con Alberto Pirelli) e la Falck (con Giorgio Enrico Falck). Tra
il 1922 (anno della marcia su Roma) e il 1929 l'Europa e gli Stati Uniti stavano vivendo una
situazione economica favorevole. Nel 1929 la produzione industriale registrò un incremento del
50% rispetto ai dati del 1922[10]. In questo contesto nascono iniziative per promuovere il disegno
del mobile della casa, tra le quali la Biennale delle arti decorative promossa da Guido
Marangoni del 1923 presso
la Villa
Reale di Monza.
Nel 1922 nacque
il
movimento
artistico Novecento, formatosi intorno al salotto di Margherita Sarfatti. Questo movimento artistico
riguardava principalmente la pittura, ma ben presto andò ad influenzare la progettazione d'interni e
di pezzi d'arredo. Tra gli esponenti di questa corrente troviamo gli architetti Giò Ponti, Giovanni
Muzio, Giuseppe De Finetti, Alberto Alpago Novello, i pittori Mario Sironi, Achille Funi, Leonardo
Dudreville, Anselmo Bucci, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussing e Ubaldo Oppi e lo
scrittore Massimo Bontempelli. Nel breve romanzo di Bontempelli 522. Racconto di una
giornata del 1926, l'automobile (la Fiat 522) diventa soggetto letterario e, oltre che simbolo della
nuova moderntà industriale[11]. Ad uno degli architetti qui sopra citati, Giò Ponti, in collaborazione
con Emilio Lancia, si deve il progetto di arredi Domus Nova (1928-29) pensato per il grande
magazzino La Rinascente di Milano, con l'intento mi rinnovare l'immagine dell'arredo e dei
complementi per la casa medio-borghese[12]. La III Biennale di Monza del 1927 e la IV Triennale,
tenutasi anch'essa a Monza prima del trasferimento a Milano, sanciscono il superamento dello stile
rustico, facendo emergere gli architetti del Novecento quali protagonisti del nuovo arredo. [13] Per
la V Triennale di Milano venne costruito il Palazzo dell'Arte ad opera di Giovanni Muzio.
1930 - 1945
Fino alla fine degli anni '20, la FIAT riesce a produrre 36000 unità all'anno, utilizzando come
modello di produzione quello americano deltaylorismo. Questo modello di ispirazione si
concretizzò con la Fiat 500 Zero A (1934), meglio conosciuta come Topolino, di Dante
Giacosa[14]. È invece di due anni prima la Fiat 508 Balilla, auto di media cilindrata che contribuì all
diffusione di massa dell'automobile inItalia. Già nel 1926 la Lancia Lambda era caratterizzata da
una struttura tubolare leggera e da un alto grado di sperimentazione e qualità del prodotto.
Restando nel settore meccanico, ebbero significativi sviluppi la Olivetti nel campo delle macchine
da scrivere, la Magneti Marelli nel campo dei materiali elettrici e le prime radio, e la Necchi per
le macchine da cucire. In particolare, la Olivetti venne fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, e vide
un grande sviluppo sotto la direzione del figlio Adriano Olivetti. Nel1922 l'azienda produceva 2000
macchine da scrivere con 200 operai, ma già nel 1937 le maestranze raggiunsero le 1750 unità,
per un totale di 27000 pezzi prodotti in un anno[15]. Nel 1935 nacque la Olivetti Studio 42, opera
di Ottavio Luzzati, degli architetti Figini e Pollini e dell'artista Xanti Schawinsky, che cambiò
radicalmente la forma della macchina da scrivere, sviluppandone il corpo in orizzontale e creando
un prodotto meno voluminoso da utilizzare a casa come in ufficio. Tra i principali esempi di disegno
industriale fu l'addizionatrice Summa del pittore Marcello Nizzoli. FIAT e Olivetti rappresentano
dunque due riferimenti fondamentali nella storia del nascente design industriale italiano. Ma
la grande depressione del 1929 produsse sull'economia e sulla società italiane provocò
ripercussioni profonde e durature in Italia che determinarono sostanziali mutamenti a livello
economico e politico. Lo Stato diventò proprietario di una notevole parte dell'industria e fondò,
nel 1933, l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI).
