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lezione 3- ACIDI E BASI

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Sistemi inorganici in biologia
9/03/2021
Gli acidi sono le sostanze che rilasciano ioni H+
e le basi sono le sostanze che legano gli ioni H+.
Acidi e basi sono fondamentali quando si
analizza una proteina perché è estremamente
ricca di amminoacidi con catene laterali acide o
basiche. Le catene laterali acide sono quelle
associate agli acidi (glutammati e aspartati)
mentre le catene laterali basiche (lisine,
istidine). Paradossalmente le catene laterali
acide sono quelli che danno le cariche negative
(perché sono deprotonati e sulla superficie c’è
COO-) mentre gli amminoacidi basici ci danno
le cariche positive (perché protonate sull’NH2 a
formare NH3+).
La presenza di questi aa carichi è essenziale sia
per la solubilità delle proteine che per il riconoscimento del partner biomolecolare con cui devono
reagire.
Generalmente gli H+ che si muovono dentro a un sito attivo si spostano perché ci sono delle molecole
d’acqua nel sito attivo che assistono i processi di trasferimento di H+.
Tutte le volte che si ha un acido si può ottenere una costante di dissociazione acida essendo una
costante di equilibrio indica se una reazione è più spostate verso destra o verso sinistra.
Una costante di equilibrio è tanto più
grande tanto più la composizione del
sistema è spostata verso i prodotti
oppure è piccola se la composizione è
spostata verso i reagenti, quindi se
l’acido è molto forte ci sono molti
prodotti quindi la costante di
dissociazione diventa grande.
Soluzioni tampone sono soluzioni che hanno la proprietà di non far variare il pH per piccole aggiunte
di acidi o di basi. I sistemi biologici hanno bisogno di essere
tamponati, anche perché ad esempio se vario il pH di lavoro di
una proteina molto probabilmente cambierà la sua attività.
In cinetica chimica è definita velocità di reazione la variazione di
concentrazione di un reagente o di un prodotto nel tempo e questo
reagente o questo prodotto lo possiamo considerare come
substrato di un enzima o prodotto di una reazione. A parità di
concentrazione dell’enzima e parità concentrazione del substrato
tanto più l’enzima è efficiente quanto più la variazione della
concentrazione del prodotto aumenta a parità di tempo, quindi a
parità di tutte le condizioni un enzima più efficiente nello stesso tempo produce più prodotto. Dopo
un po', facendo la reazione in un sistema chiuso, la
concentrazione di prodotto non cambia più o perché sono finiti i
reagenti o perché siamo all’equilibrio. Non esiste nessun enzima
che vi fa ottenere più prodotto rispetto a quello indicato
dall’equilibrio chimico e una cellula per trasformare reagenti in prodotti sfrutta l’equilibrio di le
chatelier per cui il prodotto viene espulso dalla cellula in modo da poter trasformare altri reagenti.
Alcuni processi avvengono spontaneamente mentre altri necessitano di energia per funzionare.
Se si ha la velocità di
una reazione questa è
uguale al prodotto di
entrambi i reagenti
moltiplicato per una
costante.
Gli ordini di reazione
alfa e beta sono in
numero di molecole che
servono (si devono incontrare) nel passaggio lento di una reazione.
Quando bisogna trasformare dei reagenti in prodotti quello che facciamo è riarrangiare nello spazio
la disposizione degli atomi quindi magari due atomi che prima erano vicini ora sono distanti oppure
atomi che erano distanti ora si
trovano vicini e legati, nel
processo di rompere alcuni legami
e formarne degli altri il sistema
aumenta in energia
L’energia che si libera è il AH, la
maggior parte di questa energia
può
essere
prelevata
per
trasformarla
in
ATP.
La
differenza di energia tra il livello
dei reagenti e il max di energia
che deve essere fornita si chiama
energia di attivazione mentre il
valore massimo di energia si
chiama stato di transizione che
corrisponde a A e B non ancora
legati e B e C non ancora slegati si chiama complesso attivato (specie chimica transiente). Perciò per
far avvenire la reazione serve superare una barriera energetica, per far avvenire questa reazione più
rapidamente si può fornire calore.
Modello di michaelismenten si basa sul fatto
che il substrato prima si
lega con l’enzima,
forma delle interazioni
che
permette
di
assumere
delle
geometrie particolari e
dopo che il substrato ha
interagito con l’enzima
avviene la vera e propria
trasformazione chimica
che
trasforma
il
substrato. La costante di
michaelis è una costante di dissociazione perché al numeratore ci sono i parametri che descrivono il
distacco del substrato dall’enzima (K-1) o la scomparsa del substrato rispetto all’enzima (K2) diviso
l’interazione del substrato con l’enzima (K1).
