Seconda Università Di Napoli (SUN II) RENATO DE FUSCO STORIA DEL DESIGN CAPITOLO PRIMO La Stampa Come Design La storia del Design nasce nel 1800 con la II Rivoluzione Industriale con qualche oggetto nel 1750 con la Stampa di Gutemberg e poi Argan.Il concetto fondamentale fu che “gli oggetti nascono sempre da un progetto”. Il foglio stampato prodotto in innumerevoli esemplari e l’invenzione di una macchina utensile in cui la mano dell’uomo è assente hanno effettivamente trasformato l’idea stessa di produzione. Gli inizi della <<scrittura artificiale>>, come in origine fu chiamata la stampa. Questa impiegava come matrice una tavoletta di legno con le lettere incise che , inchiostrata e premuta da un torchio su un foglio di carta, consentiva di riprodurre più volte un testo con anche delle immagini. Inventore della stampa fu Gutemberg che presentava qualche incertezza. La forma “ a fondere “ per ottenere i caratteri doveva comprendere uno spazio vuoto entro cui versare il piombo fuso; una parete era sostituibile per mettervi la piastrina incisa in cavo, corrispondente ad una lettera o segno. Gutemberg dovette risolvere il problema dell’allineamento dei caratteri dato che le righe sono allineate. Fu possibile la correzione di un testo solo in un preciso punto, l’introduzione del <<pezzo intercambiabile>>, che si poteva usare più di una volta che fu importante per la produzione in serie. La prima ragione del successo di diffusione dei libri stampati nel Rinascimento sta nel fatto che erano tutti scritti in Latino ed ebbero molto successo nella vendite, nei trasporti e nel pagamento. Molte volte i fogli appartenevano a testi diversi, toccava al destinatario ricomporli, rilegarli, confezionarli con frontespizi e custodie per dare l originalità del libro. La grafica, l’arte della stampa , il libro siano classificabili nell’ambito del Design è dato dal confronto tra il lavoro artigianale e quello industriale proprio per dare importanza alla fase progettuale che come affermava De Fusco , tutto nasce da un progetto cosi come un libro che per nascere ,quindi ha bisogno di una fase di progettazione che riguarda tutte le fasi di lavorazione. Dopo Gutemberg ci fu Argan che ci spiega il concetto di progetto. Esso ha bisogno di due cose :la prima è il disegno dei caratteri e le regole con le quali si compongono fra loro e associandosi con immagini; la seconda è la grafica del libro si da come rappresentazione di un’altra scrittura (stile). Nasce il frontespizio (l’impaginazione) che dava molto significato alla copertina del libro , di solito era raffigurato con opere architettoniche proprio come gusti rinascimentali. Grazie a queste proprietà, tale carattere poteva essere stampato in corpi piccolissimi senza perdere chiarezza ,e di conseguenza stampare libri di un bel formato, maneggevoli, economici oltre che belli. Una volta riconosciuto che la stampa è a tutti gli effetti da classificarsi nell’ambito del Design. CAPITOLO SECONDO Negli anni della rivoluzione industriale 1760-1830 Negli anni della Rivoluzione Industriale ci furono molti cambiamenti e non soltanto “industriali”, ma anche sociali ed intellettuali. Ci furono molte invenzioni nel campo delle scienze, della fisica e della chimica i cui nomi più importanti furono: Franklyn, Watt, Wedgwood, i nomi degli ingegneri, dei chimici industriali mostrano come fosse importante il rapporto tra scienza e pratica. Nella prima metà del ‘700, l’Inghilterra è ancora un paese rurale, l’industria è ancora arretrata, ma quando il ferro si comincia a lavorare con il carbon fossile, e quando la macchina a vapore di Watt comincia ad essere usata in sostituzione della forza idraulica, i luoghi delle industrie diventano più popolati. Una prima implicazione col Design si riscontra proprio nelle macchine industriali, infatti fra tutti gli articoli che sono presentati alla grande esposizione di Londra del 1851 sono proprio i macchinari che segnano il reale progresso. Un altro settore della produzione che ha un legame col Design fu quello dei manufatti che subirono una trasformazione, prima realizzati in legno e in pietra e poi in ferro come il famoso ponte sul fiume Severn. Il ponte diventò un monumento della Rivoluzione Industriale e costituì un aspetto fondamentale del Design perché in esso c’era la presenza di un impegno progettuale, produttivo e di elevata tecnologia. Però molti autori dicono che l’inizio della storia del Design si rifà alla ceramica. Wedgwood, discendente da una famiglia di ceramisti fu uno dei personaggi e maggiore esponente della Rivoluzione Industriale, a lui si deve la costruzione di uno dei quartieri operai, partito da condizioni modeste in lui rivediamo in ordine i quattro paradigmi del Design: il progetto, la produzione, la vendita e il consumo. Per il progetto W. Si unì con Thomas Bentley fondando una società, dove W. si interessava all’aspetto finanziario, mentre Bentley a quello progettuale. Dal punto di vista della produzione W. iniziò con l’imitazione dei modelli del passato, e secondo Klingender il motivo che lo aveva spinto era quello di voler superare le migliori opere prodotte nel passato. W. decise di dedicarsi all’arte vasaria, furono copiati antichi vasi per adattarli agli usi moderni e renderli utili e funzionali, egli seppe attraverso continue riduzioni e trasformazioni, rinnovare prodotti ceramici di un tempo riducendone anche il prezzo. Egli era convinto che i materiali nuovi non rompono col passato, perché gli industriali copiano le figure tradizionali, ma permettono di vendere l’oggetto a basso prezzo. W. fu il primo vasaio a riprodurre modelli con assoluta precisione in quantitativi illimitati, e usò fin dove era possibile i macchinari, dopodiché si avvalse dell’aiuto di tornitori, plasmatori per le rifiniture, perché egli dava molta importanza anche al lavoro della manodopera. W. riconobbe l importanza della moda e capì che l’arbitro del gusto era l uomo d’affari il cui compito era di indovinare la moda del momento e non solo la capacità di cambiarla e modificarla apportando delle novità. Egli si pose il problema di cercare una “regola del gusto”, perché secondo lui la bellezza è diversa per ogni persona. In questo senso Hume affermò che: in ogni persona vi è uno stato sano ed uno difettoso e soltanto un forte buon senso più il sentimento cresciuto dalla pratica ci può far capire la regola del gusto e della bellezza. CAPITOLO TERZO L’età vittoriana L’età vittoriana viene considerata come una sorta di involuzione rispetto alla Rivoluzione Industriale. Quanto alla componente “produzione”, accanto ai lavoratori industriali, c’è una classe di produttori meno dotata di spirito imprenditoriale, il lavoro del’artigianato venne sostituito dalla meccanica, cioè grazie alle nuove macchine i fabbricanti lanciavano sul mercato molti articoli a buon prezzo impiegando lo stesso tempo e lo stesso costo. In seguito fu affrontato il problema del “progetto” che va inteso dal modo di disegnare oggetti fabbricati a macchina. Alcuni intellettuali preoccupati dei risultati della produzione promuovono una serie di iniziative: associazioni artistico industriali, comitati per consultare industriali e artigiani, ma soprattutto vennero istituite scuole di disegno a Londra, Manchester,ecc. Protagonista di queste iniziative fu Henry Cole, il maggiore esponente della cultura vittoriana. Egli afferma una nuova figura di artista-fabbricante, fonda il periodico “Journal of Design and Manufactures” artefice della grande esibizione del 1851. I principi di Cole erano due: il primo riguardava il concetto di funzionalità; il secondo era l’esigenza di introdurre l’insegnamento del disegno nelle scuole elementari. Uno dei suoi amici Owen Jones sostiene che “il fondamento di tutte le cose è la geometria” e i colori che vanno usati sono: l’azzurro, il rosso, il giallo. Un altro progetto quello di William Morris è quello di un riformatore integrato alla classe dirigente, agli imprenditori. Fu tra i principali fondatori del movimento delle Arts and Crafts; è considerato precursore dei moderni designer ed ebbe una notevole influenza sull'architettura e sugli architetti del suo tempo. Da molti è considerato il padre del Movimento Moderno, sebbene non fosse architetto egli stesso. Nonostante Morris non divenne mai un architetto professionista, il suo interesse nell'architettura fu profondo e persistente. In questo suo interesse trovò naturalmente un alleato in John Ruskin ed in particolare nelle sue opere Le pietre di Venezia (The Stones of Venice) e Riguardo al gotico(On The Nature of Gothic). La Red House (Casa Rossa) di Upton, nel Kent, dai lui arredata ma realizzata dall'amico architetto Philip Webb nel 1859 è considerata da molti, per la semplicità domestica dei volumi, con l'abbandono dei canoni classici, la prima opera anticipatrice ed avente i caratteri dell'architettura Moderna. L'architettura ebbe inoltre un'importanza rilevante nell'avvicinamento di Morris al socialismo. Morris può essere considerato il padre del Disegno industriale. Nonostante osteggiasse fortemente il lavoro in serie, infatti, fu uno dei primi artisti a disegnare motivi decorativi affinché artigiani e professionisti li utilizzassero nella loro opera: tra i suoi lavori più noti, la decorazione della Oxford Union Library tramite pannelli, tappezzerie ed affreschi a soggetto medievaleggiante (principalmente tratti dal poema di Thomas Malory Morte di Artù). Un apporto significativo di Morris fu la riforma delle arti applicate perché in esse si spendevano più energie e si concentrava l interesse delle persone. La sua popolarità si deve alla sua arte che si dichiarò “del popolo e per il popolo”. Per quanto riguarda l’evoluzione del