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Il processo daiuto - dal Manuale di servizio sociale professionale

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Annunziata Bartolomei - Anna Laura Passera
L'ASSISTENTE
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Capitolo II
IL PROCESSO D’AIUTO
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DEFINIZIONE
Neicapitoli precedenti si è più volte fatto cenno al “processo di aiuto” come modalità operativa specifica dell’assistente sociale. Per maggiore chiarezza
del discorso sembra utile definire innanzi tutto cosa si intende per processo.
Con il termine “processo” ©si suole definire l'avanzare, il progredire o il
regredire lungo una linea logico-operativa in funzione del raggiungimento di
un determinato obiettivo.
In rapporto alla definizione data, il “processo di aiuto” nel servizio sociale
professionale si può, pertanto, definire comela capacità di attivare, a fronte dei
problemie dei bisogni dell’utenza singola e/o associata, percorsi di risposta articolati e spesso complessiin cui il soggetto, o i soggetti, portatore/i del bisogno e/o del problema assumonoun ruolo assolutamente centrale e protagonista
e la relazione professionale d’aiuto costituisceil tessuto connettivo del processo stesso nelle sue diverse fasi, interrelazioni e componenti ©.
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I soggetti implicati, con ruoli e funzionidifferenti, nel processodi aiuto sono:
l’utente (poneil problema, chiede l’intervento, definisce le soluzionie le
linee operative sostenuto dall’azione professionale dell’assistente sociale);
l'assistente sociale (accoglie, ascolta, sostiene, informa, chiarifica, resti-
tuisce, accompagna, ecc. ed attiva l’incontro, progettato e finalizzato alla
specificità della persona e del suo problema, tra l’utentee le risorseistituzionali e non);
il servizio (offre risorse e modalità amministrative per l’uso delle stesse) ©,
: (1) Dogliotti M., Rosiello L. (a cura di), // nuovo Zingarelli - Vocabolario della lingua italiana, ed. Zanichelli, Bologna, 1987.
(2) Cfr. Dal Pra Ponticelli M. (a cura di), Metodologia del servizio sociale. Il processo di aiu-
to alla persona, ed. F. Angeli, Milano, 1985; Passera A.L., Il processo di aiuto nel servizio sociale. Presupposti e linee metodologiche, (dispensa Universitaria), LUMSA, Roma, 1994-95).
. (8) Il servizio nel processo di aiuto riveste un ruolo di notevole rilevanza, sia per il mandato
istituzionale agli operatori, sia perle risorse/risposte ai bisogni. Per l'operatore sociale la cono-
Scenza del suo ordinamento, della sua organizzazione, delle sue finalità, delle sue funzioni e di
Quelle attribuite in modo specifico al servizio sociale professionale, unite alla conoscenza del
territorio/comunita di riferimento (v. nota 36, Parte Prima, Capitolo III), pertanto, non solo è di
Ondamentale importanza, ma deve precedere ed accompagnare il lavoro con l’utenza. Comesi
eve conoscere e comprendere l’utenza con le sue risorse ed i suoi limiti, così è necessario co-
173
Parte Seconda — Il Procedimento metodolo
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la comunità sociale (in quanto legi
ttimante il mandato
sociale dell’ assjstente sociale e “sede”delle risorse orga
nizzative e di terzo settore).
Come già accennato, i diversi “soggett
i” partecipano in modo differente a
seconda se sono soggetti individuali
o collettivi, con apporti diversificati
per
qualità e spessore nel caso di “soggett
i diretti” o di “soggetti indiretti”, o
se
l’intervento è propriamente rivolto all’
utenza singola o a quella associata e
se
si opera in uno specifico progetto
di “aiuto” o ad un progetto promozio
nalepreventivo con la comunità, ecc.