Il 1936 fu l'anno della VI Triennale di Milano, presso il nuovo già citato Palazzo dell'Arte presso
il Parco Sempione. In questa occasione l'estetica razionalista si estende dall'architettura al campo
dell'arredo diventando "stile"[16]. L'arredo cominciò anche a diventare un utensile proiettato verso
la produzione in serie, tema che verrà affrontato in modo diretto nella VII Triennale di Milano. Nel
decennio tra il 1930 e il 1940 il mobile in tubo cromato curvato venne assunto quale immagine di
rinnovamento anche degli ambienti domestici. Tuttavia, la produzione di mobili in metallo rimase
circoscritta a pochi esempi d'autore a causa, principalmente, del costo di realizzazione, che era il
doppio rispetto ai mobili in legno. Inoltre, nel 1937 fu vietato l'impiego del legno, che sviluppò
l'impiego delle leghe di alluminio più facilmente reperibili. Il mobile in tubo di acciaio rimaneva
comunque utilizzato per edifici pubblici come scuole e ospedali, a cui si aggiungono il settore degli
uffici pubblici e le Case del Fascio, come quella progettata a Como nel 1935-36 daGiuseppe
Terragni dove si trovano pessi esemplari della storia del design italiano come la sedia-scagno o la
sedia Lariana, ancora oggi in produzione. Pezzi esemplari per l'ambiente abitativo sono quelli
di Gabriele Mucchi, come la chaise-longue regolabile del 1934. Sempre in questo periodo,
l'industria del vetro, autonoma rispetto all'importazione di materie prime, brevettò una vasta serie di
prodotti, tra cui il Termulux, il Vetroflex e i cristalli di sicurezza VIS e Securit[17], che, in occasione
della VI Triennale di Milano, vengono impiegati in soluzioni sperimentali per arredi e oggetti. Questi
anni segnano anche uno sviluppo del disegno delle radio, partendo dall'essenziale mobile
radio grammofono di Figini e Pollini del 1933 all'apparecchio in vetro di Franco Albini del 1938,
passando dal radioricevitore 547 a cinque valvole disegnato per Phonola da Luigi Caccia
Dominioni, Livio e Pier Giacomo Castiglioni, presentato alla VII Triennale di Milano. Il 10
giugno 1940 l'Italia entrò in guerra. Nello stesso anno Gio Ponti abbandona la direzione della
rivista Domus (fondata dallo stesso architetto nel 1928) per fondare la rivista Lo stile nella casa e
nell'arredamento per Garzanti, che apre il tema della casa e dell'arredo a dimensioni più artistiche
e libera. Un anno prima, Franco Albini definisce il soggiorno della propria casa, dove il prototipo
della libreria in tensistruttura "veliero" del 1938 dialoga perfettamente con cassettoni e quatri
d'epoca.
1945 - 1965: il Bel Design italiano
L'Italia, come gli altri paesi europei, uscì dalla guerra trovando la supremazia degli Stati Uniti sul
mercato mondiale; il governo americano riuscì a riunificare il mercato internazionale grazie ai
massicci aiuti ricevuti dall'Europa (concretizzati in Italia dal Piano Marshall del 1947) e
ildollaro divenne la moneta di riferimento e l'America lo stile di vita di riferimento per il mondo
occidentale. Nel 1946 la Triennale di Milanoorganizzò la mostra RIMA (Riunione italiana per le
mostre di arredamento), dove giovani architetti impegnati nella progettazione di singoli arredi o
alloggi tipo furono invitati a partecipare: si trattava del BBPR, e degli architetti Ignazio
Gardella, Carlo De Carli, Vico Magistretti eGabriele Mucchi, che proposero un repertorio di arredi
producibili in serie e pensati per case minime con spazi sfruttati in modo razionale. Il 1947 è l'anno
della VIII Triennale di Milano, dove la sezione sull'arredamento, diretta da Piero Bottoni, è curata
da Franco Albini e Luciano Canella insieme ad Anna Castelli Ferrieri, Ettore Sottsass e altri.
Dal 1948 quando,
come
d'oro internazionale 2011):
osserva François
Burkhardt (premio Compasso
« gli intellettuali perdettero la battaglia con le elezioni del 1948, e con esse la possibilità di un
cambiamento delle leggi fondiarie e di una riorganizzazione della collettività, gli architetti
spostarono la loro attenzione sull'oggetto stesso, che divenne quindiportatore di significato e
orientamento. »
È da quest'anno che il made in Italy comincia a conoscere il suo successo a livello internazionale.
