L'importanza del gioco nello sviluppo psicologico Secondo gli psicologi che studiano l’età evolutiva (l’nfanzia) il gioco è molto importante nello sviluppo cognitivo (cioè della mente) e sociale del bambino, perché nel gioco i piccoli esprimono se stessi e stabiliscono un rapporto con l'ambiente e con gli altri. Per le scienze umane, il gioco è un fenomeno di straordinario interesse, diffuso in tutte le epoche e in tutte le culture. Il gioco è di solito inserito nel tempo dello svago e del disinteresse, e considerato come l'opposto del lavoro. Però in tutto il mondo esistono dei veri e propri professionisti del gioco (si pensi, ad esempio, ai calciatori, agli scacchisti, e a tutti coloro che praticano uno sport a livello professionistico), così come esiste una vera e propria industria del tempo libero e del divertimento (con casinò, sale-gioco, lotterie, sistemi di scommesse ecc.), inoltre chi ha la passione del gioco ci mette tutto se stesso, con un impegno a volte superiore a quello con cui svolge il proprio lavoro. A tutte le età il gioco è sfida, competizione, imitazione, rischio. Per il bambino il gioco è la vita stessa e l’importanza del gioco nella vita infantile è riconosciuta da tutti gli studiosi dell’età evolutiva. LE TEORIE SUL GIOCO DEGLI STUDIOSI MARIA MONTESSORI: non riconosce al gioco un ruolo positivo nello sviluppo e nell’educazione del bambino. Il gioco per la Montessori è una deviazione nel percorso di crescita e di maturazione del bambino. Secondo Maria Montessori, se il bambino vuole giocare significa che l’attività nella quale è impegnato non gli piace, non lo coinvolge. Il gioco è un inutile spreco di energie al contrario del lavoro didattico. Per il bambino non è naturale giocare ma “lavorare”, fare attività utilizzando materiali didattici preparati dall’educatore. DONALD WINNICOTT: il gioco è un’esperienza “transizionale”: abbatte le barriere tra interno ed esterno, tra io e mondo. Il gioco è un campo di prova per la creatività e la fantasia. JEAN PIAGET: mette in relazione il gioco con lo sviluppo cognitivo. Ogni età ha i suoi giochi tipici. Verso i 18 mesi compare il gioco simbolico: significa giocare “a far finta di”, ad esempio, andare a cavallo su una scopa, o fare la mammina con le bambole. Questionario 1. Cosa pensano gli psicologi dell’età evolutiva del gioco? 2. Solo i bambini amano giocare o anche gli adulti giocano? 3. Cosa pensa Maria Montessori del gioco? 4. Secondo lo studioso Winnicott il gioco è un’esperienza transizionale: cosa significa? 5. Cosa significa gioco simbolico secondo Piaget? 6. Quali erano i tuoi giochi preferiti da bambina? Cosa hai imparato, secondo te, giocando?