Nel caso specifico e circoscritto del
processo di aiuto a favore dell’utenza
singola, i partecipanti sono l’utente
, l’assistente sociale, l’istituzion
e e le persone e/o i gruppi
appartenenti all’ambiente di vita dell
a stessa utenza e cherisultano “significativi” peril raggiung
imento deirisultati concordati con la
persona, tenuto anche conto delle riso
rse e dei vincoli istituzionali dell
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preposto, per mandato normativo, a pren
dere in carico l’utenza peril tramite
dell’assistente sociale.
Stretto reco nea
noscere e comprendereil servizio
in cui si Operain quanto rappresent
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che può garantire, facilitare, o imped
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l’analisi del servizio
(ed ancor di più quella del terri
munità), è un’attività cui dedicarsi
torio/co“se c’è tempo” e ciò molto spesso sign
ifica che «non c’è mai
tempo»perapprofondiree riflettere
in modo critico e costruttivo sulla
situazione del servizio (e
del territorio/comunità) in cuisi è
inseriti. L'analisi del servizio potre
bbe, in via indicativa, essere condotta seguendola traccia che
segue: A) Fase descrittiva: — quad
ro giuridico-normativo
di riferimento (provvedimenti nazio
nali e regionali, degli EELLL., atti
costitutivi, regolamenti,
circolari); — finalità istituzionali; —
obiettivi e linee programmatiche,
programmi generali e specifici, progetti; — organizzazione; —
risorse del servizio (1. personale e
distribuzione del lavoro
[numero complessivo/livelli gerar
chici/suddivisione nelle diverse funzi
oni]; 2. modi e mezzi di
attuazione delle finalita de] servizio;
3. rapporto del servizio conle risorse
del territorio — lavoro
di rete — e grado di formalizzazione
); — tipologia ed ampiezza dell’utenz
a [reale, potenziale]; —
condizioni ambientali in cui opera
il servizio [sede, attrezzature, local
izzazione]); B) Fase analitica: — funzionamentointerno (1.
finalità adeguate; 2. finalità perseguite
; 3. qualità e quantità
dei risultati, grado di efficacia e
di efficienza deirisultati stessi; 4.
comunicazione interna, con
quali modalità e quale il livello
di formalizzazione); — qualità dei
rapporti (1. con l’utenza; 2.
conle risorse delterritorio; 3. con le istitu
zioni delterritorio; 4. all’interno tra perso
li gerarchici); C) Fase valutativa:
nale e livel— valutazione del servizio sulla base
degli elementidi analisi
raccolti, tenendo presente gli obiett
iviistituzionali edi risultati raggi
unti ed eventuali dati circa
la “soddisfazione” dell’utenza rilev
abili dalla casistica o da appositi
sondaggi).
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174
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LE CARATTERISTICHE
Le caratteristiche specifiche del processo di aiuto attivato dall’assistente
sociale, in coerenza con quanto detto nei paragrafi precedenti sono: l’unitarietà, la globalità, la circolarità, la progettualità, la specificità.
L’unitarietà si ha rispetto all’utenza (dimensione individuale e collettiva —
approccio ecosistemico), al procedimento metodologico (componenti, fasi,
metodo, ecc.: aspetti di un unicum processuale), al concetto di benessere(inte-
so come ambito di autonomianell’uso delle risorse sociosanitarie e culturali e
nel senso di rapporto armonicotra le dimensionipsicofisiche e sociali), al territorio (ambito dove avviene la ricomposizione della domandae della risposta
nell’ottica individualizzata del vissuto personale e comunitario).
La globalità si riferisce alla persona in quanto unità inscindibile e non
frammentabile, dove una dimensione è direttamente e coerentemente connessa
alle altre e non si dà l’una senzal’altra e viceversa; masi riferisce anche al rapporto continuo tra uomo ed ambiente, tra la persona e il suo ambitodi vita, tra
le persone, la comunità, la storia, la dimensione antropologica e culturale (interazione, correlazione, interdipendenza, reciprocità). Da ciò deriva cheil processo metodologico deve essere implementato sulla base di modelli teorici unitari ed olistici ‘, che orientanoil processo di aiuto, in termini di globalità ed
unitarietà a fronte della complessità e multifattorialità dei problemi.