Viene però brevettata due anni prima, nel1946, la Vespa V98 farobasso della Piaggio,
dell'ingegnere elicotterista Corradino D'Ascanio, che sancisce l'inizio del successo de scooter, un
nuovo mezzo di trasporto per gli spostamenti di breve/media distanza. È invece del 1947 la sua
eterna rivale, ovvero la Lambretta dellaInnocenti, disegnata da Cesare Pallavicino e Pierluigi Torre.
Design e trasporti
Restando nel mondo dei mezzi di trasporto per il corto raggio, vanno necessariamente citati
il Garelli Mosquito, un piccolo propulsore da applicare alla bicicletta, e la microvettura a tre
ruote Isetta di Ermenegildo Preti, prodotta dalla Iso Rivolta nel 1953.
Più tardi, nel 1955, Dante Giacosa disegna la 600 per la FIAT, per poi passare, l'anno dopo,
alla Nuova 500, entrambi veicoli che vanno a sostituire la Topolino. Sono questi gli anni della
motorizzazione di massa, che vedono incrementare i veicoli circolanti dalle 14 automobili ogni
1000 abitanti a un'auto ogni 17 abitanti nel 1962[19]. Nel 1956, sempre per mano di Giacosa,
la 600 vide una significativa variante, la 600 Multipla, per una nuova abitabilità. Nel 1948 le Officine
Meccaniche chiedono a Renzo Zavanella di rimettere in sesto una locomotrice leggera
danneggiata durante la guerra. È in questa occasione che nasce l’automotrice Belvedere, sulla cui
copertura è presente un'estensione volumetrica che diventa una sorta di belvedere panoramico
con visale a 360° del paesaggio circostante. Rimanendo nel campo del design ferroviario, l'ETR
300, meglio noto comeSettebello (di Giulio Minoletti e prodotto dalla Breda a partire dal 1949),
diventa il modello di punta delle Ferrovie dello Stato. Si arriva quindi ai veicoli per i viaggi aerei.
Nel 1960 Ignazio Gardella progetta la prima calsse dei nuovi DC10 Alitalia, pensata come
accogliente salotto per la classe borghese, con tavolino centrale e poltrone in pelle e boiserie in
legno con quadri e litografie alternate alla grafica di servizio. Per quanto riguarda, invece, il
trasporto navale, Salvatore Fiume disegna, nel 1953, le prospettive rinascimentali della sala
soggiorno del transatlantico Andrea Doria (affondato il 26 luglio 1956), caratterizzato anche dal
banco bar di Lucio Fontana. Invece, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti lavorano in chiave
contemporanea sui grandi spazi della Leonardo da Vinci (1958-59).
Design Ed Elettrodomestici
Gli anni '50 segnano anche la crescita del numero degli elettrodomestici nelle case italiane:
le lavatrici passano da 72000 unità nel 1957 a 262000 nel 1961, i frigoriferi passano dai 18500
del 1951 ai 370000 del 1957, fino ad arrivare ai 1529000 pezzi negli anni '60[20]. Visti questi
incrementi di produzione, diventa emblematico il problema della forma anche nei settori
tecnologici, e non più solo nell'arredo. Questo è documentato, per esempio, dalla
produzione Olivetti per macchine da scrivere e calcolo, strettamente legata al nome di Marcello
Nizzoli, che già dal 1935 aveva iniziato una collaborazione con questa azienda. È infatti di Nizzoli
la macchina da calcolo elettrica Divasumma (1956). Sempre di Nizzoli è la macchina per
cucire Mirella, disegnata per la Necchi nel 1957. Gli anni '50 sono il decennio della stupefacente
crescita della diffusione della televisione in Italia. Ed è proprio del 1956 il televisore Phonolo 17/18,
disegnato da Berizzi, Buttè e Montagni, appunto per l'azienda Phonola, riprendendo la logica
progettuale impiegata da Franco Albini per l'oggetto-radio (la tecnologia posta tra due lastre di
cristallo nel concorso del 1938) e da Luigi Caccia Dominioni e i fratelli Castiglioni per il già
citato radioricevitore 547 a 5 valvole del 1940. Nel 1953 nascono le lampade da
terra Imbuto e Monachella disegnate da Luigi Caccia Dominioni, che disegnò nel 1958 la
poltrona Catilina. La stagione del design del televisore è inaugurata da Pierluigi Spadolini con il
suo Movision disegnato nel 1954 per RadioMarelli. Spadolini è poi seguito da Franco
Albini e Franca Helg che nel modello Orion a 23 pollici per Brionvega del 1961 progettano uno
schermo su basamento metallico in grado di trasformare l'immagine in soluzione sospesa, come
un oggetto levitante a forte caratteristica espressiva[21]. Sempre per la Brionvega, Marco
Zanuso disegna il modello potatile Doney con plastica trasparente che avvolge la parte tecnologica
dell'apparecchio (soluzione che verrà ripresa nel 1998 dal britannico Jonathan Ive per
l’iMac della Apple. Nel 1960 i fratelli Castiglioni disegnano l'aspirapolvere Spalter per l'azienda
REM,
un
oggetto
di
dimensioni
ridotte
da
portare
a
tracolla.
