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Di aerei e di colline nella zona Ventimigla-Bordighera durante la guerra

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Di aerei e di colline nella zona VentimigliaBordighera durante l'ultima guerra
di Adriano Maini
Un gruppo di bambini, mentre giocava vicino alle sponde del torrente Borghetto in
prossimità della Via Romana di Bordighera, vide cadere un aereo in collina. Si
affrettarono a salire, spinti dalla pericolosa curiosità, naturale in quella fase della
vita umana, ma furono respinti dai soldati tedeschi accorsi ben prima sul sito
dell'impatto. Riuscirono, tuttavia, a capire che il pilota era rimasto immolato con
l'apparecchio; forse, addirittura, riuscirono a scorgerlo da lontano. Un recente
articolo, apparso sulle pagine locali di un noto quotidiano nazionale, rispolvera la
vicenda, fornendo diverse informazioni tecniche e storiche, reperite dal giornalista,
ma non indica il punto preciso della conclusione di quel disastro. D'altronde, le
scarse notizie reperibili sul Web sino a pochi giorni fa erano - e rimangono -
contraddittorie. Fuori discussione la data del tragico evento, 12 settembre 1944, il
nome della vittima, Lewis K. Foster, il tipo di aereo, Republic P-47D-23-RA
Thunderbolt, la nazionalità di entrambi, statunitense, la località di partenza, Poretta,
Corsica, la squadriglia, il gruppo e così via. Una fonte sostiene che il caccia in
questione - di questo tipo di apparecchi si trattava - "si schiantò mentre mitragliava
il bersaglio ad un miglio a nord est di Bordighera"; un'altra, quella più ricca di
dettagli, mentre conferma la precedente asserzione, aggiunge che l'aereo "era stato
visto l'ultima volta ad un miglio, un miglio e mezzo a nord ovest di Bordighera". In
effetti, nell'articolo citato ci sono ampi riferimenti al rapporto di un altro pilota, di
cui si fa pure una breve storia di quella e di altre avventure di guerra, un pilota, il
tenente John M. Lepry, che, mentre la squadriglia era in picchiata, aveva sentito
dietro di sé l'esplosione del mezzo guidato da Foster, senza poterne capire le cause.
Il giornalista fa ruotare il suo pezzo intorno al fatto che si sia persa la memoria di
questo tragico evento. Eppure, qualcuno nella vicina Vallebona ancora ricorda che
un compaesano parlò diverse volte di essere accorso, mentre lavorava in un
appezzamento di terreno dalle parti della collina Mostaccini di Bordighera, sul luogo
di un disastro aereo, riuscendo anche a vedere il cadavere straziato del pilota, di cui
raccontava anche particolari raccapriccianti. Il Notiziario, invece, della fascistissima
Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) aveva comunicato il 1° ottobre ai capoccia
di Salò che il mezzo incursore 'precipitava in località "Camporosso". Un pilota caduto
e l'altro, ferito gravemente, è stato catturato'. C'è da dubitare che sul singolo aereo i
piloti fossero stati due. Millantato credito?
In quel torno di tempo, più o meno, a distanza in direzione ovest di circa due
chilometri lungo la linea di costa, sulla piccola collina di Collasgarba, divisa tra
Ventimiglia e Camporosso, anche questa affacciata su di un torrente, in questo caso
il Nervia, un gruppo di bersaglieri della repubblica fascista di Salò, capeggiati dal
sergente Bertelli, stava maturando la convinzione di disertare, ma alcuni patrioti li
convinsero a rimanere al loro posto per aderire in modo clandestino alla Resistenza:
con la discesa al mare ad un presidio in Vallecrosia questa loro scelta si rivelò molto
utile per il buon esito di diverse missioni di contatto dei partigiani con gli alleati
insediati nella vicina Francia.
Non si sentiva molto sicuro - racconta il figlio Massimo - Stefano Leo Carabalona,
mentre si trovava a bordo di un apparecchio a compiere una ricognizione su Pigna e
dintorni, forse foriera dei bombardamenti di fine dicembre 1944 su questo centro
della Val Nervia, che dovevano colpire obiettivi militari strategici - secondo lo storico
Giorgio Caudano eliminare - uno scopo fallito - il generale Lieb, comandante della
34^ Divisione dell'esercito tedesco, quella di stanza nel ponente ligure -, ma che
uccisero, invece, cinque donne ed una bimba di 21 mesi e causarono vari danni,
pesanti per un piccolo paese. Non si sentiva sicuro Carabalona, non perché temesse
la contraerea tedesca, probabilmente installata in seguito, ma per la fragilità del
mezzo. Eppure Carabalona era stato coraggioso - e decorato con due medaglie di
bronzo al valor militare - in guerra come ufficiale del Regio Esercito, un eroe
partigiano nella difesa di Rocchetta Nervina, un protagonista delle battaglie di Pigna
- e verso l'epilogo di queste riusciva a dare precise indicazioni alla Missione FLAP battaglie che portarono alla costituzione della Libera Repubblica democratica dalla
vita, purtroppo, breve, ed era appena sbarcato in Francia come responsabile del
collegamento della V^ Brigata partigiana "Luigi Nuvoloni" con i comandi alleati di
Nizza. Neppure immaginava che, appena rientrato in Italia, sarebbe stato
gravemente ferito a febbraio 1945 in un agguato a Vallecrosia e che sarebbe occorso
quasi un mese perché i sappisti del Gruppo Sbarchi Vallecrosia riuscissero via mare a
portarlo definitivamente in salvo per avere infine le cure del caso a Nizza.
Del resto, la lunga strada per la Liberazione passò anche in provincia di Imperia, da
un capo all'altro, per bombardamenti aerei e navali - anche con artiglierie di terra in
prossimità del confine - , non sempre mirati su obiettivi militari, sempre con effetti
devastanti sulla popolazione civile.
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