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Il . .I ' 1.. un I . II . I I I I ... .m i ìllail» fili”: : ‘M w‘uv.' S€\gw ANTICHITÀ G R E C HE 0VVER O‘ QUADRO DE’ COSTUMI , USI , ED ISTITUZIONI DE’ GRECI NEL QUALE s: ESPONE TUTTO ciò (ma kIGUARDA LA LORO mummia - oow:m«o - Lucci-nuorsrnnuns- PROCEDURE Glumz1Amz -nìnc1 n mscn=mu munm: - mnnu - FESTE -GIUOCHI Panama: 12 nuncou.nl , nucuzrn- sma'rn con - essncm - mnmmom - FU - ABBIGLIAMERTI "al, B mm,“ . non" - antrlz: PUBBLICI - CAsz - szu’ ounnzm -AGMCOLTIJM;, cc. cc. ‘ ' l'- \ .5.\' Opera principalmente defl%tzi a jr'zcilx‘larc 1' intelligenza degli dato ri' lassici Greci. ‘3 I PRIMA TRADUZIONE ITALIANA. DEL PADRE D. GAETANO MARIA MONFORTE} CHIERÌCO REGOLARE \ dall' originaìe ingleîe del dottore JOHN- BOBINSON. T 0 M 0 III. . . . . . . . Vos ezempluria Graecà Nocturna Versate manu, vei*sate dl'uì'nd. H0rala . I a li ;’ N A P 0 L I DALLA TIPOGRAFIA DLPORCÈLLI M ‘. Il Traduttore non riconosce per suo lavoro che quelle sole copie che portano impressa la se guente sottoscrizione. /‘/10' /1/ ‘ ' .‘3 'ó _ I:‘_,:W' 1 v . UE DELLE MÀTERIE CONTENUTE IN QUESTO TERZO VOLUME. | Avvertimento al lettore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pagi V ANTICHITA GRECHE. ‘ ‘ \ V.“ ‘ '?|‘ '.s’:f .‘ \ CAPO I. Caro II. . Caro III. ’ Cavo IV. “LIBRO PRIMO; ,.,_> I. fi{\\ , . . ‘BELHA‘V‘ITA _Pg1VATA DE' GRECI. \‘ ‘ 'De‘ funerali de’ Greci . . . . . . . . . . . . . . . Dei‘e cerimonie in tempo di malattia e di morte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Delle cerimonie che precedevano i fune rali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Delle esequie , o funebre convoglio. . . Ciro V. Dei lutto per cagione di morte . Caro VI. Delle cerimonie che si usavano nel bru Caro VII. ciare i cadaveri, e nel seppellirli.. . De'sep010ri, monumenti, cenotafii, ecc.. CAPO VIII. ... Caro X. CAPO XL, i 12 17 2|. 26 31 Delle orazionì funebri, Giuochi , Lustra zioni , _ Banchetti, Consacrazi0ni , ed altre cerimonie che si eseguivano do po i funerali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . De‘ segni per esprimere la tenerezza, dei filtri amorosi, degl’ incantesimi. . . . . De’ matrimoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Caro IXQ ’ 37 45 52 De' divorzi , adulterj , concubine, e cor ' CAPO XII. tigiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Delia vita ritirata e zie-Ile occupazioni delle donne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74 8| Caro XIII. Della nascita ed infanzia de'fanciufli. . 86 0 w , ngo XIV. Dg"e diverse specie di figìi, de‘tesu. menti, edf eredità; de‘doveri filiali,l ecc. 96 CAPO XV. Dell’cducazione della Gioventù.. . . ._ . ._ 105, CAPO XVI: Dc' Privilegi della Giovcn_tù . . . . . . ._ . . .‘ mg CAPO XVII. Dellè on; de’gihi. ._ . . . . . . . . . . . . ._ .\ . . mi Cno XVIII.DeHe varie specie di pasti . . . . . . . . . . 113 Cno X)X. Delle principali vivande <_mde compo nevansi i pasti.._._ . . . . . . . . . ._ . . . . .. 116 CAPO XX. CAPO XXÌ. De’costumi osservati prima (10‘ pasti... 124 Delle cerimonie usate ne’-bgnchetli. . . .’ 13 ' CAPO XÀÌI. Dellq’manìcra di riceVere gli stranieri. 159 C.\Pò XXIII. Dclla_ Musica_ de’ Greci . . . . . ._ . . . . . . 165 CAPO XXIV. Della pittura de’ Greci . . . . . . . . . . . . .. 171 CAPO XXV. Dell’ abbigliamento de‘ Greci . . . . . . . . . 174 CAPO XXVI. Dc!le monete,‘ pesi, amisx_xre Greche di ' lunghezza e di capacità . . . ._ . . . . . . . 181 Indice particolare delle voci contenute nel cqpo 'dcl-_ le mom:tg e della maniera di contare i giorni del mese....._ . . . . . . . . . 197 Indic_g generale delle 90_se rimqrqh_evoli, c;ntenute nel ; l’0 ora . . . . . . . . . . .‘ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. 203. Indice gene;zîle delle Paole e frasi Greche contem;le ngH‘ opexfa‘ . . . . . ..._ . . ._ ._.‘.‘: .ì .» _ .> .Ì._. .‘ 225, AVVERTIMEN‘TO AL LETTORE. Tro,vandoci già noi , dopo l’indcfesso e'penosissìma travaglio di un’anno , al compimento del nostro lavo-» ro , sembra al certo esser cosa inopportuna il discen de: qui a parlare del merito dell’ opera di cui ab« Iiian data. ora la versione. I due primi Volumi di già pubblicati , sono più che sullicienti a far conoscere in qual pregio si debba essa tenere. Poiché però è piaciuto a taluno, e se’l sà egli il motivo, altio cuore non accordare alla medesima, che quello solo di qualificarla qual commento,henchè bello,del Potter; senz’entrar noi’qui ad. abbatjere una siffatta insus-. sistente idea, crediam necessario il richiamar al:na-. no qui alla memoria de’ nostri lettori ,7 quanto già si accennò dall’autore stesso nella prefamone all’ope ra premessa, che , l’Archeologia, vale a dire del Pot-. ter, se è servita come di base al suo lavoro, chia-: mar però si può esso originale , e nel suo genere classico , Perclxè perfezionato. dalla estesa lettura che il nostro autore ha fatto su i classici Greci, e come tale è stato già riconosciuto dagli ollramon iani , ond’ è , che al pari che Ama , ha meritato di essere in varie lingue tradotto. Lasciando per tanto al pubblico imparziale il dar giudizio sul merito intrinseco dell’opera del Robinson, ci occu-. peremo qui solo in questo terzo volume a dir qual che cosa sulla nostra versione , e su ciò che si è da noi fatto per“ renderla più utile , ed alla studi0’ sa gioventù vie ìplù profitlev_ole. -=- . Non v’ha du bjo alcuno esser assai vera la mass simaÌ che, i parli degli altrui ingegqi leggere si del)? u bano nel loro 10riginale, 5e che alcune bellezze pro prie di una lin ua , dillicilmente sperar si può di farle in altro idioma gustare. Ciò non ostante , ci lusinghiam noi, che possa esser il pubblico contento del nostro travaglio; e che, trovandosi nella circo stanza di non poter servirsi di quest’opera nella sua lingua originale, ci abbia a saper grati nel dargli tradotta quest’altr’bperafli- antichità. Non è già però ,cheSi creda da“ noi di esser il nostro lavoro del tutto perfetto. 'Alcuni errorioccor si nell’opera , e specialmente nelGreco , ben ci convincono che»ricever poteva essa ancora una mag giore perfezione. Pur nondimeno. attesa la .dillìcoltà di una stampa cosi intrigata , ed il non aver po tuto noi per motivi di salute, come altrove accen nammo- , troppo alla medesima accudire , non solo ci Insinghiam noi di ritrovar presso‘ del pubblico un facile compatimento,ma che anzi persuaso esso, che dal canto nostro' nulla si è ommesso per ren derlo soddisfatto, in quella guisa che accolse 'l’ope< ra di ADAM sulle Romane antichità , accoglier voglia. questa, che campagna è della prima, ed accoglier la in guisa da preferirla ,‘sotto un certo rapporto, alla stessa_ francese versione. Per poco infatti che si confronti coll’ originale l’una e l’altra traduzione , si-conoscerà a colpo d’occhio chi più entrato’ sia nello spirito dell‘autore inglese, e quanto più della france se ,,fedele sia la- nostra. Il traduttore francese oltre passando i limiti ad ogni traduttore assegnati, non solo si è fatto lecito di farci degli orribili stralci, ma spessr: volte ha dato alle cose un senso del tut to a quello dell’ autore opposto e diverso. Ad onta però di ciò non dobbiam dissimulare , di esser noi debitori al traduttore francese non ineno per alcune piccole aggiunte fatte nel decorso dell’ opera , che P€l 'l'ilevantissimo capitolo-delle monete , pesi, e mi V“ su're d'e’ Greci , avendoci esso fatto conoscere, quam io l’ erudito Rambach aveva su di_ciò dalo(alla luce, Atlin pertanto che ilv pubblico accoglier' potesse con ugual, gradimento quest’ altro nostro lamro, , non contenti noi di aver arricd:itala prestante vm-. sione delle cognizioni ricavate dalla traduzione fr‘an, cese , abbiamo cercato .ancbe _, Ove ci è sembrato necessario , d’ illustrarla con note, di aggiungervi due indici uno delle-cose ri_marchevoli , ed il se condo delle voci e frasi Greche contenute ne’trc vo lumi dell’opera medesima. . '.-‘ Avendo però noi promesso al principio del secon do volume di riportar le stesse voci nel greco e nel latino idioma , crediamo esser giusto 1’ avvertire, che nel soddisfare ad un tale impegno, non ci siam curati di osservar esattamente del tuttol’oflograiia, che le stesse voci richiesto avrebbero , ma contenti di eser diligenti nel resto , abbiamo nel latino, espres se col solo T le voci , che secondo l’ortografia gre= ca col Th esser dovrebbero espresse. Quanta fatica costata ci sia un tal lavoro, que gli solo può giudicarlo, ch’è versato in materia di stampe, e che conosce quanto nojósa cosa sia il dove re a, ciascuna voce segnare la rispettiva pagina a cui la voce‘stessa corrisponde nell’opera. Qualunque però siasi stato il nostro travaglio, ci chiamiamnoi ben contenti del medesimo; mentre con esso non solo ve nuti siamo ad appagare le istanze di coloro che per la mancanza della cognizione della greca favcl la un’ tal travaglio da noi si attendevano, ma sod disfar potremo con questo mezzo anche gl’ inten denti del greco idioma , poichè nel suddetto indice troveranno rettificate tutte quelle parole che, per er rori di stampa, citate malamente si trovano nel de corso dell’ opera stessa. E perch‘e un tal nostro travaglio fosse, per quan vm to da noi potevasi, più Cornpiuto, ai due indici di sopra espressi , un’ altro ne abbiamo voluto ancora aggiungere ,- in grazia hen’ anche degl’ ignari del greco linguaggio, il quale contenesse‘ tutto ciò che, _ o nell’opera stessa ,‘ 'o nel capitolo delle monete è 4 statoagg‘iunto dal traduttore francese: poichè però questo estender non si doveva che a poche pagine, senza scrhar 1’ ordine alfabetico“, abbiam creduto meglio di seguir soltanto l’ordine delle medesime , latinizzando tutte le voci ‘in quella o altra pagina contenute , onde lo studioso‘possa a colpo d’ occhio trovar ciò che brama; e perché con maggior facid lità potesse di esso "servirsi , abbiam stimato oppor-‘ tuno , il farlo immediatamente seguire al capitolo delle monete, dandogli a quest’efl'etto , per distin« guerlo dagl’ altri , il titolo (1’ indice particolare. ANTICHITÀ GRECHE. LIBRO 1.. DELLA VITA PRIVATA DE' GRECI. \\\\\“Ì \\\\\\‘\ c A P 0 P R I M o. 155‘ ruusnzzz 03‘ 6130:. Dicesi che Plutone sia stato il primo che insegnato avesi se ai Greci la maniera di eseguire i loro ultimi ullicii ai defunti, D100. SICUL. lib. 5., cap. 15. ;, da qui i_ poe; ti lo vennero a stabilire supremo monarca di tutti _gli estinti, e gli assegnarono un vasto.ed illimitato impero nelle viscere della terra, LUCIAN. Dialog. Mort. I dove ri, che si appartenevano ai morti erano considerati della più grande importanza , ed il trascurarli fu creduto' un delitto de’ più neri ed esecrandi. Il defraudarc i morti di ualche dovuto riguardo si considerava un sacrilegio iù imperdonabile di quello che fosse lo spogliare i tem pli degli dei ; ed il parlar male de’_trapassafi , o il Cer car di vendicarsi al di là della tomba, si teneva per un Segno di una disposizione di animo crudele ed inuma_no. Tutti coloro che incorrevaho in qualcuno de’delitti dc’qua li-abhiamo ora parlato, si tiravano addosso l’altrui indi < gnazione e 1’ infamia, e per le leggi di Selene venivano sottoposti ad. un rigoroso e severo castigo , Deuosru. Orat. in Leplin. , PLUT- in Solon. V Tra tutti gli onori che si rendevano a’ trapaSsati‘, il massimo ed il più necessario era considerato quello de’fu l 4 3 ANTICHITA’ GRECHE. nebri riti ', erano questi considerati così sacri , che co loro i quali trascuravzmo di adempiere ad un tale dove re, si credeva che .incorressero infallibilmente la maledi zione degli dei; da ciò è che i Greci gli chiamavano J‘t’ xauz , r:i{.upa , VQMICO’[AEIII , Î3qua. , 6'a‘m, ecc. , voci tutte che racchiudono in se le inviolabili obbligazioni, cbc a’vi Venti ha imposto la nattira di soddisfare ain ossoquii ver so i trapaswti. Non fa pertanto meraviglia alcuna , che si mostrassero essi così solleciti per ciò che riguarda la sepoltura de’ cada-veri , dapoicliè erano essi fermamente persuasi , che le loro anime esser non potessero ammes se ai campi Elisii,, ma che rimaner dovessero desolato sulle arene della stigia palude , fincbè a’ loro corpi dato non fosse la conveniente sepoltura, Ho.u. Il. 4'. ; e se mai erano essi così disgraziati da non ottenere i funebri ufficii , si davano essi a credere', che per cento anni es ser dovessero esclusi dal comun ricettacolo , ove gode vansi i beni. Da ciò traggon origine quelle frequenti sup pliche indirizzate dei guerrieri di Omero che facevano nein ultimi momenti di loro vita , per assicurarsi di un tale favore , HOM. Odyss. A'. v. 66., 72., HORAT- lib. l. 01]. 28. Fu questa anche la ragione che si credesse, che di tut te le imprecazioni che scagliar si potessero contro una persona , la più_terribile fosse quella di desiderarle che morisse senza gli onori funerali, u"ru<pss s'nvrt'vrrur xèovo'n Tra tutti i generi di morte-consideravasi per lo più spa ventoso quello d'incontrarla su di un vascello, dapoic cbè in tal caso il corpo veniva a disperdcrsi tra le ou de, Ovm. Quindi, allorché si trovavano essi in perico lo di esser gettati via ., e cacciati in mare , costumavano i Greci di rivestirsi degli abiti i più ricchi, sulla speran za, che se per avventura il mare rigettato gli avesse sul la spiaggia , quegli, che il primo trovasse i loro corpi, si compiacesse di prestar loro ifunebri ufficii , offren dogli ciò. che essi avevzmo come una ricompensa , o de siderando che si servisse egli de’loro abiti preziosi per poter almeno in parte rifarsi delle spese , che occorrer potevano nel dare ai loro corpi estinti la sepoltura, Mnuns. in chorun. Cassanclr. v. 367. Ciò non ostante murata: ne‘eflnm. 3 benché i cadaveri non avessero seco cosa alcuna di pre zioso da servire come di ricompensa , non potevasi im pllnemente trascurare 1m tal dovere , uè tralasciar di ese guire , cioccbè considerato era come un diritto di tutto 1‘ uman genere; ed il far altrimenti ,non solamente tene vasi ciò come un“ atto d’ inumanità espressa'mente proi. bito dalle leggi Ateniesi, ABLIAN. Var. Hisl. lih. 5. , cap. 14. , ma in ogni parte della Grecia si considerava ciò come un grave affronto fatto agli dei infernali, e co me un delitto che promearebbe senz’ altro la loro in dignazione, Sornocr. Schol. Antigua. Il colpevole di tal delitto non poteva credersi sicuro di non esser pu nito , ed interdetto venivagli di communicare cosl’ altri uomini, e di più partecipare alle cose sacre , se prima cercato non avesse di assoggettarsi alle purificazioni pre scritte in tal caso dalle leggi, e di aver calmata _la col lera di queste offese deità. Ciò non pertanto, non si ri chiedeva sempre che tutte le solenni funebri pompe ve nissero strettamente eseguite , mentre la fretta de‘ viag giatori, che incontrar potevansi con qualche cadavere, di raro ciò permetteva , ma bastava in tal caso gettare tre Eugni di sabbia o di terra sugli avvanzi dell’uomo, 0M’r. lib. i. od. 23. Di questi tre pugni però di terra conveniva che uno gettato venisse sul capo. (I) Benché il Venosino poeta , supporre debbasi esser tralle mani di tutti i giovani studiosi, giova però qui rammentare l' ode ventesima ber za del medesimo, accennata dall'autore, la quale altro non è che un'al lusione all'uso , di cui qui si parla. Orazio in eilètto tinge che un ma rinajo approdato essendo alla spiaggia Matina , cosi detta dal monte di un tal nome sito nella Calabria , e trovato avendo con somma su: sor presa insepolto sull' arena il cadavere del celebre filosofo e matematico Archita il Tarantino, si fosse posto a discorrcr reco lui compiangcndo la sua disgrazia, che dopo di avere col suo ingegno percorse le regioni celesti, travata non aveva una mano pietosa che sparso avesse poca polvere sul suo corpo , onde dar libero il passaggio all'anima per var care ai campi Elisi. Tali compassionevoli accenti dalla parte dei mari naio , mossero , come finge il poeta , il filosofo Archita a rispondergli, » o tu che tanta premura di me ti prendi! dei] non t’ incrcsca di sparger, una particola di polvere sulle ossa , non che sul capo inumato «: A: tu nauta , vague ne par-ce: malignus arenae : Ossibus et capiti inhumato; ' colle quali parole , come ognun vede , intende qui il poeta di alludere all'altro uso stabilito, e che qui riferisce l’autore inglese, di doversi cioè de‘tre pugni di cenere, spargerne almeno uno sul capo ; e perciò a che i|. - v Anrranxrl’ carena. ‘ _ Era una tale misura sufficiente ne’ casi di necessità ad ottenere agli spiriti il ricevimento nei domini di Pluto.’ Non bastava però per una intera soddisfazione. Quei corpi, che erano stati in tal guisa ,‘ e senza le solite so lennità seppelliti, se per avventura avveniva che venis sero in seguito scoverti da uno de’ loro amici , doveva no essi esser onorati con un secondo,fuuerale , VIRG 1Eneid. 3. , v. 62. , e‘67. _ ‘ » Dopo tutto ciò non credevasi ancora che fossero al) bastanza onorati i defunti per li funebri solenni ulficii loro renduti , se non venissero dagli stessi loro parenti apparecchiati i funerali, e seppelliti i loro corpi nei se polcri de‘loro padri. La privazione di cotesti onori, stimandosi che dispiader potesse molto a’ trapasmti , ve niva dai loro sopravviventi amici considerata come una Vera disgrazia, ed appena inferiore alla morte istessa. nokkziv u’vr’ l'wnu'm xlî;uu ,- in In Ta'pawros flairpm, 105 70 li po: 7rtx,chrpw àanîroU , AN'IHOL. Epigr. lib. 3. , cap. 25. , epist. 75. , -Soruoce. Electr. v. 1135. Per questo motivo, le ceneri di coloro i quali erano trapas sati in paesi stranieri, solevansi comunemente riportare nelloro proprio_paese , e seppellivansi nei sepolcri dei loro antenati, o almeno in qualche parte del luogo ov‘ eLbero la culla ; dandosi a persuadere che la regione o la medesima città che dato aveva loro la vita e la na scita , dovesse esser sola a ricevere i loro avvanzi , ed apprestaread essi una piacevole abitazione dopo la lor morte. . Una Cura così pietosa non era già limitata alle sole ersone di condiziou libera; ma in un certo modo, esten 5evasi ancora ai corpi degli schiavi ; e perciò è che in Atene specialmente, alcuni magistrati chiamati J‘u'yapxoi, in vigore delle leggi date da Solone dovevmo invigilare ‘n solennizzare i funerali degli schiavi, come quelli, che nel chiudcr il Tarantino filosofo il suo dialogo col marinaio , il poeta gli mette in bocca: che sebbene abbia esso fretta di passar oltre , pure tardato non avrebbe di molto la sua mossa , mentre col gettargli tre pugni. di polvere , poteva rin ritornare al Ill0 cammino a suo bell’agio e piacere: Quamquam festino: , non est mora longa , licoln'î - Iryect0 tcr pulvere carrai. mmmuu nz’ mm. 5 per lo più. erano , per mancanza di danaro , privi di decenti e convenevoli esequie, Demosrn. Orat. in Macart. Se mai avv:aniva che qualche persona-’si negasse aren dere il dovuto rispetto. ai suoi amici trapassati, o si mo strasse assai ristretto nelle spese, che occorrevano per in« nalzar loro de’ monumenti, veniva dal governo conside rata come priva di umanità e di naturale affetto, e l‘esclm deva. dall’ esercitare alcun’ ufficio onorevole , e che esi- _ gesse fiducia ;_ quindi ne avveniva , che coloro che in Atene concorreva_no come candidati alle magistrature, venivano esaminati in qual modo avessero essi soddisfat to alla debita celebrazione de’ funerali, ed alla cura che prender dovevansi per innalzare i monumenti dci-loro padri, Xenora. de Dict. Socrat. lib. a. Si stimava am cora una_gran disgrazia , e si meritava l‘ altrui biasimo, [se vedevasi taluno gioire'e mostrarsi lieto e giocondo , primacchè spirato fosse il, prescritto tempo del lutto, Azscunv. , L’ estrema importanza che attaccavano i Greci a tutto ciò che aveva riguardo ai funerali , si fa ancora Vedere dalla venerazione, che essi avevano per le persone inca ricate di eseguirli. In Creta gli Itaq‘amuiral , ulliciali in caricati dfi‘funerali, erano rispettati nel modo stesso , che lo. erano i loro sacerdoti ;‘ ed alloraquando , com’, era in Isparta , toleravano le leggi il furto, essi soli 11’ erano esenti, tutto ciò che apparteneva a. questi magistrati era riguardato come inviolabile , ed i loro beni venivano ri spettati con una religiosa venerazione , PLUTARCII. Graec. Quaest. ai. » Vi erano , ciò non ostante certi casi, in cui, 0 per le azieni di alcune persone , o per. le circostanze della loro morte non potevasidar la sepoltura, né compiere a prò di esse i funebri ufficii. Le'persone‘ e le circo stanze che qui si accennano sono le seguenti : I.° Ai nemici pubblici e particolari; giacché sebbene stimata fosse cosa inumana il negare ad un nemico un comune privilegio di natura , pure dagli antichi Greci trovasi ciò. praticato in alcune straordinarie occasioni ,‘ HOM. Il. u'.; n"; x'; Ovm. in Ibin. v. 304. Omero infatti ci mostra parecchi de‘ suoi eroi gettati ad esser Arrncmm’ carcnn. pascolo de’Cani e degli Avoltoi, xvm' pe'mrn8pae, e nu'nm. mv ofmuoîm fre e‘Mr’pm. Troviam parimenti nei secoli me no barbari, Lisaudro, comandante in capo la flotta Spar tana , che ottenuto avendo una vittoria sulla flotta Ate-l niese, fece mettere a morte Fil'ocle uno diquei capi con quattro mila prigionieri, e proibl , che si rendesse ro loro i funebri uffici , PAUGAN. Boeot. 2.°‘ Coloro che tradito avevano o cospirato contro il; proprio paese ,, privati venivano degli onori della sepol. ÎUI'8‘, D101). SICUL. 16. , cap. , PAUSAN. Messen,; PLUT-ARCH. in‘ Pausan. ; PLUT; et Con-max... Ner. in Pho cion.; Vanna. l\1-AXlM-Lill. 5‘. cap. 3'. Tra i traditori della propria patria possono anche annoverarsi coloro, i quali non esponevaan volentieri la 'loro vita per difen derla nei tem i di» estrema necessità , ed a questi 'veni-' vano Spesso cl)enegate le funebri pompe ,; e la, sepoltura ,. Horn. Il. 0" v. 384. , Il. 3' v. 391.« 3.°‘ Era anche negata a coloro che per prepotenza s’im» padronivano del governo della città ,. chiamati da essi ti rarmi. Venendo questi considerati come nemici del loro, paese, trattati venivano nel modo i‘stesso di coloro, che cercavano di tradirlo , 0‘ venderlo a potenze stra'niere , non facendosi dai Greci differenza alcuna tra una schia« vitù domestica e straniera , Prunncu. lib. de'Homer. 3‘ HOMIZ'R. Od.yss. 96’. v.- 256. , PAUSAN. Carini/z. ' 4.? Negavasi anche a coloro cla-’ erano colpevoli di aver procacciata= a. se stessi la morte Perdevano- costoro (1) Si e mcnato ... e si mena tutto giorno da alcuni gran rumore per quelle leggi ecclesiastiche, colle quali 8l-PI‘OÌÙÌSCL', per certe specie di delit ti, il potersi dare ai rei dc’mcdcsuui l’icclesiastica sepoltura. Ma quan' lo siano mal fondate le laguauze di costoro , bcn‘ rilevarsi può da quanto si è qui riferito de’Greci : se questi in efl‘etto benché pagani , e privi del lume di Fede negavano la sepoltura ai Suicx'di, qunl meraviglia chi! la nicghi- la Chiesa a chi , a sangue freddo come suol dirsi , per mezzo del duello si espone al pericolo, o di perder la sua‘, o di toglier la vita a chi in altro tempo l' oll'csc ?' Più se i Greci col solo lume della ragione conoscevano che non erano degni di sepoltura coloro che con lo spo glio dc'sacri templi 0 con altri. sacrilegi attentati, offese avevano le lo ro mule divinità, quanto più giustamente a carte specie di sacrilegi ne gar deve la Chiesa I" ecclesiastica sepoltura , se l' insulto che si fa da costoro va a ferire non un muto Nume . ma il vero ed eterno lddio Creatore «lrl tutto; 0 tanto più ccssar debbono le lagnanzc di costoro , in quantochè , la Chiesa, madre pietosa , a quelli solo contentasi che ven FUNERALI ne‘ casc1._ ’ ogni diritto di essere decentemente seppelliti, ma venivano segretamente e senza alcuna delle consuete solen nità osti sotterra. Erano costoro considerati come nemi ci dellaloro patria, il di cui servizio avevano essi alw handonato , Anisrow. Elhic. ;‘ Nxcomac lib.» 5. cap: 2. , Pernosrn. Hemic. , Henoooxu Calliop. cap. 7o. Ciò non ostante- in certe occasioni ,’ la brama di metter temine alla loro esistenza era presso i Greci considerato come l‘effetto necessario di un lodevole coraggio, da nonmeri tare l‘altrui biasimo, Pan. de Legib. lib. 9. Non deve però recare alcuna meraviglia se gliEpicurei,ì quali non attendevanoalcuno stato avvenire , e gliStoici , i-quali stimavano che tutte le cose accadessero per una fatale ne cessità , contribuissero a propagare , e si sforzasserodi difendere e di sostenere una tale ‘.ottrina. 5.0 A questi, aggiunger possonsi coloro che si'erano‘ resi colpevoli di sacrilegio,Drom SICUL. lih. |6., cap. 6., i funerali de' quali creduto sarebbesi che avrebbero po tuto oltraggiare quelle divinità , che avevano essi insul tate. Si supponeva ancora che gli dei medesiuìi subir facessero alle volte questo Castigo»a’ simili mali'attori, Pausan. Lawn. 6.0 Le persone che rimanevano incenerite dal fulmine, stimandosi che esser potessero odiose agli dei ,venivano seppellite separatamente dagl’altri; per timore che le ce neri degli altri tra assati rimancr potesseroimbrattate da quelle de' primi, [113' xwpiè, iepo'v, o';’ ranpo‘v--Séd.ax 32'Asu, Eumrm. Alcuni son di avviso che venissero costoro sep pelliti nel luogo stesso ov‘erano morti, ARTEMID. lib. 2., cap. ‘8. Altri poi‘ sostengono , che non avessero costoro sotterramento alcuno , ma soil‘rir dovessero di rimanere nel luogo ov' essi caddero estinti, a cui non erarpermes so ad uomo alcuno lo avvicinarvisi, Pens. Saf. 2., v. 27., e.» che per questa cagione un tal luogo veniv:a circonda to da una barriera , per timore che qualclaeduno non avesse a contrarre qualche macchia dal contatto- di quel‘ ga una tal pena a colpire , che non solo rei , ma contumaci fino alla morte peruister vogliono in quelli tali delitti, da'quali per tenerne lon tani ifccleli ha essa fulminate le ecclesiastiche censure. . 8 Antonia-U onr.cnr.. le ceneri. Può in generale osservarsi, che tutti i luoghi. ch‘ erano stati colpiti dal fulmine , rimanevano vuoti, PLUT. .Pyrrh. , e circondati da barriere, da una .opinioi ne che prevalsa era , cioè a dire che avendo Giove ri-7 cevuta qualche oil'e'sa', mostrava sopra_ di quelli seiaguraii_ il contrasegno del suo dispiacere. " “ 7.° Tutti coloro che scialacquat'o avevano il loro pa-‘ trimonio , perdevano ogni diritto di esser seppelliti nei sepolcri de‘ loro padri, Dice. 'thltnr. Der_nocfi. ‘ ‘ 8.0. A uesti , co_nvien anche unirvi coloro che mori yano indcilitati, 'e senza aver soddisfatti i loro creditori. Il corpo di costoro ', in Atene, era di proprietà dei cre ditori ," e perciò si denegava ‘a’ medesimi 'ogni sorta di esequie , primacchè non fosse stata fatta la dovuta_ sod-_ disfazione. . 'a ' i v ' ' 9.° Alcuni delinquenti che condannati venivano alla pe na di morte, rimanevano anche ipri'vi di sepoltura ;" e_ quelli specialmente che morivano crocefissi , o erano im _ falati; e per costoro facilmente veniva permesso dalle eggi che rimanessero esPosti ad eSSer pascolo delle ho» stie selvaggie, degli augelli di rapina, Honu. lib. I. Epist. 16., Jnv1zmr.. Satir. 16., v. 77. Gl’lintcrpreti del le favole scudi avviso, che'il castigo dato, come dicesi, a Prometeo, non servisse che ad alludere ad un tal’uso. Se il cadavere veniva risparmiato dalle fiere , rimaneva per l’ ordinario affisso ad una croce 0 ad un palo , fin ché non si putrefacesse, e venisse a consumarsi, 511.. Hai. lib. 13., Hanonor. Thalia; Cm. Tu:cul. Quaest. lib. 1'. À ro.° In alcuni luoghi costumavasi di seppellire i corpi de’ fanciulli morti prima di mettere i denti, senza con s1'1ma'rli col fuoco , "PLIN. _1Val. Hisl. _lib. 7. ; JU\'ENAL. Sal. 15'. , v. 13g.v ‘ Allorché data si era la sepoltura a coloro clae incorsi e=‘ano nella pubblica indignazione , si costumava di sal tare sulle loro tombe, e di gettare sopra esse delle pie ‘l‘re , in segno di detesta'zion'e , di abborrimento e di di sprezzo , ix8pav'axu wipp , Hs'7ppu 71 Miifi1 ,urfiyx M'i'ror nrwrpo';, Ennmn. Elecfr. Spesse volte si ‘punivano imall'attori di delitti più gra vi con Ol)liligarli a portar via gli avvanzi de’ loro ultimi CERIMONIE m TBM!O m MALATTXA‘, ecc. 9 ritiri, ed a spogliarli de’ sepolcri a‘ quali aver non pote; van_p 'essi alcuna giusta pretcnsione. Questo era per 1’ or dinario ‘il trattamento riservato ai sacrilegi, PLUTARCEI5 da Ser. Num. Vindllét._ " ‘ Allo stesso‘castigo venivano condannati i traditori, Lv ;nnc. Orat. in Leocrat. Un simile destino serbato eri: a quei nemici, la ferocia e crudeltà de’quali passati aveva no gli ordinarii confini; come anche erano trattati colo-v ro i quali spogliati avevano i sacri templi, o commesso. altri infamiecoessi: ma se un‘nemico ‘mostrato si era generoso , ed-ecceduto non aveva in ciò che permette vagli legge , allora sarebbe stata riputata come cosa barb'ara ed innmana il trattarlo in tal guisa." Ciò non ostante, siccome gli kusurpatori considerati erano come dannosi all’estremo e perniciosi all'uman ge nere, venivanb costoro il più delle volte assoggettati ad im tale castigo ,- PLUT. in, Dian. . e quindi facevano essi tutti i sforzi per nascondere le'loro spoglie , ed assicu rare il loro riposo dopo la lor morte. La dispersione delle propsie ceneri veniva quindi riputato uno de’ mag giuri affronti che far si potesse alla memoria d" un mor to,, DIOG. Laser. Periandr. ; Eunmb. Mal. v. 1378. e A P 0 II._ fERÌMONIB IN TJNPO DI NÀLJT'I'II I DI MORTE. Allorché una persona era attaccata da una qualche pe ricolosa malattia, si costumava di alliggere sulla sua por la due rami, di ulivo l’uno , di alloro l' altro , LAER'I‘. in vit. Bion. Il prin'xo mettevasi, a quel che si dice , co me Un preservativo dall‘ influenza degli spiriti maligni, contro i quali stimavasi fosse esso un poderoso amuleto, e perciò alle volte congiunto veniva coll’epiteto dArix'ux xoa‘, Eurnon. Ad esso si aggiungeva il lauro, per rende re propizio il dio Apolline; giacché credevasi che non potesse egli estendere il suo sdegno sopra i luoghi, ov‘cgli trovato un monumento sua amata Dafne. Que i iti rami avesse riceVevano il nome (lidella a'r‘rn’rous. ’- Non è cosa fumi di proposito l’=osscrvare, che tutte ro‘ sanrarn' cascar. . le subìtanee morti degli uomini venivano'attrihuite ad Àpolline, Horn. Il. 4‘. v. 757', e le‘morti subitanee del l'odonne imputate erano alla di lui sorella Diana. Triv J‘r' XOÀowapr'm xpuan'm; "Apvr;zuix7u; Hou. Il.‘ 4'. v. 205; 7'. v. 59., Odyss. o', v. 406. ;. Odyss. A‘.’ v. 170. La ragione di una tal’ opinione era; perché Apollocomune 'ment'e prendevasi‘pel sole , e Diana per la luna; quali pianeti, secondo a‘ generale credenza esercitavano una grande influenza sulla vita degli uomini ,. Hiumcn. Pouf. de Alleg. IIorn;:, Eu'sruu. Il. C v. 205., cl: Il. fr'. v. 59. Si supponeva comunemente che tutte“le persone tra passato passar/dowssero sotto la giurisdizione delle divinità infernali ; e perciò veruno lasciar‘poteva la suavi ta , se procurato non avesse di tagliar preventivamente una parte de' suoi capelli, onde consacrarla alle medesi me, Eminun. Alcest. v. 74.,Vmc. /Eneidl 14., v. 698., Honu.- l. 28.- 20. , MARTML. 3. 43’._, MAcnoa. Saturnal. lib. 5. cap. 19.. Ignbrasi certamente qual fesso l'occa sione che diede origine ad ima tale opinione; però sem bra probabile che procedesse da una cerimonia che era solita a- praticarsi nei sacrificii , ne‘ quali i Grecitaglia vano qualche parte di peli dalla testa della vittima , e" li offerivano ain dei come primizie de’ sacrificii. Allorché conoscevano essi che la morte a gran passi verso- loro si affrettava , indirizzav:mo delle preghiere a Mercurio, Vanna. Mutua. lib. 2‘. , cap-. 6. , il di cui principale impiego era di condurre gli spiriti alle regioni infernali, Id. ib. ; Hom. 0tl_yss. dv. l. seg.; VIRG. Eneid. 4. 242. , Horn. 1.‘od.- 10., v.v 17., Id. ibid. od. 24; v. 18. Queste preghiere, o che si oll'crissero a Mercu rio , o a qualche altro dio , avevano generalmente il no me di E'Ewiu'pwz w'xm‘, ch’ era il nome che si dava a tutte le preghiere che si facevano da una persona prima che morisse , o intraprendesse un viaggio. Allorché gli amici ed i parenti si avvedevano trovarsi essi in punto di morte , venivano ad accerchiare il letto ove giaceva infermo il loro amico e parente , per dare ad esso l‘ul timo addio , Eumym. Heraclirl. v. 600. , e per racco gliere le estreme morihonde sue voci , HOM. Iliad. o' v. 734. , seq. , che non dovevansi giammai da essi ripete re in seguito senza la debita riverenza e rispetto. crsmos‘u: m remo DI MALATTIE, ECC. n ' Abbracciavauo quindi essi le moribonde persone , ed in tal guisa ricevevano essi il loro ultimo addio , Enni rm. Aleest. v. 403'. Applicando quindi la loro bocca a quella de’ loro- amici hoccheggianti si sforzavano; di rac cogliere in loro stessi 1’ ultimo l‘oro fiato , Cm- in Verr. v. 45. , persuasi che -la loro anima si staccasse dal" cor po con l’ ultimo respiro , e che in tali guisa! entrasse nei corpi degli amici o parenti ,. che rprest‘avano loro- questi ultimi ut'fieii.- Giunto il tempo de a: morte , si percuote vano con gran forza alcuni: vasidi: rame ,. per- meazo delle quali percosse pensavano essi,..che scacciar potessero ogni influenza degli spiriti maligni , le di cui aeree for me resister non potevano a cetesti’ suonicosirauchi espa ventosi (i) , TlIIOCRI'1- Schol. adf_Idyll. a. v. 36., Ma cnom Saturn. 5 ,. 19. , e- coni questi mezzi immaginaVano essi che le anime non avessero più a temere cosa alcuna dalle furie ,. e passar potessero con: tutta la uiete e si‘ curezza alle pacifiche abitazioni dei- campi lisi. In ef-» fetto correva tra Greci un’antica opinione, che nelle re gioni infernali vi fossero due dimore , una dalla parte destra, tutta piacevole e deliziosa, l’ altra dalla sinistra ch' era destinata per li malvaggi, ore eranvi le furie , le quali sempre pronte mostravansi per precipitare o tra scinare nel luogo deltormenti le anime da’loro corpi se parate , VIRG. /Eneid. 6. , v. 540. ‘Ì La mmte, e tutto ciò , che aveva rapporto agli ulti __ (1) Quanto più attentamente si leggono e si percorrono questi ele menti di greche antichità , tanto più a conosccr si viene la profonda ed estesa erudizione dell’ autore inglese, e la perfetta somiglianza, o al meno l'im0ln origine di tanti e tanti usi che si sono da n0i adottati , e che pur ci veng0fl0 dai Greci, onde sempre più si rileva , come si° accennò nella dissertazione premcsm al secondo volume , la necessità di darsi allo studio della lingua greca. In effetto prima di ora non sapevamo hm , né forse ci passava anche pcl capo , che anche del suon lugubre delle campane che ci rimbomba tuttodi alle orecchie per la morte di qualcuno , ne dovessimoa'Greci attribuir in certo modo l'origine : ep I‘Ur tîllll'è: se talun curioso erudito investimr volesse ben bene nella ri mola antichità l' uso del lugubre suono dclîe campane, trovarch esser stato questo suono , sebbene con un fine più giusto e più nobile, sosti. tuito a quel suono o stropito di cui parla l'autore , o che si faceva dai Greci col percuoterc de"yasi di bronzo o di rame nella morte di una persona. ‘ ' n ANTICHITA‘ carena. mi momenti della vita , veniva riguardato qual funesta annunzio, ed oileriva delle tetre idee. Avvalevansi perciò spesso i Greci di Espressioni poco proprie per indicarle. -Difatti in luogo delle voci ®vi0xm, ’a'arofluóa‘x'iu, che si gnificavauo propriamente morire , adoPeravasi Spesso la. parola «Zaruthn9m. L’ azion del morire veniva alle volte indicata colla parola oi'xea'6’ui, abbandonare la sua dimo m, Eus*rrrn. ad Il. &;Ernur. Alcest. v. 316; ed i mor ti dicevansi olxo'ym1. Talvolta però il, morire esprimeva si con la voce a'an'pxwàm. , mettersi in viaggio , AELIAN. Far. hist. lib. a. 25. Usavasi del pari la voce flsfs’iwu , per dire, egli ha vissuto, PLUT. in Cicer. Alle volte pe rò si servivano essi per indicar ciò delle voci xinpnm, e uayovru. Bpn*rór IÎJ‘mM xeyo’rrm, HOM. Odyss. A'; Il. 7' Ma per lo più son tutti questi nomi derivati dal dormi. re , a cui la morte ha moltissima rassomiglianza'., e da qu‘1 è, che i poeti finsero esser la morte sorella del son no, e le voci mlpuiddau, CALLIM. Epigr. m. a, o su'ó‘su AESCHYL. Eumenid. v. 708 , sono generalmente usate per morire. Da qui appunto derivano i termini di sórgza’fl1fp1fi e di xonmfrn'pm , de‘ quali col primo i Pagani, e col se condo i primi Christiani chiamavano i luoghi addetti alla sepoltura, chornn. Cassandr. v. 583. Vedesi pur:mche 1’ idea della morte indicata tal volta con la voce 9mflu'r in, Hon. Il. 9', v. 274; Odyss. &' , v. 820.; Hauomuv. 5. 7. seg. 1. ecc. C P 0 III. cremost , cas rnrcsnsnnro 1 rvmrmm. Subito , che seguita era la morte di una persona , la prima cura degli assistenti era quella di chiudergli gli occhi. ‘ Un tale atto veniva espresso dalla voce xa9aupgiv , Hozu. Il. >.', v. 453; Odyss. A’, v. 425; 0dyss. u’ , v. 295; cuvap{u'vflw, EURIPID. Phoeniss. v. 1460, auy'zMz'm ‘rav‘; 0’pfiakyozh, ovvero mi flM'papa, Eumrm. Hecub. v. 430. etc. Un tal costume era così universalmente praticato , che la voce xwray.ónr veniva ordinariamente usata in ve ne di Misano; e tendeva non solo ad allontanare lo spa ernmomz , cu rnnc!nnflno l manu. 13 Vento, che poteva 0fi'erirsi a’viventi da quegli occhi aper‘ ti , ma benanche a Soddisfare gli ultimi desideri di un. che cerca sempre di Serhare dopo morte una decente po situra, Emurm. Hecub. v. 568; Svmon. irtAugust. 99. La sua bocca veniva per lo motivo medesiin'o serrata , Hom. Odyss. 7t', v. 425 , ed il suo volto coperto di un velo , Eunmn. Eppol. v. i458; Hecub. v. 432. Hon. Od_yss. w', v. 292. Pressocchè tutti i doveri, (che aPYa_ts tenevano a’moribondi , dovevano essere eseguiti da’ oro più stretti parenti, Emurm. La moglie li rendeva al con sorte , il fratello alla germana, Emnrm. Troam. v. 277. Id. J,)hig. in Taur. Se Un vedovo, o una vedova veni vano a morire, domvano i figli soddisfare a tali doveri, Eunll’ln. Mail. v. 1035. A dir breve, considerata veniva come una gran disgrazia, e si compiangeVa il destino di quell’infelice, che non avesse ricevuto da una mano pie Î tosa' tal funesto , ed ultimo uflizio , HOM. Il. a'; 50ruocn. Electr. Le spese per li'funerali erano tutte a carico del la famiglia , cui incumbeva del pari il regolarel’ ordine delle cerimonie,- menocchè lo stato non avesse accordato al defunto de‘ pubblici funerali, che in tal caso le spese de’ medesimi si facevano col danaro del ubblico erario. Primacchè il cadavere divenisse fred o, solevano i Greci distendere tutte le membra, secondo la loro pro pria lunghezza , Emur_to. Hippolyt. v. 786, ciocche di cevasi l'x'ru'rur, Ovvero apfimîr,- 1d. ibid. v. 789. Veniva in allora il corpo lavato con dell’ acqua calda , HOM. Onlyss. u', v. 44 , scg. ; Enmmn. Ph0enz'ss. v. 1239 , e n66:; AELIAN. Var. hist. 4, 1; quale uflitio era comu nemente riserbato alle donne che trov:wansì con vincoli di parentela legati al defunto,Pnrr. Phoedon. In alcune città i vasi a tal nopo destinati conserVavanrsi ne’ tempi. Veniva in seguito il cadavere asperso di olio, 05 ur di profumi, Homzn.lliad. a' v. 350. ÀTB‘EN- Amrvasop. ' .' i5. Dopocchè era stato in tal guisa lavato e profumato, veni va il cadavere avvolto in un mantello , ch’ era 1’ abito che in altri tempi aveva’ il defunto portato , APUL. Fior. 1. ; VIRG. Eneid. 6. v._. 218. , ericopeflo di‘un ricco drap .Eo, LAER'I‘. Soc’rat.;Aumx. Var. hist- lib. 1. cap. 16.; on. Odys:. 6', v. 97-; Il. 1', v.- 352.; PLUT. in Li- . w» 1‘4 . Aur1cnrrs" carena. aand., EURIPID. Alcest. , che per lo più era di color bianco, Hom._Il. .a-' , v. 352.; Onrss. fl' , v. 97. ; EU NPID. ibid. Da ciò è , che considerato veniva come di un‘ infelice augurio , e come un presagio di futura mor te per un’ infermo , che si trovasse vestito con un’abito di tal colore , ARTEMID. Oneicrucrit. lib. 2. cap. 3. Un tal colore sembra che fosse stato usato per simboleggiare la semplicità, e l’ innocenza del defunto , PLUT. Quuesl. Rom. La sontuosità di tal drappo veniva talmente cre duta interessante presso i Greci, che spesso colle pro prie mani, mentre vivevano, preparavano quello , che avrebbe dovuto a tal nopo servire per essi 0 per li loro amici in punto di -morle ., lIOM. Onrss. ,8' ., v. 96. ; Vine. 1Eneid. gî , v. 486. È ancora da osservarsi , che in Isparta , i di cui costumi trovansi spesso difformi da quelli vigenti presso le altre città della Grecia , non ri.. conoscevasi altro abito che servir doveva per la sepol tura, che il color rosso, ch‘cra il colore che si usava co munemehte (lai Soldati nel campo di battaglia, e che ne gato era ai cittadini poveri: che anzi era questa una par ticolarità molto valutata , e di cui solo godevanoycolo ro , che o per sin'golari virtù , o per sorprendente va lore eransi segnalati, Anna. Var. hist. lib. 5, cap. 6. Sembrava in effetto poco ragionevole, che coloro i qua. li , mentre vivevano , erano stati accostumati a dispreg giare qnalunque ricchezza , e superflui ornamenti, fos sero poi comparsi dopo la lor morte riccamente e con magnificenza ricoperti. Questo contegno, che distingueva i figli di Sparta, fè del pari astenerli dall‘ uso de‘ profu mi , e degli olii , come indegni della Spartana gravità. Il corpo era in allora coperto di verdi rami, e di ghir . lande di fiori , Emurm. Troad. v. 1141.; Phoeniss. v. 1626. ; Schol. Amsrorm Ecclesiaz. v. 533. , Anlhol. 2, Una tal cerimonia era tenuta nel numero delle iù es senziali , e perciò non_ tralasciavasi negli onori, ciÎe ren devansi a‘ grandi personaggi , morti in'Città straniere, e le di cui reliquie ritornavano nella Patria , PLurAacu. «in Demetr. ; id. in Philopoemen. Alludeva essa alle corone riportate da‘vincitori ne‘ pub blici spettacoli, e denotaya che il defunto terminato ave cranmomr. , cura rnrcznnflrvo 1 FUNERALI 1.5 va il corso di sua vita , van. ; o piuttosto quelle ghir lande erano il simbolo delle p‘erpetrie , e semplici felici tà , che , lungi dal tumulto , e dagli affanni della vita umana, ilo era. il defunto a godere nei campi Elisi, Guam. ALEX. 2'rpfi-y. lib. 2. cap. '8. 0ccupavansi di poi a trasportare il cadavere , rpoflfil da: , Schol. Amsa‘orn. ad Lysislr. v. 612; DEMOSTUEN. in Macart.; Lrsns contra Eraloslh.; anun. de Erect. ; Euu1rm. Hecub. v. 613. Alle volte essi lo situavano sul suolo , e qualche volta su di un cataletto nominato M' wrpav , pi'pfrpav , ovvero @5'pi‘fpdr , ch‘ era adornato con varie specie di fiori. Questa cura spettava parimenti ad eseguirsi dai più stretti congiunti, Lvsus Orat. de Caed. Eralos/h.; D10. lib. 58. Il sito destinato a tal funzione era il arparw'armr , il vestibolo , o il liminare della casa , Schol. Amsrorn. ad L_ysish-. v. (in. Donde deriva la 'vo ce arpavmnî: , data 21‘ morti , Eumrw. Alcesf. Questa ce rimonia aVea per fine di sottoporre all’ esame di ciascuno se il defunto aveva 0 nò alcuna ferita , o altri segni di morte violenta, P0LL. lih. 8. cap. 7. seg. (55.;va. in vrpov'muro. I piedi erano rivolti sempre verso la porta , Hou. Il. rr' v. su. ; Eusrnu. in Loc. ; Pras. Sat. 3. v. 103 , onde dinotare , non esser più per lui possibile di rientrare nella sua abitazione. Nel mentrecchè il corpo del defunto colà dimorava, si aveva la cura di destinare una persan , a cui incombeva di guardare il cadavere , allinchè potesse garantirlo da qualunque ingiuria o af; fronto che potesse ricevere , Horn. Ilmd. 'r' v. 214 , e di preservarlo dagl‘insetti, onde non lo avessero ad im brattare, Id. ibid. v. 23. ' Primacchè venisse sotterrato , si costnmava di mettere nella di lui bocca un ezzo di moneta , un obolo , dc stinato a Caronte pe‘rc è l‘ anima venisse tragillata sulla riva (1' Avemo, Scuou Arisloph. Ran. v. 140. , Locus. de Lucl. , come pure una focaccia fatta di fiore di fari na e di miele chiamata perciò nyJTQ'OJ‘TU. , va. Servi va questa er ammansire la ferocia del Cerbero cane , preposto al a guardia della porta infernale, e per procu rar da lui all‘ anima un sicuro e pacifico ingresso, Schol. Amsrora. ad Lysistr. v. 601., Vmo. /Eneid. (3., v.y 420. 16 Anrxcuxm’ carcaz_ ‘ Questi oggetti denominavausi da alcuni mpxn'i‘ayfnr Svm.-, da altri J‘uei», HESYCH. J‘avixn, POI;L. 9. 6. se". 82; e l’ava'xnf, da €n'vsr, dono, ovvero da froîs l‘aroî;, donato ai morti, oppure semplicemente da é‘ava‘ , aridi bastoni. L‘obolo veniva ancora indicato sotto il nome di di mu' M; , e di orop€ysîov , Ersrmvr. ad Odyi‘s. CALL!MACH. in. Fragm.; anuuv. Dialog. Mori. Il dona,tivo dell’ obolo non era richiesto da qUe‘ popoli ; i quali ' si supponcva che dal dimorasscro regioniicolà infernali, che luogo di in lorovicinanza residenzadelle si andasse per meze zo di un camminò_diretto,, facile , ed cspedit0._. Potrei». Ìbe ciò comprovami colla dimanda , che fecero gli Ennio niesi di godere anch‘essi di tale esenzione. STRAB. Geogr. lib.8(i).' _ . ’ . . Prima di chiudere il presente capitolo, è da osservar si, che il complesso di tutte queste cerimonie di vestire e di condurre il defunto, ed alle volte anche quella‘ del suo sotterro, veniva indicato sotto il nome di cuyflaprl‘ri, Aescuvr. Schol. ad Septem contra Thebas. v» 1032; s'x papa}, Anscuvr.., xu’à‘eupaq Schol. Hescnn.., e n";ifa, Ila ncnrsn. 1. 5. S. 1. Trovasi ucll’istesso senso usato pres -so gli auliclii scrittori il termine auyx_o}u'<uy, Schol. HE scnrx.. ad5eplem contra. Thebas. v. 1302; Soruocc. Ajac. ‘T. 1067. _ . ' . ‘ La chioma del morto , finché egli era eSposto , Stava so spesa alla porta della sua abitazione , per indicare , che quivi regnava il duole, ed il lutto. Finché il corpo non era rimosso dalla casa, si sospendeva alla orta della me desima un vaso pieno di acqua, épi‘a'vm, glas‘rcu. e Svm._ in v. ; Porp. lib. 8. cap; 7. seg. 66 , épà‘an'u , yu'rpa , strcu. , ed &cpaxar, dal nome della materia, di cui era ' o ' \ ‘ . f . (1) Alle volte troviamo presso gli Ateniesi usato , locclul avveniv‘a nella persona de’ loro sovrani , che in voce di un' obolo ponevano nella bocca del defunto tre monete di oro. Alla moneta poi.che si metteva nella bocca , aolevano i Greci, nel seppellire i loro defunti; lasciarci nel la cassa che li conteneva 1111'alte5tat0 di loro virtuosa condotta ,‘ onde agevolar ne potessero alle loro anime presso Caronte il passaggio. Dio doro Siculo è quegli che Ci dà l'idea de'formolani che si usavano in. tali occasioni, nel modo seguente :Io sottoscritto Sesto Aniu'o Pon le_fire attesta che il [ala sia altro d‘irreprensibi'li comuni ; che tMa‘ m' siano in pace. ' _ zsequn: , o Panna; CONVOGLIO17 fatto , Aaxsrorn. E'uNfl- Il disegno di ciò era , p’erclxè tutti coloro, ch’ erano impiegati intorno al cadavere,po tessero purificarsi coll’acqua, lqcchè dicevasi Mu’whi a'vra‘ ranpoJ. Era com'tm sentimento degli antichi, che l’ aver contatto _cop un cadavere bastasse a contaminare una per. sona, ‘Eumrm. Hypolit. Il vaso Ove contenevasi l‘vaua‘, era anche alle volte chiamato wnyaîor , Eumrm. Alcesl. v. 99; Hesircu. » Dovevasi benanclte purificare la casa, nella quale era stato il cadavere situato , Ermmn, Helen. v. 1446. ca P o“1v. \ Bs1squm , o FUNEBRB' CONVOGLIG. ‘Dopo adempite tali cerimonie, si passava atrasportare il corpo, l0cchè dicevasi s’xiwprJ‘n‘, LUCtL. in Anthol. 2. 32 , ed ixpopd , 'Tuucvn. 2 , 34; donde deriva s'xps' pm‘, Demoswu. ,ih Macart; ed i’xxayzfu'r, AELIAN- Van. hist. '8, 4, con che veniva denominato tutto quanto s‘ a parte‘neva‘ a’ funerali, T_mzocmzt. Idyll. 15, v. 132. Il) tempo , che scorrer do'veVa pria di seppellirsi , non era determinato. Questo spazio doveva , secondo alcuni, essere di diciassette iorni , e di altrettante notti, Hoat. Odyss. ai , v. 63. Atri lo determinano a soli otto gior-V ni , Ssav. in fEneid. 5. Ma pare, che un si lungo ter mine'non avesse avuto luogo , rche' ne’. funerali "di rag guardevoli soggetti , quali non potevansi precisamente so lennizzare senza straordinarii apparecchi. Laddove tutto ci dà a credere , che tale'cerimonia non veniva ritardata al di là di tre , o di quattro giorni, Arou. Buon. Arg'on'. lib. a. I poveri ciano talvolta seppelliti un giorno dopo la loro morte , CALLIM.I, LAERT. Vita Pherecyd. -taleL’ cerimonia. ora della notte riguardavasi come , contraria ad una In duest' oraisi diceva ‘cl1e i cattivi ge ni, e le furie, cui era insopportabile il Clll8l’Ol‘ del gior no , andavano vagando altrove,- Ermmn. Troad. v. 446. I giovani, che morivano nel fiore della loro età , veni vano situati sul tumulo' allo s untar dell’ alba , dappoiclzè veniva considerata la morte ' una giovine persona com0 ' 2 I ' \ 18 ANTMU’M‘ GREUIE una spaventosa disgrazia, e come cosa quasi empia , di appalcsar ciò al cospetto del sole , HERACLID- PONT. in. Allegor. ; Hox. Odyss. o'. v. 72; Il. v. 226 ; Tano cmr.gId_yll. 15‘, 132, sgg. Da ciò èclre la morte di tali ersone riceveva presso iGreci il nome di n'lu'pas «'pvrayn‘z, îluucmn. Porrr. in Allegata; Ensrsru. Poiché questi fu 'nerali erano celebrati colle torce accese , ben presto in ricevuto l’ uso di portare le torce in tutti gli altri fune rali , benché eseguiti di giorno. Da ciò deriva quell’es'pres sione passata in proverbio , per mezzo di cui , parlandosi de’vecclxi , si diceva cb’ essi si‘accostarano alla torcia del la loro_vila: s'm‘ mir à‘ià‘a roJ Biou, PLUT.- lll).' An seni capess. sit Respubl. ln Atene vigeva un riso contrario a quel lo del resto della Grecia ; vi si celebravano ii'unerali pria dello spuntar del sole,Cic. de leg. lib. 2. -, Demosru. in Macnrh , e ciò er ciÎctto di una legge , che da taluni si attribuisce a emetrio Falareo, Cm. ibid.; da tal’altri a Solone , Demosîu. Ibid. ' ' ' I facchini ordinariamente indossavano sulle loro spalle il corpo , loccl1è veniva chiamato u'pJ‘w @t’psu,’ Eumrm. Alcest. Solevasi talora mettere il corpo sopra di una ba ra , invece di che gli Spartani comunemente impicgavano i loro scudi. Da ciò deriva quel linguaggio si celebre , usato da una madre Spartana a sno_figlio , mostrandogli il suo scudo , ; mir , à"v'm‘ mi J‘e , PLUT. Àpophlh , o portale questo scudo indietro , o siate portalo sopra di es so; e come_altri spiegano più laeonicamente: o con que sto, 0 sapra questo. Lo stesso costume veniva praticato anche in altre città , Vmc. Eneicl. 10. , 506. Il tutto quin di ci dà ad intendere,.cbe gli antichi Greci non avva leansi di casse di sorta alcuna , ma trasportavano i loro morti,ffragle loro braccia, Eusrrrn. In Il. 4’; Emmun. in Rhes.)v. 856 (i) Avvi taluno Scrittore, che trattando di queste materie, in questo ‘ luogo ci fa sapere, che , la funerea pompa che si usava nelle esequie .rra regolata in modo , che innanzi ad ogn" altro andava il cadavere si tuato in un feretro e posto sopra di un carro tirato da cavalli e cir condato da cipressi , a cui veniva dietro un coro di musici che intue nav;mo le funebri canzoni a Plutone. Quindi seguivano i parenti, il più prossimo de‘ quali, se era una donna che si accompagnava , recava gli ornamenti della defunta per repellirli con lei , come avvenne i tempi - nsrqme , o rumena convocuo. 19 I parenti, ed amici del defunto erano quelli, che sole. vano comunemente intervenire alle esequie , né era per. messo loro di potersene dispensare, vedendo di esser essi stessi obbligati a pagare o a rendere in tal modo gli ultimi loro' dOVeri al defunto , Tenero. a. 34. Sornocn. Ajac. Mastig. v. 1189. , Amsror. Ethic. 9. 11. Oltre questi v'interveniva ancora un folto numero di uomini , e di donne per lo più invitati er renderle più solenni, Enanln. Alcust. v. 629., specia mente in- quelle Città ove ciò non veniva dalle leggi vietato; dapoicchè in alcuni luoghi , ad oggetto di evitare il disordine, che avesse po tuto venire da un si numeroso c0ncorso di .astanti, e per diminuire ancora le spese de‘ funerali , la legge ne avea ristretto il numero a quello de’ soli parenti, Cic. (le Leg. In. 26. Così troviam noi una legge stabilita in Mitilene, con cui, a riserva.de’ arenti del defunto , si proihiva a chicchessia di farsi ve5€re ai funerali. Solone n’ emanò una , colla quale n’erano escluse tutte le donne , che ave? vano oltrepassato gli anni sessanta , purché non avessero legami 'di parentela col defunto, Denosrn. in Macarl.; Lrs. Orat. pro Eratqslh. Pur tuttavia sembra, che in tali fun zioni le donne non andassero confuse c0gli uomini; ma avessero elleno un postpseparato , Tancnr. Andria. L‘ abito che portar solevano le persone che accompa gnavano il cadavere, non era sempre lo stesso. Nei fune rali de’ semplici particolari la veste di lutto , e tutt’i sc gni del duolo formavano la pompa ordinaria. In quelli poi de‘ personaggi distinti so evansi eseguire con gioja , antichi a Parco padre di Admeto , che portò quelli di Alceste , ecc. ; cita egli qui in suo favore Ateneo: ma con buona pace di questo scrit tore non pessiam noi in ciò con lui convenire. La sua opinione per la. prima parte sembra del tutto opposta a quella del nostro autore, a cui, profondo qual egli è nella lettura de’ Classici , non solo ciò non e' no to, ma anzi, dopo airrci detto di sopra che il cadavere andava sulle spalle de' facchini , ci fa da qui _a poco sapere , che il seguito , .e non già il cadavere , andava alle volte a cavallo , ovvero sopra i carri. ' Dal non averci poi fatto il nostro autore , per altro cosi versato in questa materia, alcun molto della seconda parte dell'asscrtiva del men tovato scrittore , siamo inclinati a credere , che questi di un fitttè par ticolare avvenuto a Fereo nella morte di Alceste , ne abbia Voluto for mare un canone , o una legge e costume universale. n go ao Anr1crun' cercar. e si usava una gran solennità , Purraacn. in-Timol.; Id. ,in Arai. L‘ istante , in cui veniva il corpo trasportato di casa , era quello dell‘ ultimo addio , che si esprimeva con delle fon-mole all'uopo consagrate, Ecmrrm Alcest. v. 608. Il seguito recavasi per lo più a cavallo ,. ovvero su de' carri; ma , quando si trattava di persona ragguardevole, si credeva, per segno di maggior rispetto, esser dove_re che tutti andassero a piedi e col capo scoperto, Droc. LAERT., Tnsornassr. I parenti andavano immediatamente dietro il corpo , e gli altri lo seguivano a qualche distanza. Al le Volte gli uomini precedevano il cadavere con i loro ca pi scoverti , e le donne lo seguivano. Il cadavere intanto di Patroclo fu trasportato al suo sepolcro circondato da‘ suoi soldati, H0M. Il 4'. Ma l’ uso il più comune era , che il cadavere andasse avanti, ed il funebre convoglio lo seguisse ,' Tnnmnn ldndr. Un tal costume serviva per far risovvenire ai sopravviventi, che anche essi erano mor tali, ed insegnar loro che tutti essi seguir dovevano quel cammino, che il defunto innanzi ad essi aveva fat to, Donna in Terent. Andr. ; ALEX. ab ALEX. lib. 3. cap. 8. Nei funerali de’ soldati scortavanoyil cadavere i loro compagni con la punta delle loro armi , e de’ loro scudi rivolta verso la terra , Vitié. Eneid. 11. v. 92. ; Smr. Theb. 6. Né questo era un' uso che si praticava solo nel campo di Marte ,'m’ anche in tempo di pace; giacché nei funerali de’ magistrati, i loro distintivi e le -loro' insegne onorifiche si portavano rovesciate. L'esecu zione di una tal cerimonia si chiamava dai Greci infl'y: 1rm dal trasportare il cadavere fuori della casa; arapav 1îyaruv, dai luoghi pei quali esso passava; e rpaara'ywm, dal luogo _ove esso era trasportato. . 4 ’ 0) Vedi la nota antecedente. _ lUT'IO PEl- CÀGIORE DI_ "ORTI. . a: CAPO V. anno non cuor-orna n: n.anr. ' Le cerimonie or mezzo delle quali i Greci esprime. vano il loro duo o derivante dalla perditadi un amico , o da qualunque altra rilevante disgrazia, erano varie, né sono a noi del tutto note. Gerieralmente però il duole esprimevasi con il esteriore della persona , e- con vesti menti di un determinato modo , e colore , allontanando si" essi in simili occasioni, per quanto era possibile dai loro ordinarii costumi. I mezzi più comuni per esprimere il lutto, erano i-seguenti. _ ' 1.0 I Greci in tal rincontro, si astenev'rano da‘ba'nchet' ti , e da‘ giuochi, Lucrm. deluclu , ebandivano dalle loro- case tutti i musicali istrumenti , e qualunque altra". cosà che tender poteva a risvegliare idea-di piacere , o che portasse l’ aria di gajetà e di divertimento, Eururm. Alcest. v. 341. Non più frequentavano essi in tali tem » pi le pubbliche solennità , nè comparivano‘ più nei luo ghi di concorso , ma concentrati nelle loro abitazioni , giungevano anche a privarsi di molti cemodi ordinari di. vita. Essi. credevano il vino causa "di allegria , ‘ e perciò se ne.astcnevano. Fuggivano la stessa luce del giorno ,’ e non cercavano che leteuebre , e la solitudine ,, per nascondere il loro cordoglio a tutti gli oggetti, che crei .u devano aver potessero qualche rassomiglianza alla loro_ disgrazia , Hmu. Odyss. J“, v. 101., PLUT. Gons. ad Uxon a.°‘ll fasto delle pompe era bandito ;’le'gioje, l’_or0 ed i ricchi ornamenti venivan messi da parte ,"chùrrr. Cassand. v. 8.6:; Ovm. Melan'a. (i, 566. Questo costu me non era già‘ solo particolare per coloro che si afflig gevano per la morte diqualcuno, ma veniva, come P" ' recchie altre cerimo‘nie 'QCC€D|Ì3΀ in questo capitolo, pra‘ ticat0' ancora da coloro , i quali si alliîggevano per qua lunque altra grande calamità,- Emurm. Trend. v. 256. In vece de’ loro soliti vestimenti , si serviVano degli or namenti o abiti dello scorrurcio ,‘ che per lo più'.eraóo di color nero, Teaaucr. Heaut. a, 3 , 45; Ovm- Mefamq 22 , Awncmn"anrhun. 3, 567; 8, Fab. PLUT. 1rupa‘ fro\i' s'awro‘r s'ermnÎr aiva m95a’rwr, Eumrm. Helen. v. 1094., Alcestid.’ v. 215., e 427, e che diiferivano dal loro ordinario modo di abbi gliamento per la rustichezza e viltà della stofl'a di cui erano formati, Tnnztvr. ut supra. 3.° Essi tagliavano , e talvolta ancora radevano total mente i loro capelli, Hou. Odyss. J" , v. 197:, a' , V- v 45; Hmonow. 2.;Xruoru. Hellen. i; Am.uuv. Var. hisl. . 3; Eemvm. Orest. v. 128 , per farne difl‘erente uso. Zl‘alora li deponeano sul cadavere , G)ptfii‘ J‘c‘ wu'vw. n'xwr xwrau'wor, «Z: e'vrs'fiaMtav 2tnpo'yfl'm, Hou. Il. v.,’ 135.; STAT. Theb. 6; tal altra li gittavano sul rogo ,_ che do veva consumarli , Hou. Il. 4'. Qualche Volta li deposi tavano sul luogo destinato alla se altura. 'Opaî wpaîor ro'vé‘s flo'5'rpuxot’ '7'a'99; , Hescan. lÈanpa'p. Alla .morte di un personaggio di riguardo , i cittadini di tutte le città I: di tutti i paesi adempivano comunemente un dovere si pio. Una tal’ usanza può aver- preso vigore per due motivi; sia. perché credevano di render cosi propizio lo s'pirito del defunto , con tal sacrifizio , sia Perché cre devano esternare un segno dell‘interno lor duolo col di s regio, ed abbandono di uno de’ più essenziali pregi dilla beltà. Di fatti i Greci con la messia cura face vansi crescere i capelli, verificando quanto di essi disse Omero, dando loro il ‘so rannome di napnxayo'òrvu. Ne' solenni. e pubblici lutti s: giungca per effetto di tal uso fino a radere le stesse bestie , Eumrm. Alcest. v. 428; PLu'r. in Pelbpid.’; id. in Aristid. Ciò non ostante sappiamo noi dalla storia che il sacrifizio di radersi i capelli era stato in vcorti tempi un segno di allegria, di ringraziamen tò, come a cagiou di esempio' facqvanoi marinai, allor ché lil>eri si vedevano e salvi da un naufragio, JUVENAL. Sai. 12, v. 82.; An’rumn. lib. 1. cap. 23., Pur. Epi1f. ; cho-run. Crlssund. v. 973. Ma tale difficoltà" và tosto a dileguarsi quando si -pon mente a" diversi pregiudizi ed usanzel‘dr’lle diverse_ nazioni. Tra‘ p_opoli , che costuma vano-portare i capelli lunghi , .i corti esprimevano un segno di lutto. L’ opposto avveniva tra quelli , _che usa ta'n‘q, (i non farsi crescere ‘i capelli, Henomrr. lib. l. i;z;)p. lr82,.'1‘1.111‘ in Lysand. ; ALEX. ab Alex; Gru. Dier. 1 . o. . LUTTO ma cxcxonm DI Mons. 23 /|.° Le persone che oppresse erano dal dolore, edina bili si vedevano a sopportarlo, spesso vedevansi gettarsi per terra , e rotolarsi nella polVere , 0vxn. Metam. lib. 8., v. 528; Lucmn. de luctu; Horn Il. 10' , v. 640; e quanto più fangoso era il terreno, altrettanlo meglio ser viva ad imln‘attarsi , e ad esprimere il loro scorrnccio , e la loro afllizione, Id. ibid. 5.° Spargevano es_si sulle loro capi la cenere in- s_egno' di duolo, anuu. ibid. ; Hou. Il. 0', v. 23.; Ovm. Menu: 8. v. 525. ’ '. (S.° Allorché uscivano di casa si ravvolgcvano il capo ’ con i loro abiti, Aurxou lib- 5. ep. 33- ; EURII‘ID. Sup plic. V. 3; Ore“. v. 294. ‘ < 7.° Parimenti per dimostrare a tutti la loro alllizione , si tenevano essi stretti tralle loro mani il capo , E'an‘ N xpwn‘ xcîpa: îòyxar,.Eunnn. Helen. V. 377. I 8.°. Correvano essi con passo assai lento e piano, per csîrimere la loro debolezza, e la perdita della forza, o de coraggio. ’ \ 9.° Si percuotevano essi fortemente il petto e le coscig con le loro mani, Lucuu. de Inclu; va. Heroid. 15., H3; e colle unghie dilaniavansi il Viso; ciocchè nomina vasi pum'acur 'Iapim't, Lama. de lucIu. Benché tutte que ste azioni venissero molte volte praticate dagli uomini , pure le donne , che sono più‘se'nsibili alle passioni, e più flessibili al duolo , esprimevano la loro ailli'1ionc in un modo anche più violento, Nonn. Dmnrs. lib. 9. cap. 18.; Vino. Aeneid. v. 673'. Solone con m_olta saviez za mise limite aqueste stravaganze,‘ prescritte dalla 'ra gione, quranca.‘ in Solon- I Lacedemoni spiegavano una. grande intrepidezza nella perdita de‘ loro privati«Ma nel la morte di un loro Be , gli uomini , lc'donnc , i fan ciulli , tutti si radunavario assieme , e si dilaniavano la. fronte a colpi "di spille ,. e di aghi , credendo c0n ciò , non solo di dar i1n‘ attestato del loro cordoglio , ma benan> che di'far cosa grata agli Spiriti del defunto' con tal sa grifizio, Supponendosi ch‘egli si compiacesse del sangue, Sznv. ili Virg. Aeneid. 3.; id. in Ag'n. x2. ' -:o.° Nel furore delle loro imprecazioni giungevano ad accusare gli dei , STAT. Sylv. lib. 5. Nè ciò corisiderar 94 Anrrcmn’ GRECHB. debbesi Come” Un’ effetto di stravaganza , _o credere sia stato solo praticato da persone di debole intendimento nell‘ eccesso del loro dolore‘, 1d. Theb. 6; e la ragione si è‘, che secondo i Greci, erano gli dei-suscettibili-di passioni umane; quindi gli sventurati sentivansi nattn‘al memo portati ad accusarli , di aver voluto soddisfare la loro privata_ vendetta, o il lor livore, Vma. Aeneigl. 869; STAT. Theb. 3. Il loro impeto forsennato contro gli dei ‘gli spingeva alle,volle al segno di rovqàciar gli altari, ed a recare la distruzione ai loro ternpj , Eumrm. Andromach. _ii.° Nel loro parlare usavano essi un modo basso ., e 'posato, ed i loro gemitinon venivano interrotti” se non ' da queste grida continue, 9', .è',, 2, i', ÀESCHYL. Di qui ha Origine,‘come dicesi, il nome di e'Alyu, clegie, dato 4’ funebri lamenti , Schol. Ams'rorn. ad Av. 217'(1). 12.“ Allorché avveniva‘la morte di un èittadino , cui era ailidma una rilevante carica dallo stato, ' oppure ,di’un personaggio di alto rango , o se accadeva qualche altra generale disgrazia , le‘pubbliche assemblee venivano so-. spese; erano chiusi i-luoghi di esercizio, i bagni, le bot teghe , ed i tempj ,‘le,piazze erano abbandonate , e la città tutta non dava, che segni di duolo, e di mestizia, ong. LAERT. Soc‘rat. ; ’ '_13-‘ Un numero prodigioso di musici, edi deploratori. era chiamato a’ funerali. dal lusso , e dalla ostentazione. uesti ultimi Venivan chiamati-40,0%ku €Eanp};fl , HOM. 11 o, v. 721 ; Eusr..ad h. 1. , dapoicchè il loro incarico era quello di battersi il petto, e di dare tutti i segni della più impetuosa disperazione per eccitare negl’ altri l’allliiiouepd il duol0. QUesti Venivano anche detti. io: Io:‘, wpaawà‘ai‘, per li canti funebri, che avevano innum Ibensa di recitare. Tre specie di canti distinguevan si; il primo per l’eseguie, il secondo per l’ atto, in'Cui il rogo accendevasi , ed il terzo pel luogo della sepoltu ., _ . (I) Quanto qui si dice. dal no;iro autore full. origine dell'elegia , 7in 9: sempre più a conformarsi da quei due noli versi di Ovidio: I"Iefiilis indignos elegeia snlue capillus , ch nimis ex vero mmc {il/i rio/fieri inest , m: 'AM'. Elrg. l. - LUTTO un -CAGIONI m non-re. 25 ra. Questi canti chiamavansi comunemente a'Mpuppaoi, film, ed m"A/ya., A-rmnv.; benchè'gli ultimi due non erano così proprii de“ funebri canti, che non si potessero applicare a’canti natura. Venivano ancheGialemo chiamati, talvolta dilliversa l'd:ÀE_MVOI , dal nome delloroquesti inventore uno de‘ figli di Clic, Emurm. Suppl. 28|. Trend. 600. Le funebri canzoni erano parimenti chiamate Taikipofi Di quà d'eriva 'TUÀI‘ILIIZiW,‘ prender lutto, Hesvcu.; e T»Àiyirptau, è un‘ altro nome per indicare lo scorrucccio delle donne; ' da qui è ancora che‘la parola fa“ frakmu'în è presa per indicare materie di nessun conto; e l' espressione me' yau '4uxpówepa: , è un inotto proverbiale, che si usava per dinotare una debole, sciocca, ed insipida produzio ne; giacché i canti che si 11savano in somiglievoli_occa sioni, erano per lo più veramente cattivi , (inetti , e di poco buon gusto, PLAUT. Asin. ; Svm.; Zenonor. ' Noi non conosciamo abbastanza il perché nelle fune bri funzioni siano stati introdotti i musicali istrumenti. Alcuni son di arere, che quest‘armonia sCacciar doves se-le furie? e: i cattivi geni dall’ anima della persona defunta; altri. 5‘ avvisano , che era desse il simbolo de gli eterni concerti, ne‘ quali consistevano le delizie de‘ campi Elisi , e che con éssi si esprimesse\l‘ entrata del l‘ anima nel cielo. Sembra però probabile che non si av€SSe con ciò altra mira, che di eccitare negli altri l‘af flilì0ne; e questa fu la ragione che la ‘M‘pa, lira, che era propriamente adattata per le canzoni dette penne, e che col SUO suono non eccitava 'se non il brio, ed il contento, non venne mai adoperata in simili lugubri concerti, Eu nmn. Alcest. v. 430. Gli strumenti i più Comuni che si usavano ne"funerali ; e che più‘adattati ciedevansi l risvegliare il dolore , erano, i a.u’)_wf , flauti della Frigia, STAT. Theb. 6. , v_. 120.; ed il _flauto Cario , che cogli antecedenti aVeva molta affinità , Po“. lib. 3. ; cionde ebbe origine il nome di “pini , attribuito a‘ deploratd Ti": ed ai mufiiCi‘, e quellodi xxpmi paJa‘a , dato' a"car mi funebri, Hesvcn. Il flauto de’ Misii veniva parimenti creduto un’ istrumento assai proprio ad eccitare ‘la pe na , A‘ESCHYL. Pers. ez‘usziue S'elwl. Olimpo fu il primo ,’ che fè uso del flauto Lidia nella moria di Pitone, Pw‘r. de Music. 26 Airrtcaxn' cesena. C A P 0 VI. crnmoms mormurr un. nucunr 1 canarru , E NEL ssrrurmu. Si ‘è più volte disputato , se il più frequente costume de'_Greci era quello di sotterrare , oppure di ridur're in cenere i cadaveri. Si può tuttavia sostenere , che la pri ma di queste cerimonie preceda la seconda; dap oicchè sagpiamo che i Greci de‘ primitivi tempi li seppe livano, la dove li bx-uci3vano i Greci delle ultime età , Cm. da leg. In effetto , costa ad 'evidenza, che gli Ateniesi, che in seguito ahlaracciaronb il "costume di bruciare i loro ca daveri, avevano avuto fin da’ tempi di Cecrope 'l‘ uso del 1‘ inumazione , Cm. de leg. lib. 2. cap. 25., Schol. in fiera. II. «E. Ercole per la prima volta introdusse l’uso de‘ roghi. Sembra ancora che il costume di bruciare i cor pi si fosse praticato nel tempo della guerra Troiana , e da quel tem o in poi 1‘ uno e l‘ altro uso si fosse ‘se guito g"eneralinente dai Greci, Lucun. de luct. Ciò non ostante 1’ uso di bruciare i cadaveri, fu tenuto presso al cuni Greci qual costume assai improprio , ed inumano , chrix. de luctu; Prima Phoed.; Ecsrrra. in Il. 4'; ed i filosofi senza convenir tra loro , rimasero per rappor to a ciò divisi nelle loro opinioni. Due ragioni si assegnano dagli scrittori per ‘ispiegarc come l'uso del bruciare i cadaveri divenisse così genera le nella Grecia :’ la prima è , ch‘._essendo comun senti mento , che il fuoco purifiCava l? anima da ualunque macchia , e trovandosi i cor i, nel dividersi da l’anima, imbrattati , bisogno avevan elfuoco onde rimaner puri ficati , Hup1‘ “mm-M «l‘u'yu; , Eumr. ; la seconda ragio ne era che liberan‘dosi 1‘ anima dalla materia grossa ed inattiva, poteva facilitarsele la gita nelle su eroe regioni, Eusrun. in Il. «i; Qumcru.. Declam. w; vcorns. Cas sand. ' '\ I roghi, su, de‘ quali bruciavansi. i cadaveri, chiama vanSi vaau‘ , Horn. Il. 1', v. 525 o', 786; ,L‘ , 164. Il modo , ed i materiali, donde essi eran costrutti, non crnmomr un. nucuu: r CLUAVEU, e_cc. . 27 furono sempre gl‘istessi , ma furon diversi, secondo. di versi eraxio i tempi, la natura de'luoghi, e le altre cir costanze. Il cadavere , accompagnato da vittime di ogni sorte , veniva situato su 'l rogo , su cui gettati venivano gli ani mali, 'Hon. Odyss. a', v.| 67. Il 4', v. 116. Ne’fune rali delle ersone ragguardevoli bruciavansi insieme gli ’schiavi , eti)‘ i prigionieri. Oltre tutte queste cose, più sor ta di unguenti e di preziosi profumi gettati erano tralle fiamme , Han. Odyss.'m', , Il. 4.' 'v. 166. Perché il corpo si fosse consumato al più presto possibile ,_ si ave va a cura di cuoprirlo con de’ pezzi di grascio delle vit time, Ensrrru. L’ immediato consumo del corpo crede vasi un buon segno. E questa è la ragione che quando nei funerali bruciar si dovevano più cadaveri che dispo sti erano su di un rogo solo , venivano situati in modo , che i più dis osti a bruciarsi , fossero a lato de’ meno disposti ,_ ondi: partecipar loro questa proprietà. Su dieci cadaveri di uomini, se ne situava per lo più uno'di don na , Puma Sympus. lib. 3., quaest. 4-; Macnor. Saturn. lib. -7. cap. 7. " À . Le armi de‘guerrieri met_tevansi sul rogo a bruciare as« siem col cadavere a cui erano state di pertinenza, Hou. Odyss. a’, v. 74. ', C", V. 418. Sembra che sia stato anche costume presso i Greci di gettare nel rogo gli abiti, che il defunto ehhe in vita , Luènm. in Nigrin. , Emnrm. Rhes. v. 960. Si mostrava no alcuni tra essi così premurosi intorno a ciò , che nei loro testamenti davano essi gli ordini i iù precisi perché venisse ciò eseguito. A dir vero , gli teniesi , come in tutte le altre osservanze che riguardavano la_ religione , così_apche in questo, si mostrarono così prodighi fra tut ti gli altri Greci ,' che ilyloro legislatore‘Soloi1e ebbe bi sogno di emanare una legge perI frenarli , ‘minacciando anche severe pene ,» onde per la loro liberalità‘ coi tra passati ,‘n0n aVessero a rimanere defraudati i viventi. Licurgo niente altro concesse a’ Lacedemoni , che di bruciare in uncoi corpi l’abito rosso che indossavano nel campo di battaglia, o al più pochi rami d‘ ulivo , PLU nscu. in Lycurg., e questo onore medesimo era riserha 28 _mrrcmn’ carene. to per coloro soli , che meritato l’ avevano mercè il lor valore accompagnato da virtù singolari, Id. ibida Solone concesse agli Ateniesi tre abiti, ed un bue , Id. in So lon. In Cheronea chiunque poteva esser convinto di esser troppo eccessivo , e stravagante ne’funerali , era messo , qual molle , ed efl'eminato , sotto la,sorveglianzà di que‘ ce_usori , che invigilavapo 'sull’ abbigliamento delle donne, Id. ibid., ‘ \ ‘ Il rogo veniva acceso dai più‘stretti parenti o.- amici del defunto , i quali offerivan,o delle preghiere e de’ voti ai venti di assistere alle fiamme , onde il corpo potesse in- breve tem o esser ridotto in cenere, 11014. Il. IL' v. 192. Nei 'funerai dei generali, ede‘ grandi capitani , i sol dati, non che tutti gli4astarili, facevano una solenne pro cessione girahdò per tre volte intorno al rogo, per espri- mere, il loro rispetto verso il defunto , Horn. Il. 4.’ , v. 13, Orlyss. ai v. 68., APOLLoN'.'RHOD. 1. v. 1059. Tal cerimonia veniva dai Greci ,chiamata , Wile‘poyu‘ , ed era eseguita col girare verso la mano sinistra , ch'era espres siva dello scor‘rucnio; come al contrario allorché espri mer volevano la gioia , essi giravano verso la mano (le stra, STAT. Thebaid. 6,215. Questi moyimenti erano ac compagnati da’ lamenti , e da un'graride'strepito di trom be, VALER. FLACC. Argo_n. lib. 3:; 'às venivano suonate mentre il rogo era già per ardere , Vmc. Eneid. u. 1 v. 180. , ‘ Per tutto quel fiten1po._ che brugixgva il rogo , i renti con delle coppe piene di vino andavan facendo elle li bazioni tralle fiamme, e chiamavanoper ben quattro vol te il defunto per nome, Horn. Il. 4', v. 220., anms. de ,Zuctu; Aesc_uvr.. Xanpop. v, 86, , _e‘12,8. Allor‘chè il rogo finiva di ardere , e cessate erano le fiam me essi serbato, gli avanzi del Il. fuoco vino;_J.',Ìv. ,'che a ‘ bella,-estinguevano posta era’statov HOM. u', col v- .791 250 , Vmc‘. Aeneid'. (i. 227 , e si aociugevano a radunare le ceneri, e le ossa, Hom. Il. J.’. v. .237,‘, ai v-_ 791; ano. Pyth. 0d. Antistr. 7"v. 7; il di cui ufficio era. chia mato 'o'rohp'ymv, ed tirvo7/a, D109. SIC. 4, 39_; e veni va eseguito.dai più stretti parenti, TI:6LL.Le o'ssa era» 1101 alle volte lavate col vino , e quindi unte coll’ aglio , cmmomn m anucua_z I‘CÀDÀVEM; ecc. 29' Hou. Ody.;s. ai , v. 73 , anm.. 3, a, 19, e talvolta, avvolte in un tegumento di grascio, Hou. Il. 4' v. 252. Per discernere le ceneri del defunto da quèfle delle vittime, e degli uomini bruciate insieme con esso, si aVe va 1‘ accortezza , allorché situavasi il cadavere sul rogo , di farlo stare nel mezzo, ed in qualche distanza da que_ sti ultimi, ponendo sempre gli uomini e le bestie da un lato, Hon. Il. .J,'. , 7 Le ossa, e le 'cencri, raccolte ch‘erapo, finchiudèvansi quindi nelle urne , Hom.- 'Il.‘ 4', v. 243 ;‘ 0', v. 795; Od_ygs. ‘ai, v. 74. , le‘quali da Greci ricevevano il no me_ di miNnu , Hnaooo‘r. 3. 15., se“. _ 162; . , I. , seg. 6. , , prima, xpa>a’a’aì\, Mosc‘n. Id_yll. , 34. , Me'pwzm; , on. Il. o', v. 795. , ipprpq'pfim, H0M. Odyss. u', 74, o‘rofifimu, chorun. in Cassandr. v, 367, a'roJ‘oxsîa, tappi, ecc. ; e ch’ erano composte di diversi materiali, come di legno , E_onu>m. Alcestid. v. 365 ,' di pietra, di terra, di argento , e qualche volta_puranche di {oro , a seconda della qualità delle persone, X1rnme. in Sevgr.; Anman»Man'ciau. 19; Hon. Il. 4’, v.’«243; Mosca; ,Idyll. 4, v. 34. ‘Queste urne , allorché racchiudeva no le relirìuie di personaggi distinti o per lo rango , o per le - oro virtù venivano adornate di ghirlande, e di fiori; comunemente‘ però il costume generale era di coprirle con un velo, finché non venissero messo sotterra , onde la luce del giorno non avesse potuto pe netrare, né ad esse avvicinarsi, Hoia. Il. 4’. ; «J (x). J (1) Si fa in questo luogo da taluni scrittori ,delle case de' Greci la qutslione qual fosse il modo con cui ai eseguiva il brùciameflto de' cor pi. Un passo di Plinio ha fatto credere a molti, che ciò si escgl.tissc coll’ avvolgere i corpi dentro ad una specie di lino tratta da una piad in, che si trovava nelle indie ,' chiamata ora lino montano , or co ione di montagna , ecc., e che da' Greci riceveva il nome di amian to, e di absbeato_inestinguibilc. Ayendo questa specie di tela la pro prietà di resistere al fuoco , si su poneva, che ivi dentro collocato es- _ tendo il corpo, ed appiccatovi il uoco , venisse a consumarsi senza di cperdern' la cenere. Molte ragioni si allegano da costoro in soste‘grio della- loro‘ opinione , ma il vedere che nessuno autore tra gli antichi ram. menta un tal' uso , e l'essersi trovate infinite urne sepolcrali ripiene di frammenti di legni confusi con le ceneri e con _le ossa mezzo bruciate, dm bene a conoscere ciascr insussis_tentelopinionc degli accennati scrittori; tanto più poi che, come abbiamo or on col nostro auth_re os 30 Anrrcuin‘ anrcne. In uanto all‘iuumazione del defunto , può osservarsi, che i reci erano attenti che il corpo fosse in una cassa rinchiuso , con la faccia verso sù , credehdo esser cosa più propria, e forse più confacente al ben-essere del de funto, ’avere la faccia rivolta verso la dimora degli dei celesti, piuttostochè averla verso il luogo, ove credevasi che si trovassero le divinità infernali. Può anche osservarsi, che presso gli Ateniesi e gli al tri popoli della Grecia, il capo della persona defunta ve niva in tal guisa’colltpcato nel sepolcro, che potesse sempre mirare verso l‘ Oriente , -Aer.um. Var. hist. 7 , 19, v. 14; PLUT. in Solon. In Megara però discostaudosi dall’ uso che era in vigore presso gli altri Greci , mette vano i loro morti in maniera che la loro faccia fosse ri volta all'Occidente, Purrncn. ibid. Prima di chiudere questo capitolo , non sarà fuor di proposito lo aggiungere , che presso i popoli di Megara nell’istesso sito venivano spesse volte‘sepelliti due, trè , ed anche uattro cadaveri insieme. In Atene poi e nel rimanente (della Grecia, a ciaschcduno spettava una tom ba divisa , Id. ibid. Questo regolamento 'però venne- in qualche incontro trasgredito. Due soggetti, 1’ uno all'al tro estremamente cari, chiudevansi in una medesima tom ba ad entrambi comune, volendosi , che non avesse la morte potuto"divider coloro, che' con reciproci senti menti di attaccamento eran sempre insieme vissuti, Ovm. Metam. 