Addirittura
i carter degli scaldabagno diventano oggetto di studio per i designer, come per esempio quello
che Alberto Rosselli disegna per l'azienda SIM nel 1957. Ma è nel mondo delle macchine per il
caffè che il design della "pelle dell'oggetto" si impone in maniera esplicita, come
nella Pavoni di Gio Ponti del 1949, disegnata per l'omonima azienda. È però a partire dal 1956 che
si assiste a una nascita di nuovi modelli di macchina per il caffè, che enfatizzato il rito del caffè nei
bar italiani; tutto questo ad opera dell'azienda La Pavoni in collaborazione con le
riviste Domus e Stile e Industria. Si vede la nascita del modello Diamante, disegnato da Bruno
Munari ed Enzo Mari per La Pavoni (1956). Siamo inoltre del decennio della crescita delle
esportazioni di prodotti italiani all'estero: tra il 1951 e il 1961 queste crebbero del 259%[22].
Mostre E Premi
Nel 1955 e 1958 a Londra vengono inaugurate due esposizioni del design italiano, mentre
nel 1959 un'altra mostra viene organizzata aChicago dall'Illinois Insitute of Technology. In queste
mostre il design italiano viene presentato in tutti i suoi aspetti, dalle moto alle automobili fino
addirittura ai tralicci metallici della Edison per le linee elettriche ad alta tensione. Ma comunque il
punto di riferimento principale per il design italiano rimane la Triennale di Milano, che
nel 1954 arriva alla sua X edizione. In questo stesso anno viene istituito il Premio Compasso
d'oro promosso dalla Rinascente, vinto in questa prima edizione da quindici designer, tra cui Bruno
Munari per la sua scimmietta giocattolo ZIZI per la ditta Pigomma, Marcello Nizzoli per la macchina
da cucire BU supernova disegnata per la Necchi e la macchina da scrivere portatile Lettera
22 della Olivetti. Nel 1954 Lucio Fontana introduce il giovane industriale del mobile Dino
Gavina alla X Triennale per farlo incontrare con Pier Giacomo eAchille Castiglioni, Carlo
Scarpa e Luigi Caccia Dominioni, con i quali produrrà alcuni tra i pezzi più importanti della storia
del design italiano. L'XI Triennale di Milano (1957) ospita la Mostra internazionale dell'industrial
design, patrocinata dall'Associazione per il Disegno Industriale(ADI), ma accato all'industrial
design in Italia continuava a svilupparsi il disegno della casa e dell'arredo: è in questo stesso anno
che Pier Giacomo e Achille Castiglioni annunciano il loro programma di commistione tra storia e
modernità nella mostra Colori e forme nella casa d'oggi tenutasi presso Villa Olmo a Como.
