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Antichità greche ovvero Quadro de costu

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QUADRO DE’ COSTUMI , USI , ED ISTITUZIONI DE’ GRECI
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Opera principalmente defl%tzi a jr'zcilx‘larc 1'
intelligenza
degli dato ri' lassici Greci.
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PRIMA TRADUZIONE ITALIANA.
DEL PADRE D. GAETANO MARIA MONFORTE}
CHIERÌCO
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dall' originaìe ingleîe del dottore
JOHN- BOBINSON.
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. . . . . . . Vos ezempluria Graecà
Nocturna Versate manu, vei*sate dl'uì'nd.
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DALLA TIPOGRAFIA DLPORCÈLLI
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Il Traduttore non riconosce per suo lavoro che
quelle sole copie che portano impressa la se
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DELLE MÀTERIE CONTENUTE IN QUESTO
TERZO VOLUME.
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Avvertimento al lettore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pagi
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ANTICHITA GRECHE.
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CAPO I.
Caro II.
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Caro III.
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Cavo IV.
“LIBRO PRIMO;
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‘BELHA‘V‘ITA _Pg1VATA DE' GRECI.
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'De‘ funerali de’ Greci . . . . . . . . . . . . . . .
Dei‘e cerimonie in tempo di malattia e
di morte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Delle cerimonie che precedevano i fune
rali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Delle esequie , o funebre convoglio. . .
Ciro V.
Dei lutto per cagione di morte .
Caro VI.
Delle cerimonie che si usavano nel bru
Caro VII.
ciare i cadaveri, e nel seppellirli.. .
De'sep010ri, monumenti, cenotafii, ecc..
CAPO VIII.
...
Caro X.
CAPO XL,
i
12
17
2|.
26
31
Delle orazionì funebri, Giuochi , Lustra
zioni , _ Banchetti, Consacrazi0ni , ed
altre cerimonie che si eseguivano do
po i funerali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
De‘ segni per esprimere la tenerezza, dei
filtri amorosi, degl’ incantesimi. . . . .
De’ matrimoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Caro IXQ
’
37
45
52
De' divorzi , adulterj , concubine, e cor
'
CAPO XII.
tigiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Delia vita ritirata e zie-Ile occupazioni
delle donne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
74
8|
Caro XIII.
Della nascita ed infanzia de'fanciufli. .
86
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ngo XIV. Dg"e diverse specie di figìi, de‘tesu.
menti, edf eredità; de‘doveri filiali,l ecc. 96
CAPO XV. Dell’cducazione della Gioventù.. . . ._ . ._ 105,
CAPO XVI: Dc' Privilegi della Giovcn_tù . . . . . . ._ . . .‘ mg
CAPO XVII. Dellè on; de’gihi. ._ . . . . . . . . . . . . ._ .\ . . mi
Cno XVIII.DeHe varie specie di pasti . . . . . . . . . . 113
Cno X)X. Delle principali vivande <_mde compo
nevansi i pasti.._._ . . . . . . . . . ._ . . . . .. 116
CAPO XX.
CAPO XXÌ.
De’costumi osservati prima (10‘ pasti... 124
Delle cerimonie usate ne’-bgnchetli. . . .’ 13
' CAPO XÀÌI. Dellq’manìcra di riceVere gli stranieri. 159
C.\Pò XXIII. Dclla_ Musica_ de’ Greci . . . . . ._ . . . . . . 165
CAPO XXIV. Della pittura de’ Greci . . . . . . . . . . . . .. 171
CAPO XXV. Dell’ abbigliamento de‘ Greci . . . . . . . . . 174
CAPO XXVI. Dc!le monete,‘ pesi, amisx_xre Greche di
'
lunghezza e di capacità . . . ._ . . . . . . . 181
Indice particolare delle voci contenute nel cqpo 'dcl-_
le mom:tg e della maniera di contare i giorni del
mese....._ . . . . . . . . .
197
Indic_g generale delle 90_se rimqrqh_evoli, c;ntenute nel
; l’0 ora . . . . . . . . . . .‘ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. 203.
Indice gene;zîle delle Paole e frasi Greche contem;le ngH‘ opexfa‘ . . . . . ..._
.
. ._
._.‘.‘: .ì .»
_
.> .Ì._. .‘ 225,
AVVERTIMEN‘TO AL LETTORE.
Tro,vandoci già noi , dopo l’indcfesso e'penosissìma
travaglio di un’anno , al compimento del nostro lavo-»
ro , sembra al certo esser cosa inopportuna il discen
de: qui a parlare del merito dell’ opera di cui ab«
Iiian data. ora la versione. I due primi Volumi di già
pubblicati , sono più che sullicienti a far conoscere
in qual pregio si debba essa tenere. Poiché però
è piaciuto a taluno, e se’l sà egli il motivo, altio
cuore non accordare alla medesima, che quello solo
di qualificarla qual commento,henchè bello,del Potter;
senz’entrar noi’qui ad. abbatjere una siffatta insus-.
sistente idea, crediam necessario il richiamar al:na-.
no qui alla memoria de’ nostri lettori ,7 quanto già
si accennò dall’autore stesso nella prefamone all’ope
ra premessa, che , l’Archeologia, vale a dire del Pot-.
ter, se è servita come di base al suo lavoro, chia-:
mar però si può esso originale , e nel suo genere
classico , Perclxè perfezionato. dalla estesa lettura
che il nostro autore ha fatto su i classici Greci, e
come tale è stato già riconosciuto dagli ollramon
iani , ond’ è , che al pari che Ama , ha meritato
di essere in varie lingue tradotto. Lasciando per
tanto al pubblico imparziale il dar giudizio sul
merito intrinseco dell’opera del Robinson, ci occu-.
peremo qui solo in questo terzo volume a dir qual
che cosa sulla nostra versione , e su ciò che si è
da noi fatto per“ renderla più utile , ed alla studi0’
sa gioventù vie ìplù profitlev_ole.
-=- .
Non v’ha du bjo alcuno esser assai vera la mass
simaÌ che, i parli degli altrui ingegqi leggere si del)?
u
bano nel loro 10riginale, 5e che alcune bellezze pro
prie di una lin ua , dillicilmente sperar si può di
farle in altro idioma gustare. Ciò non ostante , ci
lusinghiam noi, che possa esser il pubblico contento
del nostro travaglio; e che, trovandosi nella circo
stanza di non poter servirsi di quest’opera nella
sua lingua originale, ci abbia a saper grati nel
dargli tradotta quest’altr’bperafli- antichità.
Non è già però ,cheSi creda da“ noi di esser il
nostro lavoro del tutto perfetto. 'Alcuni errorioccor
si nell’opera , e specialmente nelGreco , ben ci
convincono che»ricever poteva essa ancora una mag
giore perfezione. Pur nondimeno. attesa la .dillìcoltà
di una stampa cosi intrigata , ed il non aver po
tuto noi per motivi di salute, come altrove accen
nammo- , troppo alla medesima accudire , non solo
ci Insinghiam noi di ritrovar presso‘ del pubblico
un facile compatimento,ma che anzi persuaso esso,
che dal canto nostro' nulla si è ommesso per ren
derlo soddisfatto, in quella guisa che accolse 'l’ope<
ra di ADAM sulle Romane antichità , accoglier voglia.
questa, che campagna è della prima, ed accoglier
la in guisa da preferirla ,‘sotto un certo rapporto,
alla stessa_ francese versione. Per poco infatti che si
confronti coll’ originale l’una e l’altra traduzione ,
si-conoscerà a colpo d’occhio chi più entrato’ sia nello
spirito dell‘autore inglese, e quanto più della france
se ,,fedele sia la- nostra. Il traduttore francese oltre
passando i limiti ad ogni traduttore assegnati, non
solo si è fatto lecito di farci degli orribili stralci,
ma spessr: volte ha dato alle cose un senso del tut
to a quello dell’ autore opposto e diverso. Ad onta
però di ciò non dobbiam dissimulare , di esser noi
debitori al traduttore francese non ineno per alcune
piccole aggiunte fatte nel decorso dell’ opera , che
P€l 'l'ilevantissimo capitolo-delle monete , pesi, e mi
V“
su're d'e’ Greci , avendoci esso fatto conoscere, quam
io l’ erudito Rambach aveva su di_ciò dalo(alla luce,
Atlin pertanto che ilv pubblico accoglier' potesse
con ugual, gradimento quest’ altro nostro lamro, ,
non contenti noi di aver arricd:itala prestante vm-.
sione delle cognizioni ricavate dalla traduzione fr‘an,
cese , abbiamo cercato .ancbe _, Ove ci è sembrato
necessario , d’ illustrarla con note, di aggiungervi
due indici uno delle-cose ri_marchevoli , ed il se
condo delle voci e frasi Greche contenute ne’trc vo
lumi dell’opera medesima.
.
'.-‘
Avendo però noi promesso al principio del secon
do volume di riportar le stesse voci nel greco e
nel latino idioma , crediamo esser giusto 1’ avvertire,
che nel soddisfare ad un tale impegno, non ci siam
curati di osservar esattamente del tuttol’oflograiia,
che le stesse voci richiesto avrebbero , ma contenti
di eser diligenti nel resto , abbiamo nel latino, espres
se col solo T le voci , che secondo l’ortografia gre=
ca col Th esser dovrebbero espresse.
Quanta fatica costata ci sia un tal lavoro, que
gli solo può giudicarlo, ch’è versato in materia di
stampe, e che conosce quanto nojósa cosa sia il dove
re a, ciascuna voce segnare la rispettiva pagina a cui
la voce‘stessa corrisponde nell’opera. Qualunque però
siasi stato il nostro travaglio, ci chiamiamnoi ben
contenti del medesimo; mentre con esso non solo ve
nuti siamo ad appagare le istanze di coloro che
per la mancanza della cognizione della greca favcl
la un’ tal travaglio da noi si attendevano, ma sod
disfar potremo con questo mezzo anche gl’ inten
denti del greco idioma , poichè nel suddetto indice
troveranno rettificate tutte quelle parole che, per er
rori di stampa, citate malamente si trovano nel de
corso dell’ opera stessa.
E perch‘e un tal nostro travaglio fosse, per quan
vm
to da noi potevasi, più Cornpiuto, ai due indici di
sopra espressi , un’ altro ne abbiamo voluto ancora
aggiungere ,- in grazia hen’ anche degl’ ignari del
greco linguaggio, il quale contenesse‘ tutto ciò che, _
o nell’opera stessa ,‘ 'o nel capitolo delle monete è
4 statoagg‘iunto dal traduttore francese: poichè però
questo estender non si doveva che a poche pagine,
senza scrhar 1’ ordine alfabetico“, abbiam creduto
meglio di seguir soltanto l’ordine delle medesime ,
latinizzando tutte le voci ‘in quella o altra pagina
contenute , onde lo studioso‘possa a colpo d’ occhio
trovar ciò che brama; e perché con maggior facid
lità potesse di esso "servirsi , abbiam stimato oppor-‘
tuno , il farlo immediatamente seguire al capitolo
delle monete, dandogli a quest’efl'etto , per distin«
guerlo dagl’ altri , il titolo (1’ indice particolare.
ANTICHITÀ GRECHE.
LIBRO 1..
DELLA VITA PRIVATA DE' GRECI.
\\\\\“Ì \\\\\\‘\
c A P 0 P R I M o.
155‘ ruusnzzz 03‘ 6130:.
Dicesi che Plutone sia stato il primo che insegnato avesi
se ai Greci la maniera di eseguire i loro ultimi ullicii ai
defunti, D100. SICUL. lib. 5., cap. 15. ;, da qui i_ poe;
ti lo vennero a stabilire supremo monarca di tutti _gli
estinti, e gli assegnarono un vasto.ed illimitato impero
nelle viscere della terra, LUCIAN. Dialog. Mort. I dove
ri, che si appartenevano ai morti erano considerati della
più grande importanza , ed il trascurarli fu creduto' un
delitto de’ più neri ed esecrandi. Il defraudarc i morti
di ualche dovuto riguardo si considerava un sacrilegio
iù imperdonabile di quello che fosse lo spogliare i tem
pli degli dei ; ed il parlar male de’_trapassafi , o il Cer
car di vendicarsi al di là della tomba, si teneva per un
Segno di una disposizione di animo crudele ed inuma_no.
Tutti coloro che incorrevaho in qualcuno de’delitti dc’qua
li-abhiamo ora parlato, si tiravano addosso l’altrui indi
<
gnazione e 1’ infamia, e per le leggi di Selene venivano
sottoposti ad. un rigoroso e severo castigo , Deuosru.
Orat. in Leplin. , PLUT- in Solon. V
Tra tutti gli onori che si rendevano a’ trapaSsati‘, il
massimo ed il più necessario era considerato quello de’fu
l
4
3
ANTICHITA’ GRECHE.
nebri riti ', erano questi considerati così sacri , che co
loro i quali trascuravzmo di adempiere ad un tale dove
re, si credeva che .incorressero infallibilmente la maledi
zione degli dei; da ciò è che i Greci gli chiamavano J‘t’
xauz , r:i{.upa , VQMICO’[AEIII , Î3qua. , 6'a‘m, ecc. , voci tutte
che racchiudono in se le inviolabili obbligazioni, cbc a’vi
Venti ha imposto la nattira di soddisfare ain ossoquii ver
so i trapaswti. Non fa pertanto meraviglia alcuna , che
si mostrassero essi così solleciti per ciò che riguarda la
sepoltura de’ cada-veri , dapoicliè erano essi fermamente
persuasi , che le loro anime esser non potessero ammes
se ai campi Elisii,, ma che rimaner dovessero desolato
sulle arene della stigia palude , fincbè a’ loro corpi dato
non fosse la conveniente sepoltura, Ho.u. Il. 4'. ; e se
mai erano essi così disgraziati da non ottenere i funebri
ufficii , si davano essi a credere', che per cento anni es
ser dovessero esclusi dal comun ricettacolo , ove gode
vansi i beni. Da ciò traggon origine quelle frequenti sup
pliche indirizzate dei guerrieri di Omero che facevano
nein ultimi momenti di loro vita , per assicurarsi di un
tale favore , HOM. Odyss. A'. v. 66., 72., HORAT- lib. l.
01]. 28.
Fu questa anche la ragione che si credesse, che di tut
te le imprecazioni che scagliar si potessero contro una
persona , la più_terribile fosse quella di desiderarle che
morisse senza gli onori funerali, u"ru<pss s'nvrt'vrrur xèovo'n
Tra tutti i generi di morte-consideravasi per lo più spa
ventoso quello d'incontrarla su di un vascello, dapoic
cbè in tal caso il corpo veniva a disperdcrsi tra le ou
de, Ovm. Quindi, allorché si trovavano essi in perico
lo di esser gettati via ., e cacciati in mare , costumavano i
Greci di rivestirsi degli abiti i più ricchi, sulla speran
za, che se per avventura il mare rigettato gli avesse sul
la spiaggia , quegli, che il primo trovasse i loro corpi,
si compiacesse di prestar loro ifunebri ufficii , offren
dogli ciò. che essi avevzmo come una ricompensa , o de
siderando che si servisse egli de’loro abiti preziosi per
poter almeno in parte rifarsi delle spese , che occorrer
potevano nel dare ai loro corpi estinti la sepoltura,
Mnuns. in chorun. Cassanclr. v. 367. Ciò non ostante
murata: ne‘eflnm.
3
benché i cadaveri non avessero seco cosa alcuna di pre
zioso da servire come di ricompensa , non potevasi im
pllnemente trascurare 1m tal dovere , uè tralasciar di ese
guire , cioccbè considerato era come un diritto di tutto
1‘ uman genere; ed il far altrimenti ,non solamente tene
vasi ciò come un“ atto d’ inumanità espressa'mente proi.
bito dalle leggi Ateniesi, ABLIAN. Var. Hisl. lih. 5. ,
cap. 14. , ma in ogni parte della Grecia si considerava
ciò come un grave affronto fatto agli dei infernali, e co
me un delitto che promearebbe senz’ altro la loro in
dignazione, Sornocr. Schol. Antigua. Il colpevole di
tal delitto non poteva credersi sicuro di non esser pu
nito , ed interdetto venivagli di communicare cosl’ altri
uomini, e di più partecipare alle cose sacre , se prima
cercato non avesse di assoggettarsi alle purificazioni pre
scritte in tal caso dalle leggi, e di aver calmata _la col
lera di queste offese deità. Ciò non pertanto, non si ri
chiedeva sempre che tutte le solenni funebri pompe ve
nissero strettamente eseguite , mentre la fretta de‘ viag
giatori, che incontrar potevansi con qualche cadavere, di
raro ciò permetteva , ma bastava in tal caso gettare tre
Eugni di sabbia o di terra sugli avvanzi dell’uomo,
0M’r. lib. i. od. 23.
Di questi tre pugni però di
terra conveniva che uno gettato venisse sul capo.
(I) Benché il Venosino poeta , supporre debbasi esser tralle mani di
tutti i giovani studiosi, giova però qui rammentare l' ode ventesima ber
za del medesimo, accennata dall'autore, la quale altro non è che un'al
lusione all'uso , di cui qui si parla. Orazio in eilètto tinge che un ma
rinajo approdato essendo alla spiaggia Matina , cosi detta dal monte di
un tal nome sito nella Calabria , e trovato avendo con somma su: sor
presa insepolto sull' arena il cadavere del celebre filosofo e matematico
Archita il Tarantino, si fosse posto a discorrcr reco lui compiangcndo
la sua disgrazia, che dopo di avere col suo ingegno percorse le regioni
celesti, travata non aveva una mano pietosa che sparso avesse poca
polvere sul suo corpo , onde dar libero il passaggio all'anima per var
care ai campi Elisi. Tali compassionevoli accenti dalla parte dei mari
naio , mossero , come finge il poeta , il filosofo Archita a rispondergli,
» o tu che tanta premura di me ti prendi! dei] non t’ incrcsca di sparger,
una particola di polvere sulle ossa , non che sul capo inumato «:
A: tu nauta , vague ne par-ce: malignus arenae :
Ossibus et capiti inhumato;
'
colle quali parole , come ognun vede , intende qui il poeta di alludere
all'altro uso stabilito, e che qui riferisce l’autore inglese, di doversi cioè
de‘tre pugni di cenere, spargerne almeno uno sul capo ; e perciò a che
i|.
-
v
Anrranxrl’ carena.
‘
_
Era una tale misura sufficiente ne’ casi di necessità ad
ottenere agli spiriti il ricevimento nei domini di Pluto.’
Non bastava però per una intera soddisfazione.
Quei
corpi, che erano stati in tal guisa ,‘ e senza le solite so
lennità seppelliti, se per avventura avveniva che venis
sero in seguito scoverti da uno de’ loro amici , doveva
no essi esser onorati con un secondo,fuuerale , VIRG
1Eneid. 3. , v. 62. , e‘67.
_
‘ »
Dopo tutto ciò non credevasi ancora che fossero al)
bastanza onorati i defunti per li funebri solenni ulficii
loro renduti , se non venissero dagli stessi loro parenti
apparecchiati i funerali, e seppelliti i loro corpi nei se
polcri de‘loro padri. La privazione di cotesti onori,
stimandosi che dispiader potesse molto a’ trapasmti , ve
niva dai loro sopravviventi amici considerata come una
Vera disgrazia, ed appena inferiore alla morte istessa.
nokkziv u’vr’ l'wnu'm xlî;uu ,- in In Ta'pawros flairpm, 105
70 li po: 7rtx,chrpw àanîroU , AN'IHOL. Epigr. lib. 3. ,
cap. 25. , epist. 75. , -Soruoce. Electr. v. 1135. Per
questo motivo, le ceneri di coloro i quali erano trapas
sati in paesi stranieri, solevansi comunemente riportare
nelloro proprio_paese , e seppellivansi nei sepolcri dei
loro antenati, o almeno in qualche parte del luogo ov‘
eLbero la culla ; dandosi a persuadere che la regione o
la medesima città che dato aveva loro la vita e la na
scita , dovesse esser sola a ricevere i loro avvanzi , ed
apprestaread essi una piacevole abitazione dopo la lor
morte.
.
Una Cura così pietosa non era già limitata alle sole
ersone di condiziou libera; ma in un certo modo, esten
5evasi ancora ai corpi degli schiavi ; e perciò è che in
Atene specialmente, alcuni magistrati chiamati J‘u'yapxoi,
in vigore delle leggi date da Solone dovevmo invigilare
‘n solennizzare i funerali degli schiavi, come quelli, che
nel chiudcr il Tarantino filosofo il suo dialogo col marinaio , il poeta
gli mette in bocca: che sebbene abbia esso fretta di passar oltre , pure
tardato non avrebbe di molto la sua mossa , mentre col gettargli tre pugni.
di polvere , poteva rin ritornare al Ill0 cammino a suo bell’agio e piacere:
Quamquam festino: , non est mora longa , licoln'î
-
Iryect0 tcr pulvere carrai.
mmmuu nz’ mm.
5
per lo più. erano , per mancanza di danaro , privi di
decenti e convenevoli esequie, Demosrn. Orat. in Macart.
Se mai avv:aniva che qualche persona-’si negasse aren
dere il dovuto rispetto. ai suoi amici trapassati, o si mo
strasse assai ristretto nelle spese, che occorrevano per in«
nalzar loro de’ monumenti, veniva dal governo conside
rata come priva di umanità e di naturale affetto, e l‘esclm
deva. dall’ esercitare alcun’ ufficio onorevole , e che esi- _
gesse fiducia ;_ quindi ne avveniva , che coloro che in
Atene concorreva_no come candidati alle magistrature,
venivano esaminati in qual modo avessero essi soddisfat
to alla debita celebrazione de’ funerali, ed alla cura che
prender dovevansi per innalzare i monumenti dci-loro
padri, Xenora. de Dict. Socrat. lib. a. Si stimava am
cora una_gran disgrazia , e si meritava l‘ altrui biasimo,
[se vedevasi taluno gioire'e mostrarsi lieto e giocondo ,
primacchè spirato fosse il, prescritto tempo del lutto,
Azscunv.
,
L’ estrema importanza che attaccavano i Greci a tutto
ciò che aveva riguardo ai funerali , si fa ancora Vedere
dalla venerazione, che essi avevano per le persone inca
ricate di eseguirli. In Creta gli Itaq‘amuiral , ulliciali in
caricati dfi‘funerali, erano rispettati nel modo stesso , che
lo. erano i loro sacerdoti ;‘ ed alloraquando , com’, era in
Isparta , toleravano le leggi il furto, essi soli 11’ erano
esenti, tutto ciò che apparteneva a. questi magistrati era
riguardato come inviolabile , ed i loro beni venivano ri
spettati con una religiosa venerazione , PLUTARCII. Graec.
Quaest. ai.
»
Vi erano , ciò non ostante certi casi, in cui, 0 per
le azieni di alcune persone , o per. le circostanze della
loro morte non potevasidar la sepoltura, né compiere
a prò di esse i funebri ufficii. Le'persone‘ e le circo
stanze che qui si accennano sono le seguenti :
I.° Ai nemici pubblici e particolari; giacché sebbene
stimata fosse cosa inumana il negare ad un nemico un
comune privilegio di natura , pure dagli antichi Greci
trovasi ciò. praticato in alcune straordinarie occasioni ,‘
HOM. Il. u'.; n"; x'; Ovm. in Ibin. v. 304. Omero
infatti ci mostra parecchi de‘ suoi eroi gettati ad esser
Arrncmm’ carcnn.
pascolo de’Cani e degli Avoltoi, xvm' pe'mrn8pae, e nu'nm.
mv ofmuoîm fre e‘Mr’pm. Troviam parimenti nei secoli me
no barbari, Lisaudro, comandante in capo la flotta Spar
tana , che ottenuto avendo una vittoria sulla flotta Ate-l
niese, fece mettere a morte Fil'ocle uno diquei capi
con quattro mila prigionieri, e proibl , che si rendesse
ro loro i funebri uffici , PAUGAN. Boeot.
2.°‘ Coloro che tradito avevano o cospirato contro il;
proprio paese ,, privati venivano degli onori della sepol.
ÎUI'8‘, D101). SICUL.
16. , cap.
, PAUSAN. Messen,;
PLUT-ARCH. in‘ Pausan. ; PLUT; et Con-max... Ner. in Pho
cion.; Vanna. l\1-AXlM-Lill. 5‘. cap. 3'. Tra i traditori
della propria patria possono anche annoverarsi coloro, i
quali non esponevaan volentieri la 'loro vita per difen
derla nei tem i di» estrema necessità , ed a questi 'veni-'
vano Spesso cl)enegate le funebri pompe ,; e la, sepoltura ,.
Horn. Il. 0" v. 384. , Il. 3' v. 391.«
3.°‘ Era anche negata a coloro che per prepotenza s’im»
padronivano del governo della città ,. chiamati da essi ti
rarmi. Venendo questi considerati come nemici del loro,
paese, trattati venivano nel modo i‘stesso di coloro, che
cercavano di tradirlo , 0‘ venderlo a potenze stra'niere ,
non facendosi dai Greci differenza alcuna tra una schia«
vitù domestica e straniera , Prunncu. lib. de'Homer. 3‘
HOMIZ'R. Od.yss. 96’. v.- 256. , PAUSAN. Carini/z.
' 4.? Negavasi anche a coloro cla-’ erano colpevoli di aver
procacciata= a. se stessi la morte
Perdevano- costoro
(1) Si e mcnato ... e si mena tutto giorno da alcuni gran rumore per
quelle leggi ecclesiastiche, colle quali 8l-PI‘OÌÙÌSCL', per certe specie di delit
ti, il potersi dare ai rei dc’mcdcsuui l’icclesiastica sepoltura. Ma quan'
lo siano mal fondate le laguauze di costoro , bcn‘ rilevarsi può da quanto
si è qui riferito de’Greci : se questi in efl‘etto benché pagani , e privi
del lume di Fede negavano la sepoltura ai Suicx'di, qunl meraviglia chi!
la nicghi- la Chiesa a chi , a sangue freddo come suol dirsi , per mezzo del
duello si espone al pericolo, o di perder la sua‘, o di toglier la vita a
chi in altro tempo l' oll'csc ?' Più se i Greci col solo lume della ragione
conoscevano che non erano degni di sepoltura coloro che con lo spo
glio dc'sacri templi 0 con altri. sacrilegi attentati, offese avevano le lo
ro mule divinità, quanto più giustamente a carte specie di sacrilegi ne
gar deve la Chiesa I" ecclesiastica sepoltura , se l' insulto che si fa da
costoro va a ferire non un muto Nume .
ma il vero ed eterno lddio
Creatore «lrl tutto; 0 tanto più ccssar debbono le lagnanzc di costoro ,
in quantochè , la Chiesa, madre pietosa , a quelli solo contentasi che ven
FUNERALI ne‘ casc1._ ’
ogni diritto di essere decentemente seppelliti, ma venivano segretamente e senza alcuna delle consuete solen
nità osti sotterra. Erano costoro considerati come nemi
ci dellaloro patria, il di cui servizio avevano essi alw
handonato , Anisrow. Elhic. ;‘ Nxcomac lib.» 5. cap: 2. ,
Pernosrn. Hemic. , Henoooxu Calliop. cap. 7o. Ciò non
ostante- in certe occasioni ,’ la brama di metter temine
alla loro esistenza era presso i Greci considerato come
l‘effetto necessario di un lodevole coraggio, da nonmeri
tare l‘altrui biasimo, Pan. de Legib. lib. 9. Non deve
però recare alcuna meraviglia se gliEpicurei,ì quali non
attendevanoalcuno stato avvenire , e gliStoici , i-quali
stimavano che tutte le cose accadessero per una fatale ne
cessità ,
contribuissero a propagare , e si sforzasserodi
difendere e di sostenere una tale ‘.ottrina.
5.0 A questi, aggiunger possonsi coloro che si'erano‘
resi colpevoli di sacrilegio,Drom SICUL. lih. |6., cap. 6.,
i funerali de' quali creduto sarebbesi che avrebbero po
tuto oltraggiare quelle divinità , che avevano essi insul
tate. Si supponeva ancora che gli dei medesiuìi subir
facessero alle volte questo Castigo»a’ simili mali'attori,
Pausan. Lawn.
6.0 Le persone che rimanevano incenerite dal fulmine,
stimandosi che esser potessero odiose agli dei ,venivano
seppellite separatamente dagl’altri; per timore che le ce
neri degli altri tra assati rimancr potesseroimbrattate da
quelle de' primi, [113' xwpiè, iepo'v, o';’ ranpo‘v--Séd.ax 32'Asu,
Eumrm. Alcuni son di avviso che venissero costoro sep
pelliti nel luogo stesso ov‘erano morti, ARTEMID. lib. 2.,
cap. ‘8. Altri poi‘ sostengono , che non avessero costoro
sotterramento alcuno , ma soil‘rir dovessero di rimanere
nel luogo ov' essi caddero estinti, a cui non erarpermes
so ad uomo alcuno lo avvicinarvisi, Pens. Saf. 2., v. 27.,
e.» che per questa cagione un tal luogo veniv:a circonda
to da una barriera , per timore che qualclaeduno non
avesse a contrarre qualche macchia dal contatto- di quel‘
ga una tal pena a colpire , che non solo rei , ma contumaci fino alla
morte peruister vogliono in quelli tali delitti, da'quali per tenerne lon
tani ifccleli ha essa fulminate le ecclesiastiche censure.
.
8
Antonia-U onr.cnr..
le ceneri. Può in generale osservarsi, che tutti i luoghi.
ch‘ erano stati colpiti dal fulmine , rimanevano vuoti,
PLUT. .Pyrrh. , e circondati da barriere, da una .opinioi
ne che prevalsa era , cioè a dire che avendo Giove ri-7
cevuta qualche oil'e'sa', mostrava sopra_ di quelli seiaguraii_
il contrasegno del suo dispiacere. "
“ 7.° Tutti coloro che scialacquat'o avevano il loro pa-‘
trimonio , perdevano ogni diritto di esser seppelliti nei
sepolcri de‘ loro padri, Dice. 'thltnr. Der_nocfi.
‘ ‘
8.0. A uesti , co_nvien anche unirvi coloro che mori
yano indcilitati, 'e senza aver soddisfatti i loro creditori.
Il corpo di costoro ', in Atene, era di proprietà dei cre
ditori ," e perciò si denegava ‘a’ medesimi 'ogni sorta di
esequie , primacchè non fosse stata fatta la dovuta_ sod-_
disfazione.
.
'a
'
i
v '
' 9.° Alcuni delinquenti che condannati venivano alla pe
na di morte, rimanevano anche ipri'vi di sepoltura ;" e_
quelli specialmente che morivano crocefissi , o erano im
_ falati; e per costoro facilmente veniva permesso dalle
eggi che rimanessero esPosti ad eSSer pascolo delle ho»
stie selvaggie, degli augelli di rapina, Honu. lib. I.
Epist. 16., Jnv1zmr.. Satir. 16., v. 77. Gl’lintcrpreti del
le favole scudi avviso, che'il castigo dato, come dicesi,
a Prometeo, non servisse che ad alludere ad un tal’uso.
Se il cadavere veniva risparmiato dalle fiere , rimaneva
per l’ ordinario affisso ad una croce 0 ad un palo , fin
ché non si putrefacesse, e venisse a consumarsi, 511.. Hai.
lib. 13., Hanonor. Thalia; Cm. Tu:cul. Quaest. lib. 1'.
À
ro.° In alcuni luoghi costumavasi di seppellire i corpi
de’ fanciulli morti prima di mettere i denti, senza con
s1'1ma'rli col fuoco , "PLIN. _1Val. Hisl. _lib. 7. ; JU\'ENAL.
Sal. 15'. , v. 13g.v
‘
Allorché data si era la sepoltura a coloro clae incorsi
e=‘ano nella pubblica indignazione , si costumava di sal
tare sulle loro tombe, e di gettare sopra esse delle pie
‘l‘re , in segno di detesta'zion'e , di abborrimento e di di
sprezzo , ix8pav'axu wipp , Hs'7ppu 71 Miifi1 ,urfiyx M'i'ror
nrwrpo';, Ennmn. Elecfr.
Spesse volte si ‘punivano imall'attori di delitti più gra
vi con Ol)liligarli a portar via gli avvanzi de’ loro ultimi
CERIMONIE m TBM!O m MALATTXA‘, ecc.
9
ritiri, ed a spogliarli de’ sepolcri a‘ quali aver non pote;
van_p 'essi alcuna giusta pretcnsione. Questo era per 1’ or
dinario ‘il trattamento riservato ai sacrilegi, PLUTARCEI5 da
Ser. Num. Vindllét._
" ‘
Allo stesso‘castigo venivano condannati i traditori, Lv
;nnc. Orat. in Leocrat. Un simile destino serbato eri: a
quei nemici, la ferocia e crudeltà de’quali passati aveva
no gli ordinarii confini; come anche erano trattati colo-v
ro i quali spogliati avevano i sacri templi, o commesso.
altri infamiecoessi: ma se un‘nemico ‘mostrato si era
generoso , ed-ecceduto non aveva in ciò che permette
vagli
legge , allora sarebbe stata riputata come cosa
barb'ara ed innmana il trattarlo in tal guisa."
Ciò non ostante, siccome gli kusurpatori considerati
erano come dannosi all’estremo e perniciosi all'uman ge
nere, venivanb costoro il più delle volte assoggettati ad
im tale castigo ,- PLUT. in, Dian. . e quindi facevano essi
tutti i sforzi per nascondere le'loro spoglie , ed assicu
rare il loro riposo dopo la lor morte. La dispersione
delle propsie ceneri veniva quindi riputato uno de’ mag
giuri affronti che far si potesse alla memoria d" un mor
to,, DIOG. Laser. Periandr. ; Eunmb. Mal. v. 1378.
e A P 0 II._
fERÌMONIB IN TJNPO DI NÀLJT'I'II I DI MORTE.
Allorché una persona era attaccata da una qualche pe
ricolosa malattia, si costumava di alliggere sulla sua por
la due rami, di ulivo l’uno , di alloro l' altro , LAER'I‘.
in vit. Bion. Il prin'xo mettevasi, a quel che si dice , co
me Un preservativo dall‘ influenza degli spiriti maligni,
contro i quali stimavasi fosse esso un poderoso amuleto,
e perciò alle volte congiunto veniva coll’epiteto dArix'ux
xoa‘, Eurnon. Ad esso si aggiungeva il lauro, per rende
re propizio il dio Apolline; giacché credevasi che non
potesse egli estendere il suo sdegno sopra i luoghi, ov‘cgli
trovato
un monumento
sua amata Dafne. Que i
iti
rami avesse
riceVevano
il nome (lidella
a'r‘rn’rous.
’- Non è cosa fumi di proposito l’=osscrvare, che tutte
ro‘
sanrarn' cascar.
.
le subìtanee morti degli uomini venivano'attrihuite ad
Àpolline, Horn. Il. 4‘. v. 757', e le‘morti subitanee del
l'odonne imputate erano alla di lui sorella Diana. Triv
J‘r' XOÀowapr'm xpuan'm; "Apvr;zuix7u; Hou. Il.‘ 4'. v. 205;
7'. v. 59., Odyss. o', v. 406. ;. Odyss. A‘.’ v. 170. La
ragione di una tal’ opinione era; perché Apollocomune
'ment'e prendevasi‘pel sole , e Diana per la luna; quali
pianeti, secondo a‘ generale credenza esercitavano una
grande influenza sulla vita degli uomini ,. Hiumcn. Pouf.
de Alleg. IIorn;:, Eu'sruu. Il. C v. 205., cl: Il. fr'. v. 59.
Si supponeva comunemente che tutte“le persone tra
passato passar/dowssero sotto la giurisdizione delle divinità infernali ; e perciò veruno lasciar‘poteva la suavi
ta , se procurato non avesse di tagliar preventivamente
una parte de' suoi capelli, onde consacrarla alle medesi
me, Eminun. Alcest. v. 74.,Vmc. /Eneidl 14., v. 698.,
Honu.- l. 28.- 20. , MARTML. 3. 43’._, MAcnoa. Saturnal.
lib. 5. cap. 19.. Ignbrasi certamente qual fesso l'occa
sione che diede origine ad ima tale opinione; però sem
bra probabile che procedesse da una cerimonia che era
solita a- praticarsi nei sacrificii , ne‘ quali i Grecitaglia
vano qualche parte di peli dalla testa della vittima , e"
li offerivano ain dei come primizie de’ sacrificii.
Allorché conoscevano essi che la morte a gran passi
verso- loro si affrettava ,
indirizzav:mo delle preghiere a
Mercurio, Vanna. Mutua. lib. 2‘. , cap-. 6. , il di cui
principale impiego era di condurre gli spiriti alle regioni
infernali,
Id. ib. ; Hom. 0tl_yss. dv. l. seg.; VIRG. Eneid.
4. 242. , Horn. 1.‘od.- 10., v.v 17., Id. ibid. od. 24;
v. 18. Queste preghiere, o che si oll'crissero a Mercu
rio , o a qualche altro dio , avevano generalmente il no
me di E'Ewiu'pwz w'xm‘, ch’ era il nome che si dava a
tutte le preghiere che si facevano da una persona prima
che morisse , o intraprendesse un viaggio. Allorché gli
amici ed i parenti si avvedevano trovarsi essi in punto
di morte , venivano ad accerchiare il letto ove giaceva
infermo il loro amico e parente , per dare ad esso l‘ul
timo addio , Eumym. Heraclirl. v. 600. , e per racco
gliere le estreme morihonde sue voci , HOM. Iliad. o' v.
734. , seq. , che non dovevansi giammai da essi ripete
re in seguito senza la debita riverenza e rispetto.
crsmos‘u: m remo DI MALATTIE, ECC.
n
' Abbracciavauo quindi essi le moribonde persone , ed
in tal guisa ricevevano essi il loro ultimo addio , Enni
rm. Aleest. v. 403'. Applicando quindi la loro bocca a
quella de’ loro- amici hoccheggianti si sforzavano; di rac
cogliere in loro stessi 1’ ultimo l‘oro fiato , Cm- in Verr.
v. 45. , persuasi che -la loro anima si staccasse dal" cor
po con l’ ultimo respiro , e che in tali guisa! entrasse nei
corpi degli amici o parenti ,. che rprest‘avano loro- questi
ultimi ut'fieii.- Giunto il tempo de a: morte , si percuote
vano con gran forza alcuni: vasidi: rame ,. per- meazo delle
quali percosse pensavano essi,..che scacciar potessero
ogni influenza degli spiriti maligni , le di cui aeree for
me resister non potevano a cetesti’ suonicosirauchi espa
ventosi (i) , TlIIOCRI'1- Schol. adf_Idyll. a. v. 36., Ma
cnom Saturn. 5 ,. 19. , e- coni questi mezzi immaginaVano
essi che le anime non avessero più a temere cosa alcuna
dalle furie ,. e passar potessero con: tutta la uiete e si‘
curezza alle pacifiche abitazioni dei- campi
lisi. In ef-»
fetto correva tra Greci un’antica opinione, che nelle re
gioni infernali vi fossero due dimore , una dalla parte
destra, tutta piacevole e deliziosa, l’ altra dalla sinistra
ch' era destinata per li malvaggi, ore eranvi le furie , le
quali sempre pronte mostravansi per precipitare o tra
scinare nel luogo deltormenti le anime da’loro corpi se
parate , VIRG. /Eneid. 6. , v. 540.
‘Ì
La mmte, e tutto ciò , che aveva rapporto agli ulti
__
(1) Quanto più attentamente si leggono e si percorrono questi ele
menti di greche antichità , tanto più a conosccr si viene la profonda
ed estesa erudizione dell’ autore inglese, e la perfetta somiglianza, o al
meno l'im0ln origine di tanti e tanti usi che si sono da n0i adottati ,
e che pur ci veng0fl0 dai Greci, onde sempre più si rileva , come si°
accennò nella dissertazione premcsm al secondo volume , la necessità di
darsi allo studio della lingua greca. In effetto prima di ora non sapevamo
hm , né forse ci passava anche pcl capo , che anche del suon lugubre
delle campane che ci rimbomba tuttodi alle orecchie per la morte di
qualcuno , ne dovessimoa'Greci attribuir in certo modo l'origine : ep
I‘Ur tîllll'è: se talun curioso erudito investimr volesse ben bene nella ri
mola antichità l' uso del lugubre suono dclîe campane, trovarch esser
stato questo suono , sebbene con un fine più giusto e più nobile, sosti.
tuito a quel suono o stropito di cui parla l'autore , o che si faceva dai
Greci col percuoterc de"yasi di bronzo o di rame nella morte di una
persona.
‘ '
n
ANTICHITA‘ carena.
mi momenti della vita , veniva riguardato qual funesta
annunzio, ed oileriva delle tetre idee. Avvalevansi perciò
spesso i Greci di Espressioni poco proprie per indicarle.
-Difatti in luogo delle voci ®vi0xm, ’a'arofluóa‘x'iu, che si
gnificavauo propriamente morire , adoPeravasi Spesso la.
parola «Zaruthn9m.
L’ azion del morire veniva alle volte
indicata colla parola oi'xea'6’ui, abbandonare la sua dimo
m, Eus*rrrn. ad Il. &;Ernur. Alcest. v. 316; ed i mor
ti dicevansi olxo'ym1. Talvolta però il, morire esprimeva
si con la voce a'an'pxwàm. , mettersi in viaggio , AELIAN.
Far. hist. lib. a. 25. Usavasi del pari la voce flsfs’iwu ,
per dire, egli ha vissuto, PLUT. in Cicer. Alle volte pe
rò si servivano essi per indicar ciò delle voci xinpnm, e
uayovru. Bpn*rór IÎJ‘mM xeyo’rrm, HOM. Odyss. A'; Il. 7'
Ma per lo più son tutti questi nomi derivati dal dormi.
re , a cui la morte ha moltissima rassomiglianza'., e da
qu‘1 è, che i poeti finsero esser la morte sorella del son
no, e le voci mlpuiddau, CALLIM. Epigr. m. a, o su'ó‘su
AESCHYL. Eumenid. v. 708 , sono generalmente usate per
morire. Da qui appunto derivano i termini di sórgza’fl1fp1fi
e di xonmfrn'pm , de‘ quali col primo i Pagani, e col se
condo i primi Christiani chiamavano i luoghi addetti alla
sepoltura, chornn. Cassandr. v. 583. Vedesi pur:mche
1’ idea della morte indicata tal volta con la voce 9mflu'r
in, Hon. Il. 9', v. 274; Odyss. &' , v. 820.; Hauomuv.
5. 7. seg. 1. ecc.
C
P 0
III.
cremost , cas rnrcsnsnnro 1 rvmrmm.
Subito , che seguita era la morte di una persona , la
prima cura degli assistenti era quella di chiudergli gli
occhi.
‘
Un tale atto veniva espresso dalla voce xa9aupgiv , Hozu.
Il. >.', v. 453; Odyss. A’, v. 425; 0dyss. u’ , v. 295;
cuvap{u'vflw, EURIPID. Phoeniss. v. 1460, auy'zMz'm ‘rav‘;
0’pfiakyozh, ovvero mi flM'papa, Eumrm. Hecub. v. 430.
etc.
Un tal costume era così universalmente praticato ,
che la voce xwray.ónr veniva ordinariamente usata in ve
ne di Misano; e tendeva non solo ad allontanare lo spa
ernmomz , cu rnnc!nnflno l manu.
13
Vento, che poteva 0fi'erirsi a’viventi da quegli occhi aper‘
ti , ma benanche a Soddisfare gli ultimi desideri di un.
che cerca sempre di Serhare dopo morte una decente po
situra, Emurm. Hecub. v. 568; Svmon. irtAugust. 99.
La sua bocca veniva per lo motivo medesiin'o serrata ,
Hom. Odyss. 7t', v. 425 , ed il suo volto coperto di un
velo , Eunmn. Eppol. v. i458; Hecub. v. 432. Hon.
Od_yss. w', v. 292. Pressocchè tutti i doveri, (che aPYa_ts
tenevano a’moribondi , dovevano essere eseguiti da’ oro
più stretti parenti, Emurm. La moglie li rendeva al con
sorte , il fratello alla germana, Emnrm. Troam. v. 277.
Id. J,)hig. in Taur. Se Un vedovo, o una vedova veni
vano a morire, domvano i figli soddisfare a tali doveri,
Eunll’ln. Mail. v. 1035. A dir breve, considerata veniva
come una gran disgrazia, e si compiangeVa il destino di
quell’infelice, che non avesse ricevuto da una mano pie
Î tosa' tal funesto , ed ultimo uflizio , HOM. Il. a'; 50ruocn.
Electr. Le spese per li'funerali erano tutte a carico del
la famiglia , cui incumbeva del pari il regolarel’ ordine
delle cerimonie,- menocchè lo stato non avesse accordato
al defunto de‘ pubblici funerali, che in tal caso le spese
de’ medesimi si facevano col danaro del ubblico erario.
Primacchè il cadavere divenisse fred o, solevano i
Greci distendere tutte le membra, secondo la loro pro
pria lunghezza , Emur_to. Hippolyt. v. 786, ciocche di
cevasi l'x'ru'rur, Ovvero apfimîr,- 1d. ibid. v. 789. Veniva
in allora il corpo lavato con dell’ acqua calda , HOM.
Onlyss. u', v. 44 , scg. ; Enmmn. Ph0enz'ss. v. 1239 , e
n66:; AELIAN. Var. hist. 4, 1; quale uflitio era comu
nemente riserbato alle donne che trov:wansì con vincoli
di parentela legati al defunto,Pnrr. Phoedon. In alcune
città i vasi a tal nopo destinati conserVavanrsi ne’ tempi.
Veniva in seguito il cadavere asperso di olio, 05 ur di
profumi, Homzn.lliad. a' v. 350. ÀTB‘EN- Amrvasop. ' .' i5.
Dopocchè era stato in tal guisa lavato e profumato, veni
va il cadavere avvolto in un mantello , ch’ era 1’ abito
che in altri tempi aveva’ il defunto portato , APUL. Fior.
1. ; VIRG. Eneid. 6. v._. 218. , ericopeflo di‘un ricco drap
.Eo, LAER'I‘. Soc’rat.;Aumx. Var. hist- lib. 1. cap. 16.;
on. Odys:. 6', v. 97-; Il. 1', v.- 352.; PLUT. in Li- .
w»
1‘4
.
Aur1cnrrs" carena.
aand., EURIPID. Alcest. , che per lo più era di color
bianco, Hom._Il. .a-' , v. 352.; Onrss. fl' , v. 97. ; EU
NPID. ibid. Da ciò è ,
che considerato veniva come di
un‘ infelice augurio , e come un presagio di futura mor
te per un’ infermo , che si trovasse vestito con un’abito
di tal colore , ARTEMID. Oneicrucrit. lib. 2. cap. 3. Un
tal colore sembra che fosse stato usato per simboleggiare
la semplicità, e l’ innocenza del defunto , PLUT. Quuesl.
Rom. La sontuosità di tal drappo veniva talmente cre
duta interessante presso i Greci, che spesso colle pro
prie mani, mentre vivevano, preparavano quello , che
avrebbe dovuto a tal nopo servire per essi 0 per li loro
amici in punto
di -morle .,
lIOM.
Onrss. ,8' ., v. 96. ;
Vine. 1Eneid. gî , v. 486. È ancora da osservarsi , che
in Isparta , i di cui costumi trovansi spesso difformi da
quelli vigenti presso le altre città della Grecia , non ri..
conoscevasi altro abito che servir doveva per la sepol
tura, che il color rosso, ch‘cra il colore che si usava co
munemehte (lai Soldati nel campo di battaglia, e che ne
gato era ai cittadini poveri: che anzi era questa una par
ticolarità molto valutata , e di cui solo godevanoycolo
ro , che o per sin'golari virtù , o per sorprendente va
lore eransi segnalati, Anna. Var. hist. lib. 5, cap. 6.
Sembrava in effetto poco ragionevole, che coloro i qua.
li , mentre vivevano , erano stati accostumati a dispreg
giare qnalunque ricchezza , e superflui ornamenti, fos
sero poi comparsi dopo la lor morte riccamente e con
magnificenza ricoperti. Questo contegno, che distingueva
i figli di Sparta, fè del pari astenerli dall‘ uso de‘ profu
mi , e degli olii , come indegni della Spartana gravità.
Il corpo era in allora coperto di verdi rami, e di ghir
. lande di fiori , Emurm. Troad. v. 1141.; Phoeniss. v.
1626. ; Schol. Amsrorm Ecclesiaz. v. 533. , Anlhol. 2,
Una tal cerimonia era tenuta nel numero delle
iù es
senziali , e perciò non_ tralasciavasi negli onori, ciÎe ren
devansi a‘ grandi personaggi , morti in'Città straniere, e
le di cui reliquie ritornavano nella Patria , PLurAacu. «in
Demetr. ; id. in Philopoemen.
Alludeva essa alle corone riportate da‘vincitori ne‘ pub
blici spettacoli, e denotaya che il defunto terminato ave
cranmomr. , cura rnrcznnflrvo 1 FUNERALI
1.5
va il corso di sua vita , van. ; o piuttosto quelle ghir
lande erano il simbolo delle p‘erpetrie , e semplici felici
tà , che , lungi dal tumulto , e dagli affanni della vita
umana, ilo era. il defunto a godere nei campi Elisi,
Guam. ALEX. 2'rpfi-y. lib. 2. cap. '8.
0ccupavansi di poi a trasportare il cadavere , rpoflfil
da: , Schol. Amsa‘orn. ad Lysislr. v. 612; DEMOSTUEN.
in Macart.; Lrsns contra Eraloslh.; anun. de Erect. ;
Euu1rm. Hecub. v. 613. Alle volte essi lo situavano sul
suolo , e qualche volta su di un cataletto nominato M'
wrpav , pi'pfrpav , ovvero @5'pi‘fpdr , ch‘ era adornato con
varie specie di fiori. Questa cura spettava parimenti ad
eseguirsi dai più stretti congiunti, Lvsus Orat. de Caed.
Eralos/h.; D10. lib. 58. Il sito destinato a tal funzione
era il arparw'armr , il vestibolo , o il liminare della casa ,
Schol. Amsrorn. ad L_ysish-. v. (in. Donde deriva la 'vo
ce arpavmnî: , data 21‘ morti , Eumrw. Alcesf. Questa ce
rimonia aVea per fine di sottoporre all’ esame di ciascuno
se il defunto aveva 0 nò alcuna ferita , o altri segni di
morte violenta, P0LL. lih. 8. cap. 7. seg. (55.;va. in
vrpov'muro. I piedi erano rivolti sempre verso la porta ,
Hou. Il. rr' v. su. ; Eusrnu. in Loc. ; Pras. Sat. 3.
v. 103 , onde dinotare , non esser più per lui possibile
di rientrare nella sua abitazione. Nel mentrecchè il corpo
del defunto colà dimorava, si aveva la cura di destinare
una persan , a cui incombeva di guardare il cadavere ,
allinchè potesse garantirlo da qualunque ingiuria o af;
fronto che potesse ricevere , Horn. Ilmd. 'r' v. 214 , e
di preservarlo dagl‘insetti, onde non lo avessero ad im
brattare, Id. ibid. v. 23.
'
Primacchè venisse sotterrato , si costnmava di mettere
nella di lui bocca un ezzo di moneta , un obolo , dc
stinato a Caronte pe‘rc è l‘ anima venisse tragillata sulla
riva (1' Avemo, Scuou Arisloph. Ran. v. 140. , Locus.
de Lucl. , come pure una focaccia fatta di fiore di fari
na e di miele chiamata perciò nyJTQ'OJ‘TU. , va. Servi
va questa
er ammansire la ferocia del Cerbero cane ,
preposto al a guardia della porta infernale, e per procu
rar da lui all‘ anima un sicuro e pacifico ingresso, Schol.
Amsrora. ad Lysistr. v. 601., Vmo. /Eneid. (3., v.y 420.
16
Anrxcuxm’ carcaz_
‘
Questi oggetti denominavausi da alcuni mpxn'i‘ayfnr Svm.-,
da altri J‘uei», HESYCH. J‘avixn, POI;L. 9. 6. se". 82; e
l’ava'xnf, da €n'vsr, dono, ovvero da froîs l‘aroî;, donato
ai morti, oppure semplicemente da é‘ava‘ , aridi bastoni.
L‘obolo veniva ancora indicato sotto il nome di di mu'
M; , e di orop€ysîov , Ersrmvr. ad Odyi‘s. CALL!MACH. in.
Fragm.; anuuv. Dialog. Mori. Il dona,tivo dell’ obolo
non era richiesto da qUe‘ popoli ; i quali ' si supponcva
che dal
dimorasscro
regioniicolà
infernali,
che
luogo di in
lorovicinanza
residenzadelle
si andasse
per meze
zo di un camminò_diretto,, facile , ed cspedit0._. Potrei».
Ìbe ciò comprovami colla dimanda , che fecero gli Ennio
niesi di godere anch‘essi di tale esenzione. STRAB. Geogr.
lib.8(i).'
_ .
’
. .
Prima di chiudere il presente capitolo, è da osservar
si, che il complesso di tutte queste cerimonie di vestire
e di condurre il defunto, ed alle volte anche quella‘ del
suo sotterro, veniva indicato sotto il nome di cuyflaprl‘ri,
Aescuvr. Schol. ad Septem contra Thebas. v» 1032; s'x
papa}, Anscuvr.., xu’à‘eupaq Schol. Hescnn.., e n";ifa, Ila
ncnrsn. 1. 5. S. 1. Trovasi ucll’istesso senso usato pres
-so gli auliclii scrittori il termine auyx_o}u'<uy, Schol. HE
scnrx.. ad5eplem contra. Thebas. v. 1302; Soruocc. Ajac.
‘T. 1067.
_
.
'
.
‘
La chioma del morto , finché egli era eSposto , Stava so
spesa alla porta della sua abitazione , per indicare , che
quivi regnava il duole, ed il lutto. Finché il corpo non
era rimosso dalla casa, si sospendeva alla orta della me
desima un vaso pieno di acqua, épi‘a'vm, glas‘rcu. e Svm._
in v. ; Porp. lib. 8. cap; 7. seg. 66 , épà‘an'u , yu'rpa ,
strcu. , ed &cpaxar, dal nome della materia, di cui era
'
o
'
\
‘
.
f
.
(1) Alle volte troviamo presso gli Ateniesi usato , locclul avveniv‘a
nella persona de’ loro sovrani , che in voce di un' obolo ponevano nella
bocca del defunto tre monete di oro. Alla moneta poi.che si metteva
nella bocca , aolevano i Greci, nel seppellire i loro defunti; lasciarci nel
la cassa che li conteneva 1111'alte5tat0 di loro virtuosa condotta ,‘ onde
agevolar ne potessero alle loro anime presso Caronte il passaggio. Dio
doro Siculo è quegli che Ci dà l'idea de'formolani che si usavano in.
tali occasioni, nel modo seguente :Io sottoscritto Sesto Aniu'o Pon
le_fire attesta che il [ala sia altro d‘irreprensibi'li comuni ; che tMa‘
m' siano in pace.
'
_
zsequn: , o Panna; CONVOGLIO17
fatto , Aaxsrorn. E'uNfl- Il disegno di ciò era , p’erclxè
tutti coloro, ch’ erano impiegati intorno al cadavere,po
tessero purificarsi coll’acqua, lqcchè dicevasi Mu’whi a'vra‘
ranpoJ. Era com'tm sentimento degli antichi, che l’ aver
contatto _cop un cadavere bastasse a contaminare una per.
sona, ‘Eumrm. Hypolit. Il vaso Ove contenevasi l‘vaua‘,
era anche alle volte chiamato wnyaîor , Eumrm. Alcesl.
v. 99; Hesircu.
»
Dovevasi benanclte purificare la casa, nella quale era
stato il cadavere situato , Ermmn, Helen. v. 1446.
ca P o“1v.
\
Bs1squm , o FUNEBRB' CONVOGLIG.
‘Dopo adempite tali cerimonie, si passava atrasportare
il corpo, l0cchè dicevasi s’xiwprJ‘n‘, LUCtL. in Anthol.
2. 32 , ed ixpopd , 'Tuucvn. 2 , 34; donde deriva s'xps'
pm‘, Demoswu. ,ih Macart; ed i’xxayzfu'r, AELIAN- Van.
hist. '8, 4, con che veniva denominato tutto quanto
s‘ a parte‘neva‘ a’ funerali, T_mzocmzt. Idyll. 15, v. 132.
Il) tempo , che scorrer do'veVa pria di seppellirsi , non
era determinato. Questo spazio doveva , secondo alcuni,
essere di diciassette iorni , e di altrettante notti, Hoat.
Odyss. ai , v. 63. Atri lo determinano a soli otto gior-V
ni , Ssav. in fEneid. 5. Ma pare, che un si lungo ter
mine'non avesse avuto luogo , rche' ne’. funerali "di rag
guardevoli soggetti , quali non potevansi precisamente so
lennizzare senza straordinarii apparecchi. Laddove tutto
ci dà a credere , che tale'cerimonia non veniva ritardata
al di là di tre , o di quattro giorni, Arou. Buon. Arg'on'.
lib. a. I poveri ciano talvolta seppelliti un giorno dopo
la loro morte , CALLIM.I, LAERT. Vita Pherecyd.
-taleL’ cerimonia.
ora della notte
riguardavasi
come , contraria
ad una
In duest'
oraisi diceva
‘cl1e i cattivi
ge
ni, e le furie, cui era insopportabile il Clll8l’Ol‘ del gior
no , andavano vagando altrove,- Ermmn. Troad. v. 446.
I giovani, che morivano nel fiore della loro età , veni
vano situati sul tumulo' allo s untar dell’ alba , dappoiclzè
veniva considerata la morte
' una giovine persona com0
'
2
I
'
\
18
ANTMU’M‘ GREUIE
una spaventosa disgrazia, e come cosa quasi empia , di
appalcsar ciò al cospetto del sole , HERACLID- PONT. in.
Allegor. ; Hox. Odyss. o'. v. 72; Il.
v. 226 ; Tano
cmr.gId_yll. 15‘, 132, sgg. Da ciò èclre la morte di tali
ersone riceveva presso iGreci il nome di n'lu'pas «'pvrayn‘z,
îluucmn. Porrr. in Allegata; Ensrsru. Poiché questi fu
'nerali erano celebrati colle torce accese , ben presto in
ricevuto l’ uso di portare le torce in tutti gli altri fune
rali , benché eseguiti di giorno. Da ciò deriva quell’es'pres
sione passata in proverbio , per mezzo di cui , parlandosi
de’vecclxi , si diceva cb’ essi si‘accostarano alla torcia del
la loro_vila: s'm‘ mir à‘ià‘a roJ Biou, PLUT.- lll).' An seni
capess. sit Respubl. ln Atene vigeva un riso contrario a quel
lo del resto della Grecia ; vi si celebravano ii'unerali pria
dello spuntar del sole,Cic. de leg. lib. 2. -, Demosru. in
Macnrh , e ciò er ciÎctto di una legge , che da taluni
si attribuisce a emetrio Falareo, Cm. ibid.; da tal’altri
a Solone , Demosîu. Ibid.
'
'
' I facchini ordinariamente indossavano sulle loro spalle
il corpo , loccl1è veniva chiamato u'pJ‘w @t’psu,’ Eumrm.
Alcest. Solevasi talora mettere il corpo sopra di una ba
ra , invece di che gli Spartani comunemente impicgavano
i loro scudi. Da ciò deriva quel linguaggio si celebre ,
usato da una madre Spartana a sno_figlio , mostrandogli
il suo scudo , ; mir , à"v'm‘ mi J‘e , PLUT. Àpophlh , o
portale questo scudo indietro , o siate portalo sopra di es
so; e come_altri spiegano più laeonicamente: o con que
sto, 0 sapra questo. Lo stesso costume veniva praticato
anche in altre città , Vmc. Eneicl. 10. , 506. Il tutto quin
di ci dà ad intendere,.cbe gli antichi Greci non avva
leansi di casse di sorta alcuna , ma trasportavano i loro
morti,ffragle loro braccia, Eusrrrn. In Il. 4’; Emmun.
in Rhes.)v. 856
(i) Avvi taluno Scrittore, che trattando di queste materie, in questo
‘ luogo ci fa sapere, che , la funerea pompa che si usava nelle esequie
.rra regolata in modo , che innanzi ad ogn" altro andava il cadavere si
tuato in un feretro e posto sopra di un carro tirato da cavalli e cir
condato da cipressi , a cui veniva dietro un coro di musici che intue
nav;mo le funebri canzoni a Plutone. Quindi seguivano i parenti, il più
prossimo de‘ quali, se era una donna che si accompagnava ,
recava gli
ornamenti della defunta per repellirli con lei , come avvenne i tempi
-
nsrqme , o rumena convocuo.
19
I parenti, ed amici del defunto erano quelli, che sole.
vano comunemente intervenire alle esequie , né era per.
messo loro di potersene dispensare, vedendo di esser
essi stessi obbligati a pagare o a rendere in tal modo gli
ultimi loro' dOVeri al defunto , Tenero. a. 34. Sornocn.
Ajac. Mastig. v. 1189. , Amsror. Ethic. 9. 11. Oltre
questi v'interveniva ancora un folto numero di uomini ,
e di donne per lo più invitati
er renderle più solenni,
Enanln. Alcust. v. 629., specia mente in- quelle Città ove
ciò non veniva dalle leggi vietato; dapoicchè in alcuni
luoghi , ad oggetto di evitare il disordine, che avesse po
tuto venire da un si numeroso c0ncorso di .astanti, e per
diminuire ancora le spese de‘ funerali , la legge ne avea
ristretto il numero a quello de’ soli parenti, Cic. (le Leg.
In. 26. Così troviam noi una legge stabilita in Mitilene,
con cui, a riserva.de’ arenti del defunto , si proihiva
a chicchessia di farsi ve5€re ai funerali. Solone n’ emanò
una , colla quale n’erano escluse tutte le donne , che ave?
vano oltrepassato gli anni sessanta , purché non avessero
legami 'di parentela col defunto, Denosrn. in Macarl.; Lrs.
Orat. pro Eratqslh. Pur tuttavia sembra, che in tali fun
zioni le donne non andassero confuse c0gli uomini; ma
avessero elleno un postpseparato , Tancnr. Andria.
L‘ abito che portar solevano le persone che accompa
gnavano il cadavere, non era sempre lo stesso. Nei fune
rali de’ semplici particolari la veste di lutto , e tutt’i sc
gni del duolo formavano la pompa ordinaria. In quelli
poi de‘ personaggi distinti so evansi eseguire con gioja ,
antichi a Parco padre di Admeto , che portò quelli di Alceste , ecc. ;
cita egli qui in suo favore Ateneo: ma con buona pace di questo scrit
tore non pessiam noi in ciò con lui convenire. La sua opinione per la.
prima parte sembra del tutto opposta a quella del nostro autore, a cui,
profondo qual egli è nella lettura de’ Classici , non solo ciò non e' no
to, ma anzi, dopo airrci detto di sopra che il cadavere andava sulle
spalle de' facchini , ci fa da qui _a poco sapere , che il seguito , .e non
già il cadavere , andava alle volte a cavallo , ovvero sopra i carri. '
Dal non averci poi fatto il nostro autore , per altro cosi versato in
questa materia, alcun molto della seconda parte dell'asscrtiva del men
tovato scrittore , siamo inclinati a credere , che questi di un fitttè par
ticolare avvenuto a Fereo nella morte di Alceste , ne abbia Voluto for
mare un canone , o una legge e costume universale.
n
go
ao
Anr1crun' cercar.
e si usava una gran solennità , Purraacn. in-Timol.; Id.
,in Arai. L‘ istante , in cui veniva il corpo trasportato di
casa , era quello dell‘ ultimo addio , che si esprimeva con
delle fon-mole all'uopo consagrate, Ecmrrm Alcest. v. 608.
Il seguito recavasi per lo più a cavallo ,. ovvero su de'
carri; ma , quando si trattava di persona ragguardevole,
si credeva, per segno di maggior rispetto, esser dove_re che
tutti andassero a piedi e col capo scoperto, Droc. LAERT.,
Tnsornassr.
I parenti andavano immediatamente dietro
il corpo , e gli altri lo seguivano a qualche distanza. Al
le Volte gli uomini precedevano il cadavere con i loro ca
pi scoverti , e le donne lo seguivano. Il cadavere intanto
di Patroclo fu trasportato al suo sepolcro circondato da‘
suoi soldati, H0M. Il 4'. Ma l’ uso il più comune era ,
che il cadavere andasse avanti, ed il funebre convoglio
lo seguisse ,' Tnnmnn ldndr. Un tal costume serviva per
far risovvenire ai sopravviventi, che anche essi erano mor
tali, ed insegnar loro che tutti essi seguir dovevano
quel cammino, che il defunto innanzi ad essi aveva fat
to, Donna in Terent. Andr. ; ALEX. ab ALEX. lib. 3.
cap. 8. Nei funerali de’ soldati scortavanoyil cadavere i
loro compagni con la punta delle loro armi , e de’ loro
scudi rivolta verso la terra , Vitié. Eneid. 11. v. 92. ;
Smr. Theb. 6. Né questo era un' uso che si praticava
solo nel campo di Marte ,'m’ anche in tempo di pace;
giacché nei funerali de’ magistrati, i loro distintivi e le
-loro' insegne onorifiche si portavano rovesciate. L'esecu
zione di una tal cerimonia si chiamava dai Greci infl'y:
1rm dal trasportare il cadavere fuori della casa; arapav
1îyaruv, dai luoghi pei quali esso passava; e rpaara'ywm,
dal luogo _ove esso era trasportato.
.
4
’ 0) Vedi la nota antecedente.
_ lUT'IO PEl- CÀGIORE DI_ "ORTI.
.
a:
CAPO V.
anno non cuor-orna n: n.anr.
'
Le cerimonie
or mezzo delle quali i Greci esprime.
vano il loro duo o derivante dalla perditadi un amico ,
o da qualunque altra rilevante disgrazia, erano varie, né
sono a noi del tutto note. Gerieralmente però il duole
esprimevasi con il esteriore della persona , e- con vesti
menti di un determinato modo , e colore , allontanando
si" essi in simili occasioni, per quanto era possibile dai
loro ordinarii costumi. I mezzi più comuni per esprimere
il lutto, erano i-seguenti. _
'
1.0 I Greci in tal rincontro, si astenev'rano da‘ba'nchet'
ti , e da‘ giuochi, Lucrm. deluclu , ebandivano dalle
loro- case tutti i musicali istrumenti , e qualunque altra".
cosà che tender poteva a risvegliare idea-di piacere , o
che portasse l’ aria di gajetà e di divertimento, Eururm.
Alcest. v. 341. Non più frequentavano essi in tali tem
» pi le pubbliche solennità , nè comparivano‘ più nei luo
ghi di concorso , ma concentrati nelle loro abitazioni ,
giungevano anche a privarsi di molti cemodi ordinari di.
vita. Essi. credevano il vino causa "di allegria , ‘ e perciò
se ne.astcnevano. Fuggivano la stessa luce del giorno ,’
e non cercavano che leteuebre ,
e la solitudine ,,
per
nascondere il loro cordoglio a tutti gli oggetti, che crei
.u
devano aver potessero qualche rassomiglianza alla loro_
disgrazia , Hmu. Odyss. J“, v. 101., PLUT. Gons. ad Uxon
a.°‘ll fasto delle pompe era bandito ;’le'gioje, l’_or0
ed i ricchi ornamenti venivan messi da parte ,"chùrrr.
Cassand. v. 8.6:; Ovm. Melan'a. (i, 566. Questo costu
me non era già‘ solo particolare per coloro che si afflig
gevano per la morte diqualcuno, ma veniva, come
P" '
recchie altre cerimo‘nie 'QCC€D|Ì3΀ in questo capitolo, pra‘
ticat0' ancora da coloro , i quali si alliîggevano per qua
lunque altra grande calamità,- Emurm. Trend. v. 256.
In vece de’ loro soliti vestimenti , si serviVano degli or
namenti o abiti dello scorrurcio ,‘ che per lo più'.eraóo
di color nero, Teaaucr. Heaut. a, 3 , 45; Ovm- Mefamq
22
,
Awncmn"anrhun.
3, 567; 8, Fab.
PLUT. 1rupa‘ fro\i' s'awro‘r s'ermnÎr aiva
m95a’rwr, Eumrm. Helen. v. 1094., Alcestid.’ v. 215., e
427, e che diiferivano dal loro ordinario modo di abbi
gliamento per la rustichezza e viltà della stofl'a di cui
erano formati, Tnnztvr. ut supra.
3.° Essi tagliavano , e talvolta ancora radevano total
mente i loro capelli, Hou. Odyss. J" , v. 197:, a' , V- v
45; Hmonow. 2.;Xruoru. Hellen. i; Am.uuv. Var. hisl.
. 3; Eemvm. Orest. v. 128 , per farne difl‘erente uso.
Zl‘alora li deponeano sul cadavere , G)ptfii‘ J‘c‘ wu'vw. n'xwr
xwrau'wor, «Z: e'vrs'fiaMtav 2tnpo'yfl'm, Hou. Il.
v.,’ 135.;
STAT. Theb. 6; tal altra li gittavano sul rogo ,_ che do
veva consumarli , Hou. Il. 4'. Qualche Volta li deposi
tavano sul luogo destinato alla se altura. 'Opaî wpaîor
ro'vé‘s flo'5'rpuxot’ '7'a'99; , Hescan. lÈanpa'p. Alla .morte di
un personaggio di riguardo , i cittadini di tutte le città
I: di tutti i paesi adempivano comunemente un dovere
si pio. Una tal’ usanza può aver- preso vigore per due
motivi; sia. perché credevano di render cosi propizio lo
s'pirito del defunto , con tal sacrifizio , sia Perché cre
devano esternare un segno dell‘interno lor duolo col di
s regio, ed abbandono di uno de’ più essenziali pregi
dilla beltà. Di fatti i Greci con la messia cura face
vansi crescere i capelli, verificando quanto di essi disse
Omero, dando loro il ‘so rannome di napnxayo'òrvu. Ne'
solenni. e pubblici lutti s: giungca per effetto di tal uso
fino a radere le stesse bestie , Eumrm. Alcest. v. 428;
PLu'r. in Pelbpid.’; id. in Aristid. Ciò non ostante sappiamo
noi dalla storia che il sacrifizio di radersi i capelli era
stato in vcorti tempi un segno di allegria, di ringraziamen
tò, come a cagiou di esempio' facqvanoi marinai, allor
ché lil>eri si vedevano e salvi da un naufragio, JUVENAL.
Sai. 12, v. 82.; An’rumn. lib. 1. cap. 23., Pur. Epi1f. ;
cho-run. Crlssund. v. 973. Ma tale difficoltà" và tosto a
dileguarsi quando si -pon mente a" diversi pregiudizi ed
usanzel‘dr’lle diverse_ nazioni. Tra‘ p_opoli , che costuma
vano-portare i capelli lunghi , .i corti esprimevano un
segno di lutto. L’ opposto avveniva tra quelli , _che usa
ta'n‘q, (i non farsi crescere ‘i capelli, Henomrr. lib. l.
i;z;)p. lr82,.'1‘1.111‘ in Lysand. ; ALEX. ab Alex; Gru. Dier.
1 . o.
.
LUTTO ma cxcxonm DI Mons.
23
/|.° Le persone che oppresse erano dal dolore, edina
bili si vedevano a sopportarlo, spesso vedevansi gettarsi
per terra , e rotolarsi nella polVere , 0vxn. Metam. lib.
8., v. 528; Lucmn. de luctu; Horn Il. 10' , v. 640; e
quanto più fangoso era il terreno, altrettanlo meglio ser
viva ad imln‘attarsi , e ad esprimere il loro scorrnccio ,
e la loro afllizione, Id. ibid.
5.° Spargevano es_si sulle loro capi la cenere in- s_egno'
di duolo, anuu. ibid. ; Hou. Il. 0', v. 23.; Ovm.
Menu: 8. v. 525.
’
'.
(S.° Allorché uscivano di casa si ravvolgcvano il capo
’ con i loro abiti, Aurxou lib- 5. ep. 33- ; EURII‘ID. Sup
plic. V. 3; Ore“. v. 294.
‘
<
7.° Parimenti per dimostrare a tutti la loro alllizione ,
si tenevano essi stretti tralle loro mani il capo , E'an‘ N
xpwn‘ xcîpa: îòyxar,.Eunnn. Helen. V. 377.
I
8.°. Correvano essi con passo assai lento e piano, per
csîrimere la loro debolezza, e la perdita della forza, o
de coraggio.
’
\
9.° Si percuotevano essi fortemente il petto e le coscig
con le loro mani, Lucuu. de Inclu; va. Heroid. 15.,
H3; e colle unghie dilaniavansi il Viso; ciocchè nomina
vasi pum'acur 'Iapim't, Lama. de lucIu. Benché tutte que
ste azioni venissero molte volte praticate dagli uomini ,
pure le donne , che sono più‘se'nsibili alle passioni, e
più flessibili al duolo ,
esprimevano la loro ailli'1ionc in
un modo anche più violento, Nonn. Dmnrs. lib. 9. cap.
18.; Vino. Aeneid.
v. 673'. Solone con m_olta saviez
za mise limite aqueste stravaganze,‘ prescritte dalla 'ra
gione, quranca.‘ in Solon- I Lacedemoni spiegavano una.
grande intrepidezza nella perdita de‘ loro privati«Ma nel
la morte di un loro Be , gli uomini , lc'donnc , i fan
ciulli , tutti si radunavario assieme , e si dilaniavano la.
fronte a colpi "di spille ,. e di aghi , credendo c0n ciò ,
non solo di dar i1n‘ attestato del loro cordoglio , ma benan>
che di'far cosa grata agli Spiriti del defunto' con tal sa
grifizio, Supponendosi ch‘egli si compiacesse del sangue,
Sznv. ili Virg. Aeneid. 3.; id. in Ag'n. x2.
'
-:o.° Nel furore delle loro imprecazioni giungevano ad
accusare gli dei , STAT. Sylv. lib. 5. Nè ciò corisiderar
94
Anrrcmn’ GRECHB.
debbesi Come” Un’ effetto di stravaganza , _o credere sia
stato solo praticato da persone di debole intendimento
nell‘ eccesso del loro dolore‘, 1d. Theb. 6; e la ragione
si è‘, che secondo i Greci, erano gli dei-suscettibili-di
passioni umane; quindi gli sventurati sentivansi nattn‘al
memo portati ad accusarli ,
di aver voluto soddisfare la
loro privata_ vendetta, o il lor livore, Vma. Aeneigl. 869;
STAT. Theb. 3. Il loro impeto forsennato contro gli dei
‘gli spingeva alle,volle al segno di rovqàciar gli altari, ed
a recare la distruzione ai loro ternpj , Eumrm. Andromach.
_ii.° Nel loro parlare usavano essi un modo basso ., e
'posato, ed i loro gemitinon venivano interrotti” se non
' da queste grida continue, 9', .è',, 2, i', ÀESCHYL. Di qui
ha Origine,‘come dicesi, il nome di e'Alyu, clegie, dato
4’ funebri lamenti , Schol. Ams'rorn. ad Av. 217'(1).
12.“ Allorché avveniva‘la morte di un èittadino , cui era
ailidma una rilevante carica dallo stato, ' oppure ,di’un
personaggio di alto rango , o se accadeva qualche altra
generale disgrazia , le‘pubbliche assemblee venivano so-.
spese; erano chiusi i-luoghi di esercizio, i bagni, le bot
teghe , ed i tempj ,‘le,piazze erano abbandonate , e la
città tutta non dava, che segni di duolo, e di mestizia,
ong. LAERT. Soc‘rat. ;
’
'_13-‘ Un numero prodigioso di musici, edi deploratori.
era chiamato a’ funerali. dal lusso , e dalla ostentazione.
uesti ultimi Venivan chiamati-40,0%ku €Eanp};fl , HOM. 11
o, v. 721 ; Eusr..ad h. 1. , dapoicchè il loro incarico
era quello di battersi il petto, e di dare tutti i segni
della più impetuosa disperazione per eccitare negl’ altri
l’allliiiouepd il duol0. QUesti Venivano anche detti. io:
Io:‘, wpaawà‘ai‘, per li canti funebri, che avevano innum
Ibensa di recitare. Tre specie di canti distinguevan
si; il primo per l’eseguie, il secondo per l’ atto, in'Cui
il rogo accendevasi , ed il terzo pel luogo della sepoltu
.,
_
.
(I) Quanto qui si dice. dal no;iro autore full. origine dell'elegia , 7in
9: sempre più a conformarsi da quei due noli versi di Ovidio:
I"Iefiilis indignos elegeia snlue capillus ,
ch nimis ex vero mmc {il/i rio/fieri inest ,
m: 'AM'. Elrg. l.
-
LUTTO un -CAGIONI m non-re.
25
ra. Questi canti chiamavansi comunemente a'Mpuppaoi, film,
ed m"A/ya., A-rmnv.; benchè'gli ultimi due non erano così
proprii de“ funebri canti, che non si potessero applicare
a’canti
natura.
Venivano
ancheGialemo
chiamati,
talvolta dilliversa
l'd:ÀE_MVOI , dal
nome
delloroquesti
inventore
uno de‘ figli di Clic, Emurm. Suppl. 28|. Trend. 600.
Le funebri canzoni erano parimenti chiamate Taikipofi Di
quà d'eriva 'TUÀI‘ILIIZiW,‘ prender lutto, Hesvcu.; e T»Àiyirptau,
è un‘ altro nome per indicare lo scorrucccio delle donne;
' da qui è ancora che‘la parola fa“ frakmu'în è presa per
indicare materie di nessun conto; e l' espressione me'
yau '4uxpówepa: ,
è un inotto proverbiale, che si usava
per dinotare una debole, sciocca, ed insipida produzio
ne; giacché i canti che si 11savano in somiglievoli_occa
sioni, erano per lo più veramente cattivi , (inetti , e di
poco buon gusto, PLAUT. Asin. ; Svm.; Zenonor. '
Noi non conosciamo abbastanza il perché nelle fune
bri funzioni siano stati introdotti i musicali istrumenti.
Alcuni son di
arere, che quest‘armonia sCacciar doves
se-le furie? e: i cattivi geni dall’ anima della persona
defunta; altri. 5‘ avvisano , che era desse il simbolo de
gli eterni concerti, ne‘ quali consistevano le delizie de‘
campi Elisi , e che con éssi si esprimesse\l‘ entrata del
l‘ anima nel cielo. Sembra però probabile che non si
av€SSe con ciò altra mira, che di eccitare negli altri l‘af
flilì0ne; e questa fu la ragione che la ‘M‘pa, lira, che era
propriamente adattata per le canzoni dette penne, e che
col SUO suono non eccitava 'se non il brio, ed il contento,
non venne mai adoperata in simili lugubri concerti, Eu
nmn. Alcest. v. 430. Gli strumenti i più Comuni che
si usavano ne"funerali ; e che più‘adattati ciedevansi l
risvegliare il dolore , erano, i a.u’)_wf , flauti della Frigia,
STAT. Theb. 6. , v_. 120.; ed il _flauto Cario , che cogli
antecedenti aVeva molta affinità , Po“. lib. 3. ; cionde
ebbe origine il nome di “pini , attribuito a‘ deploratd
Ti": ed ai mufiiCi‘, e quellodi xxpmi paJa‘a ,
dato' a"car
mi funebri, Hesvcn. Il flauto de’ Misii veniva parimenti
creduto un’ istrumento assai proprio ad eccitare ‘la pe
na , A‘ESCHYL. Pers. ez‘usziue S'elwl. Olimpo fu il primo ,’
che fè uso del flauto Lidia nella moria di Pitone, Pw‘r.
de Music.
26
Airrtcaxn' cesena.
C A P 0
VI.
crnmoms mormurr un. nucunr 1 canarru ,
E NEL ssrrurmu.
Si ‘è più volte disputato , se il più frequente costume
de'_Greci era quello di sotterrare , oppure di ridur're in
cenere i cadaveri. Si può tuttavia sostenere , che la pri
ma di queste cerimonie preceda la seconda; dap oicchè
sagpiamo che i Greci de‘ primitivi tempi li seppe livano,
la dove li bx-uci3vano i Greci delle ultime età , Cm. da
leg. In effetto , costa ad 'evidenza, che gli Ateniesi, che
in seguito ahlaracciaronb il "costume di bruciare i loro ca
daveri, avevano avuto fin da’ tempi di Cecrope 'l‘ uso del
1‘ inumazione , Cm. de leg. lib. 2. cap. 25., Schol. in
fiera. II. «E. Ercole per la prima volta introdusse l’uso
de‘ roghi. Sembra ancora che il costume di bruciare i cor
pi si fosse praticato nel tempo della guerra Troiana , e
da quel tem o in poi 1‘ uno e l‘ altro uso si fosse ‘se
guito g"eneralinente dai Greci, Lucun. de luct. Ciò non
ostante 1’ uso di bruciare i cadaveri, fu tenuto presso al
cuni Greci qual costume assai improprio , ed inumano ,
chrix. de luctu; Prima Phoed.; Ecsrrra. in Il. 4'; ed
i filosofi senza convenir tra loro , rimasero per rappor
to a ciò divisi nelle loro opinioni.
Due ragioni si assegnano dagli scrittori per ‘ispiegarc
come l'uso del bruciare i cadaveri divenisse così genera
le nella Grecia :’ la prima è , ch‘._essendo comun senti
mento , che il fuoco purifiCava l? anima da
ualunque
macchia , e trovandosi i cor i, nel dividersi da l’anima,
imbrattati , bisogno avevan
elfuoco onde rimaner puri
ficati , Hup1‘ “mm-M «l‘u'yu; , Eumr. ; la seconda ragio
ne era che liberan‘dosi 1‘ anima dalla materia grossa ed
inattiva, poteva facilitarsele la gita nelle su eroe regioni,
Eusrun. in Il. «i; Qumcru.. Declam. w; vcorns. Cas
sand.
'
'\
I roghi, su, de‘ quali bruciavansi. i cadaveri, chiama
vanSi vaau‘ , Horn. Il. 1', v. 525 o', 786; ,L‘ , 164. Il
modo , ed i materiali, donde essi eran costrutti, non
crnmomr un. nucuu: r CLUAVEU, e_cc. . 27
furono sempre gl‘istessi , ma furon diversi, secondo. di
versi eraxio i tempi, la natura de'luoghi, e le altre cir
costanze.
Il cadavere , accompagnato da vittime di ogni sorte ,
veniva situato su 'l rogo , su cui gettati venivano gli ani
mali, 'Hon. Odyss. a', v.| 67. Il 4', v. 116. Ne’fune
rali delle ersone ragguardevoli bruciavansi insieme gli
’schiavi , eti)‘ i prigionieri. Oltre tutte queste cose, più sor
ta di unguenti e di preziosi profumi gettati erano tralle
fiamme , Han. Odyss.'m',
, Il. 4.' 'v. 166. Perché il
corpo si fosse consumato al più presto possibile ,_ si ave
va a cura di cuoprirlo con de’ pezzi di grascio delle vit
time, Ensrrru. L’ immediato consumo del corpo crede
vasi un buon segno. E questa è la ragione che quando
nei funerali bruciar si dovevano più cadaveri che dispo
sti erano su di un rogo solo , venivano situati in modo ,
che i più dis osti a bruciarsi , fossero a lato de’ meno
disposti ,_ ondi: partecipar loro questa proprietà. Su dieci
cadaveri di uomini, se ne situava per lo più uno'di don
na , Puma Sympus. lib. 3., quaest. 4-; Macnor. Saturn.
lib. -7. cap. 7.
"
À
.
Le armi de‘guerrieri met_tevansi sul rogo a bruciare as«
siem col cadavere a cui erano state di pertinenza, Hou.
Odyss. a’, v. 74. ', C", V. 418.
Sembra che sia stato anche costume presso i Greci di
gettare nel rogo gli abiti, che il defunto ehhe in vita ,
Luènm. in Nigrin. , Emnrm. Rhes. v. 960. Si mostrava
no alcuni tra essi così premurosi intorno a ciò , che nei
loro testamenti davano essi gli ordini i
iù precisi perché
venisse ciò eseguito. A dir vero , gli
teniesi , come in
tutte le altre osservanze che riguardavano la_ religione ,
così_apche in questo, si mostrarono così prodighi fra tut
ti gli altri Greci ,' che ilyloro legislatore‘Soloi1e ebbe bi
sogno di emanare una legge perI frenarli , ‘minacciando
anche severe pene ,» onde per la loro liberalità‘ coi tra
passati ,‘n0n aVessero a rimanere defraudati i viventi.
Licurgo niente altro concesse a’ Lacedemoni , che di
bruciare in uncoi corpi l’abito rosso che indossavano nel
campo di battaglia, o al più pochi rami d‘ ulivo , PLU
nscu. in Lycurg., e questo onore medesimo era riserha
28
_mrrcmn’ carene.
to per coloro soli , che meritato l’ avevano mercè il lor
valore accompagnato da virtù singolari, Id. ibida Solone
concesse agli Ateniesi tre abiti, ed un bue , Id. in So
lon. In Cheronea chiunque poteva esser convinto di esser
troppo eccessivo , e stravagante ne’funerali , era messo ,
qual molle , ed efl'eminato , sotto la,sorveglianzà di que‘
ce_usori , che invigilavapo 'sull’ abbigliamento delle donne,
Id. ibid.,
‘
\ ‘
Il rogo veniva acceso dai più‘stretti parenti o.- amici
del defunto , i quali offerivan,o delle preghiere e de’ voti
ai venti di assistere alle fiamme , onde il corpo potesse
in- breve tem o esser ridotto in cenere, 11014. Il. IL' v. 192.
Nei 'funerai dei generali, ede‘ grandi capitani , i sol
dati, non che tutti gli4astarili, facevano una solenne pro
cessione girahdò per tre volte intorno al rogo, per espri-
mere, il loro rispetto verso il defunto , Horn. Il. 4.’ , v.
13, Orlyss. ai v. 68., APOLLoN'.'RHOD. 1. v. 1059. Tal
cerimonia veniva dai Greci ,chiamata , Wile‘poyu‘ , ed era
eseguita col girare verso la mano sinistra , ch'era espres
siva dello scor‘rucnio; come al contrario allorché espri
mer volevano la gioia , essi giravano verso la mano (le
stra, STAT. Thebaid. 6,215. Questi moyimenti erano ac
compagnati da’ lamenti , e da un'graride'strepito di trom
be, VALER. FLACC. Argo_n. lib. 3:; 'às venivano suonate
mentre il rogo era già per ardere , Vmc. Eneid. u. 1
v. 180.
,
‘
Per tutto quel fiten1po._ che brugixgva il rogo , i
renti
con delle coppe piene di vino andavan facendo elle li
bazioni tralle fiamme, e chiamavanoper ben quattro vol
te il defunto per nome, Horn. Il. 4', v. 220., anms.
de ,Zuctu; Aesc_uvr.. Xanpop. v, 86, , _e‘12,8.
Allor‘chè il rogo finiva di ardere , e cessate erano le fiam
me
essi serbato,
gli avanzi
del Il.
fuoco
vino;_J.',Ìv.
,'che a ‘
bella,-estinguevano
posta era’statov
HOM.
u', col
v- .791
250 , Vmc‘. Aeneid'. (i. 227 , e si aociugevano a radunare le
ceneri, e le ossa, Hom. Il. J.’. v. .237,‘, ai v-_ 791; ano.
Pyth. 0d. Antistr. 7"v. 7; il di cui ufficio era. chia
mato 'o'rohp'ymv, ed tirvo7/a, D109. SIC. 4, 39_; e veni
va eseguito.dai più stretti parenti, TI:6LL.Le o'ssa era»
1101 alle volte lavate col vino , e quindi unte coll’ aglio ,
cmmomn m anucua_z I‘CÀDÀVEM; ecc.
29'
Hou. Ody.;s. ai , v. 73 , anm.. 3, a, 19, e talvolta,
avvolte in un tegumento di grascio, Hou. Il. 4' v. 252.
Per discernere le ceneri del defunto da quèfle delle
vittime, e degli uomini bruciate insieme con esso, si aVe
va 1‘ accortezza , allorché situavasi il cadavere sul rogo ,
di farlo stare nel mezzo, ed in qualche distanza da que_
sti ultimi, ponendo sempre gli uomini e le bestie da un
lato, Hon. Il. .J,'. ,
7
Le ossa, e le 'cencri, raccolte ch‘erapo, finchiudèvansi
quindi nelle urne , Hom.- 'Il.‘ 4', v. 243 ;‘ 0', v. 795;
Od_ygs. ‘ai, v. 74. , le‘quali da Greci ricevevano il no
me_ di miNnu , Hnaooo‘r. 3. 15., se“. _ 162; . , I. ,
seg. 6. ,
, prima, xpa>a’a’aì\, Mosc‘n. Id_yll.
, 34. ,
Me'pwzm; , on. Il. o', v. 795. , ipprpq'pfim, H0M. Odyss. u',
74, o‘rofifimu, chorun. in Cassandr. v, 367, a'roJ‘oxsîa,
tappi, ecc. ; e ch’ erano composte di diversi materiali,
come di legno , E_onu>m. Alcestid. v. 365 ,' di pietra, di
terra, di argento , e qualche volta_puranche di {oro , a
seconda della qualità delle persone, X1rnme. in Sevgr.;
Anman»Man'ciau. 19; Hon. Il. 4’, v.’«243; Mosca;
,Idyll. 4, v. 34. ‘Queste urne , allorché racchiudeva
no le relirìuie di personaggi distinti o per lo rango ,
o per le - oro virtù venivano adornate di ghirlande,
e di fiori; comunemente‘ però il costume generale era
di coprirle con un velo, finché non venissero messo
sotterra , onde la luce del giorno non avesse potuto pe
netrare, né ad esse avvicinarsi, Hoia. Il. 4’. ; «J (x).
J
(1) Si fa in questo luogo da taluni scrittori ,delle case de' Greci la
qutslione qual fosse il modo con cui ai eseguiva il brùciameflto de' cor
pi. Un passo di Plinio ha fatto credere a molti, che ciò si escgl.tissc
coll’ avvolgere i corpi dentro ad una specie di lino tratta da una piad
in, che si trovava nelle indie ,' chiamata ora lino montano , or co
ione di montagna , ecc., e che da' Greci riceveva il nome di amian
to, e di absbeato_inestinguibilc. Ayendo questa specie di tela la pro
prietà di resistere al fuoco , si su poneva, che ivi dentro collocato es- _
tendo il corpo, ed appiccatovi il uoco , venisse a consumarsi senza di
cperdern' la cenere. Molte ragioni si allegano da costoro in soste‘grio
della- loro‘ opinione , ma il vedere che nessuno autore tra gli antichi ram.
menta un tal' uso , e l'essersi trovate infinite urne sepolcrali ripiene di
frammenti di legni confusi con le ceneri e con _le ossa mezzo bruciate,
dm bene a conoscere ciascr
insussis_tentelopinionc degli accennati
scrittori; tanto più poi che, come abbiamo or on col nostro auth_re os
30
Anrrcuin‘ anrcne.
In uanto all‘iuumazione del defunto , può osservarsi,
che i reci erano attenti che il corpo fosse in una cassa
rinchiuso , con la faccia verso sù , credehdo esser cosa
più propria, e forse più confacente al ben-essere del de
funto, ’avere la faccia rivolta verso la dimora degli dei
celesti, piuttostochè averla verso il luogo, ove credevasi
che si trovassero le divinità infernali.
Può anche osservarsi, che presso gli Ateniesi e gli al
tri popoli della Grecia, il capo della persona defunta ve
niva in tal guisa’colltpcato nel sepolcro, che potesse
sempre mirare verso l‘ Oriente , -Aer.um. Var. hist. 7 ,
19, v. 14; PLUT. in Solon. In Megara però discostaudosi
dall’ uso che era in vigore presso gli altri Greci , mette
vano i loro morti in maniera che la loro faccia fosse ri
volta all'Occidente, Purrncn. ibid.
Prima di chiudere questo capitolo , non sarà fuor di
proposito lo aggiungere , che presso i popoli di Megara
nell’istesso sito venivano spesse volte‘sepelliti due, trè ,
ed anche uattro cadaveri insieme. In Atene poi e nel
rimanente (della Grecia, a ciaschcduno spettava una tom
ba divisa , Id. ibid. Questo regolamento 'però venne- in
qualche incontro trasgredito. Due soggetti, 1’ uno all'al
tro estremamente cari, chiudevansi in una medesima tom
ba ad entrambi comune, volendosi , che non avesse la
morte potuto"divider coloro, che' con reciproci senti
menti di attaccamento eran sempre insieme vissuti, Ovm.
Metam. 4; v. 154; Erminio. Alcest. v. 365. Horn; Il. 4';
Odysr. o' , v. 76 ; Duo. Met. lib. ‘11, v. yen; Arma.
Epigr.
__b-_'-_
servato , tanta premura mostravano iGrcci per raccoglierne gli avvan
zi delle osso, e delle ceneri, espressa daVirgilio colla frase reliquia: la
5cr‘c , locchè certamente non sarebbe stato sé i corpi bruciati si fossero
nel cosi detto Amianto; mentre ivi stesso rimanendo le ceneri , non vi.
era pericolo che disperdcr si potessero , e per CONCIDCBZI non V' era.
_d' uopo d' alcuna. premura per raccoglierle.
srror.cm , ecc.
C A P O
31
VII.
snaorcm , uo:vuumvrr , cruoflrn; ncc.
J
Gli antichi Greci erano seppelliti in certi luoghia que.
sto fine apparecchiati nelle proprie loro case, Purr'. Mir;
I Tebani avevano una volta una legge , per mezzo del
la quale veniva proibito ad ogni persona di fabbricarsi
una casa senza aver prima provveduto ad'nn luogo che
servir potesse di_ricovero ai_defunti di sua famiglia. Sem
bra di esser stato assai frequente anche negli ultimi tempi,
l’uso di\seppellire i cadaveri dentro le loro città; questo
però era un favore che di raro veniva accordato, se pur
se ne eccettuino alcune persone di gran merito, o che
molto beneficato avevano iproprii cittadini, affinché po
tessero servir questi di esempio di virtù alle età susse
guenti ; ovvero che per qualche importante servizio reso
alla patria , meritato avessero, che la loro memoria ono
rata venisse dalla posterità. I popoli di Magnesia innal
zarono .un sepolcro a Temistocle nel mezzo del foro ,
PLù'rancu. in Themis. ‘Eufrone godè dello stesso onore a
Corinto , anvoru. E’M»ym. lib. 7. Brasida il celebre go;
nerale Spartano fu anche seppellito dentro la città, Tau
cvn1n. 5. n. ; e le diverse colonie comunemente de 0
sitavano gli avvanzi de’ loro conduttori, sottola con ot
ta de’ quali si erano essi impossessati di quelle nuove abi
tazioni , dentro le mura. delle loro città, PIND. Schol.
Alle’ volte itempli servirono come di repositorii per li
defunti; e da Qui è, che alcuni furono di avviso , ‘che'
gli onori che si rendevano alle persone trapassate, erano
stati la principal cagione che si erigesseroe s’ innahassero
i templi. Né mancano negli ultimi tempi esempli di simil
genere; da quali apparisce,che‘ciò fu sempre considerato
qual assai grande favore; ed accordato solo come una
ricompensa per servizi prestati al pubblico" , Petrr4ncu.
in Aristid. , o come mezzi di protezione , Eunmn. Med.
v. 1378.
'
|
Ciò non ostante , specialmente negl’ ultimi tem i il co
stume 'generale era di seppellire i morti fuori de le città,
_ Ba
-
An‘ricfl1rt’.cnrcnm.
Cic. ad Divinal. 4',.19 , seg. 9-, Liv. 3| , mi; e Pl'll1‘
cipalxpentè nei luoghi eminenti, Emurxo. Alcest. v. 855;
_RnES. 88|;‘MENANDn. in Fragmrnt.; Tunotnir. in _Idyll.
7. 10., PAUSA11. Attic. Sembra esser stato ‘ciò fatto , o
per preservare se stessi'dai nocevoli e puzzolenti odori,
che sollenndosi dai sepolcri , oll'ender potevano le lo
ro città , o per impedire che le loro abitazioni non VP‘
nissero_attaccatc dal fuoco che far si soleva nei roghi fu
nerali, o perché i viaggiatori, ailissando in quei luoghi lo
sguardo, risovvenir si potessero tuttogiorno di loro mor.
talità, o per eccitare in se stessi la determinazione di
‘noix ,permetter mai al nemico lo- avvicinarsi alle loro m’u
ra, pei pericolo di spogliarne i monumenti; ovvero final- '
mente, locchè;
più probabile , allinchè contrarre non
potessero essi alcuna macchia col toccare i niorti , Eu
mrm. Iphigen. in Taur. v. 380. , Lucun. de.Luct.
Licurgo però , ugualmentecchè ‘nelle altre sue istitu«
zioni , cosi anche in questa volle esser diverso. da tutti
gli altri Greci legislatori. Egli ,, allin di sradicare , per
quanto era possibile dai suoi Spartani ogni idea super
stiziosa , accordo a’ medesimi di seppellire i loro morti
.dentro la città , ed anche' intorno ai templi", affinché la_
gioventù Spartana: avezza'essendo a Vedere simili oggetti
di morte , non potesse atterrirsi alla vista di un corpo
morto , o credere che il toccare un morto , o sotterrar«
lo , imbrattar potesse un uomo , PLU'I‘ARCH. in ‘Lycùng.
Ciascuna famiglia aveva il suo proprio luogo sepolcra
le, e l' esser di esso spogliato , sarebbe stata_ riputata
una delle maggiori calamità, che potesse ad uom viven
te accadere. Che‘ perciò, alloraqua‘ndo gli Spartani risol
vettero
conquistare
i Messenii
, o armi
di perdere
le loro,
vite
nel di
icimento,
legarón0
alle loro
de‘ bullcttini
i quali contenevano non usiamo i loro proprii .nomi che
quelli de’ loro padri, affinché se mai essi Venissero a
perire nel combattimento , e non potessero esser distin
ti i loro corpi, ques't_é_ note attaccate alle armi- che loro
pendevàno da‘_ fianchi , certificar potessero a quale'fami
glia essi appartenevano, onde in questa guisa potessero
esser essi condotti a; sepolcri de‘ loro antenati, Jus'ruv.
lib. 3. Lo stesso costume si praticò ancora dàgl’ altri
,
.
srror.'cm , ùozwmurn , cc.
83
Greci; ed eravi una legge per mezzo di cui si venne
ad ordinare , che coloro i quali non si avevano saputo
conservarela loro eredità , esser dovessero sPogliati del
sepolcro de‘ loro padri , Luuvr. Democrit.
I sepolcri comuni nei primi periodi della Grecia non
consistevano in altro che in caverne incavàte nella ter-l
ra , e chiamate u‘n'yaue, Hou. Il. iu' v'. 797. Quelli delf
le età susseguenti erano lastricati di pietra, a‘rch_eggiati al
di sopra , ed adornati cón non minor arte e cura che
lo fossero le case de' viventi; cosicché gli afflitti comu-'
nenwnte ritiràvmsl tra le volte di queste arcate , ed ivi.
piangevano i loro parenti estinti per lo spazio di molti
giorni e di molte notti successive , Patron; de Malrbrz.
Ephes. ; Cxc. ad Divin.
12.
I sovrani e gli uomini ragguardevoli anticamente sep
pelliti venivano sopra de’ monti , o a’ piè de’ medesimi;
Senv. in Virg. /Enei(1. i i., Auren. de Orig. Gertt. Roni.;
Vum. ibid. Da ciò si rileva il costume (1’ innalzare un
monte so ra le sepolture de‘ personaggi _ ragguardevoli;
an.m. li . 8. Si formava‘ questo alle volte di pietre ,
Ecmrm. , ma più comunemente v(li argilla; motivo per
cui veniva es_So per lo più chianiato zai(m. O‘pào‘v m;,i
A‘xiMu'ov 76Épou ,- Emurm. Hecùb. 221. L‘ atto con‘ cui
si spargeva'quest’ argilla si chiamava xr'ur mi)», Horn.
11- w' v. 8ox., Il. 4', e xu‘iwua-Sau frq'qaor, Aflrnon. 3. , 14.,
Epig. 14.; PAUSAN- 8. 16., locch‘è alle volte indicato veniva
coi.nómi più generali di o'yxaimu , u‘4u'a‘au , etc., Emir
rln.; ANTOLOG. lib. 3. , ii: romva‘c. Di qualunque cosa
però foSseto infiateriali da'quali veniva composto il mon
te , solevano’ essi legarli insieme con gran cura ed arte ,
Horn. Iliad. 4'.
,
‘
>
L" antico wmu'nîa era formato di due arti: 1‘ una era
la tomba o il sepolcro , che preso nélo Stretto senso
della parola Veniva chiamato pvn{uîar, ed era anche co
nosciuto“ sotto parecchi altri nomi presi principalmente
dalla sua' fortna‘ , come anrn'Miar , ‘Tu'1480? , ecc. ; l' altra,
parte era il terreno. che circondava il sepolcro, il quale
era chiuso all' intorno con pali o con mura , per 0 più
aperto alla cima , e perciò alle volte chiamato u'vr‘aabpav ,
e qualche volta 8pqm‘:, 7:Îdvi_ , thldlxaltl‘olàl; , xpnm': ,
34
Anrtcnrm’ catene.
Pausmm , am'vm , ecc. Le tombe di pietra erano adorna
te e pulito con grand’ arte , ed erano perciò spesso de
nominate Esroì fru'qpoi, o nîyfior, Etnurm.; Alcestid.
v. 836. , Heunv. v. 992.
>
-\
Gli ornamenti coi quali venivano abbelliti i sepolcri,
erano molti.l Pilastri di pietra, che avevano il nome di
riMu, Horn. Il. 1'. V. 371., p'. V. 434, a'ya'7tpa’l’a cif
5’aa. Puro. Nem. 0:1. 10. , epod. J". v. i. a. , e Esci
m'epz , erano molto antichi , e per lo più contenevano
delle iscrizioni le quali c0muuemente
erano descritte in
verso , e che dichiaravano il legnaggio , le virtù , ed i
servigi che il defunto prestati aveva alla patria, Tnnorn.
im Characl- Elhic, cap. 14., wipi drupnpyin', Droc. Laenr.
1. 48. , CALLIMACII. Epigram. ‘16. Quei di Sicione non
avevano iscrizioni, PAUSAN. Corinth. Licurgo non volle
permettere agli Spartani d' iscrivere sulle pietre neppure
i nomi de’ defunti , 13mmenocchè non fossero degli uomi
ni ch’ erano caduti morti - in battaglia , o delle donne
'ch’ erano morte dopo di esser partorite , Purntncn. in
churg. Alle volte, invece de" nomi del defunto , vi ve
niva inserito un morale aforisma. Il nome che si dava
dei Greci alle iscrizioni era u‘mypape'; , v. 75., nome
anche presso nei adottato, mentre anche noi chiamiamo
epigrafe , le iscrizioni;
Allorché non vi era alcuna iscrizione, per lo più vi
aggiungevano essi 1’ effigie del defunto , o qualche altra
rassomiglianza appartenente a quella circostanza , e che
dklùarativa era del suo temperamento, studii, impie
ghi , o della sua c0ntlizione , PAUSAN. 1. cap. 18. Le
Vergini avevano di ordinario sopra la loro tomba 1’ imma
gine di una Vergine, con un vaso di ac ua, POLL. lib. 8., \
cap. 2. La prima av::va per oggetto :ii rappresentare la
defunta; la seconda allude-va al costume praticato dai gio
vani i quali portavano.l’ acqua ai sepolcri delle donzelle
Che non si erano-maritate. Sopra il monumento di Dioge
ne il Cinico , era scolpito un cane , per ditmtare il suo
pr0prio temperamento , o
guaci, Duro, Luna. 6. 78.
nello de’ suoi discepoli e se
a tomba d’ lsocrate fu ador
Ufla con una figura di un montone, su cui poggiava una
SHTBHG, Prurnncn. in decem_ oralwn; quella di Archime
camma , nonnurwrr, cc.
35
de aveva una sfera ed un cilindro, th. Turcul. Quaeel.
5. 23 ; per mezzo_ delle quali cose veniva significata l‘in
Cantatrice eloquenza del primo , e gli studii matematici
del secondo. Né era cosa insolita di ailiggere so ra i se
polcri gl‘istrumenti de' quali si era servito il defimto.Le
tombe de’ soldati si distinguevano dalle loro armadure ,
Vino. Eneid. 4; quelle de’marinaj, dai loro remi, Han,
Odyss. a'. v. 75 ; e a dir breve, gli artefici accompagna.
li venivano anche dopo morte dagli ordigni di ciascuna
delle loro arti o mestieri.
-
Queste, con parecchie altre cerimonie si usavano per
F2rpctuare la memoria de’ trapassati; e da qui è che i
oro sepolcri chiamati venivano nipurz, CALLIMACH. Epi
gram. 18. v. 4.; Aursronn. Ecclesiaz. v. neo; Tmas
mornon. v. 893. ,umguh , Lucuu.- in Philopseud. , Wq'.
pmra, Tnsorun. in Charac. Elliic. cap. i4; vrspf trapup
71m , PAUSAN. Cofinth. 20 , ecc. Agamemnone teneva in
conto di una grande felicità, che Achille fosse stato ono.
rato con un monumento il quale perpetnar dovevail suo
nome alla posterità, Horn. 0dyn. 0'. v. 36.
Negli ultimi tempi però giunse ad un’ eccesso cosi Stra-_
vagante la decorazione de’ loro sepolcri , che i legislato
ri obbligati si videro a mettere delle ene le più severe a
coloro i quali eccedevauo i limiti da oro prescritti. So
lone, in particolare, ordinò che nei monumenti Atenie
si inuelzar:non si potessero statua a Mercurio;
o che
arcate fossero le volte de’ sepolcri , e che questi esser
non potessero più grandi di quello che dieci soli artefi
ci construir potevano nello spazio di tre giorni; e De
metrio Falareo emanò una legge che esser non vi potes
se ne‘ medesimi che una sola colonna , e che questa so
la ,- non eccedendo tre cubiti di allena, esser dovesse col.
looata sopra ciascun monumento , Cm. de leg. lib. a.
Non sarà qui cosa inopportuna il ricordare i costumi
de‘Greci i quali, nel porgere agli dei le preghiere per li.
loro amici, e per gli uomini di pietà e’vir:tuosi , stip
plicavano , che la tèrra‘leggiermente si facesse a posare
sovra di essi; laddove per li loro nemici, e per gli uo
mini malvagi, bramavano che si rendesse questa sopra
di essi assai pesante e grave , Emurm. dlcecl. 1.462;
I‘
36
sur-xdmn’ carcas- Benna. v. 857. , CALLimscu. Epigram.‘ 28; Snnzc. Hip«
olyt. fine; Arruor.oc. lib. a, ai: wampóvs, Muinin.
ib. g; Errrna. Philaen. ’
Oltre a questi conoscevano ancora i Greci un‘altra
sorta di sepolcri, innalzati alla memoria ed in onore di
un defunto , senzacchè però contenessero cosa alcuna dei
suoi avvanzi , Csu.macnì Epigram. 18. 4.; Svtrron. in.
Claud. cap. 1; Vuc. Eneid. 3 , v. 304; 6. 505; Eu
nuuo. Helen. v. 1255; Hom. 0dyss. a' v. 2_gi ; Odys,s.
J". v. 584; i quali per questa ragione chiamati veniva
no xsrovipm , Svm. , e mv‘ópm , chormi. in Cassandr
v. 370 , cenotafii; e da ciò è , che la voce mro‘ratpeîv ,
significa erigere un monumento nudo e voto , Emule
Helen. v. 1562.
Due specie di cenotafii distinguevansi dai Greci: al
cuni che s’ innalzavano alla memoria di quelle tali per4
sone , che. morte essendo altrove , erano già state in al-‘_
tri luoghi onorate con le cerimonie e funebri riti, Pau
un. Atlic.; Masse]. , Elina. fi' :, Bocche. ; l'altra spe-f
cie di cenotaiii s’ innalzava a coloro , che a motivo di
non essersi rinvenuti i loro corpi, giammai ottenuto ave-s
vano il funerale che propriamente loro si conveniva. Era
credenza degli antichi, che le anime di coloro , che ri
cevuto non avevano sepoltura , esser non potessero am
messe all‘e felici regioni de‘ campi Elisi , ma che doves
sero (per cento anni andar vagando per la stigia palude;
quin i,
allorché un uomo perito era nel mare, o in-'
qualsiasi altro luogo ove trovar non si potesse il suo
corpo, la sola maniera di dare al medesimo riposo , era,
di erigergli un voto se olcro , Tuuc_vn. a. 34., Xenorn.
de Expedit. lib. (i. ; l‘lbnmn. Hclen. v. 1257. Ciò ese
guito , chiamavano essi secondo la loro credenza, quell'ani
ma trapassata col ripetere per tre volte il nome del-de
funto , Hou. Orl7ss. 1' v. 64 ;' EUSTATB. ad.h. l. , Fuso.
Pylh. 0d.
, epod.
v. 9.':, Schol. ad h. 1. ; ViuG.
1Eneid. 6. , v. 506., ‘Anisroru. in Ran. v. 1207. Que
sta chiamata de’ mani del morto era appellata Juxa7uyla,
Enorme. in Horn. 0dys-s. 1' , v. 64.
‘
Il segno per mezzo di cui venivano distinti cotesti ono
l'ìl‘jvsepolcri dagl’ altri, era comunemente l’ìxpa'n, cioè a
oanrom romana, cc.
37
dire un rottame o avvaqzo di un vascello , volendo con
ciò significare che il defunto era morto in qualche stra.
mere paese.
_
,
Era tale il rispetto che avevano i Greci per li sepol-»
cri, che il violarne uno o distruggerlo, veniva considera
to un delitto
er niente inferiore al sacrilegio, e si cre
deva che lo sdegno degli dei ben presto si facesse sen
tire sopra coloro che osato avessero un tale attentato ,1 7
Tnsocnrr. Idyll. 16'. v. aoy. Convien però avvertire ,\,
che i cenotaiii, vi
uali erano solamente innalz'ati in ono
re di-quei morti ,qu di cuipanime si supponeva che non
residessero ivi, erano tenuti in minore stima degli altri
sepolcri, e non venivano riguardati cosi sacri, che vi..
bisognasse un giudizio per coloro, che profanati li sve
vano.
L
C A P O VIII.
,
f
oMzmnu rvm‘mu , owocnr , rurrnazzom , uucnarrr ,
co:vslcn42mzvt, su anni camuoms ca: si assegnano
_
9020 I FUNÉRILI.
-
i
.
.
.