Kcat è la velocità con la quale la proteina riesce a operare sull’enzima a siti saturati e si misura in
secondi alla meno 1. La Kcat la si può immaginare come una serie di proteine, c’è tantissimo substrato
perciò ho bloccato tutti i siti e appena un sito trasforma il substrato in prodotto, compare subito un
altro substrato nel sito attivo, perciò questa costante è collegata con il numero di eventi che riesce a
operare una proteina sul substrato in un secondo nella condizione dell’enzima a siti saturati.
Se si è a una concentrazione di substrato bassa quindi con siti attivi non saturati, quindi non tutti gli
enzimi sono attaccati a del substrato e in questo caso la velocita diventa la concentrazione dell’enzima
per la concentrazione del substrato per un parametro che è Kcat fratto Km che è l’efficienza catalitica
o costante del secondo ordine. È un ottimo parametro per confrontare la capacità di promuovere una
reazione di due enzimi diversi questo perché potrebbero esserci mutanti diversi di uno stesso enzima
che hanno magari una Kcat diverse, magari il mutante ha una Kcat più bassa, quindi, fa più fatica a
fare un’operazione sul substrato ma ha anche un Km più bassa, quindi, tiene legato meglio il substrato,
quindi è vero che fa l’operazione più lentamente ma tiene più vicino il substrato quindi i due parametri
si compensano.
Potenziali redox
Molti ioni metallici
presenti in biologia
esistono in più di uno
stato di ossidazione
stabile. Il caso classico è
il ferro Fe2+ e Fe3+.
Questi ioni metallici che
esistono in più stati di
ossidazione hanno in
vantaggio di riuscire a
trasferire l’elettrone. Il
trasferimento degli elettroni è estremamente importante perché è la base su cui si base
l’approvvigionamento dell’energia nei sistemi biologici. La catena di trasporto degli elettroni che va
dai cofattori ridotti (NADH e FADH2) fino all’ossigeno che viene trasformato in acqua, non è altro
che un trasferimento di elettroni da una posizione di una proteina ad un’altra che causa un
riarrangiamento strutturale con liberazione di energia che permette a dei protoni di essere trasferiti
dalla
matrice
mitocondriale
allo
spazio
intermembrana,
contro
gradiente.
gli ioni metallici hanno la grossa capacità di poter prendere gli elettroni, ricederli e non subire una
trasformazione (come dei garage per gli elettroni).
Ci sono molti enzimi che contengono ioni metallici, ad esempio l’enzima perossidasi del rafano
contiene del ferro, per condurre test ELISA.
Se il processo di trasferimento elettronico da una proteina ad un’altra avviene da solo, l’elettrone
quando si trasferisce ci da una certa disponibilità di energia (AG). Glicolisi, ciclo di krebs, catena di
trasporto degli elettroni usano il 40% di questo AG mentre il restante 60% finisce in calore.
Si ha quindi una certa quantità di energia AG a disposizione e alla cellula interessa quell’AG e fa
avvenire il trasferimento di elettroni per riuscire a recuperarla questa energia.
Questa energia può essere
usata per tutta una serie di
processi, ad esempio può
essere usata per pompare i
protoni contro gradiente,
guardando la catena di
trasporto degli elettroni
ciascun
passaggio
elettronico e anche tutti i salti da un sito a un altro all’interno di una proteina, corrisponde a un
passaggio di elettroni e fornisce energia e alla fine ha una bella quantità di energia che è servita per
realizzare delle reazioni chimiche.
Vengono fatti più passaggi perché spezzando in tanti processi piccoli si riesce in ogni passaggio a
recuperare il più possibile di energia. Il passaggio non deve essere troppo piccolo ma deve essere un
salto energetico sufficiente a spostare il protone, il più possibile numerosi perché così si trasferiscono
tanti protoni.
Ossidoriduzione
un atomo di zinco ha numero di
ossidazione 0 che reagisce con uno ione
rame che ha numero di ossidazione +2 a
dare zinco 2+ e rame metallico. Questa
è una reazione spontanea, perciò, c’è
dell’energia che può essere sfruttata,
mescolando questi due oggetti la
soluzione si scalda ma volendo si può
recuperare l’energia in altra forma.
Il AG0 si può dimostrare che è uguale
alla formula (a destra), E0 è il potenziale
di riduzione o potenziale redox.
Se il AG0 è negativo quindi il processo
è spontaneo l’E0 deve avere segno
positivo (ogni volta che si ha un E0 positivo la reazione va da sola) perché il AG0 è negativo quindi
è spontanea.