Gli anni '60 sono, tra le altre cose, gli anni che vedono la realizzazione di importanti opere
architettoniche nel nord Italia: la Torre Velasca aMilano Ernesto Nathan Rogers e Enrico
Peressutti, la Casa alle zattere a Venezia di Jacopo Gardella, il Museo del tesoro della cattedrale
di San Lorenzo a Genova di Franco Albini, la Bottega di Erasmo a Torino di Roberto
Gabetti e Amaro Isola sono solo alcuni esempi. Nel 1960 viene allestita la mostra Nuovi disegni
per il mobile italiano presso l'Osservatorio delle arti industriali di Milano, durante la quale furono
esposti ventuno bobili e dodici lampade di giovani architetti milanesi. Alcuni protagonisti di questa
mostra
sono Aldo
Rossi, Vittorio
Gregotti, Gabetti e Isola, Guido
Canella, Virgilio
Vercelloni, Umberto Riva, Giotto Stoppino, Lodovico Meneghetti, Leonardo Ferrari, Sergio
Asti e Gae Aulenti. In questo periodo si trovano numerosi esempio della produzione di Achille
Castiglioni: tra questi, lo sgabello Mezzadro e il sedile Sella(1957), la sedia Lierna (1960), la
poltrona Sanluca (1960), la lampada Splugen Brau (disegnata nel 1961 per l'omonimo ristorante
milanese), la lampade Arco, Toio e Taccia (1962), la lampada Luminator (1957). Ma di questo
periodo sono anche opere di Cesare Cassina, come la sedia Carimate del 1959.
1965 - 1975
come già accennato, gli anni '60 vedono un pieno sviluppo del design italiano[23]. Vengono
introdotti nuovi materiali nel settore del forniture design, come il poliuretano (sintetizzato già
nel 1941 e utilizzato per le imbottiture), utilizzato da aziende come la Gufram e il suo
celebrePratone e le plastiche (da ricordare il Premio Nobel per la chimica assegnato
al tedesco Karl Ziegler e all'italiano Giulio Natta per "le loro scoperte nel campo della chimica e
della tecnologia dei polimeri"); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione
dell'arredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica. In questo periodo troviamo il
vassoio Putrella di Enzo
Mari (disegnato
nel 1958 per
l'azienda
milanese Danese),
la
lampada Chimera, disegnata da Ernesto Gismondi nel 1966 per l'azienda da lui fondata due anni
prima Artemide, la libreria Grifo, di Enzo Mari, disegnanta per Gavina e assemblabile all'infinito
(1966); citiamo altre opere di Mari più recenti, quali il tavolo Frate (1973), il
divano Daynight (1971), la sediaBox (1971). Nascono negli anni '60 anche opere che Ettore
Sottsass disegna per Olivetti, come il computer Elea (1964), la macchina da scrivere Tecne 3e la
macchina da scrivere portatile Valentine (1969). E il 1961 è l'anno della prima edizione del Salone
Internazionale del Mobile di Milano. Nel 1958 Afra e Tobia Scarpa iniziano a lavorare nel campo
dei vetri di Murano. Nel 1960 disegnano il divano con struttura in legno Bastianoper Gavina e il
letto di metallo Vanessa. Nel 1970 vincono il Premio Compasso d'oro per la loro poltrona Soriana.
Altri loro progetti sono i divani Coronado (1966) ed Erasmo (1973) e la lampada da
terra Papillona (1975). Nel 1971 Cini Boeri disegna il divano Serpentone per Arflex, un divano
composto da lamelle stampate in poliuretano accostate l'una all'altra. Il 1987 è invece l'anno della
poltrona di cristallo Ghost (sempre di Boeri) disegnata con Tomu Katayanagi per Fiam. Altri
designer di grande importanza sono Joe Colombo e Bruno Munari. Il primo si era formato presso
l'Accademia di belle arti di Brera, aveva vinto due Compassi d'oro ed era un appassionato di
musica jazz, mentre il secondo aveva fondato nel 1948 (insieme ad Atanasio Soldati,Gillo Dorfles,
e Gianni Monnet) il Movimento Arte Concreta. Tra le opere di Colombo la
microcucina Carrellone (1963), il Rotoliving (1969), il letto Cabriolet (1969) e la Total Furnishing
Unit del 1971, che propone il tema della "capsula attrezzata" spostabile che dà vita al concetto di
abitare compatto[24]. Sono invece di Munari ricordiamo la scimmietta in gommapiuma Zizì, ch gli
fece
vincere
il Premio
Compasso
d'oro nel1954,
la
lampada Cubica,
il
posacenere Cubo del 1958 e l'Abitacolo del 1971. Nel 1968 ha luogo la XIV Triennale di Milano,
dove emergono composizioni progettuali di avanguardia definite dal critico d'arte Germano
Celant come radical design[25]. In questa avanguardia troviamo come protagonisti Ufo, Archizoom