gusto in Inghilterra nacque come Liberty che si avvalse di molti seguaci di Morris per la produzione di oggetti moderni. Il carattere primario del Liberty fu il valore strutturale della linea, continua, fluida, zigzag o “colpo di frusta”. Esso fu lo stile grafico per eccellenza, nacque in Gran Bretagna e riunì i migliori progettisti del tempo. Uno dei disegnatori fu Dresser che disegnò molti oggetti d’uso in metallo, vetro e ceramica, egli credeva nella formula “verità, bellezza, energia”. Egli era dotato di sensibilità artistica che rendeva elegantemente plastici e i suoi pezzi. Egli ha dato vita all’Industrial Design. Nel suo complesso il progetto dei vittoriani inglesi passò all’estero con la dizione di Arts & Crafts (movimento che rifiutava ogni forma di riproduzione industriale e meccanica degli oggetti). Al di la delle differenze tra Cole e Morris, entrambi riconoscono la preferenza per le arti applicate rispetto alle altre. Per la componente “vendita”, trova il suo punto centrale nella Great Exhibition del 1851. L’iniziativa della prima esposizione si deve a Henry Cole. Queste grandi esposizioni erano il prodotto della concezione liberale dell’economia. L’edificio che ospitò l’esposizione fu il Crystal Palace che fu eseguita da Paxon, la sua importanza non fu solo di natura architettonica, esso era frutto di un disegno industriale fatto di vetro e ferro, con un’accurata programmazione di tempi e di calcoli e di pezzi eseguiti a macchina da vari stabilimenti industriali. Esso fu usato per la “Great Exhibition” del 1851 dove furono messi in mostra opere di ogni genere di produzione artigianale. Essa aveva colpito perché i prodotti esposti erano stati definiti “deprimenti”, di “cattivo gusto”, senza considerare alcuna bellezza. Anche Morris definì il tutto “ stupefacentemente brutto ”. Morris era colui che era in grado di fare qualunque decorazione e secondo lui gli articoli prodotti dagli uomini moderni erano tutti brutti, rifiutavano l’intervento della macchina nella produzione delle cose. In questa esposizione parteciparono diverse Nazioni quali: Francia, Belgio, Austria, Stati Uniti, Inghilterra, ecc. La prima fu proprio fatta dagli Stati Uniti con l’esposizione di macchinari. La seconda fu l’Inghilterra con la locomotiva di Crampton. Furono anche esposti macchinari della mietitura, gruppi scultorei e oggetti molto strani che colpirono la curiosità delle persone. Bisogna dire che la Great Exhibition fu il primo vero incontro tra la cultura del design e il pubblico. Maurizio Vitta dà come inizio del design proprio il 1851, con la Great Exhibition nel Crystal Palace. Caratteristica del Design è il concetto di bellezza non tralasciando però la funzionalità. Ma è il 1900 il secolo in cui il Design è trionfato infatti anche Le Corbusier disse che l’architetto deve giudare e trasformare il mondo , non deve però perdersi nelle decorazioni, “la bellezza è l’utilità delle cose”. Il Caso Thonet A metà dell’800 un posto di grande rilievo nella storia del design spetta a Michael Thonet, la cui produzione soddisfa pienamente i quattro parametri del design. Il carattere esponente dei mobili di Thonet ha origine da un’invenzione tecnica che consiste nell’inumidire elementi di legno per poterli piegare. Questa idea nacque per restituire al legno, grazie al vapore, la sua elasticità, per sagomare i pezzi. Thonet nacque in Prussia,aprì un piccolo laboratorio di falegnameria specializzato in pavimenti. Poi ottenne brevetti in altre parti d’Europa e si aprirono altre aziende con la produzione delle sue famose “seggiole modello 14”. Thonet non produsse solo sedie ma una vasta gamma di altri mobili, tavoli, tavolini, poltrone, divani, tutti “mobili sostenitori”. I mobili di Thonet hanno resistito anche alle variazioni della moda e sono stati acquistati da ogni classe sociale, egli ha il vantaggio di essere il fabbricante di mobili che ha conseguito il successo maggiore. I Mobili Brevettati Nell’Europa del ‘700 si sperimentano costruzioni di mobili leggeri e pieghevoli, con un minimo ingombro, questo perché si volevano realizzare mobili confortevoli per l’uomo, ma nello stesso tempo che occupassero poco spazio. I mobili brevettati ebbero la loro origine dalla necessità delle persone di avere un certo confort senza riempire la casa di mobili, per esempio una poltrona che può trasformarsi in divano. Questo fenomeno si ripercuote sulla produzione industriale. Questo è il caso della seggiola Wilson che fu uno dei primi modelli di poltrona da invalido in un arredamento domestico. Essa fu dichiarata la migliore poltrona del mondo intero, essendo una combinazione di poltrone da salotto, fumo, reclinabile, da riposo o da letto, regolabile in qualunque posizione. CAPITOLO QUARTO Germania –USA 1900-1929 Una Nazione-Azienda Nel primo 900, la Germania, per tutto ciò che riguarda le invenzioni, lo spirito imprenditoriale, cioè la produttività si rifà al modello degli Stati Uniti. Cosi la storia del design tedesco è intrecciata alla storia dell’industria americana. Una prima testimonianza dei contatti con l’America si ha quando Franz Reuleaux scrive un reportage di 10 lettere su come la Germania si è rifatta all’Usa per quanto riguarda i rapporti industriali. Nella decima lettera si raggiunge il punto più importante perché dice che l’industria tedesca deve utilizzare la macchina per sostituire la mano dell’uomo al vantaggio del prodotto, e deve utilizzare l’abilità del lavoratore per la finitura dei prodotti. Dopo varie iniziative che miravano ad inserire la Germania nel mondo della produzione industriale fra le industrie che adottarono la lavorazione meccanica, nacque la Werkbund, un’associazione di architetti ed artigiani industriali. Il creatore fu l’architetto H.Muthesius che venne inviato a Londra con il compito di studiare l’architettura e il movimento delle arti applicati inglesi. Lo scopo era di riunire industria e arti applicate avvenuta durante lo sviluppo economico, proponendo una nuova cultura del lavoro industriale, dove per ogni progetto dovevano essere analizzati i costi di produzione, la qualità artigianale, le modalità e i tempi di produzione. Fra l’altro un altro scopo era quello di mettere la Germania al passo con lo sviluppo industriale di Inghilterra e Stati Uniti. La W. pur prendendo spunto da Morris e dal movimento inglese Arts & Crafts che esaltava le arti applicate e il lavoro artigianale, se ne distanziò puntando sull’industria. La W. rappresenta una parte importante nello sviluppo dell’architettura moderna e del disegno industriale, in particolare nella successiva fondazione del Bauhaus. Effetto positivo del W. e che grazie ad esso e alla presenza importante dell’industria si parla di “industrial design”. Secondo le idee di Behrens il disegno industriale deve trovare propri effetti nella semplicità delle singole parti. Secondo Argan la vera tecnica dell’artista è la tecnica del progettare, tutta l’arte neoclassica è progettata. Naturalmente la componente “produzione” nel rapporto Germania-USA fu agevolata dalle tante invenzioni, tra le più importanti ricordiamo: la macchina da scrivere, la dinamo, la plastica, il frigorifero, la lampadina, la radio, il cinema, ecc. Però c’era sempre una differenza tra Germania e Usa per quanto riguarda la meccanizzazione, la prima meccanizzava i mestieri semplici e la seconda i mestieri complessi. Il contributo del W. è stato fondamentale per la cultura del Design, collegate alla nascita dell’industria dell’elettricità (AEG) e quella automobilistica (FORD). L’AEG L’industria dell’elettricità (AEG), produceva articoli del tutto nuovi, legati all’energia elettrica per l’illuminazione, il riscaldamento e l’alimentazione dei motori elettrici. Basilare in questo campo è la lampadina ad incandescenza. Dopo un anno dalla sua fondazione l’AEG inizia a produrre la dinamo, motori elettrici, cavi e tutti gli accessori adatti alla produzione elettrica, cosi l’azienda arricchisce il suo catalogo con ogni tipo di prodotto, ma lo sviluppo dell’azienda fu dovuto all’intervento di Behrens che fu chiamato come consulente artistico. Egli si interessava di disegnare alcuni tipi di lampade, ma gli fu affidato principalmente il settore della pubblicità, infatti egli ideò una serie di opuscoli, manifesti e bollettini di informazione nonché progetto vari padiglioni e stands espositivi grazie ai quali l’AEG si sviluppò notevolmente. I prodotti venivano accolti da tutti e si producevano in larga scala. Il Caso Ford Fra tutti gli eventi più significativi della storia del design anche quello di Henry Ford fu importante. Figlio di agricoltori già in età giovanile costruì da solo un primo modello di automobile e qualche anno dopo fondò la “Detroit Automobile Company” e poi la “Ford Motor Company” che divenne presto la maggiore fabbrica del mondo con più di 200.000 dipendenti. Grazie alla sua attività di designer, Ford non pensa alle oscillazioni del gusto , ma a un modello perfetto, si attiene al rapporto utilità-bellezza. Egli diceva che ogni pezzo doveva essere lavorato bene, in maniera robusta e doveva durare nel tempo. E questo fu il caso del suo prodotto più famoso, l’automobile Modello T, costruita con materiali di grande resistenza e per la sua fabbricazione venne introdotta la linea di montaggio nell’industria automobilistica. Prima di questo modello la costruzione di un auto veniva fatta utilizzando un gruppo di operai, ma questo portava alla perdita di tempo, cosi coi sistemi dei nastri trasportatori e le gru mobili adottate successivamente si accorsero che nel giro di pochi anni si riduceva tempo e lavoro manuale realizzando più automobili. Il merito di Ford fu di rendere l’automobile un articolo per tutti e non solo