4; v. 154; Erminio. Alcest. v. 365. Horn; Il. 4'; Odysr. o' , v. 76 ; Duo. Met. lib. ‘11, v. yen; Arma. Epigr. __b-_'-_ servato , tanta premura mostravano iGrcci per raccoglierne gli avvan zi delle osso, e delle ceneri, espressa daVirgilio colla frase reliquia: la 5cr‘c , locchè certamente non sarebbe stato sé i corpi bruciati si fossero nel cosi detto Amianto; mentre ivi stesso rimanendo le ceneri , non vi. era pericolo che disperdcr si potessero , e per CONCIDCBZI non V' era. _d' uopo d' alcuna. premura per raccoglierle. srror.cm , ecc. C A P O 31 VII. snaorcm , uo:vuumvrr , cruoflrn; ncc. J Gli antichi Greci erano seppelliti in certi luoghia que. sto fine apparecchiati nelle proprie loro case, Purr'. Mir; I Tebani avevano una volta una legge , per mezzo del la quale veniva proibito ad ogni persona di fabbricarsi una casa senza aver prima provveduto ad'nn luogo che servir potesse di_ricovero ai_defunti di sua famiglia. Sem bra di esser stato assai frequente anche negli ultimi tempi, l’uso di\seppellire i cadaveri dentro le loro città; questo però era un favore che di raro veniva accordato, se pur se ne eccettuino alcune persone di gran merito, o che molto beneficato avevano iproprii cittadini, affinché po tessero servir questi di esempio di virtù alle età susse guenti ; ovvero che per qualche importante servizio reso alla patria , meritato avessero, che la loro memoria ono rata venisse dalla posterità. I popoli di Magnesia innal zarono .un sepolcro a Temistocle nel mezzo del foro , PLù'rancu. in Themis. ‘Eufrone godè dello stesso onore a Corinto , anvoru. E’M»ym. lib. 7. Brasida il celebre go; nerale Spartano fu anche seppellito dentro la città, Tau cvn1n. 5. n. ; e le diverse colonie comunemente de 0 sitavano gli avvanzi de’ loro conduttori, sottola con ot ta de’ quali si erano essi impossessati di quelle nuove abi tazioni , dentro le mura. delle loro città, PIND. Schol. Alle’ volte itempli servirono come di repositorii per li defunti; e da Qui è, che alcuni furono di avviso , ‘che' gli onori che si rendevano alle persone trapassate, erano stati la principal cagione che si erigesseroe s’ innahassero i templi. Né mancano negli ultimi tempi esempli di simil genere; da quali apparisce,che‘ciò fu sempre considerato qual assai grande favore; ed accordato solo come una ricompensa per servizi prestati al pubblico" , Petrr4ncu. in Aristid. , o come mezzi di protezione , Eunmn. Med. v. 1378. ' | Ciò non ostante , specialmente negl’ ultimi tem i il co stume 'generale era di seppellire i morti fuori de le città, _ Ba - An‘ricfl1rt’.cnrcnm. Cic. ad Divinal. 4',.19 , seg. 9-, Liv. 3| , mi; e Pl'll1‘ cipalxpentè nei luoghi eminenti, Emurxo. Alcest. v. 855; _RnES. 88|;‘MENANDn. in Fragmrnt.; Tunotnir. in _Idyll. 7. 10., PAUSA11. Attic. Sembra esser stato ‘ciò fatto , o per preservare se stessi'dai nocevoli e puzzolenti odori, che sollenndosi dai sepolcri , oll'ender potevano le lo ro città , o per impedire che le loro abitazioni non VP‘ nissero_attaccatc dal fuoco che far si soleva nei roghi fu nerali, o perché i viaggiatori, ailissando in quei luoghi lo sguardo, risovvenir si potessero tuttogiorno di loro mor. talità, o per eccitare in se stessi la determinazione di ‘noix ,permetter mai al nemico lo- avvicinarsi alle loro m’u ra, pei pericolo di spogliarne i monumenti; ovvero final- ' mente, locchè; più probabile , allinchè contrarre non potessero essi alcuna macchia col toccare i niorti , Eu mrm. Iphigen. in Taur. v. 380. , Lucun. de.Luct. Licurgo però , ugualmentecchè ‘nelle altre sue istitu« zioni , cosi anche in questa volle esser diverso. da tutti gli altri Greci legislatori. Egli ,, allin di sradicare , per quanto era possibile dai suoi Spartani ogni idea super stiziosa , accordo a’ medesimi di seppellire i loro morti .dentro la città , ed anche' intorno ai templi", affinché la_ gioventù Spartana: avezza'essendo a Vedere simili oggetti di morte , non potesse atterrirsi alla vista di un corpo morto , o credere che il toccare un morto , o sotterrar« lo , imbrattar potesse un uomo , PLU'I‘ARCH. in ‘Lycùng. Ciascuna famiglia aveva il suo proprio luogo sepolcra le, e l' esser di esso spogliato , sarebbe stata_ riputata una delle maggiori calamità, che potesse ad uom viven te accadere. Che‘ perciò, alloraqua‘ndo gli Spartani risol vettero conquistare i Messenii , o armi di perdere le loro, vite nel di icimento, legarón0 alle loro de‘ bullcttini i quali contenevano non usiamo i loro proprii .nomi che quelli de’ loro padri, affinché se mai essi Venissero a perire nel combattimento , e non potessero esser distin ti i loro corpi, ques't_é_ note attaccate alle armi- che loro pendevàno da‘_ fianchi , certificar potessero a quale'fami glia essi appartenevano, onde in questa guisa potessero esser essi condotti a; sepolcri de‘ loro antenati, Jus'ruv. lib. 3. Lo stesso costume si praticò ancora dàgl’ altri , . srror.'cm , ùozwmurn , cc. 83 Greci; ed eravi una legge per mezzo di cui si venne ad ordinare , che coloro i quali non si avevano saputo conservarela loro eredità , esser dovessero sPogliati del sepolcro de‘ loro padri , Luuvr. Democrit. I sepolcri comuni nei primi periodi della Grecia non consistevano in altro che in caverne incavàte nella ter-l ra , e chiamate u‘n'yaue, Hou. Il. iu' v'. 797. Quelli delf le età susseguenti erano lastricati di pietra, a‘rch_eggiati al di sopra , ed adornati cón non minor arte e cura che lo fossero le case de' viventi; cosicché gli afflitti comu-' nenwnte ritiràvmsl tra le volte di queste arcate , ed ivi. piangevano i loro parenti estinti per lo spazio di molti giorni e di molte notti successive , Patron; de Malrbrz. Ephes. ; Cxc. ad Divin. 12. I sovrani e gli uomini ragguardevoli anticamente sep pelliti venivano sopra de’ monti , o a’ piè de’ medesimi; Senv. in Virg. /Enei(1. i i., Auren. de Orig. Gertt. Roni.; Vum. ibid. Da ciò si rileva il costume (1’ innalzare un monte so ra le sepolture de‘ personaggi _ ragguardevoli; an.m. li . 8. Si formava‘ questo alle volte di pietre , Ecmrm. , ma più comunemente v(li argilla; motivo per cui veniva es_So per lo più chianiato zai(m. O‘pào‘v m;,i A‘xiMu'ov 76Épou ,- Emurm. Hecùb. 221. L‘ atto con‘ cui si spargeva'quest’ argilla si chiamava xr'ur mi)», Horn. 11- w' v. 8ox., Il. 4', e xu‘iwua-Sau frq'qaor, Aflrnon. 3. , 14., Epig. 14.; PAUSAN- 8. 16., locch‘è alle volte indicato veniva coi.nómi più generali di o'yxaimu , u‘4u'a‘au , etc., Emir rln.; ANTOLOG. lib. 3. , ii: romva‘c. Di qualunque cosa però foSseto infiateriali da'quali veniva composto il mon te , solevano’ essi legarli insieme con gran cura ed arte , Horn. Iliad. 4'. , ‘ > L" antico wmu'nîa era formato di due arti: 1‘ una era la tomba o il sepolcro , che preso nélo Stretto senso della parola Veniva chiamato pvn{uîar, ed era anche co nosciuto“ sotto parecchi altri nomi presi principalmente dalla sua' fortna‘ , come anrn'Miar , ‘Tu'1480? , ecc. ; l' altra, parte era il terreno. che circondava il sepolcro, il quale era chiuso all' intorno con pali o con mura , per 0 più aperto alla cima , e perciò alle volte chiamato u'vr‘aabpav , e qualche volta 8pqm‘:, 7:Îdvi_ , thldlxaltl‘olàl; , xpnm': , 34 Anrtcnrm’ catene. Pausmm , am'vm , ecc. Le tombe di pietra erano adorna te e pulito con grand’ arte , ed erano perciò spesso de nominate Esroì fru'qpoi, o nîyfior, Etnurm.; Alcestid. v. 836. , Heunv. v. 992. > -\ Gli ornamenti coi quali venivano abbelliti i sepolcri, erano molti.l Pilastri di pietra, che avevano il nome di riMu, Horn. Il. 1'. V. 371., p'. V. 434, a'ya'7tpa’l’a cif 5’aa. Puro. Nem. 0:1. 10. , epod. J". v. i. a. , e Esci m'epz , erano molto antichi , e per lo più contenevano delle iscrizioni le quali c0muuemente erano descritte in verso , e che dichiaravano il legnaggio , le virtù , ed i servigi che il defunto prestati aveva alla patria, Tnnorn. im Characl- Elhic, cap. 14., wipi drupnpyin', Droc. Laenr. 1. 48. , CALLIMACII. Epigram. ‘16. Quei di Sicione non avevano iscrizioni, PAUSAN. Corinth. Licurgo non volle permettere agli Spartani d' iscrivere sulle pietre neppure i nomi de’ defunti , 13mmenocchè non fossero degli uomi ni ch’ erano caduti morti - in battaglia , o delle donne 'ch’ erano morte dopo di esser partorite , Purntncn. in churg. Alle volte, invece de" nomi del defunto , vi ve niva inserito un morale aforisma. Il nome che si dava dei Greci alle iscrizioni era u‘mypape'; , v. 75., nome anche presso nei adottato, mentre anche noi chiamiamo epigrafe , le iscrizioni; Allorché non vi era alcuna iscrizione, per lo più vi aggiungevano essi 1’ effigie del defunto , o qualche altra rassomiglianza appartenente a quella circostanza , e che dklùarativa era del suo temperamento, studii, impie ghi , o della sua c0ntlizione , PAUSAN. 1. cap. 18. Le Vergini avevano di ordinario sopra la loro tomba 1’ imma gine di una Vergine, con un vaso di ac ua, POLL. lib. 8., \ cap. 2. La prima av::va per oggetto :ii rappresentare la defunta; la seconda allude-va al costume praticato dai gio vani i quali portavano.l’ acqua ai sepolcri delle donzelle Che non si erano-maritate. Sopra il monumento di Dioge ne il Cinico , era scolpito un cane , per ditmtare il suo pr0prio temperamento , o guaci, Duro, Luna. 6. 78. nello de’ suoi discepoli e se a tomba d’ lsocrate fu ador Ufla con una figura di un montone, su cui poggiava una SHTBHG, Prurnncn. in decem_ oralwn; quella di Archime camma , nonnurwrr, cc. 35 de aveva una sfera ed un cilindro, th. Turcul. Quaeel. 5. 23 ; per mezzo_ delle quali cose veniva significata l‘in Cantatrice eloquenza del primo , e gli studii matematici del secondo. Né era cosa insolita di ailiggere so ra i se polcri gl‘istrumenti de' quali si era servito il defimto.Le tombe de’ soldati si distinguevano dalle loro armadure , Vino. Eneid. 4; quelle de’marinaj, dai loro remi, Han, Odyss. a'. v. 75 ; e a dir breve, gli artefici accompagna. li venivano anche dopo morte dagli ordigni di ciascuna delle loro arti o mestieri. - Queste, con parecchie altre cerimonie si usavano per F2rpctuare la memoria de’ trapassati; e da qui è che i oro sepolcri chiamati venivano nipurz, CALLIMACH. Epi gram. 18. v. 4.; Aursronn. Ecclesiaz. v. neo; Tmas mornon. v. 893. ,umguh , Lucuu.- in Philopseud. , Wq'. pmra, Tnsorun. in Charac. Elliic. cap. i4; vrspf trapup 71m , PAUSAN. Cofinth. 20 , ecc. Agamemnone teneva in conto di una grande felicità, che Achille fosse stato ono. rato con un monumento il quale perpetnar dovevail suo nome alla posterità, Horn. 0dyn. 0'. v. 36. Negli ultimi tempi però giunse ad un’ eccesso cosi Stra-_ vagante la decorazione de’ loro sepolcri , che i legislato ri obbligati si videro a mettere delle ene le più severe a coloro i quali eccedevauo i limiti da oro prescritti. So lone, in particolare, ordinò che nei monumenti Atenie si inuelzar:non si potessero statua a Mercurio; o che arcate fossero le volte de’ sepolcri , e che questi esser non potessero più grandi di quello che dieci soli artefi ci construir potevano nello spazio di tre giorni; e De metrio Falareo emanò una legge che esser non vi potes se ne‘ medesimi che una sola colonna , e che questa so la ,- non eccedendo tre cubiti di allena, esser dovesse col. looata sopra ciascun monumento , Cm. de leg. lib. a. Non sarà qui cosa inopportuna il ricordare i costumi de‘Greci i quali, nel porgere agli dei le preghiere per li. loro amici, e per gli uomini di pietà e’vir:tuosi , stip plicavano , che la tèrra‘leggiermente si facesse a posare sovra di essi; laddove per li loro nemici, e per gli uo mini malvagi, bramavano che si rendesse questa sopra di essi assai pesante e grave , Emurm. dlcecl. 1.462; I‘ 36 sur-xdmn’ carcas- Benna. v. 857. , CALLimscu. Epigram.‘ 28; Snnzc. Hip« olyt. fine; Arruor.oc. lib. a, ai: wampóvs, Muinin. ib. g; Errrna. Philaen. ’ Oltre a questi conoscevano ancora i Greci un‘altra sorta di sepolcri, innalzati alla memoria ed in onore di un defunto , senzacchè però contenessero cosa alcuna dei suoi avvanzi , Csu.macnì Epigram. 18. 4.; Svtrron. in. Claud. cap. 1; Vuc. Eneid. 3 , v. 304; 6. 505; Eu nuuo. Helen. v. 1255; Hom. 0dyss. a' v. 2_gi ; Odys,s. J". v. 584; i quali per questa ragione chiamati veniva no xsrovipm , Svm. , e mv‘ópm , chormi. in Cassandr v. 370 , cenotafii; e da ciò è , che la voce mro‘ratpeîv , significa erigere un monumento nudo e voto , Emule Helen. v. 1562. Due specie di cenotafii distinguevansi dai Greci: al cuni che s’ innalzavano alla memoria di quelle tali per4 sone , che. morte essendo altrove , erano già state in al-‘_ tri luoghi onorate con le cerimonie e funebri riti, Pau un. Atlic.; Masse]. , Elina. fi' :, Bocche. ; l'altra spe-f cie di cenotaiii s’ innalzava a coloro , che a motivo di non essersi rinvenuti i loro corpi, giammai ottenuto ave-s vano il funerale che propriamente loro si conveniva. Era credenza degli antichi, che le anime di coloro , che ri cevuto non avevano sepoltura , esser non potessero am messe all‘e felici regioni de‘ campi Elisi , ma che doves sero (per cento anni andar vagando per la stigia palude; quin i, allorché un uomo perito era nel mare, o in-' qualsiasi altro luogo ove trovar non si potesse il suo corpo, la sola maniera di dare al medesimo riposo , era, di erigergli un voto se olcro , Tuuc_vn. a. 34., Xenorn. de Expedit. lib. (i. ; l‘lbnmn. Hclen. v. 1257. Ciò ese guito , chiamavano essi secondo la loro credenza, quell'ani ma trapassata col ripetere per tre volte il nome del-de funto , Hou. Orl7ss. 1' v. 64 ;' EUSTATB. ad.h. l. , Fuso. Pylh. 0d. , epod. v. 9.':, Schol. ad h. 1. ; ViuG. 1Eneid. 6. , v. 506., ‘Anisroru. in Ran. v. 1207. Que sta chiamata de’ mani del morto era appellata Juxa7uyla, Enorme. in Horn. 0dys-s. 1' , v. 64. ‘ Il segno per mezzo di cui venivano distinti cotesti ono l'ìl‘jvsepolcri dagl’ altri, era comunemente l’ìxpa'n, cioè a oanrom romana, cc. 37 dire un rottame o avvaqzo di un vascello , volendo con ciò significare che il defunto era morto in qualche stra. mere paese. _ , Era tale il rispetto che avevano i Greci per li sepol-» cri, che il violarne uno o distruggerlo, veniva considera to un delitto er niente inferiore al sacrilegio, e si cre deva che lo sdegno degli dei ben presto si facesse sen tire sopra coloro che osato avessero un tale attentato ,1 7 Tnsocnrr. Idyll. 16'. v. aoy. Convien però avvertire ,\, che i cenotaiii, vi uali erano solamente innalz'ati in ono re di-quei morti ,qu di cuipanime si supponeva che non residessero ivi, erano tenuti in minore stima degli altri sepolcri, e non venivano riguardati cosi sacri, che vi.. bisognasse un giudizio per coloro, che profanati li sve vano. L C A P O VIII. , f oMzmnu rvm‘mu , owocnr , rurrnazzom , uucnarrr , co:vslcn42mzvt, su anni camuoms ca: si assegnano _ 9020 I FUNÉRILI. - i . . . Primacchè si ritirassero dai sepolcri coloro che assisti to avevano alle funebri cerimonie , si soleva alle volte recitare sul luogo della sepoltura un funebre elogio in onore del defunto , Lucux. de-Luclu. Allorché si volle solennemente onorar la memoria di quelli Ateniesi che. morti erano in battaglia , i pubblici magistrati scelsero la persona che ne doveva celebrar con una orazione le lodi, quale orazione da li in poi venne costantemente ripetuta nel giorno anniversario de’ loro funerali, Clc. de Oral.- ,'PLAT. in. Menex. ; Tuucvmn. a. 34. Si credeva vda' Greci che arrecar si dovesse un grande nggiungimerp to alla felicità del trapassati_,_ se si facessero altamente commendare con una eloquente 0ràzi0ne , Rum lib. a ,‘ Epist.\ 1. ‘ _ Si costumava ancora ne’ funerali di persone qualifica te di -accoppiarvi ancora sle’ giuochi , ed ogn’ altra sor ta di esercizii , . per rendere la morte de’10r0 amici più celebre e memorabile, Hanouor.; Tnucvnln.\5. Il; Pwnnflx. in Timoleon., Hom. Iliad. 4'. v. 274., Odyss. 35 ' mercnn‘ cnncnn. ó’. v. 85;- Pacsm. Arcarl. 4; Dmmrs. Ilalii:arnass. lih’.l 5. I premii che si davano in questi giuochi erano di di-t's ferenti specie f e proporzionali al grado ed alla.munilù cenza di colui che-li celebrava. Di ordinario, le ghirland de che si disp’ensatrano ai vincitori in detti giuochi, era-' tra di foglie di persemolo , il quale credeva5i che avesse“ qualche particolar relazione alla morte , mentre la Favo la finge che questa pianta uscita fosse dal sangue di Are chemorcr. _ Era eomtme credenza che i‘ corpi de’ defunti imbrat« tassero qualsiasi persona che ad essi si a-vvicinasse; quin di da ciò Venne il costume di puriti'_carsi dopo i funera-_ li , VIRG. Encid. lib. 6. v.‘ 219.- Finché terminata edli eseguita non era la purificazione , la persona polluta en trar non oteva ne’tem li ,- nè comunicar in ciò che ri guardava |l culto degli Sei , Emurrn. Iphig. Taurie. v. 380', anun. de ded Syrici; Sv1n. v. xwra.Mu'tfi Amsrorsr. Scbol. in Nub. Era anche proibito dalle leggi l’entrata] nei templi a quelle persone che presso iGrebi il nome ricevevano‘ di u'rrpo'wepor o J‘su'npo'dfoa‘por, Husven. , e queste erano per lo appunto quelle , delle quali si era sparsa voce che fossero‘morte , ma che si erano guarite dopo già eseguite per esse le funebri cerimonie; cotesta misura si estendeva anche a coloro che si credeva fos sero morti in qualche paese straniere, ed inaspettatamen te facevano nella loro patria ritorno: a questi però era‘ anche proibito di prestar un pubblico culto ad ogni sor-r ta di divinità. Per la purificazione di costoro , ilofleva no essi assoggettarsi ad esser lavati , lasciati , e trattati sotto ogn’ altro aspetto come fanciulli allora di bel nuo vo nati , ed allora solo si ricevavano nell’ altrui comu nione ,4 PLUTAnca. Quaest. Ramon. _ Anche la--lor casa veniva purificata -col solfo e col fuo» eo , Hou. Od_yss.- u'. v. 481 , e 492. ‘ , Gli S artani però erano stati istruiti dal loro legisla tore a disprezzare queste superstiziose- follie). ed ,a tene; re come cosa irragionevole i supporre che quelle perso. ne che menata avevano una vita virtuosa , e conforme alla loro disciplina, contrarre potessero qualche poll'th alone o macchia dal contatto coi morti ;- all‘ oj>posto , ORAZIONI rumr , ec. '; 39 essi riguardavano gli avvanzi del defunto come oggetti ldegni di rispetto e di onore , e che meritar potessero un luogo presso i templi de‘ loro dei, PLUTARCH. in L_y curg. Terminato ch’ era il‘funcrale , tutta la compagnia si r_adunava nella casa de' più stretti parenti del defunto, per sviarli dalla pena in cui si tronvano. Quivi appga recchiato veniva un banchetto , Druosu‘n. Orul. de Co: ron. ; Hou. Il. 4'; v. .-ati; Luana. Dial. (le Luclu; ‘&_ cui si davano i nomi di mp/J‘ufia1 , Damo_srn. ibid. ; Lucmn. ibid. , nxpa’à‘urror , Sroe. Semi. 55. ;\ Arrmuu. I. 5-, e ‘Tabds,’H0ttifll. 4'; Odyn.y', v. 309;H3310D; ' "Ep'y. v. 735. Le virtù raticate dal defunto formar d0* vevano il solo oggetto ella conversazione , Horn. Iliad.‘ 4’. v. Sei; DEMOSTfl. de Coron. ; Cm. de Leg. lib. 2-. cap. 25; Le leggi dell’ Attica proibivano che si usasse una tale cerimonia nei funerali degli schiavi , Crc. ibid; Alle volte il banchetto precedeva tutte le altre cerimo nie- de' funerali , Hou. Iliad. 4'. v. 28. I frammenti che cadevano dalle tavole , erano considerati come sacrialltv anime trapassate, e roibito veniva dalle leggi di rac coglierli per mangiarli, Amen. Anmvn'eop lib. 10, cap- 7; Droe. Ltewr. ti. cap. 34; TIBULL. I , 6, v. 17. , ma sì prendevano, e trasportati erano al sepolcro, ove si 05 ferivano ai mani del defunto , perché servissero loro di. cibo, Trainer. Eunuch. act. 3. scena a; Carona. Udrm. Go. ‘ I banchetti degli ultimi-item ' 'norrWlstevanb soltan to in vivande di carne'come o era a’ tempi di Omero , ma in ogni sorta di legumi, PLUTARCB. problem. Il prin« cipal soggetto del discorso'in tali banchetti era , come si è di già- osservato , le virtù e le buone qualità del de funto: era però tale la semplicità de’ tempi prififii , che trovandosi essi nella necessità o di oflenderé c' 10 ro discorso la persona trapassata , o trasgredire le rego le della verità, amavano piuttosto di condannarsi ad un profondo. silenzio , e non dir cosa alcuna. Questa sem plicità però , questo amore per la verità ben presto di sparve , ed in seguito di_ delle loro lodi, ch’ essi le ' erîi Greci così prodighi or vai.) a tutti seni al cuna distinzióne; e da ciò ebbe origine il proverbio, Odi: €1rv.wiàéfm aù'l” s’r mpd‘elw;» , ch’ ora solamente applica 4Q Amami“ mem ‘lo ai più gran Villani , i quali non avevamo. cos‘aleuu‘ glie li raccomapdasse , va_n. in qerba. » In Argo vi era un costume per mezzo di cui, coloro, i quali perduto aveyano taluno de‘ loro a'_mici o cop_o« ‘scenti tolti lo_rq dallà gnu-te, obbligati erano, immediata i_nente do o il lutto, al o_fl‘eri'ije un sacrifiziq ad Apolli-L ne , e_ s_19iixdi trenta. giorni depo_ un‘ altro a Mercurio, ._Aveva‘ origine nn_ mi costume dall’opinione in,valsa, che, mentre terrai riceveva i_ loro corpi , le loro anime caessere nelle [mini di Mercurio: l' orzo del sacrificio si 4_‘laya al sacerdote Apolliuga; la carne essi stessi se_ la prendevano; ed estinto -a|vendo il fuoco del sacrificio .' che veniva. riguardato come pollu‘lo, ne accendevano uu'. altr_o, su cui facevano essi bollire la carne, che la chiar mav'ano i'yxèwpu , PLirp. Quaest. Graec. , dal fumo che“ a_;cendeva del sacrificio , e che chiamato era {aria-m». _ Gli onori che si rendevano ai sepolcri dei trapassati erano (li diverse specie. Era costume de‘ Greci di m_ettere gialle larppa_di o lucerne_accesc nelle volte sotterranee de‘_ sepolcri, onde si potessero colà ritirare per qualche tem po coloro che amavano di dimostrare un"afl'ettov straordi nario verso i loro parenti trapassati , Pernox_s. cap. 101 (i). _ Le tombe erano ordinariamente decorate di erbe e di fiori, sornocn. Electr. \i.,896_, tra quali principalmente . Veniva scelto il persemolo, POLYAEN. Strutag. v. la , seg, 1 ; varg. in 2sN'rpq s7s'pamr , PLUTABCH. in Timoleun.; e ;1_ ciò ebbe origine il proverbio ‘, J‘sîaòuq fl>Jy_ou, hg egli bisogno di_ persemol__o , cb‘ era aj_>plicato a colui che trovavasi gravemente infermo , e significar yolevq riti‘o versi figli già in punto di morire, PLUT. ibid.; Sy;n. in EîM'rcu à‘,u'fr_m o' voan , e a;oJ cpu'rou J‘u'n1. ani sorta di fiori rossi e bianchi erano accettevoli ai mor_ti , come lÎflmaranto, che snl1e prime fu usato dai Tessali per ador ngre il sepolcro di Achille , Ph_ylo;trat, Heroic. c. 19 ; r . .(1) Di varie specie erano queste lampadi o luccrn_e sepolcrali: di or: clin'ario però erano di pietre o di rame. La forni: anche variava , di queste moltissime se ne sono rinvenute , e non avvi forse popolo che Iii_ù ne possegga quanto il nostro regno: e sebbene queste appartenganò ymflosto ai Romani che a' Greci, non è‘da dubitare che anche della .pssa fori: e lj}ìàfl'ii esser dovessero quelle che si u‘savano' dai Greci. oaAz!om rnnrmu , cc. 1 il fl'a'bo; Asuxa‘r, Tnuornssr lib. 6. , J.uxxxaîv , che da alcuni vien creduto di essere il gelsomino , e parecchi altri, Vmc. Aeneìd. 5. v. 49', 6, v. 883. Troppo grata stimavas_i particolarmente\la rOsa-, come Può vedersi in Anacreonte. fro'À‘r mu‘ vanPofs u'_uu'rsr, ANA€RY.ON- Ud. 53. Né era meno comune l‘ uso del mirto , A'yapo'puuvof 8s‘ 'rv'uflac 'iw54aayiro: ou' vro'vrbrs au' xaais. mi xMìra. yupm'v»< i'Aaflr, Enmrm. Eleclr. v. 3a3. A dir breve , i sepolcri adornati venivano con ogni sorta di fiori, Sofiocm Eleclr. v. 886. , ' _ . Questi fiori ricevevauo il'nome di ò'pawu, PHH'OMNH dallo ,esprimere essi 1‘ amore ed il. rispetto al defunto; nome che veniva da {peror‘, oiéchè per lo più -.si com ponevano questi di una racco ta di diverse specie di lio 1‘Î » 0Wel‘O. da i'pe . oicch_è erano presi dalla terra. Ciò non ostante , le ghir ande si componevano, alle volte di una sola specie di fiori, e spesso si attaccavano alle cc, lonne innalzate nel sepolcro. Spesso decoravano anche i sepolcri con de.’ nastri, Fnowruv. lib. 1. cap. 2. , e con i capelli di coloro che andavano a piangere alla sepol tura , Somma... Elect. ; Cino. Epist. Canne. ad char. Si costumava ancora di profumare le pietre del sepol cr0 con degli odorosi e dolci unguenti , n' al Su" M'-Ùov “Uh/(W; ‘71 36‘ 7y’ Xs'm (Laru's, Anacagomu Si spoglia-. vano quindi delle loro vésti,'ed in tal guisa giravano in torno al sepolcro, Pnunacu." in Alea-andr. - 1 Nei sagnfizj che seguivano i funerali, le vittime che s’immolavano erano delle giovenche nere ed infècon de,‘ VIR_G. A_eneiJ. 5_. v.- 97 , 6. 243.; Hoar. Qdyss. u'. v. 522; o degli agnelli del medesimo colore , Eumrm. Electr. v. 513.; Sr'uvrc. Oedipod. v. 566., essendo della stessa specie di quelle che si offeriva_n_o agli dei inferna li, Horn. Odyss. 2.’. v. 29. I sagrifizi si eseguivano nelle forse ;_ e la prima cosa che vi si bfl‘eriva erano i capelli o i peli che si tagliavano'dalla teSta della vittima , i quali per questa ragione chiamati venivano éwapxcz_l',.Eflf BIPID- OI‘HL V- 96; Schol. ad [1. l, , e l’ atto dell’. of-' ferta dicevasi .Qrm'pwam , Horn. Odys;. 7'. v. , 2'. ,V. 422; _Eumm_n. Eleclr. v. 81 l ; Vino. Aerz;_irl. 6. v; 245 .Le orrlizgarie’ oil'erte però de’ Greci consigtgyano'solo 1 . '44 uhucarn’ carena. in libazioni di sangue, Emurin. Iphig. in vTaur. v. 163, di mele , Id. ibid. v. 165, 633 Sq. , di vino , Lucun. de luctu'7 Vmo. A'endid. 5.’ v. 77; di latte , Eumrm. Ores'l. v. 115, e di acqua, Sovuocn. Eleclr. v; 456'. So lone proibl agli Ateniesi r'n7({uv fiov'r, l’oll'erire un bue in tale circostanza, Purr. in Solon. Sulla vittima che si doveva sacrificare , comunemente si spargeva il fiore di orzo , Hmu. Odyss. A’. v. 26. Di raro si tralasciaira an cura l’ uso del mele , poic'chè veniva riguardato béparau au'pflogtar , un simbolo , o l'emblema della morte , Por rnYit,’ ‘de Anlr. Nymph'. Da ciò è , come sono alcuni di avviso , che le anime de’ defunti venivano chiamate ps ;Ja‘aau; gli dei infernali ricevevano il nome di {lilhijtlm; e le loro oblazi‘oni quello di fumn‘a-m. Cotéste-libazioni avevano per'oggetto di rendere gli spiriti cortesi e propizii , e perciò venivano chiamate xem‘ n'J‘urrn'pm: , o àn.wrópm , Ecmrm. Iphig. in Taur. v. 166; Anscan. Choeph. v. 13; e coloro iquali le otî ferivano ,_ricevevano il nome di vupfliuem 20i‘, Soru0cn. Electr. v. 408. Le libaz'ioni alle volte offerte venivano sopra gli altari, i quali comunemente si trovavano col« locati presso gli antichi sepolcri, con le tavole Per li banchetti de'sacrificii; alle volte-si facevano sulla terra, o sopra la pietra sepolcrale ,-e si offerivano ai trapassati secondo un rito prescritto e contenuto in certe formole di voci, Eemmn. Orest. v. 112.‘L’acqua che si usava in simili occasioni, come per antonomasia aveva il nome di Aawrpa‘v, cioè (li lavacro, Soraocx.. Electr. \f. 436; 9636- nw Mu-‘rpo'v , Hnsvmr. e Svm. in x-Bo'rm erpà; presso gli Ateniesi si chiamava a’ara’npgu, Aruzmnius. 9. 18; Eusrrrn. ad Odyu. ai :, ‘e da alcuni _xr'pnflmr , Amcnrn. Choephor. v. 127. Allorché veniva a morte una persona meritata," il costume era, che-le donne portar dovessero 1‘ acqua pci loro sepolcri, _e dal-versarlo esse quest' ac qua, venivano chiamate s’yxwrpi'qm, Svm. in Verb., ed _e’7x\ifrpm, Schol. An1s;ornan. ad Vesp. v. 288. Se la morte tolto aveva un giovane , l' aequa veniva portata da un fanciullo ai sepolcri destinati ai giovani, Duro srncn. adv. Leochar.; Hahrocarr. in Aeuv‘popolpar; e così ‘da una vergine al sepolcri: delle,vergini;e da qui venne _ ontnorn ruraanr, se. il costume d’iunalzare delle statue, le quali rappresenta‘ Vano delle vergini con alcuni vasi di acqua, che stavano ai sepolcri de’loro figli, che morti erano nella loro un ginita', POLL. lib. 8., cap. 7. seg. 66. Coloro che veni Vano a morire nella loro infanzia, non venivano onorati con alcuna libaaione , né avevano alcun diritto al resto delle funebri cerimonie e solennità, PLU’TAItCB'. lib. C‘9m sol. ad Usor. ‘ ' ‘ ' ' Cotesti onori si rendevano ai defunti il Înono' (1) ed il trentesimo giorno dopo ch‘ erano stati sepolti, Isanus de Cyron. heredit. ; POLL. lib. 3. , cap. 19. seg. ma; Id. lib. Hmrocur. 1. cap. in7, rpuexu‘r, seg. 66;]d.‘lib. e si replicav‘ano, 8., cap.quando 14, reg. accade va che giungesse qualcuno degli amici del defunto , il quale si era trovato assente, mentre durava la solennità, o anche in tutte le altre occasioni, che esigevano il ri s etto de‘ loro parenti superstiti. In parecchie città della (Èrecia una' buona parte del mese 'At3implair era Special mente consacrato per sifl'atte cerimonie , ATHEH. Aume ,top. lib. 8; Hesicu. in Mrupa‘r; ed i- giorni stabiliti per., l’osservanza delle medesime‘venixano chiamati [Liutle n'ya' per , Hesvcn. Ibid. ; e da altri airopficiJ‘u , Svn» , come giorni polluti per esserededicati ai morti, le di cui ani-’ me si supponeva che sorgesséro dalle loro sotterranee di more, e godessero ditrattenersi coi loro amici, Lucum. E’vrlazwr. Quindi stimata veni-va una grande calamità _il non avere degli amici soperstiti,i quali ofl'erir potessero sulle loro tombe de’sacrificii , chormx. Cassandra In detti pubblici e solenni giorni ciascuno invocava ad alta voce , i nomi di tutti i loro trapassati parenti, tol-' tene però qUelli che erano morti prima dell’ età dell’ado lescenza , ovvero coloro i ali'per‘duto avevano il lor diritto a questi onori, col issipamento della loro pater na eredità , o per mezzo di altri delitti. Allorchè_ per devano essi i loro amici in paesi stranieri, per tre vol te invocavano i nomi di tutti coloro , che avevano per-V doti , priinacc.hè essi partissero da quel paese , Horn 041,45. 1'. v. 64; Tneocarr. Idyll. 7'. v. 58. ‘ __ (1) Da ciò è che venivano essi chiamativ E’We", han: in Orsi. 7. uncinrrx’ carena; 44 Avevano i-‘Greci 3ÌCuui giorni anniversarii, ne‘ quali _ casi rinnovellavano gli onori, che altre volte resi aveva no sulle tombe degli estinti. Questi giorni alle volte li chiamavano ì1ps'em. dall' esser celebrati nella festività di Nemesi, che supponeva_si esser la protettrice degli ono ri, che si rendevano ai morti, Svru., altre volte'a'paîu, Hlsvcu.; Pnavon‘ru. ,’ e 7na'am, vao., per significare l‘an niversario della nascita dell‘ uomo , la quale dopo la\di lui, morte veniva solennizzata con,le stesse cerimonie , che si usavan nel giorno‘ anniversario di sua morte , oche propriamente. si chiamavano 'IK‘JIUIG.’ Hesrcn. ; va. ; PHL‘ vostro: quindi è che queste due arole sup‘ Onesi- co munemente che significar volessero a stessa so ennità. Gli onori dgcretati “a‘defuriti si distinguevano secondo il grado ed il merito della persona, a cui erano essicon-« feriti. .Coloro i quali per mezzo delle loro virtù e di pubblici servigi prestati, innalzati si erano sopra degli al- . tn, avevano Iipmfzgaz‘: equi: , gli onori degli eroi; ed il partecipare a cotesti onòri si diceva u'rispou’a’àm , 0 w ' _ - I _ .. - \ | . | u. . fluxcnu wyor np o|K_QV, woàmr 0 ld’OMl/4'I'H’I. QUG l POI. che si erano anche più distinti, venivano vieppiù innal zati, e collocati tra gli dei; -Stn0îw si chiamava la 10 ‘ ro consacrazione , e difi‘eriva da quella de' primi, giac ché il culto loro, era soltanto espresso dalla voce c‘nyt' (m, doVe l‘ adorazione che si prestava ai secondi si espri meva colla voce 3u'm. Nei tempi eroici rare volte ac-v còrdato venne un tale onore; ma nelle età_ susseguenti , quando gli esempli di virtù erano divenuti aSsai rari, e. gli uomini dati si erano molto più all’adnlazione, diven ne esso anche assai frequente, cosicché coloro. i quali ne‘ tempi antichi erano stati onorati ‘solo come eroi, V8Dfl nero in seguito come dei riconosciuti, Pur-urca. lib. da Mulier. Clar. fact. ,Gli Ateniesi ., i quali, come viene generalmente osservato , superavano tutti gli altri Greci nell'adulazione e nella superstizione , furono quelli. an cora che iù particolarmente si fecero notare per la lo ro immociierata e prodiga distribuzione di somiglianti onori. _ ,Giova qui in ultimo luogo osservare, che questi ed altri oneri che si rendevano a'defunti, allora; Si credîvî‘ szc_tn un tstamznn LA, 'rzxs'pazzzt, cc. 45‘ no essere più a‘ccettevoli, quando offerti venivano dai lo ro più stretti parenti ; come all’ opposto venivano riget tati con indignazione , allorché offerti venivano dai.lpro nemici, SOPBOCL- Eleclr v.- 432. Il motivo di tal crea denza era , perché si supponeva che gli uomini , ,‘dopo morte , ritenessero le stesse inclinazioni ed affetti , che posseduto avevano, mentre. erano tra i viventi-,‘chorum Cassandr. v. 443.- “ ‘ os . _ ’C'APOIX. 4 ' 1 srànr iosa ssrmqrzan u rsnsaazu , rn.rni 4.00n631, mcaurxsuu , ecc. Gli amanti avevano mille maniere per discuoprire la‘ loro passione} e per esprimere il rispetto ch’essi avevano per quegli oggetti ch’erano da luro_atnati. In ciascun‘nk bero de’boschetti ov’essi andavano a diporto, in ciascun muro delle loro case , in ciascun libro di cui essi fece van uso, iscritto. era il nome della persona amata , no- 1 me ch’cra sempre accompagnato dal] epiteto un}, o 24‘ M's, chun. Arìzat.; Amsrornut. Acharnk; EUM‘ATI. in Iliad. C';’Amstroruay. Vesp. '_ \ ( Solevano essi ancora adornare le porte delle abitazich mi di quelle persone cb’ essi amavano con fiori e 5hîr lande; giacche credendo che le persone in cui collocatm avevano essi i loro affetti, avessero una gran rossomiglian. za al dio di amore , non otevano le loro case esser da meno trattate, da quello c e lo era il tempio di Cupido, .A’rnru. lib. 15, a cui il costume e _la comune usanza accordato aveva somiglie'voli onori. Dalla stessa origine derivò la consuetudine introdotta di fare delle libazioni dinanzi le porte delle loro amanti ,-'e di aspcrgerle e spruzparle col vino , Scho'l. Amstera.’ in Plut. Act. I. Jcen. l. . . . _ » . Se 1’ oggetto amato si degnava di sciogliere e distac care una di queste ghirlande , veniva dall’amat'tte ,> consi< derato ciò, come un vero contrasegno di esser ri'simatto,v Arns1v. lib. i5,come ancora altro non equivoco indizio di amore si considerava ,_ se da una donna si formava e 66 Anrxcnrra’ one0us. ci componeva una ghirlanda. 'Ex'v fra: er'uy l'v'vn erige rov, s'pgi7 J‘ox-u' ., Amsrornau. Thesmoph. Erauvi presso iGrèci parecchi metodi per discuòprire. se il loro amore esser dovesse prosperoso ,-ovvero di niuna effetto, de’ quali alcuni già sono stati altrove descrit ti. ilAllorché sembrava loro 'esser dovessel‘ amore sen za suo lefl'etto , facevano essi ricorso a diversi artificii per ottenere l‘affetto di coloro ch’ essi amavano. Le don ne Tessale erano assai famose per queste operazioni, mgùalnienteccbè per tutte quelle pratiche che aVevan' hi sogno del magico potere, Aris'rorinn. in Nub. v. 747 ; Pun. lib. 3o,ycap. 1; Santo. in Hippolit. act. a , v. 420. Diversi erano i mezzi che elleno adoperavano per in ciò riuscire. Nel numero de'loro principali segreti an novera: debboixsi bevande preparate dette pl’Nrpn, JU ’iy’liamuv 564. 6 , v. le600; gli effetti che da queste deriva vano erano violenti e pericolosi, giungendo alle volte a privar dell’ uso di ragione.coloro che le bevevano , Pur 1ancuwin Lucull.; Comun Nzr. in Lucull. In questi guisa appunto terminò la sua vita il poeta Lucrezio; e T imperadore Caio Caligola perdè l' uso di sua ragione da un filtro dategli a bere dalla sua Emoglie Cesonia , Svrz'ron. in Calig.; JUVENAL. Sat. 6 , 600.. Varii erano _gl’ ingredienti, da‘ quali venivano composti questi filtri ; alcuni de‘ più rimarcheroli sono i seguenti. L‘ ippor_nano, era, a quel che dicesi, una parte di car ..ne che nasce sulla testa de’ puledri di un color nero o bruno, in grandeiz'a ed in forma come di un fico , che le _giumente hanno cura di loro strap are, subito che sono ,nati; cosicché se_per caso venga oro impedito di ciò fare , trascurano esse i loro puledri, di modo che sem bra obbliar esse di essere quelli ,'loro parti. Si credeva questa uno assai eflicade specifico per conciliare l’amore, specialmente allora ch' era ridotto in polvere ,. e si mi schiava col Sangue stesso‘della persona a cui ispirar si voleva 1’ amore ,\ Ans'ro'r. ‘, Puro; COLU‘MELL. , Vme. Eneid. , v. 515.; Panna. Eliac. d; Ovm. lib. 1. eleg. _8. Alcuni s'on di parere che questo,ippoman0 ve nisse dai mari della Lus_itania , impregnato dal vento , sVJse. Georg. 3’, v. '271 ; Ausrot, Secondo altri però, srcm rsn' asrn1upnn LA renpnrzza, cc. 47 i’ ippomano era Una pianta neil’ Arcadia , la quale .cra anche potente a produrre gli stessi eii'etti, Tneocarr. Idyll. 3'. v. 48. _ » 'Iuyi era il nome di un piccolo augello. La favola‘ suppone di questo i'uyE che fosse figlia di Pane e di Pi tone , o 00 , oche protetta avendo gli amori di Gio ve e d‘ lo , fu trasformata da Giunone , dopo. di clic essendo divenuto il favorito,di Venere, serviva anche dopo trasformata a promuovere gli affari di amore , ed avendo , come dicesi , il suo corpo una possente virtù , entrava come uno de’ principali ingredienti nella forma zione de‘ filtri, Sin»; Puro, Py/h. od. La arte di . _esso che più stimavasi , era la lingua , che a Greci considerata veniva come avendo in se steSsa una sovra-r umana virtù in queste amorose pozioni“ Alle volte le gavano essi l’ intero corpo dell‘ augello sopra una pic -‘cola ruota _di Cera , la quale veniva da essi girata sul fuoco, finché 1’ uno e l’ altra non fossero consumati. Con siffatta operazione speravano essi, che immancabilmente nasccr dovesse l’ amore nel cuore della persona che ve niva da essi destinata. Altri son di avviso , ,cbe ÎîuyE fosse soltanto un’istrumento musicale , sebbene altri pen sano, che questo nome si applicasse ugualmente ad 'ogni specie d’incantèsimo. ' Alle cose fin qui dette , aggiunger conviene parecchie specie di erbe; gl‘ insetti che si nutr'iscono di materie patride; una specie di _pesce folniamato ìxuuî‘ , o lam preda ; la lucertola , le. cervella di un vitello; i peli strappati dall’ estremità della coda di un lupo , congiun ti ad alcuni delle. sue parti secrete; e gli ossi della par' te destra di un rospo mangiato dalle formiche. Gli ossi della parte destra- s‘impiegavano quando ispirar si vole va l’amore, volendosi poi ;eccitare l’ odio, si servivano di quelli della parte sinistra. Alcuni prendevano le stesse ossa , quando la carne era divorata dalle formiche , e le gettavano in un vaso di acque , e quelle che venivano a . galla; si raccoglievano con gran cura, ed av-vilupPando in un pannolino bianco si legava addosso alla per sona a cui is irar si voleva l’ amore; delle altre ossa poi ch' erano an ate iii-fondo ,, se ne servivano per ispirare _ 48 Àfl1‘icm'ra‘ cileni. 1’ odid. Le altre parti del rospi) entravano nella com'po-' sizione di diversi Veleni Juvmu1.. Sat. 6 , v. 658. Oltre a neste, si servivano ancora del Sang1ie delle co-' lombe'; del e ossa de’ serpenti; delle_pinmé delle Civet te; 'e delle fasce di lana . che avvolgevano' intorno ad ima ru'ota,’ specialmente di quelle cil' erano staté legate Sopra? una persona che si era da se stessa appicca'ta_; Pnorxmr. lib. _3 , eleg. 5; Tra gli altri ingredienti di cui facevano uso, cdntair si possoho glifstracci; le ton-Ce, ed a corto dire I, tutti gli “avvanzi , ed ogni oggetto che avesse relazione ai funera li, o ché toccato avesSe de’ cadaveri. Alle Volte racchiu devano in un vaso' adattato un nido di rondini , e le Seppellivano , lasciandole sotterra finché morivano, dopt) di che, aprendo il vaso, quelle che tra esse si tròvav:mo’ Colle loro bocche éhinse , si snppomava che fossero‘ assa’ efficaci per diminuire la'passione di amore ;. le altre poi che morte erano colla bocca aperta per cibarsi, si crede vano essere assai atte per eccitarla. Per lo stesso fine fa Cevauo uso i Greci delle ossa sottratte all‘ avidità di ca ni affamati, ferciiè supponevaùo che qualche parte del divdrante ar ore di quelli animali passar potesse in quel le pozioni , e per mezzo di queste comunicarsi al coloro che le sorbivano , Horn. Epod. 5'. V."Î4. ‘ Passiamo ora agl’ altri artificii che mettevano in opera" i Greci er risvegliare l'amore. Credevano alcuni che una mammel a d' una Iena legata attorno al braccio sinistro , attircrébbe agli affetti; di chi la portava, ogni donna ché aflissatd avesse 50pra' questa‘ i suoi sguardi; altri rende vano la ‘7n'fl’upa , una specie di ulivo piccolo e d}:er , o come altri vogliono , di crusca , erbe nella sua forma; natnrale , o ridotta _in pasta; gettavano essi nel fuoco , e con questo mezzo credevano che ispirarsi potesse l‘amo; re ., TueoCnxr. Id_yll; 5. v. 33. Altre volte facevau uso dell’ JAeifra , iior di farina , chiamato anche àux'n'ywn. ,‘ Tneocmr. Ibid. v. 18.; Schol. in lv. I. In vece dell2i crusca di farina , facevano alle volte bruciare il lauro , Theocrit. ibid. Si costumava ancora difendere la cera ,‘ sperando che come si liqi1efatcev’a la cera ,' ammollix‘ si . potesse il cuore di quel tale Oggetto ch'èssî desiderava sxcm P;n nsrnmrmà LA remunezu , ec. ud , Id. ibid. v. 28; Vino. Eclog'. 8, v. 88. Alle vol< te ponevano essi insieme avanti al fuoco 1’ argilla con la cera, affinché come questa si liquefaceva ,' mehtre l’al tra acquistava. maggior consistenza , cosi quegli da cui venivano essi in allora rigettati, aver‘polesse il-suo cuore mollificatp dall’affetto ," ed infiammato dal d'esld_e rio , mentre il desiderio loro diveniva forte ed inflessibi le:_ 0 affinché il cuore dell’ oggetto desiderato rènder‘ si potesse incapace di ricevere da altri allettameriti , nuove impressioni, ma facile fosseefcl accessibile ad eSsi, Vlliq. ibid. Prendevansi anche i Greci il pensiere d‘ithitare diver scazioni, che desideravano -essi, e‘seguite fossero dilla per sona’ch’7essi amavano. Così a cagion di esempio girava no essi intorno ad una ruota , formando de’ voti, onde 1‘ oggvlto desiderato venisse_ scadere dinanzi alla porta dclle loro abitazioni , ed esso stesso si rotolasse ‘sul ter‘ rcno,- Pmn. _Pyth. Od. 4, v; 380; Schol. ibid.; Aro!» LON. Argon. lib. 1 , v.- xi39; Schol. ibid. ;’Hesrcfl. in Pó’_ufl. Tanocnìw.» Formavano essi ancora un’ immagine di cera , e chiamandolacol nome della persona, ch‘ essi amavano , la collocavano- vicino al fuoco ,_ il calore del quale colpiva 1’ immagine nel tempo stesso ’, e_ la perso‘ ‘ na che'venivà'dalla medesima rappresentata: veniva que sìa legata con un filo_per-cl_enotare il'simbold dell‘affet to che li clovevauuire, ed alle volte facevano fare a quest’ immagine tre giri_ in;omb ad un‘paltare, Vmo. ‘îr." Spesso gettavano essi deÎmedicameuti preparati cou magica arte in qualche luogo della casa, ove risedeva la ‘persona desidera-1a, Tunocmr. Idy_ll. ,8'. Se essi. entrar potevano"in possesso di: qualche cosa che? appartene va alla persona ch’ essi amavano , 'se ne servivano per un’ uso'singolare , 'I/L ibid. Talvolta la deponevano es si nella terra sotto la soglia della porta, Come una, ca arra della persona amata , Vnm.', ed eseguivasi ciò pel’ fine di rilener così come rigionieri i roprìi al" fetti. Alle volte gettayano essi e ceneri dal a parte di sopra della testa in un'ruscello , senza -gira’r lo sguar-’ do verso esse ";' Id.; Facevano;;essi; parimenti tre ima di, per unire gli afl'etti della-persona amata con 'i loro proprii , Vmo.; e ciò' escguwano , perché si supponga . 50 inficmn’ carene. da essi che gli dei si compiacessero 110’ numeri dispari , 1d. ;_e tra thesti specialmente del numero ternario., Parecrlnie delle altre loro pratiche erano le medesime che ,quelle clic si usavano nei comuni incantesimi; solo che l‘incanlo'o la forma de’ versi variava secondo le di verse circostanze , Vmc. Eclog. Le erbe ed anche i mi nerali, che si usavano dai Greci nelle altre magiche opte razioni, non erano meno proPrie a quelle di questa spe cie; giacché supponevano essi che avessero questi lo stes-» so meraviglioso potere, il quale ugualmente valeva in tutti îgli effetti soprannaturali e miracolosi, Id.; ne, se condo essi ,. poteva avvenire altrimenti , giacché la loro credermi era che gli stessi dei sopi‘aintendessero a tutte le magiche arti , Innocur. ’ , Per estinguere o {mitigare la passione di amore nel cuo re di una persona, sembra che i Greci lo facessero col l’ajuto delle più potenti medicine , o mercè un demo ne superiore a quelli che legato lo awvano, Horn. Un" amore però ispirato senza, l‘aiuto dell‘ arte magica , cre devano essi c e fosse incurabile , le che a veruna cura p'otesse esser sottoposto , Ovm.. Melamorph. 1., v. 521; 1d. de Remed. amor. ’ . ‘ -, Ciò non ostante , quantunque assai dillicile ne fosse la cura , non mancavano essi di prescrivere una quanti tà'di varii rimedii,adattati alle diverse cagioni ed Occasio ni della malattia, Ùvm. Melamolph.» 10., v. 397. A due generi ridurre si no, che secondo ta naturale virtù l’ Agnus caslus, e possono gli antidoti: alcuni Veln’ era essi, avevano intrinsecamente una cer da produrre il‘desiderato effetto, come tutte quelle erbe che si credevano con trarie ad una tal passione; . altri Poi che, operavano la guarigione per mezzo di qualche occulto e mistico po tare , e coll’ assistenza ed aiuto de’ demonii , come di ,aspergersi di quella sabbia, in cui si era rotolato un mu lo , Pun. 1\’at. hisl. lib. 30. , cap. 16.‘, ovvero servir si'de‘ rospi racchiusi nelle pelle di un’ animale di fresco ucciso , 1d: Ibil'1.‘ lib. 3a. , cap. 10 , e di tutti i mine ;rali ed erbe considerate come tanti amuleti contro gli al tri effetti della magia, \PROPERT. lib. 1.,' eleg. 12. In questo. caso , s’_im‘ocava ancora da’ Greci l’ assistenza dg. srczu un zsramsnn u ramnnzzs, cc. 51 gli dei infernali, Vino. Eneid'. 4, v. 638, Su. Iran. lib. .8. ‘ ' ’ L’ultimo metodo per_curare la passione di amore, di cui faremo menzione , era , di gettarsi nelle aeq’ue del . Selemuo , fiume, che s’ imbocca nel mare presso la cit tà di Argira nell‘ Acaja. Fingono i poeti, che Selemno, era un bello _giovin pastore ainato dalla ninfa Argiva, da cui fu abbandonato nella di lei età più avvanzata. Per tal motivo venne egli da Venere trasformato -in un fiume , {e per sifl‘atta'guisa la sua primicra passione rimase inte ramente obbliata; da ciò ebbe l’ origine di credere che tutti coloro che si lavavano in qùesto finm'e , venivano a dimenticare il loro amore, Pausan. Achaic. , i (i) 'Ncll' accingerci alla versione del presente capitolo , siam_:slati per qualche tempo incerti e dubbiosi, sé,doveyar]no o nò pro'seguirlo. La moltitudine delle superstizioni usate da' Greci , e riportate qui dal no stro autore,i v'arii illeciti mezzi che da essi adoperavansi per giungere ai loro,amorosi intenti,ci sembrava una tale descrizione non solo .innp portuna, ma che riuscir'potesse ancora nocevole alla studiosa gioventù ll rifiésso però che da ogni male ricava: se ne può il bene, ci ha fatto ‘ risolvi-re a darne‘ la versione. \ln eflètto, nel gettare uno sguardo sopra tutte queste follie dc' Greci, per altro'si‘ saggi ed illuminati, deve, ad ognun che le scorre, far nascere il pepsiere, quanto sia mai deplorabih: la condizione dell'uomo,'allorchè_nellu tenebre dimora del paganesimo. Avendo i Gentili, come dice l' Apostolo , oscurato dalle tenebre le più folte il loro iuthetto , ,per la cl‘Cllà del loro cuore, non eravi super stizione alcuna, a cui essi non“ si ahbandonassero;e tanto più, in quanto che credevano che gli stessi dei concorressero a simili magiche opera zioni. A questo Primo riflesso , un’altra risvegliar se ne dee certamen te nella mente del giovane studioso , qual si è quello appunto della necessitàdella Rilevazione , che illumiuar potesse un’ intelletto rimasto casi oltcnebnto _dal peccato di origine , e sempre più aceiecato dalle proprie passioni. Ad una tal conoscenza, deve ein qniigdi risolversi, a non dar più ascolto a nelle emp'ie massime , che tutto giorno si spac ciano , e collequali elrminat‘ si ‘vorrebbc dal mondo la cattolica Reli gione , e ricondurre l’ uomo allnlreligion naturale; dovendo egli tener per certo che, se mai per caso riuscir potessero gr' empi nel loro progetto, ben presto tornarebbc il mondo al primiero caos , e l' uomo sempre più debole divenuto Essendo, non vi sarebbe follia, non vtravaganza,non delitto, a cui ciecamente non si appigtiarchbe,‘ ed anzic_hè più farla da uomo , una vita‘menerebbe bestiale e brutale. Finalmente unîaltro gran' bene può a parer nostro ricavarsi dalla lettura di simili stravaganti fol lie; dappoichè se a chiunque che'legge , inspirar deve rin certo ortore ' e ribrezzo la descrizione di lui cose (benché in parte scusahili Tos5uò|i Greci Per la mancanza della vera Religione ) sommo fini esser deve per ogni fedele l'orrore , se mai , illuminato com'edi è dal verace lddio, si abbandonare a taluno dc' detti superstiziosi e illeciti mezzi.pct giunì 4 52 AnncnirA“ cnic1w. C A 0 ‘X. .MJÎÌIMP NI.‘ _ I\ primi abitanti della Grecia vivevapo.senza leggi e senza governo“ abbandonandosi senza Vergogna e senza contrasto a tutto lo sfogo de‘loro brutali ap _etiti, ATHEN. 13‘, 1 ; LUCRET. 5 , 960:, Hóu. 'Sat. '1' , 3 -ir.' 109. Il prirfio che «_veùne a‘restringere cotesta licenza fu Cec_rope, che essendosi innalzato al grado di re di Atene, nel rin nire alcuni nativi dell‘Attica, gli fece rinunziare alle -loro selvage abitudini , e ne formò una società regolata da leggi. Il matrimonio funel numero di una di quelle tan te utili istituzioni che egli loro diede, Aruen. ibid.; Schol. Amsrormm‘. ad Plut. v. 773’; da ciò è, come pensano alcuni, che venne egli onorato coll' epiteto di (Trevi. Al: cupi autori però attribuiscono tale instituzione ad Erato, una delle,novc muse. ' " ‘ ' , .In tuttèle repubbliche della Grecia il matrimonio fu tenuto in somm'o onore , Pani! in'Amator. ; Amsror. Q'eeorzom. 3 '_et 7 , PLUT.. in A‘im'oxr -, Sv1p. in'Tma'a ; Tanaro. a. 5, cum Schol; e di molto*incoraggiato dalle leggi ,‘Aeiun. Var. hist. 10-, 2; quindi coloro che se ne asteneVano, non solo Veniva generalmente disapprovata la loro condotta , ma in alcuni luoghi era anche punito il celibato , Dmncn. contr. Demosth.; PLUT. in' Lac. Apoph. et in Lycurg.; ATBEN. Q, 1; POLL. 3‘, 4, seg. 48. Sparta si distinse per la sua severità v‘etso 'coloro , -_-. gore al compimento di una passione , la’quala avendo per principio il. peccato” non può produrre che‘i più tristi e lagrimevoli effetti. Ma di rf\.qul taluno , è mai possibile che un cristiano si avvalga di tali ille< citi mezz1, per giungere ad ispirar in altri,l' amore? Piacesee al cielo che Clò non fosse , non solo-possibile , ma che di tratto in tratto non se ne vedesse qualelie' esempio; e perciò e, che non possiamo ammeno di non rateomandar qui caldamente alt’ incauta_gioventù , a voler es sere'ben canta in ciò , ed a guardarsi , specialmente dalle donne, delle qualr_, alcune ve ne sono V, che in questa materia , neppur meriterebbe ro di esser-contraddistinte col nome di, donne cristiane ,, facendosi le cito , benché senz' effetto , con varie loro l'attucchicfic , di allacciare ndl= {fusione di amore i cuori dell'incauta gioventù, ernmo;w. 53 cbe tardavano a contrarre«questo legame, o volevano ri nunciarvi per _sem re, 51:03? @5, de Laud. Nupt:; PLUT-. ibid.; ATIIEN- ì'bi .; Por,r.. ibicl.j Quindi nessuno Spar tano viver-Îpoteva celibe -oltre quel tempo che ‘era stati» limitato dal legislatore, senza incorrere‘ in varii e severi castighi. Ed in primo luogo , ogni inverno i magistrati li-condannavano=a correr muli nel foro, e per accrescere, la loro vergogna cantar dovevano certi versi, ne‘_quali espressa era la proprietà del loro.castigo , venendo per siffatta guisa a mettersi presso tutti in ridicolo,‘Pr.u;rsncm_ infLycur-g. Un’ altro gastigo era, di esser loro interdetto l‘ingresso ne’ luoghi di ubblicp esercizio delle ragazze , Id. ibid’. , et in Apoph. n una certa festa dell’anno se'r- vivano di trastullo alle donne, le quali spingendoli l' colpi di pugni, li obbligavano a correre att0rno agli alta ri, Ar\urm. lib. 13; locchè cantar siÙpoteva per una ter-_ za pena che loro si dava; e finalmente i giovani cittadi-‘ ni non erano tenuti verso di loro alle rimosfranze diritte] rispetto dovuto alla loro vecchiaia , PLUT. in Lycufg. A queste leggi di Sparta, aggiunger se ne può una di Atef ne, Dunacn. contr. Demo.slh., con cui'veniva ordinato, che tutti quelli ch’ erano comandanti ,/.oratori , o impe gnati nei pubblici affari, esser dov<a5sero congiunti in ma trimonio , ed aver' figli , e beni nello stato : questi due requisiti riguardavansì come guarentie ensabili della. sua integrità e buona Condotta E, senza indis di cll)ie si stimavp. cosa molto pericolosa lo affidare ad essi il maneggio de’ pubblici affari. La poligamia (i) non fu tolleratain Grecia , 'se non di rado, ed in certe tali occasioni, Amen. 13, 1 , Hanonor. lib.. 5. Dopo una guerra disastrosa , o di qualch’altna calamità,,lo stato accordò qualche volta a’git tadiui il diritto 'di scegliersi più mogli, Arena. 13 , 1 ; AUL. GE'LL. Noci; Allic. lib. 15, cap. 205 D100. Lazpr. 2, 26; Svm. ianmrarl‘fiîn I " - " .. L‘ età fissata p'el matrimonio non fu, la stessa ne’ vari c , . . ‘ I I (i)’ll matrimonio presso i Greci era considerato. come un eongmngx mento di un uomo con una donna; e da ciò è', che suppongono alm ui, che la voce ynipa; sia dci‘ivata da due , Che divengono uno. _ _ A'zvncmau' chacmi. A I stati Jella Grecia. Sparta, che aver voleva da‘ suoi cittadini prodotti robusti e ben' costituiti ,‘ non accordava loro il pas sare a” nozze, fincliè giuntiyn'on fossero nel loro pieno vi-' gore ;_ fembra‘ però‘ probabile che per gli uomini ,- fowe' stata fissata 1’ età a'dtrent‘anni ,- ed la ventiquattro per le donne,» Xmofit.- de Éep‘. Laè.-; PLUÎI‘. in' Num,‘,' Id. dpoph"t_hl _delm..;_Llimfi« Argum. Declam. 24. Un‘anti ca legge‘ d'Ate‘ne la= fissa’va a trentacinque , cosicché nes l' . _ o _ . -\ .. ‘ . ' sun’ uomo poteva ;rnna‘ di quest‘ eta prender moglie, ,» Crusnkxn. (le Lîe' ala‘l.,‘ se<:oud_tr Aristotile‘ gli uomini aver dovevano trenia;sette anni; Pot.uw lib.- 7, cap.- 16;‘ Platonc,credevti"clm bastassero trenta; e di questo sen timento anqlae‘Esiodo‘, Pur. de Repùb.- lib. 5 -, Hsst. 'Epy.‘ xau“ 'Hys'p. .fiîd' w. 31.3 Riguardo alle donne, pote vano-queste mantrar‘si assai pan presto dt‘glt uomini ; -qmn di etano esse dichiarati? nubili di ventisei anni secondo le antiche leggi d"Atene , di diciotto‘ secou'd0' Aristótile, Poma- ibiJ.; di venti secondo Platone, de.Requ.- ibid.; e diqùindici_ secondo Esiodo , ,"Epy. mu‘ 'H{Allpr v. 316 et 695. Potendo però le donne\maritarsi assai più presto degli uomini, veniva anche, secondo 1’ Opinione‘de‘Gre' ci , ad accordarsi il tempo e la durata di loro vita , Amsa‘orth. Lysiblr. “(1) Tutti coloro che lianno scritto sul. grande‘ rapporto che 1151 il fnntrimonio_ nel render felice o infelice la specie umana , hanno cono miuto questa gran verità , che la società viene dîfinolto a riscutlrue , dul'prrmetters: ai giovani ed alle figlic di abbracciar lo stato matrimo qialc prima di una età , in cui l’ uomo o la‘ donna ritrovar si possano 'nel loro pieno vigore. Non si pretende già qui dire che, nella sua esten lionc_ osservarsi «l'avesse il costume de' Greci, c.di attendere fino alla età dl; 30 0 37 -'_tl'l_nl, prima di prender questo stato, ma bensì, non pnossi qmnleno FOSÙ di non far conoscrre, quanto' sia inconveniente l'uso già pres se molti popoli. introdotto, di mandar i giovafii al matrimonio contando appena gli anni dleniutto, e quello di quattordii:i le donzelle. In cllct te, come funi da tali Congiunzioni può aver lo stato cittadini forti e ro bnsh , se i g«-nitori trovansi essi stessi deboli e sucrvali?‘ Osserviamo noi tuttodì da,co_tal_i matrimonii',rcsi così frequenti in tali età . quanto deboli ed intîermwct 613110 i figli che nascono , c per conseguenza come sempre più si vada ad indebolire la specie umaria. E ciò è‘per rappor ’°vfll fihit'o dell'uomo. Ne‘ è minore l'inconveniente , se un’ accoppia D1Ll'lttî rosi primaturo considerar si_voglia sotto 1‘ aspetto morale; Se'si e creduto srznprr rlw nnn possa l"uomo legarsi con vincoli indissolubili al suo DIO prima degli anni Ventuno , come un' età , in cui più matu \ . MATRIMONI. 55 L' inverno , caprppriameute il mese di Gennaio , ri guardavasi presso gli Ateniesi come la stagione più prof pria al matrimonio. Questo mese chiamavasi per questa cagione ’l‘nynMw‘u , EUS'IHA'I‘. in Il- 0"; Tieneur. Phor« mio...L‘epOca più favorevole era quella in cui seguiva l’incontro, della luna e del sole , epoca in cui celebra vano i Greci la festa chiamata Gnoya’p’uz , 0 matrimonio degli dei, Hr.sroo. Schol. "Epy. Era considerato somma mente pr0pizio il tempo del plenilunio, Eumrm. Iphig.. in Aulirl. v. 717; Pmn. Isthm. 0d. n' , secondo la sparsa opinionr, che quest‘ astro esei'citasse una-grande influen za sulla riproduzione della‘ specie umana. Certi autori di segnan‘o ancora altri giorni, e pensano che fosse più con veniente,il quarto giorno del mese, come quello cli’ era consecra,to a Venere , ed 11 Mercurio, Hnswo. ‘Hpe'p. v. 36. Si stimavano anche favorevoli parecchi altri vgiorni; "ma ‘il più disadatto a ciò, era il sedicesimo, o come al; tri dicono, il‘ decimottavo, Id. ibid. v. l8. In molti stati della Grecia il matrimonio ,non poteva ave:- luogo tra coloro già congiunti per certi legami. e gradi di parentela., Eu;urm. Amlrom‘aoh. v. 173. A Spar« te Una tale interdizione non si estendeva che a’ parenti . . _ ' I . i. ! l‘amante può 1' uomo conoscere quelio che fa-, ed istruirsi delle obbli' gazioni che a quello stato vanno annesse; e come poi in un'età cosi fre sca, avventurar si possono i giovani ad un vincolo an0he indiss'olubilc; vincolo'cbe non solo porta seco annesse mille obbligazioni, ma vincolo ancora, che senza un gran fondo di pietà , che porta l'uomo a soffrire i difetti della donna , e vice versa la donna quelli dell' uomo , si rende quasi insopportabile? E non è forse vero, che per farsi così prematuri i matrimoni, riescano essi per lo più infelici? La sprricnza giornalirra c' in segna, che quei matrimonii sono più stabili, e ne'qnali non solo il vin colo ( ch’è ma più il reciproco affetto -ben'daanche ai 'conser va, che falli indissolubile sono in una) età matura. Non è però vcredersi dal fin qui detto, che pretendiamo noi di tacciare ilcgislatorj, se permesso abbia: no in tm’età cosi fresca che contrar si possa il matrimonio. Sono essi. anzi non solo scusabili , ma lodevo_li , mentre il lor fine esser non 1m teva più giusto; dappoiccliè per mezzo di legittimi matrimonii_ spera: vano casi di porre un' argine alla licenza , ed alla corrnl.tcla dc' tempi nostri ; e piacesse al Cielo che una tale perm’issione , avesse per molti il suo efl"ctto, che non ai vedrebbe tanta povera gioventù abbandonarsi ,a. tutti quei vizi che, snervando la sua _forzp , la riduce a quello stato di Tisi , tanto deplorato dal celebre Tisso-r nella erudità sua dissertazione sull’0nanismo. ’ ‘ ‘ - 56 ‘ ’ A:vrrcnxapt' cnrcnn. . in linea retta, e' non concerneva i rami-collaterali. Quin di un ziopoteva sposar sua nipote , ,ed un nipote sua zia. Henon. lib. 5-. Era proibita l'_unione tra fratello e sorella , Ovm. Met.. lib. 9 , v. /L()l‘ Alcuni’legisla tori intanto l‘ autorizzavano tra figli di diversi letti. A Lacedemone permettevasi tra figli della stessa madre, ma di diverso patire. In Atene all‘ opposto era_proibito il matrimonio tra figli ripoua‘Tpfous, .nati dallo stesso padre; e concesso .fra gltd[.l.ofllfîpf00f, cioè' tra figli nati dalla stessa madre , Id. ;’Coruv. Nur. in Cimon.; Purr. ili. Thenzist. e! Cimon.; Schol. Aals1‘oru. ad Nub. v. 1375. ' ' I cittadini, in quasi tutte le 1repubblicbe non poteva . no legarsi che ‘a donne procreati da cittadini. I Greci riguardav'ano di troppo alla importanza il diritto di cit tadinanza per non darlo. così facilmente agli stranieri o 3’ loro figli- Da ciò è', che.i figli nati da padre 0 ma dre _stranieri non erano allevati nella condizroned’uomo libero, ma condannati erano dalle leggi Ateniesi ad una Perpetua schiavitù. Lo straniero che , in Atene , si tro vava convinto d’ essersi unito con donna libera, era tra dotto innanzi a’ Tesmoteti ,. e-vendpto come schiavo. I suoi beni erano confiscati, ed il denunciante ne otteneva 1m terzo per guiderdonc.-Il cittadino convinto d’aver accordato in matrimonio ad un altro cittadino una fi glia straniera , pretendendm che fosse sua , era punito colla pena (1’ infamia, Jfrnu'n,_per-rnezzo della qual pe na veniva esso privato del diritto di dare il suo voto nelle pubbliche assemblee, e della maggior parte degl'al tri privilegi de’cittadini. Finalmente se un cittadino Ate 'DÎCSG SPQSQY8 una donna non nata libera di quella città, incorreva jn una multa, di mille-dramme , Demosru: in. Neaer. Queste leggi» pertanto diminuirono qualche volta la loro severità,_è non furono sempre costantemente os serrate. Alle volte, la necessità _de‘ tempi obbligava a di (1) Non solo presso i Greci, riia pressoccbè in tutte le altre nazioni fu cons|dcratu abbominevole il vincolo matrimonialo tra fratelli e sorelle , per iscorno però del Cristianesimo ,'per non dire della stessa umanità, si è trovato a'_giorni nostri chi diversamente la sentiva , né si è ver gogqatq'di spagciar delle opinioni ,lippuste al sentimento univet‘sale;solb In rri1è nel trovava epressamcrrte.pr-oibittf nella Sacra Scrittura. . _ . ÎMA'ramom. 57 partirsi da tali stabilimenti, ed in conseguenza di una qualche calamità o sventura, itiin di donne estere furo no spesso chiamati a godere i diritti di cittadinanza. L' an» iica e ge che proibiya a’ cittadini imatrimonii cogli stra nieri essendo andata per qualche tempo in disuso, fu ri messa in vigore da Pericle,qur. in Pericl. , che di poi ne fece decretar la rivocazione da un’ assemblea del po polo. Aristofane , sotto l’ Arcontato (1’ Euclide , ottenne che fosse posta di bel nuovo in esecuzione, Damosru. {in Eubul. ’ Î I. » . _ ‘ ‘ Le "donzelle non potevano maritarsi checol consenso de’loro parenti, Musu‘li 5 , v. 179. Emurm.‘ Andmmach:, Horn. Il. 7’, v. 291; Odyss. i"; -v. 286; Ovm. Metam. 4 , v-_ 60. -Quello.dellà madre e quello del padre erano egualmente indispensabili , Eomrm. in Aulid.Ìgiacchè La legge ancora ordinava agli uomini di consultarli; nei primitivi tempiera assai ben con0scinto e sostenuto 'dal+ e leggi il diritto che avevano i parenti sopra i loro fi'-. gli, Hom. Il. 4’, v. 39; 'FERENT. Jnd. set. 1, scena I; Le donzelle Oriane venivano confidate alla tutela de’ lo :ro fratelli, ed ili mancanza de‘ fratelli, o che avendoli, non erano giunti- ancora all’età di godere de’proprj dirit« ti, a quella de’loro- avi, e_ specialmente quelli che lo erano per parte di padre; ed in mancanza di'tùtti que, sti parenti, venivano elleno affidate“ailla cura di ‘certi guardiani e custodi, che da’Greci si chiamavanole'vri'frpu mm o m'pioi , Denosfnmv. in. Sleph.’ Test. I mariti pros simi a morire destinavano. qualche volta in testamento le loro mogli a qualcbeîloro amico , Id. _Orat. in Aphob. Le formule di spoaalizio .dill’erivano sp‘esso fra loro. La più usitata era: falle»; a‘nrdp9» vór’yrum'w J‘4'A‘opi 0'04 «rrir e'gzaurazî Guyafs'pa, Io. vi da questa donzella che è la mia figlia,"e del mio proprio sangue, falelà voi da pa dre di figli legittimamente generali, ÌCLnM’. Ale._r. Strom. lib. a. Facevasi anche menzione della dote quando ve 11‘ era luogo ,<va,orn. C_yrop. lib. 8. Gli Sposi giura vansi una reciproca fedeltà‘; locclaè facevano nelle mani de’loro reciproci parenti, '-Acntu.'. Tot. lib. 5. Lo Spo_so dava alla 'sua sposa ,. in pegno di "tenerezza , un dono, che ehiamavasi é'p'p'e aiffiaflùiy, Mamma. in I'i'agm. , ISAEVS, 58 AM‘xcm'rt’ cnncmc. 0rat. 7 , de Ciron. Hered.z PLAUT. -Milit. Glorios._ 4 , ‘l , il , é'J‘vov, Hom. Il. ar', v. 190; Odyss. g", v. 159, e pwîrpov,; Hesrcu, in han voce. Un baqio suggellava la nuova unione, o_ gli sposi davansi soltanto la mano; ch'era un’ uso che praticavasi per confermar tutti gli ob blighi, Emme"). Iphig. in Aulid. v. 831.. Presso i Tebani , questo dono d’ una fedeltà scambie- ' Vele per gli amanti, faceVasi nel tempio d‘ Iolao, favorito d’ Erc0le , e compagno delle _sue fatiche , e quindi cre‘« devasi clic , dopo _|a sua salita al cielo , presulesse egli agli affari che risguardar potevano l' amore , 'Pnurancn. in _Pelapid. . _ . _ Nelle prime età della Grecia, la dote delle donne com ponevasi de’ doni che ricevevano da’ loro sposi, non rice rvendo esse porzione alcuna dai loro parenti, Ams'r. Polil. lib. '2. cap. 8. Ma non così rinunciarono essi alla sem plicità delle prime abitudini, che videsi succedere a que sto , un’ uso del tutto contrario, Eumrm. Meri. v. 230. Il eostume delle doti recate dalla donna al marito, si prQ pagò cosl.rapidamente . che formò ben presto da princi ale ed essenzial differenza riconosciuta tra, la moglie e l; concubina . ymv‘ e minimi, mentre dove la moglie POrtàva la dote, cosa alcuna non veniva data dalla con cubina , PLAUT, Trinum, Da ciò è , clie"per assicurar questo carattere di 7:1ni alle pers0ne che Sposavèmo sen za benì,i cittadini prendevano cura ,dirilasciar loro uno istrngnento in iscritto ,‘arpomgia, , per mezzo di cui rico‘ n'0scer si potessefli aver ricevuto da esse la dote di un tal valore. Tutte le altre disPosizioni erano specialmente sopra di ciò fondate; giacché quella donna che Possede va una dote , aveva un giustotitolo ad aspirare ad una maggior confidenza verso il di lei‘marito , e ad avere un rispetto maggiore per lui, Emuv. Apdromaeh. v. 147, Fu. per prevenire tal’ influenza alle volte pericolosa in una unione , e per allontanare da ima sacra istituzione ogni sogza idea d’interesse, che Licurgo roscrissc inte ramente v quest’ uso da Sparta , strm. - ib. 3; PLUT. Apoi;hlh. Lac.; AELIAN. Ver‘r'.v hist. lib.‘6, cap. 6. Gui« dato anche Solone dalle stesse nobili mire del legislatore ' Spartano, fece consistere la dote delle Ateniesi' in oggetti , , _ . ùln‘n'mli.’ ‘ k 5 i di posto Valore ed in tre veni al loro uso ;v giacché egli desiderava che i-matrimonii non avessero a farsi per mo} fivi d’interesse ,f ma solo esser dovesserd‘- cagionati dal-: 1-’ amore e dall'effetto, PÈIÌTARCH. in‘ Solom (r).Ciò non‘ OSNIDÎC i‘ Pel'chè Solone non Proibl altre doti all’ infnori di quelle che le sposta recavano seco , sembra da‘ ciò, che gli uomini che non" figlie', la‘farfiglia potevano“ la sostituzione de’lor-‘o beniaVevano‘ alle figlie; II'FIIMÀIl/JM',‘ . ‘ (I) Molte'eose dir potrebbeusi conta-0‘ ed in favore“ di una‘. tale istit t'uzione di Licurgo e di Sò|one.fNon v' ha dnbbio(e lo vediamo tutto {giorno ) che i matrimonii che si l‘anno per interesae ,- poco rinscir so gliono felici, e che, generalmente parlando, meglio riescano quelli che si fanno per solo all'etto; ma non v' è dubbio altrui esser casa assai giusta , che una donna , che. et tutta" la sua vita; ha a' far parte di un' altra famiglia , eooperi a‘nc ' essa colla‘ sna’ dote non meno al di lei, proprio sostentamento, che a’ qdello‘ de‘ligli che da lei nasceranno: che anzi se si volesse ben considerur questa‘ materia ,- si troverebbe 1' che"sn' mito un certo rapporto chiamarsi può‘ più felice il primo connub’l0' ' 50ll0 cent' altri stimar devesi esser assai‘ più stabile e felice il secondg dove si è sborsato la' dote. Siccome l' uomo (. e molto più la donna ) è ist‘abilg‘ nell’ amore ,‘ dove non trovi altri legami (‘112 il possano; l'ite DCI'B', se non nell'amore ,nell‘amicizia almeno, ben presto quell'oggetto che il condusse prl‘ solo afl'etto a scco accoppiarsi, non più tale sembran a’ suoi' occhi che incritar possa il suo amore , non più.il riguarda come parte di se; Iorch_e' quanto cagion sia di disturbi ed anche di aportc_ rotture , l’ esperienza tuttodi_.il dimostra. Oltracciù la donna ,> che il: natura sua e' superba, vedendo che per sola passione dell’ uomo, è essa Salita ad un grado, a cui forse non“ poteva aspirare , e temendo che col diminuirà la passione , possa ella discender'dal grado a cui era perve nnta , lungi dal pensare ad aummtare i beni dello sposo , 'non pensa tullogiorno che al modo come arricchir'sé stessa , onde in qualche re pentino caso ( che non è raro ad avvenire ) tenga ella di che vivere. All'0PP°SÌU avviene dove‘vi è stato lo sborso di una dote giusta e pro porzionata alle facoltà del marito. Essendo quivi ami più i legami che 'i uniscono insieme,’ ed avendo ciascuno degli sposi il sua proprio interesse, ambedue si uniscono , perché i beni siano rettamente ammi nistrati , ed anziché sofl‘rime detrimento , venga sempre più ad accre sccrsi il patrimonio , che comune riputar debbcsi , giusta l’aforisma , che quello ch'è della moglie è altresi del marito , e vice versa., E da ciò è poi, che nella maggior parte di tali matrimonii(emlnsl pero sem pre quelli che fatti vso_no per solo fine d'interesse) benché si scemnl'amo re, sussiste però 1' amicizia , ed _un certo vieendeirol’e rispetto, che cia scuno degli sposi l’uno all'-allro conserva.v Quindi a noi sembri doversi assai ben' adattare al matrimonio , che è pur uno de'pil‘i" forti contrat ti , quel nolo assioùna- che nei contratti, ivi troviu' maggior Mobilità e sicurezza , ove trovasi maggior uguaglianza , o che questa ugua glianza sia nelle persone che contraggono , o nelle condizioni che ai contratti stessi si frappongon0'. 5" H, e.“ 60 mucmn' c.nncnn. _ erede della fortuna di suo padre morto senza figli maschi, ' recava una dote più considerevole al parente , che la legge le ordinava di sposare; ed in considerazione di questa dote che portava; godeva essa il 'diritto ‘di coa bitaie di convsno.mai‘ilîo. il di lei piùA stretto caso d’impo ténza questa parente qualità nei di ereditiera an dava pure unito un’altra privilegio molto bizzarro, e che,non godevano le altre donne ,_ qual si è quello di €sser obbligato il di lei marito ad onorar di sua presen z'a il letto nuziale almeno _ tre voltev al mese , Papr. in Sol. Le giovani orfano senza patrimonio che presso ‘i Gt‘eci Îsl chiamavano Efiaaau , EUSTATH. in II. 'p' , pote Vano; per parte loro obbligare il più prossimo parente a prenderle in inogli, o a fornirle di una dote proporzio nata a‘ suoi averi. Se egli era weyraxoai_olze'à‘ifuoè, cioè uno di primo grado ,. nesta dote doveva. essere di cin que mine o di cinque’ dramme; se ivmeu; ,' ‘ossia di se-. condo grado, di trecento dramme; se (uyfirm, o di ter zo gràdo',_di cento cinquanta. S_e ritrovavasi che ella aveva r'nolti parenti dello stesso grado,la dote sommini stravasi in comune , dando ciascuno la sùa quota. Se vi era in una famiglia più d’una vergine, il loro più pros simoconginnto era solamente obbligato a sposare , o a dare ad Una ‘soltanto ima porzione di dote; se egli si ne gava all’ tino o_all’ altro di questi‘due doveri presc'ritti dalla legge, ciascun cittadino potev'a citarlo dinanzi l‘Ar eonte , il quale lo costringeva ad adempiere al suo do verci, e dopo un nuovo rifiuto, condannato veniva ad. un ammenda di mille dramma , la quale consacrataera a Giunone. dea che presedeva ai matrimoni , Dariosrn. 0ra't.- ad Mac'art. de_ Hagrian. Heredit.; Tenera. Phor mi. atto 1 Scena a. Id. ibirl. atto a. scena 3. Può oltraociò anche osservarsi ,. che quando;con l'an dar del tempo il numerario divenne più abbondante, fu aumentato dai parenti di queste vergini il valore- delle loro doti. l wevvaxoaiojn'à‘qm: dettero fino a dieci mine, ec;’ EUSTAÎII.4 e non vi è alcun dubbio che gli uomini un grado inferiore, invpro orzione, acctescessero ancordi essi le loro contribuzioni. io orfane d€cittadini”benemerili della patria erano adottate dallo stato, che pensava an Marniuom. 6;; che a dotarle-, in mancanza-di parenti che vi provve dessero , PLU'r. drislid. Queste nobili e generose istitu zioni de‘ rimi abitanti tiell’Attica indebolirdnsi fra le mani di egcneri discendenti. Il matrimonio non fu più che un traffico. Questa sozza avidità trionfò pure a Spal-i. ta anche mentre che erano ancora in vigore gli austeri regolamenti di Licurgo; PLUT. in Lyasand. Bisogna Pe rò convenire che_i secoli rimoti non furono sempre; al coverto (l‘un simile rimprovero , e può dirsi in generale cha i Greci furono amanti di danaro , e di aver contraltato per lo più per l’ amore di gua3agno , piuttosto che per |qualunque altro commendevole oggetto.fNè questa cor ruzione ebbe troppo tardi il suo effetto ',A ma praticata anche ne’ tempi primitivi ; giacché Andromacav vien chia matada Omero spoAv’à‘mpa; , con la bella dole, II.C'; noi vediam pure , prima (lell’ uso \de’ metalli, che le donzel» le ortavano a‘ oro mariti numerosi aumenti di moutoni di ìiancq manto , o di supeibi tori, nelle quali‘cose consistevano le ricchezze (li quell'etzi, da cui vennero esse a meritare l’ epiteto di Jkpcmfidm, Han. Il, e'-,-v. 593. In Creta la dote consisteva in doni che '_i fratelli fa cevano alle s‘orelle, 'PLUT. iu Lys. < Quegli che dava ad un"altro lasua propria figlia in matri monio veniva chiamato s'yyvir, Demqsrn. in Neaer.; ABLIÀN. Var. hisl. 3 , 4 , J‘nyyuén, Poni. 3_, 4., seg. 34, mursyyugîr', Emur. Orest. v. 1675, J‘|J‘o'nu, HOM. Il. e', v. 291:, Demoswn. in Neaer. , ed dpyo'{m, Euiur. Elech v. 24. La dote aveva il nome di arpoz‘E‘, Isn-zus , Orat. de Hered. 'Pyrrh. ,' qualche Volta! chiarpavpasi {Lil'Maz 0 Un , come quella che amava per oggetto di procurarsi l‘_afi'etto di quella persona, a cui essa davasi: ed alle Volte anche "p"; , da @s'Fm , giacché era e55a portata.dalla moglie al di lei marito , Hesvcn. in @spmî ed r'J‘m. Trovansi <Îeesti nomi usati qualche volta a dinotar quella del marito , Husrua.- Il marito destinava alla garanzia delladote un’ as segnamento di egual valore , e consistente ordinariamente in terre o in case. -Ciò facevasi affinché in caso‘ che ve nisse egli a morire o a ripudiar la .moglie, potesse ella avere un certo mantenimento. Questo ;asseg_namento era anticamentei'chiamato dwwîynya , Hmch ; H1uu»oc'a. ; \ 6': Amman“ emersa. fiu_m.; POLLUX, una ricompensa equivalente alla dote ; in seguito lehbe spesso il nome di aiyfrl_os'prn {una ricompen sa per la di lei“dote, o dvm'6m; , da u'vróflu'AAny, poic uchè era _data in .vece della di lei dote. Ma se data non aveva il marito alcuna garentia , era obbligato a restitui re alla sua moglie la dote, in caso che venisse _a ripu .diarla. La stessa obbligazione si estendeva agli eredi del marito , i quali non potevano procedere _a ,racooglierue l’ eredità , _se non dopo di questa restituzione , HOMER. .Odyss. fi' , .v. 132. In alcune città , ladonna che daso stessa aveva chiesto il divorzio , dichiarawasi di riminciar con tal domanda alla reclatnazione de’suoi diritti, Id. ibid. iln Atene questa dote non -poteva mai andar compresa ,nella eonfiscazione- de’ beni del marito. |' Urla legge della stessa città richiedeva , che il marito che aveva fatto divorzio con sua iii0glie, ed a cui lo stato .de’suoi averi non permetteva .di restituir subito la dote, fosse obbligato ad _assegngr,liatlanto a lei una pensione , il cui‘ìm‘nimum era fissato anove óholi il mese , locchè serviva come d’ interesse per tutto quel tempo che non ‘_faceva_la restituzione della sorte‘pvincipale. In mancanza di pagamento, il curatore , _e'm'1potror, della moglie in .tentava Contro di lui un? azione detta a'irra'ou Siam, dinanzi al tribunale dell’Odeum , Dismosrn».in Neaer. Il fin qui .detto .dee però intendersi delle doti delle classi più basse dei cittadini, a’ quali , come si è di già altrove osserva to, Salone assegnò cento cinquanta dramme, giacché per una mina mi , che equivaleva a cento .dramme , il co stume er,aldi darein ciascun mese un’interessedisei obo li , onde ]’ interesse di cento cinquanta drammc ammon terebbe a nove oboli. ‘ , L‘ attestazione di più testimoni, ed unfistr‘umrmto a cui si dava.il nome di vrpom9h, contestar .d0v_evano il valore della dote recata dalla donna. Essa era tenuta a presen tarlo , -quando litigava Per ottenere uno assegnamento. Se la' donna moriva senza figli , la dote‘ ritornava alla per sona che _l’ aveya somministrata, Is1trus,'0mt. de Hererl. ,Ryrrh.’ La dote infatti era consacrata al Jmantenimento de‘ figli da nascere dal matrimonio; e perciò giunti ch’eran .qixesti alla maggiore età , potevano anche entrar in\ go» Mimmo“. 63_ dimento della dote della loro madre , col solo peso di provvedere a’ suoi bisogni, Deuosru. in Phoenipp., et in Stephan. Test. Le altre cose , che le n10gli portavano a' loro mariti al di sopra _di ciò che loro spethvano Per'h' dote, prendevonoil nome di 7rapu'plprm , imarpaixov , Gara, pu'Am. 'EEm'wpma. era il nome sotto .il qi1ale esse era_no disegnate dai Greci. degl‘ ultimi tempi; _ Gli uomini prima del loro matrimonio preparavano con cura la dimora ove dovevano abitar con la nuova com pagna, Oi'mv yìv arpw'frira, Hesnoo. Epy. 5', v. 23;Tuzo Cnrr; Horn. Iliml. 6', v. 700 ; Vanna. FLACC. lib. 6; CATULL. Epigr. ad Mall.‘ {Quindi, nel parlarsi delle don; ne che perdevano i loro mariti poco tempo dopo la lo ro unione, ne nacque quell’ espressione, che esse restava n'o vedove in 'una dimora nuovamente costrutto, Schol. in Box. Il. p', v. 66, , ’ Le donzelle di Atene prima del loro matrimonio do vevano esser presentate a Dianai Questa cerimonia che facevasi a Brauron , b0rgo d’Atenc , era chiamata è’pxrn'ai , origine del nome é'pwm, dato alle vergini, ed. aveva per oggetto di addolcire la collera della dea sdègnata per la perdita di un' orso ucciso da un’Ateniese (1). Le giova ni‘vergini , defaositando su gli.alt_ari dc‘ canestri ri ieni di mille oggetti preziosi, venivano ad implorane i suo consenso, prima di abbandonarsi alle dolcezze dell‘Ime neo, Tuaomx. ld_yll. M, V. 66. Karupopn'r esprimeva la presentazione dc’ canestri, e le donzelle ,ricevevano anco ra il nome di nampo'pm, dal canestro ch’ elleno portava no. In Beozia e presso i Locresi vi era un costume, che le persone di ambedue i sessi, primadi sposare, olferir dovessero un sacrificio ad Euel-ia, la cui statua e l‘ alta re stavano in mezzo al foro- Questa. Euclia che , alc11ni autori opinano essere stata la figlia ,di Menzio e la,.so rolla di-Patroclo, non .era_ secondo altri, che Diana me desima, PLU'I. in dristid. E certamente: noi troviamo Dia na interessata nelle solennità reparatorie a tutti i matri moni; giacché. essendo nota ’ avversione di questa dea l matrimonio, le donzelle che credevano di non poter file il sacrificio della 10m verginità , stimavano esser 0) Vedi vol. accond. pag. 138. 64) Anwrcmn‘ catzcue. con necesSaria il cercarlo perdo-no , se disse‘ntivano da léi. Le preghiere ed i diversi sacrificj usati in quest‘oce casione, Emurm. Iphig. in Aulid. V. 1111), erau chiama ti 7ayu’hm w';gui, 1rpoyaiytia, srpofl'Mm su’x‘aìà o wpofi'Mm, giacché fl'M:,’e ya'1.tos_, sono termini sinonimi, Eus-mru. ’ in Iliad. p”. , impiegati indistintamente a significare il ma trimonio; sia perché quel felice momento era il termine di tuttii tormenti di un lungoamore; sia" perché i no velli sposi nel contrarre questo nodo .s’ impegnavaho a rinunziare a tutte le abitudini della lor gioventù, ed in nalzavansi per sempre alla qualità-di uomini. Quindi 7)Ì(l.àl, il mm-itarsi, e interpretato per thns>0iru, divenir perli-tto_, Eusr, in Il. p,’, ed il nome di fi'Mmr, Bisisr. in Amsworu. Thesmophor., dato agli sposi, come essendo s’1\ Bip frsmi'gu. xQuest‘ epiteto‘ trovasi pure unito al\uome degli dei che presedevano al matrimonio; come Giove «rs'Auos, Giunone ve'mi'd, Surn.; ec. . ‘ Procuravasi di render propizj questi dei con sacrifici disegnati sotto lo stesso nome di quelli olferti_aDiana. Non se “ne eccettuavano che le preghiere 'a Giunone -, 'Hpa... dinot_ate particolarmente sotto il nome di 'Hpmre'Mti A tali onori partecipavano pure altre divinità. Minerva so rannominata smp9e'roi ," la vergine, il di cui tempio era situato nella cittadella ., riceveva dalle donzelle d’ Atene un‘ omaggio simile a‘ quello che csigeva Diana; cosicché non si.permetteva ad esse il passare a" nozze, se prima non avessero soddisfatto ad un tal‘dovere verso la dea , Svm. Venivano ancora_in tal’ incontro invocati Venere , e tutti gli altri dei yap.liNm Bm‘, che presedevano al ma trimonio. Gli Spartani avevano un’arflichissima statua di ’A@poa‘brn 'Hpa, Venere e Giunone , che avevano diritto a’ sacrifici delle. madri e delle novelle spose , PAUSAN. Lacon. Ne’ primi tempi d‘ Atene , il cielo e la terra , Pnocn.’ in Tim- ,‘PLATON. Comment 5 , le parcl1t: e le grazie, che si stipponeVano \di congiungere; e quindi di conservare il legame di amore , non eran poste in obblio, POLL. lib. 3. cap.-3. Il giorno precedente al matrimonio era- ordinariamente. destinato a tali cerimonie, Hizsvcn. Chiamavasi yaynm'u et xovpsaifrxr , del costume usato in queste occasioni di radersi , e di presentare ain dei una nri-amom. 65 parte della propria chioma, Pou.. ut supr‘a. Quest’ofl'er. ta facevzxsi qualche volta a Diana ed alle fatali sorelle , POLL. Onom» lib. 3. cap. 3. Le vergini di Trezene pri ma di passare allo stato matrimoniale erano obbligate a, consacrare la loro chioma ad 1 polito figliuolo di Teseo, Lucrau de Ded Syrid. Quelle Si Megara la sospendevànb insiem con varie Iibazioni sulla t0mba d’ Ifinóe , figlia' d’ Alcatòo , morta con la 'sua verginità; qUelle di Delo ad Ecaerge e ad Opi , quelle d' Argo e d' Atene a Mi. nerva. Questi nomi di 7aquirM'a. e mvperi’1’n servivano pres so gli‘Ateniesi a dinotar quello fra i giorni della festa. Apaturia, in cui i padri iscrivevano i loro figli su i pub blici\registri, e fra gli altri sacrifici a varie divinità, fa. cerano qualche volta quello della lor chioma. Quest'ol'. ferta'riceveva il nome di 1M'xquo; 0pmfrn'pior, così detta,. perché era un’ omaggio di riconoscenza per parte delle donzelle agli dei che aveVano protetta la loro infanzia. La divinità che in tal guis‘a si onoratra,’ era comunemente Apollo , Puri» in Thes., ed anche qualche volta gli_dei de’ fiumi, che quindi prendevano il nome di ioupo’rpo'pol, dietro l’ opinione che l’ acqua era indispensabile‘alla con servazione ed alla riproduzione d’ ogni Oggetto, Eusr. in 11. J.'. Noi vediamo oltre a ciò ,' che tal onore offrivasi agli dei da chiunque avesse loro a render grazia di una inaspettata assistenza , in qualche pericolo in cui si era esso trovato , Hom. Il. -J,', v. 140._ . ,_ Primacchè fosse stato solennizzato il matrimonio , ve niv‘ano consultati gli altri dei, e per-mezzo. di preghie re e di sacrifizj era anche implorata la loro assistenza ; uali sacrifizj di ordinariomfi’erti.erano ad alcune delle divinità che sopraìntendevano a cotesti afiari , locchè si eseguiva dai genitori, o dagli altri parenti della persona che andava a maritarsi, Eumr. Iphig. in Aul. v. 718. Il fiele, strappato dalle viscere della vittima gettavasi dietro l' altare, PLUT. de Conjug. Praecept. Esso era riguarda to come la sede delle passioni di odio; e di vendetta ,. ed in conseguenza di .un tal’ atto , si credeva di non far conto dell’avversione' di tutte quelle divinità, che sopra intendevano ain allari di amore, non meno che di co-. loro che divenivano amanti. Con mm 1' agenzione Ye 66 ANTICHITÀ“ carene. nivano esaminate i visceri dagli auguri, e se -si credeva da essi di ‘travedervi qualche sinistro presagio, si discip 'glieva il prim'iero contratto , e sivenivano anche a so spendere le nozze. _ ' Ogni altr_o fun'esto presagio producevzi un simile ell'et lo , Acmm.. ‘Tati.‘_lib. Ì9. L’ incontro di due tortorelle , anccclli famosi per la costanza del loro amore, era un Segno -de’ più felici. Lo stesso può dirsi delle xapainu , cornacqhie, le quali, secondo la credenza di quei tempi, promettevano una vita lunga e. felice , --dalla lunghezza . delle_loro proprie vite , e dall’esseii sempre costanti nel l’.am01‘e;. giacché quando una delle compagne veniva a morire , l’ altra da i in poi rimaneva'solitaria per sem‘ pre , ALEX ,ab ALEX; Da ciò è.che la vista di una sola cornacchia annunziava_ separazione o penayalla coppia ma ritale. Quindi derivarono quelle parole che si ripetevano nel canto nuziale: Ko'pn‘, ixxa'pu mpairnv , Donzella,cac eia via la solilaria coma'cchia, AELIAN. de Animul. lib. 3. cap.‘ 9. All‘ Opposto la formola: Mml‘s‘z eîai'fm xaua‘v, Che qui non entri cosa cattiva , scritta sulla porta, col nome del padron di‘casa, riguardavasi come di un”elfetto me raviglioso contro i sinistri presagi, Droo. LAr-.n_r..in Diog. Il color delle vesti de” novelli sposi era molto vario , Anxsrormxv in Plut. v. 536.; Schuh'ast, ad h. l-.; Svrn. in v. flavr<ré..0gnuno ornavasi alla meglio, e secondo la propria condizione , "Ams'rornfibirl. v. 529; Schol. Anrsr. in A». v. 671; ACHILL. Tat. lib. a. La loro bella chio ma covèrta’di preziosi profumi Ondeggiava sulle loro spalle , Amsroru. in Plut. ibid. La lor testa era adorna. di ghirlande di varie sorte di iante e di fiori, Eomrxn. Iphig. in Aulìd. v. 903. Sceglievansi tra le piante quel le che erano cqnsecrate a Venere, o quelle che ofl‘eriva no qualche rapporto cogli affari di amore: maópflpwv , pfinwy‘, mia-aeon , etc. , Eumrm. ibid.; -Schol.v Arrsror'u. in Poe. v;78'69; Aiusrorn. in di». V. 159; Sch01. ibid. Presentavasi anche nei contratti matrimoniali alcune fo cacce di sesamo , o di giuggiulè , qual'_ pianta si credeva che“ fosse aroAu70'ga; , rimarchevolc per la sua fecondità , ÀMSTOPHA_N- Sphol. in Pac'. l Beozj impieghvano per le ghirlande, l' asparagio salfatico,che COWI'I;O è di spine , r._xsramom. , 67 ma che portando eccellenti frutti, diveniva mx emblema delle lunghe sofferenze dell’ amore , ricompensato poi fi nalmente dalle dolcezze dell’imeneq. ‘ La casa ove cole. bravansi le feste nuziali era anche adornata di ghirlande, Humocx.. in Frag. mpt‘ ya',uw, .STOB. 'Serm. 186, SENEC, Thebaid. v. 507. Al disopra della porta era situato un pestello ,' Por.i.. lib._ 3. cap. 3- , Sfig- 37." Una donzella' teneva in mano un -crivello, Id. ibid., e la nuova sposa portava essa stessa un vaso, ipp'yrrar , opifysa-pav, o @pd. 7ufrpor, destinato a hruciarvi ‘dell’orzo, ’POLL. lib. i.cap. 12 ,- seg. 2m; Hesvca. Tutti questi oggetti dovevano ri cordarle i doveri della sua_ nuova condizione, e di dovere specialmente attendere al maneggio degli,affari domestici. La novella sposa montata in un carro era condotta a, casa di suo marito Ess'a aspettava , per queste ceri-i monie l’ apprmsimarsi della notte, le cui ombre doveva. no servir di velo al suo pudore, Euaie._in Helen. v. 728. Svm. in Zeiîyo; ;_ Hr.sxon. Scut. Herc.‘ v. 273. CATULL. Epital. Stando essa nel mezzo , aveva a’ suoi fianchi lo .sposo ed il suo amico più stretto , il quale riceveva il nome di ora'paxor, Pou.. lib. 3. ca . 3., seg._ 40. Solo. ul supra; Ensrun. in Il. lib.‘6. Luxedesimo era anche chiamato yupprurn's, urapévuyoi'óf, e wapa'vuypw, Hesvcn.; Eusnrn. in Il. Questi nomi però si usavano più spes so nel genere femminile, e significawmo la donna ol'ami' ca che andava -à visitare {la sposa , e che alle volte era chiamata ruppetirpm. Lo sposo che passava 'a seconde noz ze , non poteva/prendere essofstesso la VSPOSa dalla casa. paterna; nesto ufficio era commesso ad mio de‘suoi ami' ci, il qua e veniva chiamato ru,u,payeya‘f , H;asvcu. Pou.. Onomasl. lib. 3. ; Svin. ; Pnavonuv. etc. , o w,u.poro'kor. Que sti nomi s’applicavano pure alle persone che‘prestato avevzmo la loro mediazione nel formare il matrimonio , (i) Catasto passaggio dalla casa di suo padre a quella di suo marito Veniva chiamato Jy|ip , 2Épovd‘i aipa' u , Hou. Od_yss. y'. _v. 272. ; .Î-» unv3' ui'ysr3m , Han. Od7'ss. C‘. v. 1 g. ; ;erSM yap.p_-;_n‘w , IEIJAN. Vnr. Hist. i3. , 13', ai a-5m yumims, Id. ibl'd. |3. , 40; cd i.‘, o,’;,';,, Rumo. '297. v. 55 _ j V ,*' 68 Auricuirrt' canone. e nel c0ndurrc a fine gli affari delle nozze 5 o questo se erano donne, venivano chiamate arpo;'zrfid'rpcaI , npofievn’îpml, ecc. cosa anche da osservarsi, che 'nel passaggio che faceva la sposa alla casa di suo marito , venivano accese delle torce che si portavano dai servi della sposa , EU mrin. Helen. v. 728; Hnsion. Scut. Hercul. v. 275. Ve nivano essi anche alle volte accompagnati da bande di suonatori, e di ballerini, Horn. Iliad.’ a'. v. 491. Il can to da cui gli sposi erano divertiti per la strada si chia mava oippaiflldr [zs'hos , da ipya. , carro. L’ asse bruciato al termine del'viaggio annunziava alla sp05a che non ri vedrebbe più la casa paterna. A Rodi i pubblici bandi tori erano incaricati di condurrele spose. ‘All’ arrivo degli sposi nella lor nuova dimora, sparge vansi sulle loro teste de’fichi ed altre sorte di frutti, per chiamar in casa loro l’abbohdanza, AmsTovn. Schol. in Pini. Il giorno della partenza della sposa dalla sua ca sa' era celebrato come un giorno festivo , e riceveva il nome di npouxaupnq'iz'pm; Hsnrocn.; Svm. Questa festa si celebravabella casa paterna , ed era distinta dalla ceri monia ‘nuziale , che seguiva in casa dellolsposo , lo'cchè avveniva di sera , tempo in cui nella nuova casa arriva re soleva la sposa. ' Giunto ch' era la sposa ,nclla casa dello sposo , veniva tosto imbnndito un sontuoso banchetto , a cui si dava il nome di yé,uo_r; Hon. Il. ‘1-' , v. 299. ; POLL. lib. 3. cap. 3. , cap. 37. , ove trovat’ansi riuniti tutt’i’membri delle due famiglie. Quindi l’ es ressione J‘m'm yu'por Si gnifica celebrare una festa nuzia e, Aa1'o'iw J‘c‘ 7ui‘uov peri MUpizià‘o'rea'ai, Horn. Iliad. a-' v. 299; Orlyss. 5" v. 3. Un. tal banchetto era apparecchiato pel rispetto dovuto agli dei del matrimonio , i qlxali prima della festa venivano invocati, Ecnmo. Iphigen. in Aulid. v. 718, e perché con tal mezzo le none render si potessero pubbliche , Aronmnn. lib. 5. CaP_- 1.;gl260l1è tutti i parenti di am bedue gli sposi venivano invitati come testimoniifdel ma trimonio seguito, e perché rallegrar si potessero coi me desimi‘,‘ Tenmrr. Phorm. act. 41. Scen. Niuno però vi era ammesso, se non dopo aver preso un bagno e cambiato le Vesti, HoM. Orlyss. 4’, v. 131.;Id. ibid. è", T. 275 Amsrorn. in Av. v. 1691. ’ ’ MATRIMONI. n Il suono degli strumenti, e gl’ intrecci de' ballerini al lettavano gli occhi de’ convitati durante l’intera solenni tà. Questi canti chiamavansi Jys'mw: , o u'ys'rss: ,aro7w‘; à" v'ys'nio: o‘pfy’pfl, IIoM. , IIESIOD. ; TERENT- Adelph.; per ché non erano che una seguela d’invocazioni, che si fa cevano_ ad Imene o Imeneo‘, dio del matrimonio , Horn. Il. a' v. 491.; Amen. Ori 18. ; CALLIMÀCH. in Del- v.. 296. Quest’lmeneo era un Argivo, ammesso dopo la sua mor te al rango degli dei per aver salvato molte‘ vergini di Atene dalle violenze e dalle crudeltà di alcuni Pelasgi , HOM. Schol. Il a'. v. 593. Alcuni fanno derivar questa pa rola a’vro‘ «rmi 0"qu mu'm, dal coabitare insieme i due spo-q si; alcuni altri la derivano dalla parola u'(Uir. Il pranzo eraancora rallegrato da alcune cerimonie che in qualche maniera erano relative allo stato del matri-. mouio. In Atene per esempio , un giovane presentavasi nella sala del banchetto mezzo cov_erto di rami di quer cia e di biancospino , con un canestro nelle mani pieno di pane, intuonando un’ inno, in cui trovavansi ripetute queste parole; 'Epuyor mer , su’por ai‘piir0v, lo ho cam biato il mio cattivo stato per un’ allro migliore , Hfisvcn. et Solo. in 'Epuyar ; ed era ciò che cantavano gli Ate niesi in una delle loro feste, in memoria della felice gior nata , in cui rinfinziando alle ghiandè che avemno loro servito di nutrimento , essi si.dedicarono alla coltivazio ne delle biade; in questa occasione però sembra che queste parole avessero avuto il significato , di essere il matrimonio da preferirsi al celibato. In Lacedemone, men tre si dansava, e si ripetevano coi canti le lodi della spo sa , presentavansi a’ due sposi delle focacce divarie for me , e dette , pr1'BM|; , TnEN. lib. 10. ‘ Gli sposi passavano di poi nella camera nuziale , ch‘ era chiamata 315,4», Tnmcmr. Idyll. 27. v. 36, xaupi'à‘wx Jfi/u, H0M, Odyss. 7', v. 580.; à‘wpa'ewv, Pou.. 3. 3. 562‘ 43' ; ruppmo‘v 3wpe'wov , SUID. et HAnr0cn. in n;zzp._i ,é’ur'or; 64'qum, Tnnocn. ldyll. 27 ., v. 36; POLL. 5.5. s€°- 37; wara';, HESYCH. in mm; Eusncra. ad 11. 7’, e vraco'v, Musnus. v. 230. Ivi era situato il letto nuziale, chiamato 'M'pCor xcupz'A‘mv, Amsrorn. Pzzc. v. 844:, ruppià‘mr, eu'vn' rvypu'a, PINI). Nem. ad. anfistr. 3' v. 10. , e sq. o in,1cmn’ carene. Epod. inîi.; sitîn guygmu‘, Lucurr. in_Herodot. ,_ e yaymi , Pou.l 3. 3.,- seg. 45.. Questo letto era riccamente ‘orna to‘, e cove'rto di- un drappo d’ porpora , ed asperso di fiori , De Nuptiis Pelei et_ Thetidir v. 140à- ; ‘AMLL. Arg. mir. ' 7 , Dentro la stessa' camera, alla sponda del letto rinveni vasi come una specie di sofà , a cui si dava il nome di zi.ìm frape'fiunr'. Hrsven. ; POLI... lib. 3. cap. 3. Pria di andare a letto, la fresca sposa si lavava ipiedi, Amsrorn. Pac. , nell’acqua , che gl’ Ateniesi ‘attingevano sempre dal la. fontana Galli_roe , che di\,poi dalle nove sue vasche , Venne cognominata ’Eryrdxpouvor, Sian. ; POLL. lib. 3. , cap. 3- La persona che portava quest’ acqua era un ra gazzo , il quale ’era- uno. de‘ più stretti congiunti- in p3 rentela con uno de'due sposi, e' che dal su‘o- uliiciochia malo veniva howrpopo'fiar, Id. Ibid. Seguita una tale ceri monia , veniva la sposa recata al talamo nuziale con un pomposo apparato , e. fra lo,,s‘plendoye‘ delle torce , ,Lr liAn Declam. 38. , una delle quali veniva urlata. in giro dalla madre della sposa avvolta con un velb che‘la me desima si cava'va di testa, Smmc. Theb.*v- 505. I con giunti de’ novelli sposi erano molto esatti nell‘adempi mento ’di tali cerimonie; e si considerava come una gran disgrazia. il trovarsi assente; le madri so rattutto- erano ben attente in fare accendere le-ì torce, a lorchè le spose de‘ loro figli Veni\:ano nelle nuow abitazioni ,. Eururm. Plzoeniss. v. 339. La madre della giovane sposa. s"inea ricava anch’essa per questo oggetto , e si credeva di aver il medesimo diritto ad esercitar quest’ullici0 ,, Eururm. Jphigen. in‘Aulid. v. 731. ‘ \ Allorché la coppia m3ritale si era chiusa assieme nella camera , venivano_gli sposi dalle leggi Ateniesi obbligati a mangiare un cotogne. Era stato ciò prescritto in segno dell’ affettuoso legame , che da quel momento in poi esi stet doveva tra loro , PLUT- in. Salon. et in Co'njugal praecepl_. ' _ Dopo-ciò, lo sposo scioglieva alla sua sposa la cin tura; Di qui: ha origine-l’espressioneMina {m'wn , 0 m' {fpav_ wap6svsmir, Horn. 10mm. in Veri. 'v. 155.; Tueocn. IriyU- 27, 54, adoperata per significare renderla sposa, _ _ mammoiu - ‘ 71 e 7WnÎ Aueffmrox, per significare una donna che già è di. Venuta .sposa.- Questa cintura era in uso tanto presso le donne mai-itate , ché presso le nubili donzelle , essendo destinata a guarentire il'lor pudore da ogni improvviso at tentato di uomini infiammati dalle loro passioni , NOMI. lib. 12- Venivano chiamate ;I.quòl, senza-Cintura, le ra,. gazza non ancora puberi. ‘ ' .' In questo frattempo, uno degli amici dello sposo met-4 tevasi come in sentinella alla porta della camera nuziale, e dal suo ullìcio , riceveva il nome di 3vpupa';, Pou.. lib. 3. cap. 3. seg. 37. I. giovani intanto e le donne ri manendo fuori della camera, eranoÎ intenti a ballare, Àed_ a cantare delle canzoni , le quali ricevevano il' nome' di u'mfiahu'pm, da 8dea;, stanza nuzialè;. né ‘di ciò paghi, facevano un gran chiasso sbattendo più volte la-por_ta , e p'ercnol_endo fortemente ’coi-loro piedi la terra-, qual rumore veniva chiamato m-um'a,-o wrwn'or, stvcn. Tut ti i canti venivano chiamati imenei u'pu'nm , iquali si r_aggiravano sulle lodi della sposa e dello sposo , accom fiagnate con mille augurii per la loro felicità, Tua0cmr 111,11. 18. . Allo spùutar delgiorno recuansi nella-stanzadègli’sposi, e salutando la coppia maritale, cantavano il canone detto i'flfiakaéflm s'ylpfmì ,giaccliè questo 'era il nome-de'caxiti matutini , i quali avevano pefogg'etto di risvegliare; e far sorgere dal letto ambedue gli sposi; come all’oppo sto le canzoni che precedevano la notte, erano destinate a dis orre i novelli coniugi al sonno , e per questo ri guardi: venivano chiamate , s'rn'frnu'yia' xmymrmi , Theo cr‘il. Idyll. ibid. _ w Le feste nuziali duravano per‘piii giorni". la vigilia dello sposalizio veniva chiamata u‘pam'Mx , dacclaè‘ prece deva la notte, in cui la donzella doveva passare ad abi tare presso del suo sposo, au'M'{u0mi fr,î, ru1491’9i; il gior no delloysposalizio chiumavasi ya'ym ;’il giorno seguente eWÌ/J'J‘m , an., che significa un giorno aggiunto alla so lenuità', chiamanodaarnie,strcu'. in"yéyor, che forse ip'uòalcuni esserlo derivato mimv, poicchè si ripeteva la prima allegria; e da altri detto purancl1e r‘rmu7U'a , o svrw'Nx. Il terzo giorno veniva chiamato afîaJM'1, o me g AR‘I‘tCIII'I‘L' onncau. glio s'nniMa, dacchè la Sposa lasciava in quel giorno la casa di suo marito, e portavasi a visitare suo adre, ed ignauai(aaàaù 'r;5 rvyplp, il dimorare lontano da lo sposo. Alcuni scrittori confondono queste due voci niaru.thm, ed a_'amv'Am, comunque il lor significato sia ben' diverso. Puov le tuttavia spiegarsi ciò. coll’ attribuire tivra.u’ìun al giorno , che la sposa passava presso suo marito , ed iwau'km a, 'quello, in cui recaVasi a visitare il padre, POLL. lib.. 3. cap. 3; Hasvcn. , Svm.g PIIAVORIN. et in. verb. Nel giorno detto ai’7rwa'Mav , la‘sposa donava a suo. mar gite un’abito ben ricco a, cui si dava il nome di a'wwM 7n’pm.. Il padre della sposa , e tutt’i congiunti facevano a' n0vel_li sposi molti donativi , i quali alle volte erano. chiamati a’vrow'Mm, ed alle volte e'wao'Awg c0nsistevam que sti in vasi di oro , in, letti , in profumi, in argenterie , in pettini, in sandali , ed in altri preziosi oggetti, non che in ogni sorta di masserizia necessaria per la nuova abitazione. Q.ue4stidonativi venivano portati con'un gran fasto dalle donne , le quali andavano in fila, e serbando 1’ ordine di una processionesolenne; alla di loro testa procedeva una Persona chiamata mumpo'pos, dal portar che faceva essa un canestro , come si costumava. di fare in tutte le rocessioni, innanzi a cui andavia un ragazzo che vestito ‘_ i bianco colore, recava nelle sue mani una torcia. ' doriativi_, che dallo sposo , o ria’ suoi facevansi alla. Sposa, Venivano chiamati ùaìxakwn'pm, Svm. , ed alcu ni son di avviso che il terzo giorno denominato fosse UZMIMÀU'IITIÎPIOV, dapoicchè in esso solo era lecito alle «lon ne di comparire in, pubblico senza velo , Hssvcu. rlÌ‘aluui sostengono , che questi donativi lraessero origine dal co stume , che vietava allo sposo di ravvisare il volto della sfosa prima di un (tal giorno. Derivano di quà alcune a tre voci presso che simili, come 0m'pn‘rpa , o‘arfrn'pia. , ei€pu’,uarx, e arpa:qfisyrn'pm, poicchè Veniva allora conces so "allo sposo di liberamente trattare con la giovanetta , che scelta si aVeva per sua compagna. Di fatti le don 2elle presso iGreci prima di’maritarsi', di raro.comparir potevano in pubblico , o conversare co‘gl’uomini, ed al lorquando si accîordava loro unaytale libertà portavano D / MATRIMONI. 3 sempre sul loro capo un velo, che cuopriva loro il vol to , e che chiamato era naikuvr1por , 0' naku’7m‘pa , e con cui elleno non lasciavano giammai di cu0prirsi allorché si trovavano alla presenza degli uomini , Emurxn. Phoe ai“. (1). ( Perciò le novelle Spose fur0n chiamate ru'ypv _i4ro' rroJ n'or , stanteechè potevano elleno comparire in allora in pubblico, senza velo, Pnu_nnur. de Natur. Deor. Non sarà cosa.inopportuna il far qui un cenno delle cerimonie che si usavano nei matrimonii degli Spartani, e che peculiari erano ad un. p0polo cosi dagl‘ altri con traddistinto. Allorché gli Spartani desideravano di passa re a nozze, sembrava il loro Sposalizio piuttosto una ra-. pina , che si corqmettev:r sulla persona amata ,- ChC‘UIÌQ solenne funzione. La robustezzadel corpo, ed una flo rida salute , nonché le buone qualità dell’ animo , erano i soli pregi, di cui andavasi unicamente in traccia in.\si» mili.rincontri, Purr. de Lib. Educal. I patti nuziali sta bilivausi dagli sposi; la dorma che incaricata era di trat tare il matrimonio, uuypgu'rpu, tagliava i capelli alla spo sa , la vestivaficon abiti da uomo, ed in.' una stanza sen-. la lume la restava sola su di un letto. Lo sposo , dopo aver cenato co’suoi compagni, nel solito luogo a ciò de stinato, di soppiatto recavasi dalla medesima e le scio glieva la cintura. Essendosi quindi per breve tempo Con lei trattenuta, faceva ritorno a’ suoi compagni , 'co‘ quali \ nqu_-__‘ (1) Questo costume di andar le giovani velate , ed il non lasciarsi federe colwolto scoperto alla presenza degli uomini , e ne' anche alla vista del loro sposo allorché a lui er la prima volta si presentavano , non fu solo praticato dai Greci, ne fu loro peculiare. Venne esso usato da pressocchè tutti i popoli orientali, e la. storia non nierì‘o sacra che profana ne possono fare una piena testimonianza. Non rammentcrcm0 qui che il solo esempio di Rebbecca , la quale venendo dalla Mesopota mia con Eleazaro , ed essendosi da lungi 'accorta di un u0mo , che} da Eleazaro le fu detto 'esser appunto Isacco di lei futuro sposo , che tosto, bcnchè in viaggio, si gettò il velo sul capo , allinché celato avesse ad Isacco il suo volto: quanto però diverso è il costume de'giorni nostri! non solo le donzelle non usano più un tale'i'iguardo , ma anzi a tutte. le ore ed. in tutti i luoghi si mostrano col viso scoperto , per far rosi pompa della loro, molte volte, supposta bellezza. l’iaccsse però al cielo, che il riferito cosuime de' Greci, e di altre anni più dissit,e nazioni,si mettesse anche presso noi in vigore , che così vorrebbe assai più custo dite il pudore verginale; ' . ‘ Auricm'n’ onncuxz. _ uguitava egli a‘passare la sua ‘vita , rimanendo con essi non meno il giorno che. la notte. Quindi non soleva‘egli in seguito veder la sua compagna che sempre alla sfug gita; e deludendo. la vigilanza 'de’conclttadini, suoi com pagni negli esercizi; giacché sarebbesi tenuto per una disgrazia , e per una infrazione di legge ., se fosse stato veduto uscire dall’ appartamento di sua moglie ,4 Xeuorn. de Repub. Laced. In tal guisa vivevano essi per lunghissi mo tempo ,7 e venivano ad aver figli, prima che giunges sero a Vedere , e ravvisar bene il volto delle loro con sorti a piena lu‘ce di giorno. Secondo l’ idea del legisla tore, dal non vedersi gli sposi che di raro , e con diffi coltà , non solo dovevansi continuamente esercitare nella temperanza, ma il loro amore con questo mezzo conser varsi doveva sen‘1pre vivo, impegnaudoli cosi a. vicende volmente ‘amarsi , Px.unncn. in Lycurg. ’ C A P 0’ XI. \_ 1 nxroxzn, JDUL'I‘BRI! , cozch_nnvs ,: x conrmzyvs. Ciascuno stato della Grecia in rhateria- di divorzio ave va degli statuti particolari. Alcuni permettevano agli uo mini di disfarsi delle loro mogli 'per le più leggieri oc;- . casioni. In Creta veniva permesso ciò , Solo a coloro, che tenevano un’ esorbitante numero di figli. In Atene basta va un leggierissimo pretesto per esservi ammessa la di manda, dovendo però presentare "una istanza , nella quale equnevansi i motivi, per cui si chiedeva di voler venire ad un. tal asso. La parte che aveva avuto il repudio, po tev;c appel' re ad un magistrato, cui esponeva le sue do glianze, e dinanzi a questo si decideva l'affare. In lspar ta , quantunque 'nesssun apparato accompagnato avesse la solennità del matrimonio,pure pochissime volte gli spo si facevano tra loro divorzio , Hznon. lib. 6. cap. 63; Amen. lib. 13. cap. 1. 'Qua-lunque però siasi la libertà che a questo riguardo usavano gli uomini, non avveniva lo stesso per le donne, le quali vivevano sotto una gran dipendenza; e sarebbe stata riputata un’ azione molto scandalosa per esse, il volersi sottrarre dall’autorità mari, ‘ mvonzu, inumani, cc. 75 tale, e lasciare il marito, Euaiò_1’n. Med. v. a36. Le leg gi-‘di Atene erano per esse più propizié: accordav’an0 queste alle moin per,giusti motivi di se ararsi- da’lorc'» mariti; dovevano però ortare la diman a del divorzio dinanii un’ Arconte ,‘ col ’es'porre in iscritto le loroque r.el_e , e presentarla colli: loro proprie _'mani , Puri. in Alcibiad. ; ‘Axpotin. Orat. confr. Alcibiad. Coteslo biglietto o istanza , era chiamata ypéyy.wraa aiwoku'4'wt , Pmnncu. Ibidî 4 ‘ ‘ I 'mariti allorché ripudîavano le loro mogli, dovevano restituire alle medesime la loro dote", Deuosr. 0rab, in Neaer. 'cosa da esser u) osservata ,_ che i- termini espri menti la separazione degi uomini e delle donne ,,\ 1’ uno 'dall’ altro difl'eriva É‘ degli uomini si dicetza u‘oravru'pwm , che licenziavano le loro mogli,‘ Dnmsa-n. in Neaej'- , si7r0Au'nr, che scioglievano le medesime dalle loro obbli gazioni; e’xfiu'Msrv , id. ibid. ; _n'xzipwm , lsamus 'dé'He‘ red. Pyrth, ed Jeu'rm, Pmrr. in Cicer., che le caccia vano via; ed il divorzio medesimo veniva indicato col 1’ espressione Jarnorogvm‘. , POLL. lib'. 3. ca . 3 ,_ seg. 46. La dimanda', avanzata dalla moglie pe’l îvorzio-,_ dice-4 vasi u’aro'Mmd'u, la quale quando veniva accolta‘, il divor zio chiamavasi hoMn'a-m , PLUT- in Alcib- , ISÙUS a. de Hsred. Pyrrfr. , e significava precisamente , il p'artirsx la moglie dal marito. . ‘ ‘ ' Dietro l’ istanza di entrambi i coniugi si‘conced'eva p‘u ranche il divorzio , nel qual caso restavano i medesimi nella piena libertà di legarsi, e congiungersi con altri, PLU'I. in Pericl-; id. in Demetra; VALER. Manu. lib. b._ cap. 7. Quello però che può sembrare più strano si è , che si costumava in alcune parti della Grecia , e special mente in Atene di prestarsi l’un 1’ altro le proprie m0 gli, TERTULL. Apolog. cap. 39. Pure. in I4curg. Lo stesso avveniva in Isparta, che anzi sappiamo che inque’ st’ ultimo stato, una tale libertà si estendeva non ‘solo af cittadini , ma ai forastieri ancora, purché fossero stati particolari in beltà , e purché diveni'r potessero padri di fi-_ 7 gli assai forti e robusti.l soli Arcageti non avevano que sto depiavato costume. Il sangue reale doveVa essere esen te da qualunque miscuglio , volendosi impedire , che la 7, Anrxc_mn' onnmm. somma potestà fosse’ presso estraneo soggetto , dovendo rimaner sempre nella stesaa linea di. discendenza , Piur. in. Alcibiarl. Comunque ,però in lsparta per un reciproco consenso, f05se stata così eccessiva la libertà concessa alle donne , pur tuttavia l’ adulterio era riputato un misfatto di tanta importanza , che per tutto il tempo , in cui fu rono in piedi le sue__leggi, vérun caso rinvenir se ne può nella storia di questo popolo ,‘PLU'L‘. »in L_ycurg. L’adultero e_ra presso Greci sottoposto a dÎVersi ca stighi. Ne‘ primi tempi il ratto richiamava a se uno sde gno, ed Una vendetta molto formidabile, e fu spes' so cagioni di guerre le più crudeli e sanguinose, Hexon. lib. i.- choruu. Cassand. v. 129:. La morte era la pe na indispensabile per questo reato, dovendo l’ adultcro morire a colpi di pietre, HOM'. Il. 7' Le persone opulenLi si riscattavano da questo supplicio mediante una considerevole somma di denaro, che aveva il nome di po: xa'ypm; che si dava al marito oltraggiato, H0M. Od. 6' , v.- 329 ,_ e 354. Il padre dell' adultera era nell' obbligo di ritornare al di lei marito tutt’ i. donativi , dal mede- y simo ricevuti, Id. ibid. v. 317. _ L’ altra pena era quella di c_avare gli occhi al reo di adulterio. Questo uso è più recente, Si voleva con ciò togliergliquel dato senso , per lo di cui mezzo iniiamù mato il cuore, ecceduto aveva'i limiti della continenza, Senv. in Oen.; Arom.on. lib. 3.; chornn. Cassand. v. 421. Zalcuco fu quegli, che in Locri emanò questa --;_. ' (l) La pena della lapidazione fulminata contro gli adul'teri , non era solo in vigore presso,i Gre'ci , ne‘ da essi al certo trae l' origine. Ma. litri popoli ancora-di una più rimota antichità l' usavano ; c per non far menzione di altri, ricordiamo solo, che presso gli Ebrei era espres samente prescritto , che l’adultcro doveva essere a' colpi di pietre la pidato dal popolo; e ad ognuno esser dee noto il fatto, avvenuto al no_ atro Redentore coi farisei per riguardo all' adulterg donna. Avvi però una gran differenza tra la legge degli Ebrei, e quelle de‘ Greci , che la prima colpiva ogni c'eto di persone, dove presso i Greci le sole perso ne povere, mentre i ricchi, come dice d'autore, potevano redimórsi col danaro ; ma rammentar ci dobbiamo che, la prima è legge di un- Dio, Il_ quale non e , giusta 1‘ Apostolo neceptor personarum , non fa ecce mone di persone , dove la seconda è dl un legislatore umano. Essendo però assai considerevole la somma che si dava, tara questa anche baste \’ole per tenere l' uomo ,_enchc ricco , lontano da un simile attentato. mvonzn , ADULTEM , cc. legge; ed è memorabile, che avendola dovuto egli meta [ere in esecmione contro del suo proprio figlio, convim to reo di un' tal delitto, per eonciliar nel tempo stesso la giustizia colla clemenza, diede a tutti un memorabile esempio; poiccl1è dopo aver fattomavare al proprio fi‘ glie un’ occhio , gli ris armiò»l’altro, con farsene egli stes 1 so cavareVar. uno hist. de’ suo: VALER. lib. 6. cap. 5. ‘ ; AIELIAN. lib. , 13. cap. MAXIM. 24. A Gortin'in Creta si osservava un" altro metodo nel punire gli adulterii. Colui, che ne diVenitra reo, era coperto di lana , che indicaVa la malvagità delle sue libidino'sé azioni, ed in tale abbigliamento attraversando per la cit tà era condotto alla casa del magistrato, il quale lo con dannava all’ ignominia , per cui veniva esso spogliato di tutti i suoi privilegi, e non poteva più prender parte al maneggio de‘ pubblici afl'ari. Il primo , che inveì contro un tal delitto emanando delle leggi, e stabilendo de’ castighi , si fu , a quel che dicesi, un certo Je'tto, abitante di Argo , PAUSAN. Beat. Passando alle leggi Ateniesi, noi troviamo che gli an tichi castighi in Atene a questo riguardo erano arbitrarii, e lasciati alla prudenza del supremo Magistrato. Hnnltcn. de Polit. Athem Qualche tempo dopo , trovandosi Dra cone investito del potere, concesse all’oiieso il diritt0'di potérsi a suo piacere vendicare del reo, colto in fragan« te; potendolo mutilare, ammazzare, o trattarlo in qua lunque altro modo che più gli piacesse. Simile disposi zione fu stabilita da Jetto, PLUS, Baeot. ; Dnmos'rn. in Ari sfocmt. ; Solone la confermò , PLUT. in Solon.; Lvs1xs‘cn. Orat. de Eratosthen. Parecchie altre pene decretato fluono da Solone. per lo stesso delitto , quando però si provava evidentemente in un tribuna] di giustizia. Un’ uomo che rapiva una donna libera , pagar doveva cento drammé; quegli che l’ aveva sedotta, dar ne doveva venti, PLU'I'. in Solonf; o come altri vogliono, duecento; la multa per chi la violentava, consisteva in mille dramme, e qualora il delitto commes se si fosse con .tma vergine, veniva obbligato a sposarla, PLAUT. ,Aulular. Allorché però avvwiva, che la giovane, ovvero la di lei madre ricevuto si avessero qualche regalo, 78 Amnenrri‘ oancms. la cosa.era tult’ altra, poiché in tal|caso "non era egli ob bligato a prenderla in isposa ,' ma "considerata veniva qua l‘ ogn' altra donna di partito , -Tniinivr. .Àclelph. act. 3. scena a. Un‘ individuo privato di libertà per sospetto. di adulterio , poteva reclamare a‘ Tèsmoteti , -da' uali veni Va rimesso a’-giudici.compe_tentL Se ein ris1iltavav reo , era da questi-ultimi condannato ad*una pena arbitraria , eccettuatane però quella di morte , Du_mosru. in Neaer. Eravi anche un’ altra specie ili castigo per 'gli adulteri , che chiamato veniva mpum;za‘s, p'apam'd‘wm , Scol. Am ' srorn. ad Plnt. v‘. 168.; Amsrovm ad Nub. v. 1079; Svrn. in flapm, e ‘xsmm'vrvmm; e coloro che Venivano ad una tal pena sottoposti , erano da quel giorno in poi “deno minati uivrpwuroi. Questo castigo però non colpiva , che quelli rei , che appartenevano al ceto basso , mentre ai ricchi era concesso di soddisfare alla legge , assoggettan dosi a pagare un’ammenda, "O 3" ohm)" y: (zaixo': «l‘m‘ fl' mv srapmiMwm, Amsmrn. Plut. act. ,1. scen. a. La legge era parimenti severa contro' delle‘donne. Quel- ’ le , che non erano assate sotto il regime maritale, e che prostituivano il oro onore, potevano secondo le leg gi di.Solone, vendersi come schiave dal padre, o dal fra tello , PLÙT. in Solari. La donnaadultcra non'poteva in dossare che ruvidi abiti; e se mai essa pomposàmtante si adornava, era perpetuamente esposta alle beffe di chiun que se le incontrava dinanzi; la stessa libertà era con cessa,allomhè si trovava nè templi Una persona rea ditaie delitto, giacché si credeva profanato quel tempio, in cui comparivano persone-così infami, e detestabili. Finalmen te il marito de1l‘ adultera , benché volesse , sotto pena d‘infamia, érlni'a, non poteva più seco convivere, Dx MOS'IH- in. Neaer. I lenoni delle proprie mogli cran pu niti con la morte. > ' Oltre la propria legittima moglie, sembrayche i Greci prendessero quel numero di concubine , odi mogli se condarie , che più loro vpiaceva ,' le quali venivano obia-_ mate wnmxlà‘sn tali soleano essere le prigioniere di guer ra; ovvero le schiave comprate con danaro. La moglie legittima, in considerazione de' suoi natali, della dote, che recava , e per molti altri riguardi , aveva sulle me mvonzn, ADULTÉRJ, cc. 79 desime una superiorità; ciò non ostante tollerarpon Po tevauo le legittime spose tale libertà nei loro mariti , e nutieudo una continua rivalità verso tali concubine_, con sideravano una tale concessione, come un’ usurpazione che si faceva ai loro privilegi, Hon. Odyss. ai v. 433. ; Iliad. i'. v. 447‘; Sanrc. Agamen. v. 295. c 4 r Quasi tutta la Grecia riconosceva le. cortigiane nello stesso modo , che le codeubine; e si credeva che con l’uso delle medesime , il buon costume non venisse in verun modo a solfrirne, Tsun1v;.,tale' era ancora il sen timento di uno de’ sette savi della Grecia. Solone con cesse loro di poter vendere a qualunque richiedentei lo ro favori; che anzi inculeava alla ,gl0Veniù Ateniese di. spesso servirsene, e ciò, perché le mogli, e, le figlie dc' cittadini fossero state al coverto_ dalla violenza , e dalla seduzione, Puu.nm. Delph. (1). Chi abusava di una do'n-, na estera, quali erano le cortigiane , dette perciò Ehm , non veniva punito; avveniva però al contrario per. co lui _cbe, abusava di Una cittadina , che anzi era severamen te punito. \ ' . Per molto tempo le cortigiane non potevano altrimen ti comparire al cospetto del pubblico , che col volto co perto ’_di un.velo , .ovvero da 'una maschera ; né , come sono alcuni di avviso , era loro permesso di esercitare 1’ infame loro mestiere in città, Cavs:rr. In Atene lo esercitavano nel Ceramico, nello Sciro, e nell'antico fo ro, ove stava il tempio di Venere vra'ni‘nyur, ed ove So lone le limitò a riceverai loro amanti. Frequentavano parimenti molto un ‘certo foro in quella parte del porto Pireo , detto 90u‘ {zapr , il lungo portico, Pou.. In al tre parti ancora' vi erano comunemente molti luoghi di seduzione ‘ ’ ,(l) Bisogna ben dire, che Salone quantunque riputato_ uno de'più sag. gi della Grecia , ignorasse del tutto nel noto assioma, che non conviene far il male, perché ne avvenga un ene , non snnt facienda mala , u: cqemanz bqna‘, altrimenti non avrebbe giammai potuto iuculcarc alla gioventù una così stravagante condotta. (2) Quanto più si studia il costume dc' Greci, altrettanto più se ne conosce la bizzarria" , e la stravaganza delle leggi , dalle quali il' costume stesso sorgeva. Abbiamo in efi‘etto osservato, come ora puniyauo si scvg. o sn’rxcm‘n' mmtnì. In alcuni luoghi della Grecia una vestitura particolare faceva distinguere le cortigiane dalle altre donne. Così in Atene eravi la legge di non'potere le oneste donne ve stire , che .00n una decente semplicità; e che di pom posi abbigliamenti non potessero ornarsi se non le c'er tigiane, 057m 'rlìv pozzam'ó‘u J‘n'xvua‘: mi aiuà‘r'apavu, CLEM. ALBUM». Pa'edag. lib. 3. cap. 3‘. Cousimilelegge fu ema nata da Zaleuco per li Locresi , Dro'n. Sic. , e lo stesso costume si osservavaparintenti in Siracusa, Arnzn. Affi ,‘y0,09. lib. 12. Ed in etl'etto, comunque il mestiere del le ‘cortigiane fosse stato tollerato in questi diversi luoghi, Pure generalmente Venivano esse riputatc infami,. ed era riserbato un tal mestiere per le prigioniere, e per le schia ve. Da ciò è, che in Atene era vietato dar loro un no me, che fosse appartenuto ad un’ oggetto sacro, [11. In Corinto ve u‘esisteva una quantità immensa, ed es sendovi in questa città. un tempio dedicato a Venere, si credeva stoltameute, che il mezzp più efficace onde pro cacciarsi la protezione della dea Venere , fosse quello di far ascrivere al di lei tempio delle nuove fanciulle , le quali erano mantenute nel tempio , Srnn. lib. 8. Deri va da ciò la voce xupivfim'fezv , far la cortigiana, che si gnifica il far trallico di se stessa ,, HESYCH. Nello stesso senso usate trovansi quelle altre di Agufim'fm, “5192!, e po:ymiffiir, dacchè tanto i Lesbj, che i Fenicii non erano .. . , ramenle 1' adulterio ', ed ora colla ‘stcssc leggi il' tolleravano , quando si richiedeva dalle donne la più_ grande ritiratezza, e quando ammetteva no la comunità delle mogli, e questo stesso se era copccsso ai privati negato veniva ai Sovrani; e se si voleva che le donne cittadine mantenute si fossero sempre pure 'ed illihate , non solo si tollerava , ma si consi gliava ancora di abbandonarsi alle cortigiana: un miscuglio in somma ed una condraddizione cosi patente si scorge nelle loro leggi , che se 3 un verso ammirar conviene la sapienza di alcuni di quei legislatori, deplorar si debbo dall' altra di molte delle loro istituzioni la stravaganzn e la turpitudiùe. Non occorre però il farne troppo di ciò meraviglie. Il padre Teodoreto, come abbiamo altrove avvertito , facendo il con fronto delle leggi di molti popoli antichi: privi del lume di fede con quelle dc'crishani , in questa confusione e contraddizione appulllù che in esse esiste, riconosce subito esser tutti quei governi fondati sull' auto rità Umana, e che al solo Iddio si apparteneva , il dare una legge del tutto unilurme , e che tendessc sempre a condurre l' uoino a quel fine, per cui è stato creato , ch‘è la Elll eterna salvezza. ‘ vrn mmrrx, ecc. 81 in questa. materia da meno de’Corinzj, essendosi” resi assai infami per un tal vizio. ‘ ‘ Le cortigiane di Corinto portavano gran fama di bel tà , e non concedevano che ad un prezzo assai caro i loro_favorì , Amsrora. Plul. act. I. , scena 2 , dond. poi nacque quel proverbio: Ou’ rara-6: u'nl‘po‘; a‘; Ko'pu lor'i's’9‘ o' nMJ;, non a tutti è dato di andare a Corinto.’ f Il "mestiere di cortigiana rapportar doveva al certo nella Grecia molto lucro a chi lo esercitava._ Difatti stabili Yansi alcune un patrimonio ben pingue. La famosa Fri ne si esibl di riedificare a sue s le mura di Tebe , che Alessandro abbattè. Per rea ere la loro conversazio ne più piacevole agl’ uomini di rango e di letteratura , spesso univano alla forza della bellezza le attrattive del discorso.. ’ Lo studio delle scienze più elevate formava la più pia. cevole loro applicazione, frequentando le acc'cademie, e oonversando familiarmente c'o’ filosofi , in che consiste va il loro scopo maggiore, Purr. in Pericl.; Ama, lib. 13 , -cap. 5. ' C A P O .XII. ° \ 71‘1'À RITIRJTI , ED OCCUPÀZIONI DELLE DONNE. Le donne molto di rado comparivano dinanziagli estra. nei, e dimoravano nella parte più rimota delle loro abita zi0ni , Con. NBP. in Praefat; ed è appunto a questo fine che le case de’Greci erano comunemente divise in due parti, in cui gli uomini e le donne avevano assegnati diversi e distinti appartamenti. La parte più prossima all‘entrata , detta u’rà‘pu‘r , o «Erà‘p'un'ru, era l’appartamento degli uo mini, messodopo l’.uw‘7m’, corte; la parte più rimota det ta 7uva'nrv'r , 0' y:rm'xa>m'flf , era l'_ appartamento assegna to alle donne; e nella parte anteriore all’au'M' ,' cranvi. altri appartamenti, detti rp_o'à‘mo;, o wpanw'Mor, Hou. Il. (' , v. 242. Osserviamo in Omero , che l’ appartamento delle donne veniva anche chiamato fl'7m 9hapol , come ello ch‘ era situato nella parte suPeriore; giacché le abitazioni delle donne‘ comunemente erano nelle camere più alte, Evsn‘ra. in h. 1. , locchè era considerato co‘ 82 mrrcmn’ unBflfln. me un’ altro mezzo per tenerle lontane dalla compagnia allrui. Da ciò è che Elena aveva la sua camera nella par te più alta della‘casa, Hou. Il. y'. v- ,425; e Penelope abitava in Iun’ altro simile luogo , a cui si ascendeva per ine‘2zo di un xM'yaE, Il. Odyss. Questa parola a -dir vero non’significa che scalino; ma nel passo che si è riferito, può ben denotare .una scala ,cbe sembra esser stata in uso in nei tempi, in cui l’architettura era‘ancora nel suo nascere, ìuarnPhoenias. v.’ 103. Queste camere alte o superiori, specialmente in Isparta,‘ andavano sotto il nome dla’ar, «in, o dwspf». , quali parole essendo distinte unicamente dall' accento ( il quale non era ben conosciuto dai Greci de’ primi tempi ) da m’è, uova, hanno suppostoalcuni, che dato avessero ocCasione agl' inventori delle favole di fingere che Castore, Polluce , Elena, e Clitemncstra fos sero nati dalle uova , quando che essi vennero alla luce in una di queste camere superiori. ‘ Le donne, tanto nubili , che vedove , che non erano sotto -il dominio maritale, menavano una vita sempre rie tirata nei loro appartamenti, HAnroanr. Le Vergini pe rò , come quelle che avevano minoreesperienza nelle cose del mondo, erano tenute assai più ristrette. Il loro appartamento detto smpfiwai_v , era per l’ ordinario guar dato con serrature, e chiavistelli: 'Oxupoim vrapflsmia: apaupoiirfrai XdÀIÎ; , Eurnr. lphìg. in Aulid. v. 738. Ta lora erano esse così strettamente tenute, che nOn era loro lecito di poter andare da uno in un altro apparta mento senza nn permesso speciale, Id. Phoeniss. v. 33. Le donne meritate di fresco venivano con quasi altrettan ta riserva mantenute. Il farsi 1Vedere vicino la porta del 'la casa , era per esse cosa molto indecente , e si espo r .‘ (1) È ormai generalmente stabilito , che i segni dall' accento fossero plesso i Greci inventati cd introdotti da Aristofane di Bizanzio, accurato grammatica , il quale pressdeva alla lilireria Alessandrina , e che visse circa duecento anni prima di Gesù Cristo. Dopoclzè la lingua Greca di venne lo studio favorito de' forcsticri , fu necessario di facilitarne la pro nuncia , con applicarvi de'scgui di direzione per tale cfl'ctto ; e qllf-‘fl0 fu probabilissimamentc , che induasc Aristofane ad inventare cd intro durre quelle virgolette accentuali , le quali non hanno per isc0p0 di de terminare la quantità di lettere , o di sillabe , ma solo dinot&rc l’ele vazione o l' abbassammto della voce. Nata dell' autore. vrrA anuer , ecc. 83 nevano al pericolo di far oltraggio alla loro riputaz'ione, Eumrio.fdndromach. v. 876. Potevano.appcna toccare la soglia, che le divideva dall’aJM‘, Mimmo. in. Sros. Serm. 72. Questa loro soggézione però, veniva molto alleviata subito che davano alla luce qualche figlio. Acquistavxmo allora il nome di yn'r”p , derivante , come ,. sono alcuni di avviso, u'c‘a' 105 [Mi frupziaflau, dal non essere più rinchiuse; Con tutto ciò non acquistavano esse un diritto indip'en. dente a questa libertà; dipendevano .tut>ta"ia dal volere de’loro mariti,i quali se nudrirano gelosia, le seguitava no a mantenere colla stessa ristr'ettezza , Amszrorn. Thesmo phor. La prudenza però delle donne portava sempre ,<cho non si fossero , se non di rado , avvalnte del riguardo usato verso il loro titolo di madre , stililaudosi sempre cosa indecente, che una donna andasse moltolontaua, e stasso per molto tempo fuori di casa: 'Enl‘u‘r. 7um.mîu un' daf' o‘nu' ‘7‘eur M'yor, EUSTAT. in Il. s'; PLUT. de Praecepl.. Ceriani) Non altrimenti esse comparivano in pubblico, che co. porte il volto di un denso velo , dal ‘uale non poteva all‘atto trasparire all‘occhio di alcuno la loro fisonor;ia , Hon. On'yss. 0', v. 208 ; Euairm. Iphig. in Taur. v. 372. Alfio di prevenire tutte le private assegnazioni, Solo ne eimnò una legge , colla quale ordinò , che nessuna donna maritata , o matrona ( giacché per le vergini ab biamo veduto esser esce tenute_con grande. ristrettezze ) portar potesse con dei nell’aucit di città più di tre abiti, D aver potesse_ una quantità maggiore di cibo o di vino, che potesse procurarsi per mezzo di un solo obolo, o un paniere che avesse più di un cubito di lunghezza. Ordi jnò egli parimenti , che non potesse la donna viaggiare di notte, senza che portasse dinanzi al di lei cocchio sempre accesa una torcia. Venne quindi in seguito , per suggeri mento di Filippide, decretato , che donna alcuna comparir non potesse in pubblico indecentemente vestita, sotto pe na di pagare una multa di mille dramme. Una tal*leggfl "era con ogni diligenza osservata da certi ufficiali chiama ti ywalxo'vopm e yui’aimlm’apdt, e per renderla più esegui bile si servivano essi di una tavoletta , sulla quale veni '_vauo esattamente registrate tutte quelle ammende che si ,eranqlper tale oggetto pagate, e -l’ esponevano alla pub. 84 tmrcmn’ cucire. _ blica vista nel Ceramico sopra di un fle'flyor, albero di Elatano‘, Arumv; lib. 6. cap. 9,, PonL'. lib. 8, cap. 9.; .' esame. in flAavav;'Eusrnu. In 11. n. Era anche costume delle donne l‘aver seco delle ser fi.ette , le quali -ei‘ano zitelle , Hou. Orb’s.h 0'. v. 208.; le "mali di ordinario erano donne di età , e che spiravano ella gravità, 'Appafvroxor d“ai'pa 01' x:J‘nf I'xa’à‘spba wape’ry, Id. Queste servette non solamente erano al servizio delle loro padrone , allorché andavano elleno fuori, ma tene vano loro compagnia in casa; e se le loro padrone era no giovani, prendevano esse cura della loro educazione, e perciò chiamate venivano frpapoi- Alle Volte venivano destinati a tal' ufficio de’ vecchi , Eunrmn. Iphig.; ed era cosa anche comunemente osservata di commettere ed affi dare-la cura delle donne agli eunuchi, i quali eseguivano tutti gli ufllcii delle zitelle, e questi per lo più si pren devano dalle persone di qualità , Trauma Eunuch. act. l. scen. 2.; AMMI‘AN. Mancnum. Hist. lib. 14. Nei primitivi tempi le donne , convenientemente alla semplicità della loro maniera di vivere , venivano acco (1) Non v' ha dubbio che in molte cose i Gentili, benché dotati del nolo lume di ragione , fanno sc'orno ai Cristiani, i quali godono del gran beneficio della rivelaeione. La modestia fu sempre ripulata la di visa della donna , e le presso i Greci ed altri popoli si permettevano gli ornamenti alle cortigiane-, non era però neppure a queste permesso l’ ornarsi indecentemente. ‘ Nonni è cosa nelle Pagine sacre, e special mente nel nuovo testamento tanto raccomandata quanto il modesto ve stire delle donne. S. Paolo, tra gli altri, permette alla donna maritatl _ l' ornarsi per_piacore al suo marito , ma questo Stesso ornamento non vuole che oltrepassi i limiti della docenza e della modestia. Benché pe rò e presso i Gentili stessi tanto venisse 'raccomandata alle donne la modestia , e tanto sia alle donne cristiane raccomandata questa dalle pi fine sacre , non v' ha però cosa di cui facciasi minor conto dalle don ne quanto un tal' insegnamento. Non s' intende qui di parlare del sem plicemente ornarsi ,benché anche sotto questO rapporto vi sarebbe mol to che dire , trattandosi di chi col Buttesimo'ba rinunziato alle p0mp. del mondo , ma si parla bensì di quel vestire indecente che usasl dalla maggior parte delle donne cristiane, le quali fanno vergogna al Cristia nesimo , e si rendono, come diceva S. Cipriano col loro scandaloso v: otite , quali OCCMÎOBI ad altri al mal fare: e poiccbè né la legge di un Dio , né le ecclesiastiche pene bastano a richiamarle al loro dovu‘e , osa-ebbe cosa assai vantaggiosa, se fosse anche presso noi in vigore la leg ge dc'Grec1 , or ora citata dall' autore , per mezzo di cui pagar si fa ‘me fllle d°nue invereconde_ nel lor vestire una grossa pena yecuniuù. vrrA nrrmn, ecc.J ‘ 85 atumate ad attinger l’acqua; a guardar gli amenti 1 ed”; a far pascere le Vacche o i cavalli. Celesti" utlìcii erano. eseguiti non solo dalle donne di un grado'inferiore . mm ancora da quelle che vantavano ricchezze enobilt'ù ìli na@ tali, Hom. lliaìl. à'. v. 185. _, ’ Gl’ impieghi più comuni delle donne ,‘ erànoilfilare,. il teàsere , e l’ esercitarsi in tutti i generi di ricamo ,‘ m di lavori falli ad ago. Con siffatta stabilità si diedero es-L se aroteste occupazioni, che in parecchie case , in cui. vi erano molte donne, vi erano delle stanze destinate ap-’ punto a questo solo oggetto , ed alle quali. veniva dato. ‘ il nome di iraîr -5u'Mpo; , quAaaiou,ayo‘: ofxo;-, ecc..Po;.r..; Può su questo soggetto esser bastevole il.notarè , che il maneggio delle provviSioni e degl‘ altri domestici alfati , era affidato alla lor cura; cosichè nei tempi eroici ad» esse si apparteneva il condurre gli uomini a letto, il la» varli , ed elleuo' stesse avevano cura-, di profumarli , di Vestirli.di spogliarli, HOM. Iliad. u' v. 31.; 2' v: 6. 7.; a" v. 559 , 560; 0dyss. i. v. 436; 7'; v. 464., A" v. 49; 1' v. 348'; 9' v_. 93; '94; p'. V. 88; q"..v: 330; \i« V. 105., 147 , 297 , 298:, Arumv. lib.kl.; CATI_ILL. Poem. a. , v. 160.; e che da esse si eseguivano pressocclaò tutti gli ufficii i più faticosi della casa, Id. Ibid.; Hano‘ nor. lib. S. ' l ‘ ' ' ‘ La condotta delle donne Spartano era assaiy- differente da quella delle altre donne della Grecia. Le loro vergi ni andavano fuori di casa senza alcun velo-in testa; le' donne maritate all’ opposto, il di cui dovere era di cer car di piacere soltanto ai loro mariti, si mostravano sempre velate, PLU’r. 'Apoph!h- Lac. Le donne però non era no meno riguardate , né vivevano sotto minor ristrettez‘ za, Amsror. de Hep. lib. 2. cap. 9.; Dmnrs. HALICAIN. Antiq. Rom. lib. 2. cap. 24. Affin di renderle più for li , e vigorose , Licurgo ordinò , che le vergini si eser: citassero alla corsa , alla lotta, al giuoco delle piastrelle}. e a lanciare i dar'di , e nella stessa, guisa, che gli 110m1111 com arire senza abiti addosso , ed in tale statocompa-- \ rèn o nelle loro feste solenni , e nei sacrifiiii , - canta! dovean certe canzoni,' nelle quali, prendevano esse_ a sa. flrizzare la condotta di coloro, che si erano condotti in» 86" AN'IICIIHA’ summa. ' lamento nella guerra, o passavano ‘ad encomiare coloro, che fatto ave\iano qualche larava'aiaione, PLUT. in Ly-{ curg. La modestia , benché spogliata in una. parte del suo pudori: , pure era rispettata da quelli dell’ uno , e dell‘altro sesso. Questi pubblici esercizii- tendevano a ri svegliare in coloro; che v’eran presenti, un desiderio di vigore , e di attività , e di riempirli di sentimenti n0 Lili , e coraggiosi, dall’essere appunto accordato ad essi il articìpare delle ricompense della virtù, Id. Ibid. "n seguito, allorché le leggi di Licurgo furono dimen ticate ,_e gli Spartani degenerarono dai loro antenati, le donne abusarono della libertà, che il legislatore aveva ad esse accordata ,, PLU'I‘. Num.; ciò non ostante , fra tutte le donne della Grecia , le Spartane furono quelle , che si mantennero per più lungo- tempo osservauti ne’ loro ovcri.. C A P 0' Xlll'. manu, su INFANZIJ us‘nivcwur. Colorerclme desideravano di aver figli , erano comune mente assai liberali in far de‘donativi ed offerte agli dei, specialmente) che. secondo la comune credenzaGli si supponeva Iclie quelli presetlessero alla nascita dei fanciulli. Ateniesi inwca-vano a‘questo fine certe divinità , le qua-‘ lieqsa erano à’plq'oqra'q‘opu, Tpcfovm’vpsu. Non è‘ facil chiamate iperò il determinare chi 0fossero coteste divinità, e qual ne fosse la origine del nome. Alcuni son di in! viso, che i loro proprii nomi siano Amaclide, Protoclb, e Protocleone, e stimano clic questo divinità presedesse no ai venti, Srm.; altri all‘ opposto suppongono che que ste fossero i Venti medesimi ; alcuni sostengono che i lo ro nonni- fossero Collo, Briareo , e Giga , e che costoro figli fossero di Otipaydfi e Di , del Cielo e della Terra; neutre altri son di opinioneyclc la Terra fosse loro ma dre , ed il Sole 0 Apollo il padre loro , e che essendo essifiimmediat'amente discesi da due dei immortali, veni Yano supposti di esser essi 7p1'7'01 araun',m, i terzi nell’ n'mìna generazione , e per conseguenza esser dovevano ruscm, un INFANZIA nia’r-‘ANCIuLLI. 87 come autori e presidenti della nascita dein uomini , Suo. f, Pnavomu.; Hcsmu. ‘ » ‘ ’ La dea che prendeva. cura della donne nella nascita de’ fanciulli, veniva chiamata ’Emelàwa , 'Ei'Av'3um', ed alle volte ’Exauàu‘: Mo'xbuv, 'EMU50U't, 'Enpuyec, Tillîocnir. Idyll. (’. veniva essa anche denotata colle VUCÌ a’pn'yw K3vw’fln ,na'aw, .NONN. Dionjs., aid‘irwv s’vrapoya‘v, Qquìr a‘v'7upm , ecc. Eimièum è derivata dvro“ frav‘ u'Mv'5ur, dal venire , o perché essa veniva ad assistere le donne, nel parto , o-’ piuttosto dall’ esser essa invocata a voler assistere all‘ in\ fante nel venire al mondo.‘ Il nome qmqpa'pn, che da“ alcuni siattribuisce a quesa dea , è derivato dvra“wwî ed: pi’pflr, dal portar luce , giacché colla di lei assistenza i fanciulli erano portati a-,gode:e il beneficio- della luce Per alludere appunto a' ciò, veniva questa dea rappresen tata con alcune torce accese nelle mani. Non sono di accordo gli autori a stabilire chi fosse questa Elithyia. Credono alcuni che essa fosse una donna ci" Iperbori, la quale emigrò dal suo pro rio paesetraspor tandosi aÎ Delo ,. ove essa assistette a îatoua- nel di_lei’ parto; aggiungono altri che questo nome fu- sulle prime usato in Delo ,’ da cui venne a difl‘ondersi nelle altre par ti della Grecia,Paosuv. Atliè. Alcuni suppongouo ch’es sa sia la madre di Cupido , Id. Beeot. ., e'sostengono che sia essa più antica di Saturno , e sia la medesima; che Hi7rpmpdrt7, il Fato, Id..Arcad; Altri poi all’opposto dicono che essa-sia la stessa che Giunone, Diana, la LU‘ ma, ecc. Quello che sembra più probabile-si è, che -Snì ‘7m'òMm, tutte le divinità che presedevano alle donne nella nascita de’ fanciulli, venivano chiamate Elithyic , locchè è un nome generale , datoalle volte ad una , ed alle volte ad un’altra dea. Giunone fu appunto una di queste dee , Team-r. ,Le figlie di Giunone impiegate vennero nel medesimd ufficio , e perciò.rese degne di ricevere lo stesso titolo , Hou. Iliad. A‘. 1. 269. La luna era un’altra di questa divinità , ‘C1c. de Nalur. Deor. lib. z. y Poiché si stimava che Diana fosse la stessa che la lu-‘ na , si credette perciò. che anche essa fosse. addetta al medesimo ufficio , Honu. Carm. Secular.; Id. lib. 3,, od. 23. Da qui è che yiene essa chiamata yoyora'm; , 83 ' Anrlcni'rs’ cascina. l’epiteto comune della voce Elithyin. ‘AAM‘ fin" [hai-mm yoyus‘a'xoi 'Apflpi; s‘e: ,- Tueòcnrr. Varii altri titoli dello stesso'generc sonoànc'lze a lei dati, come veder si può’ in Orfeo, Hy-mn. in Dian. . I Gli epiteti pasepo’po;, peps'aflm;, ecc. ,_ che denotano il principio della vita e della luce, essendo parimenti at tribuiti a Proserpina, rende probabile che si supponesse esser essa quella-’ che s“ interessava ei‘ le donne in ciò che riguardava'il paito;‘nè- deesem rar ciò cosa strana, se noi consideriamo esser Proserpina la stessa di Diana , la. qualeinferno dal dimorar facevadistinti. nel cieloNel , nella e Inell’ , aveva che tre nomi cielo terra infatti, vien essa Chiamata E:Aliy_q, la Luna ;\ sulla terra L'Ape-s; pur, Diana; e nell’inferno, flspaspo'wr, Proserpina: e da quì‘ è derivato l-’ epiteto 'rpi'poppo; , per mezzo' di cui i poeti indicavano il di lei‘triplice carattere. ‘ Lo scopo dell’invocazione di questeîdee era , affinché le donne sgravar potessero senza dolori, loccbè veniva; riputato come un contrasegno il più distinto del favore divino, Tnnoemr. Idyll. v. 56; e quale non veniva ad altri accordato che alle donne-castee virtuose», Punr. Amphit. att. 5-; scen. i. ' ‘ ’ Altro contrasegno di favore divino veniva stimato che si conferisse alle donne, se giungevano elleno a dar fuo ri alla luce de’ gemelli , Id. ibiz'l. _ Alfio di procurare un facile parto , avevano esse il co stume ditenere nelle loro mani de’ rami di palma , quali si tenevano per segnali di gioia e di vittoria , e si usa vano come emblemi di Persone che dopo di aver tollera to grandi aillizioni passavano alla prosperità; essendosi osservato di quell’albero, che sospendendo de’ gravi pesi sopra di esso, in vece di piegarsi gli serviva ciò per di stendere i suoi rami ad una grande alteiza-z 21‘ àea’ ‘rs'm ‘Iro'fwu Avrai , @01'70t09 p'aJ’mî; _9Cspaìr i‘pa4èft‘_rh , Tanca. Gnom. v. 5; HOM. Hymn. in Apoll- v. 14. cosa anche da rimarcarsi che le antiche donne Ate niesi si servivano soltanto nel loro-parti del ministero degli uomini ., essendo proibito dalle loro leggi, che le dorme o le _sclsiave potessero darsi allo studio-o esercitare la me dicina. Un tal costu'me però riuscendo troppofatale a pa» msmn , In uvnnzu nr’rmcmun 8 rece'bie donne, la modestia delle quali non avrebbe loro ermesso di affidarsi interamente nelle mani degli uomini», gli Ateniesi abrogarono le antiche leggi, epermisero che le cittadine csercitar potessero l‘ impiego di levatriri, Hrr;uvf fab. 274." ' ' Non cosi il fanciullo veniva al mondo , che lo lava vano essi coll’ acqua ci:lda , CALLIMACH. Hymn. in 'Juy. v. |7; chormr. in Cassandr. v. 3:9, in un vaso chia .mat0 Àuwrpo‘v. Emurrn. Jon. v. 1493. Quindi l’ungeva no essi coll’ olio , che tenevano in un‘vasetto di terra , chiamato zu'fr7toî. ' ' “ Gli Spartani baghavano i loro fanciulli di fresco nati non nell’acqua, come era il costume di tutte le altre par. ti della Grecia , ma nel vino , onde potessero far "pruova del temperamento de’ loro corpi; giacché era lor senti mento, che quegli di una debole complessione,soggiacer dovessero ad una tal prova a convulsioni , oche imme diatamente perirebbero; ed all’ opposto , che quelli di una forte e vigorosa complessione acquistar dovessero da una tale lavanda un grado maggiore gore, PLU'I'. in Lycurg. I di fermezza i I e di vi L’ altra cosa che eseguivasi su i fanciulli di fresco na ti , era di tagliar loro il cordone ombelicale; locohè ve niva eseguito dalle nutrici , e chiamato o'ppuMa-opi'a, Svm. in voc. ; e da qui nacque l‘ espressione proVerbiale n‘p< paM's" rou ou' wapnfrpn'an, locchè importa, tanto siete voi un fanciullo, quanto siete app‘pena separato da Vostra madre. Unadelle nutrici assistenti inviluppava il bambino con delle fasce strettamente unite, CALLIMÀCII. Hymrr. in Joù. 'V. 33.; PLUT. in Lycurg.; HOM. Hymn. in Mercur. v. 268, le uali erano chiamate wrépyava, e ciò per conservar le di (lui membra dritte ', e regolarmente confermate: ciò non ostante le nutrici Spa-rtane erano così attente e pra tiche , che senza usare cotali legami , non erano però i loro fanciulli men forti, e gentili. La di loro educazione era troppo differente da quella degli altri fanciulli della Grecia. Avvezzi a tutti "i cibi , si faceva sopportar loro benancbe la fame; e_ si cercava di avv_ezzarli a camminar senza verun timore nelle tenebre; nè in essi rimarcàvansi .IEt. 1 90 mamma-i ananas. ’ quei capricci, e quella caparbietà , che ordinariamente. si osserva nei fanciulli, guasti purtroppo dalla malinteh sa tenerezza delle persone che gli.circondano , ed alle quali affidata è la loro educazione. L’ eccellenza di que sta educazione era si generalmente riconosciuta, che mol te citlàwlelle_altie partidella Grecia mandavano a Spar ta, a cercare le loro'nutrioi, Purr. iri Lyeurg. (1), In Atene i neo-nati erano comunemente cinti con un drappo qualecherappresentavasi testa di protettrice Medusa , simile a sul quella lornava l’egida una di Minerva della città. Credevasi in tal guisa di metterli sotto la. protezione della Dea, e di trasfoudere nella di loro ani ma Un desiderio d’ imitare , allorché giunti sarebbero ain anni più maturi, le nobili e generose azioni che erano sopra dello scudoldipinte. Questo drappo era an cora il presagio certo del loro futuro coraggio. Ed è per la ragione istessa che usavasi di collocarli sopra de gli scudi, Tneocn. Idyll.‘ mi" , inilio. Gli Spartani furono quelli che con grande esattezza osservarouo una tale cerimonia. Amxevlà‘asoia yunu'xls T'n'au o'l‘r'roua’tr e'vr' mixa'xiom flou'u , Nona. Dionys.. lib. 41. In altri luoghi della Grecia si situavpno ordinaria (i) Benché somma cura si prmdeàse generalmente (la' Greci , e molto più ili lspartadi avvezzar i fanciulli a cacciar via da loro ogni timore, avvoyzzancluli, come qui si dice, ad entrar soli nelle stanze oscure, pure da un' altra parte venivano essi ad indebolirne questo spirito superiore col racconto che’facevano ad essi le motrici di favole , le quali come più troppo vediamo accadere a giorni nostri, ad altro non servono che ad utterrirc i fanciulli , e a renderli per ogni cosa timorosi c sospetti. Né delle sole‘favole si compiacevano le mitrici Greche, ma a questo vi ac coppiavano il racconto di cose che servissero ad\ ispaventare i ragazzi. 1_ Lemuri secondo csse.compariuno per attclrire i bambini , le Lamie si pasccvano di carne umana , ,e specialmente de' fanciulli qualora non fossero savi. Alludendo al costume di tali racconti, Teocrito introduce nel suo quinto Idilio due donne che andar dovendo ad una festa , una di esse dice al suo bambino 21 io non ti conduco meco , perché ivi tro vasi quella feminaccia che mangia i fanciulli «. , Ognuno ben comprende quali impressioni far dovevano tali racconti nell' animo dc’ bambini , e come lungi dall' ispirar loro coraggio , do vessero anzi esser cagione di avvilirsi ed impicciolirsi il loro spirito; e da ciò è che dovrebbero esser ben vigilanti i genitori , nell' aifidar che fanno i loro figlli in mano di mercenario nutrici , proibendo ad esse espressamente i far loro de’ racconti, che alterando e guastaudp la mas sa del loro sangue , li fa divenire stupidi , ed inctti., inscrra, Il) un_xv‘ztl ut’nwcmtu. 91 mente i bambini su qualche oggetto della professione , che sembrava dover essi un giorno abbracciare. Non vi era cosa alcuna più comune , 'quanto di inet“ terli sopra gl‘istrumenti, che servivano per vagliare fiÌ grano , ch‘eran chiamati M'xn , e che venivano conside rati come augurii di lorotutura abbondanza , CALLm. Hymn. in Jov. v. 48; ibiq. interpret. Prima di terminare quest’articolo, sarà assai proprio l’ osservare, che in Atene , especialmentt: nelle famiglie distinte- pel rango che occupavano , era generali: costume di servirsi a tale utiici‘o delle culle formate a guisa di dragoni dorati. Que* sto costume fu istituito da Minerva, e rimontava all‘epo ca di Erittonio , uno dei primi capi dell’ Atticar,‘ i. di cui piedi avevano la forma di un serpente , e che espo-’ sto nella sua fanciullezza , deserte la sua conservazione ' a due dragoni, alla custodia e vigilanza de'quali venne da Minerva affidato Ennrr. Jon..- v. 1-5 , e v. ni‘ay. , Il quinto giorno dopo la. nascita del bambino; le le VfllrlCi dopo una lavanda fatta per purificare le loro-ma ni , lo prendevano nella loro Braccia girandolo tre volte intorno al focolare. Era esto considerato il vero istan te della nascita del bam ino,’ ed allora entrava a far p;rte della famiglia. Questa cerimonia lo'metteva sotto salvaguardia degli dei lari, il di cui alt-are primario era il domestico foc'olar‘e. Da ciò è , che questo giorno véniva chiamato Apn’ym'pwr n'pap , o ApprJ"pópur: cele Bravasi«esso colla più grande allegrezza , e consacravasî dain amici con dei suutuosi regali, che facevansi ai pa renti del bambino. Alcuni rami di olive posti al di "so pra della porta annunziavano la nascita di un figlio ma schio. Quella di una figlia designava‘si con della lana se gno dei lavori ordinarii, nei quali generalmente venivano impiegate le donne, stvcn. in 2fl'par. s’xpc'pnr. Il pran zo di un tal giornoconsisteva in cibi di differenti qua lità. Tra. questi vi si osservava il xfiépfln , cioè cayolo] Verde, Ordimto dalle levatrici’alle nuove puerpere, qua sicchè avesse il potere di aumentare 'il loro latte, Arnmv. lib. 9. cap. 2; lib. 2, cap. 25, Il settimo giorno era poi quello destinato a dare un’ nome al fanciullo ., e perciò celebrato veniva con le più ga ' nncmm‘ canenz. grand-i solennità.- Il celebrar la festa 11’ un tal giorno di cevasi s’fió‘o‘uw'saàm. La ragi0ne d’imporre in questo gior no un>nome alba/mirino era, óiw_s'm'a'frsuov a-gi cornpfg, perché allora solamente i parenti potevano Sparare la vi ta dal neo-nato; giacché si suppoueva da essi, che i bambini di una complessione debole , non potessero ol trepassare un tal ’termine , e morir dovessero prima di giungere al settimo giorno, HAnrocn. in 'Efil‘op. Alcuni autori -han confuso a torto l’ ottavo giorno col quarto , in forza del suo nome 7m'9Mor n'ys'p», perché ancor esso era destinato a, celebrar la. nascita del fanciul lo. Quest’ anniversario diveniva un giorno di festa per l’ intera durata della vita del fanciullo, Tennnr. Phorm. att. 1. sceu. 1.. - . Poteva pure il fanciullo-non ricevere ilnome che il decimo giorno dopo la sua nascita; e questa c'erimonia celebrava=i con un convito, cui s‘ invitavano tutti gli ami ci, e con sacrificj ain Dei. Tir n-p0'wp iv à‘sxu’fry ro'nor_ a‘ro'pacsr, Emur.- in Fragm. Aeg. vv. H4; Amsrorn. Av. Alcuni autori confondono anche questo giorno c_on l’ip 9rJ‘pa’pùz, benché le due solennità ,. cui davano luogo fos sero distinta Il c'elebrar questo giorno si diceva J‘ma'rur 06m, J‘rxénr onflóm,lsxdflr irm'aui , P0LL. lib. 1. cap. 1. ; Amszror. Hislor. animal. lib. 7., cap. 12; Hnsrc’n.; Svm. -, Hsnrocnn.; Pnu'omn. - , cosa degna da notarsi , che quando imposto veni va’al fanciullo il suo nome, o che ciò seguisse nel de ,cimo , o in qualunque altro giorno , sempre vi si tro vavano presenti un numero considerevole di amici. Al padre del fanciullo apparteneva il diritto di dar gli il nome. In Atene questo dritto gli si attribuiva esclu sivamente dalle leggi , e di poterlo cangiare quante vol-. te ciò iacevagli ., Demosrn. Orat. ade. Boeot. 1rlpi o'vo' pa.eo<. a scelta del nome non aveva alcuna regola. Era preso ordinariamente fra quelli degli antenati della fa- ' miglia, de’ quali s’ aveva impegno a erpetuar la memo. ria; come un‘ onore che ricadeva a lbro stessi , ed alla loro famiglia; quest‘era, come un‘obbligazione imposta au ticipatamente al nuovo germoglio, di travagliar cioè , e d‘immorta1arsial par di loro, Schol. in Drnosrn. Oral ìusern , re nutsz nr‘rlxvcmru. , 93 le risale obit. lega; PLUT. in Cimon.; Anrsrorn. Av. Un tal costume apparteneva alla più rimota antichità ,»Eu una. in Hou. Il. 4'. Scamandtio, figlio di Ettore, riceve il nome di Astianage in riconoscenza de’servigì di-suo pa dre » Voti a'rm u'yafi , il difeùsor della città» di Troia , Hon. Il. 4', v. 399. Ulisse ricevè il nome di O‘J‘uacrstir, in me moria delle violenti passioni del suo avo Àutolico , Ari ta‘ o'J‘u’ainafim In" Au'ro'7tuzov, HQM. Odyss. a", v. 406. Alcune imprese particolari, talune qualità personali furono qualche volta 1’ origine di tali nomi. Il figliuol di Lajo ricevette il nome di Edipo J‘uz‘ ro‘ ahl‘sîweou‘; aro al‘a: , per essergli stati traforati i'piedi col ferro ,' Srnec. Oedr'p. v. 812. Il figlio di Achille dovette quello di l’va‘ p'o': alla stia robusta complessione , o al color della sua chioma; e quello di Nuwro’Myo; , dahpomando che egli ottenne ancor giovane, durante l‘assedio di Troia. _. Alle volte prendevano essi un più 'breve cammino per disporre ,de’loro fanciulli, o ammazzandoli , o esponen doli ed abbandonandoli in qualunque luogo deserto. Que« st’ultirna operazione veniva chiamata E'mn'fiwflu, o.u'vrofn' 0w6m, ERIP. Phoeniss. v. 25.; Amsrorn. Nub. v-. 531., cioè esporre i figli, e rinunziare a’ doveri della paterni tù; nè ciò veniva riputata una azione criminosa o biasi mevole , poiché fu questocostume un uso autorizzato da alcuni legislatori, ed espressamente comandato da altri. A Sparta i. cittadini erano obbligati di sottomettere ilo ro neo-nati all‘esame di alcuni vecchi scelti in ciascuna tribù. Il loro tribunale sedeva nella piazza detta Aia};m Colà essi pfonunziavano sulla sorte de’fanciulli recati in nanziad essi. Disegnavano coloro, che robusti e ben proporzionati , meritavano la cura dell‘- educazione , e estinavano una certa quantità di terra al loro manteni mento; gli altri-deboli o deformi , erano gettati in una profonda caverna vicino al monte Taigeto, la quale era chiamata A'rro»3i'ras , ed in cui essi miseramente pe rivano, Pmrr. in Lycurg-g A‘ntsrirr. Polit. 7.. 16. Quin di Jrom'9ru9uu è preso ugualmente per dinotare l’ espo sizion d’ un fanciullo ch’ era condannato a perire; men tre1‘ espressione s’xa‘r'òid'àar , ha comunemente un iù mite significato ; giacché molte persone esponevano ilo ' mvrrcmra’ anecnn. _ 90 figli solo quando erano inabili a mantenerli. Un tal’ abbandono minacciava. particolarmente le fanciulle. La loro educazione dispendiosa ed il loro futuro stabilime sembraîa Spesso un fardello troppo pesante (1). Secondando de’ sentimenti più umani, i Tehan abo iirono questo costume con una legge , la‘quale ordinava che i genitori incapaci di nutrire i figli , li rimettessero nelle mani de’ magistrati. Costoro eran tenuti di provve dere al loro mantenimento; e questi fanciulli giunti ad. un’età più provetta dovevano pagare, a 'guisa degli schia ’vi , co’ loro servizi le cure Prese per la loro sussistenza, «AELIAN. Var. hist. lib. 2. cap. 7. . 1 bambini involti in fasce erano (1’ ordinario esposti in un vaso, Eunxmn. in Jon. v. 16, il quale alle volte ve niva chiamato 6rpaxov, Anrsrovn. Bug. v. .1221, equal che volta xo’rp“. Quindi )Cufrp|'{u'yj è usato indifferente 'mente per r'mr/6wflm , \e xwfimpa‘; per n'x0wu , flasxcu. Accanto al fanciullo abbandonato situavavansi spesso ‘dai genitori degli oggetti preziosi , arspul‘Épnm , Amsa‘. Pod. cap. t6‘, -Enme. -ibid. v. 1431 , e 7v»plmpnru, Pausnn. Alfio. 273‘Hnuon. Aelhinp , un anello, una collana, Tmenr. Eunuuh. 4, 6,. 15;-Eunlm Ju;i.' v. 19 32, 1337, Sq. , propyj a farlo riconoscere-in avvenire , *se gli dei conservassero i suoi I giorni; a cattivar l’ inte d‘esse di coloro che potessero incontrarlo; ad obbligar 1gli , mediante la speranza di futura ricompensa , a nu "l-rirlo, 'o almèno ad accordare alla sua s oglia il triste beneficio della sepoltura. Eun1r. Jon. v. 26.; o ciò si fa ceva Come un contrasegno del loro amore ed affitto, TB ausnrr. Heautom Act. 4. scen. I. V Siccome le donne per 1utto quel tempo che dimora vano confinate nel letto dopo il parto, si consideravano come pollute , dovevano perciò assoggettarsi alla legge della purificazione; e da qui ebbe origine quella legge che si--emanò in Atene, che nessuna donna, vale a dire, ‘potesse partorire in Delo che era -1' isola consacrata ad. Apolline , poicchè si supponeva che gli dei ,avessero in. (1') Vedi ciò che -ne abbiamo delto di un al barbaro costume ‘113 lio ‘la del nostro Primo volume alla pagina 183. À misera-A, no INFANZIA na’rAxvcruru. 95 abbomini0 ogni sorta di bruttura ,- Euaugm. Jplzigen. in . Tam-id. 'v. 280. Allorché giunto' era il quarantesimo gio’r no, essendo passato il pericolo della nascita del fanciul lo ,‘si faceva da’ Greci una festa che chiamata veniva rasadpumeo‘r. In questo tempo, essendo già stata la don ma purificata per mezzo di una lavanda, entrava in qual che tempio , e per lo più si sceglieva uno dedicato a Diana, lo che dal tempo del suo parto fino a quel pum io non gli era concesso di fare , Cemsonuv. de Natal. Cap. 11. ‘,À quivi rendeva, essa i suoi ringraziamenti alla Dea pel parto , che era riuscito Sicuro, e le oti'eriva de‘ sac-rifizii. Si costumava ancora in tal occasione di presep tarsi a Diana dalle donaci loro abiti ‘,’la quale da uc sta circostanza acquistò il soprannome di_pcifraim , 341. LIMACII. Schol. h_ymn. i; edjalla stessa Dea ofi'eriva-no ancora le donne dopo la mscita'del rimo figlio le loro cinture, e per questo riguardo venne Y)iana chiamata an cora Auav(o’m , Arocnou. Scholion. ‘ Tale era la cura dei Greci a riguardo‘ dei loro fan ciulli, che essi li educavano nelle Idro proprie case, Hox. Il. 1", v. 191.; Odys. {'. v. 201; PLMJT. Baccbid. 