[1] Haec Scipionis oratio, quod senatus in urbe habebatur (causale) poiché la seduta si teneva in Roma Pompeiusque aderat, (coordinata alla causale) ex ipsius ore Pompei mitti (soggettiva) videbatur. (principale) [2] Dixerat aliquis leniorem sententiam, ut primo M. Marcellus, (principale) Qualcuno aveva espresso un parere più accomodante, come, prima di tutti, M. Marcello, ingressus in eam orationem,(relativa) che parlò in questi termini non oportere ante de ea re ad senatum referri, (oggettiva)non si doveva portare la discussione di questa faccenda in senato quam dilectus tota Italia habiti (temporale) prima che si fossero fatte le leve in tutta Italia et exercitus conscripti essent, (coordinata alla temporale) e si fossero arruolati gli eserciti, quo praesidio tuto et libere senatus, (finale) quae vellet, (relativa) decernere auderet; [3] ut M. Calidius, (coordinata alla principale) come Marco Calidio, qui censebat (relativa) il quale pensava ut Pompeius in suas provincias proficisceretur, (oggettiva) che Pompeo dovesse tornare alle sue province, ne quae esset armorum causa; (finale) affinché fosse eliminata ogni ragione di guerra; timere Caesarem Cesare temeva ,ereptis ab eo duabus legionibus, (causale) ne ad eius periculum reservare (oggettiva) et retinere eas ad urbem Pompeius videretur; (coordinata alla oggettiva) ut M. Rufus, (coordinata alla principale sopra) come Marco Rufo qui sententiam Calidi paucis fere mutatis verbis sequebatur. (relativa) che quasi con le identiche parole manifestò lo stesso parere di Calidio [4] Hi omnes convicio L. Lentuli consulis correpti exagitabantur. (principale) Tutti questi erano bersaglio delle aspre invettive del console Lucio Lentulo. [5] Lentulus sententiam Calidi negavit, (principale) Egli disse in modo reciso pronuntiaturum se omnino (oggettiva) perterritus conviciis (causale) Marcellus a sua sentcntia discessit. (coordinata alla principale) [6] Sic vocibus consulis, terrore praesentis exercitus, minis amicorum Pompei plerique compulsi, inviti et coacti (relativa + sue coordinate) Così i più, trascinati dalle grida del console, dalla minaccia dell'esercito vicino e dalle minacce degli amici di Pompeo, contro la propria volontà: Scipionis sententiam sequuntur: (principale) uti ante certam diem Caesar exercitum dimittat; (coordinata alla principale) "Cesare smobiliti l'esercito si non faciat, (periodo ipotetico) se non lo farà eum adversus rem publicam facturum videri.(coordinata alla principale) mostrerà di agire contro lo Stato [7] Intercedit M. Antonius, Q. Cassius, tribuni plebis. (principale) I tribuni della plebe Marco Antonio e Quinto Cassio pongono il loro veto. Refertur confestim de intercessione tribunorum. (principale) Si discute subito questione del veto. [8] Dicuntur sententiae graves; (principale) Si esprimono giudizi pesanti; ut quisque acerbissime crudelissimeque dixit, (conparativa)quanto più uno parla con arroganza e durezza, ita quam maxime ab inimicis Caesaris conlaudatur.(coordinata comparativa) tanto più è applaudito dai nemici di Cesare. Sembrava che questo discorso di Scipione uscisse dalla bocca dello stesso Pompeo, poiché la seduta si teneva in Roma e Pompeo era alle porte della città. Qualcuno aveva espresso un parere più accomodante, come, prima di tutti, M. Marcello, che parlò in questi termini: non si doveva portare la discussione di questa faccenda in senato prima che si fossero fatte le leve in tutta Italia e si fossero arruolati gli eserciti, affinché il senato, forte del loro appoggio, potesse osare di prendere con sicurezza e con libertà le deliberazioni che avesse ritenute necessarie; come Marco Calidio, il quale pensava che Pompeo dovesse tornare alle sue province, affinché fosse eliminata ogni ragione di guerra; Cesare temeva - secondo il suo avviso - che Pompeo riservasse ai suoi danni le due legioni che gli erano state sottratte, e che per questo le tenesse vicine a Roma; come Marco Rufo, che quasi con le identiche parole manifestò lo stesso parere di Calidio. Tutti questi erano bersaglio delle aspre invettive del console Lucio Lentulo. Egli disse in modo reciso che non avrebbe messo ai voti la proposta di Calidio; e allora Marcello, atterrito da queste invettive, ritirò la sua. Così i più, trascinati dalle grida del console, dalla minaccia dell'esercito vicino e dalle minacce degli amici di Pompeo, contro la propria volontà: "Cesare smobiliti l'esercito entro un determinato giorno; se non lo farà, mostrerà di agire contro lo Stato". I tribuni della plebe Marco Antonio e Quinto Cassio pongono il loro veto. Si discute subito questione del veto. Si esprimono giudizi pesanti; quanto più uno parla con arroganza e durezza, tanto più è applaudito dai nemici di Cesare.