per i privilegiati. Nel 1923 la General Motors presentò la coloratissima Chevrolet in competizione con la Ford, fu cosi che Ford introdusse sul mercato il Modello A con uno stile più elegante e più preciso. Oltre alle automobili egli costruì anche trattori, motori di aviazione jeep, di carri armati, ecc., ma a lui si riconosce che è stato il primo a capire come andava affrontata la concorrenza. La Wiener Werkstatte La Wiener Werkstätte è una ditta fondata nel 1903, in Austria da Josef Hoffmann, Koloman Moser e un banchiere finanziere collezionista d’arte di nome Fritz Waerndorfer. Questa raccoglie le arti dei movimenti precedenti. Rielabora un nuovo classicismo, portando alla nascita il protorazionalismo. Si associa l’artigiano all’economia, ispirandosi all’Art and Crafts inglese. Hoffmann e Moser nel 1905 ne fondano il programma: Stretto rapporto con il pubblico, il progettista e l’artigiano Produrre oggetti di uso domestico, semplici e di qualità La concezione primaria è la funzionalità Eccellente qualità della lavorazione Quando sarà il caso aggiungere ornamenti. La produzione di questa ditta era volta verso tessuti, ceramiche, gioielli, mobili, cartoline postali. Non bisogna fare la produzione a basso prezzo poiché questa va a scapito dei lavoratori e dell’esistenza degna dell’uomo. · Era formata da 100 operai, pochissimi di loro erano artigiani di mestiere. Entrarono a far parte della ditta i maggiori artisti di Vienna, e gli alunni cui Moser e Hoffman insegnavano nella loro scuola. L’obiettivo era di avere più esperienze possibili di artisti ed oggetti, legati a un unico stile. Hoffmann con le sue opere riusciva a produrre con le stesse forme due oggetti completamente diversi. Uno dei progetti più importanti fuori dell'Austria è il Palazzo Stoclet a Bruxelles di Josef Hoffmann. La Wiener Werkstätte è perfettamente attrezzata di tutto ciò che serve all’impresa, la macchina non domina ma aiuta l’uomo: non è lei a dominare la fisionomia dei prodotti ma lo spirito creativo spetta alle mani dell’artista. Si utilizzano le energie e la creatività dei giovani, formati nella scuola dei due maestri fondatori. Il maggior talento di Koloman Moser era la grafica: i cartelloni pubblicitari e il marchio di fabbrica rispondevano benissimo alla fase commerciale che aveva la ditta. La Weiner Werkstätte partecipò a quasi tutte le Expo che si tennero, dall’anno della sua fondazione fino al suo fallimento. Iniziarono ad aprirsi le prime filiali e punti vendita in tutto il mondo: finirà per influenzare lo Styling americano. Moser insisteva a lavorare solo su progetti commissionati, come un libero professionista. Seguirono inoltre la linea delle Mostre: i prodotti realizzati dalla Wiener Werkstätte venivano esposti nei negozi, sui cataloghi, nelle Expo, per aumentare i compratori. Anni dopo Moser si dimise poiché per lui l’attività non era più quella di una volta, dipendeva troppo dal gusto dei committenti nonostante loro non avessero idea del prodotto che volevano. Lui non capiva che la sua politica di lavoro artigianale non sarebbe mai arrivata a un largo pubblico, poiché il lavoro manuale era troppo costoso e non tutti potevano permetterselo. Il dovuto successo della Weiner Werkstätte fu essenzialmente grazie alla borghesia: i prodotti di lusso che la ditta produceva ebbero un grande successo. Il design della ditta era famoso poiché essenziale e semplice, nonostante fosse di gran prezzo. Il Bauhaus . La Scuola di Arti Applicate di Weimar, grazie a Walter Gropius, indirizza i suoi programmi didattici sui temi della progettazione e della realizzazione dei prototipi in laboratorio dove viene verificata la loro fattibilità, funzionalità ed economicità. Dal 1922 per volere di Gropius la scuola prende il nome di Bauhaus, cioè loggia degli operatori artistici. Gropius riesce a coinvolgere i personaggi che sono più all'avanguardia europea e dai vari corsi uscirono modelli e oggetti che hanno segnato la storia del Razionalismo e dell'Industrial Design. Questi prodotti sono pensati per un ampio e popolare consumo, infatti vengono cercate le soluzioni più funzionale facilmente irrealizzabili dall'industria. Essa era una scuola pubblica e democratica con forte frequenza femminile in cui allievi e docenti studiano, vivono e lavorano insieme, ciascuno porta le proprie esperienze, ciascuno insegna e impara. Concezione culturale e fondata su esperienza pratica, confronto idee, voglia di fare arte utile, che sappia venire incontro ai bisogni gente. Caratteristiche dell'insegnamento sono la convivenza tra insegnamento teorico e pratico, durante il corso triennale lo studente studia contemporaneamente sotto la guida di due maestri: un maestro artigiano e un maestro di disegno. Quest'idea di partire con due differenti gruppi di insegnati fu una necessità, perché non era possibile trovare né artisti in possesso di sufficienti conoscenze tecniche, né artigiani dotati di sufficiente immaginazione per i problemi artistici. I modelli messi a punto nei laboratori vengono riconosciuti come validi dagli industriali che concedono al Bauhaus contratti con brevetti, procurando in tal modo entrate e reddito assicurati, al fine di pagare gli studenti. Nel campo del progetto in ogni laboratorio c’era la presenza di un’artista dirigente con un tecnico pratico. I segni del Bauhaus si risentirono nelle varie officine, quelle dei metalli, quella di ceramica che segna un evoluzione progettuale. Anche nelle falegnamerie c’è l introduzione del tubolare in acciaio per la lavorazione di alcuni mobili come le sedie che rivoluziona lo stesso lavoro di falegnameria, e l’oggetto che mostra questi cambiamenti è la poltrona in tubi d’acciaio nichelati, disegnata da Breuer, questo modello diventato un simbolo del Bauhaus fu progettato al di fuori. Il secondo modello è la sedia di Mies che si differenzia dal precedente per i 2 tubi montanti a semicerchio. Il terzo modello si deve a Breuer per il suo unico tubolare metallico curvato che fa anche da sostegno ispirati a Thonet con la superficie di vimini. Un’altra evoluzione ci fu per le lampade, si tratta di oggetti fatti con una parte di vetro sferica e da uno o più tubolari sottili, oggetti che sono fatti come complementi da arredo. Anche l’officina della tessitura presenta modelli nuovi, infatti per la lavorazione dei tappeti furono usate delle trame più adatte all’arredamento e i telai furono meccanizzati. In conclusione possiamo dire che Gropius ha più volte affermato che non esiste uno stile Bauhaus, ma la razionalità, l’esattezza crearono una specie di stile, che fu molto importante nella sezione Design. Il Caso Di Ulm La scuola di Ulm ("Hochschule für Gestaltung", ossia "scuola superiore di formazione", di Ulm) è stata una scuola di progettazione grafica e di disegno industriale che ha raccolto nel secondo dopoguerra l'eredità delle scuole tedesche (Bauhaus) e sovietiche(Vchutemas), nate negli anni venti e trenta per l'esigenza di dare un carattere scientifico e accademico alla professione di progettista. La scuola fu fondata nel 1954 da Inge Scholl-Aicher grazie a sovvenzioni statunitensi, e funzionò fino al 1968. Inizialmente fu diretta da Max Bill, architetto e grafico, progettista della sede della scuola, ex allievo del Bauhaus e ancora legato allo spirito del funzionalismo. La direzione passò poi a Tomás Maldonado, il cui obiettivo fu quello di sviluppare un'impostazione linguistico-informativa piuttosto che plastico-formalista: la scuola di Ulm, oltre a curare l'aspetto tecnico-scientifico del disegno, svolse infatti ricerca nel campo della comunicazione visuale e scritta. La scuola fu in seguito diretta dal critico Gert Kalo e poi dal grafico Otl Aicher. La scuola ripropose la conciliazione di forma e prodotto del Bauhaus, arrivando a coinvolgere maggiormente la corporate image, ovvero coordinando il disegno del prodotto con l'immagine dell'azienda, senza prescindere dallo studio del marchio. La didattica prevedeva, oltre a laboratori incentrati sull'acquisizione di un sapere pratico, lezioni teoriche che fornissero agli allievi un bagaglio culturale adeguato. Tra le materie alcune erano del tutto nuove all'interno di una scuola del progetto,per esempio teoria dell'informazione, semiotica, ergonomia. Tomàs Maldonado, progettista ma soprattutto teorico e docente, che fu a lungo direttore della scuola, riteneva che il mestiere del progettista fosse quello di un intellettuale tecnico che ha un importante ruolo sociale da cui derivano responsabilità nei confronti della collettività. Da cui la necessità di una forte impronta etica e di una base culturale ampia e solida. CAPITOLO QUINTO L’Art Decò e Le Corbusier L’ Art Déco è stato un fenomeno del gusto che interessò il II e il III decennio del secolo XX , riguardò le arti decorative , visive, architettura e moda. L’ expò di Parigi vide trionfare molte categorie dall’ebanisteria agli accessori moda. Parigi restava il centro del buongusto , ma l’Art Deco nacque grazie a Poiret stilista con molti interessi che portò una riforma estetica dell’ambiente moderno. Il termine Art Dèco fu rivalutato negli anni 60 grazie alle prime opere del principale esponente Hoffmann con un astratto geometrismo, con le prime opere della Wiener Werstatte . - Con le forme cristalline e sfaccettate del cubismo e del futurismo; - I colori del fauvismo; - Motivi e forme di animali, i cristalli; - Innovazioni tecnologiche; - Industria della moda; oltre a queste fonti l’Art Dèco fu caratterizzata dall’uso di materiali come l’alluminio, l’acciaio, lacca e legno ecc. l’Art Dèco fu uno stile sintetico, però aerodinamico, fu però uno stile molto popolare per gli interni del cinema e delle navi. Alcuni storici la