3., 3; 18; e le madri li nutrivano col loro proprio latte , Emurm. Jon. v. 1460. Anche le d0nne della più alta considerazione, non sde'gnavano di addossarsi un tale uf fizio , Hou. Iliad. x’ v. 83; Odyss. >.‘ , v. 447. Ciò non ostante, in certi casi si servivano esse del ministero di una nutrice, HOM. Odyss. fr.' v. 482, 6. v. 12, che era chiamata pula , Horn. Odyss. s' , v. 482 , .e-br0u , Amsrorn._Equit. v. 713. cum Schol. ridu'vu, 11011. Il. {'. v. 389.; Eusnmn. , fifiiiflf'flipa, Svrn.; e q-papo‘t, Purr. de Puer. Educab L’ atto di dar latte veniva chiamato ànAai{m , Lvs. Orat. l. pro Caed. Eràtoslh.; Amman. Var. Hist.‘lib. 13. cap. 1. _ Le nutrici , che conducevano per le strade dc‘ fanciul li , che di lor natura erano portati a gridare , per farli tacere applicavano alle loro ocche una spugna intinfita nel mele, Hnsrcrn in Knpi'9» Bu’o'adae. Per disporli al son-. no cantavano esse MM‘, ovvero Bauxaagv, idem in Baia. xuMîv; e da ciò queste canzoni vennero chiamate Bai/M Mam Anna. 14._3. , e. secondo un altro nome yu’rm. , 96’ AWCM’1‘A’ cnnmm. Hasvcn. in Nurmv. Se questo metodo però non produ ceva il suo clieth le autrici, o le madri procuravano di renderli quieti , e _-tranquilli ,‘coll’atterrirli per mezzo di una figura chiamata , yoppuAu’mm , Amsrovu. Tesmoph. ’v. 424 , yapgom'xw , Sauna. i; e_ yappo‘ ,‘ Amsrov'u. in. Acharn’. v.-582. , Lucuu. ùz’Philops.g e quindi l‘atter rive-in,t'al maniera gl’infanti venivakhiamato .p,appu'craw -Su , stx'cu, in. uno. Aniswomx. Avib._ 1245. c A. P o XIV. -mmmm con: I): nmcwzu, "rzsnmmv'rz , znsmn‘, E nor'fim ‘nuu.r , ecc. Le leggi , secondoalcuniputori, distinguono quattro sortaGreche di fanciulli. Il. ’01 7vn'mo4 '0 [Bazysvais , fan-I ciulli generati da un leggittimo_matrimonio; 2.0 ai m'3m, cioè quelli generati da concubinc , ‘o cortigiape; -3.° ai. vxo’mu, quelli i di cui padri non erano conosciuti; .4.° oi' 1ap3im'au , quelli generati da donne_ , che erano considerate ancora vergini, benché più tali non fossero , Schol. in vHmm Lasciando però da parte queste , ed al tre divisioni, noi faremo soltanto cenno di. tre specie di essi t.°, 7hima: cioèda quelli legittimamente, generati 2.° :vo'-Soz quelli ,‘ nati cortigiane; le 3.° buoi quelli; che erano adottati. _ ‘ ' - I fanciulli che erano generati in legittimo matrimonio erano dalle leggi riguardati legittimi; ed una tale le'giti menzione veni-va regolata da diversi stabilimenti secondo che ricercavano gli affari di ciascuno stato. In certi luo ghi , quegli il di cui "padre era un cittadino , benché la madre fosse una straniera, ed in altri, quegli la cui ma dre Era una cittadina; _ed il padre uno straniero, veniva considerato come legitimo , ed-ereditava la cittadinanza di quel luogo in cui era stato gonerato, con tutti i pri vilegi d’ un cittadino. « ' ‘ Sulle prime_in quasi tutte le repubbliche, e dopo una gran distruzione di abitanti avvenuta per mezzo di guer‘ H, 0 di qualch’ altro disastro , i legislatori adottarono questo metodo per riempire, e ripopolare i desolati pae n1vrnsl sncnr‘. m FIGLI , ecc. si; allorché Però venne a cessare un tal bisogno , e di venne necessario il restringere il numero' troppo grande de’ cittadini, vennero essi comunemente a stabilire , che quelli soltanto considerati sarebbero legitimati , che di scendevano da genitori ambi cittadini“,yAmsrom Polit. lib. 3. cap. 5. Una tal legge però non si conservò sem pre sullo stesso 'piede, e siùcercò di mantenerla in vi gore, o dispensarvi, secondo- che richiedeva l’ occasione, Anis'roru. Schol. Avib.; PLUT. i_n Pericl. Per timore pe rò che i figli naturali , clandestinamente si facessero inse rire nel'registro della città, nel quale venivanm collocati i nomi di« tutti i cittadini, far solevano essi in ciascun distretto de’ severi scrutinii, i qu‘aliîvenivano chiamati J‘mlnpi’nu , HARPOCRATJ, per mezzo dei'quali tutte le ersone non debitamente qualificate ,- rigettate venivano dal diritto di'cittadinanza. Eravi "ancora a tal’ efl‘etto un. tribunale di giustizia nel Cinosargo , in cui si esamina vano gli affari che avevano a ciò_ rapporto. Coloro i quali avevano o il solo padre, o madre Ateniesi, quantunque si accordasse loro il diritto di cittadinanza , pure non erano stimati cosi onorevoli, come un discendente di culo ro, i di cui genitori erano ambi cittadini, PLUT- in Thm mistocl; Troviamo noi ancora che le persone’di‘ Una ori gine illegittima, erano generalmente stimate assai inferiori agli altri, Hom. Il. 3'. v. .281.; Soruocn. Ajac.w; 125m; Errmmn. Jon. v.'s589.' c i"'"’ 4 Ciò non ostante però, in alcune città, in difetto di E gli legitimi , e di altri parenti, gl’ illegitimi di private persone erano chiamati a succedere ai beni de’loropa« dri, Dnmosraan. Orat. in Macart.; Auisrdrum. Av.; ma se vi erano parenti , quelli non succedevano che ad una sola parte , id. ibid. Solone accordò lo_ro cinquecento dramme , o cinque libbre Attiche ,a la_»_ qual somma ri ceveva il nome di. yo8:fa , cioè porzione degl’ illegittimi ,. Amsrornm. Schol. in\Av. lUna tal somma venne in se guito portata a mille dramme , o dieci alibbre Attiche. In alcuni 'onglii la porzione degl’ illegittimi dipendeva in_-‘ fieramente dal volere del loro ]ìmdre, il qluale poteva in trodurli nella sua propria famig ia, e far oro_uguali p6i‘ zìoniîcon_i suoi figli legittimi; dapoicchè ad esso solo era 7 ' inf iithfilfi IV '!i r 8 ARTICIIITA’ creme. riserbato il privilegio di dividere le sue sostanze, Sorrr. - Quelli che_non avevano figli legittimi, obbligati _era :no dalle.leggi Ateniesi a lasciare i loro beni alle loro ti glie , alle quali sJ imponeva l’ obbligo di sposare i loro più stretti parenti, o in altro caso», di rinunziare all‘era \ditti de'ioro padri trapassati., Queste-vergini , o che fos cerp le unichc’eredi, o solo coeredi ,‘ venivano chiamate dallo stesso Solon'e’ flpmMpiml‘fi-, e da altri ararpau'xoi , -o .( clae tra tutti» i nomi è il più .coinune ) c’munpm , e qualche Volta pa'ni‘u, Eusrlvrn. in Il.-. ;i.' Queste, non me no che i loro' più stretti parenti, erano abilitate ‘dalla'leg , ge a reclamare da q'u'alunque’altro il matrimonio, a'cui, ‘ ';se-u'na delle parti si ricusava,-l’-altra le intentava un' :azione,' a cui si dava il _nome. di {w1J‘1xaié‘ea-SM,‘ quale pa _ mola;si_applka‘va a- tutte le specie -di procedure :’-e quin di le eredità , intorno a cui si’raggirava liquistioue ,‘ e -s’ implora‘va l‘ aiuto della legge, Veniva'n,o chiamate um :profpim s'an'é‘nm , e coloro a’ ual'i si dava il Pacifico ‘p0ssésso-, ’u'mn'îman Altri son i avviso , che , o vi era 0 nò qualche disputa , il più stretto parente, se’ era un cittdino ,’ obbligato veniva a reclamare la sua "moglie -eoila di "lei eredità nel tribunale-del? Arc0ule: se poi era solo uno straniere, in’qlmllo del Polemarco: eque "slo'vcniva a'pp‘éllnto t’flJ‘iiaié'uàu , -e"poteva eseguirsi in .-dascnn"mese dell‘anno, toltone il mese Seirroi‘orione{ nel qualefi magistrati erano occupati nel rendere i loro con ti. Una tal legge diède"l’ occaàiorie ad una commedia di 'Apoliodoro , la quale era intitolata iniiixa{aiprvór, o E'm »l‘mn{’ops'xm , e che traslatata venne in’Laliuowla Teren 'zi0 ,‘ed a cui diede il nome di Formiouc; Era anche ordinato , che quando gli uomini dato avevano a qual ‘cuno una figlia in matrimonio , e che moriva’dopo sen za aver figli i quali ereditar potessero i suoi beni, il più stretto parente aveva il diritto di reclamare l’ eredità , e di prendersi la donna dal;suo- marito , ed csso'fiesso spo sarla, Isnus Orat. de‘ Pyrrh.-.Hered. ' ' " i cittadini privi di legittimi discendenti, Potevano de > lu<lere le speranze degli avidi collaterali, coll' adottarsi o un figlio naturale , o pure’ ognl altra persona. Questa ’. facoltà non.era accordataza'i nv'fm s'awwir , cioè a colo mvnnsr. sracna m rusu, ecc. re, che non erano padroni di se stessi,_come gli schia. vi er esempio , le donne, i mentecatti , i' ragazzi, ed i nganetti al di sotto degli anni ai ; giacché questi es sendo dichiarati dalla legge inabili a far testamento e ad amministrare i loro propri Beni , non potevano go dere del diritto di scegliere antidpatamepteil loro era. de. forestieri non potevano avere un‘ eredità. in Atene, ma con l‘ adozione essi diveui'vauo cittadini. I nomi de. gli adottati si scrivevano su i registri della tribù , e del distretto del, loro padre adottivo , il giorno della ’fest. chiamata GapypiMa , la quale celebrava5i nel mese Tar gelione. Una savia legge dc’ Lacedemoni rendeva presso d' essi l’ adozione più difficile , sottoponèndone 1‘ esame agli Arcageti. I ' ' ' I ragazzi adottati, erano nominati nraî.l‘srflrraî, o s‘wru wroi;‘e godevano dc‘ medesimi diritti, come Se essi fos S€t'0 nati veramente dailoro padri adottivi; ma da quel momento essi non potevano più reclamar cosa da quella. famiglia‘ dalla quale erano usciti , Isi:.‘ de Hered. Asty phil., a menocchè essi non rinunciassero prima al bene ficio dell‘ adozione ,, ciocch‘ essi non potevano fare , se non dopo di aver dato al loro padre adottivo dei 6, gli i quali portar potessero il nome. della persona adot tante , Idem de Heredit. , Aristarch. , et de Hererl. Phl» lectemon. 3 Hmrocnrr. Se le persone adottate morivano senza figli , l" eredità non poteva casere alienati: dalla fa miglia», .ma ritoruar doveva ai parenti delle persone che _ li avevano adottati. Alcuni son (1’ opinione, che gli Ate niesi-proibissero a chicchessia il meritarsi di_bel nuovo, dopo di aver avuto un figlio senzn_il consenso dei ma-' gistratl, Tzarz. Chyl. 6. EL“. 49. I beni delle persone le ali si maritavanò in questo 'caso , ed avevano de’fi-y gli egittim’i , si dividevano ‘ egualmente tra i figli nati nel matrimonio ed i figli adottivi. Noi facciamo qui os servare , che per effetto di antiche costumanze, il patri monio dividevasi in porzioni,Uguali , tra i figli legittimi per mezzo delle sorti, sena' alcuna distinzione di dritto di primogenitura ,‘ con la riserha solamente di una picciola Porzione per i figli non legittimi, Horn Qd_yss. v. ano. Coloro i quali morivano senza figli legittimi,.q adotti. Ì . '160 '. mrmun' oncuz. vi ,‘àve'vauo |_pcr eredi i loro più prossimi parenti. Gli credi si Chiamavauo impera), Hnsrcm; Pou.;Hesxon. Timo uou. Questo cosiume rimontava all’ epoca dellaguerra- di Troia,,qu. 11...! v. 155. ‘ ‘ . ' Le leggi le quali regolava1_m i testamenti variavano , .seóondo le dill‘erenti contrade della Grecia. In alcune cit tà , ognuno avea la libera disposizione deÎsuoi beni; in alcune altre di questo diritto erasi assolutamente privo , ‘ P‘mir. in Solon. Le leggi di Solone. permettevano ad ognu _no di scegliersi i_suoi,erediy ma prima di questo tem po;-’la sola famiglia del defunto era capace a,succedergli. Queste leggi , senza regolare le dillerenti forme di testa merito ,. esigevmo .però dal testatore le seguenti condizio ni , Cioe_. V > I, _ i.° Di e55ere cittadino Ateniesc, e non schiavo,oL Pu re fore;tiero, dapoicchè in questi due ultimi casi ,- l'ere dità era devoluta al Fisco, lSAE. dc’Hered. Aristarch. _ 2._° esser essi di già arrivati all‘ età di venti anni; giacché gli uomini e le donne che si trovavano al di sot to di quest’ el_à , non potevano disporre per ,mezm _di te stamento oltre _un medimuo di frumento , Ismus. de Herqd. ‘Arislarch. ,‘ 1 ' ' ; o 3.? Di non essere affatto figlio adottivo; dapoicchè , co me noi l’abbiamo già detto di sopra ,‘i beni delle perso ‘ nea»dottate , le quali morivano senza .posterità ,_ritorna re dovevano alla famiglia del padre di adozione.“ . .4.° Di non aver affatto figli maschi legittimi; giacché la le 'ge in tal caso assicurava a questi l’eredità de’ loro genitori. Se il defunto non lasciavza ,_cbe sole figlie , era no nominati de‘ curatori per designare l‘ erede che ad es se loi‘o do\vea succedere, nel caso che venissero a mori ].e pria‘ dell‘età "di venti anni, Dsmosru.. Orat.n. in Stephan. Test,_ Le persone" alle quali 1’ eredità ora devo. luta.-, si trovavano uell‘ obbligo _di sposaile,, Issa.» Orat. de Pyrrh. ‘Herezl. « 1 i ’. __ 5." Di godere delle sue facoltà intellettuali. I‘testamenti estorti da un uomo privo di suayagione per motivo _di malattia o di vecchiaia, non venivano considerati; dil poicchè Isi credeva che non potessero contenere le vere di sposmoin del testatore. ' ’ mvsnss srzcu; m ne'u, ecc. 101 6.° Di godere della sua piena, ed intiera libertà, e di non essere per alcun conto- costretto. Il testamento in questo caso , poteva esser considerato , come fatto per“ forza, e che non era 1‘ espressione libera della vera, vo-i lontà. I . -‘>" _' -ì‘ 7.° Di non“ aver scritto il suo testamento con l’ infliien-" za , seduzione, o per le carezze di sua moglie , _PLUTJ in Solon. , - ' “ " " I testamenti dovevano esser firmiati.in presenza di di-" versi testimoni, i quali ci apponevano iloro sugelli,ipen ch'è divenisse“) autentici. Indi si rimettevano tra le mani de’ commissari chiamati - l'arnuM'rm‘ ,‘ incaricati ' di ‘vigilare alla loro esecuzione. In Atene alcuni magistrati, e'parti-‘4 colarmente gli Astinomi assistevano per l” ordinario alla ' redazione dei testamenti, Issa. in Hèred.‘ Cleon. Gli Arconti qualche volta erano chiamati, e,l' atto allora ri ceveva il nome di J‘o'1u, Svtn., Hqucnt,-il qual nome benché si prenda generalmente Per indicare .0gnidona zi0ne, 0‘ altro dono, pure era più specialmente appli-‘ nato, ai’legàti, ed alle disposizioni testamentarie. Da ciò. Îoiîn: e 8m91'00m, si trovano alle volte ’usati'icome termi ni sinonimi, Isar. in Ao'ym- nMpmoî< , ed il succedere, in. fra' _J‘c’<nK mimmi J‘igz’6eo'w , cioè per legato , 0 disposi zione testamentaria, è opposta alla successione ùwre‘ 7l'ra: per diritto naturale. Il testatore alle volte si contentava di dichiarare le sue ultime volontà innanzi ad un qual che numero..di persone a viva voce , senza prendersi l’in comod'o di farlo in iscritto ,-PLUT. in Alcibiad.‘ I testamenti per l’ ordinario incominciavano con dei vo ti per la vita, e per la salute. Il testa'tore aggiungeva che, nel caso egli venisse privato del favore degli-dci, la se guente dichiarazione contenuta. avrebbe la sua ultima vo lontà: "Era: ps‘y s-Î u'a‘v M m ouyflfi, lrmîru «hm-16':er , oneen. Lunar. Amscror.; iTnsornnasfr. ‘ ’ ‘ ' ,>. Le ricompense accordate dallo stato alle azioni. nobili, e generose facevano per lo spesso ancora parte dell’ ere dità ’ Che-i pad'ri'tramandavano ai loro"figli. Le ricom pense non consistevano solamente in titoli onorevoli ,ed in segni di rispetto; lo stato per l’ ordinario vi ‘aggiunfi geva de’ pegni.più positivi della sua riconomenzafiln al na . Arricmn' omaan- ' enne città, i figli del cittadini , i quali avevano resi de gl’ importanti servigi 'allapatria , erano educati a spese delpubblieo tesoro, e ricevevano una educazione pro porzionata alla loro nascita, allorché il loro patrimonio era riconosz;iuto insufliciente per quest’ oggetto. Atene. si eontraddistinse sopratutto , per le espressioni della una ri» conoscenza che" rendeva alla posterità di coloro che si era. no resi benemeriti ‘della repubblicaw Aristide essendo mar io povero, il-suo.fi°lio Lisìmaco , _’ricevè dallaf nbblioa Dunificema cento talenti attici, ed un fondo" i molte misn_re di temono. Mediantela dinnanda- di Alcibiade, vi si aggiunse una rendita "di quattro dramma al giorno. Al la morte di. Lisiqaaco , il popolo dec'retò alla sua figlia Policrite , la stessa’ previsione di frumento accordata ai vincitori de‘ giuocbi Olimpici. Il tesoro pubblico inoltre aggiunse a ciascuna delle due figlie di Aristide. trecento dramme coloro dote , Pur. in Aristid. ’ Mail _isonore attaccato alle azioni infami, faceva,an cera parte dell‘eredità. I figli ammessi a far parte de’ be neficj ,, e dello splendore , il quale risultava delle gesta gloriose de’ loro genitori, doVevano portare egualmente il peso , e-l‘infa‘mia delle azioni odioso ‘di questi ultimi , Hom. II. a-'. w, 138. Basterà 'in questo luogo citar solo la legge si conosciuta presso i Macedoni, la quale nei delitti lesa maestà , condannava a morte ugualmente non solo il col evole con i figli , ma ancora esser dove vano soggetti a ,stessa pena tutti coloro , che loro a . partenevano per vincolo di sangue, thrr. Cun'1‘. lib. -. baud. ,procul. a fine. ‘ “ | Ci resta or solamente a dir qualche cosa del rispetto, e de’segni di riconoscenza, che i figli davano ai loro ge ‘ nitori. Questo rispetto gli obbligava ad adempiere ve'rso di essi- a tutte le funzioni domestiche , anche le iii or dinarie , come quella. per esempio di tingere ,’ e iiivare i loro, piedi: Ku‘ wpaha. {n‘r ii 007u'flp iter/{y , mi 9:.“ mi)" cimi'ou , 'xau‘ npugó-laaa pnw'an , ARIS'I‘OI’H- Ardehii , e pronti sempre si mostrarono i legislatori Greci a ven dicare gl"insulti fatti agli autori de' loro giorni, H011. Odyss. 7‘, v. 908.] figli badar dovevano al loro sosten tamento nella Vecchiaia , cioccbè diceasi 7npoflonn'v, e sa mveasn sncm Di non. ecc. 103 crificavano tutto , purché alla»loro spoglia mortale non mancasse cosa alcuna dc’ funebri onori, Eunmo. Med. v. 1032. Id. Alcestid. v. 662. Queste Cure sembravano di si alta importanza, ch’ essi non si cimentavano ad al cune intrapresa ardita, senza aver ricevuto‘ prima dai lo ro amici la promessa , ch’ essi li avrebbero fedelmente rimpiazzati nelle cure, che la ve0cbiaja dc' loro genitori poteva‘aver bisogno ,_ Vum. Ameid. lib. 9. v. 283. AL” orchèi cittadini di Tebe, esiliati in Atene, cospirarono per la:liberapiope della loro patria, si divisero in due compagnie , e stabilirono che una di esse si sarebbe incari cata di portarsi'a Tebe, per prender possesso della cit tè, e di sorprendere l’inimic0 ,‘mentrecchè l’altra sarebbe rimasta nel territorio Attico er vegliare alla conservazio ne. de' genitori, e dei figli degli altri congiunti , se per caso VeniVan0 a morire nella loro intrapresa , PLUT. in Pelopid. Il trattamento che i figli apocrdavano_ai loro ge-. nitori prendeva il nome di rpopeîa, ipoetilo Chiarfiavano 0purrp'pm 0 dpa'arvpa , e qualche volta fipe'srw. , 'Hou. _Il.‘ 5". v. 478. La negligenza in questa materia era Conside rata eome una enìpietà di prim’ordine, la quale si attirava lo sdegno degli dei ,Haslon. Op. et Dier. lib. 1. v. 13 . Nessun delitto si credeva , esser dovesse seguito da uno più certo ed inevitabil castigo , quanto questo , giacché le furie , e le altre divinità infernali si pensava che fossero sempre pronte ade5e guire le_imprecazioni fatte dai genitori contra dc‘ loro figli ingrati. "AMu J‘s‘ J‘niy.m Aw'au , 1'mf (ui'rnp ruynpu‘s a'priaw' "Eprmî: , 0i'nog u’srfpxape'rn , n'[ua’u J‘l' Mai 62 éwpw'vraav 'Eo’awm‘ , HOM. O/lyss. 5, v. 134; Il. i', v. La pena ‘pertl’esecuzione di uesto misfatto per lo (più sempre abbando nata allaeravendetta ivina. Le leggi uma ne s‘ incaricavano‘ solamente in alcune città di prevenir lo. Solone ordinò, che tutti,quei figli, i quali ricusavano di dare ai loro genitori il dovuto Sostentamento, fossero puniti colla pena (1‘ infamia , uvfipîa, Laser. in Solon. , pena riserbata ancora »ai figli , i quali maltrattavano gli autori de‘ loro giorni. Nell‘ elezione di un Arconte , pre cedeva un‘ esatto ragguaglib della condotta che il candi 'dato avea tenuta sin’ allora nella Qua famiglia, e se si ri trovava , che non aveva onorato i suoi genitori, veniva rigettato dall’ulficio‘, a cui aspirava. io4 Anrxcuu’ catture. . Intanto in alcuni casi, le leggi di Solone dispehsflano ai figli di provvedere al trattainento de‘ loro genitori: al? lorchè questi, per esempio , avevano trascurato di far lo ro imparare un mestiere, il quale poteva mettergli in gra do di vivere con quel travaglio. L'educazione de‘ figli ve Diva riguardata come il dovere principale dei genitori , quindi la loro negligenza nell’adempierla , sembrava suf ficiente per Sciogliere i figli da ogni legame di riconqscen« za. Similmente ,\i figli prostituiti dai loro genitori, non erano obbligati a mantenerli, Anscam. Orat. in Timore/z. i figli concubiuarj ,i quali non altro, doireano ai loro ,ge nitoii, che una nascita odiosa, venivano anche dichiarati sciolti da. qualunque obbligazione di alimentare i loro pa dri , Puf-rf in Solon. ; . I ' Se la negligenza dei genitori era sufficiente per scusare Ilingratitudinè dei figli ,v i quali gli abbandona_vano nella loro, vecchiaia, l‘insubordinazione, e la cattiva condotta, dei figli, o naturali o adottati, era sulliciente per privarli dellatenerezza , e del patrimonio dei loro genitori, D: mos‘rflgx. in Spazi. Nelle leggi Ateniesi questo decisioni severe non erano già rimesse intieramente al capric cio dei genitori, che un momento di collera avrebbe potuto occiecare, ma esse erano sottoposte all’a provazione di giudici stabiliti per quest’ oggetto; ed al orcbè i ca richi ortati contro dei figli erano dichiarati sufficienti , l’ afal o gli proclamava diseredati. Da ciò il disgeredare un'»figlio veniva detto évrouup-JEm fra'v dm'u , e la persona diseredata veniva chiamata a‘vraxn’puxror, Hasvca, in voc.‘ L’essere diseredàto, dicevasi ancora s’mri'vrfreir 70; firma; e 1’ essere di bel nuovo ricevuto come erede dicevasi , divakaftfiiivwfial si“ va‘ yiya;. È degno di essere inoltre osservato,cbe i genitori conservavano sempre,il potere di riconciliarsi con i loro figli; ma non potevano'giammai in seguito discredarli di bel nuovo per,timore , che i castighi dei figli non dovessero essere interminabili, e per petui i loro timori, Lucmv. Abdicat.; Issa. de Hacred. 'Cir0n. I‘figli, di un padre,ycbe per la perdita di sua ragio-« ne, 0 per altre infermità, si rendeva incapace di ammi nistrare i suoi beni , avevano il dritto di, chiamarl0 in rouctzion-nzua orovmvrv’. 105 nanzi au‘ opa’fropef , cittadini del suo distretto , e 'ricever da essi il potere d’ impossessarsi al momento della sua eredità , Amsrorn. Nub. act. 3.:scen. 1. ', Cm. de Senect.; ó‘chol. Ams10ru. Han. . ‘r ' , C A P 0 " ' ‘ XV. anucazrozvs DBLi.A GIOVENTU‘. Per preveniretutt’i vizi, i quali nascono dall7 Ozio , i. Greci prendevano gran cura di accostumare i loro fan Cìulli, e ragazze ad esercitarsi in qualche utile travaglio, alla cultura delle belle arti, alla disciplina militare , PLUT. in Solon. ; Xauorn. Illemorab. 1 . a. Le giovanettf: abi tuate ad un nutrimento frugale , Txaanr. Eunuch. nel. 2. 3. 27 , non avevano che vestiti semplici", propri so lamente a designare le loro forme in una _maniera ele gante, Id. ibid. v. 22. Diverse tra queste avevano delle cognizioni assai estese in musica , ed in letteratura, PLU'I‘. in Lycurg., PAUSAN. Boeot. cap. 22-, ABLUN. Var. Hist. 13. 25; 1\Tm:1v. 5. 19. ‘ . . s‘I giovanetti appartenenti a famiglie ricche o di distin zione , avevano presso di essi de’ maestri particolari ," i quali eran chiamati ormJ‘aywyoì, PLUT- de Puer. Educat. cap. 7; Rosa. Il. 4' a. 442, II. A' , v. 831.; Ausox.‘\ Idyll. 4..v. 11; Tutocnrr. Idyll. 24. v. 1103;, o 0ruml‘o: frpi'fiai , Amsroru. Nub. v. 969, incaricati, p‘er iniziarli alla conoscenza delle belle arti. Ciò non ostante alcuni son d’avviso , che l’ufficio de’ a-mJ‘wp/[hr consistesse so lamente nell’ esercitare i corpi de’ loro scolari, Anscunv. in Tinzarch. . Nell‘intiera Grecia , toltone gli Spartani, l’educazio ne'de’giovanetti versava sullo studio delle belle lettere , degli esercizi di Ginnastica, musica, Teuem‘. Eunuch. 3. 2 , ’23; PLUT. in lib. de Music. , e qualche volta ancor di ittura, Ams'ro'r. Polil. 8. ' . 21‘ nome di ypu'yywn lettere , s’ intese, da, principio 7payywrmy‘ , l’ arte di leggere e scrivere correttamente : ,E'7I‘lîlfftìî 705 7pa'pau nei a'ru7raîmi , AÉISTOT. Topic. 6, 3‘, id. Polit. 8 , 3 ; PLUT- de Music. Questa parola ri V . i ’.e ‘a" 106 ANIICHITA' cucuc. cevette in segpito una maggior estensione , ed ebbe lo stesso senso ce piMM)ia , scienza che comprendeva la storia.I la poesia , l’ eloquenza ,‘ e la letteratura in gene rale, C1c. de Oraf. l , 42; Smmzc. Epùt. 83 ; Quuvw. I. Lo studio della filosofia apparteneva .a' giovani. di di stinzione , o che possedevano beni di,fortuua, Ts'anur. Andr. 1 , 1. v. 30. 'La Grecia possedefia un gran nu mero di ginnasj e di scuole pubbliche_cohsecrate a que‘ sto studio. Atene contava l’Accademia, ABLIAN. '_Var. Hist. 4, 9 , il Liceo , Id. ibid. 9, io, e‘29; Cm. de Divin.‘ 1 , 13; Academ. Quaest. I , 17 , ed il Kura'niayu , Hu svcn. ; one. Lamvr. 6, 13 ; Pansan. Attic. I . Unadi ineste scuole a Corinto ortava il n0me di %pnimoy , qum. Dialog. _Mort. ; Boa. Luuvr. 6, 77, L’ isola di Rodi benanche ne possedeva un’ altra , Cm. ,Tuscon Qunesf. a, 61 -, Sus'r. in Tiber. il. \ Siccome 1’ educazione della gioventù Spartana difl‘eriva interamente'dall'educaziqne che davasi nel resto della Grecia ‘,‘ ci sembra conveniente di farla conoscere , e di consacrare il resto del capitolo a tal oggetto. ‘ Nell’età- di sette anni cominciava 1’ educazione dome stica, PLUT. in Lycurg. Il adre era obbligato a dichia rare se- consentiva che suo glio venisse allevato in con formità delle leggi : nel caso di rifiuto , doveva rinuncia re ai? suoi dritti di cittadino , PLUT. Inslit. Lacon. ; ma a'ppen_a aveva egli dato il suo consenso , che suo figlio trovavasi da quel momento, non solo sotto la sua S.0rve glìanza ,‘ma sotto quella delle leggi, de’ magistrati, e di lutt’i cittadini, avendo ognuno il dritto d’intenrogarl0, di dargli de’ consigli , e di unirla; che anzi un cittî «lino che mostrato avesse dell' indulgenza per un fallo , di cui fosse stato testimonio, incorreva egli stesso in una punizione, Id. ibi'd. Sceglievasi uno de'mex_nbri più rag guardevoli della repubblica per governar questa gioven, lù , XENOPH. de Rep. Laced. Ein distribuivala. in varie classi, presedule da un giovane capo, 11’ uno spirito e (1' un__coraggio' superiore , e che riceveva il titolo di u‘pW- ‘ Tutti dovevano ubbidirgli senza replica , e sottomettemi a’castighi.im osti da lui; castighi che s‘infligevano a: colpi di verg e, per mano di giovaniarrivati alla Pub?l“ u, Id. ibid. ' v Ègq. | noucA-zronn manu crovnnra'. foy Per avvezzar;li a sofl'rire il freddo ed il rigore delle stagioni, radevasi loro la testa, e facevansi camin'are scal zi. Alle volte si accingeirano a" loro esercizi interamente nudi, Purr. in Lycurg. ', JUSTIN. lib. 3; cap. 3. Giunti: all‘ età di dodici anni, lascia-vano essi da parte la tonaca; e facevano soltanto uso di un mantello, che durare lor doveva un’ anno intero , Xaxorrn de Reb. Lacedl; Pur rAnCn. in Lycurg.; Josrm. lib. 3', cap. 3. Abitavano insieme per compagnie sotto capanne di canne, che traspor‘. tavano essi stessi dai fiumi , e che dovevano costruire con le loro _mani , e senza usar alcun ordegno di ferro, PLU'I‘. ibid. \‘ V ‘" L' sian era un gioVane dell’ età di venti anni, cui il ano coraggio e la sua saggezîa avevano meritato un tal tii o. Egli era incaricato dell’educazione-“d'un certo un’. mio di giovani, Pana. in Lycurg. Marciava esso alla testa della sua banda ,' allorché le schiere combattevano fra loro. Egli la guidava a traverso le onde dell’ Eu'rota, la dirigeva anch’esso ne’giuochi della lotta , del pugillato, della corsa, e negli altri esercizi del ginnasio. Al ritor no toccava loro un pasto frugale preparato dalle loro ma ‘ni , Id. instit. Lac. I più robusti fornivano ili legno, e gli altri le erbe ed altre provvisioni, che avevan potuto furacchiare. Ma chi lasciavasi sorprendere ne’ suoi furti', incorreva nel biasimo universale, e veniva cacciato di ta vola, Pur. , in Lycurg. I suoi camerati lo situavano so‘ pra un’altana, e gli giravan d’ attorno, cantando de’ver si , in cui deridgvasi la sua gofl'eria , Id. Instit. Lacon. Alla fine del pranzo,il giovane capo ordinava ad alcuni tra essi di cantare, e proponeva ad altri alcune quistio mi per iscorgere dalle loro risposte la natura del l0ro spi rito , o sentimenti. Coloro che rispondevano senza rifles sione , er'ano puniti severamente , in presenza dei magi strati, e de’ vec'chi , i quali alle volte dÌSapprovavano la “mensa dell‘u'pnv, ma che temendo di fargli perdere dei riguardo presso i suoi allievi, aspettavano che fosse soloI per punirlo de’suoi atti di severità o d’indulgenza, Purr. in Lycurg. I giovani Lacedemoni non ricevevano che una leggio ra tintura delle scienze. Ma lor s’insegnava ad esprimer ’\ t)o8 nmcniu‘_ carene. ai con faciliti, con precisione , ed a formar con grazia de' cori di danza cdi musica , come pure a comporre de’canti in onore de‘_ guerrieri morti per la patria. Que s_ti|canti distinguevansi per le grandi idee espresse con semplicità, e per li sublimi concetti nianil‘estati con forza e con calore , Id. ibid. _ \ ‘ _Ogni giorno gli Efori passavano in rivista i loro gio vani pupilli, e diligentemente esaminavano se qualche de licatezza o lusso s’introducesse ne' loro! pasti, e 'nel loro ve stire; _o se essi eran disposti a divenir caruacciuti, e cor pulepti, AELIAN. Var. hisl. lib. 14, cap. 7. Quest’ulti mo articolo era riguardato importantissimo. Una grassezza eccessiva passava; per segno d‘indolenza lussuriosa, AELIAN. ibid. Per, ovviare a tal inconveniente la più gran parte d.elfigioruo era consecrata‘agli esercizi ginnastici. È’All’.età di diciotto anni essi prendevano parte ai' com battimenti , che davansi fra i giovani nel l’latanista. ,11: questa età raccomandàvasi loro una maggiore modestia , commissione , temperanza , ed un’ ardente coraggio , Lu cun. de G_ymnas.; Xnuoru. de Repub. Laced. L‘ educa. zione ,degli Spartani prolungavasi , per cosi dire , per tutta la durata della loro vita, PLUT. in L’eurg. V - (I) Alcuni autori sono di avviso , che non nella cola Sparta , m'anche nelle altre città della Grecia vi fosse una specie di pubblica educazione per’la gioventù , c specialmente in Atene ,‘citand0 a lor favore che in questa_città , i giovani giunti all' età degli anni dicciotto , non erano' ancora padroni di loro stessi, ma obbligati venivano dall' Are0pago n piudiarc per altri dieci anni sono la direzione di uomini saggi'per istruire: delle leggi fondamentali della repubblica. Il Sig. Denina però, nella cui Moria critica e letteraria de'Grcci, appena accorda a Laccdemonc l'ono re di avere un' educazione che dir si potesse nazionale e sistematica : che anzi è egli di.avviso che in Isparta ancora , tutto il sistema legale dell' educazione , in altro non consisteva, che nel mandar che facevano o per legge , o per consuetudine i parenti alla scuola ed ai ginnasii i lo 0 figliuoli ;, e che da questa legge o consuetudine avesse origine tutto la grandezz,a,e la_ gloria dein Spartani. Quindi sostiene egli che i legis latori Greci altro non fecero'per l'educazione, né altro fiu- potevano , ‘sc non che facilitar per via di pubblici stabilimenti gli studii e gli ener _cizii, ma che in tutti i tempi e presso tutti i governi , la sola vera re. gola , il,solo motivo efficace dell' educazione fu sempre l‘ interesse, 0 l' ambizione de' particolari: e siccome il governo de' Greci era compo etp di repubbliche armigere e popolari, cosi l’ educazione aver doveva. per oggetto principalmente la tattica e l’eloquenza, come quelle, senza delle quali a_cquistar non li_poteyano; di.tinioni. L'autorità delDenuu rmv1uer.nru.A cuovsuru’. C A P 0 109 XVI razru.nez narra eràrznvrv‘.‘ _ 'Non si sa precisamente chi mai furono coloro che da principio introducessiero nella Grecia quella cura' 'e diligenza che si ebbe per li fanciulli; si conosce però che nesta fu generalmente praticata,‘dagl’ antichi Greci, le di cui leggi l’ineoraggivano, stimando non potervi essere mez-v zo più citicace'per animare la gioventù a nobili intra re se , o per meglio provvedere alla sicurezza e tranqui liti delle loro repubbliche, Arann.'lib. 13. Noi troviamo che in Creta ", ove i fanciulli venivano protetti, erano- onorati de” pripxi.posti nei pubblici ese'r cizi , e come er dar loro una maggior distinzione di one re , si faceva lbro portare \un’ abito riccamente adorn'ato, . uale da (essi riteneva che fin' indopo ’lia virilità , insi memoria altr’ che epocapervenivmo,.‘al erano essi sta; ti x).sWou‘, eccellenti, S-ran. lib. io, e questo era il no me che i Cretesi davano a quelli giovani.'l "protettori‘de’ medesimi venivano chiamati pn.n"ropu. ‘ cosa da os'ser varsi, ch‘ essi prendevano sempre i loro fanciulli colla forza; giacché davano essi cognizione delle loro intenzio ni agli amici del fanciullo, i quali secondo il grado o il carattere de? protettori , usavano maggiore o minor resi stenza. I_protettori li trattenevano e li divertivano ‘ colla caccia , e. con altri diversivi , e ciò per qualche tempo , dopo di che li rimandavano alle loro case. Giunto ch’ era ’il .tempo' della loro partenza, veniva da una 5legge ordi . .‘l ‘ non è certamente da dispreazarsi , non essendo egli, al pari di tantiali tri che hanno scritte delle cose de’ Greci uh semplice compilatore; ma da filosofo scrivendo la sua storia , ha cercato d’ indagarne a via di ri. aiocinii e di giuste riflessioni quanto ha egli detto di una si celebrata nazione; ma per lo assunto che abbiamo per le mani , se noi conve niamo con lui per ciò Che riguarda tutti gli altri popoli della Grecia , uam però da lui discordi per rapporto a Lacedemone; mentre in que sto paese sotto tutti i rapporti 1' educazione della gioventù dir si do. veva nazionale , come si è potuto rilevare da quanto si è detto nel de corso di quest‘ opera , e specialmente dal capo della Spartano educazio ne , di cui abbiamo or ora parlato. _ ‘ v 3 Ho Anncnrm’ unMnn. nato , che ciascun fanciullo ricever dovesse una comple ta armadura , un bue , ed una tazza , a cui di ordina rio il pretettore o patrono aggiungeva er sua propria gener0sità parecchi altri doni di valore. cl ritornar che facevano i fanciulli nelle loro case , saurificavano il bue a Giove , ne facevano de‘ banchetti a coloro , che ac compagnati li avevano nel lor camino, e facevano ad essi un racconto del modo , con cui erano essi stati te nuti dai loro protettori; giacché se erano essi stati trat tati male, la legge accordava loro una soddisfazione, STRAi. lib. 10. Fra uesto tempo essi si associavano insieme , non passando l‘ra loro cosa alcuna , che ripugnar potesse ‘alle leggicpiù rigorose di virtù, Manu. Tvn. Dissert. ,10 ; giac la virtuosa disposizione , la modestia , ed il coraggio de giovanetti serviva a raccomandar loro in ogn’ incontro 1’ esercizio della medesima, San. lib. 10. Dai popoli di Creta facciamo ora passaggio agli Spar tani , Èarecchie istituzioni dei quali erano da Creta dari vate. n assai notabile 1’ attenzione , che avevano wsi iragazzi, e da per ogni dove veniva ammirata la con dotta , e nobiltà , che essi avevano per_ben allevare la loro gioventù, chr. Apopht. Se fra gli Spartani si tro vava qualche persona che si azzardasse far qualche co sa contraria alle leggi le più rigorose della modestia , le leggi lo condannamano all’infamia, anorn. de Rep. La ced. ; PL’UT. inslit. Lacon. ; per mezzo della quale veni va essa spogliata di nasi tutti i privilegi, chegodeva un libero cittadino. stesso costume si teneva per le donne Verso quelle del proprio sesso, Pur. in churg.; ‘:10 che è l‘ ultima conferma dell’ innocenza del costume. Veniamo noi assicurati, che gli Spartani amavano i loro fanciulli non altrimenti di nello che possa essere un uo mo innammorato di una biella statua, Marna. Tra. Dis ’sert. 10; e che quest’amore fosse soltanto un‘intima, ed innocente amicizia formata nella gioventù, e spesso con tinuata per tutto il tempo della vita (i). PLur. in L] curg. , Idem 'in Cleomen. Se il fanciullo mancava in qual . f 1-; N ; (i) .Vediîciò che n’ abbiamo noi da» di m .‘al pratica nel nutre accendo volume alla pagina ao6. .\.; f 2 ’w 19‘ D -I nnvn.scr nazu erovurwfl m che cosa a quel rispetto che doveva , il suo patrono gli facea soffrire quel castigo , che si meritava il suo fallo , -Am.uu. Var. Hm. lib. 13; Purr. in Lycurg. , ' Se da Sparta passiamo ad Atene,poi troveremo , che Selene considerò Questa pratica costonorevole, che non permise all‘atto , che si potesse' eseguire dagli schiavi, Lor. in. Solon.“ L' innocenza di quest’ attaccamento ai ragazzi si fa evidentemente conoscere , dal considerare il carattere di parecchi di coloro , che-adottarono (ma tal pratica ,‘ld. ibid.; Manu. Tu. Diu_erl. 8. 9. io; non meno che dalle leggi di Atene, sopra questo proposito. I legislatori Tebani cercarono d’incoraggir una tal pra tica , per regolare i costumi della gioventù , PLUT-‘ in Pelopid. Come, ed in qual modo corrispondesse ciò alla loro espettazione, ben si vede dall'i'ng‘ péMy.f , sacro squadrone , il quale era una parte deitrecento uomini com osti di guanti, e di coloro che erano amati, e che gua agnò parecchie importanti vittorie , ' e non fu giam mai sconfitto fino alla ‘ atale battaglia di Cheronea. Fili po , Re di Macedonia , veggendo che i,componenti di questo sacro squadrone, tutti eran prossimi a morire in sieme , esclamò piangendo: che penkcano pur coloro, che 'imaginano . che questi uomini o commettere , o tollerar potevano qualunque cosa vile , o prova l Prima di chiudere questo capitolo , è necessario forse ad osservarsi, che l’amante, o il patrono era dagli Spar tani chiamato sianr:kor, ri'flrnMor, o u‘wnikm; e che il giovane amato era dai Tessali appellato a'ifrm, Tnaocnrr. Idyll. 3'. v. la. Ambedue i nomi son derivati dall’amo re , di cui era penetrato il patrono, Schol. in k. l. _ P N? i CAPO o a‘ XVII."HÉ,1: c r a I. m o a s .. .”.'w. fl.,-_;s Secondo alcuni autori gli antichi facevano quattro pa sti al giorno, Arnsn. lib. 1. cap. 9. l.° Anpoi’rlapm , pasto del mattino. Il suo nome deri Nava dall’uso_che avessi d'intingere alcuni pezzi di pane nel puro vino, locchè dicevasi cixpfl'or. Omero di ad un u: Anrxcarn_" carene. tal pasto il nome di épifly, 0dyss.‘ ar',’ vi si , derivato da ubro‘ rrmî u’u'pm , perché era il primo ad essere apareci ehiato , o piuttosto da u'àro‘ ‘7'0u’ dpi:;ìy, perché iguerrie ri lanciavansi dal Pasto a’ combattimenti, ove distingue vansi pel loro valore, Schol. in Hom. Il. (3'. Chiamavasi pure qualche volta J‘mrnmàpù, colazione , e prendevasi dopo il comparir del sole , -Schol. in ibid. , . 2.° Arîvrrov , era così chiamato, perché dopo questo pasto , «l‘u' worsîv , bisognava riprendere i' proprj travagli, o ritornare al c0mbattin;ento. Prendevasi questo a mezzo giorno, Ben. 11. g' , v. 381. Schol. in h. l._‘ 3.° Ankwo‘y , detto anche imn'pwpu , pasto del vespero. 4.° Ao'paro;, era la. cena, Hom. 0:.(yss.fi' , v. 20 , la quale da’ Greci posteriorivenne in seguito chiamata d‘eî srnr , Schol. in Hon. Il. 5’. ‘Altri autori non riconoscono che i seguenti,nomi: ’ l.° A’xpa'wcrpa. ‘ ' I 2.° A"pcmrov. 3'° E'avrs'pwym. 4-° Asîvrvw. . . . "n ‘ Ma la più parte conviene che iGreci non avevano che tre pasti al giorno , e tralasciano il J‘siMya‘v. Essendosi in seguito cangiati i nomi di questi pasti , Jpzr°r dinotò il pranzare , J‘o'pvro: la refezione del vespero , e J‘n'arror la. cena, Amen. lib. 1. cap. 9', Eusrrrfad Od_yss;fi.ew'., Alcuni .altri suppongono pure che gli antichi Greci non avessero che due pasti il giorno , à'pwn et «l‘a'p'w‘o; , ed. opinano che le altre parole non fossero se non varie espres si0ni di questi due pasti, Arman. lib. 5. cap. I Greci riguardavano come una stravaganza il mangiar Icopiosamente ne’ pasti del mattino e del mezzo giorno ; essi credevano che bastasse un Solo buon pasto dopo i travagli del giorno , PLUT. Symp‘. 8; Quaest. 6. ‘ vumsumz m nm. I 1' C A'P 0 (13. XVIII. ruux anni in rum, Nei primi 1s‘ecoli i banchetti ed i pranzi grano per or. dinario il séguilo di qualche atto di divozione verso>glì deî- 2vpîafl'ou avvayniyv‘ 'rn‘l aifl'at; ai: 600'! u'n'pnpi , ATRI. lib. 5.‘ Non usaivansi liberàmcnfe i vini e le vivande ri cordate , che in tali solenni occasioni, Id. lib. 2. Nei giorni di festa ognun'o stavasi in riposo, e viveva in una. maniera più abbondante degl’ altri tempi‘, nella persha sione, che} gli dei assiste uno alle loro tavole in simili ri correnze, OflD. Fast. lib. 5. Tal Porsuasio'x1è contribui va ad inspirarq a’commensali una condotta decente e ru gionevole, e gl’ impediva a_'darsi in précia_ agli eccessi della tavola. Dopo un pasto sobrio e_ moderato, eSsi*of frivano ima liba'zione agli dei , ed ognuno se no ritornaira in casa, 'ATmi‘fl. lib. 8. cap.-16. ' ' Il lusso e la prodigalità s’ ihtrodusseto ben piest0‘nel tenor di vivere. Gli autori antichi fanno menzione'di tre sorte di gran pasti: u'Mm'v, ydyo; ed e'puyo;. E:‘Mvn'r , fl’l“ )a',u._0f , l'wu‘ ou'x s'pavo; 71‘ N y' Erz‘v, H0M. Odyss. A'_ ,v. 414:, e da qui è che comunemente si suppone aves tero avuto i Greci tre separati generi di mense ; ma quie ste si ossono ridurre a due , n’Mm’m ed f'pavd; , oten-' dosi IP yà'yo: , o banchetto di nozze, comprcn ero in una delle giue divisioni. L‘ u’Mnrfm', detto qualche volta i\v‘w2|’a ed Jau’pflon Minor , ‘era un banchetto dato a spese d’lun solo individuo , Schol. Hou. ad Odyss. a', v. 226; Aur:n. 8, 16; Eusnr. ad Hou. Odys's. a". L' ipayoz’era all’ opposto un banchetto dato a spese Cof muni de'convitati , e prendeva il‘suo nome d«n‘ rou‘ au "Pfiv mi? uvyoipliv mm», perché Ciascuno; vi contribui Va proporzionatamente , Anna. lib. 8. 16; Scholuad Odyss. u' , v. 226; PLAUT- Curcul. 4 , I , 13. Un. tal banchetto chiamavasi anche 01'aa’o;, e gli ospiti avvfiniai «un, ma più comunemente l‘pumì. La parte Proponic nale di ogni comitato era detta vvycopx‘ u‘cpapà , uhm: floNì , avyflohrì , ‘Ccv. Quindi i. diversi nomsi dati a‘ pasti, l 1 f; Arrncnrr.tl on ncue. Jrîwar ruggeprra‘v , cupfloMyirîov , fr'o‘ u'vro‘ dupflo).fis, m: w/s‘o’Am, e qualche volta-ed in assumi , ecc. In Argo una tale contribuzione riceveva il nome particolare di xaîy. Coloro che raccoglievano queste.gontribuzioni eran chia mati come gli ospiti ipsìwfrm‘. _ A tal genere di_pas_lo si rapportano naturalmente le voci J‘sz'vrvvy .wrayo'yyov-, o avmyw'ywr, le quali son de rivate da 'aum'ym , riunirsi, e, clieÎ, per" un particolar significato'diuotano, bere insieme._Non si sa però se que stals ecie di pasto fosse lo stesso che l‘ (paro; ,UA'rnnn. si.InE.questo luogo’pariinenti - ‘ fa (1’ uòpo di far menzione de’l‘sifim I'ml‘0'a’aga‘, 0 {E ,I'mJ‘ogcivmy b‘aanetti , in cui alcuni ospiti fornivano più degli altri.. Ciò- chiamavasi s'miul‘o'mn' ' »” - Il «ro‘ u'ra‘ awupià‘ar , era la cena robe un amico faceva traspoflar di sua. casa _aÎqtiella d?un suo 'amico,pe1‘ go der della sua presenza , _senza dargli alcuno imbarazzo, A‘rmm. lib. 84 Dicesi ancora, che ciò allude‘sse al costu me di riceVere in un canestro , in vece di una cena , o un pezzo d' argento, o un pezzo di carne, Hnsvcn. I.Ìbancbetti cbiamati i'pam portavano meno spesa di ’qnelli,, in cui una sola persona doveva tutto sborsare :, quindi essi erano d‘ un uso più generale. Alcuni legisla-. tori li raccomandavano ; come atti a ritenere (i trapp’orti amidbevoli , e la buona intelligenza tra’ vicini , Hs_smn. Open e! fUier. lib. a , v. 340. Ivi ancora osse'rvavasi maggiormente l’ordine e la sobrietà; ogni comitato ren dendo il suo scotto, guardavasi d’ oltrepassare i limiti della tem eran'za , mangiando assai meno di quello che fatto avre be se il banchetto fosse stato a spese di un’ al tro, Eusr. in Od_yss. 4', _e le non procedeVa com'ne’pùb blici bancheth , ove tutte spese ierano apcarico di un sol cittadino , e dove per Îconseguenza si vedeva spesso trionfar_ l'intemperanza , Id- i'bid. v. 26. Chiamavansi y écdyfigiort:oloro che prendevano parte al’ pasto senza con tribuire alla spesa. l)’ un tal numero erano i poeti, i can* tori, e tutti coloro , i cui talenti servivano a diverlir la rcgmlìilgnîg‘, “Amen; ya‘p m'u‘ 4‘oiJ‘oì Noy.sv , AÌ‘HEN. lib. I-‘C3P. 7 i giacché '_'Axapn fiu'uv, o celebrare un. convi vnm suon: m PASTI. 115 to , o banchettarq senza fungo , _era un’ espressione pro Verhiale usata per dinotai‘e coloro ch‘ entravano a parte Cipare di un banchetto,sèhz'a essere a lor carico-, o pen sîcre di doverlo Provvedere'del necès;ario. Da ciò è che, 'Aav'pflom; s’ impiegò di poi pe(significaré una persona inutile , vivente a spese altrui , e non contrilmendo per nulla a’ ‘esi, PLuîr. in Curiol. . ' Non geve per ultimo omhnettersi che alcune città eve Va_no 1’ Uso di far de’ pubblici,banchetti , a cui premie vano‘_ partehl’intera città, 1m\a tribù, o certe classi della popolazione. A tali I)iÌIICBGÎU davqsi il nome geteg‘ale dl dura/mm , wauJ‘aw/m , etc.; qualche volta si dinotayapo col nohe,clulla classe de‘ cittadini che vi era zim’messà} J‘i/yofiom'isl; «l‘ilwu J‘uyo'am e «l‘npwnia', ppz't'pifi, eng wmì 1 etc.‘, secondochè appartenevano‘ o allo staseo di: stretto J‘n'146;, alla stessa famiglia, 9pwrpi'a, o_alla stessa ‘ tribù, puÀfi. Que;ti laa’uchetti facevamì a spese di _ciasCflm comitato, e qualche volta dè’pi_ù_ l‘icchi'citla(lini_,‘ ed in certi tempi a _slpes_e del pubblico tespro. Lo scopo di ta li pa‘sti3 “in! alcune città regolati dalle leggi , era quello cl’ avvezzare gli abitanti alla temperanza_ ed alla sobrietà, e di fai‘ gl]ignztr fra loro la pace, e la lmona intelligen za. Questa istitu'zionc originaria dall‘Italia_ éra dovuta ad Italo, A_MSTOT. de Republ. lib- 7 cap. 10. Minosse l'in< trodusse quindi in Creta; e Licurgo, àd esempio di lui, ne fece godere gli|Spartaui. Fu cambiato_ il solo' nome di qfiel,pasto; giacché al nome Cretese évó‘puh: ché; ser .viva ad indicare i loro banchetti , i Lacedemoni .vi so. stituirono quello di g.uJ‘fmn , PLÙT. in Lycurgl Sembra pui‘e'clie Questa parola «1’ aul‘p1Îu' fosse in uso ne' primi tempi della repubblica Spartana,Amsror. A tali convltl degli Spartani presede_va un‘estrema frugalità; eranvi arn ;n'essi _èittadini di ogni età ;_facevasi anche un;iiovere eÎ giov_ani. (li asèistervi , come ad una scuola di terppe Ianza e (li sobrietà , J‘iha'xamîm dmppo:ru'vu's. Essi..vi l'i‘ cevevanq da"vecchi' delle lezioni di buoni post mi e di ntiliflconoscenze, PLUT. in Lycurg. Gli ’1_\tenies ‘avevauo anche i loro Syssitia , 0 banchetti particolari, che era no destinati al consiglio de‘ Cinque Cento , e quelli ri serb;ti a’ cittadini , cui lo stato_ alimentav-ÎMa >su'e spese \ 116 _ Am1cnrra’ carene. in ricompenande’pubbliciservigj resi da loro "o dai loro ànteuati. Ne avevano pure gli Ateniesi molti altri di di versa natura..Parecchie città greche avevano ancora adot tato quest' uso. . l \_ ‘ c a P o XIX._ PRINCIPALI r'174uns, parer coznqzvsrhvs: 1 2151:. Il nutrimento degli uomini neî primi tempi consisteva in. frutta ed altre pr0duziorii, che la terra lor_o presenta va , senza esigere nè travaglio , né coltura. La loro.be {randa era l’ onda del limpidi ruscelli, ann.lib. 6. Gli abitanti (1‘ Argo si nudrivan0 principalmente di pere; quelli di Atene , di fichi ;. l’ Arcadia era celebre per le sue ghian de, Azt.un.lVar. Hist. lib.,3 , cap. 39; e si resero co-' si famosi gliabitanti di quella contrada per alimentarsi di‘ quella-tal sorta di cibo , che ricevettero il nome di fluMmpae'w, mangiatori di ghiande , Licormi. Cassimdr. v. 482. La' ghianda era ancora in uso in altre parti del la Grecia ; e trovansi le querce dette in quel tem o pai 7oi , dal verbo pa'yuy , mangiare, Ismom Origin. li L 17. cap. 7. Secondo gli antichi autori; gli uomini nudrironsi lungo tempo di ghiande e di grani di varie specie ,Ma Cuor. in Soma. Scip. lib. 2. cap. 10 , senza conoscere perno tempo assai lungo 1’ arte di preparar la terra per a_ coltura delle biade. Credevano però'essi che in quei tempi felici che intitolflano l‘ età dell’oro , secolo d’ab boudanza e di prosperità, il frumento si pr'oducèsse dalla terra4senza esigere alcun travaglio , ‘Hesmn. Oper'i lib. 1 , v. 116. A poco a poco essendo la terra divenu ta sterile ed infruttuosa , gli uomini furono ridotti al un trimento comune agli animali, fino all’ e oca in cui Ce rere , fra molte altre utili arti , insegnò oro quella della coltura , -ÀMacuou. ibid. -Trittolemo fu il primo , a cui Cerere insegnò il.modo come seminare e coltivare la ter Ira , ed egli fu quello che partecipò le-sue conoscenze al la contrada abitata di poi dagli Ateniesi. Cerere iniziò benanché in questa scoverta Eumelo , cittadino di Patra in AChaja, che sparse uesto beneficio nella ‘sua patria ; Arcade ne fece godere gli Arcadj , Pausan. dtIic.g dchaic.-, ’ ‘ rmncmu mm: ,c ecc- 117 lrcad. Alcuni autori altribuisèono a-Pane .l’ inve'naion_ del pane e l’ arte di farlo “cuocere. L‘ orzo. fu la prima specie di pane destinato al nutrimento, Altremom. lib. 1. cap. 71 ; PLIN. Nat. hist.’ lib. 68., cap. \7. Esso fu- di poi bandito dalle mense de’ cittadini ricchi e relegato a quelle de’ poveri. _ v Il _pane‘ricevett'e il nome (li u'pflr ,ìe servendo. tal no; me a dinotare_ il principale alimento , si‘applit:ò per esten sione ad ogni sorta di cibi ed anche dibevandq, Amen. lib. cap, 15. Chiamavasi ancora cima; per metonimia, Horn Il. 1’, v. 341‘; 6' v. 507; Hnswn. Open v. 146, e 604. I‘ Greci usavano di portare il pane in un cesto} cui_davano il nome di minor o uarao’r ,_ -Hoivr. Odys_s. ai., v. 14;; Tunocnl'r. Herculisc. Idyll. 24._ v. 135; Vutu.\ Aen. 1. v. 705. Lo cuocevano essi sotto le ceneri, ed allora questi panichiamnvasi barml‘ìnr apro: , Amen. 3. 27 , ed e‘7xpu’piat , Id. ‘3. 25’; sm. _ed Hesvcu; in hac voce; o nel uplfla’yp , specie di forno , ey da\ciò furono denominati atp1flawiq‘au , Arunm 3. 26. La parola. iwn'a-u s’ impiegava ancora molto frequentemente per"inclicare il pane , Id. ìbid. Mafa era una specie di pane d' un uso molto ordinario, nella cui composizione entrava (lei me-. le, del sale e dell’ acqua. Vi si univa qualche volta del l’ olio , stvcn. imMa’{a.; Scfiol. Amsrorn. a_d Pac. v. 1', Awur.u. 14. 'Akpvror, la farina d‘orzo, era molto in uso , Eusrrrn. ad Iliad. u' Svm. In Atene,,;un; portico ove vendevasi questa farina, era chiamato iwi'frnv fax"; Hnsvcm,o s‘an‘ aiAp‘rra'a‘mM: , Anxsrorn. Ecclesiaz- v. (382.. Qpîav era un miscuglio di riso, formaggio , uova e me le , e riceveva il nome dalla foglia di fico , in cui si aveva cura di avvolgerlo, Schpl. Amsrorn. ad quit. v. neo; id. Schol.’ ad_ Ran.,v. 134. Murrora‘i era un’ali tro misto di formaggio , ain ,‘ ed uova, Schol. Amsworn- ' ad Aeharn. v. 173; Id. Schol.'ad Equit. v. 768.\ Il nutrimento (le‘ poveri consisteva in,un pane ihca vato , ove riponevano i cibi, onde si componeva il loro scarso pasto. Un. tal pane dicevasi pan/Mi; , Schol. AM sroru. ad Plut. v. 627 , o ymv'>q , origine del verbo ymiMia9m. In Atene i poveri vivevano ancora d" aglio di cipolle , Schol. Antè’roru. ad PluL v. 819; e adE,uih r'i9 , iuricnrra’ carene. .v. 597. I Greci avevano ancora molte specie di focmce, '0blf‘eqtlpmaii; , Ams-rorn. Equ. v.- 277. cum Schol. , a» «41406,, Anîsrorp. Thesmoph.\ v. 577. , 'é‘puAa; ; Id. Pan: V. 1194 , îirp/a , Id. Acliarn. v. ‘1091 , {zsAirrofiea ,Id. Nub. .v. 507 ; anun. erîphan. ; Po’LL. 6, li , seff._76ì q.i'r06frfrn , Anrsroru. Plut. v. riga , ecc; _ . Gli uomini ne’ primi tempi s’ aste,nevan'o interamente dalla farne degli animali. In forza dell‘ opinione generale che f0sse ciò proibito dalla legge , riguardavasi come un sacrilegio‘il nudrirsi 8‘ un oggetto, che a'vesse a’v_uto vita, o di macchiare gli alieni (leglidci del sangue (1" una crea-' thra animata, PLAT.|de Leg. lib. 6', Ponrnvn. lucapace di render da se'stesso'aleun servigio , il porco full pri ma animale ad esser sacrificato ,‘Crc. de Na_1. Deor. lib. 2.‘ Il bue I‘all' opposto, in riconoscenza _de‘servigj ‘che ren deva per la coltura della terra , si vide rispettato ancor lu’ugò tempo , dopo che si eraintrodotto il costume Ìli n_udrirsi della carne degli animali. Ugolino pure guarda vasi dal mettere a morte gli animali giovani ',' A'1HI-ZN. ; HOM. Tenevgsi come un atto di crudeltà il toglier la vi ta a creature ,‘ che appena ne avevano potuto conoscere i'g'odinienti; e temevasi nel tempo Stesso direcar nocu« mento alla propagazione della Specie: Quindi essendo gli agnelli divenuti rari nel territorio d’ Atene , .fu emanata Ima legge, la quale proibiva «’aréxrou oipvo‘: yier‘au , di sa ‘crificar gli agnelli che non fossero giunti ancoî‘a all‘ età di dar la lana. ‘ ' ‘ -"Quasi presso tutt‘i popoli, la maniera più ahticadi preparar'le vivande era di farle in arrosto , Arnnm. l ’, cap. 10.._Non si facevano , se non di raro, bollire , Srnv. in Jen.'1 ; A‘IHEN. 1 , 19 ; Hom. Il, 9'“, v. 362 -)PLAT. de Repub. 3., ' ' ' Tale era stata la‘. maniera di vivere de’ Greci nei tem i più‘ rirno'ti. I soli Spartani non degenerarono dalla so irielà ‘de’ loro_antenati , perciò osservarono lungo tempo i regola-menti di Licurgo. Essi recavansi costantemente ‘tutt‘i giorni ai aurafwa , banchetti pubblici, ove non apprestavasi che un nutrimento all’ estremo semplice , e di viso a Ciascuna persona in eguali porzioni. La principal vivanda.’ di questi conviti era il [AÉMU {mya‘;, brodetto \ PRINCIPALI VIVANlJB, ecc. 119 nero_, particolare a quella sola nazione , Puma. in. Ly curg. ; Ill'ill Agiil.; Pot.L. lib. 6. ca .,9',/,Seg. 57;'Cic; Tascul. 5 , 34 , e pei‘ nulla. adatto ai allettare i palati delicati , A'rueu. lib. 4. cap. 6 " I poveri nudrivansi alle volte di" grilli .,' e delle estre mit:i_ delle foglie degli alberi, Amsrorn: Acharn. V. 1115. e 371 ; Aeuuv. Var. km. 13, 26;Ovm. Fast.4, 392. I Greci amavan0’ moltissimo il pesce; intanto non ve diamo giammai che Omero nella sua Iliade ne faccia pre sentare ’a‘ suoi eroi, PLAT. de Repub. 3. Essi avevano an cora m'olto gusto per le anguille preparate con la bar babietola, e che essi chiamavano g'7xi’uu ìrri:rzufla‘m (u'y_ar , An_iSTOPH.‘Ac/zarn‘. v.- 894; ch. "v. 1014,Ain1511. g, 13. Facevano anch‘ essi iiso del pesce (salse, q-u'pi‘xof. l collo ed il ventre erano. le. parti che essi preferivano, Schol. Altis'roru. ad Acharn. v. 966; ATHEN. 3, 33. Le loro‘ seconde portate , J‘wfn'pui fpk'vrifm', cdnsisteva'nó in confetture ,' 'Ìmmi ,' mandorle , noci ,' fichi, pesche ; cibi espressi sotto il nome di «rpm'wni , AELIAN. ’2’ar. km. I , 31, rpuyflcaTa. , SchoL Amsrorn. ad Plut. v. 190.; 1‘mà‘ap1rx'apqwc , A1‘1inm. 14 , 10 , m’,u,uavw,‘ Id. èx Ari tz'phonL 14 , 12," ecc. Facevano finalmente 'essi usò del sale , iAu;', nasi in ogni specie di cibo , HOM. Iliaii. ‘1, v. m4; ELUT. Sympos. 6. ‘ _Gli Spartani , malgrado il lor genere di vita sobrio e moderato, covrivauo le loro mense di carni di macello e di cacciagione , Arona. lib. 4; Xenoru. de'Repùlg. Lac.; V PAUSA-N. lib.g3, cap. 20; di lepri, di pernici, e di _pe sci, Amen. lib. 4 e 14,. Ciò_1ion ostante i cuochi di Sparta erano' chiamati o'imruwì xps'w: pa'rou , preparatori di carne eolamente , e'quelli ch‘_eseri;itavano il loro mc stiere con troppa ricercatezza ,.erano cacciati di Sparta come , AELIAN. lib. 14, cap. 7; Maiuim. 'Disser.appestati 7'. ' ‘ I. _-Trn. Que'sto co'stume, era del tutto dissomiglievole a_quèllo degli antichi eroi, i quali non tenevano _CÙOCbÎ,_IIIJÈIHC volte prèparavano’essi stessi la carne delle vittime: Tip VI? 5" il": No; 'A’xthw“ ., Kau‘ mi fu" zu’ #l'CUÀKE , un' éyp‘o’flMoìan {ampi , HOM. Il. 0' , v- zog. Per lungo - tempo gli araldi, m;'puxu , allorché non eran trattenuti mo Aurmmn‘ cucul. da cure più importanti, siaci'vili , - sia militari , cune incaricati non solo del com imento de’ riti le delle ceri monie de’ sacrifici , ma ancora dell'impiego di preparar le vivande. Perciò troviamo gli antichi cucinieri onorati del titolo di 0wrnuî: :pwrilpot , versati nell‘ arte (1‘ indovi4 mare per me2zo de’ _sacr_ificii , e l'ipoîram‘o 7aÉpar-.xm‘ du rqu , presidenti alle allegria delle nozze ed. a’ sacrificj , ATRI-IN. 1th 14. cap. 23; ' Nelle altre città della Grecia però , e principalmentq nei secoli più recenti, 1’ arte del cucinare , benché ri guardata da alcuni popoli come indegna di un uomo na to cittadino , giunse non pertanto ad un alto grado di stima , Amen. ibid.plcuo'chi siciliani si avevano a'cq‘ui stato con ciò una' gran riputazione , Id. ibid. La or mensa era tanto ragguardevole per l‘eccellenza e profu si‘_0n di vivande , che Euxwzu‘ 7'poirrlCa ,, una tavola sici liana, era un' es ressione proverbiale per dinotar ciò che il lusso poteva iiirnire di più»ricercato , .va._. Il popolo ateniese, dopo quello.di Sparta,-era il più con0,sciuto per la‘ sua frugalilà, per essere il suolo d"Ate ne poco fertile , e non provvedendo che a stento a’ bi sogni dei suoi abitanti , ATHBN. lib.- 4 , cap. 3.. Quindi viv'ere cui si servivano all‘ ateniese i Greci , 'Avfrnwpa'; per indicare‘un , era unauomo espressione che me nava,una vita sobria e scarsa, Id. ibid. cap. 5. Da’ diversi cibi particolari a’ Greci , assiamo_o_ra alle loro varie specie di bevanda Ne’ primi secoli, come è stato di già osservato , 1‘ ordinaria bevanda fu 1‘ acqua lim‘pida de’rulseelli, Roma. Il. 3’, v. 825. o Calal. Nau. v. _332‘, Pmn. Olymp. od. 6. str. s', v. a; Amman. 2 , 4:, in seguito le calde sorgenti vennero in grand’ onore dall’ esempio di Ercole_, il qua-le trovandosi veramente molto spossato dalle‘fatiglie‘, fu , come finge la favola , debitore a Minerva o a Vulcano della scoverta d'una di queste sorgenti, la qual pozione servì meravigliosamente a risto‘rare le sue forze, e per tal cagione si stimava dai Greci, che questa specie di acqua esser potesse estrema me'nte Benefica per somiglievoli occasioni ‘ «Pru. Cril. ; H0M. Il. 2',eroici, v. 147. alcunimaiautori rò, i Gre ci de‘tempi nonSecondo si servirono di taliiiacquc per 'I p" ramcmlu vmumn , ecc. 121 bevanda , ma ne facevano solo uso per bagni, amme nocchè i medici non l’avessero prescritta, Pou.. lib. g , cap. 6; Amen. lib. 3. cap, 35. Si può pertanto affer mare, che ancor ne” secoli Precedenti ad Omero, talgbe vanda era generalmente conosciuta da'Greci, Paaur. Cm; cul. Hoarr. lib.- 3 , od. 19; Arruzu. lib. :; , cap.‘ 2. Intanto l’acqua.fiedda era d’un uso più frequente; ed allin di renderla molto fredda, servivansi _ne'calori delle state del.ghiaccio , che cqnservavasi involto in panni a nella , Gli paglia, AteniesiPurr. si appropriavano Sympos. lib. l' 6-; invenzione Arnlàrt. lib. del 2. vino, e pretendevano d’ averla comunicata a tutto il resto del la Grecia , "Arouon. lib. 3 ; Hroxn. fab. 130; Jes'rm. lib. 2. cap. 6; Pansan. lib. i , cap. 2; Pnorewr. lib. 2.. eleg. 33. v. 29. , sotto il gbverrio di Pandiqnè, quin to re d' Atene , Arou.on. ibid. Alcuni autori‘pe attri buiscono la gloria ad un certo Eumolpo, Trace d’origi ne , che abbandonò la sua patria pervenire a stabilirsi nell‘ Attica, Puri. lib. 7,’seg. 57; Snug. lib. 7.; altri. però ed in. maggior numero si compiacciono di fissar acco per autore della scoverta, il quale per questo ri guardo ricevette gli onori divini, Aroznon. lib. 3; Ha: cm. fab. 130. Alcuni son d’ avviso che.l‘ uso delle vi gne fosse da rincipio scovert-o nell’Etolià da Oreste fi‘ glio di Denca 'one , il cui nipote fu detto Enea , dalll parola m'mt, impiegata anticamente a dinotare le vigne , enchè si pretemiesse ancora da altri che tal parola ci" l'0; , vino ,_ derivasse dal nome di quell’aEneo , il quale dicesi, fosse stato, il primo che giunse a scuoprire l’arte di Spremere il succo dall’ uva per formarne il vino; 'Earai zu‘uo; afro; Oin'mr, Amen. lib.- 2 , N:cann. Si attribui sce ancora questa sco'verta ad Olimpia, città situata sul le rive dell’Alfeo ; o a‘Plintiorie, ‘città dell‘Egitto; Arnal [- , Le donne greche e le donzelle facevano uso del.vinó, HOM. Odyss. {' , v. 77; e come tal bevanda era quasi generalmente interdetta al loro sesso negli altri paesi , i forestieri avevano di esse un’ opinione pocov favorevole , Amen. lib. IO. Davasi ure del vino ai fanciulli, Hou. Il. 1', v. 484. Mescevasx ordinariamente con l’acqua; e 122 ANTICHITA’ umane. le cappe clic servivano a t|almescolamla, avevano il no me di upwrfips;, ampu' fra‘ xgpéo'awfim, HdM. Odys:.}d{ y. 11.0; ATHEN- 5., 4; Eusrnu. ad 11. 6'. Si attribuisce l’origine di tal costume a Melampo,‘ Arnsn. lib.‘ 6. cap. 2.,' o a Staiilo figliuol di Sileno. Alcuni autori preten dono che Anfizione ,. re d' Atene , apprese l‘ _uso (li mi schiar il vino coll’acqua da Bacco medesimo , o. che in tal occasione egli c0nseCrò un altare a questo dio sotto il nome di «i'p6m; , diritto, poiché d’ allora in poi si poté uscir da‘C'onvili con la testa libera , ed o'p0m', senza va cillare , PLIN. lib.v 7 , cap. 56. Lo steso re cmanò una legge, con la ualc veniva ordinaîo, che nei banchetti non si potesse a1‘ altro uso per bere, che del vino mi schiato‘ coll’acqugz; questa legge essendo andata in segui to_ in disuso , venne richiamata nel suo vigore dal legis latore. Solone‘, ' Amen. lib. ‘2. cap. 2. Non si avevano delle regole fisse per tal mescolanza; mqlte.vasi arbitra riamente un terzo, o due quinti divino su &uc terzi, o tre quin_ti d’ acqua; ed altri mettevano ÎÙ. o meno di ‘ac( ua ,' secondo che loro piaceva , Id. ‘lilî. 10 , cap. 8. Gli Spartani facevano bollire il loro vino sul fuoco, fin cbè fosse ridotto alla .quinta‘parte, e non cominciavano a’berlo, cl1_e quattro anni dopo la raccolta: Eh Iro‘ 'lhÎp s'aîm n‘o‘v oz'.y0r .l i'm; iv 'ra‘ m'yvr'wv pe'pc; u’pnlwrj, mu‘ prru' 'rid'dupnè i'{fli 2paîwnu, Id. ibid. cap. 7. Ciò'non per tanto iGreci, e ’principalment'e gli Spar tani , in certe occasioni bevevano alle volte il loro vino aSsoluto, u'xpam'qspar arz'mr, loccb'è dicevasi, bene all‘uso degli S'citi, ivi-mxuw'au’,’ gli Scili erano molto dediti al bere. L’espresflone 2xw9n-ì 1m'Îr , o .duu6'omlîr u.savasi frequente ‘mente ‘per az'xpà‘7'a'kxfîr; e mwfium‘ vra'm: per uixpa'roflrwl'x. "Queste espress'i0ni cominciarono adesser in uso dall’epoca di Cl_eomene , generale'Spartàno , che avendo vissuto lungo tempo fra gli Scili , Prese da loro delle lezioni d’intempe ranza, Afrnnn. lib. 10, cap. 7. f'Traci ancora bevevano il lor vino senz’acqua , ed erano essi così-amanti del vino, che "gli uomini” e le donne riguardavano come il tempo del la vita meglio speso , le ore consecrate a‘bancbetli , he Vendo ’vino puro in abbondanza, e versandolo anche Asu gl’a'biti loro ,7 Id. ibid. , rnmc1riu vw.uum , ecc. 1a3 Da ciò,è ancora che Ipam’n. arpa'vrocm, il modo di ber. all‘ uso dc’ Traci, usavasi anche quasi generalmente nello stesso senso che d'4'tpafrafl'00'l'“, cioè beer vino senza esser mischiato coll’acqua , Poni. lib. (5. cap. 3. I Greci riponetrano i_loro vini in vasi cli'terra, |"y m ga',ua,'s, Hom. Il. -r', v. 465.; Eus'ri’ru. ad Il.» 1', v. 387; POLL- lib. 7', 33 , seg. 161 , in.ptri , Jaxoî;', HOM. fl y','vl 2.”;‘75 0dyss. g“, v. '78, o nelle botti, Odyss. 6’, v. 340. U vino vecchio era molto pregiato, Ben. @dyss. 3'. v. 340; 7‘, v. 391P1NDAR. O(ymp. od. 9, antistr. 5', V; ì5, 16; A_ruén. 1, 19'. I vini più rinomati della Grecia erano : .uf‘yo< IIpu'pmaf, @a'a'io'; , Aiafliof, =Xîu , KM“, K°Îvf, et 'Po'à‘m, Altura. Vaf. hisl. lib. 12, cap. 31 ,"01’m Maplu'frm, è il vino di cui- Omero faceva più conto , Hom. Odyss. 1’, v. 194; Arumr. 1,20; BLIN- 14’ 4» Qualche volta si usava da taluni di profumare il loro vino , lo che dicevasl allora' un'-va: pup'yiuifl: , gianni. Var. hist. lib. 1:1, cap. 31 , e spesso yu;'p'hqr, nome generale ‘per dinotere una bevanda profumata , Hnsvcn. Mescol’avansi- ancora nel Nino degli altri oggetti, come . d'hpm’a, del mele; quindi ohav irnxpivrolu'roc, vino me Scolatò col mele , Amaro lib. 10 ,\ cap.‘ 9. Fra le altre Specie di vini fatturati si osservava pure o_i'nu Irpi'61vu ,_ vino fatto diorzo; ed m’va: ilura‘r', vino di palma, det . \0 ancora alle volte 52“ i.,twàr . essendo ó'gu il noine generale di dgui specie di vino fatturato- . . Ne' primi secoli, i Greci si servivano per bere delle torna di bue, ATIIEN. lib. 11. cap. 7; Eusr. ad]liad., \ 6’ dîp0i delle coppe di creta, Amen. 11, 3 , di legno , Id. ibid. cap. 6, di vetro, Amsworu. Acharn. v. 73,’ di rame,Pou.. m, 26, seg. ma, d’oro, ÀTIIBN. 11- 3 , e d' argento , id. ibid. Queste tazire portavano il nome di via», ‘ll'l'Î'ìi/JIOI , xv'ME , -J‘s'fir ,. xu'mMav,‘ a'.uwmifl>_\ '10" 0xv'pox, zup/3/or, chv'flmv, ymrn'p , xw'flùv , J‘sfra; e ÌuWu‘fl 0np/aiAmr, flaumimoi, etc. “ATusu. 11; POBL- 6, 16 ’ S€g- 95. .I loro nomi variavano secondo la diflferen za della loro forma, mentre le une eran fatti in un mo ._ do ,, e le altre'iq una diversa forma. ' \. Ai banchetti dein Spartani, ogni convitato porgeva le sua coppa allo schiavo incaricato di ricmpifla,,e.di ser 124 - y Anrxcmn’ carene. 1irè a tavola, Cnrr. apud. Armnv. lib. IO; lib. n. cap. 3. Essi bevevznno quante volte la sete lo richiedeva , X;nornn de Repub. Laced.; Purr. Apophth. Lacon. , ed abusavano rare volte di questa concessione, Purr. de Leg. lib. 1. Qualche volta per ispirare a" loro figli 1’ orrore dell’intemperanza, facevano comparire alla loro presenza uno schiavo in Perfetta ubbriachezza , Purr. Inslit. La con. ; Araen. lib. ro. Per estin‘guer la sete; seri‘ivansi spesso del“siero di latte, Hnsvpn. in K4fiiidr. I canti, le danse , e gli flal|ettaimenti della conversa- . zìone servivano al divertimento de’ lconvitati , e per ac. crescere i piaceri delle loro tavole , Hou. Orlyss. é, v. 152; Sbhol.- Amsrorn, ’Ran. v. 1377-, ‘e Vesp. v. mq; Purr, Imi. Lacom ‘ » _ ,' car0xx. cosraùr osserva: rum un” 2141:. 4 ' - I La persoùa’che dava il pranzo, era detta d' ordinario e' imia’èup, e'mîr, 2_m'{m, mir eùvoum'ur iiqu‘v , àu,uara* m'ov ipxm, cugaraw'apxo; , e nello stile de’ tragici aiuo J‘a'wm , etc. I cpnvitati chi erano trattati a spese altrui, ve nivano chiamati J“;wùpu'nr, J‘.unmî; , aupwa'ru èru'rà‘uflr m , etc), e spesso ,xMa-oi , a‘u'ythror, u'wfou‘roy; nomi in cui trovasi espressa la cagione della loro presenza, ch'era Miau, un’ invito fatto da chi trattar li doveva, Quelli che erano incaricati di fare gl‘inviti, erano da' Greci detti xMiropu , o ‘tl‘il'n'roxkn'w'opl; , ed ancora , bEDCÌIÈ ,meno frequentemente, ricevevano il nome di u'Mar.paì ed {Miaa'poì , da s’Ma‘;, nome della tavola, sulla quale po nevausi le provisioni nella cucina ,' Amen. lib. 4. cap. 21. Qualche volta dinotavasi _l’ azi0ne dell-' invito con la. parola àur17px'pm, scrivere abbasso, in conseguenza del ’ uso di scrivere su 11‘ una tavoletta i nomi delle perso nè invitate. Nell’ invito era espressa l’ ora dell’appunta mento; e4siccome le ore in quei tempi contavansi dal m0vimento del sole , ritrovansi spesso in talioccasioni i nomi di mm? l’ombra del sole, e di eaxxrîor, il_giro del (finat‘l1‘2tnle, Ausrorn. Concionalr. et Schol. in Il. 1.; SUI!) ; ESYCH. - - co_srum ossnnvnx non nz’risrr. . 125 I parenti venivano 'spesspsenza inviti, Armate. lib. '4. cap. _26; Hom. Il. 18'. v: 468. Le persone che presen tavansi a‘ asti senza invito personale, ma condotte soltan to da qualche comitato, dicevansi d'mat‘ , or'nbre,‘ per‘chè infatti sembravan0‘esser l‘ ombra del conduttore"; che ac compagnavano,Pwr. S_ympqs. lib. 7. quaest. ti. ’ Davasi il freme di [Ltlîau,f mosche , alle persone , che s’introducevano per'ahiturline ne’ banchetti, in cui non erano invitati , e vivevano cbsi tutto, l’anno a spese altrui; e'questo nome di pu'nu ,“m0schè , era un nome di rim provero che si applicava\generalmente a tutti coloro che da per se stessi si frammischiavanq in qualche compagnia in cui non erano desiderati , 'nè bene accolti , ' PLA'U'1'. Paenul. act. 3, scen. 3, v. 76; Id Mercaf. a_ct. 2. scen. 3, v, _2_6. Quelle stesse persqne che introducèndosi ne’ banchetti erano da‘ Greci chiamate (117144, ricevevano an che il nome di Mww'wm, Miconj , dalla povertà di quel la nazione , la qual povertà s esso obbligavagli a sedere a mense straniere , Amami. li€. r,- cap. 7. Ma il nome che più comunemente ad essi si dava ,’ era quello-(li n: pa'a’arou ,' Parasiti., Amn'n. lib. 6. cap. 7; Pou.. lib. ‘6. cap. 7 (1). _Ciò non ostante era assai comune per li pare'n ti ed amici -, nonché per le persone di distinzione il pre sentarsi l’ uno alla casa dell’ altro all‘ ora di pranzo senza formale invito -, 'AxAmro: xmyi{waw |i’; @leu; 94'M| , EU STATn. in Il. 5'; PLAT- Sympos. ‘ ‘ _ Ne‘prinii tempi il numero de’convitati era vario: alcu ni ne invitavano tre , o qùattro , ma- non mai eccedeva il numero chi ne,Esso Amman. lib. 15. cap. 4; lib. 15. dicap.;tà. fu lib. poi 1.-cap. molto 4;accresciuto in eeguito. Nei nuca/ma) pranzi ordinarj, non vi erano. ammesse mai più di dieci persone , Eusncrn.»in Il, 5‘. Ma ne‘ conviti pubblici alapyuxa'mw, (lati Ja’ magistrati, ed anche da semplici privati, esso non era all‘atto limi , . (I) Rilchendosi\ da noi la greca espressione , abbiamo dat,p‘ alla pa; rola una maggiore estensione: e sotto nome di paraurti n0n solointen diamo noi coloro che viver vogliono à spese altrui, e che con nome più espressivo chiamiamo poggia alaharde , ma coloro hen' anche che l_nangiano più del dovere , e che intemperanti si mostrino nelle tavole In cui cui si trovano , o che siano o nò invitati. 1_26 mamma-U oscena. tate, Arnlm ; Drou. Sm..Dà ciò è che alcuni legislato rii , non meno per prevenire, gli eccessi ed i tumulti che potevaho_risultare da {si numerose unioni , che per impe d1r ai\ cittadini di. profonderc , per vanità 0 er altro mi: tiyo, grandi somme , credettero necessario i determina re il numero de’cmivitati; ed in particolare , non era . ermesso ad alcuno in Atene d’ invitare ai banchetti più Si trenta per volta; ed 'atfin di dare. più forza alla legge, i y_uvmxovapm, sorte di magistrati, erano incaricati di pre seder; a’ banchetti , e di rimandare -ificonvit.sti che pre sentavansi ‘quamlo .s’ era compito il numero fissato. I cuochi chiamati per preparar un banchetto non potevano prestare il loro ufficio , se non dopo di-_una dichiarazio ne preliminarq innanzi a questi magistratiY colla quale di chiamavano a chi andar dovessero essi aserv‘ir'e , Amen. lib.] 6_, cap. 11.. ‘Y ' _ V I \ cosa da esser osservata che le donne non assistevanu giammai a‘_banchetti degli uomini“ Esse prendevano i lo ro pasti in appartamenti separati ,, Cm.-orat. 3.-in_Vern; Conu. New. -Pra'efat. in' Vit. Imper. ., - t v ', v - , ‘ Niurid presentavasi ad un banchetto ,- se non dopo di essersi lavato, ed asperso d’ olio" e di profumi. Sarebbe stata massima indecenza il venirvi coperto di sudore e di polvere. A’n‘plfl‘; ya‘g tir tixm il? W' Wywa'mor av‘v,t'à‘p_o' m aroMy‘im‘ longg’ryî , Amen. lib.’ 4, cap; 27.. I viag giatori trovavano presso i loro ospiti, come adempire (a tali doveri di decenza, Hou. Odiss. .i". .v. 48. Lavavansi le mani prima di mettersi a_ tavola (1) , (d 4 ibid.;come pu re dopo ogni" portata ed alla fine'del praqz0.‘Tà‘op gaia-al xupn‘; pini Tpawa'<as , Ams;rorn. Vesp; Hou_. L’ atto di avarsi le .mani al principio del pranzo , 'veniva chiamato, da coloro che parlavano con precisione ed esattezza, n' 4.46.91“ 5‘il lavarsi dopo il pranzo ,_ e’wm'4ac'6u. I verbi 1 .- -f‘ (1) Questo costume di lavarsi le mani prima di 'anrlare a pranzo era in uso presso quasi tutte le nazioni, e specialmente presso gli E brei , i quali attaccavano ad un tal rito una grapde importanza. Ed. bgnnno si’rammenterà a questo proposito delle fagnanze che fecero I. Farisei col nostro Redentore , perché i suoi disecpoli trascuravano una tale lavanda , che pur era usata da tutti gli altri della loro nazione Ebréa. ' H ‘ _ I.v“n-.i,a ' coswom osslnwln rnîirl DE'PAS'I‘I. m7 JroyéEaaflar , s'nvroyiiîua9m , aivra4in: ,‘significavano asciu garsi le mani, l’nypzyu’uy, xllpo'fzatxfrpav, etc.‘€ra la bian cheria che serviva a tal _uopo. Gli antichi Greci ,' in Ve; ce, ‘impiegavano a tal uso i residui del pane ,‘aiuragafia 7114;, che. dipoi gettavansi 2‘ cani, e da ciò è che dagli Spartani aiuo,uazyduhiai venivano chiamati ww‘k, HOM cesa anche degna da osservarsi che nel lavarsi-dopo aver mangiato, si adoperava dai Greci una certa stoffa ,.sryrîyyq, drqpu'dm; xa'piig,- propria a tergcre le mani, ATIIEN-dll). 10, cap. ultimo. ' - , . ‘. Può qui aver luogo una breve! digressione su i bagni ch’ era in uso fra i Greci, e sul costume di ungersi di olio e diprofumarsi, tanto frequente presso di loro, Essi riguardavano il bagno come n'erofigwxa‘y (40‘! p'u'vrou, indu;gfix J‘s"hras ui"nov ,; atto a purificare il corpo ', ed a rinfrescarlo, Eus'r. Non\trascuravano perciò di'ungerai o di bagnarsi dopo di un dispiacere 'o di Ìqualche' sven, tura sofferta, Han. 0diss."d. v. 170. Gli antichi Greci guardavansi di mancarvi , quando ritornàvano dal combat timento , o da qualchè.impresa laboriosa, É'vra'anov xa. vespa-11'va, _ii' peydàov rauadywm aro'rau, Apnmnou. libf 1, cap‘. 66. Ne’ primi tempi gli uomini e le donne si ba, gnavano , senza distinzione , n'e' fiumi , o nelle acque dc’ ruscelli, Hom .Odyss. {'. ; Moscmldyll.fl', v. 31,T1n:0 cnrr. Idill=.zh v. 31. L’acqua del mare era generalmen te preferita , quindi se il mare non era molto lontano , comunemente si bagnavano essi piuttosto in’ esso che ne’ fiumi, giac'cbè le parti saline , ond’ era carica 1‘ acqua del mare , riguardavansi come» proprie a dar del vigore a’ nervi , pa'Mea froîf ysépm; wpo'apopo: , ed a purificare il corpo da ogni, amor maligno, ATREN- lib.'1, cap. 195 HOM. Odyss. . _ ’ ‘ . L’uso dc’bagni, bagni 'Hpnixksgu caldi rimonta ad"u_ù’ epo'ca molto s‘at-V an tica. Questi Mufrpu‘, la cui scovèrta tribt_1isce a Vulcano , e da taluni ancora a Minerva ,, fu rono decantati da’ primi poeti, Pindaro parla delle Sfppe‘ . Nuppiv Mufpu‘ , terme 0 bagni caldi delle Ninfe, 01.v1ur. 011. 12. Una delle sorgenti dello Scaniandro’ era bollen te , e perciò commendata dai Poeti, Hou. Il. x'.' Noi ,vediamo Andromaca preparare un bagno caldo Pel rit0ru'o 128 Anr1‘cnitA‘ ùnncun. di Ettore dalla battaglia, Iii ibid. Nestore ordina ad Ecamededi ‘apprestargliene uno simile , id. Il. À'._I,ba. gni caldi e freddi formavano le delizie de’ Feacj , Hom. Odyss. I bagni caldi pertanto non sembrano d’essere stati d‘un uso così generale , come lo furono ne’ secoli più prossimi a noi, Annmnon. lib. 1, cap. 66. Ne’p‘ri mi tempi i vasi, che servivano ai bagni, erano detti liflipi’rfim , nome che significava minor o Asxu'vmf , largo vaso , o bacino , e che derivava dà vmpe' ‘ra‘ «riir a'aw Iu rfi0eu , perché era destinato 'a togliere la lordura dal cor po , Puav0n. in v. c‘ent'ydfior, et in v. fia>.usîov, e che apparteneva ai bagni; POLL. Non si conobbe l’uso de‘ bagni pubblici, che verso gli ultimi secoli , _e le anti che città non avevano alcun luogo destinato a tali stabi limenti , Arumv. lib. 1, tap. 14. I bagni comunemente contenevano le seguenti stanze 1. A'vroà‘wu'pm , -camera in cui deponevansi gli abiti, d'wrd‘u’owro mi i‘na”rm; n. "I'am' anwrov, o vawnipmr , camera ordinariamente di forma circolare , ove mantenevasi un fuoco- senza fumo , 'vru'p à'marvov , ad uso di ‘eoloro che non cercavano se non una abondanté traspirazione; le si'dava purè il nome di La com'cum , oicchè i bagni a vapore erano in gran ripu tazione nel a Laconia , e se ne faceva presso essi un gran dissiino uso , 3. wanrfipm, bagno caldo; 4. Aoufrpw‘r, bagno freddo ; 5. A’Mrmu’pm , camera in cui facevansi tingere e covrir di profux'ni. ' \ Usavasi di farsi ungere‘ all’ uscir del bagno,'soprattutto all’ uscir dal bagno caldo , o affine d’addolcire la elle , dappoicchè "si temeva che potesse divenir essa1_’uvi a do po di esser stata asciugata, o per chiuderne‘ i pori, Eu 'aa‘1rru. in Il. 1'. Sisà che , all’ epoca della guerra di. Troia.I tutt’i profumi che _usavansi, erano di olio , misto a iante odorifere,e principalmente alle rese, Puiv. Nat, hist. lib. 3. cap. 1. Si è fatto s esso menzione di quest’ultima. mescolanza, p'oé‘o'ev l'amor, î’lom. III. 4’ , v. 186. Davasi ‘pure ‘a tali profumi il nome d’a'p,f3po'um e'J‘avo'v e «riun ,ul'vur , Hom. Il. 2' , v. 170. Alcuni commentatori però pretendono che Omero avesse conoscenza dell’ uso de’più. preziosi profumi, quantum ue gl‘ indichi sotto il nome generale di olio , aggiungendovi un solo epiteto per di. coswum ordinario osssavnr ,rema nn’ lih. PAS'I‘I-15, cap.129 ' stinguerli dall’olio Amen. ill.’ Nei tempi primitivi gli antichi eroi non si servivano giammai di profumi preziosi, (J.me , ed anche negli ul. timi secoli, in cui_la s_cniplicità de’ primi tempi era in-v teramente scomparsa , __fu riguardato da molti come cosa indegua d’ mi uomo l’ usar profumi di alto prezzo. Una legge di Salone l’ interdice_va agli uomini.‘Una legge con simile era in vigore a Sparta. Nulladimepo le donne,ed alcuni uomini ell'emînali spingevano il lusso_fino a pren dere le più grandi euro nella scelta de’ profumi, che sti. mavansi i più {propri adpinsinuarsimeglio ne’pori , Arusi\f. lil). 15. cap. 10. Finalmente, essendo i piedi, più equ sti alla polvere che il resto_del corpo ',.erano lavati più spesso , ed aspersi di profumi; ed è per questo riguarf do , come alcuni son di parere , che si dava ai piedi il nome di kmapot‘ ara'à‘rc , Horn. ‘ _ . Alle donne apparteneva generalmente la cura di lavare ed ungere i piedi , e ciò non meno ne‘ tempi eroici che nelle ultime elà.‘Esse haciavano quelli de? personaggi che loro sembravano meritare questo straordinario contrase gno di rispetto ,t Ams'rbrn. Vesp. 4 _ ‘, Dopo una si.lunga disgressione ritorniamo ora al no stro primo soggetto. I comitati, nell’arrivar in.casa. ove (I) Il Signor Dcnina , dall’ uso_cosi comune de‘ Greci di spesso ha. gnarsi e di nngersi la persona, riflette, che molto.scmplicc esser dove_ va il loro vestito , non potendo una tale usanza combinarsl con la Com’ lioazi0ne degli abiti, che ora usiamo , composti ediyisi in tanti pezzi. il efl'etto come mai potevano essi tante volte spogliarsi, ungel.si ,' la_ varsi, calzarsi , e ricalzarsi, senza impazzire dietro il" quindici o venii cenci che il nostro Vestire richiede. Questa opinione del Denina 'é ag. lai ben fondata , e noi vedremo in fatti ,_allor<:hè si parlerà ddl’ ah. higliamcnto de' Greci , quanto fosse semplice il loro vestire. Intanto è da osservarsi collo stesso autore, che l'uso dell'ungcrsi e del lavarsi pres. so i Greci, ,non era per delizia e per ozio, m'a bensi , per tener netto e sano il corpo -, e come un ripudio a ciò , veniva quest' uso sompgg consigliato 'da Ippocrate. E certamente: l' unzione]clr‘_essr usayano , ottuî rando i pori , rendeva i corpi assai meno sensibili alle impressmm dell" aria; ed il sudare , e 'l lavarsi poi con acqua calda , riaprendoi pori, e rinnovando la traspirazione , recava pronto riparo a quelle, che noi chiamiamo'costipazioni. Quest‘ uso di bagnarsi e di ungerst, henchj: fosse antichissimo presso4i Greci, divenne poi più frequentò e comune, allort:hè s’ introdusscro gli eserciz_ii _corporali che si ese_guiyauo per lo più senz' abiti, e del tutto spogliati. 9 130 uncuvrn‘ annega. ‘ tenevasi il banchetto , erano ricevuti e-salutati dal'pa dron di casa, o da ualche altro scelto' da lui per -adenv Pire a tal dovere. Era questa’lfl pria Cerimonia, ed a cui ordinariamente si dava il nome di davmfwh: , ben ché -tal parola derivata éwo‘ fro€ è'yaw '0'1a20'0u u'; s'aurp‘r eioy i'npor , dal cacciarsicon forza uno sull'altro, signi ficasse propriamente, abbracciare. una persona, gettando gli le braccia al collo‘, Schol. Ansa-ora. in Plul. Il sa luto Più_usitato consisteva nel presentarsi scambiovolmen: te la mano diritta, segno dbconfîdenza e di amicizia. Tal uso era dellapiù riniota antichità , H0M. 0dyss. y', v.35. ‘ ’ .v _' ' Quindi îeEia’fivfiaa aggiugnevasi spesso al yerbo dàv‘rafz chu , di'cui pure era sinonimo, Amsrorir,Plu_l. lmpie savasi anche qualche volta figurataménle per ogni specie di ricezione , o di trattamento _come, à‘szu'aflau J‘un‘ , J‘lfmz'fc’hl frpam'é'y, J‘:va'ahir «l‘w‘poz: , J‘:Emîufim xpnrof; M'ym mi i'pyou, ecc. ’ ’ ‘ Baciavansi alle volte dai Greòi le labbra , le mani, le ginocchia, o i piedi dellà_persOna‘ che essi salutàvauo, secondo il maggiore o ininor rispetto che le era dovuto. Usavano anch’essi un particolar specie di bacio, 'a cui ‘davap'o il nome di 'xu'frpav , _Smn. o ;gu'*rpa , POLL. , il vaso , ed era allora quando essi prendevano la persona in quella guisa che prender si\ suOle colle due mani un vaso , prendendo la persona con ambedue le sue orecchie; il bacio dato in tal guisa si praticava principalmente dai fanciulli, e verso i medesimi‘, TIBULL'. lib. 2. -Sembra Però, che qualche volta sia stato anche usato fra.Perso 3113 de‘ due sessi, e d‘età più adulta, ‘TuEOCmT. Idyll. s', 1‘. 132- _ I‘I ‘00nvîta-ti si guardavano dal situarsi a tavola nell’i ît?flte'del loro arrivo , Io che era segno di cattiva edu cazione. Essi passeggiavano per nalche tempo nella sa la, considerando gli ap arecchi cl banchetto , e dan ‘do al lordospite delle odi sulla distribuzione de"suoi appartamenti , e sopra i suoi mobili, Ams'roru. .Vesp. 5 ÀTHEII. lib. 4. caP. 27. cramnoma usAna na’nAncunnI-. C A P 0 131‘ XXI. cxnrniouzs vane NB’MNCUETTI. Gli antichi Greci sedevansi per ‘prendere il loro cibo, Hom. Il. n‘, v. 578; a', v. 135; Anna. 1, io. Omero fa, menzione di tre specie di sedili. 1.? Al'pp0; , che poteva ricevere due persone ,' com'q l’ indica il solo suo nome , e su cui situavansi le perso ne d’ un rango il più onlinario.’ 2-° 0po'w: , seggio elevato, accompagnato da uno sga bello sotto ai piedi a cui si dava il nome di Spiri/c. ' KMa/ao‘; , sopra cui sedevano appoggiandosi un pic colo cuscino che servisse loro di spalliera , come importa. la forza della voce, AT|ii-.N. lib. 5. cap. A questi sedili succedetlcr'o ,_ ne’ secoli elfeminati , i letti chiamati xM'rnu , allinehè i convitati riposassero mol lemente e' potessero bere con maggior Comodo ,' ATIIEN I, 14; POLL. 6, 1, s‘cg. g; AELIAN. Var. hist. la, 51. Non erasi però iutcrainente‘abbandomto l’ antico ‘costu me di sedersi, e tenevansi in grande stima coloro , cui l‘ austerità dc‘ loro costumi faceva una leg é di restarvi fedeli, seguitando a bere stando seduti, %LAUT. Stick. act. 5, se. 4, v. 22. Talposizione era in onore in Ma. ccdonia, e niuno era dichiarato degno di prenderla , se non dopo d’ aver ucciso un eignale alla (faccia , senza il. soccorso delle retig ATBEN. lib. 1, cap. 14. I ragazzi, anche nei secoli, in cui il lusso aveva fatti i più gran progressi, non potevano assidersi sopra i letti, ma era no obbligati stare sopra sedili preparati a piedi dc’ letti a tal napo, Tncrr. Annali lib. 1_35 Svawon. Aug. cap. 64; Svmon. Claud. cap. 32. Questi Sedili erano anche destinati a persone d’un rango inferiore”, allOrchè,citta dini distinti, gli ammetteìrario a’ loro pranzi, PLUT. Sym-. pos. Sapieht. ‘ - ' La maniera che tène'vasi nella disposizione (1’ un han chetto, era la seguente. La tavola occupava il mezzo della sala , ali1 intorno vi s’ innallavano i letti coverti di stoffe o di ricchi tappeti, 9pw'flaa’a, Aanm. lib. 2. cap. 9,,secondo il rango e la fortuna del padrone di casa. I 4. 131 . Anrrcnrm’ carcu3‘ comitati situavansi su questi letti". con la testa e la parte A superiore del corpo appoggiato sul loro.braccio sinistro, le gambe stese, o leggermente piegate. Alcuni ricchi guanciali, a' quali si dava il nome di rrpao’xrpu'ltam ,- nel tempo stesso che sostenevano mollemente al di dietro le loro spalle4 tenevano anche innalzate le loro teste, Amen. lib. 2. cap. 8. Su i letti destinati a ricevere più convi tati, il primo occUpava una delle estremità del letto, e cituava le sue gambe dietro al dorso del secondo, la te sta di questo secondo gli veniva a riposare sul seno, ed ancor egli situava le sue gambe alle Spalle del terzo , e così in seguito) (1). Questi letti sostenevano spesso cinque convitati e qualche, volta ancora Un maggior numero , Cm. in Pison. 27. Le persone da altri amate, riposava no comunemente sul seno di coloro da quali erano esse amate , Juvmv. Set. 2. v. 120. Nel principio del pran zo ognuno s’ inchinava un poco sullo stomaco À affinché la loro destra potesse con molto maggior facilità arriva re alla tamla; ma soddisfatto appena l’appetito, ognu no ripiegavasi sul fiancogPLu'r. Sympois. lib. f), quqest. 6; Honrr. lib. 2; Sat. 4, v. 37: ‘ Nei ‘tempi eroici, nonché nelle età susseguenti secon do il grado e la condiziòn de’ convitati regolavansi i po sti in un banchetto. Il_personaggio princi ale occupava il più alto, Eusritrn. in Il. C’, v. 498. iii appresso ne’ pn blici pranzi usavano un Jroyaxmi'frep , nomenclatore , il di cui ullicio era di chiaritar ogni convitato per nome, e di destinargli il posto. Si può CODgetttl‘l'àtl‘fl che gli an _ (1) DI un tal costume de’ Greci si viene ben‘ a capire in qual mo do l' Evangelista S. Giovanni, nell' ultima cena che si fece in Beta ni.a , pote trovarsi 'in tal positura , da stare , come dice il Van alo coll:i Sua testa poggiata sul seno del Redentore , qui Supra. pectus 0 mini in coma. reeuhuz't; ed essendo ciò come avverte da "qui a poco 1’ autore , un cvntrascgno di reciproco amore , ecco il perché il Re dentore volle che in tal guisa sen_ riposasse S. Giovanni , come quella che più di tutti gli altri discepoli era dal Divino Maestro amato. l4' attestato, però del Vangelo per rapporto a ciò che avvenne a S. G10 fnnni , ci fa conoscere che il costume di seder in questa guisa a tavola, era in uso presso tutte le nazioni orientali , e per conseguenza essa: non poteva questo un costume particolare de' Greci , ma l'aycvano do nato cui prendere e dagli Egiziani , o degli Ebrei stessi, cmmourfl usum n’n-ncanrrr. 133 tichi eroi sedessero a lunghe file , di cui i due princi ali personaggi occupavano le due estremità superiori. lèuindi l’espressione proverbiale é'xpa: , i Più elevati, Euswsr_n. ibid. Quindi Achille nel ricevere gl' inviati di Agamcmhone si situò egli stesso all' estremo d‘u'n rango, ed accordò-lo stess‘onore sull‘ altro rango ad Ulisse, il più distinto di quegl’ inviati , Hom. 11. I, v. 217; o presentandosiNettnno ad un convito dell'Olimpo, pre se nel mezzo (1’ un rango, s'fvr' é'p i; pia-calci», il po sto che sapeva appartenergli. Giove veniva situato alla testa (1’ uno de’ì‘anghi; dirimpetto a cui, in qualche di stanza , trovavasi sua figlia Minerva , la quale cedè per un istante il suo luogo a Teti, perché quest'ultima era straniera, Hon. Il é, v. 100. Giunone , per la sua qua lità di sorella e moglie di Giove , sedeva al rango op posto a quello del padre degli Dei, PLUT. S_ympos. lib 1, quaest. 1. In Grecia il posto di onore era il letto si tuato più presso alla tavola. Presso gli Eraclidi ed i Gre ci del Ponto Enssino , tal posto era il letto di mezzo. Qualche-volta sforzavasi ognuno a disporre gli ospiti in modo da mantener l‘allegrezza del banchetto , e prende vasi cura che iconvitati dellapstessa età e della stessa. professione si trovassero vicini. Ma non eravi su tal pun to alcuna regola, e tali disposizi0ni dipendevano da ca priccio del padron di casa, PLUT. Sympos. lib. r. quaest.‘ 2. A Sparta usavasi di ser'vir prima ne‘ pubblici pranzi il cittadino più attempato , purché l‘ Arcageto stesso non ne'avesse disegnato un‘ altro per tale onore , nominan dolo il primo , Eusruu. in Il. 8'. - ' La mensa era riguardata come sacra. A mensa rende vasi omaggio a Giove soprannomato il Dio- dell‘ amicizia e dell’ ospitalità , che teneva sotto la sua protezione gli osPiti e gli amici, come il dimostra il suo-soprannome di ‘E.|’m; e <In'man Ercole godeva dello stesso privilegio, ed era onorato del soprannome di Tpmr'a'fm- ed Empr m'{uu. Gli altri dei vi partecipavano ancora.‘ Qualche volta le loro immagini. facevano l’ ornamento della men sa, .ed in loro onore facevansi delle lìbazioni, PLUT- Con viy. Sept_. Sap. Da ciò possiamo noi comprendere il per ché si portasse dai Greci tale rispetto ai banchetti , che ri 134 ANTICHTTA' -GRF.CHE. guardavano come.un grande delitto il containinarli con una disonesla condotta , Jov‘mun. Sut. z , v. 1 10 -, L1 C0rnn. Cassand. v. 136. ' - . Ne’ secoli eroici le tavole erano di legno levigata con arle;-i loro piedi eran dipinti di vari colori. Quindi gli epiteti di Emi, e'u'fioox, uvmo’rrefa, ecc. che sono loro fie quentemente applicati ,.Hinn. Alcuni autori pretendono che esSe fossero di forma circolare, per fare allusione alla forma del mondo, che i Greci credevano essere sfe _ roidale , Amman. lib. Il , cap. 12. Ma altri , "e la loro opinione sembra più probabile, suppongono che queste tavole avessero una forma molto allungata , Eusmru. in. H0M. 0d_yss. 4', v. 138. Non si con'oscevzrancora in quei tempi l’uso della biancheria di tavola ;, si mostravano pe* rò assai solleciti di lavarle colle spugne, llou. Odyss. a", v. ila; v'. v. 150; Amum. lib. 7. cap. 26; MART|AL. ipig. Ne’secoli seguenti,i cittadini d’una- condizione in feriore servivansi comunemente di tavole fatte d'un legno grossolano , e sostenute da tre piedi ; quelli d‘un'raugo più elevato) impiegavano della costruzione delle loro men se materie più costose. Si faceva da’ Greci scelta per ta le oggetto de" legni d’ una specie‘rara e_prezi05a. Le loro tamlc erano spessa ornati ancora di piastre d" argento o d’altri metalli: Un sol piede ', ‘e qualche volta un mag gior numero di piedi di unv travaglio-curioso, sosteneva no queste tavole ,' c prendevano il nome di qualche au lico eroe. Questi piedi erano ordinariamente d’avorio, e ricevevano la forma d‘ un leone, al’ un leopardo , o di qualche altro animale; Se preslasi fede ad alcuni com montatori, Omero dà a ciascuno de’ suoi comitati- una tavola a 8arte, e qu'est’uso-sarebbe stato quello di tutta 1' antica recia, Anmn. lib.»: , cap. 8. Ma quest’ as serzione che manca {di prroe, e nest’uso, se esistctte mai, non giunse certamente a.’ seco ' seguenti , Id. ibid. cap. Se lo. f‘ Tpa'vrefa, parola il cui significato e mal definito , s’ap plieava egualmente alla mensa stessa , ed alle vivande , che vi si situavano so ra, POLL. lib. 6 , cap. 12. Da ciò è.che per mezzo delle voci 1rpaî»nu, J‘w'wpau, 'rpi'a'au apéare{u , dinotavasi la prima, la seconda, la terza por csnmoma ust'rn n’ntncnmrr. 135 tata, e l'ambiguo senso di un tal significato ha fatto cre deve ad alcuni autori che nascesse dal ortar che face vano essi e toglier‘è.le tavole insiem cole vivande posto sopra le medesime, ‘A'rnan. lib. g , cap. 2.’ C_hecchè ne sia però tre erano leparti distinte della cena , che yfoi‘ mava il pasto principale. , _ ‘ t.° Aer'vrvou vrpooipwr 0 wpo'vroyx ., come porta il suo nome , precedeva la cena propriamente detta; quest‘ era una portata composta di erbe amare. In Atene consiste va principalmente in cavoli verdi, in uova, in ostriche, m’rc'yeA. , mescolanxa di mele , e probabilmente di vini più forti, ed in altri oggetti che si credevano più proprj a stuzzicar l’appetito. 2.° A:În'MV, la cena propriamente detta, chiamata an cm‘a xlpaMi à‘e/armu. Questaàera sempre com Osta di cibi più solidi ed in maggior quantità, Arneu. li cap. 3.“ Asbrs'px vpu'vrsfa, la seconda portata ,la quale con-' sisteva in confetlure di ogni sorta chiamata , Tpxyn'pafg, rpxynflua-wpo‘t’, parru’u, frp‘oyoe'kta, e'vrnl‘ópvrry; ,’ i‘1rvl‘op wr'ay.zwra , I'vrlwpri/m'rau ., v'mJ‘u'wia , pwaJ‘a'pma , ecc. Nel dialetto Dorico , in 'cui il nome dc’ banchetti erà.ai'xka. , flptal’KÀflx , questa portata era detta e'vrm'x7ma, Arneu. lib. 4 , cap. ti. In tal portata negli ultimi secoli cam peggiava la più grande profusione. Perciò se le dava pnr‘ ticolarmente il nome di q’pa'mfa, la portata per eccellen. za, Armnv. lib. 14, cap. 11. Ciò non ostante, dicesi, che i Greci non, 5’ allontanasseru in‘ tale occasione da’ li miti della tem eranza, e frugalità, limonor. lib. 1. cap. 133; Amen. ib. 4, cap. 10. -Ne’ pasti contenenti un gran numero di viv'ande , ii padron di casa facevasiwiare una lista di queste varie pie tanze, onde Vedere cosa avesse mai preparato il cuoco : questa lista la passava egli in giro a ciascun comitato , onde potesse a suo agio consultarla, e scegliere ciò che meglio gli conveniva. Non bisogna però supporre che tal varietà di cibi regnasse sempre ne’ banchetti de’Gre ci: al contrario erann essi contenti di piccola provvisio ne pel loro ordinario nutrimento , e nei tempi eroici specialmente erano essi assai sobri , e contentavansi an che (1‘ una sola portata; ma s0spendcvano la loro soliti. “(i 136 Amman-18 cenare. , sobrietà nelle feste degli dei, ed in altre occasioni, nelà le quali abbandonavansi alla più grande libertà, Armax. 15, cap. 10. Era cosi profondo il rispetto che ave vano i Greci per gli dei , che impediva loro di comin ciar un_pasto senza offrirnc ad essi una parte come una specie di 'primizie. Tale istituzione, che rimonta a’ secoli eroici, trovasi di poi in tutt’i tempi religiosamente os servata, Horn. IL; Od_yss.; PLAT.; Xeuorn. Era essa d'una rigorosa osservanza; ed il mancare ad un tal dovere, era considerato come im’atto di grande empietà ,_ di cui cm loro soli render si di ateismo , Armzn. otevano colpevoli, che peccavana il). 4, cap. 27. La prima di que ste oblazioni facevasi sempre a Vesta , che occupava il primo posto fra gli dei douurslici; seguivano le oblaziuni agli altri dei, secondo il grado della loro potenza , ed in fine ofl'erivano un’ altra libazione in onor di Vesta , H0M. Hymn. in Vest. e! Marcar. La ragione di renderle un tal omaggio era , perché si credeva _che questa dea fosse la protettrice de’ focolari, C1c. de Natur. Deor. lib. 2. , o perché essendo essa la stessa che la terra secondo l’opinione del popolo, si credeva che dal suo seno uscis sero tutt‘i prodotti, e "nel suo seno dovessero rientrare, Puonrrr.; o finahnente come diceva la favola , era que |to un privilegio conferitole da Giove, come una ricom ensa de’servizj da lei resiin nella guerra contra i gi ganti, Sqlwh Amsrorn. in. Vesp. Da ciò ebbe origine il proverbio che comunemente si usava 'Eri'a: è'p’hcflau, cominoiar da Vesta , PLAT. Eutbyphron. , per far com prendere che i travagli domestici meritavano le nostre prime cure e la nostra principale applicazione. I copvitati non presentavansi a’ banchetti che in vesti bianche o d’un color chiaro , essendo il color nero sola mente destinato al lutto , Cm. in Vatin. Coronavansi di fiori 0 di ghirlande di fiori, che provvedute venivano dal padron di casa-, il quale le faceva recare alla secorv da portata , o. secondo alcuni autori. , al principio del banchetto , Arnmv. lib. 25, cap. io. Non solamente ne ornavan_o essi le loro teste , il loro collo , le loro. brac da, ma spesso anche il letto sul quale essi sdraiavansi , non meno che le altre parti della camera , nyn. Fast. c'i' cannumun usum nz’zucnnrrr. 137 lib. 5. Attribuivasi da taluni l’invenzione delle ghirlan de a Prometeo , ìl‘ uale il primo ordinò agli uomini di portarle , come emlilcma de’ legami , da’ quali era stato avvinto in espiazione del troppo amor suo verso di loro, Axscnu.; Arnan. lib. i. 15, cap.. 5. Altri autori 1’ at tribuiscono a Giano , il quale suppongonog anche inven tore de’ vascelli, de‘ battelli, e dell’ arte di coniar mo nete. Perciò in alcune città della Grecia, i pezzi di mo. neta ortavano da una parte la immagine di Giano a due gcce e dall’ altra un vascello , un battello , o una ghirlanda, Arnnn. lib. 15. cap. 13. Una tradizione ri ferisce che Ba'cco fu il primo a servirsi delle ghirlande, e che a tal u0po si avvalse dell' edera ., PL1N. Nat- hist. lib. 16, cap. [- Queste ghirlande formavansi per ordi. nario (l’edera o d’ ametisto , piante riguardato come pre serVativi contro l’ubhriachezza , siccom'e l’ indica il no me dell’ultima , composta da i. , privativo , e da più , PLUT. Sympos. lib. 3, quaest. 1. Alcuni autori preten dono che le ghirlande fossero fatte di lana. 2fl'dov fra'v , num’flu pamxe'p ofo‘s.a‘airpr, Tunoca. Irl_yll. a, v. 2. Non può assericsi di certo se 1‘ uso delle ghirlande fosse co' mune anteriormente all’ epoca della guerra di Troia; ma non può dubitarsi che rimonti ad una rimotissima anti "1 chità; Arusn. lib. 1. cap. 15-. I fiori, onde 'componevànsi le ghirlande, variavan_o se condo la circostanza. Ne’ rimi tempi, in cui ihanchetti non si davano che per cellabrar la festa. di qualche Dio, prendevasi cura nella scelta delle ghirlande, degl’ inni, e de’ canti, di conformarsi al conosciuto gusto della divi nità , ATILEN. lib. 5, cap. Ne’ tempi posteriori, al lorché si celebrava la festa di una qualche divinità, usa vano i Greci un’ erba o particolar fiore ch‘ era al dio consacrato, ma nei banchetti che si facevano in altre epo Clle , fu creduto poter-si servire de’ fiori che somministra va. la stagione , o sceglier quelli, che‘pei loro deliziosi .'4 profumi , o per altre loro proprietà , rendevami più gra ti, Id. lib. 3, cap. 21; lib. 15, cap. 5. Siccome attribuivasi a’ loro vari odori una influwza- su i sensi , la delicatezza nella loro scelta fu spinta al }ìiù alto gra do di rallinamento , Pup. lib. 21. cap. 3. a rosa , di l IE-Î _.E ’ 138 surrcerm' carene. cui credevasi che Cupido avesse fatto d0no una volta ad Àrpocrate, dio del silenzio , per impedirgli di palesar le debolezze di sua madre Venere , divenne l’ emblema della discrezione. Inseguito d‘una confidenza fatta ad alcu no gli si presentava una rosa; con ciò gli si raccomanda va di n0n\tradire i segreti dell‘ amicizia. La rosa aveva il sùo luogo ne’ banchetti. La sua presenza ricordava al convitato che le dolci espansioni nate dalla libertà che regna ne’conviti , dovevano esser sacre, e che le propo sizioni di mensa non dovevano mai oltrepassat- la {s03lia della sala. , Gli antichi Greci per preservarsi dalla febbre‘ o dalle altre malattie ., che può cagionar il vino preso in soverchia copia, avevano l’ abitudine di asper;;ersi la testa con una scrta di profumo di poco valore, A’rnmv..lib.yv 15. cap. 13. ciò non ostante , dall’ uso di ciò che sembrava real mente uecessario , si passò in seguito a quello che tende va solo asoddisl'are il piacere ed il lusso, e cominciaro no i __Greci ad impiegarvi per un tal‘uso gli upgueuti ed i profumi i più dispendioài. Tal. uso, come pure quello delle ghirlande, nelle seconde portale, ed anche tutte le altre invenzioni del lusso più raffinato, furono recate in Grecia dagl’lonj, che dal loro conversare cogli Asia tici , cambiaron ben presto la semplicità dei loro costub mi con la mollezza particolare agli abitanti di quel pae se, Vacca. MAXIM. lib. 9.» cap. 6. Questi profumi ,' co me pure le ghirlande , situavansi principalmente sulla te sta, alle volte però ancora sul petto , Sede della respira-' zione per dare ad esso , come al cuore un salutevole re frigerio , 1A'rman. lib.‘ 15, cap. 5. .Profumavasi pura la sala del banchetto , con bruciarvi della mirra, dell'incen su ed altri «aromi, Id. lib.,3, cap. 22. G'i ull:iciaiied i servi ne’ banchetti dividevansi vari im pieghi. Il principale era quello di du!4woaz’meas, alle volte dèllq augwam'ou s’m,usth , vp'mrsfozeo'pus . vpavrt€ovrow‘s, o' s'm‘ 7iìf rpams'Cm, a’pxifrpi'miwas, iM'wrpoc , etc. ', incari cato della direzione del pranzo. Questo ufficio era alle volte eseguito dalla persona , alle' di cui spese si faceva. il banchetto, ed altre volte da un altro da’.esso lui de stinato. Qualche-volta però'era eletto per mezzo della 021111101111: usur: N2‘u‘incsercrr. 13g sorte , o per mezzo del suffragio de’convitati, specialmen te in quei banchetti che si facevano a spese communi. Prossimo a questo, quantunque i due impieghi fossero anche qualche volta riuniti, veniva il BadfMtis, altrimen ti chiamato rpo.frnyo‘r , fragi’apzor, ecc. , re del festino. Egli era incaricato di mantenere il buon ordine, e regolare il numero delle volte che dovrvano bere i convilali. Quin di si chiamava o’pflakpo‘k , l’occhio. Si el'eggeva Ordinaria mente per mezzo della sorte , Ho1irr. lib. a, od. 7. v. 25.; Cm. Orat. in Ver. I comitati dovevano confor marsi a ciò che prescriveva il- 5M1Mu‘c , C10. in Epict. , A11111AN‘. Apuph/h. I cittadini onorati delle funzioni» le più importanti non erano punto dispensati dall’nbbidicnza a qurasta autorità , PLUT. Sympos. lib. a, quaest. .ult. Aaifpa‘; era così nominato u’vro‘ 705 J‘al'i0'3au, dal distri buire, ed era incaricato di dividere le ietanze, e di stribui_rle ai convitati , 'Hom. Odyss. vi, v. 141; 5', v. 57. Da‘ questo Verbo perciò la mensa era chiamata anche .Ìnîflc Arueu. 1, 10. Ne’ primi tempi il padrone del banchetto trinciavzi per tutti li suoi convitati, HOM. Il. 1' v. 237; w', v. 69.65'e negli ultimi tempi il medesimo ufficio veniva eseguita in lsparta da alcuni'de’principali cittadini,Ammn. lib. 1. cap- 10. Quest’ uso di distribuire a ciascuno la suaCUÌ, porzione .,, rim0n_ta_va, secondo che dice,pelall’ grano. epoca in la ghianda funabbandonata dai si Greci Comecchè il grano era ancora un‘oggetto molto raro, la sua distribuzione era il motivo di’frequenti dispute, co me il prova la parola draa’8nM'.» , la significazione della quale adattata da principio alle dispute che si svegliam no nei banchetti, fu estesa in seguito , ed applicata a tutti gl’insulti in generale. Per prevenir queste risse , fu incaricato un uomo per distribuire a ciascuno la sua por zione , e ricevette il nome di à‘mruym‘v , HOM. Odyss. il", v. 621. Eusmwn. ad 11. l. ; PLUT. Symp. lib- 2- IO! Perciò l’ espressione di à‘a.1‘: {in , mensa eguale , s’in contra spesso. in Omero, Il. n‘. Le persone le più riguar devcli avevano diritto alle migliori parti, sothe anche ad una parte più forte, degli altri convitati, Hou. Il. 14', v. 311. 1 Re di Sparta ricevevano à‘m7w’am vmwra, una doppia parte di ciascuna pietanza , Haxonor. Le perso‘ 140 m‘ncmn" carene. À ne a cui si accordava quest‘ onore , potevano, allorché mancava loro 1’ appetito , far godere quel dippiù_che lo ro avvanzava a chi meglio loro sembrava,Aaunwlib. 1, cap. 11‘, Ensnrn.'in Horn. I Greci , dopo l‘ avanzamen to del lusso , abbandonarono questo costume di dividere, c di dare‘ a ciascuno la sua porzione, ma ciascuno de’con vitati si serviva da se stesso in quel modo, e come più loro ' gradiva, Armuumv. lib. 1, cap. 1 1. Ciò non ostante rimase ancora un tal' uso per lungo tempo dopo nelle mense, che leguivano i sagriticj, e tra i cittadini che non. avevano ancora rinunciato alla loro semplicità di costumi, ed al la loro vita frugaleu Si può notareche in così lungo tem po che durò questa consuetudine di distribuire a ciascu no la sua porzione, si vide generalmente regnare [1811311 chetti la buona intelligenza , e la tranquillità], cosicché colla decenza che vi si conservava, poche dispute si vi dero in tanto tempo sorgere tra i convitati, Pznr. Sympos. lib. a, quaest. ult. Oi'roxc'oi era il nome di coloro che versavano il vino, Horn Il 3', v. 128. Si chiamavano verso l‘Ellesponto 'inypcv'ni , Amen. lib. 10, cap. 7. Ne’ secoli eroici gli araldi, mipuxu, adempivano a nest’uiiició; Ru'puE J" du rofaw Gu'p' s'ap'xsfro oi'voxoiu'ur,qliou. Onlyss. u', v. 142; Amen. lib. 1‘o, cap."7. 5’ impiegavano anche a quest‘ uso dc’giovanetti, o delle giovani donzelle, notipot- Koi poi 5‘? upnf'nîpu s'mu'mzo ara‘roîo, Horn. Odyss. a',,Vo.l49 Alcuni autori assicurano che erano sempre delle giovani donzelle , Ensr. in Il. y'. Pur tuttavia quest’ uso di servirsi de‘giovanetti dell‘uno , 0 dell‘ altro sesso, per quest’im piego, e si bene stabilito , che le parole 1m'à‘u anzi ma J‘i'aîxm gi3ìani e donzelle, erano divenute sinonimi di quella di «ho: , servi . strcu. in ‘nî5‘u, Ensnrn, in Il. 7'. Né si sceglievano nei primi tempi, per ciò esegui re, solo de‘ garzoni di una condizione bassa; ma si servi Van0 anche de’giovanetti nati nelle classi le più alte, Arnnn.. lib. 10, cap. 7. Quest’ uso non si arrestò ai pri: mi scogli , esso durò lungo tempo ancora pei banchettl che si davano ne’templi , so rattutto presso gli Etoli, (10 Ye si prendevano de’ fanciulli di nascita la più distinta, Id. ibid. lib. 5, cap. La ragione di destinare le Pel“ czn-momn usura nr’ BANCHETTI. 141 sone giovani a Servire. nei banchetti, in preferenza de' vecchi, era , perché le_grazie, ed il gioire di loro età sembravano più propri a svegliare il buon umore de‘con vitati, gli occhi de‘ quali erano in tal guisa dilettati,\ al pari di tutti gli altri sensi; e quindi la bellezza era , anche nei primitivi tempi, il più gran titolo per essere ammesso a quest' impiego , Hou. Il. J". v. a; Il. u'. v. 232. Noi vediamo che all' epoca della guerra di Troia , garzoncelli di una bellezza rimarchevole , e fregiati di ricche vestimenta , servivano nei banchetti, Hom. Odyss. o', v. 527. Nei secoli seguenti , all’ epoca del lusso il più raffinato, gli schiavi giovani, e belli, divennero d’un prezzo eccessivo, Juvmv. Sat. 5. v. 60. I più giovani di questi garzoni erano gli oi'yaxo’oi , che versavano il vi no; gli altri di una età iù avanzata erano gl’ u'à‘papa'pm, che versavano l’ ac ua. l!lhsi erano coverti di profumi, il belletto rilevava (la loro bellezza , e la capigliatura ri ceveva mille forme piacevoli, Phil. libr. de Vit. con templal. " _\_ In Omero, ciascun convitato, sembra di aver fatto USO a tavola d‘ una tazza particolare , e dibere allorché più gradivagli, HOM. Il. J", 262. Le tazze ne’ secoli eroici era no larghissime, e d’un gran peso , Amen. lib. 2. cap. 2. Ma le coppe di elfi si servivano iGrcci_ dopo la men sa , erano più grandi di quelle che s’ impiegavano a ta vola , Vnic. Aeneid. lib. 1, v. ‘727. Le case ricche era no guernite d’una splendida credenza , zumxu’or , dove brillavano coppe di ogni grandezza ,l‘ e che servivano me no all’ uso de’ convitati , che a dare un‘ alta idea del lus so del padron di casa. Le tazze , delle quali facevano uso gli antichi Greci, erano perfettamente accomodate al loro genere di vita frugale , e grossolana, ond’è che, ge neralmente parlando ,' erano esse composte di legno , o di creta. Nell‘ introduzione de’ costumi Asiatici nella Gre Cia, si fecero succedere le tazze d’ argento , d’ oro , e di altri metalli di valore , d’ un lavoro curioso, arricchi to di pietre preziose , e doviziosamente ornate. Si ten nero in uso però lungo tempo le corna degl’animali, che le persone di riguardo facevano guernire di oro, 0 di ar gento, ann. 5 Arscau.. ; Xenoru. , etc. Ve ne furono alcu 142 ANTICMTA’ GREGIIE. nî anche negl-’ ultimi tempi che adottarono un tal costu me, tra quali merita specialmente di esser" ricordato Fi lippo il Macedone. Da ciò è‘, che alcuni son di opinione, che l' origine del soprannome di Taurus , dato a Bacco , Venisse dal culto , che i Cizici gli remleano sotto la for ma d‘ un vitello , o dacclu‘: altre contrade si contentava no di ornare la sua testa di corna. Alcuni commentato ri pretendonoanc0ra che questa parola npaz7'fipi? , tazze , nonché il Verbo mpa'o‘ou , fare una mistura (l‘ acqua , e di vino deriva;sern da quello di x;'pura , corna , A'ruzw. lib. il, cap. 7, EUSTATH. in Il. v'; in. Il. 7'; ed in Il. q"’. Si arloruavano le tazze di ghirlande, e si avea cura di ricmpirle fino all’ orlo , Vinc. Aeneid. lib. 5 , v. 525; Hou. Il. al, v. 470.v Amen. lib. 15, cap. 5; id. lib. 1, cap. 11. Ne’tinnpi eroici, i giovani che servivano , pre sentavano subito la tazza piena ai personaggi i più rag- v guardevoli ,-e distribuivano il vino ain altri convitati in egual porzione, ATHEN. lib. 5. cap. 4; HOM. Il. J",< v. 961; Il. ‘6' , v. 161; Il. (4’. Un’ altro segno di rispetto prestato ai comitati i più considerevoli, era , di bere subito in loro’onore. Poiché. era Costumea che il aclro ne del festino doveva bere alla salute di ciascuno 5e’suoî comitati , secondo l’ ordine stabilito a tenore delle loro differenti ualità, Puma Sympos. lib. I , quaest. a. Un. tal saluto (lo eseguiva egli col bere una parte del vino , che conteneva la tazza , ed inviando il resto al coynvitato che egli designava; locchè si diceva arpom'uur. Questo co stume però non vantava una grande antichità, m'anzi era solo un' uso moderno , giacché fino allora si ayea avuto cura di votare la tazza intiera , y.m‘r w'v nu'pop, locclxè alcuni stima‘no,cl1e avesse dovuto esser chiamato arpuemwu'r, Aìumv. lib. 5, cap. 4. , La formula del saluto nell‘ inviare la tazza , non era sempre la st'es'sa. Qualche Volth coloro i quali bevevano all’altrui salute , si, servivano della parola xaîfn , PINI). Nàneon. , ed altre volte la persona che inviava la tazza, salutava il suo amico servendosi di questa espressione. Upmn'm 001 mmî;; al che il convitato rispondeva Aapflai« 7m éwo' aou u'à‘im;; e quest’ atto di benevolenza reciproca , essendo un’ attestato di amicizia, veniva perciò l’atto del i cenmonn: USATE 1v13’ BANCHETTI. 143 bere alla salute di un‘ altro , chiamato alle volte vrpofi. mv piM‘Md/ay, AELIAN. Il convitato che riceveva la tazza era detto «'wrwrpoan'vflr , 0 «'wrnrpovrr’rezr 544m; giacché per le regole di buona società si richiedeva , che si beVesse tutto ciò che avanzava nella tazza , finché non si giun geva a votarla , e se la tazza era già stata da un‘ altra votata, conveniva v.0tarne un’altra della medesima gran dezza , A'1‘111:N. lib. 10, cap. 9. . _. il padrone di casa faceva anche il suo giro comincian do dalla dritta , a meno che il rango sublime di qual cheduuo dc‘couvitati non l’obligasse ad alterare quest’ordine di già stabilito. Questa maniera di salutare era quin. di chiamata J‘rEiwm; ; e da ciò è che J‘nà‘t'axsaó’u viene interpretato per qrpoii'i'ymy J‘sEmu‘afiau , HOM. I”. al , e 1' ;' Eusu’ru. in. Il. p.'; HOM. Il. 1' , v. 597; C111'1‘. Epigrum. in Anucreon.; Arusn. lib. 11 , cap. 3. Una tal cerimo nia era perciò comunemente chiamata I'Vdi'itd' vr1'yflr , POLL. lib. a , cap. xu'xA;u 7rl'rsrr, ché la tazza PLAU1'. Pers. 4; ma ciò alle volte Veniva appellato -s'r e 1’ azione stessa si diceva s’fluvaroaia, per faceva anche il giro della tavola intiera , act. 5 scena 1. La maniera di bere non era la stessa in tutte le città. A Chio , e presso i Tasj , si servivano di grandi tazze, e si beveva cominciando dalla dritta. Si servivano in Atene delle piccole coppe , e si cominciava anche dalla dritta, mentre presso de’Tessali, dove facevano uso di tazze smisurate , si beveva senza osservare alcunfordiue. A Lacedemone ciascun convitato . avea la sua particolare, e la faceva riempire sovente se condo che lo esigeva la sete , ATIIEN. lib. (5, cap.- 3. > Eravi anche.presso dc’ Greci il costume di beni ’alla salute delle persone assenti. Si cominciava dagli dei, po scia Venivano gli_ amici , e si volavano a ciascun nome una, o più tazze di vino puro, C1c. Orat. 3,iin Verr. Si faceva una leggiera libazione sopra la terra , s'mxiìr vgi 7y' , a ciascun nome che si pronunciava , Schol. in Tusoc_mr. hlyll. 14., v, 18, Quest’ era una specie di omaggio reso agli dei, ed una specie di preghieraiu fa vore degli amici che si uommavanu. Tra i nomi di quo. sti ultimi si trovava 'sOVente quello di una qualche amica , T1nuu.. , Honu. lib. 1 , od. 27. Si volavano alle v_olte.un 144 Anneui1ut' catene. Iumero di coppe eguale a quello delle lettere, che com oneva quel nome amato , Man. lib. l , epigram. 72. Si erano anche parecchi altri metodi per fissare il nume ro delle volte che si doveva bere. Si beveva ancora tre volte in onore delle grazie, e nove volte in onore delle muse, Ànsom.-,Hoaué. lib. 3. ed. 19. Questo costume si designata dai Greci colle parole 'H rrpì: , à' ‘rpt'; ‘7'pt'a. , o\ tre , o tre volte tre. Un’ antico proverbio proibiva di bere a quattro volte di seguito , giacché il quattro era Un numero funesto: "H frp|'u vrin , 6' p») 'rs'frfracpx. Non si arrestavauo però sempre al numero di tre , si andava alle volte fino a votare dieci tazze alla salute d’un ami co , Aurnor. lib. 7. ' ’ À ' I eonvitati cbntrastavano tra di loro il premio dell‘ec cesso nel bere , e la vittoria diveniva qualche volta fu nesta_ al vincitore , Au-mnv. lib. 10 , cap. 9. Erano de eretati de‘ premii ai migliori;bevitori. Il primo riceveva alle volte un talento , il secondo trenta (uaÎ , ed il ter# 20 dieci ohi, Id. lib, 10, cap. In; AELIAN. Var. hist. lib. \z , cap. 41. _Colui che arrivava a traeannare una tazza smisurata , a‘pwrz' , cioè , u’vrnurz‘ u'rw 105 airprraós dai, in un sol tratto, e senza riprendere fiato, riscuo teva gli applausi de’ convitati sotto questa farmela , Zu' mm; , Possi vivere lungo tempo, Svrn. In Atene tre uf ficiali preseclevano ai banchetti pubblici, ed invigilavano »a ciò, che ciascuno bevesse tante volte , quante a bere gli spettava. Si nqminavano questi, a cagÌOn del loro im piego', offb'9t7'm , e qualche volta in senso metaforico 0’90Myaî, Amman. lib. 9, cap. 6, e 7. In parecchie cit tà , il convitato che rifiutava di bere , era costretto di lasciare la tavola , giusta quella celebratissima regola di buona società, 11" m'9r, 17 u'z'rm: Bevi, e pure ritirati, Cm. 'Tuscul. quaest. lib. 5. ' ‘Questi differenti usi ci mostrano quanto i Greci fosse ro dediti alla ubbriaclxezza. Ciò non ostante da alcuni si biasimò sempre l’ uso smoderato del vino , ed i loro le gislatori fecero delle leggi a tal propositohTaluni de’sà vj Greci permettevano di votare fino a tre tazze, in una mensa; una per la salute, la seconda per mettersi in buon umore, la terza per disporre al sonno, Awnsxn inil. lib. crnmomn usum ne’nAntnflrrt. 145 2. Altri non neaccordavano che due; la rima in ono. re delle grazie , delle ore , e di Bacco; fil seconda in quello di Venere ,_e di Bacco. La terza, allorché Veniva aggiunta, si dedicava all’intunperanza, e non serViva che ad eccitare la cattiva intelligenza, Id. Il legislatore di Sparta , Licurgo, proibi l' eccesso del vino , che tende ad annientare alle'volte le facoltà morali, e corporali , ed ordinò che nessuno bere potesse più di quello__che bi sognava a ciascuno per soddisfare ed ammorzare la sete, Xnnorn‘. de Repub. _Lacedaem. , e per meglio contenere i suoi concittadini ne‘limiti della temperanza, egli pr0ibì con una legge , di potere il comitato portare una fiaccola avanti di se , all‘ uscire da un banchetto , Cnrr. in Eleg. Questi re golamenti conservarono i costumi sobrii ne‘ Lacedemoni , e li preservarono dagli eccessi ordinari agli altri popoli del la Grecia ,. Pmrr. de 'Leg. lib. i. In Atene , una legge di Solone permetteva di mettere a morte un’Arconte che si fosse trovato in uno stato d‘ ubbriachezza , LAERT. In ' Solon. , ed i cittadini convinti di darsi troppo spesso V a quest’ eccesso , e di dissipar cosi follemente il lor patri* monio, erano puniti dall‘Areopago come scialac ‘ atori di un modo folle e riprensibile , un tempo ,' che ovevano essi impiegare a rend'érsi utili allo stato , Armnv. Fiùalìnen te , per far menzione di un’ altro solo esempio , Pittaeo, vo lendo mettere un ,tefmine‘fll’iutem eranza,‘ vizio comune agli abitanti di Mitilene pergl'abbq anni del vino che queh l‘isola produceva , ordinò, con Una legge, che chiunque , in uno stato d’ubbriachezza , si rendesse colpevole d‘un delit to, sarebbe punito con doppio gastigo, Lunrr. in Pillaè. Gli antichi autori fanno menzione di alcune Coppe particolari , e solenni, di cui è tempo di farne ora la descrizione. . ' _ . _ (i; . ’Ayaào-Î J‘ai'yam xpzqv{p ,‘,la tazza del Genio buono, no. me sotto del quale si designavh Bacco, l’ inVentore del ‘ vino. In memoria di questo beneficio, si faceva girare attorno della tavola una tazza ripiena di vino-puro sen za mistura , ch’ era gustata in giro da tutti i comitati , pro’ nunciando una preghiera , acciò quel dio non permettes4 se che il banchetto fosse turbato da qualche disordine per cagione di, un’uso immoderato di quello liquore, 10 146 Aur1cmrA’ carena. Schol. Amsroru. Ad Equit. v. 85; Anna. Î(ar. hisl. lib. 1. cap. 20; Amman. lib. 15. cap. 5, 13 e 14'. Da qui è, che le persone che bevevano poco o’Myovra’roJrflf , erano chiamate .éyafioà‘sqmmuf , linsxcn. Non si può ail'ermare, se questa tazza portata sulla tavola al principio del con-‘ vite fosse tolta subito, o vi dimorass_e fino alla fine. Sembra però probabile che se ne servissero qualche volta prima che fosse rimessa la tavola. ' ' ,‘Klna‘7‘n‘p Aw‘; ama fi,CO;, era la tazza di Giove,‘il salv'a tore, questa conteneva una mistura di vino, o di'acqua, ed era dedicata a Giove, re dell‘ aria , il più urhido de gli elementi; per ricordare che questo dio aveva il primo inventato quest‘ arte di temperare coll’acqu-a la forza tro'p p0 grande del vino. " _ ""era-n‘p‘ 'T7m'd: , la tazza della salute , eia'di uri’ ’uso 4 ineno generale. Se le dava ,‘ come a quella di (Giove il , soprannome di ywammpfs , p pera'mrg’pov ”, perché si be Vev-a alla fine della’tavola, allorché i comitati eran‘si‘ 1a \{ate le mani- Si trova il medesimo nome dato ’ ualche Volta ani-be alla tazza del buon genio , Anieu. (lib. 2, ca . 2.Jib. Il, cap. 1151 lib. 15, cap. 5;:e 1'43P0u..; Svml; etc.‘, '. ' _ "' I ‘ , Kpurn'fl ‘E'ppaiî, era la tazza_di Mercurio. Allorché si era cessato‘flal bere, gli facevano essi con questa tazza una fibazîone , primacchè ritira_ti si fossero per coricarsi , POLL. 'lib. 6, 16, seg. mo; A'rmîN.‘ 15. 5. ' " ’ Alcuni autorifldistril'luiscono in un" altro online le taz ze solenni. Secondo essi la priglà era dedicata a Mercu rio , la‘ seconda a Carisio ,‘ ch’ è uno (le’ soprannomi di Giove, derivato'da )Cnlplf; grazia, favore', alldto,Perchè questo dio pre9edeva alla behe'Volenzi che si stabilisce tra gli uomini ; e la terza a >Giove salvatore , van. Secondo altri si cònsact‘àva una tazza di vino mischiato coll‘acqua a Giove Olimpio_; una seconda agli Eroi, e la terza, ed ultima a Giove salvatore , cosi nominato, per prevenire, che in (filesta'occasione , potéa bevcrsi la terza coppa senza nuocere falla salute , e Senza turbare , gli spiriti , _ScoanLsr. in PiN'D. Islhm. ed. 6. str. al, v. 5, ed 1 1. Questa. tazza" era chiamata ‘Ti’Mm;, sia perché essa era l’ ultima , sia perché serviva a compiere il numero di tre , che è il primo numero cxmmòmn completo. USATE ÈNE‘BANCHETTÌ; ànpota da noiài‘si che la Prima tazza ," non meno che l' ultima erano Gangacrate tutte due a Giove , il Principio e la finé di ogni cosa ; e quella di mezzo agli Eroi, che si supponeiran‘o atte ’cipare due nature , ed avere un lùo;o di iìiézzó tra" la natura degli dei e quellà degli uomini, SchUu." ibi'd. Checchè ‘ne sia però5 _sex'xibra provàrsi coslzintementè ché le tazze solenni erano? in numero di tre, ATflEN; lil1‘; lo; ‘caP.| Al n. soriip _ di tavolà, k ‘prima _ di dàrsi _'L\f‘l' àdV àltrd distrazioni, "<9 si facce da 'essi in questo fraitempo ifl brio?!“ degli dei; ima libàmione di vino-, accompagnat-à da pi‘èglll'ércye da inni ,Î in cui si cantavano le loro lodi, eróru) Corióîfi;j VIRG. "ÀEN. 1 g PLAT.WSYMÌ’OSÀCQP; ‘ 4' :?H" 3- ‘ Terminata ch”erà ‘un‘a taleeriuiouia;Nedivà‘la eomp-a gnia trattenulà con divertimenti d’óg'i1isli‘e0iéì ó0ria‘îòìtèh. ti specialmente in- disconere‘coprà dim-r‘emi rìiatceieî; il! legger libri adattati alle inclinazioni ed al icai‘at‘tere' dico loro ch’qìano piegtmti.- 'Queste léllure: , e_ queste" co'n. verèazioni occ'upnvapq qualche volta afiche‘_il- _te'1’npo della mensa; ugualmentecchè si diveriiwmo essi Colla musica di ogni specie";“ colle.rapprésénlaziotai di scene eseguite" da mimi e da bulloni ,le _con_ qualtmqum ’il‘ltra ’cosi_a| ché tender laotesse ad eccitare'la‘ il Piacefé , -'PLA‘Ì; me" « w» fw‘f . - ‘- “.‘ . ’- f-° Da i”9ecol'r i più rìrlmti , la‘hiusica; e la danz'à 'criiìò \ I stati presso iGreci i piacerij più usitati durante le _tîlV0-' le , MoMni ‘r’ a‘,ojtsrv’; ve ';"«rae‘ )n’p fr' airafiu'flava. J‘awo'Ìî Hom. Odyss. «É, v. 152; A1111211. lib. 1, ca Un banchetto degli Dei, ci »rapplie5efi izî" Omero "iii Apollo che 'sùo" ma la; sua lira, mentre le mosse cantàno' dc’ c‘0ri giocondi, IL 4' , v. 603. La danza anche erà uno dc’ piàcefi del I" Olympo , ed Apollo p_orta perciò il soprannome di o’fi2!l-‘ 93:; il danzatore , Puma. Ho»; AîuEm lib. 1'. cap. 19'. Questi'ristori erano riguardati come onesti , e _si fllfova= vano'ne'lle case dc’ cittadini i-più‘ hggùafil‘efioli? ATìllìii. lib. 1,.- cap. 19; Cmm.’ sz.=in fira'efilt. arl5.‘iiih fllu‘s'if; Imper.; Id in.Epàmin0nd.,* th. Tù’sc'uÎ. quae‘s'l. lîln "1'. î’.‘e danze licenzio'se ed efl'eminate,‘ €1;an0bàhditlf dall‘àb‘k hiión'e de‘ciuadìni saggi, e virtuosi‘,llîfîfùw- ’Iibi‘9; €2îl'" 4\ O 148 'Anrrcurri’ carcu3. 38. Le danze , ed i canti di questa natura formavano le delizie degl’Jonii, .i costumi de' uali erano più corrotti, che quelli di alcun’ altro popolo de la Grecia. La loro danza diii'eriva dalla danza antica. La loro maniera di cantare , non che la loro armonia res irava voluttà; perciò si da va 1’ epiteto di movimenti Ciionii agli atteggi , ed ai mo vimenti lascivi, Amen. lib. 14, cap. 5.;Honrr. lib. 3. ed. 6. ‘ Ai QuJ‘r'a‘m, banchetti pubblici degli Spartani, gli Ar cageti , i magistrati , e tutti i cittadini si riunivano per inangiarefinsieme in certi vasti recinti, dove erano amma nite delle tavole ordinariamente di quindici coverte l‘una, Purr- in Lycurg.; Ponrnvn. de Abstr'n. lib. seg. I con vitati d’ una tavola non si sedqvano giammai ad un altra. Essi formavano un’ associazione, nella quale non si pote va essere ammesso che di consenso unanime de’ membri, PLU1‘. 'in Lyc. Si stendevano sopra duri letti di quercia; ,una,pietra o un ceppo di legno serviva d‘ appoggio ai loro gomiti, Arunav.. lib. 12.; Svm. in Aux, e! in 4u>.ir.; (Ire. Orata pq'o ,Mur. cap. 35. Si serviva ciascun-comita to (1‘ una porzione regolata di brodo nero , di lesse di porco,m'a in si poca quantità, che una porzione non do veva pesare che un quarto di mina , Dmonanca. ap. Amen. lib. 4, ca . 3- Avevano in oltre del vino , delle focac’ ce , e de pan d‘ orzo in abbondanza , e qualche volta per supplimer:to alle loro ordinarie porzioni, aveVano del pesce _, e del selvag;iume di ogni sorta, Id. ibid.yAllorchi un cittadino , dopo un sagrificio , 0 Una caccia, mangia» va nella sua abita;done, inviava a’su0i compagni di tavola qualche parte della vittima, o qualche pezzo del suo fiele vaggiume , erorn. de Repub. Laced..:, PLUT. in Lmuno. Ciascuno aveva avanti il suo posto alcuni pezzetti di pane, che servivano loro per asciugare le dita, Pou.. lib. 6, cap. 14, mg. 93; ATHBN. lib. 9. La decenza era a' quei convi’ti, compagna dell’allegria, AI\ISWIIp in Lysistr. v. 122.8; e per questo fine Licurgo aVeya,fatta situare la statua del dio del riso in mezzo al recinto consacrato al banchetto , PLUT. in L_ycurg. Il cittadino più avvanzato in età aveva la cu ' radi mostrare la porta a ciascuno de’oonvitati_, allora che entrava , per ricordargli, che tutto ciò che egli po . cenmoxvm usura ne’nncamrr. 149 tesse sentire in quel recinto, doveva esser tenuto segreto, Id. Inslit. Lacon. I giovani di ogni classe assistevano a; questi conviti senza però sedervisi o partecipare ai mode simi. Si faceva loro passare qualche vivanda che si divi dev.ano tra loro, mentrecchè altri ricevevano dellelezioni di sapienza , e di amabilità, Id. in Lycurg. Questiban chetti, o che fossero istituiti nella città ad imitazione di.» quelli che si facevano in un campo, 0 sia per qualclr’altro motivo, PLUT. de leg. lib. i, e 5, certo egli è, che servivano d‘ una maniera ammirabile al mantenimento delle leggi , e de’ buoni costumi, Id. ibid.:, Purr. in Lycurg.; IJ'. Apo- phth. Lacon. Conservavano in tempi di pace’, I' unione, la temperanza , e l’ eguaglianza tra i cittadini, in tempo di guerra , la fraternità , che essi stabilivauo, impegnava .«.'u i compagni (1’ una stessa tavola e che partecipanti eranm stati dein stessi sacrifici e lihazioni, a difendersi scamhie volmente , DIONYS. Anumams. Antiq. Rom4n. lib. ‘2. Le spese di questi conviti erano portate in comune dai cittadini,’ che somministravanp ogni mese , una- certa quantità di farina , d’ orzo , di vino ,.-di formaggio , di fichi, ed anche de’ pezzi di moneta, PLUT. in L_ycwg. ‘,-' Ponrum. de Abstinent; lib. Ìib seg. 4.;Dmnuam op. Alberi. cap. 8« Di questa maniera il cittadino , ilquale non vegliava esattamente al mantenimento di sua fortuna. poteva trovarsi escluso , a cagione di sua povertà, dai pubblici banchetti, Ams-ror. de Repub. lib. 2. cap. 9. e m. Ne’primi secoli, i banchetti, in generale, erano rari pres so i Greci, e non avevano luogo all’uopo che nelle solenni tà, e nelle feste degli dei. I canti per l‘ ordinario non conte nevano che alcuni inni in onore delle loro divinità, ed ave vano per iscopo di mettere in calma le passioni, e di eccitar l’uomo alla morale, ed alla virtù, Arumv. lib. 14, cap. 6. I canti ch‘ erano in uso all‘ epoca della guerra Tro ia , consistevano principalmente in inni, co’ finali cele bravansi le azioni degli dei , e degli eroi, ou:‘;_ ma negl’ ultimi tempi, quest'uso di cantare de’sacri inni nel mentre che si facevano i banchetti, venne a perdersi, ed a trascurarsi , Aramv._lib. 15. ca . 16. I canti i più rimarcheizoli usitati uranti ifestini, era no quelli che chiamati venivamo aua'm , Eusrnn. in. '1 159 Aurxcarra’ carene. 0rl_y:g.1 i quali erano composti di piccoli versi dolci, e giocondj, Scbol. Amsworn. in Ram; in pr. Si nume :i‘avano tre sorte di canti ne’ banchetti. Il primo era quello, che cantato veniva in coro dalla compagnia intiera '-, il secondo cantato era da ciascun de’convitati per giro , Arena. lib. 15, cap. 14; Dieseaacn. up. Schol. Amsroru. in Han. v. 13,57; ed il. terzo da quei soli convitati, che conoscevano bene la musica. Quest' ultimo era chiamato, no'mov, , dall’ aggettivo m,m').my . che significa obbliun ,_ per ché si cantava senza seguire l’ordine de’convitati , e non come il primo, che si eseguiva da ciascun convitato secoml0, il posto che occupava , Arnriv. lib. 15 , cap. 14 , Amsrorn. Schol;in_ Ve:p.,Àll0rcbè la compagnia intiera_ aveva cantato. in 00170., e ciascuno al suo giro, si portava in mezzo del 1‘ assemblea un’ istrumento , il quale era per ordinario un‘ arpa , o un liuto ch’cra presentato in giro a ciascun convitato., affinché coloro i quali Conoscevano bene la musica , avessero potuto trattenere e divertire la compa gnia, A_ coloro poi-che sdonar non sapevano l’isli‘umen to, veniva presentato un ramo di. alloro... o di mirto , e tcmnd0: questo ramo nelle mani , dovevano cantare J" Schol. Amsrorn. in Nub. v_. 1367; id-- in Vesp. v. 1217; e questo è ciò che si. diceva fpa‘.r J‘u'pnffi, o orps‘: pup'filrnù film , Cantare all’alloro;‘c al mirto , Hnsv'cn. Questo ramo prendeva ancora il nome di «fama, o ais'axof, vrapa' fro‘ gîam os‘v il‘sEg'gevpr, perché imponeva a colui che il riceveva ,’L 1’ obbligazione di cantare; PLUT. Sympos. lib. x , quaest. 1-; Ahfi\wmenwtoripensano ,' che gli nao'Ma non si cantavano. già '-da.«tuttiflcalero;,= ‘che'îsuona'r non sapevano loflitlfm,n_eîlîa',}ma bensì, solo da coloro i quali conosce vaqq-lamsica,i e quindi derivano essi il nome dalla pa rola. cxolw‘s, <cioè difficile 'arl ;csseq cantato, id. ibid. Al tri shppongono ancora che il ramo di mirto, non era con segnato alla conipagnia‘in qp’oMinedipetto, ma portata di letto in letto , obsim;hè quando la. prima persona che occupava il primo.;litta aveva finito di cantare, lo pas sava egli al primo cb‘era al secondo, letto , da cui venia va esso trasmesso al primo , che si trovava al terzo leh to -, che le seconde persone cl1’ erano in ciascun letto se lo BIOSM‘MIO l' 1120 all’ altro nello stes'sov modo , e cosi crunwomr. usum 1vr."nmcurzrrn 1 51 in seguito , finché lo strumento non fosse passato per l’iu- _ tera compagnia; e finalmente che i canti chiamati venis sero axo‘Am , da qnoMo'; , che significa tortuoso, a‘ ca gione dc' molti andirivieni che sfimpiegavano per portare di letto in letto il ramo dimirto-, Id. ibid.’ Gli am'Mn; erano in. uso sopr‘3mmodo presso“ gli: Ateniesi. Essi non erano però sconosciuti nelle altre parti della- Grecia, il: cui vissero parecchi celebri scrittori di detti cantiz,rcome; Anacreonte di Teo , Alceo di Les150, P‘l‘assilla: di Sicio ne , ed‘ altri , Arnaa‘.’ lib.. 15 ,. cap.. 14.. Varii erano i: soggetti su cui si raggira_vano questi d'na‘Àng: 'Alcuni‘ erano amqm-md', satirici, c‘è 8:“ e‘pzvnnì‘; gli altri" 3m0fdèi’woa M' J‘e‘ xm‘ a‘7rowi‘afa. ; alcuni anche erano, serii ;. Eusnru. in Od_yss. ii, Gli a’xa'mz, che trattavano diflquestiultilno soggetto, contenevano ordinariamente dc’ precetti di 11107 rate vrupm’viflffn fu” un‘ yyaifzuf xpnqx'lznr u": 7_q'v.fifov i Aruen. lib- 15 , cap. 14; qualche volta consistevano. nelle lodi delle azi0ui segnalate degli uomini grandi, il di cui nome:‘comunemente da essi p0rt'avasi , Hizsvcu. ;,I Aaxsrora. Vesp.;Arusu. lib. 15,1 Cap. 15. Forse subilq dopo entravano delle giovinette danzatrici, e de’ suona tori di strumenti, PLAT. in Conviv. et“ in. Prolag. ; e 1’ assemblea intiera toglieudosi di tavola ,. cominciava a danzare, e specialmente se i comitati erano abitanti. dell‘Attica; giacché quest’éserciz'io era un""diletto, di cui gli Ateniesi erano così appassionati , che si riguardava. da essi come una mancanza di polizia il rifiutare di dar visi , quando sé’ne presentava loro l' occasione ,.. ALEX, ap. Arnmv. lib. 4, cap. 4; Tneorumsr. Cha_ract. cap. 15. Si servivano di tempo in tempo di qualche vivanda de licata per istimolarc l’ appetito. Tali erano-i lupoli in confettura, di ravanelli nel mele, nel la mustardale,. fette la veccia arrostitaconciate (i)vconi-delle olivee no velle , di fresco prese dalla salamoia , Aalsrorfl. a mi ATHEN. lib. 4; ATuEN.- ibid.; Amsror.. Hîst. anim. ib. 5, cap. 30; Schol. Aarsworu. in Eccles. v. 45.; Amen. ibid. Questo nuovo seryigio era accompagnato da un‘as (.) si»ch di biada. f __;; -_.';,_, g> 152 avrlcnrrit‘ carenti. sortimento di vino,facendo girare interno delle tazze as sai più grandi di delle , di cui avevano fatto uso fino 100.. Luzwr. lib. 1. v. 104. . 'a quel momento , Ne‘ primi secoli, i convilati , allorché erano terminati i canti, passavano a’ diporti , e divertimenti, che seguì. vano i banchetti, e lungi dal rimanere nella sala del banchetto , come se ne stabilì l’ uso in seguito, si I davano all’ esercizio della lotta , del corso , dell’ equita zione, del disco, e ad eseguire altri esercizi adatti a svi luppare la destrezza e la forza del corpo , Horn. Odyss. i, v. 91. .I 'Greci praticavano diverse specie di diverti menti e di giuochi, ed erano così numerosi che non possono essere in'questo luogo riferiti. Non è però da ommettersi un racconto del zo'rra'fio: , il'quale assai più che gli altri era particolarmente praticato nei banchet ti , Por.r..;_ Arn,eu. ' Questo g1uoco'venuto dapprima II_v-l___fi (r) Poicchè l’ autore ci fa sapere che, molti erano i giuocl‘ti. che era no in uso presso de' Greci, che non sono però da esau- lui riferiti, ah. biam creduto far coaa grata ai. lettori, il darne qui di essi un succinto Ilggqu0 , dal quale si rilevctà» ciò-che Pur» è stato da tanti. altri os-. o,ervat° , dm le nazioni , vale a dire , presso a poco le une dalle altre prendinp ad imprestito le usanze e le loro maniere dl vivere. Tra i. tanti giuochi pertanto usati dai Greci, ci si presenta quello degli scac chi, non che quello del Lrucc0: il pari ed il dispari era anche presso. essi in vigprc,e lp eseguivam con stringere in una mano delle fave , obbligando l'yaltro ad indovinare qual fosse il numero che nella mede sima si conteneva ; pò trascuravano quello che presso nei dicesi gino tu a capo , o croco’, come vediam che fanno 1 nostri fanciulli da‘strfl< da. Alcuni ve n’ erano, ch' 12er proprii de' fanciulli , come il giuocar_ alle noci formandonq , al par di noi , diversi castelletti , ovvero 00012 noi lacciamo, gettandolé entro una fossotta: conoscevano anch'essi quel gruoco che da. noi volgarmente dicesi giuocar alla gatta cicca , ben‘ ‘la"fi° ‘_"‘ fanduuo i 4: Percuotmdolo , lasciando a lui la cura di rin-. 'venu‘c il suo percusaore , se pur liberar si voleva dall' esser così ben dal0- Il ,Cflv-1lcarc una canna, era anche un ginoco usato (lfl"chds 901’ Ìlflfle alle v0|ùe si trova nelle storie diquesta nazione, che‘ancbc talun BHERÎG Usato 1" avesse , come dicesi che l'atto avesse Socrate , non che Agesilao. La palla o il pallone era un' altro divertimento de' Greci. Altro giunta era l'Ascoliasmo , c' consisteva in tenere un piede alzato, lamia.) 1201]“ altre tlc‘salti ; e lalora in tal positura saltar solcvano sopr! 1x_n'otfc unta di olio , da- cui, come si è altrove osservato, facilmente sdruC cìolandosi , le risa muoveva (le’ riguardanti. Alle volte mettevano su di un luogo eminente , che chiamavano dioro, una pietra, da cui 001! 21’ tra irll'n‘dovcva il giuocatore farla cadere; se in ciò non riusciva, era di igfllo a portar sulle sue spalle fino al dioro il compagno con cui gino “vq e finalmente, per tacer di altri molti, era presso essi in vigore il csnmomn usar: ma‘ nancaerrr. 153 dalla Sicilia, formò ben presto le delizie della Grecia in tiera, e specialmente degli Ateniesi, che vi svilupparono la più grande destrezza. La forma con cui si eseguiva era la seguente: Dopo di aver innalzato un pezzo di legno, se ne collocava un’ altro sopra la sua sommità, con due tazze sospese da ciascuna estremità in _modo di bilance. Si metteva in equilibrio so ra una potenza un'asse, cari co (1‘ una tazza a ciascuna dille sue estremità, lo che pre lrntava 1‘ imagine imperfetta d‘ una bilancia. Al di sotto di ciascuna di queste tazze eravi un vaso ripieno d’ ac ua , dal quale si elevava una piccola statua di rame , c iam'ata pa'wm Colui il quale voleva xorraB/(m , gino care al no'«rnfla: , si situava a qualche distanza, tenendo una tazza piena di vino , o di aequa in mano , e s’im pegnava a lanciare questo vino in una delle coppe in equilibrio , affinché la tazza, per mezzo di quel peso , po tesse esser percossa contro la testa della statua ch’ era sot to della stessa coppa. La persona che in modo tale lan ciava il vino o l‘acqua da fame versare per terra dal va io , la minor quantità possibile, e far che la tazza colla massima forza colpisse e percuotesse sulla statua , era di chiarato vincitore. Questo giuoco, era anche una pruova per conoscere il grado di maggiore o minore effetto del a sua amica, dopo il suono più o meno prolungato; Il suono, fatto per mezzo della rojezione era chiamato M' 712, ugualmentecchè il vino lanciato. Quest’ ultimo però si dicea più propriamente Ad‘raym "Ayzu'M era il n0me dato all‘ azione del lanciare il vino , non meno che alla coppa che il conteneva, poiché si avem l’ uso di descri Vere un cerchio colla mano dritta, mettendo in opera la più grande agilità e destrezza; alla esecuzione del qual - movimento, i grandi giuocatori‘ vi attaccavano'moltissima importanza: di qui 1‘ espressione , di cui noi troviamo fatto menzione presso gli autori ata'vn/Jm a'yxuMwì , _ a. io .. ,. giuoeo de' dadi , servendosi or di due, ed'or di tre dadi,e questi compo sti di sei facce;de'quali alcuni avevano tutte le aei't'acce segnltfiseà 3| tri solo quattro: in quanti modi poi essi si servissero de' medesiuii , e quali giuoch_i con essi facessero , riscontror si potranno presso i vari autori che ne han trattato. . LN'HCHITA’ caacun. . Asscnvn. I vasi erano nominati m'e‘rafiot, 0 xw oafix'ó‘er; ed i premii aormx'fim, x0T7’u;îaîm, e m'a-fmflai; erano que sti per ordinario delle confetture , de’ baci, 0 altri og getti, a scelta de’ giuocatori. Questo nd‘r’7'u/3M , che noi descriviamo.. era distinto da altri giuochi del medesimo nome dall’ epiteto di mummia. I Greci avevano una tale assione per questo genere di divertimento che non so, Famente colla massima. cura si preparava da. essi de" vasi pel detto oggetto, ma fabbricavano parimenti le case circolari in modo tale , che essendo, posto esattamente nel mezzo il. uo'n'fraflo; , coloro che» giuocar solevano , potessero. stare da tutti i lati ad eguali distanze dal segno, senza disordinarsi. Eravi. un’ altra specie \ di uo‘rra.i?a; À, in cui era collocato. un. vaso- ripieno d’acqua, al di sopra del quale ruotavano un gran numero. di vuote gai-affine. La destrezza consisteva in, lanciare il vino in riianiera da farlo. uscire dal vaso; e; quegli che giungevî a far calate al. fondo un numero maggiore di ga_rafline , riportava_il premio. Eravi anche una. terza specie, di cottahoir-in. cui essi«vi gettavano i dadi. ' ' - -| ‘ - ,. , Finalmente ve 11’ era un? altra specie clie_consisteva in una gara, chi lanciar potesse-più lontano il vinofll pre-. mio era per ordinario una focaccia fatta. di mele , e di sesamo , o. di frumento , , Pou.. ; Schol. Amsroru. in Equit. ; e da ciò è-,_ che aveva il nome diancro,qu, o vaa F‘OIÎÌ, sebbene l’ ultima. voce sembra, che fosse stata più comunemente in uso_, Ammnnon. lib. 1. -, cd esseiulo.anti camente questa la ricompensa, la voce 1up;e[4mîs divenne un nome generale per. esprimere ogn‘altropremio, Amsrorn. Thesmophor. Equit. Tali erano i passatempi i it‘r comth ni presso deiGreci, A:rusn.. lib. 10; 11:, 15; QI-L- lib. 6, cap. 19; Amsrorn. Schol. in. Pac.; Eos'iiua. in Il. 5'; Tzn'rz. Chil. (i, hist. 85 ;.Svm.; É'nsrcq. Una conversazione leggiadra era.ccnsìderata ancora co sì necessaria pei convitati , come necessarii credevansi i giuochi ed i.divertixnenti ; che anzi nell’ opinione degli antichi Greci, era più ricercata , ed oggetto. considera vasi più proprio per tener divertita la compagnia una piacevole conversazione , che la varietà delle vivande , Àrnan. lib. 10 , cap. 5. Ne’ secoli eroici gli affari della. cmmoma usum nr.‘_niacnarfrn 1515 îù alta'importanza si trattavano durante il banchetto , gru-r. Symop. lib. 7. cap. 9; HOM. Il. 9, v. 70; giac ché si supponeva che le facoltà intellettuali si mettessero allora in moto, e che lo. spirito. divenisse più ingegnoso. Ol'vou 7_u'p suÎ'pou: ai'u m, wpaxm_naiqspov , ARISTOPH. Equit. Schol. in Il. 1.; A'rnan. lib. 5., cap. 4', AMMIAN. Mm CELL. lib. 18, cap. 5; STMB. Geograph. lib. 15; PLUT._ Sympos. lib. 7 , quaest. 9;g EUS'IATH. in. Il. 1. Le risoluzioni. di quelle cose che si do erano' yu'por1s; , digiuni, venivano. rendevano quan nuovo discusse a tavola , le determinazioni di qualunque siasi cosa che si rendevano allorché erano nu-ìuaxa'ysmr già inebbriati e. satolh di vino, venivano un’altra volta esaminate a testa riposata , Heaopoa‘. lib., [1, cap. 133. La maniera che si teneva in Creta mentre duravano, i sissizii, era la seguen te. Terminata ch’ era la cena ddiberavano. essi dap rima sugli affari civili: quindi si aggirava il discorso sug i. af fari della. guerra ,_ e sugli elogii de’ più valenti, capitani. Questi discorsi erano pr0p_rj ad infiammare gli spiriti gio vanili, e ad is irar. loro la sete della gloria, Dosmn. Ber. Cretic. lib. fa gioventù Spartana assisteva" ai, Sissizii ai; J‘rJ‘aaxaMîu uaopoau'rm, come a scuole di temperanza, e di saggezza , nelle quali prendendo. essa conoscenza dc’ pubblici affari , veniva. nel tempo stesso ad istruirsi , ed a conversare con i più grandi, e meglio. informati puliti.» ci, Purr. in Lycurg. Ci si fa ancora' sapere dagli scritto :ri che gli uà‘psîm de’Cretesi, ed i pml‘ivm degli Spartani erano flouMuvnpfwr a'vrop’p'n'vow mu‘ auusJ‘pz'mu a'plcoxpamufiir vra'fir ii'xir , come specie di consigli , ove i capi dello sta to s’ incontravano per mettere in discussione gli oggetti i più importanti, e secreti della pubblica amministrazione; e che il Pritanco,‘ ed il Tesmotesio , o le pubbliche sale della città. di Cheronca servissero al medesimo oggetto , PLU'URCH. Sympox. lib.« 7. cap. 9. Loastesso costume 50mlfra che prevalso avesse in parecchi altri luoghi, e spemalmente in Atene , in cui il consiglio supremo si riu niva per banchettare ogni giorno. nel Pritaneo. Una espres sa legge di Rodi, obbligava i principali magistrati a riu nirsi ogni sera in un pubblico. convito, al quale invitar dovevano i principali cittadini di quel luogo per delibe 156 Anrxcurn‘ cucnn. rare sugli affari del giorno seguente , Ensnwn. in Il. 1, ciò che fa presumere ad alcuni che , Bacco ottencsse da ciò il soprannome di Eu’fioumi: , buon consigliere, e la noi te quello di s'uppa'uu , come il tempo il più favorevole al la meditazione, ed ai prudenti e saggi consigli, PLUT. Sympos. lib. 7 , quaest. 9. Gli affari civili facevano il sog getto della conversazione de’ magistrati; quella de’ filoso fi si aggirava su qualche discussione morale; i soggetti critici occupavano i grammatici; e ciascuna scienza ed arte veniva coltivata, e si 'perfezionava in tali occasioni. D’ onde si può conchiudere che i Greci, in generale, nel loro uso smoderato del vino, cercassero meno un piace re grossolano , che il mezzo di disporsi ad una 00n\{ersa zione più piacevole ed animata, Eusrnn. Un tal costume casualmente serviva ancora a ristorare lo spirito, mentre essi dilettavansi an_cora divertire con discorsi sopra soggetti meno gravi, e più familiari , PLUT- Sympos. lib. 7 , uaest. 9. Da ciò è che , cap. roam , nome Greco , clic designava un‘ banchetto , era. definito un misto di gravità , e di allegria , di discor si serii , e di azioni, Pur. Sympos. lib. 7 , quaest. 6« Ne’sissizii de'Lacedemoni in cui venivano ancora discus si i più gravi ed importanti soggetti, usavano essi di scherzare e divertirsi, senza che però questa allegria de generasse mai in asprezza , o fosse atta a recare offesa ad alcuno, Prur. in Lycurg. , e Sympos'. lib. a. quaest. 1. Il far scelta ne'banchetti di tali soggetti; che potesse ro nel tempo stesso dilettare ed istruire la compagnia , sembra che sia stato solo un '00Stume antico ',, mentre ne gl‘ ultimi tempi, di raro i Greci ne'puhblici bflflCllelti Si ytrattenevano _a , conversare sopra qualche seria e grave materia, Id. Sympos. lib. . quaesl. 9. Si amava piut tosto in simili occasioni, ripetere le‘ favole antiche , o motteggiare d‘ una maniera piacevole ,f o ascoltare la lettura (1’ un poema , ‘-divertimento comune specialmen tedegli uomini di letterè.y'Ma la ricreazione la più abituale era di proporsi 1’ uno all’ altro delle quis_tio ni (1’ una soluzione difficile. Questel quistioni , 'allorchè erano puramente scherzevoli erano chiamate aìm'7pwq , am.aau I _ _ f‘g ‘, cannone ustrt: zu' aAncnrrrx. 157 tua quelle che contenevano qualche cosa seria, ed istruh tiva, venivano appellata ypi'pm, parola che nel senso pri mitivo significava una rete da pescare, POLL. lib. 6, cap. 9. Quindi i'ypt'q»: contenevano delle dissertazioni filoso fiche , scienza alla quale gli antichi Greci si davanocon passione , e con cui facevano essi spesso prova di loro etteratura : e questo assatempo dava a conoscere l'avan« zamento di ciascuno di? convitati nelle lettere , Arnam. lib. 10. cap. tilt. Quegli che risolveva la quistione pro posta , riceveva una ricompenza; ma in caso opposto , chi non l’aveva saputa sciogliere, veniva condannato ad un certo castigo. La ricompenza consisteva in una ghirlan da ;e'pmo; mi r-Jpnyi'e , e negli applausi che riceveva dal la compagnia; il castigo poi era di dover bere tutta ad‘ un fiato una tazza di vino, in cui vi era mescolato il sa le , POLL. Onomast. lib. 6, cap. '19. Altri pretend0no , che il prezzo era una tazza di vino , la quale si dava a chi risolveva la quistioue, o se nessuno giungeva a scio glicrla , si dava a colui , che preposta l’aveva , PnAVOn. in v. 7prpo;; Ensrrrn. in Il. 10. Si pretende ancora da altri che ypioof era una quistione difficile proposta da -un convitato enigmatiramente, e che chiunque non potea scioglierla , era obbligato di bere quello che era situato avanti di lui, o che fosse vino puro , o acqua senza mistu ra, Hesrcn. Non si può dubitare che le penitenze, e le ricompense, cangiavano a seconda del ca riccio , e del temperamento dell’assemblea. Il nome il più generale che si dava a queste quistioni, e ad altre che si usavano in simili occasioni ,, erano xu7u'wa Cnrfiywra , e qualche volta pruyo'ma L'm-n'pan, perche si replicavauo frequente mente, ed erano proposte dalla gente ,, che aveva più 1‘ abitudine di correre a’ banchetti , POLL. Qualche volta ,.in seguito (1‘ un festino , si distribuiva no de‘ presenti ai comitati , che consistevano in tazze d’oro e d‘argento, o di altri oggetti di valore, Arena. lib. il. cap. 3; PLuzr. in. Alemand. Questo costume veniva dal. .l’ uso che avea ciascuna assemblea , pria di separarsi, di fare una libazione a Mercurio , riguardato come il dio che presedeva alla notte, e credeva di mandar egli il sonno, ed i sogni piacevoli; e da ciò venne egli chiamato wmro‘; l58 ANTICH1TA‘ GRECHE.’ t‘vrmm‘rn’p, ed fiyv'àwp o'm’pw, Howi. Hymn. in Mercur. I Greci ‘sacrificavano anche allo "stesso dio le lingue degli animali uccisi pel b3l'lCll_lìl.l.0. Se ne da'va per ragione di una tale _iisanz‘a , che Mercurio e5sendo il; dio dell’ elo quenza; si vSI.\ppo’ne'va che questa parte delle vittime do îcsse ecsergli più grata. Si diceVa' anche che, per mezzo di questo sactifizio , s’inv0'cava la sua testimonianza,- per ché potesse c0nfei‘mare tutto ciò che si direbbe a tavola; alcuni son però di avviso che col bruciare le lingue al la fine della tavola, ven'ivà intirflato; che qualiinqlie co sa fosse stata dettaà doveva essere se ‘oltà nel più pro* fondo segi‘eto , Schol. APOLLON. in rgoh._i , v. 516; Eusmru. in Od_yss. 7'. Questo coatume si_ossetvava prinf cipalmente in Atene, nella Gionia , a_Megafà , da cui si diceVa aVei‘ avuto origine; e cérlaniente che rimonta Va esso ad un’ alta antichità; APOLLON2 Argdrl. lib.' i; v. 516;Howi. -_’ ~ ‘ I giocolatori ancora tenevano alle 'volte' diVeflita la con“ Pagnia coi\loro ingannevoli modi. L’uho siluav'a Un ccr‘ to numero di iccole conchiglie, o di PÎCCOlG Palle sotto de’hossoli , e e fama comparire , o disparire a suo co-‘ mando coi: tal destrezza; che_ Veruno Se ne av'vddèva', ATRI-IN. 'lil). 1,} cap. l'5; lib. cap 1. Un‘altra scriveva e leg- ‘ geva girando nel iempo medesimo attomo- Cori ima rapi "diià estrema; Xamo‘m. in Conviu. Alcuni‘vomitaVano del. le fiamme dalle loro bocche; o camminavano collalotò testa giù sopra lo loro umani,» ed 'imilàndo coi piedi le daan le piu difficili; Hmfobor. lib.v 6; ca‘p. mg. Una" donna afm'ata nella destra di dodici-cerchi di fame , 'gue‘r niti in ogni lor circonferenza ‘a piccoli anelli del me desimo metallo entrava in‘ danza,- ed inlìeramente SGgUQII-‘ dona la misura," gettava' Successivamente questi dodici ce1‘-' chi nell‘aria,- e li ripreudéva, Xxnom. in Conviv. Un’al ,\tra si faceva il sentiero attraverso di spade sguainate, Id. ibii; ATHEN. lib. .| ' " ' Mercurio era il dio che riceveva maggiori libazìoni da arte degli antichi*Grecil In seguito cominciarono a far fein onore di Giove soprannominato fra’xmf, Amman. lib. 1. cap. 14.‘Gli altri dei perònon‘ erano intimamen te obbliati. Ne'bamlzetti che seguivano qualche ficrifizia rumena m mcavrna cu s'rnlmrm. 159 solenne si aveva cura di rammentare, nel momento del la lihazione , il nome del dio al quale avevano essi pri ma sacrificato, Hon. Odyss. y'. I banchetti che seguìVano i sacrifizj non erano di lum ga durata, essendo proibito dalla legge il trattenersi molto in tali occasioni , Amen. lib. 1 , cap. 14‘, HOM. ibid. Qualche volta ancora dovevano esser terminati prima del tramontar del sole, ATuEN. lib. 5, cap. Ma negli altri banchetti, la legge non aveva allatto assegnata l’ora alla ritirata , ed i convitati non si separavano sovente , che all’ amicinarsi del nuovo giorno , PLUT.; H0M. Odyn. ; Vinc. fleneid. lib. L’atto del partirsi da un banchet to veniva detto yivw€xl s'x J‘sivruov, a’yaA-Ìazv e'x au[.nracrfou, AELIAN. Var. hisf. lib. 4, cap. 23, 'l‘9tÎ a'upvrom'su u‘vmwînu, Amen. lib. 5, cap. 4, o ai7roku’iddal, Id. ibid, o u'vru‘ rm‘r J‘u'vrmv aira>.v'm , Id. lib. 1. cap. 13.‘ '..\.I c A P o _XXII. rumena m mesraar GLI srauvnskn \. I" ' “ Il tenere pubbliche osterie per ricevimento di forestie-L ri , era considerato come un’ impiego vile e non di uomo liberale, e perciò era u'ii tal mestiere lasciato agli stra nieri, 0 all’ ordine il più‘hasso de‘cittadinî, Prvr. de Leg. lib. 1 1.‘ Gli antichi Greci n0n aveVan_o affatto osterie pub bliche. Non dandosi essi in modo “veruno al commercio, non mantenevano alcuna relazione cogli stranieri.- Era per tal’ effetto a dir vero cosa insicura per un‘viaggiatore il mettersi in cammino senza una forte scorta. Le vie si per terra che per mare erano infèstate di ladri e di corsari, i quali spogliavano i viaggiatori, e facevano lorò soffrire mille trattamenti cattivi. Gli uomini dotati di forza e di coraggio , o rivestiti di qualche autorità , riguarda vano , indiquei tempi barbari ,come revole, vivere a spese degli altri,una e siprofessione facevano oglia_ ria delle s oglie che essi toglievano. ‘Lasciavano figli 110 mini deboli, e senza‘potere la cura di praticate la gin. stizia, e l’umanità, PLU'I‘. in Thes. ; Tenero. Hist. Prin. cip. Da cio e che tra gli antichi Greci, gli stranieri ed 160, ANTICHITA’ onscan. i nemici venivano gli uni e gli altri, indicati con lo stes so nome Ee'vor , che significa nemico, riguardando , in effetto , gli stranieri come tanti nemici, Hesvcn. in v. T;t'yo;. Gli S artani diedero , come si dice , i primi il nome di {s'm alle nazioni barbare , Hunonocr. Calliop. cap. 10; POLL. lib. i,-cap. IO, poicchè queste erano considerati come loro comuni nemici. Minosse Re di Creta , giunse in fine, coll‘ajuto d'una piccola flotta, a purgare il mare che bagna la Grecia dai pirati che l’ infestavano , e ad assicurarsene per lungo tem pq il dominio. Ercole , Teseo , ed altri Eroi, facendo Una guerra continua ai briganti che infestavano la terra, giun sero ad annientarli, dopo del qual tempo non vi fu più persona che si facesse ad ingiuriare gli stranieri, Xnuorn. ’Awanmp. lib. 2. Ne’tempi però i più antichi,in uomini che si onoravano ancora di qualche sentimento di uma-‘ nità, non mancarono, come dicesi, di trattar con rispetto gli stranieri. Somministravano loro da mangiare , davano loro mille segni di attenzione , anche prima che avessero rofl'erito il loro nome, e senza annoiarli di mille curiose Somaude , Horn. Odyss. y‘, v. 6t.; Odyss. 2', v. 45; Odyss. è, v. 170. Dicesi ancora esser stato un’ antico co stume di astenersi dal far loro tali ricerche sino al deci mo giorno , se lo straniero sembrava che volesse fino a tal tempo tacere le sue qualità , Horn Il. (' , v. 173 , Ensmrn. in L. i. ‘ , I Cretesi _,_ in seguito , si resero assai celebri per la lo ro cortese ospitalità. ’I loro duca/71a sale pubbliche , erano divise in due arti: 1‘ una era chiamata xm[uy'flipmfl , che formava un’ a leggio riservato agli stranieri , e l’ altra , u'vl‘pfiov, serviva di sala ai banchetti pubblici tra i citta« dini. Nella parte superiore di questa sala eravi sempre una tavola ch’era apparecchiata separatamente per gli stranie 4-._-\__. . ., (I) In compruova di ciò, ci racconta Omero che, essendo-Ulisse stato gettato dalla tempesta nell'isola de' Feaci presso il re Alcmoo , accolto da questi, er più giorni che lo tenne in casa , non gli domandò mai. chi egli si esse; e solo in occasione di una gran festa , nel raccon_tnr il poeta Demodoco le imprese di Troia , essendoin cadute le lagrlme dagl' occhi, diede ciò motivo a quel principe di domandargli e 'l sud nome , e l' oggetto del suo viaggio. MANIERA m mc:vme GLI STRANIERI. |61 ti , e si chiamava îpu'vriEn Em'a , Emmì , 0 A15: Em'au. Altri autori però fanno mehzione (li due tavole di questa specie, Arnen.'lib. 4, cap. 9. Nella\distrihuzione delle vettovaglie, gli stranieri erano.serviti prima ancora del re, o di qualunque altro personaggio distinto della nazione Cretese. Alcuni anche arrivarono ad esercitarvi le funzio ni della più alta magistratura , Hmucun. de Repub. Il resto de’ Greci, e particolarmente gli Ateniesi, mo strarono agli stranieri molta all'abilità I soli Sparta ni non fecero giammai pruova d’ un carattere ospitale, szz. chil. 7, luist. 130. E da ciò riportarono essi il soprannome di J‘1epwvéEevoa, Amsrorn. Puc. , e di Ewan’rau, a cagione della tassa che raccoglievano sugli stranieri, e della forza che impiegavano per mandarli fuori della cit tà. Quest’ uso è tanto più sorprendente, quanto che Li_ curgo , nel dare aglL5par-tani le sue'leggi , si era regola to sopra le istituzioni di Creta. Alcuni autori però pre tendono, che i forestieri non erano disprezzali a questo punto, e che la cura di riceverli, era una delle cariche attaccate alla corona , Hxaono'r. Altri assicurano, che anche un luogo convenevole era assegnato pel loro alloggio, e che essi dividevano senza alcuna distinzione coi cittadini, Amromn. lib. n. Checchè ne sia, l’opinione che fossero essi incivili ed inospitali verso gli stranieri, sembra che fosse prevallsa per due motivi: Primo , perché gli stra nieri , accomodandosi poco facilmente al regime auste ro che regnava a Sparta , si laguavano (1’ essere ma lamente nuclriti , Amen. lib. 4 , cap. 6. ; in secondo luogo , perché una legge proibiva che si ammettesscro nella città gli stranieri in ogni tempo , ma solo in cer ti giorni u'pwye'mrn'pe'pm, Ams’rorn. Schol. in Pac. Svm. Questa legge ricevette una nuova forza per la_promulga zione della legge EuflÀad't'nC, che proibiva di ricevere nel la città un gran numero di stranieri, LIBA.N. Declam. 