Associati, Franco Raggi, Gaetano Pesce e altri. Il radical design oppone al product design il
"contro-design", come pratica teorica e progettuale in grado di «superare il discorso disciplinare del
design, cioè la ricomposizione delle contraddizioni a livello formale, distruggendo proprio a questo
livello l'abituale immagine del prodotto, negando l'elargizione di una correttezza formale in grado di
appagare nei termini obsoleti del "buon gusto"»[26]. Nel 1972 Emilio Ambasz organizza
al MoMA di New York la mostra Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems
of Italian Design, dove vengono esposti arredi, televisori, radio, giradischi e lampade. In questa
occasione nasce la Kar-a-sutra di Mario Bellini, che diventa il prototipo di ogni
successiva monovolume. Ma la mostra del MoMA segna la fine della del design italiano
policentrico, che andrà invece ad affermare il suo primato nell'arredo andando ad identificarsi,
negli anni successivi, con il forniture italian design[27]. Il 1973 è l'anno della XV Triennale di
Milano che presenta la mostra Mostra internazionale dell'industrial design curata da Ettore
Sottsass eAndrea Branzi. Fu in questa occasione che Giorgio de Chirico compone la scultura I
bagni misteriosi, che si trovava davanti al Palazzo dell'Arte (dove oggi è stata posizionata una
copia, mentre l'originale è stato spostato al Museo del Novecento di Milano). È sempre di
quest'anno la scultura Ettore e Andromeca di de Chirico, che oggi si trova a Osaka.
1975 - 1985
Nel 1976 viene fondato, grazie ad Adriana e Alessandro Guerriero, lo Studio Alchymia a cui
prendono parte Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Lapo Binazzi, Franco Raggi e Michele De
Lucchi. Un altro gruppo fondamentale per la storia del design italiano è stato il Memphis Group,
fondato da Ettore Sottsass ne 1981, a cui aderiscono Matteo Thun, Michele De Lucchi, Andrea
Branzi, Marco Zanini, Aldo Cibic, George Sowden e Natalie Du Pasquier, affiancati da architetti
come Hans Hollein, Arata Isozaki e Michael Graves. In questo periodo va inserito il successo
dell'azienda Alessi, fondata nel 1921 e che nel 1980 vede come presidente Alberto Alessi, il quale,
nel 1983, chiama come consulente Alessandro Mendini: nasce la collezione Tea & Coffee Piazza e
viene fondato il marchio Officina Alessiche oggi come allora produce edizioni speciali e serie
limitate di prodotti, ma anche prodotti sperimentali. Vengono disegnati 11 servizi da tè e caffè
pensati come piccoli edifici intorno a città-vassoi, rispettivamente da Aldo Rossi, Michael
Graves, Hans Hollein, Charles Jenks,Richard Meier, Robert Venturi, Stanley Tigerman, Oscar
Tusquets, Kazumasa Yamashita, Alessandro Mendini e Paolo Portoghesi. Ed è grazie a loro
che Alessi diventa sinonimo di design post-moderno[28]. Un altro importante designer che ha
lavorato anche per Alessi è il due volte Compasso d'oro Stefano Giovannoni, il quale disegna
oggetti cosiddett "anfibi", ovvero nei quali cambia il rapporto tra allocazione e forma e, per
esempio, un oggetto specifico dell'ambiente cucina diventa decorazione del soggiorno, come nel
caso dello schiaccianoci che diventa scoiattolo o dei contenitori per sale e pepe che diventano due
cinesini.
1985 - 2010
Dopo la crisi petrolifera, la struttura territoriale dell'industria italiana subisce varie modifiche:
il triangolo industriale non è più l'unico protagonista assoluto dello sviluppo economico, ma piccole
e medie imprese di Marche, Toscana, Emilia-Romagna e Triveneto iniziano ad introdurre
lavorazioni moderne che vanno a miscelarsi con la tradizione artigianale. In questo periodo
aumenta il numero di lavoratori del settore terziario, che per la prima volta va superare quello degli
addetti dell'industria (46% contro 40%). L'inflazione scende dal 21,1% del1980 al 4,6% del 1987 e
si ha un rilancio dell'attività industriale. È in questo contesto che il made in Italy diventa il
protagonista del nuovo sviluppo economico: sui mercati internazionali la moda, il design e gli
arredamenti italiani diventano il must del gusto.Ma realizzare buoni prodotti non bastava più:
diventò necessario spettacolarizzare l'immagine aziendale. È così che nascono cataloghi e
pubblicità che spesso tentano di trasformarsi in veri e propri magazine sul modello
di Colors di Benetton curata
da Oliviero
Toscani.