considerano come alternativa del modernismo o movimento moderno in architettura. Tale movimento prese nome e notorietà dall’Esposizione Internazionale delle arti decorative tenutasi a Parigi nel 1925 dove era presente una tra le figure più influenti della storia dell’architettura: Le Corbusier, che viene ricordato come maestro del movimento moderno, egli è stato uno dei padri dell’urbanistica di oggi. Nel suo testo storico tocca i cinque punti dell’architettura moderna: - I pilotis (pilastri) che servono a reggere un edificio; - Il Toit Terrasse (tetto a terrazza) cioè una specie di tetto giardino che dà il verde all’uomo; - Il plan libre (pianta libera) uno scheletro che serve all’architetto per costruire in tutta libertà; - La facciata libera cioè libertà di creare facciate; - La finestra a nastro che taglia la facciata in tutta la sua lunghezza. Questi punti servirono per la villa Savoie a Parigi. Il principale contributo di le Corbusier fu di aver concepito la costruzione di abitazioni fatti per l’uomo e costruiti a misura d’uomo. Secondo Le corbusier l’art Decò produceva oggetti, mobili come protesi senza ornamento e rivaluta il mobile metallico passandolo nelle case, non considerando più il legno come elemento fondamentale per i mobili. La visione del mondo di le Corbusier stà nel fatto che lui vede la casa come un prodotto industriale per abitare fatti a misura d’uomo seguendo i suoi canoni. I suoi metodi consistono nel classificare tutte le attività umane: vivere, lavorare, avere cura del proprio corpo e della propria mente. CAPITOLO SESTO L’industrial Design Negli Usa La storia del prodotto industriale ha avuto in America uno sviluppo più rapido rispetto agli altri paesi, infatti è in America che nel 1920 viene coniata l’espressione “Industrial Design” per indicare la rappresentazione di tutti quegli oggetti che richiedono una accurata progettazione, ed è sempre in america che negli anni trenta nasce la professione di designer. Lo Streamlining Nel campo del disegno industriale il termine Streamlining (o Streamline o Styling) indica il movimento di progettazione più significativo nell'ambito della cultura tecnica statunitense. Le linee che caratterizzano lo Streamlining sono originate dagli studi che si sviluppano a partire dagli anni '20, anche grazie all'invenzione della galleria del vento. Tale movimento deve il suo nome alla ricerca delle forme aerodinamiche. Per molti anni da allora la parola "aerodinamica" viene usata nel linguaggio popolare al posto di "moderna". Lo streamlining fu utilizzato per la prima volta agli inizi del XX secolo per migliorare le prestazioni di aerei, locomotive, automobili, alle alte velocità. Negli anni trenta molti designer industriali usarono lo streamlining, più che per ragioni di funzionalità, per dare agli oggetti forme più eleganti e seducenti che allettassero maggiormente il consumatore. Successivamente al crollo della borsa di Wall Street i produttori americani preferirono migliorare o riprogettare i prodotti già esistenti sul mercato in modo da farli sembrare nuovi. Molti designer utilizzarono la bachelite per la realizzazione dei loro progetti, un materiale plastico termoindurente molto adatto allo stampaggio di forme affusolate. Nel 1934 il frigorifero Coldspot divenne il primo oggetto ad essere commercializzato più per il suo aspetto estetico per le sue prestazioni. Nello stesso anno esce una degli oggetti di design industriale più significativi della storia dell'automobile: la Chrysler Airflow (ZSB), per la realizzazione della quale la Chrysler fece costruire una galleria del vento aziendale, sotto supervisione di Orville Wright. In Italia però studi aerodinamici in campo automobilistico erano già iniziati da molti anni, nel 1913 infatti la carrozzeria milanese Castagna Milano concepì un progetto di vettura dalla carrozzeria totalmente puntata sull'aerodinamica, progetto che venne successivamente prodotto da quella che è attualmente l'Alfa Romeo: l'ALFA 40-60 HP di Giuseppe Merosi. Uno dei rari casi di applicazione di questo stile in ambito nautico è l'MV Kalakala un singolare traghetto nato nel 1926 e tenuto in esercizio per il trasporto dei passeggeri nello stretto di Puget fino alla fine degl'anni sessanta. De Fusco disse che la cultura dello Streamlining è stata definita in senso peggiorativo quella dello Styling ed è stata collegata ad una strategia economica, nata per far fronte alla crisi del 1929.[senza fonte] Il fatto che lo Streamlining sia originariamente legato alla crisi del 1929 è una vecchia opinione da revocare in dubbio. « Come credere ancora che in un ambiente sociale totalmente sconvolto, con crolli finanziari, fallimenti di banche e milioni di disoccupati, la produzione industriale potesse dare un positivo contributo solo producendo oggetti di "migliore aspetto"? » International Style L'International Style è un termine che si usa per denominare la cosiddetta Architettura moderna, che si è sviluppata negli anni venti e trenta del XX secolo. Questo termine ebbe origine dal titolo del libro scritto nel 1932 da Henry-Russell Hitchcock e Philip Johnson in occasione della Mostra internazionale dell'architettura moderna che ebbe luogo al Museum of Modern Art di New York. Attualmente con il termine IS spesso sono ricompresi anche edifici realizzati nei decenni successivi agli anni '30. Nel 1932 Henry-Russell Hitchcock e Philip Johnson organizzarono presso il Museum of Modern Art una mostra intitolata The International Style(Mostra internazionale dell'architettura moderna), svolta ad illustrare i migliori esempi della produzione architettonica dal 1922 fino a quel periodo. La mostra fu seguita da un libro con lo stesso titolo e redatto dagli stessi autori; da esso e dalla mostra ci fu un lungo dibattito. Hitchcock e Johnson ritenevano che la produzione architettonica dell'ultimo decennio, con i suoi intenti razionali e formali, avesse ormai definito un vero e proprio stile che si poteva benissimo accostare agli stili del passato. Essi volevano rivendicare una valenza artistica per l'architettura. Essi giunsero anche ad indicare i tre principi base di questo codice-stile: - La concezione dell'architettura come volume, ovvero come spazio definito da piani o superfici sottili in contrasto con il senso della massa e della solidità. La composizione basata sulla regolarità piuttosto che sulla simmetria e su altri tipi ovvi di equilibrio Il gusto dei materiali, della perfezione tecnica e delle proporzioni in opposizione alla decorazione applicata. Ma l’esistenza di un International Style nel settore del design non si limita all’influenza dei mobili in tubolare d’acciaio ideati in europa , né alla presenza di insegnanti europei in America. Tipico il caso dell’ “Assembled Kitchen” cioè quell’organizzazione di mobili e attrezzi nota come “cucina americana”. Il problema fu posto da Catherin Beecher, fu sua l’idea di unificare l’altezza dei piano di lavoro al di sotto dei quali era disposta una serie di mobili bassi, destinati alle provviste, mentre alle pareti veniva sospeso una serie di mobili alti per piatti e stoviglie. Così la conformazione della cucina non diventa solo un problema di economia domestica ma rientra negli studi di architettura per la distribuzione e razionalizzazione della cucina stessa. Successivamente furono realizzati molte disposizioni a “L”, poi ad “U” ma perché si realizzi la vera cucina americana passarono molti altri anni. Il Furniture Design Il maggior esponente del Furniture Design fu Charles Eames che fu il primo disegnatore di mobili americano in campo internazionale. Le ditte considerate sono: la Herman Miller Furniture Company e la Knoll International. La prima è una piccola azienda diretta dai proprietari stessi che si distingue dalle altre imprese perché ritiene il Design una componente essenziale e ogni pezzo viene prodotto fino a quando non è più al passo coi tempi e può essere migliorato. La seconda ditta fu fondata da Knoll che inizia la sua attività con un piccolo laboratorio fino a diventare una grande impresa, entrambe le ditte provengono da un centro didattico: la Cranbrook. La scuola di Cranbrook fu fondata da Saarinen, il maggior architetto finlandese che unì architetti, artisti e artigiani per poter lavorare liberamente. Per quanto riguarda il progetto i mobili conservavano la propria individualità e il modello principale fu una poltrona ricavata da un unico pezzo che formava: sedile, schienale e braccioli con quattro sottili gambe. Successivamente pensa di rivestirla di stoffa. Per la componente <<produzione>> la poltrona precedente fu modificata con pezzi di pi allacciatura di legno e colla. Una differenza fra le due ditte sta nel fatto che, la prima produceva mobili contemporanei per lei mentre la seconda produceva i modelli che Mis Van De Rohe aveva progettato negli anni ’20. I prodotti della prima sono tali da poter stare da soli in casa come in ufficio, quelli della seconda sono meno concepiti come elementi di design. Per la componente <<vendita>> questi prodotti ebbero una spinta promozionale grazie al museo d’arte moderna di New York, anche se bisogna dire che i prodotti di tutte e due le ditte erano molto costosi, in quanto gravavano su di essi tutte le spese di macchinari e pubblicità, quindi pochi erano i compratori dei prodotti di Furniture Design. Le aziende Knoll e Miller occupano ancora oggi di tutto il mondo una posizione di rilievo, anche se con la diffusione dei Mass-Media e con lo sviluppo tecnologico la Knoll International si è dovuta adeguare. CAPITOLO SETTIMO Mobili e oggetti Scandinavi Per molti aspetti l’architettura e il design dei paesi scandinavi rientra nel Movimento Moderno. Un aspetto significativo del