Primacchè si ritirassero dai sepolcri coloro che assisti
to avevano alle funebri cerimonie , si soleva alle volte
recitare sul luogo della sepoltura un funebre elogio in
onore del defunto , Lucux. de-Luclu. Allorché si volle
solennemente onorar la memoria di quelli Ateniesi che.
morti erano in battaglia , i pubblici magistrati scelsero
la persona che ne doveva celebrar con una orazione le
lodi, quale orazione da li in poi venne costantemente
ripetuta nel giorno anniversario de’ loro funerali, Clc. de
Oral.- ,'PLAT. in. Menex. ; Tuucvmn. a. 34. Si credeva
vda' Greci che arrecar si dovesse un grande nggiungimerp
to alla felicità del trapassati_,_ se si facessero altamente
commendare con una eloquente 0ràzi0ne , Rum lib. a ,‘
Epist.\ 1.
‘ _
Si costumava ancora ne’ funerali di persone qualifica
te di -accoppiarvi ancora sle’ giuochi , ed ogn’ altra sor
ta di esercizii , . per rendere la morte de’10r0 amici più
celebre e memorabile, Hanouor.; Tnucvnln.\5. Il;
Pwnnflx. in Timoleon., Hom. Iliad. 4'. v. 274., Odyss.
35
'
mercnn‘ cnncnn.
ó’. v. 85;- Pacsm. Arcarl. 4; Dmmrs. Ilalii:arnass. lih’.l
5. I premii che si davano in questi giuochi erano di di-t's
ferenti specie f e proporzionali al grado ed alla.munilù
cenza di colui che-li celebrava.
Di ordinario, le ghirland
de che si disp’ensatrano ai vincitori in detti giuochi, era-'
tra di foglie di persemolo , il quale credeva5i che avesse“
qualche particolar relazione alla morte , mentre la Favo
la finge che questa pianta uscita fosse dal sangue di Are
chemorcr.
_
Era eomtme credenza che i‘ corpi de’ defunti imbrat«
tassero qualsiasi persona che ad essi si a-vvicinasse; quin
di da ciò Venne il costume di puriti'_carsi dopo i funera-_
li , VIRG. Encid. lib. 6. v.‘ 219.- Finché terminata edli
eseguita non era la purificazione , la persona polluta en
trar non oteva ne’tem li ,- nè comunicar in ciò che ri
guardava |l culto degli Sei , Emurrn. Iphig. Taurie. v.
380', anun. de ded Syrici; Sv1n. v. xwra.Mu'tfi Amsrorsr.
Scbol. in Nub. Era anche proibito dalle leggi l’entrata]
nei templi a quelle persone che presso iGrebi il nome
ricevevano‘ di u'rrpo'wepor o J‘su'npo'dfoa‘por, Husven. , e
queste erano per lo appunto quelle , delle quali si era
sparsa voce che fossero‘morte , ma che si erano guarite
dopo già eseguite per esse le funebri cerimonie; cotesta
misura si estendeva anche a coloro che si credeva fos
sero morti in qualche paese straniere, ed inaspettatamen
te facevano nella loro patria ritorno: a questi però era‘
anche proibito di prestar un pubblico culto ad ogni sor-r
ta di divinità. Per la purificazione di costoro , ilofleva
no essi assoggettarsi ad esser lavati , lasciati , e trattati
sotto ogn’ altro aspetto come fanciulli allora di bel nuo
vo nati , ed allora solo si ricevavano nell’ altrui comu
nione ,4 PLUTAnca. Quaest. Ramon.
_
Anche la--lor casa veniva purificata -col solfo e col fuo»
eo , Hou. Od_yss.- u'. v. 481 , e 492. ‘
,
Gli S artani però erano stati istruiti dal loro legisla
tore a disprezzare queste superstiziose- follie). ed ,a tene;
re come cosa irragionevole i supporre che quelle perso.
ne che menata avevano una vita virtuosa ,
e conforme
alla loro disciplina, contrarre potessero qualche poll'th
alone o macchia dal contatto coi morti ;- all‘ oj>posto ,
ORAZIONI rumr , ec.
';
39
essi riguardavano gli avvanzi del defunto come oggetti
ldegni di rispetto e di onore , e che meritar potessero
un luogo presso i templi de‘ loro dei, PLUTARCH. in L_y
curg. Terminato ch’ era il‘funcrale , tutta la compagnia
si r_adunava nella casa de' più stretti parenti del defunto,
per sviarli dalla pena in cui si tronvano. Quivi appga
recchiato veniva un banchetto , Druosu‘n. Orul. de Co:
ron. ; Hou. Il. 4'; v. .-ati; Luana. Dial. (le Luclu; ‘&_
cui si davano i nomi di mp/J‘ufia1 , Damo_srn. ibid. ;
Lucmn. ibid. , nxpa’à‘urror , Sroe. Semi. 55. ;\ Arrmuu.
I. 5-, e ‘Tabds,’H0ttifll. 4'; Odyn.y', v. 309;H3310D; '
"Ep'y. v. 735. Le virtù raticate dal defunto formar d0*
vevano il solo oggetto ella conversazione , Horn. Iliad.‘
4’. v. Sei; DEMOSTfl. de Coron. ; Cm. de Leg. lib. 2-.
cap. 25; Le leggi dell’ Attica proibivano che si usasse
una tale cerimonia nei funerali degli schiavi , Crc. ibid;
Alle volte il banchetto precedeva tutte le altre cerimo
nie- de' funerali , Hou. Iliad. 4'. v. 28. I frammenti che
cadevano dalle tavole , erano considerati come sacrialltv
anime trapassate, e roibito veniva dalle leggi di rac
coglierli per mangiarli, Amen. Anmvn'eop lib. 10, cap- 7;
Droe. Ltewr. ti. cap. 34; TIBULL. I , 6, v. 17. , ma
sì prendevano, e trasportati erano al sepolcro, ove si 05
ferivano ai mani del defunto , perché servissero loro di.
cibo, Trainer. Eunuch. act. 3. scena a; Carona. Udrm. Go.
‘
I banchetti degli ultimi-item ' 'norrWlstevanb soltan
to in vivande di carne'come o era a’ tempi di Omero ,
ma in ogni sorta di legumi, PLUTARCB. problem. Il prin«
cipal soggetto del discorso'in tali banchetti era , come si
è di già- osservato , le virtù e le buone qualità del de
funto:
era però tale la semplicità de’ tempi prififii ,
che trovandosi essi nella necessità o di oflenderé c' 10
ro discorso la persona trapassata , o trasgredire le rego
le della verità, amavano piuttosto di condannarsi ad un
profondo. silenzio , e non dir cosa alcuna. Questa sem
plicità però , questo amore per la verità ben presto di
sparve ,
ed in seguito di_
delle loro lodi, ch’ essi le '
erîi Greci così prodighi
or
vai.) a tutti seni al
cuna distinzióne; e da ciò ebbe origine il proverbio, Odi:
€1rv.wiàéfm aù'l” s’r mpd‘elw;» , ch’ ora solamente applica
4Q
Amami“ mem
‘lo ai più gran Villani , i quali non avevamo. cos‘aleuu‘
glie li raccomapdasse , va_n. in qerba. »
In Argo vi era un costume per mezzo di cui, coloro,
i quali perduto aveyano taluno de‘ loro a'_mici o cop_o«
‘scenti tolti lo_rq dallà gnu-te, obbligati erano, immediata
i_nente do o il lutto, al o_fl‘eri'ije un sacrifiziq ad Apolli-L
ne , e_ s_19iixdi trenta. giorni depo_ un‘ altro a Mercurio,
._Aveva‘ origine nn_ mi costume dall’opinione in,valsa, che,
mentre
terrai riceveva i_ loro corpi , le loro anime caessere nelle [mini di Mercurio: l' orzo del sacrificio si
4_‘laya al sacerdote
Apolliuga; la carne essi stessi se_ la
prendevano; ed estinto -a|vendo il fuoco del sacrificio .'
che veniva. riguardato come pollu‘lo, ne accendevano uu'.
altr_o, su cui facevano essi bollire la carne, che la chiar
mav'ano i'yxèwpu , PLirp. Quaest. Graec. , dal fumo che“
a_;cendeva del sacrificio , e che chiamato era {aria-m».
_ Gli onori che si rendevano ai sepolcri dei trapassati
erano (li diverse specie. Era costume de‘ Greci di m_ettere
gialle larppa_di o lucerne_accesc nelle volte sotterranee de‘_
sepolcri, onde si potessero colà ritirare per qualche tem
po coloro che amavano di dimostrare un"afl'ettov straordi
nario verso i loro parenti trapassati , Pernox_s. cap. 101 (i).
_ Le tombe erano ordinariamente decorate di erbe e di
fiori, sornocn. Electr. \i.,896_, tra quali principalmente
. Veniva scelto il persemolo, POLYAEN. Strutag. v. la , seg,
1 ; varg. in 2sN'rpq s7s'pamr , PLUTABCH. in Timoleun.; e
;1_ ciò ebbe origine il proverbio ‘, J‘sîaòuq fl>Jy_ou, hg
egli bisogno di_ persemol__o , cb‘ era aj_>plicato a colui che
trovavasi gravemente infermo , e significar yolevq riti‘o
versi figli già in punto di morire, PLUT. ibid.; Sy;n. in
EîM'rcu à‘,u'fr_m o' voan , e a;oJ cpu'rou J‘u'n1. ani sorta
di fiori rossi e bianchi erano accettevoli ai mor_ti , come
lÎflmaranto, che snl1e prime fu usato dai Tessali per ador
ngre il sepolcro di Achille , Ph_ylo;trat, Heroic. c. 19 ;
r
. .(1) Di varie specie erano queste lampadi o luccrn_e sepolcrali: di or:
clin'ario però erano di pietre o di rame. La forni: anche variava , di
queste moltissime se ne sono rinvenute , e non avvi forse popolo che
Iii_ù ne possegga quanto il nostro regno: e sebbene queste appartenganò
ymflosto ai Romani che a' Greci, non è‘da dubitare che anche della
.pssa fori: e lj}ìàfl'ii esser dovessero quelle che si u‘savano' dai Greci.
oaAz!om rnnrmu , cc.
1
il fl'a'bo; Asuxa‘r, Tnuornssr lib. 6. , J.uxxxaîv , che da
alcuni vien creduto di essere il gelsomino , e parecchi
altri, Vmc. Aeneìd. 5. v. 49', 6, v. 883. Troppo grata
stimavas_i particolarmente\la rOsa-, come Può vedersi in
Anacreonte. fro'À‘r mu‘ vanPofs u'_uu'rsr, ANA€RY.ON- Ud. 53.
Né era meno comune l‘ uso del mirto , A'yapo'puuvof 8s‘
'rv'uflac 'iw54aayiro: ou' vro'vrbrs au' xaais. mi xMìra. yupm'v»<
i'Aaflr, Enmrm. Eleclr. v. 3a3. A dir breve , i sepolcri
adornati venivano con ogni sorta di fiori, Sofiocm Eleclr.
v. 886.
,
'
_
.
Questi fiori ricevevauo il'nome di ò'pawu, PHH'OMNH
dallo ,esprimere essi 1‘ amore ed il. rispetto al defunto;
nome che veniva da {peror‘, oiéchè per lo più -.si com
ponevano questi di una racco ta di diverse specie di lio
1‘Î » 0Wel‘O. da i'pe .
oicch_è erano presi dalla terra. Ciò
non ostante , le ghir ande si componevano, alle volte di
una sola specie di fiori, e spesso si attaccavano alle cc,
lonne innalzate nel sepolcro. Spesso decoravano anche i
sepolcri con de.’ nastri, Fnowruv. lib. 1. cap. 2. , e con
i capelli di coloro che andavano a piangere alla sepol
tura , Somma... Elect. ; Cino. Epist. Canne. ad char.
Si costumava ancora di profumare le pietre del sepol
cr0 con degli odorosi e dolci unguenti , n' al Su" M'-Ùov
“Uh/(W; ‘71 36‘ 7y’ Xs'm (Laru's, Anacagomu Si spoglia-.
vano quindi delle loro vésti,'ed in tal guisa giravano in
torno al sepolcro, Pnunacu." in Alea-andr.
- 1
Nei sagnfizj che seguivano i funerali, le vittime che
s’immolavano erano delle giovenche nere ed infècon
de,‘ VIR_G. A_eneiJ. 5_. v.- 97 , 6. 243.; Hoar. Qdyss. u'.
v. 522;
o degli agnelli del medesimo colore , Eumrm.
Electr. v. 513.; Sr'uvrc. Oedipod. v. 566., essendo della
stessa specie di quelle che si offeriva_n_o agli dei inferna
li, Horn. Odyss. 2.’. v. 29. I sagrifizi si eseguivano nelle
forse ;_ e la prima cosa che vi si bfl‘eriva erano i capelli
o i peli che si tagliavano'dalla teSta della vittima , i
quali per questa ragione chiamati venivano éwapxcz_l',.Eflf
BIPID- OI‘HL V- 96; Schol. ad [1. l, , e l’ atto dell’. of-'
ferta dicevasi .Qrm'pwam , Horn. Odys;. 7'. v.
, 2'.
,V. 422; _Eumm_n. Eleclr. v. 81 l ; Vino. Aerz;_irl. 6. v; 245
.Le orrlizgarie’ oil'erte però de’ Greci consigtgyano'solo
1
.
'44
uhucarn’ carena.
in libazioni di sangue, Emurin. Iphig. in vTaur. v. 163,
di mele , Id. ibid. v. 165, 633 Sq. , di vino , Lucun.
de luctu'7 Vmo. A'endid. 5.’ v. 77; di latte , Eumrm.
Ores'l. v. 115, e di acqua, Sovuocn. Eleclr. v; 456'. So
lone proibl agli Ateniesi r'n7({uv fiov'r, l’oll'erire un bue
in tale circostanza, Purr. in Solon. Sulla vittima che si
doveva sacrificare , comunemente si spargeva il fiore di
orzo , Hmu. Odyss. A’. v. 26. Di raro si tralasciaira an
cura l’ uso del mele , poic'chè veniva riguardato béparau
au'pflogtar , un simbolo , o l'emblema della morte , Por
rnYit,’ ‘de Anlr. Nymph'. Da ciò è , come sono alcuni di
avviso , che le anime de’ defunti venivano chiamate ps
;Ja‘aau; gli dei infernali ricevevano il nome di {lilhijtlm;
e le loro oblazi‘oni quello di fumn‘a-m.
Cotéste-libazioni avevano per'oggetto di rendere gli
spiriti cortesi e propizii , e perciò venivano chiamate
xem‘ n'J‘urrn'pm: , o àn.wrópm , Ecmrm. Iphig. in Taur.
v. 166; Anscan. Choeph. v. 13; e coloro iquali le otî
ferivano ,_ricevevano il nome di vupfliuem 20i‘, Soru0cn.
Electr. v. 408. Le libaz'ioni alle volte offerte venivano
sopra gli altari, i quali comunemente si trovavano col«
locati presso gli antichi sepolcri, con le tavole Per li
banchetti de'sacrificii; alle volte-si facevano sulla terra,
o sopra la pietra sepolcrale ,-e si offerivano ai trapassati
secondo un rito prescritto e contenuto in certe formole
di voci, Eemmn. Orest. v. 112.‘L’acqua che si usava in
simili occasioni, come per antonomasia aveva il nome di
Aawrpa‘v, cioè (li lavacro, Soraocx.. Electr. \f. 436; 9636-
nw Mu-‘rpo'v , Hnsvmr. e Svm. in x-Bo'rm erpà; presso
gli Ateniesi si chiamava a’ara’npgu, Aruzmnius. 9. 18;
Eusrrrn. ad Odyu. ai :, ‘e da alcuni _xr'pnflmr , Amcnrn.
Choephor. v. 127. Allorché veniva a morte una persona
meritata," il costume era, che-le donne portar dovessero
1‘ acqua pci loro sepolcri, _e dal-versarlo esse quest' ac
qua, venivano chiamate s’yxwrpi'qm, Svm. in Verb., ed
_e’7x\ifrpm, Schol. An1s;ornan. ad Vesp. v. 288. Se la
morte tolto aveva un giovane , l' aequa veniva portata
da un fanciullo ai sepolcri destinati ai giovani, Duro
srncn. adv. Leochar.; Hahrocarr. in Aeuv‘popolpar; e così
‘da una vergine al sepolcri: delle,vergini;e da qui venne
_
ontnorn ruraanr, se.
il costume d’iunalzare delle statue, le quali rappresenta‘
Vano delle vergini con alcuni vasi di acqua, che stavano
ai sepolcri de’loro figli, che morti erano nella loro un
ginita', POLL. lib. 8., cap. 7. seg. 66. Coloro che veni
Vano a morire nella loro infanzia, non venivano onorati
con alcuna libaaione , né avevano alcun diritto al resto
delle funebri cerimonie e solennità, PLU’TAItCB'. lib. C‘9m
sol. ad Usor.
‘
' ‘ '
'
Cotesti onori si rendevano ai defunti il Înono' (1) ed
il trentesimo giorno dopo ch‘ erano stati sepolti, Isanus
de Cyron. heredit. ; POLL. lib. 3. , cap. 19. seg. ma; Id.
lib.
Hmrocur.
1. cap. in7, rpuexu‘r,
seg. 66;]d.‘lib.
e si replicav‘ano,
8., cap.quando
14, reg.
accade
va che giungesse qualcuno degli amici del defunto , il
quale si era trovato assente, mentre durava la solennità,
o anche in tutte le altre occasioni, che esigevano il ri
s etto de‘ loro parenti superstiti. In parecchie città della
(Èrecia una' buona parte del mese 'At3implair era Special
mente consacrato per sifl'atte cerimonie , ATHEH. Aume
,top. lib. 8; Hesicu. in Mrupa‘r; ed i- giorni stabiliti per.,
l’osservanza delle medesime‘venixano chiamati [Liutle n'ya'
per , Hesvcn. Ibid. ; e da altri airopficiJ‘u , Svn» , come
giorni polluti per esserededicati ai morti, le di cui ani-’
me si supponeva che sorgesséro dalle loro sotterranee di
more, e godessero ditrattenersi coi loro amici, Lucum.
E’vrlazwr. Quindi stimata veni-va una grande calamità _il
non avere degli amici soperstiti,i quali ofl'erir potessero
sulle loro tombe de’sacrificii , chormx. Cassandra
In detti pubblici e solenni giorni ciascuno invocava ad
alta voce , i nomi di tutti i loro trapassati parenti, tol-'
tene però qUelli che erano morti prima dell’ età dell’ado
lescenza , ovvero coloro i
ali'per‘duto avevano il lor
diritto a questi onori, col issipamento della loro pater
na eredità , o per mezzo di altri delitti. Allorchè_ per
devano essi i loro amici in paesi stranieri, per tre vol
te invocavano i nomi di tutti coloro , che avevano per-V
doti , priinacc.hè essi partissero da quel paese , Horn
041,45. 1'. v. 64; Tneocarr. Idyll. 7'. v. 58. ‘
__
(1) Da ciò è che venivano essi chiamativ E’We", han: in Orsi. 7.
uncinrrx’ carena;
44
Avevano i-‘Greci 3ÌCuui giorni anniversarii, ne‘ quali _
casi rinnovellavano gli onori, che altre volte resi aveva
no sulle tombe degli estinti. Questi giorni alle volte li
chiamavano ì1ps'em. dall' esser celebrati nella festività di
Nemesi, che supponeva_si esser la protettrice degli ono
ri, che si rendevano ai morti, Svru., altre volte'a'paîu,
Hlsvcu.; Pnavon‘ru. ,’ e 7na'am, vao., per significare l‘an
niversario della nascita dell‘ uomo , la quale dopo la\di
lui, morte veniva solennizzata con,le stesse cerimonie , che
si usavan nel giorno‘ anniversario di sua morte , oche
propriamente. si chiamavano 'IK‘JIUIG.’ Hesrcn. ; va. ; PHL‘
vostro: quindi è che queste due
arole sup‘ Onesi- co
munemente che significar volessero a stessa so ennità.
Gli onori dgcretati “a‘defuriti si distinguevano secondo
il grado ed il merito della persona, a cui erano essicon-«
feriti. .Coloro i quali per mezzo delle loro virtù e di
pubblici servigi prestati, innalzati si erano sopra degli al- .
tn, avevano Iipmfzgaz‘: equi: , gli onori degli eroi; ed il
partecipare a cotesti onòri si diceva u'rispou’a’àm , 0 w
'
_
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I
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u.
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fluxcnu wyor np o|K_QV, woàmr 0 ld’OMl/4'I'H’I. QUG l POI.
che si erano anche più distinti, venivano vieppiù innal
zati, e collocati tra gli dei; -Stn0îw si chiamava la 10
‘ ro consacrazione , e difi‘eriva da quella de' primi, giac
ché il culto loro, era soltanto espresso dalla voce c‘nyt'
(m, doVe l‘ adorazione che si prestava ai secondi si espri
meva colla voce 3u'm. Nei tempi eroici rare volte ac-v
còrdato venne un tale onore; ma nelle età_ susseguenti ,
quando gli esempli di virtù erano divenuti aSsai rari, e.
gli uomini dati si erano molto più all’adnlazione, diven
ne esso anche assai frequente, cosicché coloro. i quali
ne‘ tempi antichi erano stati onorati ‘solo come eroi, V8Dfl
nero in seguito come dei riconosciuti, Pur-urca. lib. da
Mulier. Clar. fact. ,Gli Ateniesi ., i quali, come viene
generalmente osservato , superavano tutti gli altri Greci
nell'adulazione e nella superstizione , furono quelli. an
cora che
iù particolarmente si fecero notare per la lo
ro immociierata e prodiga distribuzione di somiglianti
onori.
_
,Giova qui in ultimo luogo osservare, che questi ed
altri oneri che si rendevano a'defunti, allora; Si credîvî‘
szc_tn un tstamznn LA, 'rzxs'pazzzt, cc.
45‘
no essere più a‘ccettevoli, quando offerti venivano dai lo
ro più stretti parenti ; come all’ opposto venivano riget
tati con indignazione , allorché offerti venivano dai.lpro
nemici, SOPBOCL- Eleclr v.- 432. Il motivo di tal crea
denza era , perché si supponeva che gli uomini , ,‘dopo
morte , ritenessero le stesse inclinazioni ed affetti , che
posseduto avevano, mentre. erano tra i viventi-,‘chorum
Cassandr. v. 443.- “
‘
os
.
_
’C'APOIX.
4
'
1
srànr iosa ssrmqrzan u rsnsaazu , rn.rni 4.00n631,
mcaurxsuu , ecc.
Gli amanti avevano mille maniere per discuoprire la‘
loro passione} e per esprimere il rispetto ch’essi avevano
per quegli oggetti ch’erano da luro_atnati. In ciascun‘nk
bero de’boschetti ov’essi andavano a diporto, in ciascun
muro delle loro case , in ciascun libro di cui essi fece
van uso, iscritto. era il nome della persona amata , no- 1
me ch’cra sempre accompagnato dal] epiteto un}, o 24‘
M's, chun. Arìzat.; Amsrornut. Acharnk; EUM‘ATI. in
Iliad. C';’Amstroruay. Vesp.
'_
\
(
Solevano essi ancora adornare le porte delle abitazich
mi di quelle persone cb’ essi amavano con fiori e 5hîr
lande; giacche credendo che le persone in cui collocatm
avevano essi i loro affetti, avessero una gran rossomiglian.
za al dio di amore , non
otevano le loro case esser da
meno trattate, da quello c e lo era il tempio di Cupido,
.A’rnru. lib. 15, a cui il costume e _la comune usanza
accordato aveva somiglie'voli onori. Dalla stessa origine
derivò la consuetudine introdotta di fare delle libazioni
dinanzi le porte delle loro amanti ,-'e di aspcrgerle e
spruzparle col vino , Scho'l. Amstera.’ in Plut. Act. I.
Jcen. l.
. .
.
_
»
.
Se 1’ oggetto amato si degnava di sciogliere e distac
care una di queste ghirlande , veniva dall’amat'tte ,> consi<
derato ciò, come un vero contrasegno di esser ri'simatto,v
Arns1v. lib. i5,come ancora altro non equivoco indizio
di amore si considerava ,_ se da una donna si formava e
66
Anrxcnrra’ one0us.
ci componeva una ghirlanda. 'Ex'v fra: er'uy l'v'vn erige
rov, s'pgi7 J‘ox-u' ., Amsrornau. Thesmoph.
Erauvi presso iGrèci parecchi metodi per discuòprire.
se il loro amore esser dovesse prosperoso ,-ovvero di niuna
effetto, de’ quali alcuni già sono stati altrove descrit
ti. ilAllorché
sembrava
loro 'esser
dovessel‘ amore
sen
za
suo lefl'etto
, facevano
essi ricorso
a diversi
artificii
per ottenere l‘affetto di coloro ch’ essi amavano. Le don
ne Tessale erano assai famose per queste operazioni,
mgùalnienteccbè per tutte quelle pratiche che aVevan' hi
sogno del magico potere, Aris'rorinn. in Nub. v. 747 ;
Pun. lib. 3o,ycap. 1; Santo. in Hippolit. act. a , v.
420. Diversi erano i mezzi che elleno adoperavano per
in ciò riuscire. Nel numero de'loro principali segreti an
novera:
debboixsi
bevande
preparate
dette
pl’Nrpn,
JU
’iy’liamuv 564.
6 , v. le600;
gli effetti
che da
queste
deriva
vano erano violenti e pericolosi, giungendo alle volte a
privar dell’ uso di ragione.coloro che le bevevano , Pur
1ancuwin Lucull.; Comun Nzr. in Lucull. In questi
guisa appunto terminò la sua vita il poeta Lucrezio; e
T imperadore Caio Caligola perdè l' uso di sua ragione
da un filtro dategli a bere dalla sua Emoglie Cesonia ,
Svrz'ron. in Calig.; JUVENAL. Sat. 6 , 600.. Varii erano
_gl’ ingredienti, da‘ quali venivano composti questi filtri ;
alcuni de‘ più rimarcheroli sono i seguenti.
L‘ ippor_nano, era, a quel che dicesi, una parte di car
..ne che nasce sulla testa de’ puledri di un color nero o
bruno, in grandeiz'a ed in forma come di un fico , che le
_giumente hanno cura di loro strap are, subito che sono
,nati; cosicché se_per caso venga oro impedito di ciò
fare , trascurano esse i loro puledri, di modo che sem
bra obbliar esse di essere quelli ,'loro parti. Si credeva
questa uno assai eflicade specifico per conciliare l’amore,
specialmente allora ch' era ridotto in polvere ,. e si mi
schiava col Sangue stesso‘della persona a cui ispirar si
voleva 1’ amore ,\ Ans'ro'r. ‘, Puro; COLU‘MELL. , Vme.
Eneid.
, v. 515.; Panna. Eliac. d; Ovm. lib. 1.
eleg. _8. Alcuni s'on di parere che questo,ippoman0 ve
nisse dai mari della Lus_itania , impregnato dal vento ,
sVJse. Georg. 3’, v. '271 ; Ausrot, Secondo altri però,
srcm rsn' asrn1upnn LA renpnrzza, cc.
47
i’ ippomano era Una pianta neil’ Arcadia , la quale .cra
anche potente a produrre gli stessi eii'etti, Tneocarr.
Idyll. 3'. v. 48.
_ »
'Iuyi era il nome di un piccolo augello. La favola‘
suppone di questo i'uyE che fosse figlia di Pane e di Pi
tone , o 00 , oche protetta avendo gli amori di Gio
ve e d‘ lo , fu trasformata da Giunone , dopo. di clic
essendo divenuto il favorito,di Venere, serviva anche
dopo trasformata a promuovere gli affari di amore , ed
avendo , come dicesi , il suo corpo una possente virtù ,
entrava come uno de’ principali ingredienti nella forma
zione de‘ filtri, Sin»; Puro, Py/h. od.
La arte di .
_esso che più stimavasi , era la lingua , che a Greci
considerata veniva come avendo in se steSsa una sovra-r
umana virtù in queste amorose pozioni“ Alle volte le
gavano essi l’ intero corpo dell‘ augello sopra una pic
-‘cola ruota _di Cera , la quale veniva da essi girata sul
fuoco, finché 1’ uno e l’ altra non fossero consumati. Con
siffatta operazione speravano essi, che immancabilmente
nasccr dovesse l’ amore nel cuore della persona che ve
niva da essi destinata. Altri son di avviso , ,cbe ÎîuyE
fosse soltanto un’istrumento musicale , sebbene altri pen
sano, che questo nome si applicasse ugualmente ad 'ogni
specie d’incantèsimo.
'
Alle cose fin qui dette , aggiunger conviene parecchie
specie di erbe; gl‘ insetti che si nutr'iscono di materie
patride; una specie di _pesce folniamato ìxuuî‘ , o lam
preda ; la lucertola , le. cervella di un vitello; i peli
strappati dall’ estremità della coda di un lupo , congiun
ti ad alcuni delle. sue parti secrete; e gli ossi della par'
te destra di un rospo mangiato dalle formiche. Gli ossi
della parte destra- s‘impiegavano quando ispirar si vole
va l’amore, volendosi poi ;eccitare l’ odio, si servivano di
quelli della parte sinistra. Alcuni prendevano le stesse
ossa , quando la carne era divorata dalle formiche , e le
gettavano in un vaso di acque , e quelle che venivano a .
galla; si raccoglievano con gran cura, ed av-vilupPando
in un pannolino bianco
si legava addosso alla per
sona a cui is irar si voleva l’ amore; delle altre ossa poi
ch' erano an ate iii-fondo ,, se ne servivano per ispirare
_ 48
Àfl1‘icm'ra‘ cileni.
1’ odid. Le altre parti del rospi) entravano nella com'po-'
sizione di diversi Veleni Juvmu1.. Sat. 6 , v. 658.
Oltre a neste, si servivano ancora del Sang1ie delle co-'
lombe'; del e ossa de’ serpenti; delle_pinmé delle Civet
te; 'e delle fasce di lana . che avvolgevano' intorno ad
ima ru'ota,’ specialmente di quelle cil' erano staté legate
Sopra? una persona che si era da se stessa appicca'ta_;
Pnorxmr. lib. _3 , eleg. 5;
Tra gli altri ingredienti di cui facevano uso, cdntair si
possoho glifstracci; le ton-Ce, ed a corto dire I, tutti gli
“avvanzi , ed ogni oggetto che avesse relazione ai funera
li, o ché toccato avesSe de’ cadaveri. Alle Volte racchiu
devano in un vaso' adattato un nido di rondini , e le
Seppellivano , lasciandole sotterra finché morivano, dopt)
di che, aprendo il vaso, quelle che tra esse si tròvav:mo’
Colle loro bocche éhinse , si snppomava che fossero‘ assa’
efficaci per diminuire la'passione di amore ;. le altre poi
che morte erano colla bocca aperta per cibarsi, si crede
vano essere assai atte per eccitarla. Per lo stesso fine fa
Cevauo uso i Greci delle ossa sottratte all‘ avidità di ca
ni affamati, ferciiè supponevaùo che qualche parte del
divdrante ar ore di quelli animali passar potesse in quel
le pozioni , e per mezzo di queste comunicarsi al coloro
che le sorbivano , Horn. Epod. 5'. V."Î4. ‘
Passiamo ora agl’ altri artificii che mettevano in opera"
i Greci
er risvegliare l'amore. Credevano alcuni che una
mammel a d' una Iena legata attorno al braccio sinistro ,
attircrébbe agli affetti; di chi la portava, ogni donna ché
aflissatd avesse 50pra' questa‘ i suoi sguardi; altri
rende
vano la ‘7n'fl’upa , una specie di ulivo piccolo e d}:er , o
come altri vogliono , di crusca , erbe nella sua forma;
natnrale , o ridotta _in pasta; gettavano essi nel fuoco ,
e con questo mezzo credevano che ispirarsi potesse l‘amo;
re ., TueoCnxr.
Id_yll; 5. v. 33. Altre volte facevau uso
dell’ JAeifra , iior di farina , chiamato anche àux'n'ywn. ,‘
Tneocmr. Ibid. v. 18.; Schol. in lv. I. In vece dell2i
crusca di farina , facevano alle volte bruciare il lauro ,
Theocrit. ibid. Si costumava ancora difendere la cera ,‘
sperando che come si liqi1efatcev’a la cera ,' ammollix‘ si
. potesse il cuore di quel tale Oggetto ch'èssî desiderava
sxcm P;n nsrnmrmà LA remunezu , ec.
ud , Id. ibid. v. 28; Vino. Eclog'. 8, v. 88. Alle vol<
te ponevano essi insieme avanti al fuoco 1’ argilla con
la cera, affinché come questa si liquefaceva ,' mehtre l’al
tra acquistava. maggior consistenza , cosi quegli da cui
venivano essi in allora rigettati,
aver‘polesse il-suo
cuore mollificatp dall’affetto ," ed infiammato dal d'esld_e
rio , mentre il desiderio loro diveniva forte ed inflessibi
le:_ 0 affinché il cuore dell’ oggetto desiderato rènder‘ si
potesse incapace di ricevere da altri allettameriti , nuove
impressioni, ma facile fosseefcl accessibile ad eSsi, Vlliq. ibid.
Prendevansi anche i Greci il pensiere d‘ithitare diver
scazioni, che desideravano -essi, e‘seguite fossero dilla per
sona’ch’7essi amavano. Così a cagion di esempio girava
no essi intorno ad una ruota , formando de’ voti, onde
1‘ oggvlto desiderato venisse_ scadere dinanzi alla porta
dclle loro abitazioni , ed esso stesso si rotolasse ‘sul ter‘
rcno,- Pmn. _Pyth. Od. 4, v; 380; Schol. ibid.; Aro!»
LON. Argon. lib. 1 , v.- xi39; Schol. ibid. ;’Hesrcfl. in
Pó’_ufl. Tanocnìw.» Formavano essi ancora un’ immagine
di cera , e chiamandolacol nome della persona, ch‘ essi
amavano , la collocavano- vicino al fuoco ,_ il calore del
quale colpiva 1’ immagine nel tempo stesso ’, e_ la perso‘ ‘
na che'venivà'dalla medesima rappresentata: veniva que
sìa legata con un filo_per-cl_enotare il'simbold dell‘affet
to che li clovevauuire, ed alle volte facevano fare a
quest’ immagine tre giri_ in;omb ad un‘paltare, Vmo. ‘îr."
Spesso gettavano essi deÎmedicameuti preparati cou
magica arte in qualche luogo della casa, ove risedeva la
‘persona desidera-1a, Tunocmr. Idy_ll. ,8'. Se essi. entrar
potevano"in possesso di: qualche cosa che? appartene
va alla persona ch’ essi amavano , 'se ne servivano per
un’ uso'singolare , 'I/L ibid. Talvolta la deponevano es
si nella terra sotto la soglia della porta, Come una,
ca arra della persona amata , Vnm.', ed eseguivasi ciò
pel’ fine di rilener così come rigionieri i roprìi al"
fetti. Alle volte gettayano essi e ceneri dal a parte di
sopra della testa in un'ruscello , senza -gira’r lo sguar-’
do verso esse ";' Id.; Facevano;;essi; parimenti tre ima
di, per unire gli afl'etti della-persona amata con 'i loro
proprii , Vmo.; e ciò' escguwano , perché si supponga
.
50
inficmn’ carene.
da essi che gli dei si compiacessero 110’ numeri dispari ,
1d. ;_e tra thesti specialmente del numero ternario.,
Parecrlnie delle altre loro pratiche erano le medesime
che ,quelle clic si usavano nei comuni incantesimi; solo
che l‘incanlo'o la forma de’ versi variava secondo le di
verse circostanze , Vmc. Eclog. Le erbe ed anche i mi
nerali, che si usavano dai Greci nelle altre magiche opte
razioni, non erano meno proPrie a quelle di questa spe
cie; giacché supponevano essi che avessero questi lo stes-»
so meraviglioso potere, il quale ugualmente valeva in
tutti îgli effetti soprannaturali e miracolosi, Id.; ne, se
condo essi ,. poteva avvenire altrimenti , giacché la loro
credermi era che gli stessi dei sopi‘aintendessero a tutte
le magiche arti , Innocur.
’
,
Per estinguere o {mitigare la passione di amore nel cuo
re di una persona, sembra che i Greci lo facessero col
l’ajuto delle più potenti medicine , o mercè un demo
ne superiore a quelli che legato lo awvano, Horn. Un"
amore però ispirato senza, l‘aiuto dell‘ arte magica , cre
devano essi c e fosse incurabile , le che a veruna cura
p'otesse esser sottoposto , Ovm.. Melamorph. 1., v. 521;
1d. de Remed. amor.
’ .
‘
-, Ciò non ostante , quantunque assai dillicile ne fosse
la cura , non mancavano essi di prescrivere una quanti
tà'di varii rimedii,adattati alle diverse cagioni ed Occasio
ni della malattia, Ùvm. Melamolph.» 10., v. 397. A due
generi ridurre si
no, che secondo
ta naturale virtù
l’ Agnus caslus, e
possono gli antidoti: alcuni Veln’ era
essi, avevano intrinsecamente una cer
da produrre il‘desiderato effetto, come
tutte quelle erbe che si credevano con
trarie ad una tal passione; . altri Poi che, operavano la
guarigione per mezzo di qualche occulto e mistico po
tare , e coll’ assistenza ed aiuto de’ demonii , come di
,aspergersi di quella sabbia, in cui si era rotolato un mu
lo , Pun. 1\’at. hisl. lib. 30. , cap. 16.‘, ovvero servir
si'de‘ rospi racchiusi nelle pelle di un’ animale di fresco
ucciso , 1d: Ibil'1.‘ lib. 3a. , cap. 10 , e di tutti i mine
;rali ed erbe considerate come tanti amuleti contro gli al
tri effetti della magia, \PROPERT. lib. 1.,' eleg. 12. In
questo. caso , s’_im‘ocava ancora da’ Greci l’ assistenza dg.
srczu un zsramsnn u ramnnzzs, cc.
51
gli dei infernali, Vino. Eneid'. 4, v. 638, Su. Iran.
lib. .8.
‘
'
’
L’ultimo metodo per_curare la passione di amore, di
cui faremo menzione , era , di gettarsi nelle aeq’ue del
. Selemuo , fiume, che s’ imbocca nel mare presso la cit
tà di Argira nell‘ Acaja. Fingono i poeti, che Selemno,
era un bello _giovin pastore ainato dalla ninfa Argiva, da
cui fu abbandonato nella di lei età più avvanzata. Per tal
motivo venne egli da Venere trasformato -in un fiume ,
{e per sifl‘atta'guisa la sua primicra passione rimase inte
ramente obbliata; da ciò ebbe l’ origine di credere che
tutti coloro che si lavavano in qùesto finm'e , venivano
a dimenticare il loro amore, Pausan. Achaic.
,
i
(i) 'Ncll' accingerci alla versione del presente capitolo , siam_:slati
per qualche tempo incerti e dubbiosi, sé,doveyar]no o nò pro'seguirlo. La
moltitudine delle superstizioni usate da' Greci , e riportate qui dal no
stro autore,i v'arii illeciti mezzi che da essi adoperavansi per giungere
ai loro,amorosi intenti,ci sembrava una tale descrizione non solo .innp
portuna, ma che riuscir'potesse ancora nocevole alla studiosa gioventù
ll rifiésso però che da ogni male ricava: se ne può il bene, ci ha fatto ‘
risolvi-re a darne‘ la versione. \ln eflètto, nel gettare uno sguardo sopra
tutte queste follie dc' Greci, per altro'si‘ saggi ed illuminati, deve, ad
ognun che le scorre, far nascere il pepsiere, quanto sia mai deplorabih:
la condizione dell'uomo,'allorchè_nellu tenebre dimora del paganesimo.
Avendo i Gentili, come dice l' Apostolo , oscurato dalle tenebre le più
folte il loro iuthetto , ,per la cl‘Cllà del loro cuore, non eravi super
stizione alcuna, a cui essi non“ si ahbandonassero;e tanto più, in quanto
che credevano che gli stessi dei concorressero a simili magiche opera
zioni. A questo Primo riflesso , un’altra risvegliar se ne dee certamen
te nella mente del giovane studioso , qual si è quello appunto della
necessitàdella Rilevazione , che illumiuar potesse un’ intelletto rimasto
casi oltcnebnto _dal peccato di origine , e sempre più aceiecato dalle
proprie passioni. Ad una tal conoscenza, deve ein qniigdi risolversi, a
non dar più ascolto a nelle emp'ie massime , che tutto giorno si spac
ciano , e collequali elrminat‘ si ‘vorrebbc dal mondo la cattolica Reli
gione , e ricondurre l’ uomo allnlreligion naturale; dovendo egli tener
per certo che, se mai per caso riuscir potessero gr' empi nel loro progetto,
ben presto tornarebbc il mondo al primiero caos , e l' uomo sempre
più debole divenuto Essendo, non vi sarebbe follia, non vtravaganza,non
delitto, a cui ciecamente non si appigtiarchbe,‘ ed anzic_hè più farla da
uomo , una vita‘menerebbe bestiale e brutale. Finalmente unîaltro gran'
bene può a parer nostro ricavarsi dalla lettura di simili stravaganti fol
lie; dappoichè se a chiunque che'legge , inspirar deve rin certo ortore '
e ribrezzo la descrizione di lui cose (benché in parte scusahili Tos5uò|i
Greci Per la mancanza della vera Religione ) sommo fini esser deve per
ogni fedele l'orrore , se mai , illuminato com'edi è dal verace lddio,
si abbandonare a taluno dc' detti superstiziosi e illeciti mezzi.pct giunì
4
52
AnncnirA“ cnic1w.
C A
0 ‘X.
.MJÎÌIMP NI.‘
_ I\ primi abitanti della Grecia vivevapo.senza leggi e
senza governo“ abbandonandosi senza Vergogna e senza
contrasto a tutto lo sfogo de‘loro brutali ap _etiti, ATHEN.
13‘, 1 ; LUCRET. 5 , 960:, Hóu. 'Sat. '1' , 3 -ir.' 109. Il
prirfio che «_veùne a‘restringere cotesta licenza fu Cec_rope,
che essendosi innalzato al grado di re di Atene, nel rin
nire alcuni nativi dell‘Attica, gli fece rinunziare alle -loro
selvage abitudini , e ne formò una società regolata da
leggi. Il matrimonio funel numero di una di quelle tan
te utili istituzioni che egli loro diede, Aruen. ibid.; Schol.
Amsrormm‘. ad Plut. v. 773’; da ciò è, come pensano
alcuni, che venne egli onorato coll' epiteto di (Trevi. Al:
cupi autori però attribuiscono tale instituzione ad Erato,
una delle,novc muse. ' "
‘
'
, .In tuttèle repubbliche della Grecia il matrimonio fu
tenuto in somm'o onore , Pani! in'Amator. ; Amsror.
Q'eeorzom. 3 '_et 7 , PLUT.. in A‘im'oxr -, Sv1p. in'Tma'a ;
Tanaro. a. 5, cum Schol; e di molto*incoraggiato dalle
leggi ,‘Aeiun. Var. hist. 10-, 2; quindi coloro che se
ne asteneVano, non solo Veniva generalmente disapprovata
la loro condotta , ma in alcuni luoghi era anche punito
il celibato , Dmncn. contr. Demosth.; PLUT. in' Lac.
Apoph. et in Lycurg.; ATBEN. Q, 1; POLL. 3‘, 4, seg.
48. Sparta si distinse per la sua severità v‘etso 'coloro ,
-_-.
gore al compimento di una passione , la’quala avendo per principio il.
peccato” non può produrre che‘i più tristi e lagrimevoli effetti. Ma di
rf\.qul taluno , è mai possibile che un cristiano si avvalga di tali ille<
citi mezz1, per giungere ad ispirar in altri,l' amore? Piacesee al cielo
che Clò non fosse , non solo-possibile , ma che di tratto in tratto non
se ne vedesse qualelie' esempio; e perciò e, che non possiamo ammeno
di non rateomandar qui caldamente alt’ incauta_gioventù , a voler es
sere'ben canta in ciò , ed a guardarsi , specialmente dalle donne, delle
qualr_, alcune ve ne sono V, che in questa materia , neppur meriterebbe
ro di esser-contraddistinte col nome di, donne cristiane ,, facendosi le
cito , benché senz' effetto , con varie loro l'attucchicfic , di allacciare
ndl= {fusione di amore i cuori dell'incauta gioventù,
ernmo;w.
53
cbe tardavano a contrarre«questo legame, o volevano ri
nunciarvi per _sem re, 51:03? @5, de Laud. Nupt:; PLUT-.
ibid.; ATIIEN- ì'bi .; Por,r.. ibicl.j Quindi nessuno Spar
tano viver-Îpoteva celibe -oltre quel tempo che ‘era stati»
limitato dal legislatore, senza incorrere‘ in varii e severi
castighi. Ed in primo luogo , ogni inverno i magistrati
li-condannavano=a correr muli nel foro, e per accrescere,
la loro vergogna cantar dovevano certi versi, ne‘_quali
espressa era la proprietà del loro.castigo , venendo per
siffatta guisa a mettersi presso tutti in ridicolo,‘Pr.u;rsncm_
infLycur-g. Un’ altro gastigo era, di esser loro interdetto
l‘ingresso ne’ luoghi di
ubblicp esercizio delle ragazze ,
Id. ibid’. , et in Apoph. n una certa festa dell’anno se'r- vivano di trastullo alle donne, le quali spingendoli l'
colpi di pugni, li obbligavano a correre att0rno agli alta
ri, Ar\urm. lib. 13; locchè cantar siÙpoteva per una ter-_
za pena che loro si dava; e finalmente i giovani cittadi-‘
ni non erano tenuti verso di loro alle rimosfranze diritte]
rispetto dovuto alla loro vecchiaia , PLUT. in Lycufg. A
queste leggi di Sparta, aggiunger se ne può una di Atef
ne, Dunacn. contr. Demo.slh., con cui'veniva ordinato,
che tutti quelli ch’ erano comandanti ,/.oratori , o impe
gnati nei pubblici affari, esser dov<a5sero congiunti in ma
trimonio , ed aver' figli , e beni nello stato : questi due
requisiti
riguardavansì
come guarentie
ensabili
della.
sua
integrità
e buona Condotta
E, senza indis
di cll)ie
si stimavp.
cosa molto pericolosa lo affidare ad essi il maneggio de’
pubblici affari.
La poligamia (i) non fu tolleratain Grecia , 'se non
di rado, ed in certe tali occasioni, Amen. 13, 1 ,
Hanonor. lib.. 5. Dopo
una guerra disastrosa , o di
qualch’altna calamità,,lo stato accordò qualche volta a’git
tadiui il diritto 'di scegliersi più mogli, Arena. 13 , 1 ;
AUL. GE'LL. Noci; Allic. lib. 15, cap. 205 D100. Lazpr.
2, 26; Svm. ianmrarl‘fiîn
I "
-
"
..
L‘ età fissata p'el matrimonio non fu, la stessa ne’ vari
c
,
.
.
‘
I
I
(i)’ll matrimonio presso i Greci era considerato. come un eongmngx
mento di un uomo con una donna; e da ciò è', che suppongono alm
ui, che la voce ynipa; sia dci‘ivata da due , Che divengono uno.
_
_
A'zvncmau' chacmi.
A
I
stati Jella Grecia. Sparta, che aver voleva da‘ suoi cittadini
prodotti robusti e ben' costituiti ,‘ non accordava loro il pas
sare a” nozze, fincliè giuntiyn'on fossero nel loro pieno vi-'
gore ;_ fembra‘ però‘ probabile che per gli uomini ,- fowe'
stata fissata 1’ età a'dtrent‘anni ,- ed la ventiquattro per le
donne,» Xmofit.- de Éep‘. Laè.-; PLUÎI‘. in' Num,‘,' Id.
dpoph"t_hl _delm..;_Llimfi« Argum. Declam. 24. Un‘anti
ca legge‘ d'Ate‘ne la= fissa’va a trentacinque , cosicché nes
l'
.
_
o
_
.
-\
..
‘
.
'
sun’ uomo poteva ;rnna‘ di quest‘ eta prender moglie, ,»
Crusnkxn. (le Lîe'
ala‘l.,‘ se<:oud_tr Aristotile‘ gli uomini
aver dovevano trenia;sette anni; Pot.uw lib.- 7, cap.- 16;‘
Platonc,credevti"clm bastassero trenta; e di questo sen
timento
anqlae‘Esiodo‘, Pur. de Repùb.- lib. 5 -, Hsst.
'Epy.‘ xau“ 'Hys'p. .fiîd' w. 31.3
Riguardo alle donne, pote
vano-queste mantrar‘si assai pan presto dt‘glt uomini ; -qmn
di etano esse dichiarati? nubili
di ventisei anni
secondo
le antiche leggi d"Atene , di diciotto‘ secou'd0' Aristótile,
Poma- ibiJ.; di venti secondo Platone, de.Requ.- ibid.;
e diqùindici_ secondo Esiodo , ,"Epy. mu‘ 'H{Allpr v. 316
et 695. Potendo però le donne\maritarsi assai più presto
degli uomini, veniva anche, secondo 1’ Opinione‘de‘Gre'
ci , ad accordarsi il tempo e la durata di loro vita ,
Amsa‘orth. Lysiblr.
“(1) Tutti coloro che lianno scritto sul. grande‘ rapporto che 1151 il
fnntrimonio_ nel render felice o infelice la specie umana , hanno cono
miuto questa gran verità , che la società viene dîfinolto a riscutlrue ,
dul'prrmetters: ai giovani ed alle figlic di abbracciar lo stato matrimo
qialc prima di una età , in cui l’ uomo o la‘ donna ritrovar si possano
'nel loro pieno vigore. Non si pretende già qui dire che, nella sua esten
lionc_ osservarsi «l'avesse il costume de' Greci, c.di attendere fino alla
età dl; 30 0 37 -'_tl'l_nl, prima di prender questo stato, ma bensì, non pnossi
qmnleno FOSÙ di non far conoscrre, quanto' sia inconveniente l'uso già pres
se molti popoli. introdotto, di mandar i giovafii al matrimonio contando
appena gli anni dleniutto, e quello di quattordii:i le donzelle. In cllct
te, come funi da tali Congiunzioni può aver lo stato cittadini forti e ro
bnsh , se i g«-nitori trovansi essi stessi deboli e sucrvali?‘ Osserviamo
noi tuttodì da,co_tal_i matrimonii',rcsi così frequenti in tali età . quanto
deboli ed intîermwct 613110 i figli che nascono , c per conseguenza come
sempre più si vada ad indebolire la specie umaria. E ciò è‘per rappor
’°vfll fihit'o dell'uomo. Ne‘ è minore l'inconveniente , se un’ accoppia
D1Ll'lttî rosi primaturo considerar si_voglia sotto 1‘ aspetto morale; Se'si
e creduto srznprr rlw nnn possa l"uomo legarsi con vincoli indissolubili
al suo DIO prima degli anni Ventuno , come un' età , in cui più matu
\
.
MATRIMONI.
55
L' inverno , caprppriameute il mese di Gennaio , ri
guardavasi presso gli Ateniesi come la stagione più prof
pria al matrimonio. Questo mese chiamavasi per questa
cagione ’l‘nynMw‘u ,
EUS'IHA'I‘. in Il- 0";
Tieneur. Phor«
mio...L‘epOca più favorevole era quella in cui seguiva
l’incontro, della luna e del sole , epoca in cui celebra
vano i Greci la festa chiamata Gnoya’p’uz , 0 matrimonio
degli dei, Hr.sroo. Schol. "Epy. Era considerato somma
mente pr0pizio il tempo del plenilunio, Eumrm. Iphig..
in Aulirl. v. 717; Pmn. Isthm. 0d. n' , secondo la sparsa
opinionr, che quest‘ astro esei'citasse una-grande influen
za sulla riproduzione della‘ specie umana. Certi autori di
segnan‘o ancora altri giorni, e pensano che fosse più con
veniente,il quarto giorno del mese, come quello cli’ era
consecra,to a Venere , ed 11 Mercurio, Hnswo. ‘Hpe'p. v.
36. Si stimavano anche favorevoli parecchi altri vgiorni;
"ma ‘il più disadatto a ciò, era il sedicesimo, o come al;
tri dicono, il‘ decimottavo, Id. ibid. v. l8.
In molti stati della Grecia il matrimonio ,non poteva
ave:- luogo tra coloro già congiunti per certi legami. e
gradi di parentela., Eu;urm. Amlrom‘aoh. v. 173. A Spar«
te Una tale interdizione non si estendeva che a’ parenti
.
.
_ '
I .
i.
!
l‘amante può 1' uomo conoscere quelio che fa-, ed istruirsi delle obbli'
gazioni che a quello stato vanno annesse; e come poi in un'età cosi fre
sca, avventurar si possono i giovani ad un vincolo an0he indiss'olubilc;
vincolo'cbe non solo porta seco annesse mille obbligazioni, ma vincolo
ancora, che senza un gran fondo di pietà , che porta l'uomo a soffrire
i difetti della donna , e vice versa la donna quelli dell' uomo , si rende
quasi insopportabile? E non è forse vero, che per farsi così prematuri i
matrimoni, riescano essi per lo più infelici? La sprricnza giornalirra c' in
segna, che quei matrimonii sono più stabili, e ne'qnali non solo il vin
colo
( ch’è
ma più
il reciproco
affetto
-ben'daanche
ai 'conser
va, che
falli indissolubile
sono in una) età
matura. Non
è però
vcredersi
dal fin
qui detto, che pretendiamo noi di tacciare ilcgislatorj, se permesso abbia:
no in tm’età cosi fresca che contrar si possa il matrimonio. Sono essi.
anzi non solo scusabili , ma lodevo_li , mentre il lor fine esser non 1m
teva più giusto; dappoiccliè per mezzo di legittimi matrimonii_ spera:
vano casi di porre un' argine alla licenza , ed alla corrnl.tcla dc' tempi
nostri ; e piacesse al Cielo che una tale perm’issione , avesse per molti
il suo efl"ctto, che non ai vedrebbe tanta povera gioventù abbandonarsi ,a.
tutti quei vizi che, snervando la sua _forzp , la riduce a quello stato di
Tisi , tanto deplorato dal celebre Tisso-r nella erudità sua dissertazione
sull’0nanismo.
’
‘
‘ -
56 ‘
’ A:vrrcnxapt' cnrcnn.
.
in linea retta, e' non concerneva i rami-collaterali. Quin
di un ziopoteva sposar sua nipote , ,ed un nipote sua
zia. Henon. lib. 5-. Era proibita l'_unione tra fratello e
sorella , Ovm. Met.. lib. 9 , v. /L()l‘
Alcuni’legisla
tori intanto l‘ autorizzavano tra figli di diversi letti. A
Lacedemone permettevasi tra figli della stessa madre, ma
di diverso patire. In Atene all‘ opposto era_proibito il
matrimonio tra figli ripoua‘Tpfous, .nati dallo stesso padre;
e concesso .fra gltd[.l.ofllfîpf00f, cioè' tra figli nati dalla
stessa madre , Id. ;’Coruv. Nur. in Cimon.; Purr. ili.
Thenzist. e! Cimon.; Schol. Aals1‘oru. ad Nub. v. 1375. ' '
I cittadini, in quasi tutte le 1repubblicbe non poteva
. no legarsi che ‘a donne procreati da cittadini. I Greci
riguardav'ano di troppo alla importanza il diritto di cit
tadinanza per non darlo. così facilmente agli stranieri o
3’ loro figli- Da ciò è', che.i figli nati da padre 0 ma
dre _stranieri non erano allevati nella condizroned’uomo
libero, ma condannati erano dalle leggi Ateniesi ad una
Perpetua schiavitù. Lo straniero che , in Atene , si tro
vava convinto d’ essersi unito con donna libera, era tra
dotto innanzi a’ Tesmoteti ,. e-vendpto come schiavo. I
suoi beni erano confiscati, ed il denunciante ne otteneva
1m terzo per guiderdonc.-Il cittadino convinto d’aver
accordato in matrimonio ad un altro cittadino una fi
glia straniera , pretendendm che fosse sua , era punito
colla pena (1’ infamia, Jfrnu'n,_per-rnezzo della qual pe
na veniva esso privato del diritto di dare il suo voto
nelle pubbliche assemblee, e della maggior parte degl'al
tri privilegi de’cittadini. Finalmente se un cittadino Ate
'DÎCSG SPQSQY8 una donna non nata libera di quella città,
incorreva jn una multa, di mille-dramme , Demosru: in.
Neaer. Queste leggi» pertanto diminuirono qualche volta
la loro severità,_è non furono sempre costantemente os
serrate. Alle volte, la necessità _de‘ tempi obbligava a di
(1) Non solo presso i Greci, riia pressoccbè in tutte le altre nazioni fu
cons|dcratu abbominevole il vincolo matrimonialo tra fratelli e sorelle ,
per iscorno però del Cristianesimo ,'per non dire della stessa umanità,
si è trovato a'_giorni nostri chi diversamente la sentiva , né si è ver
gogqatq'di spagciar delle opinioni ,lippuste al sentimento univet‘sale;solb
In rri1è nel trovava epressamcrrte.pr-oibittf nella Sacra Scrittura. .
_
. ÎMA'ramom.
57
partirsi da tali stabilimenti, ed in conseguenza di una
qualche calamità o sventura, itiin di donne estere furo
no spesso chiamati a godere i diritti di cittadinanza. L' an»
iica e ge che proibiya a’ cittadini imatrimonii cogli stra
nieri essendo andata per qualche tempo in disuso, fu ri
messa in vigore da Pericle,qur. in Pericl. , che di poi
ne fece decretar la rivocazione da un’ assemblea del po
polo. Aristofane , sotto l’ Arcontato (1’ Euclide , ottenne
che fosse posta di bel nuovo in esecuzione, Damosru. {in
Eubul. ’
Î I.
» .
_
‘ ‘
Le "donzelle non potevano maritarsi checol consenso
de’loro parenti, Musu‘li 5 , v. 179. Emurm.‘ Andmmach:,
Horn. Il. 7’, v. 291; Odyss. i"; -v. 286; Ovm. Metam.
4 , v-_ 60. -Quello.dellà madre e quello del padre erano
egualmente
indispensabili
, Eomrm.
in Aulid.Ìgiacchè
La legge
ancora ordinava
agli uomini
di consultarli;
nei
primitivi tempiera assai ben con0scinto e sostenuto 'dal+
e leggi il diritto che avevano i parenti sopra i loro fi'-.
gli, Hom. Il. 4’, v. 39; 'FERENT. Jnd. set. 1, scena I;
Le donzelle Oriane venivano confidate alla tutela de’ lo
:ro fratelli, ed ili mancanza de‘ fratelli, o che avendoli,
non erano giunti- ancora all’età di godere de’proprj dirit«
ti, a quella de’loro- avi, e_ specialmente quelli che lo
erano per parte di padre; ed in mancanza di'tùtti que,
sti parenti, venivano elleno affidate“ailla cura di ‘certi
guardiani e custodi, che da’Greci si chiamavanole'vri'frpu
mm o m'pioi , Denosfnmv. in. Sleph.’ Test. I mariti pros
simi a morire destinavano. qualche volta in testamento le
loro mogli a qualcbeîloro amico , Id. _Orat. in Aphob.
Le formule di spoaalizio .dill’erivano sp‘esso fra loro.
La più usitata era: falle»; a‘nrdp9» vór’yrum'w J‘4'A‘opi 0'04
«rrir e'gzaurazî Guyafs'pa, Io. vi da questa donzella che è la
mia figlia,"e del mio proprio sangue, falelà voi da pa
dre di figli legittimamente generali, ÌCLnM’. Ale._r. Strom.
lib. a. Facevasi anche menzione della dote quando ve
11‘ era luogo ,<va,orn. C_yrop. lib. 8. Gli Sposi giura
vansi una reciproca fedeltà‘; locclaè facevano nelle mani
de’loro reciproci parenti, '-Acntu.'. Tot. lib. 5. Lo Spo_so
dava alla 'sua sposa ,. in pegno di "tenerezza , un dono,
che ehiamavasi é'p'p'e aiffiaflùiy, Mamma. in I'i'agm. , ISAEVS,
58
AM‘xcm'rt’ cnncmc.
0rat. 7 , de Ciron. Hered.z PLAUT. -Milit. Glorios._ 4 ,
‘l , il , é'J‘vov, Hom. Il. ar', v. 190; Odyss. g", v. 159,
e pwîrpov,; Hesrcu, in han voce. Un baqio suggellava la
nuova unione, o_ gli sposi davansi soltanto la mano;
ch'era un’ uso che praticavasi per confermar tutti gli ob
blighi, Emme"). Iphig. in Aulid. v. 831..
Presso i Tebani , questo dono d’ una fedeltà scambie- '
Vele per gli amanti, faceVasi nel tempio d‘ Iolao, favorito
d’ Erc0le , e compagno delle _sue fatiche , e quindi cre‘«
devasi clic , dopo _|a sua salita al cielo , presulesse egli
agli affari che risguardar potevano l' amore , 'Pnurancn.
in _Pelapid.
.
_
.
_
Nelle prime età della Grecia, la dote delle donne com
ponevasi de’ doni che ricevevano da’ loro sposi, non rice
rvendo esse porzione alcuna dai loro parenti, Ams'r. Polil.
lib. '2. cap. 8. Ma non così rinunciarono essi alla sem
plicità delle prime abitudini, che videsi succedere a que
sto , un’ uso del tutto contrario, Eumrm. Meri. v. 230.
Il eostume delle doti recate dalla donna al marito, si prQ
pagò cosl.rapidamente . che formò ben presto da princi
ale ed essenzial differenza riconosciuta tra, la moglie e
l; concubina . ymv‘ e minimi, mentre dove la moglie
POrtàva la dote, cosa alcuna non veniva data dalla con
cubina , PLAUT, Trinum, Da ciò è , clie"per assicurar
questo carattere di 7:1ni alle pers0ne che Sposavèmo sen
za benì,i cittadini prendevano cura ,dirilasciar loro uno
istrngnento in iscritto ,‘arpomgia, , per mezzo di cui rico‘
n'0scer si potessefli aver ricevuto da esse la dote di un
tal valore. Tutte le altre disPosizioni erano specialmente
sopra di ciò fondate; giacché quella donna che Possede
va una dote , aveva un giustotitolo ad aspirare ad una
maggior confidenza verso il di lei‘marito , e ad avere
un rispetto maggiore per lui, Emuv. Apdromaeh. v. 147,
Fu. per prevenire tal’ influenza alle volte pericolosa in
una unione , e per allontanare da ima sacra istituzione
ogni sogza idea d’interesse, che Licurgo roscrissc inte
ramente v quest’ uso da Sparta , strm. - ib. 3; PLUT.
Apoi;hlh. Lac.; AELIAN. Ver‘r'.v hist. lib.‘6, cap. 6. Gui«
dato anche Solone dalle stesse nobili mire del legislatore
' Spartano, fece consistere la dote delle Ateniesi' in oggetti
,
,
_ . ùln‘n'mli.’
‘ k 5 i
di posto Valore ed in tre veni al loro uso ;v giacché egli
desiderava che i-matrimonii non avessero a farsi per mo}
fivi d’interesse ,f ma solo esser dovesserd‘- cagionati dal-:
1-’ amore e dall'effetto, PÈIÌTARCH. in‘ Solom (r).Ciò non‘
OSNIDÎC i‘ Pel'chè Solone non Proibl altre doti all’ infnori
di quelle che le sposta recavano seco , sembra da‘ ciò,
che gli uomini
che non"
figlie', la‘farfiglia
potevano“
la
sostituzione
de’lor-‘o
beniaVevano‘
alle figlie;
II'FIIMÀIl/JM',‘
.
‘
(I) Molte'eose dir potrebbeusi conta-0‘ ed in favore“ di una‘. tale istit
t'uzione di Licurgo e di Sò|one.fNon v' ha dnbbio(e lo vediamo tutto
{giorno ) che i matrimonii che si l‘anno per interesae ,- poco rinscir so
gliono felici, e che, generalmente parlando, meglio riescano quelli che
si fanno per solo all'etto; ma non v' è dubbio altrui esser casa assai
giusta , che una donna , che. et tutta" la sua vita; ha a' far parte di
un' altra famiglia , eooperi a‘nc ' essa colla‘ sna’ dote non meno al di lei,
proprio sostentamento, che a’ qdello‘ de‘ligli che da lei nasceranno: che
anzi se si volesse ben considerur questa‘ materia ,- si troverebbe 1' che"sn'
mito un certo rapporto chiamarsi può‘ più felice il primo connub’l0' '
50ll0 cent' altri stimar devesi esser assai‘ più stabile e felice il secondg
dove si è sborsato la' dote. Siccome l' uomo (. e molto più la donna )
è ist‘abilg‘ nell’ amore ,‘ dove non trovi altri legami (‘112 il possano; l'ite
DCI'B', se non nell'amore ,nell‘amicizia almeno, ben presto quell'oggetto
che il condusse prl‘ solo afl'etto a scco accoppiarsi, non più tale sembran
a’ suoi' occhi che incritar possa il suo amore , non più.il riguarda come
parte di se; Iorch_e' quanto cagion sia di disturbi ed anche di aportc_
rotture , l’ esperienza tuttodi_.il dimostra. Oltracciù la donna ,> che il:
natura sua e' superba, vedendo che per sola passione dell’ uomo, è essa
Salita ad un grado, a cui forse non“ poteva aspirare , e temendo che col
diminuirà la passione , possa ella discender'dal grado a cui era perve
nnta , lungi dal pensare ad aummtare i beni dello sposo , 'non pensa
tullogiorno che al modo come arricchir'sé stessa , onde in qualche re
pentino caso ( che non è raro ad avvenire ) tenga ella di che vivere.
All'0PP°SÌU avviene dove‘vi è stato lo sborso di una dote giusta e pro
porzionata alle facoltà del marito. Essendo quivi ami più i legami che
'i uniscono
insieme,’ ed avendo ciascuno degli sposi il sua proprio
interesse, ambedue si uniscono , perché i beni siano rettamente ammi
nistrati , ed anziché sofl‘rime detrimento , venga sempre più ad accre
sccrsi il patrimonio , che comune riputar debbcsi , giusta l’aforisma ,
che quello ch'è della moglie è altresi del marito , e vice versa., E da
ciò è poi, che nella maggior parte di tali matrimonii(emlnsl pero sem
pre quelli che fatti vso_no per solo fine d'interesse) benché si scemnl'amo
re, sussiste però 1' amicizia , ed _un certo vieendeirol’e rispetto, che cia
scuno degli sposi l’uno all'-allro conserva.v Quindi a noi sembri doversi
assai ben' adattare al matrimonio , che è pur uno de'pil‘i" forti contrat
ti , quel nolo assioùna- che nei contratti, ivi troviu' maggior Mobilità
e sicurezza ,
ove trovasi maggior uguaglianza , o che questa ugua
glianza sia nelle persone che contraggono , o nelle condizioni che ai
contratti stessi si frappongon0'.
5"
H,
e.“
60
mucmn' c.nncnn.
_
erede della fortuna di suo padre morto senza figli maschi,
' recava una dote più
considerevole al parente ,
che la
legge le ordinava di sposare; ed in considerazione di
questa dote che portava; godeva essa il 'diritto ‘di coa
bitaie di
convsno.mai‘ilîo.
il di lei piùA stretto
caso d’impo
ténza
questa parente
qualità nei
di ereditiera
an
dava pure unito un’altra privilegio molto bizzarro, e
che,non godevano le altre donne ,_ qual si è quello di
€sser obbligato il di lei marito ad onorar di sua presen
z'a il letto nuziale almeno _ tre voltev al mese , Papr. in
Sol. Le giovani orfano senza patrimonio che presso ‘i
Gt‘eci Îsl chiamavano Efiaaau , EUSTATH. in II. 'p' , pote
Vano; per parte loro obbligare il più prossimo parente a
prenderle in inogli, o a fornirle di una dote proporzio
nata a‘ suoi averi. Se egli era weyraxoai_olze'à‘ifuoè, cioè
uno di primo grado ,. nesta dote doveva. essere di cin
que mine o di cinque’ dramme; se ivmeu; ,' ‘ossia di se-.
condo grado, di trecento dramme; se (uyfirm, o di ter
zo gràdo',_di cento cinquanta. S_e ritrovavasi che ella
aveva r'nolti parenti dello stesso grado,la dote sommini
stravasi in comune , dando ciascuno la sùa quota. Se vi
era in una famiglia più d’una vergine, il loro più pros
simoconginnto era solamente obbligato a sposare , o a
dare ad Una ‘soltanto ima porzione di dote; se egli si ne
gava all’ tino o_all’ altro di questi‘due doveri presc'ritti
dalla legge, ciascun cittadino potev'a citarlo dinanzi l‘Ar
eonte , il quale lo costringeva ad adempiere al suo do
verci, e dopo un nuovo rifiuto, condannato veniva ad.
un ammenda di mille dramma , la quale consacrataera
a Giunone. dea che presedeva ai matrimoni , Dariosrn.
0ra't.- ad Mac'art. de_ Hagrian. Heredit.; Tenera. Phor
mi. atto 1 Scena a. Id. ibirl. atto a. scena 3.
Può oltraociò anche osservarsi ,. che quando;con l'an
dar del tempo il numerario divenne più abbondante, fu
aumentato dai parenti di queste vergini il valore- delle
loro doti. l wevvaxoaiojn'à‘qm: dettero fino a dieci mine, ec;’
EUSTAÎII.4
e non vi
è alcun
dubbio
che gli uomini
un
grado inferiore,
invpro
orzione,
acctescessero
ancordi essi
le loro contribuzioni. io orfane d€cittadini”benemerili
della patria erano adottate dallo stato, che pensava an
Marniuom.
6;;
che a dotarle-, in mancanza-di parenti che vi provve
dessero , PLU'r. drislid. Queste nobili e generose istitu
zioni de‘ rimi abitanti tiell’Attica indebolirdnsi fra le
mani di egcneri discendenti. Il matrimonio non fu più
che un traffico. Questa sozza avidità trionfò pure a Spal-i.
ta anche mentre che erano ancora in vigore gli austeri
regolamenti di Licurgo; PLUT. in Lyasand. Bisogna Pe
rò convenire che_i secoli rimoti non furono sempre; al
coverto (l‘un simile rimprovero , e può dirsi in generale cha
i Greci furono amanti di danaro , e di aver contraltato
per lo più per l’ amore di gua3agno , piuttosto che per
|qualunque altro commendevole oggetto.fNè questa cor
ruzione ebbe troppo tardi il suo effetto ',A ma praticata
anche ne’ tempi primitivi ; giacché Andromacav vien chia
matada Omero spoAv’à‘mpa; , con la bella dole, II.C'; noi
vediam pure , prima (lell’ uso \de’ metalli, che le donzel»
le
ortavano a‘ oro mariti numerosi aumenti di moutoni
di ìiancq manto , o di supeibi tori,
nelle quali‘cose
consistevano le ricchezze (li quell'etzi, da cui vennero
esse a meritare l’ epiteto di Jkpcmfidm, Han. Il, e'-,-v.
593. In Creta la dote consisteva in doni che '_i fratelli fa
cevano alle s‘orelle, 'PLUT. iu Lys.
<
Quegli che dava ad un"altro lasua propria figlia in matri
monio veniva chiamato s'yyvir, Demqsrn. in Neaer.; ABLIÀN.
Var. hisl. 3 , 4 , J‘nyyuén, Poni. 3_, 4., seg. 34, mursyyugîr',
Emur. Orest. v. 1675, J‘|J‘o'nu, HOM. Il. e', v. 291:,
Demoswn. in Neaer. , ed dpyo'{m, Euiur. Elech v. 24.
La dote aveva il nome di arpoz‘E‘, Isn-zus , Orat. de Hered.
'Pyrrh. ,' qualche Volta! chiarpavpasi {Lil'Maz 0 Un , come
quella che amava per oggetto di procurarsi l‘_afi'etto di
quella persona, a cui essa davasi: ed alle Volte anche
"p"; , da @s'Fm , giacché era e55a portata.dalla moglie al
di lei marito , Hesvcn. in @spmî ed r'J‘m. Trovansi <Îeesti
nomi usati qualche volta a dinotar quella del marito ,
Husrua.- Il marito destinava alla garanzia delladote un’ as
segnamento di egual valore , e consistente ordinariamente
in terre o in case. -Ciò facevasi affinché in caso‘ che ve
nisse egli a morire o a ripudiar la .moglie, potesse ella
avere un certo mantenimento. Questo ;asseg_namento era
anticamentei'chiamato dwwîynya , Hmch ; H1uu»oc'a. ;
\
6':
Amman“ emersa.
fiu_m.; POLLUX, una ricompensa equivalente alla dote ; in
seguito lehbe spesso il nome di aiyfrl_os'prn {una ricompen
sa per la di lei“dote, o dvm'6m; , da u'vróflu'AAny, poic
uchè era _data in .vece della di lei dote. Ma se data non
aveva il marito alcuna garentia , era obbligato a restitui
re alla sua moglie la dote, in caso che venisse _a ripu
.diarla. La stessa obbligazione si estendeva agli eredi del
marito , i quali non potevano procedere _a ,racooglierue
l’ eredità , _se non dopo di questa restituzione , HOMER.
.Odyss. fi' , .v. 132. In alcune città , ladonna che daso
stessa aveva chiesto il divorzio , dichiarawasi di riminciar
con tal domanda alla reclatnazione de’suoi diritti, Id. ibid.
iln Atene questa dote non -poteva mai andar compresa
,nella eonfiscazione- de’ beni del marito.
|'
Urla legge della stessa città richiedeva , che il marito che
aveva fatto divorzio con sua iii0glie, ed a cui lo stato
.de’suoi averi non permetteva .di restituir subito la dote,
fosse obbligato ad _assegngr,liatlanto a lei una pensione ,
il cui‘ìm‘nimum era fissato anove óholi il mese , locchè
serviva come d’ interesse per tutto quel tempo che non
‘_faceva_la restituzione della sorte‘pvincipale. In mancanza
di pagamento, il curatore , _e'm'1potror, della moglie in
.tentava Contro di lui un? azione detta a'irra'ou Siam, dinanzi
al tribunale dell’Odeum , Dismosrn».in Neaer. Il fin qui
.detto .dee però intendersi delle doti delle classi più basse
dei cittadini, a’ quali , come si è di già altrove osserva
to, Salone assegnò cento cinquanta dramme, giacché per
una mina mi , che equivaleva a cento .dramme , il co
stume er,aldi darein ciascun mese un’interessedisei obo
li , onde ]’ interesse di cento cinquanta drammc ammon
terebbe a nove oboli.
‘ ,
L‘ attestazione di più testimoni, ed unfistr‘umrmto a cui
si dava.il nome di vrpom9h, contestar .d0v_evano il valore
della dote recata dalla donna. Essa era tenuta a presen
tarlo , -quando litigava Per ottenere uno assegnamento. Se
la' donna moriva senza figli , la dote‘ ritornava alla per
sona che _l’ aveya somministrata, Is1trus,'0mt. de Hererl.
,Ryrrh.’ La dote infatti era consacrata al Jmantenimento
de‘ figli da nascere dal matrimonio; e perciò giunti ch’eran
.qixesti alla maggiore età , potevano anche entrar in\ go»
Mimmo“.
63_
dimento della dote della loro madre , col solo peso di
provvedere a’ suoi bisogni, Deuosru. in Phoenipp., et in
Stephan. Test. Le altre cose , che le n10gli portavano a'
loro mariti al di sopra _di ciò che loro spethvano Per'h'
dote, prendevonoil nome di 7rapu'plprm , imarpaixov , Gara,
pu'Am. 'EEm'wpma. era il nome sotto .il qi1ale esse era_no
disegnate dai Greci. degl‘ ultimi tempi;
_
Gli uomini prima del loro matrimonio preparavano con
cura la dimora ove dovevano abitar con la nuova com
pagna, Oi'mv yìv arpw'frira, Hesnoo. Epy. 5', v. 23;Tuzo
Cnrr; Horn. Iliml.
6', v. 700 ; Vanna. FLACC. lib. 6;
CATULL. Epigr. ad Mall.‘ {Quindi, nel parlarsi delle don;
ne che perdevano i loro mariti poco tempo dopo la lo
ro unione, ne nacque quell’ espressione, che esse restava
n'o vedove in 'una dimora nuovamente costrutto, Schol.
in Box. Il. p', v. 66, ,
’
Le donzelle di Atene prima del loro matrimonio do
vevano esser presentate a Dianai Questa cerimonia che
facevasi a Brauron , b0rgo d’Atenc , era chiamata è’pxrn'ai ,
origine del nome é'pwm, dato alle vergini, ed. aveva per
oggetto di addolcire la collera della dea sdègnata per la
perdita di un' orso ucciso da un’Ateniese (1). Le giova
ni‘vergini , defaositando su gli.alt_ari dc‘ canestri ri ieni
di mille oggetti preziosi, venivano ad implorane i suo
consenso, prima di abbandonarsi alle dolcezze dell‘Ime
neo, Tuaomx. ld_yll. M, V. 66. Karupopn'r esprimeva la
presentazione dc’ canestri, e le donzelle ,ricevevano anco
ra il nome di nampo'pm, dal canestro ch’ elleno portava
no. In Beozia e presso i Locresi vi era un costume, che
le persone di ambedue i sessi, primadi sposare, olferir
dovessero un sacrificio ad Euel-ia, la cui statua e l‘ alta
re stavano in mezzo al foro- Questa. Euclia che , alc11ni
autori opinano essere stata la figlia ,di Menzio e la,.so
rolla di-Patroclo, non .era_ secondo altri, che Diana me
desima, PLU'I. in dristid. E certamente: noi troviamo Dia
na interessata nelle solennità
reparatorie a tutti i matri
moni; giacché. essendo nota ’ avversione di questa dea
l matrimonio, le donzelle che credevano di non poter
file il sacrificio della 10m verginità , stimavano esser
0) Vedi vol. accond. pag. 138.
64)
Anwrcmn‘ catzcue.
con necesSaria il cercarlo perdo-no , se disse‘ntivano da
léi. Le preghiere ed i diversi sacrificj usati in quest‘oce
casione, Emurm. Iphig. in Aulid. V. 1111), erau chiama
ti 7ayu’hm w';gui, 1rpoyaiytia, srpofl'Mm su’x‘aìà o wpofi'Mm,
giacché fl'M:,’e ya'1.tos_, sono termini sinonimi, Eus-mru.
’ in Iliad. p”. , impiegati indistintamente a significare il ma
trimonio; sia perché quel felice momento era il termine
di tuttii tormenti di un lungoamore; sia" perché i no
velli sposi nel contrarre questo nodo .s’ impegnavaho a
rinunziare a tutte le abitudini della lor gioventù, ed in
nalzavansi per sempre alla qualità-di uomini. Quindi
7)Ì(l.àl, il mm-itarsi, e interpretato per thns>0iru, divenir
perli-tto_, Eusr, in Il. p,’, ed il nome di fi'Mmr, Bisisr.
in Amsworu. Thesmophor., dato agli sposi, come essendo
s’1\ Bip frsmi'gu. xQuest‘ epiteto‘ trovasi pure unito al\uome
degli dei che presedevano al matrimonio; come Giove
«rs'Auos, Giunone ve'mi'd, Surn.; ec.
. ‘
Procuravasi di render propizj questi dei con sacrifici
disegnati sotto lo stesso nome di quelli olferti_aDiana.
Non se “ne eccettuavano che le preghiere 'a Giunone -,
'Hpa... dinot_ate particolarmente sotto il nome di 'Hpmre'Mti
A tali onori partecipavano pure altre divinità. Minerva so
rannominata smp9e'roi ," la vergine, il di cui tempio era
situato nella cittadella ., riceveva dalle donzelle d’ Atene
un‘ omaggio simile a‘ quello che csigeva Diana; cosicché
non si.permetteva ad esse il passare a" nozze, se prima
non avessero soddisfatto ad un tal‘dovere verso la dea ,
Svm. Venivano ancora_in tal’ incontro invocati Venere ,
e tutti gli altri dei yap.liNm Bm‘, che presedevano al ma
trimonio. Gli Spartani avevano un’arflichissima statua di
’A@poa‘brn 'Hpa, Venere e Giunone , che avevano diritto
a’ sacrifici delle. madri e delle novelle spose , PAUSAN.
Lacon. Ne’ primi tempi d‘ Atene , il cielo e la terra ,
Pnocn.’ in Tim- ,‘PLATON. Comment 5 , le parcl1t: e le
grazie, che si stipponeVano \di congiungere; e quindi di
conservare il legame di amore , non eran poste in obblio,
POLL. lib. 3. cap.-3. Il giorno precedente al matrimonio
era- ordinariamente. destinato a tali cerimonie, Hizsvcn.
Chiamavasi yaynm'u et xovpsaifrxr , del costume usato in
queste occasioni di radersi , e di presentare ain dei una
nri-amom.
65
parte della propria chioma, Pou.. ut supr‘a. Quest’ofl'er.
ta facevzxsi qualche volta a Diana ed alle fatali sorelle ,
POLL. Onom» lib. 3. cap. 3. Le vergini di Trezene pri
ma di passare allo stato matrimoniale erano obbligate a,
consacrare la loro chioma ad 1 polito figliuolo di Teseo,
Lucrau de Ded Syrid. Quelle Si Megara la sospendevànb
insiem con varie Iibazioni sulla t0mba d’ Ifinóe , figlia'
d’ Alcatòo , morta con la 'sua verginità; qUelle di Delo
ad Ecaerge e ad Opi , quelle d' Argo e d' Atene a Mi.
nerva. Questi nomi di 7aquirM'a. e mvperi’1’n servivano pres
so gli‘Ateniesi a dinotar quello fra i giorni della festa.
Apaturia, in cui i padri iscrivevano i loro figli su i pub
blici\registri, e fra gli altri sacrifici a varie divinità, fa.
cerano qualche volta quello della lor chioma. Quest'ol'.
ferta'riceveva il nome di 1M'xquo; 0pmfrn'pior, così detta,.
perché era un’ omaggio di riconoscenza per parte delle
donzelle agli dei che aveVano protetta la loro infanzia.
La divinità che in tal guis‘a si onoratra,’ era comunemente
Apollo , Puri» in Thes., ed anche qualche volta gli_dei
de’ fiumi, che quindi prendevano il nome di ioupo’rpo'pol,
dietro l’ opinione che l’ acqua era indispensabile‘alla con
servazione ed alla riproduzione d’ ogni Oggetto, Eusr. in
11. J.'. Noi vediamo oltre a ciò ,' che tal onore offrivasi
agli dei da chiunque avesse loro a render grazia di una
inaspettata assistenza , in qualche pericolo in cui si era
esso trovato , Hom. Il. -J,', v. 140._
.
,_
Primacchè fosse stato solennizzato il matrimonio , ve
niv‘ano consultati gli altri dei, e per-mezzo. di preghie
re e di sacrifizj era anche implorata la loro assistenza ;
uali sacrifizj di ordinariomfi’erti.erano ad alcune delle
divinità che sopraìntendevano a cotesti afiari , locchè si
eseguiva dai genitori, o dagli altri parenti della persona
che andava a maritarsi, Eumr. Iphig. in Aul. v. 718. Il
fiele, strappato dalle viscere della vittima gettavasi dietro
l' altare, PLUT. de Conjug. Praecept. Esso era riguarda
to come la sede delle passioni di odio; e di vendetta ,.
ed in conseguenza di .un tal’ atto , si credeva di non far
conto dell’avversione' di tutte quelle divinità, che sopra
intendevano ain allari di amore, non meno che di co-.
loro che divenivano amanti. Con mm 1' agenzione Ye
66
ANTICHITÀ“ carene.
nivano esaminate i visceri dagli auguri, e se -si credeva
da essi di ‘travedervi qualche sinistro presagio, si discip
'glieva il prim'iero contratto , e sivenivano anche a so
spendere le nozze.
_
'
Ogni altr_o fun'esto presagio producevzi un simile ell'et
lo , Acmm.. ‘Tati.‘_lib. Ì9. L’ incontro di due tortorelle ,
anccclli famosi per la costanza del loro amore, era un
Segno -de’ più felici. Lo stesso può dirsi delle xapainu ,
cornacqhie, le quali, secondo la credenza di quei tempi,
promettevano una vita lunga e. felice , --dalla lunghezza
. delle_loro proprie vite , e dall’esseii sempre costanti nel
l’.am01‘e;. giacché quando una delle compagne veniva a
morire , l’ altra da i in poi rimaneva'solitaria per sem‘
pre , ALEX ,ab ALEX; Da ciò è.che la vista di una sola
cornacchia annunziava_ separazione o penayalla coppia ma
ritale. Quindi derivarono quelle parole che si ripetevano
nel canto nuziale: Ko'pn‘, ixxa'pu mpairnv , Donzella,cac
eia via la solilaria coma'cchia, AELIAN. de Animul. lib. 3.
cap.‘ 9. All‘ Opposto la formola: Mml‘s‘z eîai'fm xaua‘v, Che
qui non entri cosa cattiva , scritta sulla porta, col nome
del padron di‘casa, riguardavasi come di un”elfetto me
raviglioso contro i sinistri presagi, Droo. LAr-.n_r..in Diog.
Il color delle vesti de” novelli sposi era molto vario ,
Anxsrormxv in Plut. v. 536.; Schuh'ast, ad h. l-.; Svrn.
in v. flavr<ré..0gnuno ornavasi alla meglio, e secondo la
propria condizione , "Ams'rornfibirl. v. 529; Schol. Anrsr.
in A». v. 671; ACHILL. Tat. lib. a. La loro bella chio
ma covèrta’di preziosi profumi Ondeggiava sulle loro
spalle , Amsroru. in Plut. ibid. La lor testa era adorna.
di ghirlande di varie sorte di
iante e di fiori, Eomrxn.
Iphig. in Aulìd. v. 903. Sceglievansi tra le piante quel
le che erano cqnsecrate a Venere, o quelle che ofl‘eriva
no qualche rapporto cogli affari di amore: maópflpwv ,
pfinwy‘, mia-aeon , etc. , Eumrm. ibid.; -Schol.v Arrsror'u.
in Poe. v;78'69; Aiusrorn. in di». V. 159; Sch01. ibid.
Presentavasi anche nei contratti matrimoniali alcune fo
cacce di sesamo , o di giuggiulè , qual'_ pianta si credeva
che“ fosse aroAu70'ga; , rimarchevolc per la sua fecondità ,
ÀMSTOPHA_N- Sphol. in Pac'. l Beozj impieghvano per le
ghirlande, l' asparagio salfatico,che COWI'I;O è di spine ,
r._xsramom.
,
67
ma che portando eccellenti frutti, diveniva mx emblema
delle lunghe sofferenze dell’ amore , ricompensato poi fi
nalmente dalle dolcezze dell’imeneq. ‘ La casa ove cole.
bravansi le feste nuziali era anche adornata di ghirlande,
Humocx.. in Frag. mpt‘ ya',uw, .STOB. 'Serm. 186, SENEC,
Thebaid. v. 507. Al disopra della porta era situato un
pestello ,' Por.i.. lib._ 3. cap. 3- , Sfig- 37." Una donzella'
teneva in mano un -crivello, Id. ibid., e la nuova sposa
portava essa stessa un vaso, ipp'yrrar , opifysa-pav, o @pd.
7ufrpor, destinato a hruciarvi ‘dell’orzo, ’POLL. lib. i.cap.
12 ,- seg. 2m; Hesvca. Tutti questi oggetti dovevano ri
cordarle i doveri della sua_ nuova condizione, e di dovere
specialmente attendere al maneggio degli,affari domestici.
La novella sposa montata in un carro era condotta a,
casa di suo marito
Ess'a aspettava , per queste ceri-i
monie l’ apprmsimarsi della notte, le cui ombre doveva.
no servir di velo al suo pudore, Euaie._in Helen. v. 728.
Svm. in Zeiîyo; ;_ Hr.sxon. Scut. Herc.‘ v. 273. CATULL.
Epital. Stando essa nel mezzo , aveva a’ suoi fianchi lo
.sposo ed il suo amico più stretto , il quale riceveva il
nome di ora'paxor, Pou.. lib. 3. ca . 3., seg._ 40. Solo.
ul supra; Ensrun. in Il. lib.‘6. Luxedesimo era anche
chiamato yupprurn's, urapévuyoi'óf, e wapa'vuypw, Hesvcn.;
Eusnrn. in Il.
Questi nomi però si usavano più spes
so nel genere femminile, e significawmo la donna ol'ami'
ca che andava -à visitare {la sposa , e che alle volte era
chiamata ruppetirpm. Lo sposo che passava 'a seconde noz
ze , non poteva/prendere essofstesso la VSPOSa dalla casa.
paterna;
nesto ufficio era commesso ad mio de‘suoi ami'
ci, il qua e veniva chiamato ru,u,payeya‘f , H;asvcu. Pou..
Onomasl. lib. 3. ; Svin. ; Pnavonuv. etc. , o w,u.poro'kor. Que
sti nomi s’applicavano pure alle persone che‘prestato
avevzmo la loro mediazione nel formare il matrimonio ,
(i) Catasto passaggio dalla casa di suo padre a quella di suo marito
Veniva chiamato Jy|ip , 2Épovd‘i aipa'
u , Hou. Od_yss. y'. _v. 272. ; .Î-»
unv3' ui'ysr3m , Han. Od7'ss. C‘. v. 1 g. ; ;erSM yap.p_-;_n‘w , IEIJAN. Vnr.
Hist. i3. , 13', ai a-5m yumims, Id. ibl'd. |3. , 40; cd i.‘, o,’;,';,,
Rumo. '297. v. 55 _
j V
,*'
68
Auricuirrt' canone.
e nel c0ndurrc a fine gli affari delle nozze 5 o questo se
erano donne, venivano chiamate arpo;'zrfid'rpcaI , npofievn’îpml,
ecc.
cosa anche da osservarsi, che 'nel passaggio che
faceva la sposa alla casa di suo marito , venivano accese
delle torce che si portavano dai servi della sposa , EU
mrin. Helen. v. 728; Hnsion. Scut. Hercul. v. 275. Ve
nivano essi anche alle volte accompagnati da bande di
suonatori, e di ballerini, Horn. Iliad.’ a'. v. 491. Il can
to da cui gli sposi erano divertiti per la strada si chia
mava oippaiflldr [zs'hos , da ipya. , carro. L’ asse bruciato
al termine del'viaggio annunziava alla sp05a che non ri
vedrebbe più la casa paterna. A Rodi i pubblici bandi
tori erano incaricati di condurrele spose.
‘All’ arrivo degli sposi nella lor nuova dimora, sparge
vansi sulle loro teste de’fichi ed altre sorte di frutti,
per chiamar in casa loro l’abbohdanza, AmsTovn. Schol.
in Pini. Il giorno della partenza della sposa dalla sua ca
sa' era celebrato come un giorno festivo , e riceveva il
nome di npouxaupnq'iz'pm; Hsnrocn.; Svm. Questa festa si
celebravabella casa paterna , ed era distinta dalla ceri
monia ‘nuziale , che seguiva in casa dellolsposo , lo'cchè
avveniva di sera , tempo in cui nella nuova casa arriva
re soleva la sposa.
'
Giunto ch' era la sposa ,nclla casa dello sposo , veniva
tosto imbnndito un sontuoso banchetto , a cui si dava
il nome di yé,uo_r; Hon. Il. ‘1-' , v. 299. ; POLL. lib. 3.
cap. 3. , cap. 37. , ove trovat’ansi riuniti tutt’i’membri
delle due famiglie. Quindi l’ es ressione J‘m'm yu'por Si
gnifica celebrare una festa nuzia e, Aa1'o'iw J‘c‘ 7ui‘uov peri
MUpizià‘o'rea'ai, Horn. Iliad. a-' v. 299; Orlyss. 5" v. 3. Un.
tal banchetto era apparecchiato pel rispetto dovuto agli
dei del matrimonio , i qlxali prima della festa venivano
invocati, Ecnmo. Iphigen. in Aulid. v. 718, e perché
con tal mezzo le none render si potessero pubbliche ,
Aronmnn. lib. 5. CaP_- 1.;gl260l1è tutti i parenti di am
bedue gli sposi venivano invitati come testimoniifdel ma
trimonio seguito, e perché rallegrar si potessero coi me
desimi‘,‘ Tenmrr. Phorm. act. 41. Scen.
Niuno però
vi era ammesso, se non dopo aver preso un bagno e
cambiato le Vesti, HoM. Orlyss. 4’, v. 131.;Id. ibid. è",
T. 275 Amsrorn. in Av. v. 1691.
’
’
MATRIMONI.
n
Il suono degli strumenti, e gl’ intrecci de' ballerini al
lettavano gli occhi de’ convitati durante l’intera solenni
tà. Questi canti chiamavansi Jys'mw: , o u'ys'rss: ,aro7w‘; à"
v'ys'nio: o‘pfy’pfl, IIoM. , IIESIOD. ; TERENT- Adelph.; per
ché non erano che una seguela d’invocazioni, che si fa
cevano_ ad Imene o Imeneo‘, dio del matrimonio , Horn.
Il. a' v. 491.; Amen. Ori 18. ; CALLIMÀCH. in Del- v.. 296.
Quest’lmeneo era un Argivo, ammesso dopo la sua mor
te al rango degli dei per aver salvato molte‘ vergini di
Atene dalle violenze e dalle crudeltà di alcuni Pelasgi ,
HOM. Schol. Il a'. v. 593. Alcuni fanno derivar questa pa
rola a’vro‘ «rmi 0"qu mu'm, dal coabitare insieme i due spo-q
si; alcuni altri la derivano dalla parola u'(Uir.
Il pranzo eraancora rallegrato da alcune cerimonie che
in qualche maniera erano relative allo stato del matri-.
mouio. In Atene per esempio , un giovane presentavasi
nella sala del banchetto mezzo cov_erto di rami di quer
cia e di biancospino , con un canestro nelle mani pieno
di pane, intuonando un’ inno, in cui trovavansi ripetute
queste parole; 'Epuyor mer , su’por ai‘piir0v, lo ho cam
biato il mio cattivo stato per un’ allro migliore , Hfisvcn.
et Solo. in 'Epuyar ; ed era ciò che cantavano gli Ate
niesi in una delle loro feste, in memoria della felice gior
nata , in cui rinfinziando alle ghiandè che avemno loro
servito di nutrimento , essi si.dedicarono alla coltivazio
ne delle biade; in questa occasione però sembra che
queste parole avessero avuto il significato , di essere il
matrimonio da preferirsi al celibato. In Lacedemone, men
tre si dansava, e si ripetevano coi canti le lodi della spo
sa , presentavansi a’ due sposi delle focacce divarie for
me , e dette , pr1'BM|; ,
TnEN. lib. 10.
‘
Gli sposi passavano di poi nella camera nuziale , ch‘
era chiamata 315,4», Tnmcmr. Idyll. 27. v. 36, xaupi'à‘wx
Jfi/u, H0M, Odyss. 7', v. 580.; à‘wpa'ewv, Pou.. 3. 3.
562‘ 43' ; ruppmo‘v 3wpe'wov , SUID. et HAnr0cn. in n;zzp._i
,é’ur'or; 64'qum, Tnnocn. ldyll. 27 ., v. 36; POLL. 5.5.
s€°- 37; wara';, HESYCH. in mm; Eusncra. ad 11. 7’, e
vraco'v, Musnus. v. 230. Ivi era situato il letto nuziale,
chiamato 'M'pCor xcupz'A‘mv, Amsrorn. Pzzc. v. 844:, ruppià‘mr,
eu'vn' rvypu'a, PINI). Nem. ad. anfistr. 3' v. 10. , e sq.
o
in,1cmn’ carene.
Epod. inîi.; sitîn guygmu‘, Lucurr. in_Herodot. ,_ e yaymi ,
Pou.l 3. 3.,- seg. 45.. Questo letto era riccamente ‘orna
to‘, e cove'rto di- un drappo d’ porpora , ed asperso di
fiori , De Nuptiis Pelei et_ Thetidir v. 140à- ; ‘AMLL.
Arg.
mir.
'
7
, Dentro la stessa' camera, alla sponda del letto rinveni
vasi come una specie di sofà , a cui si dava il nome di
zi.ìm frape'fiunr'. Hrsven. ; POLI... lib. 3. cap. 3. Pria di
andare a letto, la fresca sposa si lavava ipiedi, Amsrorn.
Pac. , nell’acqua , che gl’ Ateniesi ‘attingevano sempre dal
la. fontana Galli_roe , che di\,poi dalle nove sue vasche ,
Venne cognominata ’Eryrdxpouvor, Sian. ; POLL. lib. 3. ,
cap. 3- La persona che portava quest’ acqua era un ra
gazzo , il quale ’era- uno. de‘ più stretti congiunti- in p3
rentela con uno de'due sposi, e' che dal su‘o- uliiciochia
malo veniva howrpopo'fiar, Id. Ibid. Seguita una tale ceri
monia , veniva la sposa recata al talamo nuziale con un
pomposo apparato , e. fra lo,,s‘plendoye‘ delle torce , ,Lr
liAn Declam. 38. , una delle quali veniva urlata. in giro
dalla madre della sposa avvolta con un velb che‘la me
desima si cava'va di testa, Smmc. Theb.*v- 505. I con
giunti de’ novelli sposi erano molto esatti nell‘adempi
mento ’di tali cerimonie; e si considerava come una gran
disgrazia. il trovarsi assente; le madri so rattutto- erano
ben attente in fare accendere le-ì torce, a lorchè le spose
de‘ loro figli Veni\:ano nelle nuow abitazioni ,. Eururm.
Plzoeniss. v. 339. La madre della giovane sposa. s"inea
ricava anch’essa per questo oggetto , e si credeva di aver
il medesimo diritto ad esercitar quest’ullici0 ,, Eururm.
Jphigen. in‘Aulid. v. 731.
‘ \
Allorché la coppia m3ritale si era chiusa assieme nella
camera , venivano_gli sposi dalle leggi Ateniesi obbligati
a mangiare un cotogne. Era stato ciò prescritto in segno
dell’ affettuoso legame , che da quel momento in poi esi
stet doveva tra loro , PLUT- in. Salon. et in Co'njugal
praecepl_.
'
_
Dopo-ciò, lo sposo scioglieva alla sua sposa la cin
tura; Di qui: ha origine-l’espressioneMina {m'wn , 0 m'
{fpav_ wap6svsmir, Horn. 10mm. in Veri. 'v. 155.; Tueocn.
IriyU- 27, 54, adoperata per significare renderla sposa,
_
_
mammoiu
-
‘
71
e 7WnÎ Aueffmrox, per significare una donna che già è di.
Venuta .sposa.- Questa cintura era in uso tanto presso le
donne mai-itate , ché presso le nubili donzelle , essendo
destinata a guarentire il'lor pudore da ogni improvviso at
tentato di uomini infiammati dalle loro passioni , NOMI.
lib. 12- Venivano chiamate ;I.quòl, senza-Cintura, le ra,.
gazza non ancora puberi.
‘
'
.'
In questo frattempo, uno degli amici dello sposo met-4
tevasi come in sentinella alla porta della camera nuziale,
e dal suo ullìcio , riceveva il nome di 3vpupa';,
Pou..
lib. 3. cap. 3. seg. 37. I. giovani intanto e le donne ri
manendo fuori della camera, eranoÎ intenti a ballare, Àed_
a cantare delle canzoni , le quali ricevevano il' nome' di
u'mfiahu'pm, da 8dea;, stanza nuzialè;. né ‘di ciò paghi,
facevano un gran chiasso sbattendo più volte la-por_ta ,
e p'ercnol_endo fortemente ’coi-loro piedi la terra-, qual
rumore veniva chiamato m-um'a,-o wrwn'or, stvcn. Tut
ti i canti venivano chiamati imenei u'pu'nm ,
iquali si
r_aggiravano sulle lodi della sposa e dello sposo , accom
fiagnate con mille augurii per la loro felicità, Tua0cmr
111,11. 18.
.
Allo spùutar delgiorno recuansi nella-stanzadègli’sposi,
e salutando la coppia maritale, cantavano il canone detto
i'flfiakaéflm s'ylpfmì ,giaccliè questo 'era il nome-de'caxiti
matutini , i quali avevano pefogg'etto di risvegliare; e
far sorgere dal letto ambedue gli sposi; come all’oppo
sto le canzoni che precedevano la notte, erano destinate
a dis orre i novelli coniugi al sonno , e per questo ri
guardi: venivano chiamate , s'rn'frnu'yia' xmymrmi , Theo
cr‘il. Idyll. ibid.
_ w
Le feste nuziali duravano per‘piii giorni". la vigilia
dello sposalizio veniva chiamata u‘pam'Mx , dacclaè‘ prece
deva la notte, in cui la donzella doveva passare ad abi
tare presso del suo sposo, au'M'{u0mi fr,î, ru1491’9i; il gior
no delloysposalizio chiumavasi ya'ym ;’il giorno seguente
eWÌ/J'J‘m , an., che significa un giorno aggiunto alla so
lenuità',
chiamanodaarnie,strcu'.
in"yéyor,
che
forse ip'uòalcuni
esserlo derivato
mimv, poicchè
si ripeteva
la prima allegria; e da altri detto purancl1e r‘rmu7U'a , o
svrw'Nx. Il terzo giorno veniva chiamato afîaJM'1, o me
g
AR‘I‘tCIII'I‘L' onncau.
glio s'nniMa, dacchè la Sposa lasciava in quel giorno la
casa di suo marito, e portavasi a visitare suo
adre, ed
ignauai(aaàaù 'r;5 rvyplp, il dimorare lontano da lo sposo.
Alcuni scrittori confondono queste due voci niaru.thm, ed
a_'amv'Am, comunque il lor significato sia ben' diverso. Puov
le tuttavia spiegarsi ciò. coll’ attribuire tivra.u’ìun al giorno ,
che la sposa passava presso suo marito , ed iwau'km a,
'quello, in cui recaVasi a visitare il padre, POLL. lib.. 3.
cap. 3; Hasvcn. , Svm.g PIIAVORIN. et in. verb.
Nel giorno detto ai’7rwa'Mav , la‘sposa donava a suo. mar
gite un’abito ben ricco a, cui si dava il nome di a'wwM
7n’pm.. Il padre della sposa , e tutt’i congiunti facevano
a' n0vel_li sposi molti donativi , i quali alle volte erano.
chiamati a’vrow'Mm, ed alle volte e'wao'Awg c0nsistevam que
sti in vasi di oro , in, letti , in profumi, in argenterie ,
in pettini, in sandali , ed in altri preziosi oggetti, non
che in ogni sorta di masserizia necessaria per la nuova
abitazione. Q.ue4stidonativi venivano portati con'un gran
fasto dalle donne , le quali andavano in fila, e serbando
1’ ordine di una processionesolenne; alla di loro testa
procedeva una Persona chiamata mumpo'pos, dal portar che
faceva essa un canestro , come si costumava. di fare in
tutte le rocessioni, innanzi a cui andavia un ragazzo che
vestito ‘_ i bianco colore, recava nelle sue mani una torcia.
'
doriativi_, che dallo sposo , o ria’ suoi facevansi alla.
Sposa, Venivano chiamati ùaìxakwn'pm, Svm. , ed alcu
ni son di avviso che il terzo giorno denominato fosse
UZMIMÀU'IITIÎPIOV, dapoicchè in esso solo era lecito alle «lon
ne di comparire in, pubblico senza velo , Hssvcu. rl̑aluui
sostengono , che questi donativi lraessero origine dal co
stume , che vietava allo sposo di ravvisare il volto della
sfosa prima di un (tal giorno. Derivano di quà alcune
a tre voci presso che simili, come 0m'pn‘rpa , o‘arfrn'pia. ,
ei€pu’,uarx, e arpa:qfisyrn'pm, poicchè Veniva allora conces
so "allo sposo di liberamente trattare con la giovanetta ,
che scelta si aVeva per sua compagna. Di fatti le don
2elle presso iGreci prima di’maritarsi', di raro.comparir
potevano in pubblico , o conversare co‘gl’uomini, ed al
lorquando si accîordava loro unaytale libertà portavano
D
/
MATRIMONI.
3
sempre sul loro capo un velo, che cuopriva loro il vol
to , e che chiamato era naikuvr1por , 0' naku’7m‘pa , e con
cui elleno non lasciavano giammai di cu0prirsi allorché
si trovavano alla presenza degli uomini , Emurxn. Phoe
ai“. (1). ( Perciò le novelle Spose fur0n chiamate ru'ypv
_i4ro' rroJ n'or , stanteechè potevano elleno comparire in
allora in pubblico, senza velo, Pnu_nnur. de Natur. Deor.
Non sarà cosa.inopportuna il far qui un cenno delle
cerimonie che si usavano nei matrimonii degli Spartani,
e che peculiari erano ad un. p0polo cosi dagl‘ altri con
traddistinto. Allorché gli Spartani desideravano di passa
re a nozze, sembrava il loro Sposalizio piuttosto una ra-.
pina , che si corqmettev:r sulla persona amata ,- ChC‘UIÌQ
solenne funzione. La robustezzadel corpo, ed una flo
rida salute , nonché le buone qualità dell’ animo , erano
i soli pregi, di cui andavasi unicamente in traccia in.\si»
mili.rincontri, Purr. de Lib. Educal. I patti nuziali sta
bilivausi dagli sposi; la dorma che incaricata era di trat
tare il matrimonio, uuypgu'rpu, tagliava i capelli alla spo
sa , la vestivaficon abiti da uomo, ed in.' una stanza sen-.
la lume la restava sola su di un letto. Lo sposo , dopo
aver cenato co’suoi compagni, nel solito luogo a ciò de
stinato, di soppiatto recavasi dalla medesima e le scio
glieva la cintura. Essendosi quindi per breve tempo Con
lei trattenuta, faceva ritorno a’ suoi compagni , 'co‘ quali
\
nqu_-__‘
(1) Questo costume di andar le giovani velate , ed il non lasciarsi
federe colwolto scoperto alla presenza degli uomini , e ne' anche alla
vista del loro sposo allorché a lui er la prima volta si presentavano ,
non fu solo praticato dai Greci, ne fu loro peculiare. Venne esso usato
da pressocchè tutti i popoli orientali, e la. storia non nierì‘o sacra che
profana ne possono fare una piena testimonianza. Non rammentcrcm0
qui che il solo esempio di Rebbecca , la quale venendo dalla Mesopota
mia con Eleazaro , ed essendosi da lungi 'accorta di un u0mo , che} da
Eleazaro le fu detto 'esser appunto Isacco di lei futuro sposo , che tosto,
bcnchè in viaggio, si gettò il velo sul capo , allinché celato avesse ad
Isacco il suo volto: quanto però diverso è il costume de'giorni nostri!
non solo le donzelle non usano più un tale'i'iguardo , ma anzi a tutte.
le ore ed. in tutti i luoghi si mostrano col viso scoperto , per far rosi
pompa della loro, molte volte, supposta bellezza. l’iaccsse però al cielo,
che il riferito cosuime de' Greci, e di altre anni più dissit,e nazioni,si
mettesse anche presso noi in vigore , che così vorrebbe assai più custo
dite il pudore verginale;
' .
‘ Auricm'n’ onncuxz.
_
uguitava egli a‘passare la sua ‘vita , rimanendo con essi
non meno il giorno che. la notte. Quindi non soleva‘egli
in seguito veder la sua compagna che sempre alla sfug
gita; e deludendo. la vigilanza 'de’conclttadini, suoi com
pagni negli esercizi; giacché sarebbesi tenuto per una
disgrazia , e per una infrazione di legge ., se fosse stato
veduto uscire dall’ appartamento di sua moglie ,4 Xeuorn.
de Repub. Laced. In tal guisa vivevano essi per lunghissi
mo tempo ,7 e venivano ad aver figli, prima che giunges
sero a Vedere ,
e ravvisar bene il volto delle loro con
sorti a piena lu‘ce di giorno. Secondo l’ idea del legisla
tore, dal non vedersi gli sposi che di raro , e con diffi
coltà , non solo dovevansi continuamente esercitare nella
temperanza, ma il loro amore con questo mezzo conser
varsi doveva sen‘1pre vivo, impegnaudoli cosi a. vicende
volmente ‘amarsi , Px.unncn. in Lycurg.
’
C A P 0’ XI.
\_
1
nxroxzn, JDUL'I‘BRI! , cozch_nnvs ,: x conrmzyvs.
Ciascuno stato della Grecia in rhateria- di divorzio ave
va degli statuti particolari. Alcuni permettevano agli uo
mini di disfarsi delle loro mogli 'per le più leggieri oc;- .
casioni. In Creta veniva permesso ciò , Solo a coloro, che
tenevano un’ esorbitante numero di figli. In Atene basta
va un leggierissimo pretesto per esservi ammessa la di
manda, dovendo però presentare "una istanza , nella quale
equnevansi i motivi, per cui si chiedeva di voler venire
ad un. tal asso. La parte che aveva avuto il repudio, po
tev;c appel' re ad un magistrato, cui esponeva le sue do
glianze, e dinanzi a questo si decideva l'affare. In lspar
ta , quantunque 'nesssun apparato accompagnato avesse la
solennità del matrimonio,pure pochissime volte gli spo
si facevano tra loro divorzio , Hznon. lib. 6. cap. 63;
Amen. lib. 13. cap. 1. 'Qua-lunque però siasi la libertà
che a questo riguardo usavano gli uomini, non avveniva
lo stesso per le donne, le quali vivevano sotto una gran
dipendenza; e sarebbe stata riputata un’ azione molto
scandalosa per esse, il volersi sottrarre dall’autorità mari,
‘
mvonzu, inumani, cc.
75
tale, e lasciare il marito, Euaiò_1’n. Med. v. a36. Le leg
gi-‘di Atene erano per esse più propizié: accordav’an0
queste alle moin per,giusti motivi di se ararsi- da’lorc'»
mariti; dovevano però ortare la diman a del divorzio
dinanii un’ Arconte ,‘ col ’es'porre in iscritto le loroque
r.el_e , e presentarla colli: loro proprie _'mani , Puri. in
Alcibiad. ; ‘Axpotin. Orat.
confr. Alcibiad. Coteslo
biglietto o istanza , era chiamata ypéyy.wraa aiwoku'4'wt ,
Pmnncu. Ibidî
4
‘
‘
I 'mariti allorché ripudîavano le loro mogli, dovevano
restituire alle medesime la loro dote", Deuosr. 0rab, in
Neaer.
'cosa da esser u) osservata ,_ che i- termini espri
menti la separazione degi uomini e delle donne ,,\ 1’ uno
'dall’ altro difl'eriva É‘ degli uomini si dicetza u‘oravru'pwm ,
che licenziavano le loro mogli,‘ Dnmsa-n. in Neaej'- ,
si7r0Au'nr, che scioglievano le medesime dalle loro obbli
gazioni; e’xfiu'Msrv , id. ibid. ; _n'xzipwm , lsamus 'dé'He‘
red. Pyrth, ed Jeu'rm, Pmrr. in Cicer., che le caccia
vano via; ed il divorzio medesimo veniva indicato col
1’ espressione Jarnorogvm‘. , POLL. lib'. 3. ca . 3 ,_ seg. 46.