24; Tanaro. lib. a. in, Orat.fuhebr. ; Xenoru. de Rep. ; Paur . (1) Era a tal segnò riguardata doverosa l' ospitalità , che in alcune rittà, vi era una legge che co’ndannava ad una multa colui , che ncguva di alloggiare un foresticre giunto nella loro città d0p0 il tramontarc del Iole. Il 162 Anr1cmn’ camera. in Lyc.; Id. Inst. Lac. Esse caddero però in seguito dal loro vigore , e vennero entrambe a disusarsi , Xr.norn. Jbid. Era anche ai cittadini di Sparta proibito di viaggia re nei paesi stranieri , per timore , che non riportassero in seno della loro patria il gusto delle istituzioni vizioso che regnavano nelle altre nazioni, PLUT. in Lycurg‘. , e! Ap0phlh.', VALER. Mum. lib. 2, cap. 6, Hanrocn. v. sa'6'erasg etc. ’ Atiin d’indurre i Greci a trattare gli stranieri con cor tesia e rispetto , gli antichi poeti e lcgislat0ri ispirarono loro un’opinione, che tutti gli stranieri fossero posti sot to la protezione di certi dei, pronti a punire le ingiurie che loro fossero fatte. Nel numero di questi dei erano riconosciuti, Minerva, Apollo, Venere,Castore e Poliu ce , e principalmente Giove che si Onorava , per eccel lenza col soprannome di Eino: , che si applicava perdan che a tutti gli altri dei , che si credeva che proteggere gli stranieri, Horn. Odyss. i, v. 269; Odyss. 2', v. 55. Pel medesimo fine la favola dipingeva sovente gli dei viaggiatori sotto i trattti di semplici mortali, va. Melam. lib. 1, v. 2x3; lib. 8, v. 626, Hm“. Odyss. p’, v- 439. Si aveva cura di situare il sale davanti agli stranieri, prima ‘che portassero la manoalle vivande, che loro erano state destinate, locchè aveva per iscopo di avvertire che, come il sale consiste di parti acquose‘, e di parti terrestri mescolate ed unite insieme , cosi lo straniere , e l‘ospite, da cui era esso trattato, dall’ epoca in cui gustavano es si il sale insieme, mantener dovessero una unione d’ami cizia costante e fedele. Taluni son di avviso , che sic come il sale impiegato era a preservare le vivande dalla corruzione, dovesse ciò significare che, l’amicizia, la quale cominciava da quel giorno ,‘dovea durar per sempre; altri poi stimano , che dovendosi un riguardo al sale per la (utilità pnrifiqnnte_, che comunemente veniva usato nelle {lustrazioni, questo stesso riguardo importava', che l‘ami cizia ,k dovesse essere esente da ogni ombra , e libera d’ogni sospetto geloso, Ecsrrrn. in Il. 4'; L\’COPHRON. Sehol. in Cassandr. v. 135, 137. Ciò non ostante, sembra che questo cost urne avesse potuto aver origine dall’ essere il sale costantemente usato ne.’ sacrifizj , e nei banchetti, non MANIERA m mcewam; un srntnn-zm. 163 meno in quelli degli dei, che in quelli dein uomini. E da ciò è , che si supponeva dai Greci, posseder il sale una particolar santità , per cui avevano dato ad essi il nome di aria: «2M, sale divino, Hom., ed ispof «ha, sale santo; e dal mettere il sale sulle tavde, si credeva, che impri mer si potesse alle medesime un Anuon. conlr. Geni. Iii. carattere sacrosanto, a. Questo‘ carattere sembrava anche più imponente nelle età antiche , tra gli uomini che vivevano di rapine e di scorrerie, e che erano Pop. tali a riguardare come degno di loro venerazione tutto ciò che tendea ad avvieinarli , ed a loro ispirare l’amo. re dc’ loro simili. To‘ a‘ywpx'arefov, l’aver mangiato alla medesima tavola , era riguardato come un‘ obbligazione inviolabile di buona amicizia , cd che. mu‘ 'rpa'me 7rapx flau’mr, violare il» sale ed il banchetlo, o che val lo stes so, detto in altri termini, il violare le leggi dell’ospitali tà e l’ingiuriare coloro dai quali erano stati essi tratta ti, veniva considerato ciò come uno de’ più gravi delitti, Dv-imovrm 0rat. de‘ Fals. Legal.; LICOPIIR. Cassandr. v. 134. Tal o'po'reyov, il conversare sotto il medesimo tetto, si stimava ancora che fosse una specie d’ impegno e di obbligazione all' amore ed all’amicizia , Hma. Il. :' , v. 635. Si dava a questa alleanza contratta per mezzo del l‘ospitalità il nome di wpoEew’» Era essa‘ creduta così sa cra, che dagli antichi Greci veniva osservata con una. inviolabilità, più grande ancora di quella, che nasce dai vincoli QUeste del alleanze sangue, di ospitalità e della parentela , divenivano ,' EUSTPIH. anche’ in eredita Il. rie passandoydai genitori ‘ai figli; uè er’a'no stipulate so lo e contrattate da private' e singolari persone , ma si estendevano alle famiglie , non che alle intere città, Purr. de Leg. lib. 1.; PLUT. in‘.Nie; Conn; Nsr'.V in‘ Cimun.; HEROD. Clic. . _ ‘ i V ’ Quindi si costumava dagl’ uomini , che si erano irr‘ tal guisa collegati, di dare 1’ uno all’ altro certi contrase gni au'p/3’omt', il prodotto de’quali era, di dover rammen tarsi 1‘ una e l’ altra parte dell’ alleanza contratta , onde potersi riconoscere nell‘ avvenire: Ee'rax; In wre'p/fsw' au'p fluk' , 02' J‘poia’oud'i 6’ w", Eumrm. 1|Ierl. v. 615. Cotesti contrasegni erano alcuni scambievoli presenti e' doni , i ;|. 164 -AN‘rICHITA’ carene. quali erano chiamati Es'vm o à‘aipa Euwxu‘ , che dagl’ anti chi Greci venivano depositati tra i loro tesori , per er petuare di generazione in generazione , in ciascuna delle due famiglie , la memoria dell’alleanza contratta , EUS'I'ATH. in Horn Il. Presso i Greci degl’ ultimi tempi si co-: ‘.lt2maV3. di spezzare un dado dcpéyakyas, in due parti\; di cui, una parte si portava seco il convitato , .e l'altra rimaneva presso la persona che lo aveva trattato , Eumrm. Schol. in Merl. v. 613. - Si dava il nome di 4’J‘i'ovrpa’gsrai agli ospiti che riceve vano degli stranieri d’un rango ordinario. Coloro che avevano data ospitalità agli ambasciatori, o a’ stranieri onorati di fumioni importanti, erano chiamati arpa'2svor , e uesto nome si applicava ancora a coloro che ricevevano degli amici, cittadini d‘una nazione straniera. Se 1’ ospite che riceveva gli stranieri rivestiti d’ un carattere pubblico, il faceva di suo proprio moto, si nominava |‘.SsmwpóEmf, Tuucvn. lib. 3 , cap. 70. I.arpa’Esvoz erò erano lù‘ co munemente destinati a questo ufficio ai sull'ragi Bel po polo, se si parla di governi popolari, e se di monarchia, dalla nomina che ne_ faceva il sovrano , Hanon. lib. 6 , Eosrarn. in Il. 7'; POLL. lib. 5 , cap. 4; va. L' uf ficio de’ proxeni non.solo consisteva nel provvedere al l‘alloggio, ed al mantenimento degli stranieri di sopra men zionati , ma era ancora lor dovere di preSentarli al re , di far loro vedere le assemblee pubbliche , di farli piaz zare convenevolmente al teatro , e finalmente di servirli ed assisterli in ogn’ altra occasione. Quindi xaAmi Irmîc li su.on à'rrm, colui che faceva del bene a qualcuno, o gli serviva di occasione di qualche torto, era chiamato wpa' Enos. Di là anche “espressione proverbiale: arpo’Esro: ai’l'an ).sr’a; , o wpo'Eevo; pó’apeî; , l’autore della ruina, e della miseria di qualcuno; wpo'Esiws q'as'7'npl'as, o srpo’Esros v'7iei'ag, Eusrnu. in Il. 3', 1’ autore del suo ben’ essere, e di sua felicità. v ' ,' , Presso i Greci moderni 1’ impiego di roxeni fu chia mato 7apa;gti , che corrisponde aila parolia xvi/ami“, d‘an [m'fnx , un dono , un presente, Hasvmx. , e coloro che l‘eser citavan4o , vripaxoi e Enowyipo);°h Si aveva pensiere, prima di mettersi in viaggio, d‘im MUSICA russo I GRECI- 165 plorare la protezione del cielo. Al momento della parten-v za per un qualche straniero paese si costumava, bacian do la terra , di salutare e di prender licenza dalle divi nità del suo proprio paese,0'vrn. Mal. lib. 13, v. 420. Questo saluto per lo più si ripeteva nel mettere il'piede su d’una terra straniera, Kv'as J‘:' {n'J‘v-por ipovpm, Horn Odyss. |' , v. 460; OVIn. Melam. lib. 3 , v. 24. Cow un tal rito pagavano essi omaggio , ed'invocavano 1‘ as sistenza e la protezione degli il'ìrlx{filpml 8m‘ , dei ch‘erano i- protettori di quel paese. Quest‘omaggio durava per tut to quel tempo che si prolungava il loro soggiorno ne’luo ghi sottoposti alla-protezione di quelle divinità , Qnuvr. Curi. Finalmente, allorchè‘ ritornavano essi nella loro pa-/ tria, salutavano di bel nuovo i loro proprii dei , e non trascurava'no di rendere ad'essi i loro ringraziamenti, pel loro felice e fausto ritornò, HOM. Odyss. v', v. 354: AriSCHYL. 'Agamemn. v. 819; Eumrm. Hercul. Furenl. v.»623.. e A P o XXIII. ;:r'v nvsrcz nessou anecr. La parola ,uoua’1mi, era"applicata indistintamente presso i Greci alla melodia , al ritmo , alla versifieazione , alla danza, al gesto, all’unione di tutte le scienze, alla_pra tica di quasi; tutt‘e le arti. I movimenti dè’ corpi celesti , PLIN. lib. ’2, cap. 22'. ; Cemsomm cap. 13 , etc. , come anche le operazioni dello"spirito , Puma de Mus. , erano, secondi) essi, sottoposti alle leggi dell' armonia. Moumxy‘, sembra aver derivata il suo nome da [maia‘a,' il nome delle nove muse”, lsm0n. Hispal. Origin. a, Cip. 24 , o dallÎ ebreo Mosar che significa arte, o ancora dallfe'breo mm; l\IOTZA ,' inventricc , Cuuuc. ad Hesiod. Theogon. v. 52. I Greci distingueyano nella musica il suono, il riposo, gli accordi, i generi,i modi, il ritmo, le variazioni, e la melopea , Pur. de Repub. lib. 3; Eucmm in Introduci. harm. ; Amswm.q QUINT. de Illus. lib. 1. Le note, o i suoni della;Vocc erano nel numero di sette. Ciascuno di questi era dedicato ad un qualche pianeta particolare 5'»:.° u‘n’fm,’i alla luna; z.° ampuvrx'rn, 166 Anrlcniri’ cnrqm. a Giove; 3.° N'xau'os , _a Mercurio; 4.° (u'sm , al sole ; 5.° wapm;u'uu, a Marte; (i.° rrp/frn a Venere, 7.° vn'frn; a Saturno, Anisr0r. Probl. seg. i_(); anmnn. ad Vitruv. 5, il tuono o modo, che i musici formavano alzando o hassahdo il suono , si diceva _vo'yo; , Tuncyn. lib. 5 , cap. 70; Ansa-ore. Equi_t. v. 9.; Anxsror. Probl. 19 , n. 28; Purr. in Illusic., _Svm. in v. Si distinguevano quattro ro'por, 0 modi principali: il Frigio, il Lidio, il Dorico, ed il Gionio, ucum, qumon.; Anis'ro'r. polit. 4, 3.; Arflmv.-iib. 14, cap. 5.; Pun, iii). 74'._0ap’. 56, Alcuni ne aggiungono un quinto, ch’essi chiamano l’Ec lico. Il modo Frigio era religioso, il Lidio , melanconi 00; il Dorico, guerriero; il Gionico, scl1erzevole,îe gio condo; l’Eolico aveva un carattere di semplicità , Arur_.m, Florid. ; anuu. Ilurmon.; Anisror. Poi. 8 , 5 , 7. Il modo adoperato su i campi di battaglia, per infiammare i soldati, era detto 6'pîmf: '0p6’wr va'y,o;, frpo'sra; già»? ai: m'Myov s'pefixraxós, Ensrrrn. in [10111. il. A’, v. io;AnI s'r0ru. Schol. ad Acharrt. v, 16; AUL. Gru. 16, 19., Svin ]l senso, della iarola va'[zai si estese in seguito , e fu 8P9 plicato agl’inm , che si cantavano-in questi differenti Sl_l°e ni , Schol. Ansa-ora. ad Equit. v. 9 ‘ il ritmo faceva anche parte della musica. Questo era in generale un movimento successivo , sottoposto a certe , proporzioni , PLAI, Leg, lib 3. Consisteva in una du rata proporzionata ide‘ suoni, che entravano nella compo sizione di un‘ aria. Esso era anticamente formato precisa mente sul modello del ritmo. poetico. Ciascun piede, nel la versific;aziphe,,àir'evtt un;ritmo;, che.si divideva in due tempi : 1‘ uno. -si contava lbassando la mano , e l’ altro col rialzarla. Si pensò in seguito, ad introdurne de’nuo vi ritmi ,nellaypwsia , ARI5'I‘OT. _d'e_ Poel. _ Il numero ne fu ancora aumentato da Archil0co , Alceo, Sailo,ed altri poeti. il ritmo.si marcava con linee notate in testa del pezzo di musica; ed il Corii'eo ,. situato sulla parte più elevata dcil’ orchestra , lo indicava ai danzatori, ed ai mu sici , l’ occhio de’ quali 1seguiva ciascun suo movimento , Id. Problem. Il carattere del ritmo era talmente termi nato , che la trasposizione d“ una sillaba bastava per 01111]. hiarlo,; quindi il piede giambico dipingeva perfettamente il .\ r MUSICA russo i cuncr. 167 moto pesante (1’ una danza rustica , mentre che il tronheo conveniva a meraviglia alla vivacità d’un dialogo appassio nato, Amsrorn. de Poet- cap. 4; [d de Rhetur. lib. 3, cap. 8. Come il primo sembrava battere a colpi pressan ti, e raddoppiati, ed il secondo perdere il suo ardore a ciascun passo , gli scrittori satirici si servivano volentieri del piede giambico per abbattere i loro nemici, mentre gli autori drammatici si servivano del trocheo, allorché re citavano in isceua de’ cori formati di vecchi, Anisrorn. Acharn. v. ao3, Schol. ib. Ciascuna specie di ritmo si adattava a ciascuna delle nostre paSsioni , e ad Ogni mo vimento della natura, di cui diveniva l’espressi0ne la più sensibile, Amsror. de Rep. lib. 8. Prima della guerra di Troia , Amfione animava con i suoi canti gli operai che costruivano i fortiui di Tebe , PAUSAN. lib. 4, cap. 27. Se si crede alla favola , questi fortiui si alzarono da se dallaisna stessi al lira suono di sua piacevoli; lira in cautatriceOrfeo traeva de’su0ni e le tigri, a quel che si dice , dep0nendo la loro na tura feroce, venivano a sottomettersi a’ suoi piedi. In Isparta‘, una discordia Civile si sedò all’istante, e la pace rientrò in tutti i cuori, ai dolci accordi di Terpandro , PtlU'l‘. de Music.; D101). Sic. Fragm. Solone coi suoi can ti eccitòi suoi concittadini alla guerra di Salamina, ed alla conquista di quest’ isola , a dispetto del decreto fa tale, che condannava‘a morte ogni cittadino, temerario a segno , di azzardare’una simile proposizione, PLUT. in Sol. Gli Arcadi dovettero la loro civilizzazione agli allettameu ti della musica , Por.vn. lib. 4; Anna. lib. 14. I Greci conoscevano la musica vocale , e l'istrumenta le . ARISTOT. Polit. lib. 8, cap. 5., Play. Var. Hist. lib. 7, cap. 56. I loro strumenti musicali si dividevano in e'yvrveura‘ , strumenti da fiato, ed i'ufl'a’n: , o viupo'Jwa , istrumenti da corde, POLL. lib. 4, cap. 8,seg. 58. La lira , il flauto, e la zampogna furono iloro tre principa li strumenti, PLUT. de Music., quantunque ne possedes sero ancora parecchi altri,’Pom.. 4, g. seg.‘59; Amsror. Polit. lib. 8. cap. 6. 1 Tra gli strumenti da corda , o fatti colle budella , . la lira, che in Grew era chiamata auhipx , o pa'p,zuy{, tene 168 nwnemn‘ cuch va il primo luogo, Eusnm. in Il. 0”, v. 569; Anrsrorn. Nub. v. 1358 , sqq. Se ne attribuiva l’invenzione ad Apol lo , onxv. IdylÌ. 3 , 7 , che da ciò era soprannominato poplumvru‘; , An1sroru. Ran. v. 234. Ne’ primi secoli gli eroi, ed i re i più. potenti si compiacevano di suonal" uesto ìstrumeuto , AELEAN. Var. Hist. lib. 3, cap. 32 , l quale solevano far uso, allorché caritavano l’amore , o celebravano le alle gesta de’ grandi guerrieri , Ho'm. Il. |Î,J86 sq.; Ou'y5s. 0', v. 266; V1M'.. Aeneid. lib. 1. v. 744, ANACREONT. Od. 1». La lira fu chiama-la perciò alle volte p’i'rnp ó'pvw , la“ madre de‘canti, Amsroru. ansnorrr. v; i30. Le corde , sulle prime , erano fatte di lino in trecciato, Bus-rum. Homy. IL. 0', v. 570, e quindi di bu della di gatto , Odyss. 9', v. 408‘. Queste corde» erano rima nel numero di tre , e perciò l’ arpa era chiamata mpîxopà‘ar. Essa fu inventata in una città della Lidia , in Asia , _e da ciò alle volte veniva nominata ’Aam’: , ARI sroru.‘Tnnsmoru. v. 126,‘ PLUT. (le Music. 11 numero delle GQI'dC‘ essendo stato in seguito portato a sette, diven ne essa più perfetta, e fu chiamata ÌWTÉXOPÌOI, PLUT. d'e Music.; Micron. Salurn. I, 19', HOM. in Illercur. v. 51: iwvépfiuyya;, Eumrm. Ion. v. 881 , ed e‘wvx’7Mm aa<, Pmn. Ì\'cm. mi. 5, str. 6', v. 10. Siservivano d’un" archetto, Puro. ibicl. v. Il; Horn. Ilymn. in Mercur. v. 419; Armi-m. Far. Hisl. lib. 3, cap. 32, o si toccav:r no le corde colle dita , Arxum. lib. 4; lib. 14; Vmo». /feneid. lib. 6., v._ 645. Il suonare sulla lira , Veniva‘ilet to in Greco ziiàapigsw, Pru'r. Apophth. Laconn, Ams‘r0r. Polii. lib. 1. cap. ; x,c0u'm vrkiixvpg», ANTÙOÌ... , 16, 4, e à‘m'i_rén , Pmn. Nevi. od. 5‘. str. 8', v. 11; J‘ax‘ru7u’on xpou'sw,‘ e 4a'AMW, ÀTHEN. fili. 4, cap. 25 ; Schol. Aid s'roru. ad Av. v. 218. Tre anni di esercizio erano ne ccssa-rii per ben possedere l‘ arte (li suonare questo stru mento. Come esso era .falto_di scqglia’di tesluggine , si pretende, che fosse inventato nell‘ Arcadia , paese in cui si trovava un gran numero di qu'esii animali, Han. I(ymn. in. Mercur. ’ ‘ Il flaiilo_uu’Aé; , era anche un’istmmento fàvorito dai Greci. Se ne _servivauo essi neÎsacrifizii ciegli dei , e nelle feste, Svm. in wìAsfr; Ùvm. Fast. 6; 6593 PLIN. ‘28, 2 , rich messo 1 esser. 169 ne’ginochi, Amsrorn. Par. v. 530;]‘10ÉA'1‘. Errsr. 2. r , v. 98; ATHEN. 14, 2.; ne‘ banchetti, Teaeur..Adelph. 5, 7, v. 6. sqq». ; A‘rnmr. 1-5, I ; e ne’fiiperali, Anx.un. Var. hist. 12, 45; PLU’T-. de Maria. Minerva passava per inven trice del flauto dritto , e Pane per inventore del flauto traVerso, BION. Idyll. 3 , 7. Si attribuisce però ancora 1’ in venzione del flauto presso i Greci ad Iagni , di nazione Frigio, Pan-1'. de music. ; A'I‘HEN'. lib. 14, cap. _5; AN :rnoz. 1, cap. 1r. , e contemporaneo di Giosuè. I flauti erano fatti (l’ osso di cervo , o di daino giovine , ARI- srovn. Scholiash ad. A-charn. v. 863’; e quindi erano chiamati, n'flpmi a'ukm‘, Anrnon. 4, 28, epigr. 13- Di cesi, che la costruzione di siffatti flauti, fossc_in tal guisa eseguita la prima volta dai cittadini di Tebe, A‘rnmv. 4‘, POLL. 4, 10, seg. Se ne facevano ancora di ossa di asini, PLUT. in. con». , e di elefanti, Amman. 4.; Pnorxtixr. 4., 6. v. 8.; e parimenti da una specie di canna, Arnnm. 4; di legno, Pera. 4, no, seg. 74; e di loto Evar rm. Alcest. v. 346; H'elen. v. 170; firme. far. v. 684; 0m. Met. 4‘, 760. I Beozi _snperavaao tutti gli altri Greci nell’ arte di suonare il flauto, ,Essi dovevano que sta superiorità alla gran facilità che trovavano di ocu rarsi quest‘istrumento nelle loro contrade, Ove i gwnchi, e le canne crescevano in abbondanza , Tunbrna. Hist. Plant. lib. 4', PLIN. Hist. Nal. lib. 16. Malgrado l’ impei-: fezione del flauto Beozio , quest’istrumento , era ancora più" adattato della lira per'accompagnare , e sostenere il can to , Anrsror. Probl. se‘ct. 19. Se Platone bandi il flautó dalla sua repubblica , e preferiva la lira nelle scuole di musica , {procedeva ciò , perché sicuramente temeva di met tersi in contraddizione colla legge Ateniese, la uale proi hiva lo studio degli strumenti da fiato n'ella pub lica edu cazione;"giaccbè potevano questi far cangiare ilineamen ti del Volto , ed esser di danno agl‘ organi della respira zione , Pur. dc Rep. lib. 3‘. Il flauto Tebano, ciò non ostante , era .uno strumento molto più‘facile ad esser trat tato, di quello che lo fosse la lira. ‘ I -___. -, (I) Specie di pi'anta'che si osserva sopra parecchi monumenti egizii. 170 Amicmn‘ onncnn. La zampogna Veniva chiamata du’pl)E , e differiva dal flauto nel Suono. I tuoni del flauto erano acuti e chiari, e da ciò venivano chiamati Mvm‘uhs'm, CALLIMACU. Il_ymn. in Dian. v. 245;0vm. Mal. lib. 1 , v. 708. Quelli del la' zampogna al contrario , erano gravi, dolci , e melo diosi, e quindi venivano e55i denominati (4’apu'fipqm, Aul sworn. Nub. v. 3:2; Eomrm. Helen. v. 1367. La musica formava una parte importante di educazione presso de‘ Greci, AELIAN. Var. hist. lib. 7 , cap. 15 ; Amen. lib. 14 , cap. 5; PLUT. in Lys. Se le attribuiva una grande influenza, non solamente sulle facoltà morali, ma anche sulle facoltà fisiche dell’ uomo, ATnEN. lib. 14, cap. 5, e 6.; Puma de Music.;Ai-:LMN. Var. Hist. lib. 14, cap. 23; Amsror. Polit. lib. 8.', cap. 5; ed in valsa era l’ Opinione che, fatto avesse questa parecchie cu re meravigliose, ATHEN. lib. 14 , cap. 5; AUL. GEL. 4, 13., Si riconosceva in essa la proprietà non solo di dis sipare le tristezze dello spirito , m‘ ancora di raddolcire, e di riformare i coStumi, HOM. Orl_yss. 7', v. 267 , sq_q. ‘ I popoli della Gionia, i quali erano inabili, e troppo deboli per difendere laioro libertà contro idespoti del 1' ASia , e che , abitando in un paese ricco, e fertile, c setto un cielo il più bello del mondo, Henonow. lib. 1. cap. 142 ,\ si consolavan»o della perdita delle loro istitu zioni colla coltura delle belle arti, e del lusso , furono i primi che mostrarono del disprezzo per l‘ austera sem plicità dell’antim musica Greca, ARISTID. Quinct. lib.. l. adoro splendida‘e brilla,ntechioma , adornata di tutte le grazie , partecipava nel tempo stesso al genio molle e delicato, che proprio era di qUel felice clima , PLUT- in Lycurgm, LUCIAN. I_Iurmon. Il Gionio Timoteo , fu sulle prime fischiato sul teatro Ateniese, ma in seguito diven ne egli il favorito di quel. popolo , PLUTARCH. un Seni , etq. Gonfiato da un tal spccesso, si portò egli a _Lacede mene colla sua lira di undici corde , e con le sue arie cfl‘eminate; gli Arcangeli però, e gli Efori di quello stato, fecero Contro esso un decreto, nel quale veniva egli ac cusato di aver recato oltraggio alla maestà e gravità del la musica antica , e che cercato avesse di corrompere ic gioventù Spartana coll’ indeccnza , colla varietà , e (2011 Mure DELLA PITTURA. 17; 1‘ eifeminatezza delle sue rappresentanze. Gli venne quin di ordinato di togliere quattro corde dalla sua lira. Ed è cosa osservabile, che i Lacedemoni avevano già ducal tre volte prima repressa l_’ audacia de‘ musici , P1.ur.fi in Agid.; Id. in Lucca. Instit. ; Arurn. , e richiesto ave vano che, nelle rappresentanze fatte per gara, la modu lazione esser dovesSe eseguita sopra un‘istrumento di set te corde, e che sopra uno o due tali modi diversi rags Sll'al‘ Si potesse, PLu'r, de Music_. CA. P Q .x_xm._ _JRTB DELLÀ PITTURÀ.v L‘ origine diuiuest‘ arte famosa è uno dei punti della storia delle arti il più difficile a rischiararsi, Mancano in teramente i dettagli sul nome del suo inventore , e su i rimi di lei progressi. Secondo. alcuni , ebbe essa origine In Egitto , Pi,m. lib. 7 , sect. 57; lib. 35 ,‘ sect. 5’, Ismon= orìg. lib. ig,‘ c’ap. 1_6; e secondo altri in Gre 0lai A9151012; Theophrast. {apud Plum. lib. 7. Questi,la fanno anteriore alla guerra di Troia, Amsror.) loc. cit., quelli la fanno a quest’ epoca posteriore , Tenormusr. ibid. , Pum. lib. 35 , sect. 6, Ragionando er congettura, si può presumere, che la scultura, alla religione dovette la sua origine, ed ai pr0 gressi delle altre belle arti, la pittura ne ripete la sua. Qualche osservatore , nei tempi più antichi, si compiacque di segnare con linee tracciate sull’ arena, o su di un mu ro i contorni dell’ ombra di un corpo, rischia,rato‘ dal so le 0 da qualche altro lume; ed in’ questa maniera ap presero in seguito gli uomini l’arte di.esprimere una rap presentanza fedele degli oggetti con semplici linee. Nei Primi tempi una semplice pittura , Pausan. lib. 7. cap 22; Id. lib. 9. cap. 27 , o un tronco di albero furono i primieri oggetti che‘ottenn'ero la,wnerazione degli uo mini. Poco 'a_ poco studiossi di dare a queste masse gros solane 1’ umana forma. La loro estremità rotondata , figu rò la testa; alcune linee furono quindi formate nelle me desime, che rappresentavano, bene o male,i piedi e le mani. Tale si era appunto lo stato della scultura, allor 1 a Anrrcmn’ cancrm. ché quest'arte ai popoli della Grecia fu trasmessa dagli Egiziani, Hunonor. lib. 2 , cap. , i di cui bizarri -mo delli fecero benanche consecutivamente lrav‘agliare non poco tempo i Greci. Il Peloponneso possedeva,un gran numero di statue , che altro non erano , che una pietra lunga , una colonna, 0 una piramide , alla41i cui sommità figurava una testa, e la parte inferiore, poteva, ain occhi facili, richiamare le forme di piedi e di marii, non sepa rate dal corpo , ma unite col tronco, PAUSAN. lib. 2, cap. 9; lib. 3, cap. 19; lib. 7, cap. 22. Le statue di°l\’lercu rio chiamate Ermeti erano appunto dei m0numenti di que st'antica scultura. ‘ \ ' Nell’epoca della guerra di Troia l‘arte non aveva an cora l'atto dei sensibili progressi, Hou_. Ìl. ,6‘ , v. 657 .-, ma noi vediamo dalla prima Olimpiade farsi una immen sa riputazione gli artisti di Sicione e di Corinto, i quali avevano di già mostrata maggior intelli enza‘ nei‘loro di segni, Puzv. lib. 35 , cap. 3. Dedalo i Sicione costruì u'n laberirito in Creta, una cittadella, e dei bagni in Si cilia , dei vasti monumenti in Sardegna , e le Sue statue fecero l’ ornamento di un, gran numero di città ,. D109. 51c. lib. 4; Pur. l'rb. 7, cap. 56; Pausm. lib.'g, cap. 40. Prima' di lui le statue aVevano tutti gli occhi chiusi, le mani strette al corpo , ed i piedi uniti insieme. Egli il primo, loro dischiuse gli occhi, distaccò le mani, ed i piedi, e le diè mille posizioni diverse, Id. ib.;' anursrw Orat. di 26‘; S'vw. le in figure Aalfabumane Contemporaneamente Cleo fanter Corinto, le riVesli di'1un colore di mattone pestato, Puri. lib. 35, "cap. 3. Sulla doman dadi Eupompo, i magistrati di Sicione ordinarono , che_ lo studio del disegno facesse parte dell’ istruzione pub blica , e che s’ afl'rettassero le altre città della Grecia di seguire questo esempio‘, PLIN. lib. 35, cap. 18; Id. ib. cap. 10; Amsror.'Polit. lib. 8, ca . 3., ' egli osservabile che le isole della "Grecia da se sole fornirono maggior numero di pittori egregi ,\ che i due continentigreci in Europa ed in Asia. Fa 11’ uopo col locare in questo numero Polignotp , 'dellî isola di Taso; Timante , di Sarno; Zeusi, di Sicilia; Protogene, di Ro di; ed Apelle, dell’ isola di (165., ' .‘ Una legge presso i_Téhani, Puniva‘ i pittori, allorché ART: DELLA rrrrun.\: 173 nell‘arte loro non facevano che mediocri progressi, Aaum. Var. Iris-t. . ' L" arte della pittura riceve il nome di ypsprxv‘ , a'n‘ «rou' 7pq'pllr ,_ giacché una tal voce significava distingue re, o descrivere, vaoruomr. Memorab. 3, 10, seg. 1. Eusrnu. ad Il. 7’. La pittura venne chiamata ancora Cm)pzpfa, PLu=r. de Audiend. Poet. Quest’ arte era tanto imperfetta nel tempo del suo nascere , che i primi di segnatori dovevano scrivere a piedi della loro opera , il nome dcil‘ oggetto che avevano essi voluto rappresentare, 581‘Vemlosi, per indicarlo, della seguente formula: questo è un bue , un cavallo, un’ albero, etc. Amsror. Topic. 6, 3. , AELIAN. Var. hr's't. lib. 8, cap. 8; 10 , IO. Dap prima si servivano i Greci di un sol colore , P1.11v. 35; QUINTIL. 12 , 10 , seg. 3; a questo furono in seguito aggiunti altri quattro (i) , Pnu._osrn. in Apoll. 2 , 22 ; Cic\. in Brut. cap. 18; finché }ìoi a poco a poco ven_ nero a variare in mille modi, sua. VKispal. Orig. 16, 17. Gl’ istrumenti ed i erano materiali de’ quali facevano in ‘quest’ arte i pittori, : o'xpa'fimi e xaku'fi’a; ,' il uso caval letto ,‘che serviva per sostenere laJela su cui pingcvano, POLL. 7 , 28 , seg. 129; 11mm; 6 mva'ma. , il legno o la tela, Id. ibid‘. seg. 128; Adxu€oì , piccole scatole, in cui i pittori tener solevano i loro colori, Cm. ad Allic. 14; atan; , la cera,_Pou.. 7 , 28 , seg. 128; xpw'pwru, i colori non preparati , Id. ibid.; pa',opaxa, i colori ap arecchiati , Id. ibia’. ; 119»; i fiori, Id. ibid.; 7pa@i‘;, li) stiletto ; ed u'vroypagù, il pennello , Id. ibid. Il sem plice tratto, o'l’ abbozzo gr'ossolauo della pittura rice veva il nome d‘u'vrofu'flfll’, u'woypapfl‘ , d'-xia‘,e amw7papla, POLL. lib. 7 ,- cap.\ 28 , seg. 127 e 128 ;-ed il ritratto terminato e perfetto_si chiamava tinti-y, Id. ibid. seg. 12;; Anna. Var. hisl.lib. 14, cap. 37 e 47. Gli Egiziani,ebbero, si ‘dice, cognizione della pit tura , circa sei mila anni prima che l’ avessero i popoli. della Grecia, P1.nv. libf35,. cap. 3. Ma questa asserzio ne è mancante di pruove molto positive, Id. ibi'd. Frat (1) Questi quattro colori , di cui sulle prime fecero uso i_ Greci , iu rono , secondo Plinio , il bianco, il ‘iallo , il rosso ,1 ed il nero. ijlî _ Anrxcmn’ GRECIIE. tanto fa mestieri osservare che, in Omero, non s‘incontra ialcuna parola, il di cui senso possa applicarsi a qualche oggetto di quest’arte; cio‘cchè porterebbe a credere, che la sua esistenza è posteriore alla guerra di Troia, e che non fosse à questi tempi conosciuta,- PLIN. lib. 55, sect 6. C A P 0 XXII. imuf ABBIGLIAMENTO messo 1 anacr. Ne’primi tempi della Grecia andavano gli uomini col le loro teste scoverte , annim. de Gymnas; in seguito erò lasciando tale usanza , cominciarono a servirsi di cappelli, che ebbero il nome di qrîMi, Kaswn. 'Epy. v. 546; POLL. lib. 7 , cap. 33 , seg. A71 ; mAa'a , Armi;v. lib. 15,vcapl 3; o mm'à‘w, Ams-rora. Acharn. v. 438. In ogni tempo le loro donne ebbero ciò non ostante la testa coverta. Le acconciature e gli ornamenti da testa particolari alledo}nne erano i seguenti: uéAu'wrpd, velo, H0M. Od_yss. s’, v. 232; Heston. Theogon. v. 574; afpqu-, piccola rete che inviluppava; la testa , Horn. Iliad. x' , v. ‘468; np:iJ‘-ryvov , velo che copriva anche le spalle , Ensnr’. ad Il. 2'; Ho:. Il. x' , v. 470 ; y:'7pa , reti cella che mettevasi per mantenere 1’ acconciatura del ca po; questa però usavasi solo da poche, Amsworuuw. Thes m0phorì v.- 264; Ensrrr. ad Il. -ar' , et ad Odyss. z' ; ZQZP1;QUÀOf , altra sorta di rete , in cui veniva racchiusa. la capigliatura _; Amsa‘ornm. Thesmophor.‘ v. 145; Eu STAT. ad 11- x'- V- 4785 o'armfiaa‘pmi‘drfi , una particolar specie di reta , con cui venivano ornate le teste di alci: ne donne , e per mezzo dellequali si cercava di eccita re il viso , EUS'IA'I‘IÎ. in Di0nys.‘ Perieg. ; IPOLL.’ lib. 5. 16 , Seg-. 96. . _ Si è altrove fatto osservare, che alcune" donne Atenie si, nell’ adornare il loro capo , avavano una particolar usanza di cingerla di piccoli gioielli fatti in forma di ci cale, alle‘ quali si diede il nome di ‘n'fr’friyai , Tnucvnm. lib. VI. cap 6, e che avevano per oggetto di ricordare, che queste cittadine facevano parte di un popolo aófrn'xfiow, nato nello stesso suolo che abitava, Schol. Ams:oi»u. ad Annmunmmo messo 1' unecr. '175 Han. v. 980. Nei secoli più a noi’rimoti, le donne tra 5portate pellusso, inVentarono un’acconciatura per la te sta, che consisteva in una rete molto elevata, che veniva chiamata, repa'm u'J.pAì , AELIAN. Var. hisl. lib. 1 . cap 18. Le donne portavano alle orecchie dei ricchi penden ti , che in Greco ricevevano il nome di e"pyauran , Hom. Il. 2' , v. 182; ed 01063. o", v.‘ 296, ém’«rm, AELIAN. Var. hisÌ. lib. 1 , cap. 18; ed s'Mxe’ , HòM. 401; Id. Ifymn. in Ven. v. 87; Eus'rflu.ad ()rnuvano henànche con una collana il loro quale veniva chiamata o'pyo;, Hom, Il. v', v.s'rn‘u. ad Il. 6'; ARISTOPH. Lysislr. v. /|09. Il. 0" , v. Od_yss. a'. collo , la 401; Eu< L‘ abito che copriva il corpo veniva distinto _col nome“ di €406: , Amun. Var. hist. lib. 7 , cap. 8; é'a8ugm , Id. ibid. lib. 1, cap. 2; ed i'08mm, POLL. lib. 10, cap. 12 , seg. 51 ; ed in stile poetico, sfpa , Hcsm‘n. Saul. v. 159; HOM. Od_yss. ,8’, v. 3. La tonaca, xum'u , era‘ la veste disotto tanto degli uomini che delle donne, Horn. Il. 6’ , v. 262 -, Odyss. a", v. ,232; ATHEN- lib. 13 , cap. 6; Hanovor. lib. x ; Ovm. Amor. 3, 14,. 21. Le persone che addossar non volevano 'queste‘ vesti veniva no chiamate poro'vrevrmi , Eumrin. Hecub. v. xm-w'r 6pàoraià‘ips.era una [unica ondeggiante, Amswovrr. Lysistr. v. 45 ; Xurniy e'rà‘u'saflm indicava 1’ azione di ahbigliarsi ,> AELIAN. Var. hist. lib.; I ,- cap. 16. Le cittadine di un’ alto- rango, o di una gran fqrtuna‘ porlaVano delle tuniche, le di cui maniche , dalla spalla sino alla giuntura della mano ,- si chiudevano con fibbie di oro 0 pur di argento, AELIAN. Var.- hist. lib. 1,.cap. 18 , e queste venivano chiamate mpo'vm, H0M. O'djss. 7', v. 256, e vm'parm, Hmu. Il. 0', v. 401. Avevano benan _cl1e ellenp ima veste chiamata è'yxuquvjxifrm'mx/, Ams‘roru. Thesmoph. v; 260. 'Ma non si 'sa; se esse la porla;sero al disopra o al di sotto di qualche altro abito , POLL. lib. 7,. cap. 13, seg'. 53‘. 'e 56. . I Greci ,- per l’ordinario, altro _non portavano, se"n‘ou che una tunica che giungeva sino alla metà delle gambe, Tnucv‘n.’ lib. i, cap.fil;v e al di Sopra un largo panneg giàment'o, in cui avvilu pavano l’intera persona. La sola gente di campagna , o îe persone senza educazione alzar .176 LNTICHI’I'A’ carena. vano al di sopra del ginocchio le diverse arti delle loro Vesti, Tnaorna. Charact. cap. 4; Amman. il). 1, cap. 18’ L’abito delle donne Ateniesi consisteva generalmente 1_.° in una tonica bianca, attaccata alle spalle con botto ni , e chiusa al di sotto del seno per mezzo di una larga cintura, Aca1ir. Tu. de Clitoph. et Leucip. Amar. lib. l, e che discendeva fino al calcagno formando delle pie ghe ondeggianti, Pou.. lib. 7. cap. 16. a.° Al disopra mettevansi una veste più corta , tenuta intorno la taglia. da un largo nastro , 111. ibid. cap. 14, seg. 65 , e testminata nel basso , come la tunica , da fasce di differen ti forme , e di diversi colori, Id. ibid.-cap. 10; seg. 52; cap. 14, seg. 6. Alle volte esse portavano 'delle maniche che cuoprivano soltanto una porzione del braccio ; e fi-\ nalinente avevano di sopra una veste , la qual; alle vol te era portata piegata a somiglianza di una ciarpa, ed in altre occasioni la facevano scendere spiegata sul corpo , di maniera che venisse a far conoscere perfettamente tutte le fattezze,e le 'oporzioni del corpo stesso. L’ abito delle diiime spartane consisteva in una tonica _ o specie dhcamicia corta , ed in una veste che arrivava fino_ alle ginocchia, Perr. in 4gid. Le donzelle le quali erano obbligate a consacrare tutto il loro tempo alla lot ta, al salto, alla corsa , e ad altri faticosi esercizi , co n‘1uncmente di altro non facevano uso , se non di una. veste leggiera senza maniche, Eosr. in 11., la quale per mezzo di fermagli attaccata era alle spalle , Pou.. Onomasl: lib. 7 , cap. 13, scg. 55; EUSTÀ'Ifl. in Il. , e legata di. un cinto , che non la facesse calate al di sotto del gi nocchio ,PLUT. in Lycurg. , Gran. A1.ex. Pacdag. lib. a , cap. 10; Vmc. Agneid. lib. 1. v. '520, 324 e 408 La parte inferiore verso i lati fiera _aperta , cosicché la sciava nuda la metà del corpo , ’Enmrm. in Andromach. -v. 599; Soraocn. apud Pnnwaacn. in Num. , PLUT. ibid. 'Hssrcu. In Ampm(. In tal guisa pretese Licurgo, nello spo gliare da una parte. il pudore de' suoi veli, di accostu mare dall’ altra la gioventù spartana‘ a non arrossire che delle cose viziose, Purr. in Lycurg.; PLAT. de Rep. lib. 5, .»€ Le donne tebane, allorché comparivano_ in puhhlico-, volavano la loro persona ', e lasciavano vedere 1 soli oc . ABBIGLIAMENTO ranssoi mmcx. 177 eln. La loro capellatura era iunalza_ta in nodi sopra il capo , le ve‘stivano i piedi di un calz'aineutodi porpora, D1cahauéu. Stat. Graec. ‘ Presso gli Spartani, per loro costumaiiza, non’si pote. Vano distinguere, per mezzo dell’esterno.I gli Arcageti,ed altri magistrati, dagli ultimi cittadini, Tuucim lib. 'x , cap. 6'; Amsror. de Rep. lib. 4 , cap. 9.‘ Tutti-vesti. vano una cortissima tunica di ruvida lana,\Pr.u-. in. Pro iag.; PLUT. Apophlh. Lac., s0pra della quale gettat‘auo essi un mantello , o un largo cappotto, Aaxs'rorn. in Vesp. v.. 474; Schol. ibid.; DEMOSTB. in‘ Case»; PLu1-. 1'anhocic. 'Ai piedi portavano “dei sandali, o scarpe , comunemente di color rosso. Castore e Polluce, due eroi Lacedemoni , venivano rappresentati con ‘dclle berretto , le quali se fossero state unite nella parte inferiore, avreh bero' prodotto la rassomiglianza 'e la forma dell’uovo , da. cui si pretende fossero es<i usciti. Berrette di questa for.’ ma erano in uso a Sparta. lLacedcmoni,-dit:ev:g il Poe. ta Antifane , hanno cessato d’essere invincibili; le reti con cui mantengono la loro chioma sono tinte di porpm ra , A1111111. lib. 15 , cap. 8. . ' - ‘ ‘ 'Iyéwor o pa'pos, Hom. Il. ,6' , v_. 43; Ensnrn. ad Orlyss. 6' , che presso i latini era chiamato jmllium , presso i Greci era appunto il nome della veste che di sopra portavano gli uomini, HOM. Il. ,3', v. 43. Le espres sioni e le frasi,di cui servivan‘si iGreci volendo indica ne questo vestime'nto , sono le seguenti: vrrpfiéMw8w , HOM. Iliad. ,8'. v.. 43; ÀELIAR. Var. hist. 1', 16, 'u'yv, fi'a'Maahu, Svin. in, dmfldu.; Anis'rorfl. Vesp. v. 1147, cimfla'Mwflau 1'péfrior in" nip1rsfnî, ed im' J‘sEui, Anna. 1, 18.‘Gli‘ si‘ dava da ciò i nomi di «‘rgflo'Mm ed'a'nfiomi, Lucfuv. Hèrntot.; mp1,l?a'Amoy, Svln'. in. hac voce; mp1 fiok»‘, rupiflmîya, Schol. Tnnoctur. Id li.» 11 , 19; Hai nonna. 4 , 1, 2, seg. , seg. 5‘; ed «’foo'", àmvorn. Memorab. . ' - ‘ Xìuzîm , era una sopra\rìaste groàsolana , e che si porta va nella cattiva stagione specialmente allorché faceva fred do. To‘ ragcig‘ mu‘ xslycpno'r Î'[Lu“fl0Y , Sv_m. in bue-voce; Hou. Il. 11', v. 224; Odyss. 2’, v, 529 e 487. Alle volte era semplice, ainîs, Hom._ Il. u', 1.230, ed alle volte 12 . 178. _ Anrrcuer‘ canone. ' la raddoppiavano , Imi, Hon. ,11. n', v. 134; Odyss. a-', v. 226', POLL. 7, r3,,-seg. ‘47. , <Ihwo'Au', Svmi in verb., QMÀOIVN, pat7tai'ns, o un'“; , veste tonda e senza maniche , che portavasi nei tempi ‘fred-. dio Îpiovosi, Houazri r, epist. u, v. 18, Juvsu. Salyr._ 5,2v. 79; Qunvru.. 6, 3, seg. 64. . ‘ Afià‘os, eanîqîpioy, era questa una veste comune ai due sessi, Pom.. 7 , 13 , seg. 48,,Aals'rovn. Av. v. 716, e 916. ÎE’pkpifs , era una Specie di tunica, larga, 'POLL. 7, 13, seg. 6L, ch’ era fatta di peli di capra , ‘SVID- in hm: vo ce , _la qualeveniva anche chiamata [Lard‘u'as e flóp’p'm , Au’rlazy1. 411', 13'; 'SVlD. ibid.; o 5€fifior. f ‘.Tpi'Bam C.îplfiafytoi, era il vastimento dei filosofi e della classè povera', LUCIAN. Vita. auclionz, Bis. accusat.; Amen. lib. 4, cap. 28;._PLUI- de FoNilad-, Laert. 8, 19; Arum. Var. hist. lib. L5, cap.‘ 19; Amsyorn. Plut. v. 714,843, ecc. Per l’ ordinario erà questo un‘ abito ‘logoro e leggie rissimo, Scl_wl. Antsrorm ad Plut. v. 714; LUCtAN. Uda log.mwrt. Questo_fu henanche,negli antichi tempi, il v,es_timento dei legislatori e dei giudici, Schol. _Amsrorn. ad Vesp. v. 3|, Arma. Var. hist. lib. 5, ,cap; 5; lib. 7, cap. 13.‘[ , . '*irspt‘; , era una veste corta da donna, che buttavasi sulle spalle, Arran1v. lib. 13. cap. 9:, Pou.. lib. 7, sega 49. _ .ÎIi'1rMs{; era una veste, superiore , ‘portata dalle donne, H0M. Il. C', v. 289_e 443; Eusnwn. ad Il. B',ae qual--v che volta,usa|ta anche dagli uomini, Id. ad‘Il. s'. Zairpor', cintura che faceva anche parte, della toeletta delle donne, Box. 06. C', v. 38; o secondo altri, fibbia. che serviva per attaccare la cintura , Eusnrm ad. Odyss. ‘ 2n>uì , era questa una lunga veste che giungeva fino al calcagno. _ ‘ '_ k mem'xy, era l‘abito di uno schiavo, il quale era or-_ lato nella parte inferiore di lana. di pecora, Ams*roru. Ecclesiaz. v. 719; Scholl ad h. 1, Lvs1sra. v. ,1’153', van. Egt-pì; , era anche un’ altro chtimento_ di uno schiavo che-aveva una sola, manica , . Schol. Amsroru. ad Vesp. v. 441; va. in_v_:, e che alle volte serviva da tunica , e da mantello , Hasv<:u. in. v, Ciò non ostante non era ess so destinatosolameute per gli_;chiavi; ma se ne serviva usmutunwro flusso x cancr. 1 no alle volte ancora i cittadini , -Ànuuv. Var. hisl. lib. 9, cap., 34 ; eroru. Memorab. lib. 1 i, cap.'7,‘ seg. 3. Balfll,,Tll20€ltllh Idyll. .3, 25 , e Seh’òl. ad h. .l.; Idyll. v. ió; Schol. stncu. in flan'n; e 'J‘iph'px , Ani-’ uova. Nub. v. 72; Tnéornn. Charaol. Eihic. cap. 5,“. pi‘ u’7pomiau, era un’ abito da pecorajo , ch' era fatto di pelliccia» , ._ -‘ ’ . '1 v ’ E'7xópfiwpa, era un’abito.dei pecorari, e delle servet-‘ te V.m. in Fragm: e; libr. de liberis educandis, e degli ' schiavi, POLL. lib. cap. '18, seg. .119. - XMyv';, era un’ abito militare che era portàtoal di so-‘ ra della tunica , la corazza , ecc. , AsLuu. Var. -hi:t. 'b. 14, cap. '10; un tal’ abito era ben‘ anchein uso pres so i giovani e le donzelle, va. Mal. v. 51. ' ‘ XMm‘;, era una veste di stoffa fina e chiara, Mamme. Fragm; Kpoxmfl'; e xpoxwm'nr, era questo un’abito da don na , e che per l‘ ordinario era di colore dello zafferano ', Ams'rorn. Eccles. v. 874. Era questo l‘abito portato da. Bacco , id. Rari. v. 46., e da parecchi altri personaggi, anmv. Da ciò venne l’es ressioue roverl>iale 7a.MÎ up0 wra'v, per significare un distintivo i onore) conferito ad una persona che n’è indegno. 29[tpi'rpf1 , era una veste che cadeva sino ai piedi e che rice'v'eva il nome anche di xi'rn‘v noà‘u'pn_, Potr...lib. 7, cap. 13, seg. 54, Hssvcn. in Mo voce. Gip1rpor o 0cplrpwv era un ahito.pènla sta gione estiva, Hus‘vcn. < " 2rpo’9m, era questa una fascia rotonda ,.o una specie di cuffia portata delle donnesopra il “loro seno. Alle volte veniva quest,achiamata anche puri! s'rà’uya , Amsrom. Thesmophw. v. 146; wm'n pa.rnb, Anncn. od: 20; C11 1ruu.. 65, 645MA111‘11L. 14, 138; Tum'u,‘ fl9a'J‘sqiof, e (fin; 7on gufou‘; zMiouwr, Acnn.z.. Tat. i. ' 1"1'i’kktar , era. un'braccialetto con cui solevano le don ne Grecbe abbellire le loro mani e le braccia , P.nwm# dell'00; ABUAN. Var. hist. lib. 2,‘ cap. 14; SVID. in v. 'Tral‘iipawa,‘ scarpa , era il" nome generale che si dava ad ogni sorta di calzamento ,. Amsro'r. Pulit. "i , 6; AUL. Gnu. 13, ai, Lecalzaturc si attaccaVano sotto le pian te dei piedi coH'aj1ilo .di corregge ,f' chiamate 'da‘Greci f{4ai'l"tlî. L’ azione del calzarsi s‘ indicava in greco col veri ' a 180 v Amrcuxm' GnEcrm. L0 »Jqfoà‘|îy , Ani.uu.- Var. hisl. lib.. 1, cap. 18; Amsrom. Ecclesiaz. v. 269; e_ 1‘ azione della ìcalzarsi cpl verbo m‘m ed ówom’m, Amscroru. Thesmoph. V. 1191; Lvsrsru. v; 949. I'poeti si servivano,per indicare la-ca'lzatura, o le Scarpe, della parola wg'J‘ma, Han. Il. 5', v. Odyss. 2‘, V-' 2-3- ’ ‘ ‘ ‘ 1. Am'fi’afipaz , erano le calzaturecomu‘ni ai due sessi, POLL. lib. 7, cap. 22, seg. go. ‘ Eévà‘aM,‘flom. H_ymn. in Mercur.‘ V.‘79, 0-aùd‘ukm,’ Lucun. Dialog. Merelr., erano nei primi tempi la calza tura delle eroine, Id. Dialo . Deor. , e delle donne ricche e gnje, Anugn. Var. hisl. ib. r,-cap. 1_8. BMu'wu , era una sgecie di scarpe , di cui si faceva principalmente uso ne ’iuterno delle proprie case , Aur s:rov'u. Equit. v, 885;-Aznun. Var. hisfi. lib. 6, cap. 11. .prlzoà‘n , erano delle-calzature simili a queste ultime, Guam. Ausxmmx. Paedag. 2 , u , ma‘me'no eleganti ed erano basse e piccole, ABISTOPH. Ecclesiaz. 843. Ilep:flap-lùi , era ’ il c;lzamento‘ chef si portarla dalle don ne di alto rango, Id. Lrsxsrn. v. 45 e 48; POLL.IÌb. 7, ca];é 22, seg. 92. \ ' v ' ; 'pmrîà‘u, ermuua‘_specie di calzatura , Asum. Var. hi'st, lib. 9, _cap. 3; H'enomAu. lib. 4. cap. 8, di cui alle volte facev'ano uso i militari ,‘ VALER- Mum. g, 1, '4,‘ ex che chiamata era ezianèlio u'pm'J‘u, POLL. lib. 7 , cap. 22, seg. 853 Hnsvcn. ' ‘ ’ ’Apfiu'kafi calzature larghe e commode, Eunmo. Oresl. v. 140:, Hencun. Far. v. 1304; POLm lib. 7, cap. 22, seg. 86. ’T'lepamm‘ , _calzagnento pro rio delle donne , Anmrorx. Nub. v. 151. cum Schol. , il, quale era di color bianco ; cZ_l ordinariamente di queste‘scarpe, facevano USO le cor tigiane, POLL. 7 ,A 22 , seg. 92. . ' 4 N Aawvmm‘, Amsworm Veàp.'v. 1153. cum Schol. , 0 aipuxltaîé‘s; ,‘ Husrciu(in v. , calzatura degli Spartani cl1’ era di color rosso , Pou..- lib. 7, cap. 22, seg. 88. Ka‘pflufivm , era un calzare grossolano , usato dalla gen te.di campagna , Xenorn. ‘ Euripid. 4; Husrcu.; Sclzol. LUCIAN. ad Rhilopseud. ' ' E’yfi'u'waî, era questa una calzatura di cui facevano uso i commedianti, Popp. lib. 7 , cap. 22, seg. 91.. . ABBIGLIAMENTO flusso: 1 cura. 4_ ‘ 18’1 . Ko’fiopm , stivaletti o una s ecic di scarpe che veni Vano usate dai declamatori del e tragedie , TERTUL-L- de Spect. ; V1nc. Eclog. 8, 10; P,nornar. 2 , 25 , 41 ;Quuv 111.. 10 , 1 , seg. 68. Queste calzature erano eguali per _ li due piedi, Xnuorn. His_t. .Gr_aec. libf 2 ; 'Schol. A111 srorn. ad Ran. v. 47,/ ed alle quali, gli si dava spesso il nome di 1’pfléìu,-Sch01. Amsrorn. ad Ecclesinz. v. 47.. Le pelli degli animali selvaggi che si uccidcvano nella. caccia formavano solamente. il vestire degli antichi Greci, che ignoravano l’ arte di prepararle , e perciò l’ indossa vano con tutt’i peli, D101). Sic. lib. 2; P.wsazv. lib. 8, cap. 1. Il solo ornamento che poterono essi inventare , fu di portare la pelliccia dalla parte di fuori, ,P.\os*1v. lib. 10, ca . 38. nervi dell’animale servivano loro di. filo; ed iii uogo‘ di spille ed aghi facevano essi uso del le spine , Hnsmn. Open v. 514. . Il lino , Pou.. lib. 7 , cap. 16 ; il cottone, Id. ibirl. cap. 17; Pausan. lib. 5;lib. 7, e sopratutto la lana, fa cevano per lo più, parte della fabbrica delle stoffe degli Ateniesi degli ultimi week/Dapprima, la tunica_ fu di te la , Tmicvn. lib. 1, 'cap. 6. In seguito poi vi si sostituì il cottonc. La lehe si serviva di» una tela che non era stata tinta , on e facilmente potesse lavarsi. Dai cittadi ni ricchi ciò non ostante comunemente preferite veniva; no le tele di vari colori , e'spe_cialmente quelle tinte iii colore di scarlatto. Il colore poi più apprezzato era quel lo di porpora , PLnr.. in Alcib.’ ‘ ' . Gli Ateniesi si servivano ,nell’estli di abiti estremamen te leggieri , Schol. Ansa-ora. in Av. v. '716; e quando era inverno , onde potersi difendere dal freddo , s’invi luppavano in una larga veste, la di cui moda loro veni: va da Sardes, e ’l di cui tessuto fabbricavasi in Echata’-’ ma nella Media, Amszrovm. in- Ve3p. v.' 1132. Si usavano da essi anche le,-stoffe guernite di un ricamo inoro,P-or.i.. lib. 4, ca . 18, seg. 116, ed alcune altre,i di cui co leri abbaglianti rappresentavano_i fiori i_più delicati, nei loro naturali colori, PLUT. d" Rep. lib. 8),) ma di que ste stoffe si servivap0.soltanto per coprire le statue degli dei, Aarsror. 0econ.yÀin.um lib. 1, cap. 20, o pu re per decorare gli attori sulla scena , Pou.. lib. 4, cap. 18, seg. 116. \ 182 , Analcatn’ carena. .‘. ca P o XXVI. uoxvrrs,*vrsz, i a_uqus cu'rcns w LUNGHEZZA, s m caucrn.’ Le antiche monete Ateniesi erano ri'marchevoli per l‘estre. ma goffagéine del conio, e per contenere un’-emble ma tra tutti gli altri il più deforme. Ordinal'l‘iamtz‘lllff ve niva scelta per simili Cose la figura di una civetta, come se ciò fosse stato fatto per iscegliere la meno gentile di tutte le forme animate. Gli antichi erano molto di5pia ciuti del gusto depravato, che prevalevàs nella fabbricazii» ne della moneta Ateniese; ed il filosofo Zenone la. com parò ad un discorso composto di rozze frasi, e di espres sioni in verun conto eleganti, Droc. LAEn'1‘. in vii. Zen. I tesorieri dello .stat0‘, condotti. da mio spirito di parsi monia, davano tali inetti materiali da coniare , affinché i principali artefici non olferissero giammai ilo'ro servizi Quanlunque gli Ateniesi possedessero miniere di rame in Colono , non furono essi premurosi d’impiegare ,’co me specie , questo metallo, ma prefefivano per soddisfare il |0r gusto e vanità , di tagliare l'argento in minutissimi pezzi, cosicché:alle volte ingannati, lo scambinv‘ano per squame di pesci, Amsrorn. La moneta di tal qualÎtà era certamente inutile pel disegno del commercio ; avrebbe potuto essa facilmente smarrirsi, e non sarebbe stata tro vata senza dillicoltà.‘ Dovevano probabilmente trovarsi in circolazione pezzi assai piccoli di argento, allorché l’uso del rame veniva rigettato. Ciò non 0stante ,,in seguito , gli Ateniesi condisce.=ero ad accordare l'im ‘ nta del ra me; benché Dionisio l’oratore riportasse ' soprannome di uamo di rame, a cagione ché-tenne egli un lungo l‘3 gionamcnto sopra la necessità del numerario di snnil me _ , ' ) (I) Nella versione del Presente capitolo ci simnf serviti in parte dell’ / originale luglcse,rd in_parte della versione francese, il tradotto"; dilla î1uale ha cercato di estrarlo dall’o rra del tedesco Rambach , non "il aseianilo p ro' noi di consultare a tri autori, per reudèrc un tal lavoro al più passabile perfetto. ' nonna, rasi, i: manna carc_un , ecc. i83 tallo , Amsrovu. in Han. v. 737; Ecclesiaz. v. 810:; CM. LIMACII, up. A!hen. lib. 15. cap. 3. Coniarono gli Ate«’ niesi pezzi di rame, i quali non superavan l’ ottava par te di un’ obolo, o meno. di, un nostro tornese , PòLL. lib. 9. cap. 6. Nella Grecia‘, l‘oro e'ra assai scarso , ed. era portato dalla Libia , e dalla Macedonia , ove i p'aei sani raccoglievano i piccoli pezzi cl1’ erano portati giù: dalle acq'ue che discendevauo dalle vicine moutagxie, Tim< cru. lili. /. Cap. 1103; Amsroé.; Srnan. Geogra;>h. libi 7. Secondo alcuni il pezzo più grande di ore che fu c0b niato , peSava due dramme; e valeva venti 'dramme di argento , Husvcu. in va0'. , o quindici scellini- d' Inghil terra; equivalenti presso a poco a carlini e 'lfi di no" stra moneta ; altri'però son di avviso chevi fossero mo nete di oro d’ un valore anche più grande. Le monete di argento erano le più comuni, "ed ave vano tutte un differente valore. ' . Al di sopra della dramma, che conteneva seioboli, vi era il ,didramma, o la doppia d'ranima, ed il tretradam'» ma 0 dramma quadrupla; al di sotto di questa vi erano le monete di cinque,,quattfo, tre , e due oboli, l’obo. lo Il ,_ ed il mezz’ obolo , POLL. lib. “9-. cap. 6. ‘ valore della dramma non può'csscrev esattamente lis-' sato; al più il possiamo noi fare a prossimazione. Da alcuni la dramma è portata a 7per 3/fiîldleu. Iugl. ; da altri, a 8 '/4 den. ' ' (J) Non solo il valore della dramma non è ancora Ben fissato dagli «uditi antiquarj , ma dir si può lo stesso di quasi tutto lc monete Gre che. Crediamo nei far cosa rata ai lettori, il riferir qui prima col De uina qualche cosa sull' uso e antichità delle monete , per quindi accen uar in qualche modo la disparità che passa tra gli c'ruditi nel fissare‘rl valore di alcune monetc'Grcche. D0po'avcr dunque il Dcnina fatto ve dere, come sullc,pt‘ime i bovi , i Vitelli, e i montoni erano la misura più ordinaria per detei'minar il prezzo" (1’ ogni cosa , consistendo piut tosto il commercio in semplice Permutazibnc, che in ell'ettiva compra , dice , che i primi che miseró in« campo l' uso del metallo furono i Li. dii. Erodoto che accenna ciò , non ne noto il tcm o , è assai Certo pe lrrò , che non solo verso l'0limpiade LIII , vale a ire 550 anni incircil avanti l’ era cristiana , la moneta coniata av8va corso per tutta la Gre cia, 111' ancora, che giasi ex'a trovata l' arte di _falsificarla,vcstcndo di una aottil lamina di oro un pezzo di piombo- E certo ancora che le medaglie e le monete più antiche, di cui si abbia contczza, sono una.di 134 ANflchtlfl cucire. Sarebbe necessario‘_ di distinguere due specie di tratta dammi: quelli 'ch‘verano più antichi , furono fatti circa il lempo,di-Pericle ., o ferse non prima che "avesse fine la. guerra del Peloponneso; e quelli ch‘ erano posteriori. a tal’epoca: Si gli uni, che gl‘altri, avevano. dall‘una par te la testa di Minerva , e _dal suo rovescio una civetta. -_--.__. \ Sibari nella magna Grecia, l'altra di Gela nella Sicilia. La prima essa: deve stata battuta almeno 600 anni .lvflllll l' era volgare , perocclxè Si bari fu distrutta l’ anno 540 avanti quest' era. Quella di ,Caulonia e di Gela sono di pOCO inferiori a quell'epoca. Due altre cose sembrano an cora accertate dagli antiquarii ,. e sono i, che da- principio le moueté si coniassc:o da una parte , poi vi si facesse un'imPronto di rilievo, e l' altro concavo; 2, che non vi fosse anticamente difl'erenza. alcuna tra le monete e le medaglie , se non che queste erano‘ con maggior maestria coniate, che non sian comunemente le monete correnti, e generalmente di più valore. Fin qui da suo pari. _ Nel voler Eerò egli stesso assegnare il valore di alcune monete Gre che, depo aVer anim2sso, che il talento Attico valeva (io mine, ed ogni mina cento drammc, nel fissare il valore di questa, la fa equivalerc al 1’ antico denajo Romano , e secondo lui presso a poco ad un Paolo. Con tal valutazione suppone ein il talento ;. a trecento zecchini, e per con seguenza .,__ circa -1 600 scudi Romani , = a lii_e 3000,. Cpn tal valutazione però , ha fatto egli stesso nella sua persona avve-‘ rare, cio ch‘egli dice degli altri , e valc,a dire, che dall'età del Budeo fino a' di nostri, si è molto studiato dagli eruditi per valutare le auti cbe monete ‘cosi Greche,còme Romane , e non sono ancora totalmente né spianate le (lillicoltà , né i dubbii levati via. In effetto un tal calco-' lo non è dagl‘ altri abbracciato ,,cd alcuni valutano il talento quattro mila e 70:: lire di Frapcia,:: a_scndi 49.6- 8o; altri come il Prideau. lo orta a 450‘lire sterline,= a circa 790 scudi. Il si . Mancini nell'Ar cheologia Greca gli da un valore che supera quello. i tutti gli altri , facendolo emendare a 1366 ducgti, ‘=a scudi 1088; finalmente, per tacer di, altri molti, il Sig. Rambaclr, di cui esibiremo da qui a poco i diversi <Onfronti che fa delle monete, lo fissa a 5400, franchi,= Presso a poco a. ;cmli 533. Go. Tal varietà di sentimenti nasce appunto , come osserva. il Prideaux,npllu sua-storia de' Giudei, dall' essere il valore della dram ma d_ifl'ereute, secondo la diversità degli stati, ed in conseguenza di unà tal diversità, diversa esser -dove_va ancora la mina ed il, talento : 42‘st bcne avrcLbc dovuto puri bastàre a .SCi0gli€fùlllll_fl le difficoltà, la regola generale già fissata dain eruditi , cioè a dire , che quando parlasi general mente di talenti, di mine, o di drammc _senza dire ili qual paese, intender debbtlgi sempre della moneta ALeniese, o Attica, ch'era quella cli’era più in corso , e che serviva per dir cosi cosi di noxi'na e di miaura a tut. te le altre , pniye la difficoltà sussiste ancora , perché discordi sono gli eruditi a fissare il ràlorc della dramma Greca per rapporto alla Roma na. Dovendoci _crò _lìssar noi, in un’opera sill'atta, ad un determinato va lorp, per quinti fame colle nostr'o monete il confronto , seguiremo il Ramb4:ch , che come si è accennato, è quello, di cui,pcr -sifl'atto oggetto li t" acr.rit_ó il traduttore francese. nome , "in, e msrnn: carene, ecc. 185 Sulle ultime monete, la civetta stava assisa sopra di un vaso ; e queste portavano ‘ancora impresse de nomi, o' monogrammi , ed alle volte gli uni e g17 altri: I tetra damnii_più antichi erano di una assai rozzà manifattura, più piccoli in diametro, e più pesanti degl’ altri. I suoi rovesci mostravano delle tracce più o meno visibili della forma quadra ch’ era data alla moneta nel-le età il n0i Più vicine. . v I più piccoli antichi tetrada‘mmi furono in corso “per lo spazio di cinque centurie , _ed erano in un numero maggiore de’ primi , da’ quali essi ditl'erivano nella forma, manifattura, inonogramini , noini de’magistrati, e spe cialmente ne’ ricchi ornamenti, co’ quali veniva abbe ila la testa di Minerva. Sopra ciascuna parte. dell‘ elmctto della dea vi era rappresentato un grifoni? , Pressa. lib. 1. cap. 24? I tetradammi Ateniesi non aVevano data alcuna. Ciascuna nazione della Grecia distingueva la sua mone ta er un’impronta particolare. Oltre l’etligie di Minerva, del a civetta, c del grifone_, gli Ateniesi avevano adottata qiiella di ‘ Giove , Diana , Marte , Yulcano, Ercole , Escu lapio , Cerere, ec. Gli -Arcadi vi ponevano quella.di Gio ve e della sua aquila, quella di Mercurio Cellenio, e del suo caduceo, cc. I Corinti v"imprimevano Venere e Mi nerv:i Xv.>.nfrr; , la Chimera ,e Bellorofonte , cc. lLace demoni Castore e Polluce , Licurgo, ec, Srmnem. de ma e! praet. num. p. 398:,W11c1111111. Archaeolog. p. 55;Oonm. Hist. de l’ acari de: in;cript. pag. 277, fasc. i. Le monete di cuoio ricevevano i-segucnti nomi! >.wr«ro‘v, Ama-ù, m’J‘u/Ja; , uo'Muvur, xciMufla: , vrs’Aavop , xaMa‘; o g:u7mwîs, o’floM‘s, ii}rlmfidMof , À‘um'flokov , 'rpw'flaMr, frif1'pu' fla>.or. ' . . . Le monete d’argento erano conosciute Sotto le deno minazioni seguenti: J‘pwpdui o o'Mcn‘, vigziìpu;;;zor , 81'J‘pa Zito”, 'rP"Îmeyov, rsrpéîpa;gpav, wvfra'à‘paxyov e monete di oro venivano chiamate aravn‘p , mi 0 (Mix, 9 ne'eror, n'pwa'kavror, J‘Wx'Aavror, vpvru’karrnr, J’sxurdhuvrov. ' Il valore reale delle moneté era dilferente di molto non solo presso le diverse nazioni della Grecia , ma presso lo stesso popolo ancora, nei varj periodi della sua storia. I 186 " nv-mmn’ anacuz; V La seguente-scala mostrerà il valore relativo di clascu na moneta paragonata alle altre. ,. òv 7 Xav).umî 5 ml 2 Al' 000105 2‘ A , .. ‘ ' a>Có).wv’ 2 |~ ,Y._.j__f' -‘ ohi; T ‘ f ,w 4., , > , wì<olov 2 e: o).ov' ' . ‘ xwi ' I . 4 I - . ‘ ' : ' ' ‘2 Al'àgaupry ' ' T ó 2?Mv}p 045_, 1-;- |flavrdbg. 120 \ Queste monete si convertono anche in monete romane Xaluw'; corrisponde presso »a poco quanto al teruncius ‘[40 denarii. Aixaknors , s_emlwlla ‘/,D 'Hp.zanfld).wv y _ libella ' '/|;o Queste tre prime monete‘ possono essere valutate nella maniera seguente: ' ' Xaluoi; vale presso a poco quanto‘ il triens assis ’[4u del danaro rom.‘ Az'anuos v , hcs-, “[3 as o '[24 del dcn.° 'prfió).wv _ I ‘[4 25 , o '[n del dcn.° Le altre seguono così; l'Ùfiolu'gv a ‘/, 29 o ’[3 sestél'tii, o ‘[5 del dcn.°Rom.° prlp0ìor 2 Sgalcrtii, 0 '/= di un den.° o quinariua', . > 1 _ Apaxpwl 4 Man 400 a 1], p.vaî 1000 Tai).awrov aiflmo‘v (60 pymî)z4 \ y1ctorialus (I). sest. o I. denarius. seslèrlii. ' sestertii o 1 scsthtium. sestertia , 24,000 sestertii , 6000 don. A (I),Vcdi su qpesta arola la nostra versione Italiaxla delle antichità. romane di Adam nel .° volume alla pag. 145. noumz, ram, n rusqu ontcnn , ecc. 181 ‘ Queste stesse monete confrontate e paragonato colle mo nete di Francia , avevano preso a poco il-_seguente valore. ‘ L‘obelo................. . . . . ,. _ Èr. 'c. 0000 15 La dramma fio 6oboli......-.............-.=. oooo go Lo statero d" oro 0 25 dramme..--......... 0022 50 Lo statero di Cizico o 28 dramn;'e..\. 0025'20 Lo staterd darico ‘0 50 dramme. . . . . . . . . . . . . 0045. 00 Lo statero d’argento o minafx 00 dramme. . . . 0090, 00‘ Il talento o 60 5400 00 E Volend0ledparag0inre colle monete di Regno si può dar loro presso a poco il seguente valore. Franchi Cent. 15 C. ‘ 90 C. 22 25 45 90 5400 fr. 50 C. fr. 20 C. fr. fr. fr. Ducati grana Cent..di grani. 3 grana _20' grana ’ 5 5 10 20 1227 D.- 11 D. 72 D. 22 D..4'5 ’ . 26 grana grana grana grana grana ‘ 401.00 40/.“ 961.0. 7’f100 1‘)...» 44,,» 401,0. , - ' " . Dalle monete passando ai pesi Greci, er ben apprez zarne il valore, non basta conoscere il oro valore relai tivo, bisogna potere anche ’convèrtirli facilmente in pesi romani, e dare il- loro in pesi strali; quindi: . ‘ valore approssimativo i I no n \ Comparazione dei pesi greci tra loro. 188 mh-xcam’ nucnu. Si servivano anche iGreci di ,5egnî particolari per in dicare ciascuno di questi pesi. Il segno del talento era frh, della mina (0‘, della dramma < , della mezza-dramma > , dell’ obolo --fo m, del xa.Ntmffi x.“ Conversione dei pesi giebi in_ pesi romani. ) Librà Un- Scm.cia uncia Talento attico 80 960 192o 9720‘ Mina , 11/3 16 Dramma » » » » » » Qh010 , Denar._ Den. imp. consul. 32 '7680 23040 125 _384 112 _ Scrìpulm; rom. 1 31,5 1 7/,5 » » 3H/,5 1 I]; IO che sarà anche meglio espresso: Talcn- Mina Dramma io Obole \ a Centopodium ‘romànunì 1 1/14 75 75,00 1 Libra romana I Uncia rom. ‘ 1 Semuncîa , x Denarìus consularîà 1 Den. imperii romani 1 Scripulum 45000‘ » » 75 » » 6 1/4 456 37 ‘7, J» » 3 ‘/s 18 314 » » » » ‘ » » » » » 5 51.4 4 “In; 1 3%; Se si suppone con Barthelemy che, la dramma pesava 79 de‘ grani francesi , si hanno 'le_ seguenti valutazxonx , convertendo i grani in grossi , once , marche , e libbre. ' I Libbrc Marche Once Grossi Grani 16ramma........ » » » 1 7 8 dramme . . . . . . . . » » I » 56 60 dramme........ » 1 » 1 60 1 mina (100 dram.). » 1' 5 5 52 amino..... . . . . .. 1 11 3 3 32 D 6 7 24 1 talJcnto (60 mine). 51 > nonne , rrsr, E manna enzcnn , ecc. 189 t Questi stessi pesi confrontati quindi con i nostri ,/ ci daranno il seguente risultato; ' ".g 1 Dramma I Scrupolo 14 acini 191m. 1 oncia 2 Dramme 1 Scrupolo 18 acirii 581,0. 1 Libbra 3 oncie 6 Dramme 2 Scrupoli 19 acini 17’.“ 2 Libbi‘e 7 oncie 3 Dramme '2 Scrupoli 9 acini 551,“ 88 Libhre 5 oncie 9 Dramme 2 Scrupoli 6 acini 79’.“ Per la medicina le divisioni erano differenti: Hf_ ; Mvói t’GfPt‘ptyl 1 Ti _' Î (‘195 12- 7v.ia. ,_ ’BÉÎ 768‘ . ._ ‘ “Ì’_,_ __‘ 5 2 mm; .5î.<î .. 2’3Î4_ _21_6- 72 1 | T ‘M°Mv “'fwîr . / 24 ‘ 6 i} 13 l Kepa'nor 4 lìtrdptov j.. ".‘ .. ‘L L’ ippiatrica.ossia la veterinaria , che_ è l’arte di cono scere e guarire le malattie degli animali, e s_peualmente de’ cavalli, aveva anche i suoi pes1 particolari. . 5. ' ‘ ’ Mai __ |_ ,._,:_.‘ _ lì At'fEu, FT5_ 12 OU‘WÙ’ 331? 112-,-’ 270 90 075 _ ‘mx“. _ I k ' .-,..spt‘:iîti_ 22;7% Apa-x‘”; 3 |I‘palpp.fl_;t, 540 45 I ‘71 ,u;,_ ,, _ . * "’Î.‘ ,l_“-E_èù ‘ 6 | 2 |0(ol.àl - Vengono quindi le misure di lunghezza. QueSte nella loro origine erano prese dalle diverse ipart_itdel_corpo umano. Tali sono il braccio o cubito , lice , cc. piede , il pol ’ . îo_ . 2 in. (ill‘ , \V 5-.- ’ _ «r»- . «'»‘-' g ..v';. ' ‘ ”, I P i....’: s; ’ ' _ 13. a... 90“ -. -._H.’ I. Îì‘ s v.’« I 190 -‘ ANflCIIITA' 0m:cuz. ) . y Conversione delle misure di lunghezza tra loro. Apiuwl.os " . _ 104’Hululdffi0onpf‘fl 2; 411039 Iil’f' "I ‘ n n 2.: 3 16 4 I‘Ì'E‘O‘pbdò‘a‘pui ' 1% li‘îzmònyn 1; lî‘i 20 5 2 400 lî9I 160 ‘ | " -i-.Ù.A.‘ ' "’L . ' '_ e ma. i; 13 6 _2Î 0_î’_i a 94 Si__sîlì ‘ 8 1600 ' .k '; Hm; 18 4; I; 24 96 J-."l.1 . ‘ 1% 1% ‘ 9,} 6 5; l45i’î 133.} 100 89% 38400 9600 9600 2400 3840 960 'l490:-° 872%Îx 3200 _8ì 2400 600 5133;. 76800 19200 7Î3ÎÎ 6-9ASTÎV", 5400 1,800, 1266; ‘Ìu- '|8 Î5 ÎilM‘fl- . Si trovano anche negli autori antichi alcuni altri no- ' mi di misure di lunghez2a; quali sono il orfi;guc fiumAn'x, misura persiana della lunghezza di 5 dita; il araparfd'77vf, ‘ altra misura persiana ,_ equivalente a 30 stadi; il axof va: , misura egiziana , equivalente a 60 stadi; l’ imam , misura di Tessaglîa , Che equivaleva a 10 piedi. Per meglio far comprendere làfyalutàziode delle misu re Greche , n01 crediamo dover dare prima il quadro comparaùvo delle misure romane fra loro. ' Siciliòus ,v . 3Dlglll15 4 m L. ‘iî‘flî‘f ;ty ‘2 Upfi i I';'.' . 4‘ n lnms 48 16‘ " _6Î> ,0 W], ‘ , 15 4'pes s 79 ,4 18 6 240 30 60 E? 30,00'0 .0,000|Î566 2,500 (’i“ _ 4 .-,v , l " f’;|î.n.'1 J. 1 P.almipes | 5 605 I U ’ «' “ - .' ' ‘. ‘ V-J;‘|:'c.‘q :‘;tfiv Q,< 1% CubilllS " 4 3; Passus su.» 4.0; m|Sta%k 240,000 80,000 ‘60,000 20,00e 5,000 4,000 [5,3333‘ x,000]11%' lare nona-n: , un, 1: msun: enneuu, ecc. 191 , Facendo ora il confronto delle misure di lunghezza Greòhe.colle Romane, _si avrà (i): _\ il ‘ Au’mruha: l 1[,4 digitus. Hmìtaud'ffl‘ 2mfiaqui 1106: l palmus , 4/14" digit. ‘ 3 palmi , I], ‘dîgit. 1 pes , 2 ’/3 digit. fluyair| 1 paimipcs et =o/,‘4 on 114 digit. l'In‘xu; ’0pyuni ‘HM'8pav 2'ru'îmv 1 6 ' 10/; 625 'Ivranm‘v -- cubitus, 1 digit. pedes, 4 digit. pedes, 2 213 digit. pedes. 2500 pedcs. Or, il piede francese essendo diviso in i/pfo decimi di linea , ed il piede romano in ,1306; ed il piede romane essendo al piede greco come 24 a 25., si hai , prendendo le valutazioni di Barthelemy, 1630 decimi di linea , ed una leggiera_frazione, o 11 pollici e 4 linee per lo piede greco. Leghe (di 2500 tese) Tese Piedi 12 piede piedi greco greci »» i .» , »1 Pollici Lince 11 ‘ 10 8 7 piedi greci » “I ' M 7 4 1 stadio » 94 3 » » 27 stadii 1 51 9 » » Queste stesse misure ridotte alle nostre danno presso a poco le seguenti lunghezze. 0000 » o » » o 1 » < 1 Palmo 3«oncie 1 linea‘ ./, » . a Palmi 6 oncie a linee‘ 1/3 anna o Palm_og oncie 9 linee il, 94 Canne 4 Palmi o oncia 0 linea 3 miglia 152 Canne 4 Pahnì o oncie 0 linea; (1) Per le monete , pesi , e misure de' Romani , VeduB conviene ne cessariamente, le antichità Romane,dcll'inglese ADAH , tradotte da noi in Italiano , e pubblicate in 3.vol. in 8 con varie annotazioni ,che tro Van.i vendibili in varie parti dell'Italia. q i". \ 1 2 ' Anarcnrri‘ on'ncnn. Rimane ora solo a parlare delle misure di capacità , ‘ ch‘ erano in uso presso de‘ Greci. Le due seguenti scale una per li liquidi, l’ altra per le cose secche,'ce ne da rà la conoscenza. . Misure ottiche per li_liquidi._ Mvrpnwis X061 . ‘ 1 12 1 ' ‘ " Eéwruc 75 6 r ‘Kow’m; 144 12 a. 1 288 24 ' 4 2 1 2 3 6 Ts'vapd'ov ’020'fiapor Ku'afios Ko’7xu 576 48 664 72 1728 144 8 4 12 6 24 12 Mv'arpoy Xóyn 3456 288 4520_ 360 48 24 12 60 30 15 1 1-} 1 3 2 1 b 4 2 1 -,L 5 25.1.1. 1 Koxmlpior'864o 720 120 60 30 15 10 5 2%2 1 Per indicare quest_e misure, per abbreviazione s’impie gano 1'scgm segfiìnt1: ' _ Kit. ‘ per ' Kog;Ma'pwr. 12 il i I A 113,... Mv'wrpor. per. . ÎKv'afios.‘ Eo , Eo_ 'OEJ/Japar. 116 - 11...»... ‘ ii 1 ‘H,..’». ' Tp TpuflM'on _ 21 Efi'ffls. i lVel i X051. _ qu‘pfiflìr. lit/1044101. _ ,' ‘ ‘ \ _ ._ 1 “ ' "" ' Nomura, resi , 1-:v métmu carene, ecc. 193 Se si vogliono convutire queste misure in misure roma. ne, basta ricordarsi, che il plrpurzis_Si rapporta all‘anfo-’ ra_rorhana , il 5tmie al co_ngio , il Es'wrm al sestario, il zoo-6;.» , all’ emina, l‘a'Edflqpav all’ acetabulum , il xun'dog al cyathm; osservando frattanto che l’aufora-è d’un ter zo più piccola del Izrrpwn‘;, questo.è quello di cui l'au no' testimonianza parecchi scrittori, e fra gli altri Fannio in questi due versi:' _ , ‘ Allica'pr_eterea dicenda est 11mphora nubi: Seu cadus; hunc facies, nostrae si adjeceri; umani (I). I nomi delle misure di capacità straniere all'Attica , rap portate nein antichi autori _sono i seguenti: ’ ’A7.a'fiadvpor è eguale al 1,, Eiwr»: o sextarius, MMC. C. 14, v. 31', Luc. C. 9, v. 37. '. v _ V ’A puwnìp , e’pu'rfnmv , circa un cotile, Eusrarn. Hesrcu. ad h. v.. _ . 'Apd'rawa, circa un x@v‘;, A1111311. lib. 10. 1 ’Avrs’p'p'uya. , misura di Tebe in Egitto, 11 54”“, Em armu. de Mens et pond. ‘ - ‘ - Ba.iaw , misura di Alessandria, Hnsvcn. . Ba'pww, misura Tareutina della stessa capacità dell’ ((21; .- Gapou, Hesichio le dà ,il nome di yu'.6sm, yu'fla6'w, yéyflpmr. B1'xas era ressa a poco la stessa che lo a’a‘aiproc 0 draym'pw, 'E11Noru. de e.rped. Cyr. lib. 1, 1169. Aiîro; , un y:e‘pfl*ru‘s , Arueu. lib.‘ 11, p. 467. -- p(l) La disparità che si osserva negli scrittori delle Cose Greche per assegnare il giusto valore alle monete, e pesi di una tal nazione, si no. 'va hen'anclre nella valutazione delle misure. Avremmo voluto, per} mag giori-facilità de' giovani, ridurre anche alle nostre misure quelle de'Grc Ci,‘ ma confrontate queste colle romene, collo studio delle Antichità di Ad-‘lili potrà ciascuno acquistarne da se stesso in certo modo da cono scenza , in caso che facessein d' u0p0. Intanto per non lasciare il gio-1 vane studioso del tutto ed voto di ciò, crediamo di riportare in questo luogo quanto si trova a tal proposito nell'archeologia del Mancini. Par lando questi delle misure de’ Grrci , crede che nei ciati formaeoet'o un cotile , corrispondente ad una mezza caratl‘a di Napoli; due cotili un reste: o sestario , sei sestarj un Chrîs; sei ’Cus un‘ anfora ; due anfore un metretcs di 7‘) nostre caratt'e. Aveudoci però fatto conoscere il Sig. Rambach , da cui il traduttore francese ha ricavata quanto si è detto fin ora dc' pesi e misure greche, che l’anfnia era solo un ttrzo più p.6 Cola del metretes , due anfore l‘ar dovrebbero più di u'n u.'_etrrte: , e per conseguenza la valutazione fattaue dal citato scrittore di Archeolo< gia , non sappiamo quanto- possa essere esatta. . ‘ 3 t. i J ‘ . 194 ‘ 1111101an 0111101111. 'Em'rxm, un 'rl'frapfror, o quartarium, H1: 5101. ad 1. In. "Enna; , tre 2611;,H1151'011. ’ ,1 . - ’Hpmo'kkwr, un m0zzo'Cho'enii , Id. “ 'lewor , _xoar, Id. ’ ' 'lmv, 'mis'ura egiziana; 1 Eia«m;, CLEOPATRA de pond. Kafo.lbixm , ìe'aq-v; , Er1rn,m. de mens. et pond. lio'Maflu', misura siriaca’, 25 Ee'wrm', Er1mum. Ko'pwo;, misura di Beozia, 3 950,10, POLL. 0nom. lib. 4, cap. 23» Ko'nl‘u , misura persiana , 10 xo«ru'M, , Amen. lib. 11. Au'yuvo; , Au'7War, donde sembra venire la parola lati na lagena, 12 xòfrv’Àsaî,_0 un 3605;. - , - MahMif, un 20490}, Arumr. lib. 11. Mu'vm , cinque cotili. Meip1s, psi/mg, sei cotili; Polieno gli assegna dieci xo'as attiche, Pousnn. in Alm. lib. 4. Ma'pmror, 6 cotili, Hrsrcn. Tlma‘a'n o 'nm'pcvn , un cotile , Emrn. ‘ ' " 'Pwra‘r, gli uni dicono due, gli altri tre xa'm, A2111111. "‘ lib. 11. ‘ ' ‘ ,‘ 1211161912, misura siriàca , un Ee'afrns- ' 'Té‘p1'e. Sono molto diséordi le Opi11ioni‘degli autori su questa misura. Epif:iuio la fa di 10.Es'wrm d’Alessandria, S. Giovanni di tre' pevpnrvs, -5. 1011111. cap. 2, v. 6 , Plutarco di 6 xo'as, Purr. in 501. ‘ ' Misure? per le cose secche. Mi'1l‘1erè 1 Tpurnis 3 -'Ex7eo's 'lesxwr X‘oi'rdg' \ . 1 ‘ 6 2 1 12 4 2 - ' 1 1 43 16. 8 'E.e'wrns 96 32 16 KM'U'M; 192 64 32 16 4 2 1 768 1152 256 384 1 20 192 64 96 16 24 8 12 4 6 'OEu'flapor KU'a-50‘ 'l 8 2 ’ . " '. - 1' 1 1 i], 1 Koxmdpwr 11520 3640 1920 900 240 120 60 15 10 1 s ' . MONETE , P1151, 11 msuan canone, ecc. 195 Le misure romane sidividouo così tra loro Quadrantal Modius SeXtarius . ’ I 3 48 _ 1 15 1 Hemina Quartarius 96 192 32 64 2 4 1 z 1 ‘ . Acetabulum 384 108 8 4 2 576 2304 |92 768 12 48 6 24 3 12 Cyathus LigulaÀ 1 . 11/,1 6 4 '1 Paragonand'o queste misure colle altre misure romane, si trova che : il y.dùy.voq vale ‘ Modius 1 Sextarius Hamina Quartarius n n n ACelabulull » il ffilf51l; 2 a) ‘ n n I' 6‘1U80‘9 l a) I a) n » n » » n » n n » » I' 1]'[M'Bu.f09 il mini il Ee'ofv1; ' I, n '/3 o meglio a » 1 il uoflll.r. n n I n l"Ofidflmoov » u n 2 n. _ ' » o meglio 1 I nomi delle misure straniere all’Attica menzionate ne li antichi autori sono i seguèulif "AJJ:E, è'l‘l).fu, 4 choenix ., Hnsrcn. ’qu'e'fl», misura ersiana ed anche egizia, 1 medimuo attico e 3 chenix , Deaonor. Hisl. lib. 1, cap. 181. Fan nio paragona l’artaba egiziana a 3 I], di moggio , e si esprime così: , ’ Nam degem modiis explebilur artaba triplex. -’Agcu'm, misura persiana eguale a 45 medimni atticlii , Scholz'ast. Amsrorn. in Acharn; Svln. ad h. v. t. 1. p. 401. Au'l‘flé, 6 choenix, POLL. Onom. lib. 4, cap. 33. Amrl'a e l‘mru'o’r , un mezzo-medimno. Hesncn. 'H;uxu'vrptov o n‘ymu'arpwv , misura di Cipro , mezzo-me dimno, Pou.. lib. 4, cap. 25. Ké{1ap4u , misura eolica , mezzo-medimno , H‘-.SICH. Kam'fl», misura persiana, due claenix attici , Xenora. de Exped. Cyr. lib. 1. Hesichio la fa di due cotili attici. ANTICIÌITA‘:0nECHE. “ K-u'wpo; ,‘ acv’vrpon, medimno . ’POLL. Anom. l.' c. Mmm'or, (acini: , due medimni, Emrn. I. c. 01'?” oi‘oi , u‘pì, misura-egiziana; 4 choenix. Sdicla lo fa di uno solo choeuix, Svm. t. 3, pag. 674. Questa mi aura sembra essere la stessa che l’efa degli librei. ‘ FINE DEL TERZO. ED ULTIMO TOMO. INDICE PARTICOLARE ‘97 DI TUTTE Le ùocx anzcnz urnuzzrrt, coflsrwn un. c,u>o VII, max. 2.". vo.punlu , nu4a PAGHI: 206, 207,: 208. (N. B.) Co‘me si pronunziino i nomi di ciascun mese dc' Greci. ed a che equwalgano, trovandosi nell’opera , e nell' Indice generale , non saranno qui da noi ripetuti, bastando solo' la verszone fie'rmmi. di ciùscun giorno del mese Ecatombcmi , non che quella de' nonli delle ore con cui dividfl‘ solevano il loro tempo i Greci. , I. Noupvpala , I'îapa'vop o «’pr pdwov «ln'rr‘n. prole. O: °°\_I U060 ’.«I.\wu . 'lîay.e;rou 6sufa'pa. Istamcnu dcutcrx. . 'Iîay.s'vov fpx'fq. Istmnenu trita. Islamenu tutarte. . l'lîapne'vou f:raipff|. lîap.e’vou «6,1.«fv1, qualche VOI . lstameu_u pumpta = yculas. ta chiamata «svrais. . lîup.éwov 31.71} 0 614.119. Îl‘îaps'vou e',iòdynq. - 'lîaps'vou o'ySo‘vI. . 'Iîapdvou s'vvaqu. In: Numcnia , istame_nu , o archomcuu Istnmenu ccte , o ectas. ls.‘amrflu ebdome. Islamcnu ogdoc. Islamcnu ennatc. Istamenu decatc. , . 'Iîdft-S'YOU Bauqu. . Hpfi3fl] e'm‘ 66m 0 «poinq p.6 Prole cpi dcca o prot'c mesuntos. doovms. . ‘ . Aaure'pa p.saoó'vrog o_s'm’ 64m. Déutcra mesuntòs o epî decl. . Tpinq psaoówro; , eg. . Tafdprq peaou'vrog. Hdp.«7jq peuoó'wros. Trite mesuutos , ecc Tctarte mesuntoq. Pemptc mcsuutos. . Elfi] y.eaov'vros. Ecte mesuutos. . ‘Epòdpm pecmîrfo€. Ebdome mcsuntos. Ogdoe mcsulIms. . '0760'1q pea‘mîvros. . 'Evvdfq pacmîvro;. Eiud; o 6indffi. Qòz'wovws, «avop6'800 o Myov fa; òsndm , qualche volta chiamato’wpo'xq ùr' sc'unl8: , o y.ef' sinal6a, o p.sf' u'uo drq'v. M- 4’0I'vovro; e'vvdrq , etc. . 2fi. 2a. 262728 ‘l’ólvowro; 0'0iwovfo; 00I'y0yf09 001'vovro; <Mr'vovfo; <ΑOu'wovro; o'yòo'vg. e'fiò‘o'p’q. Suf'q. «e'p.«f’q. rerdpf’4. fpt'f'q. f‘9- ‘Ì’OI'vovros Bsufdpu. 30- Evn uuu‘ via o fpmmi; o 61; g.y;fprdg. Euuate mcsuntol. Eicaa o icostc. ’ Phlinontos , panomcnù 0‘ legante. decate ‘= protc ep' icadi-, o me t'icada , o met'icoslen. Phtìnontos ennnte, ecc. Phfinoutos Ogdoe. Phîinunlos ebdomc. Phtìnontos eclc. Phtinontos pcmptc. Phlinontos tclurtc. Phtinonlos trita. Phlinontos dcutera. Ene cc nca , o triacas, o demetrias. 1 , Le ore lel, giorno divise in 10, secondo, che indz'eqw É seguenti versi. ' ‘ mpau pio-[0011; 1'unvairauaa 01' Ex ore mocbtis icanona_te e de met" 86‘ 116€ mich ‘ . autas'. , Il‘pdpp.acn asma-611611012119! lé_ Grammasi dicuymene zsrru legusi youm fiporoig. I brotis. quni delle ore del giorno.\ _r. A671}, 2. 'A1yafah}. 3. 'Mouasr'a, _ 1. Auge ; a. Anatole; _3. Musia -, 4. l‘upvazaig, .5. Nd\u.;pq.r , 6. Medflpflqia, 7. 24101461Ì, 8. 'I-chrvl ‘ o piuttosto vi ).1r1Ì, g. 'A'le mm‘. ai 215411115, 10. More. ' 4. Gymnasia; 5. Ny_mplme._ 6. Me sembphia; 7. Sponde; 8. Eletc, o e lite; 9. Agli: cc e cypris ; 1'0. Dysis. ‘ .,1 N DI e E 91_,TUTTI le vocr 111126111: Minami-r: conawu1‘z un. caro_afi ' 11:1. 3.° rou_o y, ALLA r_mnu 185, ,186 11 s;cnnur_l. filonele di cuajo. Asmdv , lsvrfì_g , 7.1'64fi0; , 1107.11». Lepton, Leptis, 'cidabos, collynonì r_o_v, udì.).ufius. n‘èìqup, xm).uo‘; collybos , pekmor , Chalc’os o o primo-7;, ó,fioi.dg, vipwfló).xov, Chalcns , 8u1îxio).ov,fpwifiolqv, ferpfo‘fiokuv. d_y obolon, Triobolun, Tet'robolou. oholos, emioholion , Monete di argento. Apaqy.vì o 6111! , vi_u.lùpaqy.ov , 81‘- Draerhc o olce, cmidrachmcm: di ò‘paqpow , TPÎBPMX|LOY , farpoi,Spaxty.oy_, nepni<îpoqy.ow. ' drachmon , Trulpuchmon , Tct_rk trqdrachmon , Pentadra_climoùl Monete di ora. 21417]? , gufi o pvs‘u , e fd).au- ‘ Stater, mm, .o’ muéa , e Talanton, 10v , ‘rfprdl).aivfoy , 811d).mwroy , Emitalanton, Ditalantop, Trita rplfd).avrov , Bsuafd)nwrow. lanton', Decatalanton. ' ‘ Voci contenute ne' pesi greci a parten_enti alla medeèfnd , ed alla pagina_ 189 Mini 1'af mv); Aifpa; Oii'jm'a. ; |Apuxpv ; I‘pa'ppwr. ; ella veterenarm_. ‘ Mna iatrice; Litra; Uncia; Url 'Oflo‘m‘; ; chme; Grammn; Obolos; Emic Byro'afiolov; liegut-nov; 21:d,qu. bolon; Cheration; Sitarion. Misure di lunghezga presso i Greci. Adurukoq; Haìmanrl o Aoy,y.ì; AzXi; ; 'Opódofupov; 2m0ay.fl; Dactylos; Paleste o Dogme; Dichas; Otrodoron; Spitame; Pus; Pyg 1105;; Hv'flflì; IIWG'W; "fixw; 0pyuxd ; Il).èbpov ; 21d610y; me; Pygon; Pechys; Orgyia; Ple thron; Stadi0n; Ippicon; Mii. ‘14I‘1t‘ltt; 1m. . . Altre voci di misure di lunghezza. Hfi;w; {ladùcq’os ; «apaad‘y'yns , qxoz'vos , annua. Pe'cl1yu basilcos; Parasanges; schi nos; acena. Voci delle misure per li liquiili. M6fpnf'ris; Xoù's; Ee'o‘f°q;; Kofd- Metretee; Chns; Xestes; Cotyle; Àjq; Ta'w-prav; ’OEUPGQOY; Ku'a100; 5 KC'7xvl; Mdurpov ; X1q'p‘q; Tetarton; Oxyhaphon; Cyathos; Conchc; Mystro_n ; Cheme ; Co liofl.m'prov ; Hpum ; Tpufi).wv; qup.mv. chliarion ; Em1na;Tryblion; Cc ramion. ' 200 'Altri nomi di misure.di capacità. 'A).d 1101 011; 'A 001 , pi' 0 «una; Alaba'str0n; Aryster , arysticon ; Arytena'; Aporryfl1a ;Beon ; Ba Ap€rauta ;?galow; phion , gabena , gabathon , 8m Baquov, ydfisva, 711,5110011, ysly. fl,uoz; B1‘1105, ardpv_os 0 ofq.y.vd ‘ brion; Bidos, stamnos , o slam narion ;Dinos‘; Elenios; Elephas; 1011; Aeivoq; 'E).dwog; Elq>aé ; Epicollion; -Emition; Inion; Cam pr.mo'k)uow; 'Hpu'nov'; 114101? ; ' Kaylanns; Kól.lafiov; K_o'cpwo‘s; psaces’; Collathon; Cophinos ; lidi/60; A1701109, Àsùywoy; Ma y0_al.).l;; Mah/119; 1110411; 7 ni,m; ; Mdpw’fovj flawralva o «e).atprq;‘ Condy; Lagy,nos, lagyuon; Ma 'Purdv; Zaqîzàal; '16,:la. Bytonì Sabitl1a}; Ydria. thallis; Manes; Maris , mares ; Manston; Pantana , o pelachne; Nomi delle misure per le cose secche. M481piinîq ; TPI‘YE‘JS' ; 'Exrzds ; 'Hgîu' sv.row j ’XoimE ; Eddf’q; ; Kof‘llm; ÎO&1]Saqor; Kdaào; ; Koflzdgxov. Medimnos; Tritevs ; Ectevs ; Emi ecton ; Chiuix; Xestes; Cotyle ; Ombaphon; Ciathos ;Cochliarion. Altri non_1i di misure per le cose secche. A381f ; aB&Eis ; j Agrd,5n ; À,xal m; Ad812: Aurrla. 