design di questi paesi nordici sta nella continuità della tradizione. Kaare Klint che diede origine allo stile moderno scandinavo cominciò ad emergere alla fine degli anni 20 e divenne popolare tra il 1930/45. Non avendo nessuna ambizione di apparire moderno, Klint incoraggiava i suoi allievi a studiare i modelli del passato , perché era convinto che “ gli antichi fossero più moderni di noi”. Egli trasse motivi di studio e di ispirazione dai mobili classici , da quelli del settecento inglese , egli voleva creare un oggetto di uso atemporale , uno strumento per abitare. In sintesi egli sceglie ed elabora tipologie del passato traducendole in un tempo moderno. Un aspetto importante della componente progetto fu che accanto agli esperti mobilieri, ai designers, c’erano anche gli architetti-designers e i mobili non uscivano da un artigiano meccanizzato, ma bensì da un contesto ambientale. Per la componente produzione, i mobili scandinavi non presentano innovazioni particolari, essi si fondano sulla tornitura del legno, fino a spingersi alla curvatura usata da Thonet. Un passo avanti fu adottato dalla ditta Hansen che ottenne dei diritti esclusivi x i mobili in tubo d’acciaio prodotti dalla Thonet . Poiché i mobili scandinavi producevano mobili con l’utilizzo del legno, bisogna giungere alle ricerche di Aalto sul legno compensato. Prima del compensato però bisogna dire che Aalto si ispira a Thonet , alle sedie di Breuer e poi studia il procedimento x la fabbricazione degli sci, fino a toccare il punto più alto del suo periodo, cioè la piegatura del legno non solo con il vapore, ma utilizzando l’umidità naturale del legno. Il più famoso modello realizzato con questa tecnica fu la poltrona del 1935, il cui sedile e schienale sono ricavati da un'unica lastra di compensato curvato, collegata a due strisce più spesse di legno laminato a forma di U. Ritornando ad Aalto assai significativa fu l’evoluzione dei suoi sgabelli, quelli degli anni 30 hanno il sedile circolare e i sostegni con solite bande di compensato; quelli degli anni 50 si aprono a ventaglio. L’ industria a che produce i mobili di Aalto è Artek. La componente vendita si base su esperienze significative, in base alle esigenze, alle richieste e al consumo, ma in definitiva bisogna dire che la produzione scandinava è in crisi. CAPITOLO OTTAVO Il Design Italiano Con l'espressione design italiano si fa riferimento a tutte le forme di disegno industriale inventate e realizzate in Italia, compresa la progettazione di interni, la progettazione urbana, il design della moda e la progettazione architettonica. In genere, il termine "design" viene associato all'età della Rivoluzione industriale, che in Italia arrivò con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, perché la condizione geografica e politica era frammentanta e il nostro paese era agricolo e arretrato.] Dopo l'Unità d'Italia, iniziavano a nascere le fiere di paese e poi di città, le esposizioni, la nascita di scuole specialistiche e di "alfabetizzazione grafica"[2]. Per esempio, nell'Esposizione italiana del1861 tenutasi a Firenze, viene sancito un carattere legato ai tessuti e ai prodotti alimentari, mentre quella di Milano del 1881 è incentrata sull'industria meccanica e le grandi costruzioni navali e ferroviarie; a Torino,. Nell'Esposizione dei Milano del 1906 la trasformazione industriale italiana è data dalle macchine utensili[3]. Due grandi passi avanti: la legge Casati sull'istruzione pubblica del 1859 e la fondazione, nel 1863, del Politecnico di Milano. Nel 1885 il panorama didattico italiano della "cultura applicata" era composto da "scuole d'arti e mestieri", "scuole di arte applicata all'industria" e "scuole speciali" che avevano indirizzi più specifici. In occasione dell'Esposizione Universale di Milano del 1906, la Società Umanitaria promuove un concorso per l'arredo della casa operaia, in quanto comincia a vedersi l'industria come strumento capace di rispondere ai bisogni di una classe operaia che per la prima volta si affaccia sul mercato del consumo[4]. Con l'Esposizione di Torino del 1902 si attuò un atto di allargamento internazionale della cultura del disegno italiana. Il Liberty italiano, però, aveva vari limiti, anche se spiccavano alcune eccezionalità progettuali come Carlo Zeno, Vittorio Ducrot, Eugenio Quarti, Carlo Bugatti ed Ernesto Basile. Intorno al 1910, l'Italia attua una svolta che è una delle caratteristiche del design italiano, ovvero la ricerca e sperimentazione, andando anche "fuori mercato". È in questo periodo che nascono la FIAT (1899), la Lancia (1908) e l'A.L.F.A. (1910, che diventerà Alfa Romeo nel 2007), anche se l'automobile rimane un mezzo sportivo e di lusso, almeno fino al 1912, quando viene costruita la Fiat Zero. In campo aeronautico, la cultura artigianale della costruzione delle scocche in legno sviluppata sin dal1879 da Enrico Forlanini, porta, nel 1909, al primo corso di aeronautica presso il Politecnico di Milano[5]. Per quanto riguarda l'aspetto agonistico, nel 1916 Gianni Caproni costituisce il consorzio Caproni-FiatAnsaldo. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, il prodotto industriale italiano, soprattutto nel campo dei trasporti, deve verificare la sua validità e durata, ma senza abbandonare la componente artigianale per favorire la produzione industriale. In questo contesto emerge la cultura progettuale del Genio civile. Nel periodo futurista Giacomo Balla e Fortunato Depero, nel 1915, redigono la proclamazione della Ricostruzione Futurista dell'Universo, che coglie al suo interno istanze di rinnovamento estese anche al mondo dell'arredo. È proprio di Balla la camera di bambini progettata e realizzata di suo pugno per la figlia Elica, a cui si accompagna, in seguito, anche un soggiorno ; entrambe le stanze sono decorate con la linea della velocità[6]. Il colore appare l'elemento dominante nel Bal Tic Tac di Roma (1921), mentre nella sala futurista alla Casa d'Arte Bragaglia gli arredi sembrano fuoriusciti dalle tele degli artisti, appunto, futuristi. Con Francesco Cangiullo si passa ad una concezione del mobile che abbraccia l'idea di abitare svelto, con tecniche costruttive veloci e semplici. La Casa futurista Zampini di Ivo Pannaggi, costruita tra il 1925 e il 1926 appaiono sintetizzati gli echi del De Stijl, piuttosto che un nuovo "interno futurista". Gli interni di Nicola Diulgheroff rivelano, tra il 1928 e il 1936, l'impiego del tubo di metallo cromato e curvato e influssi modernisti. Secondo Antonio Gramsci: « i futuristi hanno avuto la concezione netta e chiara che l'epoca nostra, l'epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme di arte, di filosofia, di costume, di linguaggio. » 1900 - 1930 Dopo l'entrata in guerra contro l'Austria, il 24 maggio 1915, le commesse statali all'industria nazionale crebbero in maniera esponenziale per rifornire l'esercito di cannoni, armi,mezzi di trasporto e vestiario: la produzione di automobili crebbe di oltre il 100%, arrivando a 20000 unità all'anno (nel 1914 erano 9500), e raddoppiò anche la produzione di energia elettrica. Anche l'industria siderurgica registrò un notevole aumento di richieste. Aumentarono anche gli aumenti di capitale delle azienda: per esempio, la FIAT aumentò il suo dai 17 milioni del 1914 ai 200 milioni del 1919, ciò nonostante il forte processo inflazionistico in atto[9]. In questo periodo la produzione è in gran parte controllata da pochi gruppi quali FIAT(con Giovanni Agnelli), Società Adriatica di Elettricità (con Vittorio Cini), Pirelli (con Alberto Pirelli) e la Falck (con Giorgio Enrico Falck). Tra il 1922 (anno della marcia su Roma) e il 1929 l'Europa e gli Stati Uniti stavano vivendo una situazione economica favorevole. Nel 1929 la produzione industriale registrò un incremento del 50% rispetto ai dati del 1922[10]. In questo contesto nascono iniziative per promuovere il disegno del mobile della casa, tra le quali la Biennale delle arti decorative promossa da Guido Marangoni del 1923 presso la Villa Reale di Monza. Nel 1922 nacque il movimento artistico Novecento, formatosi intorno al salotto di Margherita Sarfatti. Questo movimento artistico riguardava principalmente la pittura, ma ben presto andò ad influenzare la progettazione d'interni e di pezzi d'arredo. Tra gli esponenti di questa corrente troviamo gli architetti Giò Ponti, Giovanni Muzio, Giuseppe De Finetti, Alberto Alpago Novello, i pittori Mario Sironi, Achille Funi, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussing e Ubaldo Oppi e lo scrittore Massimo Bontempelli. Nel breve romanzo di Bontempelli 522. Racconto di una giornata del 1926, l'automobile (la Fiat 522) diventa soggetto letterario e, oltre che simbolo della nuova moderntà industriale[11]. Ad uno degli architetti qui sopra citati, Giò Ponti, in collaborazione con Emilio Lancia, si deve il progetto di arredi Domus Nova (1928-29) pensato per il grande magazzino La Rinascente di Milano, con l'intento mi rinnovare l'immagine dell'arredo e dei complementi per la casa medio-borghese[12]. La III Biennale di Monza del 1927 e la IV Triennale, tenutasi anch'essa a Monza prima del trasferimento a Milano, sanciscono il superamento dello stile rustico, facendo emergere gli architetti del Novecento quali protagonisti del nuovo arredo. [13] Per la V Triennale di Milano venne costruito il Palazzo dell'Arte ad opera di Giovanni Muzio. 