La dimanda', avanzata dalla moglie pe’l îvorzio-,_ dice-4
vasi u’aro'Mmd'u, la quale quando veniva accolta‘, il divor
zio chiamavasi hoMn'a-m , PLUT- in Alcib- , ISÙUS a. de
Hsred. Pyrrfr. , e significava precisamente , il p'artirsx la
moglie dal marito.
.
‘
‘ '
Dietro l’ istanza di entrambi i coniugi si‘conced'eva p‘u
ranche il divorzio , nel qual caso restavano i medesimi
nella piena libertà di legarsi, e congiungersi con altri,
PLU'I. in Pericl-; id. in Demetra; VALER. Manu. lib. b._
cap. 7. Quello però che può sembrare più strano si è ,
che si costumava in alcune parti della Grecia , e special
mente in Atene di prestarsi l’un 1’ altro le proprie m0
gli, TERTULL. Apolog. cap. 39. Pure. in I4curg. Lo
stesso avveniva in Isparta, che anzi sappiamo che inque’
st’ ultimo stato, una tale libertà si estendeva non ‘solo af
cittadini , ma ai forastieri ancora, purché fossero stati
particolari in beltà , e purché diveni'r potessero padri di fi-_ 7
gli assai forti e robusti.l soli Arcageti non avevano que
sto depiavato costume. Il sangue reale doveVa essere esen
te da qualunque miscuglio , volendosi impedire , che la
7,
Anrxc_mn' onnmm.
somma potestà fosse’ presso estraneo soggetto , dovendo
rimaner sempre nella stesaa linea di. discendenza , Piur.
in. Alcibiarl. Comunque ,però in lsparta per un reciproco
consenso, f05se stata così eccessiva la libertà concessa alle
donne , pur tuttavia l’ adulterio era riputato un misfatto
di tanta importanza , che per tutto il tempo , in cui fu
rono in piedi le sue__leggi, vérun caso rinvenir se ne può
nella storia di questo popolo ,‘PLU'L‘. »in L_ycurg.
L’adultero e_ra presso Greci sottoposto a dÎVersi ca
stighi. Ne‘ primi tempi il ratto richiamava a se uno sde
gno, ed Una vendetta molto formidabile, e fu spes'
so cagioni di guerre le più crudeli e sanguinose, Hexon.
lib. i.- choruu. Cassand. v. 129:. La morte era la pe
na indispensabile per questo reato, dovendo l’ adultcro
morire a colpi di pietre, HOM'. Il. 7'
Le persone
opulenLi si riscattavano da questo supplicio mediante una
considerevole somma di denaro, che aveva il nome di po:
xa'ypm; che si dava al marito oltraggiato, H0M. Od. 6' ,
v.- 329 ,_ e 354. Il padre dell' adultera era nell' obbligo
di ritornare al di lei marito tutt’ i. donativi , dal mede- y
simo ricevuti, Id. ibid. v. 317.
_
L’ altra pena era quella di c_avare gli occhi al reo di
adulterio. Questo uso è più recente, Si voleva con ciò
togliergliquel dato senso , per lo di cui mezzo iniiamù
mato il cuore, ecceduto aveva'i limiti della continenza,
Senv. in Oen.; Arom.on. lib. 3.; chornn. Cassand.
v. 421. Zalcuco fu quegli, che in Locri emanò questa
--;_.
' (l) La pena della lapidazione fulminata contro gli adul'teri , non era
solo in vigore presso,i Gre'ci , ne‘ da essi al certo trae l' origine. Ma.
litri popoli ancora-di una più rimota antichità l' usavano ; c per non
far menzione di altri, ricordiamo solo, che presso gli Ebrei era espres
samente prescritto , che l’adultcro doveva essere a' colpi di pietre la
pidato dal popolo; e ad ognuno esser dee noto il fatto, avvenuto al no_
atro Redentore coi farisei per riguardo all' adulterg donna. Avvi però
una gran differenza tra la legge degli Ebrei, e quelle de‘ Greci , che la
prima colpiva ogni c'eto di persone, dove presso i Greci le sole perso
ne povere, mentre i ricchi, come dice d'autore, potevano redimórsi col
danaro ; ma rammentar ci dobbiamo che, la prima è legge di un- Dio,
Il_ quale non e , giusta 1‘ Apostolo neceptor personarum , non fa ecce
mone di persone , dove la seconda è dl un legislatore umano. Essendo
però assai considerevole la somma che si dava, tara questa anche baste
\’ole per tenere l' uomo ,_enchc ricco , lontano da un simile attentato.
mvonzn , ADULTEM , cc.
legge; ed è memorabile, che avendola dovuto egli meta
[ere in esecmione contro del suo proprio figlio, convim
to reo di un' tal delitto, per eonciliar nel tempo stesso
la giustizia colla clemenza, diede a tutti un memorabile
esempio; poiccl1è dopo aver fattomavare al proprio fi‘
glie un’ occhio , gli ris armiò»l’altro, con farsene egli stes
1
so cavareVar.
uno hist.
de’ suo:
VALER.
lib. 6. cap. 5. ‘ ;
AIELIAN.
lib. , 13.
cap. MAXIM.
24.
A Gortin'in Creta si osservava un" altro metodo nel
punire gli adulterii. Colui, che ne diVenitra reo, era coperto
di lana , che indicaVa la malvagità delle sue libidino'sé
azioni, ed in tale abbigliamento attraversando per la cit
tà era condotto alla casa del magistrato, il quale lo con
dannava all’ ignominia , per cui veniva esso spogliato di
tutti i suoi privilegi, e non poteva più prender parte
al maneggio de‘ pubblici afl'ari.
Il primo , che inveì contro un tal delitto emanando
delle leggi, e stabilendo de’ castighi , si fu , a quel che
dicesi, un certo Je'tto, abitante di Argo , PAUSAN. Beat.
Passando alle leggi Ateniesi, noi troviamo che gli an
tichi castighi in Atene a questo riguardo erano arbitrarii,
e lasciati alla prudenza del supremo Magistrato. Hnnltcn.
de Polit. Athem Qualche tempo dopo , trovandosi Dra
cone investito del potere, concesse all’oiieso il diritt0'di
potérsi a suo piacere vendicare del reo, colto in fragan«
te; potendolo mutilare, ammazzare, o trattarlo in qua
lunque altro modo che più gli piacesse. Simile disposi
zione fu stabilita da Jetto, PLUS, Baeot. ; Dnmos'rn. in Ari
sfocmt. ; Solone la confermò , PLUT. in Solon.; Lvs1xs‘cn.
Orat. de Eratosthen.
Parecchie altre pene decretato fluono da Solone. per lo
stesso delitto , quando però si provava evidentemente in
un tribuna] di giustizia. Un’ uomo che rapiva una donna
libera , pagar doveva cento drammé; quegli che l’ aveva
sedotta, dar ne doveva venti, PLU'I'. in Solonf; o come
altri vogliono, duecento; la multa per chi la violentava,
consisteva in mille dramme, e qualora il delitto commes
se si fosse con .tma vergine, veniva obbligato a sposarla,
PLAUT. ,Aulular. Allorché però avvwiva, che la giovane,
ovvero la di lei madre ricevuto si avessero qualche regalo,
78
Amnenrri‘ oancms.
la cosa.era tult’ altra, poiché in tal|caso "non era egli ob
bligato a prenderla in isposa ,' ma "considerata veniva qua
l‘ ogn' altra donna di partito , -Tniinivr. .Àclelph. act. 3.
scena a. Un‘ individuo privato di libertà per sospetto. di
adulterio , poteva reclamare a‘ Tèsmoteti , -da' uali veni
Va rimesso a’-giudici.compe_tentL Se ein ris1iltavav reo ,
era da questi-ultimi condannato ad*una pena arbitraria ,
eccettuatane però quella di morte ,
Du_mosru.
in Neaer.
Eravi anche un’ altra specie ili castigo per 'gli adulteri ,
che chiamato veniva mpum;za‘s, p'apam'd‘wm , Scol. Am
' srorn. ad Plnt. v‘. 168.; Amsrovm ad Nub. v. 1079; Svrn.
in flapm, e ‘xsmm'vrvmm; e coloro che Venivano ad una
tal pena sottoposti , erano da quel giorno in poi “deno
minati uivrpwuroi. Questo castigo però non colpiva , che
quelli rei , che appartenevano al ceto basso , mentre ai
ricchi era concesso di soddisfare alla legge , assoggettan
dosi a pagare un’ammenda, "O 3" ohm)" y: (zaixo': «l‘m‘ fl'
mv srapmiMwm, Amsmrn. Plut. act. ,1. scen. a.
La legge era parimenti severa contro' delle‘donne. Quel- ’
le , che non erano assate sotto il regime maritale, e
che prostituivano il oro onore, potevano secondo le leg
gi di.Solone, vendersi come schiave dal padre, o dal fra
tello , PLÙT. in Solari. La donnaadultcra non'poteva in
dossare che ruvidi abiti; e se mai essa pomposàmtante si
adornava, era perpetuamente esposta alle beffe di chiun
que se le incontrava dinanzi; la stessa libertà era con
cessa,allomhè si trovava nè templi Una persona rea ditaie
delitto, giacché si credeva profanato quel tempio, in cui
comparivano persone-così infami, e detestabili. Finalmen
te il marito de1l‘ adultera , benché volesse , sotto pena
d‘infamia, érlni'a, non poteva più seco convivere, Dx
MOS'IH- in. Neaer. I lenoni delle proprie mogli cran pu
niti con la morte.
>
'
Oltre la propria legittima moglie, sembrayche i Greci
prendessero quel numero di concubine , odi mogli se
condarie , che più loro vpiaceva ,' le quali venivano obia-_
mate wnmxlà‘sn tali soleano essere le prigioniere di guer
ra; ovvero le schiave comprate con danaro. La moglie
legittima, in considerazione de' suoi natali, della dote,
che recava , e per molti altri riguardi , aveva sulle me
mvonzn, ADULTÉRJ, cc.
79
desime una superiorità; ciò non ostante tollerarpon Po
tevauo le legittime spose tale libertà nei loro mariti , e
nutieudo una continua rivalità verso tali concubine_, con
sideravano una tale concessione, come un’ usurpazione che
si faceva ai loro privilegi, Hon. Odyss. ai v. 433. ; Iliad.
i'. v. 447‘; Sanrc. Agamen. v. 295.
c
4
r Quasi tutta la Grecia riconosceva le. cortigiane nello
stesso modo , che le codeubine; e si credeva che con
l’uso delle medesime , il buon costume non venisse in
verun modo a solfrirne, Tsun1v;.,tale' era ancora il sen
timento di uno de’ sette savi della Grecia. Solone con
cesse loro di poter vendere a qualunque richiedentei lo
ro favori; che anzi inculeava alla ,gl0Veniù Ateniese di.
spesso servirsene, e ciò, perché le mogli, e, le figlie dc'
cittadini fossero state al coverto_ dalla violenza , e dalla
seduzione, Puu.nm. Delph. (1). Chi abusava di una do'n-,
na estera, quali erano le cortigiane , dette perciò Ehm ,
non veniva punito; avveniva però al contrario per. co
lui _cbe, abusava di Una cittadina , che anzi era severamen
te punito.
\
'
.
Per molto tempo le cortigiane non potevano altrimen
ti comparire al cospetto del pubblico , che col volto co
perto ’_di un.velo , .ovvero da 'una maschera ; né , come
sono alcuni di avviso , era loro permesso di esercitare
1’ infame loro mestiere in città, Cavs:rr. In Atene lo
esercitavano nel Ceramico, nello Sciro, e nell'antico fo
ro, ove stava il tempio di Venere vra'ni‘nyur, ed ove So
lone le limitò a riceverai loro amanti. Frequentavano
parimenti molto un ‘certo foro in quella parte del porto
Pireo , detto 90u‘ {zapr , il lungo portico, Pou.. In al
tre parti ancora' vi erano comunemente molti luoghi di
seduzione
‘
’
,(l) Bisogna ben dire, che Salone quantunque riputato_ uno de'più sag.
gi della Grecia , ignorasse del tutto nel noto assioma, che non conviene
far il male, perché ne avvenga un ene , non snnt facienda mala , u:
cqemanz bqna‘, altrimenti non avrebbe giammai potuto iuculcarc alla
gioventù una così stravagante condotta.
(2) Quanto più si studia il costume dc' Greci, altrettanto più se ne
conosce la bizzarria" , e la stravaganza delle leggi , dalle quali il' costume
stesso sorgeva. Abbiamo in efi‘etto osservato, come ora puniyauo si scvg.
o
sn’rxcm‘n' mmtnì.
In alcuni luoghi della Grecia una vestitura particolare
faceva distinguere le cortigiane dalle altre donne. Così in
Atene eravi la legge di non'potere le oneste donne ve
stire , che .00n una decente semplicità; e che di pom
posi abbigliamenti non potessero ornarsi se non le c'er
tigiane, 057m 'rlìv pozzam'ó‘u J‘n'xvua‘: mi aiuà‘r'apavu, CLEM.
ALBUM». Pa'edag. lib. 3. cap. 3‘. Cousimilelegge fu ema
nata da Zaleuco per li Locresi , Dro'n. Sic. , e lo stesso
costume si osservavaparintenti in Siracusa, Arnzn. Affi
,‘y0,09. lib. 12. Ed in etl'etto, comunque il mestiere del
le ‘cortigiane fosse stato tollerato in questi diversi luoghi,
Pure generalmente Venivano esse riputatc infami,. ed era
riserbato un tal mestiere per le prigioniere, e per le schia
ve. Da ciò è, che in Atene era vietato dar loro un no
me, che fosse appartenuto ad un’ oggetto sacro, [11.
In Corinto ve u‘esisteva una quantità immensa, ed es
sendovi in questa città. un tempio dedicato a Venere, si
credeva stoltameute, che il mezzp più efficace onde pro
cacciarsi la protezione della dea Venere , fosse quello di
far ascrivere al di lei tempio delle nuove fanciulle , le
quali erano mantenute nel tempio , Srnn. lib. 8. Deri
va da ciò la voce xupivfim'fezv , far la cortigiana, che si
gnifica il far trallico di se stessa ,, HESYCH. Nello stesso
senso usate trovansi quelle altre di Agufim'fm, “5192!, e
po:ymiffiir, dacchè tanto i Lesbj, che i Fenicii non erano
.. .
, ramenle 1' adulterio ', ed ora colla ‘stcssc leggi il' tolleravano , quando si
richiedeva dalle donne la più_ grande ritiratezza, e quando ammetteva
no la comunità delle mogli, e questo stesso se era copccsso ai privati
negato veniva ai Sovrani; e se si voleva che le donne cittadine mantenute
si fossero sempre pure 'ed illihate , non solo si tollerava , ma si consi
gliava ancora di abbandonarsi alle cortigiana: un miscuglio in somma
ed una condraddizione cosi patente si scorge nelle loro leggi , che se
3 un verso ammirar conviene la sapienza di alcuni di quei legislatori,
deplorar si debbo dall' altra di molte delle loro istituzioni la stravaganzn
e la turpitudiùe. Non occorre però il farne troppo di ciò meraviglie.
Il padre Teodoreto, come abbiamo altrove avvertito , facendo il con
fronto delle leggi di molti popoli antichi: privi del lume di fede con
quelle dc'crishani , in questa confusione e contraddizione appulllù che
in esse esiste, riconosce subito esser tutti quei governi fondati sull' auto
rità Umana, e che al solo Iddio si apparteneva , il dare una legge del
tutto unilurme , e che tendessc sempre a condurre l' uoino a quel fine,
per cui è stato creato , ch‘è la Elll eterna salvezza.
‘
vrn mmrrx, ecc.
81
in questa. materia da meno de’Corinzj, essendosi” resi assai
infami per un tal vizio.
‘
‘
Le cortigiane di Corinto portavano gran fama di bel
tà , e non concedevano che ad un prezzo assai caro i
loro_favorì , Amsrora. Plul. act. I. , scena 2 , dond.
poi nacque quel proverbio: Ou’ rara-6: u'nl‘po‘; a‘; Ko'pu
lor'i's’9‘ o' nMJ;, non a tutti è dato di andare a Corinto.’
f Il "mestiere di cortigiana rapportar doveva al certo nella Grecia molto lucro a chi lo esercitava._ Difatti stabili
Yansi alcune un patrimonio ben pingue. La famosa Fri
ne si esibl di riedificare a sue s
le mura di Tebe ,
che Alessandro abbattè. Per rea ere la loro conversazio
ne più piacevole agl’ uomini di rango e di letteratura ,
spesso univano alla forza della bellezza le attrattive del
discorso..
’
Lo studio delle scienze più elevate formava la più pia.
cevole loro applicazione, frequentando le acc'cademie,
e oonversando familiarmente c'o’ filosofi , in che consiste
va il loro scopo maggiore, Purr. in Pericl.; Ama,
lib. 13 , -cap. 5.
'
C A P O .XII.
°
\
71‘1'À RITIRJTI , ED OCCUPÀZIONI DELLE DONNE.
Le donne molto di rado comparivano dinanziagli estra.
nei, e dimoravano nella parte più rimota delle loro abita
zi0ni , Con. NBP. in Praefat; ed è appunto a questo fine
che le case de’Greci erano comunemente divise in due parti,
in cui gli uomini e le donne avevano assegnati diversi e
distinti appartamenti. La parte più prossima all‘entrata ,
detta u’rà‘pu‘r , o «Erà‘p'un'ru, era l’appartamento degli uo
mini, messodopo l’.uw‘7m’, corte; la parte più rimota det
ta 7uva'nrv'r , 0' y:rm'xa>m'flf , era l'_ appartamento assegna
to alle donne; e nella parte anteriore all’au'M' ,' cranvi.
altri appartamenti, detti rp_o'à‘mo;, o wpanw'Mor, Hou. Il.
(' , v. 242. Osserviamo in Omero , che l’ appartamento
delle donne veniva anche chiamato fl'7m 9hapol , come
ello ch‘ era situato nella parte suPeriore; giacché le
abitazioni delle donne‘ comunemente erano nelle camere
più alte, Evsn‘ra. in h. 1. , locchè era considerato co‘
82
mrrcmn’ unBflfln.
me un’ altro mezzo per tenerle lontane dalla compagnia
allrui. Da ciò è che Elena aveva la sua camera nella par
te più alta della‘casa, Hou. Il. y'. v- ,425; e Penelope
abitava in Iun’ altro simile luogo , a cui si ascendeva per
ine‘2zo di un xM'yaE, Il. Odyss. Questa parola a -dir vero
non’significa che scalino; ma nel passo che si è riferito, può
ben denotare .una scala ,cbe sembra esser stata in uso in
nei tempi, in cui l’architettura era‘ancora nel suo nascere,
ìuarnPhoenias. v.’ 103. Queste camere alte o superiori,
specialmente in Isparta,‘ andavano sotto il nome dla’ar, «in,
o dwspf». , quali parole essendo distinte unicamente dall'
accento ( il quale non era ben conosciuto dai Greci de’
primi tempi
) da m’è, uova, hanno suppostoalcuni,
che dato avessero ocCasione agl' inventori delle favole di
fingere che Castore, Polluce , Elena, e Clitemncstra fos
sero nati dalle uova , quando che essi vennero alla luce
in una di queste camere superiori. ‘
Le donne, tanto nubili , che vedove , che non erano
sotto -il dominio maritale, menavano una vita sempre rie
tirata nei loro appartamenti, HAnroanr. Le Vergini pe
rò , come quelle che avevano minoreesperienza nelle
cose del mondo, erano tenute assai più ristrette. Il loro
appartamento detto smpfiwai_v , era per l’ ordinario guar
dato con serrature, e chiavistelli: 'Oxupoim vrapflsmia:
apaupoiirfrai XdÀIÎ; , Eurnr. lphìg. in Aulid. v. 738. Ta
lora erano esse così strettamente tenute, che nOn era
loro lecito di poter andare da uno in un altro apparta
mento senza nn permesso speciale, Id. Phoeniss. v. 33.
Le donne meritate di fresco venivano con quasi altrettan
ta riserva mantenute. Il farsi 1Vedere vicino la porta del
'la casa , era per esse cosa molto indecente , e si espo
r
.‘ (1) È ormai generalmente stabilito , che i segni dall' accento fossero
plesso i Greci inventati cd introdotti da Aristofane di Bizanzio, accurato
grammatica , il quale pressdeva alla lilireria Alessandrina , e che visse
circa duecento anni prima di Gesù Cristo. Dopoclzè la lingua Greca di
venne lo studio favorito de' forcsticri , fu necessario di facilitarne la pro
nuncia , con applicarvi de'scgui di direzione per tale cfl'ctto ; e qllf-‘fl0
fu probabilissimamentc , che induasc Aristofane ad inventare cd intro
durre quelle virgolette accentuali , le quali non hanno per isc0p0 di de
terminare la quantità di lettere , o di sillabe , ma solo dinot&rc l’ele
vazione o l' abbassammto della voce. Nata dell' autore.
vrrA anuer , ecc.
83
nevano al pericolo di far oltraggio alla loro riputaz'ione,
Eumrio.fdndromach. v. 876. Potevano.appcna toccare la
soglia, che le divideva dall’aJM‘, Mimmo. in. Sros. Serm.
72. Questa loro soggézione però, veniva molto alleviata
subito che davano alla luce qualche figlio. Acquistavxmo
allora il nome di yn'r”p , derivante , come ,. sono alcuni
di avviso, u'c‘a' 105 [Mi frupziaflau, dal non essere più rinchiuse;
Con tutto ciò non acquistavano esse un diritto indip'en.
dente a questa libertà; dipendevano .tut>ta"ia dal volere
de’loro mariti,i quali se nudrirano gelosia, le seguitava
no a mantenere colla stessa ristr'ettezza , Amszrorn. Thesmo
phor. La prudenza però delle donne portava sempre ,<cho
non si fossero , se non di rado , avvalnte del riguardo
usato verso il loro titolo di madre , stililaudosi sempre cosa
indecente, che una donna andasse moltolontaua, e stasso
per molto tempo fuori di casa: 'Enl‘u‘r. 7um.mîu un' daf' o‘nu'
‘7‘eur M'yor, EUSTAT. in Il. s'; PLUT. de Praecepl.. Ceriani)
Non altrimenti esse comparivano in pubblico, che co.
porte il volto di un denso velo , dal ‘uale non poteva
all‘atto trasparire all‘occhio di alcuno la loro fisonor;ia ,
Hon. On'yss. 0', v. 208 ; Euairm. Iphig. in Taur. v. 372.
Alfio di prevenire tutte le private assegnazioni, Solo
ne eimnò una legge , colla quale ordinò , che nessuna
donna maritata , o matrona ( giacché per le vergini ab
biamo veduto esser esce tenute_con grande. ristrettezze )
portar potesse con dei nell’aucit di città più di tre abiti,
D aver potesse_ una quantità maggiore di cibo o di vino,
che potesse procurarsi per mezzo di un solo obolo, o un
paniere che avesse più di un cubito di lunghezza. Ordi
jnò egli parimenti , che non potesse la donna viaggiare di
notte, senza che portasse dinanzi al di lei cocchio sempre
accesa una torcia. Venne quindi in seguito , per suggeri
mento di Filippide, decretato , che donna alcuna comparir
non potesse in pubblico indecentemente vestita, sotto pe
na di pagare una multa di mille dramme. Una tal*leggfl
"era con ogni diligenza osservata da certi ufficiali chiama
ti ywalxo'vopm e yui’aimlm’apdt, e per renderla più esegui
bile si servivano essi di una tavoletta , sulla quale veni
'_vauo esattamente registrate tutte quelle ammende che si
,eranqlper tale oggetto pagate, e -l’ esponevano alla pub.
84
tmrcmn’ cucire.
_
blica vista nel Ceramico sopra di un fle'flyor, albero di
Elatano‘, Arumv; lib. 6. cap. 9,, PonL'. lib. 8, cap. 9.;
.' esame. in flAavav;'Eusrnu. In 11. n.
Era anche costume delle donne l‘aver seco delle ser
fi.ette , le quali -ei‘ano zitelle , Hou. Orb’s.h 0'. v. 208.; le
"mali di ordinario erano donne di età , e che spiravano
ella gravità, 'Appafvroxor d“ai'pa 01' x:J‘nf I'xa’à‘spba wape’ry,
Id. Queste servette non solamente erano al servizio delle
loro padrone , allorché andavano elleno fuori, ma tene
vano loro compagnia in casa; e se le loro padrone era
no giovani, prendevano esse cura della loro educazione,
e perciò chiamate venivano frpapoi- Alle Volte venivano
destinati a tal' ufficio de’ vecchi , Eunrmn. Iphig.; ed era
cosa anche comunemente osservata di commettere ed affi
dare-la cura delle donne agli eunuchi, i quali eseguivano
tutti gli ufllcii delle zitelle, e questi per lo più si pren
devano dalle persone di qualità , Trauma Eunuch. act. l.
scen. 2.; AMMI‘AN. Mancnum. Hist. lib. 14.
Nei primitivi tempi le donne , convenientemente alla
semplicità della loro maniera di vivere , venivano acco
(1) Non v' ha dubbio che in molte cose i Gentili, benché dotati del
nolo lume di ragione , fanno sc'orno ai Cristiani, i quali godono del
gran beneficio della rivelaeione. La modestia fu sempre ripulata la di
visa della donna , e le presso i Greci ed altri popoli si permettevano
gli ornamenti alle cortigiane-, non era però neppure a queste permesso
l’ ornarsi indecentemente. ‘ Nonni è cosa nelle Pagine sacre, e special
mente nel nuovo testamento tanto raccomandata quanto il modesto ve
stire delle donne. S. Paolo, tra gli altri, permette alla donna maritatl
_ l' ornarsi per_piacore al suo marito , ma questo Stesso ornamento non
vuole che oltrepassi i limiti della docenza e della modestia. Benché pe
rò e presso i Gentili stessi tanto venisse 'raccomandata alle donne la
modestia , e tanto sia alle donne cristiane raccomandata questa dalle pi
fine sacre , non v' ha però cosa di cui facciasi minor conto dalle don
ne quanto un tal' insegnamento. Non s' intende qui di parlare del sem
plicemente ornarsi ,benché anche sotto questO rapporto vi sarebbe mol
to che dire , trattandosi di chi col Buttesimo'ba rinunziato alle p0mp.
del mondo , ma si parla bensì di quel vestire indecente che usasl dalla
maggior parte delle donne cristiane, le quali fanno vergogna al Cristia
nesimo , e si rendono, come diceva S. Cipriano col loro scandaloso v:
otite , quali OCCMÎOBI ad altri al mal fare: e poiccbè né la legge di un
Dio , né le ecclesiastiche pene bastano a richiamarle al loro dovu‘e ,
osa-ebbe cosa assai vantaggiosa, se fosse anche presso noi in vigore la leg
ge dc'Grec1 , or ora citata dall' autore , per mezzo di cui pagar si fa
‘me fllle d°nue invereconde_ nel lor vestire una grossa pena yecuniuù.
vrrA nrrmn, ecc.J
‘
85
atumate ad attinger l’acqua; a guardar gli amenti 1 ed”;
a far pascere le Vacche o i cavalli. Celesti" utlìcii erano.
eseguiti non solo dalle donne di un grado'inferiore . mm
ancora da quelle che vantavano ricchezze enobilt'ù ìli na@
tali, Hom. lliaìl. à'. v. 185.
_,
’
Gl’ impieghi più comuni delle donne ,‘ erànoilfilare,.
il teàsere , e l’ esercitarsi in tutti i generi di ricamo ,‘ m
di lavori falli ad ago. Con siffatta stabilità si diedero es-L
se aroteste occupazioni, che in parecchie case , in cui.
vi erano molte donne, vi erano delle stanze destinate ap-’
punto a questo solo oggetto , ed alle quali. veniva dato. ‘
il nome di iraîr -5u'Mpo; , quAaaiou,ayo‘: ofxo;-, ecc..Po;.r..;
Può su questo soggetto esser bastevole il.notarè , che
il maneggio delle provviSioni e degl‘ altri domestici alfati , era affidato alla lor cura; cosichè nei tempi eroici ad»
esse si apparteneva il condurre gli uomini a letto, il la»
varli , ed elleuo' stesse avevano cura-, di profumarli , di
Vestirli.di spogliarli, HOM. Iliad. u' v. 31.; 2' v: 6. 7.;
a" v. 559 , 560; 0dyss. i. v. 436; 7'; v. 464., A" v. 49;
1' v. 348'; 9' v_. 93; '94; p'. V. 88; q"..v: 330; \i« V.
105., 147 , 297 , 298:, Arumv. lib.kl.; CATI_ILL. Poem.
a. , v. 160.; e che da esse si eseguivano pressocclaò
tutti gli ufficii i più faticosi della casa, Id. Ibid.; Hano‘
nor. lib. S.
' l
‘
' '
‘
La condotta delle donne Spartano era assaiy- differente
da quella delle altre donne della Grecia. Le loro vergi
ni andavano fuori di casa senza alcun velo-in testa;
le'
donne maritate all’ opposto, il di cui dovere era di cer
car di piacere soltanto ai loro mariti, si mostravano sempre velate, PLU’r. 'Apoph!h- Lac. Le donne però non era
no meno riguardate , né vivevano sotto minor ristrettez‘
za, Amsror. de Hep. lib. 2. cap. 9.; Dmnrs. HALICAIN.
Antiq. Rom. lib. 2. cap. 24. Affin di renderle più for
li , e vigorose , Licurgo ordinò , che le vergini si eser:
citassero alla corsa , alla lotta, al giuoco delle piastrelle}.
e a lanciare i dar'di , e nella stessa, guisa, che gli 110m1111
com arire senza abiti addosso , ed in tale statocompa-- \
rèn o nelle loro feste solenni , e nei sacrifiiii , - canta!
dovean certe canzoni,' nelle quali, prendevano esse_ a sa.
flrizzare la condotta di coloro, che si erano condotti in»
86"
AN'IICIIHA’ summa.
' lamento nella guerra, o passavano ‘ad encomiare coloro,
che fatto ave\iano qualche larava'aiaione,
PLUT.
in Ly-{
curg. La modestia , benché spogliata in una. parte del
suo pudori: , pure era rispettata da quelli dell’ uno , e
dell‘altro sesso. Questi pubblici esercizii- tendevano a ri
svegliare in coloro; che v’eran presenti, un desiderio di
vigore , e di attività , e di riempirli di sentimenti n0
Lili , e coraggiosi, dall’essere appunto accordato ad essi
il articìpare delle ricompense della virtù, Id. Ibid.
"n seguito, allorché le leggi di Licurgo furono dimen
ticate ,_e gli Spartani degenerarono dai loro antenati, le
donne abusarono della libertà, che il legislatore aveva ad
esse accordata ,, PLU'I‘. Num.; ciò non ostante , fra tutte
le donne della Grecia , le Spartane furono quelle , che
si mantennero per più lungo- tempo osservauti ne’ loro
ovcri..
C A P 0'
Xlll'.
manu, su INFANZIJ us‘nivcwur.
Colorerclme desideravano di aver figli , erano comune
mente assai liberali in far de‘donativi ed offerte agli dei,
specialmente)
che. secondo
la comune
credenzaGli
si
supponeva Iclie quelli
presetlessero
alla nascita
dei fanciulli.
Ateniesi inwca-vano a‘questo fine certe divinità , le qua-‘
lieqsa
erano
à’plq'oqra'q‘opu,
Tpcfovm’vpsu.
Non è‘
facil chiamate
iperò il determinare
chi 0fossero
coteste divinità,
e qual ne fosse la origine del nome. Alcuni son di in!
viso, che i loro proprii nomi siano Amaclide, Protoclb,
e Protocleone, e stimano clic questo divinità presedesse
no ai venti, Srm.; altri all‘ opposto suppongono che que
ste fossero i Venti medesimi ; alcuni sostengono che i lo
ro nonni- fossero Collo, Briareo , e Giga , e che costoro
figli fossero di Otipaydfi e Di , del Cielo e della Terra;
neutre altri son di opinioneyclc la Terra fosse loro ma
dre , ed il Sole 0 Apollo il padre loro , e che essendo
essifiimmediat'amente discesi da due dei immortali, veni
Yano supposti di esser essi 7p1'7'01 araun',m, i terzi nell’
n'mìna generazione , e per conseguenza esser dovevano
ruscm, un INFANZIA nia’r-‘ANCIuLLI.
87
come autori e presidenti della nascita dein uomini , Suo. f,
Pnavomu.; Hcsmu.
‘
» ‘
’
La dea che prendeva. cura della donne nella nascita de’
fanciulli, veniva chiamata ’Emelàwa , 'Ei'Av'3um', ed alle
volte ’Exauàu‘: Mo'xbuv, 'EMU50U't, 'Enpuyec, Tillîocnir. Idyll.
(’. veniva essa anche denotata colle VUCÌ a’pn'yw K3vw’fln
,na'aw, .NONN. Dionjs., aid‘irwv s’vrapoya‘v, Qquìr a‘v'7upm ,
ecc. Eimièum è derivata dvro“ frav‘ u'Mv'5ur, dal venire , o
perché essa veniva ad assistere le donne, nel parto , o-’
piuttosto dall’ esser essa invocata a voler assistere all‘ in\
fante nel venire al mondo.‘ Il nome qmqpa'pn, che da“
alcuni siattribuisce a quesa dea , è derivato dvra“wwî ed:
pi’pflr, dal portar luce , giacché colla di lei assistenza i
fanciulli erano portati a-,gode:e il beneficio- della luce
Per alludere appunto a' ciò, veniva questa dea rappresen
tata con alcune torce accese nelle mani.
Non sono di accordo gli autori a stabilire chi fosse questa Elithyia. Credono alcuni che essa fosse una donna ci"
Iperbori, la quale emigrò dal suo pro rio paesetraspor
tandosi aÎ Delo ,. ove essa assistette a îatoua- nel di_lei’
parto; aggiungono altri che questo nome fu- sulle prime
usato in Delo ,’ da cui venne a difl‘ondersi nelle altre par
ti della Grecia,Paosuv. Atliè. Alcuni suppongouo ch’es
sa sia la madre di Cupido , Id. Beeot. ., e'sostengono
che sia essa più antica
di Saturno ,
e sia la medesima;
che Hi7rpmpdrt7, il Fato, Id..Arcad; Altri poi all’opposto
dicono che essa-sia la stessa che Giunone, Diana, la LU‘
ma, ecc. Quello che sembra più probabile-si è, che -Snì
‘7m'òMm, tutte le divinità che presedevano alle donne
nella nascita de’ fanciulli, venivano chiamate Elithyic ,
locchè è un nome generale , datoalle volte ad una , ed
alle volte ad un’altra dea.
Giunone fu appunto una di queste dee , Team-r.
,Le figlie di Giunone impiegate vennero nel medesimd
ufficio , e perciò.rese degne di ricevere lo stesso titolo ,
Hou. Iliad. A‘. 1. 269. La luna era un’altra di questa
divinità , ‘C1c. de Nalur. Deor. lib. z.
y
Poiché si stimava che Diana fosse la stessa che la lu-‘
na , si credette perciò. che anche essa fosse. addetta al
medesimo ufficio , Honu. Carm. Secular.; Id. lib. 3,,
od. 23. Da qui è che yiene essa chiamata yoyora'm; ,
83 '
Anrlcni'rs’ cascina.
l’epiteto comune della voce Elithyin. ‘AAM‘ fin" [hai-mm
yoyus‘a'xoi 'Apflpi; s‘e: ,- Tueòcnrr. Varii altri titoli dello
stesso'generc sonoànc'lze a lei dati, come veder si può’
in Orfeo, Hy-mn. in Dian.
.
I Gli epiteti pasepo’po;, peps'aflm;, ecc. ,_ che denotano il
principio della vita e della luce, essendo parimenti at
tribuiti a Proserpina, rende probabile che si supponesse
esser essa quella-’ che s“ interessava ei‘ le donne in ciò
che riguardava'il paito;‘nè- deesem rar ciò cosa strana,
se noi consideriamo esser Proserpina la stessa di Diana ,
la.
qualeinferno
dal dimorar
facevadistinti.
nel cieloNel
, nella
e Inell’
, aveva che
tre nomi
cielo terra
infatti,
vien essa Chiamata E:Aliy_q, la Luna ;\ sulla terra L'Ape-s;
pur, Diana; e nell’inferno, flspaspo'wr, Proserpina: e da
quì‘ è derivato l-’ epiteto 'rpi'poppo; , per mezzo' di cui i
poeti indicavano il di lei‘triplice carattere.
‘
Lo scopo dell’invocazione di questeîdee era , affinché
le donne sgravar potessero senza dolori, loccbè veniva;
riputato come un contrasegno il più distinto del favore
divino, Tnnoemr. Idyll.
v. 56; e quale non veniva
ad altri accordato che alle donne-castee virtuose», Punr.
Amphit. att. 5-; scen. i.
' ‘
’
Altro contrasegno di favore divino veniva stimato che
si conferisse alle donne, se giungevano elleno a dar fuo
ri alla luce de’ gemelli , Id. ibiz'l. _
Alfio di procurare un facile parto , avevano esse il co
stume ditenere nelle loro mani de’ rami di palma , quali
si tenevano per segnali di gioia e di vittoria , e si usa
vano come emblemi di Persone che dopo di aver tollera
to grandi aillizioni passavano alla prosperità; essendosi
osservato di quell’albero, che sospendendo de’ gravi pesi
sopra di esso, in vece di piegarsi gli serviva ciò per di
stendere i suoi rami ad una grande alteiza-z 21‘ àea’ ‘rs'm
‘Iro'fwu Avrai , @01'70t09 p'aJ’mî; _9Cspaìr i‘pa4èft‘_rh , Tanca.
Gnom. v. 5; HOM. Hymn. in Apoll- v. 14.
cosa anche da rimarcarsi che le antiche donne Ate
niesi si servivano soltanto nel loro-parti del ministero degli
uomini ., essendo proibito dalle loro leggi, che le dorme
o le _sclsiave potessero darsi allo studio-o esercitare la me
dicina. Un tal costu'me però riuscendo troppofatale a pa»
msmn , In uvnnzu nr’rmcmun
8
rece'bie donne, la modestia delle quali non avrebbe loro
ermesso di affidarsi interamente nelle mani degli uomini»,
gli Ateniesi abrogarono le antiche leggi, epermisero che
le cittadine csercitar potessero l‘ impiego di levatriri,
Hrr;uvf fab. 274."
'
'
Non cosi il fanciullo veniva al mondo , che lo lava
vano essi coll’ acqua ci:lda , CALLIMACH. Hymn. in 'Juy.
v. |7; chormr. in Cassandr. v. 3:9, in un vaso chia
.mat0 Àuwrpo‘v. Emurrn. Jon. v. 1493. Quindi l’ungeva
no essi coll’ olio , che tenevano in un‘vasetto di terra ,
chiamato zu'fr7toî.
' '
“
Gli Spartani baghavano i loro fanciulli di fresco nati
non nell’acqua, come era il costume di tutte le altre par.
ti della Grecia , ma nel vino , onde potessero far "pruova
del temperamento de’ loro corpi; giacché era lor senti
mento, che quegli di una debole complessione,soggiacer
dovessero ad una tal prova a convulsioni , oche imme
diatamente perirebbero; ed all’ opposto , che quelli di
una forte e vigorosa complessione acquistar dovessero da
una tale
lavanda
un grado maggiore
gore,
PLU'I'.
in Lycurg.
I di fermezza
i I e di vi
L’ altra cosa che eseguivasi su i fanciulli di fresco na
ti , era di tagliar loro il cordone ombelicale; locohè ve
niva eseguito dalle nutrici , e chiamato o'ppuMa-opi'a, Svm.
in voc. ; e da qui nacque l‘ espressione proVerbiale n‘p<
paM's" rou ou' wapnfrpn'an, locchè importa, tanto siete voi
un fanciullo, quanto siete app‘pena separato da Vostra
madre.
Unadelle nutrici assistenti inviluppava il bambino con
delle fasce strettamente unite, CALLIMÀCII. Hymrr. in Joù.
'V. 33.; PLUT. in Lycurg.; HOM. Hymn. in Mercur. v. 268,
le uali erano chiamate wrépyava, e ciò per conservar le
di (lui membra dritte ', e regolarmente confermate: ciò
non ostante le nutrici Spa-rtane erano così attente e pra
tiche , che senza usare cotali legami , non erano però i
loro fanciulli men forti, e gentili. La di loro educazione
era troppo differente da quella degli altri fanciulli della
Grecia. Avvezzi a tutti "i cibi , si faceva sopportar loro
benancbe la fame; e_ si cercava di avv_ezzarli a camminar
senza verun timore nelle tenebre; nè in essi rimarcàvansi
.IEt.
1
90
mamma-i ananas.
’
quei capricci, e quella caparbietà , che ordinariamente.
si osserva nei fanciulli, guasti purtroppo dalla malinteh
sa tenerezza delle persone che gli.circondano , ed alle
quali affidata è la loro educazione. L’ eccellenza di que
sta educazione era si generalmente riconosciuta, che mol
te citlàwlelle_altie partidella Grecia mandavano a Spar
ta, a cercare le loro'nutrioi, Purr. iri Lyeurg. (1),
In Atene i neo-nati erano comunemente cinti con un
drappo
qualecherappresentavasi
testa di protettrice
Medusa ,
simile a sul
quella
lornava l’egida una
di Minerva
della città. Credevasi in tal guisa di metterli sotto la.
protezione della Dea, e di trasfoudere nella di loro ani
ma Un desiderio d’ imitare , allorché giunti sarebbero
ain anni più maturi, le nobili e generose azioni che
erano sopra dello scudoldipinte. Questo drappo era an
cora il presagio certo del loro futuro coraggio. Ed è
per la ragione istessa che usavasi di collocarli sopra de
gli scudi, Tneocn. Idyll.‘ mi" , inilio.
Gli Spartani furono quelli che con grande esattezza
osservarouo una tale cerimonia. Amxevlà‘asoia yunu'xls
T'n'au o'l‘r'roua’tr e'vr' mixa'xiom flou'u , Nona. Dionys.. lib.
41. In altri luoghi della Grecia si situavpno ordinaria
(i) Benché somma cura si prmdeàse generalmente (la' Greci , e molto
più ili lspartadi avvezzar i fanciulli a cacciar via da loro ogni timore,
avvoyzzancluli, come qui si dice, ad entrar soli nelle stanze oscure, pure
da un' altra parte venivano essi ad indebolirne questo spirito superiore
col racconto che’facevano ad essi le motrici di favole , le quali come
più troppo vediamo accadere a giorni nostri, ad altro non servono che
ad utterrirc i fanciulli , e a renderli per ogni cosa timorosi c sospetti. Né
delle sole‘favole si compiacevano le mitrici Greche, ma a questo vi ac
coppiavano il racconto di cose che servissero ad\ ispaventare i ragazzi.
1_ Lemuri secondo csse.compariuno per attclrire i bambini , le Lamie
si pasccvano di carne umana , ,e specialmente de' fanciulli qualora non
fossero savi. Alludendo al costume di tali racconti, Teocrito introduce
nel suo quinto Idilio due donne che andar dovendo ad una festa , una
di esse dice al suo bambino 21 io non ti conduco meco , perché ivi tro
vasi quella feminaccia che mangia i fanciulli «.
, Ognuno ben comprende quali impressioni far dovevano tali racconti
nell' animo dc’ bambini , e come lungi dall' ispirar loro coraggio , do
vessero anzi esser cagione di avvilirsi ed impicciolirsi il loro spirito; e
da ciò è che dovrebbero esser ben vigilanti i genitori , nell' aifidar che
fanno i loro figlli in mano di mercenario nutrici ,
proibendo ad esse
espressamente i far loro de’ racconti, che alterando e guastaudp la mas
sa del loro sangue , li fa divenire stupidi , ed inctti.,
inscrra, Il) un_xv‘ztl ut’nwcmtu.
91
mente i bambini su qualche oggetto della professione ,
che sembrava dover essi un giorno abbracciare.
Non vi era cosa alcuna più comune , 'quanto di inet“
terli sopra gl‘istrumenti, che servivano per vagliare fiÌ
grano , ch‘eran chiamati M'xn , e che venivano conside
rati
come augurii di lorotutura abbondanza ,
CALLm.
Hymn. in Jov. v. 48; ibiq. interpret. Prima di terminare
quest’articolo, sarà assai proprio l’ osservare, che in
Atene , especialmentt: nelle famiglie distinte- pel rango
che occupavano , era generali: costume di servirsi a tale
utiici‘o delle culle formate a guisa di dragoni dorati. Que*
sto costume fu istituito da Minerva, e rimontava all‘epo
ca di Erittonio , uno dei primi capi dell’ Atticar,‘ i. di
cui piedi avevano la forma di un serpente , e che espo-’
sto nella sua fanciullezza , deserte la sua conservazione '
a due dragoni, alla custodia e vigilanza de'quali venne
da Minerva affidato Ennrr. Jon..- v. 1-5 , e v. ni‘ay. ,
Il quinto giorno dopo la. nascita del bambino; le le
VfllrlCi dopo una lavanda fatta per purificare le loro-ma
ni , lo prendevano nella loro Braccia girandolo tre volte
intorno al focolare. Era
esto considerato il vero istan
te della nascita del bam ino,’ ed allora entrava a far
p;rte della famiglia. Questa cerimonia lo'metteva sotto
salvaguardia degli dei lari, il di cui alt-are primario
era il domestico foc'olar‘e. Da ciò è , che questo giorno
véniva chiamato Apn’ym'pwr n'pap , o ApprJ"pópur: cele
Bravasi«esso colla più grande allegrezza , e consacravasî
dain amici con dei suutuosi regali, che facevansi ai pa
renti del bambino. Alcuni rami di olive posti al di "so
pra della porta annunziavano la nascita di un figlio ma
schio. Quella di una figlia designava‘si con della lana se
gno dei lavori ordinarii, nei quali generalmente venivano
impiegate le donne, stvcn. in 2fl'par. s’xpc'pnr. Il pran
zo di un tal giornoconsisteva in cibi di differenti qua
lità. Tra. questi vi si osservava il xfiépfln , cioè cayolo]
Verde, Ordimto dalle levatrici’alle nuove puerpere, qua
sicchè avesse il potere di aumentare 'il loro latte, Arnmv.
lib. 9. cap. 2; lib. 2, cap. 25,
Il settimo giorno era poi quello destinato a dare un’
nome al fanciullo ., e perciò celebrato veniva con le più
ga
' nncmm‘ canenz.
grand-i solennità.- Il celebrar la festa 11’ un tal giorno di
cevasi s’fió‘o‘uw'saàm. La ragi0ne d’imporre in questo gior
no un>nome alba/mirino era, óiw_s'm'a'frsuov a-gi cornpfg,
perché allora solamente i parenti potevano Sparare la vi
ta dal neo-nato; giacché si suppoueva da essi, che i
bambini di una complessione debole , non potessero ol
trepassare un tal ’termine , e morir dovessero prima di
giungere al settimo giorno, HAnrocn. in 'Efil‘op.
Alcuni autori -han confuso a torto l’ ottavo giorno col
quarto , in forza del suo nome 7m'9Mor n'ys'p», perché
ancor esso era destinato a, celebrar la. nascita del fanciul
lo. Quest’ anniversario diveniva un giorno di festa per
l’ intera durata della vita del fanciullo, Tennnr. Phorm.
att. 1. sceu. 1..
-
.
Poteva pure il fanciullo-non ricevere ilnome che il
decimo giorno dopo la sua nascita; e questa c'erimonia
celebrava=i con un convito, cui s‘ invitavano tutti gli ami
ci, e con sacrificj ain Dei. Tir n-p0'wp iv à‘sxu’fry ro'nor_
a‘ro'pacsr, Emur.- in Fragm. Aeg. vv. H4; Amsrorn. Av.
Alcuni autori confondono anche questo giorno c_on l’ip
9rJ‘pa’pùz, benché le due solennità ,. cui davano luogo fos
sero distinta Il c'elebrar questo giorno si diceva J‘ma'rur
06m, J‘rxénr onflóm,lsxdflr irm'aui , P0LL. lib. 1.
cap. 1. ; Amszror. Hislor. animal. lib. 7., cap. 12; Hnsrc’n.;
Svm. -, Hsnrocnn.; Pnu'omn.
- ,
cosa degna da notarsi , che quando imposto veni
va’al fanciullo il suo nome, o che ciò seguisse nel de
,cimo , o in qualunque altro giorno , sempre vi si tro
vavano presenti un numero considerevole di amici.
Al padre del fanciullo apparteneva il diritto di dar
gli il nome. In Atene questo dritto gli si attribuiva esclu
sivamente dalle leggi , e di poterlo cangiare quante vol-.
te ciò iacevagli ., Demosrn. Orat. ade. Boeot. 1rlpi o'vo'
pa.eo<. a scelta del nome non aveva alcuna regola. Era
preso ordinariamente fra quelli degli antenati della fa- '
miglia, de’ quali s’ aveva impegno a erpetuar la memo.
ria; come un‘ onore che ricadeva a lbro stessi , ed alla
loro famiglia; quest‘era, come un‘obbligazione imposta au
ticipatamente al nuovo germoglio, di travagliar cioè , e
d‘immorta1arsial par di loro, Schol. in Drnosrn. Oral
ìusern , re nutsz nr‘rlxvcmru. ,
93
le risale obit. lega; PLUT. in Cimon.; Anrsrorn. Av. Un
tal costume apparteneva alla più rimota antichità ,»Eu
una. in Hou. Il. 4'. Scamandtio, figlio di Ettore, riceve
il nome di Astianage in riconoscenza de’servigì di-suo pa
dre » Voti a'rm u'yafi , il difeùsor della città» di Troia , Hon.
Il. 4', v. 399. Ulisse ricevè il nome di O‘J‘uacrstir, in me
moria delle violenti passioni del suo avo Àutolico , Ari
ta‘ o'J‘u’ainafim In" Au'ro'7tuzov, HQM. Odyss. a", v. 406.
Alcune imprese particolari, talune qualità personali
furono qualche volta 1’ origine di tali nomi. Il figliuol di
Lajo ricevette il nome di Edipo J‘uz‘ ro‘ ahl‘sîweou‘; aro
al‘a: , per essergli stati traforati i'piedi col ferro ,' Srnec.
Oedr'p. v. 812. Il figlio di Achille dovette quello di l’va‘
p'o': alla stia robusta complessione , o al color della sua
chioma; e quello di Nuwro’Myo; , dahpomando che egli
ottenne ancor giovane, durante l‘assedio di Troia.
_.
Alle volte prendevano essi un più 'breve cammino per
disporre ,de’loro fanciulli, o ammazzandoli , o esponen
doli ed abbandonandoli in qualunque luogo deserto. Que«
st’ultirna operazione veniva chiamata E'mn'fiwflu, o.u'vrofn'
0w6m, ERIP. Phoeniss. v. 25.; Amsrorn. Nub. v-. 531.,
cioè esporre i figli, e rinunziare a’ doveri della paterni
tù; nè ciò veniva riputata una azione criminosa o biasi
mevole , poiché fu questocostume un uso autorizzato da
alcuni legislatori, ed espressamente comandato da altri.
A Sparta i. cittadini erano obbligati di sottomettere ilo
ro neo-nati all‘esame di alcuni vecchi scelti in ciascuna
tribù. Il loro tribunale sedeva nella piazza detta Aia};m
Colà essi pfonunziavano sulla sorte de’fanciulli recati in
nanziad essi. Disegnavano coloro, che robusti e ben
proporzionati , meritavano la cura dell‘- educazione , e
estinavano una certa quantità di terra al loro manteni
mento; gli altri-deboli o deformi , erano gettati in una
profonda caverna vicino al monte Taigeto, la quale
era chiamata A'rro»3i'ras , ed in cui essi miseramente pe
rivano, Pmrr. in Lycurg-g A‘ntsrirr. Polit. 7.. 16. Quin
di Jrom'9ru9uu è preso ugualmente per dinotare l’ espo
sizion d’ un fanciullo ch’ era condannato a perire; men
tre1‘ espressione s’xa‘r'òid'àar , ha comunemente un
iù
mite significato ; giacché molte persone esponevano ilo
' mvrrcmra’ anecnn.
_
90 figli solo quando erano inabili a mantenerli. Un tal’
abbandono minacciava. particolarmente le fanciulle. La
loro educazione dispendiosa ed il loro futuro stabilime
sembraîa Spesso un fardello troppo pesante (1).
Secondando de’ sentimenti più umani, i Tehan abo
iirono questo costume con una legge , la‘quale ordinava
che i genitori incapaci di nutrire i figli , li rimettessero
nelle mani de’ magistrati. Costoro eran tenuti di provve
dere al loro mantenimento; e questi fanciulli giunti ad.
un’età più provetta dovevano pagare, a 'guisa degli schia
’vi , co’ loro servizi le cure Prese per la loro sussistenza,
«AELIAN. Var. hist. lib. 2. cap. 7.
.
1 bambini involti in fasce erano (1’ ordinario esposti in
un vaso, Eunxmn. in Jon. v. 16, il quale alle volte ve
niva chiamato 6rpaxov, Anrsrovn. Bug. v. .1221, equal
che volta xo’rp“. Quindi )Cufrp|'{u'yj è usato indifferente
'mente per r'mr/6wflm , \e xwfimpa‘; per n'x0wu , flasxcu.
Accanto al fanciullo abbandonato situavavansi spesso
‘dai genitori degli oggetti preziosi , arspul‘Épnm , Amsa‘.
Pod. cap. t6‘, -Enme. -ibid. v. 1431 , e 7v»plmpnru,
Pausnn. Alfio. 273‘Hnuon. Aelhinp
, un anello, una
collana, Tmenr. Eunuuh. 4, 6,. 15;-Eunlm Ju;i.' v. 19
32, 1337, Sq. , propyj a farlo riconoscere-in avvenire ,
*se gli dei conservassero i suoi I giorni; a cattivar l’ inte
d‘esse di coloro che potessero incontrarlo; ad obbligar
1gli , mediante la speranza di futura ricompensa , a nu
"l-rirlo, 'o almèno ad accordare alla sua s oglia il triste
beneficio della sepoltura. Eun1r. Jon. v. 26.; o ciò si fa
ceva Come un contrasegno del loro amore ed affitto, TB
ausnrr. Heautom Act. 4. scen. I.
V
Siccome le donne per 1utto quel tempo che dimora
vano confinate nel letto dopo il parto, si consideravano
come pollute , dovevano perciò assoggettarsi alla legge
della purificazione; e da qui ebbe origine quella legge
che si--emanò in Atene, che nessuna donna, vale a dire,
‘potesse partorire in Delo che era -1' isola consacrata ad.
Apolline , poicchè si supponeva che gli dei ,avessero in.
(1') Vedi ciò che -ne abbiamo delto di un al barbaro costume ‘113 lio
‘la del nostro Primo volume alla pagina 183.
À
misera-A, no INFANZIA na’rAxvcruru.
95
abbomini0 ogni sorta di bruttura ,- Euaugm. Jplzigen. in
. Tam-id. 'v. 280. Allorché giunto' era il quarantesimo gio’r
no, essendo passato il pericolo della nascita del fanciul
lo ,‘si faceva da’ Greci una festa che chiamata veniva
rasadpumeo‘r. In questo tempo, essendo già stata la don
ma purificata per mezzo di una lavanda, entrava in qual
che tempio , e per lo più si sceglieva uno dedicato a
Diana, lo che dal tempo del suo parto fino a quel pum
io non gli era concesso di fare , Cemsonuv. de Natal.
Cap. 11. ‘,À quivi rendeva, essa i suoi ringraziamenti alla
Dea pel parto , che era riuscito Sicuro, e le oti'eriva de‘
sac-rifizii. Si costumava ancora in tal occasione di presep
tarsi a Diana dalle donaci loro abiti ‘,’la quale da uc
sta circostanza acquistò il soprannome di_pcifraim , 341.
LIMACII. Schol. h_ymn. i; edjalla stessa Dea ofi'eriva-no
ancora le donne dopo la mscita'del rimo figlio le loro
cinture, e per questo riguardo venne Y)iana chiamata an
cora Auav(o’m , Arocnou. Scholion.
‘
Tale era la cura dei Greci a riguardo‘ dei loro fan
ciulli, che essi li educavano nelle Idro proprie case, Hox.
Il. 1", v. 191.; Odys. {'. v. 201; PLMJT. Baccbid. 3.,
3; 18; e le madri li nutrivano col loro proprio latte ,
Emurm. Jon. v. 1460. Anche le d0nne della più alta
considerazione, non sde'gnavano di addossarsi un tale uf
fizio , Hou. Iliad. x’ v. 83; Odyss. >.‘ , v. 447. Ciò
non ostante, in certi casi si servivano esse del ministero
di una nutrice, HOM. Odyss. fr.' v. 482, 6. v. 12, che
era chiamata pula , Horn. Odyss. s' , v. 482 , .e-br0u ,
Amsrorn._Equit. v. 713. cum Schol. ridu'vu, 11011. Il. {'.
v. 389.; Eusnmn. , fifiiiflf'flipa, Svrn.; e q-papo‘t, Purr.
de Puer. Educab L’ atto di dar latte veniva chiamato
ànAai{m , Lvs. Orat. l. pro Caed. Eràtoslh.; Amman.
Var. Hist.‘lib. 13. cap. 1.
_
Le nutrici , che conducevano per le strade dc‘ fanciul
li , che di lor natura erano portati a gridare , per farli
tacere applicavano alle loro ocche una spugna intinfita
nel mele, Hnsrcrn in Knpi'9» Bu’o'adae. Per disporli al son-.
no cantavano esse MM‘, ovvero Bauxaagv, idem in Baia.
xuMîv; e da ciò queste canzoni vennero chiamate Bai/M
Mam
Anna. 14._3. , e. secondo un altro nome yu’rm. ,
96’
AWCM’1‘A’ cnnmm.
Hasvcn. in Nurmv. Se questo metodo però non produ
ceva il suo clieth le autrici, o le madri procuravano di
renderli quieti , e _-tranquilli ,‘coll’atterrirli per mezzo di
una figura chiamata , yoppuAu’mm , Amsrovu. Tesmoph.
’v. 424 , yapgom'xw , Sauna. i; e_ yappo‘ ,‘ Amsrov'u. in.
Acharn’. v.-582. , Lucuu. ùz’Philops.g e quindi l‘atter
rive-in,t'al maniera gl’infanti venivakhiamato .p,appu'craw
-Su , stx'cu, in. uno. Aniswomx. Avib._ 1245.
c A. P o XIV.
-mmmm con: I): nmcwzu, "rzsnmmv'rz , znsmn‘,
E nor'fim ‘nuu.r , ecc.
Le leggi
, secondoalcuniputori,
distinguono
quattro
sortaGreche
di fanciulli.
Il. ’01 7vn'mo4 '0 [Bazysvais
, fan-I
ciulli generati da un leggittimo_matrimonio; 2.0 ai m'3m,
cioè quelli generati da concubinc , ‘o cortigiape; -3.° ai.
vxo’mu, quelli i di cui padri non erano conosciuti;
.4.° oi' 1ap3im'au , quelli generati da donne_ , che erano
considerate ancora vergini, benché più tali non fossero ,
Schol. in vHmm Lasciando però da parte queste , ed al
tre divisioni, noi faremo soltanto cenno di. tre specie di
essi
t.°, 7hima:
cioèda quelli
legittimamente,
generati
2.° :vo'-Soz
quelli ,‘
nati
cortigiane;
le 3.° buoi
quelli;
che erano adottati.
_ ‘
'
-
I fanciulli che erano generati in legittimo matrimonio
erano dalle leggi riguardati legittimi; ed una tale le'giti
menzione veni-va regolata da diversi stabilimenti secondo
che ricercavano gli affari di ciascuno stato. In certi luo
ghi , quegli il di cui "padre era un cittadino , benché la
madre fosse una straniera, ed in altri, quegli la cui ma
dre Era una cittadina; _ed il padre uno straniero, veniva
considerato come legitimo , ed-ereditava la cittadinanza
di quel luogo in cui era stato gonerato, con tutti i pri
vilegi d’ un cittadino. «
'
‘
Sulle prime_in quasi tutte le repubbliche, e dopo una
gran distruzione di abitanti avvenuta per mezzo di guer‘
H, 0 di qualch’ altro disastro , i legislatori adottarono
questo metodo per riempire, e ripopolare i desolati pae
n1vrnsl sncnr‘. m FIGLI , ecc.
si; allorché Però venne a cessare un tal bisogno , e di
venne necessario il restringere il numero' troppo grande
de’ cittadini, vennero essi comunemente a stabilire , che
quelli soltanto considerati sarebbero legitimati , che di
scendevano da genitori ambi cittadini“,yAmsrom Polit.
lib. 3. cap. 5. Una tal legge però non si conservò sem
pre sullo stesso 'piede, e siùcercò di mantenerla in vi
gore, o dispensarvi, secondo- che richiedeva l’ occasione,
Anis'roru. Schol. Avib.; PLUT. i_n Pericl. Per timore pe
rò che i figli naturali , clandestinamente si facessero inse
rire nel'registro della città, nel quale venivanm collocati
i nomi di« tutti i cittadini, far solevano essi in ciascun
distretto de’ severi scrutinii, i qu‘aliîvenivano chiamati
J‘mlnpi’nu , HARPOCRATJ, per mezzo dei'quali tutte le
ersone non debitamente qualificate ,- rigettate venivano
dal diritto di'cittadinanza. Eravi "ancora a tal’ efl‘etto un.
tribunale di giustizia nel Cinosargo , in cui si esamina
vano gli affari che avevano a ciò_ rapporto. Coloro i quali
avevano o il solo padre, o madre Ateniesi, quantunque
si accordasse loro il diritto di cittadinanza , pure non
erano stimati cosi onorevoli, come un discendente di culo
ro, i di cui genitori erano ambi cittadini, PLUT- in Thm
mistocl; Troviamo noi ancora che le persone’di‘ Una ori
gine illegittima, erano generalmente stimate assai inferiori
agli altri, Hom. Il. 3'. v. .281.; Soruocn. Ajac.w; 125m;
Errmmn. Jon. v.'s589.'
c
i"'"’ 4
Ciò non ostante però, in alcune città, in difetto di E
gli legitimi , e di altri parenti, gl’ illegitimi di private
persone erano chiamati a succedere ai beni de’loropa«
dri, Dnmosraan. Orat. in Macart.; Auisrdrum. Av.; ma
se vi erano parenti , quelli non succedevano che ad una
sola parte , id. ibid. Solone accordò lo_ro cinquecento
dramme , o cinque libbre Attiche ,a la_»_ qual somma ri
ceveva il nome di. yo8:fa , cioè porzione degl’ illegittimi ,.
Amsrornm. Schol. in\Av. lUna tal somma venne in se
guito portata a mille dramme , o dieci alibbre Attiche.
In alcuni 'onglii la porzione degl’ illegittimi dipendeva in_-‘
fieramente dal volere del loro ]ìmdre, il qluale poteva in
trodurli nella sua propria famig ia, e far oro_uguali p6i‘
zìoniîcon_i suoi figli legittimi; dapoicchè ad esso solo era
7
' inf
iithfilfi
IV
'!i
r 8
ARTICIIITA’ creme.
riserbato il privilegio di dividere le sue sostanze, Sorrr.
- Quelli che_non avevano figli legittimi, obbligati _era
:no dalle.leggi Ateniesi a lasciare i loro beni alle loro ti
glie , alle quali sJ imponeva l’ obbligo di sposare i loro
più stretti parenti, o in altro caso», di rinunziare all‘era
\ditti de'ioro padri trapassati., Queste-vergini , o che fos
cerp le unichc’eredi, o solo coeredi ,‘ venivano chiamate
dallo stesso Solon'e’ flpmMpiml‘fi-, e da altri ararpau'xoi ,
-o .( clae tra tutti» i nomi è il più .coinune ) c’munpm , e
qualche Volta pa'ni‘u, Eusrlvrn. in Il.-. ;i.' Queste, non me
no che i loro' più stretti parenti, erano abilitate ‘dalla'leg
, ge a reclamare da q'u'alunque’altro il matrimonio, a'cui,
‘ ';se-u'na delle parti si ricusava,-l’-altra le intentava un'
:azione,' a cui si dava il _nome. di {w1J‘1xaié‘ea-SM,‘ quale pa
_ mola;si_applka‘va a- tutte le specie -di procedure :’-e quin
di le eredità , intorno a cui si’raggirava liquistioue ,‘ e
-s’ implora‘va l‘ aiuto della legge, Veniva'n,o chiamate um
:profpim s'an'é‘nm , e coloro a’ ual'i si dava il Pacifico
‘p0ssésso-, ’u'mn'îman Altri son
i avviso , che , o vi era
0 nò qualche disputa , il più stretto parente, se’ era un
cittdino ,’ obbligato veniva a reclamare la sua "moglie
-eoila di "lei eredità nel tribunale-del? Arc0ule: se poi
era solo uno straniere, in’qlmllo del Polemarco: eque
"slo'vcniva a'pp‘éllnto t’flJ‘iiaié'uàu , -e"poteva eseguirsi in
.-dascnn"mese dell‘anno, toltone il mese Seirroi‘orione{ nel
qualefi magistrati erano occupati nel rendere i loro con
ti. Una tal legge diède"l’ occaàiorie ad una commedia di
'Apoliodoro , la quale era intitolata iniiixa{aiprvór, o E'm
»l‘mn{’ops'xm , e che traslatata venne in’Laliuowla Teren
'zi0 ,‘ed a cui diede il nome di Formiouc;
Era anche
ordinato , che quando gli uomini dato avevano a qual
‘cuno una figlia in matrimonio , e che moriva’dopo sen
za aver figli i quali ereditar potessero i suoi beni, il più
stretto parente aveva il diritto di reclamare l’ eredità , e
di prendersi la donna dal;suo- marito , ed csso'fiesso spo
sarla, Isnus Orat. de‘ Pyrrh.-.Hered.
'
' "
i cittadini privi di legittimi discendenti, Potevano de
> lu<lere le speranze degli avidi collaterali, coll' adottarsi
o un figlio naturale , o pure’ ognl altra persona. Questa
’. facoltà non.era accordataza'i nv'fm s'awwir , cioè a colo
mvnnsr. sracna m rusu, ecc.
re, che non erano padroni di se stessi,_come gli schia.
vi er esempio , le donne, i mentecatti , i' ragazzi, ed
i nganetti al di sotto degli anni ai ; giacché questi es
sendo dichiarati dalla legge inabili a far testamento e
ad amministrare i loro propri Beni , non potevano go
dere del diritto di scegliere antidpatamepteil loro era.
de. forestieri non potevano avere un‘ eredità. in Atene,
ma con l‘ adozione essi diveui'vauo cittadini. I nomi de.
gli adottati si scrivevano su i registri della tribù , e del
distretto del, loro padre adottivo , il giorno della ’fest.
chiamata GapypiMa , la quale celebrava5i nel mese Tar
gelione. Una savia legge dc’ Lacedemoni rendeva presso
d' essi l’ adozione più difficile , sottoponèndone 1‘ esame
agli Arcageti.
I
'
'
'
I ragazzi adottati, erano nominati nraî.l‘srflrraî, o s‘wru
wroi;‘e godevano dc‘ medesimi diritti, come Se essi fos
S€t'0 nati veramente dailoro padri adottivi; ma da quel
momento essi non potevano più reclamar cosa da quella.
famiglia‘ dalla quale erano usciti , Isi:.‘ de Hered. Asty
phil., a menocchè essi non rinunciassero prima al bene
ficio dell‘ adozione ,, ciocch‘ essi non potevano fare , se
non dopo di aver dato al loro padre adottivo dei 6,
gli i quali portar potessero il nome. della persona adot
tante , Idem de Heredit. , Aristarch. , et de Hererl. Phl»
lectemon. 3 Hmrocnrr. Se le persone adottate morivano
senza figli , l" eredità non poteva casere alienati: dalla fa
miglia», .ma ritoruar doveva ai parenti delle persone che _
li avevano adottati. Alcuni son (1’ opinione, che gli Ate
niesi-proibissero a chicchessia il meritarsi di_bel nuovo,
dopo di aver avuto un figlio senzn_il consenso dei ma-'
gistratl, Tzarz. Chyl. 6. EL“. 49. I beni delle persone
le
ali si maritavanò in questo 'caso , ed avevano de’fi-y
gli egittim’i , si dividevano ‘ egualmente tra i figli nati
nel matrimonio ed i figli adottivi. Noi facciamo qui os
servare , che per effetto di antiche costumanze, il patri
monio dividevasi in porzioni,Uguali , tra i figli legittimi
per mezzo delle sorti, sena' alcuna distinzione di dritto di
primogenitura ,‘ con la riserha solamente di una picciola
Porzione per i figli non legittimi, Horn Qd_yss. v. ano.
Coloro i quali morivano senza figli legittimi,.q adotti.
Ì
.
'160
'.
mrmun' oncuz.
vi ,‘àve'vauo |_pcr eredi i loro più prossimi parenti. Gli
credi si Chiamavauo impera), Hnsrcm; Pou.;Hesxon. Timo
uou. Questo cosiume rimontava all’ epoca dellaguerra- di
Troia,,qu. 11...! v. 155. ‘
‘
.
' Le leggi le quali regolava1_m i testamenti variavano ,
.seóondo le dill‘erenti contrade della Grecia. In alcune cit
tà , ognuno avea la libera disposizione deÎsuoi beni; in
alcune altre di questo diritto erasi assolutamente privo ,
‘ P‘mir. in Solon. Le leggi di Solone. permettevano ad ognu
_no di scegliersi i_suoi,erediy ma prima di questo tem
po;-’la sola famiglia del defunto era capace a,succedergli.
Queste leggi , senza regolare le dillerenti forme di testa
merito ,. esigevmo .però dal testatore le seguenti condizio
ni , Cioe_.
V > I,
_ i.° Di e55ere cittadino Ateniesc, e non schiavo,oL Pu
re fore;tiero, dapoicchè in questi due ultimi casi ,- l'ere
dità era devoluta al Fisco, lSAE. dc’Hered. Aristarch.
_ 2._°
esser essi di già arrivati all‘ età di venti anni;
giacché gli uomini e le donne che si trovavano al di sot
to di quest’ el_à , non potevano disporre per ,mezm _di te
stamento oltre _un medimuo di frumento , Ismus. de Herqd.
‘Arislarch. ,‘
1
' '
;
o 3.? Di non essere affatto figlio adottivo; dapoicchè , co
me noi l’abbiamo già detto di sopra ,‘i beni delle perso
‘ nea»dottate , le quali morivano senza .posterità ,_ritorna
re dovevano alla famiglia del padre di adozione.“ .
.4.° Di non aver affatto figli maschi legittimi; giacché
la le 'ge in tal caso assicurava a questi l’eredità de’ loro
genitori. Se il defunto non lasciavza ,_cbe sole figlie , era
no nominati de‘ curatori per designare l‘ erede che ad es
se loi‘o do\vea succedere, nel caso che venissero a mori
].e pria‘ dell‘età "di venti anni, Dsmosru.. Orat.n. in
Stephan. Test,_ Le persone" alle quali 1’ eredità ora devo.
luta.-, si trovavano uell‘ obbligo _di sposaile,, Issa.» Orat.
de Pyrrh. ‘Herezl.
«
1
i
’.
__ 5." Di godere delle sue facoltà intellettuali. I‘testamenti
estorti da un uomo privo di suayagione per motivo
_di malattia o di vecchiaia, non venivano considerati; dil
poicchè Isi credeva che non potessero contenere le vere di
sposmoin del testatore.
' ’
mvsnss srzcu; m ne'u, ecc.
101
6.° Di godere della sua piena, ed intiera libertà, e di
non essere per alcun conto- costretto. Il testamento in
questo caso , poteva esser considerato , come fatto per“
forza, e che non era 1‘ espressione libera della vera, vo-i
lontà.
I
.
-‘>" _'
-ì‘
7.° Di non“ aver scritto il suo testamento con l’ infliien-"
za , seduzione, o per le carezze di sua moglie , _PLUTJ
in Solon.
,
-
'
“ "
"
I testamenti dovevano esser firmiati.in presenza di di-"
versi testimoni, i quali ci apponevano iloro sugelli,ipen
ch'è divenisse“) autentici. Indi si rimettevano tra le mani
de’ commissari chiamati - l'arnuM'rm‘ ,‘ incaricati ' di ‘vigilare
alla loro esecuzione. In Atene alcuni magistrati, e'parti-‘4
colarmente gli Astinomi assistevano per l” ordinario alla '
redazione dei testamenti, Issa. in Hèred.‘ Cleon. Gli
Arconti qualche volta erano chiamati, e,l' atto allora ri
ceveva il nome di J‘o'1u, Svtn., Hqucnt,-il qual nome
benché si prenda generalmente Per indicare .0gnidona
zi0ne, 0‘ altro dono, pure era più specialmente appli-‘
nato, ai’legàti, ed alle disposizioni testamentarie. Da ciò.
Îoiîn: e 8m91'00m, si trovano alle volte ’usati'icome termi
ni sinonimi, Isar. in Ao'ym- nMpmoî< , ed il succedere, in.
fra' _J‘c’<nK mimmi J‘igz’6eo'w , cioè per legato , 0 disposi
zione testamentaria, è opposta alla successione ùwre‘ 7l'ra:
per diritto naturale. Il testatore alle volte si contentava
di dichiarare le sue ultime volontà innanzi ad un qual
che numero..di persone a viva voce , senza prendersi l’in
comod'o di farlo in iscritto ,-PLUT. in Alcibiad.‘
I testamenti per l’ ordinario incominciavano con dei vo
ti per la vita, e per la salute. Il testa'tore aggiungeva che,
nel caso egli venisse privato del favore degli-dci, la se
guente dichiarazione contenuta. avrebbe la sua ultima vo
lontà: "Era: ps‘y s-Î u'a‘v M m ouyflfi, lrmîru «hm-16':er ,
oneen. Lunar. Amscror.; iTnsornnasfr.
‘ ’ ‘ '
,>.
Le ricompense accordate dallo stato alle azioni. nobili,
e generose facevano per lo spesso ancora parte dell’ ere
dità ’ Che-i pad'ri'tramandavano ai loro"figli. Le ricom
pense non consistevano solamente in titoli onorevoli ,ed
in segni di rispetto; lo stato per l’ ordinario vi ‘aggiunfi
geva de’ pegni.più positivi della sua riconomenzafiln al
na
.
Arricmn' omaan-
'
enne città, i figli del cittadini , i quali avevano resi de
gl’ importanti servigi 'allapatria , erano educati a spese
delpubblieo tesoro, e ricevevano una educazione pro
porzionata alla loro nascita, allorché il loro patrimonio
era riconosz;iuto insufliciente per quest’ oggetto. Atene. si
eontraddistinse sopratutto , per le espressioni della una ri»
conoscenza che" rendeva alla posterità di coloro che si era.
no resi benemeriti ‘della repubblicaw Aristide essendo mar
io povero, il-suo.fi°lio Lisìmaco , _’ricevè dallaf nbblioa Dunificema cento talenti attici, ed un fondo" i molte
misn_re di temono. Mediantela dinnanda- di Alcibiade, vi
si aggiunse una rendita "di quattro dramma al giorno. Al
la morte di. Lisiqaaco , il popolo dec'retò alla sua figlia
Policrite , la stessa’ previsione di frumento accordata ai
vincitori de‘ giuocbi Olimpici. Il tesoro pubblico inoltre
aggiunse a ciascuna delle due figlie di Aristide. trecento
dramme coloro dote , Pur. in Aristid.
’
Mail _isonore attaccato alle azioni infami, faceva,an
cera parte dell‘eredità. I figli ammessi a far parte de’ be
neficj ,, e dello splendore , il quale risultava delle gesta
gloriose de’ loro genitori, doVevano portare egualmente
il peso , e-l‘infa‘mia delle azioni odioso ‘di questi ultimi ,
Hom. II. a-'. w, 138. Basterà 'in questo luogo citar solo
la legge si conosciuta presso i Macedoni, la quale nei
delitti
lesa maestà , condannava a morte ugualmente
non solo il col evole con i figli , ma ancora esser dove
vano soggetti a ,stessa pena tutti coloro , che loro a .
partenevano per vincolo di sangue, thrr. Cun'1‘. lib. -.
baud. ,procul. a fine.
‘
“
|
Ci resta or solamente a dir qualche cosa del rispetto,
e de’segni di riconoscenza, che i figli davano ai loro ge
‘ nitori. Questo rispetto gli obbligava ad adempiere ve'rso
di essi- a tutte le funzioni domestiche , anche le iii or
dinarie , come quella. per esempio di tingere ,’ e iiivare i
loro, piedi: Ku‘ wpaha. {n‘r ii 007u'flp iter/{y , mi 9:.“
mi)" cimi'ou , 'xau‘ npugó-laaa pnw'an , ARIS'I‘OI’H- Ardehii ,
e pronti sempre si mostrarono i legislatori Greci a ven
dicare gl"insulti fatti agli autori de' loro giorni, H011.
Odyss. 7‘, v. 908.] figli badar dovevano al loro sosten
tamento nella Vecchiaia , cioccbè diceasi 7npoflonn'v, e sa
mveasn sncm Di non. ecc.
103
crificavano tutto , purché alla»loro spoglia mortale non
mancasse cosa alcuna dc’ funebri onori, Eunmo. Med.
v. 1032. Id. Alcestid. v. 662. Queste Cure sembravano
di si alta importanza, ch’ essi non si cimentavano ad al
cune intrapresa ardita, senza aver ricevuto‘ prima dai lo
ro amici la promessa , ch’ essi li avrebbero fedelmente
rimpiazzati nelle cure, che la ve0cbiaja dc' loro genitori
poteva‘aver bisogno ,_ Vum. Ameid. lib. 9. v. 283. AL”
orchèi cittadini di Tebe, esiliati in Atene, cospirarono
per la:liberapiope della loro patria, si divisero in due
compagnie , e stabilirono che una di esse si sarebbe incari
cata di portarsi'a Tebe, per prender possesso della cit
tè, e di sorprendere l’inimic0 ,‘mentrecchè l’altra sarebbe
rimasta nel territorio Attico er vegliare alla conservazio
ne. de' genitori, e dei figli degli altri congiunti , se per
caso VeniVan0 a morire nella loro intrapresa , PLUT. in
Pelopid. Il trattamento che i figli apocrdavano_ai loro ge-.
nitori prendeva il nome di rpopeîa, ipoetilo Chiarfiavano
0purrp'pm 0 dpa'arvpa , e qualche volta fipe'srw. , 'Hou. _Il.‘
5". v. 478. La negligenza in questa materia era Conside
rata eome una enìpietà di prim’ordine, la quale si attirava
lo sdegno degli dei ,Haslon. Op. et Dier. lib. 1. v. 13 . Nessun
delitto si credeva , esser dovesse seguito da uno più certo ed
inevitabil castigo , quanto questo , giacché le furie , e le altre
divinità infernali si pensava che fossero sempre pronte ade5e
guire le_imprecazioni fatte dai genitori contra dc‘ loro figli
ingrati. "AMu J‘s‘ J‘niy.m Aw'au , 1'mf (ui'rnp ruynpu‘s a'priaw'
"Eprmî: , 0i'nog u’srfpxape'rn , n'[ua’u J‘l' Mai 62 éwpw'vraav
'Eo’awm‘ , HOM. O/lyss. 5, v. 134; Il. i', v.
La
pena ‘pertl’esecuzione
di uesto misfatto
per lo (più
sempre
abbando
nata
allaeravendetta
ivina.
Le leggi
uma
ne s‘ incaricavano‘ solamente in alcune città di prevenir
lo. Solone ordinò, che tutti,quei figli, i quali ricusavano
di dare ai loro genitori il dovuto Sostentamento, fossero
puniti colla pena (1‘ infamia , uvfipîa, Laser. in Solon. ,
pena riserbata ancora »ai figli , i quali maltrattavano gli
autori de‘ loro giorni. Nell‘ elezione di un Arconte , pre
cedeva un‘ esatto ragguaglib della condotta che il candi
'dato avea tenuta sin’ allora nella Qua famiglia, e se si ri
trovava , che non aveva onorato i suoi genitori, veniva
rigettato dall’ulficio‘, a cui aspirava.
io4
Anrxcuu’ catture.
.
Intanto in alcuni casi, le leggi di Solone dispehsflano
ai figli di provvedere al trattainento de‘ loro genitori: al?
lorchè questi, per esempio , avevano trascurato di far lo
ro imparare un mestiere, il quale poteva mettergli in gra
do di vivere con quel travaglio. L'educazione de‘ figli ve
Diva riguardata come il dovere principale dei genitori ,
quindi la loro negligenza nell’adempierla , sembrava suf
ficiente per Sciogliere i figli da ogni legame di riconqscen«
za. Similmente ,\i figli prostituiti dai loro genitori, non
erano obbligati a mantenerli, Anscam. Orat. in Timore/z.
i figli concubiuarj ,i quali non altro, doireano ai loro ,ge
nitoii, che una nascita odiosa, venivano anche dichiarati
sciolti da. qualunque obbligazione di alimentare i loro pa
dri , Puf-rf in Solon.
;
.
I
' Se la negligenza dei genitori era sufficiente per scusare
Ilingratitudinè dei figli ,v i quali gli abbandona_vano nella
loro, vecchiaia, l‘insubordinazione, e la cattiva condotta,
dei figli, o naturali o adottati, era sulliciente per privarli
dellatenerezza , e del patrimonio dei loro genitori, D:
mos‘rflgx. in Spazi. Nelle leggi Ateniesi questo decisioni
severe non erano già rimesse intieramente al capric
cio dei genitori, che un momento di collera avrebbe
potuto occiecare, ma esse erano sottoposte all’a provazione
di giudici stabiliti per quest’ oggetto; ed al orcbè i ca
richi ortati contro dei figli erano dichiarati sufficienti ,
l’ afal o gli proclamava diseredati. Da ciò il disgeredare
un'»figlio veniva detto évrouup-JEm fra'v dm'u , e la persona
diseredata veniva chiamata a‘vraxn’puxror, Hasvca, in voc.‘
L’essere diseredàto, dicevasi ancora s’mri'vrfreir 70; firma;
e 1’ essere di bel nuovo ricevuto come erede dicevasi ,
divakaftfiiivwfial si“ va‘ yiya;. È degno di essere inoltre
osservato,cbe i genitori conservavano sempre,il potere di
riconciliarsi con i loro figli; ma non potevano'giammai
in seguito discredarli di bel nuovo per,timore , che i
castighi dei figli non dovessero essere interminabili, e per
petui i loro timori, Lucmv. Abdicat.; Issa. de Hacred.
'Cir0n.
I‘figli, di un padre,ycbe per la perdita di sua ragio-«
ne, 0 per altre infermità, si rendeva incapace di ammi
nistrare i suoi beni , avevano il dritto di, chiamarl0 in
rouctzion-nzua orovmvrv’.
105
nanzi au‘ opa’fropef , cittadini del suo distretto , e 'ricever
da essi il potere d’ impossessarsi al momento della sua
eredità , Amsrorn. Nub. act. 3.:scen. 1. ', Cm. de Senect.;
ó‘chol. Ams10ru. Han.
. ‘r ' ,
C A P 0
"
'
‘
XV.
anucazrozvs DBLi.A GIOVENTU‘.
Per preveniretutt’i vizi, i quali nascono dall7 Ozio , i.
Greci prendevano gran cura di accostumare i loro fan
Cìulli, e ragazze ad esercitarsi in qualche utile travaglio,
alla cultura delle belle arti, alla disciplina militare , PLUT.
in Solon. ; Xauorn. Illemorab.
1 . a. Le giovanettf: abi
tuate ad un nutrimento frugale , Txaanr. Eunuch. nel.
2. 3. 27 , non avevano che vestiti semplici", propri so
lamente a designare le loro forme in una _maniera ele
gante, Id. ibid. v. 22. Diverse tra queste avevano delle
cognizioni assai estese in musica , ed in letteratura, PLU'I‘.
in Lycurg., PAUSAN. Boeot. cap. 22-, ABLUN. Var. Hist.
13. 25; 1\Tm:1v. 5. 19.
‘
. .
s‘I giovanetti appartenenti a famiglie ricche o di distin
zione , avevano presso di essi de’ maestri particolari ," i
quali eran chiamati ormJ‘aywyoì, PLUT- de Puer. Educat.
cap. 7; Rosa. Il. 4' a. 442, II. A' , v. 831.; Ausox.‘\
Idyll. 4..v. 11; Tutocnrr. Idyll. 24. v. 1103;, o 0ruml‘o:
frpi'fiai , Amsroru. Nub. v. 969, incaricati, p‘er iniziarli
alla conoscenza delle belle arti. Ciò non ostante alcuni
son d’avviso , che l’ufficio de’ a-mJ‘wp/[hr consistesse so
lamente nell’ esercitare i corpi de’ loro scolari, Anscunv.
in Tinzarch.
.
Nell‘intiera Grecia , toltone gli Spartani, l’educazio
ne'de’giovanetti versava sullo studio delle belle lettere ,
degli esercizi di Ginnastica, musica, Teuem‘. Eunuch. 3.
2 , ’23; PLUT. in lib. de Music. , e qualche volta ancor
di ittura, Ams'ro'r. Polil. 8.
'
.
21‘ nome di ypu'yywn lettere , s’ intese, da, principio
7payywrmy‘ , l’ arte di leggere e scrivere correttamente :
,E'7I‘lîlfftìî 705 7pa'pau nei a'ru7raîmi , AÉISTOT. Topic. 6,
3‘, id. Polit. 8 , 3 ; PLUT- de Music. Questa parola ri
V
.
i
’.e
‘a"
106
ANIICHITA' cucuc.
cevette in segpito una maggior estensione , ed ebbe lo
stesso senso ce piMM)ia , scienza che comprendeva la
storia.I la poesia , l’ eloquenza ,‘ e la letteratura in gene
rale, C1c. de Oraf. l , 42; Smmzc. Epùt. 83 ; Quuvw. I.
Lo studio della filosofia apparteneva .a' giovani. di di
stinzione , o che possedevano beni di,fortuua, Ts'anur.
Andr. 1 , 1. v. 30. 'La Grecia possedefia un gran nu
mero di ginnasj e di scuole pubbliche_cohsecrate a que‘
sto studio. Atene contava l’Accademia, ABLIAN. '_Var. Hist.
4, 9 , il Liceo , Id. ibid. 9, io, e‘29; Cm. de Divin.‘
1 , 13; Academ. Quaest. I , 17 , ed il Kura'niayu , Hu
svcn. ; one. Lamvr. 6, 13 ; Pansan. Attic. I . Unadi
ineste scuole a Corinto
ortava il n0me di %pnimoy ,
qum. Dialog. _Mort. ; Boa. Luuvr. 6, 77,
L’ isola
di Rodi benanche ne possedeva un’ altra , Cm. ,Tuscon
Qunesf. a, 61 -, Sus'r. in Tiber. il.
\
Siccome 1’ educazione della gioventù Spartana difl‘eriva
interamente'dall'educaziqne che davasi
nel resto della
Grecia ‘,‘ ci sembra conveniente di farla conoscere , e di
consacrare il resto del capitolo a tal oggetto. ‘
Nell’età- di sette anni cominciava 1’ educazione dome
stica, PLUT. in Lycurg. Il adre era obbligato a dichia
rare se- consentiva che suo glio venisse allevato in con
formità delle leggi : nel caso di rifiuto , doveva rinuncia
re ai? suoi dritti di cittadino , PLUT. Inslit. Lacon. ; ma
a'ppen_a aveva egli dato il suo consenso , che suo figlio
trovavasi da quel momento, non solo sotto la sua S.0rve
glìanza ,‘ma sotto quella delle leggi, de’ magistrati, e di
lutt’i cittadini, avendo ognuno il dritto d’intenrogarl0,
di dargli de’ consigli , e di unirla; che anzi un cittî
«lino che mostrato avesse dell' indulgenza per un fallo ,
di cui fosse stato testimonio, incorreva egli stesso in una
punizione, Id. ibi'd. Sceglievasi uno de'mex_nbri più rag
guardevoli della repubblica per governar questa gioven,
lù , XENOPH. de Rep. Laced. Ein distribuivala. in varie
classi, presedule da un giovane capo, 11’ uno spirito e (1'
un__coraggio' superiore , e che riceveva il titolo di u‘pW- ‘
Tutti dovevano ubbidirgli senza replica , e sottomettemi
a’castighi.im osti da lui; castighi che s‘infligevano a:
colpi di verg e, per mano di giovaniarrivati alla Pub?l“
u, Id. ibid. '
v
Ègq.
|
noucA-zronn manu crovnnra'.
foy
Per avvezzar;li a sofl'rire il freddo ed il rigore delle
stagioni, radevasi loro la testa, e facevansi camin'are scal
zi. Alle volte si accingeirano a" loro esercizi interamente
nudi, Purr. in Lycurg. ', JUSTIN. lib. 3; cap. 3. Giunti:
all‘ età di dodici anni, lascia-vano essi da parte la tonaca;
e facevano soltanto uso di un mantello, che durare lor
doveva un’ anno intero , Xaxorrn de Reb. Lacedl; Pur
rAnCn. in Lycurg.; Josrm. lib. 3', cap. 3. Abitavano insieme per compagnie sotto capanne di canne, che traspor‘.
tavano essi stessi dai fiumi , e che dovevano costruire
con le loro _mani , e senza usar alcun ordegno di ferro,
PLU'I‘. ibid. \‘
V
‘"
L' sian era un gioVane dell’ età di venti anni, cui il
ano coraggio e la sua saggezîa avevano meritato un tal
tii o. Egli era incaricato dell’educazione-“d'un certo un’.
mio di giovani, Pana. in Lycurg. Marciava esso alla
testa della sua banda ,' allorché le schiere combattevano
fra loro. Egli la guidava a traverso le onde dell’ Eu'rota,
la dirigeva anch’esso ne’giuochi della lotta , del pugillato,
della corsa, e negli altri esercizi del ginnasio. Al ritor
no toccava loro un pasto frugale preparato dalle loro ma
‘ni , Id. instit. Lac. I più robusti fornivano ili legno, e
gli altri le erbe ed altre provvisioni, che avevan potuto
furacchiare. Ma chi lasciavasi sorprendere ne’ suoi furti',
incorreva nel biasimo universale, e veniva cacciato di ta
vola, Pur. , in Lycurg. I suoi camerati lo situavano so‘
pra un’altana, e gli giravan d’ attorno, cantando de’ver
si , in cui deridgvasi la sua gofl'eria , Id. Instit. Lacon.
Alla fine del pranzo,il giovane capo ordinava ad alcuni
tra essi di cantare, e proponeva ad altri alcune quistio
mi per iscorgere dalle loro risposte la natura del l0ro spi
rito , o sentimenti. Coloro che rispondevano senza rifles
sione , er'ano puniti severamente , in presenza dei magi
strati, e de’ vec'chi , i quali alle volte dÌSapprovavano la
“mensa dell‘u'pnv, ma che temendo di fargli perdere dei
riguardo presso i suoi allievi, aspettavano che fosse soloI
per punirlo de’suoi atti di severità o d’indulgenza, Purr.
in Lycurg.
I giovani Lacedemoni non ricevevano che una leggio
ra tintura delle scienze. Ma lor s’insegnava ad esprimer
’\
t)o8
nmcniu‘_ carene.
ai con faciliti, con precisione , ed a formar con grazia
de' cori di danza cdi musica , come pure a comporre
de’canti in onore de‘_ guerrieri morti per la patria. Que
s_ti|canti distinguevansi per le grandi idee espresse con
semplicità, e per li sublimi concetti nianil‘estati con forza
e con calore , Id. ibid.
_
\ ‘
_Ogni giorno gli Efori passavano in rivista i loro gio
vani pupilli, e diligentemente esaminavano se qualche de
licatezza o lusso s’introducesse ne' loro! pasti, e 'nel loro ve
stire; _o se essi eran disposti a divenir caruacciuti, e cor
pulepti, AELIAN. Var. hisl. lib. 14, cap. 7. Quest’ulti
mo articolo era riguardato importantissimo. Una grassezza
eccessiva passava; per segno d‘indolenza lussuriosa, AELIAN.
ibid. Per, ovviare a tal inconveniente la più gran parte
d.elfigioruo era consecrata‘agli esercizi ginnastici.
È’All’.età di diciotto anni essi prendevano parte ai' com
battimenti , che davansi fra i giovani nel l’latanista. ,11:
questa età raccomandàvasi loro una maggiore modestia ,
commissione , temperanza , ed un’ ardente coraggio , Lu
cun. de G_ymnas.; Xnuoru. de Repub. Laced. L‘ educa.
zione ,degli Spartani prolungavasi , per cosi dire , per
tutta la durata della loro vita, PLUT. in L’eurg.
V
- (I) Alcuni autori sono di avviso , che non nella cola Sparta , m'anche
nelle altre città della Grecia vi fosse una specie di pubblica educazione
per’la gioventù , c specialmente in Atene ,‘citand0 a lor favore che in
questa_città , i giovani giunti all' età degli anni
dicciotto , non erano'
ancora padroni di loro stessi, ma obbligati venivano dall' Are0pago n
piudiarc per altri dieci anni sono la direzione di uomini saggi'per istruire:
delle leggi fondamentali della repubblica. Il Sig. Denina però, nella cui
Moria critica e letteraria de'Grcci, appena accorda a Laccdemonc l'ono
re di avere un' educazione che dir si potesse nazionale e sistematica :
che anzi è egli di.avviso che in Isparta ancora , tutto il sistema legale
dell' educazione , in altro non consisteva, che nel mandar che facevano o
per legge , o per consuetudine i parenti alla scuola ed ai ginnasii i lo
0 figliuoli ;, e che da questa legge o consuetudine avesse origine tutto
la grandezz,a,e la_ gloria dein Spartani. Quindi sostiene egli che i legis
latori Greci altro non fecero'per l'educazione, né altro fiu- potevano ,
‘sc non che facilitar per via di pubblici stabilimenti gli studii e gli ener
_cizii, ma che in tutti i tempi e presso tutti i governi , la sola vera re.
gola , il,solo motivo efficace dell' educazione fu sempre l‘ interesse, 0
l' ambizione de' particolari: e siccome il governo de' Greci era compo
etp di repubbliche armigere e popolari, cosi l’ educazione aver doveva.
per oggetto principalmente la tattica e l’eloquenza, come quelle, senza
delle quali a_cquistar non li_poteyano; di.tinioni. L'autorità delDenuu
rmv1uer.nru.A cuovsuru’.
C A P 0
109
XVI
razru.nez narra eràrznvrv‘.‘
_ 'Non si sa precisamente chi mai furono coloro che da
principio introducessiero nella Grecia quella cura' 'e diligenza
che si ebbe per li fanciulli; si conosce però che nesta
fu generalmente praticata,‘dagl’ antichi Greci, le di cui
leggi l’ineoraggivano, stimando non potervi essere mez-v
zo più citicace'per animare la gioventù a nobili intra re
se , o per meglio provvedere alla sicurezza e tranqui liti
delle loro repubbliche, Arann.'lib. 13.
Noi troviamo che in Creta ", ove i fanciulli venivano
protetti, erano- onorati de” pripxi.posti nei pubblici ese'r
cizi , e come er dar loro una maggior distinzione di one
re , si faceva lbro portare \un’ abito riccamente adorn'ato,
. uale
da (essi
riteneva che
fin' indopo
’lia
virilità
, insi memoria
altr’ che
epocapervenivmo,.‘al
erano essi sta;
ti x).sWou‘, eccellenti, S-ran. lib. io, e questo era il no
me che i Cretesi davano a quelli giovani.'l "protettori‘de’
medesimi venivano chiamati pn.n"ropu.
‘ cosa da os'ser
varsi, ch‘ essi prendevano sempre i loro fanciulli colla
forza; giacché davano essi cognizione delle loro intenzio
ni agli amici del fanciullo, i quali secondo il grado o il
carattere de? protettori , usavano maggiore o minor resi
stenza. I_protettori li trattenevano e li divertivano ‘ colla
caccia , e. con altri diversivi , e ciò per qualche tempo ,
dopo di che li rimandavano alle loro case. Giunto ch’ era
’il .tempo' della loro partenza, veniva da una 5legge ordi
.
.‘l
‘
non è certamente da dispreazarsi , non essendo egli, al pari di tantiali
tri che hanno scritte delle cose de’ Greci uh semplice compilatore; ma
da filosofo scrivendo la sua storia , ha cercato d’ indagarne a via di ri.
aiocinii e di giuste riflessioni quanto ha egli detto di una si celebrata
nazione; ma per lo assunto che abbiamo per le mani , se noi conve
niamo con lui per ciò Che riguarda tutti gli altri popoli della Grecia ,
uam però da lui discordi per rapporto a Lacedemone; mentre in que
sto paese sotto tutti i rapporti 1' educazione della gioventù dir si do.
veva nazionale , come si è potuto rilevare da quanto si è detto nel de
corso di quest‘ opera , e specialmente dal capo della Spartano educazio
ne , di cui abbiamo or ora parlato.
_
‘
v
3
Ho
Anncnrm’ unMnn.
nato , che ciascun fanciullo ricever dovesse una comple
ta armadura , un bue , ed una tazza , a cui di ordina
rio il pretettore o patrono aggiungeva er sua propria
gener0sità parecchi altri doni di valore.
cl ritornar che
facevano i fanciulli nelle loro case , saurificavano il bue
a Giove , ne facevano de‘ banchetti a coloro , che ac
compagnati li avevano nel lor camino, e facevano ad
essi un racconto del modo , con cui erano essi stati te
nuti dai loro protettori; giacché se erano essi stati trat
tati male, la legge accordava loro una soddisfazione, STRAi.
lib. 10. Fra uesto tempo essi si associavano insieme ,
non passando l‘ra loro cosa alcuna , che ripugnar potesse
‘alle leggicpiù rigorose di virtù, Manu. Tvn. Dissert.
,10 ; giac
la virtuosa disposizione , la modestia , ed il
coraggio de giovanetti serviva a raccomandar loro in
ogn’ incontro 1’ esercizio della medesima, San. lib. 10.
Dai popoli di Creta facciamo ora passaggio agli Spar
tani , Èarecchie istituzioni dei quali erano da Creta dari
vate.
n assai notabile 1’ attenzione , che avevano wsi
iragazzi, e da per ogni dove veniva ammirata la con
dotta , e nobiltà , che essi avevano per_ben allevare la
loro gioventù, chr. Apopht. Se fra gli Spartani si tro
vava qualche persona che si azzardasse far qualche co
sa contraria alle leggi le più rigorose della modestia , le
leggi lo condannamano all’infamia, anorn. de Rep. La
ced. ; PL’UT. inslit. Lacon. ; per mezzo della quale veni
va essa spogliata di nasi tutti i privilegi, chegodeva
un libero cittadino.
stesso costume si teneva per le
donne Verso quelle del proprio sesso, Pur. in churg.;
‘:10 che è l‘ ultima conferma dell’ innocenza del costume.
Veniamo noi assicurati, che gli Spartani amavano i loro
fanciulli non altrimenti di nello che possa essere un uo
mo innammorato di una biella statua, Marna. Tra. Dis
’sert. 10; e che quest’amore fosse soltanto un‘intima, ed
innocente amicizia formata nella gioventù, e spesso con
tinuata per tutto il tempo della vita (i). PLur. in L]
curg. , Idem 'in Cleomen. Se il fanciullo mancava in qual
.
f 1-;
N
;
(i) .Vediîciò che n’ abbiamo noi da» di m .‘al pratica nel nutre
accendo volume alla pagina ao6.
.\.; f 2
’w 19‘ D
-I
nnvn.scr nazu erovurwfl
m
che cosa a quel rispetto che doveva , il suo patrono gli
facea soffrire quel castigo , che si meritava il suo fallo ,
-Am.uu. Var. Hm. lib. 13; Purr. in Lycurg. ,
'
Se da Sparta passiamo ad Atene,poi troveremo , che
Selene considerò Questa pratica costonorevole, che non
permise all‘atto , che si potesse' eseguire dagli schiavi,
Lor. in. Solon.“ L' innocenza di quest’ attaccamento ai
ragazzi si fa evidentemente conoscere , dal considerare il
carattere di parecchi di coloro , che-adottarono (ma tal
pratica ,‘ld. ibid.; Manu. Tu. Diu_erl. 8. 9. io; non
meno che dalle leggi di Atene, sopra questo proposito.
I legislatori Tebani cercarono d’incoraggir una tal pra
tica , per regolare i costumi della gioventù , PLUT-‘ in
Pelopid. Come, ed in qual modo corrispondesse ciò alla
loro espettazione, ben si vede dall'i'ng‘ péMy.f , sacro
squadrone , il quale era una parte deitrecento uomini
com osti di guanti, e di coloro che erano amati, e che
gua agnò parecchie importanti vittorie , ' e non fu giam
mai sconfitto fino alla ‘ atale battaglia di Cheronea. Fili po , Re di Macedonia , veggendo che i,componenti di
questo sacro squadrone, tutti eran prossimi a morire in
sieme , esclamò piangendo: che penkcano pur coloro, che
'imaginano . che questi uomini o commettere , o tollerar
potevano qualunque cosa vile , o prova l
Prima di chiudere questo capitolo , è necessario forse
ad osservarsi, che l’amante, o il patrono era dagli Spar
tani chiamato sianr:kor, ri'flrnMor, o u‘wnikm; e che il
giovane amato era dai Tessali appellato a'ifrm, Tnaocnrr.
Idyll. 3'. v. la. Ambedue i nomi son derivati dall’amo
re , di cui era penetrato il patrono, Schol. in k. l.
_
P
N?
i
CAPO
o a‘ XVII."HÉ,1:
c r a I. m
o a s
..
.”.'w.
fl.,-_;s
Secondo alcuni autori gli antichi facevano quattro pa
sti al giorno, Arnsn. lib. 1. cap. 9.
l.° Anpoi’rlapm , pasto del mattino. Il suo nome deri
Nava dall’uso_che avessi d'intingere alcuni pezzi di pane
nel puro vino, locchè dicevasi cixpfl'or. Omero di ad un
u:
Anrxcarn_" carene.
tal pasto il nome di épifly, 0dyss.‘ ar',’ vi si , derivato da
ubro‘ rrmî u’u'pm , perché era il primo ad essere apareci
ehiato , o piuttosto da u'àro‘ ‘7'0u’ dpi:;ìy, perché iguerrie
ri lanciavansi dal Pasto a’ combattimenti, ove distingue
vansi pel loro valore, Schol. in Hom. Il. (3'. Chiamavasi
pure qualche volta J‘mrnmàpù, colazione , e prendevasi
dopo il comparir del sole , -Schol. in ibid.
,
.
2.° Arîvrrov , era così chiamato, perché dopo questo
pasto , «l‘u' worsîv , bisognava riprendere i' proprj travagli,
o ritornare al c0mbattin;ento. Prendevasi questo a mezzo
giorno, Ben. 11. g' , v. 381. Schol. in h. l._‘
3.° Ankwo‘y , detto anche imn'pwpu , pasto del vespero.
4.° Ao'paro;, era la. cena, Hom. 0:.(yss.fi' , v. 20 , la
quale da’ Greci posteriorivenne in seguito chiamata d‘eî
srnr , Schol. in Hon. Il. 5’.
‘Altri autori non riconoscono che i seguenti,nomi:
’
l.° A’xpa'wcrpa.
‘ '
I
2.° A"pcmrov.
3'° E'avrs'pwym.
4-° Asîvrvw.
.
.
.
"n
‘
Ma la più parte conviene che iGreci non avevano che
tre pasti al giorno , e tralasciano il J‘siMya‘v. Essendosi in
seguito cangiati i nomi di questi pasti , Jpzr°r dinotò il
pranzare , J‘o'pvro: la refezione del vespero , e J‘n'arror la.
cena, Amen. lib. 1. cap. 9', Eusrrrfad Od_yss;fi.ew'.,
Alcuni .altri suppongono pure che gli antichi Greci non
avessero che due pasti il giorno , à'pwn et «l‘a'p'w‘o; , ed.
opinano che le altre parole non fossero se non varie espres
si0ni di questi due pasti, Arman. lib. 5. cap.
I Greci riguardavano come una stravaganza il mangiar
Icopiosamente ne’ pasti del mattino e del mezzo giorno ;
essi credevano che bastasse un Solo buon pasto dopo i
travagli del giorno , PLUT. Symp‘. 8; Quaest. 6. ‘
vumsumz m nm. I 1'
C A'P 0
(13.
XVIII.
ruux anni in rum,
Nei primi 1s‘ecoli i banchetti ed i pranzi grano per or.
dinario il séguilo di qualche atto di divozione verso>glì
deî- 2vpîafl'ou avvayniyv‘ 'rn‘l aifl'at; ai: 600'! u'n'pnpi , ATRI.
lib. 5.‘ Non usaivansi liberàmcnfe i vini e le vivande ri
cordate , che in tali solenni occasioni, Id. lib. 2. Nei
giorni di festa ognun'o stavasi in riposo, e viveva in una.
maniera più abbondante degl’ altri tempi‘, nella persha
sione, che} gli dei assiste uno alle loro tavole in simili ri
correnze, OflD. Fast. lib. 5. Tal Porsuasio'x1è contribui
va ad inspirarq a’commensali una condotta decente e ru
gionevole, e gl’ impediva a_'darsi in précia_ agli eccessi
della tavola. Dopo un pasto sobrio e_ moderato, eSsi*of
frivano ima liba'zione agli dei , ed ognuno se no ritornaira
in casa, 'ATmi‘fl. lib. 8. cap.-16.
' '
Il lusso e la prodigalità s’ ihtrodusseto ben piest0‘nel
tenor di vivere. Gli autori antichi fanno menzione'di tre
sorte di gran pasti: u'Mm'v, ydyo; ed e'puyo;. E:‘Mvn'r ,
fl’l“ )a',u._0f , l'wu‘ ou'x s'pavo; 71‘ N y' Erz‘v, H0M. Odyss. A'_
,v. 414:, e da qui è che comunemente si suppone aves
tero avuto i Greci tre separati generi di mense ; ma quie
ste si
ossono ridurre a due , n’Mm’m ed f'pavd; ,
oten-'
dosi IP yà'yo: , o banchetto di nozze, comprcn ero in
una delle giue divisioni. L‘ u’Mnrfm', detto qualche volta
i\v‘w2|’a ed Jau’pflon Minor , ‘era un banchetto dato a
spese d’lun solo individuo , Schol. Hou. ad Odyss. a',
v. 226; Aur:n. 8, 16; Eusnr. ad Hou. Odys's. a".
L' ipayoz’era all’ opposto un banchetto dato a spese Cof
muni de'convitati , e prendeva il‘suo nome d«n‘ rou‘ au
"Pfiv mi? uvyoipliv mm», perché Ciascuno; vi contribui
Va proporzionatamente , Anna. lib. 8. 16; Scholuad
Odyss. u' , v. 226; PLAUT- Curcul. 4 , I , 13. Un. tal
banchetto chiamavasi anche 01'aa’o;, e gli ospiti avvfiniai
«un, ma più comunemente l‘pumì. La parte Proponic
nale di ogni comitato era detta vvycopx‘ u‘cpapà , uhm:
floNì , avyflohrì , ‘Ccv. Quindi i. diversi nomsi dati a‘ pasti,
l 1 f;
Arrncnrr.tl on ncue.
Jrîwar ruggeprra‘v , cupfloMyirîov , fr'o‘ u'vro‘ dupflo).fis, m:
w/s‘o’Am, e qualche volta-ed in assumi , ecc. In Argo una
tale contribuzione riceveva il nome particolare di xaîy.
Coloro che raccoglievano queste.gontribuzioni eran chia
mati come gli ospiti ipsìwfrm‘.
_
A tal genere di_pas_lo si rapportano naturalmente le
voci J‘sz'vrvvy .wrayo'yyov-, o avmyw'ywr, le quali son de
rivate da 'aum'ym , riunirsi, e, clieÎ, per" un particolar
significato'diuotano, bere insieme._Non si sa però se que
stals ecie di pasto fosse lo stesso che l‘ (paro; ,UA'rnnn.
si.InE.questo luogo’pariinenti
- ‘ fa (1’ uòpo
di far menzione
de’l‘sifim I'ml‘0'a’aga‘, 0 {E ,I'mJ‘ogcivmy b‘aanetti , in cui
alcuni ospiti fornivano più degli altri.. Ciò- chiamavasi
s'miul‘o'mn'
'
»”
- Il «ro‘ u'ra‘ awupià‘ar , era la cena robe un amico faceva
traspoflar di sua. casa _aÎqtiella d?un suo 'amico,pe1‘ go
der della sua presenza , _senza dargli alcuno imbarazzo,
A‘rmm. lib. 84 Dicesi ancora, che ciò allude‘sse al costu
me di riceVere in un canestro , in vece di una cena , o
un pezzo d' argento, o un pezzo di carne, Hnsvcn.
I.Ìbancbetti cbiamati i'pam portavano meno spesa di
’qnelli,, in cui una sola persona doveva tutto sborsare :,
quindi essi erano d‘ un uso più generale. Alcuni legisla-.
tori li raccomandavano ; come atti a ritenere (i trapp’orti
amidbevoli , e la buona intelligenza tra’ vicini , Hs_smn.
Open e! fUier. lib. a , v. 340. Ivi ancora osse'rvavasi
maggiormente l’ordine e la sobrietà; ogni comitato ren
dendo il suo scotto, guardavasi d’ oltrepassare i limiti
della tem eran'za , mangiando assai meno di quello che
fatto avre be se il banchetto fosse stato a spese di un’ al
tro, Eusr.
in Od_yss.
4', _e le
non
procedeVa
com'ne’pùb
blici
bancheth
, ove tutte
spese
ierano apcarico
di un
sol cittadino , e dove per Îconseguenza si vedeva spesso
trionfar_ l'intemperanza , Id- i'bid. v. 26. Chiamavansi
y écdyfigiort:oloro che prendevano parte al’ pasto senza con
tribuire alla spesa. l)’ un tal numero erano i poeti, i can*
tori, e tutti coloro , i cui talenti servivano a diverlir la
rcgmlìilgnîg‘, “Amen; ya‘p m'u‘ 4‘oiJ‘oì Noy.sv , AÌ‘HEN. lib.
I-‘C3P. 7 i giacché '_'Axapn fiu'uv, o celebrare un. convi
vnm suon: m PASTI.