Se il processo lo si fa avvenire in due compartimenti diversi cioè da una parte ci mettete lo zinco
metallico e il rame 2+ lo si mette in soluzione e dall’altra parte mettete lo zinco 2+ in soluzione e il
rame metallico, gli elettroni dello zinco passano dal filo e vanno nella soluzione di rame dell’altro
becker e se a metà filo viene messa una lampadina questa si accende.
A ciascuna reazione cioè lo zinco che diventa zinco 2+ è associata una semireazione in questo caso
di ossidazione perché lo zinco
aumenta il suo numero di
ossidazione. Il rame 2+ passa
a 0 e può essere descritto da
una semireazione di riduzione.
Cercando
un
parametro
numerico che mi descriva la
reazione
Tutte le volte che ho una
reazione redox, si può
descrivere l’E0 totale come
l’E0 dell’oggetto che si riduce
meno l’E0 dell’oggetto che si
ossida (come nell’esempio
nell’immagine). L’E0 per far
avvenire la reazione deve
essere positivo quindi se
conosco l’E0 di ogni oggetto
che si ossida e si riduce posso sapere se quella reazione avviene o no.
Il potenziale di riduzione (indicato a pH7) ci dice quanto quell’elemento ha la tendenza a stare in
forma ridotta rispetto alla forma ossidata, più il potenziare di riduzione è positivo ed elevato, più
quell’elemento o composto tende a prendersi degli elettroni. Avere un potenziale di riduzione molto
elevato significa acquistare facilmente gli elettroni invece avere un potenziale di riduzione basso
significa che l’elettrone viene ceduto molto facilmente.
Take home message: se la riga di Aox è sopra a quella di Brid, la reazione è spontanea.
Data
una
coppia
di
semireazioni,
quella
con
potenziale più elevato procede
nel senso della riduzione,
quella con potenziale inferiore
procede nel senso della
riduzione.
Nella tabella degli E0’ il
NADH è a potenziale negativo
ciò vuol dire che il NADH si
ossida cedendo gli elettroni a
qualcos’altro
come,
ad
esempio, il coenzima Q
ossidato e lo va a ridurre e
facendo il conto del potenziale di reazione la reazione ha un E0 positivo quindi è spontanea.
La riduzione del citocromo C a pH 7 ha un potenziale più alto di quello del coenzima Q quindi se il
citocromo C ossidato trova il coenzima Q ridotto, il citocromo C che ha il potenziale più alto si riduce
e ossida il coenzima Q.
I potenziali cambiano con il pH, quindi attenzione, perciò da biologi bisogna tenere conto degli E0’
che hanno già tenuto conto del pH.
RILEVANZA BIOLOGICA
DEI METALLI
Tavola
periodica
dei
biolelementi, cioè gli elementi
usati dal sistema biologico per
costruire tutte le componenti.
Sodio, potassio, magnesio e
calcio presenti sotto forma di
ioni e sono estremamente
importanti, ad esempio, nelle
pompe sodio potassio.
I metalli a parte lo zinco sono
presenti a più di uno stato di
ossidazione, il cadmio è indicato in giallo perché si pensava fosse un metallo tossico in realtà si sono
trovati degli micro-organismi acquatici (che vivono sui fondali) che utilizzano il cadmio al posto dello
zinco, non è così strano anche perché lo zinco e il cadmio stanno sullo stesso gruppo e quindi hanno
un comportamento chimico simile.
Un metallo non utilizzato dai sistemi biologici, non significa che non sia rilevante per i sistemi
biologici, il caso classico è il platino perché i
composti chimici a base di platino sono utilizzati
tantissimo nel trattamento di tumori solidi perché
vanno ad interagire con il DNA innescando
meccanismi di apoptosi. Un altro caso è il
mercurio2+ che si lega alle proteine e ne blocca le
proteine, per questo è un metallo estremamente
tossico, per questo motivo ha una rilevanza
biologica.
Gli enzimi sono classificati in 7 grosse categorie
(tabella a lato non sa sapere nel dettaglio) di
reazione.
Circa il 40% degli enzimi noti contiene un metallo come cofattore e di questo 40% circa il 50% (circa
6-7% del totale) sono dipendenti da due cofattori metallici a volte con ruolo sinergico e a volte con
ruolo indipendente. Il 64% delle metallo proteine ha
dentro il Mg2+ o il Mn2+ che spesso possono essere
intercambiabili.
Le
funzioni
dei
metalli
classiche:
-ruolo strutturale à ad esempio zinc fingers che
sono dei fattori di trascrizione che hanno un sito
metallico che serve per dare robustezza strutturale
-ruolo catalitico à ed esempio il Cu2+ nella superossido dismutasi che prende lo ione super ossido e
lo dismuta in perossido e ossigeno, lo ione super ossido si forma o per stress ossidativo o come
sottoprodotto della catena di trasporto degli elettroni. La super ossido dismutasi è l’enzima con
l’efficienza
più
alta
in
natura.