Nel 1985 Enrico
Baleri introduce
il
designer parigino Philippe Starck (il più noto designer di fine millennio) ad aziende
come Driade, Flos e Kartell. E Driade sarà tra le prime aziende italiane del forniture design,
insieme a Baleri Italia, a darsi un carattere internazionale[30] grazieai contributi di designer di tutto
il mondo. Sono di Starck la lampada Ara del 1988disegnata per Flos e lo spazzolino
per Fluorcaril del 1989. Altri architetti internazionali impegnati in questo periodo nel made in
Italy sono Borek Sipek, Jasper Morrison, Toshiyuki Kita, Hannes Wettstein, Hans Hollein, Patricia
Urquiola,
i
fratelli
Campana
e
le
cosiddette
"archistar" Zaha
Hadid e Jean
Nouvel per Alessi e Sawaya & Moroni, Frank Gehry, Michael Graves e Bob Venturi sempre
per Alessi, Mario Bottaper Artemide e Alias, Herzog & de Meuron per Artemide. Un esempio fra
tutti dell'apertura da parte di aziende a designer stranieri è quello della Cappellini, per la quale
eseguivano disegni Shiro Kuramata, Jasper Morrison, Marc Newson eTom Dixon. Così
come Driade che, sotto la regia di Enrico Astori, vedeva tra i suoi desiger Borek Sipek, Toyo
Ito, Ron Arad e Philippe Strack. Sono degli anni '80 la poltroncina Doralice di Paolo Nava (1980),
le sedie Teatro (1984) e Milano (1988) disegnate da Aldo Rossi insieme a Luca Meda, la
sedia Tonietta di Enzo
Mari (Compasso
d'oro 1985),
la
lampada Costanza di Paolo
Rizzato disegnata nel 1986 per Luceplan, il tavolo in marmo Rilievo del 1988 di Aldo Rossi e il
servizio di posate Nuova Milano disegnato da Ettore Sottsass per Alessi (1987 - 1990), solo per
citare alcuni esempi di design di questo periodo. Nel 1983, per la XVII Triennale di Milano viene
organizzata da Franco Raggi e Francesco Trabucco la mostra Le case della Triennale, che vuole
sottolineare l'apporto del design alla configurazione di spazi domestici. Tra i tanti partecipanti alla
mostra, emergono in particolar modo Paolo Deganello e Alberto Magnaghi con la loro Casa in
comune, protesa a favorire la socializzazione, e Michele De Lucchi con la Casa per le vacanze che
vede, in una casa all'interno di un cratere di un vulcano spento, il discorso della frindly technology.
Mentre Denis Santachiara propone, nella sua Casa onirica, il rapporto tra nuove tecnologie e
spazio domestico. Nel 1987 François Burkhardt organizza l'esposizione Nouvelles tendences: les
avant-gardes de la fin du XX siècle a Parigi, alla quale partecipano anche molti designer italiani.
Design Nel Milanese
Parlando del design italiano, è impossibile non parlare di Milano e della Brianza (storica culla della
produzione del furnishing design made in Italy[31]). In questa zona nascono importanti
fondi private equity come Charme (fondato da Luca Cordero di Montezemolo, con il quale ha
potuto acquisire l'azienda di arredamento Poltrona Frau) e Opera del gruppo Bulgari. Parlando di
design a Milano, non si può evitare di parlare del campo della moda, che vede per
l'appunto Milano (seguita da Roma e, in minor misura, Firenze) come una delle sue capitali. E
sono proprio alcuni stilisti che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede delle loro aziende ad
essersi lanciati anche nel settore del design dell'arredo. Per esempio, Nino Cerruti ha acquisito e
gestito un'azienda di primo piano nel furniture design made in Italy e Giorgio Armani ha dedicato
un'intera collezione di arredi e accessori al settore della casa, mentre sono disegnati dallo stesso
stilista anche gli interni del Burj Khalifa, grattacielo costruito tra il 2008 e il 2010 a Dubai.