115
to , o banchettarq senza fungo , _era un’ espressione pro
Verhiale usata per dinotai‘e coloro ch‘ entravano a parte
Cipare di un banchetto,sèhz'a essere a lor carico-, o pen
sîcre di doverlo Provvedere'del necès;ario. Da ciò è che,
'Aav'pflom; s’ impiegò di poi pe(significaré una persona
inutile , vivente a spese altrui , e non contrilmendo per
nulla a’ ‘esi, PLuîr. in Curiol. .
'
Non geve per ultimo omhnettersi che alcune città eve
Va_no 1’ Uso di far de’ pubblici,banchetti , a cui premie
vano‘_ partehl’intera città, 1m\a tribù, o certe classi della
popolazione. A tali I)iÌIICBGÎU davqsi il nome geteg‘ale dl
dura/mm , wauJ‘aw/m , etc.; qualche volta si dinotayapo
col nohe,clulla classe de‘ cittadini che vi era zim’messà}
J‘i/yofiom'isl; «l‘ilwu J‘uyo'am e «l‘npwnia', ppz't'pifi, eng
wmì 1 etc.‘, secondochè appartenevano‘ o allo staseo di:
stretto J‘n'146;, alla stessa famiglia, 9pwrpi'a, o_alla stessa
‘ tribù, puÀfi. Que;ti laa’uchetti facevamì a spese di _ciasCflm
comitato, e qualche volta dè’pi_ù_ l‘icchi'citla(lini_,‘ ed in
certi tempi a _slpes_e del pubblico tespro. Lo scopo di ta
li pa‘sti3 “in! alcune città regolati dalle leggi , era quello
cl’ avvezzare gli abitanti alla temperanza_ ed alla sobrietà,
e di fai‘ gl]ignztr fra loro la pace, e la lmona intelligen
za. Questa istitu'zionc originaria dall‘Italia_ éra dovuta ad
Italo, A_MSTOT. de Republ. lib- 7 cap. 10. Minosse l'in<
trodusse quindi in Creta; e Licurgo, àd esempio di lui,
ne fece godere gli|Spartaui. Fu cambiato_ il solo' nome
di qfiel,pasto; giacché al nome Cretese évó‘puh: ché; ser
.viva ad indicare i loro banchetti , i Lacedemoni .vi so.
stituirono quello di g.uJ‘fmn , PLÙT. in Lycurgl Sembra
pui‘e'clie Questa parola «1’ aul‘p1Îu' fosse in uso ne' primi
tempi della repubblica Spartana,Amsror. A tali convltl
degli Spartani presede_va un‘estrema frugalità; eranvi arn
;n'essi _èittadini di ogni età ;_facevasi anche un;iiovere
eÎ giov_ani. (li asèistervi , come ad una scuola di terppe
Ianza e (li sobrietà , J‘iha'xamîm dmppo:ru'vu's. Essi..vi l'i‘
cevevanq da"vecchi' delle lezioni di buoni post mi e di
ntiliflconoscenze, PLUT. in Lycurg. Gli ’1_\tenies ‘avevauo
anche i loro Syssitia , 0 banchetti particolari, che era
no destinati al consiglio de‘ Cinque Cento , e quelli ri
serb;ti a’ cittadini , cui lo stato_ alimentav-ÎMa >su'e spese
\ 116
_
Am1cnrra’ carene.
in ricompenande’pubbliciservigj resi da loro "o dai loro
ànteuati. Ne avevano pure gli Ateniesi molti altri di di
versa natura..Parecchie città greche avevano ancora adot
tato quest' uso.
.
l \_
‘ c a P o XIX._
PRINCIPALI r'174uns, parer coznqzvsrhvs: 1 2151:.
Il nutrimento degli uomini neî primi tempi consisteva
in. frutta ed altre pr0duziorii, che la terra lor_o presenta
va , senza esigere nè travaglio , né coltura. La loro.be
{randa era l’ onda del limpidi ruscelli, ann.lib. 6. Gli
abitanti (1‘ Argo si nudrivan0 principalmente di pere; quelli
di Atene , di fichi ;. l’ Arcadia era celebre per le sue ghian
de, Azt.un.lVar. Hist. lib.,3 , cap. 39; e si resero co-'
si famosi gliabitanti di quella contrada per alimentarsi
di‘ quella-tal sorta di cibo , che ricevettero il nome di
fluMmpae'w, mangiatori di ghiande , Licormi. Cassimdr.
v. 482. La' ghianda era ancora in uso in altre parti del
la Grecia ; e trovansi le querce dette in quel tem o pai
7oi , dal verbo pa'yuy , mangiare, Ismom Origin. li L 17.
cap. 7. Secondo gli antichi autori; gli uomini nudrironsi
lungo tempo di ghiande e di grani di varie specie ,Ma
Cuor. in Soma. Scip. lib. 2. cap. 10 , senza conoscere
perno tempo assai lungo 1’ arte di preparar la terra per
a_ coltura delle biade. Credevano però'essi che in quei
tempi felici che intitolflano l‘ età dell’oro , secolo d’ab
boudanza e di prosperità, il frumento si pr'oducèsse
dalla terra4senza esigere alcun travaglio , ‘Hesmn. Oper'i
lib. 1 , v. 116. A poco a poco essendo la terra divenu
ta sterile ed infruttuosa , gli uomini furono ridotti al un
trimento comune agli animali, fino all’ e oca in cui Ce
rere , fra molte altre utili arti , insegnò oro quella della
coltura , -ÀMacuou. ibid. -Trittolemo fu il primo , a cui
Cerere insegnò il.modo come seminare e coltivare la ter
Ira , ed egli fu quello che partecipò le-sue conoscenze al
la contrada abitata di poi dagli Ateniesi. Cerere iniziò
benanché in questa scoverta Eumelo , cittadino di Patra
in AChaja, che sparse
uesto beneficio nella ‘sua patria ;
Arcade ne fece godere gli Arcadj , Pausan. dtIic.g dchaic.-,
’
‘
rmncmu mm: ,c ecc-
117
lrcad. Alcuni autori altribuisèono a-Pane .l’ inve'naion_
del pane e l’ arte di farlo “cuocere. L‘ orzo. fu la prima
specie di pane destinato al nutrimento, Altremom. lib. 1.
cap. 71 ; PLIN. Nat. hist.’ lib. 68., cap. \7. Esso fu- di
poi bandito dalle mense de’ cittadini ricchi e relegato a
quelle de’ poveri.
_
v
Il _pane‘ricevett'e il nome (li u'pflr ,ìe servendo. tal no;
me a dinotare_ il principale alimento , si‘applit:ò per esten
sione ad ogni sorta di cibi ed anche dibevandq, Amen.
lib.
cap, 15. Chiamavasi ancora cima; per metonimia,
Horn Il. 1’, v. 341‘; 6' v. 507; Hnswn. Open v. 146,
e 604. I‘ Greci usavano di portare il pane in un cesto}
cui_davano il nome di minor o uarao’r ,_ -Hoivr. Odys_s. ai.,
v. 14;; Tunocnl'r. Herculisc. Idyll. 24._ v. 135; Vutu.\
Aen. 1. v. 705. Lo cuocevano essi sotto le ceneri, ed
allora questi panichiamnvasi barml‘ìnr apro: , Amen. 3.
27 , ed e‘7xpu’piat , Id. ‘3. 25’; sm. _ed Hesvcu; in hac
voce; o nel uplfla’yp , specie di forno , ey da\ciò furono
denominati atp1flawiq‘au , Arunm 3. 26. La parola. iwn'a-u
s’ impiegava ancora molto frequentemente per"inclicare il
pane , Id. ìbid. Mafa era una specie di pane d' un uso
molto ordinario, nella cui composizione entrava (lei me-.
le, del sale e dell’ acqua. Vi si univa qualche volta del
l’ olio , stvcn. imMa’{a.; Scfiol. Amsrorn. a_d Pac. v.
1', Awur.u. 14. 'Akpvror, la farina d‘orzo, era molto in
uso , Eusrrrn. ad Iliad. u' Svm. In Atene,,;un; portico
ove vendevasi questa farina, era chiamato iwi'frnv fax";
Hnsvcm,o s‘an‘ aiAp‘rra'a‘mM: , Anxsrorn. Ecclesiaz- v. (382..
Qpîav era un miscuglio di riso, formaggio , uova e me
le , e riceveva il nome dalla foglia di fico , in cui si
aveva cura di avvolgerlo, Schpl. Amsrorn. ad quit. v.
neo; id. Schol.’ ad_ Ran.,v. 134. Murrora‘i era un’ali
tro misto di formaggio , ain ,‘ ed uova, Schol. Amsworn- '
ad Aeharn. v. 173; Id. Schol.'ad Equit. v. 768.\
Il nutrimento (le‘ poveri consisteva in,un pane ihca
vato , ove riponevano i cibi, onde si componeva il loro
scarso pasto. Un. tal pane dicevasi pan/Mi; , Schol. AM
sroru. ad Plut. v. 627 , o ymv'>q , origine del verbo
ymiMia9m. In Atene i poveri vivevano ancora d" aglio
di cipolle , Schol. Antè’roru. ad PluL v. 819; e adE,uih
r'i9
, iuricnrra’ carene.
.v. 597. I Greci avevano ancora molte specie di focmce,
'0blf‘eqtlpmaii; , Ams-rorn. Equ. v.- 277. cum Schol. , a»
«41406,, Anîsrorp. Thesmoph.\ v. 577. , 'é‘puAa; ; Id. Pan:
V. 1194 , îirp/a , Id. Acliarn. v. ‘1091 , {zsAirrofiea ,Id.
Nub. .v. 507 ; anun. erîphan. ; Po’LL. 6, li , seff._76ì
q.i'r06frfrn , Anrsroru. Plut. v. riga , ecc;
_
.
Gli uomini ne’ primi tempi s’ aste,nevan'o interamente
dalla farne degli animali. In forza dell‘ opinione generale
che f0sse ciò proibito dalla legge , riguardavasi come un
sacrilegio‘il nudrirsi 8‘ un oggetto, che a'vesse a’v_uto vita,
o di macchiare gli alieni (leglidci del sangue (1" una crea-'
thra animata, PLAT.|de Leg. lib. 6', Ponrnvn. lucapace
di render da se'stesso'aleun servigio , il porco full pri
ma animale ad esser sacrificato ,‘Crc. de Na_1. Deor. lib. 2.‘
Il bue I‘all' opposto, in riconoscenza _de‘servigj ‘che ren
deva per la coltura della terra , si vide rispettato ancor
lu’ugò tempo , dopo che si eraintrodotto il costume Ìli
n_udrirsi della carne degli animali. Ugolino pure guarda
vasi dal mettere a morte gli animali giovani ',' A'1HI-ZN. ;
HOM. Tenevgsi come un atto di crudeltà il toglier la vi
ta a creature ,‘ che appena ne avevano potuto conoscere
i'g'odinienti; e temevasi nel tempo Stesso direcar nocu«
mento alla propagazione della Specie: Quindi essendo gli
agnelli divenuti rari nel territorio d’ Atene , .fu emanata
Ima legge, la quale proibiva «’aréxrou oipvo‘: yier‘au , di sa
‘crificar gli agnelli che non fossero giunti ancoî‘a all‘ età
di dar la lana. ‘
'
‘
-"Quasi presso tutt‘i popoli, la maniera più ahticadi
preparar'le vivande era di farle in arrosto , Arnnm. l ’,
cap. 10.._Non si facevano , se non di raro, bollire , Srnv.
in Jen.'1 ; A‘IHEN. 1 , 19 ; Hom. Il, 9'“, v. 362 -)PLAT.
de Repub. 3.,
'
'
'
Tale era stata la‘. maniera di vivere de’ Greci nei tem
i più‘ rirno'ti. I soli Spartani non degenerarono dalla so
irielà ‘de’ loro_antenati , perciò osservarono lungo tempo
i regola-menti di Licurgo. Essi recavansi costantemente
‘tutt‘i giorni ai aurafwa , banchetti pubblici, ove non
apprestavasi che un nutrimento all’ estremo semplice , e di
viso a Ciascuna persona in eguali porzioni. La principal
vivanda.’ di questi conviti era il [AÉMU {mya‘;, brodetto
\
PRINCIPALI VIVANlJB, ecc.
119
nero_, particolare a quella sola nazione , Puma. in. Ly
curg. ; Ill'ill Agiil.; Pot.L. lib. 6. ca .,9',/,Seg. 57;'Cic;
Tascul. 5 , 34 , e pei‘ nulla. adatto ai allettare i palati
delicati , A'rueu. lib. 4. cap. 6
"
I poveri nudrivansi alle volte di" grilli .,' e delle estre
mit:i_ delle foglie degli alberi, Amsrorn: Acharn. V. 1115.
e 371 ; Aeuuv. Var. km. 13, 26;Ovm. Fast.4, 392.
I Greci amavan0’ moltissimo il pesce; intanto non ve
diamo giammai che Omero nella sua Iliade ne faccia pre
sentare ’a‘ suoi eroi, PLAT. de Repub. 3. Essi avevano an
cora m'olto gusto per le anguille preparate con la bar
babietola, e che essi chiamavano g'7xi’uu ìrri:rzufla‘m
(u'y_ar , An_iSTOPH.‘Ac/zarn‘. v.- 894; ch. "v. 1014,Ain1511.
g, 13. Facevano anch‘ essi iiso del pesce (salse, q-u'pi‘xof.
l collo ed il ventre erano. le. parti che essi preferivano,
Schol. Altis'roru. ad Acharn. v. 966; ATHEN. 3, 33.
Le loro‘ seconde portate , J‘wfn'pui fpk'vrifm', cdnsisteva'nó
in confetture ,' 'Ìmmi ,' mandorle , noci ,' fichi, pesche ;
cibi espressi sotto il nome di «rpm'wni , AELIAN. ’2’ar. km.
I , 31, rpuyflcaTa. , SchoL Amsrorn. ad Plut. v. 190.;
1‘mà‘ap1rx'apqwc , A1‘1inm. 14 , 10 , m’,u,uavw,‘ Id. èx Ari
tz'phonL 14 , 12," ecc. Facevano finalmente 'essi usò del
sale , iAu;', nasi in ogni specie di cibo , HOM. Iliaii.
‘1, v. m4; ELUT. Sympos. 6.
‘
_Gli Spartani , malgrado il lor genere di vita sobrio e
moderato, covrivauo le loro mense di carni di macello
e di cacciagione , Arona. lib. 4; Xenoru. de'Repùlg. Lac.;
V PAUSA-N. lib.g3, cap. 20; di lepri, di pernici, e di _pe
sci, Amen. lib. 4 e 14,. Ciò_1ion ostante i cuochi di
Sparta erano' chiamati o'imruwì xps'w: pa'rou , preparatori
di carne eolamente , e'quelli ch‘_eseri;itavano il loro mc
stiere con troppa ricercatezza ,.erano cacciati di Sparta
come
, AELIAN. lib.
14, cap.
7; Maiuim.
'Disser.appestati
7'. '
‘
I. _-Trn.
Que'sto co'stume, era del tutto dissomiglievole a_quèllo
degli antichi eroi, i quali non tenevano _CÙOCbÎ,_IIIJÈIHC
volte prèparavano’essi stessi la carne delle vittime: Tip
VI? 5" il": No; 'A’xthw“ ., Kau‘ mi fu" zu’ #l'CUÀKE , un'
éyp‘o’flMoìan {ampi , HOM.
Il. 0' , v- zog. Per lungo
- tempo gli araldi, m;'puxu , allorché non eran trattenuti
mo
Aurmmn‘ cucul.
da cure più importanti, siaci'vili , - sia militari , cune
incaricati non solo del com imento de’ riti le delle ceri
monie de’ sacrifici , ma ancora dell'impiego di preparar
le vivande. Perciò troviamo gli antichi cucinieri onorati
del titolo di 0wrnuî: :pwrilpot , versati nell‘ arte (1‘ indovi4
mare per me2zo de’ _sacr_ificii , e l'ipoîram‘o 7aÉpar-.xm‘ du
rqu , presidenti alle allegria delle nozze ed. a’ sacrificj ,
ATRI-IN. 1th 14. cap. 23; '
Nelle altre città della Grecia però , e principalmentq
nei secoli più recenti, 1’ arte del cucinare , benché ri
guardata da alcuni popoli come indegna di un uomo na
to cittadino , giunse non pertanto ad un alto grado di
stima , Amen. ibid.plcuo'chi siciliani si avevano a'cq‘ui
stato con ciò una' gran riputazione , Id. ibid. La or
mensa era tanto ragguardevole per l‘eccellenza e profu
si‘_0n di vivande , che Euxwzu‘ 7'poirrlCa ,, una tavola sici
liana, era un' es ressione proverbiale per dinotar ciò che
il lusso poteva iiirnire di più»ricercato , .va._.
Il popolo ateniese, dopo quello.di Sparta,-era il più
con0,sciuto per la‘ sua frugalilà, per essere il suolo d"Ate
ne poco fertile , e non provvedendo che a stento a’ bi
sogni dei suoi abitanti , ATHBN. lib.- 4 , cap. 3.. Quindi
viv'ere
cui si servivano
all‘ ateniese
i Greci
, 'Avfrnwpa';
per indicare‘un
, era unauomo
espressione
che me
nava,una vita sobria e scarsa, Id. ibid. cap. 5.
Da’ diversi cibi particolari a’ Greci ,
assiamo_o_ra alle
loro varie specie di bevanda Ne’ primi secoli, come è
stato di già osservato , 1‘ ordinaria bevanda fu 1‘ acqua
lim‘pida de’rulseelli, Roma. Il. 3’, v. 825. o Calal. Nau.
v. _332‘, Pmn. Olymp. od. 6. str. s', v. a; Amman. 2 ,
4:, in seguito le calde sorgenti vennero in grand’ onore
dall’ esempio di Ercole_, il qua-le trovandosi veramente
molto spossato dalle‘fatiglie‘, fu , come finge la favola ,
debitore a Minerva o a Vulcano della scoverta d'una di
queste sorgenti, la qual pozione servì meravigliosamente
a risto‘rare le sue forze, e per tal cagione si stimava dai
Greci, che questa specie di acqua esser potesse estrema
me'nte Benefica per somiglievoli occasioni ‘ «Pru. Cril. ;
H0M.
Il. 2',eroici,
v. 147.
alcunimaiautori
rò, i Gre
ci de‘tempi
nonSecondo
si servirono
di taliiiacquc
per
'I
p"
ramcmlu vmumn , ecc.
121
bevanda , ma ne facevano solo uso per bagni, amme
nocchè i medici non l’avessero prescritta, Pou.. lib. g ,
cap. 6; Amen. lib. 3. cap, 35. Si può pertanto affer
mare, che ancor ne” secoli Precedenti ad Omero, talgbe
vanda era generalmente conosciuta da'Greci, Paaur. Cm;
cul. Hoarr. lib.- 3 , od. 19; Arruzu. lib. :; , cap.‘ 2.
Intanto l’acqua.fiedda era d’un uso più frequente; ed
allin di renderla molto fredda, servivansi _ne'calori delle
state del.ghiaccio , che cqnservavasi involto in panni a
nella
, Gli paglia,
AteniesiPurr.
si appropriavano
Sympos. lib. l' 6-;
invenzione
Arnlàrt. lib.
del 2.
vino,
e pretendevano d’ averla comunicata a tutto il resto del
la Grecia , "Arouon. lib. 3 ; Hroxn. fab. 130; Jes'rm.
lib. 2. cap. 6; Pansan. lib. i , cap. 2; Pnorewr. lib.
2.. eleg. 33. v. 29. , sotto il gbverrio di Pandiqnè, quin
to re d' Atene , Arou.on. ibid. Alcuni autori‘pe attri
buiscono la gloria ad un certo Eumolpo, Trace d’origi
ne ,
che abbandonò la sua patria pervenire a stabilirsi
nell‘ Attica, Puri. lib. 7,’seg. 57; Snug. lib. 7.; altri.
però ed in. maggior numero si compiacciono di fissar
acco per autore della scoverta, il quale per questo ri
guardo ricevette gli onori divini, Aroznon. lib. 3; Ha:
cm. fab. 130. Alcuni son d’ avviso che.l‘ uso delle vi
gne fosse da rincipio scovert-o nell’Etolià da Oreste fi‘
glio di Denca 'one , il cui nipote fu detto Enea , dalll
parola m'mt, impiegata anticamente a dinotare le vigne ,
enchè si pretemiesse ancora da altri che tal parola ci"
l'0; , vino ,_ derivasse dal nome di quell’aEneo , il quale
dicesi, fosse stato, il primo che giunse a scuoprire l’arte
di Spremere il succo dall’ uva per formarne il vino; 'Earai
zu‘uo; afro; Oin'mr, Amen. lib.- 2 , N:cann. Si attribui
sce ancora questa sco'verta ad Olimpia, città situata sul
le rive dell’Alfeo ; o a‘Plintiorie, ‘città dell‘Egitto; Arnal
[-
,
Le donne greche e le donzelle facevano uso del.vinó,
HOM. Odyss. {' , v. 77; e come tal bevanda era quasi
generalmente interdetta al loro sesso negli altri paesi , i
forestieri avevano di esse un’ opinione pocov favorevole ,
Amen. lib. IO. Davasi
ure del vino ai fanciulli, Hou.
Il. 1', v. 484. Mescevasx ordinariamente con l’acqua; e
122
ANTICHITA’ umane.
le cappe clic servivano a t|almescolamla, avevano il no
me di upwrfips;, ampu' fra‘ xgpéo'awfim, HdM. Odys:.}d{ y.
11.0; ATHEN- 5., 4; Eusrnu. ad 11. 6'. Si attribuisce
l’origine di tal costume a Melampo,‘ Arnsn. lib.‘ 6. cap.
2.,' o a Staiilo figliuol di Sileno.
Alcuni autori preten
dono che Anfizione ,. re d' Atene , apprese l‘ _uso (li mi
schiar il vino coll’acqua da Bacco medesimo , o. che in
tal occasione egli c0nseCrò un altare a questo dio sotto il
nome di «i'p6m; , diritto, poiché d’ allora in poi si poté
uscir da‘C'onvili con la testa libera , ed o'p0m', senza va
cillare , PLIN. lib.v 7 , cap. 56. Lo steso re cmanò una
legge, con la ualc veniva ordinaîo, che nei banchetti
non si potesse a1‘ altro uso per bere, che del vino mi
schiato‘ coll’acqugz; questa legge essendo andata in segui
to_ in disuso , venne richiamata nel suo vigore dal legis
latore. Solone‘, ' Amen. lib. ‘2. cap. 2. Non si avevano
delle regole fisse per tal mescolanza; mqlte.vasi arbitra
riamente un terzo, o due quinti divino su &uc terzi, o
tre quin_ti d’ acqua; ed altri mettevano ÎÙ. o meno di
‘ac( ua ,' secondo che loro piaceva , Id. ‘lilî. 10 , cap. 8.
Gli Spartani facevano bollire il loro vino sul fuoco, fin
cbè fosse ridotto alla .quinta‘parte, e non cominciavano
a’berlo, cl1_e quattro anni dopo la raccolta: Eh Iro‘ 'lhÎp
s'aîm n‘o‘v oz'.y0r .l i'm; iv 'ra‘ m'yvr'wv pe'pc; u’pnlwrj, mu‘
prru' 'rid'dupnè i'{fli 2paîwnu, Id. ibid. cap. 7.
Ciò'non per tanto iGreci, e ’principalment'e gli Spar
tani , in certe occasioni bevevano alle volte il loro vino
aSsoluto, u'xpam'qspar arz'mr, loccb'è dicevasi, bene all‘uso
degli S'citi, ivi-mxuw'au’,’ gli Scili erano molto dediti al bere.
L’espresflone 2xw9n-ì 1m'Îr , o .duu6'omlîr u.savasi frequente
‘mente ‘per az'xpà‘7'a'kxfîr; e mwfium‘ vra'm: per uixpa'roflrwl'x.
"Queste espress'i0ni cominciarono adesser in uso dall’epoca
di Cl_eomene , generale'Spartàno , che avendo vissuto lungo
tempo fra gli Scili , Prese da loro delle lezioni d’intempe
ranza, Afrnnn. lib. 10, cap. 7. f'Traci ancora bevevano il
lor vino senz’acqua , ed erano essi così-amanti del vino,
che "gli uomini” e le donne riguardavano come il tempo del
la vita meglio speso , le ore consecrate a‘bancbetli , he
Vendo ’vino puro in abbondanza, e versandolo anche Asu
gl’a'biti loro ,7 Id. ibid.
,
rnmc1riu vw.uum , ecc.
1a3
Da ciò,è ancora che Ipam’n. arpa'vrocm, il modo di ber.
all‘ uso dc’ Traci, usavasi anche quasi generalmente nello
stesso senso che d'4'tpafrafl'00'l'“, cioè beer vino senza esser
mischiato coll’acqua , Poni. lib. (5. cap. 3.
I Greci riponetrano i_loro vini in vasi cli'terra, |"y m
ga',ua,'s, Hom. Il. -r', v. 465.; Eus'ri’ru. ad Il.» 1', v. 387;
POLL- lib. 7', 33 , seg. 161 , in.ptri , Jaxoî;', HOM. fl
y','vl 2.”;‘75 0dyss. g“, v. '78, o nelle botti, Odyss. 6’,
v. 340. U vino vecchio era molto pregiato, Ben. @dyss.
3'. v. 340; 7‘, v. 391P1NDAR. O(ymp. od. 9, antistr.
5', V; ì5, 16; A_ruén. 1, 19'. I vini più rinomati della
Grecia erano : .uf‘yo< IIpu'pmaf, @a'a'io'; , Aiafliof, =Xîu ,
KM“, K°Îvf, et 'Po'à‘m, Altura. Vaf. hisl. lib. 12, cap.
31 ,"01’m Maplu'frm, è il vino di cui- Omero faceva più
conto , Hom. Odyss. 1’, v. 194; Arumr. 1,20; BLIN- 14’ 4»
Qualche volta si usava da taluni di profumare il loro
vino , lo che dicevasl allora' un'-va: pup'yiuifl: , gianni.
Var. hist. lib. 1:1, cap. 31 , e spesso yu;'p'hqr, nome
generale ‘per dinotere una bevanda profumata , Hnsvcn.
Mescol’avansi- ancora nel Nino degli altri oggetti, come .
d'hpm’a, del mele; quindi ohav irnxpivrolu'roc, vino me
Scolatò col mele , Amaro lib. 10 ,\ cap.‘ 9. Fra le altre
Specie di vini fatturati si osservava pure o_i'nu Irpi'61vu ,_
vino fatto diorzo; ed m’va: ilura‘r', vino di palma, det
. \0 ancora alle volte 52“ i.,twàr . essendo ó'gu il noine
generale di dgui specie di vino fatturato- .
.
Ne' primi secoli, i Greci si servivano per bere delle
torna di bue, ATIIEN. lib. 11. cap. 7; Eusr. ad]liad.,
\
6’ dîp0i delle coppe di creta, Amen. 11, 3 , di legno ,
Id. ibid. cap. 6, di vetro, Amsworu. Acharn. v. 73,’ di
rame,Pou.. m, 26, seg. ma, d’oro, ÀTIIBN. 11- 3 ,
e d' argento , id. ibid. Queste tazire portavano il nome
di via», ‘ll'l'Î'ìi/JIOI , xv'ME , -J‘s'fir ,. xu'mMav,‘ a'.uwmifl>_\
'10" 0xv'pox, zup/3/or, chv'flmv, ymrn'p , xw'flùv , J‘sfra; e
ÌuWu‘fl 0np/aiAmr, flaumimoi, etc. “ATusu. 11; POBL- 6,
16 ’ S€g- 95. .I loro nomi variavano secondo la diflferen
za della loro forma, mentre le une eran fatti in un mo
._ do ,, e le altre'iq una diversa forma. '
\. Ai banchetti dein Spartani, ogni convitato porgeva le
sua coppa allo schiavo incaricato di ricmpifla,,e.di ser
124 -
y Anrxcmn’ carene.
1irè a tavola, Cnrr. apud. Armnv. lib. IO; lib. n. cap.
3. Essi bevevznno quante volte la sete lo richiedeva ,
X;nornn de Repub. Laced.; Purr. Apophth. Lacon. , ed
abusavano rare volte di questa concessione, Purr. de Leg.
lib. 1. Qualche volta per ispirare a" loro figli 1’ orrore
dell’intemperanza, facevano comparire alla loro presenza
uno schiavo in Perfetta ubbriachezza , Purr. Inslit. La
con. ; Araen. lib. ro. Per estin‘guer la sete; seri‘ivansi
spesso del“siero di latte, Hnsvpn. in K4fiiidr.
I canti, le danse , e gli flal|ettaimenti della conversa- .
zìone servivano al divertimento de’ lconvitati , e per ac.
crescere i piaceri delle loro tavole , Hou. Orlyss. é, v.
152; Sbhol.- Amsrorn, ’Ran. v. 1377-, ‘e Vesp. v. mq;
Purr, Imi. Lacom
‘
»
_
,'
car0xx.
cosraùr osserva: rum un” 2141:.
4
'
-
I
La persoùa’che dava il pranzo, era detta d' ordinario
e' imia’èup, e'mîr, 2_m'{m, mir eùvoum'ur iiqu‘v , àu,uara*
m'ov ipxm, cugaraw'apxo; , e nello stile de’ tragici aiuo
J‘a'wm , etc. I cpnvitati chi erano trattati a spese altrui, ve
nivano chiamati J“;wùpu'nr, J‘.unmî; , aupwa'ru èru'rà‘uflr
m , etc), e spesso ,xMa-oi , a‘u'ythror, u'wfou‘roy; nomi in
cui trovasi espressa la cagione della loro presenza, ch'era
Miau, un’ invito fatto da chi trattar li doveva,
Quelli che erano incaricati di fare gl‘inviti, erano da'
Greci detti xMiropu , o ‘tl‘il'n'roxkn'w'opl; , ed ancora , bEDCÌIÈ
,meno frequentemente, ricevevano il nome di u'Mar.paì ed
{Miaa'poì , da s’Ma‘;, nome della tavola, sulla quale po
nevausi le provisioni nella cucina ,' Amen. lib. 4. cap.
21. Qualche volta dinotavasi _l’ azi0ne dell-' invito con la.
parola àur17px'pm, scrivere abbasso, in conseguenza del
’ uso di scrivere su 11‘ una tavoletta i nomi delle perso
nè invitate. Nell’ invito era espressa l’ ora dell’appunta
mento; e4siccome le ore in quei tempi contavansi dal
m0vimento del sole , ritrovansi spesso in talioccasioni i
nomi di mm? l’ombra del sole, e di eaxxrîor, il_giro del
(finat‘l1‘2tnle, Ausrorn. Concionalr. et Schol. in Il. 1.; SUI!) ;
ESYCH.
-
-
co_srum ossnnvnx non nz’risrr.
. 125
I parenti venivano 'spesspsenza inviti, Armate. lib. '4.
cap. _26; Hom. Il. 18'. v: 468. Le persone che presen
tavansi a‘ asti senza invito personale, ma condotte soltan
to da qualche comitato, dicevansi d'mat‘ , or'nbre,‘ per‘chè
infatti sembravan0‘esser l‘ ombra del conduttore"; che ac
compagnavano,Pwr. S_ympqs. lib. 7. quaest. ti. ’
Davasi il freme di [Ltlîau,f mosche , alle persone , che
s’introducevano per'ahiturline ne’ banchetti, in cui non
erano invitati , e vivevano cbsi tutto, l’anno a spese altrui;
e'questo nome di pu'nu ,“m0schè , era un nome di rim
provero che si applicava\generalmente a tutti coloro che
da per se stessi si frammischiavanq in qualche compagnia
in cui non erano desiderati , 'nè bene accolti , ' PLA'U'1'.
Paenul. act. 3, scen. 3, v. 76; Id Mercaf. a_ct. 2. scen.
3, v, _2_6. Quelle stesse persqne che introducèndosi ne’
banchetti erano da‘ Greci chiamate (117144, ricevevano an
che il nome di Mww'wm, Miconj , dalla povertà di quel
la nazione , la qual povertà s esso obbligavagli a sedere
a mense straniere , Amami. li€. r,- cap. 7. Ma il nome
che più comunemente ad essi si dava ,’ era quello-(li n:
pa'a’arou ,' Parasiti., Amn'n. lib. 6. cap. 7; Pou.. lib. ‘6.
cap. 7 (1). _Ciò non ostante era assai comune per li pare'n
ti ed amici -, nonché per le persone di distinzione il pre
sentarsi l’ uno alla casa dell’ altro all‘ ora di pranzo senza
formale invito -, 'AxAmro: xmyi{waw |i’; @leu; 94'M| , EU
STATn. in Il. 5'; PLAT- Sympos. ‘
‘
_
Ne‘prinii tempi il numero de’convitati era vario: alcu
ni ne invitavano tre , o qùattro , ma- non mai eccedeva
il numero
chi ne,Esso
Amman.
lib. 15. cap.
4;
lib. 15. dicap.;tà.
fu lib.
poi 1.-cap.
molto 4;accresciuto
in
eeguito. Nei nuca/ma) pranzi ordinarj, non vi erano.
ammesse mai più di dieci persone ,
Eusncrn.»in Il, 5‘.
Ma ne‘ conviti pubblici alapyuxa'mw, (lati Ja’ magistrati,
ed anche da semplici privati, esso non era all‘atto limi
,
.
(I) Rilchendosi\ da noi la greca espressione , abbiamo dat,p‘ alla pa;
rola una maggiore estensione: e sotto nome di paraurti n0n solointen
diamo noi coloro che viver vogliono à spese altrui, e che con nome
più espressivo chiamiamo poggia alaharde , ma coloro hen' anche che
l_nangiano più del dovere , e che intemperanti si mostrino nelle tavole
In cui cui si trovano , o che siano o nò invitati.
1_26
mamma-U oscena.
tate, Arnlm ; Drou. Sm..Dà ciò è che alcuni legislato
rii , non meno per prevenire, gli eccessi ed i tumulti che
potevaho_risultare da {si numerose unioni , che per impe
d1r ai\ cittadini di. profonderc , per vanità 0 er altro mi:
tiyo, grandi somme , credettero necessario i determina
re il numero de’cmivitati; ed in particolare , non era
. ermesso ad alcuno in Atene d’ invitare ai banchetti più
Si trenta per volta; ed 'atfin di dare. più forza alla legge,
i y_uvmxovapm, sorte di magistrati, erano incaricati di pre
seder; a’ banchetti , e di rimandare -ificonvit.sti che pre
sentavansi
‘quamlo .s’ era compito il numero fissato. I
cuochi chiamati per preparar un banchetto non potevano
prestare il loro ufficio , se non dopo di-_una dichiarazio
ne preliminarq innanzi a questi magistratiY colla quale di
chiamavano a chi andar dovessero essi aserv‘ir'e , Amen.
lib.] 6_, cap. 11.. ‘Y
'
_
V
I \
cosa da esser osservata che le donne non assistevanu
giammai a‘_banchetti degli uomini“ Esse prendevano i lo
ro pasti in appartamenti separati ,, Cm.-orat. 3.-in_Vern;
Conu. New. -Pra'efat. in' Vit. Imper.
., - t v ',
v -
,
‘ Niurid presentavasi ad un banchetto ,- se non dopo di
essersi lavato, ed asperso d’ olio" e di profumi. Sarebbe
stata massima indecenza il venirvi coperto di sudore e di
polvere. A’n‘plfl‘; ya‘g tir tixm il? W' Wywa'mor av‘v,t'à‘p_o'
m aroMy‘im‘ longg’ryî , Amen. lib.’ 4, cap; 27.. I viag
giatori trovavano presso i loro ospiti, come adempire (a
tali doveri di decenza, Hou. Odiss. .i". .v. 48. Lavavansi
le mani prima di mettersi a_ tavola (1) , (d 4 ibid.;come pu
re dopo ogni" portata ed alla fine'del praqz0.‘Tà‘op gaia-al
xupn‘; pini Tpawa'<as , Ams;rorn. Vesp; Hou_. L’ atto di
avarsi le .mani al principio del pranzo , 'veniva chiamato,
da coloro che parlavano con precisione ed esattezza, n'
4.46.91“ 5‘il lavarsi dopo il pranzo ,_ e’wm'4ac'6u. I verbi
1
.-
-f‘
(1) Questo costume di lavarsi le mani prima di 'anrlare a pranzo
era in uso presso quasi tutte le nazioni, e specialmente presso gli E
brei , i quali attaccavano ad un tal rito una grapde importanza. Ed.
bgnnno si’rammenterà a questo proposito delle fagnanze che fecero I.
Farisei col nostro Redentore , perché i suoi disecpoli trascuravano una
tale lavanda , che pur era usata da tutti gli altri della loro nazione
Ebréa.
'
H
‘
_ I.v“n-.i,a
'
coswom osslnwln rnîirl DE'PAS'I‘I.
m7
JroyéEaaflar , s'nvroyiiîua9m , aivra4in: ,‘significavano asciu
garsi le mani, l’nypzyu’uy, xllpo'fzatxfrpav, etc.‘€ra la bian
cheria che serviva a tal _uopo. Gli antichi Greci ,' in Ve;
ce, ‘impiegavano a tal uso i residui del pane ,‘aiuragafia
7114;, che. dipoi gettavansi 2‘ cani, e da ciò è che dagli
Spartani aiuo,uazyduhiai venivano chiamati ww‘k, HOM
cesa anche degna da osservarsi che nel lavarsi-dopo aver
mangiato, si adoperava dai Greci una certa stoffa ,.sryrîyyq,
drqpu'dm; xa'piig,- propria a tergcre le mani, ATIIEN-dll).
10, cap. ultimo. '
-
, .
‘.
Può qui aver luogo una breve! digressione su i bagni
ch’ era in uso fra i Greci, e sul costume di ungersi di
olio e diprofumarsi, tanto frequente presso di loro,
Essi riguardavano il bagno come n'erofigwxa‘y (40‘! p'u'vrou,
indu;gfix J‘s"hras ui"nov ,; atto a purificare il corpo ', ed
a rinfrescarlo, Eus'r. Non\trascuravano perciò di'ungerai
o di bagnarsi dopo di un dispiacere 'o di Ìqualche' sven,
tura sofferta, Han. 0diss."d. v. 170. Gli antichi Greci
guardavansi di mancarvi , quando ritornàvano dal combat
timento , o da qualchè.impresa laboriosa, É'vra'anov xa.
vespa-11'va, _ii' peydàov rauadywm aro'rau, Apnmnou. libf
1, cap‘. 66. Ne’ primi tempi gli uomini e le donne si ba,
gnavano , senza distinzione , n'e' fiumi , o nelle acque dc’
ruscelli, Hom .Odyss. {'. ; Moscmldyll.fl', v. 31,T1n:0
cnrr. Idill=.zh v. 31. L’acqua del mare era generalmen
te preferita , quindi se il mare non era molto lontano ,
comunemente si bagnavano essi piuttosto in’ esso che ne’
fiumi, giac'cbè le parti saline , ond’ era carica 1‘ acqua
del mare , riguardavansi come» proprie a dar del vigore
a’ nervi , pa'Mea froîf ysépm; wpo'apopo: , ed a purificare il
corpo da ogni, amor maligno, ATREN- lib.'1, cap. 195
HOM. Odyss.
.
_ ’
‘
.
L’uso
dc’bagni,
bagni 'Hpnixksgu
caldi rimonta
ad"u_ù’
epo'ca
molto s‘at-V
an
tica.
Questi
Mufrpu‘,
la cui
scovèrta
tribt_1isce a Vulcano , e da taluni ancora a Minerva ,, fu
rono decantati da’ primi poeti, Pindaro parla delle Sfppe‘ .
Nuppiv Mufpu‘ , terme 0 bagni caldi delle Ninfe, 01.v1ur.
011. 12. Una delle sorgenti dello Scaniandro’ era bollen
te , e perciò commendata dai Poeti, Hou. Il. x'.' Noi
,vediamo Andromaca preparare un bagno caldo Pel rit0ru'o
128
Anr1‘cnitA‘ ùnncun.
di Ettore dalla battaglia, Iii ibid. Nestore ordina ad
Ecamededi ‘apprestargliene uno simile , id. Il. À'._I,ba.
gni caldi e freddi formavano le delizie de’ Feacj , Hom.
Odyss. I bagni caldi pertanto non sembrano d’essere
stati d‘un uso così generale , come lo furono ne’ secoli
più prossimi a noi, Annmnon. lib. 1, cap. 66. Ne’p‘ri
mi tempi i vasi, che servivano ai bagni, erano detti
liflipi’rfim , nome che significava minor o Asxu'vmf , largo
vaso , o bacino , e che derivava dà vmpe' ‘ra‘ «riir a'aw Iu
rfi0eu , perché era destinato 'a togliere la lordura dal cor
po , Puav0n. in v. c‘ent'ydfior, et in v. fia>.usîov, e che
apparteneva ai bagni; POLL. Non si conobbe l’uso de‘
bagni pubblici, che verso gli ultimi secoli , _e le anti
che città non avevano alcun luogo destinato a tali stabi
limenti , Arumv. lib. 1, tap. 14. I bagni comunemente
contenevano le seguenti stanze 1. A'vroà‘wu'pm , -camera
in cui deponevansi gli abiti, d'wrd‘u’owro mi i‘na”rm; n. "I'am'
anwrov, o vawnipmr , camera ordinariamente di forma
circolare , ove mantenevasi un fuoco- senza fumo , 'vru'p
à'marvov , ad uso di ‘eoloro che non cercavano se non una
abondanté traspirazione; le si'dava purè il nome di La
com'cum ,
oicchè i bagni a vapore erano in gran ripu
tazione nel a Laconia , e se ne faceva presso essi un gran
dissiino uso , 3. wanrfipm, bagno caldo; 4. Aoufrpw‘r,
bagno freddo ; 5. A’Mrmu’pm , camera in cui facevansi
tingere e covrir di profux'ni. '
\
Usavasi di farsi ungere‘ all’ uscir del bagno,'soprattutto
all’ uscir dal bagno caldo , o affine d’addolcire la elle ,
dappoicchè "si temeva che potesse divenir essa1_’uvi a do
po di esser stata asciugata, o per chiuderne‘ i pori, Eu
'aa‘1rru. in Il. 1'. Sisà che , all’ epoca della guerra di.
Troia.I tutt’i profumi che _usavansi, erano di olio , misto a
iante odorifere,e principalmente alle rese, Puiv. Nat, hist.
lib. 3. cap. 1. Si è fatto s esso menzione di quest’ultima.
mescolanza, p'oé‘o'ev l'amor, î’lom. III. 4’ , v. 186. Davasi
‘pure ‘a tali profumi il nome d’a'p,f3po'um e'J‘avo'v e «riun
,ul'vur , Hom. Il. 2' , v. 170. Alcuni commentatori però
pretendono che Omero avesse conoscenza dell’ uso de’più.
preziosi profumi, quantum ue gl‘ indichi sotto il nome
generale di olio , aggiungendovi un solo epiteto per di.
coswum ordinario
osssavnr ,rema
nn’ lih.
PAS'I‘I-15, cap.129
' stinguerli dall’olio
Amen.
ill.’
Nei tempi primitivi gli antichi eroi non si servivano
giammai di profumi preziosi, (J.me , ed anche negli ul.
timi secoli, in cui_la s_cniplicità de’ primi tempi era in-v
teramente scomparsa , __fu riguardato da molti come cosa
indegua d’ mi uomo l’ usar profumi di alto prezzo. Una
legge di Salone l’ interdice_va agli uomini.‘Una legge con
simile era in vigore a Sparta. Nulladimepo le donne,ed
alcuni uomini ell'emînali spingevano il lusso_fino a pren
dere le più grandi euro nella scelta de’ profumi, che sti.
mavansi i più {propri adpinsinuarsimeglio ne’pori , Arusi\f.
lil). 15. cap. 10. Finalmente, essendo i piedi, più equ
sti alla polvere che il resto_del corpo ',.erano lavati più
spesso , ed aspersi di profumi; ed è per questo riguarf
do , come alcuni son di parere , che si dava ai piedi il
nome di kmapot‘ ara'à‘rc , Horn.
‘
_ .
Alle donne apparteneva generalmente la cura di lavare
ed ungere i piedi , e ciò non meno ne‘ tempi eroici che
nelle ultime elà.‘Esse haciavano quelli de? personaggi che
loro sembravano meritare questo straordinario contrase
gno di rispetto ,t Ams'rbrn. Vesp.
4 _
‘,
Dopo una si.lunga disgressione ritorniamo ora al no
stro primo soggetto. I comitati, nell’arrivar in.casa. ove
(I) Il Signor Dcnina , dall’ uso_cosi comune de‘ Greci di spesso ha.
gnarsi e di nngersi la persona, riflette, che molto.scmplicc esser dove_
va il loro vestito , non potendo una tale usanza combinarsl con la Com’
lioazi0ne degli abiti, che ora usiamo , composti ediyisi in tanti pezzi.
il efl'etto come mai potevano essi tante volte spogliarsi, ungel.si ,' la_
varsi, calzarsi , e ricalzarsi, senza impazzire dietro il" quindici o venii
cenci che il nostro Vestire richiede. Questa opinione del Denina 'é ag.
lai ben fondata , e noi vedremo in fatti ,_allor<:hè si parlerà ddl’ ah.
higliamcnto de' Greci , quanto fosse semplice il loro vestire. Intanto è
da osservarsi collo stesso autore, che l'uso dell'ungcrsi e del lavarsi pres.
so i Greci, ,non era per delizia e per ozio, m'a bensi , per tener netto
e sano il corpo -, e come un ripudio a ciò , veniva quest' uso sompgg
consigliato 'da Ippocrate. E certamente: l' unzione]clr‘_essr usayano , ottuî
rando i pori , rendeva i corpi assai meno sensibili alle impressmm
dell" aria; ed il sudare , e 'l lavarsi poi con acqua calda , riaprendoi
pori, e rinnovando la traspirazione , recava pronto riparo a quelle, che
noi chiamiamo'costipazioni. Quest‘ uso di bagnarsi e di ungerst, henchj:
fosse antichissimo presso4i Greci, divenne poi più frequentò e comune,
allort:hè s’ introdusscro gli eserciz_ii _corporali che si ese_guiyauo per lo
più senz' abiti, e del tutto spogliati.
9
130
uncuvrn‘ annega. ‘
tenevasi il banchetto , erano ricevuti e-salutati dal'pa
dron di casa, o da ualche altro scelto' da lui per -adenv
Pire a tal dovere. Era questa’lfl pria Cerimonia, ed a
cui ordinariamente si dava il nome di davmfwh: , ben
ché -tal parola derivata éwo‘ fro€ è'yaw '0'1a20'0u u'; s'aurp‘r
eioy i'npor , dal cacciarsicon forza uno sull'altro, signi
ficasse propriamente, abbracciare. una persona, gettando
gli le braccia al collo‘, Schol. Ansa-ora. in Plul. Il sa
luto Più_usitato consisteva nel presentarsi scambiovolmen:
te la mano diritta, segno dbconfîdenza e di amicizia.
Tal uso era dellapiù riniota antichità , H0M. 0dyss. y',
v.35.
‘
’
.v
_'
'
Quindi îeEia’fivfiaa aggiugnevasi spesso al yerbo dàv‘rafz
chu , di'cui pure era sinonimo, Amsrorir,Plu_l. lmpie
savasi anche qualche volta figurataménle per ogni specie
di ricezione , o di trattamento _come, à‘szu'aflau J‘un‘ ,
J‘lfmz'fc’hl frpam'é'y, J‘:va'ahir «l‘w‘poz: , J‘:Emîufim xpnrof;
M'ym mi i'pyou, ecc.
’
’
‘ Baciavansi alle volte dai Greòi le labbra , le mani, le
ginocchia, o i piedi dellà_persOna‘ che essi salutàvauo,
secondo il maggiore o ininor rispetto che le era dovuto.
Usavano anch’essi un particolar specie di bacio, 'a cui
‘davap'o il nome di 'xu'frpav , _Smn. o ;gu'*rpa , POLL. , il
vaso , ed era allora quando essi prendevano la persona
in quella guisa che prender si\ suOle colle due mani un
vaso , prendendo la persona con ambedue le sue orecchie;
il bacio dato in tal guisa si praticava principalmente dai
fanciulli, e verso i medesimi‘, TIBULL'. lib. 2. -Sembra
Però, che qualche volta sia stato anche usato fra.Perso
3113 de‘ due sessi, e d‘età più adulta, ‘TuEOCmT. Idyll. s',
1‘. 132-
_
I‘I ‘00nvîta-ti si guardavano dal situarsi a tavola nell’i
ît?flte'del loro arrivo , Io che era segno di cattiva edu
cazione. Essi passeggiavano per nalche tempo nella sa
la, considerando gli ap arecchi cl banchetto , e dan
‘do al lordospite delle odi sulla distribuzione de"suoi
appartamenti , e sopra i suoi mobili, Ams'roru. .Vesp. 5
ÀTHEII. lib. 4. caP. 27.
cramnoma usAna na’nAncunnI-.
C A P 0
131‘
XXI.
cxnrniouzs vane NB’MNCUETTI.
Gli antichi Greci sedevansi per ‘prendere il loro cibo,
Hom. Il. n‘, v. 578; a', v. 135; Anna. 1, io. Omero
fa, menzione di tre specie di sedili.
1.? Al'pp0; , che poteva ricevere due persone ,' com'q
l’ indica il solo suo nome , e su cui situavansi le perso
ne d’ un rango il più onlinario.’
2-° 0po'w: , seggio elevato, accompagnato da uno sga
bello sotto ai piedi a cui si dava il nome di Spiri/c.
'
KMa/ao‘; , sopra cui sedevano appoggiandosi un pic
colo cuscino che servisse loro di spalliera , come importa.
la forza della voce, AT|ii-.N. lib. 5. cap.
A questi sedili succedetlcr'o ,_ ne’ secoli elfeminati ,
i
letti chiamati xM'rnu , allinehè i convitati riposassero mol
lemente e' potessero bere con maggior Comodo ,' ATIIEN
I, 14; POLL. 6, 1, s‘cg. g; AELIAN. Var. hist. la, 51.
Non erasi però iutcrainente‘abbandomto l’ antico ‘costu
me di sedersi, e tenevansi in grande stima coloro , cui
l‘ austerità dc‘ loro costumi faceva una leg é di restarvi
fedeli, seguitando a bere stando seduti, %LAUT. Stick.
act. 5, se. 4, v. 22. Talposizione era in onore in Ma.
ccdonia, e niuno era dichiarato degno di prenderla , se
non dopo d’ aver ucciso un eignale alla (faccia , senza il.
soccorso delle retig ATBEN. lib. 1, cap. 14. I ragazzi,
anche nei secoli, in cui il lusso aveva fatti i più gran
progressi, non potevano assidersi sopra i letti, ma era
no obbligati stare sopra sedili preparati a piedi dc’ letti
a tal napo, Tncrr. Annali lib. 1_35 Svawon. Aug. cap.
64; Svmon. Claud. cap. 32. Questi Sedili erano anche
destinati a persone d’un rango inferiore”, allOrchè,citta
dini distinti, gli ammetteìrario a’ loro pranzi, PLUT. Sym-.
pos. Sapieht. ‘
-
'
La maniera che tène'vasi nella disposizione (1’ un han
chetto, era la seguente. La tavola occupava il mezzo
della sala , ali1 intorno vi s’ innallavano i letti coverti di
stoffe o di ricchi tappeti, 9pw'flaa’a, Aanm. lib. 2. cap.
9,,secondo il rango e la fortuna del padrone di casa. I
4.
131
.
Anrrcnrm’ carcu3‘
comitati situavansi su questi letti". con la testa e la parte
A superiore del corpo appoggiato sul loro.braccio sinistro,
le gambe stese, o leggermente piegate. Alcuni ricchi
guanciali, a' quali si dava il nome di rrpao’xrpu'ltam ,- nel
tempo stesso che sostenevano mollemente al di dietro le
loro spalle4 tenevano anche innalzate le loro teste, Amen.
lib. 2. cap. 8. Su i letti destinati a ricevere più convi
tati, il primo occUpava una delle estremità del letto, e
cituava le sue gambe dietro al dorso del secondo, la te
sta di questo secondo gli veniva a riposare sul seno, ed
ancor egli situava le sue gambe alle Spalle del terzo , e
così in seguito) (1). Questi letti sostenevano spesso cinque
convitati e qualche, volta ancora Un maggior numero ,
Cm. in Pison. 27. Le persone da altri amate, riposava
no comunemente sul seno di coloro da quali erano esse
amate , Juvmv. Set. 2. v. 120. Nel principio del pran
zo ognuno s’ inchinava un poco sullo stomaco À affinché
la loro destra potesse con molto maggior facilità arriva
re alla tamla; ma soddisfatto appena l’appetito, ognu
no ripiegavasi sul fiancogPLu'r. Sympois. lib. f), quqest.
6; Honrr. lib. 2; Sat. 4, v. 37:
‘
Nei ‘tempi eroici, nonché nelle età susseguenti secon
do il grado e la condiziòn de’ convitati regolavansi i po
sti in un banchetto. Il_personaggio princi ale occupava
il più alto, Eusritrn. in Il. C’, v. 498. iii appresso ne’
pn blici pranzi usavano un Jroyaxmi'frep , nomenclatore ,
il di cui ullicio era di chiaritar ogni convitato per nome,
e di destinargli il posto. Si può CODgetttl‘l'àtl‘fl che gli an
_ (1) DI un tal costume de’ Greci si viene ben‘ a capire in qual mo
do l' Evangelista S. Giovanni, nell' ultima cena che si fece in Beta
ni.a , pote trovarsi 'in tal positura , da stare , come dice il Van alo
coll:i Sua testa poggiata sul seno del Redentore , qui Supra. pectus 0
mini in coma. reeuhuz't; ed essendo ciò come avverte da "qui a poco
1’ autore , un cvntrascgno di reciproco amore , ecco il perché il Re
dentore volle che in tal guisa sen_ riposasse S. Giovanni , come quella
che più di tutti gli altri discepoli era dal Divino Maestro amato. l4'
attestato, però del Vangelo per rapporto a ciò che avvenne a S. G10
fnnni , ci fa conoscere che il costume di seder in questa guisa a tavola,
era in uso presso tutte le nazioni orientali , e per conseguenza essa:
non poteva questo un costume particolare de' Greci , ma l'aycvano do
nato cui prendere e dagli Egiziani , o degli Ebrei stessi,
cmmourfl usum n’n-ncanrrr.
133
tichi eroi sedessero a lunghe file , di cui i due princi
ali personaggi occupavano le due estremità superiori.
lèuindi l’espressione proverbiale é'xpa: , i Più elevati,
Euswsr_n. ibid. Quindi Achille nel ricevere gl' inviati di
Agamcmhone si situò egli stesso all' estremo d‘u'n rango,
ed accordò-lo stess‘onore sull‘ altro rango ad Ulisse, il
più distinto di quegl’ inviati , Hom. 11. I, v. 217; o
presentandosiNettnno ad un convito dell'Olimpo, pre
se nel mezzo (1’ un rango, s'fvr' é'p i; pia-calci», il po
sto che sapeva appartenergli. Giove veniva situato alla
testa (1’ uno de’ì‘anghi; dirimpetto a cui, in qualche di
stanza , trovavasi sua figlia Minerva , la quale cedè per
un istante il suo luogo a Teti, perché quest'ultima era
straniera, Hon. Il é, v. 100. Giunone , per la sua qua
lità di sorella e moglie di Giove , sedeva al rango op
posto a quello del padre degli Dei, PLUT. S_ympos. lib
1, quaest. 1. In Grecia il posto di onore era il letto si
tuato più presso alla tavola. Presso gli Eraclidi ed i Gre
ci del Ponto Enssino , tal posto era il letto di mezzo.
Qualche-volta sforzavasi ognuno a disporre gli ospiti in
modo da mantener l‘allegrezza del banchetto , e prende
vasi cura che iconvitati dellapstessa età e della stessa.
professione si trovassero vicini. Ma non eravi su tal pun
to alcuna regola, e tali disposizi0ni dipendevano da ca
priccio del padron di casa, PLUT. Sympos. lib. r. quaest.‘
2. A Sparta usavasi di ser'vir prima ne‘ pubblici pranzi
il cittadino più attempato , purché l‘ Arcageto stesso non
ne'avesse disegnato un‘ altro per tale onore , nominan
dolo il primo , Eusruu. in Il. 8'. -
'
La mensa era riguardata come sacra. A mensa rende
vasi omaggio a Giove soprannomato il Dio- dell‘ amicizia
e dell’ ospitalità , che teneva sotto la sua protezione gli
osPiti e gli amici, come il dimostra il suo-soprannome
di ‘E.|’m; e <In'man Ercole godeva dello stesso privilegio,
ed era onorato del soprannome di Tpmr'a'fm- ed Empr
m'{uu. Gli altri dei vi partecipavano ancora.‘ Qualche
volta le loro immagini. facevano l’ ornamento della men
sa, .ed in loro onore facevansi delle lìbazioni, PLUT- Con
viy. Sept_. Sap. Da ciò possiamo noi comprendere il per
ché si portasse dai Greci tale rispetto ai banchetti , che ri
134
ANTICHTTA' -GRF.CHE.
guardavano come.un grande delitto il containinarli con
una disonesla condotta , Jov‘mun. Sut. z , v. 1 10 -, L1
C0rnn. Cassand. v. 136.
' - .
Ne’ secoli eroici le tavole erano di legno levigata con
arle;-i loro piedi eran dipinti di vari colori. Quindi gli
epiteti di Emi, e'u'fioox, uvmo’rrefa, ecc. che sono loro fie
quentemente applicati ,.Hinn. Alcuni autori pretendono
che esSe fossero di forma circolare, per fare allusione
alla forma del mondo, che i Greci credevano essere sfe
_ roidale , Amman. lib. Il , cap. 12. Ma altri , "e la loro
opinione sembra più probabile, suppongono che queste
tavole avessero una forma molto allungata , Eusmru. in.
H0M. 0d_yss. 4', v. 138. Non si con'oscevzrancora in quei
tempi l’uso della biancheria di tavola ;, si mostravano pe*
rò assai solleciti di lavarle colle spugne, llou. Odyss. a",
v. ila; v'. v. 150; Amum. lib. 7. cap. 26; MART|AL.
ipig. Ne’secoli seguenti,i cittadini d’una- condizione in
feriore servivansi comunemente di tavole fatte d'un legno
grossolano , e sostenute da tre piedi ; quelli d‘un'raugo
più elevato) impiegavano della costruzione delle loro men
se materie più costose. Si faceva da’ Greci scelta per ta
le oggetto de" legni d’ una specie‘rara e_prezi05a. Le loro
tamlc erano spessa ornati ancora di piastre d" argento o
d’altri metalli: Un sol piede ', ‘e qualche volta un mag
gior numero di piedi di unv travaglio-curioso, sosteneva
no queste tavole ,' c prendevano il nome di qualche au
lico eroe. Questi piedi erano ordinariamente d’avorio, e
ricevevano la forma d‘ un leone, al’ un leopardo ,
o di
qualche altro animale; Se preslasi fede ad alcuni com
montatori, Omero dà a ciascuno de’ suoi comitati- una
tavola a 8arte, e qu'est’uso-sarebbe stato quello di tutta
1' antica recia, Anmn. lib.»: , cap. 8. Ma quest’ as
serzione che manca {di prroe, e nest’uso, se esistctte
mai, non giunse certamente a.’ seco ' seguenti , Id. ibid.
cap. Se lo.
f‘
Tpa'vrefa, parola il cui significato e mal definito , s’ap
plieava egualmente alla mensa stessa , ed alle vivande ,
che vi si situavano so ra, POLL. lib. 6 , cap. 12. Da
ciò è.che per mezzo delle voci 1rpaî»nu, J‘w'wpau, 'rpi'a'au
apéare{u , dinotavasi la prima, la seconda, la terza por
csnmoma ust'rn n’ntncnmrr.
135
tata, e l'ambiguo senso di un tal significato ha fatto cre
deve ad alcuni autori che nascesse dal ortar che face
vano essi e toglier‘è.le tavole insiem cole vivande posto
sopra le medesime, ‘A'rnan. lib. g , cap. 2.’ C_hecchè ne
sia però tre erano leparti distinte della cena , che yfoi‘
mava il pasto principale.
,
_ ‘
t.° Aer'vrvou vrpooipwr 0 wpo'vroyx ., come porta il suo
nome , precedeva la cena propriamente detta; quest‘ era
una portata composta di erbe amare. In Atene consiste
va principalmente in cavoli verdi, in uova, in ostriche,
m’rc'yeA. ,
mescolanxa di mele , e probabilmente di vini
più forti, ed in altri oggetti che si credevano più proprj
a stuzzicar l’appetito.
2.° A:În'MV, la cena propriamente detta, chiamata an
cm‘a xlpaMi à‘e/armu. Questaàera sempre com Osta di cibi
più solidi ed in maggior quantità, Arneu. li
cap.
3.“ Asbrs'px vpu'vrsfa, la seconda portata ,la quale con-'
sisteva in confetlure di ogni sorta chiamata , Tpxyn'pafg,
rpxynflua-wpo‘t’, parru’u, frp‘oyoe'kta, e'vrnl‘ópvrry; ,’ i‘1rvl‘op
wr'ay.zwra , I'vrlwpri/m'rau ., v'mJ‘u'wia , pwaJ‘a'pma , ecc. Nel
dialetto Dorico , in 'cui il nome dc’ banchetti erà.ai'xka. ,
flptal’KÀflx , questa portata era detta e'vrm'x7ma, Arneu.
lib. 4 , cap. ti. In tal portata negli ultimi secoli cam
peggiava la più grande profusione. Perciò se le dava pnr‘
ticolarmente il nome di q’pa'mfa, la portata per eccellen.
za, Armnv. lib. 14, cap. 11. Ciò non ostante, dicesi,
che i Greci non, 5’ allontanasseru in‘ tale occasione da’ li
miti della tem eranza, e frugalità, limonor. lib. 1. cap.
133; Amen. ib. 4, cap. 10.
-Ne’ pasti contenenti un gran numero di viv'ande , ii
padron di casa facevasiwiare una lista di queste varie pie
tanze, onde Vedere cosa avesse mai preparato il cuoco :
questa lista la passava egli in giro a ciascun comitato ,
onde potesse a suo agio consultarla, e scegliere ciò che
meglio gli conveniva. Non bisogna però supporre che
tal varietà di cibi regnasse sempre ne’ banchetti de’Gre
ci: al contrario erann essi contenti di piccola provvisio
ne pel loro ordinario nutrimento , e nei tempi eroici
specialmente erano essi assai sobri , e contentavansi an
che (1‘ una sola portata; ma s0spendcvano la loro soliti.
“(i
136
Amman-18 cenare.
,
sobrietà nelle feste degli dei, ed in altre occasioni, nelà
le quali abbandonavansi alla più grande libertà, Armax.
15, cap. 10. Era cosi profondo il rispetto che ave
vano i Greci per gli dei , che impediva loro di comin
ciar un_pasto senza offrirnc ad essi una parte come una
specie di 'primizie. Tale istituzione, che rimonta a’ secoli
eroici, trovasi di poi in tutt’i tempi religiosamente os
servata, Horn. IL; Od_yss.; PLAT.; Xeuorn. Era essa d'una
rigorosa osservanza; ed il mancare ad un tal dovere, era
considerato come im’atto di grande empietà ,_ di cui cm
loro soli render si
di ateismo , Armzn.
otevano colpevoli, che peccavana
il). 4, cap. 27. La prima di que
ste oblazioni facevasi sempre a Vesta , che occupava il
primo posto fra gli dei douurslici; seguivano le oblaziuni
agli altri dei, secondo il grado della loro potenza , ed
in fine ofl'erivano un’ altra libazione in onor di Vesta ,
H0M. Hymn. in Vest. e! Marcar. La ragione di renderle
un tal omaggio era , perché si credeva _che questa dea
fosse la protettrice de’ focolari, C1c. de Natur. Deor. lib.
2. , o perché essendo essa la stessa che la terra secondo
l’opinione del popolo, si credeva che dal suo seno uscis
sero tutt‘i prodotti, e "nel suo seno dovessero rientrare,
Puonrrr.; o finahnente come diceva la favola , era que
|to un privilegio conferitole da Giove, come una ricom
ensa de’servizj da lei resiin nella guerra contra i gi
ganti, Sqlwh Amsrorn. in. Vesp. Da ciò ebbe origine il
proverbio che comunemente si usava
'Eri'a: è'p’hcflau,
cominoiar da Vesta , PLAT. Eutbyphron. , per far com
prendere che i travagli domestici meritavano le nostre
prime cure e la nostra principale applicazione.
I copvitati non presentavansi a’ banchetti che in vesti
bianche o d’un color chiaro , essendo il color nero sola
mente destinato al lutto , Cm. in Vatin. Coronavansi di
fiori 0 di ghirlande di fiori, che provvedute venivano
dal padron di casa-, il quale le faceva recare alla secorv
da portata , o. secondo alcuni autori. , al principio del
banchetto , Arnmv. lib. 25, cap. io. Non solamente ne
ornavan_o essi le loro teste , il loro collo , le loro. brac
da, ma spesso anche il letto sul quale essi sdraiavansi ,
non meno che le altre parti della camera , nyn. Fast.
c'i'
cannumun usum nz’zucnnrrr.
137
lib. 5. Attribuivasi da taluni l’invenzione delle ghirlan
de a Prometeo , ìl‘ uale il primo ordinò agli uomini di
portarle , come emlilcma de’ legami , da’ quali era stato
avvinto in espiazione del troppo amor suo verso di loro,
Axscnu.; Arnan. lib. i. 15, cap.. 5. Altri autori 1’ at
tribuiscono a Giano , il quale suppongonog anche inven
tore de’ vascelli, de‘ battelli, e dell’ arte di coniar mo
nete. Perciò in alcune città della Grecia, i pezzi di mo.
neta
ortavano da una parte la immagine di Giano a
due gcce e dall’ altra un vascello , un battello , o una
ghirlanda, Arnnn. lib. 15. cap. 13. Una tradizione ri
ferisce che Ba'cco fu il primo a servirsi delle ghirlande,
e che a tal u0po si avvalse dell' edera ., PL1N. Nat- hist.
lib. 16, cap. [- Queste ghirlande formavansi per ordi.
nario (l’edera o d’ ametisto , piante riguardato come pre
serVativi contro l’ubhriachezza , siccom'e l’ indica il no
me dell’ultima , composta da i. , privativo , e da più ,
PLUT. Sympos. lib. 3, quaest. 1. Alcuni autori preten
dono che le ghirlande fossero fatte di lana. 2fl'dov fra'v ,
num’flu pamxe'p ofo‘s.a‘airpr, Tunoca. Irl_yll. a, v. 2. Non
può assericsi di certo se 1‘ uso delle ghirlande fosse co'
mune anteriormente all’ epoca della guerra di Troia; ma
non può dubitarsi che rimonti ad una rimotissima anti
"1
chità; Arusn. lib. 1. cap. 15-.
I fiori, onde 'componevànsi le ghirlande, variavan_o se
condo la circostanza. Ne’ rimi tempi, in cui ihanchetti
non si davano che per cellabrar la festa. di qualche Dio,
prendevasi cura nella scelta delle ghirlande, degl’ inni, e
de’ canti, di conformarsi al conosciuto gusto della divi
nità , ATILEN. lib. 5, cap.
Ne’ tempi posteriori, al
lorché si celebrava la festa di una qualche divinità, usa
vano i Greci un’ erba o particolar fiore ch‘ era al dio
consacrato, ma nei banchetti che si facevano in altre epo
Clle , fu creduto poter-si servire de’ fiori che somministra
va. la stagione , o sceglier quelli, che‘pei loro deliziosi
.'4
profumi , o per altre loro proprietà , rendevami più gra
ti, Id. lib. 3, cap. 21; lib. 15, cap. 5. Siccome
attribuivasi a’ loro vari odori una influwza- su i sensi ,
la delicatezza nella loro scelta fu spinta al }ìiù alto gra
do di rallinamento , Pup. lib. 21. cap. 3. a rosa , di
l
IE-Î
_.E
’
138
surrcerm' carene.
cui credevasi che Cupido avesse fatto d0no una volta ad
Àrpocrate, dio del silenzio , per impedirgli di palesar
le debolezze di sua madre Venere , divenne l’ emblema
della discrezione. Inseguito d‘una confidenza fatta ad alcu
no gli si presentava una rosa; con ciò gli si raccomanda
va di n0n\tradire i segreti dell‘ amicizia. La rosa aveva
il sùo luogo ne’ banchetti. La sua presenza ricordava al
convitato che le dolci espansioni nate dalla libertà
che
regna ne’conviti , dovevano esser sacre, e che le propo
sizioni di mensa non dovevano mai oltrepassat- la {s03lia
della sala.
,
Gli antichi Greci per preservarsi dalla febbre‘ o dalle
altre malattie ., che può cagionar il vino preso in soverchia
copia, avevano l’ abitudine di asper;;ersi la testa con una
scrta di profumo di poco valore, A’rnmv..lib.yv 15. cap.
13. ciò non ostante , dall’ uso di ciò che sembrava real
mente uecessario , si passò in seguito a quello che tende
va solo asoddisl'are il piacere ed il lusso, e cominciaro
no i __Greci ad impiegarvi per un tal‘uso gli upgueuti ed
i profumi i più dispendioài. Tal. uso, come pure quello
delle ghirlande, nelle seconde portale, ed anche tutte
le altre invenzioni del lusso più raffinato, furono recate
in Grecia dagl’lonj, che dal loro conversare cogli Asia
tici , cambiaron ben presto la semplicità dei loro costub
mi con la mollezza particolare agli abitanti di quel pae
se, Vacca. MAXIM. lib. 9.» cap. 6. Questi profumi ,' co
me pure le ghirlande , situavansi principalmente sulla te
sta, alle volte però ancora sul petto , Sede della respira-'
zione per dare ad esso , come al cuore un salutevole re
frigerio , 1A'rman. lib.‘ 15, cap. 5. .Profumavasi pura la
sala del banchetto , con bruciarvi della mirra, dell'incen
su ed altri «aromi, Id. lib.,3, cap. 22.
G'i ull:iciaiied i servi ne’ banchetti dividevansi vari im
pieghi. Il principale era quello di du!4woaz’meas, alle volte
dèllq augwam'ou s’m,usth , vp'mrsfozeo'pus . vpavrt€ovrow‘s,
o' s'm‘ 7iìf rpams'Cm, a’pxifrpi'miwas, iM'wrpoc , etc. ', incari
cato della direzione del pranzo. Questo ufficio era alle
volte eseguito dalla persona , alle' di cui spese si faceva.
il banchetto, ed altre volte da un altro da’.esso lui de
stinato. Qualche-volta però'era eletto per mezzo della
021111101111: usur: N2‘u‘incsercrr.
13g
sorte , o per mezzo del suffragio de’convitati, specialmen
te in quei banchetti che si facevano a spese communi.
Prossimo a questo, quantunque i due impieghi fossero
anche qualche volta riuniti, veniva il BadfMtis, altrimen
ti chiamato rpo.frnyo‘r , fragi’apzor, ecc. , re del festino. Egli
era incaricato di mantenere il buon ordine, e regolare il
numero delle volte che dovrvano bere i convilali. Quin
di si chiamava o’pflakpo‘k , l’occhio. Si el'eggeva Ordinaria
mente per mezzo della sorte , Ho1irr. lib. a, od. 7. v.
25.; Cm. Orat. in Ver. I comitati dovevano confor
marsi a ciò che prescriveva il- 5M1Mu‘c , C10. in Epict. ,
A11111AN‘. Apuph/h. I cittadini onorati delle funzioni» le più
importanti non erano punto dispensati dall’nbbidicnza a
qurasta autorità , PLUT. Sympos. lib. a, quaest. .ult.
Aaifpa‘; era così nominato u’vro‘ 705 J‘al'i0'3au, dal distri
buire, ed era incaricato di dividere le
ietanze, e di
stribui_rle ai convitati , 'Hom. Odyss. vi, v. 141; 5', v. 57.
Da‘ questo Verbo perciò la mensa era chiamata anche .Ìnîflc
Arueu. 1, 10. Ne’ primi tempi il padrone del banchetto
trinciavzi per tutti li suoi convitati, HOM. Il. 1' v. 237;
w', v. 69.65'e negli ultimi tempi il medesimo ufficio veniva
eseguita in lsparta da alcuni'de’principali cittadini,Ammn.
lib. 1. cap- 10. Quest’ uso di distribuire a ciascuno la
suaCUÌ,
porzione
.,, rim0n_ta_va,
secondo che
dice,pelall’ grano.
epoca
in
la ghianda
funabbandonata
dai si
Greci
Comecchè il grano era ancora un‘oggetto molto raro, la
sua distribuzione era il motivo di’frequenti dispute, co
me il prova la parola draa’8nM'.» , la significazione della
quale adattata da principio alle dispute che si svegliam
no nei banchetti, fu estesa in seguito , ed applicata a
tutti gl’insulti in generale. Per prevenir queste risse , fu
incaricato un uomo per distribuire a ciascuno la sua por
zione , e ricevette il nome di à‘mruym‘v , HOM. Odyss. il", v.
621. Eusmwn. ad 11. l. ; PLUT. Symp. lib- 2- IO!
Perciò l’ espressione di à‘a.1‘: {in , mensa eguale , s’in
contra spesso. in Omero, Il. n‘. Le persone le più riguar
devcli avevano diritto alle migliori parti, sothe anche
ad una parte più forte, degli altri convitati, Hou. Il. 14',
v. 311. 1 Re di Sparta ricevevano à‘m7w’am vmwra, una
doppia parte di ciascuna pietanza , Haxonor. Le perso‘
140
m‘ncmn" carene.
À
ne a cui si accordava quest‘ onore , potevano, allorché
mancava loro 1’ appetito , far godere quel dippiù_che lo
ro avvanzava a chi meglio loro sembrava,Aaunwlib. 1,
cap. 11‘, Ensnrn.'in Horn. I Greci , dopo l‘ avanzamen
to del lusso , abbandonarono questo costume di dividere,
c di dare‘ a ciascuno la sua porzione, ma ciascuno de’con
vitati si serviva da se stesso in quel modo, e come più loro
' gradiva, Armuumv. lib. 1, cap. 1 1. Ciò non ostante rimase
ancora un tal' uso per lungo tempo dopo nelle mense, che
leguivano i sagriticj, e tra i cittadini che non. avevano
ancora rinunciato alla loro semplicità di costumi, ed al
la loro vita frugaleu Si può notareche in così lungo tem
po che durò questa consuetudine di distribuire a ciascu
no la sua porzione, si vide generalmente regnare [1811311
chetti la buona intelligenza , e la tranquillità], cosicché
colla decenza che vi si conservava, poche dispute si vi
dero in tanto tempo sorgere tra i convitati, Pznr. Sympos.
lib. a, quaest. ult.
Oi'roxc'oi era il nome di coloro che versavano il vino,
Horn Il 3', v. 128. Si chiamavano verso l‘Ellesponto
'inypcv'ni , Amen. lib. 10, cap. 7. Ne’ secoli eroici gli
araldi, mipuxu, adempivano a nest’uiiició; Ru'puE J" du
rofaw Gu'p' s'ap'xsfro oi'voxoiu'ur,qliou. Onlyss. u', v. 142;
Amen. lib. 1‘o, cap."7. 5’ impiegavano anche a quest‘
uso dc’giovanetti, o delle giovani donzelle, notipot- Koi
poi 5‘? upnf'nîpu s'mu'mzo ara‘roîo, Horn. Odyss. a',,Vo.l49
Alcuni autori assicurano che erano sempre delle giovani
donzelle , Ensr. in Il. y'. Pur tuttavia quest’ uso di servirsi
de‘giovanetti dell‘uno , 0 dell‘ altro sesso, per quest’im
piego, e si bene stabilito , che le parole 1m'à‘u anzi ma
J‘i'aîxm gi3ìani e donzelle, erano divenute sinonimi di
quella di «ho: , servi . strcu. in ‘nî5‘u, Ensnrn, in
Il. 7'. Né si sceglievano nei primi tempi, per ciò esegui
re, solo de‘ garzoni di una condizione bassa; ma si servi
Van0 anche de’giovanetti nati nelle classi le più alte,
Arnnn.. lib. 10, cap. 7. Quest’ uso non si arrestò ai pri:
mi scogli , esso durò lungo tempo ancora pei banchettl
che si davano ne’templi , so rattutto presso gli Etoli, (10
Ye si prendevano de’ fanciulli di nascita la più distinta,
Id. ibid. lib. 5, cap.
La ragione di destinare le Pel“
czn-momn usura nr’ BANCHETTI.
141
sone giovani a Servire. nei banchetti, in preferenza de'
vecchi, era , perché le_grazie, ed il gioire di loro età
sembravano più propri a svegliare il buon umore de‘con
vitati, gli occhi de‘ quali erano in tal guisa dilettati,\
al pari di tutti gli altri sensi; e quindi la bellezza era ,
anche nei primitivi tempi, il più gran titolo per essere
ammesso a quest' impiego , Hou. Il. J". v. a; Il. u'. v.
232. Noi vediamo che all' epoca della guerra di Troia ,
garzoncelli di una bellezza rimarchevole , e fregiati di
ricche vestimenta , servivano nei banchetti, Hom. Odyss.
o', v. 527. Nei secoli seguenti , all’ epoca del lusso il più
raffinato, gli schiavi giovani, e belli, divennero d’un
prezzo eccessivo, Juvmv. Sat. 5. v. 60. I più giovani
di questi garzoni erano gli oi'yaxo’oi , che versavano il vi
no; gli altri di una età iù avanzata erano gl’ u'à‘papa'pm,
che versavano l’ ac ua. l!lhsi erano coverti di profumi,
il belletto rilevava (la loro bellezza , e la capigliatura ri
ceveva mille forme piacevoli, Phil. libr. de Vit. con
templal. "
_\_
In Omero, ciascun convitato, sembra di aver fatto USO
a tavola d‘ una tazza particolare , e dibere allorché più
gradivagli, HOM. Il. J", 262. Le tazze ne’ secoli eroici era
no larghissime, e d’un gran peso , Amen. lib. 2. cap.
2. Ma le coppe di elfi si servivano iGrcci_ dopo la men
sa , erano più grandi di quelle che s’ impiegavano a ta
vola , Vnic. Aeneid. lib. 1, v. ‘727. Le case ricche era
no guernite d’una splendida credenza , zumxu’or , dove
brillavano coppe di ogni grandezza ,l‘ e che servivano me
no all’ uso de’ convitati , che a dare un‘ alta idea del lus
so del padron di casa. Le tazze , delle quali facevano
uso gli antichi Greci, erano perfettamente accomodate al
loro genere di vita frugale , e grossolana, ond’è che, ge
neralmente parlando ,' erano esse composte di legno , o
di creta. Nell‘ introduzione de’ costumi Asiatici nella Gre
Cia, si fecero succedere le tazze d’ argento , d’ oro , e
di altri metalli di valore , d’ un lavoro curioso, arricchi
to di pietre preziose , e doviziosamente ornate. Si ten
nero in uso però lungo tempo le corna degl’animali, che
le persone di riguardo facevano guernire di oro, 0 di ar
gento, ann. 5 Arscau.. ; Xenoru. , etc. Ve ne furono alcu
142
ANTICMTA’ GREGIIE.
nî anche negl-’ ultimi tempi che adottarono un tal costu
me, tra quali merita specialmente di esser" ricordato Fi
lippo il Macedone. Da ciò è‘, che alcuni son di opinione,
che l' origine del soprannome di Taurus , dato a Bacco ,
Venisse dal culto , che i Cizici gli remleano sotto la for
ma d‘ un vitello , o dacclu‘: altre contrade si contentava
no di ornare la sua testa di corna. Alcuni commentato
ri pretendonoanc0ra che questa parola npaz7'fipi? , tazze ,
nonché il Verbo mpa'o‘ou , fare una mistura (l‘ acqua , e
di vino deriva;sern da quello di x;'pura , corna , A'ruzw.
lib. il, cap. 7, EUSTATH. in Il. v'; in. Il. 7'; ed in Il. q"’.
Si arloruavano le tazze di ghirlande, e si avea cura di
ricmpirle fino all’ orlo , Vinc. Aeneid. lib. 5 , v. 525;
Hou. Il. al, v. 470.v Amen. lib. 15, cap. 5; id. lib. 1,
cap. 11. Ne’tinnpi eroici, i giovani che servivano , pre
sentavano subito la tazza piena ai personaggi i più rag- v
guardevoli ,-e distribuivano il vino ain altri convitati in
egual porzione, ATHEN. lib. 5. cap. 4; HOM. Il. J",< v.
961; Il. ‘6' , v. 161; Il. (4’. Un’ altro segno di rispetto
prestato ai comitati i più considerevoli, era , di bere
subito in loro’onore. Poiché. era Costumea che il
aclro
ne del festino doveva bere alla salute di ciascuno 5e’suoî
comitati , secondo l’ ordine stabilito a tenore delle loro
differenti
ualità, Puma Sympos. lib. I , quaest. a. Un.
tal saluto (lo eseguiva egli col bere una parte del vino ,
che conteneva la tazza , ed inviando il resto al coynvitato
che egli designava; locchè si diceva arpom'uur. Questo co
stume però non vantava una grande antichità, m'anzi era
solo un' uso moderno , giacché fino allora si ayea avuto
cura di votare la tazza intiera , y.m‘r w'v nu'pop, locclxè
alcuni stima‘no,cl1e avesse dovuto esser chiamato arpuemwu'r,
Aìumv. lib. 5, cap. 4.
,
La formula del saluto nell‘ inviare la tazza , non era
sempre la st'es'sa. Qualche Volth coloro i quali bevevano
all’altrui salute , si, servivano della parola xaîfn , PINI).
Nàneon. , ed altre volte la persona che inviava la tazza,
salutava il suo amico servendosi di questa espressione.
Upmn'm 001 mmî;; al che il convitato rispondeva Aapflai«
7m éwo' aou u'à‘im;; e quest’ atto di benevolenza reciproca ,
essendo un’ attestato di amicizia, veniva perciò l’atto del
i
cenmonn: USATE 1v13’ BANCHETTI.
143
bere alla salute di un‘ altro , chiamato alle volte vrpofi.
mv piM‘Md/ay, AELIAN. Il convitato che riceveva la tazza
era detto «'wrwrpoan'vflr , 0 «'wrnrpovrr’rezr 544m; giacché per
le regole di buona società si richiedeva , che si beVesse
tutto ciò che avanzava nella tazza , finché non si giun
geva a votarla , e se la tazza era già stata da un‘ altra
votata, conveniva v.0tarne un’altra della medesima gran
dezza , A'1‘111:N. lib. 10, cap. 9.
.
_.
il padrone di casa faceva anche il suo giro comincian
do dalla dritta , a meno che il rango sublime di qual
cheduuo dc‘couvitati non l’obligasse ad alterare quest’ordine di già stabilito. Questa maniera di salutare era quin.
di chiamata J‘rEiwm; ; e da ciò è che J‘nà‘t'axsaó’u viene
interpretato per qrpoii'i'ymy J‘sEmu‘afiau , HOM. I”. al , e 1' ;'
Eusu’ru. in. Il. p.'; HOM. Il. 1' , v. 597; C111'1‘. Epigrum.
in Anucreon.; Arusn. lib. 11 , cap. 3. Una tal cerimo
nia era perciò comunemente chiamata I'Vdi'itd' vr1'yflr , POLL.
lib. a , cap.
xu'xA;u 7rl'rsrr,
ché la tazza
PLAU1'. Pers.
4; ma ciò alle volte Veniva appellato -s'r
e 1’ azione stessa si diceva s’fluvaroaia, per
faceva anche il giro della tavola intiera ,
act. 5 scena 1. La maniera di bere non era
la stessa in tutte le città. A Chio , e presso i Tasj , si
servivano di grandi tazze, e si beveva cominciando dalla
dritta. Si servivano in Atene delle piccole coppe ,
e si
cominciava anche dalla dritta, mentre presso de’Tessali,
dove facevano uso di tazze smisurate , si beveva senza
osservare alcunfordiue. A Lacedemone ciascun convitato .
avea la sua particolare, e la faceva riempire sovente se
condo che lo esigeva la sete , ATIIEN. lib. (5, cap.- 3. >
Eravi anche.presso dc’ Greci il costume di beni ’alla
salute delle persone assenti. Si cominciava dagli dei, po
scia Venivano gli_ amici , e si volavano a ciascun nome
una,
o più tazze di vino puro, C1c. Orat. 3,iin Verr.
Si faceva una leggiera libazione sopra la terra , s'mxiìr
vgi 7y' , a ciascun nome che si pronunciava , Schol. in
Tusoc_mr. hlyll. 14., v, 18, Quest’ era una specie di
omaggio reso agli dei, ed una specie di preghieraiu fa
vore degli amici che si uommavanu. Tra i nomi di quo.
sti ultimi si trovava 'sOVente quello di una qualche amica ,
T1nuu.. , Honu. lib. 1 , od. 27. Si volavano alle v_olte.un
144
Anneui1ut' catene.
Iumero di coppe eguale a quello delle lettere, che com
oneva quel nome amato , Man. lib. l , epigram. 72.
Si erano anche parecchi altri metodi per fissare il nume
ro delle volte che si doveva bere. Si beveva ancora tre
volte in onore delle grazie, e nove volte in onore delle
muse, Ànsom.-,Hoaué. lib. 3. ed. 19. Questo costume si
designata dai Greci colle parole 'H rrpì: , à' ‘rpt'; ‘7'pt'a. ,
o\ tre , o tre volte tre. Un’ antico proverbio proibiva di
bere a quattro volte di seguito , giacché il quattro era
Un numero funesto: "H frp|'u vrin , 6' p») 'rs'frfracpx. Non
si arrestavauo però sempre al numero di tre , si andava
alle volte fino a votare dieci tazze alla salute d’un ami
co , Aurnor. lib. 7.
'
’ À
'
I eonvitati cbntrastavano tra di loro il premio dell‘ec
cesso nel bere ,
e la vittoria diveniva qualche volta fu
nesta_ al vincitore , Au-mnv. lib. 10 , cap. 9. Erano de
eretati de‘ premii ai migliori;bevitori. Il primo riceveva
alle volte un talento , il secondo trenta (uaÎ , ed il ter#
20 dieci ohi, Id. lib, 10, cap. In; AELIAN. Var. hist.
lib. \z , cap. 41. _Colui che arrivava a traeannare una
tazza smisurata , a‘pwrz' , cioè , u’vrnurz‘ u'rw 105 airprraós
dai, in un sol tratto, e senza riprendere fiato, riscuo
teva gli applausi de’ convitati sotto questa farmela , Zu'
mm; , Possi vivere lungo tempo, Svrn. In Atene tre uf
ficiali preseclevano ai banchetti pubblici, ed invigilavano
»a ciò, che ciascuno bevesse tante volte , quante a bere gli
spettava. Si nqminavano questi, a cagÌOn del loro im
piego', offb'9t7'm , e qualche volta in senso metaforico
0’90Myaî, Amman. lib. 9, cap. 6, e 7. In parecchie cit
tà , il convitato che rifiutava di bere , era costretto di
lasciare la tavola ,
giusta quella celebratissima regola di
buona società, 11" m'9r, 17 u'z'rm: Bevi, e pure ritirati,
Cm. 'Tuscul. quaest. lib. 5.
'
‘Questi differenti usi ci mostrano quanto i Greci fosse
ro dediti alla ubbriaclxezza. Ciò non ostante da alcuni si
biasimò sempre l’ uso smoderato del vino , ed i loro le
gislatori fecero delle leggi a tal propositohTaluni de’sà
vj Greci permettevano di votare fino a tre tazze, in una
mensa; una per la salute, la seconda per mettersi in buon
umore, la terza per disporre al sonno, Awnsxn inil. lib.
crnmomn usum ne’nAntnflrrt.
145
2. Altri non neaccordavano che due; la rima in ono.
re delle grazie , delle ore , e di Bacco; fil seconda in
quello di Venere ,_e di Bacco. La terza, allorché Veniva
aggiunta, si dedicava all’intunperanza, e non serViva che
ad eccitare la cattiva intelligenza, Id. Il legislatore di
Sparta , Licurgo, proibi l' eccesso del vino , che tende
ad annientare alle'volte le facoltà morali, e corporali ,
ed ordinò che nessuno bere potesse più di quello__che bi
sognava a ciascuno per soddisfare ed ammorzare la sete,
Xnnorn‘. de Repub. _Lacedaem. , e per meglio contenere i
suoi concittadini ne‘limiti della temperanza, egli pr0ibì con
una legge , di potere il comitato portare una fiaccola avanti
di se , all‘ uscire da un banchetto , Cnrr. in Eleg. Questi re
golamenti conservarono i costumi sobrii ne‘ Lacedemoni , e
li preservarono dagli eccessi ordinari agli altri popoli del
la Grecia ,. Pmrr. de 'Leg. lib. i. In Atene , una legge
di Solone permetteva di mettere a morte un’Arconte che
si fosse trovato in uno stato d‘ ubbriachezza , LAERT. In '
Solon. , ed i cittadini convinti di darsi troppo spesso V a
quest’ eccesso , e di dissipar cosi follemente il lor patri*
monio, erano puniti dall‘Areopago come scialac ‘ atori di
un modo folle e riprensibile , un tempo ,' che ovevano
essi impiegare a rend'érsi utili allo stato , Armnv. Fiùalìnen
te , per far menzione di un’ altro solo esempio , Pittaeo, vo
lendo mettere un ,tefmine‘fll’iutem eranza,‘ vizio comune
agli abitanti di Mitilene pergl'abbq anni del vino che queh
l‘isola produceva , ordinò, con Una legge, che chiunque , in
uno stato d’ubbriachezza , si rendesse colpevole d‘un delit
to, sarebbe punito con doppio gastigo, Lunrr. in Pillaè.
Gli antichi autori fanno menzione di alcune Coppe
particolari , e solenni, di cui è tempo di farne ora la
descrizione.
.
'
_
. _
(i; .
’Ayaào-Î J‘ai'yam xpzqv{p ,‘,la tazza del Genio buono, no.
me sotto del quale si designavh Bacco, l’ inVentore del ‘
vino. In memoria di questo beneficio, si faceva girare
attorno della tavola una tazza ripiena di vino-puro sen
za mistura , ch’ era gustata in giro da tutti i comitati , pro’
nunciando una preghiera , acciò quel dio non permettes4
se che il banchetto fosse turbato da qualche disordine
per cagione di, un’uso immoderato di quello liquore,
10
146
Aur1cmrA’ carena.
Schol. Amsroru. Ad Equit. v. 85; Anna. Î(ar. hisl. lib.
1. cap. 20; Amman. lib. 15. cap. 5, 13 e 14'. Da qui è,
che le persone che bevevano poco o’Myovra’roJrflf , erano
chiamate .éyafioà‘sqmmuf , linsxcn. Non si può ail'ermare,
se questa tazza portata sulla tavola al principio del con-‘
vite fosse tolta subito, o vi dimorass_e fino alla fine.
Sembra però probabile che se ne servissero qualche volta
prima che fosse rimessa la tavola.
'
'
,‘Klna‘7‘n‘p Aw‘; ama fi,CO;, era la tazza di Giove,‘il salv'a
tore, questa conteneva una mistura di vino, o di'acqua,
ed era dedicata a Giove, re dell‘ aria , il più urhido de
gli elementi; per ricordare che questo dio aveva il primo
inventato quest‘ arte di temperare coll’acqu-a la forza tro'p
p0 grande del vino.
"
_
""era-n‘p‘ 'T7m'd: , la tazza della salute , eia'di uri’ ’uso 4
ineno generale. Se le dava ,‘ come a quella di (Giove il
, soprannome di ywammpfs , p pera'mrg’pov ”, perché si be
Vev-a alla fine della’tavola, allorché i comitati eran‘si‘ 1a
\{ate le mani- Si trova il medesimo nome dato ’ ualche
Volta ani-be alla tazza del buon genio , Anieu. (lib. 2,
ca . 2.Jib. Il, cap. 1151 lib. 15, cap. 5;:e 1'43P0u..;
Svml; etc.‘,
'. ' _ "'
I
‘
,
Kpurn'fl ‘E'ppaiî, era la tazza_di Mercurio. Allorché si era
cessato‘flal bere, gli facevano essi con questa tazza una
fibazîone , primacchè ritira_ti si fossero per coricarsi , POLL.
'lib. 6, 16, seg. mo; A'rmîN.‘ 15. 5.
'
"
’
Alcuni autorifldistril'luiscono in un" altro online le taz
ze solenni. Secondo essi la priglà era dedicata a Mercu
rio , la‘ seconda a Carisio ,‘ ch’ è uno (le’ soprannomi di
Giove, derivato'da )Cnlplf; grazia, favore', alldto,Perchè
questo dio pre9edeva alla behe'Volenzi che si stabilisce tra
gli uomini ; e la terza a >Giove salvatore , van. Secondo
altri si cònsact‘àva una tazza di vino mischiato coll‘acqua
a Giove Olimpio_; una seconda agli Eroi, e la terza, ed
ultima a Giove salvatore , cosi nominato, per prevenire,
che in (filesta'occasione , potéa bevcrsi la terza coppa
senza nuocere falla salute , e Senza turbare , gli spiriti ,
_ScoanLsr. in PiN'D. Islhm. ed. 6. str. al, v. 5, ed 1 1. Questa.
tazza" era chiamata ‘Ti’Mm;, sia perché essa era l’ ultima ,
sia perché serviva a compiere il numero di tre , che è
il primo numero
cxmmòmn
completo.
USATE ÈNE‘BANCHETTÌ;
ànpota da noiài‘si che la
Prima tazza ," non meno che l' ultima erano Gangacrate
tutte due a Giove , il Principio e la finé di ogni cosa ;
e quella di mezzo agli Eroi, che si supponeiran‘o
atte
’cipare due nature , ed avere un lùo;o di iìiézzó tra" la
natura degli dei e quellà degli uomini, SchUu." ibi'd.
Checchè ‘ne sia però5 _sex'xibra provàrsi coslzintementè ché
le tazze solenni erano? in numero di tre, ATflEN; lil1‘; lo;
‘caP.|
Al n.
soriip
_ di tavolà,
k ‘prima
_
di dàrsi
_'L\f‘l' àdV àltrd distrazioni,
"<9
si facce da 'essi in questo fraitempo ifl brio?!“ degli dei;
ima libàmione di vino-, accompagnat-à da pi‘èglll'ércye da
inni ,Î in cui si cantavano le loro lodi, eróru) Corióîfi;j
VIRG. "ÀEN. 1 g PLAT.WSYMÌ’OSÀCQP;
‘ 4' :?H"
3- ‘
Terminata ch”erà ‘un‘a taleeriuiouia;Nedivà‘la eomp-a
gnia trattenulà con divertimenti d’óg'i1isli‘e0iéì ó0ria‘îòìtèh.
ti specialmente in- disconere‘coprà dim-r‘emi rìiatceieî; il!
legger libri adattati alle inclinazioni ed al icai‘at‘tere' dico
loro ch’qìano piegtmti.- 'Queste léllure: , e_ queste" co'n.
verèazioni occ'upnvapq qualche volta afiche‘_il- _te'1’npo della
mensa; ugualmentecchè si diveriiwmo essi Colla musica
di ogni specie";“ colle.rapprésénlaziotai di scene eseguite"
da mimi e da bulloni ,le _con_ qualtmqum ’il‘ltra ’cosi_a| ché
tender laotesse ad eccitare'la‘
il Piacefé , -'PLA‘Ì;
me"
« w» fw‘f . - ‘- “.‘ . ’- f-°
Da i”9ecol'r i più rìrlmti , la‘hiusica; e la danz'à 'criiìò
\
I
stati presso iGreci i piacerij più usitati durante le _tîlV0-'
le , MoMni ‘r’ a‘,ojtsrv’; ve ';"«rae‘ )n’p fr' airafiu'flava. J‘awo'Ìî Hom.
Odyss. «É, v. 152; A1111211. lib. 1, ca
Un banchetto degli Dei, ci »rapplie5efi
izî" Omero "iii
Apollo che 'sùo"
ma la; sua lira, mentre le mosse cantàno' dc’ c‘0ri giocondi,
IL 4' , v. 603. La danza anche erà uno dc’ piàcefi del
I" Olympo , ed Apollo p_orta perciò il soprannome di o’fi2!l-‘
93:; il danzatore , Puma. Ho»; AîuEm lib. 1'. cap. 19'.
Questi'ristori erano riguardati come onesti , e _si fllfova=
vano'ne'lle case dc’ cittadini i-più‘ hggùafil‘efioli? ATìllìii.
lib. 1,.- cap. 19; Cmm.’ sz.=in fira'efilt. arl5.‘iiih fllu‘s'if;
Imper.; Id in.Epàmin0nd.,* th. Tù’sc'uÎ. quae‘s'l. lîln "1'.
î’.‘e danze licenzio'se ed efl'eminate,‘ €1;an0bàhditlf dall‘àb‘k
hiión'e de‘ciuadìni saggi, e virtuosi‘,llîfîfùw- ’Iibi‘9; €2îl'"
4\
O
148
'Anrrcurri’ carcu3.
38. Le danze , ed i canti di questa natura formavano le
delizie degl’Jonii, .i costumi de' uali erano più corrotti,
che quelli di alcun’ altro popolo de la Grecia. La loro danza
diii'eriva dalla danza antica. La loro maniera di cantare ,
non che la loro armonia res irava voluttà; perciò si da
va 1’ epiteto di movimenti Ciionii agli atteggi , ed ai mo
vimenti lascivi, Amen. lib. 14, cap. 5.;Honrr. lib. 3.
ed. 6.
‘
Ai QuJ‘r'a‘m, banchetti pubblici degli Spartani, gli Ar
cageti , i magistrati , e tutti i cittadini si riunivano per
inangiarefinsieme in certi vasti recinti, dove erano amma
nite delle tavole ordinariamente di quindici coverte l‘una,
Purr- in Lycurg.; Ponrnvn. de Abstr'n. lib. seg. I con
vitati d’ una tavola non si sedqvano giammai ad un altra.
Essi formavano un’ associazione, nella quale non si pote
va essere ammesso che di consenso unanime de’ membri,
PLU1‘. 'in Lyc. Si stendevano sopra duri letti di quercia;
,una,pietra o un ceppo di legno serviva d‘ appoggio ai
loro gomiti, Arunav.. lib. 12.; Svm. in Aux, e! in 4u>.ir.;
(Ire. Orata pq'o ,Mur. cap. 35. Si serviva ciascun-comita
to (1‘ una porzione regolata di brodo nero , di lesse di
porco,m'a in si poca quantità, che una porzione non do
veva pesare che un quarto di mina , Dmonanca. ap. Amen.
lib. 4, ca . 3- Avevano in oltre del vino , delle focac’
ce , e de pan d‘ orzo in abbondanza , e qualche volta
per supplimer:to alle loro ordinarie porzioni, aveVano del
pesce _, e del selvag;iume di ogni sorta, Id. ibid.yAllorchi
un cittadino , dopo un sagrificio , 0 Una caccia, mangia»
va nella sua abita;done, inviava a’su0i compagni di tavola
qualche parte della vittima, o qualche pezzo del suo fiele
vaggiume , erorn. de Repub. Laced..:, PLUT. in Lmuno.
Ciascuno aveva avanti il suo posto alcuni pezzetti di pane,
che servivano loro per asciugare le dita, Pou.. lib. 6, cap.
14, mg. 93; ATHBN. lib. 9. La decenza era a' quei convi’ti,
compagna dell’allegria, AI\ISWIIp in Lysistr. v. 122.8; e per
questo fine Licurgo aVeya,fatta situare la statua del dio del
riso in mezzo al recinto consacrato al banchetto , PLUT.
in L_ycurg. Il cittadino più avvanzato in età aveva la cu
' radi mostrare la porta a ciascuno de’oonvitati_, allora
che entrava , per ricordargli, che tutto ciò che egli po
.
cenmoxvm usura ne’nncamrr.
149
tesse sentire in quel recinto, doveva esser tenuto segreto,
Id. Inslit. Lacon. I giovani di ogni classe assistevano a;
questi conviti senza però sedervisi o partecipare ai mode
simi. Si faceva loro passare qualche vivanda che si divi
dev.ano tra loro, mentrecchè altri ricevevano dellelezioni
di sapienza , e di amabilità, Id. in Lycurg. Questiban
chetti, o che fossero istituiti nella città ad imitazione di.»
quelli che si facevano in un campo, 0 sia per qualclr’altro
motivo, PLUT. de leg. lib. i, e 5, certo egli è, che servivano
d‘ una maniera ammirabile al mantenimento delle leggi , e
de’ buoni costumi, Id. ibid.:, Purr. in Lycurg.; IJ'. Apo-
phth. Lacon. Conservavano in tempi di pace’, I' unione,
la temperanza , e l’ eguaglianza tra i cittadini, in tempo
di guerra , la fraternità , che essi stabilivauo, impegnava
.«.'u
i compagni (1’ una stessa tavola e che partecipanti eranm
stati dein stessi sacrifici e lihazioni, a difendersi scamhie
volmente , DIONYS. Anumams. Antiq. Rom4n. lib. ‘2.
Le spese di questi conviti erano portate in comune dai
cittadini,’ che somministravanp ogni mese , una- certa
quantità di farina , d’ orzo , di vino ,.-di formaggio , di
fichi, ed anche de’ pezzi di moneta, PLUT. in L_ycwg. ‘,-'
Ponrum. de Abstinent; lib.
Ìib
seg. 4.;Dmnuam op. Alberi.
cap. 8« Di questa maniera il cittadino , ilquale
non vegliava esattamente al mantenimento di sua fortuna.
poteva trovarsi escluso , a cagione di sua povertà, dai
pubblici banchetti, Ams-ror. de Repub. lib. 2. cap. 9. e m.
Ne’primi secoli, i banchetti, in generale, erano rari pres
so i Greci, e non avevano luogo all’uopo che nelle solenni
tà, e nelle feste degli dei. I canti per l‘ ordinario non conte
nevano che alcuni inni in onore delle loro divinità, ed ave
vano per iscopo di mettere in calma le passioni, e di eccitar
l’uomo alla morale, ed alla virtù, Arumv. lib. 14, cap.
6. I canti ch‘ erano in uso all‘ epoca della guerra
Tro
ia , consistevano principalmente in inni, co’ finali cele
bravansi le azioni degli dei , e degli eroi,
ou:‘;_ ma
negl’ ultimi tempi, quest'uso di cantare de’sacri inni nel
mentre che si facevano i banchetti, venne a perdersi,
ed a trascurarsi , Aramv._lib. 15. ca . 16.
I canti i più rimarcheizoli usitati
uranti ifestini, era
no quelli che chiamati venivamo aua'm , Eusrnn. in.
'1
159
Aurxcarra’ carene.
0rl_y:g.1 i quali erano composti di piccoli versi dolci, e
giocondj, Scbol. Amsworn. in Ram; in pr. Si nume
:i‘avano tre sorte di canti ne’ banchetti. Il primo era quello,
che cantato veniva in coro dalla compagnia intiera '-, il
secondo cantato era da ciascun de’convitati per giro ,
Arena. lib. 15, cap. 14; Dieseaacn. up. Schol. Amsroru.
in Han. v. 13,57; ed il. terzo da quei soli convitati, che
conoscevano bene la musica. Quest' ultimo era chiamato,
no'mov, , dall’ aggettivo m,m').my . che significa obbliun ,_ per
ché si cantava senza seguire l’ordine de’convitati , e non
come il primo, che si eseguiva da ciascun convitato secoml0,
il posto che occupava , Arnriv. lib. 15 , cap. 14 , Amsrorn.
Schol;in_ Ve:p.,Àll0rcbè la compagnia intiera_ aveva cantato.
in 00170., e ciascuno al suo giro, si portava in mezzo del
1‘ assemblea un’ istrumento , il quale era per ordinario
un‘ arpa , o un liuto ch’cra presentato in giro a ciascun
convitato., affinché coloro i quali Conoscevano bene la
musica , avessero potuto trattenere e divertire la compa
gnia, A_ coloro poi-che sdonar non sapevano l’isli‘umen
to, veniva presentato un ramo di. alloro... o di mirto , e
tcmnd0: questo ramo nelle mani , dovevano cantare J"
Schol. Amsrorn. in Nub. v_. 1367; id-- in Vesp. v. 1217;
e questo è ciò che si. diceva fpa‘.r J‘u'pnffi, o orps‘: pup'filrnù
film , Cantare all’alloro;‘c al mirto , Hnsv'cn. Questo ramo
prendeva ancora il nome di «fama, o ais'axof, vrapa' fro‘ gîam
os‘v il‘sEg'gevpr, perché imponeva a colui che il riceveva ,’L
1’ obbligazione di cantare; PLUT. Sympos. lib. x , quaest.
1-; Ahfi\wmenwtoripensano ,' che gli nao'Ma non si
cantavano. già '-da.«tuttiflcalero;,= ‘che'îsuona'r non sapevano
loflitlfm,n_eîlîa',}ma bensì, solo da coloro i quali conosce
vaqq-lamsica,i e quindi derivano essi il nome dalla pa
rola. cxolw‘s, <cioè difficile 'arl ;csseq cantato, id. ibid. Al
tri shppongono ancora che il ramo di mirto, non era con
segnato alla conipagnia‘in qp’oMinedipetto, ma portata
di letto in letto , obsim;hè quando la. prima persona che
occupava il primo.;litta aveva finito di cantare, lo pas
sava egli al primo cb‘era al secondo, letto , da cui venia
va esso trasmesso al primo , che si trovava al terzo leh
to -, che le seconde persone cl1’ erano in ciascun letto se
lo BIOSM‘MIO l' 1120 all’ altro nello stes'sov modo , e cosi
crunwomr. usum 1vr."nmcurzrrn
1 51
in seguito , finché lo strumento non fosse passato per l’iu- _
tera compagnia; e finalmente che i canti chiamati venis
sero axo‘Am , da qnoMo'; , che significa tortuoso, a‘ ca
gione dc' molti andirivieni che sfimpiegavano per portare
di letto in letto il ramo dimirto-, Id. ibid.’ Gli am'Mn;
erano in. uso sopr‘3mmodo presso“ gli: Ateniesi. Essi non
erano però sconosciuti nelle altre parti della- Grecia, il:
cui vissero parecchi celebri scrittori di detti cantiz,rcome;
Anacreonte di Teo , Alceo di Les150, P‘l‘assilla: di Sicio
ne , ed‘ altri , Arnaa‘.’ lib.. 15 ,. cap.. 14.. Varii erano i:
soggetti su cui si raggira_vano questi d'na‘Àng: 'Alcuni‘ erano
amqm-md', satirici, c‘è 8:“ e‘pzvnnì‘; gli altri" 3m0fdèi’woa
M' J‘e‘ xm‘ a‘7rowi‘afa. ; alcuni anche erano, serii ;. Eusnru.
in Od_yss. ii, Gli a’xa'mz, che trattavano diflquestiultilno
soggetto, contenevano ordinariamente dc’ precetti di 11107
rate vrupm’viflffn fu” un‘ yyaifzuf xpnqx'lznr u": 7_q'v.fifov i
Aruen. lib- 15 , cap. 14; qualche volta consistevano.
nelle lodi delle azi0ui segnalate degli uomini grandi, il
di cui nome:‘comunemente da essi p0rt'avasi , Hizsvcu. ;,I
Aaxsrora. Vesp.;Arusu. lib. 15,1 Cap. 15. Forse subilq
dopo entravano delle giovinette danzatrici, e de’ suona
tori di strumenti, PLAT. in Conviv. et“ in. Prolag. ; e
1’ assemblea intiera toglieudosi di tavola ,. cominciava a
danzare, e specialmente se i comitati erano abitanti.
dell‘Attica; giacché quest’éserciz'io era un""diletto, di cui
gli Ateniesi erano così appassionati , che si riguardava.
da essi come una mancanza di polizia il rifiutare di dar
visi , quando sé’ne presentava loro l' occasione ,.. ALEX,
ap. Arnmv. lib. 4, cap. 4; Tneorumsr. Cha_ract. cap. 15.
Si servivano di tempo in tempo di qualche vivanda de
licata per istimolarc l’ appetito. Tali erano-i lupoli in
confettura,
di ravanelli
nel mele,
nel
la
mustardale,. fette
la veccia
arrostitaconciate
(i)vconi-delle
olivee no
velle ,
di fresco prese dalla salamoia , Aalsrorfl. a mi
ATHEN. lib. 4; ATuEN.- ibid.; Amsror.. Hîst. anim.
ib.
5, cap. 30; Schol. Aarsworu. in Eccles. v. 45.; Amen.
ibid. Questo nuovo seryigio era accompagnato da un‘as
(.) si»ch di biada.
f
__;; -_.';,_,
g>
152
avrlcnrrit‘ carenti.
sortimento di vino,facendo girare interno delle tazze as
sai più grandi di delle , di cui avevano fatto uso fino
100.. Luzwr. lib. 1. v. 104.
.
'a quel momento ,
Ne‘ primi secoli, i convilati , allorché erano terminati
i canti, passavano a’ diporti , e divertimenti, che seguì.
vano i banchetti, e lungi dal rimanere nella sala del
banchetto , come se ne stabilì l’ uso in seguito, si
I
davano all’ esercizio della lotta , del corso , dell’ equita
zione, del disco, e ad eseguire altri esercizi adatti a svi
luppare la destrezza e la forza del corpo , Horn. Odyss.
i, v. 91. .I 'Greci praticavano diverse specie di diverti
menti e di giuochi, ed erano così numerosi che non
possono essere in'questo luogo riferiti. Non è però da
ommettersi un racconto del zo'rra'fio: , il'quale assai più
che gli altri era particolarmente praticato nei banchet
ti , Por.r..;_ Arn,eu.
'
Questo g1uoco'venuto dapprima
II_v-l___fi
(r) Poicchè l’ autore ci fa sapere che, molti erano i giuocl‘ti. che era
no in uso presso de' Greci, che non sono però da esau- lui riferiti, ah.
biam creduto far coaa grata ai. lettori, il darne qui di essi un succinto
Ilggqu0 , dal quale si rilevctà» ciò-che Pur» è stato da tanti. altri os-.
o,ervat° , dm le nazioni , vale a dire , presso a poco le une dalle altre
prendinp ad imprestito le usanze e le loro maniere
dl vivere.