Lacircolarità attiene alla sequenza logico-temporale del processo di aiuto.
Il processo di aiuto, infatti, non è caratterizzato dalla successionelineare di fa-
si, ma dallo sviluppo elicoidale, o a spirale, delle singole fasi rispetto all’intero
itinerario processuale. Questa è una dinamica prospettica che sostiene l’azione
progettuale dal particolare al complessivo e dal complessivoal particolare, con
effetti di reciprocità che accumulandosi, nei risultati raggiunti, nelle dinamiche
poste in essere, nei cambiamenti prodotti e/o indotti, costituisce la linea di continuità in funzione della prevenzione, della promozione e del cambiamento
nelle situazioni di disagio, sia personali chesociali.
La specificità del processo di aiuto è data dalla armonica integrazione, sul
piano operativo, di tutte le caratteristiche già dette e dalla coerenza tra modelli
teorici e principie valori del servizio sociale. La specificità è data, quindi, dal
modoparticolare con cui è postoin essere ed attuato l'intervento professionale,
In cui ogni soggetto, ognirisorsa, ogni momento, ogni elemento, ognistrategia
sono legati da relazioni funzionali che provocano mutamenti (perturbazioni,
modificazioni, conservazione, equilibrio), che richiedono verifiche, che per-
e
i (4) I modelli a cui si fa riferimento sono essenzialmente quelli che assumonola teoria deisiui quale strumento di conoscenza delle realtà complesse con cui si opera. (v. paragrafo pre“dente relativo ai modelli teorici). (Cfr. Dal Pra Ponticelli M. (a cura di), / modelli teorici del
Servizio sociale, ed. Astrolabio, Roma, 1985.
175
TEATRI
Parte Seconda — Il Procedimento metodologico
a
mettono l’ottimizzazionedeirisultati possibili (parziali e globali) e l’identificazionedi situazioni-bersaglio, o di problemi-bersaglio, o di soggetti-bersaglio
privilegiati, o da privilegiare strategicamente, rispetto alle peculiarità della situazione problematica nel suo complesso, alla singolarità della persona-utente,
alle “urgenze” o emergenze, alle risorse disponibili ed agli obiettivi di aiuto
negoziati e condivisi‘,
Il processo di aiuto così delineato presenta un alto grado di complessità,
per cui deve essere attivato, sostenuto, sviluppato e concluso sulla base di un
progetto © per la stesura del quale l’assistente sociale deve tener contodi un insieme di elementi qualificanti ed orientativi che sono: l’esplicitazione delle
premesse interpretative; la conoscenza della realtà in cui si opera e dei fenomeniper il cambiamento o modificazioni dei quali s’interviene (sia che si lavori con l’utenza che con la comunità); la definizione progettuale degli interventi che s’intendonorealizzare; la formulazione degli indicatoridi verifica e
di valutazionedeirisultati e degli effetti indotti dalle azioni processuali nella
situazione oggetto di intervento e nel contesto di vita e di relazionidi riferimento. La progettualità, pertanto, diviene modus operandi dell’assistente sociale ed asse portante del processodi aiuto, inteso, come già detto, comesistemadifasi orientate e correlate ad un fine condiviso.
In considerazionedi quanto appenadetto, l’assistente sociale potrebbe essere
definito anche come «l’esperto della progettazione e dell’implementazione dei
percorsi di aiuto con contestuale attivazione e sviluppo delle risorse necessarie
per il raggiungimento, rispetto all’autonomiadell’utente, deirisultati possibili» ®.
L’implementazione dei processi di aiuto produce, peraltro, dei risultati diretti e dei risultati indiretti, che potremmodefinire esternalità del processo
stesso, con ricadutasul e nel contesto allargato.
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(5) Cfr. Passera A.L., Il processo di aiuto nel servizio sociale. Presupposti e linee metodolo-
giche, op.cit.