61491150y; 'Hgawlxpwu o 1Ìplu_*i1qui; Kai pmiol1; ' Ka«l0n ; K‘Jvr‘aos , ini «puv ; i\ivauaiov , p.wlau;; ‘01411' 091‘, u'ql. ‘ v. Addix, addixis ; Artabc; Achane ; Dadix; Dipti'a , e diptyon; Emi cyprion , 0 emicyprou; Camor p;is; Capilhe; Cypros, cypron; nasion , mnasis; lpbin , ipl1i , yphL 201 EJJElN(IG DEI SIGNORI ASSOCIATI cm: omonmo LA PRIMA VERSIONE ITALIANA... m;an ANTICHITA’ Guam: nxu.' IIIOI.ISBU JOHN. noialeon,' Ascriili dopo la pubblicazione del I. voluh1e e non inseriii nel secondo. _‘__‘-_ . x | Il Principe di Cella a Mare. Il Sig. D. Gaetano Cristiano. Il Sig. Arciprete di Monte Verde. Il Sig. D. Raffaele Dombre. . Il Sig. D. Onofrio Bonghi. ' ' ‘ Il Sig. -D. Gennaro Coppola professore di filosofia nel Il Il Il Il Il Il Il Il Il Il Il Il Il Il Seminario di Aversa. Sig. D. Vincenzo "G'olia. ' . Sig. D. Michele. Dente. Sig. D. Giusep e_ della Corte. ’ Sig. Cavaliere . Francesco Mar. Avellino. Sig. D. Errigo Romano. Sig. D. Antonino Giampaolo. Sig. D. Luigi Rinau. Sig. D. Alessandro Sirleto. Sig. Marchese D. Corradino (1’ Albergo. Sig. D. Filippo Spirito. " Si . I). Pasquale 'Mauro. Sig. D. Raimondo Mirabella. Sig. D. Girolamo Tessitore. Sig. D. Giuseppe’Pecilio. ào'i tnnbnqg ’COQI‘REZIONI W W Ì‘ag. Su i loro Capi 23 i. 8 sulle loto Capi, 24 32 incumbensa ' 34 19 esser partorita, i_vi 40 Sireiie ’ 51 20 riflesso ivi 44 corto, ,: - . 56 13 procreati ' ' ivi 36 sorelle ivi 40 nel 56 3 auccelli 66 , 136 pres'cntavasi ivi 37 giuggiulc 68 24 giunto ' 71 40 swwì).m 72 5 comunque 76 12 cagioni 80 33 condraddizionc 105 23 meo:pi,90u 119 23 ala; 123 3 beef 124 10 dame 126 2 icgislatori’i 127 12 era 132 24 ornati V 138 29 pura 145 40 Cagiovc' 147 152 154 154 133 incumbenza avcr partorito. Sirena berta procreatc ;oreile nel augelli prescnlavanai giuggiole glunta nuraw'ìm Quantunquc cagione contraddizione kmfiorpìémz MS bevcr danze legislatori Crflfl ornate Pure cagione erano ‘ 8 cravo _ 41 8 15 19 lalora preparava garafline {1011110 Eussin0 ’ riflesso V talora preparavano‘ carafiine ponte Eussino ’ ornate ' Proteggesscpo 1311 23 ornati 162 165 17 pfotcggcro 28 sbttoposti 111 < 174 ( In alcune copie) Capo XXIII. Cap_o XXIV. ( Idem ) Cupo XXII. Capo XXV. 182 27 di mano i_vi 184 185 4 sottoposte di uomo 32 non tralasciando , non avendo ira]às‘cìalo 1 lrclradamìni 16 Idem tetradrammi Idem È Ì1regato il lettore a cori'cggerc il s eg0entc errore occorso in alcune còpic alla fine della pag. 290 , del 2.” volumc. Errore-riccvcvano il nome di axowofizrm, oca-leggi: riccvwauo il nome dl upwofioîrqu quelli che salivano suilq corde , ecc. 203 INDI'C’E=GENERALE , DELLE cosa 1.3 prua" )uauncnnr0u comunvfx' _NE’ NE rouuu 4;st mrmmri 6436113. A (NOTI. ) Le parole eegna!e _con un’ast_erisco indicano il tomo 11. , quelle con due il fumo zn',‘ ve le pa le aen‘xa' alcun‘-a;terisco indicano il tomo '1.° ' 1 A., Aba , città di Foeîde , ove era l’oracolo di_Apollo,yg" Abbigliamento de’ Greci 174’”; sullepìime por tavano scoverta la testa , 1 74“; qual nome dàvauo‘ i Greci ai cappelli, ivi :,, 3ual’ era 1’ accoùcialura ella testa delle domie‘, ivi; quanto era semplice il primo vestito dei Gre "‘ litari, '179“; quante spcf cie di calzature riconòsée vano," 18'o“; di. che_ era còmposta la" tonaca che "portayan'a , al lo , , - di_ sot-’ 181“ Aliìti de-‘sollatì , 227‘; (li ’ quelli che troìayansi col ’lu‘tl’0, ai"; non usavansi Però sempre ugualmente , l_q""-‘; specialmente _alla mqrte di personaggi cli ci , 175’“; come anda’va n0’vestite le donne Ate-. 'stînli, . _ y .- ma“ niesi , 176“? ; ‘ come le Abili bianèhi usa'li nel cuo Spartane, ivi , come le prîre i morti, _,-14' donne Trbane, ivi; quali Accademia, _ , ’1 . » 13 nomi,si ùvano alla véste Accademia in‘ Alené, 106’“ che i greci' Jportavano al Accmmló, segni dc’ Grrci pér di àopm della tor;'aéa , ' esso;da éhi inventato,82"; 177", q'ual era il vesti mento 1le'filosofifly8", e de’ poveri , _ivi ,- come si chiamava la veste su p‘_erio're delle donne, ivi; come vestivano gli schia 'vi , ivi; come si chiama va l’abito usato dai mi _ disegno ne , ' _ dell’ invenzio . . M. Acqua lustrale uéata "nelle purificazigmi , 31" poste ‘ dinaqzi alle cahe, ov_e gra nc_> i'coi-pî , 'Î7*‘-î>lfcfla _ai trapassati '4r’" Acrisio , re di‘ Argo,v Getto m4 mmc: umani: “da alcuni di esser il fon datore del consiglio Am' AdottiV'i fizionico , ,figli ,. 96‘î"; in _qual caso ritornar pote vano nella famiglia pa terna ,‘ , ‘ m3 Adulterj , leggidegli Atenie si relative a ciò, 76“; ca-, stigo pei medesimi, ivi, ec. Affari militari, leggi di Ate* ne che ad tesi si riferiva . no , 172 Agide , uno de’ compilato_ri delle leggi di Sparta, 212. Animàliî che si ofi'erivano in sacrifizio, " 28" Anno , Spartano ,- rièeveva ' il nome dal primo tra gli efori, zoo; qual no me aveva per tal dirit .to(, ‘ ‘ ‘ ivi Anni, ‘come si numeravano Imi tempi eroici, _zox"; come si regolarono in se guito , ivi; quanti cangia menh vi fecero, Antidoti contro re , 202* l‘ amo 50" "’ Apollo onorato con l'offerta Albero di un vascello, 285*; de' capelli, 65-“ ; si at-q chi ne fu l’inventore, ivi. ‘tribuivano a lui le morti Altariz, diverse specie dies si, 11"; e forme, w"; consacrazione de’ inedesi mi, ivi, 'e ,13"; ove si subitanee, 40 * * Araldi, chi erano, 242*; _ _come si chiamavano ,ivi; _diqual potere erano ri erigevano, 14“; stimati co vestiti, ivi; quelli di Ale sì. sacri che erano il rifai ne da chi discendevauo , gio, generale de’ inalfitto , 245*; quelli di I Sparta , ivi; cosa "portavano nel ri , 15" ; collocati vicino, ai sepolcri, _42“ Ambasciatori. de’ Greci , tra chi Isi sceglievàno, 242*; la loro persona era con le mani, ivi; in che dif férivano dain ambascia tori, , ivi Arbitri ,,presso gli Atenie si di quante specie erano, ivi sider_ata sacra , Àmfiarao, oracolo di, 84“ Amfizioriico Amfione , sua consiglio lira , che , _ fu 'cagione che sorgcssero le '.mura di Te_he, 167’“ Amore , di quali mezzi si servivano iGreci per ispi rarlo agl‘altri,‘ '46" ecc. Amanti seppelliti insie m'c , ‘ 3.0 87; come si;chiamavano, ivi; di che giudicavano , ivi ecc. ; leggi relative ai medesimi, 140 Arcieri , 21 1* , più stimati quelli di Creta , 221‘ Arco, da chi inventato, 221 “ Arcon_li, 3:2', chi fossero, ivi Areopagiti, loro qualifica zioni, 62;e numero , 53', DELLE cose rmncnnou. loro condotta , ' dom’ era 205 strumenti , dè' quali servi "ansi-i pittori greci, ivi sorvegliata, 64; non era loro permesso di. scrivcr Assedii, ( arte degli) sulle prime sconosciuti da’Gre commedie , 130'; apparte ci, 253*; in che Consi neva ad essi 1‘ ispezione stavano, ivi ; come si cam de’ costumi degli Atenie S] , _ zvz biavano, 254'; macchine di cui facevano uso per Areopago , corte , 62;_0'rìgi essi, à54*, ecc. _ ne del nome , ivi; chi ne fu il fondalore, 63; suo Assediati, _cosa facevano per respingere il nemico-958*; potere 64 65; e riputa di quali armi e mezzi si zione , ivi; sua‘autorità , 65, ecc, suoi doveri, ivi; servwano per ciò , '-ivi tempo e modo con cui Assemblee del popolo Spar tano, n°7; queste rego si radunava, 66; suoi de« lavano la successione al creti , stimati necessarii ‘t_rono Spartano, 208; con nell’introduzione di qua vocate dagl’Efori , 202 ; lunque culto straniero, 7‘ una detta generale , 206; Ariete , in che consisteva, l’ altra minore, ivi;' si te 256*; come si chiamava nevano all’ aria aperta , da Greci, ivi; per qual 208:, modo di discutere uso se ne servìvano,zSg*; le materie ,‘fie di dare. il quante se ne conosceva no , - wi Voto, ‘ 209 Amadure de’ cavalieri , e Assemblee , Spartane , pei pubblici ban'chetli , 209;, «le’ cavalli, ' 2 I 3" Armate de’ Greci in quale cibo' che si _ricevevain maniera si dividevano , ' nesli , ' ' .. 210 ‘231”, ecc, come si schie Àssembleedegli Ateniesi, 50, ravano, 247* Armi , da chi furono inven tate , 216*; differenti spe» cie di esse , 217* ecc. , come si adornavauo,ivi;ro Vesciate nei funerali, 260* Arte della pittura l7\l“‘ ; come fosse goll‘a sulle pri me, 172“; qu'anti colo ri conoscevano i Greci, 173’“ 5 quali erano gli ecc,; maniera iii tenerle, 535 luogo ove si teneva no, 51, , leggi 'relative al le medEsin;e, 126 Atene ( città di) differenti nomi. che Portava I ; cir, conferenza della medesi ma, ivi; cittadella 'ov’era - posta, a; qual era la sua circonferenza , ivi ; città alla ,c Bassa , ivi, e 4; 506 ;, marca cmmm.t, ubblico .tesor0 ov‘ era collocato, -4; meraviglio so mà10’gl1 Pericle , 5 ; interno della cittadella co me decòralo' , 5_; porte .'Principali della qugsi 10 cavalleria, 211‘; loro arcieri, 213*; loro 00 mandanti, ecc. _ 228* ; 10 ro araldi, 242*;‘lóro flot . te , 292“ ;'loro matrimo nj , ba“; 56‘"; loro di ma, 5; comò si chiama .vorzî , 75“ ed adulterj , vano," ivi; strade, della 6“; loro lavatrici, 91"; fragalilà, 11.6“; e 120; 'monele degli Ateniesi stèssa , come latte, 6; suoi principali-edifici , ivi; 'suoi ‘ tempi, 7; suoi portici , 8, 182“; Qtèalri della ,medesima, 9; gofl'e, ivi; qual'emblema VI era impresso, un; a su_e pubbliche sale ., '10 ; acquedol_ti . e ginnasii del , la stessa, 11", su'oi ba gni , 12 ;.‘luogo dell'ac uanl;o fossero che paragouò la moneta A_teuiese il filosofo Zeno ; ne . ivi - càdcmia, 135110i. porti, 15; Alla, dicesi di esser stato l’in , suoi cittadini , ‘ 17 ,'_ cosa si 1‘ithiedcva'pcr esser di chiarato tale, 18, 19. ecc. . ventore de’vascelli, 267* Aùgvlli offcrti in sacrifizio, 28"; divinazione che si Ateniesi; loro denominazio eseguiva , per mezzo de’ ,ni, 1; portavano delle ' 'medesimi , 102‘ 93 cicalé d’ oro_ ‘ne'lla' loro Autori di sogni chioma , ivi; chi i0se_gnas Se il primo‘l’arte di,fab Bricare, le.case, 2; Tri bit. di Atene, ’ _21 , ' 22; v_1»01'gl1i della stessi, 22; come chiamati , ivi; suo pubbliche assemblee, 50, Autorità de_‘ re di Sparta , vuauto era‘ limitata, 194; iiclSenatoSpal‘taùo, quan to era estesa, 1_1‘,g, come‘ vehiva perciò chiamato , ivi; degl‘efori 202; co me ’veuìva_ caratterizzato _‘ecc. ; loro _liligiosa dispo il loro supremo potere, ivi sizione, 86; cagtighi de Azi_oniprivate , quante ape c1e no conoscevano , 93; quali‘ùomi avevano , ivi e seg.. ' Azioni pubbliche; di qual. natura erano, 89; come gli Ateniesi I, 98-; ricom -pense, 103; loro leggi, 105; ecc; culto prestato al dio sconosciuto , 7*; ,sqperpvano lutti; le altre «nazioni nel numero dc’lo 10 dei, e feste, 125 *; lo-» si chiamavano , ivi, 1: seg. una: così: nmaacaavont. B. Bagni, uso di essi, 127*; di quante specie ve n'era no, 128" Banchetti, non usati da co loro che si trovavano col lutto , 21" Ba uchetti pubblici degliSpar tani , come si chiamava no , 209; chi vi erano ammessi ivi; quale for malità si usavano , zio; in che consistevano le vi vande dei medesimi, ivi, per qual fine furono isti tuiti , 2| 1 , a spese di chi si facevano ivi Bara , come vi situano_i loro morti, i Greci, 30“ Battaglia , come vi davano principio gli Spartani, 251‘ ; come gli altri po la , 207 ‘ 247* Bestiame , leggi relative ad 4 esso , 147 Borghi ( dell’Attica ) sotto qual nome si distingueva no, 22; fino a qual nu mero se ne conosceva no , ’ ivi Bottino presso i Greci, in. che consisteva, 262*; co me si distingueva , ivi; quando vi potevano a5pi rare i ca i, quando i sem plici so dati, ivi; agli Spartani del tutto proibi to , ivi; dinanzi a chi si. portava , 263‘; come si distribuiva, ivi _', parte di esso a chi si offeriva, 264* Braccialetti , come chiama ti, 220* Brulotto incendiario ‘ usato nella guerra di che com. sa costumav'ano di fare i ' soldati p'ria di principiar posto, 227‘“ C. Camcli sulle prime non co cons'acrati, ro“;de‘morti, si sospendevano alle porte nòsciuti da’ Greci . 215'; in qual‘epoca cominciaro delle case , 16“; de’dg J ‘ poli della Grecia , ivi; co no a servirsene, ivi Campi Elisi , credenza dc’ Greci intorno ai medesi _ mi, a"; a chi non era concesso di esservi am ploratòri , come si dispo ' nevano , 22“; ove li col locavano , ivi; lasciati an che sulle tombe , \ 40"“ Cari , inventori del cimic ro , . ‘I 2' ‘ messo , ' ivi. Campi dei Greci, come era Carri usati da‘ Greci , chi " no formati, 245‘; ecc. ; come si viveva in essi,246* Canzoni funebri , 25" Ca fili delle persone mori lionde tagliati , ed a chi li montava , 218" Case considerate pollute" dai corpi morti, 38"", puri ficate , ivi; di Lacedemo ne, come fabbricate, 180 14 208 INDICE GENERALE Castalia, fonte celebre pres. Cedotafii, di quante specie so i poeti , trovavasi ivi un’ oracolo di Ap’0lline , 80“; prodigiosa virtù dci le sue acque , ivi Castighi, dati degli Atenie si , 70'; 98, ecc; leggi de ne conoscevano i Gre ci , 36“ Ceramico in che 'consiste va, 9; da chi prese il suo nome, ivi; in quan te parti si divideva, ivi gli Ateniesi , relative a Cerere, fu la prima che fe questi, 142 , 143; quali ‘ce conoscere agli Atenie erano quelli, che 'si da si l'utilità delle leggi, 105; ‘vauo dagli Spartani ai de suoi nomi ed epitteti , 6*; oracolo che aveva in Pa linquenti, 239 , e 240; militari in che consisteva no , _ _ 267* Castore ePolluce, tempio ad essi dedicato, 7; set» to qual nome si conosce va, ivi ; a che era addet to , ivi , da che ha avu to origine la credenza di esser, il primo nato dal l’uovo, 32" Cavalleria de’ Colofonj sti mata - invincibile , 218* Cavalletto, che si usava dai pittori,a che serviva,i 73** Cavalieri catafracti chi era no , 215* Cecrope, fondatore della cit ,tà di Atene, i; diede egli il nome alla cittadel la, 2; supposto di esser il fondatore dell’Arcopa go , 62 , istituì, esso il ma trasso néll’Arcaja, 87" Cerici, o araldi, da chi do vevano esser scelti, I 14; qual era il loro ullizio , specialmente nei sacrifi zj, 20"; qual era la par te destinata per li mede simi, ' 21" Cerimonie , che si usa‘vano ne funerali , 12“; in che consistevano , 13’“; e seguenti -, ne’ banchet ti, 131“; ecc. Cesto , vedi‘Pugilalo. Ciàto misura de’Greci, 192’“ Cibo usato nei pubblici ban chetti degli Spartani in che consisteva , mo ; leggi re lative ad esso, 220 Ciclo di_ Talete, come era composto , 201*; trovato 52“ ‘falso da Solone, ivi; cosa fece per rettificarlo, 202*; Celibato negli uomini stima to hiasimevole presso gli cangiato in seguito da Me lone, ivi; riformato in trimonio , Spartani , 217 Celibi , puniti in varie gui se in acedBmone , 7125 52’“; ecc. Cena, vedi colazione. ‘ seguito da Callippo, ivi; sostituito quindi da quel lo d‘Ippargo , ivi Cimieri come eran forma ti, 218; di quante spe 209 DELLE COSE RIMARCREVOLI. cie se ne conoscevano ivi; quali nomi. ricevevano,ivi, come erano adornati, ivi Compre e vendite, leggi re lative alle medesime, 148 to era , 14; da che ven Conchiglie, usate nel dar la sentenza nelle procedu» re giudiziarie , 83 ne questo nome , ivi; ove Condizioni degli schiavi A Cinòsargo cosa propriamen esso era Situato', ivi tenièsi , 27; quanto era migliore' il loro tratta mento in Atene che ne< Cinquecento (il consiglio de’) 57; leggi relative ad es so, _ gli altri stati della Gre eia, ivi;‘degli schiavi Span tani, e degli-Eloti, 190; 120 Cintura -, che si attaccava alla corazza come chia mata dai Greci, 2I9" ecc. ' < ' Conversazione che si faceva Cirra, ( in ) eravi un‘oracolo di Apolline, 74"; felici tà de’ suoi oracoli , ivi; creduto da alcuni esserlo Coppe usate ne’lxanchgatti, di stesso che quello di Del o, ivi Città della Laconia , 176; quante specie ne Con05cc vano, 145“;‘a chi si ‘at 'trihuiva quella del Genio nei primi tempi senza' for tificazioni, 253*; in qual modo si assediavano,253*; e 254"; come si difende Vano, 258*; come erano trattate , allorché veniva no prese, 258‘; e 259*. Cittadella, vedi Atene. Cittadini di Atene , 1.7 , ecc. ne' ubblici banchetti de-' gli partani, I54“; ecc. buono, noscevano ; Coclearion, misura de’Gre ci, 192’" Colazione , quando facevasi, 112“; come chiamava SI, _' ’ « m Combattimento de'galli , pra ticato una Volta l’anno, 1 I 3 _zvi Corde usate neivascelli,ziifi*;_ come si chiamavano quel le delle vele ,_ ivi; quelle per regolarle, ivi, per Leggi degli Ateniesi rela tiVe ai medesimi, -119; leggi di Sparta , 182, leg Spartane‘ relative ad essi , ' 215 ivi Corazze , di quante pa’rti erano composte, mg"; di che erano formate, ivi, \quante specie se ne co mantener l‘albero, ivi, cc. cc. , di che erano com . oste, 287* Coripo nella Tessaglia, eravi un’oracolo di Apollo,80* Corpi, come collocati so pra i funebri roghi, 27’“; cosa si bruciava con essi, ivi; ossa de"ecc.,come si distinguevano quando era no consumate le .ceneri, ,,_ mmcc «unrnlp-z 29"; erano unte e lava_ le-straniere a chi si dc1li 210 te , 28’”; (li che si ser vivano per ciò , ivi; Come bruciavansi i corpi, 29“ Corporazioni di società, leg gi relative alle medesi me , 150 , e 151 Corse (di cavalli) come si eseguivano , 192’“; come situavansi , ivi; come si guidavanoj ,' ivi Cortigiane, come erano tol lerato nella Grecia, 99"”; sciocca opinione di Solo ne intorno alle medesime, ivi; come comparir do vevano in pubblico ., ivi; qual'era il loro abito,80"; quali erano le più famo ,se , 81““; per una stra cavano, ivi Cretesi in qual modo facevano le loro contromarce, 25 1 *; al suono di quali istru menti venivano chiamati alla battaglia, 251*; co me chiamavano coloro che davano il segno dell’ al larme , ivi; i primi che si usurpassero il dominio del mare, 272*; prote zione che prendevano dei fanciulli, sino a qual se gno si estendeva, 109“; ,come venivano chiamati i protettori, ivi; in qual modo usass‘ero essi ospita lità cogli stranieri, 160“; come li onorassero, 161’“‘ na contraddizione si de Croce sopra di cui erano at dicavano alleno alle scien taccati i malfattori 103 Cottabo , giuoco de' ban Ze , ivi Corti di giustizia per l’omi cidio , 70; per gli affari civili e criminali , e, loro chetti , in che consiste va , 152“; da chi l‘ap presero i Greci , 155** procedure giudiziarie, 74, Coturni , specie di scarpe 75, e 76, etc. Leggi Spar portate dai tragici, 181“; qual nome ricevevano , ivi tane relative alle medesi Crusca di orzo impiegata per me, 234 , ecc. eccitare l'amore , 48‘ * Corone conferite {come ri compense ,‘ 103 ; cosa si Cynosura , o orsa minore , richiedeva per averle, 104; guida de’marinaj , 294* ) D. Danza, favorito esercizio de’ Dattilo [misura Greca, 190‘” Greci durante le tavole , Debitori , loro corpi dati in 14;" ; esercitata dalle potere 1ie’ creditori "‘ vergini , e da' gioianet-ti Decimo, offerte agli dei , 42" Spartani , 231 Dardi, a chi se ne-attrihui ace l’ invenzione, 257* Decreti , di Atene non mai cancellati dalle tavolette, , 109‘, uliiziali incaricati a \ sorvegliare a ciò , ivi; da a: 1 ogni quanto tempo pote ‘chi venivano eletti , ivi; va consultarsi, 70“; in come venivano Chiamati , fallibilità de’ suoi oracoli DELLE COSE RIMÀICBE'YOLI. ivi; quanto tempo dura aSsai celebre, 72"; in qual .vano uelli del consiglio, mg; (del, senato , e del popolo ; 115 ; leggi rela modo bisognava consul Descrizione. della città di tive alla promulgazione de’mulesimi , ivi Dedalo sua favola, interpre tazione della medesi Atene, 1, ecc; della cit tà di Sparta, 176, ecc. Diana , suo tempio, 8; no ed epitteti , 7mi desima , I l della 5*, eme 6* ma , ' ecc. 235* _ Dei della Grecia, 1"; liba zioni ad essi, 10"; ave vano parte delle spoglie prese in guerra , 263*; invocati tarlo , 71”, rima delle bat Dichiaraziope di guerra, for mole della medesima , a44‘ ; quali precauzioni si prendevano, prima d’in traprenderla , ivi taglie, 2 ;8*; primadi far 'Disciplina e costumi degli un viaggio , 296*; accu sati dagli uomini afllib Spartani , leggi relative ai medesimi , 224 ti, 23“; ricevevano del Discorsi nei banchetti che si le ol>lazioni nel principio facevano a cagionde’fune rali, 39’”; negl' altri han de’bancbetli, 235"; ecc. Dolo Oracolo di Apollo , chetti, 154“; ecc. e di Diana , 74-”; come Disertori , come erano2gu consider’ato sacro ,- ivi; , niti , 7* ove trovavasi il suo tem Divi-nazione , varie specie di come essa, 90"; per mezzo dc’ sogni, 92"; de’ sacrificii, ima delle meraviglie del 97”; degli uccelli, ma”; mondo , ivi; che era fatto, ivi; non vi si po 'teva sacrificare creatura vivente, ivi; e perché, ivi. de'rettili ed'insetti, 106*; de’segni nel cielo, 107*; della sorte , 109*; dc' versi, ivi; delle cose , e pio , 75‘ ; uno de‘ suoi altari considerato Delio , città , ove si suppo delle parole , in”; del. ncva che fosse stata situa l’ acqua , l 17"; de‘ cristal ta , 65"“; divenuta assai fa li incantati, mosa per l‘ oracolo 'di A polline, ivi, ecc; come mezzo di molte altre ma mg"; per terie , l 19‘ ; e seguenti. fu scoverto, 66”; in qual Divino culto , leggi relative al medesimo, no modo si davano le rispo Sle, 59"; chi le dava, 68"; Divorzi, quante specie ne ' 212 merce annue conoscevano i Greci,yS“; Donne ,- Spartane, condotta delle medesime , sorve come si chiamava _il di gliata da certi magistra‘ \mrzio ‘I‘lClll05l0 dal mari ti, 204 ;_ quando creduta to , ivi; come quello ri atte al matrimonio, 54”; chiesto dalla moglie, ivi; occupazioni , e vitae-iti leggi degli Ateniesi relati rata delle medesime, 81’“ ve ai. medesimi, 155 Dodona , secondo alcuni Donzelle, per maritarsi co cos’era, 60‘; suo oraco sa si richiedeva, 57"“; a lo , 61"; favole per rap chi dovevano esser pre porto alla‘sua origine, ivi; sentate 163“; a chi do come si davano le rispo Vevano sacrificare, 62“ ste , 62", ecc. ' Donativi che faceva lo spo Doti delle donne, ne’prinii tempi in che consistevano 58“; leggi degli Ateniesi relative ad esse, 154 se alla spesa quali era no, 72“; come si chia mavano, ivi; quali quelli Dracone , sue leggi, 105 , che faceva la sposa , ivi; rimarchevoli per la loro i suoi parenti allo spo so, ivi; chi li portava, ivi severità, ivi, rigettate ed. abrogate da Splene, ivi moneta greca, Donne (di _ar_tito) quali Dramma , erano , 79 ‘; leggi Ate niesi, relative ad esse, 156 186“;su0 valore, 187“; suo peso . 188“ E. Eco, chi era , 47"“, sua fa nome acquistavano i gio vola , ivi, a che servi vani giunti all‘età di ven va , ' ti anni, ivi; di che cosa erano allora incaricati, ivi; come venivano istruiti , ivi Educazione della gioventù , come erano attenti su ciò i Greci, 105“; come fa cevano andar vestiti i gio vani, ivi; a quali studj li dedicavano, a quali me stieri , ed arti, ivi; qual era l‘ educazione della gio Ventù _Spartana , reti“; 108’“; in qual età pren devano parte ai com atti menti che facevano nel platnnista, ivi; fino a qual epoca durava la loro edu cazione ,' 108*“ Efebi qual giuramento era in che anno principiava, un obbligati di fare, 123; ivi; sotto la sorviglianza a'chi era dato dalla legge di chi era posta , ivi; a il sorvegliare ai medesimi, quali laboriosi esercizi ve viva obbligata, ivi; qual 204; chierano gl’ arbitri delle loro liti, ivi; in qual rnm.u cosi: marAnqurvnu. età acquistavano rin tal nome , '232; in quante classi si dividevano, ivi; in quale occupazione si 213 richiedevano per esservi ammesso, ivi; quali fun zioni si facevano dopo l’ammissione, ivi, a che obbligar si doveva il nuo esercitavapo , ivi -, a qua li combattimenti si dove« vo candidato , 199; nel vano impegnare, ivi; qua- ' collegio degli Efori, aoo li giuochî erano ad essi Elithya, dea, chi fosse, 87“; proibiti, 233; non erano per qual tino s'invocavza stimati quelli che non sa'-. da’Grc_ci , ivi; sotto quali pevano sopportare la fla altri nomi veniva ricono gellazione , ivi. sciuta , ivi Efori, osservavano essi la condotta delle Regine di Sparta , |g3; ‘ohbliga vano ogni anno i loro Re a rinnovare il giura mento , igj; da chi fu-_ rono creati, 200; chi tra essi dava il nome all‘an no , ivi; dove tenevano il loro tribunale , 201 ; si apparteneva ad essi 1’ e ducazione della gioventù, 202; la custodia delle leg _ gi, ivi ; quanto era grande il loro potere, 202; pres so loro era il potere ese Eloti , ridotti alla schiavitù presso gli Spartani, 187, eco; _severo trattamento de’medesinfi, 190 , ecc. Epicurei ,' ammettev’auo il suicidio ‘ 6“ Epitteti degli dei della Grg cia , i 2*; ecc. Equipaggi di un vascello, quali erano , V 231* Ercole , dicesi inventore de’ vascelli, 271*; suo Oracolo in Bura nell’Acaja, 86" Eroi, come Onorati, 44" Eroici (tempi) come si re golavanòi capi delle ar cutivo, ivi; ad "essi diri gevansi gli ambasciatori stranieri, 203 Egeone , invmtore de’ va. scelli da guerra, 273“ Vano chiamati , ivi Eschilo, sue 0 ere da leg gersi in pub lico, e proi Egina ', suoi abitanti inven Esercizi usati dai Greci qua tori de’piccioli hastimen li erano , 188*; chi pre mate, 252* ; come veni-. bite a'commedianti, 113 a a“ sedeva ai medesimi, 202; Egiziani quando si crede che avessero appreso la pit Esposti (fanciulli) come èra ti, tura , 1 3’“ Elezione nel Senato, Sparta no , 198 5 quali pro_ve si ciò in uso presso i Gre ci, 93’“; cosa si richie deva per esporli, ivi; cosa Vi mettevano accanto,g4" ,.. . 214‘ nvmc: «annata: F. Falange , in che consisteva, 233*; Macedonica , ivi ; di che era composta, 234‘ za de‘Greci per rapporto a ciò, ivi; cosa facevano per tenerlo lontano , n.3" Falsi giurambnti , castighi Fave , usate nel dar la sen tenza nelle procedure giu de‘, 54’? diziarie, Fanciulli, Spartani, come erano trattati nella loro Ferri, che si mettevano ai nascita 88’“; costumi di versi degli Ateniesi, e de gli Spartani intorno alle fasce, ivi; in qual giorno si considerava che fosse Veramente nato il bambi no, 91“, in qual giorno si poneva il nome, ivi ; come veniva celebrato , 92’“, barbara legge di So lone pei fanciulli che sor tito avevano una debole complessione , ivi ; 183', legge più umana dei Te bani, 94’“; in quali gino piedi de‘ rei, 100 Ferro, sola moneta del , 233 Festini, (o banchetti) do po isacrifizj , per qual fi ne , e quando si faceva no , 40"“ Feslività della Grecia, qua li erano , 125‘; ecc. Figli , , come e quando ve 'nivano iscritti nel ub blico registro , 20 ; leggi relative ai medesimi, ma; potevano esser discredati, 124; pene contro coloro che avevano maltrattato i in che età erano ammessi propri genitori,ivi;i03**; diverse specie (di) 96"; tra gli Efebi, 183:, quan garlecipavauo alle azioni chi si esercitavano , 231; do erano considerati uo ei genitori, 101“, loro mini, ivi; qual nome ac rispetto verso 'i medesimi, quistavano, ivi; non po “ ivi; in quali casi la legge tevano portare scarpe,azg; li esentava dal sostentarli, come si sepellivano se mo 104“; in quali circostan rivano prima di mettere ze potevano ereditare pri i denti , ' 8“ ma della loro morte, 105’“ Fanciulli, Ateniesi, leggi Filologia insegnata ai ragaz relative ai medesimi, 157; come erano amati, 1 1 I“; venivano istruiti nelle ar ti e. studi , 105", nella Filosofi, leggi relative ad. essi, 186 Fionde, e frecce da chi in musica, e nella pittum, ivi Fascino , come chiamato , ventate, 225‘; come si chiama/vano, ivi; presso chi na“, qual’ era la creden zi , erano più in uso , 106” aag" bnu.u 'e_osz niriAacnntrou-. MS più comune , ivi le tombe, 40"_'; come si Foro , 9‘, ecc. ; 5Pai‘tarii ispettori de’ , ‘ _ 204 chiamavano , 41" lauti impiegati Per dar il Fortificazioni , per mare , come si vfacevano , 302* segno deil’ allarme , 251*, di che erano formati-,1b'g"; Funerali de’ militari, 259’; ec. , solenhiz2ati dai pa ùsati ne’ funerali,‘ 25", specialmente i Lidii, ivi renti, 3“; 4“; leggi de Formule di ginrameriti, 43‘ gli Ateniesi relative ad Formole di sposalizio, quan essi , ’ 162 te specié se ne conosce Furto , perché fosse tollera vano , 57"“, qual era la to, cosa si richiedeva; 230 Fiori che si spargevano sul G. Galli, inventori delle trom bette, 250* . militari , I \ 219* Giano, inventore de’vascel Gallo sacrificato a Marte , li , ' ' 2.7 1"‘ in qual occasione , 236 Giavellotti, quante specie ne Gambiere , come chiamate, cdnoscevano , ' 225* 220*; Come si legavano; Ginnasii; leggi relative ad ivi; a qual epoca rimon essi, 135 ta l’uso delle medesime, ivi Giocolatori , lor mestiere di Gelsòmini gettati sulle tom f’tener divertita la compa be, 41"; ecc. Generali , dell’ armata Ate gnia; 158’“ Gionii, inirodixttori di effe niesc , 228*; della Spar tana, 230*; difesi da 300 minatezza nella Grecia,‘ _ guerrieri, ivi; ricevevano i loro ordini dagli Eforî, 203; schieravano i sol danze efi'eniinatc, 146Î", mostravano ‘di5prezzo pet‘ la semplicità dell’antim musica , 170“ 238"; si dilettavan0 di dati pria' della battaglia , 247*; combattevano alla Giove sua statua 178; ono-‘ testa‘ delle loro antiate, rato colle spoglie di guer 252"; disponevano del hot tino, 263* ; loto funera li , i _ 28“ "’ ra, 264‘; coi trofei 265’“; venerato prima del ma trimonio 64’“; suoi nomi; Ghirlande , uso di esse»tra ed epitt‘eti, “ 3*4 Greci ne’banchetti,x'ày“; Giudici, Ateniesi, mimero di di che erano composte , ivi; a chi se ne' attribui sce l‘invenzione , 70; leggi relative a, 130’; inferiori, 87' iviv Giudizi &egli Ateniesi, {‘95 leggi relative ai incdesis Giacche di maglia, usate dai 216 mi, INDICE GENFR ALE' 138 Giudizj degli Spartani, 236 Giunone , onorata colle spo glie della guerra 264*; coi trofei 265’“; venerata pri va per essi, 54", ecc. Giuramen'ti e loro origine , 37“; come si facevano , 50"; fede Greca , 55" Gizio, città, ed arsenale navale degli Spartani, 131 , ma del matrimonio 64"“; i. interessata nella nascita ' Gomene de’ vascelli , a che servivano, 283*; come si ' de’fapciulli 87" ‘; suoi no chiamavano, , ivi .‘ mi, ed epitteti, 5* Giuochi, (presidenti ai) 202; ne’ funerali , By“; Olim p‘ici ,_ 193‘; Pizii, 196*; emei, 19 ‘*;lstmici,1gg" Giuoco delle piastrelle , in che consisteva l'89"; co me si chiamava , ivi Giuramenti , de‘ membri del Consiglio Amfizionico, 61; de’ giudici Ateniesi , 75 ; . dell’ accusatore e del di fendente nelle corti di giustizia , 78; sua origi ne , 47"; differenti spe cie, e formole, di, ecc; 48, ecc.; rispetto che si ave ll)la, oracolo di Apollo, So“ lena in Macedonia, oracolo di Apollo, 80" lmene , ed imeneo , chi era, cosa significava , 69“ Immagini, 7*; ecc. materia di cui erano formate, ivi Imprecazioni, 42"; aggiun te ai giuramenti , ' 47“ Incantesimi , quante specie' ne conoscevano , 116* Insc'rizioni , ne“ monumen ti , ' 34"?t Greci, quando ricevettero il culto religioso 1‘;rim proverati di ‘esser di cat tiva fede , 55"; prover bio contro loro, ivi Grido di allarme qual era presso iGreci , 251”, co me era in uso, 252*; co me stimato necessario, ivi; a qua’l’fine lo davano, ivi Guerra , maniera di dichia \ rarla 244*;alle volte ter minata con un combatti mento particolare , 253*; leggi degli Spartani rela tive alla medesima , 235 me si usavano, 248‘; co me erano adornate , ivi; cosa vi avevano gli Ate niesi , , jvi Instituzione dell‘Areopago , tempo (del), 62; sua in tegrità , Interpreti de‘ sogni, 93", ce. Isole , Greche , produceva ‘no un numero iii gran de di pittori, cie il suo centinente , 1 72” ” Istmici giuochi, in che con langue (per la pugna) cc. sistevano , 199* DELLE COSE IIMÀICIEYOLI. 217 L. Lacedemone, o sparta, sua Leghe de' Greci di quante descrizioni: , 176; suoi re, , 192; cittadini, e schiavi; 187; suo senato 197;Ef0 ri , zoo; inferiori magi ‘ strati, 204; pubbliche as semblee, 207; sue leg gi, 212 Lacedemoni , servivano gli dei colla minore spesa pos sibile, 8‘; notati per li lo ro disprezzi de’giuramenti 55‘ loro cavalleria, 214‘; soldati, 21 i“; armate de’, 231*; non prendevano le spoglie de‘vinti,afia*; 0h0 1‘aVano i loro morti, 3 “"; loro ignoranza, 226; oro frugalità , 220 Laconia gran numero di cit tà in essa, 176 Ladri, leggi degli Ateniesi relative ad essi, 168 specie erano , 243’; co. me si chiamavano, 244’; . 'si rattificavano con mutui giuram‘enti , ivi Lemnii, i11Vetit0ri delle ar. mi , 216‘ Leonida , sue ossa traspor tate a Lacedemone, 180 Lepton, misura de’, valore del medesimo, 186“ Levatrici, Spartane in gran riputazione , 90“; non permesso tale ufficio" alle donne Ateniesi , 88“ Leve de’ soldati, come. si facevano , 20 " Libazioni ’agli dei, di quan te specie eran0 , 25"” Libertini , leggi relative ad R 119 Libertini Spartani Liceo in Atene , esst , 187 12 Leggi, Ateniesi, sulle prime Licurgo, creduto fondatore insegnate da Cerere, 105 in qual maniera si«stabi le leggi di Sparta. 212 ; lirono, 106; riviste in ogni anno 107 ; scolpite c0nia , su tavolette, 108; in qual modo si rigettavano, 115 Leggi , Spartane, custodi delle medesime, 204; sta del liceo , 13; compilò divise il paese della La - 21 5 Limiti delle terre, leggi re lative ad esse, 146 Lira , quanto era in uso presso i Greci, 168“; a bilite da Licurgo , Poli chi se ne attribuisce l’in doro , Teopompo , Agi de, Cleomene, ed Aglie ,fori , 212 ; non scolpite sopra di tavolette, ma rac comandate alla memoria, ivi ; sanzionate dall‘ ora venzione, ivi; di quante . colo di Apollo, ivi corde doveva esser forma ta , . ivi Lotta , a qual epoca rimon ta il di lei esercizio, 191'; ove si eseguiva , ivi; in che consisteva“, ivi; cosa mch aulalw. a_18, vi vó'leva per esser dichia 207, eee._ rato vincitore, ivi, quan Luoghi in cui ad‘oravapo gli dei; 7*; disposizione, di-. .te specie’ _se 'ne c<musceè visione e situazione dei vano , I,VL loro, tempi , Luna, , superstiziòse idee_ de" Luógdenenti Gl'eci per di lei rappw to , 88“, 245*; 8" dell’ armata greca, qual era il loro ecc. Luoghi colpiti dal fulminc,’ ufficio , 232‘ come si trattavano , 7’“; in cui si tenevano dagli Ateniesi le assemblee , Lustrazioni nei funerali , 50, ecc; in. cui tenevansi. Lutto per ragion di morte, quando 0 come si esegui vano, . 138‘“ in. che consisteva, le‘ assemblee spartane, 2i** M, Macchine, che servivano negli asedii , qual. nome ebbero sulle prime,, 254‘; in che consistevano, ivi; quante specie ne conosce ‘ vano , 255“, formate , ivi, come v256";erano ecc.’ delle armi, 216‘ Materiali per li banchetti , quali erano , 116’“L Matrimonii, come si con trattavano dagli Spartani, ,,3“; sembrava piuttosto una rapina, un; come -\'l Macedoni , non erigevano vevano colle lqro mo gli , ivi trofei ,, cimiero.’de’, 266*; loro falange , 233* con Matrimonio, istituito da Ce orope, 59.“; tempo più. 1.ro'marcia_de‘, 234*; 241'“, loro legge contro irei di proprio, per esso, 55“"; quanto se ' ma“ cerimonie del medesimo , 68“; 69""; , ecc. Madri ,‘ davano il latte ai Y 10130 figli , 95"" Magia, quante specie. ne Mele offerto ai morti, 42.“ Mercurio, suoi nomi ed epilteti , 4*; suo oracolo, conoscevano , 116*, eccl_ Magistrati Ateniesi, 29, ecc. in Fiara nella Acaja, 86'; lesa maestà vera, ' leggi, relative- ad essi, ivi i.mlorato dalle persone In ribonde, e per qual fine, 10""; onorato con sacrificii , 40H , il dio de gli araldi, 242* Mese Ecatomlaeone , nomi «le‘ suoi giorni , 206 :, co me si- leggono, Y 297“ Marte, r_iputato inventore Mesi, Ateniesi, Suoi nomi, Spartani, non, 104' Manumissione, degli schiavi Spartani , modo , con cui si faceva, ‘ i.gi Mariti spartani, 9.|7; lascia. vano_ le _loro, mogli, 218:, L DELLE con liMi\ncntvou. 203, ecc. divisi in "de cadi ,_Nl"' ‘-d:* ' 265 Mezza-comma, a qual fine serviva v": vg*; qual no .me _aveva , J.v<Mv‘ivi Miconj , ringarcbevoli per-la loro.povertà'{“e i mbe Militari ricompense e càsti giii, per li soldati-di‘iera , ra , 267*; per li maritti ' mi", V 3021" Minerva , suo tempio nella città di Sparta, 178; suoi nomi ed epìtteti , 5*; in ventò le tromhelte, 250’; onorata colle spoglie pre se nella guerra, 264'” " Mirto posto sulleto'm6qfis“ Misii, (flhuti de‘)‘ùsalifîte' funerali, ’ ‘awì‘ 25" Misteri, che non potevano' appalesarsi‘,1 1 i; qual Pe na Fen_chi li rivelava, ivi; qua i eiann _i:più celebri 2 19 ' ca delle -‘persdne " morte , " 15‘“; computazione e sti -: ma della medesima, 182“; leggi Spartano ad essa re rl‘ lati’ve, >f« ‘r1‘- 'W3 Monumenti Spartani , 1%, pen=porptluare la memo r-riadi‘1illnrié, l‘I' 166“ Morte, apmàdnbm subitanea si attribuiva" ad ‘Apoli‘o, e Dianaflo‘g Per espri merlà di ‘quale fespreasio nesiseràriv’anoiG-reci, 12’; qual cosa ha dato luogo all‘àrigiue delle voce ‘ci 9,; miferj, ivi; quella dei Ke di} Sparta come cornpian bta ,' 1{|)7 .;"4 considerata «lai ‘ reci come il più formi « dabflbgasti‘gv4mio’; dagli ' Spartani come il più.d_oieg=; in quaie maniera si dava. ai rei di Sparta,n4;i,da ‘ gli Ateniesi, ‘- in mi" nella Grecia; ‘156*;-oome ‘Moui (cor i)»"morr si cre si chiamavano ,’ivi; come ' deva dà i Sparf‘anifclae Asi dividevano;‘-it e’.’ «ivi ' }Iîàtesseto imbrattare, 21/;; Mi5u.re dc’ Greci , i'*igb* * dagl’ altri si «credeva di-_ Mogli ceme si distinguevano versamente, 17“; come dalle concubine , '56“‘;‘ quando era doro accorda 'to- di separarsi dai loro _-lMarifi,'75‘ ”:,ecc; ;. ir'npre " state agli amici , ivi -,non era loro permesso di eser citare l" ufficio di levatri ci, es" Moneta -dè“Greci, f‘qfiale ibe ‘ae, 182*“; leggi relative alla medesima, 233 Moz:eta ,i si metteva in boc si portavano alla sepoltu ra , ivi, ecc. da chi ve'ni-, vano portati , 13“‘ Morti in»qual modo-rispetti ti,- i“; cor’neaniméssi mi campi Elisj , 2“; sotto il potere delle Divinità In’ ,='ì'o"«* 2, occhi*iki morti, chiusi , xa“;‘quale voce avevano iGreciper esprimere ciò,ivi‘, {le ili stendevano appena, morti» 'r:- -a .'"‘ :Q»r"nfiî’l gao , À TEDTC'E ‘ “NIRXLE "1a;sero i Greci ," 2‘5'9” gli lavavano con l‘acqua Morti (uomini )_come trat , tiutlelc membra .‘ 13“; ; calda, {lì 1mgovano crm --talidai lo‘rmtmómî, r'o“, - oli e ofumi, r3“;l-”a n“; a chi gli raccoman ' fibrnavano di ghh'lflxdu'di .-. davano, ivi; «Wili*supcmti fibri, t4"; dvcli sìiuavà-. ' -ziose cose faqeàserd, ivi no, #5“; paiadìira Motto d’ ordine udine batta .aportarli gli pd1uvno u-n'a .glie , qual"»eìfa«, 248* ‘ moneta nella bocca, 15"; Manichin , qual luogo: fos fine di un tale ùm', ivi; ' ed anche una. focaccia, iw; - quali altre fqnzìeni si fa Musica, scienza(della), L65“; sfi, . ,\ ,_: 5; 16. “cosa , 167"; insegnata alla gìo venlù , 106" ; ne’ hm ;chetti, ' ' 147’" Morti ( nemici) come li trat JI'I _ . strumenti “a _ eevmw prima chn uscisse il- corpo di casa, 15"" .\ ' , NI, 'I, cavaÎcare -, Namli istrumenti, 281’; per - li bastignenti d‘ guerra, nS;*;'uih:mh:, zgà*;lspo ie y" cia, Vedi dei. Naiigazione 5; come , e da 271“ Nemci , gîuochi , in che consistevano, I 198‘” Nemici, come trattati dop0 morte , ' ' ' Numero, de’ cittadini di‘ A tene, 17; tribù,"z |;iaka niorì , ‘12 ; schiavi , 24 ; giudici, mg; delle città " della Lamuia ,. «76-; de' .:«citta.diiìi szrba’ni ,«' 182 :, '- delle îl‘ibù-', 185; degli 'schiavi , 187; del senato, 1'. 4à63‘ - chi invenìala+ _ 21 2‘ Nomi degli dei dalla Gre - 6“ Nero, 'era*il colore che si usava da coloro che si .. l‘97, degl‘Efori, ano, ecc. Nutrici , coaà facevano per Nettuno , suo tempio , 3 ; -non far gridare-i ragp‘z suoi nnmi.eÀ-epilhrti, 4‘; , zi,' ‘ - . 96“ - inventore ' de‘ wasnelli ,. Nuziglî camere , ’l'mmefld-el trovavano col lutto , 21 " 271”; e della maniera di . III I ~ I li: pieiieaime, o. 0hlazîoni', in che causiste Hano,‘ 25"; !\ ecc. Occupazioni deH'e flannr , quali crann , 82“ Odi Jugli 5parhmì ., zag 0flcmì‘m armi de’Grecì, qua . .- , a ‘69‘* .. -' , . lì erario, - zn * Ùglio offerta 1 Pkî-m in Vene del vino ,‘ H“ 95‘ 0h'mpici gilìO€hi‘ 4- vincitori ’ai., m'>me onnr'a4ì, 195*; da chi , o per qual fine DELLD_ cosn' -nmran0azvort. 2‘ÌIP istituiti, 193*;q11ì11d0 si alle truppe , \ 37""Lv 24 " Orazioni nc'funerali, celebravano , ,-c'» ‘ ivi Omero, su'0i- carmi quando Uriè0, dicesi è aver istrui.. si ripetr‘vano , 110 ;- ecc. Onori , leggi Ateniesi ‘re . te i Greci nella cerimonie "religiose , . “°" 1* 'l‘ative essi , 134:; degli 0riuolt a». sole ‘f di cui faee« vano uso i Greci, 164“ 258 Spartani , ‘ Oracoli presso , i Greci, su q_uflh?‘id&e.si stabilirono, 56"; come erano stimati; 58"; a chi se ne attribui Ornamenti posti da pàr'te dai deploratori, 21“; per adornare i fanciulli es 01 sti , .q._jd' 92“ ‘ va l'interpretazione , 59‘; Oro, tra gli Spartani, usa i11‘qual modo si rendeva to solo dalle»prostitutts,225 Orobia nell‘ Eubea,, aveva no , ivi; quali erano i più ‘celehri ,. 60"; 64‘; e 81"; ' *-1in"oraoolodi Apollo, 80‘; in quaitempo comincia Ospitalità, 161"; ecc., non. rene a perdere il loro cre ..1 troppo usata‘ dagli Spar \lani ,“ ‘ ' -‘-)î‘. I“ "ivi dito , 73"; a chi se ne attribuisce la cagione, ivi Ostracism.o qual pena era in Oracolo di Delio, Vedi,Del Apollo ( h] , Giove 1* ' ,« Atene, 101; da che ve 65“ fa , niva il suo nome , Q,.‘ivi Ossa , sottratte a‘ cui alla . mali , per qual fiuc.nq l'a 60‘}; Oratori", leggi relative ad 131 ceVano uso, 43",Ìc. I e’ f)razioniche si facevyanodai generali per dar coraggio serpenti, ; -.îvi ,_a 4,. .t , Vf'nnu‘1 {siam eSsi , ÎÎ' mi -î")- P (F Pace, l . ' in qual maniera si conchiudeva , 243“ Palladio di Minerva , diede il nome ad una corte‘ di cedura- in Atene , 71' Pallbîto-le di rame usate nel dar la sentenza nelle ‘0 cedare giudiziarie}- 8}? Pane, autorev del. grido nel "-vt ".Î\ . i:""-v L-. ». i'i Parasit-i, l'oro ufficio, 114' Passaggieri, ove si colloca vano ne’ vascelli , 271* Pasti ,". 'ne’-fuflerali in che consistevano , 39“; dif 'ferènti specie di essi,1 1.3"; ooàtumi .ehe si osservava< ho fn-imar,.J 1‘24Γ ;. c'cc; cerimonie in essi, 131’“; *‘le battaglie, 1 » 26<2* Panici timori 4': da che han '1preso il lor nome, 152* Paralo inventore de’ vascelli da guerra , ;,-;_. 273* ecc; Leggi Ateniesi rela tI'Ve a questi, , 171 Patrimonio , . scialacquatori " del medesimo , Come teat tati dopo morte; ,., 8"_. mmc! aaa ‘ Paga de‘ soldati Greci ,« qua . 1e era,lrfllìa\ Q . otnun.n - bastimento all’ altro , co ’6 me chiamati, 183“ Poppi: ‘de’va5celli, 278, co della corte» tlell’;Àrcqlîifl- i ‘ me fatte, ivi, come chia Pericle indeboli l‘v autorità g0 , \(l6 tnate , - ivi Perseuiolo gettato sulle torni Porta-bandiera, quali posto be, 4o“;fiproverbio so_ a'veva nell’ armata , 232'“; ciò , ed -a ‘ che ‘ali_n deva , ' ' 1' ‘ivi Persiani, bruciamno un tem pio di Minerva , 3, loro contromardà‘f " ‘ a4o" qual nome ri'c6Veva' , ivi; ' qual era il suo ufl‘nio, ivi P0rt’i de’Greci , 15; 298‘ Portici , 179 Preghiera , de’ Greci, a prò Persone ' Mlpite “dal fulmine‘ de' loro amici trapassati , ‘quanto ridicola ,' 35“ come trattate ,1 ** Piedef‘misuraî gre‘ca, 189“ Preghiere -preparatofie‘ ai sa grifici , 36’" quelle degli Pinguedihe ’h0ia toll‘erath"dalle r_ielia gioventù leggi Spartani come Latte, 214; ""5 artane 23|; c0mìa v'e 'v*àno’ trattati i' giovani “pingui ,- f' ‘ f»‘ 'ivi -altre maniere di pregare vde"Grtaci , e loro nomi Pireo, - descrizione ‘ldesirno, "““""“del me 15 ‘ diversi", 43‘ Preti“, elezione de"medesi Pisistfato ‘, Ìfiîérò a suo ca Prigionieri di guerra, come *". “mi, :pflcciiilc leggi di Solo . trattati , 115,e119 262" ' Pfivik‘gi‘dc’iaicihll'i, 109‘ “ Prutedm‘e', giùdizhrie, 76, ecc.; giudizi ‘nel‘le mede Pizii , giuochi , 196* Platanist'f Presidente de’ ) sime‘, ' 236 Processioni dopo una vitto ‘ne , "“1 106 Pittura presso i' Greci, Ve di Arte. ' medesimi, ‘ 204 ’ ria , ‘ 264* “ Plafdne_, leggeva le sue le Procuratori , ieggi degli Ate . "‘zion'î nill’ùecademie, ' 14 n'ieSi relative ad essi, 150 Pluto ,‘ l’ inventore de‘i‘une Proserpina , sùpposta che as bririi’i, ‘-I‘ \ -‘-'1"1.“ Pberiiî' a-rflm, "traendo fsi‘ recitava'ho , Q ' L": "33 Poligiii'nizi' non tollerata in Grecia ,' che solo incerte " sistcsse le dohe;nei loro « parti, 2' .- r""»-> 58’“ Prua nei vascelli ,‘ quante ne conoscevano i Greci, 177' ' comesi chiamava , 278* "53?" Pulìhliéhe sale , ‘10",1 tesoro Politice'fiùa ‘storia "interpre-‘ ' ti: ghsoclai ed esorciai; 189* Pugilato , in'clle'cUnSÌsteva, rgo*; cosa elprime’l’cpit occasioni , ' "'- tata ;“"* -‘H'fl"“' 8a" Ponti, pet“passaggîó daun mm: cose mmnumvou. 223 teto di Pugile, 191*; da, Purificazione delle donne, che derivato , 190*; co« me si chiamava chi in es so si esercitava , ,. 39“; in quanti modi si operava , 31" 94"" ivi Q. l' Areopago , 6.2, ecc; del Qualificazioni per divenir mcmlno del Consiglio. dc’ le pubbliche assemblee degli Spartani, 207 , ecc. Cinquecento, 57, ecc; del B. Bei, accordati ad essi ,_ di di fendersi , e di arriflgare la loro causa, 77,78; pu Sparta , , 241 Rettili , divinazione. che, se ne traeva , 107* niti con una ammenda, 98; Ricchi, poveri, tra gli‘Sparta coll’infamia, e con la schia ni,vestiti ugualmente, 222 vitù, 98, 99; con marche Ricevitori delle pubbliche impresse su‘loro corpi con entrate, leggi rela_tive' ad ferro caldo , ivi; si espo-‘ essi, 145 nevano ai motteggi del Ricompense ne’giuochi , "1.12; popolo; qual nome per cià acquistassero,im»i; colla detenmone , 0 ceppi, »gg; colle carceri, ivi; col ban do perpetuo, 101; e con la .morte , 102 di valore , 11 1; leggi A teniesi relative ad essi , 134, degli Spartani, 238 Roghi funebri, come si chia- ' mavano , 26."; chi li ac cendeva, 28“; cosa si fa ceva quando finivano di Religione, leggi Spartane re» ardere , y ivi lative ad essa, 213, ecc. Remi, e remiganti, quante RoSe sparse sulle tombe, 4o" s ec1e ne conoscevano I Rame usato in vece del fer ro, m6“ greci , 2 3"’ Rendite di Atene , 38 ;, di S. Sacrifizi, eseguiti con i frut ti della terra, no; divi nazionev per mezzo di ès-. si, 97"; differenti specie di, 22"; tempi e modi con cui si oii'erivano, 34"; se guiti da un banchetto,4o*; - Spartani, . 213 Sacrilegi, era loro negata la - sepoltura , 7*," Sale , com’era in uso presso de’ Greci, segno“ di ami- ‘ cizia , _ 162“; qual' altra idea vi alliggevano, 163’“ Salto giuoco de’Greci come lo eseguivano 189‘ n4 IIDICI GENERALE Sangue delle colombe usato Se olcri , coma eran fatti , ne’ filtri , 48“ Sciti,v inventori degli ar chi , ' lumi" Schiavi Ateniesi, 24; loro numero, 25; loro libertà 1*; ecc. leggi degli A teniesi relative ad essi, relative ad essi, Hg; - go, M"; come praticata dagli Spartani , 21 Servigi_o militare; come trat tati, chi se ne c;entava , 162 , ecc. Sepoltura quanto desidera ta , a"; negata ad alcu come 1’ ottenevano , 27 ; ni, 5"; ecc. tempo del loro impieghi , '58, leggi la medesimà_, ty"; luo Spartani, esercizii e Idro cattivo trattamento, 188; ecc. , Ii facevano uhhria care per renderli odiosi, Igo; alle volte otteneva no la loro libertà, 191 ; non era loro permesso il far da'testìmonj ,' ' 237 Scudo , di che era compo vsto‘, azo"; quali erano le sue parti principali, 22 1 "; come erano adornati, ivi; qual forma avevano, 222‘; 'con quanta cura conser vavansi , 267*; qual pe na s'incoi-reva nel per derlo , ivi; se ne servi-‘ -vano ‘er mettervi i corpi de‘ so dati morti , 261*; ' 267*; come venivano chia mati, ivi Servitù, e castigo, a chi si dava , 99; come si chia mava , ivi Sicofanti , origine del no me , 86 Soldati addetti alle galera co me chiamati , 291‘. Soldati, loro paga e leve , aog", come puniti e pre miati, 267*fi; ecc.;loro ar mi,seppellite don essi,z7,* Sole , era la solaguìda de' rimi uomini di mare,'zgj‘ SO lazzi, leggi Ateniesi relati per collocarvi i fanciulli ve ad, 171; in onore di appena nati, Nettuno, o“ I 15 Segnali de‘Greci (nel com Sparta, città, sua descrizio battere) quali erano, 248’“; ne , _ I ;=6 come 51 esponevano, z.vz_; Spartani era loro proibito quah nomi ncevevauo, ma; quali altri segni aveva no , afgg“ Segni ne‘cieli , vedi divina zione. ' Semiramide , inwntrice de’ il marciare nel plenilunio, 286’“; e d’inseguir troppo il nemico, 236’“; loro giu dizi, ivi; pubblici onori e ricompense de‘Grcci, 238; loro pene contro irei, 23 bastimenti da f'nerra, 273* Sperone (di vascello) di che Senato de‘cinquecento, vedi era composto, 287*; co me si chiamava, ivi; quan cinquecento. numi cose ancunvom. ti ne avevano, ivi; a qual Statue, 10‘; general rifugio de’ malfattori , 16" quelle fine, ivi; a chi se ne de ve l’invenzione , ivi degli. Spartani rappresen Spoglie, come prese, e di tate armate, 213 Stendardi , nelle battaglie , sposte, 262‘; e 303* Sposa , come si conduceva 248*; ne’vascelli, 279* Strade di Atene , 6 Studi e lilteratura , leggi alla casa del marito, 67“; quali cerimonie si esegui vano, ivi;' qual’era l‘ora per ciò destinata, ivi; ed a qual fine, ivi; cosa av veniva nel passaggio,68‘ ‘; e giunta alla casa dello - sposo , ivi ; Stadio , Spartane relative ad es si , 226 Suicidi, come trattati dopo morte , 6‘ Supplicazionì, diverse spe ecc. 1t me di, 45" T. Tavole , 131’“ Terre, Ateniesi, leggi rela tive ad esse, 147; Spar Tavolette su cui erano scol pite le leggi, 106 tane , leggi ad esse rela Teatri , 1/; , ecc. Tebani , adottarono la reli gione de’Fenicii, 1*; pren devano gran cura de’ fan ciulli , 93“ Tegira , città della Beozia , _eravi un tempio di Apol lo , 80" tive, ' 215 Tesorieri in Atene , 38 Tessali loro caValleria, 237 "; donne , istruite nelle arti magiche , _46" " Tiranni , loro trattamento dopo morte , 5"; ecc. Tirrene , trombette, inven tate da Tirreno, 250* Tem io, come computava Tombe, come onorate ed adornate , 32"; ' ecc. si agli antichi Greci,ao l " Templi, 2,3, ecc.; leggi ad Toscani, inventori delle an essi relative , no; dedi core , 281" cati a quelli che si erano Traditori della iiiropria pa tria, qual’era lor tratta Tempi per desiuare, in“ contraddistinti, 238; de scrizione de’, 7*; stimati così sacri , ch’erano il ri mento dopo morte,(i**;g" Trattamento de’fanciulli,Sy“ degli stranieri, 1 59“ "; ecc. fugio de‘malfattori, 16’“ Teomanzia, distinta dalla Trofonio, suo oracolo,8 | ";in divinazione dein oracoli, 90", tre diverse sue spe cie , 91"; ecc. che consisteva, 82“; ecc. Tribù (di Atene) quali era-_ no in origine, 21; chi ne ) 1N‘nioi: cinis’nAi.n ibàngiò il Primo i nomi, Tribunali del Senato Spar tano, 197; degli efori, 201 ' ivi; come si chiamarono in seguito, , ivi Trombe , quando comincia “ rono ad usarle, ‘Tx‘ibù (di Sparta) difficoltà 249* ivi; suddivisione delle me Trombette , come erano ‘in uso presso i Greci, afig“; quante specie n‘e cono scevano, 250*, da chi fu desime , ivi; in qual al tro modo era diviso il Truppe Spartane si levava' di assegnairno il numero, 185, come si chiamavano quelle che si conoscono, popolo Spartano, ‘ . fono inventate , no dagli Efori, ivi ivi 201 U; Ul'fiziali suh1terni nelle ar mate da che prendevano il loro nome , tani, ' 14“ Uomini, di raro offerti in ’230" sacrifizio agli dei, 28‘ Ui'ne sepolcrali, di che co sa erano composte, 29""; come si adornavano, ivi Unguento, usato nell’ungc» re i cadaveri, 13’“; nel profumare i sepolcri, 4 1 “ "; non mai usato dagli Spar V. Vascelli ,’ sue diverse spie-' lo , cie , 270* Vela del trinchetto come si 224 Vie, per cui mezzo si cre deva , che passassero i sogni 93“ collocata , ivi Vincitori ne‘giuoehi Olim Velo , con cui andavano pici, ed Istmici come pre miati, 195*; ‘aoo'L sempre ricoperte le don zelle greche, 72" "‘; quan Vino usato nelle libazioni do lo toglievano , 73"; agli dei -, 25" chiamava , 285*, ov’ era come si chiamava perciò Visceri delle vittime, modo il loro volto, ivi; costu da trarne la divinazione, me opposto delle Spar 9 ", qual nome si dava ' ala osservazioni, ivi tane per rapporto al ve Z. Zavorra usata ne’ vascelli, 282* INDICE GENERALE DELLE n5 VOCI E FRASI GREGHE CONTENUTE NELLA PRESENTE OPERA DISPOSTE PER. ORDINI! ALFABETICO. Quello stesso avvertimento pìeme.<so all" Indice delle’ cose rimafchewli , vale per questo indice , cioè a dire , che le parvlee frasi segnale sen za asterisco , indicano il rima volume; quelle segnale con una, indica no il secondo i e quel 3 contenute nel terzo, sono segnate con due asterisci. A. À'ÌS’ÀISYÌXM. _ A‘7aòoBalpomafn‘. A'7aòoepyou‘. A'yaòox‘ fiovìv. A‘yaóo-J Bfl'povos fi_us'pu. upxrr',p _ A'yu'kpavrx air'Baw. A‘yaly.mv. _ A'ysw,ciysdóau yuvaîxal,oîysmfìm AI Abebeli, Agalodemmlîstc 4 52" 145*" Agatocrgi , Agmi boen , Agata 'demonos emcm, -- crater , Agalma\a aidao, 233 252' 13}* 145** 54." Agamion, go Agin, agesne gyneòa, ageste gn yx;1.afvìv ai; ox’m'aw , aviy:w' 50'p0255. A'7='Mu. A'yvpó'psxov. monde , Agelc, A'y1qfo';m. A'y‘q'fwg. A'yuu'lau. Agctoria , Agetor , Ancylu , 195* 195" 285' A'yuókq. A'ympx,oîyuuva ivx«wiv,dywh paw au'psw , ‘800).st aiy‘4v‘w.» (spdw. A‘yvas. A'yvéra9. 4 A'7opoî. Ancylc , 215' A‘yopa‘ aipxzx'm, r'wvroòxpaz‘a. , ai) Agom archva #0; ippodqmia,52;ali quo'mohs , l'xòvo'vrmh; , 7vwiz- _ miao, oz'wos, éksu'ow «Xvi0’ovdx, Minezos. ' melen,‘ îs ician, anagin _Uo ' G7“ ‘ 155 \» ' . _ Agetnrlun , ' 125* Ancira, 281;anciran anaspan , an cirz‘m erin , 281*; ballin anc1ran ieran , ‘ 282* Agnos ,' 19‘ Agnotas , I '’ Agorà , 7l 86" philopolis, 10; iclìlllyopoli_s,lo; ginccia, ib.; iuos, ib.; eìcon, ib_ plctusa , ib.; licyos , À’yoprfr. A'yopau'oc. A'7opawóglor. Agorc Agorcos , ‘ ’ A'yopsóew. Àgoreviu ,’ 169 9; 52 4" ‘ Agonmomi , .' 15 " ' 44 ' 51 H" - IND (‘12 'CIÌSERAIL . : _ A'ypapgufek. A‘7Pa'vu}. ‘ 'Àgrammalévs , Agrania , 125‘ A'ygmó‘ma. -A'ypa'<pwv. A A'yp.q»uv Hs'rxì7.av. _ quavlìa , Agraphinn ,‘ _ _Agfflth0n mcmllon ,' 125* 91 91 A'ypepdvss. A'ypmîwm. A'74pm'wu , A'7pmóflos. Agremoxies , 171 ” Agriania , 125’ I. A'7pors'pz, A'ypofs'ga; Ouam. A'ypv«wf;. I I A'7‘fle-1‘5. -. A'7v,:y.òs. ' A'7'J'rîrns. ' 7 A'yv.:fmfi 0‘0W15. Afyvpîmò; arz’vxì. I I A'yr.‘w M._rmlxùoóxog’ ,Y «16111va - vow. araqangx'rm fin",E-ì;u,y|-Sm dm") pz'.‘ou , s'mra'qum. ' A.'ymvoBz'mu . A'yaavuòs'm. À'yn»voó;'fqg, A'Sa).qof‘s vo'y.oxg. A'Bz'òxvxo; {mvvmfi. A'Bm'o‘.» Bl'mq, A_Bx'zv,y.x. A'Dgxavóa'ohg. A'6.:mvo-î «film. Agyievs , ' ‘ Agynnos , Agyrtes , 4" 152' 1 10“ Agyrlîce sanîà, .' Agyrticos pinax, 1 11’ 111‘r Agou lampaducos 15g" ; aleclryo ‘ Agonarche , 228* 188*_ 1\gnnes ‘alimeti 83; timelì, 83-, ieri,“ 186';stcphgnitelg7fiypourygie, ‘ 150*;argyritcflg7ficpìtaRhii,l98‘ Àgonodice, 187' Agonotelc , 187‘ Agonolcles , 174‘ Adclphis nomîs , Adidactos manlin , Adicìu dice, Adiacma , ‘ Adriano'poh's , Adriana pyle , Adynatì, A'B-Jvaîot. A'Bm'ov.‘ ’ A'Es'mz , A'6_aweîm. ,A'BgM'av iysw. 35 Agrionja, agrionios , 12’ì’ Agrotera, 35; agroleras tysia, 126' Agrypni<, 126’ non , ‘ A'Q’iWDLIP'LJK. ’ A'ycbus; bifl' frqu, n;anbx‘, (sper‘, ' Adylon , 212‘ 57 , 58' 78 ; 93 84 6 il). 269' îg' Adonìa , Adonia , 1nb" Adonian agio , 126* A'szmapòs. Aduniasmos , 126’ A'ò‘wr'6m. - Adonidîa , Adonidos capi , ’19?‘ 127' Adonin cleìn , Aicelii, Aizooma ,} Aîsili , Aiphygia , Acromanlia , Annali , 127' 104’ 16‘ 104 72 1 lq ’2 A‘50'1141609 ufiwot.|, _ t Aîòaw'w v_.).m'sw,,_ A fl‘46hol. A'sxfaìovta. A-S'xsfiox. A'evpyz'z. A'sgo_uxvrsfaz. _À'6ivxtox. K5rivmu.. _ _‘ _ I ' Atenca, 137' DEI-Li. VOCI E FRASI Atenais , A'0Àoòs'rau.‘ Atlotete , Atlon, A'0Àov. , A'bp'ripam. A'm'xsra. A'idvfem. A'mwn';. A'vyawe'q. A'lyei'6ar. m7 ORECHE. A'Oqui‘s. _ A'Ovjmq Ni'11; ,- Hapós'vos, Hohais, Haiw6;ocos , Z‘aifsrpa. A'Gviwv; , 20qwmi; , Xalux'oxu05. i 21 Atene, 1;Nice,5; Partenos i6.; Po lias, z'ó.;_pandrosos, 5;_ Sotlra, 4 À Atene,Sten1as,181“Calclicos}184' 55 ;- 184* 188* Atremata , Bacia, f 2** 127" Eahtia, Eantis, Eganee, 127* 127* 225* Egide , ’A'lys's’; mikm. A'i7'qt‘5. _ . Egeos pyle , Egeis, A'Iymo'par. Egicorc , A'rymo'ps19. Àiyzyv;foìw aiutarvi. Egicoris, ‘ 1.86 ‘ 5 21 ‘ 31 21‘ Egineton e_orte, . ,157“ Az'yz'oxog. A'lòprO; sts. A'mr'as Bi'u'q. Aiu).a. Alfio». Egiocos, Elrios Zevs, Ecias dice, Eclon , 211' A':kxvor. Elini, 25** Ai'pa'. A'I{LZKOUIPII. Ema, Emacuria, A'Ip.o'lox. A'm'yparm. Emyli , ,3". . '5" 26; 167 Ecla , 155“ 128" ’ 128* 55** Enigmata , 156*“ AH; opa'rpzo; , mipfir'a. E: pluatricls 133 ; -urania , Arpe Baiurvìov. A'|'pexu a'iympav. _ .dv;p.sm. À'IPE‘X'OI'. A‘mstuo;. A'x'aupa. Ai'my.or. A'rawx. . A‘l<noiiqóac mi; 1ip€'glî. Ere dactjlon , Eriii ancyran , _ Semia , Ereti , A'to'upwîmu .A'rrwjy,am. A'l‘nqs. , ‘ A'If‘qflufl‘. Aida. A'1rvou'og. A'lxpaiìmfor. A’r)(g.v}. 55“ 191.: 281* 301; 50'; 138 Esacos , 150% Esima , w“! Esin_xi , 104: _ Esii ' _ 104,t Esi‘usie tas«emeras, 115*. Esymnete, Etemata ; 18|7"= 4:5“ Eites , __ , Etetica , ' Etia , Etneos , ‘ ’ 111’“ 29“ 84“ '3“ Ecmaloli' , 252* ‘ìlcme , 222* 128 A‘mîpx. A'ua6nnl'a. A‘vwióapmn A‘uapmvn's. A'uaarvos Ov'sw. A'uam'vov mîp. AÎua‘fla. INDICE . GENIBÀLE A'minow. A'xs'keoba. A'ulni., A'xwaiwqg. 'A'uovl. A'uóvrra. A'uo'vnopan. A'upos ypappvq'. ..._. ‘ My.vr.zs. À'upar f0‘5 Mps'vos. A'upafa'sepov m'vew. A'upairmya. A'xparov. A‘zparovfiez'v. A'nparooroc‘r'x. A'v.pofjo)mrm‘. ‘ A‘upoóz'wm. A'upoòzmi(eabm. A’upòc. 'A'zpoue'pxm. A'upo'weas o 126314 uopww'ìeî. A'upo'n‘ohs. A'upoofo'llac'. uo’pvpfia. A'ipmrvipm. Anpmrv;pwi(ew. A‘xfau‘. A'urm'm. ' A"M'Yl. A'ufm. Aora , . Academia , Acalarli, 128' 15 32“ Acamantis, Acapna lyin , 21 114H‘ Acapnon pyr , 128" Acalia, Acatiou, Acelevta , ‘ Acme , Acinaces , Acoe , Acontia , 285* 1'b. 98‘ 95: 223 141 225* Acontisma >, 192* Acra gramme , 188‘ - lampas , Acre tu limenos, 1_01* 298‘ Acratcsteron pinin , ma" Acratisma , Acraton , Acratnpiin , 1 l 1** 111‘"‘ 122“ Acraioposin , Acrobolisle, Acroiinia , 122M 2154 265* Acroliùiaz€slè , Acri , Acrocerea l'6. 153H ‘285‘ Acronea,’ o neon coronides, 278* ‘Acropolis ,y 2 -Acrostolia, 505‘ - corymba , Acroteria , Acroteriazin , ACl€9 Actea, Acte, Actia , il). 503 z'ó_ 298* 21 -, 155* 21 138' A'1wpog. Acyros , A'umò‘aàvzafov. Acodoniston, m4" Ala de miste , 152"L ; ce trapezan A').a. 6s‘ ndamx , mu‘ fpdn‘e{gv' 69‘ Aparab'enin , 165‘ A'l.aîm. A'Mik. A').aìmyp.òs. Alea, Ala], 128' 251‘ Alalagm0s , 251* A'la).aiìjmg, Alalaxios , «apufiau'vefl: 4 DÌL'LI Yocr x ra.\st GREGHB. 129 Aìaletos , 25m Al)\lìmfó€. A"Mkm À‘lalg. [1'av TI l‘s. Malcomenis , A'lysa. A'Às'aua. A'ìexnrriprou. Aìas , Algen , Alecn , Alipterîon , A'keurpuopavfu'a. A'ìsurpvo'wsov aiyo'». Alcctryomanlia, A.')\sg‘qrvjpm. Alcxclcria , Alc3icacos , A'Àsìgfnamas. A'Àavpoy.astfas. A‘kv,0i, uxrnyopeîv. -- a‘4fo)oyfidqu A'Àfing. A'ha. ‘ 51 1 19““ 49: ‘ 125 128" mo" A‘cclryouuri agon ., 123* 222w (f; 19“ Aìcvromantia), Mch calegnrin , 1,0l.‘c , -' apologcsin , Aletis , Alia , 73 ' ib. _ 12%“ mg" A'Mpa'6mu. A'ìxog. Alimedon , Alias , mg“ A'pròl. Alitri , Alcatin, ' Allcg:»ricos , Allos analiscin ydor, 52‘ 1294 93x 82 A')Ma'óom. A’ì)\nyopmò;. A'l).r.>; dvaìz’auew 5509.; ‘ A'an. À'ìofios. 4" Alma, ‘ 189* A').o'7mv, Alnbns , Alogìon , A'X0'yl'ov 61'un;' Alogiu dice , A').ffi|asî. A'l-mds. A‘Mrau. A')ma'flfl;; A'ì?sdr'fiomz. Alteres , Aler, A‘lqua. . Alphita , Alphiton , 48m: 117" Alphiton stufi , l'17M A").quow. A‘kyx'mw dfod. A’Mguóvr'sN; dyopè. A'M'u. K‘ì.wìs e A'MM‘G. A'M'afrz. A'ìwwaus'wq, A'ìmroòs. A'panpv'vóm, 99t 91 '31 189* - Alycos , 4’ 4‘- ‘ 194f Alylarches , 194* Alphesibie , 61“ Alphilopolis agorn , Alea , 10 129" ' Aloas e Alois , 12:f {Hotì8 , 129* ' Alopeé€e , 129* A\otus , 129* Amarynlia , 1.29" A‘p,&pódlfl. A'gflo‘mn. L'pp;óazx. Amarysia, 129* Ambola, 285* A'pfipo'cnov. A'p.aìqf:o. Ambrosìon , Ambrosia , Amelgo , 199* 12€“ ’ 150 "mmc: cnmm.u.z L'y.xfpox. ' A'pgm'ìx. A'p.y.aw.' A'pvq1fl'av. A‘gng'ow. A'pwuo‘m. À'y-erupa. A'plnrsjgo'vv;. Amitri , Ammalo , l'29' Ammon, 130* Amnestian , Amnion , Amusi , Ampira , 61 58" ‘ 226€ 197‘ Ampcchunc , \ 177“ Ampvx, A'gm‘u'fi. A'y.w.kaiàs;. A'p-mìmî6fi. A‘;L‘)Àqi. À'p'wfl‘. A'M1BIJLPIIM.‘ A'p.qu'fioìos. À'ytupópu._ . A'pqz-uón’aìloz. A'pqnfzio'xakoc. A'pqmraror. A‘_U-QI_JFTÌÎT}JIQ. A'pqr'afopuz. 6191.11771'1. qz'ìuyfi. A'(1Ql'qauk0;. 174" Amycladcs , 225 Amyclaides , 180"‘ Amylos , 118“ Amysti , 144** Amplliarea , 130* Amphiboli , 282* Amphidromia , Amphicypellon , 91"; 130" 123H Amphimaschali , Amphippi , Amphisbelcsis , 25 215* 41 ‘, 95 v ‘Amphislomii 282* ‘ Amphislomos diphalangîa , A'M?WOPWÎJU- . ' A’;q;xqiwrss. A'gl.gmìfioìa. A'uziîaù‘.nr. A‘v.x|jzfvuv. 71" . , ' ' 255’“ -.- Aphalanx, Amfihìphalos , Amphîphoree , i6 84" 2gn_ Amphiphontes , 26'; 170" Amphobola , A‘nabntre , .AnaQeniu , 97" 285* 78“ A'nfia'rag.‘ Anubale , A'vmflóìaww. Anaboìeon , 177n‘ A'v.zfloksîs. Aflflbuli5 , Anabole , Anagogia , 177mt 177H‘ 150* À‘wafiohì. ,A'vxyr.\ycan. A'vaò'àfLafa. A'vaax‘a; Hòo;. Auulcmaln , Anedias lito: ., A'vxneî;. A'voîz).qdrs. A’vowhffr‘,gm. A'v.xzìwovriì.q. A.’vi:zfiwx;. 41" 68 .Anacaljpteria,Anacaly’pterionq 2n= A'vmx).wr:fipza,A'flfi@nlflarffipron A'vim'un. A‘wîuszovL A'vzut‘y.syfl. 'v 192‘ ' Anacia, Anacion , 130* 130‘t Anacimenu , 7 41“ Anaces , An:xclesis , Annc|elerifl ,' Anaclhmpall: , 150* 130* 130* ‘lgl" Au;lcriaiS , 32; 77 manu: voci -: 131 ram umrcnx. A'n‘upovdlî. Anacru,sis , 197* A'vaixmw «ar‘6mv s'opni. Anaclon pedon eorte ,‘ A'valazpfinivsdózl si; 16 7c‘vo9. Anulambanesle is to genos, 104“ A'vaù-isw s'z. auy.wosz‘ov. Analyiu cc symposiu, A'vanyòpsxa. / A'wdarv;px. A'vaip'p'vsrg. A'vzfio: viy.s'pM , cipxalpu‘o‘zo'z. A'wadsrqîv. A'wis:arou À‘vadtfioevi. A'vxugaîyov. À'VG'Ì;ÌJ)(OL 'An.=x:agoria, "‘o‘F 159“ ' 150‘ Anapcra , 27" A-mrr_vsis , 132" A:mrchi emere . arcberesii , 58 Anaspan , Anastali , Anastrophc , . 28r" 26f"; 154* 2390 Auavmachion , Anavxnachi, - Audrapodocafadi, Andria , Amlrion , Andria , Androgeonia, Andrnlepsia , A'iiîlîlvroauntz‘ir‘riìm. A'vapsiz. A'vòpsr'ov. À'vò‘pm. A'vE|:oysaivrx. A'wBy;);qix’a. Ày‘vì;o)crìixoy. 9* '504‘, 113 155“ 1601»: 115n= '150" 92 ‘ Androlepsion , Andron, o Andronilis , A'v5|;-àv e A'v3pnn‘rry. 'A‘veyukfiroos. A'vem‘òrxau. A'wsmr-rì8uoî. 99 81“ Anencletus ; 240 Anepidice, 981* Anepitedios , 107 _A'vev'vaou Anevtyni , 199 AÎvbsafrzlam. A'v0;dfv;,usiu. À'vósorgòpm. A'v0nl Antesteria , 131‘ szs;où'afim o rafsvy,s'vzi fzy.o'w A,nieruste, o tetcvchene timon eni Antestcrìon, figsai'fic3‘u, icmfis‘aw , r'csolvparr'uv, À'vr‘1r‘ror; Xspcn‘y. -- ' _ 1Îîx' Ante , 170W con, isotcon, o isolympron,44M Aniptis chersin , -- wocn‘v. A'vzmòaroòss. 151* Antesphoria , 61" posin , '-1'6' A'voìvgmaiìsq. Aniptopodes , Anodos , , Anolympiades , 62" 16n“ lg4“ A’Wio‘xon Anosii , 52' A'vtfivouq. Antenus , A’wflyóvaad. A'wflyom‘;. A'vf:ypaqsxig Antigunia , Antigonis , A'vor’îog. ivi; Fov)fi{, ffi; ' ‘ 1.;2 21 Antigràphevs tes buia 41; tcs A'yfl7/Fazo'ri. À'vn'ò‘osrs. diiceseos , Antigraphe , Antidosis A'vnî«xy.,î:ìwsaóxr. Antilambanesle , Bronwiasms. 2*: I 45 78; 95 1:5 191' 152 - mmc: A‘waneîv 61'r:qv.'; A'vn‘mxo’wfss, A'vri‘knfiw‘. A'wtwósm.; A'imo)(1‘;. ' . ' GENERALÈ Aniilacliin dicen ,’ 80 Antilacontcs , Amilcxis, 6| 80 Aniinoia , A'vn‘waior. Antipali , A'vnz‘pom‘vewg Antipropinin , - i 152* Aniinclxis , ópmcas, 21 188" 145“ .- omia , _Antistaixs , A'vn'arans. A'vfl‘dfopo; quzkovyyian, paiMyE. IA'vnos‘pvm’ _ Antistomos 'diphallungia id. plin lanx, 255* Aniipherne , Ajwrkzov.; A"vrì.ov. ' 62““ Antlia , v A'vfh‘a. z'6. 99 Anilion, Aullon, ' 276* ‘ 283* 2831t ’ A'vroE. A_'vreoy.oafa: Avm pv‘aw fai; usoaì.aig. A’vaoOsw wdy.ovs. A"°;l"/‘q. A'givolzmwrei‘a. ' A’fizm «kaou. A‘Eóxvo: W|01‘ fidaw, A‘govss. v_À.'ouìoz‘. A'oprfipsq; A'afayssyvi.j A'WJP'ZGI‘. ‘A"WÌPXSGÙIr. A'mmz np.q’w paupaiv. A‘vrairv;. . A'Waffivmp. Awmw-ipm. AfirawR-qrfipm.‘ Amyx , Antomosia , 221" 78 ; 88 Ano ryin tas ccplnalas, Anotcn nomus, Axine , Axinomantia , 133‘ 109 120* 224' 120‘ Axii peplu , 175" Axoani nei esan , Axoncs , 10“ 109 Aidi , Aorleres , _Apngoge , 24w 192‘K 92 Apnrchc , 59" 41““ Aparchcste , 41** Apasi timan macran, Apate,- 84 159' Apatanor , 152‘ Apamria , 20' 132* A «‘1'31190. Apauleteria , Apaulia , A'wwì.î(eoóau qu vuy.qz'cp. Apaulizcste 10 nymphio , A’n’sòdovfo fai 1'p.oirm. A'rénrou uipwds yeveoòau. ' A'4fe).sxióspoc. A’41‘5 ,:7_w01«. A'wso'xomape'vm. A':ìois. A'wqhe'aìns. A'fl'nî‘uu. A'st-chi’,alvev ro-‘J aivzwazisc10m. _ 72H 135“; 71" Aped_ymato la ima1ia , Apcclu arnos gencs[e , ' Apelevîcri , Apercheste , Apeschinismeni , ' A'f'lis 7 Apcliulcs, Apcnc , 72" 128“ 118’“ 27 ; 81 ' 12“ 33“ ‘774“ ' 8 192‘ Aphcvsli, anev tu apapaveslc,1q.p* DILLI VOCI E FRASI GRBCHI. L'«oflaîòpm. Apobatre, A’4rofim'yeu in 159 vai». A'oroflarvipwv. A'vrofiarvipws. A'w0fii‘gtlox óudl'au. A'«óyem. A'or‘oyc'wscxbm. Apebenîn ec tomneon, A'«Qyp:flqri. Appbalerlon , Apobatcrios , Apobomii tysîe , Apogia, ' . Apogineste , Apogrnphe , A'4rOBSIKÎGI. Apodecle , A'etoò‘sxfaîoz. A'1r08l0fi'0gm’81‘6011. A'«on'oayy.a,. A'waòorfipzov. A’vro6urv‘pow. A'arofis'fau. A'woòa'ms. A'aroówlaxenv. 'A'aroOóyzoz. nA'«omìpuufoî. A'aronnpv'îjm 16v 'Jto'». A'woks'maw. A'n‘oìsr'Lsm; 611.1q. A'«ókszlrs. A'«óle. A'arokìa'wm. A‘wakóaw. Apodoterinn , Apndylnrl’on , Apotcle , Apotetag , Apotnescin , Apnlymii , Apoceryctos , Apbccryxe ton yion, . Apnlipìn , ' Apolipseos dice, Apollpsls , Apollon, Apollonia , « Apolyin , A'ar'opwyaxh'z. A’«op.myòaklau. Apomagdalla , Apomngdalic , A'wopaiEaubai. ‘A‘wóvrppa. Apomnxasle , Aponimma , Aponipsnste, Apopempln , Apopcmpestc, A'vrovz'Ladóm. A'vronrs'pflsz A'4'I‘OIR'S'UHI’SGOM. ‘A'1rofl‘opnrfi; 8|"41). A'«oarkmfmax‘. ’«ooropm‘xîa. A'4c'oar’opafvî. _A’«opó.lsms Xaîpw. '«ocmleósw. A'n‘oo'rum'ou Bz'u'q. A'«oaopnrvlg m'w umacfiv. A'vroafaìmov. A'warexyo'po‘v. A'non'pvqgm. A'wóropri xe'pafog._ 4‘5 Aprrdectel , Apodiopomipsh! ,Apodiogma, lApopompés dice, Apoplestiec , Apopompca, Apopnmpe , Apopypseus charlu, Aposalevin , Aposlfisîu d1'ce , Aposobetes ton cacon , Apostasìon , ‘ Apollolnisnnon, _Apo'limema , Apotome ccratos, 154 Î\'DICE A’woîf1'rs'flos. AI'I’OTPÌXGGOJKÌEU'ÙY‘JXOY ó.!.w. GINIMLI. Apntrapezios ., 133': Apolrepesle enujcou opsin, Apolriaxe, Apolrìacteue , 2gu: 191* Apolropea leamala, ' 1 154 Apotropeos , 9h“ Apotropiazesle lo elio, Apopbasis 96‘ 92 A«oqpaìàss. Apoph’rades 45"“ A'eroy,szpofoveîv. A'foxsxporowl'a. ._À.'«o&fiam. A'4r‘oLiqucnp A'wo4nqzaye'wos. Apochimtouin , Apnchimtoniu , Apopsese , Apopsephisis , Aproslasiu dice , A'n‘vpog. A'paifsm. ‘ A'Hîuhu. A'P'yoi65s. A'P1ÉMW éopra'1. A'Pyme'pawwog. 'A'Ia'yvpófo‘fios. Apyvpomî; Àiào-Jî._ A';òawr'an , dea'vxov , 1do‘rpa , ódfpxnow. A'piìnv qe'psw. A'pòvprfox. - paópo;mvrsia. 81; 97 Î12“ 13: 254 46" 134: 180 . 21 Argion corte , Argiceravnos , 15",“ ; Argyrom‘ms , Argyrus lima , 22/1 67 Ardania , ardanion , gastra , estra con , 16" Ardcltì , ' A'pso; ’501101‘. A'pfiymw 6qìurapaiuv. À‘;wz'6veuz. À'lsmrai'a. A’gm:epaì. A'pwmv. A'rms'aau. 19 ‘23; 28 Ardea ferin , A'ps:ówayos 0 A'psw; miyo;. A'psxon’ay"rou dreyavaòrepb;,am Aîpqrfipss. 19; 47 ; 91 Araros , Aras , o cataras , Aratia , Arbyle , Argadcs A'pnqws. A'paîs o xaraigas. A'pm. A';fifazpdu. 51 127" Aprostasiu dice, Apyri , Ap}’ros , A'ervpoz. «qkó:spos. 55 , Apopsephismenos , A'«osram'ou 61'mq. A'w;aamaiou Binari ' 960 A'torplz'fal. A'«Oflflqu°fi‘lll. A'«orpówzz.t 0adpafa. A'vrorpówmo;. A'wof;omd(eadaz fqî filx'qn. A'mìyapms. 18** 75; 54" Ariopagos, o Arios pagos, 26 Ariopngilu 68; steganoteros , sio pcloleros , ‘ Areos neolti , 106* Arcgon telylera0n , Ares, 'A'relirc ,’ Areleres , Aritmomantia , 8]“ 2“ 19: 11k 121; Ariaduia 154. Aristia Aris‘erp Arislon , 269* 105* 1 X2" Arccsc , 64‘ I BELLI VOCI A'pne'axov. A'p4fsx'z. A’pxr,s-isrv. A'pwros. A'pp.u.. A'pp.airswv pi).o;. A'ppsvz. A‘ppsvxarxr‘. A’ppófsu. A'ppo'cran. A'ppóavvor. x u,u1 onxcru. Arcesion , Arclia , Arctevin Arclos , Arma , Armalìon melo: , 155 64‘ 631; 138‘ 63“ 18“ 85* 68“ 68'" Armena Armenist9, Armoziu Armpste, ' 290* ago“ 204; 61‘* Armosyni, 204 204 205 A'ppófrszu. A'pwv «po,3ai).ksw. Armotlin , A'pvraysg. Arpages, . 292‘ A'mees.‘ A'p’éz. A'ééxfls‘w. Arpidcs , Arra , ' 180** A’p'riiqoo‘pia. Arrephoria Arrephori , Artemis , À'p'rì‘qapóìox. A'preprg. Ama proballin Arrabon A'prs‘pfari. A'pre'pmv. À'gfou. Artemisia , A'pflu'sc niyopai. A'pxmo'wloufov. A'pxa/ys'rag. Archia agora , A'Pxei'ov. A'vai fvî; unicum. A'pxrspsîq. A'Pxisp'nou'm. A'p’110éx909. A'fixxvfispvfifm. A'pxzrfir'uìwos. A'F/pwrsg. A'flsw. A‘oaruos. Arlemon , Artos Archeopluton , 944* 57 l!‘ M. 134* 154“ 1 OH; 8 8** 135* 285* 117*? 10 91 192 Archagetas , 114; 201; 9' Archion , Arche tes cineseos 103:’ Archieria , 20‘ Archierosyne , 20‘ Architeoros , Archicybernete , Archilriclinos , Archontes , Archon , Asacos , 76“; 175v< 295* 138** ' 32; 20‘ 33 150** 123*“ A'uaivBrow. Asaminti , Àsandion ,. A'as'fiem. A’am‘s. Asebia , Asias , A'nzìfin‘sm. À'anoig. A’um:;iìcq. Adeha. Asclepia , ‘135! Ascis , Àscytale, Ascolia , ' 123* 237 155’ A'rmm).ui(uw. Ascolizin, 136* A'aa'yw0m. 278:: go 166** 136 INDICI A‘oumpa. GIKERÀLE A'o’miìjeafiaz. Ascoma. Aspazeste , A'am'òas; aig.p1fipófas , «0811115 Aspidas , amphibrotas , podene ue19. A'ombsfov._ A'om'èsq 5651.11 . _siuun)or , tail rore ram. À'omìiozm A'am'; uoikq , s'repopviuv;s. - o'pquósuaa. À'dwovìov. A’drsposrnrvìs'. A'cmui. A'cxrou‘. A'drpniyaì.pog. A'cfpayaìoymWfl'a. A’orpumîos. A'arpmsia. A’o'fpaifaufor. 277: 130“ . c1s , 222* Aspidion , 279* Aspidcs baie 220‘; eveyoli pan: tate ise , 222‘ Aspidisce , Aspis cile , eteromeces, --omphaloessa , 279,c 2221 .221u Aspondon , 24% Asteropetes Astica , , 146 Asti , 71 ; 145* Astragalmos , Astragalomantia , Astrapeos , Astratia , Astratevti , Astrosias , 164w 102“ 6* go 267 " 221 A'arpasm'm. A'ofu. , Asly, À'df'uvoyl’u. Aslynomia , A'afovóynm. A'aópfloìoz. Astynomi , Asymboli , 44 1 1 1.,M A’axipfloìov Esi'vrvov, À’cru'pfloìog. ASymbolon dipnon , 1 15M Asymbolos , 1 15MC A'dpiilldp.“ «101'0u. A'fau0alia. lffl?°S e'xm'arrew xóovós. Asphalisma pli1r, Alaslalia , 282' 13g" Ataphos ecpiptin ctonos , 2“ A'fe'ìewi. Alelia , 104 A'faxvog_ Atccnos , A'fói‘g. A'np1'oi. À'flyox. A‘fly.o;. A11is , A’fla.)u‘s. A'ngfaiv‘q. A'm‘my‘ «1'dflq. A'flm6; p.uipfu;.; Afflwqp’Î’9. ‘ 1 45 ‘ 57‘ 2.1 Alimia , Atimi_, Atimos , Allalis , Atrytone , Attice pistis , 53 99. 122 ; 23h 22 6'L 56x Atticos martys , Auiceros , Av Avleer,y in , Avlete , A’quoó fiiov (iv; A'oì.r'(ea0m fqi vo|Loi'fla. Avletu bion zen , , Ai'lizeste lo nomphio , 55’ 120’“ 57" 81" 59: 39 71“ DELLE VOCI 131 E [RASI GBÉCHE. A'u)yòs. Avli , 'Avlos , A'vfeps'mz. AvtCrete , 28g; A'vfopoìel'v. Avte , Avtocratores , Av10molin , 252* 2:19“ à6 A'vfópoìoz. A'vfovopr'aw. Avtomoli , Avtonomian , 267‘ 141 A'vlox‘. A'ò'rv'g. ' A'ufoupa'fopss. A'Ufo'xòowas. Avtoctonea A'vróx0mv. A'urolu'an. À'vxvìv. A'qsksîg. Avtoclon , 2_5“ 168“,L 1' ; 21 21 ; 174*“ Avlopsia, Avchen , Aphelis , A’pheles , A'qslfiq. Aphesls , A'QEGIG. A'Q' s'arr'aq. dg;gsaòou. A'Qervlplm_, 6.370Wl. 98 Aph’ estias , Agf v ‘ ‘41K -- aicheste , Aphetor , À'qkauflau. A'°P°PWÌ A'Qopyfi; 31"M|. A'qpmroz. A'qagoòx'moz. A'QIIOBIIUIOY. Aphrodite, A'onBx'rq. H'pz. À'xai'uòv pé).o;. A’xapwn'a; 61'mq. A")(OBML. A'XOos. ' 75“ I 278*; 503* 98 28‘8" 136‘c 15 15; 2’“ 158‘ --_ Era , ." ’-"='*z .'-":"‘°‘ Achaìcou belos A‘caristias dice , Actia , Aclos , 64"; 226* 93 155‘ ib. A'xx'ìlem.‘ Achillia , A'Xos. A’cos , A’Lav6écmzov pawsîav. Apsevdestaton mantlon , ,’ BaG:'(aw deroèvîmvs. Balbo; o «‘a'Xo; qalìayyos. Ba6wfóìspos. Bm'fe. Ba'ufólm. Bouru'ìor. Bdiu)(ar. 156’C - 164* 80" B. B. Baiyo;. 1‘6. 258’1: 20" ; 71‘ Aphiene, Aphlasta, Aphorme , Aphormes dice, Aphracli , Aphrodisia , Aphrodision ,' A‘?‘È‘Vl(. ' i. Aphuteria 188*; organa,’ ‘ ‘ A'Qflfdl’P. 155; 23 321 18_" Bagos , Badizln anyp‘odelus , 230* 222 Balos , o pacos phalangos , 354: BatYpolemos , 4* Beta , ‘ 179" }etylia ', lo»k Be1yli , Bacche , /1òî 19" 138 ‘ quqsm. INDICE cnumuu Bacchîa , szavnqu'ym. Balanephagi , Ba).fiz‘;. Balbis , Ba."ùew a‘y-mpaw x'epaw. Bal).qrfis. 136* 144* 1 16" 188' _Ballin ancyran ieran, B:AHGIYS , Bdmm. Bapte , Bungnipwv. Baptisterîon . deaòpov. B_aralron , Bigmfpov, Bag-3fipogwg. Baratron , Barybromos 282; 1564 166* 128" 103 ; 1362 156 170*; Bapwròlsy.05. Bar_ypolemos , Bmax'ìem. Basili& , Bazar'ìaro; ami , «pò; «i 11'an Bam'ìszov. Basilica oloa , pro: lo lito, Basilica , Baazlsx's. Basilis , ‘ Baarlau‘9. Basilevs , 54 ', 159" 3160111} eroi. Basilice stoa , Bamhao‘a. Baouxwt'm. Basiliss:1 , Bascania , Barfip. Baler , Bu’rpwymîv. Baumlqî». Batrachiun , ‘ BaVcahn , 4* 156* 52 36 20“ 52; 66 - 54" 121* 189'= V 70 95**‘ Bawz).viaem Bavcalcsis . 95“ Bamn').wv. Bavcaliou , 123m Bsp.móosos 81'un. Beheoseos dice , BS'fl‘qlor. BEbCÌÎ , B53n).o; fó«oi»‘ Be,iiwv.s. Bebclos \0p03, Bebioca , 97 52“ 9* _ 12** v_ Baer'ac'oz. Bidieì , 204 ng'6xoq. BÎdÌOS , 20/1. Bexs'ìoofsg. Bielopes , Be'kq. Bele , 258 225” Be).opavm'a. _ Belomantîa , 110‘ Belwafaz'aexs. BavBc'6ma... Be'v5:g. Br'p'ézov. Bfiééov. Belostasis , Bendidia , Bendis , Berrìon, Berron , \ 257* 136* 136* 178M 178“t Bm'mv o ,8c'a; Bx'wq. Bieon, o bias dice, Brflmaxg. Bz'cfiam. Bibasi: , Bisbea , BM5-q; 61"n}. B).maqnqp.efv, B).auîrau. Blabcs dice, Blasph emin , Blavle , Bó:;. Boes , 94 231 166‘ 94 1 1 4‘ 180" ‘ 26‘ Mm»: ,v OCI e musr carene. réìswx, Bari. Bor,8,aóp.m. Bov;8,aopuoiv. »-- lelii , Boe , I Boedromia , Boedromion , 136 27‘ aog 136‘ 129* 131' Bowiv aiyz0oz‘. Boen agati , Bóflpor. Boi'vos. Bo').r9. ' Botri , l 14 Boinos , Bolis , 96‘ Bo).froo Bz'u’q. Boy-(30€. Bops'as. Bopeaoyoz'. Bomvopfiurer'a. Bornas'cew a'opfli. 'Bova'ymp. BovO-uer‘v. Bong).sfoy. " Bolitu dice , Bombos , Boreas, Boreasmi , Botanomantia , .Boltieon corte ; Buàgor , ,111‘ 157* 205; 232 Bulytin , Bov‘mr'os. Bucolion , Bulea , Buleos , Boólsuars. Bulcwis , Bovì.surau‘ aimi uvaiyou. Bulevte apo cyamu, Bou).eoffi,am. Bulevteria , Bovlau'av. 95, I 28“ 56 147* 60; 141* . Bou).survipwv yspovo‘r'as. ‘ Buchi oi4r‘ci uvaipou. 1r.'w n‘evraxoct'aer. Bovlfi; k.xfiz'w. Boris e',360y.09. o' Moloffn‘ìr. Bou'.‘r;g. Bulevterion gerusias , Bule ape cyamu . --- ton pentacosion , 62 -- o Molotton , Butes , Bu1ypi , Bpóxos. B-iaros. 2158 27‘ Bupllonia , Bpofolozyoì. ' 10 I 8 Bus ebdomos , Bova'vroz, Bpoytsr'ow. 57 ‘ Bules lachin , Bouyóvm. Bovoówos. Bpaflsfow . B paflsurm‘. qurdròsm. szxups'maz. Bpx;p).oyr'x. Bpa'1ag. Bpr'(ew. szfóyavrtg. Bpovnu'o;. ' À Buphonos_, Brabion , Brabevte , -Brasidia , Bravronia , Brachylugia . Bretas , ‘ Brizin , Brizomantis , Bronteos , Brontion , Brotoligos , Brocos , Bysios, 51‘ 143* 143* 143‘ 148t 188* 18 * 15;*' . 1571 228 10* 94* 94"E 44° INDICE GENERALE Baap.oz' nin'wupor. Bomi| anonymi , Bomonice , Bw1wvei'xar. I Bmpóg. Baoy-ó; m'w Ea'xîamr. Osa'iv. Ba>pqî 0' ém'. ‘ 7* 141* Bomos, 9*; 11“ Bomos ton dodecl teon, 2“ Bomo , e epi , 152* G. I‘. Geeochos , ,I‘asm'oxog. 4“ Tulaufóoaforò‘u. TaìaiEm. Galaciosponda , Galaxia , 25“ 158* Taìfi upousofdv. Gale crocolon , 129‘“E I‘aìw0m18m. Galantiadia , Tupwilm. Gamelia ‘, Tay.nhoi , 0501' , emixau' , «po 7aiy.sm , #p01615101 eó)(,m' , afpore'ksw. Gamelii , tei , euche , progamia, prolelii euchc protelxa , 64" I'apwihos. Gamelios , 204“ Gamelion , 55“ I‘apqlza'w. I‘ay.ruwi flz'v‘q.‘ ‘ I‘a'ppw _6au'sw. 158‘ 138*; 64“ Gamice cline, o“ Gamon dein 68M Iaipo;. Gamos , 53“; 6"; 68M I‘aarvi,;_ Taidrpas. Gasler , Gaslra , 123W 276* Taidt'pq. Gaslre , l‘uofpopzflfl'a5 I‘sz'd_ov. I‘e).a'ovfeq. Tsniólws Teos'flhog rine'ppi. Tsws'0hm (Ìeoìq Teva'ara. I'swsroìh'à. I‘sîrq. Gaslroman1ia , . \ 118* ‘ Gison , Gele0nles , Genetlia , Genetlios emera , Genetlii teii , Genesia, , Genetyllis , ' Gene , 1 18" 33"“ 21 158* 32“ ‘1'6. 158*; 44H* 139* 21 Gennete , Gerere , 21 146* Gerestia , 159* 1‘apoauiar. Gerànos , Geroacte , 141* 186. I‘apov0pm'uv E'Opf'q.‘ Geromreon corte , 159* Te'pavfes. Geroutes , Geiusia , G'erra , o gcrron , Gephyra , chhyrizon , 197 197 222* 1 53" 155“ Gephyrisle , ibid I‘ewfirau. I‘spmpau'. ‘I‘epau'dflfl. Ts'pavos. Tepoukna. I‘ys'ls'ria, o 7;;p'p'ov.‘ l‘aLp-apa. l‘equpx'fmv I‘spupr;a.f._ . DELLE TOC'I E FRASI ORECIIB. Fampavreu'a. _ l‘iofipym'. Geomanlia. Georgi , ' I‘fl. Ge , l‘vqysm';. Gegcnîs , l‘fiuM- ‘ 211 121* 21 ‘ ‘ ' Geme', Pupopoauez'v. Geroboscln , Gas corte, I'vyyquv , yuyypm'vsw. Gingran gingrenin , ' Gingrasmos , rl'yfypng. ' ‘ Gingres , Tvyypz'au. I‘l'flîdflfifl s'v. Bsz'm’vou. ton" _ 139* 127' ‘ ibid. ' 127* 127* i_óid. 159‘“ Glavco is , ' Glavx 1ptate, Ì Gly_cia , < Gnesii, 96" o itagenis, ; Gnorisma;a , _ ÀWGnosis dicasterîu , ‘ » _ I‘own’sfsx'v. ' Gonypetin , I‘0fm‘zafm. Gorpiea , I'ouwi(scàm. I‘papyazrcc. Gunazcste , Grammal-a , _ G'flolef'lws. Grammatis, l‘papparaxfg. Grammalevs , I'pappufm1q. I‘papy.vî. I‘paî'q’. Grammatice , Gramme , ' Graphe, lavBouìqrefaw. ‘ - 75" 30; 49 ; 109 - ' 56 ; 295* 105*9‘ 188* ' 80; 155 80 Graplxice , Grupllls , Grîplll , 156“; gl‘lph05 , - Grosphns , I‘60ùa. Gyala , I‘ukw’xeweg. GyliaVChcnes , I‘u’how. Gylìon, I‘vy.vm’ .l.vxm’. I‘upvamapfia. I‘upvozaz’apqgm. 'Gymne payche , Gymnasiarchia , Gymnasiarcllì , ‘ 129* 44’ < 105" , -»- pscvdoclctias, I‘paqmrf. Tpaqars. I‘pz'qoz , ypc'qzo;. , 5* 105* 114" 90" 94‘" 75 44" ' --- apolipseot , I‘pay.y.afsrs. Tu;ivaarvîpmv. I‘vpvow'alfisf’a. I‘uwauusz'a m’yoga'. 6'4" Gingrie , ' Gineste' cc dipnu , I‘Mum'm;. I')uv'fi l'marm.‘ Tìul'nel'a. I'vqp‘roz o z'0ayeflsf;. I‘va>pr'dpam. I‘w5n‘w 6mao'fqp:'ou. l'poap09. \ . Glngranlu , rly»ypao'y.o'î. - l - I‘vîs éopffi. I‘xyypawra. 