Tra i.
tanti giuochi pertanto usati dai Greci, ci si presenta quello degli scac
chi, non che quello del Lrucc0: il pari ed il dispari era anche presso.
essi in vigprc,e lp eseguivam con stringere in una mano delle fave ,
obbligando l'yaltro ad indovinare qual fosse il numero che nella mede
sima si conteneva ; pò trascuravano quello che presso nei dicesi gino
tu a capo , o croco’, come vediam che fanno 1 nostri fanciulli da‘strfl<
da. Alcuni ve n’ erano, ch' 12er proprii de' fanciulli , come il giuocar_
alle noci formandonq , al par di noi , diversi castelletti , ovvero 00012
noi lacciamo, gettandolé entro una fossotta: conoscevano anch'essi quel
gruoco che da. noi volgarmente dicesi giuocar alla gatta cicca , ben‘
‘la"fi° ‘_"‘ fanduuo i 4: Percuotmdolo , lasciando a lui la cura di rin-.
'venu‘c il suo percusaore , se pur liberar si voleva dall' esser così ben
dal0- Il ,Cflv-1lcarc una canna, era anche un ginoco usato (lfl"chds 901’
Ìlflfle alle v0|ùe si trova nelle storie diquesta nazione, che‘ancbc talun
BHERÎG Usato 1" avesse , come dicesi che l'atto avesse Socrate , non che
Agesilao. La palla o il pallone era un' altro divertimento de' Greci.
Altro giunta era l'Ascoliasmo , c' consisteva in tenere un piede alzato,
lamia.) 1201]“ altre tlc‘salti ; e lalora in tal positura saltar solcvano sopr!
1x_n'otfc unta di olio , da- cui, come si è altrove osservato, facilmente sdruC
cìolandosi , le risa muoveva (le’ riguardanti. Alle volte mettevano su
di un luogo eminente , che chiamavano dioro, una pietra, da cui 001! 21’
tra irll'n‘dovcva il giuocatore farla cadere; se in ciò non riusciva, era
di igfllo a portar sulle sue spalle fino al dioro il compagno con cui gino
“vq e finalmente, per tacer di altri molti, era presso essi in vigore il
csnmomn usar: ma‘ nancaerrr.
153
dalla Sicilia, formò ben presto le delizie della Grecia in
tiera, e specialmente degli Ateniesi, che vi svilupparono
la più grande destrezza. La forma con cui si eseguiva era
la seguente: Dopo di aver innalzato un pezzo di legno,
se ne collocava un’ altro sopra la sua sommità, con due
tazze sospese da ciascuna estremità in _modo di bilance.
Si metteva in equilibrio so ra una potenza un'asse, cari
co (1‘ una tazza a ciascuna dille sue estremità, lo che pre
lrntava 1‘ imagine imperfetta d‘ una bilancia. Al di sotto
di ciascuna di queste tazze eravi un vaso ripieno d’ ac
ua , dal quale si elevava una piccola statua di rame ,
c iam'ata pa'wm Colui il quale voleva xorraB/(m , gino
care al no'«rnfla: , si situava a qualche distanza, tenendo
una tazza piena di vino , o di aequa in mano , e s’im
pegnava a lanciare questo vino in una delle coppe in
equilibrio , affinché la tazza, per mezzo di quel peso , po
tesse esser percossa contro la testa della statua ch’ era sot
to della stessa coppa. La persona che in modo tale lan
ciava il vino o l‘acqua da fame versare per terra dal va
io , la minor quantità possibile, e far che la tazza colla
massima forza colpisse e percuotesse sulla statua , era di
chiarato vincitore. Questo giuoco, era anche una pruova
per conoscere il grado di maggiore o minore effetto del
a sua amica, dopo il suono più o meno prolungato; Il
suono, fatto per mezzo della rojezione era chiamato M'
712, ugualmentecchè il vino lanciato. Quest’ ultimo però
si dicea più propriamente Ad‘raym "Ayzu'M era il n0me
dato all‘ azione del lanciare il vino , non meno che alla
coppa che il conteneva, poiché si avem l’ uso di descri
Vere un cerchio colla mano dritta, mettendo in opera la
più grande agilità e destrezza; alla esecuzione del qual
- movimento, i grandi giuocatori‘ vi attaccavano'moltissima
importanza: di qui 1‘ espressione , di cui noi troviamo
fatto menzione presso gli autori ata'vn/Jm a'yxuMwì ,
_
a.
io
..
,.
giuoeo de' dadi , servendosi or di due, ed'or di tre dadi,e questi compo
sti di sei facce;de'quali alcuni avevano tutte le aei't'acce segnltfiseà 3|
tri solo quattro: in quanti modi poi essi si servissero de' medesiuii , e
quali giuoch_i con essi facessero , riscontror si potranno presso i vari
autori che ne han trattato.
.
LN'HCHITA’ caacun.
.
Asscnvn. I vasi erano nominati m'e‘rafiot, 0 xw oafix'ó‘er;
ed i premii aormx'fim, x0T7’u;îaîm, e m'a-fmflai; erano que
sti per ordinario delle confetture , de’ baci, 0 altri og
getti, a scelta de’ giuocatori. Questo nd‘r’7'u/3M , che noi
descriviamo.. era distinto da altri giuochi del medesimo
nome dall’ epiteto di mummia. I Greci avevano una tale
assione per questo genere di divertimento che non so,
Famente colla massima. cura si preparava da. essi de" vasi
pel detto oggetto, ma fabbricavano parimenti le case
circolari in modo tale , che essendo, posto esattamente
nel mezzo il. uo'n'fraflo; , coloro che» giuocar solevano ,
potessero. stare da tutti i lati ad eguali distanze dal segno,
senza disordinarsi. Eravi. un’ altra specie \ di uo‘rra.i?a; À,
in cui era collocato. un. vaso- ripieno d’acqua, al di sopra
del quale ruotavano un gran numero. di vuote gai-affine.
La destrezza consisteva in, lanciare il vino in riianiera da
farlo. uscire dal vaso; e; quegli che giungevî a far calate
al. fondo un numero maggiore di ga_rafline , riportava_il
premio. Eravi anche una. terza specie, di cottahoir-in. cui
essi«vi gettavano i dadi.
' ' - -|
‘ - ,.
,
Finalmente ve 11’ era un? altra specie clie_consisteva in
una gara, chi lanciar potesse-più lontano il vinofll pre-.
mio era per ordinario una focaccia fatta. di mele , e di
sesamo , o. di frumento , , Pou.. ; Schol. Amsroru. in
Equit. ; e da ciò è-,_ che aveva il nome diancro,qu, o vaa
F‘OIÎÌ, sebbene l’ ultima. voce sembra, che fosse stata più
comunemente in uso_, Ammnnon. lib. 1. -, cd esseiulo.anti
camente questa la ricompensa, la voce 1up;e[4mîs divenne un
nome generale per. esprimere ogn‘altropremio, Amsrorn.
Thesmophor. Equit. Tali erano i passatempi i it‘r comth
ni presso deiGreci, A:rusn.. lib. 10; 11:, 15;
QI-L- lib.
6, cap. 19; Amsrorn. Schol. in. Pac.; Eos'iiua. in Il. 5';
Tzn'rz. Chil. (i, hist. 85 ;.Svm.; É'nsrcq.
Una conversazione leggiadra era.ccnsìderata ancora co
sì necessaria pei convitati , come necessarii credevansi
i
giuochi ed i.divertixnenti ; che anzi nell’ opinione degli
antichi Greci, era più ricercata , ed oggetto. considera
vasi più proprio per tener divertita la compagnia una
piacevole conversazione , che la varietà delle vivande ,
Àrnan. lib. 10 , cap. 5. Ne’ secoli eroici gli affari della.
cmmoma usum nr.‘_niacnarfrn
1515
îù alta'importanza si trattavano durante il banchetto ,
gru-r. Symop. lib. 7. cap. 9; HOM. Il. 9, v. 70; giac
ché si supponeva che le facoltà intellettuali si mettessero
allora in moto, e che lo. spirito. divenisse più ingegnoso.
Ol'vou 7_u'p suÎ'pou: ai'u m, wpaxm_naiqspov , ARISTOPH. Equit.
Schol. in Il. 1.; A'rnan. lib. 5., cap. 4', AMMIAN. Mm
CELL. lib. 18, cap. 5; STMB. Geograph. lib. 15; PLUT._
Sympos. lib. 7 , quaest. 9;g EUS'IATH. in. Il. 1.
Le risoluzioni. di quelle cose che si
do erano' yu'por1s; , digiuni, venivano.
rendevano quan
nuovo discusse a
tavola , le determinazioni di qualunque siasi cosa che si
rendevano allorché erano nu-ìuaxa'ysmr già inebbriati e.
satolh di vino, venivano un’altra volta esaminate a testa
riposata , Heaopoa‘. lib., [1, cap. 133. La maniera che si
teneva in Creta mentre duravano, i sissizii, era la seguen
te. Terminata ch’ era la cena ddiberavano. essi dap rima
sugli affari civili: quindi si aggirava il discorso sug i. af
fari della. guerra ,_ e sugli elogii de’ più valenti, capitani.
Questi discorsi erano pr0p_rj ad infiammare gli spiriti gio
vanili, e ad is irar. loro la sete della gloria, Dosmn. Ber.
Cretic. lib.
fa gioventù Spartana assisteva" ai, Sissizii ai;
J‘rJ‘aaxaMîu uaopoau'rm, come a scuole di temperanza, e
di saggezza , nelle quali prendendo. essa conoscenza dc’
pubblici affari , veniva. nel tempo stesso ad istruirsi , ed
a conversare con i più grandi, e meglio. informati puliti.»
ci, Purr. in Lycurg. Ci si fa ancora' sapere dagli scritto
:ri che gli uà‘psîm de’Cretesi, ed i pml‘ivm degli Spartani
erano flouMuvnpfwr a'vrop’p'n'vow mu‘ auusJ‘pz'mu a'plcoxpamufiir
vra'fir ii'xir , come specie di consigli , ove i capi dello sta
to s’ incontravano per mettere in discussione gli oggetti i
più importanti, e secreti della pubblica amministrazione;
e che il Pritanco,‘ ed il Tesmotesio , o le pubbliche sale
della città. di Cheronca servissero al medesimo oggetto ,
PLU'URCH. Sympox. lib.« 7. cap. 9. Loastesso costume
50mlfra che prevalso avesse in parecchi altri luoghi, e
spemalmente in Atene , in cui il consiglio supremo si riu
niva per banchettare ogni giorno. nel Pritaneo. Una espres
sa legge di Rodi, obbligava i principali magistrati a riu
nirsi ogni sera in un pubblico. convito, al quale invitar
dovevano i principali cittadini di quel luogo per delibe
156
Anrxcurn‘ cucnn.
rare sugli affari del giorno seguente , Ensnwn. in Il. 1,
ciò che fa presumere ad alcuni che , Bacco ottencsse da
ciò il soprannome di Eu’fioumi: , buon consigliere, e la noi
te quello di s'uppa'uu , come il tempo il più favorevole al
la meditazione, ed ai prudenti e saggi consigli, PLUT.
Sympos. lib. 7 , quaest. 9. Gli affari civili facevano il sog
getto della conversazione de’ magistrati; quella de’ filoso
fi si aggirava su qualche discussione morale; i soggetti
critici occupavano i grammatici; e ciascuna scienza ed
arte veniva coltivata, e si 'perfezionava in tali occasioni.
D’ onde si può conchiudere che i Greci, in generale, nel
loro uso smoderato del vino, cercassero meno un piace
re grossolano , che il mezzo di disporsi ad una 00n\{ersa
zione più piacevole ed animata, Eusrnn.
Un tal costume casualmente serviva ancora a ristorare
lo spirito, mentre essi dilettavansi an_cora divertire con
discorsi sopra soggetti meno gravi, e più familiari ,
PLUT- Sympos. lib. 7 , uaest. 9. Da ciò è che , cap.
roam , nome Greco , clic designava un‘ banchetto , era.
definito un misto di gravità , e di allegria , di discor
si serii , e di azioni, Pur. Sympos. lib. 7 , quaest. 6«
Ne’sissizii de'Lacedemoni in cui venivano ancora discus
si i più gravi ed importanti soggetti, usavano essi di
scherzare e divertirsi, senza che però questa allegria de
generasse mai in asprezza , o fosse atta a recare offesa ad
alcuno, Prur. in Lycurg. , e Sympos'. lib. a. quaest. 1.
Il far scelta ne'banchetti di tali soggetti; che potesse
ro nel tempo stesso dilettare ed istruire la compagnia ,
sembra che sia stato solo un '00Stume antico ',, mentre ne
gl‘ ultimi tempi, di raro i Greci ne'puhblici bflflCllelti Si
ytrattenevano _a , conversare sopra qualche seria e grave
materia, Id. Sympos. lib. . quaesl. 9. Si amava piut
tosto in simili occasioni,
ripetere le‘ favole antiche ,
o motteggiare d‘ una maniera piacevole ,f o ascoltare la
lettura (1’ un poema , ‘-divertimento comune specialmen
tedegli uomini di letterè.y'Ma la ricreazione la più
abituale era di proporsi 1’ uno all’ altro delle quis_tio
ni (1’ una soluzione difficile. Questel quistioni , 'allorchè
erano puramente scherzevoli erano chiamate aìm'7pwq ,
am.aau
I
_
_
f‘g ‘,
cannone ustrt: zu' aAncnrrrx.
157
tua quelle che contenevano qualche cosa seria, ed istruh
tiva, venivano appellata ypi'pm, parola che nel senso pri
mitivo significava una rete da pescare, POLL. lib. 6, cap.
9. Quindi i'ypt'q»: contenevano delle dissertazioni filoso
fiche , scienza alla quale gli antichi Greci si davanocon
passione , e con cui facevano essi spesso prova di loro
etteratura : e questo assatempo dava a conoscere l'avan«
zamento di ciascuno di? convitati nelle lettere , Arnam.
lib. 10. cap. tilt. Quegli che risolveva la quistione pro
posta , riceveva una ricompenza; ma in caso opposto ,
chi non l’aveva saputa sciogliere, veniva condannato ad
un certo castigo. La ricompenza consisteva in una ghirlan
da ;e'pmo; mi r-Jpnyi'e , e negli applausi che riceveva dal
la compagnia; il castigo poi era di dover bere tutta ad‘
un fiato una tazza di vino, in cui vi era mescolato il sa
le , POLL. Onomast. lib. 6, cap. '19. Altri pretend0no ,
che il prezzo era una tazza di vino , la quale si dava a
chi risolveva la quistioue, o se nessuno giungeva a scio
glicrla , si dava a colui , che preposta l’aveva , PnAVOn.
in v. 7prpo;; Ensrrrn. in Il. 10. Si pretende ancora da
altri che ypioof era una quistione difficile proposta da
-un convitato enigmatiramente, e che chiunque non potea
scioglierla , era obbligato di bere quello che era situato
avanti di lui, o che fosse vino puro , o acqua senza mistu
ra, Hesrcn. Non si può dubitare che le penitenze, e le
ricompense, cangiavano a seconda del ca riccio , e del
temperamento dell’assemblea. Il nome il più generale
che si dava a queste quistioni, e ad altre che si usavano
in simili occasioni ,, erano xu7u'wa Cnrfiywra , e qualche
volta pruyo'ma L'm-n'pan, perche si replicavauo frequente
mente, ed erano proposte dalla gente ,, che aveva più
1‘ abitudine di correre a’ banchetti , POLL.
Qualche volta ,.in seguito (1‘ un festino , si distribuiva
no de‘ presenti ai comitati , che consistevano in tazze d’oro
e d‘argento, o di altri oggetti di valore, Arena. lib. il.
cap. 3; PLuzr. in. Alemand. Questo costume veniva dal.
.l’ uso che avea ciascuna assemblea , pria di separarsi, di
fare una libazione a Mercurio , riguardato come il dio che
presedeva alla notte, e credeva di mandar egli il sonno,
ed i sogni piacevoli; e da ciò venne egli chiamato wmro‘;
l58
ANTICH1TA‘ GRECHE.’
t‘vrmm‘rn’p, ed fiyv'àwp o'm’pw, Howi. Hymn. in Mercur. I
Greci ‘sacrificavano anche allo "stesso dio le lingue degli
animali uccisi pel b3l'lCll_lìl.l.0. Se ne da'va per ragione di
una tale _iisanz‘a , che Mercurio e5sendo il; dio dell’ elo
quenza; si vSI.\ppo’ne'va che questa parte delle vittime do
îcsse ecsergli più grata. Si diceVa' anche che, per mezzo
di questo sactifizio , s’inv0'cava la sua testimonianza,- per
ché potesse c0nfei‘mare tutto ciò che si direbbe a tavola;
alcuni son però di avviso che col bruciare le lingue al
la fine della tavola, ven'ivà intirflato; che qualiinqlie co
sa fosse stata dettaà doveva essere se ‘oltà nel più pro*
fondo segi‘eto , Schol. APOLLON. in rgoh._i , v. 516;
Eusmru. in Od_yss. 7'. Questo coatume si_ossetvava prinf
cipalmente in Atene, nella Gionia , a_Megafà , da cui
si diceVa aVei‘ avuto origine; e cérlaniente che rimonta
Va esso ad un’ alta antichità; APOLLON2 Argdrl. lib.' i;
v. 516;Howi.
-_’
~ ‘
I giocolatori ancora tenevano alle 'volte' diVeflita la con“
Pagnia coi\loro ingannevoli modi. L’uho siluav'a Un ccr‘
to numero di iccole conchiglie, o di PÎCCOlG Palle sotto
de’hossoli , e e fama comparire , o disparire a suo co-‘
mando coi: tal destrezza; che_ Veruno Se ne av'vddèva', ATRI-IN.
'lil). 1,} cap. l'5; lib.
cap 1. Un‘altra scriveva e leg- ‘
geva girando nel iempo medesimo attomo- Cori ima rapi
"diià estrema; Xamo‘m. in Conviu. Alcuni‘vomitaVano del.
le fiamme dalle loro bocche; o camminavano collalotò
testa giù sopra lo loro umani,» ed 'imilàndo coi piedi le
daan le piu difficili; Hmfobor. lib.v 6; ca‘p. mg. Una"
donna afm'ata nella destra di dodici-cerchi di fame , 'gue‘r
niti in ogni lor circonferenza ‘a piccoli anelli del me
desimo metallo entrava in‘ danza,- ed inlìeramente SGgUQII-‘
dona la misura," gettava' Successivamente questi dodici ce1‘-'
chi nell‘aria,- e li ripreudéva, Xxnom. in Conviv. Un’al
,\tra si faceva il sentiero attraverso di spade sguainate, Id.
ibii; ATHEN. lib.
.|
'
" '
Mercurio era il dio che riceveva maggiori libazìoni da
arte degli antichi*Grecil In seguito cominciarono a far
fein onore di Giove soprannominato fra’xmf, Amman.
lib. 1. cap. 14.‘Gli altri dei perònon‘ erano intimamen
te obbliati. Ne'bamlzetti che seguivano qualche ficrifizia
rumena m mcavrna cu s'rnlmrm.
159
solenne si aveva cura di rammentare, nel momento del
la lihazione , il nome del dio al quale avevano essi pri
ma sacrificato, Hon. Odyss. y'.
I banchetti che seguìVano i sacrifizj non erano di lum
ga durata, essendo proibito dalla legge il trattenersi molto
in tali occasioni , Amen. lib. 1 , cap. 14‘, HOM. ibid.
Qualche volta ancora dovevano esser terminati prima del
tramontar del sole, ATuEN. lib. 5, cap.
Ma negli altri
banchetti, la legge non aveva allatto assegnata l’ora alla
ritirata , ed i convitati non si separavano sovente ,
che
all’ amicinarsi del nuovo giorno , PLUT.; H0M. Odyn. ;
Vinc. fleneid. lib.
L’atto del partirsi da un banchet
to veniva detto yivw€xl s'x J‘sivruov, a’yaA-Ìazv e'x au[.nracrfou,
AELIAN. Var. hisf. lib. 4, cap. 23, 'l‘9tÎ a'upvrom'su u‘vmwînu,
Amen. lib. 5, cap. 4, o ai7roku’iddal, Id. ibid, o u'vru‘ rm‘r
J‘u'vrmv aira>.v'm , Id. lib. 1. cap. 13.‘
'..\.I
c A P o _XXII.
rumena m mesraar GLI srauvnskn
\.
I"
'
“
Il tenere pubbliche osterie per ricevimento di forestie-L
ri , era considerato come un’ impiego vile e non di uomo
liberale, e perciò era u'ii tal mestiere lasciato agli stra
nieri, 0 all’ ordine il più‘hasso de‘cittadinî, Prvr. de Leg.
lib. 1 1.‘ Gli antichi Greci n0n aveVan_o affatto osterie pub
bliche. Non dandosi essi in modo “veruno al commercio,
non mantenevano alcuna relazione cogli stranieri.- Era
per tal’ effetto a dir vero cosa insicura per un‘viaggiatore
il mettersi in cammino senza una forte scorta. Le vie si
per terra che per mare erano infèstate di ladri e di
corsari, i quali spogliavano i viaggiatori, e facevano lorò
soffrire mille trattamenti cattivi. Gli uomini dotati di forza
e di coraggio , o rivestiti di qualche autorità , riguarda
vano , indiquei
tempi
barbari
,come
revole,
vivere
a spese
degli
altri,una
e siprofessione
facevano oglia_ ria delle s oglie che essi toglievano. ‘Lasciavano figli 110
mini deboli, e senza‘potere la cura di praticate la gin.
stizia, e l’umanità, PLU'I‘. in Thes. ; Tenero. Hist. Prin.
cip. Da cio e che tra gli antichi Greci, gli stranieri ed
160,
ANTICHITA’ onscan.
i nemici venivano gli uni e gli altri, indicati con lo stes
so nome Ee'vor , che significa nemico, riguardando , in
effetto , gli stranieri come tanti nemici, Hesvcn. in v. T;t'yo;.
Gli S artani diedero , come si dice , i primi il nome di
{s'm alle nazioni barbare , Hunonocr. Calliop. cap. 10;
POLL. lib. i,-cap. IO, poicchè queste erano considerati
come loro comuni nemici.
Minosse Re di Creta , giunse in fine, coll‘ajuto d'una
piccola flotta, a purgare il mare che bagna la Grecia dai
pirati che l’ infestavano , e ad assicurarsene per lungo tem
pq il dominio. Ercole , Teseo , ed altri Eroi, facendo Una
guerra continua ai briganti che infestavano la terra, giun
sero ad annientarli, dopo del qual tempo non vi fu più
persona che si facesse ad ingiuriare gli stranieri, Xnuorn.
’Awanmp. lib. 2. Ne’tempi però i più antichi,in uomini
che si onoravano ancora di qualche sentimento di uma-‘
nità, non mancarono, come dicesi, di trattar con rispetto
gli stranieri. Somministravano loro da mangiare , davano
loro mille segni di attenzione , anche prima che avessero
rofl'erito il loro nome, e senza annoiarli di mille curiose
Somaude , Horn. Odyss. y‘, v. 6t.; Odyss. 2', v. 45;
Odyss. è, v. 170. Dicesi ancora esser stato un’ antico co
stume di astenersi dal far loro tali ricerche sino al deci
mo giorno , se lo straniero sembrava che volesse fino a
tal tempo tacere le sue qualità , Horn Il. (' , v. 173 ,
Ensmrn. in L. i.
‘
,
I Cretesi _,_ in seguito , si resero assai celebri per la lo
ro cortese ospitalità. ’I loro duca/71a sale pubbliche , erano
divise in due
arti: 1‘ una era chiamata xm[uy'flipmfl , che
formava un’ a leggio riservato agli stranieri , e l’ altra ,
u'vl‘pfiov, serviva di sala ai banchetti pubblici tra i citta«
dini. Nella parte superiore di questa sala eravi sempre una
tavola ch’era apparecchiata separatamente per gli stranie
4-._-\__.
.
.,
(I) In compruova di ciò, ci racconta Omero che, essendo-Ulisse stato
gettato dalla tempesta nell'isola de' Feaci presso il re Alcmoo , accolto
da questi, er più giorni che lo tenne in casa , non gli domandò mai.
chi egli si esse; e solo in occasione di una gran festa , nel raccon_tnr
il poeta Demodoco le imprese di Troia , essendoin cadute le lagrlme
dagl' occhi, diede ciò motivo a quel principe di domandargli e 'l sud
nome , e l' oggetto del suo viaggio.
MANIERA m mc:vme GLI STRANIERI.
|61
ti , e si chiamava îpu'vriEn Em'a , Emmì , 0 A15: Em'au.
Altri autori però fanno mehzione (li due tavole di questa
specie, Arnen.'lib. 4, cap. 9. Nella\distrihuzione delle
vettovaglie, gli stranieri erano.serviti prima ancora del re,
o di qualunque altro personaggio distinto della nazione
Cretese. Alcuni anche arrivarono ad esercitarvi le funzio
ni della più alta magistratura , Hmucun. de Repub.
Il resto de’ Greci, e particolarmente gli Ateniesi, mo
strarono agli stranieri molta all'abilità
I soli Sparta
ni non fecero giammai pruova d’ un carattere ospitale,
szz. chil. 7, luist. 130. E da ciò riportarono essi il
soprannome di J‘1epwvéEevoa, Amsrorn. Puc. , e di Ewan’rau,
a cagione della tassa che raccoglievano sugli stranieri, e
della forza che impiegavano per mandarli fuori della cit
tà. Quest’ uso è tanto più sorprendente, quanto che Li_
curgo , nel dare aglL5par-tani le sue'leggi , si era regola
to sopra le istituzioni di Creta. Alcuni autori però pre
tendono, che i forestieri non erano disprezzali a questo
punto, e che la cura di riceverli, era una delle cariche
attaccate alla corona , Hxaono'r. Altri assicurano, che anche
un luogo convenevole era assegnato pel loro alloggio, e
che essi dividevano senza alcuna distinzione coi cittadini,
Amromn. lib. n. Checchè ne sia, l’opinione che fossero
essi incivili ed inospitali verso gli stranieri, sembra che
fosse prevallsa per due motivi:
Primo , perché gli stra
nieri , accomodandosi poco facilmente al regime auste
ro che regnava a Sparta , si laguavano (1’ essere ma
lamente nuclriti , Amen. lib. 4 , cap. 6. ; in secondo
luogo , perché una legge proibiva che si ammettesscro
nella città gli stranieri in ogni tempo , ma solo in cer
ti giorni u'pwye'mrn'pe'pm, Ams’rorn. Schol. in Pac. Svm.
Questa legge ricevette una nuova forza per la_promulga
zione della legge EuflÀad't'nC, che proibiva di ricevere nel
la città un gran numero di stranieri, LIBA.N. Declam. 24;
Tanaro. lib. a. in, Orat.fuhebr. ; Xenoru. de Rep. ; Paur
.
(1) Era a tal segnò riguardata doverosa l' ospitalità , che in alcune
rittà, vi era una legge che co’ndannava ad una multa colui , che ncguva
di alloggiare un foresticre giunto nella loro città d0p0 il tramontarc del
Iole.
Il
162
Anr1cmn’ camera.
in Lyc.; Id. Inst. Lac. Esse caddero però in seguito dal
loro vigore , e vennero entrambe a disusarsi , Xr.norn.
Jbid. Era anche ai cittadini di Sparta proibito di viaggia
re nei paesi stranieri , per timore , che non riportassero
in seno della loro patria il gusto delle istituzioni vizioso
che regnavano nelle altre nazioni, PLUT. in Lycurg‘. , e!
Ap0phlh.', VALER. Mum. lib. 2, cap. 6, Hanrocn. v.
sa'6'erasg etc.
’
Atiin d’indurre i Greci a trattare gli stranieri con cor
tesia e rispetto , gli antichi poeti e lcgislat0ri ispirarono
loro un’opinione, che tutti gli stranieri fossero posti sot
to la protezione di certi dei, pronti a punire le ingiurie
che loro fossero fatte. Nel numero di questi dei erano
riconosciuti, Minerva, Apollo, Venere,Castore e Poliu
ce , e principalmente Giove che si Onorava , per eccel
lenza col soprannome di Eino: , che si applicava perdan
che a tutti gli altri dei , che si credeva che proteggere
gli stranieri, Horn. Odyss. i, v. 269; Odyss. 2', v. 55.
Pel medesimo fine la favola dipingeva sovente gli dei
viaggiatori sotto i trattti di semplici mortali, va. Melam.
lib. 1, v. 2x3; lib. 8, v. 626, Hm“. Odyss. p’, v- 439.
Si aveva cura di situare il sale davanti agli stranieri,
prima ‘che portassero la manoalle vivande, che loro erano
state destinate, locchè aveva per iscopo di avvertire che,
come il sale consiste di parti acquose‘, e di parti terrestri
mescolate ed unite insieme , cosi lo straniere , e l‘ospite,
da cui era esso trattato, dall’ epoca in cui gustavano es
si il sale insieme, mantener dovessero una unione d’ami
cizia costante e fedele. Taluni son di avviso , che sic
come il sale impiegato era a preservare le vivande dalla
corruzione, dovesse ciò significare che, l’amicizia, la quale
cominciava da quel giorno ,‘dovea durar per sempre; altri
poi stimano , che dovendosi un riguardo al sale per la
(utilità pnrifiqnnte_,
che comunemente
veniva usato
nelle
{lustrazioni,
questo stesso
riguardo importava',
che l‘ami
cizia ,k dovesse essere esente da ogni ombra , e libera d’ogni
sospetto geloso, Ecsrrrn. in Il. 4'; L\’COPHRON. Sehol.
in Cassandr. v. 135, 137. Ciò non ostante, sembra che
questo cost urne avesse potuto aver origine dall’ essere il
sale costantemente usato ne.’ sacrifizj , e nei banchetti, non
MANIERA m mcewam; un srntnn-zm.
163
meno in quelli degli dei, che in quelli dein uomini. E
da ciò è , che si supponeva dai Greci, posseder il sale una
particolar santità , per cui avevano dato ad essi il nome
di aria: «2M, sale divino, Hom., ed ispof «ha, sale santo;
e dal mettere il sale sulle tavde, si credeva, che impri
mer si
potesse
alle medesime un
Anuon. conlr. Geni. Iii.
carattere sacrosanto,
a. Questo‘ carattere sembrava
anche più imponente nelle età antiche , tra gli uomini
che vivevano di rapine e di scorrerie, e che erano Pop.
tali a riguardare come degno di loro venerazione tutto
ciò che tendea ad avvieinarli , ed a loro ispirare l’amo.
re dc’ loro simili. To‘ a‘ywpx'arefov, l’aver mangiato alla
medesima tavola , era riguardato come un‘ obbligazione
inviolabile di buona amicizia , cd che. mu‘ 'rpa'me 7rapx
flau’mr, violare il» sale ed il banchetlo, o che val lo stes
so, detto in altri termini, il violare le leggi dell’ospitali
tà e l’ingiuriare coloro dai quali erano stati essi tratta
ti, veniva considerato ciò come uno de’ più gravi delitti,
Dv-imovrm 0rat. de‘ Fals. Legal.; LICOPIIR. Cassandr. v.
134. Tal o'po'reyov, il conversare sotto il medesimo tetto,
si stimava ancora che fosse una specie d’ impegno e di
obbligazione all' amore ed all’amicizia , Hma. Il. :' , v.
635. Si dava a questa alleanza contratta per mezzo del
l‘ospitalità il nome di wpoEew’» Era essa‘ creduta così sa
cra, che dagli antichi Greci veniva osservata con una.
inviolabilità, più grande ancora di quella, che nasce dai
vincoli
QUeste del
alleanze
sangue,
di ospitalità
e della parentela
, divenivano
,' EUSTPIH.
anche’ in
eredita
Il.
rie passandoydai genitori ‘ai figli; uè er’a'no stipulate so
lo e contrattate da private' e singolari persone , ma si
estendevano alle famiglie , non che alle intere città, Purr.
de
Leg. lib. 1.; PLUT. in‘.Nie;
Conn;
Nsr'.V in‘ Cimun.;
HEROD. Clic. .
_ ‘ i
V
’
Quindi si costumava dagl’ uomini , che si erano irr‘ tal
guisa collegati, di dare 1’ uno all’ altro certi contrase
gni au'p/3’omt', il prodotto de’quali era, di dover rammen
tarsi 1‘ una e l’ altra parte dell’ alleanza contratta , onde
potersi riconoscere nell‘ avvenire: Ee'rax; In wre'p/fsw' au'p
fluk' , 02' J‘poia’oud'i 6’ w", Eumrm. 1|Ierl. v. 615. Cotesti
contrasegni erano alcuni scambievoli presenti e' doni , i
;|.
164
-AN‘rICHITA’ carene.
quali erano chiamati Es'vm o à‘aipa Euwxu‘ , che dagl’ anti
chi Greci venivano depositati tra i loro tesori , per er
petuare di generazione in generazione , in ciascuna delle
due famiglie , la memoria dell’alleanza contratta , EUS'I'ATH.
in Horn Il.
Presso i Greci degl’ ultimi tempi si co-:
‘.lt2maV3. di spezzare un dado dcpéyakyas, in due parti\;
di cui, una parte si portava seco il convitato , .e l'altra
rimaneva presso la persona che lo aveva trattato , Eumrm.
Schol. in Merl. v. 613.
-
Si dava il nome di 4’J‘i'ovrpa’gsrai agli ospiti che riceve
vano degli stranieri d’un rango ordinario. Coloro che
avevano data ospitalità agli ambasciatori, o a’ stranieri
onorati di fumioni importanti, erano chiamati arpa'2svor , e
uesto nome si applicava ancora a coloro che ricevevano
degli amici, cittadini d‘una nazione straniera. Se 1’ ospite
che riceveva gli stranieri rivestiti d’ un carattere pubblico,
il faceva di suo proprio moto, si nominava |‘.SsmwpóEmf,
Tuucvn. lib. 3 , cap. 70. I.arpa’Esvoz
erò erano
lù‘ co
munemente destinati a questo ufficio ai sull'ragi Bel po
polo, se si parla di governi popolari, e se di monarchia,
dalla nomina che ne_ faceva il sovrano , Hanon. lib. 6 ,
Eosrarn. in Il. 7'; POLL. lib. 5 , cap. 4; va. L' uf
ficio de’ proxeni non.solo consisteva nel provvedere al
l‘alloggio, ed al mantenimento degli stranieri di sopra men
zionati , ma era ancora lor dovere di preSentarli al re ,
di far loro vedere le assemblee pubbliche , di farli piaz
zare convenevolmente al teatro , e finalmente di servirli
ed assisterli in ogn’ altra occasione. Quindi xaAmi Irmîc li
su.on à'rrm, colui che faceva del bene a qualcuno, o gli
serviva di occasione di qualche torto, era chiamato wpa'
Enos. Di là anche “espressione proverbiale: arpo’Esro: ai’l'an
).sr’a; , o wpo'Eevo; pó’apeî; , l’autore della ruina, e della
miseria di qualcuno; wpo'Esiws q'as'7'npl'as, o srpo’Esros v'7iei'ag,
Eusrnu. in Il. 3', 1’ autore del suo ben’ essere, e di sua
felicità.
v
'
,'
,
Presso i Greci moderni 1’ impiego di roxeni fu chia
mato 7apa;gti , che corrisponde aila parolia xvi/ami“, d‘an
[m'fnx , un dono , un presente, Hasvmx. , e coloro che l‘eser
citavan4o , vripaxoi e Enowyipo);°h
Si aveva pensiere, prima di mettersi in viaggio, d‘im
MUSICA russo I GRECI-
165
plorare la protezione del cielo. Al momento della parten-v
za per un qualche straniero paese si costumava, bacian
do la terra , di salutare e di prender licenza dalle divi
nità del suo proprio paese,0'vrn. Mal. lib. 13, v. 420.
Questo saluto per lo più si ripeteva nel mettere il'piede
su d’una terra straniera, Kv'as J‘:' {n'J‘v-por ipovpm, Horn
Odyss. |' , v. 460; OVIn. Melam. lib. 3 , v. 24. Cow
un tal rito pagavano essi omaggio , ed'invocavano 1‘ as
sistenza e la protezione degli il'ìrlx{filpml 8m‘ , dei ch‘erano
i- protettori di quel paese. Quest‘omaggio durava per tut
to quel tempo che si prolungava il loro soggiorno ne’luo
ghi sottoposti alla-protezione di quelle divinità , Qnuvr.
Curi. Finalmente, allorchè‘ ritornavano essi nella loro pa-/
tria, salutavano di bel nuovo i loro proprii dei , e non
trascurava'no di rendere ad'essi i loro ringraziamenti, pel
loro felice e fausto ritornò, HOM. Odyss. v', v. 354: AriSCHYL. 'Agamemn. v. 819; Eumrm. Hercul. Furenl. v.»623..
e A P o XXIII.
;:r'v
nvsrcz nessou anecr.
La parola ,uoua’1mi, era"applicata indistintamente presso
i Greci alla melodia , al ritmo , alla versifieazione , alla
danza, al gesto, all’unione di tutte le scienze, alla_pra
tica di quasi; tutt‘e le arti. I movimenti dè’ corpi celesti ,
PLIN. lib. ’2, cap. 22'. ; Cemsomm cap. 13 , etc. , come
anche le operazioni dello"spirito , Puma de Mus. , erano,
secondi) essi, sottoposti alle leggi dell' armonia.
Moumxy‘, sembra aver derivata il suo nome da [maia‘a,'
il nome delle nove muse”, lsm0n. Hispal. Origin. a,
Cip. 24 , o dallÎ ebreo Mosar che significa arte, o ancora
dallfe'breo mm; l\IOTZA ,' inventricc , Cuuuc. ad Hesiod.
Theogon. v. 52. I Greci distingueyano nella musica il
suono, il riposo, gli accordi, i generi,i modi, il ritmo,
le variazioni, e la melopea , Pur. de Repub. lib. 3;
Eucmm in Introduci. harm. ; Amswm.q QUINT. de Illus.
lib. 1. Le note, o i suoni della;Vocc erano nel numero
di sette. Ciascuno di questi era dedicato ad un qualche
pianeta particolare 5'»:.° u‘n’fm,’i alla luna; z.° ampuvrx'rn,
166
Anrlcniri’ cnrqm.
a Giove; 3.° N'xau'os , _a Mercurio; 4.° (u'sm , al sole ;
5.° wapm;u'uu, a Marte; (i.° rrp/frn a Venere, 7.° vn'frn;
a Saturno, Anisr0r. Probl. seg. i_(); anmnn. ad Vitruv.
5,
il tuono o modo, che i musici formavano alzando
o hassahdo il suono , si diceva _vo'yo; , Tuncyn. lib. 5 ,
cap. 70; Ansa-ore. Equi_t. v. 9.; Anxsror. Probl. 19 ,
n. 28; Purr. in Illusic., _Svm. in v.
Si distinguevano
quattro ro'por, 0 modi principali: il Frigio, il Lidio, il
Dorico, ed il Gionio, ucum, qumon.; Anis'ro'r. polit.
4, 3.; Arflmv.-iib. 14, cap. 5.; Pun, iii). 74'._0ap’. 56,
Alcuni ne aggiungono un quinto, ch’essi chiamano l’Ec
lico. Il modo Frigio era religioso, il Lidio , melanconi
00; il Dorico, guerriero; il Gionico, scl1erzevole,îe gio
condo; l’Eolico aveva un carattere di semplicità , Arur_.m,
Florid. ; anuu. Ilurmon.; Anisror. Poi. 8 , 5 , 7. Il
modo adoperato su i campi di battaglia, per infiammare
i soldati, era detto 6'pîmf: '0p6’wr va'y,o;, frpo'sra; già»? ai:
m'Myov s'pefixraxós, Ensrrrn. in [10111. il. A’, v. io;AnI
s'r0ru. Schol. ad Acharrt. v, 16; AUL. Gru. 16, 19., Svin
]l senso, della iarola va'[zai si estese in seguito , e fu 8P9
plicato agl’inm , che si cantavano-in questi differenti Sl_l°e
ni , Schol. Ansa-ora. ad Equit. v. 9
‘
il ritmo faceva anche parte della musica. Questo era
in generale un movimento successivo , sottoposto a certe
, proporzioni , PLAI,
Leg, lib 3. Consisteva in una du
rata proporzionata ide‘ suoni, che entravano nella compo
sizione di un‘ aria. Esso era anticamente formato precisa
mente sul modello del ritmo. poetico. Ciascun piede, nel
la versific;aziphe,,àir'evtt un;ritmo;, che.si divideva in due
tempi : 1‘ uno. -si contava lbassando la mano , e l’ altro
col rialzarla. Si pensò in seguito, ad introdurne de’nuo
vi ritmi ,nellaypwsia , ARI5'I‘OT. _d'e_ Poel. _ Il numero
ne
fu ancora aumentato da Archil0co , Alceo, Sailo,ed altri
poeti. il ritmo.si marcava con linee notate in testa del
pezzo di musica; ed il Corii'eo ,. situato sulla parte più
elevata dcil’ orchestra , lo indicava ai danzatori, ed ai mu
sici , l’ occhio de’ quali 1seguiva ciascun suo movimento ,
Id. Problem. Il carattere del ritmo era talmente termi
nato , che la trasposizione d“ una sillaba bastava per 01111].
hiarlo,; quindi il piede giambico dipingeva perfettamente il
.\ r
MUSICA russo i cuncr.
167
moto pesante (1’ una danza rustica , mentre che il tronheo
conveniva a meraviglia alla vivacità d’un dialogo appassio
nato, Amsrorn. de Poet- cap. 4; [d de Rhetur. lib. 3,
cap. 8. Come il primo sembrava battere a colpi pressan
ti, e raddoppiati, ed il secondo perdere il suo ardore a
ciascun passo , gli scrittori satirici si servivano volentieri
del piede giambico per abbattere i loro nemici, mentre
gli autori drammatici si servivano del trocheo, allorché re
citavano in isceua de’ cori formati di vecchi,
Anisrorn.
Acharn. v. ao3, Schol. ib. Ciascuna specie di ritmo si
adattava a ciascuna delle nostre paSsioni , e ad Ogni mo
vimento della natura, di cui diveniva l’espressi0ne la più
sensibile, Amsror. de Rep. lib. 8.
Prima della guerra di Troia , Amfione animava con i
suoi canti gli operai che costruivano i fortiui di Tebe ,
PAUSAN. lib. 4, cap. 27. Se si crede alla favola , questi
fortiui si alzarono
da se dallaisna
stessi al lira
suono
di sua piacevoli;
lira in
cautatriceOrfeo traeva
de’su0ni
e le tigri, a quel che si dice , dep0nendo la loro na
tura feroce, venivano a sottomettersi a’ suoi piedi. In
Isparta‘, una discordia Civile si sedò all’istante, e la pace
rientrò in tutti i cuori, ai dolci accordi di Terpandro ,
PtlU'l‘. de Music.; D101). Sic. Fragm. Solone coi suoi can
ti eccitòi suoi concittadini alla guerra di Salamina, ed
alla conquista di quest’ isola , a dispetto del decreto fa
tale, che condannava‘a morte ogni cittadino, temerario a
segno , di azzardare’una simile proposizione, PLUT. in Sol.
Gli Arcadi dovettero la loro civilizzazione agli allettameu
ti della musica , Por.vn. lib. 4; Anna. lib. 14.
I Greci conoscevano la musica vocale , e l'istrumenta
le . ARISTOT. Polit. lib. 8, cap. 5., Play. Var. Hist. lib.
7, cap. 56. I loro strumenti musicali
si
dividevano in
e'yvrveura‘ , strumenti da fiato, ed i'ufl'a’n: , o viupo'Jwa ,
istrumenti da corde, POLL. lib. 4, cap. 8,seg. 58. La
lira , il flauto, e la zampogna furono iloro tre principa
li strumenti, PLUT. de Music., quantunque ne possedes
sero ancora parecchi altri,’Pom.. 4, g. seg.‘59; Amsror.
Polit. lib. 8. cap. 6.
1
Tra gli strumenti da corda , o fatti colle budella , . la
lira, che in Grew era chiamata auhipx , o pa'p,zuy{, tene
168
nwnemn‘ cuch
va il primo luogo, Eusnm. in Il. 0”, v. 569; Anrsrorn.
Nub. v. 1358 , sqq. Se ne attribuiva l’invenzione ad Apol
lo , onxv. IdylÌ. 3 , 7 , che da ciò era soprannominato
poplumvru‘; , An1sroru. Ran. v. 234. Ne’ primi secoli gli
eroi, ed i re i più. potenti si compiacevano di suonal"
uesto ìstrumeuto , AELEAN. Var. Hist. lib. 3, cap. 32 ,
l quale solevano far uso, allorché caritavano l’amore ,
o celebravano le alle gesta de’ grandi guerrieri , Ho'm. Il.
|Î,J86 sq.; Ou'y5s. 0', v. 266; V1M'.. Aeneid. lib. 1. v.
744, ANACREONT. Od. 1». La lira fu chiama-la perciò alle
volte p’i'rnp ó'pvw , la“ madre de‘canti, Amsroru. ansnorrr.
v; i30. Le corde , sulle prime , erano fatte di lino in
trecciato, Bus-rum. Homy. IL. 0', v. 570, e quindi di bu
della di gatto ,
Odyss. 9', v. 408‘.
Queste corde» erano
rima nel numero di tre , e perciò l’ arpa era chiamata
mpîxopà‘ar. Essa fu inventata in una città della Lidia , in
Asia , _e da ciò alle volte veniva nominata ’Aam’: , ARI
sroru.‘Tnnsmoru. v. 126,‘ PLUT. (le Music. 11 numero
delle GQI'dC‘ essendo stato in seguito portato a sette, diven
ne essa più perfetta, e fu chiamata ÌWTÉXOPÌOI, PLUT. d'e
Music.; Micron. Salurn. I, 19', HOM.
in Illercur.
v. 51: iwvépfiuyya;, Eumrm. Ion. v. 881 , ed e‘wvx’7Mm
aa<, Pmn. Ì\'cm. mi. 5, str. 6', v. 10. Siservivano d’un"
archetto, Puro. ibicl. v. Il; Horn. Ilymn. in Mercur. v.
419; Armi-m. Far. Hisl. lib. 3, cap. 32, o si toccav:r
no le corde colle dita , Arxum. lib. 4; lib. 14; Vmo».
/feneid. lib. 6., v._ 645. Il suonare sulla lira , Veniva‘ilet
to in Greco ziiàapigsw, Pru'r. Apophth. Laconn, Ams‘r0r.
Polii. lib. 1. cap.
; x,c0u'm vrkiixvpg», ANTÙOÌ... , 16, 4,
e à‘m'i_rén , Pmn. Nevi. od. 5‘. str. 8', v. 11; J‘ax‘ru7u’on
xpou'sw,‘ e 4a'AMW, ÀTHEN. fili. 4, cap. 25 ; Schol. Aid
s'roru. ad Av. v. 218. Tre anni di esercizio erano ne
ccssa-rii per ben possedere l‘ arte (li suonare questo stru
mento. Come esso era .falto_di scqglia’di tesluggine , si
pretende, che fosse inventato nell‘ Arcadia , paese in cui
si trovava un gran numero di qu'esii animali, Han. I(ymn.
in. Mercur.
’
‘
Il flaiilo_uu’Aé; , era anche un’istmmento fàvorito dai
Greci. Se ne _servivauo essi neÎsacrifizii ciegli dei , e nelle
feste, Svm. in wìAsfr; Ùvm. Fast. 6; 6593 PLIN. ‘28, 2 ,
rich messo 1 esser.
169
ne’ginochi, Amsrorn. Par. v. 530;]‘10ÉA'1‘. Errsr. 2. r ,
v. 98; ATHEN. 14, 2.; ne‘ banchetti, Teaeur..Adelph. 5,
7, v. 6. sqq». ; A‘rnmr. 1-5, I ; e ne’fiiperali, Anx.un. Var.
hist. 12, 45; PLU’T-. de Maria. Minerva passava per inven
trice del flauto dritto , e Pane per inventore del flauto
traVerso, BION. Idyll. 3 , 7. Si attribuisce però ancora 1’ in
venzione del flauto presso i Greci ad Iagni , di nazione
Frigio, Pan-1'. de music. ; A'I‘HEN'. lib. 14, cap. _5; AN
:rnoz. 1, cap. 1r. , e contemporaneo di Giosuè. I flauti
erano fatti (l’ osso di cervo , o di daino giovine , ARI-
srovn. Scholiash ad. A-charn. v. 863’; e quindi erano
chiamati, n'flpmi a'ukm‘, Anrnon. 4, 28, epigr. 13- Di
cesi, che la costruzione di siffatti flauti, fossc_in tal guisa
eseguita la prima volta dai cittadini di Tebe, A‘rnmv. 4‘,
POLL. 4, 10, seg.
Se ne facevano ancora di ossa di
asini, PLUT. in. con». , e di elefanti, Amman. 4.; Pnorxtixr.
4., 6. v. 8.; e parimenti da una specie di canna, Arnnm.
4; di legno, Pera. 4, no, seg. 74; e di loto
Evar
rm. Alcest. v. 346; H'elen. v. 170; firme. far. v. 684;
0m. Met. 4‘, 760. I Beozi _snperavaao tutti gli altri
Greci nell’ arte di suonare il flauto, ,Essi dovevano que
sta superiorità alla gran facilità che trovavano di
ocu
rarsi quest‘istrumento nelle loro contrade, Ove i gwnchi,
e le canne crescevano in abbondanza , Tunbrna. Hist.
Plant. lib. 4', PLIN. Hist. Nal. lib. 16. Malgrado l’ impei-:
fezione del flauto Beozio , quest’istrumento , era ancora più"
adattato della lira per'accompagnare , e sostenere il can
to , Anrsror. Probl. se‘ct. 19. Se Platone bandi il flautó
dalla sua repubblica , e preferiva la lira nelle scuole di
musica , {procedeva ciò , perché sicuramente temeva di met
tersi in contraddizione colla legge Ateniese, la uale proi
hiva lo studio degli strumenti da fiato n'ella pub lica edu
cazione;"giaccbè potevano questi far cangiare ilineamen
ti del Volto , ed esser di danno agl‘ organi della respira
zione , Pur. dc Rep. lib. 3‘. Il flauto Tebano, ciò non
ostante , era .uno strumento molto più‘facile ad esser trat
tato, di quello che lo fosse la lira.
‘
I
-___.
-,
(I) Specie di pi'anta'che si osserva sopra parecchi monumenti egizii.
170
Amicmn‘ onncnn.
La zampogna Veniva chiamata du’pl)E , e differiva dal
flauto nel Suono. I tuoni del flauto erano acuti e chiari,
e da ciò venivano chiamati Mvm‘uhs'm, CALLIMACU. Il_ymn.
in Dian. v. 245;0vm. Mal. lib. 1 , v. 708. Quelli del
la' zampogna al contrario , erano gravi, dolci , e melo
diosi, e quindi venivano e55i denominati (4’apu'fipqm, Aul
sworn. Nub. v. 3:2; Eomrm. Helen. v. 1367.
La musica formava una parte importante di educazione
presso de‘ Greci, AELIAN. Var. hist. lib. 7 , cap. 15 ;
Amen. lib. 14 , cap. 5; PLUT. in Lys. Se le attribuiva
una grande influenza, non solamente sulle facoltà morali,
ma anche sulle facoltà fisiche dell’ uomo, ATnEN. lib. 14,
cap. 5, e 6.; Puma de Music.;Ai-:LMN. Var. Hist. lib.
14, cap. 23; Amsror. Polit. lib. 8.', cap. 5; ed in
valsa era l’ Opinione che, fatto avesse questa parecchie cu
re meravigliose, ATHEN. lib. 14 , cap. 5; AUL. GEL. 4,
13., Si riconosceva in essa la proprietà non solo di dis
sipare le tristezze dello spirito , m‘ ancora di raddolcire,
e di riformare i coStumi, HOM. Orl_yss. 7', v. 267 , sq_q.
‘ I popoli della Gionia, i quali erano inabili, e troppo
deboli per difendere laioro libertà contro idespoti del
1' ASia , e che , abitando in un paese ricco, e fertile, c
setto un cielo il più bello del mondo, Henonow. lib. 1.
cap. 142 ,\ si consolavan»o della perdita delle loro istitu
zioni colla coltura delle belle arti, e del lusso , furono
i primi che mostrarono del disprezzo per l‘ austera sem
plicità dell’antim musica Greca, ARISTID. Quinct. lib.. l.
adoro splendida‘e brilla,ntechioma , adornata di tutte
le grazie , partecipava nel tempo stesso al genio molle e
delicato, che proprio era di qUel felice clima , PLUT- in
Lycurgm, LUCIAN. I_Iurmon. Il Gionio Timoteo , fu sulle
prime fischiato sul teatro Ateniese, ma in seguito diven
ne egli il favorito di quel. popolo , PLUTARCH. un Seni ,
etq. Gonfiato da un tal spccesso, si portò egli a _Lacede
mene colla sua lira di undici corde , e con le sue arie
cfl‘eminate; gli Arcangeli però, e gli Efori di quello stato,
fecero Contro esso un decreto, nel quale veniva egli ac
cusato di aver recato oltraggio alla maestà e gravità del
la musica antica , e che cercato avesse di corrompere ic
gioventù Spartana coll’ indeccnza , colla varietà , e (2011
Mure DELLA PITTURA.
17;
1‘ eifeminatezza delle sue rappresentanze. Gli venne quin
di ordinato di togliere quattro corde dalla sua lira. Ed
è cosa osservabile, che i Lacedemoni avevano già ducal
tre volte prima repressa l_’ audacia de‘ musici , P1.ur.fi in
Agid.; Id. in Lucca. Instit. ; Arurn. , e richiesto ave
vano che, nelle rappresentanze fatte per gara, la modu
lazione esser dovesSe eseguita sopra un‘istrumento di set
te corde, e che sopra uno o due tali modi diversi rags
Sll'al‘ Si potesse, PLu'r, de Music_.
CA. P Q .x_xm._
_JRTB
DELLÀ
PITTURÀ.v
L‘ origine diuiuest‘ arte famosa è uno dei punti della
storia delle arti il più difficile a rischiararsi, Mancano in
teramente i dettagli sul nome del suo inventore , e su i
rimi di lei progressi. Secondo. alcuni , ebbe essa origine
In Egitto , Pi,m. lib. 7 , sect. 57; lib. 35 ,‘ sect. 5’,
Ismon= orìg. lib. ig,‘ c’ap. 1_6; e secondo altri in Gre
0lai A9151012; Theophrast. {apud Plum. lib. 7. Questi,la
fanno anteriore alla guerra di Troia, Amsror.) loc. cit.,
quelli la fanno a quest’ epoca posteriore , Tenormusr.
ibid. , Pum. lib. 35 , sect. 6,
Ragionando er congettura, si può presumere, che la
scultura, alla religione dovette la sua origine, ed ai pr0
gressi delle altre belle arti, la pittura ne ripete la sua.
Qualche osservatore , nei tempi più antichi, si compiacque
di segnare con linee tracciate sull’ arena, o su di un mu
ro i contorni dell’ ombra di un corpo, rischia,rato‘ dal so
le 0 da qualche altro lume; ed in’ questa maniera ap
presero in seguito gli uomini l’arte di.esprimere una rap
presentanza fedele degli oggetti con semplici linee. Nei
Primi tempi una semplice pittura , Pausan. lib. 7. cap
22; Id. lib. 9. cap. 27 , o un tronco di albero furono
i primieri oggetti che‘ottenn'ero la,wnerazione degli uo
mini. Poco 'a_ poco studiossi di dare a queste masse gros
solane 1’ umana forma. La loro estremità rotondata , figu
rò la testa; alcune linee furono quindi formate nelle me
desime, che rappresentavano, bene o male,i piedi e le
mani. Tale si era appunto lo stato della scultura, allor
1 a
Anrrcmn’ cancrm.
ché quest'arte ai popoli della Grecia fu trasmessa dagli
Egiziani, Hunonor. lib. 2 , cap.
, i di cui bizarri -mo
delli fecero benanche consecutivamente lrav‘agliare non
poco tempo i Greci. Il Peloponneso possedeva,un gran
numero di statue , che altro non erano , che una pietra
lunga , una colonna, 0 una piramide , alla41i cui sommità
figurava una testa, e la parte inferiore, poteva, ain occhi
facili, richiamare le forme di piedi e di marii, non sepa
rate dal corpo , ma unite col tronco, PAUSAN. lib. 2, cap.
9; lib. 3, cap. 19; lib. 7, cap. 22. Le statue di°l\’lercu
rio chiamate Ermeti erano appunto dei m0numenti di que
st'antica scultura.
‘
\
'
Nell’epoca della guerra di Troia l‘arte non aveva an
cora l'atto dei sensibili progressi, Hou_. Ìl. ,6‘ , v. 657 .-,
ma noi vediamo dalla prima Olimpiade farsi una immen
sa riputazione gli artisti di Sicione e di Corinto, i quali
avevano di già mostrata maggior intelli enza‘ nei‘loro di
segni, Puzv. lib. 35 , cap. 3. Dedalo i Sicione costruì
u'n laberirito in Creta, una cittadella, e dei bagni in Si
cilia , dei vasti monumenti in Sardegna , e le Sue statue
fecero l’ ornamento di un, gran numero di città ,. D109.
51c. lib. 4; Pur. l'rb. 7, cap. 56; Pausm. lib.'g, cap.
40. Prima' di lui le statue aVevano tutti gli occhi chiusi,
le mani strette al corpo , ed i piedi uniti insieme. Egli
il primo, loro dischiuse gli occhi, distaccò le mani, ed i
piedi, e le diè mille posizioni diverse, Id. ib.;' anursrw
Orat. di
26‘;
S'vw. le
in figure
Aalfabumane
Contemporaneamente
Cleo
fanter
Corinto,
le riVesli di'1un colore
di mattone pestato, Puri. lib. 35, "cap. 3. Sulla doman
dadi Eupompo, i magistrati di Sicione ordinarono , che_
lo studio del disegno facesse parte dell’ istruzione pub
blica , e che s’ afl'rettassero le altre città della Grecia di
seguire questo esempio‘, PLIN. lib. 35, cap. 18; Id. ib.
cap. 10; Amsror.'Polit. lib. 8, ca . 3.,
'
egli osservabile che le isole della "Grecia da se sole
fornirono maggior numero di pittori egregi ,\ che i due
continentigreci in Europa ed in Asia. Fa 11’ uopo col
locare in questo numero Polignotp , 'dellî isola di Taso;
Timante , di Sarno; Zeusi, di Sicilia; Protogene, di Ro
di; ed Apelle, dell’ isola di (165.,
' .‘
Una legge presso i_Téhani, Puniva‘ i pittori, allorché
ART: DELLA rrrrun.\:
173
nell‘arte loro non facevano che mediocri progressi, Aaum.
Var. Iris-t.
.
'
L" arte della pittura riceve il nome di ypsprxv‘ , a'n‘
«rou' 7pq'pllr ,_ giacché una tal voce significava distingue
re, o descrivere, vaoruomr. Memorab. 3, 10, seg. 1.
Eusrnu. ad Il. 7’. La pittura venne chiamata ancora
Cm)pzpfa, PLu=r. de Audiend. Poet. Quest’ arte era tanto
imperfetta nel tempo del suo nascere ,
che i primi di
segnatori dovevano scrivere a piedi della loro opera , il
nome dcil‘ oggetto che avevano essi voluto rappresentare,
581‘Vemlosi, per indicarlo, della seguente formula: questo è un bue , un cavallo, un’ albero, etc. Amsror. Topic. 6,
3. , AELIAN. Var. hr's't. lib. 8, cap. 8; 10 , IO. Dap
prima si servivano i Greci di un sol colore , P1.11v. 35;
QUINTIL. 12 , 10 , seg. 3; a questo furono in seguito
aggiunti altri quattro (i) , Pnu._osrn. in Apoll. 2 , 22 ;
Cic\. in Brut. cap. 18; finché }ìoi a poco a poco
ven_
nero a variare in mille modi, sua. VKispal. Orig. 16, 17.
Gl’ istrumenti
ed i erano
materiali
de’ quali
facevano
in
‘quest’
arte i pittori,
: o'xpa'fimi
e xaku'fi’a;
,' il uso
caval
letto ,‘che serviva per sostenere laJela su cui pingcvano,
POLL. 7 , 28 , seg. 129; 11mm; 6 mva'ma. , il legno o
la tela, Id. ibid‘. seg. 128; Adxu€oì , piccole scatole, in
cui i pittori tener solevano i loro colori, Cm. ad Allic.
14; atan; , la cera,_Pou.. 7 , 28 , seg. 128; xpw'pwru,
i colori non preparati , Id. ibid.; pa',opaxa, i colori ap
arecchiati , Id. ibia’. ; 119»; i fiori, Id. ibid.; 7pa@i‘;,
li) stiletto ; ed u'vroypagù, il pennello , Id. ibid. Il sem
plice tratto, o'l’ abbozzo gr'ossolauo della pittura rice
veva il nome d‘u'vrofu'flfll’, u'woypapfl‘ , d'-xia‘,e amw7papla,
POLL. lib. 7 ,- cap.\ 28 , seg. 127 e 128 ;-ed il ritratto
terminato e perfetto_si chiamava tinti-y, Id. ibid. seg. 12;;
Anna. Var. hisl.lib. 14, cap. 37 e 47.
Gli Egiziani,ebbero, si ‘dice, cognizione della pit
tura , circa sei mila anni prima che l’ avessero i popoli.
della Grecia, P1.nv. libf35,. cap. 3. Ma questa asserzio
ne è mancante di pruove molto positive, Id. ibi'd. Frat
(1) Questi quattro colori , di cui sulle prime fecero uso i_ Greci , iu
rono , secondo Plinio , il bianco, il ‘iallo , il rosso ,1 ed il nero.
ijlî
_
Anrxcmn’ GRECIIE.
tanto fa mestieri osservare che, in Omero, non s‘incontra
ialcuna parola, il di cui senso possa applicarsi a qualche
oggetto di quest’arte; cio‘cchè porterebbe a credere, che
la sua esistenza è posteriore alla guerra di Troia, e che
non fosse à questi tempi conosciuta,- PLIN. lib. 55, sect 6.
C A P 0
XXII.
imuf ABBIGLIAMENTO messo 1 anacr.
Ne’primi tempi della Grecia andavano gli uomini col
le loro teste scoverte , annim. de Gymnas; in seguito
erò lasciando tale usanza , cominciarono a servirsi di
cappelli, che ebbero il nome di qrîMi, Kaswn. 'Epy. v.
546; POLL. lib. 7 , cap. 33 , seg. A71 ; mAa'a , Armi;v.
lib. 15,vcapl 3; o mm'à‘w, Ams-rora. Acharn. v. 438.
In ogni tempo le loro donne ebbero ciò non ostante
la testa coverta. Le acconciature e gli ornamenti da testa
particolari alledo}nne erano i seguenti: uéAu'wrpd, velo, H0M.
Od_yss. s’, v. 232; Heston. Theogon. v. 574; afpqu-,
piccola rete che inviluppava; la testa , Horn. Iliad. x' ,
v. ‘468; np:iJ‘-ryvov , velo che copriva anche le spalle ,
Ensnr’. ad Il. 2'; Ho:. Il. x' , v. 470 ; y:'7pa , reti
cella che mettevasi per mantenere 1’ acconciatura del ca
po; questa però usavasi solo da poche, Amsworuuw. Thes
m0phorì v.- 264; Ensrrr. ad Il. -ar' , et ad Odyss. z' ;
ZQZP1;QUÀOf , altra sorta di rete , in cui veniva racchiusa.
la capigliatura _; Amsa‘ornm. Thesmophor.‘ v. 145; Eu
STAT. ad 11- x'- V- 4785 o'armfiaa‘pmi‘drfi , una particolar
specie di reta , con cui venivano ornate le teste di alci:
ne donne , e per mezzo dellequali si cercava di eccita
re il viso , EUS'IA'I‘IÎ. in Di0nys.‘ Perieg. ; IPOLL.’ lib. 5.
16 , Seg-. 96.
. _
Si è altrove fatto osservare, che alcune" donne Atenie
si, nell’ adornare il loro capo , avavano una particolar
usanza di cingerla di piccoli gioielli fatti in forma di ci
cale, alle‘ quali si diede il nome di ‘n'fr’friyai , Tnucvnm.
lib. VI. cap 6, e che avevano per oggetto di ricordare,
che queste cittadine facevano parte di un popolo aófrn'xfiow,
nato nello stesso suolo che abitava, Schol. Ams:oi»u. ad
Annmunmmo messo 1' unecr.
'175
Han. v. 980. Nei secoli più a noi’rimoti, le donne tra
5portate pellusso, inVentarono un’acconciatura per la te
sta, che consisteva in una rete molto elevata, che veniva
chiamata, repa'm u'J.pAì , AELIAN. Var. hisl. lib. 1 . cap
18. Le donne portavano alle orecchie dei ricchi penden
ti , che in Greco ricevevano il nome di e"pyauran , Hom.
Il. 2' , v. 182; ed 01063. o", v.‘ 296, ém’«rm, AELIAN.
Var. hisÌ. lib. 1 , cap. 18; ed s'Mxe’ , HòM.
401; Id. Ifymn. in Ven. v. 87; Eus'rflu.ad
()rnuvano henànche con una collana il loro
quale veniva chiamata o'pyo;, Hom, Il. v', v.s'rn‘u. ad Il. 6'; ARISTOPH. Lysislr. v. /|09.
Il. 0" , v.
Od_yss. a'.
collo , la
401; Eu<
L‘ abito che copriva il corpo veniva distinto _col nome“
di €406: , Amun. Var. hist. lib. 7 , cap. 8; é'a8ugm ,
Id. ibid. lib. 1, cap. 2; ed i'08mm, POLL. lib. 10, cap.
12 , seg. 51 ; ed in stile poetico, sfpa , Hcsm‘n. Saul. v.
159; HOM. Od_yss. ,8’, v. 3. La tonaca, xum'u , era‘ la
veste disotto tanto degli uomini che delle donne, Horn.
Il. 6’ , v. 262 -, Odyss. a", v. ,232; ATHEN- lib. 13 ,
cap. 6; Hanovor. lib. x ; Ovm. Amor. 3, 14,. 21. Le
persone che addossar non volevano 'queste‘ vesti veniva
no chiamate poro'vrevrmi , Eumrin. Hecub. v.
xm-w'r
6pàoraià‘ips.era una [unica ondeggiante, Amswovrr. Lysistr.
v. 45 ; Xurniy e'rà‘u'saflm indicava 1’ azione di ahbigliarsi ,>
AELIAN. Var. hist. lib.; I ,- cap. 16.
Le cittadine di un’ alto- rango, o di una gran fqrtuna‘
porlaVano delle tuniche, le di cui maniche , dalla spalla
sino alla giuntura della mano ,- si chiudevano con fibbie
di oro 0 pur di argento, AELIAN. Var.- hist. lib. 1,.cap.
18 , e queste venivano chiamate mpo'vm, H0M. O'djss. 7',
v. 256, e vm'parm, Hmu. Il. 0', v. 401. Avevano benan
_cl1e ellenp ima veste chiamata è'yxuquvjxifrm'mx/, Ams‘roru.
Thesmoph. v; 260. 'Ma non si 'sa; se esse la porla;sero al
disopra o al di sotto di qualche altro abito , POLL. lib. 7,.
cap. 13, seg'. 53‘. 'e 56.
.
I Greci ,- per l’ordinario, altro _non portavano, se"n‘ou
che una tunica che giungeva sino alla metà delle gambe,
Tnucv‘n.’ lib. i, cap.fil;v e al di Sopra un largo panneg
giàment'o, in cui avvilu pavano l’intera persona. La sola
gente di campagna , o îe persone senza educazione alzar
.176
LNTICHI’I'A’ carena.
vano al di sopra del ginocchio le diverse
arti delle loro
Vesti, Tnaorna. Charact. cap. 4; Amman. il). 1, cap. 18’
L’abito delle donne Ateniesi consisteva generalmente
1_.° in una tonica bianca, attaccata alle spalle con botto
ni , e chiusa al di sotto del seno per mezzo di una larga
cintura, Aca1ir. Tu. de Clitoph. et Leucip. Amar. lib.
l, e che discendeva fino al calcagno formando delle pie
ghe ondeggianti, Pou.. lib. 7. cap. 16. a.° Al disopra
mettevansi una veste più corta , tenuta intorno la taglia.
da un largo nastro , 111. ibid. cap. 14, seg. 65 , e testminata nel basso , come la tunica , da fasce di differen
ti forme , e di diversi colori, Id. ibid.-cap. 10; seg. 52;
cap. 14, seg. 6. Alle volte esse portavano 'delle maniche
che cuoprivano soltanto una porzione del braccio ; e fi-\
nalinente avevano di sopra una veste , la qual; alle vol
te era portata piegata a somiglianza di una ciarpa, ed in
altre occasioni la facevano scendere spiegata sul corpo ,
di maniera che venisse a far conoscere perfettamente tutte
le fattezze,e le
'oporzioni del corpo stesso.
L’ abito delle diiime spartane consisteva in una tonica
_ o specie dhcamicia corta , ed in una veste che arrivava
fino_ alle ginocchia, Perr. in 4gid. Le donzelle le quali
erano obbligate a consacrare tutto il loro tempo alla lot
ta, al salto, alla corsa , e ad altri faticosi esercizi , co
n‘1uncmente di altro non facevano uso , se non di una.
veste leggiera senza maniche, Eosr. in 11., la quale per
mezzo di fermagli attaccata era alle spalle , Pou.. Onomasl:
lib. 7 , cap. 13, scg. 55; EUSTÀ'Ifl. in Il. , e legata di.
un cinto , che non la facesse calate al di sotto del gi
nocchio ,PLUT. in Lycurg. , Gran. A1.ex. Pacdag. lib.
a , cap. 10; Vmc. Agneid. lib. 1. v. '520, 324 e 408
La parte inferiore verso i lati fiera _aperta , cosicché la
sciava nuda la metà del corpo , ’Enmrm. in Andromach.
-v. 599; Soraocn. apud Pnnwaacn. in Num. , PLUT. ibid.
'Hssrcu. In Ampm(. In tal guisa pretese Licurgo, nello spo
gliare da una parte. il pudore de' suoi veli, di accostu
mare dall’ altra la gioventù spartana‘ a non arrossire che
delle cose viziose, Purr. in Lycurg.; PLAT. de Rep. lib. 5,
.»€ Le donne tebane, allorché comparivano_ in puhhlico-,
volavano la loro persona ', e lasciavano vedere 1 soli oc
.
ABBIGLIAMENTO ranssoi mmcx.
177
eln. La loro capellatura era iunalza_ta in nodi sopra il
capo , le ve‘stivano i piedi di un calz'aineutodi porpora,
D1cahauéu. Stat. Graec.
‘
Presso gli Spartani, per loro costumaiiza, non’si pote.
Vano distinguere, per mezzo dell’esterno.I gli Arcageti,ed
altri magistrati, dagli ultimi cittadini, Tuucim lib. 'x ,
cap. 6'; Amsror. de Rep. lib. 4 , cap. 9.‘ Tutti-vesti.
vano una cortissima tunica di ruvida lana,\Pr.u-. in. Pro
iag.; PLUT. Apophlh. Lac., s0pra della quale gettat‘auo
essi un mantello , o un largo cappotto, Aaxs'rorn. in
Vesp. v.. 474; Schol. ibid.; DEMOSTB. in‘ Case»; PLu1-.
1'anhocic. 'Ai piedi portavano “dei sandali,
o scarpe ,
comunemente di color rosso. Castore e Polluce, due eroi
Lacedemoni , venivano rappresentati con ‘dclle berretto ,
le quali se fossero state unite nella parte inferiore, avreh
bero' prodotto la rassomiglianza 'e la forma dell’uovo , da.
cui si pretende fossero es<i usciti. Berrette di questa for.’
ma erano in uso a Sparta. lLacedcmoni,-dit:ev:g il Poe.
ta Antifane , hanno cessato d’essere invincibili; le reti
con cui mantengono la loro chioma sono tinte di porpm
ra , A1111111. lib. 15 , cap. 8. . ' - ‘
‘
'Iyéwor o pa'pos, Hom. Il. ,6' , v_. 43; Ensnrn. ad
Orlyss. 6' , che presso i latini era chiamato jmllium ,
presso i Greci era appunto il nome della veste che di
sopra portavano gli uomini, HOM. Il. ,3', v. 43. Le espres
sioni e le frasi,di cui servivan‘si iGreci volendo indica
ne questo vestime'nto , sono le seguenti: vrrpfiéMw8w ,
HOM. Iliad. ,8'. v.. 43; ÀELIAR. Var. hist. 1', 16, 'u'yv,
fi'a'Maahu, Svin. in, dmfldu.; Anis'rorfl. Vesp. v. 1147,
cimfla'Mwflau 1'péfrior in" nip1rsfnî, ed im' J‘sEui, Anna. 1,
18.‘Gli‘ si‘ dava da ciò i nomi di «‘rgflo'Mm ed'a'nfiomi,
Lucfuv. Hèrntot.; mp1,l?a'Amoy, Svln'. in. hac voce; mp1
fiok»‘, rupiflmîya, Schol. Tnnoctur. Id li.» 11 , 19; Hai
nonna. 4 ,
1, 2, seg.
, seg. 5‘; ed «’foo'", àmvorn. Memorab.
.
'
-
‘
Xìuzîm , era una sopra\rìaste groàsolana , e che si porta
va nella cattiva stagione specialmente allorché faceva fred
do. To‘ ragcig‘ mu‘ xslycpno'r Î'[Lu“fl0Y , Sv_m. in bue-voce;
Hou. Il. 11', v. 224; Odyss. 2’, v, 529 e 487. Alle volte
era semplice, ainîs, Hom._ Il. u', 1.230, ed alle volte
12
.
178.
_ Anrrcuer‘ canone.
'
la raddoppiavano , Imi, Hon. ,11. n', v. 134; Odyss. a-',
v. 226', POLL. 7, r3,,-seg. ‘47.
,
<Ihwo'Au', Svmi in verb., QMÀOIVN, pat7tai'ns, o un'“; ,
veste tonda e senza maniche , che portavasi nei tempi ‘fred-.
dio Îpiovosi, Houazri r, epist. u, v. 18, Juvsu. Salyr._
5,2v. 79; Qunvru.. 6, 3, seg. 64.
.
‘ Afià‘os, eanîqîpioy, era questa una veste comune ai due
sessi, Pom.. 7 , 13 , seg. 48,,Aals'rovn. Av. v. 716, e 916.
ÎE’pkpifs , era una Specie di tunica, larga, 'POLL. 7, 13,
seg. 6L, ch’ era fatta di peli di capra , ‘SVID- in hm: vo
ce , _la qualeveniva anche chiamata [Lard‘u'as e flóp’p'm ,
Au’rlazy1. 411', 13'; 'SVlD. ibid.; o 5€fifior. f
‘.Tpi'Bam C.îplfiafytoi, era il vastimento dei filosofi e della
classè povera', LUCIAN. Vita. auclionz, Bis. accusat.; Amen.
lib. 4, cap. 28;._PLUI- de FoNilad-, Laert. 8, 19; Arum.
Var. hist. lib. L5, cap.‘ 19; Amsyorn. Plut. v. 714,843,
ecc. Per l’ ordinario erà questo un‘ abito ‘logoro e leggie
rissimo, Scl_wl. Antsrorm ad Plut. v. 714; LUCtAN. Uda
log.mwrt. Questo_fu henanche,negli antichi tempi, il
v,es_timento dei legislatori e dei giudici, Schol. _Amsrorn.
ad Vesp. v. 3|, Arma. Var. hist. lib. 5, ,cap; 5; lib.
7, cap. 13.‘[
, .
'*irspt‘; , era una veste corta da donna, che buttavasi
sulle spalle, Arran1v. lib. 13. cap. 9:, Pou.. lib. 7, sega 49.
_ .ÎIi'1rMs{; era una veste, superiore , ‘portata dalle donne,
H0M. Il. C', v. 289_e 443; Eusnwn. ad Il. B',ae qual--v
che volta,usa|ta anche dagli uomini, Id. ad‘Il. s'. Zairpor',
cintura che faceva anche parte, della toeletta delle donne,
Box. 06. C', v. 38; o secondo altri, fibbia. che serviva
per attaccare la cintura , Eusnrm ad. Odyss.
‘
2n>uì , era questa una lunga veste che giungeva fino
al calcagno.
_
‘
'_
k
mem'xy, era l‘abito di uno schiavo, il quale era or-_
lato nella parte inferiore di lana. di
pecora, Ams*roru.
Ecclesiaz. v. 719; Scholl ad h. 1, Lvs1sra. v. ,1’153', van.
Egt-pì; , era anche un’ altro chtimento_ di uno schiavo
che-aveva una sola, manica , . Schol. Amsroru. ad Vesp.
v. 441; va. in_v_:, e che alle volte serviva da tunica ,
e da mantello , Hasv<:u. in. v, Ciò non ostante non era ess
so destinatosolameute per gli_;chiavi; ma se ne serviva
usmutunwro flusso x cancr.
1
no alle volte ancora i cittadini , -Ànuuv. Var. hisl. lib.
9, cap., 34 ; eroru. Memorab. lib. 1 i, cap.'7,‘ seg. 3.
Balfll,,Tll20€ltllh Idyll. .3, 25 , e Seh’òl. ad h. .l.;
Idyll. v. ió; Schol. stncu. in flan'n; e 'J‘iph'px , Ani-’
uova. Nub. v. 72; Tnéornn. Charaol. Eihic. cap. 5,“.
pi‘ u’7pomiau, era un’ abito da pecorajo , ch' era fatto di
pelliccia»
, ._
-‘
’ .
'1
v
’
E'7xópfiwpa, era un’abito.dei pecorari, e delle servet-‘
te V.m. in Fragm: e; libr. de liberis educandis, e degli '
schiavi, POLL. lib.
cap. '18, seg. .119.
- XMyv';, era un’ abito militare che era portàtoal di so-‘
ra della tunica , la corazza , ecc. , AsLuu. Var. -hi:t.
'b. 14, cap. '10; un tal’ abito era ben‘ anchein uso pres
so i giovani e le donzelle, va. Mal. v. 51.
' ‘
XMm‘;, era una veste di stoffa fina e chiara, Mamme.
Fragm; Kpoxmfl'; e xpoxwm'nr, era questo un’abito da don
na , e che per l‘ ordinario era di colore dello zafferano ',
Ams'rorn. Eccles. v. 874. Era questo l‘abito portato da.
Bacco , id. Rari. v. 46., e da parecchi altri personaggi,
anmv. Da ciò venne l’es ressioue roverl>iale 7a.MÎ up0
wra'v, per significare un distintivo
i onore) conferito ad
una persona che n’è indegno. 29[tpi'rpf1 , era una veste
che cadeva sino ai piedi e che rice'v'eva il nome anche di
xi'rn‘v noà‘u'pn_, Potr...lib. 7, cap. 13, seg. 54, Hssvcn.
in Mo voce. Gip1rpor o 0cplrpwv era un ahito.pènla sta
gione estiva, Hus‘vcn.
< "
2rpo’9m, era questa una fascia rotonda ,.o una specie
di cuffia portata delle donnesopra il “loro seno. Alle volte
veniva quest,achiamata anche puri! s'rà’uya , Amsrom.
Thesmophw. v. 146; wm'n pa.rnb, Anncn. od: 20; C11
1ruu.. 65, 645MA111‘11L. 14, 138; Tum'u,‘ fl9a'J‘sqiof, e
(fin; 7on gufou‘; zMiouwr, Acnn.z.. Tat. i.
'
1"1'i’kktar , era. un'braccialetto con cui solevano le don
ne Grecbe abbellire le loro mani e le braccia , P.nwm#
dell'00; ABUAN. Var. hist. lib. 2,‘ cap. 14; SVID. in v.
'Tral‘iipawa,‘ scarpa , era il" nome generale che si dava
ad ogni sorta di calzamento ,. Amsro'r. Pulit. "i , 6; AUL.
Gnu. 13, ai, Lecalzaturc si attaccaVano sotto le pian
te dei piedi coH'aj1ilo .di corregge ,f' chiamate 'da‘Greci
f{4ai'l"tlî. L’ azione del calzarsi s‘ indicava in greco col veri
'
a
180 v
Amrcuxm' GnEcrm.
L0 »Jqfoà‘|îy , Ani.uu.- Var. hisl. lib.. 1, cap. 18; Amsrom.
Ecclesiaz. v. 269; e_ 1‘ azione della ìcalzarsi cpl verbo
m‘m ed ówom’m, Amscroru. Thesmoph. V. 1191; Lvsrsru.
v; 949. I'poeti si servivano,per indicare la-ca'lzatura,
o le Scarpe, della parola wg'J‘ma, Han. Il. 5', v.
Odyss.
2‘,
V-' 2-3-
’
‘
‘ ‘
1.
Am'fi’afipaz , erano le calzaturecomu‘ni ai due sessi,
POLL. lib. 7, cap. 22, seg. go.
‘
Eévà‘aM,‘flom. H_ymn. in Mercur.‘ V.‘79, 0-aùd‘ukm,’
Lucun. Dialog. Merelr., erano nei primi tempi la calza
tura delle eroine, Id. Dialo . Deor. , e delle donne ricche
e gnje, Anugn. Var. hisl. ib. r,-cap. 1_8.
BMu'wu , era una sgecie di scarpe , di cui si faceva
principalmente uso ne ’iuterno delle proprie case ,
Aur
s:rov'u. Equit. v, 885;-Aznun. Var. hisfi. lib. 6, cap. 11.
.prlzoà‘n , erano delle-calzature simili a queste ultime,
Guam. Ausxmmx. Paedag. 2 , u , ma‘me'no eleganti ed
erano basse e piccole, ABISTOPH. Ecclesiaz. 843.
Ilep:flap-lùi , era ’ il c;lzamento‘ chef si portarla dalle don
ne di alto rango, Id. Lrsxsrn. v. 45 e 48; POLL.IÌb. 7,
ca];é 22, seg. 92.
\
'
v
'
; 'pmrîà‘u, ermuua‘_specie di calzatura , Asum. Var.
hi'st, lib. 9, _cap. 3; H'enomAu. lib. 4. cap. 8, di cui alle
volte facev'ano uso i militari ,‘ VALER- Mum. g, 1, '4,‘ ex
che chiamata era ezianèlio u'pm'J‘u, POLL. lib. 7 , cap. 22,
seg. 853 Hnsvcn. '
‘
’
’Apfiu'kafi calzature larghe e commode, Eunmo. Oresl. v.
140:, Hencun. Far. v. 1304; POLm lib. 7, cap. 22, seg. 86.
’T'lepamm‘ , _calzagnento pro rio delle donne , Anmrorx.
Nub. v. 151. cum Schol. , il, quale era di color bianco ;
cZ_l ordinariamente di queste‘scarpe, facevano USO le cor
tigiane, POLL. 7 ,A 22 , seg. 92.
. '
4
N Aawvmm‘, Amsworm Veàp.'v. 1153. cum Schol. , 0
aipuxltaîé‘s; ,‘ Husrciu(in v. , calzatura degli Spartani cl1’ era
di color rosso , Pou..- lib. 7, cap. 22, seg. 88.
Ka‘pflufivm , era un calzare grossolano , usato dalla gen
te.di campagna , Xenorn. ‘ Euripid. 4; Husrcu.; Sclzol.
LUCIAN. ad Rhilopseud.
'
'
E’yfi'u'waî, era questa una calzatura di cui facevano uso
i commedianti, Popp. lib. 7 , cap. 22, seg. 91..
.
ABBIGLIAMENTO flusso: 1 cura. 4_
‘ 18’1
. Ko’fiopm , stivaletti o una s ecic di scarpe che veni
Vano usate dai declamatori del e tragedie , TERTUL-L- de
Spect. ; V1nc. Eclog. 8, 10; P,nornar. 2 , 25 , 41 ;Quuv
111.. 10 , 1 , seg. 68. Queste calzature erano eguali per _
li due piedi, Xnuorn. His_t. .Gr_aec. libf 2 ; 'Schol. A111
srorn. ad Ran. v. 47,/ ed alle quali, gli si dava spesso
il nome di 1’pfléìu,-Sch01. Amsrorn. ad Ecclesinz. v. 47..
Le pelli degli animali selvaggi che si uccidcvano nella.
caccia formavano solamente. il vestire degli antichi Greci,
che ignoravano l’ arte di prepararle , e perciò l’ indossa
vano con tutt’i peli, D101). Sic. lib. 2; P.wsazv. lib. 8,
cap. 1. Il solo ornamento che poterono essi inventare ,
fu di portare la pelliccia dalla parte di fuori, ,P.\os*1v.
lib. 10, ca . 38. nervi dell’animale servivano loro di.
filo; ed iii uogo‘ di spille ed aghi facevano essi uso del
le spine , Hnsmn. Open v. 514.
.
Il lino , Pou.. lib. 7 , cap. 16 ; il cottone, Id. ibirl.
cap. 17; Pausan. lib. 5;lib. 7, e sopratutto la lana, fa
cevano per lo più, parte della fabbrica delle stoffe degli
Ateniesi degli ultimi week/Dapprima, la tunica_ fu di te
la , Tmicvn. lib. 1, 'cap. 6. In seguito poi vi si sostituì
il cottonc. La lehe si serviva di» una tela che non era
stata tinta , on e facilmente potesse lavarsi. Dai cittadi
ni ricchi ciò non ostante comunemente preferite veniva;
no le tele di vari colori , e'spe_cialmente quelle tinte iii
colore di scarlatto. Il colore poi più apprezzato era quel
lo di porpora , PLnr.. in Alcib.’
‘
'
.
Gli Ateniesi si servivano ,nell’estli di abiti estremamen
te leggieri , Schol. Ansa-ora. in Av. v. '716; e quando
era inverno , onde potersi difendere dal freddo , s’invi
luppavano in una larga veste, la di cui moda loro veni:
va da Sardes, e ’l di cui tessuto fabbricavasi in Echata’-’
ma nella Media, Amszrovm. in- Ve3p. v.' 1132. Si usavano
da essi anche le,-stoffe guernite di un ricamo inoro,P-or.i..
lib. 4, ca . 18, seg. 116, ed alcune altre,i di cui co
leri abbaglianti rappresentavano_i fiori i_più delicati, nei
loro naturali colori, PLUT. d" Rep. lib. 8),) ma di que
ste stoffe si servivap0.soltanto per coprire le statue degli
dei, Aarsror. 0econ.yÀin.um lib. 1, cap. 20, o pu
re per decorare gli attori sulla scena , Pou.. lib. 4, cap.
18, seg. 116.
\
182
, Analcatn’ carena.
.‘.
ca P o XXVI.
uoxvrrs,*vrsz, i a_uqus cu'rcns w LUNGHEZZA,
s m caucrn.’
Le antiche monete Ateniesi erano ri'marchevoli per l‘estre.
ma goffagéine del conio, e per contenere un’-emble
ma tra tutti gli altri il più deforme. Ordinal'l‘iamtz‘lllff ve
niva scelta per simili Cose la figura di una civetta, come
se ciò fosse stato fatto per iscegliere la meno gentile di
tutte le forme animate. Gli antichi erano molto di5pia
ciuti del gusto depravato, che prevalevàs nella fabbricazii»
ne della moneta Ateniese; ed il filosofo Zenone la. com
parò ad un discorso composto di rozze frasi, e di espres
sioni in verun conto eleganti, Droc. LAEn'1‘. in vii. Zen.
I tesorieri dello .stat0‘, condotti. da mio spirito di parsi
monia, davano tali inetti materiali da coniare , affinché i
principali artefici non olferissero giammai ilo'ro servizi
Quanlunque gli Ateniesi possedessero miniere di rame
in Colono , non furono essi premurosi d’impiegare ,’co
me specie , questo metallo, ma prefefivano per soddisfare
il |0r gusto e vanità , di tagliare l'argento in minutissimi
pezzi, cosicché:alle volte ingannati, lo scambinv‘ano per
squame di pesci, Amsrorn. La moneta di tal qualÎtà era
certamente inutile pel disegno del commercio ; avrebbe
potuto essa facilmente smarrirsi, e non sarebbe stata tro
vata senza dillicoltà.‘ Dovevano probabilmente trovarsi in
circolazione pezzi assai piccoli di argento, allorché l’uso
del rame veniva rigettato. Ciò non 0stante ,,in seguito ,
gli Ateniesi condisce.=ero ad accordare l'im ‘ nta del ra
me; benché Dionisio l’oratore riportasse ' soprannome
di uamo di rame, a cagione ché-tenne egli un lungo l‘3
gionamcnto sopra la necessità del numerario di snnil me
_
,
'
)
(I) Nella versione del Presente capitolo ci simnf serviti in parte dell’
/
originale luglcse,rd in_parte della versione francese, il tradotto"; dilla
î1uale ha cercato di estrarlo dall’o rra del tedesco Rambach , non "il
aseianilo p ro' noi di consultare a tri autori, per reudèrc un tal lavoro
al più passabile perfetto.
'
nonna, rasi, i: manna carc_un , ecc.
i83
tallo , Amsrovu. in Han. v. 737; Ecclesiaz. v. 810:; CM.
LIMACII, up. A!hen. lib. 15. cap. 3. Coniarono gli Ate«’
niesi pezzi di rame, i quali non superavan l’ ottava par
te di un’ obolo, o meno. di, un nostro tornese , PòLL.
lib. 9. cap. 6. Nella Grecia‘, l‘oro e'ra assai scarso , ed.
era portato dalla Libia , e dalla Macedonia , ove i p'aei
sani raccoglievano i piccoli pezzi cl1’ erano portati giù:
dalle acq'ue che discendevauo dalle vicine moutagxie, Tim<
cru. lili. /. Cap. 1103; Amsroé.; Srnan. Geogra;>h. libi
7. Secondo alcuni il pezzo più grande di ore che fu c0b
niato , peSava due dramme; e valeva venti 'dramme di
argento , Husvcu. in va0'. , o quindici scellini- d' Inghil
terra; equivalenti presso a poco a carlini
e 'lfi di no"
stra moneta ; altri'però son di avviso chevi fossero mo
nete di oro d’ un valore anche più grande.
Le monete di argento erano le più comuni, "ed ave
vano tutte un differente valore.
' .
Al di sopra della dramma, che conteneva seioboli, vi
era il ,didramma, o la doppia d'ranima, ed il tretradam'»
ma 0 dramma quadrupla; al di sotto di questa vi erano
le monete di cinque,,quattfo, tre , e due oboli, l’obo.
lo Il
,_ ed
il mezz’ obolo , POLL. lib. “9-. cap. 6.
‘
valore della dramma non può'csscrev esattamente lis-'
sato;
al più
il possiamo
noi fare
a prossimazione.
Da
alcuni
la dramma
è portata
a 7per
3/fiîldleu.
Iugl. ; da
altri, a 8 '/4 den.
'
'
(J) Non solo il valore della dramma non è ancora Ben fissato dagli
«uditi antiquarj , ma dir si può lo stesso di quasi tutto lc monete Gre
che. Crediamo nei far cosa
rata ai lettori, il riferir qui prima col De
uina qualche cosa sull' uso e antichità delle monete , per quindi accen
uar in qualche modo la disparità che passa tra gli c'ruditi nel fissare‘rl
valore di alcune monetc'Grcche. D0po'avcr dunque il Dcnina fatto ve
dere, come sullc,pt‘ime i bovi , i Vitelli, e i montoni erano la misura
più ordinaria per detei'minar il prezzo" (1’ ogni cosa , consistendo piut
tosto il commercio in semplice Permutazibnc, che in ell'ettiva compra ,
dice , che i primi che miseró in« campo l' uso del metallo furono i Li.
dii. Erodoto che accenna ciò , non ne noto il tcm o , è assai Certo pe
lrrò , che non solo verso l'0limpiade LIII , vale a ire 550 anni incircil
avanti l’ era cristiana , la moneta coniata av8va corso per tutta la Gre
cia, 111' ancora, che giasi ex'a trovata l' arte di _falsificarla,vcstcndo di
una aottil lamina di oro un pezzo di piombo- E certo ancora che le
medaglie e le monete più antiche, di cui si abbia contczza, sono una.di
134
ANflchtlfl cucire.
Sarebbe necessario‘_ di distinguere due specie di tratta
dammi:
quelli 'ch‘verano più antichi , furono fatti circa
il lempo,di-Pericle ., o ferse non prima che "avesse fine
la. guerra del Peloponneso; e quelli ch‘ erano posteriori.
a tal’epoca: Si gli uni, che gl‘altri, avevano. dall‘una par
te la testa di Minerva , e _dal suo rovescio una civetta.
-_--.__.
\
Sibari nella magna Grecia, l'altra di Gela nella Sicilia. La prima essa:
deve stata battuta almeno 600 anni .lvflllll l' era volgare , perocclxè Si
bari fu distrutta l’ anno 540 avanti quest' era. Quella di ,Caulonia e di
Gela sono di pOCO inferiori a quell'epoca. Due altre cose sembrano an
cora accertate dagli antiquarii ,. e sono i, che da- principio le moueté
si coniassc:o da una parte , poi vi si facesse un'imPronto di rilievo, e
l' altro concavo; 2, che non vi fosse anticamente difl'erenza. alcuna tra
le monete e le medaglie , se non che queste erano‘ con maggior maestria
coniate, che non sian comunemente le monete correnti, e generalmente
di più valore. Fin qui da suo pari.
_
Nel voler Eerò egli stesso assegnare il valore di alcune monete Gre
che, depo aVer anim2sso, che il talento Attico valeva (io mine, ed ogni
mina cento drammc, nel fissare il valore di questa, la fa equivalerc al
1’ antico denajo Romano , e secondo lui presso a poco ad un Paolo. Con
tal valutazione suppone ein il talento ;. a trecento zecchini, e per con
seguenza .,__ circa -1 600 scudi Romani , = a lii_e 3000,.
Cpn tal valutazione però , ha fatto egli stesso nella sua persona avve-‘
rare, cio ch‘egli dice degli altri , e valc,a dire, che dall'età del Budeo
fino a' di nostri, si è molto studiato dagli eruditi per valutare le auti
cbe monete ‘cosi Greche,còme Romane , e non sono ancora totalmente
né spianate le (lillicoltà , né i dubbii levati via. In effetto un tal calco-'
lo non è dagl‘ altri abbracciato ,,cd alcuni valutano il talento quattro
mila e 70:: lire di Frapcia,:: a_scndi 49.6- 8o; altri
come il Prideau.
lo orta a 450‘lire sterline,= a circa 790 scudi. Il si . Mancini nell'Ar
cheologia Greca gli da un valore che supera quello. i tutti gli altri ,
facendolo emendare a 1366 ducgti, ‘=a scudi 1088; finalmente, per tacer di,
altri molti, il Sig. Rambaclr, di cui esibiremo da qui a poco i diversi
<Onfronti che fa delle monete, lo fissa a 5400, franchi,= Presso a poco a.
;cmli 533. Go. Tal varietà di sentimenti nasce appunto , come osserva.
il Prideaux,npllu sua-storia de' Giudei, dall' essere il valore della dram
ma d_ifl'ereute, secondo la diversità degli stati, ed in conseguenza di unà
tal diversità, diversa esser -dove_va ancora la mina ed il, talento : 42‘st
bcne avrcLbc dovuto puri bastàre a .SCi0gli€fùlllll_fl le difficoltà, la regola
generale già fissata dain eruditi , cioè a dire , che quando parlasi general
mente di talenti, di mine, o di drammc _senza dire ili qual paese, intender
debbtlgi sempre della moneta ALeniese, o Attica, ch'era quella cli’era più
in corso , e che serviva per dir cosi cosi di noxi'na e di miaura a tut.
te le altre , pniye la difficoltà sussiste ancora , perché discordi sono gli
eruditi a fissare il ràlorc della dramma Greca per rapporto alla Roma
na. Dovendoci _crò _lìssar noi, in un’opera sill'atta, ad un determinato va
lorp, per quinti fame colle nostr'o monete il confronto , seguiremo il
Ramb4:ch , che come si è accennato, è quello, di cui,pcr -sifl'atto oggetto
li t" acr.rit_ó il traduttore francese.
nome , "in, e msrnn: carene, ecc.
185
Sulle ultime monete, la civetta stava assisa sopra di un
vaso ; e queste portavano ‘ancora impresse de nomi, o'
monogrammi , ed alle volte gli uni e g17 altri: I tetra
damnii_più antichi erano di una assai rozzà manifattura,
più piccoli in diametro, e più pesanti degl’ altri. I suoi
rovesci mostravano delle tracce più o meno visibili della
forma quadra ch’ era data alla moneta nel-le età il n0i Più
vicine.
.
v
I più piccoli antichi tetrada‘mmi furono in corso “per
lo spazio di cinque centurie , _ed erano in un numero
maggiore de’ primi , da’ quali essi ditl'erivano nella forma,
manifattura, inonogramini , noini de’magistrati, e spe
cialmente ne’ ricchi ornamenti, co’ quali veniva abbe ila
la testa di Minerva. Sopra ciascuna parte. dell‘ elmctto
della dea vi era rappresentato un grifoni? , Pressa. lib.
1. cap. 24? I tetradammi Ateniesi non aVevano data alcuna.
Ciascuna nazione della Grecia distingueva la sua mone
ta er un’impronta particolare. Oltre l’etligie di Minerva,
del a civetta, c del grifone_, gli Ateniesi avevano adottata
qiiella di ‘ Giove , Diana , Marte , Yulcano, Ercole , Escu
lapio , Cerere, ec. Gli -Arcadi vi ponevano quella.di Gio
ve e della sua aquila, quella di Mercurio Cellenio, e del
suo caduceo, cc. I Corinti v"imprimevano Venere e Mi
nerv:i Xv.>.nfrr; , la Chimera ,e Bellorofonte , cc. lLace
demoni Castore e Polluce , Licurgo, ec, Srmnem. de ma
e! praet. num. p. 398:,W11c1111111. Archaeolog. p. 55;Oonm.
Hist. de l’ acari de: in;cript. pag. 277, fasc. i.
Le monete di cuoio ricevevano i-segucnti nomi! >.wr«ro‘v,
Ama-ù, m’J‘u/Ja; , uo'Muvur, xciMufla: , vrs’Aavop , xaMa‘; o
g:u7mwîs, o’floM‘s, ii}rlmfidMof , À‘um'flokov , 'rpw'flaMr, frif1'pu'
fla>.or.
'
.
.
.
Le monete d’argento erano conosciute Sotto le deno
minazioni seguenti: J‘pwpdui o o'Mcn‘, vigziìpu;;;zor , 81'J‘pa
Zito”, 'rP"Îmeyov, rsrpéîpa;gpav, wvfra'à‘paxyov
e monete di oro venivano chiamate aravn‘p , mi 0
(Mix, 9 ne'eror, n'pwa'kavror, J‘Wx'Aavror, vpvru’karrnr,
J’sxurdhuvrov.
'
Il valore reale delle moneté era dilferente di molto non
solo presso le diverse nazioni della Grecia , ma presso
lo stesso popolo ancora, nei varj periodi della sua storia.
I
186
"
nv-mmn’ anacuz;
V La seguente-scala mostrerà il valore relativo di clascu
na moneta paragonata alle altre.
,.
òv
7 Xav).umî 5
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2 Al' 000105
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‘2 Al'àgaupry
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ó 2?Mv}p
045_, 1-;- |flavrdbg.
120
\
Queste monete si convertono anche in monete romane
Xaluw'; corrisponde presso »a poco quanto al teruncius ‘[40 denarii.
Aixaknors
,
s_emlwlla ‘/,D
'Hp.zanfld).wv
y
_
libella
' '/|;o
Queste tre prime monete‘ possono essere valutate nella
maniera seguente:
'
'
Xaluoi; vale presso a poco quanto‘ il triens assis ’[4u del danaro rom.‘
Az'anuos
v
, hcs-, “[3 as o '[24 del dcn.°
'prfió).wv
_
I ‘[4 25 , o '[n del dcn.°
Le altre seguono così;
l'Ùfiolu'gv
a ‘/, 29 o ’[3 sestél'tii, o ‘[5 del dcn.°Rom.°
prlp0ìor
2 Sgalcrtii, 0 '/= di un den.° o quinariua',
.
> 1
_
Apaxpwl
4
Man
400
a 1], p.vaî
1000
Tai).awrov aiflmo‘v (60 pymî)z4
\
y1ctorialus (I).
sest. o I. denarius.
seslèrlii.
'
sestertii o 1 scsthtium.
sestertia , 24,000 sestertii , 6000 don.
A
(I),Vcdi su qpesta arola la nostra versione Italiaxla delle antichità.
romane di Adam nel
.° volume alla pag. 145.
noumz, ram, n rusqu ontcnn , ecc.
181
‘ Queste stesse monete confrontate e paragonato colle mo
nete di Francia , avevano preso a poco il-_seguente valore.
‘
L‘obelo................. . . . .
,.
_ Èr. 'c.
0000 15
La dramma fio 6oboli......-.............-.=. oooo go
Lo statero d" oro 0 25 dramme..--......... 0022 50
Lo statero di Cizico o 28 dramn;'e..\.
0025'20
Lo staterd darico ‘0 50 dramme. . . . . . . . . . . . . 0045. 00
Lo statero d’argento o minafx 00 dramme. . . . 0090, 00‘
Il talento o 60
5400 00
E Volend0ledparag0inre colle monete di Regno si può
dar loro presso a poco il seguente valore.
Franchi
Cent.
15 C. ‘
90 C.
22
25
45
90
5400
fr. 50 C.
fr. 20 C.
fr.
fr.
fr.
Ducati
grana
Cent..di grani.
3 grana
_20' grana
’
5
5
10
20
1227
D.- 11
D. 72
D. 22
D..4'5
’ . 26
grana
grana
grana
grana
grana ‘
401.00
40/.“
961.0.
7’f100
1‘)...»
44,,»
401,0.
,
- '
" .
Dalle monete passando ai pesi Greci, er ben apprez
zarne il valore, non basta conoscere il oro valore relai
tivo, bisogna potere anche ’convèrtirli facilmente in pesi
romani,
e dare il- loro
in pesi
strali; quindi:
. ‘ valore approssimativo
i
I no
n
\
Comparazione dei pesi greci tra loro.
188
mh-xcam’ nucnu.
Si servivano anche iGreci di ,5egnî particolari per in
dicare ciascuno di questi pesi. Il segno del talento era frh,
della mina (0‘, della dramma < , della mezza-dramma > ,
dell’ obolo --fo m, del xa.Ntmffi x.“
Conversione dei pesi giebi in_ pesi romani. )
Librà Un- Scm.cia uncia
Talento attico 80
960 192o 9720‘
Mina ,
11/3
16
Dramma
»
»
»
»
»
»
Qh010
,
Denar._ Den. imp.
consul.
32
'7680
23040
125
_384
112
_
Scrìpulm;
rom.
1 31,5
1 7/,5
»
»
3H/,5
1 I];
IO che sarà anche meglio espresso:
Talcn- Mina Dramma
io
Obole
\
a Centopodium ‘romànunì 1 1/14 75 75,00
1 Libra romana
I Uncia rom.
‘
1 Semuncîa
,
x Denarìus consularîà
1 Den. imperii romani
1 Scripulum
45000‘
»
»
75
»
»
6 1/4
456
37 ‘7,
J»
»
3 ‘/s
18 314
»
»
»
»
‘ »
»
»
»
»
5 51.4
4 “In;
1 3%;
Se si suppone con Barthelemy che, la dramma pesava
79 de‘ grani francesi , si hanno 'le_ seguenti valutazxonx ,
convertendo i grani in grossi , once , marche , e libbre.
'
I Libbrc
Marche
Once
Grossi
Grani
16ramma........
»
»
»
1
7
8 dramme . . . . . . . .
»
»
I
»
56
60 dramme........
»
1
»
1
60
1 mina (100 dram.).
»
1'
5
5
52
amino..... . . . . ..
1
11
3
3
32
D
6
7
24
1 talJcnto (60 mine). 51 >
nonne , rrsr, E manna enzcnn , ecc.
189
t Questi stessi pesi confrontati quindi con i nostri ,/ ci
daranno il seguente risultato;
'
".g
1 Dramma I Scrupolo 14 acini 191m.
1 oncia 2 Dramme 1 Scrupolo 18 acirii 581,0.
1 Libbra 3 oncie 6 Dramme 2 Scrupoli 19 acini 17’.“
2 Libbi‘e 7 oncie 3 Dramme '2 Scrupoli 9 acini 551,“
88 Libhre 5 oncie 9 Dramme 2 Scrupoli
6 acini 79’.“
Per la medicina le divisioni erano differenti: Hf_ ;
Mvói t’GfPt‘ptyl
1
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7v.ia.
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Kepa'nor
4 lìtrdptov
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L’ ippiatrica.ossia la veterinaria , che_ è l’arte di cono
scere e guarire le malattie degli animali, e s_peualmente
de’ cavalli, aveva anche i suoi pes1 particolari.
. 5.
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|_ ,._,:_.‘
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6 | 2 |0(ol.àl -
Vengono quindi le misure di lunghezza. QueSte nella
loro origine erano prese dalle diverse ipart_itdel_corpo
umano. Tali sono il braccio o cubito ,
lice , cc.
piede , il pol
’
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2 in.
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Conversione delle misure di lunghezza tra loro.
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l45i’î 133.} 100
89%
38400
9600 9600
2400 3840
960 'l490:-°
872%Îx 3200
_8ì 2400
600 5133;.
76800 19200 7Î3ÎÎ 6-9ASTÎV", 5400 1,800, 1266;
‘Ìu- '|8 Î5 ÎilM‘fl- .
Si trovano anche negli autori antichi alcuni altri no- '
mi di misure di lunghez2a; quali sono il orfi;guc fiumAn'x,
misura persiana della lunghezza di 5 dita; il araparfd'77vf,
‘ altra misura persiana ,_ equivalente a 30 stadi; il axof
va: , misura egiziana , equivalente a 60 stadi; l’ imam ,
misura di Tessaglîa , Che equivaleva a 10 piedi.
Per meglio far comprendere làfyalutàziode delle misu
re Greche , n01 crediamo dover dare prima il quadro
comparaùvo delle misure romane fra loro. '
Siciliòus
,v .
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L.
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1% CubilllS
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4.0;
m|Sta%k
240,000 80,000 ‘60,000 20,00e 5,000 4,000 [5,3333‘
x,000]11%'
lare
nona-n: , un, 1: msun: enneuu, ecc.
191
, Facendo ora il confronto delle misure di lunghezza
Greòhe.colle Romane, _si avrà (i):
_\
il
‘ Au’mruha:
l 1[,4 digitus.
Hmìtaud'ffl‘
2mfiaqui
1106:
l palmus , 4/14" digit.
‘
3 palmi , I], ‘dîgit.
1 pes , 2 ’/3 digit.
fluyair|
1 paimipcs et =o/,‘4 on 114 digit.
l'In‘xu;
’0pyuni
‘HM'8pav
2'ru'îmv
1
6
' 10/;
625
'Ivranm‘v
--
cubitus, 1 digit.
pedes, 4 digit.
pedes, 2 213 digit.
pedes.
2500 pedcs.
Or, il piede francese essendo diviso in i/pfo decimi di
linea , ed il piede romano in ,1306; ed il piede romane
essendo al piede greco come 24 a 25., si hai , prendendo
le valutazioni di Barthelemy, 1630 decimi di linea , ed una
leggiera_frazione, o 11 pollici e 4 linee per lo piede
greco.
Leghe (di 2500 tese) Tese Piedi
12 piede
piedi greco
greci
»»
i
.» ,
»1
Pollici
Lince
11 ‘
10
8
7 piedi greci
»
“I
' M
7
4
1 stadio
»
94
3
»
»
27 stadii
1
51
9
»
»
Queste stesse misure ridotte alle nostre danno presso
a poco le seguenti lunghezze.
0000
»
o
»
»
o
1
»
<
1 Palmo 3«oncie 1 linea‘ ./,
» . a Palmi 6 oncie a linee‘ 1/3
anna o Palm_og oncie 9 linee il,
94 Canne 4 Palmi o oncia 0 linea
3 miglia 152 Canne 4 Pahnì o oncie 0 linea;
(1) Per le monete , pesi , e misure de' Romani , VeduB conviene ne
cessariamente, le antichità Romane,dcll'inglese ADAH , tradotte da noi
in Italiano , e pubblicate in 3.vol. in 8 con varie annotazioni ,che tro
Van.i vendibili in varie parti dell'Italia.
q
i".
\
1 2
' Anarcnrri‘ on'ncnn.
Rimane ora solo a parlare delle misure di capacità ,
‘ ch‘ erano in uso presso de‘ Greci. Le due seguenti scale
una per li liquidi, l’ altra per le cose secche,'ce ne da
rà la conoscenza.
.
Misure ottiche per li_liquidi._
Mvrpnwis
X061
.
‘
1
12
1 ' ‘ "
Eéwruc
75
6
r
‘Kow’m;
144
12
a.
1
288
24 '
4
2
1
2
3
6
Ts'vapd'ov
’020'fiapor
Ku'afios
Ko’7xu
576 48
664 72
1728 144
8 4
12 6
24 12
Mv'arpoy
Xóyn
3456 288
4520_ 360
48 24 12
60 30 15
1
1-} 1
3 2 1
b
4 2 1
-,L 5 25.1.1. 1
Koxmlpior'864o 720 120 60 30 15 10 5 2%2 1
Per indicare quest_e misure, per abbreviazione s’impie
gano 1'scgm segfiìnt1:
'
_
Kit. ‘ per ' Kog;Ma'pwr.
12
il
i
I
A 113,...
Mv'wrpor.
per. . ÎKv'afios.‘
Eo , Eo_
'OEJ/Japar.
116 -
11...»...
‘ ii
1 ‘H,..’». '
Tp
TpuflM'on _
21
Efi'ffls.
i
lVel
i
X051.
_
qu‘pfiflìr.
lit/1044101.
_ ,'
‘
‘
\
_
._ 1
“ ' ""
'
Nomura, resi , 1-:v métmu carene, ecc.
193
Se si vogliono convutire queste misure in misure roma.
ne, basta ricordarsi, che il plrpurzis_Si rapporta all‘anfo-’
ra_rorhana , il 5tmie al co_ngio , il Es'wrm al sestario, il
zoo-6;.» , all’ emina, l‘a'Edflqpav all’ acetabulum , il xun'dog
al cyathm; osservando frattanto che l’aufora-è d’un ter
zo più piccola del Izrrpwn‘;, questo.è quello di cui l'au
no' testimonianza parecchi scrittori, e fra gli altri Fannio
in questi due versi:'
_
,
‘
Allica'pr_eterea dicenda est 11mphora nubi:
Seu cadus; hunc facies, nostrae si adjeceri; umani (I).
I nomi delle misure di capacità straniere all'Attica , rap
portate nein antichi autori _sono i seguenti:
’
’A7.a'fiadvpor è eguale al 1,, Eiwr»: o sextarius, MMC.
C. 14, v. 31', Luc. C. 9, v. 37.
'.
v
_ V
’A puwnìp , e’pu'rfnmv , circa un cotile, Eusrarn. Hesrcu.
ad h. v..