CAPITOLO NONO
L’usa-e-Getta
Con l’espressione usa e getta si indicano tutti quegli oggetti che sono economici e dopo ogni uso
risulta più facile buttarli via che ripristinarli. Questa tecnica è comandate dal mondo dell’industria
che muovendosi nel campo del progetto produzione vendita e consumo arriva proprio anche
all’usa e getta. Si dice che l’informazione è la materia prima in ogni campo, compreso quello
dell’architettura e del design. L’informazione è un elemento di conoscenza , che serve a
trasmettere qualcosa agli altri. Anche nelle arti, specie in quelle applicate esiste un informazione ,
infatti l’autore attraverso le sue opere , lo stile, la forma e il contesto ci comunica il suo tempo, le
sue idee e tantaltro. La pittura e la scultura x esempio sono rappresentative, mentre l’architettura
e il design sono più conformative, cioè si interessano della forma, dell’oggetto della sua funzione e
del suo volume, pur essendo rappresentative. Purtroppo la nostra società è basata sul
consumismo e la tecnica delle industrie si basa sul fatto che tutto ciò che si produce deve prima o
poi essere sostituito. I prodotti usa e getta sono economici, il loro utilizzo non richiede cura,
occupano poco spazio, ma ci sono anche altre motivazioni x rendere un oggetto facilmente
sostituibile, e cioè l’evoluzione tecnologica, il rifiuto di quella cosa perché ci fa ricordare qualcosa
di brutto, il cambiamento del gusto, il passaggio della moda ecc. con il tempo forse abbiamo
ridotto i consumi, ma purtroppo la tecnica dell’usa e getta non potrà mai finire perché è alla base
della nostra economia , in quanto se non si buttano le cose non se ne possono produrre altre e
quindi si bloccherebbe anche lo sviluppo economico. La cosa importante da stabilire è la durata di
un oggetto, purtroppo questa varia a seconda dell’oggetto in considerazione. Per esempio
un’opera d’arte ha un suo valore storico, economico e a volte anche affettivo,e questa è una delle
caratteristiche del design, cioè valutare la qualità del prodotto. Per esempio le seggiole del Thonet
di Mies van der Rohe sono mitici del loro tempo, ma sono di lunga durata perché vanno bene
ancora oggi anche se l’industria ne produce di nuove. La durata del prodotto dipende anche dal
successo che quel prodotto ha avuto sul mercato. Uno degli articoli usa e getta molto diffusi sul
mercato sono gli oggetti di plastica, l’intera produzione del design è vasta se pensiamo dalla
gamma dei contenitori o oggetti sosti tutori, trasportatori ecc. per la componente progetto ci
riferiamo x esempio alle posate di plastica comunemente usate da tutti, per la produzione si
dividono in due categorie : le termoplastiche che fondono e si ammorbidiscono con il caldo, e le
termoindurenti che a contatto con catalizzatori o altri agenti chimici si induriscono. Anche in
chirurgia le materie plastiche trovano il loro uso nelle operazioni chirurgiche x la sostituzione di
arterie o altri usi. Per il problema della vendita, naturalmente i prodotti piccoli non hanno bisogno
di molta pubblicità né di spazio espositivo, mentre x i prodotti grandi o di lusso quali auto, orologi
c’è bisogno di locali di vendita e di showroom , per la componente consumo si tiene molto conto
delle esigenze del pubblico. Comunque bisogna dire che tutto sommato tutto il design rientra
nell’ambito dell’usa e getta , per esempio se si parla di oggetto d’arte che sia un mobile , nella
maggior parte dei casi è prezioso, per cui si ritiene più giusto farlo restaurare quando è diventato
vecchio anche se dopo il lavoro non avrà più le sue originarie caratteristiche , naturalmente si
preferisce recuperarlo piuttosto che buttarlo via. Quindi gli articoli usa e getta restano quelli di poco
valore insignificanti e di solito dall’aspetto brutto. Naturalmente non è il designer che stabilisce la
durata del prodotto, magari aggiungendo delle decorazioni di qualità, ma dovrà essere cura di colui
che fa il progetto del prodotto a renderlo utile e duraturo.
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