1930 - 1945 Fino alla fine degli anni '20, la FIAT riesce a produrre 36000 unità all'anno, utilizzando come modello di produzione quello americano deltaylorismo. Questo modello di ispirazione si concretizzò con la Fiat 500 Zero A (1934), meglio conosciuta come Topolino, di Dante Giacosa[14]. È invece di due anni prima la Fiat 508 Balilla, auto di media cilindrata che contribuì all diffusione di massa dell'automobile inItalia. Già nel 1926 la Lancia Lambda era caratterizzata da una struttura tubolare leggera e da un alto grado di sperimentazione e qualità del prodotto. Restando nel settore meccanico, ebbero significativi sviluppi la Olivetti nel campo delle macchine da scrivere, la Magneti Marelli nel campo dei materiali elettrici e le prime radio, e la Necchi per le macchine da cucire. In particolare, la Olivetti venne fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, e vide un grande sviluppo sotto la direzione del figlio Adriano Olivetti. Nel1922 l'azienda produceva 2000 macchine da scrivere con 200 operai, ma già nel 1937 le maestranze raggiunsero le 1750 unità, per un totale di 27000 pezzi prodotti in un anno[15]. Nel 1935 nacque la Olivetti Studio 42, opera di Ottavio Luzzati, degli architetti Figini e Pollini e dell'artista Xanti Schawinsky, che cambiò radicalmente la forma della macchina da scrivere, sviluppandone il corpo in orizzontale e creando un prodotto meno voluminoso da utilizzare a casa come in ufficio. Tra i principali esempi di disegno industriale fu l'addizionatrice Summa del pittore Marcello Nizzoli. FIAT e Olivetti rappresentano dunque due riferimenti fondamentali nella storia del nascente design industriale italiano. Ma la grande depressione del 1929 produsse sull'economia e sulla società italiane provocò ripercussioni profonde e durature in Italia che determinarono sostanziali mutamenti a livello economico e politico. Lo Stato diventò proprietario di una notevole parte dell'industria e fondò, nel 1933, l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI). Il 1936 fu l'anno della VI Triennale di Milano, presso il nuovo già citato Palazzo dell'Arte presso il Parco Sempione. In questa occasione l'estetica razionalista si estende dall'architettura al campo dell'arredo diventando "stile"[16]. L'arredo cominciò anche a diventare un utensile proiettato verso la produzione in serie, tema che verrà affrontato in modo diretto nella VII Triennale di Milano. Nel decennio tra il 1930 e il 1940 il mobile in tubo cromato curvato venne assunto quale immagine di rinnovamento anche degli ambienti domestici. Tuttavia, la produzione di mobili in metallo rimase circoscritta a pochi esempi d'autore a causa, principalmente, del costo di realizzazione, che era il doppio rispetto ai mobili in legno. Inoltre, nel 1937 fu vietato l'impiego del legno, che sviluppò l'impiego delle leghe di alluminio più facilmente reperibili. Il mobile in tubo di acciaio rimaneva comunque utilizzato per edifici pubblici come scuole e ospedali, a cui si aggiungono il settore degli uffici pubblici e le Case del Fascio, come quella progettata a Como nel 1935-36 daGiuseppe Terragni dove si trovano pessi esemplari della storia del design italiano come la sedia-scagno o la sedia Lariana, ancora oggi in produzione. Pezzi esemplari per l'ambiente abitativo sono quelli di Gabriele Mucchi, come la chaise-longue regolabile del 1934. Sempre in questo periodo, l'industria del vetro, autonoma rispetto all'importazione di materie prime, brevettò una vasta serie di prodotti, tra cui il Termulux, il Vetroflex e i cristalli di sicurezza VIS e Securit[17], che, in occasione della VI Triennale di Milano, vengono impiegati in soluzioni sperimentali per arredi e oggetti. Questi anni segnano anche uno sviluppo del disegno delle radio, partendo dall'essenziale mobile radio grammofono di Figini e Pollini del 1933 all'apparecchio in vetro di Franco Albini del 1938, passando dal radioricevitore 547 a cinque valvole disegnato per Phonola da Luigi Caccia Dominioni, Livio e Pier Giacomo Castiglioni, presentato alla VII Triennale di Milano. Il 10 giugno 1940 l'Italia entrò in guerra. Nello stesso anno Gio Ponti abbandona la direzione della rivista Domus (fondata dallo stesso architetto nel 1928) per fondare la rivista Lo stile nella casa e nell'arredamento per Garzanti, che apre il tema della casa e dell'arredo a dimensioni più artistiche e libera. Un anno prima, Franco Albini definisce il soggiorno della propria casa, dove il prototipo della libreria in tensistruttura "veliero" del 1938 dialoga perfettamente con cassettoni e quatri d'epoca. 1945 - 1965: il Bel Design italiano L'Italia, come gli altri paesi europei, uscì dalla guerra trovando la supremazia degli Stati Uniti sul mercato mondiale; il governo americano riuscì a riunificare il mercato internazionale grazie ai massicci aiuti ricevuti dall'Europa (concretizzati in Italia dal Piano Marshall del 1947) e ildollaro divenne la moneta di riferimento e l'America lo stile di vita di riferimento per il mondo occidentale. Nel 1946 la Triennale di Milanoorganizzò la mostra RIMA (Riunione italiana per le mostre di arredamento), dove giovani architetti impegnati nella progettazione di singoli arredi o alloggi tipo furono invitati a partecipare: si trattava del BBPR, e degli architetti Ignazio Gardella, Carlo De Carli, Vico Magistretti eGabriele Mucchi, che proposero un repertorio di arredi producibili in serie e pensati per case minime con spazi sfruttati in modo razionale. Il 1947 è l'anno della VIII Triennale di Milano, dove la sezione sull'arredamento, diretta da Piero Bottoni, è curata da Franco Albini e Luciano Canella insieme ad Anna Castelli Ferrieri, Ettore Sottsass e altri. Dal 1948 quando, come d'oro internazionale 2011): osserva François Burkhardt (premio Compasso « gli intellettuali perdettero la battaglia con le elezioni del 1948, e con esse la possibilità di un cambiamento delle leggi fondiarie e di una riorganizzazione della collettività, gli architetti spostarono la loro attenzione sull'oggetto stesso, che divenne quindiportatore di significato e orientamento. » È da quest'anno che il made in Italy comincia a conoscere il suo successo a livello internazionale. Viene però brevettata due anni prima, nel1946, la Vespa V98 farobasso della Piaggio, dell'ingegnere elicotterista Corradino D'Ascanio, che sancisce l'inizio del successo de scooter, un nuovo mezzo di trasporto per gli spostamenti di breve/media distanza. È invece del 1947 la sua eterna rivale, ovvero la Lambretta dellaInnocenti, disegnata da Cesare Pallavicino e Pierluigi Torre. Design e trasporti Restando nel mondo dei mezzi di trasporto per il corto raggio, vanno necessariamente citati il Garelli Mosquito, un piccolo propulsore da applicare alla bicicletta, e la microvettura a tre ruote Isetta di Ermenegildo Preti, prodotta dalla Iso Rivolta nel 1953. Più tardi, nel 1955, Dante Giacosa disegna la 600 per la FIAT, per poi passare, l'anno dopo, alla Nuova 500, entrambi veicoli che vanno a sostituire la Topolino. Sono questi gli anni della motorizzazione di massa, che vedono incrementare i veicoli circolanti dalle 14 automobili ogni 1000 abitanti a un'auto ogni 17 abitanti nel 1962[19]. Nel 1956, sempre per mano di Giacosa, la 600 vide una significativa variante, la 600 Multipla, per una nuova abitabilità. Nel 1948 le Officine Meccaniche chiedono a Renzo Zavanella di rimettere in sesto una locomotrice leggera danneggiata durante la guerra. È in questa occasione che nasce l’automotrice Belvedere, sulla cui copertura è presente un'estensione volumetrica che diventa una sorta di belvedere panoramico con visale a 360° del paesaggio circostante. Rimanendo nel campo del design ferroviario, l'ETR 300, meglio noto comeSettebello (di Giulio Minoletti e prodotto dalla Breda a partire dal 1949), diventa il modello di punta delle Ferrovie dello Stato. Si arriva quindi ai veicoli per i viaggi aerei. Nel 1960 Ignazio Gardella progetta la prima calsse dei nuovi DC10 Alitalia, pensata come accogliente salotto per la classe borghese, con tavolino centrale e poltrone in pelle e boiserie in legno con quadri e litografie alternate alla grafica di servizio. Per quanto riguarda, invece, il trasporto navale, Salvatore Fiume disegna, nel 1953, le prospettive rinascimentali della sala soggiorno del transatlantico Andrea Doria (affondato il 26 luglio 1956), caratterizzato anche dal banco bar di Lucio Fontana. Invece, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti lavorano in chiave contemporanea sui grandi spazi della Leonardo da Vinci (1958-59). Design Ed Elettrodomestici Gli anni '50 segnano anche la crescita del numero degli elettrodomestici nelle case italiane: le lavatrici passano da 72000 unità nel 1957 a 262000 nel 1961, i frigoriferi passano dai 18500 del 1951 ai 370000 del 1957, fino ad arrivare ai 1529000 pezzi negli anni '60[20]. Visti questi incrementi di produzione, diventa emblematico il problema della forma anche nei settori tecnologici, e non più solo nell'arredo. Questo è documentato, per esempio, dalla produzione Olivetti per macchine da scrivere e calcolo, strettamente legata al nome di Marcello Nizzoli, che già dal 1935 aveva iniziato una collaborazione con questa azienda. È infatti di Nizzoli la macchina da calcolo elettrica Divasumma (1956). Sempre di Nizzoli è la macchina per cucire Mirella, disegnata per la Necchi nel 1957. Gli anni '50 sono il decennio della stupefacente crescita della diffusione della televisione in Italia. Ed è proprio del 1956 il televisore Phonolo 17/18, disegnato da Berizzi, Buttè e Montagni, appunto per l'azienda Phonola, riprendendo la logica progettuale impiegata da Franco Albini per l'oggetto-radio (la tecnologia posta tra due lastre di cristallo nel concorso del 1938) e da Luigi Caccia Dominioni e i fratelli Castiglioni per il già citato radioricevitore 547 a 5 valvole del 1940. Nel 1953 nascono le lampade da terra Imbuto e Monachella disegnate da Luigi Caccia Dominioni, che disegnò nel 1958 la poltrona Catilina. La stagione del