-ruolo di trasporto à ad esempio il ferro dell’emoglobina che lega l’ossigeno lo porta ai tessuti e poi
lo dissocia; hanno ruolo di trasporto anche gli enzimi che trasportano elettroni.
Magnesio zinco e manganese la fanno da
padrone in quasi tutte le categorie di enzimi
tranne in una categoria, che sono le
ossidoreduttasi questo perché magnesio e
zinco sono sempre 2+ mentre nelle
ossidoreduttasi servono ioni metallici in
grado di cambiare lo stato di ossidazione,
infatti, sono presenti il ferro, il rame e il
manganese (fotosistema2).
Se troviamo una proteina con Zn2+ quasi
sicuramente non è un’ossidoreduttasi, ma se
è un’ossidoreduttasi sicuramente non dipende
dal cofattore metallico, infatti, lo zinco serve
per dare robustezza alla proteina.
I metalli in una proteina possono
favorire delle reazioni chimiche
come nella reazione a fianco che
esemplifica il meccanismo di
funzionamento
della
anidrasicarbonica che prende la
CO2 dai tessuti e la trasforma in
idrogenocarbonato.
Lo ione metallico ha preso la molecola d’acqua, l’ha resa più acida e ha permesso l’attacco con la
CO2 permettendo la formazione di prodotto. L’anidrasicarbonica è un altro degli enzimi più efficienti
in natura. Inoltre, gli ioni metallici possono funzionare anche da centro redox.
COMPOSTI DI COORDINAZIONE
Il numero di ossidazione di uno ione riflette il numero di elettroni persi rispetto all’atomo neutro, cioè
l’atomo di cui si leggono le caratteristiche nella tavola periodica è quello neutro. Per scrivere il
numero di ossidazione serve sempre prima il segno e poi la carica (ad esempio n.o. 2+)
Per uno stesso metallo, all’aumentare del numero di ossidazione, diminuisce la
dimensione dello ione questo perché se diminuisco in numero di elettroni e il
nucleo rimane uguale, gli elettroni che rimangono sono più attratti inoltre se tolgo un elettrone lo
tolgo dai gusci più esterni perciò tolgo un “guscio”.
Ioni con numero di ossidazione maggiore tendono ad attrarre maggiormente ioni carichi
negativamente.
In questa molecola si ha un atomo di nichel centrale con
attorno delle molecole di ammoniaca.
Le molecole di ammoniaca ha una coppia solitaria
sull’atomo di azoto che se è vicino a una molecola polare
forma una interazione di tipo elettrostatico.
In questo composto ci sono 6 molecole di ammoniaca
legate e si indica con la parentesi quadra che racchiude
il metallo più tutte le molecole che interagiscono
direttamente con il metallo.
Se il nichel è presente attaccato a una proteina ad esempio attaccato al glutammato, molto
probabilmente questa non è l’unica interazione che c’è ma probabilmente ci sono altri glutammato o
aspartato, perché lo ione metallico ha la tendenza a circondarsi di gruppi che siano in grado di fornire
coppie solitarie.
Ad esempio, l’emoglobina è perfetta per descrivere questo fenomeno perché c’è lo ione ferro con i
quattro atomi di azoto del gruppo eme e un’istidina prossimale sotto, la sesta molecola è la molecola
di ossigeno che si lega in posizione apicale.
Quando si ha un sistema di questo tipo, lo ione metallico prende il nome di atomo centrale e le
molecole che stanno attorno e hanno le coppie elettroniche che sono in grado di interagire con l’atomo
centrale sono detti
leganti.
Il cisplatino è stato il primo composto a
base metallica con attività antitumorale
che è stato portato in fase clinica. Il
cisplatino entra dentro alla cellula dove è
presente una concentrazione di Cl- molto
bassa così i Cl- si stacca per ragioni di
equilibrio, e li ci sono posizioni
disponibili e ci finiscono gli atomi di azoto delle basi azotate del DNA provocando delle distorsioni
nel DNA che portano a cascate di segnali che come step finale portano alla morte cellulare.
à questa sarà la rappresentazione prevalente per i siti metallici con i
leganti attorno nelle proteine. Lo ione metallico rappresentato da una
sferetta, i leganti rappresentati con uno stick grossi (legami covalenti
rappresentati da delle bacchette), spesso non sono rappresentati gli atomi
di idrogeno e poi l’interazione tra ione metallico e l’atomo del legante
viene rappresento con una linea più sottile o un tratteggio e indica che
questa interazione è l’interazione elettrostatica.
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