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(6) Passera A.L., La specificità professionale dell’assistente sociale, in AA.VV., Assistenti
sociali, minori, giudici: oltre l'emergenza, oltre la cronaca, Atti del 2° Convegno Regionale, Ordine degli Assistenti Sociali Regione Lazio, Roma, 4/5 maggio 1999, (pubblicato a cura dell'Ordine Regionale).
(7) Passera A.L., / modelli teorici del servizio sociale professionale e nuova prassi operativa
nella realtà dei centri di aggregazione sociale, in Rizza S. (a cura di), I centri di aggregazione
sociali in Sardegna, EISS, Roma, 1994,
(8) Passera A_L., La specificità professionale dell’assistente sociale, op. cit.
(9) Conil termine “esternalità” si suole definire un bene, un servizio, un effetto, la cui produzione, o consumo, imponeuncosto o induce un beneficio su soggetti terzi che non hanno partecipato alla definizione contrattuale dei termini dello scambio, o alla stipula del “contratto” (v.
“contratto” nel processo di aiuto). Le esternalità possono essere positive o negative, a seconda
dei contesti, dei beneficiari o meno, dei “costi” economico-finanziari e sociali che comportano
nel tempo breve, medio, ecc. (Cfr. Petretto A., Mercato, organizzazione industriale, intervento
pubblico, ed. Il Mulino, Bologna, 1994).
176
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(10) Cfr.
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Capitolo II — Il processo d’aiuto
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La messain atto di un processo determina, cioè, una pluralità di effetti, sia
rispetto al soggetto/destinatario dell’intervento di aiuto in senso proprio, che
rispetto a bersagliindiretti; effetti, quindi, che vanno adinteressare e/o modificare anchesituazioni limitrofe alla situazione/problemapercui s’interviene, a
seguito di richiesta diretta o di segnalazioni, per mandatoistituzionale.
Le esternalità, che possono essere di segno positivo o negativo, inducono
sempre ed in ogni caso, cambiamenti e perturbazionineidiversi sistemi interagenti nel processo di aiuto‘.
La progettazione è lo strumento professionale che permette di governare i
processiattivati in relazione airisultati attesi e di controllare le esternalità in
senso funzionale al processo di aiuto, di modochele stesse si trasforminoin ri-
sorse efficaci per l'utenza diretta e, attraverso un processo di consolidamento,
divenire, ogni volta che ciò sia possibile, risorse comunitarie.
LE FASI METODOLOGICHE DEL PROCESSO DI AIUTO
Lefasi in cuisi articola il procedimento metodologico consentono di impostare il lavoro, non comeun insieme di operazioni scollegate e frammentarie, bensì comeun susseguirsi logico ed interrelato di azioni mirate al raggiungimento di uno scopo definito.
Nella concretezza della prassi, però, come già detto, le diverse fasi non sempre si susseguono secondo un ordine temporale predeterminato ma, al contrario,
generalmente il passaggio da una all’altra non è ben identificabile e la loro disposizione cronologica può, pertanto, variare a secondadelle circostanze.
In tutte le fasi dell’intervento di aiuto del servizio sociale professionalesi deve prevedere la partecipazione dell’utente, in quanto, per poter collaborare realmente e con consapevolezza all’attuazione del progetto di aiuto e, quindi, alla
verifica dei risultati conseguiti, è indispensabile che la personasia coinvolta responsabilmente in quelle che precedono. Questa, oltre ad essere un’esigenza metodologica, rappresenta nel servizio sociale professionale un’esigenza deontologica nel rispetto della dignità e deldiritto all’autodeterminazione della persona.
Le fasi metodologiche possono essere schematicamente così enucleate:
—
—
individuazione del problemae presa in carico (avvio del processo diaiuto);
analisi del problema (sue componenti, variabili, ecc.) e delle risorse;
valutazione preliminare del problema ed enucleazione degli obiettivi dell'intervento (in rapporto airisultati ipotizzati);
elaborazione del progetto di intervento e contratto;
attuazione del progetto di intervento;
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(10) Cfr. Passera A_L., La specificità professionale dell'assistente sociale, op. cit.
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