design del televisore è inaugurata da Pierluigi Spadolini con il suo Movision disegnato nel 1954 per RadioMarelli. Spadolini è poi seguito da Franco Albini e Franca Helg che nel modello Orion a 23 pollici per Brionvega del 1961 progettano uno schermo su basamento metallico in grado di trasformare l'immagine in soluzione sospesa, come un oggetto levitante a forte caratteristica espressiva[21]. Sempre per la Brionvega, Marco Zanuso disegna il modello potatile Doney con plastica trasparente che avvolge la parte tecnologica dell'apparecchio (soluzione che verrà ripresa nel 1998 dal britannico Jonathan Ive per l’iMac della Apple. Nel 1960 i fratelli Castiglioni disegnano l'aspirapolvere Spalter per l'azienda REM, un oggetto di dimensioni ridotte da portare a tracolla. Addirittura i carter degli scaldabagno diventano oggetto di studio per i designer, come per esempio quello che Alberto Rosselli disegna per l'azienda SIM nel 1957. Ma è nel mondo delle macchine per il caffè che il design della "pelle dell'oggetto" si impone in maniera esplicita, come nella Pavoni di Gio Ponti del 1949, disegnata per l'omonima azienda. È però a partire dal 1956 che si assiste a una nascita di nuovi modelli di macchina per il caffè, che enfatizzato il rito del caffè nei bar italiani; tutto questo ad opera dell'azienda La Pavoni in collaborazione con le riviste Domus e Stile e Industria. Si vede la nascita del modello Diamante, disegnato da Bruno Munari ed Enzo Mari per La Pavoni (1956). Siamo inoltre del decennio della crescita delle esportazioni di prodotti italiani all'estero: tra il 1951 e il 1961 queste crebbero del 259%[22]. Mostre E Premi Nel 1955 e 1958 a Londra vengono inaugurate due esposizioni del design italiano, mentre nel 1959 un'altra mostra viene organizzata aChicago dall'Illinois Insitute of Technology. In queste mostre il design italiano viene presentato in tutti i suoi aspetti, dalle moto alle automobili fino addirittura ai tralicci metallici della Edison per le linee elettriche ad alta tensione. Ma comunque il punto di riferimento principale per il design italiano rimane la Triennale di Milano, che nel 1954 arriva alla sua X edizione. In questo stesso anno viene istituito il Premio Compasso d'oro promosso dalla Rinascente, vinto in questa prima edizione da quindici designer, tra cui Bruno Munari per la sua scimmietta giocattolo ZIZI per la ditta Pigomma, Marcello Nizzoli per la macchina da cucire BU supernova disegnata per la Necchi e la macchina da scrivere portatile Lettera 22 della Olivetti. Nel 1954 Lucio Fontana introduce il giovane industriale del mobile Dino Gavina alla X Triennale per farlo incontrare con Pier Giacomo eAchille Castiglioni, Carlo Scarpa e Luigi Caccia Dominioni, con i quali produrrà alcuni tra i pezzi più importanti della storia del design italiano. L'XI Triennale di Milano (1957) ospita la Mostra internazionale dell'industrial design, patrocinata dall'Associazione per il Disegno Industriale(ADI), ma accato all'industrial design in Italia continuava a svilupparsi il disegno della casa e dell'arredo: è in questo stesso anno che Pier Giacomo e Achille Castiglioni annunciano il loro programma di commistione tra storia e modernità nella mostra Colori e forme nella casa d'oggi tenutasi presso Villa Olmo a Como. Gli anni '60 sono, tra le altre cose, gli anni che vedono la realizzazione di importanti opere architettoniche nel nord Italia: la Torre Velasca aMilano Ernesto Nathan Rogers e Enrico Peressutti, la Casa alle zattere a Venezia di Jacopo Gardella, il Museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo a Genova di Franco Albini, la Bottega di Erasmo a Torino di Roberto Gabetti e Amaro Isola sono solo alcuni esempi. Nel 1960 viene allestita la mostra Nuovi disegni per il mobile italiano presso l'Osservatorio delle arti industriali di Milano, durante la quale furono esposti ventuno bobili e dodici lampade di giovani architetti milanesi. Alcuni protagonisti di questa mostra sono Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Gabetti e Isola, Guido Canella, Virgilio Vercelloni, Umberto Riva, Giotto Stoppino, Lodovico Meneghetti, Leonardo Ferrari, Sergio Asti e Gae Aulenti. In questo periodo si trovano numerosi esempio della produzione di Achille Castiglioni: tra questi, lo sgabello Mezzadro e il sedile Sella(1957), la sedia Lierna (1960), la poltrona Sanluca (1960), la lampada Splugen Brau (disegnata nel 1961 per l'omonimo ristorante milanese), la lampade Arco, Toio e Taccia (1962), la lampada Luminator (1957). Ma di questo periodo sono anche opere di Cesare Cassina, come la sedia Carimate del 1959. 1965 - 1975 come già accennato, gli anni '60 vedono un pieno sviluppo del design italiano[23]. Vengono introdotti nuovi materiali nel settore del forniture design, come il poliuretano (sintetizzato già nel 1941 e utilizzato per le imbottiture), utilizzato da aziende come la Gufram e il suo celebrePratone e le plastiche (da ricordare il Premio Nobel per la chimica assegnato al tedesco Karl Ziegler e all'italiano Giulio Natta per "le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri"); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dell'arredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica. In questo periodo troviamo il vassoio Putrella di Enzo Mari (disegnato nel 1958 per l'azienda milanese Danese), la lampada Chimera, disegnata da Ernesto Gismondi nel 1966 per l'azienda da lui fondata due anni prima Artemide, la libreria Grifo, di Enzo Mari, disegnanta per Gavina e assemblabile all'infinito (1966); citiamo altre opere di Mari più recenti, quali il tavolo Frate (1973), il divano Daynight (1971), la sediaBox (1971). Nascono negli anni '60 anche opere che Ettore Sottsass disegna per Olivetti, come il computer Elea (1964), la macchina da scrivere Tecne 3e la macchina da scrivere portatile Valentine (1969). E il 1961 è l'anno della prima edizione del Salone Internazionale del Mobile di Milano. Nel 1958 Afra e Tobia Scarpa iniziano a lavorare nel campo dei vetri di Murano. Nel 1960 disegnano il divano con struttura in legno Bastianoper Gavina e il letto di metallo Vanessa. Nel 1970 vincono il Premio Compasso d'oro per la loro poltrona Soriana. Altri loro progetti sono i divani Coronado (1966) ed Erasmo (1973) e la lampada da terra Papillona (1975). Nel 1971 Cini Boeri disegna il divano Serpentone per Arflex, un divano composto da lamelle stampate in poliuretano accostate l'una all'altra. Il 1987 è invece l'anno della poltrona di cristallo Ghost (sempre di Boeri) disegnata con Tomu Katayanagi per Fiam. Altri designer di grande importanza sono Joe Colombo e Bruno Munari. Il primo si era formato presso l'Accademia di belle arti di Brera, aveva vinto due Compassi d'oro ed era un appassionato di musica jazz, mentre il secondo aveva fondato nel 1948 (insieme ad Atanasio Soldati,Gillo Dorfles, e Gianni Monnet) il Movimento Arte Concreta. Tra le opere di Colombo la microcucina Carrellone (1963), il Rotoliving (1969), il letto Cabriolet (1969) e la Total Furnishing Unit del 1971, che propone il tema della "capsula attrezzata" spostabile che dà vita al concetto di abitare compatto[24]. Sono invece di Munari ricordiamo la scimmietta in gommapiuma Zizì, ch gli fece vincere il Premio Compasso d'oro nel1954, la lampada Cubica, il posacenere Cubo del 1958 e l'Abitacolo del 1971. Nel 1968 ha luogo la XIV Triennale di Milano, dove emergono composizioni progettuali di avanguardia definite dal critico d'arte Germano Celant come radical design[25]. In questa avanguardia troviamo come protagonisti Ufo, Archizoom Associati, Franco Raggi, Gaetano Pesce e altri. Il radical design oppone al product design il "contro-design", come pratica teorica e progettuale in grado di «superare il discorso disciplinare del design, cioè la ricomposizione delle contraddizioni a livello formale, distruggendo proprio a questo livello l'abituale immagine del prodotto, negando l'elargizione di una correttezza formale in grado di appagare nei termini obsoleti del "buon gusto"»[26]. Nel 1972 Emilio Ambasz organizza al MoMA di New York la mostra Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems of Italian Design, dove vengono esposti arredi, televisori, radio, giradischi e lampade. In questa occasione nasce la Kar-a-sutra di Mario Bellini, che diventa il prototipo di ogni successiva monovolume. Ma la mostra del MoMA segna la fine della del design italiano policentrico, che andrà invece ad affermare il suo primato nell'arredo andando ad identificarsi, negli anni successivi, con il forniture italian design[27]. Il 1973 è l'anno della XV Triennale di Milano che presenta la mostra Mostra internazionale dell'industrial design curata da Ettore Sottsass eAndrea Branzi. Fu in questa occasione che Giorgio de Chirico compone la scultura I bagni misteriosi, che si trovava davanti al Palazzo dell'Arte (dove oggi è stata posizionata una copia, mentre l'originale è stato spostato al Museo del Novecento di Milano). È sempre di quest'anno la scultura Ettore e Andromeca di de Chirico, che oggi si trova a Osaka. 