_
. 'Apd'rawa, circa un x@v‘;, A1111311. lib. 10.
1 ’Avrs’p'p'uya. , misura di Tebe in Egitto, 11 54”“, Em
armu. de Mens et pond.
‘
-
‘ -
Ba.iaw , misura di Alessandria, Hnsvcn.
.
Ba'pww, misura Tareutina della stessa capacità dell’ ((21;
.- Gapou, Hesichio le dà ,il nome di yu'.6sm, yu'fla6'w, yéyflpmr.
B1'xas era ressa a poco la stessa che lo a’a‘aiproc 0
draym'pw, 'E11Noru. de e.rped. Cyr. lib. 1, 1169.
Aiîro; , un y:e‘pfl*ru‘s , Arueu. lib.‘ 11, p. 467.
--
p(l) La disparità che si osserva negli scrittori delle Cose Greche per
assegnare il giusto valore alle monete, e pesi di una tal nazione, si no.
'va hen'anclre nella valutazione delle misure. Avremmo voluto, per} mag
giori-facilità de' giovani, ridurre anche alle nostre misure quelle de'Grc
Ci,‘ ma confrontate queste colle romene, collo studio delle Antichità di
Ad-‘lili potrà ciascuno acquistarne da se stesso in certo modo da cono
scenza , in caso che facessein d' u0p0. Intanto per non lasciare il gio-1
vane studioso del tutto ed voto di ciò, crediamo di riportare in questo
luogo quanto si trova a tal proposito nell'archeologia del Mancini. Par
lando questi delle misure de’ Grrci , crede che nei ciati formaeoet'o un
cotile , corrispondente ad una mezza caratl‘a di Napoli; due cotili un
reste: o sestario , sei sestarj un Chrîs; sei ’Cus un‘ anfora ; due anfore
un metretcs di 7‘) nostre caratt'e. Aveudoci però fatto conoscere il Sig.
Rambach ,
da cui il traduttore francese ha ricavata quanto si è detto
fin ora dc' pesi e misure greche, che l’anfnia era solo un ttrzo più p.6
Cola del metretes , due anfore l‘ar dovrebbero più di u'n u.'_etrrte: , e
per conseguenza la valutazione fattaue dal citato scrittore di Archeolo<
gia , non sappiamo quanto- possa essere esatta.
.
‘
3
t.
i
J
‘
.
194
‘ 1111101an 0111101111.
'Em'rxm, un 'rl'frapfror, o quartarium, H1: 5101. ad 1. In.
"Enna; , tre 2611;,H1151'011.
’
,1
.
- ’Hpmo'kkwr, un m0zzo'Cho'enii , Id.
“ 'lewor ,
_xoar, Id.
’
'
'lmv, 'mis'ura egiziana; 1 Eia«m;, CLEOPATRA de pond.
Kafo.lbixm ,
ìe'aq-v; , Er1rn,m. de mens. et pond.
lio'Maflu', misura siriaca’, 25 Ee'wrm', Er1mum.
Ko'pwo;, misura di Beozia, 3 950,10, POLL. 0nom. lib.
4, cap. 23»
Ko'nl‘u , misura persiana , 10 xo«ru'M, , Amen. lib. 11.
Au'yuvo; , Au'7War, donde sembra venire la parola lati
na lagena, 12 xòfrv’Àsaî,_0 un 3605;.
-
, -
MahMif, un 20490}, Arumr. lib. 11.
Mu'vm , cinque cotili.
Meip1s, psi/mg, sei cotili; Polieno gli assegna dieci xo'as
attiche, Pousnn. in Alm. lib. 4.
Ma'pmror, 6 cotili, Hrsrcn.
Tlma‘a'n o 'nm'pcvn , un cotile , Emrn.
‘ '
"
'Pwra‘r, gli uni dicono due, gli altri tre xa'm, A2111111. "‘
lib. 11.
‘
'
‘
,‘
1211161912, misura siriàca , un Ee'afrns-
'
'Té‘p1'e. Sono molto diséordi le Opi11ioni‘degli autori su
questa misura. Epif:iuio la fa di 10.Es'wrm d’Alessandria,
S. Giovanni di tre' pevpnrvs, -5. 1011111. cap. 2, v. 6 ,
Plutarco di 6 xo'as, Purr. in 501.
‘
' Misure? per le cose secche.
Mi'1l‘1erè
1
Tpurnis
3
-'Ex7eo's
'lesxwr
X‘oi'rdg'
\
.
1
‘
6
2
1
12
4
2
-
'
1
1
43
16.
8
'E.e'wrns
96
32
16
KM'U'M;
192
64
32
16
4
2
1
768
1152
256
384
1 20
192
64
96
16
24
8
12
4
6
'OEu'flapor
KU'a-50‘
'l
8
2
’
. "
'.
-
1'
1
1 i], 1
Koxmdpwr 11520 3640 1920 900 240 120 60 15 10 1
s
'
.
MONETE , P1151, 11 msuan canone, ecc.
195
Le misure romane sidividouo così tra loro
Quadrantal
Modius
SeXtarius
.
’
I
3
48
_
1
15
1
Hemina
Quartarius
96
192
32
64
2
4
1
z
1 ‘
. Acetabulum
384
108
8
4
2
576
2304
|92
768
12
48
6
24
3
12
Cyathus
LigulaÀ
1 .
11/,1
6 4 '1
Paragonand'o queste misure colle altre misure romane,
si trova che :
il y.dùy.voq vale
‘
Modius
1
Sextarius Hamina Quartarius
n
n
n
ACelabulull
»
il ffilf51l;
2
a)
‘
n
n
I' 6‘1U80‘9
l
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I
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n
»
n
»
»
n
»
n
n
»
»
I' 1]'[M'Bu.f09
il mini
il Ee'ofv1;
' I,
n
'/3 o meglio a
»
1
il uoflll.r.
n
n
I
n
l"Ofidflmoov
»
u
n
2
n. _
'
»
o meglio 1
I nomi delle misure straniere all’Attica menzionate ne
li antichi autori sono i seguèulif
"AJJ:E, è'l‘l).fu, 4 choenix ., Hnsrcn.
’qu'e'fl», misura
ersiana ed anche egizia, 1 medimuo
attico e 3 chenix , Deaonor. Hisl. lib. 1, cap. 181. Fan
nio paragona l’artaba egiziana a 3 I], di moggio , e si
esprime così:
,
’
Nam degem modiis explebilur artaba triplex.
-’Agcu'm, misura persiana eguale a 45 medimni atticlii ,
Scholz'ast. Amsrorn. in Acharn; Svln. ad h. v. t. 1. p. 401.
Au'l‘flé, 6 choenix, POLL. Onom. lib. 4, cap. 33.
Amrl'a e l‘mru'o’r , un mezzo-medimno. Hesncn.
'H;uxu'vrptov o n‘ymu'arpwv , misura di Cipro , mezzo-me
dimno, Pou.. lib. 4, cap. 25.
Ké{1ap4u , misura eolica , mezzo-medimno , H‘-.SICH.
Kam'fl», misura persiana, due claenix attici , Xenora.
de Exped. Cyr. lib. 1. Hesichio la fa di due cotili attici.
ANTICIÌITA‘:0nECHE. “
K-u'wpo; ,‘ acv’vrpon, medimno . ’POLL. Anom. l.' c.
Mmm'or, (acini: , due medimni, Emrn. I. c.
01'?” oi‘oi , u‘pì, misura-egiziana; 4 choenix. Sdicla lo
fa di uno solo choeuix, Svm. t. 3, pag. 674. Questa mi
aura sembra essere la stessa che l’efa degli librei. ‘
FINE DEL TERZO. ED ULTIMO TOMO.
INDICE PARTICOLARE
‘97
DI TUTTE Le ùocx anzcnz urnuzzrrt, coflsrwn un. c,u>o VII,
max. 2.". vo.punlu , nu4a PAGHI: 206, 207,: 208.
(N. B.) Co‘me si pronunziino i nomi di ciascun mese dc' Greci. ed
a che equwalgano, trovandosi nell’opera , e nell' Indice generale ,
non saranno qui da noi ripetuti, bastando solo' la verszone fie'rmmi.
di ciùscun giorno del mese Ecatombcmi , non che quella de' nonli
delle ore con cui dividfl‘ solevano il loro tempo i Greci.
,
I. Noupvpala , I'îapa'vop o «’pr
pdwov «ln'rr‘n.
prole.
O:
°°\_I
U060
’.«I.\wu . 'lîay.e;rou 6sufa'pa.
Istamcnu dcutcrx.
. 'Iîay.s'vov fpx'fq.
Istmnenu trita.
Islamenu tutarte.
. l'lîapne'vou f:raipff|.
lîap.e’vou «6,1.«fv1, qualche VOI
.
lstameu_u pumpta = yculas.
ta chiamata «svrais.
. lîup.éwov 31.71} 0 614.119.
Îl‘îaps'vou e',iòdynq.
- 'lîaps'vou o'ySo‘vI.
. 'Iîapdvou s'vvaqu.
In:
Numcnia , istame_nu , o archomcuu
Istnmenu ccte , o ectas.
ls.‘amrflu ebdome.
Islamcnu ogdoc.
Islamcnu ennatc.
Istamenu decatc.
,
. 'Iîdft-S'YOU Bauqu.
. Hpfi3fl] e'm‘ 66m 0 «poinq p.6 Prole cpi dcca o prot'c mesuntos.
doovms.
.
‘
. Aaure'pa p.saoó'vrog o_s'm’ 64m. Déutcra mesuntòs o epî decl.
. Tpinq psaoówro; , eg.
. Tafdprq peaou'vrog.
Hdp.«7jq peuoó'wros.
Trite mesuutos , ecc
Tctarte mesuntoq.
Pemptc mcsuutos.
. Elfi] y.eaov'vros.
Ecte mesuutos.
. ‘Epòdpm pecmîrfo€.
Ebdome mcsuntos.
Ogdoe mcsulIms.
. '0760'1q pea‘mîvros.
. 'Evvdfq pacmîvro;.
Eiud; o 6indffi.
Qòz'wovws, «avop6'800 o Myov
fa; òsndm , qualche volta
chiamato’wpo'xq ùr' sc'unl8: ,
o y.ef' sinal6a, o p.sf' u'uo
drq'v.
M- 4’0I'vovro; e'vvdrq , etc.
.
2fi.
2a.
262728
‘l’ólvowro;
0'0iwovfo;
00I'y0yf09
001'vovro;
<Mr'vovfo;
<ΑOu'wovro;
o'yòo'vg.
e'fiò‘o'p’q.
Suf'q.
«e'p.«f’q.
rerdpf’4.
fpt'f'q.
f‘9- ‘Ì’OI'vovros Bsufdpu.
30- Evn uuu‘ via o fpmmi; o 61;
g.y;fprdg.
Euuate mcsuntol.
Eicaa o icostc.
’
Phlinontos , panomcnù 0‘ legante.
decate ‘= protc ep' icadi-, o me
t'icada , o met'icoslen.
Phtìnontos ennnte, ecc.
Phfinoutos Ogdoe.
Phîinunlos ebdomc.
Phtìnontos eclc.
Phtinontos pcmptc.
Phlinontos tclurtc.
Phtinonlos trita.
Phlinontos dcutera.
Ene cc nca , o triacas, o demetrias.
1
,
Le ore lel, giorno divise in 10, secondo, che indz'eqw
É seguenti versi.
'
‘
mpau pio-[0011; 1'unvairauaa 01' Ex ore mocbtis icanona_te e de met"
86‘ 116€ mich
‘
.
autas'.
,
Il‘pdpp.acn asma-611611012119! lé_ Grammasi dicuymene zsrru legusi
youm fiporoig.
I
brotis.
quni delle ore del giorno.\
_r. A671}, 2. 'A1yafah}. 3. 'Mouasr'a, _ 1. Auge ; a. Anatole; _3. Musia -,
4. l‘upvazaig, .5. Nd\u.;pq.r , 6. Medflpflqia, 7. 24101461Ì, 8. 'I-chrvl
‘ o piuttosto vi ).1r1Ì, g. 'A'le mm‘.
ai 215411115, 10. More.
'
4. Gymnasia; 5. Ny_mplme._ 6. Me
sembphia; 7. Sponde; 8. Eletc,
o e lite; 9. Agli: cc e cypris ;
1'0. Dysis.
‘
.,1 N DI e E
91_,TUTTI le vocr 111126111: Minami-r: conawu1‘z un. caro_afi '
11:1. 3.° rou_o y, ALLA r_mnu 185, ,186 11 s;cnnur_l.
filonele di cuajo.
Asmdv , lsvrfì_g , 7.1'64fi0; , 1107.11». Lepton, Leptis, 'cidabos, collynonì
r_o_v, udì.).ufius. n‘èìqup, xm).uo‘;
collybos , pekmor , Chalc’os o
o primo-7;, ó,fioi.dg, vipwfló).xov,
Chalcns ,
8u1îxio).ov,fpwifiolqv, ferpfo‘fiokuv.
d_y obolon, Triobolun, Tet'robolou.
oholos, emioholion ,
Monete di argento.
Apaqy.vì o 6111! , vi_u.lùpaqy.ov , 81‘-
Draerhc o olce, cmidrachmcm: di
ò‘paqpow , TPÎBPMX|LOY , farpoi,Spaxty.oy_, nepni<îpoqy.ow.
'
drachmon , Trulpuchmon , Tct_rk
trqdrachmon , Pentadra_climoùl
Monete di ora.
21417]? , gufi o pvs‘u , e fd).au- ‘ Stater, mm, .o’ muéa , e Talanton,
10v , ‘rfprdl).aivfoy , 811d).mwroy ,
Emitalanton, Ditalantop, Trita
rplfd).avrov , Bsuafd)nwrow.
lanton', Decatalanton.
'
‘
Voci contenute ne' pesi greci a parten_enti alla medeèfnd ,
ed alla pagina_ 189
Mini 1'af mv); Aifpa; Oii'jm'a. ;
|Apuxpv
;
I‘pa'ppwr. ;
ella veterenarm_.
‘
Mna iatrice; Litra; Uncia; Url
'Oflo‘m‘; ;
chme; Grammn; Obolos; Emic
Byro'afiolov; liegut-nov; 21:d,qu.
bolon; Cheration; Sitarion.
Misure di lunghezga presso i Greci.
Adurukoq; Haìmanrl o Aoy,y.ì; AzXi; ; 'Opódofupov; 2m0ay.fl;
Dactylos; Paleste o Dogme; Dichas;
Otrodoron; Spitame; Pus; Pyg
1105;; Hv'flflì; IIWG'W; "fixw;
0pyuxd ; Il).èbpov ; 21d610y;
me; Pygon; Pechys; Orgyia; Ple
thron; Stadi0n; Ippicon; Mii.
‘14I‘1t‘ltt; 1m.
.
.
Altre voci di misure di lunghezza.
Hfi;w; {ladùcq’os ;
«apaad‘y'yns ,
qxoz'vos , annua.
Pe'cl1yu basilcos; Parasanges; schi
nos; acena.
Voci delle misure per li liquiili.
M6fpnf'ris; Xoù's; Ee'o‘f°q;; Kofd-
Metretee; Chns; Xestes; Cotyle;
Àjq; Ta'w-prav; ’OEUPGQOY; Ku'a100; 5 KC'7xvl; Mdurpov ; X1q'p‘q;
Tetarton; Oxyhaphon; Cyathos;
Conchc; Mystro_n ; Cheme ; Co
liofl.m'prov ; Hpum ; Tpufi).wv;
qup.mv.
chliarion ; Em1na;Tryblion; Cc
ramion.
'
200
'Altri nomi di misure.di capacità.
'A).d 1101 011; 'A 001 , pi' 0 «una; Alaba'str0n; Aryster , arysticon ;
Arytena'; Aporryfl1a ;Beon ; Ba
Ap€rauta
;?galow;
phion , gabena , gabathon , 8m
Baquov, ydfisva, 711,5110011, ysly.
fl,uoz; B1‘1105, ardpv_os 0 ofq.y.vd ‘ brion; Bidos, stamnos , o slam
narion ;Dinos‘; Elenios; Elephas;
1011; Aeivoq; 'E).dwog; Elq>aé ;
Epicollion; -Emition; Inion; Cam
pr.mo'k)uow; 'Hpu'nov'; 114101? ;
' Kaylanns; Kól.lafiov; K_o'cpwo‘s;
psaces’; Collathon; Cophinos ;
lidi/60; A1701109, Àsùywoy; Ma
y0_al.).l;; Mah/119; 1110411; 7 ni,m; ;
Mdpw’fovj flawralva o «e).atprq;‘
Condy; Lagy,nos, lagyuon; Ma
'Purdv; Zaqîzàal; '16,:la.
Bytonì Sabitl1a}; Ydria.
thallis; Manes; Maris , mares ;
Manston; Pantana , o pelachne;
Nomi delle misure per le cose secche.
M481piinîq ; TPI‘YE‘JS' ; 'Exrzds ; 'Hgîu'
sv.row j ’XoimE ; Eddf’q; ; Kof‘llm;
ÎO&1]Saqor; Kdaào; ; Koflzdgxov.
Medimnos; Tritevs ; Ectevs ; Emi
ecton ; Chiuix; Xestes; Cotyle ;
Ombaphon; Ciathos ;Cochliarion.
Altri non_1i di misure per le cose secche.
A381f ; aB&Eis ; j Agrd,5n ; À,xal
m; Ad812: Aurrla. 61491150y;
'Hgawlxpwu o 1Ìplu_*i1qui; Kai
pmiol1; ' Ka«l0n ; K‘Jvr‘aos , ini
«puv ; i\ivauaiov , p.wlau;; ‘01411'
091‘, u'ql.
‘ v.
Addix, addixis ; Artabc; Achane ;
Dadix; Dipti'a , e diptyon; Emi
cyprion , 0 emicyprou; Camor
p;is; Capilhe; Cypros, cypron;
nasion , mnasis; lpbin , ipl1i ,
yphL
201
EJJElN(IG
DEI SIGNORI ASSOCIATI
cm: omonmo LA PRIMA VERSIONE ITALIANA...
m;an ANTICHITA’ Guam:
nxu.' IIIOI.ISBU
JOHN. noialeon,'
Ascriili dopo la pubblicazione del I. voluh1e
e non inseriii nel secondo.
_‘__‘-_
.
x
|
Il Principe di Cella a Mare.
Il Sig. D. Gaetano Cristiano.
Il Sig. Arciprete di Monte Verde.
Il Sig. D. Raffaele Dombre.
.
Il Sig. D. Onofrio Bonghi.
' '
‘
Il Sig. -D. Gennaro Coppola professore di filosofia nel
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Il
Seminario di Aversa.
Sig. D. Vincenzo "G'olia.
' .
Sig. D. Michele. Dente.
Sig. D. Giusep e_ della Corte.
’
Sig. Cavaliere . Francesco Mar. Avellino.
Sig. D. Errigo Romano.
Sig. D. Antonino Giampaolo.
Sig. D. Luigi Rinau.
Sig. D. Alessandro Sirleto.
Sig. Marchese D. Corradino (1’ Albergo.
Sig. D. Filippo Spirito.
"
Si . I). Pasquale 'Mauro.
Sig. D. Raimondo Mirabella.
Sig. D. Girolamo Tessitore.
Sig. D. Giuseppe’Pecilio.
ào'i
tnnbnqg
’COQI‘REZIONI
W
W
Ì‘ag.
Su i loro Capi
23 i. 8 sulle loto Capi,
24
32 incumbensa
' 34
19 esser partorita,
i_vi
40 Sireiie ’
51
20 riflesso
ivi
44 corto,
,: - .
56
13 procreati
'
'
ivi
36 sorelle
ivi
40 nel
56
3 auccelli
66 , 136 pres'cntavasi
ivi
37 giuggiulc
68
24 giunto '
71
40 swwì).m
72
5 comunque
76
12 cagioni
80
33 condraddizionc
105
23 meo:pi,90u
119
23 ala;
123
3 beef
124
10 dame
126
2 icgislatori’i
127
12 era
132
24 ornati
V 138
29 pura
145
40 Cagiovc'
147
152
154
154
133
incumbenza
avcr partorito.
Sirena
berta
procreatc
;oreile
nel
augelli
prescnlavanai
giuggiole
glunta
nuraw'ìm
Quantunquc
cagione
contraddizione
kmfiorpìémz
MS
bevcr
danze
legislatori
Crflfl
ornate
Pure
cagione
erano ‘
8 cravo _
41
8
15
19
lalora
preparava
garafline
{1011110 Eussin0
’
riflesso
V talora
preparavano‘
carafiine
ponte Eussino
’ ornate
' Proteggesscpo
1311
23 ornati
162
165
17 pfotcggcro
28 sbttoposti
111 <
174
( In alcune copie) Capo XXIII. Cap_o XXIV.
(
Idem
) Cupo XXII. Capo XXV.
182
27 di mano
i_vi
184
185
4
sottoposte
di uomo
32 non tralasciando ,
non avendo ira]às‘cìalo
1 lrclradamìni
16 Idem
tetradrammi
Idem
È Ì1regato il lettore a cori'cggerc il s eg0entc errore occorso in alcune
còpic alla fine della pag. 290 , del 2.” volumc.
Errore-riccvcvano il nome di axowofizrm, oca-leggi: riccvwauo il
nome dl upwofioîrqu quelli che salivano suilq corde , ecc.
203
INDI'C’E=GENERALE
,
DELLE cosa 1.3 prua" )uauncnnr0u comunvfx'
_NE’ NE rouuu 4;st mrmmri 6436113.
A
(NOTI. ) Le parole eegna!e _con un’ast_erisco indicano
il tomo 11. , quelle con due il fumo zn',‘ ve le pa
le aen‘xa' alcun‘-a;terisco indicano il tomo '1.° '
1
A.,
Aba , città di Foeîde , ove
era l’oracolo di_Apollo,yg"
Abbigliamento
de’
Greci
174’”; sullepìime por
tavano scoverta la testa ,
1 74“; qual nome dàvauo‘
i Greci ai cappelli, ivi :,,
3ual’ era 1’ accoùcialura
ella testa delle domie‘,
ivi; quanto era semplice
il primo vestito dei Gre
"‘
litari, '179“; quante spcf
cie di calzature riconòsée
vano," 18'o“; di. che_ era
còmposta la" tonaca che
"portayan'a , al
lo ,
,
-
di_
sot-’
181“
Aliìti de-‘sollatì , 227‘; (li
’ quelli che troìayansi col
’lu‘tl’0, ai"; non usavansi
Però sempre ugualmente ,
l_q""-‘; specialmente _alla
mqrte di personaggi cli
ci , 175’“; come anda’va
n0’vestite le donne Ate-.
'stînli, . _
y .- ma“
niesi , 176“? ; ‘ come le Abili bianèhi usa'li nel cuo
Spartane, ivi , come le
prîre i morti,
_,-14'
donne Trbane, ivi; quali Accademia, _ , ’1 . » 13
nomi,si ùvano alla véste Accademia in‘ Alené, 106’“
che i greci' Jportavano al Accmmló, segni dc’ Grrci pér
di àopm della tor;'aéa , ' esso;da éhi inventato,82";
177", q'ual era il vesti
mento 1le'filosofifly8",
e de’ poveri , _ivi ,- come
si chiamava la veste su
p‘_erio're delle donne, ivi;
come vestivano gli schia
'vi , ivi; come si chiama
va l’abito usato dai mi
_ disegno
ne , ' _
dell’ invenzio
.
. M.
Acqua lustrale uéata "nelle
purificazigmi , 31" poste
‘ dinaqzi alle cahe, ov_e gra
nc_> i'coi-pî , 'Î7*‘-î>lfcfla _ai
trapassati
'4r’"
Acrisio
, re di‘ Argo,v Getto
m4
mmc: umani:
“da alcuni di esser il fon
datore del consiglio Am'
AdottiV'i
fizionico
, ,figli
,. 96‘î"; in
_qual caso ritornar pote
vano nella famiglia pa
terna ,‘
,
‘
m3
Adulterj , leggidegli Atenie
si relative a ciò, 76“; ca-,
stigo pei medesimi, ivi, ec.
Affari militari, leggi di Ate*
ne che ad tesi si riferiva
. no ,
172
Agide , uno de’ compilato_ri
delle leggi di Sparta, 212.
Animàliî che si ofi'erivano in
sacrifizio,
"
28"
Anno , Spartano ,- rièeveva
' il nome dal primo tra
gli efori, zoo; qual no
me aveva per tal dirit
.to(, ‘
‘ ‘
ivi
Anni, ‘come si numeravano
Imi tempi eroici, _zox";
come si regolarono in se
guito , ivi; quanti cangia
menh vi fecero,
Antidoti
contro
re ,
202*
l‘ amo
50" "’
Apollo onorato con l'offerta
Albero di un vascello, 285*;
de' capelli, 65-“ ; si at-q
chi ne fu l’inventore, ivi.
‘tribuivano a lui le morti
Altariz, diverse specie dies
si, 11"; e forme, w";
consacrazione de’ inedesi
mi, ivi, 'e ,13"; ove si
subitanee,
40 * *
Araldi, chi erano, 242*;
_ _come si chiamavano ,ivi;
_diqual potere erano ri
erigevano, 14“; stimati co
vestiti, ivi; quelli di Ale
sì. sacri che erano il rifai
ne da chi discendevauo ,
gio, generale de’ inalfitto
, 245*; quelli di I Sparta ,
ivi; cosa "portavano nel
ri , 15" ; collocati vicino,
ai sepolcri,
_42“
Ambasciatori. de’ Greci , tra
chi Isi sceglievàno, 242*;
la loro persona era con
le mani, ivi; in che dif
férivano dain ambascia
tori,
,
ivi
Arbitri ,,presso gli Atenie
si di quante specie erano,
ivi
sider_ata sacra ,
Àmfiarao, oracolo di, 84“
Amfizioriico
Amfione , sua
consiglio
lira , che
, _ fu
'cagione che sorgcssero le
'.mura di Te_he,
167’“
Amore , di quali mezzi si
servivano iGreci per ispi
rarlo agl‘altri,‘ '46" ecc.
Amanti seppelliti
insie
m'c ,
‘
3.0
87; come si;chiamavano,
ivi; di che giudicavano ,
ivi ecc. ; leggi relative ai
medesimi,
140
Arcieri , 21 1* , più stimati
quelli di Creta ,
221‘
Arco, da chi inventato, 221 “
Arcon_li, 3:2', chi fossero, ivi
Areopagiti, loro qualifica
zioni, 62;e numero , 53',
DELLE cose rmncnnou.
loro condotta , ' dom’ era
205
strumenti , dè' quali servi
"ansi-i pittori greci, ivi
sorvegliata, 64; non era
loro permesso di. scrivcr Assedii, ( arte degli) sulle
prime sconosciuti da’Gre
commedie , 130'; apparte
ci, 253*; in che Consi
neva ad essi 1‘ ispezione
stavano, ivi ; come si cam
de’ costumi degli Atenie
S] ,
_
zvz
biavano, 254'; macchine
di cui facevano uso per
Areopago , corte , 62;_0'rìgi
essi, à54*, ecc.
_
ne del nome , ivi; chi ne
fu il fondalore, 63; suo Assediati, _cosa facevano per
respingere il nemico-958*;
potere 64 65; e riputa
di quali armi e mezzi si
zione , ivi; sua‘autorità ,
65, ecc, suoi doveri, ivi;
servwano per ciò , '-ivi
tempo e modo con cui Assemblee del popolo Spar
tano, n°7; queste rego
si radunava, 66; suoi de«
lavano la successione al
creti , stimati necessarii
‘t_rono Spartano, 208; con
nell’introduzione di qua
vocate dagl’Efori , 202 ;
lunque culto straniero, 7‘
una detta generale , 206;
Ariete , in che consisteva,
l’ altra minore, ivi;' si te
256*; come si chiamava
nevano all’ aria aperta ,
da Greci, ivi; per qual
208:, modo di discutere
uso se ne servìvano,zSg*;
le materie ,‘fie di dare. il
quante se ne conosceva
no ,
-
wi
Voto,
‘
209
Amadure de’ cavalieri , e Assemblee , Spartane , pei
pubblici ban'chetli , 209;,
«le’ cavalli, '
2 I 3"
Armate de’ Greci in quale
cibo' che si _ricevevain
maniera si dividevano , '
nesli ,
' '
.. 210
‘231”, ecc, come si schie Àssembleedegli Ateniesi, 50,
ravano,
247*
Armi , da chi furono inven
tate , 216*; differenti spe»
cie di esse , 217* ecc. ,
come si adornavauo,ivi;ro
Vesciate nei funerali, 260*
Arte della pittura l7\l“‘ ;
come fosse goll‘a sulle pri
me, 172“; qu'anti colo
ri conoscevano i Greci,
173’“ 5 quali erano gli
ecc,; maniera iii tenerle,
535 luogo ove si teneva
no, 51, , leggi 'relative al
le medEsin;e,
126
Atene ( città di) differenti
nomi. che Portava I ; cir,
conferenza della medesi
ma, ivi; cittadella 'ov’era
- posta, a; qual era la sua
circonferenza , ivi ; città
alla ,c Bassa , ivi, e 4;
506
;,
marca cmmm.t,
ubblico .tesor0 ov‘ era
collocato, -4; meraviglio
so mà10’gl1 Pericle , 5 ;
interno della cittadella co
me decòralo' , 5_; porte
.'Principali della qugsi
10 cavalleria, 211‘; loro
arcieri, 213*; loro 00
mandanti, ecc. _ 228* ; 10
ro araldi, 242*;‘lóro flot
. te , 292“ ;'loro matrimo
nj , ba“; 56‘"; loro di
ma, 5; comò si chiama
.vorzî , 75“ ed adulterj ,
vano," ivi; strade, della
6“; loro lavatrici, 91";
fragalilà, 11.6“; e 120;
'monele degli
Ateniesi
stèssa , come latte, 6; suoi
principali-edifici , ivi; 'suoi
‘ tempi, 7; suoi portici , 8,
182“;
Qtèalri della ,medesima, 9;
gofl'e, ivi; qual'emblema
VI era impresso, un; a
su_e pubbliche sale ., '10 ;
acquedol_ti . e ginnasii del
, la stessa, 11", su'oi ba
gni , 12 ;.‘luogo dell'ac
uanl;o fossero
che paragouò la moneta
A_teuiese il filosofo Zeno
; ne .
ivi
- càdcmia, 135110i. porti, 15;
Alla, dicesi di esser stato l’in
, suoi cittadini , ‘ 17 ,'_ cosa
si 1‘ithiedcva'pcr esser di
chiarato tale, 18, 19. ecc.
. ventore de’vascelli, 267*
Aùgvlli offcrti in sacrifizio,
28"; divinazione che
si
Ateniesi; loro denominazio
eseguiva , per mezzo de’
,ni, 1; portavano delle ' 'medesimi ,
102‘
93
cicalé d’ oro_ ‘ne'lla' loro Autori di sogni
chioma , ivi; chi i0se_gnas
Se il primo‘l’arte di,fab
Bricare, le.case, 2; Tri
bit. di Atene, ’ _21 , ' 22;
v_1»01'gl1i della stessi, 22;
come chiamati , ivi; suo
pubbliche assemblee, 50,
Autorità de_‘ re di Sparta ,
vuauto era‘ limitata, 194;
iiclSenatoSpal‘taùo, quan
to era estesa, 1_1‘,g, come‘
vehiva perciò chiamato ,
ivi; degl‘efori 202; co
me ’veuìva_ caratterizzato
_‘ecc. ; loro _liligiosa dispo
il loro supremo potere, ivi
sizione, 86; cagtighi de
Azi_oniprivate , quante ape
c1e no conoscevano , 93;
quali‘ùomi avevano , ivi
e seg.. '
Azioni pubbliche; di qual.
natura erano, 89; come
gli Ateniesi I, 98-; ricom
-pense, 103; loro leggi,
105; ecc; culto prestato
al dio sconosciuto , 7*;
,sqperpvano lutti; le altre
«nazioni nel numero dc’lo
10 dei, e feste, 125 *; lo-»
si chiamavano , ivi, 1: seg.
una: così: nmaacaavont.
B.
Bagni, uso di essi, 127*;
di quante specie ve n'era
no,
128"
Banchetti, non usati da co
loro che si trovavano col
lutto ,
21"
Ba uchetti pubblici degliSpar
tani , come si chiamava
no , 209; chi vi erano
ammessi ivi; quale for
malità si usavano , zio;
in che consistevano le vi
vande dei medesimi, ivi,
per qual fine furono isti
tuiti , 2| 1 , a spese di chi
si facevano
ivi
Bara , come vi situano_i
loro morti, i Greci, 30“
Battaglia , come vi davano
principio
gli Spartani,
251‘ ; come gli altri po
la ,
207
‘
247*
Bestiame , leggi relative ad
4 esso ,
147
Borghi ( dell’Attica ) sotto
qual nome si distingueva
no, 22; fino a qual nu
mero se ne conosceva
no ,
’
ivi
Bottino presso i Greci, in.
che consisteva, 262*; co
me si distingueva , ivi;
quando vi potevano a5pi
rare i ca i, quando i sem
plici so dati, ivi; agli
Spartani del tutto proibi
to , ivi; dinanzi a chi si.
portava , 263‘; come si
distribuiva, ivi _', parte di
esso a chi si offeriva, 264*
Braccialetti , come chiama
ti,
220*
Brulotto incendiario ‘ usato
nella guerra di che com.
sa costumav'ano di fare i '
soldati p'ria di principiar
posto,
227‘“
C.
Camcli sulle prime non co
cons'acrati, ro“;de‘morti,
si sospendevano alle porte
nòsciuti da’ Greci . 215';
in qual‘epoca cominciaro
delle case , 16“; de’dg J
‘ poli della Grecia , ivi; co
no a servirsene,
ivi
Campi Elisi , credenza dc’
Greci intorno ai medesi
_ mi, a"; a chi non era
concesso di esservi am
ploratòri , come si dispo
' nevano , 22“; ove li col
locavano , ivi; lasciati an
che sulle tombe , \ 40"“
Cari , inventori del cimic
ro ,
.
‘I 2' ‘
messo ,
'
ivi.
Campi dei Greci, come era Carri usati da‘ Greci , chi
" no formati, 245‘; ecc. ;
come si viveva in essi,246*
Canzoni funebri ,
25"
Ca fili delle persone mori
lionde tagliati , ed a chi
li montava ,
218"
Case considerate pollute" dai
corpi morti, 38"", puri
ficate , ivi; di Lacedemo
ne, come fabbricate, 180
14
208
INDICE GENERALE
Castalia, fonte celebre pres. Cedotafii, di quante specie
so i poeti , trovavasi ivi
un’ oracolo di Ap’0lline ,
80“; prodigiosa virtù dci
le sue acque ,
ivi
Castighi, dati degli Atenie
si , 70'; 98, ecc; leggi de
ne conoscevano i Gre
ci ,
36“
Ceramico in che 'consiste
va, 9; da chi prese il
suo nome, ivi; in quan
te parti si divideva, ivi
gli Ateniesi , relative a Cerere, fu la prima che fe
questi, 142 , 143; quali
‘ce conoscere agli Atenie
erano quelli, che 'si da
si l'utilità delle leggi, 105;
‘vauo dagli Spartani ai de
suoi nomi ed epitteti , 6*;
oracolo che aveva in Pa
linquenti, 239 , e 240;
militari in che consisteva
no ,
_ _ 267*
Castore ePolluce, tempio
ad essi dedicato, 7; set»
to qual nome si conosce
va, ivi ; a che era addet
to , ivi , da che ha avu
to origine la credenza di
esser, il primo nato dal
l’uovo,
32"
Cavalleria de’ Colofonj sti
mata - invincibile ,
218*
Cavalletto, che si usava dai
pittori,a che serviva,i 73**
Cavalieri catafracti chi era
no ,
215*
Cecrope, fondatore della cit
,tà di Atene, i; diede
egli il nome alla cittadel
la, 2; supposto di esser
il fondatore dell’Arcopa
go , 62 , istituì, esso il ma
trasso néll’Arcaja,
87"
Cerici, o araldi, da chi do
vevano esser scelti, I 14;
qual era il loro ullizio ,
specialmente nei sacrifi
zj, 20"; qual era la par
te destinata per li mede
simi,
'
21"
Cerimonie , che si usa‘vano
ne funerali , 12“; in
che consistevano , 13’“;
e seguenti -, ne’ banchet
ti, 131“; ecc.
Cesto , vedi‘Pugilalo.
Ciàto misura de’Greci, 192’“
Cibo usato nei pubblici ban
chetti degli Spartani in che
consisteva , mo ; leggi re
lative ad esso,
220
Ciclo di_ Talete, come era
composto , 201*; trovato
52“
‘falso da Solone, ivi; cosa
fece per rettificarlo, 202*;
Celibato negli uomini stima
to hiasimevole presso gli
cangiato in seguito da Me
lone, ivi; riformato in
trimonio ,
Spartani ,
217
Celibi , puniti in varie gui
se in
acedBmone , 7125
52’“; ecc.
Cena, vedi colazione.
‘
seguito da Callippo, ivi;
sostituito quindi da quel
lo d‘Ippargo ,
ivi
Cimieri come eran forma
ti, 218; di quante spe
209
DELLE COSE RIMARCREVOLI.
cie se ne conoscevano ivi;
quali nomi. ricevevano,ivi,
come erano adornati, ivi
Compre e vendite, leggi re
lative alle medesime, 148
to era , 14; da che ven
Conchiglie, usate nel dar la
sentenza nelle procedu»
re giudiziarie ,
83
ne questo nome , ivi; ove
Condizioni degli schiavi A
Cinòsargo cosa propriamen
esso era Situato',
ivi
tenièsi , 27; quanto era
migliore' il loro tratta
mento in Atene che ne<
Cinquecento (il consiglio de’)
57; leggi relative ad es
so,
_
gli altri stati della Gre
eia, ivi;‘degli schiavi Span
tani, e degli-Eloti, 190;
120
Cintura -, che si attaccava
alla corazza come chia
mata dai Greci,
2I9"
ecc.
'
<
'
Conversazione che si faceva
Cirra, ( in ) eravi un‘oracolo
di Apolline, 74"; felici
tà de’ suoi oracoli , ivi;
creduto da alcuni esserlo
Coppe usate ne’lxanchgatti, di
stesso che quello di Del
o,
ivi
Città della Laconia , 176;
quante specie ne Con05cc
vano, 145“;‘a chi si ‘at
'trihuiva quella del Genio
nei primi tempi senza' for
tificazioni, 253*; in qual
modo si assediavano,253*;
e 254"; come si difende
Vano, 258*; come erano
trattate , allorché veniva
no prese, 258‘; e 259*.
Cittadella, vedi Atene.
Cittadini di Atene , 1.7 , ecc.
ne' ubblici banchetti de-'
gli partani, I54“; ecc.
buono,
noscevano ;
Coclearion, misura de’Gre
ci,
192’"
Colazione , quando facevasi,
112“; come chiamava
SI,
_'
’ «
m
Combattimento de'galli , pra
ticato una Volta l’anno, 1 I 3
_zvi
Corde usate neivascelli,ziifi*;_
come si chiamavano quel
le delle vele ,_ ivi; quelle
per regolarle, ivi, per
Leggi degli Ateniesi rela
tiVe ai medesimi, -119;
leggi di Sparta , 182, leg
Spartane‘ relative ad
essi ,
'
215
ivi
Corazze , di quante pa’rti
erano composte, mg";
di che erano formate, ivi,
\quante specie se ne co
mantener l‘albero, ivi, cc.
cc. , di che erano com
.
oste,
287*
Coripo nella Tessaglia, eravi
un’oracolo di Apollo,80*
Corpi, come collocati so
pra i funebri roghi, 27’“;
cosa si bruciava con essi,
ivi; ossa de"ecc.,come si
distinguevano quando era
no consumate le .ceneri,
,,_
mmcc «unrnlp-z
29"; erano unte e lava_
le-straniere a chi si dc1li
210
te , 28’”; (li che si ser
vivano per ciò , ivi; Come
bruciavansi i corpi, 29“
Corporazioni di società, leg
gi relative alle medesi
me ,
150 , e 151
Corse (di cavalli) come si
eseguivano , 192’“; come
situavansi , ivi; come si
guidavanoj
,' ivi
Cortigiane, come erano tol
lerato nella Grecia, 99"”;
sciocca opinione di Solo
ne intorno alle medesime,
ivi; come comparir do
vevano in pubblico ., ivi;
qual'era il loro abito,80";
quali erano le più famo
,se , 81““; per una stra
cavano,
ivi
Cretesi in qual modo facevano
le loro contromarce, 25 1 *;
al suono di quali istru
menti venivano chiamati
alla battaglia, 251*; co
me chiamavano coloro che
davano il segno dell’ al
larme , ivi; i primi che
si usurpassero il dominio
del mare, 272*; prote
zione che prendevano dei
fanciulli, sino a qual se
gno si estendeva, 109“;
,come venivano chiamati i
protettori, ivi; in qual
modo usass‘ero essi ospita
lità cogli stranieri, 160“;
come li onorassero, 161’“‘
na contraddizione si de
Croce sopra di cui erano at
dicavano alleno alle scien
taccati i malfattori
103
Cottabo , giuoco de' ban
Ze ,
ivi
Corti di giustizia per l’omi
cidio , 70; per gli affari
civili e criminali , e, loro
chetti ,
in che consiste
va , 152“; da chi l‘ap
presero i Greci ,
155**
procedure giudiziarie, 74,
Coturni , specie di scarpe
75, e 76, etc. Leggi Spar
portate dai tragici, 181“;
qual nome ricevevano , ivi
tane relative alle medesi
Crusca di orzo impiegata per
me, 234 , ecc.
eccitare l'amore , 48‘ *
Corone conferite {come ri
compense ,‘ 103 ; cosa si Cynosura , o orsa minore ,
richiedeva per averle, 104;
guida de’marinaj , 294*
)
D.
Danza, favorito esercizio de’ Dattilo [misura Greca, 190‘”
Greci durante le tavole , Debitori , loro corpi dati in
14;" ; esercitata dalle
potere 1ie’ creditori
"‘
vergini , e da' gioianet-ti Decimo, offerte agli dei , 42"
Spartani ,
231
Dardi, a chi se ne-attrihui
ace l’ invenzione, 257*
Decreti , di Atene non mai
cancellati dalle tavolette,
, 109‘, uliiziali incaricati a
\
sorvegliare a ciò , ivi; da
a: 1
ogni quanto tempo pote
‘chi venivano eletti , ivi;
va consultarsi, 70“; in
come venivano Chiamati ,
fallibilità de’ suoi oracoli
DELLE COSE RIMÀICBE'YOLI.
ivi; quanto tempo dura
aSsai celebre, 72"; in qual
.vano uelli del consiglio,
mg; (del, senato , e del
popolo ; 115 ; leggi rela
modo bisognava consul
Descrizione. della città di
tive alla promulgazione
de’mulesimi ,
ivi
Dedalo sua favola, interpre
tazione
della medesi
Atene, 1, ecc; della cit
tà di Sparta, 176, ecc.
Diana , suo tempio, 8; no
ed epitteti
, 7mi
desima
, I
l della
5*, eme
6*
ma ,
'
ecc.
235*
_ Dei della Grecia, 1"; liba
zioni ad essi, 10"; ave
vano parte delle spoglie
prese in guerra , 263*;
invocati
tarlo , 71”,
rima delle bat
Dichiaraziope di guerra, for
mole
della
medesima ,
a44‘ ; quali precauzioni
si prendevano, prima d’in
traprenderla ,
ivi
taglie, 2 ;8*; primadi far 'Disciplina e costumi degli
un viaggio , 296*; accu
sati dagli uomini afllib
Spartani , leggi relative
ai medesimi ,
224
ti, 23“; ricevevano del Discorsi nei banchetti che si
le ol>lazioni nel principio
facevano a cagionde’fune
rali, 39’”; negl' altri han
de’bancbetli, 235"; ecc.
Dolo Oracolo di Apollo ,
chetti, 154“; ecc.
e di Diana , 74-”; come Disertori , come erano2gu
consider’ato sacro ,- ivi;
, niti ,
7*
ove trovavasi il suo tem Divi-nazione , varie specie di
come
essa, 90"; per mezzo dc’
sogni, 92"; de’ sacrificii,
ima delle meraviglie del
97”; degli uccelli, ma”;
mondo , ivi;
che era
fatto, ivi; non vi si po
'teva sacrificare creatura
vivente, ivi; e perché, ivi.
de'rettili ed'insetti, 106*;
de’segni nel cielo, 107*;
della sorte , 109*; dc'
versi, ivi; delle cose , e
pio , 75‘ ; uno de‘ suoi
altari
considerato
Delio , città , ove si suppo
delle parole , in”; del.
ncva che fosse stata situa
l’ acqua , l 17"; de‘ cristal
ta , 65"“; divenuta assai fa
li incantati,
mosa per l‘ oracolo 'di A
polline, ivi, ecc; come
mezzo di molte altre ma
mg"; per
terie , l 19‘ ; e seguenti.
fu scoverto, 66”; in qual Divino culto , leggi relative
al medesimo,
no
modo si davano le rispo
Sle, 59"; chi le dava, 68"; Divorzi, quante specie ne
' 212
merce annue
conoscevano i Greci,yS“; Donne ,- Spartane, condotta
delle medesime , sorve
come si chiamava _il di
gliata da certi magistra‘
\mrzio ‘I‘lClll05l0 dal mari
ti, 204 ;_ quando creduta
to , ivi; come quello ri
atte al matrimonio, 54”;
chiesto dalla moglie, ivi;
occupazioni , e vitae-iti
leggi degli Ateniesi relati
rata delle medesime, 81’“
ve ai. medesimi,
155
Dodona , secondo alcuni Donzelle, per maritarsi co
cos’era, 60‘; suo oraco
sa si richiedeva, 57"“; a
lo , 61"; favole per rap
chi dovevano esser pre
porto alla‘sua origine, ivi;
sentate 163“; a chi do
come si davano le rispo
Vevano sacrificare, 62“
ste , 62", ecc. '
Donativi che faceva lo spo
Doti delle donne, ne’prinii
tempi in che consistevano
58“; leggi degli Ateniesi
relative ad esse,
154
se alla spesa quali era
no, 72“; come si chia
mavano, ivi; quali quelli
Dracone , sue leggi, 105 ,
che faceva la sposa , ivi;
rimarchevoli per la loro
i suoi parenti allo spo
so, ivi; chi li portava, ivi
severità, ivi, rigettate ed.
abrogate da Splene, ivi
moneta greca,
Donne (di _ar_tito) quali Dramma ,
erano , 79 ‘; leggi Ate
niesi, relative ad esse, 156
186“;su0 valore, 187“;
suo peso .
188“
E.
Eco, chi era , 47"“, sua fa
nome acquistavano i gio
vola , ivi, a che servi
vani giunti all‘età di ven
va , '
ti anni, ivi; di che cosa
erano allora incaricati, ivi;
come venivano istruiti ,
ivi
Educazione della gioventù ,
come erano attenti su ciò
i Greci, 105“; come fa
cevano andar vestiti i gio
vani, ivi; a quali studj
li dedicavano, a quali me
stieri , ed arti, ivi; qual
era l‘ educazione della gio
Ventù _Spartana , reti“;
108’“; in qual età pren
devano parte ai com atti
menti che facevano nel
platnnista, ivi; fino a qual
epoca durava la loro edu
cazione ,'
108*“
Efebi qual giuramento era
in che anno principiava,
un obbligati di fare, 123;
ivi; sotto la sorviglianza
a'chi era dato dalla legge
di chi era posta , ivi; a
il sorvegliare ai medesimi,
quali laboriosi esercizi ve
viva obbligata, ivi; qual
204; chierano gl’ arbitri
delle loro liti, ivi; in qual
rnm.u cosi: marAnqurvnu.
età acquistavano rin tal
nome , '232; in quante
classi si dividevano, ivi;
in quale occupazione si
213
richiedevano per esservi
ammesso, ivi; quali fun
zioni si facevano dopo
l’ammissione, ivi, a che
obbligar si doveva il nuo
esercitavapo , ivi -, a qua
li combattimenti si dove«
vo candidato , 199; nel
vano impegnare, ivi; qua- ' collegio degli Efori, aoo
li giuochî erano ad essi Elithya, dea, chi fosse, 87“;
proibiti, 233; non erano
per qual tino s'invocavza
stimati quelli che non sa'-.
da’Grc_ci , ivi; sotto quali
pevano sopportare la fla
altri nomi veniva ricono
gellazione ,
ivi.
sciuta ,
ivi
Efori, osservavano essi la
condotta delle Regine di
Sparta , |g3; ‘ohbliga
vano ogni anno i loro
Re a rinnovare il giura
mento , igj; da chi fu-_
rono creati, 200; chi tra
essi dava il nome all‘an
no , ivi; dove tenevano
il loro tribunale , 201 ;
si apparteneva ad essi 1’ e
ducazione della gioventù,
202; la custodia delle leg
_ gi, ivi ; quanto era grande
il loro potere, 202; pres
so loro era il potere ese
Eloti , ridotti alla schiavitù
presso gli Spartani, 187,
eco;
_severo
trattamento
de’medesinfi, 190 , ecc.
Epicurei ,' ammettev’auo il
suicidio ‘
6“
Epitteti degli dei della Grg
cia , i 2*;
ecc.
Equipaggi di un vascello,
quali erano ,
V
231*
Ercole , dicesi inventore de’
vascelli, 271*; suo Oracolo
in Bura nell’Acaja, 86"
Eroi, come Onorati, 44"
Eroici (tempi) come si re
golavanòi capi delle ar
cutivo, ivi; ad "essi diri
gevansi gli ambasciatori
stranieri,
203
Egeone , invmtore de’ va.
scelli da guerra, 273“
Vano chiamati ,
ivi
Eschilo, sue 0 ere da leg
gersi in pub lico, e proi
Egina ', suoi abitanti inven
Esercizi usati dai Greci qua
tori de’piccioli hastimen
li erano , 188*; chi pre
mate, 252* ; come veni-.
bite a'commedianti, 113
a a“
sedeva ai medesimi, 202;
Egiziani quando si crede che
avessero appreso la pit
Esposti (fanciulli) come èra
ti,
tura ,
1 3’“
Elezione nel Senato, Sparta
no , 198 5 quali pro_ve si
ciò in uso presso i Gre
ci, 93’“; cosa si richie
deva per esporli, ivi; cosa
Vi mettevano accanto,g4"
,.. .
214‘
nvmc: «annata:
F.
Falange , in che consisteva,
233*; Macedonica , ivi ;
di che era composta, 234‘
za de‘Greci per rapporto
a ciò, ivi; cosa facevano
per tenerlo lontano , n.3"
Falsi giurambnti , castighi Fave , usate nel dar la sen
tenza nelle procedure giu
de‘,
54’?
diziarie,
Fanciulli, Spartani, come
erano trattati nella loro Ferri, che si mettevano ai
nascita 88’“; costumi di
versi degli Ateniesi, e de
gli Spartani intorno alle
fasce, ivi; in qual giorno
si considerava che fosse
Veramente nato il bambi
no, 91“, in qual giorno
si poneva il nome, ivi ;
come veniva celebrato ,
92’“, barbara legge di So
lone pei fanciulli che sor
tito avevano una debole
complessione , ivi ; 183',
legge più umana dei Te
bani, 94’“; in quali gino
piedi de‘ rei,
100
Ferro, sola moneta del , 233
Festini, (o banchetti) do
po isacrifizj , per qual fi
ne , e quando si faceva
no ,
40"“
Feslività della Grecia, qua
li erano , 125‘;
ecc.
Figli , , come e quando ve
'nivano iscritti nel ub
blico registro , 20 ; leggi
relative ai medesimi, ma;
potevano esser discredati,
124; pene contro coloro
che avevano maltrattato i
in che età erano ammessi
propri genitori,ivi;i03**;
diverse specie (di) 96";
tra gli Efebi, 183:, quan
garlecipavauo alle azioni
chi si esercitavano , 231;
do erano considerati uo
ei genitori, 101“, loro
mini, ivi; qual nome ac
rispetto verso 'i medesimi,
quistavano, ivi; non po
“ ivi; in quali casi la legge
tevano portare scarpe,azg;
li esentava dal sostentarli,
come si sepellivano se mo
104“; in quali circostan
rivano prima di mettere
ze potevano ereditare pri
i denti ,
'
8“
ma della loro morte, 105’“
Fanciulli, Ateniesi, leggi Filologia insegnata ai ragaz
relative ai medesimi, 157;
come erano amati, 1 1 I“;
venivano istruiti nelle ar
ti e. studi , 105", nella
Filosofi, leggi relative ad.
essi,
186
Fionde, e frecce da chi in
musica, e nella pittum, ivi
Fascino , come chiamato ,
ventate, 225‘; come si
chiama/vano, ivi; presso chi
na“, qual’ era la creden
zi ,
erano più in uso ,
106”
aag"
bnu.u 'e_osz niriAacnntrou-.
MS
più comune ,
ivi
le tombe, 40"_'; come si Foro , 9‘, ecc. ; 5Pai‘tarii
ispettori de’ , ‘ _
204
chiamavano ,
41"
lauti impiegati Per dar il Fortificazioni , per mare ,
come si vfacevano , 302*
segno deil’ allarme , 251*,
di che erano formati-,1b'g"; Funerali de’ militari, 259’;
ec. , solenhiz2ati dai pa
ùsati ne’ funerali,‘ 25",
specialmente i Lidii, ivi
renti, 3“; 4“; leggi de
Formule di ginrameriti, 43‘
gli Ateniesi relative ad
Formole di sposalizio, quan
essi , ’
162
te specié se ne conosce Furto , perché fosse tollera
vano , 57"“, qual era la
to, cosa si richiedeva; 230
Fiori che si spargevano sul
G.
Galli, inventori delle trom
bette,
250*
.
militari ,
I \
219*
Giano, inventore de’vascel
Gallo sacrificato a Marte ,
li , '
'
2.7 1"‘
in qual occasione , 236 Giavellotti, quante specie ne
Gambiere , come chiamate,
cdnoscevano , '
225*
220*; Come si legavano; Ginnasii; leggi relative ad
ivi; a qual epoca rimon
essi,
135
ta l’uso delle medesime, ivi Giocolatori , lor mestiere di
Gelsòmini gettati sulle tom
f’tener divertita la compa
be, 41"; ecc.
Generali , dell’ armata Ate
gnia;
158’“
Gionii, inirodixttori di effe
niesc , 228*; della Spar
tana, 230*; difesi da 300
minatezza nella Grecia,‘ _
guerrieri, ivi; ricevevano
i loro ordini dagli Eforî,
203; schieravano i sol
danze efi'eniinatc, 146Î",
mostravano ‘di5prezzo pet‘
la semplicità dell’antim
musica ,
170“
238"; si dilettavan0 di
dati pria' della battaglia ,
247*; combattevano alla Giove sua statua 178; ono-‘
testa‘ delle loro antiate,
rato colle spoglie di guer
252"; disponevano del hot
tino, 263* ; loto funera
li ,
i
_ 28“ "’
ra, 264‘; coi trofei 265’“;
venerato prima del ma
trimonio 64’“; suoi nomi;
Ghirlande , uso di esse»tra
ed epitt‘eti,
“ 3*4
Greci ne’banchetti,x'ày“; Giudici, Ateniesi, mimero di
di che erano composte ,
ivi; a chi se ne' attribui
sce l‘invenzione ,
70; leggi relative a, 130’;
inferiori,
87'
iviv Giudizi &egli Ateniesi, {‘95
leggi relative ai incdesis
Giacche di maglia, usate dai
216
mi,
INDICE GENFR ALE'
138
Giudizj degli Spartani, 236
Giunone , onorata colle spo
glie della guerra 264*; coi
trofei 265’“; venerata pri
va per essi, 54",
ecc.
Giuramen'ti e loro origine ,
37“; come si facevano ,
50"; fede Greca ,
55"
Gizio, città, ed arsenale
navale degli Spartani, 131
, ma del matrimonio 64"“;
i. interessata nella nascita ' Gomene de’ vascelli , a che
servivano, 283*; come si
' de’fapciulli 87" ‘; suoi no
chiamavano, ,
ivi
.‘ mi, ed epitteti,
5*
Giuochi, (presidenti ai) 202;
ne’ funerali , By“; Olim
p‘ici ,_ 193‘; Pizii, 196*;
emei, 19 ‘*;lstmici,1gg"
Giuoco delle piastrelle , in
che consisteva l'89"; co
me si chiamava ,
ivi
Giuramenti , de‘ membri del
Consiglio Amfizionico, 61;
de’ giudici Ateniesi , 75 ;
. dell’ accusatore e del di
fendente nelle corti di
giustizia , 78; sua origi
ne , 47"; differenti spe
cie, e formole, di, ecc; 48,
ecc.; rispetto che si ave
ll)la, oracolo di Apollo, So“
lena in Macedonia, oracolo
di Apollo,
80"
lmene , ed imeneo , chi era,
cosa significava ,
69“
Immagini, 7*; ecc. materia
di cui erano formate, ivi
Imprecazioni, 42"; aggiun
te ai giuramenti , '
47“
Incantesimi , quante specie'
ne conoscevano ,
116*
Insc'rizioni , ne“ monumen
ti ,
'
34"?t
Greci, quando ricevettero
il culto religioso 1‘;rim
proverati di ‘esser di cat
tiva fede , 55"; prover
bio contro loro,
ivi
Grido di allarme qual era
presso iGreci , 251”, co
me era in uso, 252*; co
me stimato necessario, ivi;
a qua’l’fine lo davano, ivi
Guerra , maniera di dichia
\ rarla 244*;alle volte ter
minata con un combatti
mento particolare , 253*;
leggi degli Spartani rela
tive alla medesima , 235
me si usavano, 248‘; co
me erano adornate , ivi;
cosa vi avevano gli Ate
niesi ,
,
jvi
Instituzione dell‘Areopago ,
tempo (del), 62; sua in
tegrità ,
Interpreti de‘ sogni, 93", ce.
Isole , Greche , produceva
‘no un numero iii gran
de di pittori, cie il suo
centinente ,
1 72” ”
Istmici giuochi, in che con
langue (per la pugna) cc.
sistevano ,
199*
DELLE COSE IIMÀICIEYOLI.
217
L.
Lacedemone, o sparta, sua Leghe de' Greci di quante
descrizioni: , 176; suoi re, ,
192; cittadini, e schiavi;
187; suo senato 197;Ef0
ri , zoo; inferiori magi
‘ strati, 204; pubbliche as
semblee, 207; sue leg
gi,
212
Lacedemoni , servivano gli
dei colla minore spesa pos
sibile, 8‘; notati per li lo
ro disprezzi de’giuramenti
55‘ loro cavalleria, 214‘;
soldati, 21 i“; armate de’,
231*; non prendevano le
spoglie de‘vinti,afia*; 0h0
1‘aVano i loro morti, 3 “";
loro ignoranza, 226; oro
frugalità ,
220
Laconia gran numero di cit
tà in essa,
176
Ladri, leggi degli Ateniesi
relative ad essi,
168
specie erano , 243’; co.
me si chiamavano, 244’;
. 'si rattificavano con mutui
giuram‘enti ,
ivi
Lemnii, i11Vetit0ri delle ar.
mi ,
216‘
Leonida , sue ossa traspor
tate a Lacedemone, 180
Lepton, misura de’, valore
del medesimo,
186“
Levatrici, Spartane in gran
riputazione , 90“; non
permesso tale ufficio" alle
donne Ateniesi ,
88“
Leve de’ soldati, come. si
facevano ,
20 "
Libazioni ’agli dei, di quan
te specie eran0 ,
25"”
Libertini , leggi relative ad
R
119
Libertini Spartani
Liceo in Atene ,
esst ,
187
12
Leggi, Ateniesi, sulle prime
Licurgo, creduto fondatore
insegnate da Cerere, 105
in qual maniera si«stabi
le leggi di Sparta. 212 ;
lirono, 106; riviste in
ogni anno 107 ; scolpite
c0nia ,
su tavolette, 108; in qual
modo si rigettavano, 115
Leggi , Spartane, custodi
delle medesime, 204; sta
del liceo , 13; compilò
divise il paese della La
-
21 5
Limiti delle terre, leggi re
lative ad esse,
146
Lira , quanto era in uso
presso i Greci, 168“; a
bilite da Licurgo , Poli
chi se ne attribuisce l’in
doro , Teopompo , Agi
de, Cleomene, ed Aglie
,fori , 212 ; non scolpite
sopra di tavolette, ma rac
comandate alla memoria,
ivi ; sanzionate dall‘ ora
venzione, ivi; di quante
. colo di Apollo,
ivi
corde doveva esser forma
ta ,
.
ivi
Lotta , a qual epoca rimon
ta il di lei esercizio, 191';
ove si eseguiva , ivi; in
che consisteva“, ivi; cosa
mch aulalw.
a_18,
vi vó'leva per esser dichia
207,
eee._
rato vincitore, ivi, quan
Luoghi in cui ad‘oravapo gli
dei; 7*; disposizione, di-.
.te specie’ _se 'ne c<musceè
visione e situazione dei
vano ,
I,VL
loro, tempi ,
Luna, , superstiziòse idee_ de"
Luógdenenti
Gl'eci per di lei rappw
to , 88“, 245*;
8"
dell’ armata
greca, qual era il loro
ecc.
Luoghi colpiti dal fulminc,’
ufficio ,
232‘
come si trattavano , 7’“;
in cui si tenevano dagli
Ateniesi le assemblee ,
Lustrazioni
nei
funerali ,
50, ecc; in. cui tenevansi.
Lutto per ragion di morte,
quando 0 come si esegui
vano,
. 138‘“
in. che consisteva,
le‘ assemblee spartane,
2i**
M,
Macchine, che servivano
negli asedii , qual. nome
ebbero sulle prime,, 254‘;
in che consistevano, ivi;
quante specie ne conosce
‘ vano
, 255“,
formate
, ivi, come
v256";erano
ecc.’
delle armi,
216‘
Materiali per li banchetti ,
quali erano ,
116’“L
Matrimonii, come si con
trattavano dagli Spartani,
,,3“; sembrava piuttosto
una rapina, un; come -\'l
Macedoni , non erigevano
vevano colle lqro mo
gli ,
ivi
trofei ,, cimiero.’de’, 266*;
loro falange , 233* con Matrimonio, istituito da Ce
orope, 59.“; tempo più.
1.ro'marcia_de‘, 234*; 241'“,
loro legge contro irei di
proprio, per esso, 55“";
quanto se
'
ma“
cerimonie del medesimo ,
68“; 69"";
, ecc.
Madri ,‘ davano il latte ai
Y 10130 figli ,
95""
Magia, quante specie. ne
Mele offerto ai morti, 42.“
Mercurio, suoi nomi ed
epilteti , 4*; suo oracolo,
conoscevano , 116*, eccl_
Magistrati Ateniesi, 29, ecc.
in Fiara nella Acaja, 86';
lesa maestà
vera,
'
leggi, relative- ad essi, ivi
i.mlorato dalle persone
In ribonde, e per qual
fine, 10""; onorato con
sacrificii , 40H , il dio de
gli araldi,
242*
Mese Ecatomlaeone , nomi
«le‘ suoi giorni , 206 :, co
me si- leggono, Y
297“
Marte, r_iputato inventore
Mesi, Ateniesi, Suoi nomi,
Spartani,
non, 104'
Manumissione, degli schiavi
Spartani , modo , con cui
si faceva,
‘
i.gi
Mariti spartani, 9.|7; lascia.
vano_ le _loro, mogli, 218:,
L
DELLE con liMi\ncntvou.
203, ecc. divisi in "de
cadi ,_Nl"' ‘-d:* '
265
Mezza-comma, a qual fine
serviva v": vg*; qual no
.me _aveva ,
J.v<Mv‘ivi
Miconj , ringarcbevoli per-la
loro.povertà'{“e i mbe
Militari ricompense e càsti
giii, per li soldati-di‘iera
, ra , 267*; per li maritti
' mi", V
3021"
Minerva , suo tempio nella
città di Sparta, 178; suoi
nomi ed epìtteti , 5*; in
ventò le tromhelte, 250’;
onorata colle spoglie pre
se nella guerra,
264'” "
Mirto posto sulleto'm6qfis“
Misii, (flhuti de‘)‘ùsalifîte'
funerali, ’
‘awì‘ 25"
Misteri, che non potevano'
appalesarsi‘,1 1 i; qual Pe
na Fen_chi li rivelava, ivi;
qua i eiann _i:più celebri
2 19
' ca delle -‘persdne " morte ,
" 15‘“; computazione e sti
-: ma della medesima, 182“;
leggi Spartano ad essa re
rl‘ lati’ve,
>f« ‘r1‘- 'W3
Monumenti Spartani , 1%,
pen=porptluare la memo
r-riadi‘1illnrié, l‘I' 166“
Morte, apmàdnbm subitanea
si attribuiva" ad ‘Apoli‘o,
e Dianaflo‘g Per espri
merlà di ‘quale fespreasio
nesiseràriv’anoiG-reci, 12’;
qual cosa ha dato luogo
all‘àrigiue delle voce ‘ci
9,; miferj, ivi; quella dei Ke
di} Sparta come cornpian
bta ,' 1{|)7 .;"4 considerata «lai
‘ reci come il più formi
« dabflbgasti‘gv4mio’; dagli
' Spartani come il più.d_oieg=;
in quaie maniera si dava.
ai rei di Sparta,n4;i,da
‘ gli Ateniesi,
‘- in mi"
nella Grecia; ‘156*;-oome ‘Moui (cor i)»"morr si cre
si chiamavano ,’ivi; come ' deva dà i Sparf‘anifclae
Asi dividevano;‘-it e’.’ «ivi ' }Iîàtesseto imbrattare, 21/;;
Mi5u.re dc’ Greci , i'*igb* *
dagl’ altri si «credeva di-_
Mogli ceme si distinguevano
versamente, 17“; come
dalle concubine , '56“‘;‘
quando era doro accorda
'to- di separarsi dai loro
_-lMarifi,'75‘ ”:,ecc; ;. ir'npre
" state agli amici , ivi -,non
era loro permesso di eser
citare l" ufficio di levatri
ci,
es"
Moneta -dè“Greci, f‘qfiale ibe
‘ae, 182*“; leggi relative
alla medesima,
233
Moz:eta ,i si metteva in boc
si portavano alla sepoltu
ra , ivi, ecc. da chi ve'ni-,
vano portati ,
13“‘
Morti in»qual modo-rispetti
ti,- i“; cor’neaniméssi mi
campi Elisj , 2“; sotto il
potere delle Divinità In’
,='ì'o"«* 2, occhi*iki
morti, chiusi , xa“;‘quale
voce avevano iGreciper
esprimere ciò,ivi‘, {le ili
stendevano appena, morti»
'r:-
-a .'"‘
:Q»r"nfiî’l
gao , À
TEDTC'E ‘ “NIRXLE
"1a;sero i Greci ,"
2‘5'9”
gli lavavano con l‘acqua Morti (uomini )_come trat
, tiutlelc membra .‘ 13“;
; calda, {lì 1mgovano crm --talidai lo‘rmtmómî, r'o“,
- oli e
ofumi, r3“;l-”a
n“; a chi gli raccoman
' fibrnavano di ghh'lflxdu'di .-. davano, ivi; «Wili*supcmti
fibri, t4"; dvcli sìiuavà-. ' -ziose cose faqeàserd, ivi
no, #5“; paiadìira Motto d’ ordine udine batta
.aportarli gli pd1uvno u-n'a
.glie , qual"»eìfa«,
248*
‘ moneta nella bocca, 15";
Manichin , qual luogo: fos
fine di un tale ùm', ivi;
' ed anche una. focaccia, iw;
- quali altre fqnzìeni si fa
Musica, scienza(della), L65“;
sfi,
.
,\
,_:
5; 16.
“cosa ,
167"; insegnata alla gìo
venlù , 106" ; ne’ hm
;chetti, ' '
147’"
Morti ( nemici) come li trat
JI'I
_
. strumenti “a
_ eevmw prima chn uscisse
il- corpo di casa,
15""
.\ '
,
NI,
'I,
cavaÎcare -,
Namli istrumenti, 281’; per
- li bastignenti d‘ guerra,
nS;*;'uih:mh:, zgà*;lspo
ie y"
cia, Vedi dei.
Naiigazione 5; come , e da
271“
Nemci , gîuochi , in che
consistevano, I
198‘”
Nemici, come trattati dop0
morte , '
'
'
Numero, de’ cittadini di‘ A
tene, 17; tribù,"z |;iaka
niorì , ‘12 ; schiavi , 24 ;
giudici, mg; delle città
" della Lamuia ,. «76-; de'
.:«citta.diiìi szrba’ni ,«' 182 :,
'- delle îl‘ibù-', 185; degli
'schiavi , 187; del senato,
1'. 4à63‘
- chi invenìala+ _
21 2‘
Nomi degli dei dalla Gre
- 6“
Nero, 'era*il colore che si
usava da coloro che si
.. l‘97, degl‘Efori, ano, ecc.
Nutrici , coaà facevano per
Nettuno , suo tempio , 3 ;
-non far gridare-i ragp‘z
suoi nnmi.eÀ-epilhrti, 4‘; , zi,'
‘
- .
96“
- inventore ' de‘ wasnelli ,. Nuziglî camere , ’l'mmefld-el
trovavano col lutto , 21 "
271”; e della maniera di
.
III
I
~
I
li: pieiieaime,
o.
0hlazîoni', in che causiste
Hano,‘ 25"; !\
ecc.
Occupazioni deH'e flannr ,
quali crann ,
82“
Odi Jugli 5parhmì .,
zag
0flcmì‘m armi de’Grecì, qua
.
.- , a
‘69‘*
..
-'
, .
lì erario,
-
zn *
Ùglio offerta 1 Pkî-m in
Vene del vino ,‘ H“
95‘
0h'mpici gilìO€hi‘ 4- vincitori
’ai., m'>me onnr'a4ì, 195*;
da chi , o per qual fine
DELLD_ cosn' -nmran0azvort.
2‘ÌIP
istituiti, 193*;q11ì11d0 si
alle truppe
,
\ 37""Lv
24 "
Orazioni
nc'funerali,
celebravano , ,-c'» ‘
ivi
Omero, su'0i- carmi quando
Uriè0, dicesi è aver istrui..
si ripetr‘vano , 110 ;- ecc.
Onori , leggi Ateniesi ‘re
. te i Greci nella cerimonie
"religiose ,
.
“°" 1*
'l‘ative
essi , 134:; degli 0riuolt a». sole ‘f di cui faee«
vano uso i Greci, 164“
258
Spartani , ‘
Oracoli presso , i Greci, su
q_uflh?‘id&e.si stabilirono,
56"; come erano stimati;
58"; a chi se ne attribui
Ornamenti posti da pàr'te
dai deploratori, 21“; per
adornare i fanciulli es 01
sti ,
.q._jd'
92“ ‘
va l'interpretazione , 59‘;
Oro, tra gli Spartani, usa
i11‘qual modo si rendeva
to solo dalle»prostitutts,225
Orobia nell‘ Eubea,, aveva
no , ivi; quali erano i più
‘celehri ,. 60"; 64‘; e 81"; ' *-1in"oraoolodi Apollo, 80‘;
in quaitempo comincia
Ospitalità, 161"; ecc., non.
rene a perdere il loro cre
..1 troppo usata‘ dagli Spar
\lani ,“ ‘ '
-‘-)î‘.
I“ "ivi
dito , 73"; a chi se ne
attribuisce la cagione, ivi Ostracism.o qual pena era in
Oracolo di Delio, Vedi,Del
Apollo
( h]
, Giove
1*
' ,«
Atene, 101; da che ve
65“
fa ,
niva il suo nome , Q,.‘ivi
Ossa , sottratte a‘ cui alla
. mali , per qual fiuc.nq l'a
60‘};
Oratori", leggi relative ad
131
ceVano uso, 43",Ìc. I e’
f)razioniche si facevyanodai
generali per dar coraggio
serpenti,
; -.îvi
,_a 4,. .t , Vf'nnu‘1 {siam
eSsi ,
ÎÎ'
mi -î")-
P
(F
Pace,
l .
'
in qual maniera si
conchiudeva ,
243“
Palladio di Minerva , diede
il nome ad una corte‘ di
cedura- in Atene , 71'
Pallbîto-le di rame usate nel
dar la sentenza nelle
‘0
cedare giudiziarie}-
8}?
Pane, autorev del. grido nel
"-vt
".Î\ .
i:""-v L-.
». i'i
Parasit-i, l'oro ufficio, 114'
Passaggieri, ove si colloca
vano ne’ vascelli , 271*
Pasti ,". 'ne’-fuflerali in che
consistevano , 39“; dif
'ferènti specie di essi,1 1.3";
ooàtumi .ehe si osservava<
ho fn-imar,.J 1‘24Γ ;. c'cc;
cerimonie in essi, 131’“;
*‘le battaglie, 1
»
26<2*
Panici timori 4': da che han
'1preso il lor nome, 152*
Paralo inventore de’ vascelli
da guerra , ;,-;_.
273*
ecc; Leggi Ateniesi rela
tI'Ve a questi, ,
171
Patrimonio , . scialacquatori
" del medesimo , Come teat
tati dopo morte; ,., 8"_.
mmc!
aaa
‘
Paga de‘ soldati Greci ,« qua
.
1e
era,lrfllìa\
Q
.
otnun.n
- bastimento all’ altro , co
’6
me chiamati,
183“
Poppi: ‘de’va5celli, 278, co
della corte» tlell’;Àrcqlîifl- i ‘ me fatte, ivi, come chia
Pericle indeboli l‘v autorità
g0 ,
\(l6
tnate ,
-
ivi
Perseuiolo gettato sulle torni Porta-bandiera, quali posto
be, 4o“;fiproverbio so_
a'veva nell’ armata , 232'“;
ciò , ed -a ‘ che ‘ali_n
deva ,
'
' 1'
‘ivi
Persiani, bruciamno un tem
pio di Minerva , 3, loro
contromardà‘f
" ‘ a4o"
qual nome ri'c6Veva' , ivi;
' qual era il suo ufl‘nio, ivi
P0rt’i de’Greci , 15; 298‘
Portici ,
179
Preghiera , de’ Greci, a prò
Persone ' Mlpite “dal fulmine‘
de' loro amici trapassati ,
‘quanto ridicola ,'
35“
come trattate ,1
**
Piedef‘misuraî gre‘ca, 189“ Preghiere -preparatofie‘ ai sa
grifici , 36’" quelle degli
Pinguedihe
’h0ia toll‘erath"dalle
r_ielia gioventù
leggi
Spartani come Latte, 214;
""5 artane 23|; c0mìa v'e
'v*àno’ trattati i' giovani
“pingui ,- f'
‘ f»‘ 'ivi
-altre
maniere di pregare
vde"Grtaci , e loro nomi
Pireo,
- descrizione
‘ldesirno,
"““""“del me
15
‘ diversi",
43‘
Preti“, elezione de"medesi
Pisistfato ‘, Ìfiîérò a suo ca
Prigionieri di guerra, come
*".
“mi,
:pflcciiilc leggi di Solo
. trattati ,
115,e119
262"
'
Pfivik‘gi‘dc’iaicihll'i, 109‘ “
Prutedm‘e', giùdizhrie, 76,
ecc.; giudizi ‘nel‘le mede
Pizii , giuochi ,
196*
Platanist'f Presidente de’ )
sime‘, '
236
Processioni dopo una vitto
‘ne ,
"“1 106
Pittura presso i' Greci, Ve
di Arte.
'
medesimi, ‘
204 ’ ria ,
‘
264* “
Plafdne_, leggeva le sue le Procuratori , ieggi degli Ate
. "‘zion'î nill’ùecademie, ' 14
n'ieSi relative ad essi, 150
Pluto ,‘ l’ inventore de‘i‘une Proserpina , sùpposta che as
bririi’i, ‘-I‘ \ -‘-'1"1.“
Pberiiî' a-rflm, "traendo
fsi‘ recitava'ho , Q ' L":
"33
Poligiii'nizi' non tollerata in
Grecia ,' che solo incerte
" sistcsse le dohe;nei loro
« parti, 2' .- r""»->
58’“
Prua nei vascelli ,‘ quante ne
conoscevano i Greci, 177'
' comesi chiamava , 278*
"53?"
Pulìhliéhe sale , ‘10",1 tesoro
Politice'fiùa ‘storia "interpre-‘
' ti: ghsoclai ed esorciai; 189*
Pugilato , in'clle'cUnSÌsteva,
rgo*; cosa elprime’l’cpit
occasioni , '
"'- tata ;“"* -‘H'fl"“'
8a"
Ponti, pet“passaggîó daun
mm: cose mmnumvou.
223
teto di Pugile, 191*; da, Purificazione delle donne,
che derivato , 190*; co«
me si chiamava chi in es
so si esercitava ,
,.
39“; in quanti modi si
operava ,
31" 94""
ivi
Q.
l' Areopago , 6.2, ecc; del
Qualificazioni per divenir
mcmlno del Consiglio. dc’
le pubbliche assemblee
degli Spartani, 207 , ecc.
Cinquecento, 57, ecc; del
B.
Bei, accordati ad essi ,_ di di
fendersi , e di arriflgare
la loro causa, 77,78; pu
Sparta ,
, 241
Rettili , divinazione. che, se
ne traeva ,
107*
niti con una ammenda, 98;
Ricchi, poveri, tra gli‘Sparta
coll’infamia, e con la schia
ni,vestiti ugualmente, 222
vitù, 98, 99; con marche Ricevitori delle pubbliche
impresse su‘loro corpi con
entrate, leggi rela_tive' ad
ferro caldo , ivi; si espo-‘
essi,
145
nevano ai motteggi del Ricompense ne’giuochi , "1.12;
popolo; qual nome per
cià acquistassero,im»i; colla
detenmone , 0 ceppi, »gg;
colle carceri, ivi; col ban
do perpetuo, 101; e con
la .morte ,
102
di valore , 11 1; leggi A
teniesi relative ad essi ,
134, degli Spartani, 238
Roghi funebri, come si chia- '
mavano , 26."; chi li ac
cendeva, 28“; cosa si fa
ceva quando finivano di
Religione, leggi Spartane re»
ardere ,
y ivi
lative ad essa, 213, ecc.
Remi, e remiganti, quante RoSe sparse sulle tombe, 4o"
s ec1e ne conoscevano I Rame usato in vece del fer
ro,
m6“
greci ,
2 3"’
Rendite di Atene , 38 ;, di
S.
Sacrifizi, eseguiti con i frut
ti della terra, no; divi
nazionev per mezzo di ès-.
si, 97"; differenti specie
di, 22"; tempi e modi con
cui si oii'erivano, 34"; se
guiti da un banchetto,4o*;
- Spartani, .
213
Sacrilegi, era loro negata la
- sepoltura ,
7*,"
Sale , com’era in uso presso
de’ Greci, segno“ di ami- ‘
cizia , _ 162“; qual' altra
idea vi alliggevano, 163’“
Salto giuoco de’Greci come
lo eseguivano
189‘
n4
IIDICI GENERALE
Sangue delle colombe usato
Se olcri , coma eran fatti ,
ne’ filtri ,
48“
Sciti,v inventori degli ar
chi ,
'
lumi"
Schiavi Ateniesi, 24; loro
numero, 25; loro libertà
1*; ecc. leggi degli A
teniesi relative ad essi,
relative ad essi, Hg; -
go, M"; come praticata
dagli Spartani ,
21
Servigi_o militare; come trat
tati, chi se ne c;entava ,
162 ,
ecc.
Sepoltura quanto desidera
ta , a"; negata ad alcu
come 1’ ottenevano , 27 ;
ni, 5"; ecc. tempo del
loro impieghi , '58, leggi
la medesimà_, ty"; luo
Spartani, esercizii e Idro
cattivo trattamento, 188;
ecc. , Ii facevano uhhria
care per renderli odiosi,
Igo; alle volte otteneva
no la loro libertà, 191 ;
non era loro permesso il
far da'testìmonj ,' ' 237
Scudo , di che era compo
vsto‘, azo"; quali erano le
sue parti principali, 22 1 ";
come erano adornati, ivi;
qual forma avevano, 222‘;
'con quanta cura conser
vavansi , 267*; qual pe
na s'incoi-reva nel per
derlo , ivi; se ne servi-‘
-vano ‘er mettervi i corpi
de‘ so dati morti , 261*;
' 267*; come venivano chia
mati,
ivi
Servitù, e castigo, a chi si
dava , 99; come si chia
mava ,
ivi
Sicofanti , origine del no
me ,
86
Soldati addetti alle galera co
me chiamati ,
291‘.
Soldati, loro paga e leve ,
aog", come puniti e pre
miati, 267*fi; ecc.;loro ar
mi,seppellite don essi,z7,*
Sole , era la solaguìda de'
rimi uomini di mare,'zgj‘
SO lazzi, leggi Ateniesi relati
per collocarvi i fanciulli
ve ad, 171; in onore di
appena nati,
Nettuno,
o“
I 15
Segnali de‘Greci (nel com Sparta, città, sua descrizio
battere) quali erano, 248’“;
ne , _
I ;=6
come 51 esponevano, z.vz_; Spartani era loro proibito
quah nomi ncevevauo, ma;
quali altri segni aveva
no ,
afgg“
Segni ne‘cieli , vedi divina
zione.
'
Semiramide , inwntrice de’
il marciare nel plenilunio,
286’“; e d’inseguir troppo
il nemico, 236’“; loro giu
dizi, ivi; pubblici onori e
ricompense de‘Grcci, 238;
loro pene contro irei, 23
bastimenti da f'nerra, 273* Sperone (di vascello) di che
Senato de‘cinquecento, vedi
era composto, 287*; co
me si chiamava, ivi; quan
cinquecento.
numi cose ancunvom.
ti ne avevano, ivi; a qual Statue, 10‘; general rifugio
de’ malfattori , 16" quelle
fine, ivi; a chi se ne de
ve l’invenzione ,
ivi
degli. Spartani rappresen
Spoglie, come prese, e di
tate armate,
213
Stendardi , nelle battaglie ,
sposte, 262‘; e
303*
Sposa , come si conduceva
248*; ne’vascelli, 279*
Strade di Atene ,
6
Studi e lilteratura , leggi
alla casa del marito, 67“;
quali cerimonie si esegui
vano, ivi;' qual’era l‘ora
per ciò destinata, ivi; ed
a qual fine, ivi; cosa av
veniva nel passaggio,68‘ ‘;
e giunta alla casa dello
- sposo , ivi ;
Stadio ,
Spartane relative ad es
si ,
226
Suicidi, come trattati dopo
morte ,
6‘
Supplicazionì, diverse spe
ecc.
1t
me di,
45"
T.
Tavole ,
131’“ Terre, Ateniesi, leggi rela
tive ad esse, 147; Spar
Tavolette su cui erano scol
pite le leggi,
106
tane , leggi ad esse rela
Teatri , 1/; ,
ecc.
Tebani , adottarono la reli
gione de’Fenicii, 1*; pren
devano gran cura de’ fan
ciulli ,
93“
Tegira , città della Beozia ,
_eravi un tempio di Apol
lo ,
80"
tive,
'
215
Tesorieri in Atene ,
38
Tessali loro caValleria, 237 ";
donne , istruite nelle arti
magiche ,
_46" "
Tiranni , loro trattamento
dopo morte , 5";
ecc.
Tirrene , trombette, inven
tate da Tirreno, 250*
Tem io, come computava Tombe, come onorate ed
adornate , 32"; ' ecc.
si agli antichi Greci,ao l "
Templi, 2,3, ecc.; leggi ad Toscani, inventori delle an
essi relative , no; dedi
core ,
281"
cati a quelli che si erano Traditori
della iiiropria
pa
tria, qual’era
lor tratta
Tempi per desiuare, in“
contraddistinti, 238; de
scrizione de’, 7*; stimati
così sacri , ch’erano il ri
mento dopo morte,(i**;g"
Trattamento de’fanciulli,Sy“
degli stranieri, 1 59“ "; ecc.
fugio de‘malfattori, 16’“
Teomanzia, distinta dalla Trofonio, suo oracolo,8 | ";in
divinazione dein oracoli,
90", tre diverse sue spe
cie , 91";
ecc.
che consisteva, 82“; ecc.
Tribù (di Atene) quali era-_
no in origine, 21; chi ne
)
1N‘nioi: cinis’nAi.n
ibàngiò il Primo i nomi, Tribunali del Senato Spar
tano, 197; degli efori, 201
' ivi; come si chiamarono
in seguito,
, ivi
Trombe , quando comincia
“ rono ad usarle,
‘Tx‘ibù (di Sparta) difficoltà
249*
ivi; suddivisione delle me
Trombette , come erano ‘in
uso presso i Greci, afig“;
quante specie n‘e cono
scevano, 250*, da chi fu
desime , ivi; in qual al
tro modo era diviso il
Truppe Spartane si levava'
di assegnairno il numero,
185, come si chiamavano
quelle che si conoscono,
popolo Spartano, ‘
. fono inventate ,
no dagli Efori,
ivi
ivi
201
U;
Ul'fiziali suh1terni nelle ar
mate da che prendevano
il loro nome ,
tani,
'
14“
Uomini, di raro offerti in
’230"
sacrifizio agli dei,
28‘
Ui'ne sepolcrali, di che co
sa erano composte, 29"";
come si adornavano, ivi
Unguento, usato nell’ungc»
re i cadaveri, 13’“; nel
profumare i sepolcri, 4 1 “ ";
non mai usato dagli Spar
V.
Vascelli ,’ sue diverse spie-'
lo ,
cie ,
270*
Vela del trinchetto come si
224
Vie, per cui mezzo si cre
deva , che passassero i
sogni
93“
collocata ,
ivi Vincitori ne‘giuoehi Olim
Velo , con cui andavano
pici, ed Istmici come pre
miati, 195*;
‘aoo'L
sempre ricoperte le don
zelle greche, 72" "‘; quan Vino usato nelle libazioni
do lo toglievano , 73";
agli dei -,
25"
chiamava , 285*, ov’ era
come si chiamava perciò
Visceri delle vittime, modo
il loro volto, ivi; costu
da trarne la divinazione,
me opposto delle Spar
9 ", qual nome si dava
' ala osservazioni,
ivi
tane per rapporto al ve
Z.
Zavorra usata ne’ vascelli,
282*
INDICE GENERALE
DELLE
n5
VOCI E FRASI GREGHE
CONTENUTE
NELLA PRESENTE OPERA
DISPOSTE PER. ORDINI! ALFABETICO.
Quello stesso avvertimento pìeme.<so all" Indice delle’ cose rimafchewli ,
vale per questo indice , cioè a dire , che le parvlee frasi segnale sen
za asterisco , indicano il
rima volume; quelle segnale con una, indica
no il secondo i e quel 3 contenute nel terzo, sono segnate con due
asterisci.
A.
À'ÌS’ÀISYÌXM.
_
A‘7aòoBalpomafn‘.
A'7aòoepyou‘.
A'yaòox‘ fiovìv.
A‘yaóo-J Bfl'povos fi_us'pu.
upxrr',p _
A'yu'kpavrx air'Baw.
A‘yaly.mv.
_
A'ysw,ciysdóau yuvaîxal,oîysmfìm
AI
Abebeli,
Agalodemmlîstc 4
52"
145*"
Agatocrgi ,
Agmi boen ,
Agata 'demonos emcm,
-- crater ,
Agalma\a aidao,
233
252'
13}*
145**
54."
Agamion,
go
Agin, agesne gyneòa,
ageste gn
yx;1.afvìv ai; ox’m'aw , aviy:w'
50'p0255.
A'7='Mu.
A'yvpó'psxov.
monde ,
Agelc,
A'y1qfo';m.
A'y‘q'fwg.
A'yuu'lau.
Agctoria ,
Agetor ,
Ancylu ,
195*
195"
285'
A'yuókq.
A'ympx,oîyuuva ivx«wiv,dywh
paw au'psw , ‘800).st aiy‘4v‘w.»
(spdw.
A‘yvas.
A'yvéra9.
4
A'7opoî.
Ancylc ,
215'
A‘yopa‘ aipxzx'm, r'wvroòxpaz‘a. , ai)
Agom archva #0; ippodqmia,52;ali
quo'mohs , l'xòvo'vrmh; , 7vwiz- _
miao, oz'wos, éksu'ow «Xvi0’ovdx,
Minezos.
'
melen,‘ îs ician, anagin _Uo
'
G7“
‘
155
\»
'
.
_
Agetnrlun ,
'
125*
Ancira, 281;anciran anaspan , an
cirz‘m erin , 281*; ballin anc1ran
ieran ,
‘
282*
Agnos ,'
19‘
Agnotas , I
'’
Agorà ,
7l
86"
philopolis, 10; iclìlllyopoli_s,lo;
ginccia, ib.; iuos, ib.; eìcon, ib_
plctusa , ib.; licyos ,
À’yoprfr.
A'yopau'oc.
A'7opawóglor.
Agorc
Agorcos , ‘ ’
A'yopsóew.
Àgoreviu ,’
169
9; 52
4"
‘
Agonmomi ,
.'
15
"
'
44
'
51
H"
-
IND (‘12 'CIÌSERAIL
.
:
_
A'ypapgufek.
A‘7Pa'vu}.
‘
'Àgrammalévs ,
Agrania ,
125‘
A'ygmó‘ma.
-A'ypa'<pwv.
A
A'yp.q»uv Hs'rxì7.av. _
quavlìa ,
Agraphinn ,‘
_
_Agfflth0n mcmllon ,'
125*
91
91
A'ypepdvss.
A'ypmîwm.
A'74pm'wu , A'7pmóflos.
Agremoxies ,
171 ”
Agriania ,
125’
I.
A'7pors'pz, A'ypofs'ga; Ouam.
A'ypv«wf;.
I
I
A'7‘fle-1‘5.
-.
A'7v,:y.òs.
'
A'7'J'rîrns.
' 7
A'yv.:fmfi 0‘0W15.
Afyvpîmò; arz’vxì.
I
I
A'yr.‘w M._rmlxùoóxog’ ,Y «16111va
- vow.
araqangx'rm fin",E-ì;u,y|-Sm dm")
pz'.‘ou , s'mra'qum. '
A.'ymvoBz'mu .
A'yaavuòs'm.
À'yn»voó;'fqg,
A'Sa).qof‘s vo'y.oxg.
A'Bz'òxvxo; {mvvmfi.
A'Bm'o‘.» Bl'mq,
A_Bx'zv,y.x.
A'Dgxavóa'ohg.
A'6.:mvo-î «film.
Agyievs ,
' ‘
Agynnos ,
Agyrtes ,
4"
152'
1 10“
Agyrlîce sanîà,
.'
Agyrticos pinax,
1 11’
111‘r
Agou lampaducos 15g" ; aleclryo
‘
Agonarche ,
228*
188*_
1\gnnes ‘alimeti 83; timelì, 83-, ieri,“
186';stcphgnitelg7fiypourygie, ‘
150*;argyritcflg7ficpìtaRhii,l98‘
Àgonodice,
187'
Agonotelc ,
187‘
Agonolcles ,
174‘
Adclphis nomîs ,
Adidactos manlin ,
Adicìu dice,
Adiacma ,
‘ Adriano'poh's ,
Adriana pyle ,
Adynatì,
A'B-Jvaîot.
A'Bm'ov.‘ ’
A'Es'mz , A'6_aweîm.
,A'BgM'av iysw.
35
Agrionja, agrionios ,
12’ì’
Agrotera, 35; agroleras tysia, 126'
Agrypni<,
126’
non ,
‘
A'Q’iWDLIP'LJK.
’
A'ycbus; bifl' frqu, n;anbx‘, (sper‘,
'
Adylon ,
212‘
57 , 58'
78 ; 93
84
6
il).
269'
îg'
Adonìa , Adonia ,
1nb"
Adonian agio ,
126*
A'szmapòs.
Aduniasmos ,
126’
A'ò‘wr'6m. -
Adonidîa ,
Adonidos capi ,
’19?‘
127'
Adonin cleìn ,
Aicelii,
Aizooma ,}
Aîsili ,
Aiphygia ,
Acromanlia ,
Annali ,
127'
104’
16‘
104
72
1 lq
’2
A‘50'1141609 ufiwot.|,
_
t
Aîòaw'w v_.).m'sw,,_
A fl‘46hol.
A'sxfaìovta.
A-S'xsfiox.
A'evpyz'z.
A'sgo_uxvrsfaz.
_À'6ivxtox.
K5rivmu..
_
_‘ _
I
' Atenca,
137'
DEI-Li. VOCI E
FRASI
Atenais ,
A'0Àoòs'rau.‘
Atlotete ,
Atlon,
A'0Àov.
, A'bp'ripam.
A'm'xsra.
A'idvfem.
A'mwn';.
A'vyawe'q.
A'lyei'6ar.
m7
ORECHE.
A'Oqui‘s.
_
A'Ovjmq Ni'11; ,- Hapós'vos, Hohais,
Haiw6;ocos , Z‘aifsrpa.
A'Gviwv; , 20qwmi; , Xalux'oxu05. i
21
Atene, 1;Nice,5; Partenos i6.; Po
lias, z'ó.;_pandrosos, 5;_ Sotlra, 4 À
Atene,Sten1as,181“Calclicos}184'
55 ;- 184*
188*
Atremata ,
Bacia,
f 2**
127"
Eahtia,
Eantis,
Eganee,
127*
127*
225*
Egide ,
’A'lys's’; mikm.
A'i7'qt‘5.
_
.
Egeos pyle ,
Egeis,
A'Iymo'par.
Egicorc ,
A'rymo'ps19.
Àiyzyv;foìw aiutarvi.
Egicoris,
‘
1.86
‘
5
21
‘
31
21‘
Egineton e_orte,
. ,157“
Az'yz'oxog.
A'lòprO; sts.
A'mr'as Bi'u'q.
Aiu).a.
Alfio».
Egiocos,
Elrios Zevs,
Ecias dice,
Eclon ,
211'
A':kxvor.
Elini,
25**
Ai'pa'.
A'I{LZKOUIPII.
Ema,
Emacuria,
A'Ip.o'lox.
A'm'yparm.
Emyli ,
,3".
. '5"
26; 167
Ecla ,
155“
128"
’ 128*
55**
Enigmata ,
156*“
AH; opa'rpzo; , mipfir'a.
E: pluatricls 133 ; -urania ,
Arpe Baiurvìov.
A'|'pexu a'iympav.
_ .dv;p.sm.
À'IPE‘X'OI'.
A‘mstuo;.
A'x'aupa.
Ai'my.or.
A'rawx.
.
A‘l<noiiqóac mi; 1ip€'glî.
Ere dactjlon ,
Eriii ancyran ,
_ Semia ,
Ereti ,
A'to'upwîmu
.A'rrwjy,am.
A'l‘nqs.
,
‘ A'If‘qflufl‘.
Aida.
A'1rvou'og.
A'lxpaiìmfor.
A’r)(g.v}.
55“
191.:
281*
301;
50'; 138
Esacos ,
150%
Esima ,
w“!
Esin_xi ,
104:
_ Esii '
_
104,t
Esi‘usie tas«emeras,
115*.
Esymnete,
Etemata ;
18|7"=
4:5“
Eites ,
__ ,
Etetica , '
Etia ,
Etneos ,
‘
’
111’“
29“
84“
'3“
Ecmaloli' ,
252*
‘ìlcme ,
222*
128
A‘mîpx.
A'ua6nnl'a.
A‘vwióapmn
A‘uapmvn's.
A'uaarvos Ov'sw.
A'uam'vov mîp.
AÎua‘fla.
INDICE . GENIBÀLE
A'minow.
A'xs'keoba.
A'ulni.,
A'xwaiwqg.
'A'uovl.
A'uóvrra.
A'uo'vnopan.
A'upos ypappvq'.
..._.
‘
My.vr.zs.
À'upar f0‘5 Mps'vos.
A'upafa'sepov m'vew.
A'upairmya.
A'xparov.
A‘zparovfiez'v.
A'nparooroc‘r'x.
A'v.pofjo)mrm‘. ‘
A‘upoóz'wm.
A'upoòzmi(eabm.
A’upòc.
'A'zpoue'pxm.
A'upo'weas o 126314 uopww'ìeî.
A'upo'n‘ohs.
A'upoofo'llac'.
uo’pvpfia.
A'ipmrvipm.
Anpmrv;pwi(ew.
A‘xfau‘.
A'urm'm.
' A"M'Yl.
A'ufm.
Aora ,
.
Academia ,
Acalarli,
128'
15
32“
Acamantis,
Acapna lyin ,
21
114H‘
Acapnon pyr ,
128"
Acalia,
Acatiou,
Acelevta ,
‘ Acme ,
Acinaces ,
Acoe ,
Acontia ,
285*
1'b.
98‘
95:
223
141
225*
Acontisma >,
192*
Acra gramme ,
188‘
- lampas ,
Acre tu limenos,
1_01*
298‘
Acratcsteron pinin ,
ma"
Acratisma ,
Acraton ,
Acratnpiin ,
1 l 1**
111‘"‘
122“
Acraioposin ,
Acrobolisle,
Acroiinia ,
122M
2154
265*
Acroliùiaz€slè ,
Acri ,
Acrocerea
l'6.
153H
‘285‘
Acronea,’ o neon coronides, 278*
‘Acropolis ,y
2
-Acrostolia,
505‘
- corymba ,
Acroteria ,
Acroteriazin ,
ACl€9
Actea,
Acte,
Actia ,
il).
503
z'ó_
298*
21 -, 155*
21
138'
A'1wpog.
Acyros ,
A'umò‘aàvzafov.
Acodoniston,
m4"
Ala de miste , 152"L ; ce trapezan
A').a. 6s‘ ndamx , mu‘ fpdn‘e{gv'
69‘
Aparab'enin ,
165‘
A'l.aîm.
A'Mik.
A').aìmyp.òs.
Alea,
Ala],
128'
251‘
Alalagm0s ,
251*
A'la).aiìjmg,
Alalaxios ,
«apufiau'vefl:
4
DÌL'LI
Yocr x ra.\st GREGHB.
129
Aìaletos ,
25m
Al)\lìmfó€.
A"Mkm
À‘lalg. [1'av TI l‘s.
Malcomenis ,
A'lysa.
A'Às'aua.
A'ìexnrriprou.
Aìas ,
Algen ,
Alecn ,
Alipterîon ,
A'keurpuopavfu'a.
A'ìsurpvo'wsov aiyo'».
Alcctryomanlia,
A.')\sg‘qrvjpm.
Alcxclcria ,
Alc3icacos ,
A'Àsìgfnamas.
A'Àavpoy.astfas.
A‘kv,0i, uxrnyopeîv.
--
a‘4fo)oyfidqu
A'Àfing.
A'ha. ‘
51
1 19““
49:
‘ 125
128"
mo"
A‘cclryouuri agon .,
123*
222w
(f; 19“
Aìcvromantia),
Mch calegnrin ,
1,0l.‘c
,
-' apologcsin ,
Aletis ,
Alia ,
73
'
ib.
_ 12%“
mg"
A'Mpa'6mu.
A'ìxog.
Alimedon ,
Alias ,
mg“
A'pròl.
Alitri ,
Alcatin,
'
Allcg:»ricos ,
Allos analiscin ydor,
52‘
1294
93x
82
A')Ma'óom.
A’ì)\nyopmò;.
A'l).r.>; dvaìz’auew 5509.; ‘
A'an.
À'ìofios.
4"
Alma,
‘
189*
A').o'7mv,
Alnbns ,
Alogìon ,
A'X0'yl'ov 61'un;'
Alogiu dice ,
A').ffi|asî.
A'l-mds.
A‘Mrau.
A')ma'flfl;;
A'ì?sdr'fiomz.
Alteres ,
Aler,
A‘lqua. .
Alphita ,
Alphiton ,
48m:
117"
Alphiton stufi ,
l'17M
A").quow.
A‘kyx'mw dfod.
A’Mguóvr'sN; dyopè.
A'M'u.
K‘ì.wìs e A'MM‘G.
A'M'afrz.
A'ìwwaus'wq,
A'ìmroòs.
A'panpv'vóm,
99t
91
'31
189* -
Alycos ,
4’
4‘- ‘ 194f
Alylarches ,
194*
Alphesibie ,
61“
Alphilopolis agorn ,
Alea ,
10
129" '
Aloas e Alois ,
12:f
{Hotì8 ,
129*
'
Alopeé€e ,
129*
A\otus ,
129*
Amarynlia ,
1.29"
A‘p,&pódlfl.
A'gflo‘mn.
L'pp;óazx.
Amarysia,
129*
Ambola,
285*
A'pfipo'cnov.
A'p.aìqf:o.
Ambrosìon ,
Ambrosia ,
Amelgo ,
199*
12€“
’
150
"mmc: cnmm.u.z
L'y.xfpox. '
A'pgm'ìx.
A'p.y.aw.'
A'pvq1fl'av.
A‘gng'ow.
A'pwuo‘m.
À'y-erupa.
A'plnrsjgo'vv;.
Amitri ,
Ammalo ,
l'29'
Ammon,
130*
Amnestian ,
Amnion ,
Amusi ,
Ampira ,
61
58"
‘ 226€
197‘
Ampcchunc ,
\ 177“
Ampvx,
A'gm‘u'fi.
A'y.w.kaiàs;.
A'p-mìmî6fi.
A‘;L‘)Àqi.
À'p'wfl‘.
A'M1BIJLPIIM.‘
A'p.qu'fioìos.
À'ytupópu._ .
A'pqz-uón’aìloz.
A'pqnfzio'xakoc.
A'pqmraror.
A‘_U-QI_JFTÌÎT}JIQ.
A'pqr'afopuz.
6191.11771'1.
qz'ìuyfi.
A'(1Ql'qauk0;.
174"
Amycladcs ,
225
Amyclaides ,
180"‘
Amylos ,
118“
Amysti ,
144**
Amplliarea ,
130*
Amphiboli ,
282*
Amphidromia ,
Amphicypellon ,
91"; 130"
123H
Amphimaschali ,
Amphippi ,
Amphisbelcsis ,
25
215*
41 ‘, 95
v ‘Amphislomii
282*
‘ Amphislomos diphalangîa ,
A'M?WOPWÎJU- .
' A’;q;xqiwrss.
A'gl.gmìfioìa.
A'uziîaù‘.nr.
A‘v.x|jzfvuv.
71"
.
,
'
'
255’“
-.- Aphalanx,
Amfihìphalos ,
Amphîphoree ,
i6
84"
2gn_
Amphiphontes ,
26'; 170"
Amphobola ,
A‘nabntre ,
.AnaQeniu ,
97"
285*
78“
A'nfia'rag.‘
Anubale ,
A'vmflóìaww.
Anaboìeon ,
177n‘
A'v.zfloksîs.
Aflflbuli5 ,
Anabole ,
Anagogia ,
177mt
177H‘
150*
À‘wafiohì.
,A'vxyr.\ycan.
A'vaò'àfLafa.
A'vaax‘a; Hòo;.
Auulcmaln ,
Anedias lito: .,
A'vxneî;.
A'voîz).qdrs.
A’vowhffr‘,gm.
A'v.xzìwovriì.q.
A.’vi:zfiwx;.
41"
68
.Anacaljpteria,Anacaly’pterionq 2n=
A'vmx).wr:fipza,A'flfi@nlflarffipron
A'vim'un.
A‘wîuszovL
A'vzut‘y.syfl.
'v 192‘
'
Anacia,
Anacion ,
130*
130‘t
Anacimenu , 7
41“
Anaces ,
An:xclesis ,
Annc|elerifl ,'
Anaclhmpall: ,
150*
130*
130*
‘lgl"
Au;lcriaiS ,
32; 77
manu: voci -:
131
ram umrcnx.
A'n‘upovdlî.
Anacru,sis ,
197*
A'vaixmw «ar‘6mv s'opni.
Anaclon pedon eorte ,‘
A'valazpfinivsdózl si; 16 7c‘vo9.
Anulambanesle is to genos, 104“
A'vaù-isw s'z. auy.wosz‘ov.
Analyiu cc symposiu,
A'vanyòpsxa.
/
A'wdarv;px.
A'vaip'p'vsrg.
A'vzfio: viy.s'pM , cipxalpu‘o‘zo'z.
A'wadsrqîv.
A'wis:arou
À‘vadtfioevi.
A'vxugaîyov.
À'VG'Ì;ÌJ)(OL
'An.=x:agoria,
"‘o‘F
159“
'
150‘
Anapcra ,
27"
A-mrr_vsis ,
132"
A:mrchi emere . arcberesii ,
58
Anaspan ,
Anastali ,
Anastrophc ,
.
28r"
26f"; 154*
2390
Auavmachion ,
Anavxnachi,
-
Audrapodocafadi,
Andria ,
Amlrion ,
Andria ,
Androgeonia,
Andrnlepsia ,
A'iiîlîlvroauntz‘ir‘riìm.
A'vapsiz.
A'vòpsr'ov.
À'vò‘pm.
A'vE|:oysaivrx.
A'wBy;);qix’a.
Ày‘vì;o)crìixoy.
9*
'504‘,
113
155“
1601»:
115n=
'150"
92
‘
Androlepsion ,
Andron, o Andronilis ,
A'v5|;-àv e A'v3pnn‘rry.
'A‘veyukfiroos.
A'vem‘òrxau.
A'wsmr-rì8uoî.
99
81“
Anencletus ;
240
Anepidice,
981*
Anepitedios ,
107
_A'vev'vaou
Anevtyni ,
199
AÎvbsafrzlam.
A'v0;dfv;,usiu.
À'vósorgòpm.
A'v0nl
Antesteria ,
131‘
szs;où'afim o rafsvy,s'vzi fzy.o'w
A,nieruste, o tetcvchene timon eni
Antestcrìon,
figsai'fic3‘u, icmfis‘aw , r'csolvparr'uv,
À'vr‘1r‘ror; Xspcn‘y.
--
'
_ 1Îîx'
Ante ,
170W
con, isotcon, o isolympron,44M
Aniptis chersin ,
--
wocn‘v.
A'vzmòaroòss.
151*
Antesphoria ,
61"
posin ,
'-1'6'
A'voìvgmaiìsq.
Aniptopodes ,
Anodos ,
,
Anolympiades ,
62"
16n“
lg4“
A’Wio‘xon
Anosii ,
52'
A'vtfivouq.
Antenus ,
A’wflyóvaad.
A'wflyom‘;.
A'vf:ypaqsxig
Antigunia ,
Antigonis ,
A'vor’îog.
ivi;
Fov)fi{,
ffi;
'
‘
1.;2
21
Antigràphevs tes buia 41; tcs
A'yfl7/Fazo'ri.
À'vn'ò‘osrs.
diiceseos ,
Antigraphe ,
Antidosis
A'vnî«xy.,î:ìwsaóxr.
Antilambanesle ,
Bronwiasms.
2*:
I
45
78; 95
1:5
191'
152
-
mmc:
A‘waneîv 61'r:qv.';
A'vn‘mxo’wfss,
A'vri‘knfiw‘.
A'wtwósm.;
A'imo)(1‘;.
'
.
'
GENERALÈ
Aniilacliin dicen ,’
80
Antilacontcs ,
Amilcxis,
6|
80
Aniinoia ,
A'vn‘waior.
Antipali ,
A'vnz‘pom‘vewg
Antipropinin ,
-
i
152*
Aniinclxis ,
ópmcas,
21
188"
145“
.- omia ,
_Antistaixs ,
A'vn'arans.
A'vfl‘dfopo; quzkovyyian, paiMyE.
IA'vnos‘pvm’
_
Antistomos 'diphallungia id. plin
lanx,
255*
Aniipherne ,
Ajwrkzov.;
A"vrì.ov. '
62““
Antlia , v
A'vfh‘a.
z'6.
99
Anilion,
Aullon,
' 276*
‘
283*
2831t
’
A'vroE.
A_'vreoy.oafa:
Avm pv‘aw fai; usoaì.aig.
A’vaoOsw wdy.ovs.
A"°;l"/‘q.
A'givolzmwrei‘a.
' A’fizm «kaou.
A‘Eóxvo: W|01‘ fidaw,
A‘govss.
v_À.'ouìoz‘.
A'oprfipsq;
A'afayssyvi.j
A'WJP'ZGI‘.
‘A"WÌPXSGÙIr.
A'mmz np.q’w paupaiv.
A‘vrairv;.
.
A'Waffivmp.
Awmw-ipm.
AfirawR-qrfipm.‘
Amyx ,
Antomosia ,
221"
78 ; 88
Ano ryin tas ccplnalas,
Anotcn nomus,
Axine ,
Axinomantia ,
133‘
109
120* 224'
120‘
Axii peplu ,
175"
Axoani nei esan ,
Axoncs ,
10“
109
Aidi ,
Aorleres ,
_Apngoge ,
24w
192‘K
92
Apnrchc ,
59" 41““
Aparchcste ,
41**
Apasi timan macran,
Apate,-
84
159'
Apatanor ,
152‘
Apamria ,
20' 132*
A «‘1'31190.
Apauleteria ,
Apaulia ,
A'wwì.î(eoóau qu vuy.qz'cp.
Apaulizcste 10 nymphio ,
A’n’sòdovfo fai 1'p.oirm.
A'rénrou uipwds yeveoòau. '
A'4fe).sxióspoc.
A’41‘5 ,:7_w01«.
A'wso'xomape'vm.
A':ìois.
A'wqhe'aìns.
A'fl'nî‘uu.
A'st-chi’,alvev ro-‘J aivzwazisc10m.
_
72H
135“; 71"
Aped_ymato la ima1ia ,
Apcclu arnos gencs[e ,
' Apelevîcri ,
Apercheste ,
Apeschinismeni , '
A'f'lis 7
Apcliulcs,
Apcnc ,
72"
128“
118’“
27 ; 81
' 12“
33“
‘774“
'
8
192‘
Aphcvsli, anev tu apapaveslc,1q.p*
DILLI VOCI
E
FRASI
GRBCHI.
L'«oflaîòpm.
Apobatre,
A’4rofim'yeu in 159 vai».
A'oroflarvipwv.
A'vrofiarvipws.
A'w0fii‘gtlox óudl'au.
A'«óyem.
A'or‘oyc'wscxbm.
Apebenîn ec tomneon,
A'«Qyp:flqri.
Appbalerlon ,
Apobatcrios ,
Apobomii tysîe ,
Apogia,
'
.
Apogineste ,
Apogrnphe ,
A'4rOBSIKÎGI.
Apodecle ,
A'etoò‘sxfaîoz.
A'1r08l0fi'0gm’81‘6011.
A'«on'oayy.a,.
A'waòorfipzov.
A’vro6urv‘pow.
A'arofis'fau.
A'woòa'ms.
A'aroówlaxenv.