1975 - 1985 Nel 1976 viene fondato, grazie ad Adriana e Alessandro Guerriero, lo Studio Alchymia a cui prendono parte Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Lapo Binazzi, Franco Raggi e Michele De Lucchi. Un altro gruppo fondamentale per la storia del design italiano è stato il Memphis Group, fondato da Ettore Sottsass ne 1981, a cui aderiscono Matteo Thun, Michele De Lucchi, Andrea Branzi, Marco Zanini, Aldo Cibic, George Sowden e Natalie Du Pasquier, affiancati da architetti come Hans Hollein, Arata Isozaki e Michael Graves. In questo periodo va inserito il successo dell'azienda Alessi, fondata nel 1921 e che nel 1980 vede come presidente Alberto Alessi, il quale, nel 1983, chiama come consulente Alessandro Mendini: nasce la collezione Tea & Coffee Piazza e viene fondato il marchio Officina Alessiche oggi come allora produce edizioni speciali e serie limitate di prodotti, ma anche prodotti sperimentali. Vengono disegnati 11 servizi da tè e caffè pensati come piccoli edifici intorno a città-vassoi, rispettivamente da Aldo Rossi, Michael Graves, Hans Hollein, Charles Jenks,Richard Meier, Robert Venturi, Stanley Tigerman, Oscar Tusquets, Kazumasa Yamashita, Alessandro Mendini e Paolo Portoghesi. Ed è grazie a loro che Alessi diventa sinonimo di design post-moderno[28]. Un altro importante designer che ha lavorato anche per Alessi è il due volte Compasso d'oro Stefano Giovannoni, il quale disegna oggetti cosiddett "anfibi", ovvero nei quali cambia il rapporto tra allocazione e forma e, per esempio, un oggetto specifico dell'ambiente cucina diventa decorazione del soggiorno, come nel caso dello schiaccianoci che diventa scoiattolo o dei contenitori per sale e pepe che diventano due cinesini. 1985 - 2010 Dopo la crisi petrolifera, la struttura territoriale dell'industria italiana subisce varie modifiche: il triangolo industriale non è più l'unico protagonista assoluto dello sviluppo economico, ma piccole e medie imprese di Marche, Toscana, Emilia-Romagna e Triveneto iniziano ad introdurre lavorazioni moderne che vanno a miscelarsi con la tradizione artigianale. In questo periodo aumenta il numero di lavoratori del settore terziario, che per la prima volta va superare quello degli addetti dell'industria (46% contro 40%). L'inflazione scende dal 21,1% del1980 al 4,6% del 1987 e si ha un rilancio dell'attività industriale. È in questo contesto che il made in Italy diventa il protagonista del nuovo sviluppo economico: sui mercati internazionali la moda, il design e gli arredamenti italiani diventano il must del gusto.Ma realizzare buoni prodotti non bastava più: diventò necessario spettacolarizzare l'immagine aziendale. È così che nascono cataloghi e pubblicità che spesso tentano di trasformarsi in veri e propri magazine sul modello di Colors di Benetton curata da Oliviero Toscani. Nel 1985 Enrico Baleri introduce il designer parigino Philippe Starck (il più noto designer di fine millennio) ad aziende come Driade, Flos e Kartell. E Driade sarà tra le prime aziende italiane del forniture design, insieme a Baleri Italia, a darsi un carattere internazionale[30] grazieai contributi di designer di tutto il mondo. Sono di Starck la lampada Ara del 1988disegnata per Flos e lo spazzolino per Fluorcaril del 1989. Altri architetti internazionali impegnati in questo periodo nel made in Italy sono Borek Sipek, Jasper Morrison, Toshiyuki Kita, Hannes Wettstein, Hans Hollein, Patricia Urquiola, i fratelli Campana e le cosiddette "archistar" Zaha Hadid e Jean Nouvel per Alessi e Sawaya & Moroni, Frank Gehry, Michael Graves e Bob Venturi sempre per Alessi, Mario Bottaper Artemide e Alias, Herzog & de Meuron per Artemide. Un esempio fra tutti dell'apertura da parte di aziende a designer stranieri è quello della Cappellini, per la quale eseguivano disegni Shiro Kuramata, Jasper Morrison, Marc Newson eTom Dixon. Così come Driade che, sotto la regia di Enrico Astori, vedeva tra i suoi desiger Borek Sipek, Toyo Ito, Ron Arad e Philippe Strack. Sono degli anni '80 la poltroncina Doralice di Paolo Nava (1980), le sedie Teatro (1984) e Milano (1988) disegnate da Aldo Rossi insieme a Luca Meda, la sedia Tonietta di Enzo Mari (Compasso d'oro 1985), la lampada Costanza di Paolo Rizzato disegnata nel 1986 per Luceplan, il tavolo in marmo Rilievo del 1988 di Aldo Rossi e il servizio di posate Nuova Milano disegnato da Ettore Sottsass per Alessi (1987 - 1990), solo per citare alcuni esempi di design di questo periodo. Nel 1983, per la XVII Triennale di Milano viene organizzata da Franco Raggi e Francesco Trabucco la mostra Le case della Triennale, che vuole sottolineare l'apporto del design alla configurazione di spazi domestici. Tra i tanti partecipanti alla mostra, emergono in particolar modo Paolo Deganello e Alberto Magnaghi con la loro Casa in comune, protesa a favorire la socializzazione, e Michele De Lucchi con la Casa per le vacanze che vede, in una casa all'interno di un cratere di un vulcano spento, il discorso della frindly technology. Mentre Denis Santachiara propone, nella sua Casa onirica, il rapporto tra nuove tecnologie e spazio domestico. Nel 1987 François Burkhardt organizza l'esposizione Nouvelles tendences: les avant-gardes de la fin du XX siècle a Parigi, alla quale partecipano anche molti designer italiani. Design Nel Milanese Parlando del design italiano, è impossibile non parlare di Milano e della Brianza (storica culla della produzione del furnishing design made in Italy[31]). In questa zona nascono importanti fondi private equity come Charme (fondato da Luca Cordero di Montezemolo, con il quale ha potuto acquisire l'azienda di arredamento Poltrona Frau) e Opera del gruppo Bulgari. Parlando di design a Milano, non si può evitare di parlare del campo della moda, che vede per l'appunto Milano (seguita da Roma e, in minor misura, Firenze) come una delle sue capitali. E sono proprio alcuni stilisti che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede delle loro aziende ad essersi lanciati anche nel settore del design dell'arredo. Per esempio, Nino Cerruti ha acquisito e gestito un'azienda di primo piano nel furniture design made in Italy e Giorgio Armani ha dedicato un'intera collezione di arredi e accessori al settore della casa, mentre sono disegnati dallo stesso stilista anche gli interni del Burj Khalifa, grattacielo costruito tra il 2008 e il 2010 a Dubai. CAPITOLO NONO L’usa-e-Getta Con l’espressione usa e getta si indicano tutti quegli oggetti che sono economici e dopo ogni uso risulta più facile buttarli via che ripristinarli. Questa tecnica è comandate dal mondo dell’industria che muovendosi nel campo del progetto produzione vendita e consumo arriva proprio anche all’usa e getta. Si dice che l’informazione è la materia prima in ogni campo, compreso quello dell’architettura e del design. L’informazione è un elemento di conoscenza , che serve a trasmettere qualcosa agli altri. Anche nelle arti, specie in quelle applicate esiste un informazione , infatti l’autore attraverso le sue opere , lo stile, la forma e il contesto ci comunica il suo tempo, le sue idee e tantaltro. La pittura e la scultura x esempio sono rappresentative, mentre l’architettura e il design sono più conformative, cioè si interessano della forma, dell’oggetto della sua funzione e del suo volume, pur essendo rappresentative. Purtroppo la nostra società è basata sul consumismo e la tecnica delle industrie si basa sul fatto che tutto ciò che si produce deve prima o poi essere sostituito. I prodotti usa e getta sono economici, il loro utilizzo non richiede cura, occupano poco spazio, ma ci sono anche altre motivazioni x rendere un oggetto facilmente sostituibile, e cioè l’evoluzione tecnologica, il rifiuto di quella cosa perché ci fa ricordare qualcosa di brutto, il cambiamento del gusto, il passaggio della moda ecc. con il tempo forse abbiamo ridotto i consumi, ma purtroppo la tecnica dell’usa e getta non potrà mai finire perché è alla base della nostra economia , in quanto se non si buttano le cose non se ne possono produrre altre e quindi si bloccherebbe anche lo sviluppo economico. La cosa importante da stabilire è la durata di un oggetto, purtroppo questa varia a seconda dell’oggetto in considerazione. Per esempio un’opera d’arte ha un suo valore storico, economico e a volte anche affettivo,e questa è una delle caratteristiche del design, cioè valutare la qualità del prodotto. Per esempio le seggiole del Thonet di Mies van der Rohe sono mitici del loro tempo, ma sono di lunga durata perché vanno bene ancora oggi anche se l’industria ne produce di nuove. La durata del prodotto dipende anche dal successo che quel prodotto ha avuto sul mercato. Uno degli articoli usa e getta molto diffusi sul mercato sono gli oggetti di plastica, l’intera produzione del design è vasta se pensiamo dalla gamma dei contenitori o oggetti sosti tutori, trasportatori ecc. per la componente progetto ci riferiamo x esempio alle posate di plastica comunemente usate da tutti, per la produzione si dividono in due categorie : le termoplastiche che fondono e si ammorbidiscono con il caldo, e le termoindurenti che a contatto con catalizzatori o altri agenti chimici si induriscono. Anche in chirurgia le materie plastiche trovano il loro uso nelle operazioni chirurgiche x la sostituzione di arterie o altri usi. Per il problema della vendita, naturalmente i prodotti piccoli non hanno bisogno di molta pubblicità né di spazio espositivo, mentre x i prodotti grandi o di lusso quali auto, orologi c’è bisogno di locali di vendita e di showroom , per la componente consumo si tiene molto conto delle esigenze del pubblico. Comunque bisogna dire che tutto sommato tutto il design rientra nell’ambito dell’usa e getta , per esempio se si parla di oggetto d’arte che sia un mobile , nella maggior parte dei casi è prezioso, per cui si ritiene più giusto farlo restaurare quando è diventato vecchio anche se dopo il lavoro non avrà più le sue originarie caratteristiche , naturalmente si preferisce recuperarlo piuttosto che buttarlo via. Quindi gli articoli usa e getta restano quelli di poco valore insignificanti e di solito dall’aspetto brutto. Naturalmente non è il designer che stabilisce la durata del prodotto, magari aggiungendo delle decorazioni di qualità, ma dovrà essere cura di colui che fa il progetto del prodotto a renderlo utile e duraturo.