'A'aroOóyzoz.
nA'«omìpuufoî.
A'aronnpv'îjm 16v 'Jto'».
A'woks'maw.
A'n‘oìsr'Lsm; 611.1q.
A'«ókszlrs.
A'«óle.
A'arokìa'wm.
A‘wakóaw.
Apodoterinn ,
Apndylnrl’on ,
Apotcle ,
Apotetag ,
Apotnescin ,
Apnlymii ,
Apoceryctos ,
Apbccryxe ton yion,
. Apnlipìn , '
Apolipseos dice,
Apollpsls ,
Apollon,
Apollonia ,
« Apolyin ,
A'ar'opwyaxh'z.
A’«op.myòaklau.
Apomagdalla ,
Apomngdalic ,
A'wopaiEaubai.
‘A‘wóvrppa.
Apomnxasle ,
Aponimma ,
Aponipsnste,
Apopempln ,
Apopcmpestc,
A'vrovz'Ladóm.
A'vronrs'pflsz
A'4'I‘OIR'S'UHI’SGOM.
‘A'1rofl‘opnrfi; 8|"41).
A'«oarkmfmax‘.
’«ooropm‘xîa.
A'4c'oar’opafvî.
_A’«opó.lsms Xaîpw.
'«ocmleósw.
A'n‘oo'rum'ou Bz'u'q.
A'«oaopnrvlg m'w umacfiv.
A'vroafaìmov.
A'warexyo'po‘v.
A'non'pvqgm.
A'wóropri xe'pafog._
4‘5
Aprrdectel ,
Apodiopomipsh!
,Apodiogma,
lApopompés dice,
Apoplestiec ,
Apopompca,
Apopnmpe ,
Apopypseus charlu,
Aposalevin ,
Aposlfisîu d1'ce ,
Aposobetes ton cacon ,
Apostasìon ,
‘ Apollolnisnnon,
_Apo'limema ,
Apotome ccratos,
154
Î\'DICE
A’woîf1'rs'flos.
AI'I’OTPÌXGGOJKÌEU'ÙY‘JXOY ó.!.w.
GINIMLI.
Apntrapezios .,
133':
Apolrepesle enujcou opsin,
Apolriaxe,
Apolrìacteue ,
2gu:
191*
Apolropea leamala, '
1 154
Apotropeos ,
9h“
Apotropiazesle lo elio,
Apopbasis
96‘
92
A«oqpaìàss.
Apoph’rades
45"“
A'eroy,szpofoveîv.
A'foxsxporowl'a.
._À.'«o&fiam.
A'4r‘oLiqucnp
A'wo4nqzaye'wos.
Apochimtouin ,
Apnchimtoniu ,
Apopsese ,
Apopsephisis ,
Aproslasiu dice ,
A'n‘vpog.
A'paifsm.
‘ A'Hîuhu.
A'P'yoi65s.
A'P1ÉMW éopra'1.
A'Pyme'pawwog.
'A'Ia'yvpófo‘fios.
Apyvpomî; Àiào-Jî._
A';òawr'an , dea'vxov , 1do‘rpa ,
ódfpxnow.
A'piìnv qe'psw.
A'pòvprfox.
-
paópo;mvrsia.
81; 97
Î12“
13:
254
46"
134:
180
. 21
Argion corte ,
Argiceravnos ,
15",“
;
Argyrom‘ms ,
Argyrus lima ,
22/1
67
Ardania , ardanion , gastra , estra
con ,
16"
Ardcltì ,
'
A'pso; ’501101‘.
A'pfiymw 6qìurapaiuv.
À‘;wz'6veuz.
À'lsmrai'a.
A’gm:epaì.
A'pwmv.
A'rms'aau.
19
‘23; 28
Ardea ferin ,
A'ps:ówayos 0 A'psw; miyo;.
A'psxon’ay"rou dreyavaòrepb;,am
Aîpqrfipss.
19; 47 ; 91
Araros ,
Aras , o cataras ,
Aratia ,
Arbyle ,
Argadcs
A'pnqws.
A'paîs o xaraigas.
A'pm.
A';fifazpdu.
51
127"
Aprostasiu dice,
Apyri ,
Ap}’ros ,
A'ervpoz.
«qkó:spos.
55
,
Apopsephismenos ,
A'«osram'ou 61'mq.
A'w;aamaiou Binari
'
960
A'torplz'fal.
A'«Oflflqu°fi‘lll.
A'«orpówzz.t 0adpafa.
A'vrorpówmo;.
A'wof;omd(eadaz fqî filx'qn.
A'mìyapms.
18**
75; 54"
Ariopagos, o Arios pagos,
26
Ariopngilu 68; steganoteros , sio
pcloleros ,
‘
Areos neolti ,
106*
Arcgon telylera0n ,
Ares,
'A'relirc ,’
Areleres ,
Aritmomantia ,
8]“
2“
19:
11k
121;
Ariaduia
154.
Aristia
Aris‘erp
Arislon ,
269*
105*
1 X2"
Arccsc ,
64‘
I
BELLI VOCI
A'pne'axov.
A'p4fsx'z.
A’pxr,s-isrv.
A'pwros.
A'pp.u..
A'pp.airswv pi).o;.
A'ppsvz.
A‘ppsvxarxr‘.
A’ppófsu.
A'ppo'cran.
A'ppóavvor.
x
u,u1 onxcru.
Arcesion ,
Arclia ,
Arctevin
Arclos ,
Arma ,
Armalìon melo: ,
155
64‘
631;
138‘
63“ 18“
85* 68“
68'"
Armena
Armenist9,
Armoziu
Armpste,
' 290*
ago“
204; 61‘*
Armosyni,
204
204
205
A'ppófrszu.
A'pwv «po,3ai).ksw.
Armotlin ,
A'pvraysg.
Arpages, .
292‘
A'mees.‘
A'p’éz.
A'ééxfls‘w.
Arpidcs ,
Arra , '
180**
A’p'riiqoo‘pia.
Arrephoria
Arrephori ,
Artemis ,
À'p'rì‘qapóìox.
A'preprg.
Ama proballin
Arrabon
A'prs‘pfari.
A'pre'pmv.
À'gfou.
Artemisia ,
A'pflu'sc niyopai.
A'pxmo'wloufov.
A'pxa/ys'rag.
Archia agora ,
A'Pxei'ov.
A'vai fvî; unicum.
A'pxrspsîq.
A'Pxisp'nou'm.
A'p’110éx909.
A'fixxvfispvfifm.
A'pxzrfir'uìwos.
A'F/pwrsg.
A'flsw.
A‘oaruos.
Arlemon ,
Artos
Archeopluton ,
944*
57 l!‘
M.
134*
154“
1 OH; 8 8**
135*
285*
117*?
10
91
192
Archagetas ,
114; 201; 9'
Archion ,
Arche tes cineseos
103:’
Archieria ,
20‘
Archierosyne ,
20‘
Architeoros ,
Archicybernete ,
Archilriclinos ,
Archontes ,
Archon ,
Asacos ,
76“; 175v<
295*
138**
' 32; 20‘
33
150**
123*“
A'uaivBrow.
Asaminti ,
Àsandion ,.
A'as'fiem.
A’am‘s.
Asebia ,
Asias ,
A'nzìfin‘sm.
À'anoig.
A’um:;iìcq.
Adeha.
Asclepia ,
‘135!
Ascis ,
Àscytale,
Ascolia ,
' 123*
237
155’
A'rmm).ui(uw.
Ascolizin,
136*
A'aa'yw0m.
278::
go
166**
136
INDICI
A‘oumpa.
GIKERÀLE
A'o’miìjeafiaz.
Ascoma.
Aspazeste ,
A'am'òas; aig.p1fipófas , «0811115
Aspidas , amphibrotas , podene
ue19.
A'ombsfov._
A'om'èsq 5651.11 . _siuun)or , tail
rore ram.
À'omìiozm
A'am'; uoikq , s'repopviuv;s.
- o'pquósuaa.
À'dwovìov.
A’drsposrnrvìs'.
A'cmui.
A'cxrou‘.
A'drpniyaì.pog.
A'cfpayaìoymWfl'a.
A’orpumîos.
A'arpmsia.
A’o'fpaifaufor.
277:
130“
.
c1s ,
222*
Aspidion ,
279*
Aspidcs baie 220‘; eveyoli pan:
tate ise ,
222‘
Aspidisce ,
Aspis cile , eteromeces,
--omphaloessa ,
279,c
2221
.221u
Aspondon ,
24%
Asteropetes
Astica
,
,
146
Asti ,
71 ; 145*
Astragalmos ,
Astragalomantia ,
Astrapeos ,
Astratia ,
Astratevti ,
Astrosias ,
164w
102“
6*
go
267 "
221
A'arpasm'm.
A'ofu. ,
Asly,
À'df'uvoyl’u.
Aslynomia ,
A'afovóynm.
A'aópfloìoz.
Astynomi ,
Asymboli ,
44
1 1 1.,M
A’axipfloìov Esi'vrvov,
À’cru'pfloìog.
ASymbolon dipnon ,
1 15M
Asymbolos ,
1 15MC
A'dpiilldp.“ «101'0u.
A'fau0alia.
lffl?°S e'xm'arrew xóovós.
Asphalisma pli1r,
Alaslalia ,
282'
13g"
Ataphos ecpiptin ctonos ,
2“
A'fe'ìewi.
Alelia ,
104
A'faxvog_
Atccnos ,
A'fói‘g.
A'np1'oi.
À'flyox.
A‘fly.o;.
A11is ,
A’fla.)u‘s.
A'ngfaiv‘q.
A'm‘my‘ «1'dflq.
A'flm6; p.uipfu;.;
Afflwqp’Î’9.
‘
1
45
‘
57‘
2.1
Alimia ,
Atimi_,
Atimos ,
Allalis ,
Atrytone ,
Attice pistis ,
53
99.
122 ; 23h
22
6'L
56x
Atticos martys ,
Auiceros ,
Av
Avleer,y in ,
Avlete ,
A’quoó fiiov (iv;
A'oì.r'(ea0m fqi vo|Loi'fla.
Avletu bion zen , ,
Ai'lizeste lo nomphio ,
55’
120’“
57"
81"
59:
39
71“
DELLE VOCI
131
E [RASI GBÉCHE.
A'u)yòs.
Avli ,
'Avlos ,
A'vfeps'mz.
AvtCrete ,
28g;
A'vfopoìel'v.
Avte ,
Avtocratores ,
Av10molin ,
252*
2:19“
à6
A'vfópoìoz.
A'vfovopr'aw.
Avtomoli ,
Avtonomian ,
267‘
141
A'vlox‘.
A'ò'rv'g.
' A'ufoupa'fopss.
A'Ufo'xòowas.
Avtoctonea
A'vróx0mv.
A'urolu'an.
À'vxvìv.
A'qsksîg.
Avtoclon ,
2_5“
168“,L
1' ; 21
21 ; 174*“
Avlopsia,
Avchen ,
Aphelis ,
A’pheles ,
A'qslfiq.
Aphesls ,
A'QEGIG.
A'Q' s'arr'aq.
dg;gsaòou.
A'Qervlplm_, 6.370Wl.
98
Aph’ estias ,
Agf
v
‘
‘41K
-- aicheste ,
Aphetor ,
À'qkauflau.
A'°P°PWÌ
A'Qopyfi; 31"M|.
A'qpmroz.
A'qagoòx'moz.
A'QIIOBIIUIOY.
Aphrodite,
A'onBx'rq.
H'pz.
À'xai'uòv pé).o;.
A’xapwn'a; 61'mq.
A")(OBML.
A'XOos.
' 75“ I
278*; 503*
98
28‘8"
136‘c
15
15; 2’“ 158‘
--_ Era ,
." ’-"='*z
.'-":"‘°‘ Achaìcou belos
A‘caristias dice ,
Actia ,
Aclos ,
64";
226*
93
155‘
ib.
A'xx'ìlem.‘
Achillia ,
A'Xos.
A’cos ,
A’Lav6écmzov pawsîav.
Apsevdestaton mantlon ,
,’
BaG:'(aw deroèvîmvs.
Balbo; o «‘a'Xo; qalìayyos.
Ba6wfóìspos.
Bm'fe.
Ba'ufólm.
Bouru'ìor.
Bdiu)(ar.
156’C
-
164*
80"
B.
B.
Baiyo;.
1‘6.
258’1:
20" ; 71‘
Aphiene,
Aphlasta,
Aphorme ,
Aphormes dice,
Aphracli ,
Aphrodisia ,
Aphrodision ,'
A‘?‘È‘Vl(.
'
i. Aphuteria 188*; organa,’
‘ ‘
A'Qflfdl’P.
155;
23
321
18_"
Bagos ,
Badizln anyp‘odelus ,
230*
222
Balos , o pacos phalangos , 354:
BatYpolemos ,
4*
Beta ,
‘
179"
}etylia ',
lo»k
Be1yli ,
Bacche ,
/1òî
19"
138 ‘
quqsm.
INDICE cnumuu
Bacchîa ,
szavnqu'ym.
Balanephagi ,
Ba).fiz‘;.
Balbis ,
Ba."ùew a‘y-mpaw x'epaw.
Bal).qrfis.
136* 144*
1 16"
188'
_Ballin ancyran ieran,
B:AHGIYS ,
Bdmm.
Bapte ,
Bungnipwv.
Baptisterîon .
deaòpov.
B_aralron ,
Bigmfpov,
Bag-3fipogwg.
Baratron ,
Barybromos
282;
1564
166*
128"
103 ; 1362
156
170*;
Bapwròlsy.05.
Bar_ypolemos ,
Bmax'ìem.
Basili& ,
Bazar'ìaro; ami , «pò; «i 11'an
Bam'ìszov.
Basilica oloa , pro: lo lito,
Basilica ,
Baazlsx's.
Basilis ,
‘
Baarlau‘9.
Basilevs ,
54 ', 159"
3160111} eroi.
Basilice stoa ,
Bamhao‘a.
Baouxwt'm.
Basiliss:1 ,
Bascania ,
Barfip.
Baler ,
Bu’rpwymîv.
Baumlqî».
Batrachiun , ‘
BaVcahn ,
4*
156*
52
36
20“
52; 66
-
54"
121*
189'=
V
70
95**‘
Bawz).viaem
Bavcalcsis .
95“
Bamn').wv.
Bavcaliou ,
123m
Bsp.móosos 81'un.
Beheoseos dice ,
BS'fl‘qlor.
BEbCÌÎ ,
B53n).o; fó«oi»‘
Be,iiwv.s.
Bebclos \0p03,
Bebioca ,
97
52“
9*
_ 12**
v_
Baer'ac'oz.
Bidieì ,
204
ng'6xoq.
BÎdÌOS ,
20/1.
Bexs'ìoofsg.
Bielopes ,
Be'kq.
Bele ,
258
225”
Be).opavm'a.
_ Belomantîa ,
110‘
Belwafaz'aexs.
BavBc'6ma...
Be'v5:g.
Br'p'ézov.
Bfiééov.
Belostasis ,
Bendidia ,
Bendis ,
Berrìon,
Berron ,
\
257*
136*
136*
178M
178“t
Bm'mv o ,8c'a; Bx'wq.
Bieon, o bias dice,
Brflmaxg.
Bz'cfiam.
Bibasi: ,
Bisbea ,
BM5-q; 61"n}.
B).maqnqp.efv,
B).auîrau.
Blabcs dice,
Blasph emin ,
Blavle ,
Bó:;.
Boes ,
94
231
166‘
94
1 1 4‘
180"
‘
26‘
Mm»: ,v OCI e musr carene.
réìswx,
Bari.
Bor,8,aóp.m.
Bov;8,aopuoiv.
»-- lelii ,
Boe ,
I
Boedromia ,
Boedromion ,
136
27‘
aog
136‘
129* 131'
Bowiv aiyz0oz‘.
Boen agati ,
Bóflpor.
Boi'vos.
Bo').r9. '
Botri ,
l 14
Boinos ,
Bolis ,
96‘
Bo).froo Bz'u’q.
Boy-(30€.
Bops'as.
Bopeaoyoz'.
Bomvopfiurer'a.
Bornas'cew a'opfli.
'Bova'ymp.
BovO-uer‘v.
Bong).sfoy.
" Bolitu dice ,
Bombos ,
Boreas,
Boreasmi ,
Botanomantia ,
.Boltieon corte ;
Buàgor ,
,111‘
157*
205; 232
Bulytin ,
Bov‘mr'os.
Bucolion ,
Bulea ,
Buleos ,
Boólsuars.
Bulcwis ,
Bovì.surau‘ aimi uvaiyou.
Bulevte apo cyamu,
Bou).eoffi,am.
Bulevteria ,
Bovlau'av.
95,
I
28“
56
147*
60; 141*
.
Bou).survipwv yspovo‘r'as.
‘ Buchi oi4r‘ci uvaipou.
1r.'w n‘evraxoct'aer.
Bovlfi; k.xfiz'w.
Boris e',360y.09.
o' Moloffn‘ìr.
Bou'.‘r;g.
Bulevterion gerusias ,
Bule ape cyamu .
--- ton pentacosion ,
62
-- o Molotton ,
Butes ,
Bu1ypi ,
Bpóxos.
B-iaros.
2158
27‘
Bupllonia ,
Bpofolozyoì. '
10
I 8
Bus ebdomos ,
Bova'vroz,
Bpoytsr'ow.
57
‘ Bules lachin ,
Bouyóvm.
Bovoówos.
Bpaflsfow .
B paflsurm‘.
qurdròsm.
szxups'maz.
Bpx;p).oyr'x.
Bpa'1ag.
Bpr'(ew.
szfóyavrtg.
Bpovnu'o;.
'
À
Buphonos_,
Brabion ,
Brabevte ,
-Brasidia ,
Bravronia ,
Brachylugia .
Bretas ,
‘ Brizin ,
Brizomantis ,
Bronteos ,
Brontion ,
Brotoligos ,
Brocos ,
Bysios,
51‘
143*
143*
143‘
148t
188*
18 *
15;*'
. 1571
228
10*
94*
94"E
44°
INDICE GENERALE
Baap.oz' nin'wupor.
Bomi| anonymi ,
Bomonice ,
Bw1wvei'xar. I
Bmpóg.
Baoy-ó; m'w Ea'xîamr. Osa'iv.
Ba>pqî 0' ém'.
‘
7*
141*
Bomos,
9*; 11“
Bomos ton dodecl teon,
2“
Bomo , e epi ,
152*
G.
I‘.
Geeochos ,
,I‘asm'oxog.
4“
Tulaufóoaforò‘u.
TaìaiEm.
Galaciosponda ,
Galaxia ,
25“
158*
Taìfi upousofdv.
Gale crocolon ,
129‘“E
I‘aìw0m18m.
Galantiadia ,
Tupwilm.
Gamelia ‘,
Tay.nhoi , 0501' , emixau' , «po
7aiy.sm , #p01615101 eó)(,m' ,
afpore'ksw.
Gamelii , tei , euche , progamia,
prolelii euchc protelxa , 64"
I'apwihos.
Gamelios ,
204“
Gamelion ,
55“
I‘apqlza'w.
I‘ay.ruwi flz'v‘q.‘
‘ I‘a'ppw _6au'sw.
158‘
138*; 64“
Gamice cline,
o“
Gamon dein
68M
Iaipo;.
Gamos ,
53“; 6"; 68M
I‘aarvi,;_
Taidrpas.
Gasler ,
Gaslra ,
123W
276*
Taidt'pq.
Gaslre ,
l‘uofpopzflfl'a5
I‘sz'd_ov.
I‘e).a'ovfeq.
Tsniólws
Teos'flhog rine'ppi.
Tsws'0hm (Ìeoìq
Teva'ara.
I'swsroìh'à.
I‘sîrq.
Gaslroman1ia ,
. \
118*
‘
Gison ,
Gele0nles ,
Genetlia ,
Genetlios emera ,
Genetlii teii ,
Genesia, ,
Genetyllis ,
' Gene ,
1 18"
33"“
21
158*
32“
‘1'6.
158*; 44H*
139*
21
Gennete ,
Gerere ,
21
146*
Gerestia ,
159*
1‘apoauiar.
Gerànos ,
Geroacte ,
141*
186.
I‘apov0pm'uv E'Opf'q.‘
Geromreon corte ,
159*
Te'pavfes.
Geroutes ,
Geiusia ,
G'erra , o gcrron ,
Gephyra ,
chhyrizon ,
197
197
222*
1 53"
155“
Gephyrisle ,
ibid
I‘ewfirau.
I‘spmpau'.
‘I‘epau'dflfl.
Ts'pavos.
Tepoukna.
I‘ys'ls'ria, o 7;;p'p'ov.‘
l‘aLp-apa.
l‘equpx'fmv
I‘spupr;a.f._
.
DELLE TOC'I E FRASI ORECIIB.
Fampavreu'a. _
l‘iofipym'.
Geomanlia.
Georgi ,
'
I‘fl.
Ge ,
l‘vqysm';.
Gegcnîs ,
l‘fiuM-
‘
211
121*
21
‘
‘ '
Geme',
Pupopoauez'v.
Geroboscln ,
Gas corte,
I'vyyquv , yuyypm'vsw.
Gingran gingrenin ,
'
Gingrasmos ,
rl'yfypng. '
‘
Gingres ,
Tvyypz'au.
I‘l'flîdflfifl s'v. Bsz'm’vou.
ton"
_
139*
127'
‘ ibid.
'
127*
127*
i_óid.
159‘“
Glavco is ,
'
Glavx 1ptate,
Ì
Gly_cia ,
<
Gnesii, 96" o itagenis,
;
Gnorisma;a
,
_ ÀWGnosis
dicasterîu
,
‘ »
_
I‘own’sfsx'v.
'
Gonypetin ,
I‘0fm‘zafm.
Gorpiea ,
I'ouwi(scàm.
I‘papyazrcc.
Gunazcste ,
Grammal-a ,
_ G'flolef'lws.
Grammatis,
l‘papparaxfg.
Grammalevs ,
I'pappufm1q.
I‘papy.vî.
I‘paî'q’.
Grammatice ,
Gramme ,
' Graphe,
lavBouìqrefaw.
‘
-
75"
30; 49 ; 109
-
' 56 ; 295*
105*9‘
188*
' 80; 155
80
Graplxice ,
Grupllls ,
Grîplll , 156“; gl‘lph05 ,
-
Grosphns ,
I‘60ùa.
Gyala ,
I‘ukw’xeweg.
GyliaVChcnes ,
I‘u’how.
Gylìon,
I‘vy.vm’ .l.vxm’.
I‘upvamapfia.
I‘upvozaz’apqgm.
'Gymne payche ,
Gymnasiarchia ,
Gymnasiarcllì ,
‘
129*
44’
< 105"
,
-»- pscvdoclctias,
I‘paqmrf.
Tpaqars.
I‘pz'qoz , ypc'qzo;.
,
5*
105*
114"
90"
94‘"
75
44"
'
--- apolipseot ,
I‘pay.y.afsrs.
Tu;ivaarvîpmv.
I‘vpvow'alfisf’a.
I‘uwauusz'a m’yoga'.
6'4"
Gingrie ,
' Gineste' cc dipnu ,
I‘Mum'm;.
I')uv'fi l'marm.‘
Tìul'nel'a.
I'vqp‘roz o z'0ayeflsf;.
I‘va>pr'dpam.
I‘w5n‘w 6mao'fqp:'ou.
l'poap09.
\ .
Glngranlu ,
rly»ypao'y.o'î.
-
l
-
I‘vîs éopffi.
I‘xyypawra.
86'“r
'
175*
ibirl.
157**
225*
‘
219*
-
‘
2227lr
227*
'
‘
-Gymnasterlon ,
Gymnopcdia ,
Gynecia agora ,
94"
_ 47.
1,7
n
139*
10
I‘vvmzoupfo-J’wvor.
G_yuecogratmneni ,
Î'vvzmovd'yw.
Gyncconomi ,
'
I 204
65 ; l‘2l)*“
16
242
11mm: 02111111113.
’Gynecosmi ,
83M
Gynecou , gyneconîte‘s , o gyne-.
I‘uvmuo'o‘por.
l‘uwmuóv, yuvmzwz'fm o 7‘!
wmuam'flg.
l‘uvvî.
conitis ,
Gyne ,
81'“L
58M
-«- lysîzonos,
- )vdr(owos.
71H<
D.
A.
A4'Geg.
Dades ,
159*
A4606)(09;
1 52‘
159*
Aaz'Bala.
Daducos ,
D0dala ,
Aazèx’s.
Dedîs ,
Aul'ppyeg,
Ampovo'Mn'foql
Am’; , Ji‘an.
Am'm‘6Xfl'5,
Au'ms.
Aau'pm’.
Demones,
Demonolepli ,
Dcs , 159‘"; (rise ,
Dcpelis ,
Deles ,
Detri ,
'
_ 159*
.
6*; 20‘
91‘
40‘
1 24M
159*“r
145'
Aompog.
Dolros ,
139“
Àm.‘vp.ove;_
Delymoues ,
124Ht
ÀG1111M’7.
Detymon ,
151 **
Am’q;pmv.
Ànum’hoz.
Dcphron ,
Daclyliiî,
5'
283*
Auufu),<’or; uponxv.
Dactyliis cruîn ,
Aaufuh’ou; qapy.q.m'fM.
Dnctylius pharmàcitas ,Dactylomaulia ,
121
119
Daclylns ,
Damasimbrotos ,
Danae, danace , danaces,
Danos ,
197’
225*
1(>H
16 H
Damn ,
140*
Dateton eresîn dice ,
Davlis ,
Daphneos ,
95
14u“
80*
Auumkoy.qvfsfa.
Aaurvlos.
August’pflpo1’og.
Amn'q , Bava‘wq , 62n'u111.
Anwo’g.
Aapov.
'
Aquvî'w du'.psdw 81"4fi.
Aavh’9.
l_\oz{amr'0;g
Aa.qwr,w 41‘86W.
Aaqquo'pm.
Aa<pw;yo'pog,
As-rfasrg.
Afll‘îu'0ustM;
Anh'a,
Acùwo’v.
A.sùor.
Au_u.ah’ar.
Asfvo; 0 85mm';.
Aer'or'ya. 8-qy.n’nm. o Br,p.unxat.
Daphnen adin ,
168*
150**
Daphnephoria ,
140*
anhnephoros ,
150“
Deesis ,
Dcdiscestc ,
Dilia ,
Dilinon ,
Dm ,
45"
143’*
‘ 90"
1 121*
265*
Dimalie ,
'
23 1
Dinos , o dim'as ,
125M
Dìpna, dcmosia, odcm okìca, 14“
mu.x.a voci a rnasx carena.
--
6’1f160’oxpa,
'
si s’1i150514’1021’.
Asmvox)firopsg.
Asr'n'woy «poi‘proll , 0 «powoym.
Aet'wvov , -6ny.ofmov , auvaryao
yep.ov, -ovvaco’fyww , -oup.qo
pnra’v , - mavp.,Soìow , - day.
po).xy.a.z'ov , - fo’ a’4ro"cuy.flo
hîs , - e’v. uowmî, 9;:MQMo’Y,
quìsfmo’V.
Asrpaòma'f‘qg.
A6i'o‘0au oskr'vou
Asna'òapxor.
Asum'Bapxoî.
243
_--- epidosima ,
114"
V -- ex epidomaton ,'_
ióirl.
Dipnocletores ,
124“
Dipnon proimìon,o propoma,135“
Dipnon , 112H; demolic0n , 22.;
synagogimon,135*';syuagogion,
114"; sym horelon , nsymbo
lon ; symbo imeon, tò apu sym
holes , 22; cc cinu , 114“;
' phratricon, ao;phyluicon , 1 15““
Diradiotes ,
8o'
Disle selinu-,
4o"
Dccadarelii ,
250’
Decadarcos ,;
251*
Asxnwx'a,
Aena’s.
Decfmin ,
Asuao‘p.oS.
Decaunos,
9i)
Decalevin ,
1321’
Dccalen tyin, apotyin. esliasc, 92“
Asnarsósw.
Asua'rqv - .Sv'ew , - a'«oào'àw ,
s'sm'ae.
AB).QL‘V.
Aeìqr'wa.
A'swòps'sw , psyr'arwv.
Aeg‘jza' a’p)f;q' , fruga/ym’yn’, i:mî
xo’apou.
AsErov a’upwfquou.
As&roó’cròau.
- Sauri, . t;age’{'g, 81’porsl, ‘
Decas ,
231*
241 ; 9.31"
Delpl1in ,
Delplxinìa,
289*
191‘
Dendreon megîslon ,‘
14*
Dexia arehe , 254; paragoge, [6.
m cosmo ,
103'r
Dexion acroterion ,
234*
AsErq.
Dexiuste ,
Deti , trapczc , doris ,
logis , ce orgis , etc. ,
Dexis ,-
xp'qsor's ).0101;, ma 0,27014, cc.
150"
Crestis
ió'.
99Î
AeEr'oacnà.
Dexiosis ,
As«a;.
Aeo’pos.
Depas ,
Ascpmrqucov.
Desmoterion ,
Aeo‘arowm.
Despine ,
25'
Devtera , epi ieadi , 205* ;206*;
epi deca , istamenu 205*; me
À5'JfEQ; , cm muli: , em Ba
” , zar.xpevou gasata-iato; ,
rpom;.
Dcsmos ,
sunlos tropis ,
143’“
123*
99 ; 98"
117*
276“r
Asvfa.àm rpmrsìja.
Devtera trapcza ,
135,"
Asurepac fpavn‘e(ar.
Aeu:sgovrofpox.
Devtere trapeze ,
Devteropotmi ,
mg”; 134"
52“; 38’“
Aaurspos.
As;gsq0m owvov.
Devl€fos ,
Dechcstn ionon ,
234*
11.5"
Anka.
Av;ìmî.
Delia ,
Delia: ,
141“
16“
944
INDICE GEN 1;n ALB
Anh.xarau.
Deliastc ,
Anpapxm.
Anpapxos.
ATHPQTEPOS mmq.
I)emarchi ,
Anvmn’p
Demeler ,
A‘qimfpia.
Demetrio ,
A1111117p12’5.
Anpoflowxau.
Demetrias , '
Demolinie ,
‘Demi ,
4
Demarcos ,
Dcmeteros acte ,
Afipoz.
Any.oaromfau ,
19
178*
‘
.2*-, 141*
141*
22; 205'
115"
22; 37 ; 103
D.emopiete ,
Afipos.
AT][LO’UIOI; - 641'041’fm.
76‘<
57 ; 186 ; 4*;
10
'Dcmos ,
20
115“
Demosii , epople , 573 50; 115”
Anuoomw ép»ymv e’mararm.
Ànuoraz.
Dcmosion ergon epistate,
Annofluaz.
Demolice ,
qu.onm.
Afig:; uvrlxsrpos.
Azxfiaòpa.
A‘1261u10_1a19 8111?}.
Demotas ,
Demoti ,
A110660M.
Amm.
Amufaw emrpsiau.
A:’aurqrau ; - Asmlìaufiqproz ,
89; 236, 115“
19
Dexis aniichiros ,
Diabatra ,
Diadicasias 47, dice,
259
180“
95
Diateste ,
101*“l
Dieta ,
83
Dielan cpitrepse,
88
Dîctale , diallacterii, 76,87; 935 88‘
Diacris ,
Aww.p«s.
Amupr.
Àml)awrma.
21
_Diactor ,
Diallactica ,
Dialyte,
Amìwm.
Ampavprvpm.
45
19 ; 103
_ 4"
22"
254."l
Diamanyria,
96; 142
Amp-u.dflyo>flî. ‘
Diamasligosis ,
Arap.sy.srpnpevn qua-pan.
Diamemelreincnc , emera ,
Aqudnapo;.
Dianeslismos,
112*
Amvrwm.
Dianlinia ,
142*
Aup)(,’q.
Diarche ,
Amos.
Amara.
Dias ,
Amuwcng,
Dia'vlos ,
Amwkos.
' Am.!.‘qpxo'etg.
\
A1601111 Biaxeipomwmv np B‘q’y.jn.
A156;01.
A:erpcowofsvon
88; _142“
88
188‘
V
188‘“
17 ; 19 97“
Didascalia sophrosyncs ,'
*
Arsyyawv.
'21
D_iapseplxisis,
A:6acnagksx’a dxqapoau’an.
f
82
192
Diasia ,
k Diaslasie ,
,Diuvlodrumi ,
Amo).oòpopou
A:60wu.
141‘
115“
Didone
f(31M
Didone-diachirontenion lo dcmm55
Dicngyau ,
61“
Diedri ,
‘
104*
Diironoxcni ,
161“
DELLE VOCI 1:
FRA'SI
onwm.
245
Dilyrambi ,
39"
Alóupayfloz.
Auaro).szz.
Amm.
Amman.
Dice ,
Dicea ,
Amadl’al.
Dicaslc ,
Amm;1mo’; pwòo’g,
Dicastlcos mistos
i 42; 71
Dice, isagogimos , 78; agannu,
Dlpolla
Arn| , sxdaymyrp.o; , ovyay.wv ,
o.l.ryay.wv, umoyanprov, p.8
mì).mq , rfi; 251m; , .I.euòo
p.:xpw;miw , umorechîw , mag
«06, a’uswm: , priom‘ac, s'pfiy-q.
89
2”*
-
Amaxrmi Ékuew.
A!y.a)(m.
Alpozpm.
A!y.oszrqg.
Azoxìsm.
Awy.eu.
Alopr.flau.
A:ol:.sfs.
Aww’cna , a'p;gmmrspa , m’puav
Bma , - figavpawm ,
kqwm'a,
vsmepa ,
_ wvuva.m , rp:srqpma'.
Amwmama.
Arowc‘mum' rexvzrar.
A:owcos.
Azovror.
Aws u'yyslm , fl069, ua>6m.
Axocnqpsm.
A:ocuougm.
A:ocxoupor.
Azoxapu6; «vkau.
Aur)mum , «awm.
Arplaazadax.
Amkaamdpo'; , a'wìpa'w tifa {u
7u , 0 v.a.im.' primi; a’vòpo'w
uam' ìo)(ou;, o v.afa.' p:
00; ; rmrou x'auar.’ {wya' , o
anni 1.1.1Α409; - uam' ìoxov;,
0 mm' fla005.
35
opsìgamiu , 218; cagc-gamiu ,
metallica,
171 ;,
tes
xenias,
pseudomartyrion , 171 ; cacotec
nion, 148; carpa, eniciu, 148;
mensa, ibid. creme ,
’ 137
Dictya,
Az'agzjvu.
Amruvym;
peyd-M , y.zpum' ,
142‘
143*
Diclynnia ,
14.5?"
Dicopian elcin ,
277*
Dlmache ,
215*
Dìmiria ,
252*
Dimirilcs ,
ibid.
Dloclia ,
143‘
Diomia ,
145*
Diomìe ,
6
Diomis ,
145*
Dionysia, 34 ,'143*; archeotera ,
145*; arcadma , 146*; bravro
uia, ib. lenea , il). megala ,
- micra , ib. ueotera , 146* nycte
lia , 146* trieterica ,
147"
Dionysiaca ,
y
14 ; 175
Dionysiaci tecnite
14
Dionysos ,
14 , 143*
Diop1
295*
Dies angeli , 120: , 243; bus ,
147* ; 1; codia ,
‘
184;"
Diosemia ,
Dioscuria ,
54
147*
Dioscuri ,
Diocarus per ,
147*
5
Diplasia , 197 ; panta,
13g“
Diplaslase ,
241*
Diplasiasmos . andron cara zyga,
o cala mecos ; andron cala
locus , o cala batos ; topa cala
zyga , o cala mecos, cala lo
cus , o cata balos ,
242‘
346
INDICE
GENERALE
Amr‘mrî.
Am).0f.
AmloBr’az.
Aurvìav.
Arcuex'14'
Di le
Digli :
Dipodia ,
1 8“
272o"
251
Dipylon ,
Discin ,
5
xgo"
Amnsv’ew.
A:axofiolefu.
Discobolîn ,
190*
Discobolos ,
Discis gymnazeste
Discon ripse,
Discos ,
Discus ballîu. , riptiu ,
Diphalangia ,
[5.
18g“
187*
189*
190*
255*
Diphoros ,
215*
Discevin ,
waofioìos.
Àwuous yvy.wafeaòar.
Awuov , p':lau.
A:o’w.o;.
-
Amuou; 'fiaDsw , é:«fél»,
Àlqakauy'yc’a.
quopog.
Azgpa s'qopma'.
ià.
’ Diphra ephorica .
ÀIQPYWOPOI.
Augpo;.
Azqwî.
Àtxorop.lu anavyyos.
AlLu'9.
Amyy.a.
‘ Azmsw.
Àwmaîv.
Aropoa1'nu.
A1‘cogls.
Aompaax'au.
Aók|05.
th)(anóy.ou.
Ao'ìxxos.
Aóhw.
Aópau va.u'y.ay,a.
Aopamqópm.
200
Diphrephori ,
Diphros ,
Diphye ,
175‘
151’“
52“
Dicotomia phalangos ,
254‘
Dipsas ,
Diogma ,
Diocin ,
Dìocon ,
Diomosia ,
Dioxis ,
98‘
163“
188*
84
73
84.
Docimasia ,
Dolios ,
Dolicodromi ,
Dolicos ,
Dolon ,
29 , 52
4."
188*
l'6.
‘
"
Dorata navmaca ,
Doralophori ,
285‘
291"
215*
Aopfl'a.
Ao'pn‘os.
Aògv, o'psvxóv.
Aopva'kwfoz.
Dorpia ,
Dorpos ,
Dory , oreclon ,
Doryaloti ,
222‘
262*
Aopvòpe'mwov.
Dorydrepanon ,
291‘
Aopuqópor.
Aóaxs.
onìar‘a.
Aoù‘kol.
Aoóvau.
.
Doryphorì ,
Dosis ,
, Dulîa ,
Duli ,
Dune ,
onpobó‘m).
Durodoce ,
Aoyui.
Doche _,
Drag ,
Apaì'v.
152
152‘ ; 112“
'5'7
' 1111""ì
17 ; 27
14022
101’“
235*
99"
26‘
DELLE T0“
Àpalp.fiv ffi; rips'pa; ).a)(,eiv.
Aperavv;qópog uapar'a.
Apa'nfawoy.
Apswwiqqo'por.
Apogwiq»wvàfiy.ap.
Apoy.os.
Apoòafeza.
Avawysx';.
‘Aocm'urqra.
Avoomivm‘m.
Avaqrqp.iau.
Av'wpor.
Aansuq'fq.
Aa:Bsuais Orafa;
Aw8aovau'ov ‘pxhreior , s‘m' m'w
111119010706?er
Awò‘awzr'os.
3 FRA“ 01111an.
247
Dracmen tes emeras lachin , 62
Drepanephoros cerea ,
291*
Drepanon ,
291"
Drcpanophori ,
215*
Dromiaphion emar ,
Dromos ,
Dryopia ,
Dysagis ,
Dysanteta ,
Dysionista ,
gi*'
188*
147*
32*
115*
115*
Dysphemie ,
114*
Dyori ,
192*
Dodecate ,
Dodecais tysia,‘
147*
o*
Dodoneon calcion , epi ton ma
crologunton ,
65,
Dodoneos ,
3*
Dama ,
Ac.'>y.a.
Aa>pairxov.
69**
Ampw'cev un'al;.
Domation ,
69**
Dora, o dorodocia,xenicu,gopfi4**
Dorieon ctisis ,
182
Aóipov.
Doron ,
117*
Aaapoìjswz'n.
Doroxenia ,
121
Aépx o 8s>poBom'a , Enixai.
E
E.
E' , 5 , s' , s'.
E, e, e , e ,
24"
E'pBopays'vns.
E'fi80psósdfill.
E‘fl6tipxq.
Ebdomogenes ,
Ebdomeveste ,
147*
92“
Ebdome ,
147*
Efy'yaafprpaivfeig.’
a Engastrimantis ,
91"
Eyyaofpfpvùox.
Engastrimyti ,
l'6.
Eyyfldfpl’pwòos.
Engastrimytos ,
69‘
Engastrite ,
_ 1*
Engegrammeui en te Acropoh , 4
Engyan ,
61“
Eyyawrprfar.
_ yyaypappe'901 57 ffi A'upon’oìen
E779?”
Eyuavdflufi.
Eyumo‘pan.
Encavatice ,
278*
Euenisma ,
40**
Eyum'har.
Encilia ,
276*
Èyuóy.flmy.al
Encomboma ,
Eucryphie ,
Encyclon chitonion ,
Encycloposia ,
Encopa ,
Encopis ,
179’“
1 17’“
175"
145W
277*
277_‘
Eyugvor'ax.
E'yuuukov xim'wwv.
Eyuvuloorodfa.
E'-yv.ema.
‘ yusam's.
248
Èyxsrpi'6wv.
INDlCK GENERALI!
E'yxos.
Enchiridion ,
222’
Enchclis ente1evtlanomene, 1ig**
Encos ,
222*
Eyu'rpmu o s'yy,urpn'dfpmu
Enchytrie , o enchylristrie , 42*"
E8a.vo'v.
'
E5vov.
Iiòw‘ha.
EOskowau'.
Eóakovrpófisz‘os.
E‘fizy.x.
E'Ovos.
Efv.ai;.
Ex’miv.
E1‘ÀM1'11.
Eùam'vn.
E:').az'óow.
E1').rióom.
E:'Àwrsq.
Equi.
El‘ dice; ei'a'a'fyew 1.:r].
Expsvss.
E1'pso'1059fi.
E1‘piqil;
Ei'p'qvm'a.
E:'pvivq. _
Efpurmm'.
E1'dafiy'ysh'az.‘
Edanon ,
Eduon ,
Edolia ,
128‘“|r
58“
226* ; 284’r
Etelonte ,
,
E:'aayyeh'ar.
ls'angelie ,
50 ; 94
Isagin 1en dicen, 76;79;10s dicas,88
nye'ìsxg s‘vfsfev:ìzuwps'var.
Etnos ,
Icas ,
]con ,
llapin ,
Ilapine ,
Ililyia ,
Iletyia ,
llotes ,
_
21
206*
103; 175“
115"*
111 ; 115"
5*; 87“
i/1.
188
’
175"
77
Irenes ,
185
Iresione ,
Ircn‘,
179*
159 ; 125 ; 106“
Irenea ,
Irene ,
Iretice ,
194
245’
104*
lsangelia,
Ez‘cnf‘q'pm.
E:'qqrvjpm 066W.
Er'aorvfiìns.
150; 171
lsagogis ,
88
Isagogevs ,
Is andras cugraphcsté,
79
20
lseteria ,
51; 147*
lselcria tyin ,
Ispnclcs,
Ispnilos , ispnelos ,
Ispieti , pedes ,
E1'54?70.05 ., 61541‘1/‘ql09.
'
50
111"
111**
99M
Isphcronles ,
48
Isphora ,
47, 115“
1sphore ,
38; 241
Euarm'a.
E v.af'ql-îsle'fm.
Ecaergos ,
Ecalesia ,
Ecatca ,
Ecalebelete8 ,
E'mfnpókoq.
Ecalcbolos ,
E'uahicna.
164"
2"
Ima ,
I 0105 isagin ore ,
E1'daiysw 11“,F 6!"AY}Y ; sais‘òi'ms.
E:'daycoysfs.
E1'aayoaysós.
Ez'; air6,ms eyydpeîfiax.
E:'dvfoiqtof 11‘011‘566.
E!’apéporfîg.
E1'o‘qopai.
E1'cqopnu'.
E’naispyofi.
48
Eteloproxenos ,
Etima ,
‘
4"
148*
148*
4*
4*
DELLE
E'ua'rq; 6;:‘fvor.
E'xanq'cu.
Euaufopfiamlv.
E'Mfópfi'q.
VOCI
E must 61110113.
249
Ecalcs; dlpnou ,
148‘
Ecatesia ,
148‘
Ecatombeon ,
57 , 203‘
Ecatombc ,
Ecatomhia ,
E'xaro'pflom.
E‘narópare6w.
148‘
148‘
Ecatompedon ,
Ecatompolìs ,
3
176
Exafopqovxa.
Euarovmpym.
Euafovmpxus.
Euarow; pous.
Ecatomphonia ,
Ecatontarchia ,
Ecatontarcos ,
148*
232*
232‘
Euafos.
Ecalos ,
Euflaùlsw.
.Ev.6uam.
Ecballin ,
Ecdysia,
75’“
149‘
Exuewòzz.
Ecebolos ,
Ectesis ,
Eccistc ,
4"
94"
84
Euxhqau. , pupa.
Ecclesia, micra ,
50; 207
Eu'l.)chzm.
Ecclesie ,
Ecclelevesle ,
Encomide; necru ,
50; 207_
81
17""
E‘uarópuroh;.
Ecatun; bus,
Eunpoìos.
Exòecls.
1
Euxlprevedflar.
Euuo[.uB‘q waupou.
Euuop.«(sw.
Enloyazs.
Expazyezov.
Eupapw;m.
Euowsq.
'Ew,vrsynrem
29"
224"
Encomizin ,
Eclogis ,
17’“
40
Ecmugion,
Ecmarlyria ,
Ecoules ,
Ecpcmpin ,
Ecpcnispmmos ,
127M
82; 141
48
20“"; 75""
239‘
EnwewcwmcrpoS.
Ewrwrrsw m» yevaus.
Ecpiptin lu genus,
Emmhnoc.
Ecsmlicl ,
Eufamrox.
Eurswsw.
I
13111163601! o amonùsoòm.
Burgomxz.
Eclacll ',
H?OPG._
Euqzepgnv.
Euyvkkoqopqq‘m.
‘Mua.
Ehm; ur_sqmon.
Eìazoòsmov.
Elauov.
libuoa«ov61.
Ekawwsw.
’
EXaq-qflolmî
Elaqn,%kwv.
Ectlnin ,
104*
92"
232*
7
.
_fi.
clltcslc, o apotxtesle, ‘_J
"} tropc ,
13::
95
99"
phorn ,
16“
herln ,
‘
91"
_ phyllophorese. 4\_:.“'s
ca ’
"\“.4 '. :."Mi
leas slepllanos,"cotesion ,
I. con ,
'__i_
258
_‘
l1
‘
" aspondM‘s \
avniu , ‘
_ aphebolia ,
,‘ 45““ l
k, »
lphebolion ,
61
111*
' ‘
_
10
26‘
277'
149‘
146‘; 204'
‘1.
2 50
11111101!
Αlìaqnpo‘mc.,
EMqos.
-
‘
Elsafpox.
EMarpo;.
Elsym.
fica-'811 11.!
Elaphcbolos ,
‘
14211
Elealri ,
Elealros ,
124 '
' 138*"l
'
Elialrî,
Eìsìev.
Èìs).zaqauo iv
Elelev ,
Ehvar.
Illech ,
Elsvra.
Elenia ,
Else».
Elsn‘olfg;
Eleu ,
251"
'_l
121*
155*
'
257"
155*
14g‘
E!evto,
E'A)nqwo Bzv.auow
E).kqvomy.ur.
E).h;wompmor.
Ellenutamie ,
Ellenolamici ,
E).)oa.
E)Jfiîfli.
E)lroflaz.
Ekkong.
lilli ,
Ellntis ,
Eìme;.
Eìl‘qvo8mm.
121101121 ,
Ellolis ,
Epfixòage
87"
_
_
Ep.fldf.y.
\
E;Lfiù).q. '
. ‘ '
E_u.fio)ov.
Eppvqm up:
Ep.klomx.
’
‘
’
Ey.4ra)mpor.
‘
Epn'ulaws.
'
E_ufo).epm.
Eporopwo u'tgnhqfal.
Epropmav emcums.
_
’
E[LWPG.
ISp;«v;oz.
E}iqawv uafu.dfadW 6mn.
'
'
‘
'
' 1
l'5.
191“
1811“
256‘; 287*
256‘; 277‘
171‘
155*
Empelori ,
204
Empdeos ,
Empolemia,
4‘
194
‘ Emporiu epimdete ,
44
Emporion epislales,
Empncvsla ,
Empyra ,
9"
167“
98"
12‘
Emphanon calaslasìn dice,
‘
"’
0
‘
41
41
ió.
ió.
‘
1" _Empynb P-
_ Evavqu.
150'Il
175"
194.”
L'ó.
62‘
155‘
Eloria ,
Embades ,
EmbaleI
Embole ,
Embulun ,
Iimmcna iera ,
Emploda ,
Elugm.
149‘
69 ; 124“
Elepolis ,
Eienuplmria ,
- Elevlcria ,
Elevsim'a ,
Eliccs ,
Ellenodîce ,
Elleuodiceon ,
\
84
124’“
Elelysphacos ,
Eìewoqopm.
E).aoòepm.
E1600c0.
Eksucmm.
Enyr(erv , Puma
24""
2encos ,
Elamr .:o;.
Eflxyovrog.
5'; 149‘
Elegi ,
A
E).syypg_
E;ufvewam.
'
Elaphos ,
Enagis ,
Enagizin, bun ,
‘Enngonios ,
97
32"
42"; 44"
4"
Dlld.l
VOCI
1: Plus! unnmrl.
Evampm.
Enesimî ,
Evalxos.
Enalios ,
Evauropafiaa0m.
Ennpornaxasle ,
Enara ,
Empa.
251
V
W,"
_
4‘
127"
262”
E» aq>amfl fo«cp 11;; «ohm.
En afhani topo tes polcos,
Evaq0uvor.
Enap itini ,
74
205'?
Ev {Sugo fl).srqn
EU bio telio ,
Ev8nfiu;.
Endixis ,
92; 135
EwBsxa.
Endeca ,
84; 158
Evòsgm. «www.
Endcxia piniu ,
Endjeste ,
Ev6vsdrou.
Evsmonv;p_ua.
w; non usa. ‘
.
64“
143"
175
Enepìscemma ,
96
.
Evn).rafiu o avozlrufnsr
Ewbsasnzm.
Ev0spuov.
Ev0quq.
Eróoomao'faz.
Ene ce nea ,
205*
Eucliaxis, o cnyaliaxis,
Enleastici ,
’
155'
92"
Enlemion ,
Entcce ,
Entusiasle ,
278’
98
92"
206‘
Evvam.
Ennatn ,
Evvszsrqprq.
Enneaeteris ,
196‘
Evve.zuauòsuasfr;prfiqi.
Enneacer]ecaeteridee ,
Enncacedecaelcris ,
200‘
fluo"
Enneacmnos ,
7o“
Evvrdxokm.
Ewocnyauog.
Enneapylon ,
Enniscoli ,
Ennesigeos ,
2
225
108‘
Evo&x cap.,30‘M.
Eri0dia symbola,
115‘
Evomoo 6nm.
Evo).y.u.
Evokpos.
Evop;ua;mm.
Evoulxófav.
Enìciu dice ,.
vasamzbsxafnpis.
vasaupovvos.
Evvsurukow.
Ev.raîrs.
Evrsg:ovr6a.
Enlcronida ,
EVÎEPÙJY5IJ;.
E-wtcronias,
Euro; sfièopn‘fi.
Evomhaim.
299'
108'
24"
167“
233‘
276‘
v. ,
-,»
7Enl()5 21', ebdomes ,
Enyaliaxis ,
gEvsal.uaw.
F,w-‘p.a.far g)(ou .
E1: ero cirin,
Enol0in ,
‘Enontulnrche ,
Eva-[1011.97319 o lvup.o'racg)gofi
Èwpozme.
Buona.
.]ìrmmntias ,
Euolla ,
E» xprp usrpsw.
68"
ib‘.
Enormismala ,
Enosiclon ,
Enspondon ,
Entata ,
Entaxis ,
Ev3«ov80v.
EVTdTG.
97
Enolmis ,
Enolmos ,
v
iÙ.
245‘
_\
155'
-
225
300
231*
'Enonxolnulres,oenomolarcos,258‘
‘
186
175"
252
Eimpsawa 61111}.
Egmusrxznleios.
E5 Azpoaruìsm.
EEa‘u.
E‘(alflapparon Egeopau.
E261pyonevm.
< mmc: GENERALI
- =
Exereseos dice ,
Exaceslerios ,
91 ; I’;l
141; 48"; 96"
Ex Acropoleos ,
4
Exala ,
Exalclimm€ni ,
Exedre ,
280"
4
11
Exirgomeni ,
‘
52"
Eishyp.og , eEelw‘yo; , 1211121; ,
una 10101); e umfa. {wym,
Aumw uam loxous; Maus
Baw 11.1.12 ìoxous; Hspumo;,
vapmo; , e Xopswi un 10
xous.
‘
EEslìzw.
‘
Exeligmos , exelismos , etelixis ,
25g; cala locus , e cata zyga,
Lacon cala locus; Mecedon ca
la locus; Persicos , Crelicos, e
corios cala locus ,
240*
152 epqynq; 112163111160‘41’41.
E11 eremes 79; catadicastenc, 80
EEsopswov.
E2n,îm.
Exeomenon ,
Exetasie ,
Excbi ,
Efilt11pifl.
Exileria ,
155*
EEITY]PIOI eoxai.
EEou)cq.
Exilcrii evche ,
Exulc ,
10‘“
149
EEovkqs 811111.
Eonau uga.rous.
Eiijauy.ou
Eiao;us.
Exules dice,
E'g'eraaran.
Exellin ,
97
10"
56
185
‘
97
Exoche cranus ,
Exolemi ,
'E10mis ,
Exoprica ,
E&mfipomm.
218*
104‘“
178"
65"
Bi» "19 mini
E10 1es ebes ,
E«mywyn , y.ovo«ìsupog , Burlan
pog, :pmkeupog , farpu«kiipoî.
Epagoge, 94; 258"; m0110plevros,
diplevrm, triplevros, tetraple
E"510‘7615.
vros ,
Epagogis ,
‘
.
185
»25g*
44
Exaòka.
Epalla ,
269"L
E«a11ha.
Ennvaukmrî.
Epeclia ,
Epauaclisis ,
Epavlia ,
155
259‘ ‘
1’“
E<raukm.
Efl'lfifiî.
Efisy)(vfxt.
E«suvauzm.
1241sz m» mv».
Em,fihòs; wnu.
Empiaòpal.
Epactes ,
155‘L
Epenchyte ,
Epcvnacli ,
140’“
184
Epecliin ten navn ,
Epibadcs , nees ,
ijibalre ,
297*
’
272*
285*
Emp;ll:w fpvaicflou.
Emfiame.
‘
Elflflìna.
Epiballin lrysippion ,
Epibale ,
214*
291‘
Epibdes ,
7 1""
Em,iohg.
Epibolis ,
99‘
DELLE VOCI
Emysm.
Epigia ,
Emyewc.
Emypay.p.ar.
EfilypflQM.
' Emypxqfix;.
2 FRA.“ GRECKIS.
Eplgii ,
'
253
285"
2‘
Epigramma ,
Epigraphas ,
Epigraphis ,
265*
54""
41
Emypaqq.
Epigraphe ,
265"L
Emba.vaw qy.epa.
EmBamrva.
Epidavrion emera ,
Epidipna ,
Em As)qmrp o sm Aelqwquò:uam‘f'qpxov.
Emquua.
Em5ny.m Avrolkmvo;.
Epl Delpinlo , o api Delpinio
dicasterion ,
73
Epidemia ,
I
155*
Epidemia Apollonos ,
156‘
154*
155’"
E4n5(501411.
Epididone ,
Emò:Bovrss.
Epididontes ,
48
Emòm.xfaaóm.
Epidicazesle ,
8’“
Em<îma'(oy.ewq o smBma/(opswg.
Em6:xzoms 6mq.
Epidicazomene,o epidicuzomenos,ib
Epidicasias dice,
95
Emòzxos.
Epidicos ,
Emòopmapa.
Emòopmapara.
Epidorpìsma ,
Epidorpismata ,
114’“
95
119’“
179’“
EmGodeu.
Epidosis ,
E«Ùpopmq.
Epidromos‘,
Em OaÀap.mn syspflua, uozp‘qt'ma.
|Epilalamia egerlìca,cimetica, 71’"
Emópxmòm.
Epitricadia ,
48
’t- 285*
l. 156‘
Ear'zv.)flòm.
EplClldl3. _,
E1fmap.afw;s Qfl\avyîj , «apufagxs.
EWM)CV|POI.
Ear‘mlnpos.
Epicampes phalanx , 255* ; para
«tnxis ,'
3m“
'Epicleri ,
237; 98“
Epiclgros ,
95 ; 59’”
I? 4.6.
mequo:.
Epicletì ,
Emupqwm.
Epicronia,
156*
Emucmror.
Epicopi ,
990*
1214149an
Ephilarchia ,
237*
Emkaxovras.
Epilawnlcs ,
Em,myga.
Epimachia ,
244*
Empeùm.
Epimilia ,
62’“
EmpeMrm , q>v).rîw.
Emy.eh;rv,g ma» uowow arpoo‘oùw.
Empnxns.
Empv;wm.
Emynqum.
Em p.xdórp aquyo pax».
Emvsvaw.
Emvzuw.
Em vmros eopfrg.
Epimelele, 152*; 100“;phylou,3_i*
ià,
58
Epimeletes ton cinon prosodon, 43
12"
Epimenia ,
171*
Epimenii ,
i6.
Epi misto sinegorin ,
82
Epiuevln ,
36‘
Eplnicia ,
Epimeces ,
Epmxcxos corte,
î“ì%Î
254
mmc:
cxxzmu.x
Epixenagia ,
Epìxeu_agos ,
Epiorcon ,
Emijsflavyxa.
wafiswauyo;.
Emopzov.
Em Haklaòrp.
Enm’pomow.
Em Hp>mvairp.
Efllflfilfiîu,
Emcmmqm.
333*
255‘
54"
Epi Palladio,
Epîpricon ,
75
96', 65“
Epi Prytauio,
Episîou ,
Episcnphia ,
57
278; 286’“
156*
Emaqu.
Emaquwv.
Episcena ,
' Episcenìun ,'
lima-n.419.
Evrmmpa.
E isce sia,
ESÎSCÌSI ,
Episcirosis ,
6
15%‘
i6.
Episcytìse ,
122"
EWIU'LIPÙG’GIS.
Emuuv0wm.
Emomrau , mv èqp.baww ep7aw,
_rc.:w vòaafmu.
Em:raw;;_
l'6.
15
Epistate, 52; 251" ton demoflion
crgon , 45 ton ydalou ,
il).
Epis1atss ,
. ‘
40; 55
Epist_ephin cratera ,
Epislephes inio ,
Epis_lia ,
Epistolevs ,
Episloliaplmros , ‘
Epislrcphiu ,
Emareq;aw uparqpa.
Evr'1crrsqms owolo.
Emana.
Emcro).svs.
Ematohzqopos.
Barmfpsq=lfl,
. Ema:;oqnq.
mrayy..x.
25“
25"
2gg‘
295'
295‘
227‘
Epistrophc,
Epilagma ,
2 9*
255*; 257*
Epilaxis ,
1
Epì 1e11 dada tu bìu ,
Emraìrs.
’1Ìm 111‘; 8261 10-) @1011.
258’“
18“
Emrpanre(1og.
EK11POW’Q.
Epilimion agamiu ,
Epiloni ,
Epitrapezios ,
Epilrppe ,'
Emrpoarq; 6rm.
Epilropes dice ,
Emfpoorox.
Epìlropi ,
57“
Epilropos ,
28; 96; 62“
Epi ton, demoticon , pragma
ton ,
70
E«111y.1011 aya-pwu.
12«110v61.
Efi1fpoofoq.
Ed1 fa» 511{LOTIV.GW «gang/(1.11.1019.
qu;oprypmfn.
meew m 711.
mesxporovm mw woy.aw.
Em;(fiomot.
vlîmxmpro1 0501.
'
MHMXOFBOQ.
95
Epiphoremata,
155“
Epìchin te ge,
145"
Epìchiroloflia ton non10n , 107
., .
Epìctonii',y
Epicorii lei ,
2"
165“
Epomphaliou ,
Efiopqa).rov.
Eer'oupauvlm.
Eduyìwaao; ,
218
286'
155"
88
221‘
Epuranii ,
2'
EP‘98105505, 168’“; eplaphlongns ,
«#11Q607/y09 ,
168', eptacordus ,
‘
165"
255
MILI '00! l l‘Mll Gllflll.
Eù'tbfiakm.
Eor:p6au. ‘
E obolia ,
80- 175
Egode , ,
Epomis ,
Exmpw.
Enrcowy.or.
Eponymi ,
Emowy.os.
E'R'Dìfl6“.
Eponymos ,
Epotides ,
EpaL.
Era ,
Epmwrar.
Epavor.
Eranisle ,
’ 1 16"
178"
39; 84; 106
Brani ,
Eranos,
Ergane ,
Ergasline ,
Ergale ,
Epavos.
Epyamq.
Epyaanvm.
Epyafm.
33; 121’“
288*
01"
113’“
114*‘_
41“; 114"
‘
178*
21
Epyarm.
prexw.
EPGfGI.
Epafpror.
Ergatia ,
Erelmi ,
284*
Epstsw.
Epaaaaw.
Eridin ,
277*
Eressin ,
Eretria ,
276‘ ‘
10
Epsfpm.
Epsxó'qig.
I
Epmmv oqhauawsw.
Epr'(sw «spr Bwuov.
Eprwvs;.
Eprovvws.
prapx.
pquw.
Epnvvwm.
Eppur.
Eppur.
Eppure.
30; 289*
Erecteis ,
- Ercrpen ophliscanin ,
Erizin peri discu,
Erinnyes ,
Erma ,
Ep;ms , Ayopauos , su" A:yàaa;
( «uÀMS.
Eppoykuan.
ppou u).r;po'v;
13“
156*
Ermata ,
175“
Ermenevte para teon antropis, 17"
Ermes, 156; (Agoreos, 48"; Egeos
Ermines ,
pyles,5) , 95"
Ermoglyphon ,
Ermo cleron ,
Errephoria ,
Ersephoria ,
Er si tolis,
Epevng.
Epama.
ió.
282*
Erme ,
Epd'qoopw.
Epsaòros.
Epos.
"‘
47"
282‘
156*
Ermea,
EPPWWP'G
Epocmrohs.
‘
5; 21
80
189*
115*
Ercyuuia ,
Eppafa.
E ppnvsurau «arpa Oeaw avópaaormg.
Epy.xvs;.
26"L
Erele ,
Eriunios ,
Eris,
Erisma ,
Ercenia,
p«s.
156*
Errlin ,
EÌ'KdÌES,
Eros ,
Erotes,
Erotia ,
6
110‘
‘ 134*
i6.
105*
2; 156*
|
In
156'
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256
Epm:8u,.
Epwrma.
E00‘qp.fl , subq; ,‘ suona“.
Erolidia ,
Erotica ,
Estema , estes , estesis ,
id.
151*
175“
Eduappswa.
Escammena ,
_
’18g"
Emmpy.qu qui.ay.2.
Escammene phalanx ,
236*
Ecr«spupa.
Etna: y.sv 1.7.1031 w-m. -- su.
Ema. '
Esperisma ,
_ 112“
Este men agate tiche, cv, | 115"
Eslia ,
2* ; 157"
E0111,» 0usw.
Banana.
Eofwspr9.
Estica ,
Estia tyin,
'
Estìarcos ,
Eslias ,
Esliasis ,
Estialores ton phylon,
Earms.
Eormaxs.
Earmm>pss fa» qu).aw.
Eafmfcvp.
Eunsw.
Esppm.
Eoy,aupsvg.
E6Xaros (vos.
Efaupflo;.
Estialor ,
Eraip‘qdrs.
Eteresis ,
Eleromascali ,
124"
_
11“
Escarevs,
Escatos Zyos ,
’ Erepovpiaygaìm.
Efepop:quqs.
Efepouropor.
Erspoatopos 610.1117711.
54
99"
47
47
124“
Estion ,
Escare ,
Esterios ,
40"
157*
'
295*
251*
5"
go
25
Eteromeccs ,
Eterostomi ,
254*
282*
Eteroslomos diphalangia ,
255*
Evaùwdm.
Evalosia ,
mg"
Euawopmq auyaw.
Evmvfl’qs.
Eofiov)cqs.
qurpatu.
Evandrias agon ,
175*
Euìew.
Euòsurvog.
Eusppm; , avena.
Evfivfimew.
Evóuduuas.
Evfivwl.
Eoùuvm.
EOKYYHLIBSS Axmo:.
Euv.mm.
Eulvpmî.
Eopswàsm.
EupsmBsg.
Eww;qpm.
Euwl , wp.qsmi
L»)(fwog fpa«s(a..
Evantes ,
Evbules ,
Evgmala,
Evdin ,
Evdipnos ,
’
Evermias , eneca,
‘|
__
'
Evtidicin ,
Evlydicia ,
Evtyne ,
218*
156“
43"
12’“
128"
. mg"
78
78
50; 91
Evlyni ,
Evdmemidcs Aelwi ,
Evctea ,
Evlyras ,
Evmenidia ,
Evmenides ,
50
22o"
22"
4“
157*
115"L
‘l‘vnastcria ,
22"
Evue, 281’; nymphia,
Evzoas 1rapcza ,
69"
134“
m:u.l vocr :
un:
nnxcus'.
251
Evi , bacche, sabl,
vacos ,
Ev pulimen ,
Ev;w‘tride ,
Evprocti ,
Evo; , flaug(s , 01,901.
Euopuog.
Ev 'n‘aóoxp.av.
Eun'afprax.
Eu-n'pamfor.
, 115‘
53‘
115'
36; 115‘
.
78"
Eu povÀ apswog.
Evmn amln0n ,
Eupos.
Evros ,
'
'
69""L
8
Eupwuyvmv , I Aflqrqv.
Ewyagyan , Atenei: ,
8
Eupvfiomq.
Eypuòrxvzov.
Evrilionion ,
Evryboas,
Evpofls:d.
4“
.
'
. Evrydia,
-Evryclìs ,
Evryclite ,
Evrycomia ,
Evrysternos ,
Evrycoria ,
Evsebes ,
Evteles yperesia ,
Evpharelres ,
Eupwlst;.
‘ Eupuuìufm.
Evpuwopam.
Eupv_sapwos.
Evpvxaagm;
Eucafiq;.
Evfs‘mqs umqpsum.
quapsrpvgg.
167*
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61"“
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157'
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. 50“
229*
Euqr,y.ew. '
EvPhcmin ,
qumy.erre..
Euqv,pux.
Evppow;.
Evphemite ,
36‘
Evphemia,
4214“
À Evphrone ,
Evehometa ,
156“ '
56"
Ev7(wgleóu.
Evmvuy.og «apayaafy’q.
Evmxwv.
'
'
Emm'mos, P ara 3 n g e’
Evochia
'
Eqmrau.
'
’ Ephcte ,
7|.
_Eplnebeon ,
quqfim.
Ephebi ,
_
Ephegisle ,
Eînqya‘ldfill.
_
Ephegesìa ,
Ephipparchla ,
Ephippia ,
Ephippos ,4 .
Ephupges , _
EQ'G7'W'9
EQIWfiJ.QXIG.
EQMM’IG.
Equrvros.
qu:nrqu.
Ephori.on ‘
Ephoreîrin ,
_ I
‘
EPhori ,
'
Ephoros ,
'
1 94‘"
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Ephcstris ,
178"
Eqml‘3mm'. _ ‘
Exxluav dato .
25 "
115%‘f
Ephcdros ,
‘
Eq;;:no;, 0 efflurloq.
Eqaspzs.
E?°P°S'
-' ".
Lq-ryov uomo».
Eqvòmp.
115‘
.
Eanpog.
Equ.asmv.
qupeve_w.
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11'
20
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".‘
92 ; 150
-237"
-_
\ 212’“
157
200
200
2120
>
150‘»
' ‘
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Epllydor ,
900
69"
82
'Ecalchevsato .
18
216‘
25|
INDICI
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Echenis ,
47"
EXWO;.
Echinos ,
EPsephismeni ,
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79
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128‘
E-Lfiqrapevm.
Erga.
Z
I Zanpou.
Zacori ,
Zsas.
Zen ,
25111.
251,11.
Zia ,
21"
12
_
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chgma ,
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‘
ZeVS ,
2
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Zev sonon ,
Zepllyros , '
Zv;lìl.
Zr;y.m.
ch'smîq
Ze1i ,
Zcmia ,
chìas , '
st camov'.
i
79""
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8
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259; 98; 165’“
‘
145,“
Z‘qfnrau
Zvle'le ,
42
Zwyan.
Zwywu.‘
Zvyzor.
Zyga ,
Zygie ,
Zygii ,
276'; 284*; 2_qo"
284"
276*, 192*
Zvyxfm;
Zvyrrqq.
. Z_yghe ,
Zygìtes ,
154; 290
60“
Zwyox qalay.ng.
Zygi phalangoa ,
Zaoypaqm.
Z'aagm o (wcrqp. >
Zo:pzwy.am.
Zograph'ia ,
waq.
Zozw-mfiau.
Zwsrvqpss.
Zone .
175“
Zoma , o Zoster ,
219*
Zumiam'ala ,
276*
'
179*; 219*
Zonnyst'e ,
Zoslercs ,
219*.
276’“
Zostron ,
Zmipov.
H.
178M
E
V
H aw» «011;.
E ano.polîs ,
H povkq ‘q mv Ravraw.odmm Hycy.ovw Bmadrquov.
E buie e [on penlacosîon ,'
Egemonîa dicasterìon ,
H.ysp.owos.
Egemonios ,
Ilynxogza-, 11 H7fifgm.
ligcloria , o Egclria ,
Hy-qrosp ovar,:a:v.
Egelor onirun ,
H
B
H
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E ili cmpyron manda ,
51 e;uruparv y.awma-.
su; 'H51pam.
lv 11101019.
1211:.
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2
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H una: «014;.
E calo polis ,’
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maurn.
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Elacatea ,
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75
H).w.(srv.
H).mamr.
Eliazin ,
Lliaste ,
75
76
Elacate,
Hy.epau;.
Hpspa; uy.okyo; , aparwyv;v.
Hpspoapoy,oc
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H[LLÙÙ’PJYJOY.
H[J.ÙOXHL.
Hp.‘ll.0)(rffl€.
lly.wì.wg , r,y.rolos.
szolemmi. .
Hwoxos.
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Emitoracion ,
Emilochia ,
Emilochilcs ,
Hmfic 11 a1r101.
Epiti, e apiti ,
Ilea.\
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HP‘YI.
sz.1u.
Hprov.
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H mv , 7; san ras, v; un "186.
H fpm. .mvs , 1| p.11 razzapa.
H 191;, n fps; fFW..A
H fssv Epgroykuq>ov.
H fsov Ri,iofoar0my.
H mv Lapmi6sw ny,spa.
H mw aro).sy.rsw.
Era ,
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252‘ 232‘
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E‘miolia , o emiolos ,
Eniocarate ,
Eniocos ,
Epatoscopia ,
Hai-’31..
3‘
' Elios , '
mg"
Emeres ,
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Emcras , 17“; amolgos ,‘ 95“ ;‘
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17“
Emerodromi ,
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6"
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HPIIG.
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Hgm)srar , lovfpa.
2
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Elios ,
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- 98'
144“
2‘ ; 64"
157‘
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Eratelia ,
64“
Ere ,
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Erion ,
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Erosantia ,
158‘
5
5
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159‘
Eroa ,
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2‘
44"
Erois ,
159*
E tan,e epi,tas,e ep1tede,261*;183 _
E tria Pino, , e me tettara , 14/, .v
E
E
‘ E
E
E
tris , e tris tria , .
ton Ermoglyphon ,
ton Cibotopion ,
ton lampadon amen ,
ton polemiou ,
HQOHG‘IBIG.
Ephestìa ,
ngamrq.
figurare;
,Ephestias ,
Ephestos ,
-
16
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153*
6
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‘
21
3'; 159"
260
INDIL'Ì UIHLR.\ LI
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0.1109,
Gzìm.gmxss.
Talumaees ,
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Talamie.,
812.1y16111.
Talamidie ,
fiaì.avp.mr.
Tacos ,
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ala1nos ,
6.1):0100105.
600.14.
29°?
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(Talamii ,
Talamite ,
' G.xkay.zfau.
Gmìayos.
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276*; 69M
Talassios,
4:
Talia ,
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9111).;00501.
Tallophori ,
6:1).vcrms.
Talysia ,
6‘AÀ'JJIOS apro;.
Talysios arios ,
Ta11alos ,
40
Talli ,
v 9.111.110]
fiavpuou aupfiolov. '
Gavovrsg.
Gzpyq'ua.
Gapyni.zssv.
Oapyv,koi.
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Gaarpiîew.
Gelo;.
Q=‘;Nkwg. '
64;14).1007(0;.
anyxy.m.
Geo: yswabNùl , oupmuor, 100mm.
Taigelia ,
160*
265‘
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382*
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4‘
Teogamia ,
161*
T-e1 genellu,185‘;uranu,ctorin, 1 1
Teomantis ,
Teoxenia,
Teoxcnios ,
TeopneVeste ,
Teopiia ,
146 1, 161‘
140"
-
b"
‘ 90_"
16
8; 161"; 7‘
161*
‘
2*
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Teupropia ,
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Teopropi ,
58‘
' ‘eos , .
‘90‘
Teurgi ,
17‘
'Teua xenicus ,
‘
3°i l_6'
_ 16
Targelos ,
620{L1?f64î.
a05'.
20, 54 16°; 99,"
Teatrizin ,
Tios , 258 , ala ,
Terhelios ,
Teis patroiS ,
Teomantia ,
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42"
26“
. Targelion ,
‘Targeli ,
0sox; narpqnz;..
Geopavrem.
Qeo«poaruu
159‘
160*
240'; “2
Tanam , 69; symbolon ,
‘Tfliui3 ,
Teinos ,
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fico;evlog.
930117500141.
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43“
114; 175*
‘ Tanomes ,
fiamma.
84011405.
anvp'ym.
Geo»; Ea1|uovr.
0509.15412.
610 y.nu._
105'
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6‘
Teophmia ,
161‘
Teoph'auia ,
161‘
nm.u vovx x un: om:cux.
161
chz«warr6m.
Terapnalidia,
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Ceryx ,
Ceryssin ,
7 Cinclides ,
Citara ,
Ci1arizin ,
Cinlonion licos,
Cinyrade ,
19"
.
16’“
16“
84
27 8"
i
.
-
121*
175“
119’“, 144‘"
245*
54; 15“
187‘
79
157“
168’“
2
156‘
DELLE YOCI
E
FRASI
GRECIIE.
25’;'Î
2‘îg
Kmvsg.
Ciones',
szuo;.
Krao‘oropor.
Circos ,
Cissotomi ,
105‘
166’
‘Cissybifm ,
123‘Î"
Kmavflwv.
Kzaroqopor.
KlaBsuf'qpnl.
KÀapxfiu.
Klsmezg.
Klsflor.
K).szrovroìxov.
Kkam.
KÀslv6;m.
Kìv;6mwg.
Kìv,ò‘owmw «spov.
KMòouggos.
ìnpon
KMpoy.avrsm.
ì;qpowoy.zbu smBmoau.
Kìngos.
Mpwroz.
Kìnma.
Kh|fausw.
K).nreuaaóm.
Kurjrv;p.
Kknfnpss.
K).-qror.
K)m,ropes. '
thmue; , 1t‘fl'kî‘d‘l , Bl‘azìvrau.
K)J gufi.
K).zvau .
m“’
Cistophori ,
Cladevteria ,
(Ilaria ,
155*
166‘
‘237
Clisis ,
298‘
Clili ,
mg"
' Clitopodion ,
Clic ,
275‘
100
Clcspsydra ,
Cledones ,
Clcdonon ieron ,
82
_81"; L14"
1 14‘
Gleducos ,
5Î
Cleri ,
Cleromantia,
Clerono,rnie , epidice ,
Cleros ,
109*
109*
g_3*’f
‘ 109"L
Clerotî ,
Clesis ,
50; 67; 18“
124’“
Cletevin , _
77
CleleVestc ,
81
Cletcr ,
77; 131
Clcteres ,
Cleli ,
124’“
Clelores,
77; 124’“
Climaces , pecte , dialyxe , {285*
Climax,
82"""L
Cline ,
’
131“
KMW| vvaI-m; , «apafiocnos.
Cline, nymphîce, parabìstos , 70“
K).wecs.
K).mìs en‘ a.qua. , em Bopu.
Clîsis ,
259*; 298“.
Clisis epiaspida,an*;epi dory,259*
Klwpog.
K).ows. ‘
Klo«v;s 6M'q.
Kìworexqu.
Clismos ,
Clios ,
Clopes dice ,
Clylocrgos ,
Clytolechnes ,
KMOS.
'
Kvauachna.
Cloos ,
Cnacalesia,
100
166*
KquxBes.
Cnemides ,
Cnesties ,
Cnissa ,
‘ > 220‘
224‘
4o"
K1vroepyoq.
Kvnofls;.
Kmarm.
Kvw‘cng.
Cuissc,
Koyfi.
Conx,
I l“
259
’94
5‘
5"
38"
155*
270
INDICE
Ko&opvol.
Koùapflolov.
Ko:).n , m; 1110;.
Koùor.
Korl.ow.
Kozy.adòm.
Koryuqnqpm.
Korpvqrv;pxow.
Komw ypmppafsxow.
Roma.
Kol.sos.
GENERALE
Colorni ,
Cilembolon ,
Cile, 256"; tcs neos ,
Cili ,
Cilon ,
Cimaste ,
Cimeleria ,
_ Chucterion ,
Cimm grammatica ,
Cino ,
_
,
-
131""
256"
276"
205*
15
12""
12""
1611""
20
242
'
Coleos ,
Kolorog.
COlios ,
KovmroBes.
Conipodes ,
Kovwmpwv.
,
225"
100
180“
Conislerion ,
KOVIG{PJ.,
K.owwòem.
Conislra ,
Connidia ,
Kowoqmpm.
Kowor.
‘Conlophori,
COUÌÎ ,
Kom(w.
Copizin ,
Koyflg_,
Kopsm.
Copia ,
Caria ,
‘
11
11
166"
>
215"
285; 295"
182"
15.; 222"
166"
Kopvr| euuoper uopavav.
Koprvòm(ew.
Core, 166";611001‘i;(101'0111311, 66""
CUTÎIJÌÌGZÌU ,
80""
Kopor.
KOP'JF1YTIKG.
Cori 1
COÎ)’bamica ,
Kopxgòaìhafpzm.
C01ytallistric ,
Kopvplfia.
Coryxnba ,
Kopvw-n.
Coryne ,
224‘
Kopvynf'qg,
KOpu5 , mmroBaaem.
Coryuetes ,
.
Corys , 217"; ippodasia ,
224"
218‘
C01‘0116 ,
COTODG ,
224*
224‘
Coscinomanlia ,
11g"
Kopgaqu,
"Brbramw'q.
_
Koamvoy.ayrem.
Korwoc.
'
'
Kdrr.zpem_
'
Kyrmflm.
182"
278"; 505"
Cofinos,
1g4"
Co1tabia ,
154*"
.C0ttabia ,
ióid.
Collabizin ,
152‘"
Karmflor , ayuulcqu.
Collabi , aucylcli ,
155""
K1_Jffafimg , xa.m.xmg.
Cotlabos , 0318.01.05,
152’“
K0rulnqv.
Cmylen ,
196
Kofvrna.
Colyllia ,
166"
Kmfufi1faw,
'
187
166*
'
Korvrrrs.
Koups:ofl;.
-
Kou;18101 6:5;11.
Kovpor.
Cotyllis ,
166"
Cul‘eotis ,
20 ; 135"; 64""
I Curidion doma ,
_ '
Curi ,
69""
135"
DELLE 700! E FRASE GREFNB.
Koupoqoqoz.
Kov;orpoîosl
Koflou;.
Kpaòau.
Kpa.81fi voy.o;.
KpozG-qcxfns.
Kpmp.flq.
PGY\I(S.
Kpowsxov.
Kpawog_.
Kpanqp A10; 2:.m;pog , Tyxaxs ,
27 l
Curotrophi ,
65"
Curotrophos ,
Coclus,
Crade ,
Crades , nomos ,
Cradcsites ,
Crambe ,
6"
249*
160‘
l'6.
160*
91""
Cranais ,
21
Cranion ,
-Cranos ,
106'“
216
C;ater Dîos Soteros, 146‘"; Igias,
Eppou.
‘
ibid. , Ermu,
146"
Kpamqps; , «J.pu ro nepuaaaóax.ì Crateres , 142"; para lo ccrasà
ste ,
ma“
erng.
KFSp.DKM.
K,m8ap.wov.
Creas ,
Cremate ,
69
105
Crad€mnon ,
Crer'nnos ,
174"
102
K;nvoquìauss.
KP‘IHHBBS
vapm.
Kgnnuos.
Crenophylaccs ,
Crepides ,
45
180’"
quìamfm.
Crihanîtè ,
Kprfiaww.
Cribano ,
Crilomantia ,
Crios ,
Criophoris ,
Crisis,
KP’W’09
sz()oy.awrsxa.
Kpms.
ng?o.:os.
Crepis ,
35"
Cretic«ms ,
197*
117"
117’“
101’“
256*
156*
v 47 ; 95
Kplcns.
Kpozsvfzoav.
Kgoxxros.
Crocotion ,
179“
Crocotos ,
1
Kpovu.
Cronìa ,
'
Kpowos.
Kpovmw.
Kpovog.
Kpoo‘am.
Kpovaw «Mu‘rpp.
prrrzx.
'
Kpucrraìloy.mvrera.
Cronios ,
166*; i6.
Cronica ,
Cronos ,
264*
166*
Grosse ,
_Cronin pleclro ,
Cryplîa ,
Crystallommlia ,
www.
Clyr’ia ’
Krwm‘xov.
Clypion,
Kvay.ou.
_
",*
166*; 204*
254."; 29“
168"
190
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1“
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Cynmi ,
Cyamorrogns ,
56; 85
85
Kuowsy.fiolor.
Kvxvmrsfz.
Cyanemboli ,
v 277*
Cyauopeza ,
134**
K0wo«pmpoz.
Cyauoprori ,
277*
272
mmc: oéssmu
Kvflspvvqarz.
K-oflsp-qrm.
\ ‘
Cybernesîa ,
166’
I Cybcrnete ,
Cybernifice teene ,
Kufiapwqrur, fexvn.
Kufi‘spv'qffis.
Kufiopavrsu.
Rufiaponwr,9.
167’
994*
Cybernctes ,
Cybomautia ,
Cytcrodices ,
294*
lug*
207
Kwìow rarr;w.
Cyclon tallin ,
Kvu).os.
Cyelos ,
sz)q-wrwew.
Cyalupinin ,
V
Cyclìaia chemala ,
145“
157“
Cylicion ,
141“
Cylìx ,
125“
K-m).mewu (w;fr,gmm.
K-ùmszov.
K-:).:E.
K-ùìoafoò’nî.
K'IgLflmv.
Cylistici ,
Cyllenios , ‘
Cyllopodes ,
‘Cy’mbion ,
K-nsvg.
(linee ,
Kurss.
Cynes ,
Cynegclis ,
Ko).cdmtor.
K-Ù.)sqvxog.
K'W'qusîlî.
301*
74"; 221*
191*
4*
2*
l'25"
'
217’“
_
127"
5‘
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K-woaapyes.
’ Cynegos ,
Cynosarges ,
'K'awodovpa.
Kwoaovper;.‘
K-woqovflg.
K-msììov.
K-m’fao.
Cy,nosura ,
Cypto ,
100
K‘)fi86l5.
Cyrbìs ,
108 V
Kùgra , sul-qua. , v.pspa.
Kupm.r qp.spau Q ospwpswz '/.xr
(Iyria 51; ecclesia, cmera , 50; 79
‘
185
Cynosuris ,
185
Cynophontis ,
167*
Cypcllun,
125"t
Cy|ie emere , o orismeue ce no
mimi ,
'vo,wpwr.
Kvg’flawss.
Kinu: , savfuov.
F
KUP!O‘)E non 81141011; m; «0).:
1:za , paym).wu upufe:.>v.
K-»Frroz.
5*
14; 1.06"r
50
' Cyribzmes ,
69"
Cyrii 757’"; eavton ,
98"
Cyrius ce 'despotas tes polilias ,
megalon criscon ,
'Cyrilli ,
199
182*
Kv;m , «apaufi:s.
Kurog.
Iiuapw.
Cyros ,
‘
_
Cyrle 236* parataxu ,,
69
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Cylos ,
276"
Cyphon ,
100
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Cyphoues ,
100
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Cyphonismos ,
C}'on argos ,
10a
14
KU;D€.
K-r-w apyo‘î
Kco6wv.
Kv_8wm(fiw.
Km64-voqogaw.
Codou ,
'
1
Cadonizin ,
Codonophorin ,
123"; 247*
214; 2‘27"
247'
Kmìal.
Kwìaupsfau.
Kw)\urmau.
mm: Yocx E un: cmzcmz.
Colae ,
Colacrete ,
Colytìce ,
Kmvsxow.
‘
‘
2774
42
- ’42; 86
102
Conion ,
Cape ,
102
n84"
Kowrvlpn.
Copelate ,
Copere ,
289*
273‘
Kmanov.
Coricion ,
n:
Ka>fiau.
Kaurvflazfat.
L.
Aqui'ov.
AMQ‘q.
Amman.
Auxwvmax.
Aula.
Aa)cqòpov uvada.v.
Adp.flavm aura con nàsws.
Aug.wa6wuos.
Ampma:61;qopog.
Aaparrqp.
Aay.«rqpm.
Leseîon ,
Lephe ,
923'
285'
Lacui ,
Lacouicc ,
n"
180‘*
Lala ,
95“
Laletron cîssan ,
Lambano apo su edeos ,
Lampaducos ,
Lampadephoros ,
Lampter ,
61*
142*”
159*
i6.
167*
_
Lampteria ,_
167*
AMI; aqso‘zs.
Lais aphesia ,
41‘
Amoadoo;.
Laossood,
Larisseon corte ,
Larnaces ,
Larysia ,
Aau'pkdo‘mcev sopr‘q.
Aapmuss.
Aapuma.
AOLTOL7‘I}.
AuraE.
Amppza.
Aaqavpa.
AGIflSW.
A5lflovavfaz.
A6urovwmov.
Asuroy.aprupxou 6qu.
Aeuroarparrov.
A6MrO‘MWJOI.
Asrgrorxìww.
As:fovpyxa.
Aaztovpymu.
Asrrovpyon
Asrrovpyos.
Asmwop.awzsm.
Asufpow.
Aeowzàem.
5*
167*
29"
167*
Lalage ,
‘
15‘“
Latax ,
153"?
Laphria ,
Laphyra ,
167*?
’ 262
Libia,
‘ 24‘
Lìpouavte,
‘
504."
Lîp0navtion,
90
Lipomaflyriu dice ,
98
Lipustration,
Lipolacte,
90
2'67"
Lipotaxion,
.
Liturgia,
90
46
Lilufgie ,
46
Li-turgi ,
46
Liturgos,
135 ‘
Lecanomantia ,
.Leclron ,
Leonidia ,
v
20
- 118"
15.“
_ Q 15;."
‘978
r:
Asowfev;:
IN I" (‘R “film
Leonlee,
Leonlica,
217‘
168."l
Leonlis ,
Leplalee ,
Lepte estes ,
21
170“
222
.Àsovrmn4
.Asovns.
,,Asorm).sm.
'Aefln saflns.
'Aurfvdpos qaìayyo;.
Leptysmos phalangos ,
934*
"Aspyam.
Lemea,
Lesbiazin ,
168.‘
80.“
Lesbian ,
80."
Lesbica, _
Leschc,
276*
93"
Afidfllasffl'u.
Aeofl:qw.
Aeafiwv.
AeoXn.
‘Asmuq J:qqos._
Levce psephos,
‘Aeouanpa.
îAexaw'qv.
’Asyps uovp:6wv.
Anàos, e leBaprow.
'Afli'6fl5.
l\-qwuòox. ’
Any.wwv una, xerp.’
‘A11141R0? fiìsaraxv.
LA'r}vmav.
.‘A’qgmpxmow ypappafsxov.
Aq2mpxm.
ÀnEw.
IA4.B,IYO;LGYTBM.
Lecos curidion,
Ledos, e ledarion,
69"
178’“
Leistis,
Lecytì,
Lemm'a caca, chir,
5"‘
175"
216*
Lemnion blepiu ,
216*
Lenea
168.‘
Lexìarchicon grammatica , 20; 57
Lexiarchi ,
Lexis,
Libanomantia ,
Litomanlia ,
Li\oa ,
.lnww.
A!Kflfng
Amvow.
Amvoqopog._
57
128“
Litubolia ,
Litoboli,
Ax0ofloìm.
À100fi010|.
Alfiopa.wfsm.
A1005.
_
A:pvavrau.
A:pvunìm.
Ary.rq.
Awas.
Ansa..
Amor.
85
Leucoma ,
Lechanen ,
Licna,
_ Lîcnites,
Licnon,
Licnophoros ,
Lìmnate ,
Liumatidia
Limne,
Linas ,
57
37
101"
105; 168.‘
> 258*
mg"
49“
9| "
145*
145*
145"
185
163*
185 ; 168.‘
186‘; 286*
Lim'a ,
168.‘
Lini ,
25."
Linos ,
186.‘; 286‘IL
Axvos.
Aurqu 410655.
Liparim podcs ,
mg"
Amar.
A:mwasl.
Lite,
Licanos ,
Lips,
43"
166“
3
Logades ,
238
AI.L
A0701859;
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Aoyawv.
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M.
Maymîîw.
Mauyynwx.
Mayyawmac opyaua.
Mwyau.
Maysmr.
Mayor.
Mmfa.
Mana.
Malpanfv;pm.
Mllfll'dfflFlfifi.
Mmy.mnqs.
MauvaBss.
Manga due).v1 , O'f0u , mm.
qupau , «afpm.
Ma)à.oBeroug uva’:us.
Mm).yosxg.
Mawòau.
Mawì-us.
Mamme.
Mawrem.
Mawrsu.
M.zvfeuyaga.
Marrmm 6,:uss.
anuv, , su. me Ooqus.
sznuov qvfov.
'
Mxrng. _
Mxpwpaà.
Ma,anqu.
Madnywqopoc.
Muanyaoaxs.
Mucwv ev6upap.
Ma. (01); Bm5.wm Osoug.
Magadis ,
Mangana ,
251"
254*
Manganica organa ,
Magia ,
257‘
1:
Magic,
116*
Magi,
Maza ,
Mea ,
Memacteria ,
Mcmaclerion,
Memactcs,
‘
116*
104; 117"
95“
169.‘
204'
169.'
Menades,
19.‘
Macra scale , stoa , tichcA
Macre 273 "; petre,
Mallodems cystis,
'
15
8
10°”
Mallois,
17o"
Manda,
98“
Mandyas ,
Manes,
Mamia,
Mantîs,
178"
153“
91"
57";91’l
Mantevmata ,
58"
Manlice dryes,
61"
Manlice , ec [es tutices,
Manticon phylon ,
Mantis,
Marlyria,
Masligau ,
Masiigophori ,
Mastigosis,
97"
69";91"
58"
81
26
194‘
2
Maslon endyma,
Ma tus dodeca Tena, y
179“
48“
Maf:vms.
Ma un 214».
Mauyas ,
135’“
Mq;(mpm
Machera ,
Mun
Macine ,
Machen agali ,
Megala pan-Mensa ,
252*
252*
175‘
Megalarlia ,
Megalasclepia,
Megaloplulon,
Mcgalus Tcus,
169*
135*
9"
2*
Maxv|v ayadou.
qua).m , «anomala.
qualagm.
Meya.kafiuìvpfem.
Msyaìoarìourov.
Mayaùous 0sou;.
Ma lo Zio ,
48‘
37"3223*
DELLE VOCI
Maya; opuos.
E
281
43‘
137“
FRASI PREGHI
Megas orcos ,
Mele,
M501].
Msóuzw.
Msfiuanopevor.
Msmyaayox.
Mexha o era.
Mclyin ,
Metyscomenî,
Miagogi,
Milia , o cdna ,
Miligmàta , v
Milichii,
Milichios,
Mion ,
vMelenc,
Melanegis ,
Melas Zomos ,
Msùlyy.0r.fdh
Msxkq(xou
Meùz)(w;.
Merov.
Melawm.
Mekavmyxs.
Mah; (wyos.
0'
155“
153‘
61""
42“
42"“
142‘
133‘
280*
152"
243118“
Meli,
114*
Melissa ,
42""
Mah.
Makwaau.
Mekxffovm.
Melzrrovmr.
Mekìsrpwes.
Mskswazem.
Mspava1s.
Mepuflxa.
Mepos.
Msaay-uìov.
w
Mesagylon ,
225‘
Manu.
g‘
Mese,
166"
‘Mscvmlîqam Meo‘npepm.
Mesembphia Mescmerîa,
208*
Mecoymac.
M5706y:q.
Meao(uymz.
Mesogea ,
Mesodmo,
21
289‘
Mesozygii,
290*
Msaoy.qahov.
Mesomphalion ,
2_21"
Melitlula ,
Meliltule ,
27" ; 75"”; 118"
27"
_Mellìrînes ,
Menelaia ,
.Merarchcs ,
Merarchia ,
Mems ,
i85
169. *
. 223'
‘253"
174;‘255‘
‘ Mesomphahn mantion,
Meson echin,
M€copqxlow (44976109.
Mua_v sxslv.
Msaowwnu.
-Mesonavle ,
Mesoslrophonîe amara,
Meccarpoqmvm anapal.
65"
191*
290‘
169*
--v
Msaoupmu.
\ -’-\‘ Mesurie,
Msadoan'm.
‘ Mesaoate ,
Msafov w» cmqo».
Meston ton scyphon,
Msraflohl , a«’ovfav , M’oupa5.
Melabolc, epi uran, apo
MBfaysn'vm.
Metagitnìa,
Msrqysnvwg.
- »r
Metagituius,
Marauywwmu_
Metagitnîon,
‘Mefa6opma.
lamvmrprs.
‘Merawwrrpov.
Mamma efim,
‘Mflwpouon‘sw.
gùMetadorpia ,
mv
--'-
Melaniplris,
Metaniptron ,
Metaatele exo ,
Meteorocopin,
286*
186
142“
ums, 259‘
159.*
l'6.
904*
135"w
' 11,6“
146‘"
79
377‘
282
INDICE
GENERALI
Mamma.
Mefonuoy.
Meticìa,
Melicion ,‘
M8fomm.
MS’-'lpowopwz.
Metici ,
Meroovrov.
Mq a6maw.
Melopon,
ÙIY| 7uvorro , Y.111?PflflfOl, ovdrx.
Megenilo calaphractos, usa, 115.
Mv;òev em‘rfa: “MLI-014.
Meden isito cacon,
56"
M‘qòvo'xopqvoz.
Me1yscomcnì,
Mccos phalaugos ,
155'“
254*
Mv;uos qaùmyyos.
172”
25
17; 20-,175"
M elronomì,
44
231”; 254*
Me adicin ,
78
vancoy.
Mr,ì.aw.
Mecon , ‘
Mèlon.,
qu; ap(opswou ,. wmpawov ,
Menos arcomcnu, 205‘ iflamenu,
y.suovwfoq ; quowf0; , «amo
p.swov , q0wowro;.
mcsuntos, legomos puomenu,
phtinontos,
Mn ovaa.
anox.
Me usa ,
Mnf'qP , vp.vzow.
Meter , ymnon ,
Mv;rpqeom
Metroon,
Mccanr,
Mv;7(owm.
66""
159"l
Meri ,
ibiJ.
137
38"
85", 168“
197*
154*
M'lazqoyo9.
Micphouos,
Mlflpol.
Miari ,
- 32"
Mmpau 'qp.&pm.
Mmpa Ilawufinvam.
Mxkfta6ma. '
1Wr'kfoar‘acppox.
Mlpakkovss.
NIWWIJL.
Miare emere,
Micra Panatcnea ,
45"
173*
Mzèxbo; 6xxa9fxuog.
Mimos dicaslîcos.
Mistoseos icu dice ,
Mislyle,
-1
96
117“
me)Aaaóax.
Mldf‘aììn.
Mistyllaste,
117“
Mistylle,
117“
lepu.
Mitra ,
174"
Mn'pzv «apfìawuvyw.
Milran partcniccn,
Mitre.
_
70“
219*
Milyleueon corte,
Mna,
170’“
149
Mmò:ndems yomou 6mvy.
Mww)cq.
Mern,
M:m).qvaww eoprq.
Mm.
MVd-l.
Mv‘qp.a.ra.
Mmp.em.
qupèxov.
Mv‘qp.omau (urnpara.v
quorpov.
Moyudrov.oh
‘
Miltiadia,
169*
Miltoparci,
Mimallones,
277‘
xg"
Minyia ,
169.“
Mne ,
Mnemala ,
Mnemìa ,
Muemion ,
Mnemonîa themata,
-
144"
35“
33"
35**
157**
Mncslron ,
58"
Mogostocos ,
87“
m:m.s vacx 1:_ mus1 onncns.
Moòansg.
285
Motaccs ,
MOIPG.
164
Mira ,
M0|xupym.
'
I Micargia
Michia ,
232
,
76“
Mob,flòzòss.
Molufiàzvm dqacpm.
Molybdides ,
Molybdine aphere ,
226*
226’
120*
l\‘lox)gsm.
90
Mokuîiaopmrew.
Molybdomamia ,
Monpxmmsg.
Monampyces ,
192*
Movnpszs.
Moneris ,
275‘
Movmrswkov.
Monopeplon ,
Movoqauyor.
Mega.
Mopm.
Mopxs. ’
Monophagì ,
Mora ,
More ,
Mons,
4 .
Mopwu.
175"
'
128"
237’
186', 237*
174*; 198*
Morie ,
Mopy.oìuuewm
Mogpoìpwpq.
Moppvcmeaòm.
_ hloppa».
l
k Mormolycion ,
Mormolyce ,
Morm)!sstslt: ,
'
_
174‘
96"
96M
96M
Marmo ,
'
Movvvya.
Munychia ,
15; 170*
'Mommxzov.
Mouw;gxaw.
Munichion ,
‘Munichion ,
Movcsm.
1“ouaswv.
‘
5', 141*; 904*
141'
Musia,
.
96“
170'; 207'
Musîon ,
9
' Mouanvq.
Musice ,
155"
Mm“.
Mocli ,
Muògo;.
M-mu.
Mydros ,
Myie ,
296*
_
52‘
125“
Mwovxor.
Myconii ,
l“vpa.
Mx»ppqu 060;.
Mvfiowrox.
Myra ,
Myrmecon odo: ,
Myropli ,
Mvprxvns.
Myrriues ,
Mvaw.
Î\'Ivcnqw.
Mysìa ,_
Mysiau ,
Mucmog arpws.
Mvarau.
Mvdfnpm pupa, p-syaùa.
uamuq swoBos.
Mysticos secos ,
ió.
Myste ,
150*
Mystaria micra 150*; megala, il).
Mysljce isodos ,
154"
DI-nroBo-aos Boy.o;.
1\lurmafov.
Muxos.
Mmìsu.
125"
,
_
.
Mystodocos domos,
Myttomn ,
‘
232; 129‘?“
141’“
l 25“
_
170*
170*
154*
1 17 “
Mycos ,
299‘
Molia ,
170‘
966
INDICI-t umani:
Cale .
Kaìn.
K4)prsw.
I(mllldr6mn .
Callierin ,
Callislia ,
45“L
1 38"
165‘
Koùkvvrv;pm.
Callynleria ,
Kaìov.
Calon ,
Kzlou fwos, n umuou auno;_._
KGÀ09.
Kakvmr.
Cala xino.s . e cacu elio_s ,
Calos ,
'
Calpe ,
KJÙW1q.
Calpe,
Ka.lms.
Calpis ,
Kaku|Bas.
Ka)umpa.
I(akumpoy.
liakm8ww.
Iiaìwv.
Calybas ,
Iàapai.
KG{I.ÙOI , M.anor.
Kupwwsq.
Rafmr‘q.
K.Maópou.
Kuwaow , umouv.
Kavqyopuw.
Kawqqopor.
Kavnqopos.f
165*
'
100
29"
195‘
173"
Calyptra ,
75’" , 174"
Caly non ,
73“
Calo ion ,
Calon ,
Camax ,
18g"
100; 286‘
‘
281'
Camili , cameli ,
Camontes ,
'
Campe ,
’ Canatre,
164’"
1,5“
192*
285*
n“
188*
‘
199*
Caueon , canun,
117“
Canephorin ,
63“
Canephofi ,
63“
Cancphoxos .
72""
lîawòapos.
Kawmw.
Cdntax‘os ,
Kamvovafsm.
Capnomantîa ,
101"
Carbatìne ,
.
180“
Cardiulcin ,
99"
Cardiustc,
99"
Carecomonl€s 22“" , Achei , 223
Caricc musa ,
25""
Kmpflawwm.
KafGlouìusW.
szò‘rovo‘fizr.
Kupvquoy.omfsi A1:uoz.
Rapa-mq y.oucm.
Kxgrnor, umpuporpm.
Kapmo; koqos.
liapwa.r.
Kazpw.‘qBofla.
Kazpwu.
Kapvawz woy.or.
Kanpw2.
Ka,parau 81:11.
Kmpvrwascs.
Canon ,
15
35"; 189*; 221'“
(larici , carimiri ,
Caricos , lophos ,
mo“
217*
Carine ,
25"“
Carcedouta ,
16”
Carnia ,
Camii nomi,
Camyx ,
Carpa dice,
125* ; 165*
'
165*
165" ; 250lll
‘
97
Kazpwc.
Carposis ,
Carya ,
Rafnmflg'.
Caryatis, \
165"
Kupu.znfsxr.
Kong-malo».
Caryatizin ,
251 ; 165”
Carchesion ,
137*
- 155*
286*
DELLE
VOCI
E FRASI OBBCHB.
Casios ,
Calabenin ,
Catubenontes ,
Cataballiu ,
Cambasion ,
Kaows.
Kamfla:vsw.
Karmfimwovres.
liarmflxkkaw.
Kzr.z,8acwv.
Kazmfiznqs.
Cutabates ,
Kamfioìwq.
Kzrafiohov.
Catabole ,
KM; 60617 , xau mm 6mBs;w.
Kam yavos.
(lata dosin, cc czua diadesin , 101"
Catabolion ,
Cala genos ,
Catagraphin ,
Cutagraphe , \
Kafaypaqew.
Kazmypaqm.
Kamypxqu «orsmòm.
Ca lagrapllin piisle ,
Catetyx ,
KamxrvE.
16.
124“
209‘
209*
218*
54"
Catacavte ,
CataceleWmos .,
- Catanclcsie ,
Calanclesis ,
.Catanclesie ,
Gatalambanin ,
Catacomas ,
Catalipestc ,
Catalogon ,
Know-numi.
Kmmuaìevap.o;.
K1.mxv.kq 0‘: su .
Kazmw.h;aa,:s.
Kamr.hpmu.
Kumìapfiuaxv.
Kafasxmpaq.
.
Karaìsureaóm.
Kufaìoyou. .
Kamkoyos.
Kafaymsw.
Kafaar'srpq1qpl‘q.
Katam‘skau.
anaurlfló>ms.
_
188‘
177'
189‘
209*
Calalogos ,
209‘
Catamyin ,
Catapireteric ,
Catapclli_ ,
12"
283*
257‘; 258*
78“
105
.(_.';.‘ Catapontismos ,
m» VCatarsia ,
Catagtatis ,
‘Calastromata ,
Kafmrpapam.
Cataphragmata ,
Karaqpxypam.
Kamqpamor.
‘ KGfaXEtPOTOYKG.
Cataphracti ,
Catachirolonia ,
Catactonii ,
Catacorersìs ,
Kafnxbovwx.
Kamy,opsvaug.
141; 48‘
210*
288*
288*
215‘; 288*
31
\ 2*
197*
99
Ca\achysmaz.a ,
Kmfazpdpam.
Kmreyyqu.
Kafexaw.
61‘
Catengyan,
Catechin ,
Categorie ,
Kam'yopmz.
. Kuwvu.wq.
Kauanq.
51
51
51
1,:21 ‘ Calapiptosis ,
Kamn’ovnorpos.‘
Kampdeu.
Karaamms.
Karompopawram.
Karm0w voy.og.
197‘
.
191‘
89
'Cataptromantia ,
;r.:
;_»;;
Catolen nomos ,
Catonace,
_»
Cavsic ,
,
118*
109
1 78?!
217*
268
Kecpmjumr, y.xrmf.
Ken.6zìsmfiax.
Kîzysqua.
Kau;omm «efpau.
mmc:
Kew.;ums.
GÈNBRALE
Ciramice mani: ,
_Cecaddifle ,
101
209
Cecmece ,
Cecropie pure ,
12“
8
Cecropis ,
‘ Kszpuq>zìo;.
21
Cecryphalos,
K;).svsrq;.
174“
Ksì-qrsg.
Celcvsles ,
Celetcs ,
szgpm.
Ceneria,
‘
36"
stotaqéw.
Cenolaphin ,
55“
Kevoruqra.
ava,ms.
szfprzhz.
"
spxxau.
Cenotaphia ,
Cenlesis ,
Centriade ,
158; 56“
239
143*
Ceree ,
Ceramis ,
Ksimpow.
‘epzpo;.
Kapa)fqg.
apas, 6ava , euawuy.ou.
spxsar.
s 120:.
Ceramos ,
Cerala ,
Kspwmo;.
Ceravnios,
Kepùqoog.
Cerdoos ,
qu.zh1 , Emr'vov.
qualob.
'Kéagaìovoyi ram. ‘
Kaqzkag.
Kexîvpxap.swol m; raga:avvv,fi.
qun.
mm;
235*
251“ ; 142“
255"
.
Cecryreon mastix ,
65‘
132*
254"
282*
120‘
Cephalos ,
282‘
.
Cecorismcni tes ierosyncs,
4
v; «ogmwzaxa.
'
-r,pw..-:;.
mavzewv.
Kn;;g.
' Kn‘wadaxv.
nyukfiss.
Kg0.xpz.
K:óaigx{ewl
quwmv 'rerxoî.
K:W’pa6m.
‘
Cer_ographîu ,
Cemmanlia ,
Ccros,
Ccryces ,
Cerycion ,
Ccryx ,
Cf:l‘ys.sin ,
Cmchdes ,
19"
16""
16’“
Cemos ,
Kfifi°ww‘
5"
64"
Ccphalea ,
Cephale, 256‘; dipnu ,
Ceplmlon ,
Cephalonomantia ,
Cedin ,
Cedevma ,
2Kr,6wy.a.
10
_
Ceras,282*;dexion,evonymon,nfi3‘
,. Cerase ,
_ 142’“
Cèralos ,
Kspuv,aazmw p.1emE.
qu:uì.aza.
285; 291‘
125“
Ceraches ,
ngzfog.
_mw;.
995*
191'; 273*
84
i
278*
. 121"
173*"L
119“, 14/,"
243"
54; 15"
[87"
79
Cilara ,
167“
Citarizin ,
Cimonion ticos ,
168’“
2
Cinyrade ,
136‘
manu: vocr ' 1: 111111
vass.
Ktpuo;.
Kmaorop.or.
Kwo‘ufiwv.
Kraroappoz.
cm:cnx.
f,"
Ciones'.
10"
Circos ,
Cissotomi ,
‘
105’“
166‘Î
Cissybion ,
K)xòsurqpra.
Klapm.
K).swsrg.
K).stfor.
125‘Γ
Cistopliori ,
Cladevtcria ,
Cluria ,
Cllsis ,
155*
166*
_257
296‘
v
_
Cliti ,
Klszrovroìxov.
Kkeio.
Kì.s.luàpa.
Kì'qòovss.
Kl'qò‘owfov (5,1014.
K‘m6wxos.
109“
‘ Clitopodion ,
Clio ,
Clespsydra ,
Cledones ,
Clcdonon ieron ,
'
275‘
100
82
81"; 114‘
4
1 14‘
Cleducos ,
Cleri ,
Kl.1;pon
5Î
'
‘
Klnpouawrsm.
Cleromantia ,
K):qpovoy.ràu sm5moaz.
KMgos.
-
Cleronqmie , epidice ,
Cleros ,
-
K).‘qpaaroz.
Kl'qdlg.
Clesis ,
K).nrwsw.
Cletevin , _
Kofifvgp.
Klanvipsg.
K)anot.
Kl'qfop65. '
109*
109'IL
Cleroti ,
Kì.'qfsosdóm.
2’îg
9_3“"_
- 109‘L
30; 67; 18"
124’“
77
Cleteveste ,
Cleter ,
Clcteres ,
,
' Cleti
Cletores,
81'
77 ; 157
- 77
124"
v77; 124“
Kìigumsq , «“qufau , 8110.97.11.
KNme.
Climaces , pecte , dialyie , _283*
Climax ,
82"
K).war.
Kllv’q wogom'q , «apafi-uuros.
Clinc ,
131W
Cline, nymphice,parabistos , 70“
Clisis ,
259*;1 293’“.
Clisis epi aspida,239*;epi dory,252‘
Klzcms.
K).mìs ur acpn‘162 , cm Sapo. "
K1my.os.
Clismos ,
Klmos. '
Clios ,
K1041'fl; 611'q.
_Clopes dice ,
'94.
Klvr‘oepyos.
Kìvro'rexu‘qs.
Clytoergos,
Clytotechnes ,
’ 5'
5’“
Klm’os.
'
Cloos ,
Kvauaùnqem.
Cnacalesia ,
Ky‘qgl-1669.
Cnemides ,
Cnesties ,
i
monas.
Kvwaa..
151 ’.‘
'
259
100
166*
‘
‘ ‘ 220‘
2242‘
Kvwcnq.
Cnissa ,
Cnisse,
40’“
58"
Koyf.
Conx ,
155“
270
INDICE
GENERALE
Koàopvm.
Koxlapflolov.
Cotorni ,
Cilembolon ,
Koùcq , r‘qs W105
Cile, 236‘; ma neos ,
Koùo:.
cm,
Kozlov.
Cilon ,
Kazp.adòm.
Korpvyrv;pm.
KOIÉLTIÎYÌPIOY
Cimaste ,
Cimeleria ,
Cimeîerion ,
Kowov ypa.y.pmfaww.
Cinnn grammatica ,
Kowoo.
Ko).sos.
Cino ,
Coleos ,
Koìorog.
Colica ,
Kown‘obss.
Kovzo‘qupmm
Kovwrpa.
Kovvxîîsm.
131“
236*
276*
'
205*
15
12’“
12"
160’“
2o
242
225’“
100
Conipodes ,
180W
C00islerion ,
Conistra ,
Connidìa ,
'Contophori,
11
11
166"
215'|L
'
KOYÎO 0 O!
KÙ’ÎOÎ- P
Conti ,
283; 295*
Kom{aw.
Copizin ,
Koms}.
Copia ,
ib.; 222*
Coria ,
166*
Kopsm.
Kopwq axuoper xopawqw.
Kopwòmfew.
Kopox.
182*
. Core, 166*; eucori; coroncu, 66’“
_Curimiazin ,
So“
Cori ,
Corybamica ,
187
166"
Kopuy.flm.
Kopqu.
Kopvw'qf'qs.
K0,w9 , Mn‘oòaaasm.
Corytallistric ,
Corymba ,
278*;
Coryne ,
Corynetes ,
.
Corys , 217*; xppodasxa ,
182‘
503*
224‘
224"
2x8"
Kopawqu.
'Rcépmw].
Corone ,
Corone ,
224*
224‘
Koauwoy.myrexau.
Korwos.
Kdruflem.
Coscinomantip ,
mg"
Kprfafim.
Cottabia ,
ióz'd.
Kafmflr(6ry.
Kofmflor , ayuukqfox.
Co&labizîn ,
152“
Collabi , aucylcli ,
153“
qufafio; , umranro;.
Collabos , calactos,
152"
Koru)nqv.
Cotylen ,
196
.Kofvrrm.
Cmyuìa ,
Colyllis ,
166‘
166‘
Curentis ,
20 ; 133‘; 64“
KOÈ'Jfiawfma.
Kopxg0aìharpmz.
KOTUÎÎIS.
Koupscom.
Kov;rBwv 6mpx.
KUUPOI.
Cotìnos,
194*
Coltabia ,
154“
_ Curidion doma ,
Curi ,
69"
133‘
DELLE VUOI
Koupo'fgoqoz.
Kovporpo:gofi
K011095.
Kpa6m.
Kpauîvy; voyog.
E musi muzmx.
Curotrophî ,
Curctroph03 ,
Coclus,
Crade ,
Crades , nomos ,
Cradesites ,
Crambe ,
Cranais ,
Cranion ,
-Cranos ,
271
65"
6"
249*
160*
ió.
160*
91“"
21
106’“
216
Rpaòqmrqg.
Kpap.flr;.
Kpa-vaus.
Kpavsxov.
Kpawos_.
Kgar-qp A109 2mmpo; , Tyxeau; , Crater Dios Soteros, 146’"; Igias,
ibid. , Ermu,
146“
Epgwu.
,
szrqps; , crapa. fa ucpmaadòax._ Crateres , 142’"’2 P ara 10 ccrasà
ste ,
122“
nga;.
I
Kpsgmrau.
Kgqòepvov.
KPYHJ.VOS.
Creas ,
ng;voqwhuss.
Kp'qmlîes.
Crenophylaccs ,
Crepides ,
180’“
qums.
pr,nxos.
Crepis ,
Creticns ,
55“
197*
szflowxrau.
Cribanitè ,
Cribano ,
Critom3ntia ,
Crios ,
Criophm-is ,
Cremate ,
Crademnon ,
Cremnos ,
szflawm.
Kp:00y.aursm.
prs.
prqogos.
Crisìs,
KPIGIS.
Kgozmrxor.
69
105
174’“
10_2
45
117"
117"
101"
256*
156*
. 47 5 95
Crocolion ,
Crocotos ,
Cronia ,
_Cronios ,
Cronica ,
Cronos ,
179’“L
1 “*
166*; 204*
166*; ió.
264*
166"L
Kpocmau.
'.Kpowew «Murpqo.
vawnx.
'
Grosse ,
Cronin pleclro ,
254* ; 29**
168“
Kp-mmk).oy.awfsm.
Crystallomantia ,
Clypia ,
KPO‘l-coîoî
Kpovm. '
Kpovws.
Kpovmaw.
Kpovog.
mean.
meov.
Kvapox.
Cryptia ,
Ctypîon ,
_
Cyami ,
190
118"
71""
71“
56 ; 85
Kuayorpmysg. |
Cyammrogns ,
Kuavspfiqloz.
szvovr‘sfa.
Cyanemboli ,
, 277*
Cyanopeza ,
C)"flfloprori ,
134"
277*
Kvavuvrpwpoz.
85
mmc: oéxnnu.x
272
\ \
Cybernesia ,
. Cybarnete ,
K-)|Sspw,cm.
K'JflSP'J‘QTGI,
Kvfls‘wmmr. rean.
166’
167*
Cybernìl‘ice teene ,
Cybarnctes ,
Cybomantìa ,
Cylcrodices ,
Kvfl'egwyrv;s.
Kvfiopavrem.
'Kvfispofiqu.
294*
294*
109*
207
Cyclon tallin ,
Kv‘ùov mr:sxv.
Kuu).os.
szìqusw.
301*
Cy_clos ,
Cyclopinîn ,
Kuulmem Cw;rvgy.mm.
Kn).msxov.
K-ùzfi.
74*; 221*
14,,5"IL
CycIìcia themata,
157‘“r
Cylicion ,
141“
Cylìx ,
125"
Cylistici ,
K»).wnuor.
, Ku).)cqvxog.
191*
Cyllenios , '
Cyllopodes ,
Kvìloar08r,;.
Kuy.;flrovl
‘Cymbian ,
Kvwmq.
Cinee ,
Cynes ,
Kvwss.
'
125"
217"l
127*"r
_
Cynegcu's ,
’ Cynegos ,
Cynusarges ,
Cy_nosura ,
Rom/yang.
vanfyoq.
K9wos.zpysg.
‘Kvyoo'ovpa.
K-woaovpszq.‘
Kwoqowm.
K-urellov.
Kvmaa.
4*
2*
‘
Cynosuris ,
Cynophontis ,
Cypcllon,
Cypto ,
5'
5*
14; 106“
185
185
167*
123"
100
Kvpfist5.
Cyrbis ,
Kùgm , sul-qua , npspa.
K_vpmu v|pspm q mgay.sux un
(lyria 51; ecclesia, cmcra , 50; 79
nyie emere , o orismeue ce no
mimi ,
' Cyribanes ,
'vogup.ot.
Kvgfiawes.
.
Kugoz_ , sowwv.
_
Kupwu; mu Emanata; 1‘q; ofo).(
'Cyrilul ,
Kvpo9.
Cyros ,
Kvpf'q , «apumfm.
ero;.
_ Kanw.
K9ayav6€.
Kuqwigaos.
K‘my 'apyog.
Ka«6«wz'(sw.
Kfi'òfi‘ìlflîaopll’l.
'
-
50
69"
Cyrii 757’“; eavton ,
98"
Cyrius ce ’despotas tes politias ,
megalon criscon ,
199
ram , peyaì.mw '4mefoy.
Ku,zrfor.
ÌKG‘B’W.
108 ,
182*
,
_
69
Cyrle 236* paratax1s ,
300’
Cytns ,
276"
Cypbon ,
100
Cyphoues ,
100
Cyphonismos ,
Cyon argos ,
Codon ,
Coclonizin ,
Codonophorin ,
100
14
123“; 247‘
211,; 247‘
247’
DELLR VOCI 1
Raaìau.
FRA“
GRECIIB.
27 7.
Kmhupsfau.
Colae ,
Colacrete ,
Kmkurmm.
Colytice ,
Kowswv.
Kamau.
Couion ,
Cape ,
284"
Copelute ,
Copere ,
273"
Coricion ,
n:
Kaafifl).lflh
Kom‘v] p 'q.
Kaapmew Y.
Anu<rqì'ov.
Aaqrq.
AGK'KOI.
Aunwwmau.
Aula.
Adùnqòpo? uvddav.
Aapflnwm curo con 1165005.
AmMaò’qqopog.
Augura.Bou-nos.
V-î"-' J BUÎN‘
>>.
42
- '42 ; 86
102
102
Lueîon,
923*
385?
Lephe ,
Lacui ,
Laconicc ,
Lala ,
Laletron cissan ,
1 1‘
180“
95“
61"
Lambano apo su edeos ,
Lampadephoroa
Lampaducos , ,
. .Î" \‘
Aap.«ff|p.
Aapqupxi.
’ ""
ÀÙ.OIS aqsms.
Aaocooo;.
Lampteria ,.
167*
Larisseon corte ,
Ampvaxss.
" «'-îfi"
Larnacea ,
Aapuam.
H}_
Larysia ,
Amrayq.
5 =îi_flf"‘® Latage ,
Anni.
‘
' g>‘ Latax ,
AMpla.
Aaqua.
Aez;3sui.
'
Asmowawtm.
A6movawflov.
Liponavte,
lù‘flLiponavtion,
Asmoy.anpwpzou 6r/.‘q.
Aeroz‘oafpamow.
96.
167*
Laossoos° ,
» »“"
15_9"r
Lampt_er ,
Laìs aphesis ,
Am'pìo'dmxmy eopr’q.
149114
Laphria ,
Laphyra ,
Libia ,
Lipomaîlyriu dice,
Lipostration,
As:arofgzuwn
Lipotacle,
AsrzforaEww.
Astfovpym.
Lipotaxion ,
Lilurgia,
Amovpymz.
Aeuroupyoz.
Aszrovlryoq.
Asmwoy.awrsm.
Litur'gie ,
Liturgi ,
Liturgos ,
Lccanomantia ,
A5'M'Po'l.
.Lcclron ,
Asow65m.
Leonidia ,
20
’978
n
IN DI (‘12 “XIII-Md!
Leonlce,
Leonlica,
Àeowfev;: ‘
.Àeowntauq
Asovflg.
.,Asarmìear.
‘Aearqu 560115.
Aemucp.oq qa.Myyos.
‘Aspwam.
Aeaflmfexv.
Aeafixqw.
Aea un.
Leontis ,
Leptalee ,
Lepte estes ,
Leptysmos phalangos ,
Lernea,
217‘
1683
21
170*?
222
234*
_ 168.‘
80.1!»
Anuxq.
Lesbiazin ,
Lesbian ,
Lesbica, _
Lesche,
’Asvnn .I;qqog._
Levce psephos,
85
‘,Aeuwy.a.
Leucoma ,
Lechauen ,
Lecos curidion,
128“
Ledos, e ledarion,
178‘!
‘Aey,awyv.
’Asyps uovpròwv.
A11809, e ÀeSa.pww.
1Ani'uflg.
A1;wuóou.
Any.vxa umw.. fifp.’
.A-qp.wxov p)wew.
'2A'qimua.
1ngtapxmow ypappafewv.
Angupxor.
AnEw.
.'Alflzvopamw.
A:00fioha.
A:00fioìor.
hlòopawfsm.
A1005.
93‘!
57
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5*
175*!
216‘
216*
168}
Le_xiarchicon grammati on, 20;57
57
Lexiarchi ,
Lexis,
Libanomantìa ,
105; 168.‘
Liluboli3 ,
258*
Litoboli,
119*
Lilomantia ,
Lìlos ,
Licna ,
. Licnites ,
Licnon,
Ànww.
Ammnqgg
Anwow.
Amvuqopog.|
Aly.;mfm.
A:pvamìm.
Ary.vq.
Awas.
Leistîs,
À
Lecytì,
Lemnia caca, chîr,
L‘emnion blepin ,
f'mLeuea
‘80.**
276‘
.
Awsm.
Amor.
Awo;.
Aurapox «0689.
Aurau.
Licnophoros ,
Limnate ,
Liumalidia
168*
Limne ,
185 ; 168."
Linas ,
Linia ,
Lini ,
Linos ,
186", 286*
168.‘
25.“
Lìparim podcs ,
Lite,
Amar“;
Licanos ,
Al._l.
A0741655;
Lips,
Logades ,
186.‘; 286‘
m:u.s 1001 1: 111.15: mmcuc.
27g' ,
Aoyauov.
Logica,
15
Aoym.
Logia ,
58“ 135‘
Aqywm.
Logisle,
30', 555 127
'À0fylo‘f'qs.
' Logistes ,
Aoyox.
onfi‘q.
Aou;ou fa; ouvÙnxa;.
'Lpgi ,
Libe ,
Locri las synlecas ,
Aoupw duVfl1qy.a.
Locron synlema ,
Aoy.puu .
A051.
Aogn qaùayE.
L0mbe,
Loxa,
Loxe phalagx,
Aoìus.
onsflóau amo gaupou.
Loxias
L'ues'te , apo neeru ,
Aoufpa. Hgav.ìem , Ospy.a.
Aoufipov.
Lutra Eraclia, lerma,
Lutron ,
ÀO')fpoqopog.
Lutrophoros,
onrp:ov.
AOQó; m«ox.uf‘qc.
295*
75‘
24‘
55"
55"
1 55'
72.".
235*
4*; 17“v
72"
127"
42."
42;" 70""
I Lutron ,
89‘,“ 128"
_Lophos ( ippochele‘s ), 217‘ 218‘
À01wyor.
L06351,
A07.W709-
Locagos,
‘
250*
231*
A0xwym'ym.
Locagogi,
251'
Aoysia.
Lochia,
5*_
onla.
Lochia ,
6"L
onor.
LOChÎ , .
onoe.
Locos,
251' 257-Î
onovq.
Awyo;.
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Lygos,
186
18.*
Ausw , mv (www.
Amman.
'-4 “Ìjyin , ten ZODEII ,
“‘7‘.‘ V 'Lycca
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- ‘:': ,
Auusrov.
'
Avuazo;.
Auuxo;.
Awowovo;.
Avuw 6sms.
'
252"c
219 ; 70“
168?
‘ Lycìa ,
169.”
5L cion ,
1 ;.;‘?'
cios ,
cîcs ,
";i"’.*
"“kw; yconlonos,
"‘
13.
169'."
v 16g.‘
i/).
Licu decas,
Amtoupyflm.
Lycflrgia ,
Awro: .
_Lypi ,
À1lpa.-.
LÌ'I'B,
Avaa.vàpam.
Lysandrìa ,
75
’169“
'21 2*
.
25W
169.*
Àom(qu.
Lysizone ,
96W
Afm(mos.
Aupopavum.
Lysìzonos ,
Lymomantia ,
'8
121‘Î
IND\CI
ummm.u
M.
Mayast.
Mavyyau.
Mayyawma. opyamz.
Maysm.
Mayamr.
Mayou
Mz(a.
Mana.
Nazpamrv;pm.
Manzpwunplwv.
Marp.ums.
Mawaass.
Manga» ausìr; , cróa , 15130).
Mampau , «sfpsu.
Maùkoòerovs uudrari..
Ma).yosxs.
M.szau.
Mav6uas.
Mavns.
Mawrsm.
Magna.
M.zvrsuy.zqa.
Monvrmau Spass.
1\Ìmellfl , ex m; 001mm.
warmov qwfov.
’
lîzvt19.
Mxpmpm.
Maganyqnv.
Magadis ,
251‘
Mangana ,
254‘
Manganica organa ,
257*
Magia ,
116*
Magi,
Maza ,
116‘
104; 117“
Mea :
Mcmaclerion,
Memactcs,
Menades,
204‘
169.‘
19."
15
8
100"I
170‘
Mande,
Mandyas ,
98"
178“
Maues,
Mautîa,
155“
91"
Mantis,
57';91‘
Mantevmata ,
58‘
Manlice dryes,
61"
Mamîce , cc [es tulices,
Manlicon phylon ,
Mantis,
Marlyria,
Masligan ,
Mastigosis,
Masawv evBup.ap.
Maslou endyma,
Mayaìoorlourom
Maanous 0509;.
,
Mallois,
Masiigophori ,
Mayakaa’nlml’sm.
169.“
Macra scale , stoa , fiche,
Macre 273' ; petre,
‘
Mallodetus cystis,ì
Muo’nycoms.
quaìaprm.
95“
Memacteria ,
Maanquopoz.
Ma. mv; 6m5sza 9509;.
Mlîflm5.
Mar. un 21:».
Maxaupa.
Maggi}.
Max'qv avyaóoz.
Mayaùa. , afanOfiuu.
1!
Magic,
Ma tus dodeca Teus, '
Mauyas ,
Ma lo Zio ,
Machera ,
97‘
69";91"
58"
81
26
194*
259
179“
48‘l
135’“
'8“
57*;223‘
Maclle ,
252*
Machcn agali ,
Megala panalenea ,
252"
175"
Megalanìa ,
Megalasclepia,
169*
135*
Megflloplulon,
9‘
Mcgleus Tcus,
Sr.‘l
DILLI VOCI
E
284
FRASI PREGI"! .
M671; opuos.
Megas orcos ,
48‘
Msùn.
Msòvew.
Mete ,
Metyìn ,
Melyscomeni,
Miagogi,
137"
40'
1513""l
133*
Msòvo‘noyswor.
Memydoyou.
Msùm. o GSM.
Milia , o cdna ,
Msùlypnfau.
Milîgmata ,
42"
Mar).leox.
Milichii,
Milichios,
42“
142’F
Mion ,
Melone,
135*
28o"
Melhxzos.
Muov.
Ma1auvm.
Melanxy:g.
61“
Mah; (wpws.
Melanegis ,
Melas Zomos ,
Mah.
Meli,
114"
Msho'o’au.
Melissa ,
42""
Meìxrfovfa.
Mahrfovrau.
Melillula ,
Melitlule ,
27"
Me)Jazpwe;.
Mskswazezas.
_Mcllìrines ,
183
Menclaia ,
‘Merarches ,
169- *
. 225'
Merarchia ,
Meros ,
235*
174;'255‘
Mspapxni.
Mapup'fla.
Mapos.
152‘
243113“
27" ,‘ 75";118“
Msaay-olow.
Mcsagylon ,
225‘
Mum.
Meanplîqm Mecv;y.epga.
Mese,
166"
Meaoyaux.
Medufiyrq.
Meao(uyxor.
MSJO}LQGÀIOV.
Msaoy.qx).ov paufswv.
’Maaqv exsw.
Msaovavmr.
Meaoo‘rpoqwmm np.epau.
Madovau.
Macaoamz.
Maorov fov dw;q>ov.
Mempoh1 , eor’ou_paY , u’oupmg.
Mafaysxrvm.
Ms:aqyexrwws.
Marauyscwwv,
Mam60yrm.
lamvmrgcs.
‘Marmvwr‘qov.
Mefmdnqra èfim.‘
<M‘stwpouoorsw. '
Mcsembphia Mescmeria ,
208‘
Mesogea ,
Mesodmv,
Mesozygii,
21
289’F
2go"
Mesomphalion ,
2_21"
Mesomphahm mantion,
Meson echin,
«Mcsonafle ,
65"
lgl“
290'
Mesoslrophonie emere,
169*
Mesurie,
286’“L
Messoale ,
,
186
Mcston ton scyphon,
142.“
Metabolc, epi man, apoum.s,a5g“
Mctagilnìa,
169."
, Metagitnios,
ió.
Metagitnion,
‘Metadorpia ,
204*
135’“
Melanìplris,
Metaniplron ,
‘Mclaslele exo ,
Meteorocopin,
' 146’“
146‘"
79
37 7*
282
INDICE
GENERALI
Melicìa,
Malicion ,‘
Mamma.
Msfomov.
Msmmm.
Metici ,
M a: go wo p.mx .
Metronomi,
Melopon,
ÌMemmov.
M-q a8maw.
“In ysvoxfo , v.amqapamfor , ovca.
Mv;Bew s:d:rco 1.mov.
172”
25
17, 20;175*
44
251’;234*
Me adiciu ,
78
Megenilo calaphractos, usa, 115.
. Mcden isito cacon,
66“
:M'Y)Oudnop.gvox.
Mclyscomenì,
an; qmìafyyos.
Mccos phalaugos ,
Mqucov.
1\‘In).aw.
Mv;woe apxoy.swou ,
Mccon , '
66“
Mè10n ,
159*
Menos arcomcnu, 205‘ istameuu,
mmpsevov ,
y.saovvfog ; ‘myovfo; , «wo
155‘“
254*
mesumoa, legonlos pavomenu,
MIGPOI
phtinontos,
Mc usa ,
Meri ,
Meler , ymnon ,
Melroon,
Mecanv,
Micphonos,
Miari ,
Mmpm ny.spm.
Miare emere,
43“"
Mmpa, Ilava.òmam.
Micra Panatcuea ,
Milliadia,
173*
169‘
Miltoparci,
277*
Mmm)cq.
Mimallones,
Minyia ,
Mimos dicaslicos.
Mistoseos icu dice ,
Mistle,
19“
169.*
. .1
96
H7“
Mm‘rulìxafim.
Mistyllaste,
Mlo’flùhq.
M:fpa.
Mistylle,
Mitra ,
Mu'paw «mpbsuunv.
Mitran parteniccn,
70'“
lepn.
Mitre.
‘
mg"
Mrfv)qvmaw eoprn.
Mìlyleueon corte,
170*
Mwa.
Manu.
Mv‘qpman.
wnp.em.
Mna,
149
Mne,
144“
M9qp.èwv.
Mwnp.ovm (urnpau,
Mnemion ,
Mncmonìa themata,
hlvqarpov.
Mncs\ron ,
58"
Moyoumv.om
Mogostocos ,
87“
y.svou , Q0w02205.
Mq ovdac.
M1;poz.
Mf)f‘qp , vaw.
1\'Iqrpqoow.
Mnxawal.
M'mzqmvos.
Mrkm.Bem. '
lifìfofimpgor.
Mryzhovss.
Mrwsu.
MU'300; 6mm;fmog.
Mwòzno‘saa9 omou 8nm.
ibc'J.
137
38"
85‘ , 168“
197‘
154*
*
. 32"
' 117“
117“
174“
Mnemala ,
Mnemîa ,
55“
35“
35'*
157**
1:_ num cancnn.
DELLE VOCI
Moóausg.
MOIPI.
MOIXGP'YIG.
Dîoxxszm.
l\loìufl81659.
Mokvfibwou dq>mpm.
Mob.iBopawrsm.
Movzpvr-msg.
385
Motaccs ,
Mira ,
164
252
_ Micargia ,
76"
Michia ,
go»
Molybdìdes ,
Molybdine sphere ,
Molybdomantia ,
Monampycea ,
226*
226’
120*
192*
‘ Moneris ,
Mowqpsx;.
Movoafsvrìov.
Monopeplon ,
Movoqauyor.
Monophagi ,
Mora ,
Mega.
Mopau.
Mopzs.
M091“!
Ìfloppobueww.
Mogy.ol_muq.
Muppvaaeaòax.
À Rlupy.sa.
273‘
175"
128:
2
More ,
186; 25;*
Moras,
174*; 198*
Morie ,
174*
Mormolycion ,
Mormolyce ,
Mormyssestc ,
96"
96"
96“
Mormo ,
Munychia ,
Munichion ,
Movvvxm.
'Mouvvxwv.
MokuX,xcov.
‘Munichion ,
Moussm.
Moussxor.
96"
15; 170*
5; 141*; 904*
‘
Musia,
141'
170'; 207'
Musîon ,
g
' Moummq.
Musilce ,
165“:è
Moxlox.
1“'JIJI.
Moc i ,
Mydros ,
Myie ,
vaovxor.
Myconii ,
1\vaz.
1\vagrqu 060;.
Mv.somror.
Myra ,
Mv8.aoî.
29'6
52"
125"
125"
232; 129*“
Myrmecon odos ,
Myropli ,
Myrriues ,
Mysia ,}
Mysiau ,
M‘)flflyr|g.
vara.
Mump.
Muamo; d'q1105.
Mysticos secca ,
Myste ,
Mvarm.
Mv:rrgpm pupa, p.sya.h.
‘
141*
1 23“
170*
170*
l'6.
150*
Mystuia micra 150‘; megala , ió.
Muo'rqu swoBos.
Myslice isodoa ,
Myslodocos domos ,
Myttoton,
M-nroBouo; 60p09.
Murrmfov.
vaos.
Mao).am.
_
7
Mycos ,
Molia ,
154‘
154‘
117"
299*
170‘
284
INDICE
GENERALE
N.
Nm p.a mv.
Naos.
N aoguìaus;.
Naatos.
Nawapxos.
Nnumpapmr.
Nnuupapox .
Nauìos.
Nawìoxox.
Nmuambpo;.
Nano; fpmmùpos.
Nauru: .
Nauru 8mm .
Nxvquìxus; .
Nei; weq>payy.svm.
Nefipsmox avlox.
Neupoììemwow.
Naupoy.awfatl.
Neuvopawfsm.
Nsmmra.
Nsp.souos.
Nepeo‘sm.
Nepeam.
Nsoòapoo6m.
Neowwz.
Nsopèqvm.
Nsoarm)ep.am.
Neomolsgos.
Nsuy.a.fu.
Nsupa.
Neupoòsu.
qusquspsrns.
Nsamopor.
Nsaogmqizm.
’ Nawv uopmv:8fi.
Nempm.
Nemaomor.
Ne ma ton,
48"
13aos ,
a0 h la'ces ,
Nasl%sî
9:
295
154*
Navarcos,
Navcrarie ,
293‘
57
Navcrari ,
Navlos ,
57
16“
Navlochi ,
Navstatmos ,
Navs triscalmoa ,
Nev1e ,
299*
299‘
284*
291*
Navlodicc ,
44
Nauphylaces,
19'; 21‘
Nees 272’“; pephragmene , 288*
Nebrii avli,
Necrodipnon ,
Necromanlia ,
Necyomantia ,
Necysia ,
169“
39"
117*
11
170‘; 44"
Nemeeos,
Nemesia ,
Nemesìa,
Neodamodis ,
Nein'ia ,
Neomeuia ,
Neoptolemia ,
‘ Neoplolemos ,
Nevmata,
3
170*
170‘; 44“
192
171*
1 7 1*
17 l"
93"
97’
Nevra ,
Nevrodela ,
Nephelegerctes ,
Neocori _.
224’
167"
5"
21*
Neomenii ,
205‘
Neon coronides ,
l\eoria ,
Neosicì ,
278*
299*
299*
Neas calercvin is ala ,
296'
Nna; 13119895!” 6:; ala.
N'qss , ap.qmvrpvpvm , «svrqpec9,
fup‘npsu; , fpn;pelfi.
anni'6m.
Nr;cxmz.
Nccs , amphiprymni_, 281* ; pen-_
1ens, tetrcrls, mena,
Neleidia ,
Neatia ,
273*
171*
163*
nm.n v0cr n rais: pr_u;cns.
Nnm.
.
N'q mv mv; ., xmm , 0 «Mamma
N11 fa; 05m.
N'qc1uìxev rapa. , Eula.
qumìw: 0uawu.
r
N‘qqowas.
.
‘
Nrylapv-s.
Num‘ , 1; su Mapa0wvx.
vap'qpm , A0mm.
qurvq;ror m; aparqs.
N:.La;aòaz.
N00aa.
N6001.
Nipsaste ,
4‘
Nomo\esia ,
Nomolelc ,
Nomi,
' N'mnos ,
212
‘ ‘ 58
105 ; 156’"v
712; L66"
quophilaces ,
36; 55; 176*
Nomop’nylacion ,
Notaphia ,
Nono» «cupa. y.edov m;(os , rum.
,,- » 100
238 -
Nolion para mesou, ticos, ticbe, Ì5'
Noros.
Novpnqvac{sw. ‘
Notes ,
Numenazin ,
Nuluenia ,
Nòupuqvm.
Noquvmnmr. '
Nouprìvzóz.
NW.ros ay.oìyo; , ofmannp.
8 ;, 122
171’fi
171*; 206*
Niuneniasle ,
171*
Numenii ,
171*
Nyctosamo]goagS*;opopetm[151%”
NYmphagogos ,
'. 6‘7Î"
N2MMWM
Nuscm.
a“
2*
Nmuioa ,
Noquan.
Nùpqxò‘mf.
va.qmov 6my.aflor.
va.qolewrox. '
NU[LQOQTOXOS.
Nuwm.
l ‘
97""I
19; 27; 96"
4‘
Nomizomena,‘
lNomima ,
Nopoquìaxwv.
Nwm
.126"
..
Noli,
N0mis |
Noy.eu;.
va.qsufpm.
266"
Nelon cyria,chena,o_platanon, 49"
No lo |eo ,
43*
Nephalih iera xyln,
.26"
'Ncphalii lysie _,
24"
Ncphoutes ,
155*"l _
Niglaros_ ,
_295"
Nice 3; e ca Maratoni,
171‘
Niceteriq 269; Atenas ,
171*
Nice1erion tea aretes ,
198
‘N0lîil ,
Xopu{oy.6wa.
Noy.ry.a.
Noguos.
Nopoòso'm.
Nop.ofismu
Nop.oz.
Nop.og.
Nopoquhues.
Nopqsurq;.
” 585
r
New,
-
Nymphevlcs,
'
‘Nymphavnia ,
' Nymphe ,
67""
67”; 73‘.“
208*; 73“
Nyvmpllidlion ,
6g"
- Nymphicon domalîon ,
Bympholeplî ,
69’“
gu‘.‘
Nymphostolos ,
by"
‘ Nynnia ,
Nysse ,
95“
192*
X.
Emma.
Savauyu.’
Xamica ,
_ Xenagia ,
172’
233*
3-1,
\.
286
1111)ch annui:
Xenagos ,
‘
‘Eaawyos.
233“
Iene ,
Esvau,
Sevqla.dw.
EQYÙMM.
Esvm.
Esymv; 0 A10; €aku.
‘
79"
Xeuelasia ,
216
Xenîelale ,
Xenia ,
121;
‘Xenice; o Dice xeniu, '
Xenîcos, slephanos,
S'smo; dreqawos.
flsw}0;.
Xenios ,
133"; 162‘"
xenismi ,
Xenizon ,
SSYIUIL-Ol.
-flsm{osfl.
161“
164“
161’"
‘ 134
150*
124’9"
‘
‘fl_evoa.
'Xeni ,
flivovmpoxoa.
Eewo; , zar;o;.
\Xenoparochi ',
Xfinos , ìatros ,
164"
182* ‘
55511).
_Xe'sle,
13'4"
’Xesta‘ petra,
.34"
‘ X'esti taphi ,
34"
Xi-phos ,
102; 223‘
Xoana dia to apoxiste,
10"
Esam «arpa.
566101 mqm.
51q>69.
Sua-m Su. 10 abroiewòm. _
' X'yele ,
Evnkm.
Xyiue ;
Euxwu.
Eu).ov «avreav pxyyow, fop‘qp51ldì‘. 'Xylon
Evvoma.
205; 130'
_ ‘ non ,
I
224‘
224‘
penlcsyringon , tetreme
100
5v)ows6q.
Xynicia,
Xylopede,
172*
101
291"
E11er 5‘ vawy.a;a , pompa;
Xysta 12; navmaca, macra,
fip0fo:.
Xysti ,
Sua:oqo_gofl
Xy'stoplgori ,
12
215*
O.
Ofìshaqbpon
Obeliaphori ,_
Ùfioìxog.
07608101.
076005,.
Obolns ,
Ogdodia ,
Ogdoos,
Oncosc ,
81
163*
163‘
33“
0ncl;eslia ,
172‘
Odcgos ,
3311 , ’
4‘
104:
Unymqau.
()yv.fiafm.
0.511705.
06161.
0601.
Uòovfes. '
0604r0_101.
0609 9116611.
Il sparpocòw.
27“
l 1
000111115 ,
Odopii ,
Odos tesia ,
.
0 avìorepog 101105 _zov. xs,mu.
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0 emprostcn ,
'O endoteros topos, tu ieru ,
233‘
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0 un fep Osmpmqv.
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0 Oawa.rov 1.4605.
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Olona ,
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56; 75
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Icodcmon ,
Icoscnpìcon ,
124“
113'“
l_curi ophis . .
011519.
' m; , y.uppw-qg , - ngpvst ,
Asd.3zo; , 0.1.6105, Xw; , Kpns,
Kmos , Poòws.
..
Ozxsaòau.
leopswor.
O:mw:àpam.
152“
1158""L
45
105
[cete ,
Owoy.xwem.
Ouvoy.s)m.
\
‘01700’1'31.
Owo; , afnkq«fanpavbs , 51.an5 "
'q1101v09 , p.a.pe:aqu , [10.3.1191
01 tscaapakura.
. 01 fpxmxovta.
01 v«mpuowrs;.
204
Bomo ,
tcs lrnpvgcs,
tu teorico , lo orygmati ,
I do genus ,
Owau.
01'‘s qpamq p.
cpi
epi
epi
epi
O lahalu cados,
Oxxoauomuov.
Omuvpoz Ofclî.
Omoc«ovùx.
Owovrm.
Oxvoxoox.
0i'aroz.
281
E 'FRLII GRECIII.
0 “6050;.
‘ i
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‘Inc ,
1m"
lnis ,
21;‘ un“
lnomanlia ,
Inomeli ,
101"L
135’“I
Inople ,
45; 144"
Ines, 10; 121’“; apelphitomenos,
epselos, critinos marcoles 123“;
myrrìnites , myrrines , Pram
nios 123“ ,° Lesbîos , Tasios ,
Cxìos, Cres, C005, Rodio}s, 125’“
Inosponda ,
' 26"
Inuua ,
Inocóî ,
118“
140’“
Ùîsli ,
225‘
O'1's. phraler ,
1 lessaraconta ,
I lriaconla,
1‘ yp\arconles,
lehcstc ,
loomcni‘,
153'“
87
81
289'
12."
,12“
.
. ‘ _.
.
lonismata ,
‘
‘
Ionisle ,
lonisterìon ,
lonoletc .
Omwovroìor.
Iouopoli ,
10.5"
lonopoluu oche aristos , >‘ -’ 102‘
Ormvoarolw 0)(,’ apraros.
WW
Omaerqprs.
O)az .
’ '
103‘F
Olommm.
Owwm‘vqpxow.
Oxawdòefm.
0mw01.
ib;
103*
103"
Inni,
Ocribas ,
Octaelcn's ,
(Ne ,
105"
'
173“
202"
_
26“
388
OX:yoforouvra;.
01146s5.
Oh'wx.
O).p.os.
O).pqr smuove.
Okouawmow.
0Àouwra>y.a.
G).ou)rq pos. ; '
Okoqvpyoc ._
0kuy.crm.
O).uy.wecov.
_ Oìvpnnm.
0)wy.mow.
Opflpms.
Oy.vup; pe‘; uva 2:» OH».
Opoflwywz.
'Opoyxkauroz.
INDICE
Oy.oywos.
Op.mor.
‘ Opozoump.os Bq>x)ay 71 a.
Opohuu.
\ Opopvp' pwui.
Opocmrpw;.
Opoppofléw..
Oyfizfi. I
0pwgm.
Oy.qa.)wyfopm.
'Opqalo; , con 00 «splep'qóq-f
Ovsùww.
0vsay.mraav
Ovarloouprfm.
01m 90410201.
0281909.
Oysxpoo‘uowoz.
Oropau)qrmp.
Ovoy.mms.
Ovop.a.foplawem.
GENIIR L\.R‘
Oligopotuntes ,
12,6"
Olcadcs ,
‘Olci ,
‘Olmns,
68"
Olmo cvnzxso ,
'
’
. Olocavslon ,
'
68"
38"
Olocai’ìoma ,
38"
|Ùlocleros ,
‘18"
' Ù-lophyrmi ,
25'“
Olympia,
Ùlympion ,
,
2, 172‘
7
Olympii ,
2"
Olym_pion ,
Ombrìns ,
7
5‘
’O;nn_ymi men tìna ton teon, 48‘
Omobomii ,
-0rllognlucli ,
’8"
21
Omo'gnips ,
Omii ,
\
2
187
Omìustomos diphalàngîa ,
235'IL
Omolo'ia ,
172’f
Omomcl'n'us ,
- 56“
Omopatrius,
56"
On_wrroiin ,
OmPax ,
-O'mphc ,
277‘
165*
65
-
A .O'mphalctomia ,
8g“
Omphalos 65; 234*; su’u periel
mete ,
Onih'on ,
> Oniraton ,
89“"L
178*
95“
Onirocrile ,
-
Onirnpoli ,
' Oniros ,
', Oniroscopi ,
0nomaclelor ,
93"
-
i6.
93"K
ió.
152M
Onomatas ,
Onomatomanlîa ,
159*
121*
Ouuy,ogm vtem.
Onycomantia ,
0209 al:qrov.
‘Ogvlìoìszs.
0«160080p.09.
Oxos 114“; ep'seton ,
OmdtìoaqavBowq .
Omafioyuìazfi.
Om'H‘.
272*
285‘
-
Oxybulis ,
Opislodomos ,
Opislosphcndone,
_ Opìslopbylax ,
.Opxso ,
119"
123“
_
'
'
_
'
257*
4
174-M
231*
69
O«Mfa.yaaym.
O'arhfau.
Oarlr‘rss.
Om').zronopox.
Ovr'nqpm.
Opaya.
_
O;yemva;.
manu: vocr 1: un: cancnx.
‘ Oplîtagogi ,À
Oplîte ,
Opliles ,
Opli‘todpomi ,
Opteria ,
-
Orama ,
Orgeones ,
Opym. _
Opyxan(ezv.
Opyum.’
Ofsya ,
Ogyvlm.
()Pealqo:fos.
0p0ìon ; «a).n.
Orgyie ,
Orcsiphilos ,
0,:0ios , e Opòor.
Orlios , e Orti ,
Opbovfmìfi.
Opóouv.
Ortopale ,
OpOovaóau.
Opma fapwaw.
Ogmos.
Opxo; , {MKPOG.
Oppou
Orgiazin ,
Orgyia ,
Orlîa 254*; palo ,
Oxtun ,
Orluslc ,
Orneoscopica ,
Oevsosnoarm.
Orneoscopi ,
Ornies ,
Ornitomzmtîs ,
Ol'nitoscopi ,
Orsinephcs ,
Opvrfloanoorm.
Opuyy.a.
Opqófs)sflm.
092mm;
OPXJIO‘TPG.
Oam.
Oazor.‘
Oda-www.
Oc:oBoxem.
Odfoònuu.
144*
26‘
146
146
'1gr‘
166“
191*
131*
286‘
Orygma ,
Orphotelesle ,
- Orch estes ,
Orchestra ,
Osia ,'
Osìi , J
Osioter , .
'Oslodochia ,
Ostoteche ,
Oslologia ,
Oarokoyza.
Odfoko’7wY.
'Ostologion ,
Oargma.
()straca ,
Odrpamdpbî.
Carpauov.
deau.
Oslracismos ,
Oqoqopm.
21; 150
Ormi,
Oquw.
Opawsqwqq.
ib.
in
Orcia (cmnin ,
0.:;vsocmoar'man.
Opvres.
Opvrflbpmvrsri.
.
'Orcibs ,
Orcos , micros,
Ormòs ,
Ormari ,
Oppos.
289
272"
21; 211‘
189; 188"l
Ostracon ,
Osché ,
‘ Oscophoria ,
nani.
102
101
101 ,, 94 H
172?
172"v.,
, 180.‘
290
INDICI GENERALI
Otìgmalie ,
Ofryy.aflm.
Otfqu.
Olle ,
Ov6’ o «upqopo; sum0q.
Oman.
\
Ow sormvsùems ouB’ su «apu
Uda o pyrphoros esole,
249*
Uia ,
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165*
UcP“°epcnetìcs
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114"
6611r‘1np.
Ov)mu.
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0111009151».
Ulotylîn ,
Quìoggurm.
Ulochylc ,
Un ,
Ùvpm.
0091701.
25"; 55"
25"
26"; 35"
231*; 234‘y;_278*
;Uragi ,
230‘; 235",
P‘Yl“.
Urngos ,
Urania ,
251"
7; 6*
O_vgavog.
Uranos ,
200"; 86"
Ovam.s 6mfi.
Usias dice ,
O_phlqlmi ,
Ophtalmos ,
Ophryes ,
Ocanc,
0canou,
Ochevs ,
0092709.
0qòaìy.m.
Oqòaìy.os.
0fiwag.
onwvy.
Oggowov.
070W5.
Opsonomi ,
0.1.ovopm.
0-}odoxox apecc; povou.
n.
Hacaveg.
Halbaym7m.
1101466; , mx «015161411 ; «Mu
v06 , 06101 o 616W01’q101.
Uaxòovopo».
'Uakaldrpaf.
I'Iaùn.
Hahly_
Ila-ha.
Ila).w.
119’“
._
IÌauw , epfizrqpco; , 54!Wllwg._
Hmìovopws.
Hmîof 1 m.
HMIGW.Pp
‘ '
44
Opsopii crcos monu ,
Havyuozvos pra.
Ilayxknòwn.
Hayupamov.
HMSW n.
flauòowqy.or.
.
97
277‘,- 11,4“
139’"
217*
221*
221‘
217*
Pancînos cera,
Pancladia ,
Pancration ,
-
-195*
7 173‘
535; 191*
.Patìu ti ,
12"“
Pean, 4‘; embaterios epiuicios, 248*
Peanes ,
59"
Pedagogi ,
105“,
Pedea, cc pedisce 140'“; plata
nos, teli, 99""; o ispieti,
Pédonomî ,
Pedqnomon ,
Pcduuomos ,
Pedotrib'e ,
Peon ,
99""
20
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205
10.514:
. a,
, 12
Palestra ,
Palé ,
Palen ,
Pali: , _
Pplin ,
.191*
- 187*
- 'l
71"!
À
71!!!
manu: vocr 1: num unr.cun.
091
haììauq; I.
Uukìausts.
11alias.
flaùpmòv omwrapam.
Hmkpwx.
- Halra.
II_ay-,Smdclsm.
Hapflùszm.
Happu)(wv.
Nappa-10|.
Hanp.y.xmpor.
Ilanónv'am.
Hanònvai'uov.
Havauam.
flawBaumm.
Ha'wbzpmpr.
Hxvfiapmox.
Hav|6qp.ov. I
Pallacc ,
58"
Pallacides ,
Pallas ,
\ '
Palmica ionismat'a ,
Palmi ,
Palta ,
'
Pambasilia ,
78"
2‘
11 1 "
i6.
223*
194
Pambìotia ,
175‘
Pammachion ,
Pammachi ,
Pammiari ,
Panalenca ,
Panatenaicon ,
Panacia ,
19:1"l
192"l
‘ 32'
127’; 1 3"
175"
'176”
- Panrìcsie ,
115"
Pandamator ,
5‘
Pandamici ,
- 176*
Pandemon ,
Hav6ny.os. ’
Pandcmos ,
Hawòm.
Hàw8wvxg.
Hapwòpoa‘oî.
Howòuccaa.
Pandia ,
\ ,
Pandionis ,
Pandrosos ,
Hxvéì)cqvm.
Havnyvpx; oq>sms.
Havòsow.
Hawmavm.
Haroy.qzrog.
Hayowìra.
flauìo; sogf'q.
Hawo._ha.
Havrofs man.
flzpzfiìqy.afa.
'/
flmpzfivarov pa:{ow , psaow.
Ha;aq;zyq.
Hm;xymyn f‘mrìsupo; , {61.50.
" «ìsvpo; , Burksupo; , poro
7, 79"“ 6‘
176‘
2!
3'; 176
Pand sia ,
_i6.
' Pa_ne lenia , '
Panegyris 0phcos ,
Panicon ,
Paniouia ,
‘
' ’ Panompheos,
Panoplia ,
176‘
' 195*
8
' 176*
'
_; ‘
'
'59‘
’ ‘ ‘ '
Panos cotto,
Panopsia ,
‘ Pantole ise ,
Parablemàta, ,
268‘
177'
- « - ,177'5
"
222"
289*
Parnbyaton mizon 74; mcson, ió.
Paragraphe , '
78
Paragoge 258 ; triplevros , temi
plevros , diplcvros , monoplc
vros ,
258‘
«ìsupo;.
flzpaòos.
Parados ,
Uso.oafmwov E:qxìzov.
Parazonion xiphidion ,
223‘
111,110 ngos.
flapazfixrv;;.
flapmxafafio)rq.
prauar'q‘mq; 81111].
flapanvnw6m.
Paratranos ,
277*
Parebales ,
215‘
277*
Paracalabolc ,
80; 963 155
Paracatateces dice ,
94
Paracncmidia , ’
215*
.
292
Napalm;
praùos.
Umpay.az pfupm.
U: pap6rrq .
Umpay‘qfl‘q; qalwyfi.
“apaprqpx6m.
napapvqpxov.
flzpavopm.
napaivopm; ypaqq.
Hapnopsò9.
Hupawqmg.
flapawqo;. .
Hapagwawv.
Hapaopoz.
Hapaurspn’em.
Hapmrsmcpam.
flapaurìeu per.
Hapmrpaafism.
. flapacrexpoa.
Hapanuupog.
Ua.pow“qy.or.
Hapuama.
Hapacmov.
Hapaazroz.
Hapaaquvzov.
Il:paamcns.
flapaamrm.
HGPGG‘DYOMI-G.
Hapadònpafa.
INDICE otxnn;nn
Paralos ,
Paramarlyria ,
Paramese ,
Parameridia ,
Parameniop ,
Paranomia,
'223*
152
Paranomins graphe ,
Paranomos ,
Parapy’ph_ias ,
Paranyphos ,
Paraxnphidion ,
Paraori ,
Parapempin ,
Parapflaamata ,
Paraplevridia ,
Parapresbia ,
l?arasiri,
Parasiros ,
Parasemon ,
Parasitia ,
Parasilion ,
Para;iti ,
Pnrasceniou ,
Parastasis ,
Pax-natale ,
Hapapqaypam.
Uapsòpon.
Paraphragmata ,
ITappswo&
Ha gòevcnw.
91; 107
107
6 vi
6;**
225*
*
La?»
288‘
115‘
192*
Parasynlemntn ,
Paralilmos ,
Parapherna ,
HapQwuau.
flagOs-vor.
215*
__ Parastemata ,
Paralaxis ,
TIapqopm.
Hapv;opos.
.
166*‘
234*
Hapankpos.
Haipmqspn.
Hapspflohy.
Haperrafirs.
Haps‘fiszpeam.
Hapma.
210‘
78
Parameccs phalanx ,
Haparafixs.
Hangar“.
21; 177*
Paralia ,
Paredri,
Parie ,
_ Pa;embolc ,
Parentaxis ,
‘ 1’arexiresia ,
278*
278*
Payeia , _
Parooria ,
Pareoros ,
‘ Partenie,
Parlami ,
Partenos ,
Parlenon ,
213*
218*
q61*
64“
82“
URLLB vocx
B
FRASI
UREUIIE.
"“P°Xm
Paroche ,1
164“
napoxur.
Parochi ,
164"
Uzpoxo;.
Parocus ,
Parypale ,
flapmarfg.
napo:rm.
Nauru.
Haarov.
nafadasu.
naffpou-xor.
67"
165
. Parotia ,
Pastas ,
215*
69’“
'
Pastor: ,
Patassin ,
Patruchi ,
iòfl
104
237 ;1 98“
Palmcos ,
Patron ,
Pausania ,
‘-
fla‘rpovxoi.
1sz 5401.
Ilawaawem.
anamaurr,.
11260.,» .
11113.:w umsp fa. snuy.yen.
Pedan ipcr la cscammcna,
189'
Ha:óawzywq.
Ila: van.
Hupausug.
Pilanance,
l’ira ,
Pircus ,
225
197‘
15
nuduwiunus.
‘
Haìawox.
Pisianaglios , \
Pismata ,
Pelageos ,
Pelani ,
Us)gchuov.
Halapym.
Pelargicon ,
_
Pelargi ,
stpimm.
fl6)ayauoi.
H8Muyuov.
l'IsXagmx.
Ha).smàss.
flslexm.
He).sxu;_
Pausicapc ,
67"
129; G"
177*
'
100
Pedila ,
180"
Pelasgicon ,
Peiaie ,
' Peliades,
Pelic ,
,H
- «-
8
285‘
2
26‘
-wvy‘
2
»\>‘
2
24
2
' -
'Pelecys ,
62‘
61"
224*
Pellenice clima ,
Pellasie ,
Pelopia,
.m
.f.filìtil
»:Gf<'
158"
21 1’
Hek-n.
Hsìxpm.
Pelte ,
Peloria ,
..’v.‘
222*
-l77"‘L
Hey.;iafa.
’ P,cn1mala ,
Tiegvmìa: P'7_0}r.
Ha;urmsz;go;.
l'humus , arena; o 4r'eym'zmg.
Hawfasqung. .
Pemp‘adarchi ,
-‘-" 930*
l’empadarcos ,
I 251"
, Pemptas, penlas, o pempiu, 231*
Hskksvmq 12.1111.
Hskoorsza.
He).mamr.
l'Isvmòlov.
Hawaòì\oq.
l'Isvmuosung.
Hawaxoampxos.
Uevmuoazopeùpvor.
Hewrnonopeiîapwos.
->"11119"
P6nlaeteri5 ,
‘Penl,allon ,
‘ 196"
12; 187‘; 192*
antalios ,
I_‘cnlacosiarchia ,
Pentacos‘iarches ,
Penlacosiumedimni ,.
164"
233*
“»‘:‘»‘233"
42; GQ‘I"
Peulawsiomvdimnos ,
w‘»
22
GQ"
INDICE ORE ERALB
394
Pcnlacosion ,
Hevmuoowv.
flevrz'xarhq.
flevram).oa.
i?
Hevreuoaruas.
flsvfnyovmpxm.
‘ Hsvfn‘mvmpxos.
Hertfluoufaqup.
HMfiuorfflp.
Hevrrnovaog.
58
I’cnlaple ,
175‘
Peulapîoa,
Pentecoslyas ,
Penteconlarchîa ,
Pen1econtarcos ,
Pentecomaîcr ,
Penteconler ,
Pentecoptoros ,
Pentecostcr ,
175’
186
232‘
ib.
238'
238’“
293‘
238IP
Pentecosteres,
Penlecos1y's ,
231’
238"
Hevrryuoarqé.
flevfnuoamps;.
D‘evrrpwatus.
Peplegmenc phalanx ,
235*
Peplos ,
135*; 1711“
.Hs«keyy.ew; 911,175.
Ilevrlos.
Hawpcoyevq.
,flepsppmvsw.
IIepmyvz{sw.
- Pcpromcne ,
Percrrenin ,
Periagnizin ,
Pan iaclîa ,
‘IIEPIQIKÌSIG.
Pgrìballcsle,
Hepcfiaìksaóm.
H6f1f301f)1656.
Hapc.5)qpa.
Hap:flo«fog.
flsplfloh1.
I_Ispc€sz«wov.
IIsprBepaua.
flsprpopvg.
“6.31390W365;
'Ilspm'ynml.
‘Ileglòexour.
flsprusqaì.am.
87"
30‘
50‘
135"
‘
_
177" ’
Paribaridcs ,
180"
Periblcma ,
1,17"
Peribo los ,
. Pcrìboîc, '
Peridipnon ,
Periclcrea ,
177’“
39“
94"
Peridromc ,
Peridromides ,
Pericgcte , .
. Periliun ,
Perìcvpl1nlca ,
Periclcrilìdcs ,
28“
217"
12
71"
30"
278‘
gb“
Degu).qpmììas.
Heplpfinffmòm.
Hapgomoòopfi.
Hepperarqumor.
Hspurefem.
116.:141'0101.
Haplppawfnprov.
Perimaucsle ,
50‘
Per'iicidomc ,
Peripatclici ,
Penpctia ,
33“
15
177*
.Peripoli ,
Peril‘ralxlel'ion‘ ,
Hapcuvhmcfiss.\
Periscylacìsmos ,
H5.>10«10p09.
l'Ispmftfl.
Perispasmos ,
Perislia ,
Ilsparmpum
Ilspldfvhow.
flspfraxmpov.
ng\ {mv “5611.9110.
Il;gpìàm._
1’crisliarcm ,
Peristylìon ,
Perilachismon ,
Peri ten cschcran ,
Periplufilìa ,
209*
8'; g" -, 30“
32"
239“
54
54
12
254*
295*
145‘; 177‘
DELLE VOCI I: r11.1s1 u'm:‘cnc.
295
l‘cripherìa ,
221*
"=‘pr.zypam.
Pcriphragmnlzi ,
288*
691 )(p'qy.nmw, v; 'K‘SP! urqp.araov. ‘ l!eri crematun, e peri clcmaton, 95
nfipouau.
'
Perone,
175"
fitflflpsm.
nîp-nuzr.
Persico ,
nepa'sqovq.
180"
Persephone ,
qusomaulia ,
Pelala ,
‘Petalismos ,
neaaovafsza.
“sula.
Usfukwpo;.
Ilarpa,
38"
109'
1 02
10’
Petra ,
154‘
I’clrobolica organi ,
Pelroboli ,
Petromene ,
_ l’eusinii ,
l’egeon ,
_ fletpofiolluW opyava.
flarpoflolou.
fisrpadyqu.
Usuamoz.
nnyazgv.
nn'yopawsm.
“1161111011.
Unurm.
258al
Îb-‘
87"
37
17“
I’egomanlia ,
Pedalion ,
101'; 117*
281*
-l°ec1e;
254’
flnv.ng.
Péctîs ,
nfltpaapz. '
Pclmma ,
154IF
Pitigia ,
131'
fl1001y1a.
“12.201 yxp 616.301.
.
U)wym 01111172.
11111119.
Ùìauawm
“Mm.
II).wpoz.
174"
174W
173"
'
Pinacia ,
57; 173“
Ifinax agyrficos,
Pitanate ,
Pitanatou corte , Ifilyra,
' '
111*
"186*
177*
48“
-
1Hagia phalanx
234‘
Placis ,
Plesìon ,
- 175'
256*
232; 180
Platanos ,
l’lalc ,
'
Illnóouo‘a nuyop.x.
fl\\qupr
84"
28"
Pleuri ,
_254‘
1Ùelusa agata,
Pleclra ,
10
'285“
154* '
mnwxoar.
Plemochoc ,
Ichpaxs.
1]MPfls.
Plerìs ,
11104010.
l’linlia ,
11111001.
174“
Plalanîs'tas ,
flkafnwfas.
filamvos.
29‘
101‘
Pilia ,
' Pilidia,
Pili ,
Pinacis ,
Umana.
l'Iwaf ayvpfmos.
flamvm'au.
Ucfaum.mw 60f.fr|.
D1fupa.
‘lficri gqr eclri,
.
111111.
111116141.
[11101.
l'humus.
,
Pleres ,.
.’Plinti ,
‘
203’
'
l'5.
236; 254*
254‘
296
IID'ICB
GENERALE
H)W_01oy.
Plinlion .,
mora , Espy.anvw, BZQO:JFIYG ,
povoìjpka.
n)ouay.os àpecrrypcos.
n).wmpm.
-
Plia, dermatina, diphlflina, mo
‘met-qs.
TIva.
. Hoòss.
Îl‘ofiouamv}.
HoBouau-rq.
Hoòoarpafluq.
Uoìomsrqv. ‘
flebo; ìsvuog.
Howvo.l.m.
flouuM.
Hom).o«fepoz.
-noxyla , .
271*
Pìocnmos _trcptcrioa ,
65“
Plynteria ,
Pnycitcs ,
vPn_yx,
177*
52
52
Podcs , ,
Podccace ,
Podocancc ,
256‘
_100
100
100
Podocine ,
f
Hols:s. '
Ho).syapxos.
Ilaìms.
Uokc'ang.
Hohsza.
Hoìmng.
Ho).zopz‘qffi.
Holws.
Holiovxog.
.
‘
Bolla, Ba m: 'anou81:a.
Hoìì.oz u;yafiox.
Ho)vflovlus.
Hoìv6cepos.
110111701105,
Holupnns.
Holuqafioos.
Uo'ìvxp‘wov.
Hopvralor.
Hopa’sww.
Hoparawv 6.:ung sopnq.
Hownos.
flomwa.
Uovrarv{ew.
flofflpewv.
2567
Podoslrnbé ,
Ho‘lpavbpm.
UOWv;.
110119.
Hohrau.
Hoìms.
I
187'
gad05 leucos ,
41"
iano sia ,
Picilep,
1 798"
Picilnpleri ,
Pîmandria ,
Fine, .
Polis ,
- I’olemarcos ,
..Polias ,
Polialis ,
Poliia ,
Polietis,
26
' _ 38'
72
1
34‘, 51
3; 5'
5‘
178*
5"
Poliorde1es ,
Polios ,
257"
178*
Poliucos ,'
Polis , ‘
i
5‘
176
.
Pulite ,
1
-
0
Politi;,
7’ 2'
Polla de ce spudea ,
Polli cagali ,
151“
36"
.P0lj'bulos ,
5‘
_Polydoros,
-Polygonos ,
-. P.olymctis ,
‘Polyplhoos,
_ Polycryson ,
Pompei,
1’0mpion ,
Pompeon demon cotte,
_Ponlios ,
P0pana ,
6;”
66“
5*
70“
v9"
134*
6
178‘
‘
4*
26"
P0ppyzin ,
108‘
Portmion ,
16“
_ Poria ,
991
272’F
Porpe ,
175w
DELLE VOCI E
Hopuz.
qun‘au.
Hop«axse.
FRASK_
GRECUB.
]?orpaces,
Hqceuîsow.
Hocezòm.
Hoafixìmv.
Poddcnn,
Posidia ,
Hoaaxòaww.
“0651607119- '
HOI1‘HJIOY.
Hpaxrogss.
Posidonia ,
Posidnnias ,
Hgafqp 11009.
Hgsafiex; , aufoxpxro gas.
Hpsafisug.
Hpiq pqam.
flpwurswz.
Ilpoauroupm.
Hpoawìmc.
Poddon,
23’“
41 ; 147
Prater ii10s ,
'
28
49; 243*
Presbevs,
Prerosia ,
Prîapia ,
Proacturia ,
Prosùlia ,
Proaulion ,
Probiemala ,
Pryobole ,
Probulcvma ,
‘ 185*
178"
178*
ib.
7 i“
81’"
222’“
91
60; 106
Progamia ,
l'Ipo sxmvew.
178’ll ,
21
Presbis 48; avtocralorcs,
Programma ,
Hgospfiolm
21; 2*;‘178*
Praclores ,
nP°'YP‘WW
Hpoòmos.
11901101105..
Hpoiìoaza.
HpusBpa.
Hpoeàpeuer.
Hposfipm.
Hp066901.
204*
178"
Poterion ,
Upoawhow.
Hpofll‘qpafn.
Hpoflolq.
Hpofiouìsvgm.
Upoyay.sua.
Hgoyugwmcpxrx,
Hpcy8mcn.
221’
‘
Progymnzwmata ,
Prodici ,
Prodicos ,
o
.Prorlomos ,
ProdOfia,
64“
52; 106
194*
205
‘ 205
81“
90
Proedra ,
Proedrevin ,
238
55
Proedfia ,
Proedri ,
l?roccpinin ,
105; 196; 259*
37; 52
142“
Proemimli; ,
Procrosìa ,
Protymata ,
288"
178"
57"
Hpon'pocrm
Hpoóuyufa.
Hpmwpa.
Pricoa ,
Upou‘j.
Hponaìcxv.
Prix ,
Procalin ,
61“
25
Hgoualupyafac.
Procalymmata ,
289*
flpov.)vgcns.
Proc'lesis ,
25
Upoumvrox .
Procopi,
Prologia ,'
290’?
178"<
Hpoìoyra.
flpopaxra.
Hpop.axm .
Promacliia ,
Promachi ,
58“; 62’"
l‘6.
252‘
’93
Ilpopefwmàa.
Upoguqfism.
Hpop.w;cfpm.
11;:0p.01.
1xml‘1: o'umnn
Pmmcmpidia ,
Promelia ,
Promncstrie ,
215*
178*
68"
Promi ,
152*.
Upovam.
I'Ipowaov.
Hpovom.
flpovam‘519.
flpommov.
flpofiswqumr.
Hpo‘éswa.
Upoìevm.
UpoEevos , amalem; , o‘wmpza; 7
vylem; , 900.319.
Hgovrsparsw.
Unomvaw , qùorv;ara.w.
Hgoarwmdo: xakns.
Upomvaav Bagno-1:16:11.
fl.aonro8fi.
Ilpovrokm Osaw.
Upoorogm.
Ugo; alo; nyopady.sva.
Hpoasvr‘afifi.
Hpoo'avxa'l o su7(au.
Upocvgyopor.
Hpoansqùam.
Pronea ,
Pronaon ,
Pronia ,
5‘
9‘
5"
.Pronopîs ,
15"
I’ronopion ,
Proxenelrie ,
Proxenia ,
15"
68"
,
ias , phtorus ,
Pros alos cgorasmena ,
Prosentaxis ,
Prosevche, o anche,
I’rosegori ,
Proscephalca ,
flpao‘oBmu peyzla.
Prosodia , megala ,
Hpoaofiox.
Prosmli ,
Upoamrv;pms.
Proslal0rio's ,
flpodqòeyufvpra.
flpodxalpnfqpla.
Ugo; UBo>p\ ayoamfsc10m.
HgoarpBu.
Upodoviîox.
flpodoarov.
Hpomfirs 11h»).
Ilpofs).sm.
Uporskswt evxau.
flp<mt)su0m
flporovdr.
flporpvyauoa
20‘Γ
Propinin 142; philotesian’,
Propinosî calos ‘
Propinon dcxiuste ,
Propodes ,
Propoli leon ,
Propoma ,
Presèenion ,
Pros myrriucn adin ,
Hpodrafv;s.
Hgoc'rspvròu.
164’“
Propempin ,
Ugo; puppww;w 41651».
Hpocmv;wov.
165w
Proxcnî ,
194:, 164’“
Proxenos, apolias, solerias, ygî
145‘*
142"
143“
256*
' 21"
135*
29
258*
45"
15; 61‘
150; 132"
Prostatcs ,
Proslernidia ,
. Prosplncnce1crîa ,
15
150"._*
20"
24"
96“
25
215*
2“
Proscherclcria ,
178‘; 68M
Pros ydor agonizestc ,
82
Prosodia ,
59“
Prosodi ,
Prosopon ,
43"; 24.H<
234'“
Protaxis 238*; psìlon ,
Prolelia ,
l'6.
178*
P{otelii eucl1c ,
Prolileslc ,
64“
15’“
Protouì ,
Prolrygcos ,
287*
178”<
manu-z VOCI 1: 1111/111 0111101112.
299
Hgor;uysw.
Protr gia ,
"P°’P‘Wm
flpflqmuuos.
Prolrìges ,
Propl|eticos ,
Upoqqus.
Prophctis ,
flpoqfiaau.
l‘Ip'oq-ohuzàas.
Upoxufixarnpm.
Prophlasia ,
Prophylacides .
Procarisleriil ,
119%)(111015.
Prochynas ,
npomy.oma.
Il.wpwn 1190.060021.
flpvy.wv|.
Dppw;aw.
‘Ilpvfmsm.
l]pvmvszov.
Hpmww.
flpxpa.
Proomosia ,
11911911139.
np-nPsug.
Prormes ,
994*
Prorevs ,
994'
Up:ofau rgaufs(m.
flpnramkaam.
‘78*
jó»
68‘
19‘
173*
500‘
. 179‘
37‘
7’8
Prymnan cruestc ,
Prymnc ,
997‘
278*
Prymnesia,
Prylania ,
Prylaniou ,
Prytanis ,
Prora ,
283‘
493 93
593 9“
625 ‘04
294*
Prole txapeze ,
-
154"
Protesilaia
,
Prole cpi dccapo5";
179‘,
cpì Iicadi
Hng, 641': Sena ,f«’sma& , 1.15
UOUYÎOG.
flpflffoìoxm.
flpaazos '(uyos.
, mesunlos ,
Prololochia ,
Protos Zygos ,
205'
234‘
2151; 234*
Proloslate,
Protoslatcs ,
254*
231*
Iìpofouf mu.
Hpcofoamrqs.
Hmpy.m.
Ptarmi ,
1 1 1“
Ufapp.ov 03011 111701111602.
Plarmon [con cgumcla ,
112‘;L
Ure,m.
I]r:pvnu.
Urspoev.
Piera ,
Plerna ,
Preroen ,
278
286‘
222‘
Hf'spoys;.
flfspymv.
Plcryges ,
‘ 219:
Plcrygion ,
_281
Htu).sp.ms.
Ilmxrs.
Ptolcn'1ais ,
Uvzvslzx.
Humve.!.mw.
22
Plychis,
V
279*
U"Wm
Pyanepsia ,
Pyancpsion,
Pygme ,
Huflypaxog.
Pygmacos ,
Hwy;qu.
Pygmice ,
Pyclon ,
Pylias ,
.
1’ylicos nomos ,
Pytii ,
197‘
196; 205
11091011.
11110119.
1106010; voy.oî
H06101.
U-10109. ‘
179*
20; 132*; 162*
1go"
1‘6.
lgo"
128"
19“.
.
Pylios ,
_
4 a‘
INDICE
300
GENERALE
1111040.
Pyto
Pytou, ,
Hubcov.’
H000ng.
Pytonas ,
92‘
l'Ivfiwmum.
Pytonici ,
’ 92"
Uv’nos.
l'Ivuvmaw qakxyyos.
Xw.mh{ew.
Pycnou ,
fluv.fevsw.
Hvufns.
Ilvlaum. ‘
II-aìau , A)(aplfluau , Gpmual ,
Gpwéo'm , Imwm , nepapemov,
66‘
92"l
95’"
Pycnosis phalangos ,
Pyctalizin ,
‘
Pyctavin ,
Pyctes ,
Pylfla’
‘
236*
“1 90"
190*
190‘
99"; 119‘
Pyle, 5; 99"; Acarnicé, 6; Tra
'cie , ib. Trias‘ie, 5; Ilenia, 6;
ceramica, 5; Piraìce, Scie,
Hslfxi'uau , 2mau.
6
HOMybpxt.
Huvòmvsaùax.
Pylegore ,
Pymaneste ,
1va, a.xawrvov.
Pyr 123; acapnon,
128"
Pyramus .
185’“; 154’“
Ilvpxy.ovg.
xmr
205
Pyre ,
Pyxgi , ,
Pyrgos
Hu.y_u.
Hupyos.
Hupyos. .
\ .
vayovs’edtuypsvovs.
ngxafn‘xov. _
‘
vauzi'a.
Ilv;:ofiolovs ).1601)î.
»
26"
256"
236"L
Pyrgus eplygmexuu ','
' 256*
Pyriateriuu ,
28M
Pyrcaia , ‘
Pyrobolus litus ,
89
227*
‘ Pyromàntia ,
' ‘v Pyrophori ,
mo"
21,9"
Dvpposl
vadflqopd;.
Pyrros,
Pyrsephqros ,
93""
1 59"
IIQPO‘OÙPOI.
vacovpxòw.
l'va6wv eoPm.
vaqogoz.
Humos.
Pyrsuri ,
500*
Pyrsuridia ,
300*
vao;;.avfexa.
Hupoqupor.
'Pyrsoq eorlc,
179*
Pyrphori ,
Hm)nr|mr.
Ha:)cqmev rou y.efonuov.
249*
Pysios ,
' Polelc ,
Poletcrion lu metiein ,
70“
25; 68‘
25
B.
P.
‘melbor.
Rabdi ,
PafiSopavrem.
P1;36020[101.
Pafl6w" ava‘rcq.fis.
Babdomanlìa ,
Rabdouomi
,
Babdu analepsis
,
86
Pu;flBo-ay_or.
Rabduchi ,
187*
PxPBzzqum.
Rabdophori ,
194*
Pauqaw6mns.
Raphanidosis ,
78’“
110*
187‘
179"t
DELLR
VOCI
B_FRASI ORRORE.
501‘
Palmòuw sopfn.
Palavò'opanem.
Rapliodion corte,
Rapsodomantia ,
179'
109'
Pv|fs_xv.
Pn'gou.
Rezin,
Ben,
26‘
191*
Pr,fopss.
Pnriaau.
Pl.i.acdflìfiî.
Belorcs ,
Retre ,
Pupzs.
Poòoav sì.uov.
RiBsisî
Bodoen cleon ,
Poyfioszòq; 9;).ayfi.
Romboides falanx ,
236‘
Pny.am.
Bymala ,
285*
varq rpmq.
Rime trim,
Eafime.
201714260512.
21101.
Sabazia ,
179‘
Sagcneviu ,
251*
Sali ,
Salpigtes ,
299‘
232*
Bi sas ides,
2‘xlm7rns.
2a).my€ , mpp‘qrm‘q.
201.148211.
2126.11111.
2111601210111.
2‘Jmî.
-É.xpxdcm.
2.xpawm.
Sandala ,
S.
Snndalia ,
180“
Sanidomata ,
Sanis ,
Sarissa ,
‘
Saronia,
Ezup_mrqp.
2:"!PJHOG, asszyopo; , rsxgawsrgo;,
«a.nppos.
22:,mqum.
ÉSIO‘JLXOBIG.
'
2‘a)cqvq.
26)ÀOL
25).;xafa.
180*
272‘
192
Sireos, siraphoros, pirasiros, pa-'
1‘eoros ,
213‘
Siraphuri ,
192*
Sisactia ,
180'
Selene ,
26“
Selene ,
148*; 88"
SeUi,
‘ 62‘
Selmala ,
Sèmele ,
Semue tee ,
Espe)cq.
‘
' 287*
101; lo“r
215*,
225* .
Sauroter ,
Sirei ,
Eszgazox.
250*
180'*’
‘ Saums ,
2=‘y.wu 05m.
an.you sopnq.
2‘evrrquv.
Enuos.
21|;L1f1.
2v,y.sm.
2'npawv.
26
‘ 191*
128"
Salpmx; 1yrrenice ,
2‘awpo;.
Es)cqwau.
48
21%
284*j
180"l
67; 151*; 157"=
Semnon corte,
Seplcrion ,
Secos ,
Semala ,
Se_mia ,
Semion ,‘
25
157" '
180‘
\*
35"
248*
249‘.
INDICE
502
GENHALE
Semiophoros ,
Z‘r;puoqopos.
Ìnday.ov.
Ìqgapovg.
20202.
2067015.
252‘
»-{S€Sflmon ,
66"
Sesamus ,
118“; 154"
Stenia ,
v Stenias ,
216flpopuflfim.
301611311; fpa.4c‘s{q.
18‘)"
ió.
Sìderomanlia ,
’ Sicelice trapeza ,
12o"
120“
Sìnteis ,
215"L
Sinlies ,
Sinopilcs ,
215‘r
5"L
Zuavp,flpxor.
2mqazs su ngmvsxq».
2‘ma.
212100 611111.
Sisymbriou ,
66“
21108212.
erogusfpm.
Su'os.
2‘1fou 6nuq.
2‘zroqwìaues.
Sitodia ,
Iwnqi's.
Swnss.
2‘murm;s.
Sitesis en Prylanîo ,
104
Sitia ,
104
Sitiu dice ,
45
117"
96
.
Sitophylaces ,
. Siloue ,
Scalmî ,
Scaphas,
Ìuzqd‘s.
2‘uagus.
Scaphis ,
Su-aqvg.
Scaphe ,
214101400951.
Scaphephori ,
Éusxpz.
Éuexpow.
Scira ,
Sciron ,
Euswasrwqpm.
Euemq.
Scepasleria ,
Scepe,
Scene ,
Scep\ucos ,
2‘wqw;.
211;«100;40€.
Eur;mgow.
Ima.
45
45
284*
' 25
25
_
Scia ,
180‘
8
222'
’ 54""L
' 15
5"L
o; 91"
124"; 175“
Scie ,
Sciagmphia‘,
Scia dea ,
Sciadia .
2mzòes.
InnBsìa.
Èmanqopor.
2114;.
21118512. '
125’“
115"
165*
\
23
Sciadephori ,
Emspm.
I
2‘mkhav sopnq.
2mop.awfem.
271*
25; 175‘
-Sccplmn ,
2‘mau.
2‘umypaqm.
2111;».
221
Silomelre ,
Sitos ,
Sita dice ,
Errmwnù.
210.111,01.
Ém)ò.m.
156; 62'“
23
Scias ,
Sciera ,
208
180‘
Scieria ,
/ 180‘
Scille ,
177*
Scillon corte ,
Scio'mantìa ,
’ Scìra ,
181*
f
117"
180*
11:11.: vocr 1 P1111: 11111110111.
2119090911.
Scimphoria ,
503
180‘
leppoqopmv.
Scirrophorion ,
210111.
Scolia ,
119’“L
21011011.
Scolion ,
150“
2101105.
Scoiios ,
'150“L
Sx_ono;.
21101101.
Scopos ,
Scotii ,
188“
96"
2111611.
.
155; 134‘; 180‘
Scyle ,
3111101111 «0111;.
21110101: «15111.
37
Sc);lice posis ,
Scylisli piin,
122‘Α
122“
21vòomew.
Seylopìiu ,
2101111.
Èva.
Scylà ,
Scytalc ,
52" ; 262‘
257 ; 270‘
227'"
2‘uuru).m.
Sc_y'lglia ,
2‘wmkzfia;.
Seylalides ,
2mqws.
Scyphos ,
2murrm.
2xmarnm.
2Mwfl-
Smegmfl ,
20101.
50105 ,
20,201.
'
-
2«oòo;.
127*Î
Spondius ,
sponde ,
211‘0»611101.
Spondyli ,
2146106901101.
2f4610v.
Sladiodromi ,
51311101],
Efaqqu.
Sfilth ,
2mupmn9.
Slauroter ,
2mupo;.
-
Slauros ,
2151p'q.
Stìre , _
îrspy.au.
2180111111110».
ìfspvopavfs1q.;
2f99’011fl1‘115,
Stemmala ,
Stemmalieon ,
Slernomanlis ,
Siernomantis , '
.
99"
’
89“'
285*
24"; 197‘!
55**
37"; 59*_
58"
l'5._‘
12"
Spodite ami, e encryphie, 47";
sponde ,
21101612101.
2‘woan.
189“'
SOI‘Ì ,
Spodos ,
.
155*
161"
_
Spargana ,
Spire ,
‘ Spendin ,
Speleon ,
Spl\ancna ,
Splancuoscopi2 ,
Splancnoscopos ,
Sp0dios ,
2410811111 apro: e eyupqum.
2«ov8au.
lib
125‘
Scople ,
Scoptica ,
_
2«apyava.
2«ezpnu.
241’51465W.
Z‘n'nìmov.
211’Mypa.
2wkaypoauoma.
Éarìayxoauovros.
241‘06109.
122"
'
815
208*; 245"
197*
25“_
85
188‘
188‘;
ib.v
222"
103 ; 225*
275"
45"
178‘
" ‘ 91‘
.‘ _ f
691
504
INDICE
2rsqawos.
2rv;kau.
2rv;kux;.
,,
2roau.
Éromm.
210:)(6102.
Éfokagxos.
Îro)cq.
2roko; , pqwosxòq;.
2my.a.
Éfoyeuo.
2‘foqu.
2rng‘qqu.
,2‘fparwqyor.
2‘rpamfyos.
2r;nrsux.
2‘rpmzwnòeg.
Irpanconua.
2‘fpanfoxnpug.
Sfpmfo‘mfym.
2foyyvkau.
2fpoyyukomvfm.
2‘1poqauos.
Èpoquov.
2".'Pmll-Gffi.
Éwyxm.
Erqualru.
2vyu)mro: , euv.)a;flm.
.
34"
234*
_‘ Stelc ,
i
4 .. L-SIelite,
._-'.‘1..
v...
_., _Stelitcvtìcos
la; _;‘_7. Stenia ,
20“
104
157“
20"; 162
.Slole,
Slvles ,
2‘mln.
2‘flqaos.
2rxxox.
2‘nxopawnxa.
Érzxos.
2fou a).quovra>hg , pzxpa.
.
Slephanos ;
SIOphanophoros ,
2reqawoqopos.
2117111f1.
Efuypzflaz.
21'Uy612169.
175"
- Stephaneplmri ,
Stcphzmi , xenici ,
2reqnwo: , Esvmm.
2m).xrau.
2mlxravrzuos 1070;.
2nqvm.
2rv;wuncmu.
GENERALE
Slephanc, 218"; ypsele ,
_2rsqaw; , v.l,r,‘mq.
2reepzvqcpopoz.
99, 244*
99 ‘
logos ,
99
181‘
Stcnìose ,
Sligmaln ,
Sligmalic ,
181'
99; 210*
26
Sligonos ,
35
Sliphos ,
‘ Slichi ,
Slicornanlia ,
.
Stìcos, '
255*
234*
mg“
231’“, 231;"
Stoa alphitopolis,macragg“ 117“
Stoe ,
Slicì ,
Stichion ,
8 , 11
Slolarcos ,
- 293*
124’“r
Slole ,
178’"
510105 , 278*; menoides ,
'500"
Slomfl ,
254‘; 299*
Slophìa ,
181*
Slophion ,
‘179"
Scralcgia ,
V
Stralcgi ,
Strategos ,
,Suatia ,
233*
53; 52; 229*
150 ; 293*; 139"
231*
Slralio:idcs ,
Straliotîca ,
. Siraloccr)‘: ,
Slra'tolngia ,
Strongyle ,
Slrongylonavte,
Strnphcos ,
Strophion ,
272*
42
232*
209*
273*
290
100; 4*
179"
Slromala ,
112*; 131‘"
Sl}'giì ,
2*
Sly’mphalìa ,
181*
Synclcli , 124‘" ‘, ecclesie , , 51
DELLE VOCI 12 FRASI bnncns.
305
Euynlv-,ro;.
Synclelos ,
Syncomide ,
207110111811.
7 Evyuoy.x{sw.
50
161*
Syncumizin ,
Syuoomimeria ,
Évyùopto‘f‘qua.
2wopawrsu.
'2010q;114121.
2‘uuoqozwewu.
'
159*; 181*
Sycornamia ,
'
Sycophante ,
Sycophanlia ,
Syllqchismos ,
Symlmeehi ,
Èvkìoxzapos.
2‘vp.fiaauon.
_
Évyfloka , opmra, qmvm.x.
160*
Syìnbola , 113‘ , 165“; orala ,
phonica ,
Symbr>leu dice ,
\_‘ Symbolc_ ,
Éupflo).vy.
vaflohgmor.
121?
86
90
232*
‘
2upfioìawu 6m‘q.
1610!
248'
95
113**
‘1 Syrnbolxmeoq ,
--l 141*
Ìvp‘dmpox.
Symbomi ,
Symmachia,
2vypaqgm.
29‘].an01.
‘Symmaciii ,
‘ _Symmacus .,
Synnwtrîa ,
Symmoria ,
2vunflxova
Eu‘pperpm.
2rppwpm.
4
vagloym.
Eupwoaiapxos.
Euyun‘ociov.
Zvy.woamv apx’ow ,
Symmorie ,
Symposiai‘cos ,
_ Sj'mp0sion ,
symposiu arcon ,
--‘ emp.s}.v;rvqs.
2vpurorau.
8'
244*
-
‘
207
241
1 7132
9*?
46; 292*
124**; 158**
'
‘
epimeleles,
158**
Sympole ,- ' ‘1
,20;qum.
2‘uvqopsug.
12411
- - Symphora ,
, Symphorevs ,
20217awmfm.
156**
12‘44x
'_115*
‘ 237*
Syuagonine ,
188“
Synarmollin , syncliin tua ophial
vazppo«ecy , o‘vynlszew 1009
0000041009, o fa fiìsqupa.
ÉpùmuvéwpoS.
vaùawvor'. ,
2011611101.
Éuwsòpor.
S?:edri,
104*
2vismw.
Syncchin ,
191*
2‘quyopmov.
2021170901.
2011011011.
Syncgoricon , l
Synegwi ,
1
211141an.
M
Evvóqqu «agafladm; Sx‘wq.\
vaóaqpa.
2vaqgmm.
mus , o la blephara ,
Synaspismus ,
SYndipni ,
S dici ,
12""
257"; 255*
"
' Syntice ,
Syntece ,
anteces parabaseos dice ,
Syntema ,
261614001121.
Syntemata ,
Synliasotc ,
Zuwaor.
Synnai ,
124’“
41 ; 48
48
56; 448
243*
245*
95_
248*
' 248*
113'“
8*
306 »
2uwanmau.
INDICE
OMBRA LI
Synieete ,
_2uvonua.
3‘
Synicîa ,
18.1"
_Sjnoche phalangos ,
934'“
Synlagma ,
Syntagmala ,
233‘
ib.
Synlagmatarches ,
235*
2veww
Syracuaion corte,
Syrînges ,
181'?
_ 197"
2vptypo;.
ÉupuyE.
2‘Jppamc.
2vouqvor.
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SÎrmea ,
Syseeni ,
205
2uaazrm.
Sjssilia ,
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2‘woxn qaìayyos.
Éuwwypa.
Évwmyy.au.
'
Suvmypamppys.
2vpuxouamw eograr.
Sfrigmo; ,
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251‘; 170'"
181'“
2uqmazf.
Syslatis ,
232‘
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Syslremma ,
Systremmmarches .
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Sphagis ,.
253*
253*
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2vorpsppafapX'fis.
2qmyezov.
Sqmyrs.
2_‘qmpm.
Sphere ,
2@arpanqpxov.
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Spheristerion ,
Spheromachia ,
2q>mpòpuggm.
12 ; 155'“
190'“
Sqevìîo'w'q.
Spheudonc ,
Spheudone ,
2quosxò‘qî. '
2xaaar.
Sphenoides ,
236'“v
Scuse ,
277"L
va|pam «oleyma. , :popsumm.
Schemata polemica,phorevtîca,flr
2‘;yafoz xrwva;.
2vom'ov.
2‘xoxvopaml.
2:10:51 pan.
Schìsli chitones,
Schinion ,
‘
Édewòomzu.
Èmr-qp.
2qupwv.
2mqpowo'fau.
225"
251*
Schinobale ,
291‘
Satira ,
.
Sqler, -
'
- Solem'a ,
Sophronîfl/é ,
‘ 81"
Ta apo mantias ,
Tu. 85 spmnm.
Tu. su. rpm‘ofios.
Ta
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Ta
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Tau 5ÀMOUI’OYBG.
-Tau samy.p.em.
Tu. 0v‘q.
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Tau omo parrems.
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‘49’; 18x"
1,5 ; 207
' Sophronistcriou ,
T.
4
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SoPhronistor ,
_2‘uq;ovmrqg.
2mqgovzafqpmv.
223
53'
de eròtica ,
ec tripodos ,
eleosponda ,
empyra semata ,.
Te. escammena ,
Ta tye ,
22“
151"
72“
25"
98“
189*
25"
DELLE VOCI 1: un: eucax.
Tutvapw.
Tawapum.
307
Tenaria ,
Tenarile ,
Tamau amóoùopos.
_
181“
l‘5.
Tenia stetodomos ,
Tam» paura».
Tau uar’ao‘ru.
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-
,,;Teuin maston ,
* ' ‘ "" Ta cala asty ,
h u.xf’ avypou;.
179’“
146‘
Ta cat‘a agrus ,
Tantum.
Tulmò:fq;.
'
.
'1'alazog.
Talafixoupyos_ oma;.
Taìspag.
-
146"l
' Tactici ,
Talediles ,
' f\’ I
_
242*
18|.“
Taleos ,
TGIESÎUISOB ÌCOS ,
Talemi ,
quey.ou .vapofcpog.
Tu pshocrorovòa.
l'6'
85“
25“
Talcmu psycroteros ,
Tu meliosponda ,
'
25“
25"
'Tfl p‘qÀa.
T8 mela ,
T4 pnr’amrallm , p.1|f& wva
Ta met’ ampelina , mele sy0îna,
4n;ra pupdwa.
Tay.wu rou‘ 0600 non mw flaaw ,
Tapuas, m; Ezoxnnaaà»; , mv
mete myrsina ,
*
Tami0, "1 le“ , 00 ‘011 19011, 4!
Tamxas , 295*;tes duceseoa; 45
jafpar.fmafluwv , mw Osaopzumv .
ton 5lrali0ticon; ‘011 ÎCUÌÌGW, 1.5»
Tavvxrspuysg.
Tanypteryges ,
Taîjfls.
Taxis ,
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_
159*
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" ‘3‘
Taxis ,
Tagmpxoi.
T_aliavchì ,
_ TmEupxos.
Tu. «spcrovu\a.
“‘-"'-Î
T; w)anpafa_
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‘
Tapzvmm.
Tapy,oq.
’
139 i 232‘
‘ " 278’
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42891
\Tarnnlînarchia ,
Tapaos.
‘ .
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Tau taksy.co&q.
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Tau eortas ton 18011 eugel‘qu, 20"
< 1‘: talemode,
Tu v5”poovfor6m
' '. “ _’RÌÎ"
"i: _Ta ydrusponda ,
Tavgsm.
'
,’_
_
237‘
- v
237‘
l‘““‘af“‘-» mg“
Tarsos ,
Tu sopra; un Osow_qyysìov.
Tau-open].
Taupo1.
229*
Taxiarcos ,
Ta peritonia ,
'j " “7 ÎΑΑ-‘Îf Tarantini ,
Î’
‘Tarfrcos ,
g_
Tavria ,
‘ \
_fi2
235‘
Tavrie,
Tavri ,
25“
18“
"Î
'
21 "g
; ‘181“
I Tavgo«okem.
Tavropolia ,
181’“
Tauponoìo;.
avropqlos ,
““" z'b.
Tavrocolia ,
' _ ió!
Talpoxoha.
Taqos.
._
Tu q;puyawa.
‘ '
Tu. .Lm'ara.
Te»yror Oa)ap.m.
É_
>
Ts60.a.
Tsòpuflror.
‘
Taphos ,
39“
Ta( Phrygana ,
luo"
‘T8 psesla ,
- Tegii tfllfln'1i ,
‘
- '
‘
25“
8|"'"'
Tedila , '
'180"
TGH'ÎPPÌ ,
192*
508
INDICE GENERALE
Tctyomenon ,
128“
Ticomachias ,
Ticopii ,
' Ticopios ,
Telamon ,
255
45
45
221*
Tsdumpevov.
Tszxopaxms.
TsrXowozot.
T61)(0«0109.
TEMp-m.
TE).mpxng,
Teìam, Guam.
Ts).eror.
Tskszox yapzor.
Tekszov mm 010». v
Telarchcs ,
Telia , 64“; lysîa ,
Telii ,
64‘"r
Telii garni ,
5* ; 64"
Telion ce clou ,
25"
Telìos ,
41"; 146"";,165”M
Teliolene ,
64“
_Telcle ,
150"
Teleos elevtcri ,
28
Tele ,
38-, 255‘
Tsìsmg.
Tskszwòqvaz.
Teìsrq.
Talee»; elsv0qxu.
Tsl1q.
Te)oq. '
Telos ,
Tekmwm.’
Tclonc ,
Temcue ,
Tsy.qu.
Tsy.svos.
Tap-13650”.
Temegos ,
Teredon ,
Terpiceraunos ,
Terma , '
Tessara_conla ,
Tgparmspmvos.
Te_Hm.
Tcddanpauovrau.
Teqcapuoarov.
Teadapxuoaros.
Tera-016m: ny.mv ‘qpîfiluf._1%, mq
àsw , mokv;mww.
y
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Tétpmpx‘qg.
Tstpapxlqz.
lt
ÉIIWWMYWPX'GG.
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Ts:paqocloq.
Tstpdtcupoz.
Tifpmfiol(sxm
Tavp»fiqìov ‘8ws:
9 ; 17“
256* '
3"
188‘
76', 87
95"
182*
Televchcnc lìmon eroicon , iso
teon isolympion ,
44“
,Tclmeteris ,
b
4|
17"
Tessaracoslon ,
Tctl‘flgona bela ,
lM
"
188*; 64“
Téssavacoslos ,
v Tctmcmeua ,
T81y-‘qpsvaz.
Tfigpaymvm (Beh.
T}rp.zan;pzs.
T9? PIÀO!YI_G-_
TfifpavrleuPog.
233‘
5*, 27
11“
à25“
202*
Tclralogia ,
174*
Telra'pleflos ,
23g"
Îelrarchcs ,
23:2"
Tetrarchia ,
Tetraphalangayches ,
_î._ Tatraphalafl'gà'réhia ,
V
_’Tetraphalos ,
"W Telraori ,
_ *"_Tclrobolozm ,
'I‘ctrobolu bios ,
Tflîfvym.
Tellige ,
Tsrnyes.
Tctligcs ,
T6'qapopawmaz.
Tayqu,
';nksyc{sw.
Tcplu‘omanlia ,
Tecnice,
Teicmizin ,
i6.
235*
il).
218*
192*
mo“
ib.
174“
l
1 20"
58"
h5“
11:1.L1: VOCI E m.m annuun.
Tnìapwfplal.
_
‘
309
Tclemistrie ,
an ya)aEmv.
Tnv «pvpmg umw.
25"
Ton galaxian , _ I
Teti prymnau cmm ,
Tnpoupsvm.
Tu; 'yns ovx, Mmpews.
138‘
,' 2g6“
- Terumeni ,
r“
-' “' 261'
Tua gas uch'avtomenoo,
74
T119 um«’q5 s«ùafisuóm ,
Tea copes epil
csm,propuste,277'
-- «poorouo‘òau. '
‘
T1|3 auvouam; Wysy.aw.
Tea synosyas egemon
Txóqwat.
Tilenc ,
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Tx(hpnflaqmg
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Titene ‘,
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113'
95"
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24
. - ‘
f 5'“3‘
@<=qrsqy.
-*'-"1 ‘M’f
' INDICE
310
T0 avw,yogmov.
GENERLLE
'I‘o synegorîcon ,
Ton; 8mpoòouovwm:.
48
'T0 lriericon melos ,
Tua dorodocunlaa ,
T0 fpn|pluou y.sìog.
Y"
. 295_"
75
Tau; 6’ Mapaòmw.
Tus en Maratoni ,
T00 avpuromov mmcrqwu o auro
Tu symposiu apostene, ò apolye
ste,oapotondipnonanalyìn,róg“
Àvsaóu, 0 euro ma»
Buxdvaw
49"
awaìvsxw
Tov; q>aù.).ou;.
Tus phallus,
prymmm.
Tragemata ,
T917'qpaflr!p.mf.
Tragemalismoh ,
135"
Tpudsfa , (ama.
Trapcza 15g"; xcnia ,'
161“
Tpm_rs(w;.
,
Tpan's{ouopos.
‘ p.
Tpa«s(owows. ‘.ro.p;nfar. ;:‘.
Tpaupa. su «govom.
"“î"
Trapezios ,,
153"
Trnpczocomos ,
Trapczopìos,
158"
158"
,11 J) Travma cc pronias ,
Tpagnf.
Tpflx'q)‘og.
89
\ .'i;. Traphcx ,
Trachelos ,
Tpadflvrag.
: .m.>.
i45"
mg“; 135“
276'
286‘
Treszmtcs ,
240
qupura.
up w}. Tremate ,
277‘
sza. 651119594 ; «u)mmpufa.u.m Tria dcchemera 205*;palesmaia,68
Tpmxa65;.
.maU i _;u Tria<:ades,
21
pru;.
, uu Triacas ,
205' ; 43'“
Z‘pqnorra.
099'!
1: Triaconta,
8z
Tpmxrv;p.
Tpmfau.
T9|pwv o fPliÎldl/IOY.
‘ .»àu , > Triacter ,
. ,‘idnfi. Triaxe ,
"'ch . i:l Tribon, o tribonion ,
TplyMò‘qy'fl.
,_ 2‘ Triglatene ,
Tpayaqur09.
Tpxykv;.
T,uyhvog.
191
191"
1,8“
148'
gnu-xx. Trìgcnnelosl ,
148'
, .'_ mm 1 :\ . m;m Trigle ,
, noubufitl Triglenos ,
Tp«ymvov.
Tgxstfl?uuz.
Tpmpalaxm.
152’.
148*
4, z.zîu; Ti‘îgnnofl ,
L"-“|“ Tricterici ,
. sìbhu Trìcrarchìa ,
74_
200‘
47h
Tpnqpanp7(oz.
‘ UuniutTricrarcbi ,
41;
Tpmpflpxos.
, aul‘ Trierarcos ,
293*
‘Tptqpflm.
Tflwaokns.
,. i»;
_flb,l Tflîel'elc
Trìcraules,
, _
290‘
TwWoha;
g
Tpu;pmov pelo;.
Tornwa.lo;_
Tpgd.zpza..
quwpyos.
pràun .
T9wòms.
Tpmaru.
., mi
‘ 1 '
4 TFECI'FIDÌOIIB,
274‘
Tr!erlc0n mclos ,
2Q51
.‘ n Tncephalos ,
5*
( ||f\i’flf00!0'fl Tri<:lana ,
. augw mo Iflnmorphos ,
‘ IIH“_Î'1HA:Ù(IÌÙ Trindite ,
. uui‘nl\ su» Triodilis ,
, lb‘ll!"L'fl}l s:::‘
f.
Tri0pia ,
l'82“;
-‘ ‘î6‘; 88“
19!
"'îf'".
148*
6*
183*
DELLE VOCI E
T 10 me.
TSx«îox.
S‘RAII
GRBCHE.
Triorches ,
Tripli ,
Tripleuros ,
Tpmksvpoi.
Tpmr0659.
"'"
"
Tripodes ,
Tprm fpa«s{uu.
Tpmq ur’emaù , e«: Ben; p.6
aovwro; ; carapevov.
Tplfo'ysvsm.
31':
105:
220.
239
6
Trite 166“; trapeze ,
134"
Trite; api icadi , epi deca; me
suutos; istamcnu,
205'
Tritogenia ,
5"
Tprfor «arepss.
Tpflovmropam.
Tprfoeraropsg.
Trili patercs,
Tritopatoria ,
86"
183*
Tritopatores ,
183* ', 86"
Tpx:oararperg.
Tritopatris ,
TplfO; Cwyo;.
Tritos zygm,
Triltya ,
szfnm.
Tritlyarchi ,
TPIZ?WXPXOI.
Tprfwau.
Tritlye ,
Trilly’es ,
Tpu'rusq.
7
“'\f 86"
" ‘ 254‘
50"
36
130‘
37
Tpcfruî.
Tritlys ,
szxopìos.
Tricordos ,
21 ; 30"L
168"
prxmo'cs.
TI cosis ,
Tnohola ,
218‘
42
prfioìa. .
Tpovraua , fpomzm. ‘,' fpan‘am.
Tropea, tropea 265‘; tropea, ió'.
Tpo4rmo;.
Tropeos ,
265*
prrmò‘ono;.
Tpoaras Ospwas.
Tp°ms.
.
Tpooror.
‘
Tpowompzs.
Tpoor'ovo'0m.
Tpoqem , òpsorfvlpm , 0.:sn’rpa
Tropeducos ,
Tropas tcrinas,
265‘
203*
Tropis ,
275’
Tropi ,
934'
Tropoteres ,
284‘L
0 Opearm.
Tropusle ,
277’
Trophia , trepteria , lreptera , ‘ó
trepta ,
103"
Tpoqox.
Trophi ,
84"
Tpoqo;z ’
Trophos ,
95""
Trophom'a ,
poqzovm.
Trocos ,
T9010;
Trypaua,
255*
.Lî.‘..
Trypemam ,
277’
I '
Trysippion ,
Tryphalia ,
Trogalia ,
215'
218"
155"
Tr0cta ,
Tymbevsc con: ,
Tyrixbi ,
119"
42“
31,“,
PÙTGVI.
an.arx.
puo’urmou_
pucpaìam.
Tp:uy.xhon.
Fasitx.
Tvy.fldudaz xoas.
T0|L‘Boc.
Tupfio;.
uy.mwa o marmx.
81'L
101;214*
'
'
.
v
-‘"
' '
Tymbos ,
Tympana , o Iypana ,
53"“
1022
INDÌOE GENERALE
312
Twpnrawx(sux.
Tuynravov.
Tympanizcste ,
Tympanon ,
103
102
Tupfln.
Tyrbe ,
185*
Tvgflexs.
Tuqaslmu.
Tyrbis ,
Typhalia ,
»
T0 ydali lo amo lalito ,
2
218'
82
>
T:_u v6:m \'q cp.cp ).aùsqr:n.
Y.
T'
Yacintia ,
Yacintiobaphes ,
Ybrcos dice ,
Ybreos lilos ,
Ybrizin ,
Ybris ,
thistica ,
Ybristodicc ,
Tanuvlha.
Tumv6mflafl;.
Tppem; 60u1.
Tflpssos h005.
Tppu(sw.
Tppls.
Tfiplatma.
Tfipxaroìmm.
Ygìia ,
Tyzam.
‘Îymau.
ÎBpavos.
Ygiie ,
Ydranos ,
in:
Ydrìaa ,
4
Ydrìaphori ,
Tchas.
’l'6pmqopoz.
Ydrornantia ,
Ydrosponda ,
Ydrophorìa ,
Ydrophori ,
Ydor ,
‘T630pawfam.
Tfipocm'owòa.
Tòpqqopm.
'IBpoqmpoz.
Tòmp.
Tenos.
‘Ipnsumoa.
Ty.svss.
Yetios ,
Ymenei ,
Ymenes ,
Tprqw.
pra.
183"
218*
26
68
104
91
183"
44.
.
.
‘
40"
n4"
150‘
25
25
101"I ; 117"l
25"
184‘
‘ 141'“
150"
5'
69" ; 71“
ib.
Ymen ,
69"
Ymnia ,
184*
Toraywvm 0 wr‘owvym. mv apa
mv.
Ypanconia , o‘ypopygia ton ere
1'm’auòpov.
Twauovruarm.
Torapgovrss.
T«arn.
T«Mo;.
Ypetron ,
35"
Ypacontiste ,
Yparcon [es ,
Ypate ,
215"
289*
165‘
T«ewepòew.
tou ,
Ypatos ,
284‘
13"; 25"
Twepuspvd'l‘ì. .
chnerten ,
Ypera ,
Ypercerosis ,
-T«gp m; aioàw.
Yper [es exodon,
155‘
Tws,cwhyywxs.
Yperphalangisis ,
236'
‘Tarapa.
22
8x“
236‘
DELLE VOCI
315
E FflASI 0RBCÌIE.
qupedu.
Yperesia ,
284‘
Î4fnpsrm,
Yperele ,
257; 115; 17‘
Tarapsr’qq.
chreles ,
252"L
T«nlasflual.
chretice ,
275‘
T«17705.
Ypingos ,
anu doter ,
Tm«ou 60:1;p.
T«o,8.zl).sw.
Tnofioìov.
59"
‘
Ypoballin ,
62“
Twoyam.
Ypobolon ,
Ypogea ,
62"
33“
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Ypographc ,
175"
Taroypaqus.
TwoBsw.
Twoò‘v;p.au; hv.uvmmw qm,fiww.
Ypographis ,
’ 175"
T«o(mpam.
Tronauarow.
Tronpzrm.
T«olusw.
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Taropwvaóan
Tarowuyw. r:rv apermv.
Ypodin ,
180’“
Ypodemala, 179“; laconicon e
phebon ,
225
Ypozouxata ,
276‘
Ypocauslon ,
128"t
Ypocrilc ,
Ypolyin ,
_
95‘
. 180'“
Ypomiones ,
187
Ypomnyste ,
Ypop_ygia ton erelou ,
78
284*
T1roaur;vmr.
Yposcenion,
15
TvroraEr;.
’Ic'oraprapcor.
Toro rp av_mò‘x.
Tfl'orwrmms.
Ypotaxis ,
Ypotarlarii ,
238‘
’ 2"
Ypo tc sciadi,
Ypoly’posis ,
Twoqqtac.
Twoxóuwwi.
Ypophete ,
Ypoctonii ,
Termpumm.
'In‘cmmu.
Ypomosia ,
Ypopia ,
Y: ,
Ts.
Îo’urqu.
Taaos.
Targpew.
Ysplex ,
Yssos ,
Yslcrin .
T.l.aaam.
Ysteriste,
Ysteropotmi,
Ystems ,
.
Ysleria ,
thala ,
thormi ,
Ypsose ,
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Yen ,
Tcr’spewflm.
Tarepoqroqwt.
Turspog.
T61'11F1.
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d>wy‘qm«odza o q>ayr,mfocrz.
Gayox.
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‘Ìouaqaopo5.
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Phagesia , o phage;ia ,
184‘
Phngeaiposig, o phflgc»ipusìa, il).
Phagi ,
116*"
- Phagin, e: pinin,
Phagnn ,
184‘; 116"
I'b.
Phcsphoro=,
Ì’Nwìns , 0 Qdukowqq.
01117759,
9°‘7‘0'7'7fl91119
ÙaÀayyapxru.
Qaìuyyu.
‘1’akayfi ; g|@uuBr.;.
@aìapa.
‘l>a).npov.
‘l’ahug.
Ùzllaymym.
l’alba; quum.
Galles.
@aìbqopor.
000.05.
88"
Phenomcrides ,
223*
Phenoles , o Phcloncs ,
178’"
Pbalangcs ,
222' -, 296‘
Phalangurghes ,
233'
Phalangarghia ,
i/1._
Phalangia ,
222*; 996*
l’halan 6 x 235"a xì l3110ides, 236*
Pllalara ,
215‘
Phaleron ,
16
Phalcis ,
275*
Phallagogia ,
177‘
Phallica asmata ,
145‘
Phallos ,
136*; 145"
l"llallophori,
145" ‘
Phalos ,
Plxanoles ,
d>awoìqs.
Phare ,
d>apq.
Qapy.mm; cmnq,:m.
'l>apguueu.
Qappwwxor.
fl>alpy.auo»
i>a.p;muos.
@apoq.
217‘
178“
.
284*
l’harmaca 175"; soleria ,
Pharmncia ,
Pharmuci ,
l’harmacon ,
Pharmacos ,
-
leros,
Phasis ,
Phidìtìa ,
I'hcllos ,
.Pherin ,
d’ams.
@6|61fl.1..
‘l’eììog.
d’apenn
‘1>epsafluo;.
<Ìepeqxfnan.
Qspvn.
<l>spfpow o qspsrgow.
117“
.
92; 149
209
184‘
61’"
Phcresbios ,
88"
Phercphauia ,
Pherne,
Pherlron, o placrelron ,
184*
6|“
15"
Pheugun ,
ll>wymv.
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1m“
un"
160*
89; 102
160‘
Phcmc,
84
58“; “4*
<Msyywùm , filaaqnpuv.
Phlengcsle , blasphcmian ,
d>0flp.
Qònwwfo; ,
Phlir ,
281"
Phliuonlos, ducale, ennatc, og
oyòov._
I
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st.a.nq ,
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don ,
111,‘
205*
DELLE vocr E ram
‘Mm;.
‘l>rx‘mu.
‘I'xz'xq.
‘ÌHBmx,
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‘I’zltog,
‘i>rìm;.
‘l’doìpyg,
'bl)fpg.
00Ir’31g,
‘bolflog.
‘Downuzaw.
‘Ì’oxlexouv.
‘Ì’nwnw: 1401101.
4’omnovrappo».
1‘ommw «paypzrrv.
onncun.
315
mm,
155:
Phìale ,
29"
Phialc ,
Phidilia ,
123'“
115 ; 148"
Philetorcs ,
Philios ,
Phililia ,
log"
3'; 133“
209
Philologìa .
Phillra ,
106"
4G"
Phibas ,
Phibos ,
Phinicizin ,
Phiniciun ,
Phinici nomi ,
19”
2*
80"
70
105
Phim'coparei ,
277*
Phinicun pragmalon ,
Phinìssin parias ,
Phonos ,
Phoretus
Phormimzîy r s us ,
70
23“
Sg
256*
167“
0opwxrns.
<l‘opor.
d"opnqyoz.
Phormiclcs ,
168"_‘
Qoprov ywqp.cw.
4‘oaqopu.
Phorton mncmon ,
ag5“
Phosphoria ,
184*
Pluratores,
20; 105“ À
Phralria,
19; 20; 115’“
Phralrie ,
57
‘i’owwaerv crapaum.
Ì’ovus.
4’opvgrou; n’vpyous.
“°Pva- ‘
<bfaforass.
@0zrfila.
<l’pmrpuu.
‘Ìpafpmpxox.
‘l’pau'pxos.
<PPGJJSI.
d’peurrox.
‘I’psumw.
òpovncmqpm.
‘l’pvyawa.
óp-J'ysrpov o q.qurpov.
Opuxfox, «oìsp.mc , qu)-tox.
‘hpuurwpum.
i>wyrg.
‘Ì‘vuv.
<Î>u)mbes mfr,,uas.
<l’vkm.
<I>v)auaz 5 ‘qpapwxr ; wuragwm.
‘i’uìaupypz.
Phori ,
38
Phortegi ,
272'“
Phralriarchi ,
Phratrios’,
Phreati ,
36
125; 133*
74
Phreaui,
Phrcallu ,
Phrontysterìa ,
,
74; 165_
74
58"
Prygana ,
mo"
Phrygelron
154'67‘"
Phrycli
252î";ophrygclron
polemii, plàìlii,i
il).
Phryctoric ,
258*
Phyge ,
240; 1017_
Phyin ,
Phylades ycteres,
Pher ,
‘
70“
43“
no; 115“
Phylace, cmcrine, nyetexine, 247"
Phylarchì ,
53; 56; 229 “
316
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Qukapj(o;.
Phylarcos ,
229‘
0ng.
óv)cq.
<bv)efluu.
Phylaa ,
Phyle ,
Phyletìea ,
185
1 15"
ib.
@ukkaòs; qups;, o metquu.
Phyllades ictereu, o icelerie', 43"
@uìhvax.
<I>v)ofiamìsxq.
‘i’ulomg.
Quaxuuìkus.
Phylline ,
Phylobasilis ,
Phylopis ,
Physicyllos ,
Physìognomia ,
Physios,
<I>umoyvaop.m.
<l>uaxos.
‘I>mvma.
@mocoves.
d>aauqo pos.
Phonica ,
Phossones ,
248*
284*
Phosphoros ,
87“
CH
X.
memsuvm.
Xaups , A'gpwqte,î.
Xa)um. '
Xakuspfloìoz.
Xa.kueog_
Xa)usu;.
Xaùxwmm
Xaùmomos.
Xuìuovs.
Xaùuoyraw.
thwy.a vsmv.
Xaìxnvn.
197‘
36; 75
252*
182‘
mx“
70“
Chemecvne ,
62'
Chcre , 142“ ; demeter ,»
Calcia ,
155‘
176‘; 184'
Calccmboli ,
287‘
Chalceos ,
ChaleeVs ,
4'
216*
Chalciigia ,
Chalciicos ,
Chalcus ,
Chalcochiton ,
Chalcoma neon ,
Chalchene ,
Xaowa.
Chaonia ,
Xapùav.
Charila ,
Xanpu;.
Charis,
127* ’, 184*
5‘ ; 18
86"; 1.84"
4*
287*
276*
184*
i6.
146"
Charisia ,
185‘F
Xapmm.
Xapwp.a , 609mm.
Xupwfqpxz , sìevòspmg‘.
Xxpmz;.
Charisma , dorema,
164"
Charislcria , 22"; clcvterìas, 185“
Charites,
Charonion,
Chcin sema ,
135‘
100
33“
Xs«p o':&qpan.
Xstpab; ava.duery.
szpfl;.
Xsapopaoufpov.
Chir sidera ,
292*
Xenpopawrem.
Xsrpo«oww.
Karpo«ovm.
Chimmamia ,
Chiroponia ,
Chiroponi ,
Xa-pwsww.
Xesxv c-qp.a.
Chiras anascin ,
45‘
Chirìs ,
Chiromaclron ,
220*
127*
-
12|“
185*
i,ó.
Xupofovsw.
Chirotonin ,
317
' 55
Xezpomvm.
Chirolonia ,
ib.
XSlPOTOYYIfOI.
Chirotoneli ,
Xelavay.m.
Cheicvesmala ,
275'
Xelxòovm.
Chelidonia ,
[85’
Xehòovxfsw.
Chelidonizin ,
ib.
Xshòowmya.
Chelinodisma ,
l'6.
XEM>W| ; drpa.fwfdr ; marp:s ;
Chelone.stratîolou;contric; 255' -,
' ova.
Xepwfla;.
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Chernibas ,
DELLE VOCI I IMI GUCHI.
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256‘ ‘
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':‘ Chernips ,
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Chen ,
Xòvzo'uog.
Cheniscos ,
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Chierromantia ,
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Chori ,
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Chresmologi ,
152
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Xffipmm» ayqfopo;; m; .Bwnm
’ù’qdaaai.
Ghole ,
Choopotes ,
‘
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42
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,
92'
53’
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«‘Ohresmi, 59"; ypophetlcì, 59‘
MpòWm.
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‘Ghresmologie ,
58*
Ipnup.oqoeox ; dfpafl&fluq ,‘o‘flh ‘Chesmophori , stratiolica , teori
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Chytron ,
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Chytrismos ,
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‘Chon ,
fa.
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89"
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Ghonnyste taphou ,
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‘l’aappauoawa.
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5’
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Chytla ,
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34’
.‘|'.) Chl‘0lllflt3 ,
.
{pv.
"Xm‘prIsw.
“3 Xl)tgay.o&
Mg».
X.aav.
225‘
Pscsla ,
Psallin ,
Psammacosii ,
Psellion ,
96"
168"
125"
‘I19"
Psevdengraphe,89; psevdogra‘phe ,
o psevdes engruphe ,
Pscvdoclctia ,
90
80; 90
DILLE
n FRASI unncnu.
Paevdomartyria ,
Pseuste ce dolli ,
Pscphisma ,
VOCI
iav60papfugan.
Tevo‘flu mu 60N0l.
‘I'nqndpm.
519
85; 141
55"
106
Pscphismata, 66 ;60;tes bules, 106
f'qqampflu , m: flou1‘qî
ingoz.
‘I'nqopawrm.
‘l‘nqoua.
‘I’llmytm
‘Pùox.
’I'uxafymyzau
Psephi ,
‘I'umxaov.
‘I‘oxopawnm.
83; 67'
Psephomantia ,\
Psephus ,
Psilagia ,
‘
109*
309
233*
Psili ,
31 1"
Psychagogia ,
Psychìchon ,
Psycomantia ,
36"
41“
a 17"
0
a.
0a ,
0a , ia , ypcroe ,
Che ,
Che .
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Odion ,
Odice ,
9.1.
(La, mm. u«qum.‘
Q.flau.
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Q.Bmar.
flìwaov a«apmyo;.
Q Ia‘xxe.
flp.m.
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flpos.
Slpoqmym;
Q.y.oqa.yo;.
Q.ocmovrm.
Q.pau.
mean.
Odinon eparogos ,
87"
0 Jacche ,
145'
Oma ,
Omestea ,
Omotelin ,
Omo: ,
38’
186*; 146‘
38‘
58“
Omophagîa ,
Omophagos ,
Ooscopìa ,
Ore ,
146'; 186’
146' ; [6.
10l*
186‘
Orca ,
186'; 44"
Orismene emere ,
flpmy.svm np.spm
9.; 6«Baaualsm omeoo‘W'qs;
82“
82"
186
186
2
108
181"
Da didascalia, Sophrosynea, 155“
Slay,oqopm.
fla;goqopwv.
Oscophoria ,
172‘
Oscophorion ,
172'
\
FINE DRLL’ INDICE GBNIRLLI DELLE VOCI , I IRA“ GREOHE ,
E DEL TERZÙ ED ULTIMO TOMO.
J
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