86'“r ' 175* ibirl. 157** 225* ‘ 219* - ‘ 2227lr 227* ' ‘ -Gymnasterlon , Gymnopcdia , Gynecia agora , 94" _ 47. 1,7 n 139* 10 I‘vvmzoupfo-J’wvor. G_yuecogratmneni , Î'vvzmovd'yw. Gyncconomi , ' I 204 65 ; l‘2l)*“ 16 242 11mm: 02111111113. ’Gynecosmi , 83M Gynecou , gyneconîte‘s , o gyne-. I‘uvmuo'o‘por. l‘uwmuóv, yuvmzwz'fm o 7‘! wmuam'flg. l‘uvvî. conitis , Gyne , 81'“L 58M -«- lysîzonos, - )vdr(owos. 71H< D. A. A4'Geg. Dades , 159* A4606)(09; 1 52‘ 159* Aaz'Bala. Daducos , D0dala , Aazèx’s. Dedîs , Aul'ppyeg, Ampovo'Mn'foql Am’; , Ji‘an. Am'm‘6Xfl'5, Au'ms. Aau'pm’. Demones, Demonolepli , Dcs , 159‘"; (rise , Dcpelis , Deles , Detri , ' _ 159* . 6*; 20‘ 91‘ 40‘ 1 24M 159*“r 145' Aompog. Dolros , 139“ Àm.‘vp.ove;_ Delymoues , 124Ht ÀG1111M’7. Detymon , 151 ** Am’q;pmv. Ànum’hoz. Dcphron , Daclyliiî, 5' 283* Auufu),<’or; uponxv. Dactyliis cruîn , Aaufuh’ou; qapy.q.m'fM. Dnctylius pharmàcitas ,Dactylomaulia , 121 119 Daclylns , Damasimbrotos , Danae, danace , danaces, Danos , 197’ 225* 1(>H 16 H Damn , 140* Dateton eresîn dice , Davlis , Daphneos , 95 14u“ 80* Auumkoy.qvfsfa. Aaurvlos. August’pflpo1’og. Amn'q , Bava‘wq , 62n'u111. Anwo’g. Aapov. ' Aquvî'w du'.psdw 81"4fi. Aavh’9. l_\oz{amr'0;g Aa.qwr,w 41‘86W. Aaqquo'pm. Aa<pw;yo'pog, As-rfasrg. Afll‘îu'0ustM; Anh'a, Acùwo’v. A.sùor. Au_u.ah’ar. Asfvo; 0 85mm';. Aer'or'ya. 8-qy.n’nm. o Br,p.unxat. Daphnen adin , 168* 150** Daphnephoria , 140* anhnephoros , 150“ Deesis , Dcdiscestc , Dilia , Dilinon , Dm , 45" 143’* ‘ 90" 1 121* 265* Dimalie , ' 23 1 Dinos , o dim'as , 125M Dìpna, dcmosia, odcm okìca, 14“ mu.x.a voci a rnasx carena. -- 6’1f160’oxpa, ' si s’1i150514’1021’. Asmvox)firopsg. Asr'n'woy «poi‘proll , 0 «powoym. Aet'wvov , -6ny.ofmov , auvaryao yep.ov, -ovvaco’fyww , -oup.qo pnra’v , - mavp.,Soìow , - day. po).xy.a.z'ov , - fo’ a’4ro"cuy.flo hîs , - e’v. uowmî, 9;:MQMo’Y, quìsfmo’V. Asrpaòma'f‘qg. A6i'o‘0au oskr'vou Asna'òapxor. Asum'Bapxoî. 243 _--- epidosima , 114" V -- ex epidomaton ,'_ ióirl. Dipnocletores , 124“ Dipnon proimìon,o propoma,135“ Dipnon , 112H; demolic0n , 22.; synagogimon,135*';syuagogion, 114"; sym horelon , nsymbo lon ; symbo imeon, tò apu sym holes , 22; cc cinu , 114“; ' phratricon, ao;phyluicon , 1 15““ Diradiotes , 8o' Disle selinu-, 4o" Dccadarelii , 250’ Decadarcos ,; 251* Asxnwx'a, Aena’s. Decfmin , Asuao‘p.oS. Decaunos, 9i) Decalevin , 1321’ Dccalen tyin, apotyin. esliasc, 92“ Asnarsósw. Asua'rqv - .Sv'ew , - a'«oào'àw , s'sm'ae. AB).QL‘V. Aeìqr'wa. A'swòps'sw , psyr'arwv. Aeg‘jza' a’p)f;q' , fruga/ym’yn’, i:mî xo’apou. AsErov a’upwfquou. As&roó’cròau. - Sauri, . t;age’{'g, 81’porsl, ‘ Decas , 231* 241 ; 9.31" Delpl1in , Delplxinìa, 289* 191‘ Dendreon megîslon ,‘ 14* Dexia arehe , 254; paragoge, [6. m cosmo , 103'r Dexion acroterion , 234* AsErq. Dexiuste , Deti , trapczc , doris , logis , ce orgis , etc. , Dexis ,- xp'qsor's ).0101;, ma 0,27014, cc. 150" Crestis ió'. 99Î AeEr'oacnà. Dexiosis , As«a;. Aeo’pos. Depas , Ascpmrqucov. Desmoterion , Aeo‘arowm. Despine , 25' Devtera , epi ieadi , 205* ;206*; epi deca , istamenu 205*; me À5'JfEQ; , cm muli: , em Ba ” , zar.xpevou gasata-iato; , rpom;. Dcsmos , sunlos tropis , 143’“ 123* 99 ; 98" 117* 276“r Asvfa.àm rpmrsìja. Devtera trapcza , 135," Asurepac fpavn‘e(ar. Aeu:sgovrofpox. Devtere trapeze , Devteropotmi , mg”; 134" 52“; 38’“ Aaurspos. As;gsq0m owvov. Devl€fos , Dechcstn ionon , 234* 11.5" Anka. Av;ìmî. Delia , Delia: , 141“ 16“ 944 INDICE GEN 1;n ALB Anh.xarau. Deliastc , Anpapxm. Anpapxos. ATHPQTEPOS mmq. I)emarchi , Anvmn’p Demeler , A‘qimfpia. Demetrio , A1111117p12’5. Anpoflowxau. Demetrias , ' Demolinie , ‘Demi , 4 Demarcos , Dcmeteros acte , Afipoz. Any.oaromfau , 19 178* ‘ .2*-, 141* 141* 22; 205' 115" 22; 37 ; 103 D.emopiete , Afipos. AT][LO’UIOI; - 641'041’fm. 76‘< 57 ; 186 ; 4*; 10 'Dcmos , 20 115“ Demosii , epople , 573 50; 115” Anuoomw ép»ymv e’mararm. Ànuoraz. Dcmosion ergon epistate, Annofluaz. Demolice , qu.onm. Afig:; uvrlxsrpos. Azxfiaòpa. A‘1261u10_1a19 8111?}. Demotas , Demoti , A110660M. Amm. Amufaw emrpsiau. A:’aurqrau ; - Asmlìaufiqproz , 89; 236, 115“ 19 Dexis aniichiros , Diabatra , Diadicasias 47, dice, 259 180“ 95 Diateste , 101*“l Dieta , 83 Dielan cpitrepse, 88 Dîctale , diallacterii, 76,87; 935 88‘ Diacris , Aww.p«s. Amupr. Àml)awrma. 21 _Diactor , Diallactica , Dialyte, Amìwm. Ampavprvpm. 45 19 ; 103 _ 4" 22" 254."l Diamanyria, 96; 142 Amp-u.dflyo>flî. ‘ Diamasligosis , Arap.sy.srpnpevn qua-pan. Diamemelreincnc , emera , Aqudnapo;. Dianeslismos, 112* Amvrwm. Dianlinia , 142* Aup)(,’q. Diarche , Amos. Amara. Dias , Amuwcng, Dia'vlos , Amwkos. ' Am.!.‘qpxo'etg. \ A1601111 Biaxeipomwmv np B‘q’y.jn. A156;01. A:erpcowofsvon 88; _142“ 88 188‘ V 188‘“ 17 ; 19 97“ Didascalia sophrosyncs ,' * Arsyyawv. '21 D_iapseplxisis, A:6acnagksx’a dxqapoau’an. f 82 192 Diasia , k Diaslasie , ,Diuvlodrumi , Amo).oòpopou A:60wu. 141‘ 115“ Didone f(31M Didone-diachirontenion lo dcmm55 Dicngyau , 61“ Diedri , ‘ 104* Diironoxcni , 161“ DELLE VOCI 1: FRA'SI onwm. 245 Dilyrambi , 39" Alóupayfloz. Auaro).szz. Amm. Amman. Dice , Dicea , Amadl’al. Dicaslc , Amm;1mo’; pwòo’g, Dicastlcos mistos i 42; 71 Dice, isagogimos , 78; agannu, Dlpolla Arn| , sxdaymyrp.o; , ovyay.wv , o.l.ryay.wv, umoyanprov, p.8 mì).mq , rfi; 251m; , .I.euòo p.:xpw;miw , umorechîw , mag «06, a’uswm: , priom‘ac, s'pfiy-q. 89 2”* - Amaxrmi Ékuew. A!y.a)(m. Alpozpm. A!y.oszrqg. Azoxìsm. Awy.eu. Alopr.flau. A:ol:.sfs. Aww’cna , a'p;gmmrspa , m’puav Bma , - figavpawm , kqwm'a, vsmepa , _ wvuva.m , rp:srqpma'. Amwmama. Arowc‘mum' rexvzrar. A:owcos. Azovror. Aws u'yyslm , fl069, ua>6m. Axocnqpsm. A:ocuougm. A:ocxoupor. Azoxapu6; «vkau. Aur)mum , «awm. Arplaazadax. Amkaamdpo'; , a'wìpa'w tifa {u 7u , 0 v.a.im.' primi; a’vòpo'w uam' ìo)(ou;, o v.afa.' p: 00; ; rmrou x'auar.’ {wya' , o anni 1.1.1Α409; - uam' ìoxov;, 0 mm' fla005. 35 opsìgamiu , 218; cagc-gamiu , metallica, 171 ;, tes xenias, pseudomartyrion , 171 ; cacotec nion, 148; carpa, eniciu, 148; mensa, ibid. creme , ’ 137 Dictya, Az'agzjvu. Amruvym; peyd-M , y.zpum' , 142‘ 143* Diclynnia , 14.5?" Dicopian elcin , 277* Dlmache , 215* Dìmiria , 252* Dimirilcs , ibid. Dloclia , 143‘ Diomia , 145* Diomìe , 6 Diomis , 145* Dionysia, 34 ,'143*; archeotera , 145*; arcadma , 146*; bravro uia, ib. lenea , il). megala , - micra , ib. ueotera , 146* nycte lia , 146* trieterica , 147" Dionysiaca , y 14 ; 175 Dionysiaci tecnite 14 Dionysos , 14 , 143* Diop1 295* Dies angeli , 120: , 243; bus , 147* ; 1; codia , ‘ 184;" Diosemia , Dioscuria , 54 147* Dioscuri , Diocarus per , 147* 5 Diplasia , 197 ; panta, 13g“ Diplaslase , 241* Diplasiasmos . andron cara zyga, o cala mecos ; andron cala locus , o cala batos ; topa cala zyga , o cala mecos, cala lo cus , o cata balos , 242‘ 346 INDICE GENERALE Amr‘mrî. Am).0f. AmloBr’az. Aurvìav. Arcuex'14' Di le Digli : Dipodia , 1 8“ 272o" 251 Dipylon , Discin , 5 xgo" Amnsv’ew. A:axofiolefu. Discobolîn , 190* Discobolos , Discis gymnazeste Discon ripse, Discos , Discus ballîu. , riptiu , Diphalangia , [5. 18g“ 187* 189* 190* 255* Diphoros , 215* Discevin , waofioìos. Àwuous yvy.wafeaòar. Awuov , p':lau. A:o’w.o;. - Amuou; 'fiaDsw , é:«fél», Àlqakauy'yc’a. quopog. Azgpa s'qopma'. ià. ’ Diphra ephorica . ÀIQPYWOPOI. Augpo;. Azqwî. Àtxorop.lu anavyyos. AlLu'9. Amyy.a. ‘ Azmsw. Àwmaîv. Aropoa1'nu. A1‘cogls. Aompaax'au. Aók|05. th)(anóy.ou. Ao'ìxxos. Aóhw. Aópau va.u'y.ay,a. Aopamqópm. 200 Diphrephori , Diphros , Diphye , 175‘ 151’“ 52“ Dicotomia phalangos , 254‘ Dipsas , Diogma , Diocin , Dìocon , Diomosia , Dioxis , 98‘ 163“ 188* 84 73 84. Docimasia , Dolios , Dolicodromi , Dolicos , Dolon , 29 , 52 4." 188* l'6. ‘ " Dorata navmaca , Doralophori , 285‘ 291" 215* Aopfl'a. Ao'pn‘os. Aògv, o'psvxóv. Aopva'kwfoz. Dorpia , Dorpos , Dory , oreclon , Doryaloti , 222‘ 262* Aopvòpe'mwov. Dorydrepanon , 291‘ Aopuqópor. Aóaxs. onìar‘a. Aoù‘kol. Aoóvau. . Doryphorì , Dosis , , Dulîa , Duli , Dune , onpobó‘m). Durodoce , Aoyui. Doche _, Drag , Apaì'v. 152 152‘ ; 112“ '5'7 ' 1111""ì 17 ; 27 14022 101’“ 235* 99" 26‘ DELLE T0“ Àpalp.fiv ffi; rips'pa; ).a)(,eiv. Aperavv;qópog uapar'a. Apa'nfawoy. Apswwiqqo'por. Apogwiq»wvàfiy.ap. Apoy.os. Apoòafeza. Avawysx';. ‘Aocm'urqra. Avoomivm‘m. Avaqrqp.iau. Av'wpor. Aansuq'fq. Aa:Bsuais Orafa; Aw8aovau'ov ‘pxhreior , s‘m' m'w 111119010706?er Awò‘awzr'os. 3 FRA“ 01111an. 247 Dracmen tes emeras lachin , 62 Drepanephoros cerea , 291* Drepanon , 291" Drcpanophori , 215* Dromiaphion emar , Dromos , Dryopia , Dysagis , Dysanteta , Dysionista , gi*' 188* 147* 32* 115* 115* Dysphemie , 114* Dyori , 192* Dodecate , Dodecais tysia,‘ 147* o* Dodoneon calcion , epi ton ma crologunton , 65, Dodoneos , 3* Dama , Ac.'>y.a. Aa>pairxov. 69** Ampw'cev un'al;. Domation , 69** Dora, o dorodocia,xenicu,gopfi4** Dorieon ctisis , 182 Aóipov. Doron , 117* Aaapoìjswz'n. Doroxenia , 121 Aépx o 8s>poBom'a , Enixai. E E. E' , 5 , s' , s'. E, e, e , e , 24" E'pBopays'vns. E'fi80psósdfill. E‘fl6tipxq. Ebdomogenes , Ebdomeveste , 147* 92“ Ebdome , 147* Efy'yaafprpaivfeig.’ a Engastrimantis , 91" Eyyaofpfpvùox. Engastrimyti , l'6. Eyyfldfpl’pwòos. Engastrimytos , 69‘ Engastrite , _ 1* Engegrammeui en te Acropoh , 4 Engyan , 61“ Eyyawrprfar. _ yyaypappe'901 57 ffi A'upon’oìen E779?” Eyuavdflufi. Eyumo‘pan. Encavatice , 278* Euenisma , 40** Eyum'har. Encilia , 276* Èyuóy.flmy.al Encomboma , Eucryphie , Encyclon chitonion , Encycloposia , Encopa , Encopis , 179’“ 1 17’“ 175" 145W 277* 277_‘ Eyugvor'ax. E'yuuukov xim'wwv. Eyuvuloorodfa. E'-yv.ema. ‘ yusam's. 248 Èyxsrpi'6wv. INDlCK GENERALI! E'yxos. Enchiridion , 222’ Enchclis ente1evtlanomene, 1ig** Encos , 222* Eyu'rpmu o s'yy,urpn'dfpmu Enchytrie , o enchylristrie , 42*" E8a.vo'v. ' E5vov. Iiòw‘ha. EOskowau'. Eóakovrpófisz‘os. E‘fizy.x. E'Ovos. Efv.ai;. Ex’miv. E1‘ÀM1'11. Eùam'vn. E:').az'óow. E1').rióom. E:'Àwrsq. Equi. El‘ dice; ei'a'a'fyew 1.:r]. Expsvss. E1'pso'1059fi. E1‘piqil; Ei'p'qvm'a. E:'pvivq. _ Efpurmm'. E1'dafiy'ysh'az.‘ Edanon , Eduon , Edolia , 128‘“|r 58“ 226* ; 284’r Etelonte , , E:'aayyeh'ar. ls'angelie , 50 ; 94 Isagin 1en dicen, 76;79;10s dicas,88 nye'ìsxg s‘vfsfev:ìzuwps'var. Etnos , Icas , ]con , llapin , Ilapine , Ililyia , Iletyia , llotes , _ 21 206* 103; 175“ 115"* 111 ; 115" 5*; 87“ i/1. 188 ’ 175" 77 Irenes , 185 Iresione , Ircn‘, 179* 159 ; 125 ; 106“ Irenea , Irene , Iretice , 194 245’ 104* lsangelia, Ez‘cnf‘q'pm. E:'qqrvjpm 066W. Er'aorvfiìns. 150; 171 lsagogis , 88 Isagogevs , Is andras cugraphcsté, 79 20 lseteria , 51; 147* lselcria tyin , Ispnclcs, Ispnilos , ispnelos , Ispieti , pedes , E1'54?70.05 ., 61541‘1/‘ql09. ' 50 111" 111** 99M Isphcronles , 48 Isphora , 47, 115“ 1sphore , 38; 241 Euarm'a. E v.af'ql-îsle'fm. Ecaergos , Ecalesia , Ecatca , Ecalebelete8 , E'mfnpókoq. Ecalcbolos , E'uahicna. 164" 2" Ima , I 0105 isagin ore , E1'daiysw 11“,F 6!"AY}Y ; sais‘òi'ms. E:'daycoysfs. E1'aayoaysós. Ez'; air6,ms eyydpeîfiax. E:'dvfoiqtof 11‘011‘566. E!’apéporfîg. E1'o‘qopai. E1'cqopnu'. E’naispyofi. 48 Eteloproxenos , Etima , ‘ 4" 148* 148* 4* 4* DELLE E'ua'rq; 6;:‘fvor. E'xanq'cu. Euaufopfiamlv. E'Mfópfi'q. VOCI E must 61110113. 249 Ecalcs; dlpnou , 148‘ Ecatesia , 148‘ Ecatombeon , 57 , 203‘ Ecatombc , Ecatomhia , E'xaro'pflom. E‘narópare6w. 148‘ 148‘ Ecatompedon , Ecatompolìs , 3 176 Exafopqovxa. Euarovmpym. Euafovmpxus. Euarow; pous. Ecatomphonia , Ecatontarchia , Ecatontarcos , 148* 232* 232‘ Euafos. Ecalos , Euflaùlsw. .Ev.6uam. Ecballin , Ecdysia, 75’“ 149‘ Exuewòzz. Ecebolos , Ectesis , Eccistc , 4" 94" 84 Euxhqau. , pupa. Ecclesia, micra , 50; 207 Eu'l.)chzm. Ecclesie , Ecclelevesle , Encomide; necru , 50; 207_ 81 17"" E‘uarópuroh;. Ecatun; bus, Eunpoìos. Exòecls. 1 Euxlprevedflar. Euuo[.uB‘q waupou. Euuop.«(sw. Enloyazs. Expazyezov. Eupapw;m. Euowsq. 'Ew,vrsynrem 29" 224" Encomizin , Eclogis , 17’“ 40 Ecmugion, Ecmarlyria , Ecoules , Ecpcmpin , Ecpcnispmmos , 127M 82; 141 48 20“"; 75"" 239‘ EnwewcwmcrpoS. Ewrwrrsw m» yevaus. Ecpiptin lu genus, Emmhnoc. Ecsmlicl , Eufamrox. Eurswsw. I 13111163601! o amonùsoòm. Burgomxz. Eclacll ', H?OPG._ Euqzepgnv. Euyvkkoqopqq‘m. ‘Mua. Ehm; ur_sqmon. Eìazoòsmov. Elauov. libuoa«ov61. Ekawwsw. ’ EXaq-qflolmî Elaqn,%kwv. Ectlnin , 104* 92" 232* 7 . _fi. clltcslc, o apotxtesle, ‘_J "} tropc , 13:: 95 99" phorn , 16“ herln , ‘ 91" _ phyllophorese. 4\_:.“'s ca ’ "\“.4 '. :."Mi leas slepllanos,"cotesion , I. con , '__i_ 258 _‘ l1 ‘ " aspondM‘s \ avniu , ‘ _ aphebolia , ,‘ 45““ l k, » lphebolion , 61 111* ' ‘ _ 10 26‘ 277' 149‘ 146‘; 204' ‘1. 2 50 11111101! Αlìaqnpo‘mc., EMqos. - ‘ Elsafpox. EMarpo;. Elsym. fica-'811 11.! Elaphcbolos , ‘ 14211 Elealri , Elealros , 124 ' ' 138*"l ' Elialrî, Eìsìev. Èìs).zaqauo iv Elelev , Ehvar. Illech , Elsvra. Elenia , Else». Elsn‘olfg; Eleu , 251" '_l 121* 155* ' 257" 155* 14g‘ E!evto, E'A)nqwo Bzv.auow E).kqvomy.ur. E).h;wompmor. Ellenutamie , Ellenolamici , E).)oa. E)Jfiîfli. E)lroflaz. Ekkong. lilli , Ellntis , Eìme;. Eìl‘qvo8mm. 121101121 , Ellolis , Epfixòage 87" _ _ Ep.fldf.y. \ E;Lfiù).q. ' . ‘ ' E_u.fio)ov. Eppvqm up: Ep.klomx. ’ ‘ ’ Ey.4ra)mpor. ‘ Epn'ulaws. ' E_ufo).epm. Eporopwo u'tgnhqfal. Epropmav emcums. _ ’ E[LWPG. ISp;«v;oz. E}iqawv uafu.dfadW 6mn. ' ' ‘ ' ' 1 l'5. 191“ 1811“ 256‘; 287* 256‘; 277‘ 171‘ 155* Empelori , 204 Empdeos , Empolemia, 4‘ 194 ‘ Emporiu epimdete , 44 Emporion epislales, Empncvsla , Empyra , 9" 167“ 98" 12‘ Emphanon calaslasìn dice, ‘ "’ 0 ‘ 41 41 ió. ió. ‘ 1" _Empynb P- _ Evavqu. 150'Il 175" 194.” L'ó. 62‘ 155‘ Eloria , Embades , EmbaleI Embole , Embulun , Iimmcna iera , Emploda , Elugm. 149‘ 69 ; 124“ Elepolis , Eienuplmria , - Elevlcria , Elevsim'a , Eliccs , Ellenodîce , Elleuodiceon , \ 84 124’“ Elelysphacos , Eìewoqopm. E).aoòepm. E1600c0. Eksucmm. Enyr(erv , Puma 24"" 2encos , Elamr .:o;. Eflxyovrog. 5'; 149‘ Elegi , A E).syypg_ E;ufvewam. ' Elaphos , Enagis , Enagizin, bun , ‘Enngonios , 97 32" 42"; 44" 4" Dlld.l VOCI 1: Plus! unnmrl. Evampm. Enesimî , Evalxos. Enalios , Evauropafiaa0m. Ennpornaxasle , Enara , Empa. 251 V W," _ 4‘ 127" 262” E» aq>amfl fo«cp 11;; «ohm. En afhani topo tes polcos, Evaq0uvor. Enap itini , 74 205'? Ev {Sugo fl).srqn EU bio telio , Ev8nfiu;. Endixis , 92; 135 EwBsxa. Endeca , 84; 158 Evòsgm. «www. Endcxia piniu , Endjeste , Ev6vsdrou. Evsmonv;p_ua. w; non usa. ‘ . 64“ 143" 175 Enepìscemma , 96 . Evn).rafiu o avozlrufnsr Ewbsasnzm. Ev0spuov. Ev0quq. Eróoomao'faz. Ene ce nea , 205* Eucliaxis, o cnyaliaxis, Enleastici , ’ 155' 92" Enlemion , Entcce , Entusiasle , 278’ 98 92" 206‘ Evvam. Ennatn , Evvszsrqprq. Enneaeteris , 196‘ Evve.zuauòsuasfr;prfiqi. Enneacer]ecaeteridee , Enncacedecaelcris , 200‘ fluo" Enneacmnos , 7o“ Evvrdxokm. Ewocnyauog. Enneapylon , Enniscoli , Ennesigeos , 2 225 108‘ Evo&x cap.,30‘M. Eri0dia symbola, 115‘ Evomoo 6nm. Evo).y.u. Evokpos. Evop;ua;mm. Evoulxófav. Enìciu dice ,. vasamzbsxafnpis. vasaupovvos. Evvsurukow. Ev.raîrs. Evrsg:ovr6a. Enlcronida , EVÎEPÙJY5IJ;. E-wtcronias, Euro; sfièopn‘fi. Evomhaim. 299' 108' 24" 167“ 233‘ 276‘ v. , -,» 7Enl()5 21', ebdomes , Enyaliaxis , gEvsal.uaw. F,w-‘p.a.far g)(ou . E1: ero cirin, Enol0in , ‘Enontulnrche , Eva-[1011.97319 o lvup.o'racg)gofi Èwpozme. Buona. .]ìrmmntias , Euolla , E» xprp usrpsw. 68" ib‘. Enormismala , Enosiclon , Enspondon , Entata , Entaxis , Ev3«ov80v. EVTdTG. 97 Enolmis , Enolmos , v iÙ. 245‘ _\ 155' - 225 300 231* 'Enonxolnulres,oenomolarcos,258‘ ‘ 186 175" 252 Eimpsawa 61111}. Egmusrxznleios. E5 Azpoaruìsm. EEa‘u. E‘(alflapparon Egeopau. E261pyonevm. < mmc: GENERALI - = Exereseos dice , Exaceslerios , 91 ; I’;l 141; 48"; 96" Ex Acropoleos , 4 Exala , Exalclimm€ni , Exedre , 280" 4 11 Exirgomeni , ‘ 52" Eishyp.og , eEelw‘yo; , 1211121; , una 10101); e umfa. {wym, Aumw uam loxous; Maus Baw 11.1.12 ìoxous; Hspumo;, vapmo; , e Xopswi un 10 xous. ‘ EEslìzw. ‘ Exeligmos , exelismos , etelixis , 25g; cala locus , e cata zyga, Lacon cala locus; Mecedon ca la locus; Persicos , Crelicos, e corios cala locus , 240* 152 epqynq; 112163111160‘41’41. E11 eremes 79; catadicastenc, 80 EEsopswov. E2n,îm. Exeomenon , Exetasie , Excbi , Efilt11pifl. Exileria , 155* EEITY]PIOI eoxai. EEou)cq. Exilcrii evche , Exulc , 10‘“ 149 EEovkqs 811111. Eonau uga.rous. Eiijauy.ou Eiao;us. Exules dice, E'g'eraaran. Exellin , 97 10" 56 185 ‘ 97 Exoche cranus , Exolemi , 'E10mis , Exoprica , E&mfipomm. 218* 104‘“ 178" 65" Bi» "19 mini E10 1es ebes , E«mywyn , y.ovo«ìsupog , Burlan pog, :pmkeupog , farpu«kiipoî. Epagoge, 94; 258"; m0110plevros, diplevrm, triplevros, tetraple E"510‘7615. vros , Epagogis , ‘ . 185 »25g* 44 Exaòka. Epalla , 269"L E«a11ha. Ennvaukmrî. Epeclia , Epauaclisis , Epavlia , 155 259‘ ‘ 1’“ E<raukm. Efl'lfifiî. Efisy)(vfxt. E«suvauzm. 1241sz m» mv». Em,fihòs; wnu. Empiaòpal. Epactes , 155‘L Epenchyte , Epcvnacli , 140’“ 184 Epecliin ten navn , Epibadcs , nees , ijibalre , 297* ’ 272* 285* Emp;ll:w fpvaicflou. Emfiame. ‘ Elflflìna. Epiballin lrysippion , Epibale , 214* 291‘ Epibdes , 7 1"" Em,iohg. Epibolis , 99‘ DELLE VOCI Emysm. Epigia , Emyewc. Emypay.p.ar. EfilypflQM. ' Emypxqfix;. 2 FRA.“ GRECKIS. Eplgii , ' 253 285" 2‘ Epigramma , Epigraphas , Epigraphis , 265* 54"" 41 Emypaqq. Epigraphe , 265"L Emba.vaw qy.epa. EmBamrva. Epidavrion emera , Epidipna , Em As)qmrp o sm Aelqwquò:uam‘f'qpxov. Emquua. Em5ny.m Avrolkmvo;. Epl Delpinlo , o api Delpinio dicasterion , 73 Epidemia , I 155* Epidemia Apollonos , 156‘ 154* 155’" E4n5(501411. Epididone , Emò:Bovrss. Epididontes , 48 Emòm.xfaaóm. Epidicazesle , 8’“ Em<îma'(oy.ewq o smBma/(opswg. Em6:xzoms 6mq. Epidicazomene,o epidicuzomenos,ib Epidicasias dice, 95 Emòzxos. Epidicos , Emòopmapa. Emòopmapara. Epidorpìsma , Epidorpismata , 114’“ 95 119’“ 179’“ EmGodeu. Epidosis , E«Ùpopmq. Epidromos‘, Em OaÀap.mn syspflua, uozp‘qt'ma. |Epilalamia egerlìca,cimetica, 71’" Emópxmòm. Epitricadia , 48 ’t- 285* l. 156‘ Ear'zv.)flòm. EplClldl3. _, E1fmap.afw;s Qfl\avyîj , «apufagxs. EWM)CV|POI. Ear‘mlnpos. Epicampes phalanx , 255* ; para «tnxis ,' 3m“ 'Epicleri , 237; 98“ Epiclgros , 95 ; 59’” I? 4.6. mequo:. Epicletì , Emupqwm. Epicronia, 156* Emucmror. Epicopi , 990* 1214149an Ephilarchia , 237* Emkaxovras. Epilawnlcs , Em,myga. Epimachia , 244* Empeùm. Epimilia , 62’“ EmpeMrm , q>v).rîw. Emy.eh;rv,g ma» uowow arpoo‘oùw. Empnxns. Empv;wm. Emynqum. Em p.xdórp aquyo pax». Emvsvaw. Emvzuw. Em vmros eopfrg. Epimelele, 152*; 100“;phylou,3_i* ià, 58 Epimeletes ton cinon prosodon, 43 12" Epimenia , 171* Epimenii , i6. Epi misto sinegorin , 82 Epiuevln , 36‘ Eplnicia , Epimeces , Epmxcxos corte, î“ì%Î 254 mmc: cxxzmu.x Epixenagia , Epìxeu_agos , Epiorcon , Emijsflavyxa. wafiswauyo;. Emopzov. Em Haklaòrp. Enm’pomow. Em Hp>mvairp. Efllflfilfiîu, Emcmmqm. 333* 255‘ 54" Epi Palladio, Epîpricon , 75 96', 65“ Epi Prytauio, Episîou , Episcnphia , 57 278; 286’“ 156* Emaqu. Emaquwv. Episcena , ' Episcenìun ,' lima-n.419. Evrmmpa. E isce sia, ESÎSCÌSI , Episcirosis , 6 15%‘ i6. Episcytìse , 122" EWIU'LIPÙG’GIS. Emuuv0wm. Emomrau , mv èqp.baww ep7aw, _rc.:w vòaafmu. Em:raw;;_ l'6. 15 Epistate, 52; 251" ton demoflion crgon , 45 ton ydalou , il). Epis1atss , . ‘ 40; 55 Epist_ephin cratera , Epislephes inio , Epis_lia , Epistolevs , Episloliaplmros , ‘ Epislrcphiu , Emareq;aw uparqpa. Evr'1crrsqms owolo. Emana. Emcro).svs. Ematohzqopos. Barmfpsq=lfl, . Ema:;oqnq. mrayy..x. 25“ 25" 2gg‘ 295' 295‘ 227‘ Epistrophc, Epilagma , 2 9* 255*; 257* Epilaxis , 1 Epì 1e11 dada tu bìu , Emraìrs. ’1Ìm 111‘; 8261 10-) @1011. 258’“ 18“ Emrpanre(1og. EK11POW’Q. Epilimion agamiu , Epiloni , Epitrapezios , Epilrppe ,' Emrpoarq; 6rm. Epilropes dice , Emfpoorox. Epìlropi , 57“ Epilropos , 28; 96; 62“ Epi ton, demoticon , pragma ton , 70 E«111y.1011 aya-pwu. 12«110v61. Efi1fpoofoq. Ed1 fa» 511{LOTIV.GW «gang/(1.11.1019. qu;oprypmfn. meew m 711. mesxporovm mw woy.aw. Em;(fiomot. vlîmxmpro1 0501. ' MHMXOFBOQ. 95 Epiphoremata, 155“ Epìchin te ge, 145" Epìchiroloflia ton non10n , 107 ., . Epìctonii',y Epicorii lei , 2" 165“ Epomphaliou , Efiopqa).rov. Eer'oupauvlm. Eduyìwaao; , 218 286' 155" 88 221‘ Epuranii , 2' EP‘98105505, 168’“; eplaphlongns , «#11Q607/y09 , 168', eptacordus , ‘ 165" 255 MILI '00! l l‘Mll Gllflll. Eù'tbfiakm. Eor:p6au. ‘ E obolia , 80- 175 Egode , , Epomis , Exmpw. Enrcowy.or. Eponymi , Emowy.os. E'R'Dìfl6“. Eponymos , Epotides , EpaL. Era , Epmwrar. Epavor. Eranisle , ’ 1 16" 178" 39; 84; 106 Brani , Eranos, Ergane , Ergasline , Ergale , Epavos. Epyamq. Epyaanvm. Epyafm. 33; 121’“ 288* 01" 113’“ 114*‘_ 41“; 114" ‘ 178* 21 Epyarm. prexw. EPGfGI. Epafpror. Ergatia , Erelmi , 284* Epstsw. Epaaaaw. Eridin , 277* Eressin , Eretria , 276‘ ‘ 10 Epsfpm. Epsxó'qig. I Epmmv oqhauawsw. Epr'(sw «spr Bwuov. Eprwvs;. Eprovvws. prapx. pquw. Epnvvwm. Eppur. Eppur. Eppure. 30; 289* Erecteis , - Ercrpen ophliscanin , Erizin peri discu, Erinnyes , Erma , Ep;ms , Ayopauos , su" A:yàaa; ( «uÀMS. Eppoykuan. ppou u).r;po'v; 13“ 156* Ermata , 175“ Ermenevte para teon antropis, 17" Ermes, 156; (Agoreos, 48"; Egeos Ermines , pyles,5) , 95" Ermoglyphon , Ermo cleron , Errephoria , Ersephoria , Er si tolis, Epevng. Epama. ió. 282* Erme , Epd'qoopw. Epsaòros. Epos. "‘ 47" 282‘ 156* Ermea, EPPWWP'G Epocmrohs. ‘ 5; 21 80 189* 115* Ercyuuia , Eppafa. E ppnvsurau «arpa Oeaw avópaaormg. Epy.xvs;. 26"L Erele , Eriunios , Eris, Erisma , Ercenia, p«s. 156* Errlin , EÌ'KdÌES, Eros , Erotes, Erotia , 6 110‘ ‘ 134* i6. 105* 2; 156* | In 156' IFDÎCB GENERALI 256 Epm:8u,. Epwrma. E00‘qp.fl , subq; ,‘ suona“. Erolidia , Erotica , Estema , estes , estesis , id. 151* 175“ Eduappswa. Escammena , _ ’18g" Emmpy.qu qui.ay.2. Escammene phalanx , 236* Ecr«spupa. Etna: y.sv 1.7.1031 w-m. -- su. Ema. ' Esperisma , _ 112“ Este men agate tiche, cv, | 115" Eslia , 2* ; 157" E0111,» 0usw. Banana. Eofwspr9. Estica , Estia tyin, ' Estìarcos , Eslias , Esliasis , Estialores ton phylon, Earms. Eormaxs. Earmm>pss fa» qu).aw. Eafmfcvp. Eunsw. Esppm. Eoy,aupsvg. E6Xaros (vos. Efaupflo;. Estialor , Eraip‘qdrs. Eteresis , Eleromascali , 124" _ 11“ Escarevs, Escatos Zyos , ’ Erepovpiaygaìm. Efepop:quqs. Efepouropor. Erspoatopos 610.1117711. 54 99" 47 47 124“ Estion , Escare , Esterios , 40" 157* ' 295* 251* 5" go 25 Eteromeccs , Eterostomi , 254* 282* Eteroslomos diphalangia , 255* Evaùwdm. Evalosia , mg" Euawopmq auyaw. Evmvfl’qs. Eofiov)cqs. qurpatu. Evandrias agon , 175* Euìew. Euòsurvog. Eusppm; , avena. Evfivfimew. Evóuduuas. Evfivwl. Eoùuvm. EOKYYHLIBSS Axmo:. Euv.mm. Eulvpmî. Eopswàsm. EupsmBsg. Eww;qpm. Euwl , wp.qsmi L»)(fwog fpa«s(a.. Evantes , Evbules , Evgmala, Evdin , Evdipnos , ’ Evermias , eneca, ‘| __ ' Evtidicin , Evlydicia , Evtyne , 218* 156“ 43" 12’“ 128" . mg" 78 78 50; 91 Evlyni , Evdmemidcs Aelwi , Evctea , Evlyras , Evmenidia , Evmenides , 50 22o" 22" 4“ 157* 115"L ‘l‘vnastcria , 22" Evue, 281’; nymphia, Evzoas 1rapcza , 69" 134“ m:u.l vocr : un: nnxcus'. 251 Evi , bacche, sabl, vacos , Ev pulimen , Ev;w‘tride , Evprocti , Evo; , flaug(s , 01,901. Euopuog. Ev 'n‘aóoxp.av. Eun'afprax. Eu-n'pamfor. , 115‘ 53‘ 115' 36; 115‘ . 78" Eu povÀ apswog. Evmn amln0n , Eupos. Evros , ' ' 69""L 8 Eupwuyvmv , I Aflqrqv. Ewyagyan , Atenei: , 8 Eupvfiomq. Eypuòrxvzov. Evrilionion , Evryboas, Evpofls:d. 4“ . ' . Evrydia, -Evryclìs , Evryclite , Evrycomia , Evrysternos , Evrycoria , Evsebes , Evteles yperesia , Evpharelres , Eupwlst;. ‘ Eupuuìufm. Evpuwopam. Eupv_sapwos. Evpvxaagm; Eucafiq;. Evfs‘mqs umqpsum. quapsrpvgg. 167* ib_ 61"“ 91" 157' 4‘ 99‘ 53" . 50“ 229* Euqr,y.ew. ' EvPhcmin , qumy.erre.. Euqv,pux. Evppow;. Evphemite , 36‘ Evphemia, 4214“ À Evphrone , Evehometa , 156“ ' 56" Ev7(wgleóu. Evmvuy.og «apayaafy’q. Evmxwv. ' ' Emm'mos, P ara 3 n g e’ Evochia ' Eqmrau. ' ’ Ephcte , 7|. _Eplnebeon , quqfim. Ephebi , _ Ephegisle , Eînqya‘ldfill. _ Ephegesìa , Ephipparchla , Ephippia , Ephippos ,4 . Ephupges , _ EQ'G7'W'9 EQIWfiJ.QXIG. EQMM’IG. Equrvros. qu:nrqu. Ephori.on ‘ Ephoreîrin , _ I ‘ EPhori , ' Ephoros , ' 1 94‘" Epheslios , o ephistîos , 21 ;' 5* Ephcstris , 178" Eqml‘3mm'. _ ‘ Exxluav dato . 25 " 115%‘f Ephcdros , ‘ Eq;;:no;, 0 efflurloq. Eqaspzs. E?°P°S' -' ". Lq-ryov uomo». Eqvòmp. 115‘ . Eanpog. Equ.asmv. qupeve_w. qupoz. ' ‘ 11' 20 92 ".‘ 92 ; 150 -237" -_ \ 212’“ 157 200 200 2120 > 150‘» ' ‘ Ephygon cacon , Epllydor , 900 69" 82 'Ecalchevsato . 18 216‘ 25| INDICI 01.11ou E15W;19. Echenis , 47" EXWO;. Echinos , EPsephismeni , Bora , 79 18“ 128‘ E-Lfiqrapevm. Erga. Z I Zanpou. Zacori , Zsas. Zen , 25111. 251,11. Zia , 21" 12 _ 1 Zone , chgma , stypwu sts. ‘ ZeVS , 2 qu>vpos._ Zev sonon , Zepllyros , ' Zv;lìl. Zr;y.m. ch'smîq Ze1i , Zcmia , chìas , ' st camov'. i 79"" 502*1; 112’“ 8 1 12"; 207"L 259; 98; 165’“ ‘ 145,“ Z‘qfnrau Zvle'le , 42 Zwyan. Zwywu.‘ Zvyzor. Zyga , Zygie , Zygii , 276'; 284*; 2_qo" 284" 276*, 192* Zvyxfm; Zvyrrqq. . Z_yghe , Zygìtes , 154; 290 60“ Zwyox qalay.ng. Zygi phalangoa , Zaoypaqm. Z'aagm o (wcrqp. > Zo:pzwy.am. Zograph'ia , waq. Zozw-mfiau. Zwsrvqpss. Zone . 175“ Zoma , o Zoster , 219* Zumiam'ala , 276* ' 179*; 219* Zonnyst'e , Zoslercs , 219*. 276’“ Zostron , Zmipov. H. 178M E V H aw» «011;. E ano.polîs , H povkq ‘q mv Ravraw.odmm Hycy.ovw Bmadrquov. E buie e [on penlacosîon ,' Egemonîa dicasterìon , H.ysp.owos. Egemonios , Ilynxogza-, 11 H7fifgm. ligcloria , o Egclria , Hy-qrosp ovar,:a:v. Egelor onirun , H B H U E ili cmpyron manda , 51 e;uruparv y.awma-. su; 'H51pam. lv 11101019. 1211:. ' E is P_irca , E .en ceyis, Bestia, 2 57 79 4* 173" 158“ 96““ 6 6" 6 . I non: ouxeux. DBI.LI Voti ‘_ H una: «014;. E calo polis ,’ Hlauaram. maurn. erws. Elacatea , Bhaual mm , 75 H).w.(srv. H).mamr. Eliazin , Lliaste , 75 76 Elacate, Hy.epau;. Hpspa; uy.okyo; , aparwyv;v. Hpspoapoy,oc Hp.iòsor. H[LLÙÙ’PJYJOY. H[J.ÙOXHL. Hp.‘ll.0)(rffl€. lly.wì.wg , r,y.rolos. szolemmi. . Hwoxos. 28b‘" ' Emitoracion , Emilochia , Emilochilcs , Hmfic 11 a1r101. Epiti, e apiti , Ilea.\ - Hpma).sm. HP‘YI. sz.1u. Hprov. Hgofiw. Hgoaawfisza. ' chos;. Hpmmas flpacg. Ìlpwxg. H mv , 7; san ras, v; un "186. H fpm. .mvs , 1| p.11 razzapa. H 191;, n fps; fFW..A H fssv Epgroykuq>ov. H fsov Ri,iofoar0my. H mv Lapmi6sw ny,spa. H mw aro).sy.rsw. Era , - Erea , mg" ' 252‘ 232‘ s E‘miolia , o emiolos , Eniocarate , Eniocos , Epatoscopia , Hai-’31.. 3‘ ' Elios , ' mg" Emeres , 53" Emcras , 17“; amolgos ,‘ 95“ ;‘ arpaan , 17“ Emerodromi , 269‘ Emitei , 6" Harareauon’m. HPIIG. _ Hgm)srar , lovfpa. 2 ‘ ‘57 ‘ ‘ Elios , Hiros. ‘ ' . 271;" 114‘ ., 215* - 98' 144“ 2‘ ; 64" 157‘ Eraclia, 1; 158' ; 159‘;lutra, 127“ Eratelia , 64“ Ere , Erie , Erion , Eroxia_, Erosantia , 158‘ 5 5 159‘ 159‘ Eroa , 258 Eroes ,Eroicas timas , 2‘ 44" Erois , 159* E tan,e epi,tas,e ep1tede,261*;183 _ E tria Pino, , e me tettara , 14/, .v E E ‘ E E E tris , e tris tria , . ton Ermoglyphon , ton Cibotopion , ton lampadon amen , ton polemiou , HQOHG‘IBIG. Ephestìa , ngamrq. figurare; ,Ephestias , Ephestos , - 16 6 6 153* 6 159‘ ‘ 21 3'; 159" 260 INDIL'Ì UIHLR.\ LI .TH ' f 0.1109, Gzìm.gmxss. Talumaees , 61111411111. Talamie., 812.1y16111. Talamidie , fiaì.avp.mr. Tacos , ' 284* 284‘ ’ ala1nos , 6.1):0100105. 600.14. 29°? . (Talamii , Talamite , ' G.xkay.zfau. Gmìayos. 276* 290‘“ 276*; 69M Talassios, 4: Talia , ezlkon 9111).;00501. Tallophori , 6:1).vcrms. Talysia , 6‘AÀ'JJIOS apro;. Talysios arios , Ta11alos , 40 Talli , v 9.111.110] fiavpuou aupfiolov. ' Gavovrsg. Gzpyq'ua. Gapyni.zssv. Oapyv,koi. 01 pyr,),u;. , Gaarpiîew. Gelo;. Q=‘;Nkwg. ' 64;14).1007(0;. anyxy.m. Geo: yswabNùl , oupmuor, 100mm. Taigelia , 160* 265‘ 165’MF 382* Temeliucos , f 4‘ Teogamia , 161* T-e1 genellu,185‘;uranu,ctorin, 1 1 Teomantis , Teoxenia, Teoxcnios , TeopneVeste , Teopiia , 146 1, 161‘ 140" - b" ‘ 90_" 16 8; 161"; 7‘ 161* ‘ 2* Q4" Teupropia , 58“ Teopropi , 58‘ ' ‘eos , . ‘90‘ Teurgi , 17‘ 'Teua xenicus , ‘ 3°i l_6' _ 16 Targelos , 620{L1?f64î. a05'. 20, 54 16°; 99," Teatrizin , Tios , 258 , ala , Terhelios , Teis patroiS , Teomantia , wwpoflas. 42" 26“ . Targelion , ‘Targeli , 0sox; narpqnz;.. Geopavrem. Qeo«poaruu 159‘ 160* 240'; “2 Tanam , 69; symbolon , ‘Tfliui3 , Teinos , 9eufevm.. fico;evlog. 930117500141. 'eeoeroua. 43“ 114; 175* ‘ Tanomes , fiamma. 84011405. anvp'ym. Geo»; Ea1|uovr. 0509.15412. 610 y.nu._ 105' _ 6‘ Teophmia , 161‘ Teoph'auia , 161‘ nm.u vovx x un: om:cux. 161 chz«warr6m. Terapnalidia, Ì5. Gappa. wuy.qaw ).ourpn. Terma nyu;phou lutra , l'27" Teristrion , 179M Gepwìpwv. espmfpov. Teristron , ' 179" 6appuov eoprv;. T_ermion corte , 161 Gspofifovoà. Tcroctonos , ' _ 5‘ @soy.oóamt. Tesmotete, 35 ‘, 61 ; 105, ecc. Tesmi, 104 ' 660p,01. efldpoquexov. Tesmopllorlon , 162‘.‘ Teìmophoria , - ' 161"L Gady.oqopza. Gady.oqopogl Tesmophox;os , i6» Gasmagmm. Tespimata.,' ' ' _ 58" Tèsprotos , 3"L - @scm‘pmrog. Gscca)mw voytdy.a. Gecqzra. €efox. Osfrakwv aoqmy.a. Gscvv vfpaafiumrq. esegua: , xpnpaw. GamPnpan-f.os. stpnrpa. Geavpm. Tessalon numismav, Tesphata , Teti , Teualon sophisma , Tcon presbylate , Teorica , cremala , Teorematicos , Teorelra , ‘ . Teoria , Teoris , _ Temi , Geoplg. Geopox. Gn).x‘(srv. 6111616W amrazpa. 0‘quqfalp:. 76" i6 58", 76" Telaziu , Telion sotirn , 'Teretira , _ . ericlios , Taroctonos ,‘ T_caia , . Tasse,, Tetes enpruìsfog. 6‘qpoufoyoî. Gnuèm; Gnaaau. 55‘ 58" 96“ 55‘ 66" 42 93‘ . 72"‘Î" . 95" 87’“ 5‘f 153" ‘ 5* 7 ; l'65" V ‘ 59:“ 94 0nm. Ozaaog. Tiasos . Qzaawrau. 61mm. @l.rfisw. 6v-qsxsrv. ‘ - Tisii Tiasot_e . , - '1‘libin , _ Tnefscin , 191‘ ’ Tiue’, 6pmv. IP04IOO'IS. Tracia proposîs , prwxrau. 0pwnòaq. Opawm, eguvoî‘ m" Tne_ton trepllm propanìon , __6* 6vquv Opurferp «gopawgov. Qowq. 8,:1w,rmm. 115" ' i 150 26" '_ _Tl‘fln'etice, ‘ -Tt(lnite , Tranitidea , Trani , TMDOI , _ 40". 123'“ 284* 276‘;290“ 23"! 276‘ ’9°‘ ÌID\CB GENERALI 262 Trenys ,_ 1151""L 691114115. Trenon exarchî , T1cscia , Gpmìaov .eaapxol. 6,11}an101. @9111. 24" m" ‘Trie , Trincos . 69171109. 0.3101. no" 55’“L 6,:1fi 11ng4110826111» Trim: , ' Trix andrapododes , 0,:ur. ' > Trio , - _ 165* Tronos , ' _ Tya, 6,30109. I 17W 25 _151" ' 152* 82;. " Tyades , 02.1659. Tyin, 22"; Gusw , smgfors uom;, qpufpmv. À lg" 44“; ecastote cibo, 51“ -- phra11ian , 155* Tivp_oli , 0wjm).ox. 69117.. Tyia , Tylemata , QuMgmm. _ ‘ ‘ Tylla , 021111. 17" ‘ 165* 48“ 163* "l'imele, vasìfi. fiuyua.y.d. Gugua.p.afa. 15 Tymiama , Tymiamata , ' 9211121121-q‘11014. Tymìameterion, Guwxm. Tynnea , 25‘ 25“ . ' 37" 165* ' Tj’unos , Tyos , Tireos , vaos. '6-Jos. Gupeoq. ‘ 16 22‘ 222* ngaoqopor. Tireophnri , 215‘ evpmpoi. Tyroros, - TySia , 71”“ 26‘ Guam. 6vcmu Esagoq>opmm, Guiana; avaqèpsw , «posqepsw. Tysîe dorophoricae , @2125. Gurqpss. Ty1as , ‘ 17" Tytcres , l Tylice ,' Tylìces empìrì, Gufmyql 6_uans Ép.m‘erpoz. 17‘ 97" 120“ Tocos , 8611109. 961911109. 10;, MmBaofu;, 507.1692129. 286* Torax, mg" sladîos, status, alysiJi‘ tos,lepidolos,ib pholido\os, 220* I I. 12.1)(2761701. lawxos. laùaywr. lapfinws. ‘ _ 105"L Turacion, ' 041912, 61.11.8109 , suo; , 41120162: 22“ Tysias anapherin, prospherin, 26“ laccagogi , Iaccos , 155" ió . lalemi , 25“ hmbicot , 197‘ Iambi ce dactyli, 265 197" lambos , ibifl. DILLE VOCI l ’ lampo: 11_m 6aw.w)oc. l_apfios. ' I|Spws. FRASI GRECHI. lbxios, 251," lbycler, ibid. lbyx, ibicl. Idee: , 5* leow;oìgwoz. 15mnmu. Idiopmxeni , lepm, oBo; , qquìuy‘é', 29111 -'- 6nizozekq. lega, odos, 153" phalanx syue, i6. lcra 281* demolelc, ' ‘267‘ Idiolice , 19/,“ . -89; 256 lcre, ' Icrnces , lcrie , Igp:u. .Iepzusg. Ispemu. lepufi. _Iurion , Ieris, Iepoòuòzo‘ualoQ ' Ivrodidascalî , lego: , a).sg. Ieri , ales , Iepsmv. Iepeu_uv. Ispoy.awsm. Ispog.w;pofiî. lapofl. Iepo«oesw. IEPO*OIOI. lago; a;va , Mxp.os. 'Ispoàuovna. ' Igpocm).m. 1%?»pyta. Ispovpym, IS?OQJWÌM. IGPO.?J.YTY|S. Ispoq-aìaufl. lbuvrnpxoù. 5 94‘ I " 23" 17“; 115 _ 20" 163“ l_crcvìn , 26' l«rumanlia, I- l‘01nncmòncs, 97“ l 7'“ leron , 5; 9* leropiin , leropii , 26“ 152" _leros agon , gamos, 163* lernscopia , Ivrosylia , Icrmga , lcrurgi , 97“ b'g 27“ 17" lcrnphante , 20" Ieruphanles , 151‘ lcrophylaces‘, -Ilymeriau , “20" 91" 10-)thor. 11_yphalli, 145‘ l_0mpara. 16afpv;fqg'. ltmnea, llomeles , 164* 164* lzsazm. Iusmos. lccsie , ‘10csîos , ( ' han-xxx. 1‘A;f'q5105. luimu09. I’K‘;(], Y'IIOB: l'AEIDV. qu‘q‘:lm W80h InnBsq. Dal. lvclic , lcclé>iug , lcrncos , ‘lcrz'a 14; ncos , ’ h'l‘ion , _ 'l lcrii ,‘cladi, ‘Icljdee , Ile, 4.3" 141; 3" 43" 3‘ 3‘ 28‘ "‘ 286*, 136“ 43" 217* 1" 26‘ llblfll lìmma. Dm. l;mvfs;. lux; floms. lpafwv. 1111711. 120711. Iva-z; ' fil! ilo]... Ilastica, Ile , 22' 257’ Imantes , 17g“ Imas buio: , Imation , Inachia , Inynia , Inoa , _ 190‘ 177Ml ' 164‘l 164‘ 161," Iobacche 10 o Bagche, 1051.1111 140 o Bamfl. 145' ».10baccbia, ‘ 10,3117_51a. 101151011. 164* Ioleion , 10103, 'Io)aua. 164‘ 16:1"L locheera ,» lpniles , lq;(amp2. ]mmr,s. lc'xaiypeùr. lmr_aywyor. lvrways:vrafm. 14f'115îs. 6‘F 117" 1PPflsffle, ' lppagcgi , lppagonisle, 215‘ ; 272‘ 25;" 1ppades , . lpparc11ia , Iarrrx,cy_m. Invr'2pym. l«vmpyos. lfrvmflw fu;(my. ‘Ipparcl1i , ’55 _lpparcos , 214‘ vlpparchi (ichion _ 14 224* :lppi°3 1 Ippis, * 211* ‘ .-lppevs , lf4ffi9’6ffìî. 5 257‘ . IPPÌ", la'maml. lmre:o;. lanrer;. imreu;. 187 60“ lppegeles, _ 14" brame/01. va°si, 27à“ lmr‘qe;. Ippees, 154; ‘23 1"_ lppios, ipparcos , ippegetes , ip I«mp; , umap‘xo; , morfiyerr,g , 'mvrououpws. Iq'amìapam. ayopm. 141'0rqu0;10€. larvroóoawm. Ier«o>.ofua. hmoro.îorm . lararovpu. _ 10a. re).aw fon; adfm;. 105111. laofs).em. laurel.ms. laowpauvov. Iarawm fpovrmov. 161m. pocurios , . Ippodamir_i agora , ' lppodromos, lppolbonlia , _Ipp,olitia , ' 215* 218* 24 164‘ . _Isolclia, Isolcl'is , 11,7" 24 y Ipotirannon ,'" 202 _lsl'ahe tropeon , l;1ia , ‘ 52 189 ’522 4 lepotoxolé , Ippuris , '| ha telin tis asiin, ,lsia , 212* 265* -. 284* Istodoce_, 265 258‘ 1510;. Islos , 285* [New Oa.ìa_uos. Islon talamos, 85“ Iaxaòss. Iaxevm. Iscades, 16o', Ischenia , 164‘ DBLI.I VOCI afoìoun. B PlASÎ GRBUIIB. lfsa. Itea , no" lfpxa. Itria , 1 18“ Ir_v;. IvyE. lxóuopavfam. ltys , Iygx ’ Ictyomantîa , Ictyopolis agora , Ix0vo‘n‘aoh; 470 (17.. K. szeipm. 11116801. Kaz6wuor. K1601. KaBo; o spurpouósv, mpws, 04 rarov , o varsgos, a amava» , 0 41111909, o 515011. Ku6cws. Kaóazgeu. ' Ka.óappm. Kauòapams. Ka0aprq;. Kabs6,m. KaOsurwgzofa. Kaflsarmra. l(aòuwepósv. Karaòas. _ Kauefor. Kaunas. Ka.uu ofmr. Kaunfyopms 8110}. Kuuorepra. Kauorspufou 51111]. Kamovv. 221'; 222* 47 “ 1 10" 10 C. Cabiria , Gaddi , 164* 209 Cadisci , . Cadi , 85 85 Cados o emprostcn , cirios , ta» natu ,' o isteros , o opiso , o acyros , o eleu , Cadus , Caleriu , Catarma ,’ Calarsios , Catarles , Catcdra , 68; e 69 56 12“ '54 299‘ 54." 127* Cateslecola , Catestola , 212 212 Ca1yperten , . 22 Ceadas , 239 Ceeti , 239 Cecias , 8 Cace olte, Càcegorins dice , Cacolccnia , Cacotnecnion dice , ‘ Cacun , 114’È 93 - 85 _ 98 35,“ Kanfi!dSmî Gnu; , ypaqq‘, Glddvy‘ yekxac. ' Cacoseos dicc,graphe, ingelia, 94. Kamww. Ka).a.0mv. Kaìame. Calation , Cacosis , 55“ 155‘ Calaidia , 165' 19 266 I(.xkq. I(«z).hspsnn K2).).1516101 . Katk).vwfv;pm. Kan).ov. I(zkou fuos, 11 11.1101; amo;. Ka).o;. KaJm‘m. K.z).vrv|. I(a)afls. Kalvfiag. Ka)wrrga. K2).uwrpow. 11:1»1111: cnxmux.i Cale , Callierin , Callislia , Callynleria , 45"" ' 58" 165" 165" Calon , ’ mo Cala e cacu elios, ga:os 111105, , r a e, CalSe, Calpis , Calybas , Calyptra , Caly tron , 161,“ 45"" 1 2" 2%“ 195" 173'" 75"" , 174" 73"" Calo ion , 189" 1121015101. Iiahw. Ikap‘aE. (è:lon , liaquìo: , uay.1qlor. Camili , cameli , 100; 286‘ max , ‘ 281" ' 285* Kauy.owsg. Camontes , 12’“ KflfM'l'fl. Cmnpe , 188‘ K,ava.òpau. Kawaov ,- uaflour. Kawqqopuw. Kauqqopox. KmW}q»opo;« ‘ Canatre, Caneon , canun , lîmvóapos. Canephorin , Canephori , Canephoxos , Càntaros , Kavaw. Canon , Kamvoguvrem. Capnomantia , Carbatine , . 199" 1 17"" 65"" 65"" 72“ 15 35"; 189"; 221' 101" 180’" Kmpfiazrwm. prBwv).v.sw. Cardiulcin , 99" Kap6wvaùxr. Cardiuslc, gq" Kazpquopoaw:î; AXMo:. Carecomont€s 22"" , Achei , 225 limprnl y.ovcm. szmox-, uapzy.ozpoz. (larice musa , Carici , carimiri , 25“ 210* Kapmos Àoqog. lizpwaz. Kapwqò‘ovm. Caricos , lophos , 217* Carine, 25“ Carcedouta , Ka;vsm. Kapvsw: vopm. Iiaapwfi. Carnia , Carnii nomi, Kapvrou 6111’q‘. Kmpar:.>cxe:g. Kaupva. Rapvafls. Carpu dice, garposis , Kan.w.zn(auu Kava1mov. Carnyx , ar a, Car?atis , \ Caryatizin , Carchesiou , 16"" 125"; 165" ' 165" 165"; 250" ' 97 157" ' 165" 165" 251 ; 165" 286* Kamo;. DELLE voc: E 1‘an onncus. Casios , Kazq.fiauvsw. Catabenin , Kamfiauvuvras. Kafa.fizllaw. Catabenontes , 267 3" > 82" Cataballiu , Cambasion , Konufiawrov. Cutabales , Catabule , Catabolion , Kampsz. Kaufìolu. széohov. era Bomw , non una. BIGBBSIY. Kanm ysvos. 78" 96; 19L‘ 82‘ ' 3* 113" 1 15" (lata dosìn, cc cala <1iadcsìn , 101'" Kamypaqaw. Cala genos , Catugraphin , Kmfa.ypayvy. Kafa.ypxqw,v wowmòau. Catagraphe , \ Catagraljhîn piìste , Catetyx . Catacavtc , Catacelwsmos , -Catanclcsie , Catanclesis, Calanclesie , ' Catulambauin , Calacomas , Catalipeslc , Karmwfi. Kzraumurau. Kaunaìsusy.oq. Ka.muuìq 01 su . Kumxhagm. Kamuh;mau. Kara)ay.fiawsxv. Kafa.umpaq. Kamìsureaóm. 16. 134" 209‘ 209‘ . 218* 5“ 197‘ 5‘ 5‘ 51 188* 177‘ 189‘ Kamìoyov. . Catalogon , 909‘ Konmìoyos. Catalogos , 209* Catamyin , Calapireteric , Catapclti , \ Calapiptósis , Catapontismos , Kampmsw. Kmaufeu pur-q prq. Kamn‘skm. Knmmmaw. Kamvrovrwpoq.’ 12" 283* 957*; 258* 78" ' ‘05 _Catarsìs , Cata}smtis , Kampaexs. Karuama:;. 1413 48‘ 210* Kntadfpapaufm. Catastromata , K.Maqpanypam. Cataphragmata , 288* Kamqpaurou. Konmy,szpozovw. Cataphracti , Catachirotonia , Catactonîi , 215* ; 288* . 31 _ 2* KUJIXÙOYLOI. Catacorevsis , Kamyppsvmi. Kmfadepafu. Kmrsyyuqzy. Ìfimqsw. 197* Catachysmala , Catcngyan , Calechin _, Categorie , ' Calaplromantia , Kafvyyopmt. Karontpopavreza. Kafm0aw voy05. ‘ Kur:ovamvl. Kmuavq. 238* . \ Catoten nomos , Catonace , Cavsic , 29 61" 191“ 89 1 18" . v 109 178" 217* 268 111010: oi:xzn11.z Ke:pa.gzemr, y.zdflf‘. Ras-4288511611. Ciramice mastix , Cecàddiste , KE'A{LT,'AE. Cecmece , Kengomaz «s1pm. Cecropic pclre , Ksupoms. CeCropi5 , ’ stpupa)og. Ka).svorr,s. 101 209 12“" 8 21 Cecryplialos , Celcvsles , Kslrgfsg. 171,“ ‘295" sz;pm. Celctcs , Ceneria, Krvoraqéw. Kavoraupuz. Ceuolaphin , 56“ Cenolaphia , 158; 55" stf°qmg. - , " svfpmèm. Spilli. Kspoqus. 19111109. 2291701; spms, Baîzov , svawuy.ov. spxom. Kspxm. eparo;. 191'; 275* 56“ ’ Centesis , Centriade , Ceree , , vCeramis 259 145" 285; 125“ 291* Ceramos , 10 Ceraches , 255* Ceras,282*,dexion,eironymon,255" ,. Cerase , _ 142" Cerala , Cèratos , 251‘; 142“ 255‘ Kspawvzog. Ceravnios-, Kepùqms. Kevapamv pao‘nE. Kayakam. Rapala; , Bemvou. Cerdaos_, Cecryreon mastix , Ceplxalea , Cephale , 256‘; dipnu , 64" 65" 152* 254" Kayaloì. Cephalon , 282* 'Képxì.ovoyivfsm. ' Cephalonomantia , Cephalos , . 12o“ 282‘ squ).ds. . sy_sapwpsvor m; «seme-111m. Kquwu. Knpo’ypaom'. Kv, mp.awrsm. Gemmanlia , _‘npv;. ' 1;pvw.55. Kn,wzswv. KnP"E- . ‘ Kr,pvanw. Ruyu)uìsg. Kgóapz. K101.pl{sui. KI[LTWOÙ 'f51x06. K:yopaòan 5‘ Cecorismeni tes ierosynes, Cedia , Cedevma , Cemos , Cerographia , Knòmy.ac. :Kn_rw;. _ Ceros, Ccryces , Cerycion , Ceryx , Ceryssin , 7 Cinclides , Citara , Ci1arizin , Cinlonion licos, Cinyrade , 19" . 16’“ 16“ 84 27 8" i . - 121* 175“ 119’“, 144‘" 245* 54; 15“ 187‘ 79 157“ 168’“ 2 156‘ DELLE YOCI E FRASI GRECIIE. 25’;'Î 2‘îg Kmvsg. Ciones', szuo;. Krao‘oropor. Circos , Cissotomi , 105‘ 166’ ‘Cissybifm , 123‘Î" Kmavflwv. Kzaroqopor. KlaBsuf'qpnl. KÀapxfiu. Klsmezg. Klsflor. K).szrovroìxov. Kkam. KÀslv6;m. Kìv;6mwg. Kìv,ò‘owmw «spov. KMòouggos. ìnpon KMpoy.avrsm. ì;qpowoy.zbu smBmoau. Kìngos. Mpwroz. Kìnma. Kh|fausw. K).nreuaaóm. Kurjrv;p. Kknfnpss. K).-qror. K)m,ropes. ' thmue; , 1t‘fl'kî‘d‘l , Bl‘azìvrau. K)J gufi. K).zvau . m“’ Cistophori , Cladevteria , (Ilaria , 155* 166‘ ‘237 Clisis , 298‘ Clili , mg" ' Clitopodion , Clic , 275‘ 100 Clcspsydra , Cledones , Clcdonon ieron , 82 _81"; L14" 1 14‘ Gleducos , 5Î Cleri , Cleromantia, Clerono,rnie , epidice , Cleros , 109* 109* g_3*’f ‘ 109"L Clerotî , Clesis , 50; 67; 18“ 124’“ Cletevin , _ 77 CleleVestc , 81 Cletcr , 77; 131 Clcteres , Cleli , 124’“ Clelores, 77; 124’“ Climaces , pecte , dialyxe , {285* Climax, 82"""L Cline , ’ 131“ KMW| vvaI-m; , «apafiocnos. Cline, nymphîce, parabìstos , 70“ K).wecs. K).mìs en‘ a.qua. , em Bopu. Clîsis , 259*; 298“. Clisis epiaspida,an*;epi dory,259* Klwpog. K).ows. ‘ Klo«v;s 6M'q. Kìworexqu. Clismos , Clios , Clopes dice , Clylocrgos , Clytolechnes , KMOS. ' Kvauachna. Cloos , Cnacalesia, 100 166* KquxBes. Cnemides , Cnesties , Cnissa , ‘ > 220‘ 224‘ 4o" K1vroepyoq. Kvnofls;. Kmarm. Kvw‘cng. Cuissc, Koyfi. Conx, I l“ 259 ’94 5‘ 5" 38" 155* 270 INDICE Ko&opvol. Koùapflolov. Ko:).n , m; 1110;. Koùor. Korl.ow. Kozy.adòm. Koryuqnqpm. Korpvqrv;pxow. Komw ypmppafsxow. Roma. Kol.sos. GENERALE Colorni , Cilembolon , Cile, 256"; tcs neos , Cili , Cilon , Cimaste , Cimeleria , _ Chucterion , Cimm grammatica , Cino , _ , - 131"" 256" 276" 205* 15 12"" 12"" 1611"" 20 242 ' Coleos , Kolorog. COlios , KovmroBes. Conipodes , Kovwmpwv. , 225" 100 180“ Conislerion , KOVIG{PJ., K.owwòem. Conislra , Connidia , Kowoqmpm. Kowor. ‘Conlophori, COUÌÎ , Kom(w. Copizin , Koyflg_, Kopsm. Copia , Caria , ‘ 11 11 166" > 215" 285; 295" 182" 15.; 222" 166" Kopvr| euuoper uopavav. Koprvòm(ew. Core, 166";611001‘i;(101'0111311, 66"" CUTÎIJÌÌGZÌU , 80"" Kopor. KOP'JF1YTIKG. Cori 1 COÎ)’bamica , Kopxgòaìhafpzm. C01ytallistric , Kopvplfia. Coryxnba , Kopvw-n. Coryne , 224‘ Kopvynf'qg, KOpu5 , mmroBaaem. Coryuetes , . Corys , 217"; ippodasia , 224" 218‘ C01‘0116 , COTODG , 224* 224‘ Coscinomanlia , 11g" Kopgaqu, "Brbramw'q. _ Koamvoy.ayrem. Korwoc. ' ' Kdrr.zpem_ ' Kyrmflm. 182" 278"; 505" Cofinos, 1g4" Co1tabia , 154*" .C0ttabia , ióid. Collabizin , 152‘" Karmflor , ayuulcqu. Collabi , aucylcli , 155"" K1_Jffafimg , xa.m.xmg. Cotlabos , 0318.01.05, 152’“ K0rulnqv. Cmylen , 196 Kofvrna. Colyllia , 166" Kmfufi1faw, ' 187 166* ' Korvrrrs. Koups:ofl;. - Kou;18101 6:5;11. Kovpor. Cotyllis , 166" Cul‘eotis , 20 ; 135"; 64"" I Curidion doma , _ ' Curi , 69"" 135" DELLE 700! E FRASE GREFNB. Koupoqoqoz. Kov;orpoîosl Koflou;. Kpaòau. Kpa.81fi voy.o;. KpozG-qcxfns. Kpmp.flq. PGY\I(S. Kpowsxov. Kpawog_. Kpanqp A10; 2:.m;pog , Tyxaxs , 27 l Curotrophi , 65" Curotrophos , Coclus, Crade , Crades , nomos , Cradcsites , Crambe , 6" 249* 160‘ l'6. 160* 91"" Cranais , 21 Cranion , -Cranos , 106'“ 216 C;ater Dîos Soteros, 146‘"; Igias, Eppou. ‘ ibid. , Ermu, 146" Kpamqps; , «J.pu ro nepuaaaóax.ì Crateres , 142"; para lo ccrasà ste , ma“ erng. KFSp.DKM. K,m8ap.wov. Creas , Cremate , 69 105 Crad€mnon , Crer'nnos , 174" 102 K;nvoquìauss. KP‘IHHBBS vapm. Kgnnuos. Crenophylaccs , Crepides , 45 180’" quìamfm. Crihanîtè , Kprfiaww. Cribano , Crilomantia , Crios , Criophoris , Crisis, KP’W’09 sz()oy.awrsxa. Kpms. ng?o.:os. Crepis , 35" Cretic«ms , 197* 117" 117’“ 101’“ 256* 156* v 47 ; 95 Kplcns. Kpozsvfzoav. Kgoxxros. Crocotion , 179“ Crocotos , 1 Kpovu. Cronìa , ' Kpowos. Kpovmw. Kpovog. Kpoo‘am. Kpovaw «Mu‘rpp. prrrzx. ' Kpucrraìloy.mvrera. Cronios , 166*; i6. Cronica , Cronos , 264* 166* Grosse , _Cronin pleclro , Cryplîa , Crystallommlia , www. Clyr’ia ’ Krwm‘xov. Clypion, Kvay.ou. _ ",* 166*; 204* 254."; 29“ 168" 190 118“ 71“ 1“ meyofpmysq. \ Cynmi , Cyamorrogns , 56; 85 85 Kuowsy.fiolor. Kvxvmrsfz. Cyanemboli , v 277* Cyauopeza , 134** K0wo«pmpoz. Cyauoprori , 277* 272 mmc: oéssmu Kvflspvvqarz. K-oflsp-qrm. \ ‘ Cybernesîa , 166’ I Cybcrnete , Cybernifice teene , Kufiapwqrur, fexvn. Kufi‘spv'qffis. Kufiopavrsu. Rufiaponwr,9. 167’ 994* Cybernctes , Cybomautia , Cytcrodices , 294* lug* 207 Kwìow rarr;w. Cyclon tallin , Kvu).os. Cyelos , sz)q-wrwew. Cyalupinin , V Cyclìaia chemala , 145“ 157“ Cylicion , 141“ Cylìx , 125“ K-m).mewu (w;fr,gmm. K-ùmszov. K-:).:E. K-ùìoafoò’nî. K'IgLflmv. Cylistici , Cyllenios , ‘ Cyllopodes , ‘Cy’mbion , K-nsvg. (linee , Kurss. Cynes , Cynegclis , Ko).cdmtor. K-Ù.)sqvxog. K'W'qusîlî. 301* 74"; 221* 191* 4* 2* l'25" ' 217’“ _ 127" 5‘ R’vvmyos. K-woaapyes. ’ Cynegos , Cynosarges , 'K'awodovpa. Kwoaovper;.‘ K-woqovflg. K-msììov. K-m’fao. Cy,nosura , Cypto , 100 K‘)fi86l5. Cyrbìs , 108 V Kùgra , sul-qua. , v.pspa. Kupm.r qp.spau Q ospwpswz '/.xr (Iyria 51; ecclesia, cmera , 50; 79 ‘ 185 Cynosuris , 185 Cynophontis , 167* Cypcllun, 125"t Cy|ie emere , o orismeue ce no mimi , 'vo,wpwr. Kvg’flawss. Kinu: , savfuov. F KUP!O‘)E non 81141011; m; «0).: 1:za , paym).wu upufe:.>v. K-»Frroz. 5* 14; 1.06"r 50 ' Cyribzmes , 69" Cyrii 757’"; eavton , 98" Cyrius ce 'despotas tes polilias , megalon criscon , 'Cyrilli , 199 182* Kv;m , «apaufi:s. Kurog. Iiuapw. Cyros , ‘ _ Cyrle 236* parataxu ,, 69 300’ Cylos , 276" Cyphon , 100 quwfiî. Cyphoues , 100 quwip0‘h Cyphonismos , C}'on argos , 10a 14 KU;D€. K-r-w apyo‘î Kco6wv. Kv_8wm(fiw. Km64-voqogaw. Codou , ' 1 Cadonizin , Codonophorin , 123"; 247* 214; 2‘27" 247' Kmìal. Kwìaupsfau. Kw)\urmau. mm: Yocx E un: cmzcmz. Colae , Colacrete , Colytìce , Kmvsxow. ‘ ‘ 2774 42 - ’42; 86 102 Conion , Cape , 102 n84" Kowrvlpn. Copelate , Copere , 289* 273‘ Kmanov. Coricion , n: Ka>fiau. Kaurvflazfat. L. Aqui'ov. AMQ‘q. Amman. Auxwvmax. Aula. Aa)cqòpov uvada.v. Adp.flavm aura con nàsws. Aug.wa6wuos. Ampma:61;qopog. Aaparrqp. Aay.«rqpm. Leseîon , Lephe , 923' 285' Lacui , Lacouicc , n" 180‘* Lala , 95“ Laletron cîssan , Lambano apo su edeos , Lampaducos , Lampadephoros , Lampter , 61* 142*” 159* i6. 167* _ Lampteria ,_ 167* AMI; aqso‘zs. Lais aphesia , 41‘ Amoadoo;. Laossood, Larisseon corte , Larnaces , Larysia , Aau'pkdo‘mcev sopr‘q. Aapmuss. Aapuma. AOLTOL7‘I}. AuraE. Amppza. Aaqavpa. AGIflSW. A5lflovavfaz. A6urovwmov. Asuroy.aprupxou 6qu. Aeuroarparrov. A6MrO‘MWJOI. Asrgrorxìww. As:fovpyxa. Aaztovpymu. Asrrovpyon Asrrovpyos. Asmwop.awzsm. Asufpow. Aeowzàem. 5* 167* 29" 167* Lalage , ‘ 15‘“ Latax , 153"? Laphria , Laphyra , 167*? ’ 262 Libia, ‘ 24‘ Lìpouavte, ‘ 504." Lîp0navtion, 90 Lipomaflyriu dice , 98 Lipustration, Lipolacte, 90 2'67" Lipotaxion, . Liturgia, 90 46 Lilufgie , 46 Li-turgi , 46 Liturgos, 135 ‘ Lecanomantia , .Leclron , Leonidia , v 20 - 118" 15.“ _ Q 15;." ‘978 r: Asowfev;: IN I" (‘R “film Leonlee, Leonlica, 217‘ 168."l Leonlis , Leplalee , Lepte estes , 21 170“ 222 .Àsovrmn4 .Asovns. ,,Asorm).sm. 'Aefln saflns. 'Aurfvdpos qaìayyo;. Leptysmos phalangos , 934* "Aspyam. Lemea, Lesbiazin , 168.‘ 80.“ Lesbian , 80." Lesbica, _ Leschc, 276* 93" Afidfllasffl'u. Aeofl:qw. Aeafiwv. AeoXn. ‘Asmuq J:qqos._ Levce psephos, ‘Aeouanpa. îAexaw'qv. ’Asyps uovp:6wv. Anàos, e leBaprow. 'Afli'6fl5. l\-qwuòox. ’ Any.wwv una, xerp.’ ‘A11141R0? fiìsaraxv. LA'r}vmav. .‘A’qgmpxmow ypappafsxov. Aq2mpxm. ÀnEw. IA4.B,IYO;LGYTBM. Lecos curidion, Ledos, e ledarion, 69" 178’“ Leistis, Lecytì, Lemm'a caca, chir, 5"‘ 175" 216* Lemnion blepiu , 216* Lenea 168.‘ Lexìarchicon grammatica , 20; 57 Lexiarchi , Lexis, Libanomantia , Litomanlia , Li\oa , .lnww. A!Kflfng Amvow. Amvoqopog._ 57 128“ Litubolia , Litoboli, Ax0ofloìm. À100fi010|. Alfiopa.wfsm. A1005. _ A:pvavrau. A:pvunìm. Ary.rq. Awas. Ansa.. Amor. 85 Leucoma , Lechanen , Licna, _ Lîcnites, Licnon, Licnophoros , Lìmnate , Liumatidia Limne, Linas , 57 37 101" 105; 168.‘ > 258* mg" 49“ 9| " 145* 145* 145" 185 163* 185 ; 168.‘ 186‘; 286* Lim'a , 168.‘ Lini , 25." Linos , 186.‘; 286‘IL Axvos. Aurqu 410655. Liparim podcs , mg" Amar. A:mwasl. Lite, Licanos , Lips, 43" 166“ 3 Logades , 238 AI.L A0701859; } Aoyawv. Aoyuz. mzu.s VOCI n FRASI um:cmz. Logion ’ ’ L Aoywrau. ,Àofyro‘ms. . LZÉEÌÌ‘Z 'Lo ist;s Aoyo:. 'Logi 3 o, 295* A01fl'q. LÌEQI Locri Locrontassyntcma synlecas , op.pm. Ao.Ea. AoE’q qalmy". A4121014. g L0mbc Loxa ’ , È::îaîhalagx' Îoveaòmfla.wo mango». oufpa. p anlsm , 05 fin. . AWOPOY. ‘ ' _ terma, . liìllî;înErdclla, 75 55" , L11es‘le ,epo nevru ’ 155‘ 72.", " 255: 4 ;1773*' ml: ’ 2:5:poqopo;. Aoqoîaolvè«ox f onwyo'. Aoyyoq. ; 135‘ 127 , Îîîlaor A 91:» m; avv0ngu. duv0‘qw.a;. ! ' ’759 1 I Lutrophoros, Lutron , .ngîzois ( 1ppochetes ' ' ), 217'“ 218: Locago’s À 230* a: m. onaymyo:. onm. onm. Loca 0°.i Loch€a° , Lochìa, Îoxoz. Lochi , ’ . oy,o;. onoug. A*Jyog. L0cos, Locus Lygos’ Aoeuv A‘Jfifll;. Auuexa. mv (mwy1. " Lycìa ‘ , Auusrov. Aumog. ’ Îvuou unoupysw. BsuM. Avpm. Ava 8 _ A06:w pura. A (mvvg. A(m(oavo;. upopavfsm. le“ zone“ , 36“ ì 1 . 168.! 169} cins ’ 15. Licics , 169} Lycontànos 169} Licu decas ,’ "' 25‘ 251: 5* 231‘ 252" 2 lgîì 71 Lycior; Avuew;. Auuovrovos. 42"“‘420‘W 895" 128" 'VL;F8,’ ' “ ‘Ljfl_illdflil , ».ì_43 -Lynmne , 11- . -'Lysizonos, ' ’--'-îî I Lycnomantla , ‘ 7 ’ 2 169.’i 6'“ 9l ’8 121’f INDICÌ umumu.m M. Maymîîw. Mauyynwx. Mayyawmac opyaua. Mwyau. Maysmr. Mayor. Mmfa. Mana. Malpanfv;pm. Mllfll'dfflFlfifi. Mmy.mnqs. MauvaBss. Manga due).v1 , O'f0u , mm. qupau , «afpm. Ma)à.oBeroug uva’:us. Mm).yosxg. Mawòau. Mawì-us. Mamme. Mawrem. Mawrsu. M.zvfeuyaga. Marrmm 6,:uss. anuv, , su. me Ooqus. sznuov qvfov. ' Mxrng. _ Mxpwpaà. Ma,anqu. Madnywqopoc. Muanyaoaxs. Mucwv ev6upap. Ma. (01); Bm5.wm Osoug. Magadis , Mangana , 251" 254* Manganica organa , Magia , 257‘ 1: Magic, 116* Magi, Maza , Mea , Memacteria , Mcmaclerion, Memactcs, ‘ 116* 104; 117" 95“ 169.‘ 204' 169.' Menades, 19.‘ Macra scale , stoa , tichcA Macre 273 "; petre, Mallodems cystis, ' 15 8 10°” Mallois, 17o" Manda, 98“ Mandyas , Manes, Mamia, Mantîs, 178" 153“ 91" 57";91’l Mantevmata , 58" Manlice dryes, 61" Manlice , ec [es tutices, Manticon phylon , Mantis, Marlyria, Masligau , Masiigophori , Mastigosis, 97" 69";91" 58" 81 26 194‘ 2 Maslon endyma, Ma tus dodeca Tena, y 179“ 48“ Maf:vms. Ma un 214». Mauyas , 135’“ Mq;(mpm Machera , Mun Macine , Machen agali , Megala pan-Mensa , 252* 252* 175‘ Megalarlia , Megalasclepia, Megaloplulon, Mcgalus Tcus, 169* 135* 9" 2* Maxv|v ayadou. qua).m , «anomala. qualagm. Meya.kafiuìvpfem. Msyaìoarìourov. Mayaùous 0sou;. Ma lo Zio , 48‘ 37"3223* DELLE VOCI Maya; opuos. E 281 43‘ 137“ FRASI PREGHI Megas orcos , Mele, M501]. Msóuzw. Msfiuanopevor. Msmyaayox. Mexha o era. Mclyin , Metyscomenî, Miagogi, Milia , o cdna , Miligmàta , v Milichii, Milichios, Mion , vMelenc, Melanegis , Melas Zomos , Msùlyy.0r.fdh Msxkq(xou Meùz)(w;. Merov. Melawm. Mekavmyxs. Mah; (wyos. 0' 155“ 153‘ 61"" 42“ 42"“ 142‘ 133‘ 280* 152" 243118“ Meli, 114* Melissa , 42"" Mah. Makwaau. Mekxffovm. Melzrrovmr. Mekìsrpwes. Mskswazem. Mspava1s. Mepuflxa. Mepos. Msaay-uìov. w Mesagylon , 225‘ Manu. g‘ Mese, 166" ‘Mscvmlîqam Meo‘npepm. Mesembphia Mescmerîa, 208* Mecoymac. M5706y:q. Meao(uymz. Mesogea , Mesodmo, 21 289‘ Mesozygii, 290* Msaoy.qahov. Mesomphalion , 2_21" Melitlula , Meliltule , 27" ; 75"”; 118" 27" _Mellìrînes , Menelaia , .Merarchcs , Merarchia , Mems , i85 169. * . 223' ‘253" 174;‘255‘ ‘ Mesomphahn mantion, Meson echin, M€copqxlow (44976109. Mua_v sxslv. Msaowwnu. -Mesonavle , Mesoslrophonîe amara, Meccarpoqmvm anapal. 65" 191* 290‘ 169* --v Msaoupmu. \ -’-\‘ Mesurie, Msadoan'm. ‘ Mesaoate , Msafov w» cmqo». Meston ton scyphon, Msraflohl , a«’ovfav , M’oupa5. Melabolc, epi uran, apo MBfaysn'vm. Metagitnìa, Msrqysnvwg. - »r Metagituius, Marauywwmu_ Metagitnîon, ‘Mefa6opma. lamvmrprs. ‘Merawwrrpov. Mamma efim, ‘Mflwpouon‘sw. gùMetadorpia , mv --'- Melaniplris, Metaniptron , Metaatele exo , Meteorocopin, 286* 186 142“ ums, 259‘ 159.* l'6. 904* 135"w ' 11,6“ 146‘" 79 377‘ 282 INDICE GENERALI Mamma. Mefonuoy. Meticìa, Melicion ,‘ M8fomm. MS’-'lpowopwz. Metici , Meroovrov. Mq a6maw. Melopon, ÙIY| 7uvorro , Y.111?PflflfOl, ovdrx. Megenilo calaphractos, usa, 115. Mv;òev em‘rfa: “MLI-014. Meden isito cacon, 56" M‘qòvo'xopqvoz. Me1yscomcnì, Mccos phalaugos , 155'“ 254* Mv;uos qaùmyyos. 172” 25 17; 20-,175" M elronomì, 44 231”; 254* Me adicin , 78 vancoy. Mr,ì.aw. Mecon , ‘ Mèlon., qu; ap(opswou ,. wmpawov , Menos arcomcnu, 205‘ iflamenu, y.suovwfoq ; quowf0; , «amo p.swov , q0wowro;. mcsuntos, legomos puomenu, phtinontos, Mn ovaa. anox. Me usa , Mnf'qP , vp.vzow. Meter , ymnon , Mv;rpqeom Metroon, Mccanr, Mv;7(owm. 66"" 159"l Meri , ibiJ. 137 38" 85", 168“ 197* 154* M'lazqoyo9. Micphouos, Mlflpol. Miari , - 32" Mmpau 'qp.&pm. Mmpa Ilawufinvam. Mxkfta6ma. ' 1Wr'kfoar‘acppox. Mlpakkovss. NIWWIJL. Miare emere, Micra Panatcnea , 45" 173* Mzèxbo; 6xxa9fxuog. Mimos dicaslîcos. Mistoseos icu dice , Mislyle, -1 96 117“ me)Aaaóax. Mldf‘aììn. Mistyllaste, 117“ Mistylle, 117“ lepu. Mitra , 174" Mn'pzv «apfìawuvyw. Milran partcniccn, Mitre. _ 70“ 219* Milyleueon corte, Mna, 170’“ 149 Mmò:ndems yomou 6mvy. Mww)cq. Mern, M:m).qvaww eoprq. Mm. MVd-l. Mv‘qp.a.ra. Mmp.em. qupèxov. Mv‘qp.omau (urnpara.v quorpov. Moyudrov.oh ‘ Miltiadia, 169* Miltoparci, Mimallones, 277‘ xg" Minyia , 169.“ Mne , Mnemala , Mnemìa , Muemion , Mnemonîa themata, - 144" 35“ 33" 35** 157** Mncslron , 58" Mogostocos , 87“ m:m.s vacx 1:_ mus1 onncns. Moòansg. 285 Motaccs , MOIPG. 164 Mira , M0|xupym. ' I Micargia Michia , 232 , 76“ Mob,flòzòss. Molufiàzvm dqacpm. Molybdides , Molybdine aphere , 226* 226’ 120* l\‘lox)gsm. 90 Mokuîiaopmrew. Molybdomamia , Monpxmmsg. Monampyces , 192* Movnpszs. Moneris , 275‘ Movmrswkov. Monopeplon , Movoqauyor. Mega. Mopm. Mopxs. ’ Monophagì , Mora , More , Mons, 4 . Mopwu. 175" ' 128" 237’ 186', 237* 174*; 198* Morie , Mopy.oìuuewm Mogpoìpwpq. Moppvcmeaòm. _ hloppa». l k Mormolycion , Mormolyce , Morm)!sstslt: , ' _ 174‘ 96" 96M 96M Marmo , ' Movvvya. Munychia , 15; 170* 'Mommxzov. Mouw;gxaw. Munichion , ‘Munichion , Movcsm. 1“ouaswv. ‘ 5', 141*; 904* 141' Musia, . 96“ 170'; 207' Musîon , 9 ' Mouanvq. Musice , 155" Mm“. Mocli , Muògo;. M-mu. Mydros , Myie , 296* _ 52‘ 125“ Mwovxor. Myconii , l“vpa. Mx»ppqu 060;. Mvfiowrox. Myra , Myrmecon odo: , Myropli , Mvprxvns. Myrriues , Mvaw. Î\'Ivcnqw. Mysìa ,_ Mysiau , Mucmog arpws. Mvarau. Mvdfnpm pupa, p-syaùa. uamuq swoBos. Mysticos secos , ió. Myste , 150* Mystaria micra 150*; megala, il). Mysljce isodos , 154" DI-nroBo-aos Boy.o;. 1\lurmafov. Muxos. Mmìsu. 125" , _ . Mystodocos domos, Myttomn , ‘ 232; 129‘?“ 141’“ l 25“ _ 170* 170* 154* 1 17 “ Mycos , 299‘ Molia , 170‘ 966 INDICI-t umani: Cale . Kaìn. K4)prsw. I(mllldr6mn . Callierin , Callislia , 45“L 1 38" 165‘ Koùkvvrv;pm. Callynleria , Kaìov. Calon , Kzlou fwos, n umuou auno;_._ KGÀ09. Kakvmr. Cala xino.s . e cacu elio_s , Calos , ' Calpe , KJÙW1q. Calpe, Ka.lms. Calpis , Kaku|Bas. Ka)umpa. I(akumpoy. liakm8ww. Iiaìwv. Calybas , Iàapai. KG{I.ÙOI , M.anor. Kupwwsq. Rafmr‘q. K.Maópou. Kuwaow , umouv. Kavqyopuw. Kawqqopor. Kavnqopos.f 165* ' 100 29" 195‘ 173" Calyptra , 75’" , 174" Caly non , 73“ Calo ion , Calon , Camax , 18g" 100; 286‘ ‘ 281' Camili , cameli , Camontes , ' Campe , ’ Canatre, 164’" 1,5“ 192* 285* n“ 188* ‘ 199* Caueon , canun, 117“ Canephorin , 63“ Canephofi , 63“ Cancphoxos . 72"" lîawòapos. Kawmw. Cdntax‘os , Kamvovafsm. Capnomantîa , 101" Carbatìne , . 180“ Cardiulcin , 99" Cardiustc, 99" Carecomonl€s 22“" , Achei , 223 Caricc musa , 25"" Kmpflawwm. KafGlouìusW. szò‘rovo‘fizr. Kupvquoy.omfsi A1:uoz. Rapa-mq y.oucm. Kxgrnor, umpuporpm. Kapmo; koqos. liapwa.r. Kazpw.‘qBofla. Kazpwu. Kapvawz woy.or. Kanpw2. Ka,parau 81:11. Kmpvrwascs. Canon , 15 35"; 189*; 221'“ (larici , carimiri , Caricos , lophos , mo“ 217* Carine , 25"“ Carcedouta , 16” Carnia , Camii nomi, Camyx , Carpa dice, 125* ; 165* ' 165* 165" ; 250lll ‘ 97 Kazpwc. Carposis , Carya , Rafnmflg'. Caryatis, \ 165" Kupu.znfsxr. Kong-malo». Caryatizin , 251 ; 165” Carchesion , 137* - 155* 286* DELLE VOCI E FRASI OBBCHB. Casios , Calabenin , Catubenontes , Cataballiu , Cambasion , Kaows. Kamfla:vsw. Karmfimwovres. liarmflxkkaw. Kzr.z,8acwv. Kazmfiznqs. Cutabates , Kamfioìwq. Kzrafiohov. Catabole , KM; 60617 , xau mm 6mBs;w. Kam yavos. (lata dosin, cc czua diadesin , 101" Catabolion , Cala genos , Catagraphin , Cutagraphe , \ Kafaypaqew. Kazmypaqm. Kamypxqu «orsmòm. Ca lagrapllin piisle , Catetyx , KamxrvE. 16. 124“ 209‘ 209* 218* 54" Catacavte , CataceleWmos ., - Catanclcsie , Calanclesis , .Catanclesie , Gatalambanin , Catacomas , Catalipestc , Catalogon , Know-numi. Kmmuaìevap.o;. K1.mxv.kq 0‘: su . Kazmw.h;aa,:s. Kamr.hpmu. Kumìapfiuaxv. Kafasxmpaq. . Karaìsureaóm. Kufaìoyou. . Kamkoyos. Kafaymsw. Kafaar'srpq1qpl‘q. Katam‘skau. anaurlfló>ms. _ 188‘ 177' 189‘ 209* Calalogos , 209‘ Catamyin , Catapireteric , Catapclli_ , 12" 283* 257‘; 258* 78“ 105 .(_.';.‘ Catapontismos , m» VCatarsia , Catagtatis , ‘Calastromata , Kafmrpapam. Cataphragmata , Karaqpxypam. Kamqpamor. ‘ KGfaXEtPOTOYKG. Cataphracti , Catachirolonia , Catactonii , Catacorersìs , Kafnxbovwx. Kamy,opsvaug. 141; 48‘ 210* 288* 288* 215‘; 288* 31 \ 2* 197* 99 Ca\achysmaz.a , Kmfazpdpam. Kmreyyqu. Kafexaw. 61‘ Catengyan, Catechin , Categorie , Kam'yopmz. . Kuwvu.wq. Kauanq. 51 51 51 1,:21 ‘ Calapiptosis , Kamn’ovnorpos.‘ Kampdeu. Karaamms. Karompopawram. Karm0w voy.og. 197‘ . 191‘ 89 'Cataptromantia , ;r.: ;_»;; Catolen nomos , Catonace, _» Cavsic , , 118* 109 1 78?! 217* 268 Kecpmjumr, y.xrmf. Ken.6zìsmfiax. Kîzysqua. Kau;omm «efpau. mmc: Kew.;ums. GÈNBRALE Ciramice mani: , _Cecaddifle , 101 209 Cecmece , Cecropie pure , 12“ 8 Cecropis , ‘ Kszpuq>zìo;. 21 Cecryphalos, K;).svsrq;. 174“ Ksì-qrsg. Celcvsles , Celetcs , szgpm. Ceneria, ‘ 36" stotaqéw. Cenolaphin , 55“ Kevoruqra. ava,ms. szfprzhz. " spxxau. Cenotaphia , Cenlesis , Centriade , 158; 56“ 239 143* Ceree , Ceramis , Ksimpow. ‘epzpo;. Kapa)fqg. apas, 6ava , euawuy.ou. spxsar. s 120:. Ceramos , Cerala , Kspwmo;. Ceravnios, Kepùqoog. Cerdoos , qu.zh1 , Emr'vov. qualob. 'Kéagaìovoyi ram. ‘ Kaqzkag. Kexîvpxap.swol m; raga:avvv,fi. qun. mm; 235* 251“ ; 142“ 255" . Cecryreon mastix , 65‘ 132* 254" 282* 120‘ Cephalos , 282‘ . Cecorismcni tes ierosyncs, 4 v; «ogmwzaxa. ' -r,pw..-:;. mavzewv. Kn;;g. ' Kn‘wadaxv. nyukfiss. Kg0.xpz. K:óaigx{ewl quwmv 'rerxoî. K:W’pa6m. ‘ Cer_ographîu , Cemmanlia , Ccros, Ccryces , Cerycion , Ccryx , Cf:l‘ys.sin , Cmchdes , 19" 16"" 16’“ Cemos , Kfifi°ww‘ 5" 64" Ccphalea , Cephale, 256‘; dipnu , Ceplmlon , Cephalonomantia , Cedin , Cedevma , 2Kr,6wy.a. 10 _ Ceras,282*;dexion,evonymon,nfi3‘ ,. Cerase , _ 142’“ Cèralos , Kspuv,aazmw p.1emE. qu:uì.aza. 285; 291‘ 125“ Ceraches , ngzfog. _mw;. 995* 191'; 273* 84 i 278* . 121" 173*"L 119“, 14/," 243" 54; 15" [87" 79 Cilara , 167“ Citarizin , Cimonion ticos , 168’“ 2 Cinyrade , 136‘ manu: vocr ' 1: 111111 vass. Ktpuo;. Kmaorop.or. Kwo‘ufiwv. Kraroappoz. cm:cnx. f," Ciones'. 10" Circos , Cissotomi , ‘ 105’“ 166‘Î Cissybion , K)xòsurqpra. Klapm. K).swsrg. K).stfor. 125‘Γ Cistopliori , Cladevtcria , Cluria , Cllsis , 155* 166* _257 296‘ v _ Cliti , Klszrovroìxov. Kkeio. Kì.s.luàpa. Kì'qòovss. Kl'qò‘owfov (5,1014. K‘m6wxos. 109“ ‘ Clitopodion , Clio , Clespsydra , Cledones , Clcdonon ieron , ' 275‘ 100 82 81"; 114‘ 4 1 14‘ Cleducos , Cleri , Kl.1;pon 5Î ' ‘ Klnpouawrsm. Cleromantia , K):qpovoy.ràu sm5moaz. KMgos. - Cleronqmie , epidice , Cleros , - K).‘qpaaroz. Kl'qdlg. Clesis , K).nrwsw. Cletevin , _ Kofifvgp. Klanvipsg. K)anot. Kl'qfop65. ' 109* 109'IL Cleroti , Kì.'qfsosdóm. 2’îg 9_3“"_ - 109‘L 30; 67; 18" 124’“ 77 Cleteveste , Cleter , Clcteres , , ' Cleti Cletores, 81' 77 ; 157 - 77 124" v77; 124“ Kìigumsq , «“qufau , 8110.97.11. KNme. Climaces , pecte , dialyie , _283* Climax , 82" K).war. Kllv’q wogom'q , «apafi-uuros. Clinc , 131W Cline, nymphice,parabistos , 70“ Clisis , 259*;1 293’“. Clisis epi aspida,239*;epi dory,252‘ Klzcms. K).mìs ur acpn‘162 , cm Sapo. " K1my.os. Clismos , Klmos. ' Clios , K1041'fl; 611'q. _Clopes dice , '94. Klvr‘oepyos. Kìvro'rexu‘qs. Clytoergos, Clytotechnes , ’ 5' 5’“ Klm’os. ' Cloos , Kvauaùnqem. Cnacalesia , Ky‘qgl-1669. Cnemides , Cnesties , i monas. Kvwaa.. 151 ’.‘ ' 259 100 166* ‘ ‘ ‘ 220‘ 2242‘ Kvwcnq. Cnissa , Cnisse, 40’“ 58" Koyf. Conx , 155“ 270 INDICE GENERALE Koàopvm. Koxlapflolov. Cotorni , Cilembolon , Koùcq , r‘qs W105 Cile, 236‘; ma neos , Koùo:. cm, Kozlov. Cilon , Kazp.adòm. Korpvyrv;pm. KOIÉLTIÎYÌPIOY Cimaste , Cimeleria , Cimeîerion , Kowov ypa.y.pmfaww. Cinnn grammatica , Kowoo. Ko).sos. Cino , Coleos , Koìorog. Colica , Kown‘obss. Kovzo‘qupmm Kovwrpa. Kovvxîîsm. 131“ 236* 276* ' 205* 15 12’“ 12" 160’“ 2o 242 225’“ 100 Conipodes , 180W C00islerion , Conistra , Connidìa , 'Contophori, 11 11 166" 215'|L ' KOYÎO 0 O! KÙ’ÎOÎ- P Conti , 283; 295* Kom{aw. Copizin , Koms}. Copia , ib.; 222* Coria , 166* Kopsm. Kopwq axuoper xopawqw. Kopwòmfew. Kopox. 182* . Core, 166*; eucori; coroncu, 66’“ _Curimiazin , So“ Cori , Corybamica , 187 166" Kopuy.flm. Kopqu. Kopvw'qf'qs. K0,w9 , Mn‘oòaaasm. Corytallistric , Corymba , 278*; Coryne , Corynetes , . Corys , 217*; xppodasxa , 182‘ 503* 224‘ 224" 2x8" Kopawqu. 'Rcépmw]. Corone , Corone , 224* 224‘ Koauwoy.myrexau. Korwos. Kdruflem. Coscinomantip , mg" Kprfafim. Cottabia , ióz'd. Kafmflr(6ry. Kofmflor , ayuukqfox. Co&labizîn , 152“ Collabi , aucylcli , 153“ qufafio; , umranro;. Collabos , calactos, 152" Koru)nqv. Cotylen , 196 .Kofvrrm. Cmyuìa , Colyllis , 166‘ 166‘ Curentis , 20 ; 133‘; 64“ KOÈ'Jfiawfma. Kopxg0aìharpmz. KOTUÎÎIS. Koupscom. Kov;rBwv 6mpx. KUUPOI. Cotìnos, 194* Coltabia , 154“ _ Curidion doma , Curi , 69" 133‘ DELLE VUOI Koupo'fgoqoz. Kovporpo:gofi K011095. Kpa6m. Kpauîvy; voyog. E musi muzmx. Curotrophî , Curctroph03 , Coclus, Crade , Crades , nomos , Cradesites , Crambe , Cranais , Cranion , -Cranos , 271 65" 6" 249* 160* ió. 160* 91“" 21 106’“ 216 Rpaòqmrqg. Kpap.flr;. Kpa-vaus. Kpavsxov. Kpawos_. Kgar-qp A109 2mmpo; , Tyxeau; , Crater Dios Soteros, 146’"; Igias, ibid. , Ermu, 146“ Epgwu. , szrqps; , crapa. fa ucpmaadòax._ Crateres , 142’"’2 P ara 10 ccrasà ste , 122“ nga;. I Kpsgmrau. Kgqòepvov. KPYHJ.VOS. Creas , ng;voqwhuss. Kp'qmlîes. Crenophylaccs , Crepides , 180’“ qums. pr,nxos. Crepis , Creticns , 55“ 197* szflowxrau. Cribanitè , Cribano , Critom3ntia , Crios , Criophm-is , Cremate , Crademnon , Cremnos , szflawm. Kp:00y.aursm. prs. prqogos. Crisìs, KPIGIS. Kgozmrxor. 69 105 174’“ 10_2 45 117" 117" 101" 256* 156* . 47 5 95 Crocolion , Crocotos , Cronia , _Cronios , Cronica , Cronos , 179’“L 1 “* 166*; 204* 166*; ió. 264* 166"L Kpocmau. '.Kpowew «Murpqo. vawnx. ' Grosse , Cronin pleclro , 254* ; 29** 168“ Kp-mmk).oy.awfsm. Crystallomantia , Clypia , KPO‘l-coîoî Kpovm. ' Kpovws. Kpovmaw. Kpovog. mean. meov. Kvapox. Cryptia , Ctypîon , _ Cyami , 190 118" 71"" 71“ 56 ; 85 Kuayorpmysg. | Cyammrogns , Kuavspfiqloz. szvovr‘sfa. Cyanemboli , , 277* Cyanopeza , C)"flfloprori , 134" 277* Kvavuvrpwpoz. 85 mmc: oéxnnu.x 272 \ \ Cybernesia , . Cybarnete , K-)|Sspw,cm. K'JflSP'J‘QTGI, Kvfls‘wmmr. rean. 166’ 167* Cybernìl‘ice teene , Cybarnctes , Cybomantìa , Cylcrodices , Kvfl'egwyrv;s. Kvfiopavrem. 'Kvfispofiqu. 294* 294* 109* 207 Cyclon tallin , Kv‘ùov mr:sxv. Kuu).os. szìqusw. 301* Cy_clos , Cyclopinîn , Kuulmem Cw;rvgy.mm. Kn).msxov. K-ùzfi. 74*; 221* 14,,5"IL CycIìcia themata, 157‘“r Cylicion , 141“ Cylìx , 125" Cylistici , K»).wnuor. , Ku).)cqvxog. 191* Cyllenios , ' Cyllopodes , Kvìloar08r,;. Kuy.;flrovl ‘Cymbian , Kvwmq. Cinee , Cynes , Kvwss. ' 125" 217"l 127*"r _ Cynegcu's , ’ Cynegos , Cynusarges , Cy_nosura , Rom/yang. vanfyoq. K9wos.zpysg. ‘Kvyoo'ovpa. K-woaovpszq.‘ Kwoqowm. K-urellov. Kvmaa. 4* 2* ‘ Cynosuris , Cynophontis , Cypcllon, Cypto , 5' 5* 14; 106“ 185 185 167* 123" 100 Kvpfist5. Cyrbis , Kùgm , sul-qua , npspa. K_vpmu v|pspm q mgay.sux un (lyria 51; ecclesia, cmcra , 50; 79 nyie emere , o orismeue ce no mimi , ' Cyribanes , 'vogup.ot. Kvgfiawes. . Kugoz_ , sowwv. _ Kupwu; mu Emanata; 1‘q; ofo).( 'Cyrilul , Kvpo9. Cyros , Kvpf'q , «apumfm. ero;. _ Kanw. K9ayav6€. Kuqwigaos. K‘my 'apyog. Ka«6«wz'(sw. Kfi'òfi‘ìlflîaopll’l. ' - 50 69" Cyrii 757’“; eavton , 98" Cyrius ce ’despotas tes politias , megalon criscon , 199 ram , peyaì.mw '4mefoy. Ku,zrfor. ÌKG‘B’W. 108 , 182* , _ 69 Cyrle 236* paratax1s , 300’ Cytns , 276" Cypbon , 100 Cyphoues , 100 Cyphonismos , Cyon argos , Codon , Coclonizin , Codonophorin , 100 14 123“; 247‘ 211,; 247‘ 247’ DELLR VOCI 1 Raaìau. FRA“ GRECIIB. 27 7. Kmhupsfau. Colae , Colacrete , Kmkurmm. Colytice , Kowswv. Kamau. Couion , Cape , 284" Copelute , Copere , 273" Coricion , n: Kaafifl).lflh Kom‘v] p 'q. Kaapmew Y. Anu<rqì'ov. Aaqrq. AGK'KOI. Aunwwmau. Aula. Adùnqòpo? uvddav. Aapflnwm curo con 1165005. AmMaò’qqopog. Augura.Bou-nos. V-î"-' J BUÎN‘ >>. 42 - '42 ; 86 102 102 Lueîon, 923* 385? Lephe , Lacui , Laconicc , Lala , Laletron cissan , 1 1‘ 180“ 95“ 61" Lambano apo su edeos , Lampadephoroa Lampaducos , , . .Î" \‘ Aap.«ff|p. Aapqupxi. ’ "" ÀÙ.OIS aqsms. Aaocooo;. Lampteria ,. 167* Larisseon corte , Ampvaxss. " «'-îfi" Larnacea , Aapuam. H}_ Larysia , Amrayq. 5 =îi_flf"‘® Latage , Anni. ‘ ' g>‘ Latax , AMpla. Aaqua. Aez;3sui. ' Asmowawtm. A6movawflov. Liponavte, lù‘flLiponavtion, Asmoy.anpwpzou 6r/.‘q. Aeroz‘oafpamow. 96. 167* Laossoos° , » »“" 15_9"r Lampt_er , Laìs aphesis , Am'pìo'dmxmy eopr’q. 149114 Laphria , Laphyra , Libia , Lipomaîlyriu dice, Lipostration, As:arofgzuwn Lipotacle, AsrzforaEww. Astfovpym. Lipotaxion , Lilurgia, Amovpymz. Aeuroupyoz. Aszrovlryoq. Asmwoy.awrsm. Litur'gie , Liturgi , Liturgos , Lccanomantia , A5'M'Po'l. .Lcclron , Asow65m. Leonidia , 20 ’978 n IN DI (‘12 “XIII-Md! Leonlce, Leonlica, Àeowfev;: ‘ .Àeowntauq Asovflg. .,Asarmìear. ‘Aearqu 560115. Aemucp.oq qa.Myyos. ‘Aspwam. Aeaflmfexv. Aeafixqw. Aea un. Leontis , Leptalee , Lepte estes , Leptysmos phalangos , Lernea, 217‘ 1683 21 170*? 222 234* _ 168.‘ 80.1!» Anuxq. Lesbiazin , Lesbian , Lesbica, _ Lesche, ’Asvnn .I;qqog._ Levce psephos, 85 ‘,Aeuwy.a. Leucoma , Lechauen , Lecos curidion, 128“ Ledos, e ledarion, 178‘! ‘Aey,awyv. ’Asyps uovpròwv. A11809, e ÀeSa.pww. 1Ani'uflg. A1;wuóou. Any.vxa umw.. fifp.’ .A-qp.wxov p)wew. '2A'qimua. 1ngtapxmow ypappafewv. Angupxor. AnEw. .'Alflzvopamw. A:00fioha. A:00fioìor. hlòopawfsm. A1005. 93‘! 57 69“ 5* 175*! 216‘ 216* 168} Le_xiarchicon grammati on, 20;57 57 Lexiarchi , Lexis, Libanomantìa , 105; 168.‘ Liluboli3 , 258* Litoboli, 119* Lilomantia , Lìlos , Licna , . Licnites , Licnon, Ànww. Ammnqgg Anwow. Amvuqopog.| Aly.;mfm. A:pvamìm. Ary.vq. Awas. Leistîs, À Lecytì, Lemnia caca, chîr, L‘emnion blepin , f'mLeuea ‘80.** 276‘ . Awsm. Amor. Awo;. Aurapox «0689. Aurau. Licnophoros , Limnate , Liumalidia 168* Limne , 185 ; 168." Linas , Linia , Lini , Linos , 186", 286* 168.‘ 25.“ Lìparim podcs , Lite, Amar“; Licanos , Al._l. A0741655; Lips, Logades , 186.‘; 286‘ m:u.s 1001 1: 111.15: mmcuc. 27g' , Aoyauov. Logica, 15 Aoym. Logia , 58“ 135‘ Aqywm. Logisle, 30', 555 127 'À0fylo‘f'qs. ' Logistes , Aoyox. onfi‘q. Aou;ou fa; ouvÙnxa;. 'Lpgi , Libe , Locri las synlecas , Aoupw duVfl1qy.a. Locron synlema , Aoy.puu . A051. Aogn qaùayE. L0mbe, Loxa, Loxe phalagx, Aoìus. onsflóau amo gaupou. Loxias L'ues'te , apo neeru , Aoufpa. Hgav.ìem , Ospy.a. Aoufipov. Lutra Eraclia, lerma, Lutron , ÀO')fpoqopog. Lutrophoros, onrp:ov. AOQó; m«ox.uf‘qc. 295* 75‘ 24‘ 55" 55" 1 55' 72.". 235* 4*; 17“v 72" 127" 42." 42;" 70"" I Lutron , 89‘,“ 128" _Lophos ( ippochele‘s ), 217‘ 218‘ À01wyor. L06351, A07.W709- Locagos, ‘ 250* 231* A0xwym'ym. Locagogi, 251' Aoysia. Lochia, 5*_ onla. Lochia , 6"L onor. LOChÎ , . onoe. Locos, 251' 257-Î onovq. Awyo;. Locu;, Lygos, 186 18.* Ausw , mv (www. Amman. '-4 “Ìjyin , ten ZODEII , “‘7‘.‘ V 'Lycca Amman». - ‘:': , Auusrov. ' Avuazo;. Auuxo;. Awowovo;. Avuw 6sms. ' 252"c 219 ; 70“ 168? ‘ Lycìa , 169.” 5L cion , 1 ;.;‘?' cios , cîcs , ";i"’.* "“kw; yconlonos, "‘ 13. 169'." v 16g.‘ i/). Licu decas, Amtoupyflm. Lycflrgia , Awro: . _Lypi , À1lpa.-. LÌ'I'B, Avaa.vàpam. Lysandrìa , 75 ’169“ '21 2* . 25W 169.* Àom(qu. Lysizone , 96W Afm(mos. Aupopavum. Lysìzonos , Lymomantia , '8 121‘Î IND\CI ummm.u M. Mayast. Mavyyau. Mayyawma. opyamz. Maysm. Mayamr. Mayou Mz(a. Mana. Nazpamrv;pm. Manzpwunplwv. Marp.ums. Mawaass. Manga» ausìr; , cróa , 15130). Mampau , «sfpsu. Maùkoòerovs uudrari.. Ma).yosxs. M.szau. Mav6uas. Mavns. Mawrsm. Magna. M.zvrsuy.zqa. Monvrmau Spass. 1\Ìmellfl , ex m; 001mm. warmov qwfov. ’ lîzvt19. Mxpmpm. Maganyqnv. Magadis , 251‘ Mangana , 254‘ Manganica organa , 257* Magia , 116* Magi, Maza , 116‘ 104; 117“ Mea : Mcmaclerion, Memactcs, Menades, 204‘ 169.‘ 19." 15 8 100"I 170‘ Mande, Mandyas , 98" 178“ Maues, Mautîa, 155“ 91" Mantis, 57';91‘ Mantevmata , 58‘ Manlice dryes, 61" Mamîce , cc [es tulices, Manlicon phylon , Mantis, Marlyria, Masligan , Mastigosis, Masawv evBup.ap. Maslou endyma, Mayaìoorlourom Maanous 0509;. , Mallois, Masiigophori , Mayakaa’nlml’sm. 169.“ Macra scale , stoa , fiche, Macre 273' ; petre, ‘ Mallodetus cystis,ì Muo’nycoms. quaìaprm. 95“ Memacteria , Maanquopoz. Ma. mv; 6m5sza 9509;. Mlîflm5. Mar. un 21:». Maxaupa. Maggi}. Max'qv avyaóoz. Mayaùa. , afanOfiuu. 1! Magic, Ma tus dodeca Teus, ' Mauyas , Ma lo Zio , Machera , 97‘ 69";91" 58" 81 26 194* 259 179“ 48‘l 135’“ '8“ 57*;223‘ Maclle , 252* Machcn agali , Megala panalenea , 252" 175" Megalanìa , Megalasclepia, 169* 135* Megflloplulon, 9‘ Mcgleus Tcus, Sr.‘l DILLI VOCI E 284 FRASI PREGI"! . M671; opuos. Megas orcos , 48‘ Msùn. Msòvew. Mete , Metyìn , Melyscomeni, Miagogi, 137" 40' 1513""l 133* Msòvo‘noyswor. Memydoyou. Msùm. o GSM. Milia , o cdna , Msùlypnfau. Milîgmata , 42" Mar).leox. Milichii, Milichios, 42“ 142’F Mion , Melone, 135* 28o" Melhxzos. Muov. Ma1auvm. Melanxy:g. 61“ Mah; (wpws. Melanegis , Melas Zomos , Mah. Meli, 114" Msho'o’au. Melissa , 42"" Meìxrfovfa. Mahrfovrau. Melillula , Melitlule , 27" Me)Jazpwe;. Mskswazezas. _Mcllìrines , 183 Menclaia , ‘Merarches , 169- * . 225' Merarchia , Meros , 235* 174;'255‘ Mspapxni. Mapup'fla. Mapos. 152‘ 243113“ 27" ,‘ 75";118“ Msaay-olow. Mcsagylon , 225‘ Mum. Meanplîqm Mecv;y.epga. Mese, 166" Meaoyaux. Medufiyrq. Meao(uyxor. MSJO}LQGÀIOV. Msaoy.qx).ov paufswv. ’Maaqv exsw. Msaovavmr. Meaoo‘rpoqwmm np.epau. Madovau. Macaoamz. Maorov fov dw;q>ov. Mempoh1 , eor’ou_paY , u’oupmg. Mafaysxrvm. Ms:aqyexrwws. Marauyscwwv, Mam60yrm. lamvmrgcs. ‘Marmvwr‘qov. Mefmdnqra èfim.‘ <M‘stwpouoorsw. ' Mcsembphia Mescmeria , 208‘ Mesogea , Mesodmv, Mesozygii, 21 289’F 2go" Mesomphalion , 2_21" Mesomphahm mantion, Meson echin, «Mcsonafle , 65" lgl“ 290' Mesoslrophonie emere, 169* Mesurie, 286’“L Messoale , , 186 Mcston ton scyphon, 142.“ Metabolc, epi man, apoum.s,a5g“ Mctagilnìa, 169." , Metagitnios, ió. Metagitnion, ‘Metadorpia , 204* 135’“ Melanìplris, Metaniplron , ‘Mclaslele exo , Meteorocopin, ' 146’“ 146‘" 79 37 7* 282 INDICE GENERALI Melicìa, Malicion ,‘ Mamma. Msfomov. Msmmm. Metici , M a: go wo p.mx . Metronomi, Melopon, ÌMemmov. M-q a8maw. “In ysvoxfo , v.amqapamfor , ovca. Mv;Bew s:d:rco 1.mov. 172” 25 17, 20;175* 44 251’;234* Me adiciu , 78 Megenilo calaphractos, usa, 115. . Mcden isito cacon, 66“ :M'Y)Oudnop.gvox. Mclyscomenì, an; qmìafyyos. Mccos phalaugos , Mqucov. 1\‘In).aw. Mv;woe apxoy.swou , Mccon , ' 66“ Mè10n , 159* Menos arcomcnu, 205‘ istameuu, mmpsevov , y.saovvfog ; ‘myovfo; , «wo 155‘“ 254* mesumoa, legonlos pavomenu, MIGPOI phtinontos, Mc usa , Meri , Meler , ymnon , Melroon, Mecanv, Micphonos, Miari , Mmpm ny.spm. Miare emere, 43“" Mmpa, Ilava.òmam. Micra Panatcuea , Milliadia, 173* 169‘ Miltoparci, 277* Mmm)cq. Mimallones, Minyia , Mimos dicaslicos. Mistoseos icu dice , Mistle, 19“ 169.* . .1 96 H7“ Mm‘rulìxafim. Mistyllaste, Mlo’flùhq. M:fpa. Mistylle, Mitra , Mu'paw «mpbsuunv. Mitran parteniccn, 70'“ lepn. Mitre. ‘ mg" Mrfv)qvmaw eoprn. Mìlyleueon corte, 170* Mwa. Manu. Mv‘qpman. wnp.em. Mna, 149 Mne, 144“ M9qp.èwv. Mwnp.ovm (urnpau, Mnemion , Mncmonìa themata, hlvqarpov. Mncs\ron , 58" Moyoumv.om Mogostocos , 87“ y.svou , Q0w02205. Mq ovdac. M1;poz. Mf)f‘qp , vaw. 1\'Iqrpqoow. Mnxawal. M'mzqmvos. Mrkm.Bem. ' lifìfofimpgor. Mryzhovss. Mrwsu. MU'300; 6mm;fmog. Mwòzno‘saa9 omou 8nm. ibc'J. 137 38" 85‘ , 168“ 197‘ 154* * . 32" ' 117“ 117“ 174“ Mnemala , Mnemîa , 55“ 35“ 35'* 157** 1:_ num cancnn. DELLE VOCI Moóausg. MOIPI. MOIXGP'YIG. Dîoxxszm. l\loìufl81659. Mokvfibwou dq>mpm. Mob.iBopawrsm. Movzpvr-msg. 385 Motaccs , Mira , 164 252 _ Micargia , 76" Michia , go» Molybdìdes , Molybdine sphere , Molybdomantia , Monampycea , 226* 226’ 120* 192* ‘ Moneris , Mowqpsx;. Movoafsvrìov. Monopeplon , Movoqauyor. Monophagi , Mora , Mega. Mopau. Mopzs. M091“! Ìfloppobueww. Mogy.ol_muq. Muppvaaeaòax. À Rlupy.sa. 273‘ 175" 128: 2 More , 186; 25;* Moras, 174*; 198* Morie , 174* Mormolycion , Mormolyce , Mormyssestc , 96" 96" 96“ Mormo , Munychia , Munichion , Movvvxm. 'Mouvvxwv. MokuX,xcov. ‘Munichion , Moussm. Moussxor. 96" 15; 170* 5; 141*; 904* ‘ Musia, 141' 170'; 207' Musîon , g ' Moummq. Musilce , 165“:è Moxlox. 1“'JIJI. Moc i , Mydros , Myie , vaovxor. Myconii , 1\vaz. 1\vagrqu 060;. Mv.somror. Myra , Mv8.aoî. 29'6 52" 125" 125" 232; 129*“ Myrmecon odos , Myropli , Myrriues , Mysia ,} Mysiau , M‘)flflyr|g. vara. Mump. Muamo; d'q1105. Mysticos secca , Myste , Mvarm. Mv:rrgpm pupa, p.sya.h. ‘ 141* 1 23“ 170* 170* l'6. 150* Mystuia micra 150‘; megala , ió. Muo'rqu swoBos. Myslice isodoa , Myslodocos domos , Myttoton, M-nroBouo; 60p09. Murrmfov. vaos. Mao).am. _ 7 Mycos , Molia , 154‘ 154‘ 117" 299* 170‘ 284 INDICE GENERALE N. Nm p.a mv. Naos. N aoguìaus;. Naatos. Nawapxos. Nnumpapmr. Nnuupapox . Nauìos. Nawìoxox. Nmuambpo;. Nano; fpmmùpos. Nauru: . Nauru 8mm . Nxvquìxus; . Nei; weq>payy.svm. Nefipsmox avlox. Neupoììemwow. Naupoy.awfatl. Neuvopawfsm. Nsmmra. Nsp.souos. Nepeo‘sm. Nepeam. Nsoòapoo6m. Neowwz. Nsopèqvm. Nsoarm)ep.am. Neomolsgos. Nsuy.a.fu. Nsupa. Neupoòsu. qusquspsrns. Nsamopor. Nsaogmqizm. ’ Nawv uopmv:8fi. Nempm. Nemaomor. Ne ma ton, 48" 13aos , a0 h la'ces , Nasl%sî 9: 295 154* Navarcos, Navcrarie , 293‘ 57 Navcrari , Navlos , 57 16“ Navlochi , Navstatmos , Navs triscalmoa , Nev1e , 299* 299‘ 284* 291* Navlodicc , 44 Nauphylaces, 19'; 21‘ Nees 272’“; pephragmene , 288* Nebrii avli, Necrodipnon , Necromanlia , Necyomantia , Necysia , 169“ 39" 117* 11 170‘; 44" Nemeeos, Nemesia , Nemesìa, Neodamodis , Nein'ia , Neomeuia , Neoptolemia , ‘ Neoplolemos , Nevmata, 3 170* 170‘; 44“ 192 171* 1 7 1* 17 l" 93" 97’ Nevra , Nevrodela , Nephelegerctes , Neocori _. 224’ 167" 5" 21* Neomenii , 205‘ Neon coronides , l\eoria , Neosicì , 278* 299* 299* Neas calercvin is ala , 296' Nna; 13119895!” 6:; ala. N'qss , ap.qmvrpvpvm , «svrqpec9, fup‘npsu; , fpn;pelfi. anni'6m. Nr;cxmz. Nccs , amphiprymni_, 281* ; pen-_ 1ens, tetrcrls, mena, Neleidia , Neatia , 273* 171* 163* nm.n v0cr n rais: pr_u;cns. Nnm. . N'q mv mv; ., xmm , 0 «Mamma N11 fa; 05m. N'qc1uìxev rapa. , Eula. qumìw: 0uawu. r N‘qqowas. . ‘ Nrylapv-s. Num‘ , 1; su Mapa0wvx. vap'qpm , A0mm. qurvq;ror m; aparqs. N:.La;aòaz. N00aa. N6001. Nipsaste , 4‘ Nomo\esia , Nomolelc , Nomi, ' N'mnos , 212 ‘ ‘ 58 105 ; 156’"v 712; L66" quophilaces , 36; 55; 176* Nomop’nylacion , Notaphia , Nono» «cupa. y.edov m;(os , rum. ,,- » 100 238 - Nolion para mesou, ticos, ticbe, Ì5' Noros. Novpnqvac{sw. ‘ Notes , Numenazin , Nuluenia , Nòupuqvm. Noquvmnmr. ' Nouprìvzóz. NW.ros ay.oìyo; , ofmannp. 8 ;, 122 171’fi 171*; 206* Niuneniasle , 171* Numenii , 171* Nyctosamo]goagS*;opopetm[151%” NYmphagogos , '. 6‘7Î" N2MMWM Nuscm. a“ 2* Nmuioa , Noquan. Nùpqxò‘mf. va.qmov 6my.aflor. va.qolewrox. ' NU[LQOQTOXOS. Nuwm. l ‘ 97""I 19; 27; 96" 4‘ Nomizomena,‘ lNomima , Nopoquìaxwv. Nwm .126" .. Noli, N0mis | Noy.eu;. va.qsufpm. 266" Nelon cyria,chena,o_platanon, 49" No lo |eo , 43* Nephalih iera xyln, .26" 'Ncphalii lysie _, 24" Ncphoutes , 155*"l _ Niglaros_ , _295" Nice 3; e ca Maratoni, 171‘ Niceteriq 269; Atenas , 171* Nice1erion tea aretes , 198 ‘N0lîil , Xopu{oy.6wa. Noy.ry.a. Noguos. Nopoòso'm. Nop.ofismu Nop.oz. Nop.og. Nopoquhues. Nopqsurq;. ” 585 r New, - Nymphevlcs, ' ‘Nymphavnia , ' Nymphe , 67"" 67”; 73‘.“ 208*; 73“ Nyvmpllidlion , 6g" - Nymphicon domalîon , Bympholeplî , 69’“ gu‘.‘ Nymphostolos , by" ‘ Nynnia , Nysse , 95“ 192* X. Emma. Savauyu.’ Xamica , _ Xenagia , 172’ 233* 3-1, \. 286 1111)ch annui: Xenagos , ‘ ‘Eaawyos. 233“ Iene , Esvau, Sevqla.dw. EQYÙMM. Esvm. Esymv; 0 A10; €aku. ‘ 79" Xeuelasia , 216 Xenîelale , Xenia , 121; ‘Xenice; o Dice xeniu, ' Xenîcos, slephanos, S'smo; dreqawos. flsw}0;. Xenios , 133"; 162‘" xenismi , Xenizon , SSYIUIL-Ol. -flsm{osfl. 161“ 164“ 161’" ‘ 134 150* 124’9" ‘ ‘fl_evoa. 'Xeni , flivovmpoxoa. Eewo; , zar;o;. \Xenoparochi ', Xfinos , ìatros , 164" 182* ‘ 55511). _Xe'sle, 13'4" ’Xesta‘ petra, .34" ‘ X'esti taphi , 34" Xi-phos , 102; 223‘ Xoana dia to apoxiste, 10" Esam «arpa. 566101 mqm. 51q>69. Sua-m Su. 10 abroiewòm. _ ' X'yele , Evnkm. Xyiue ; Euxwu. Eu).ov «avreav pxyyow, fop‘qp51ldì‘. 'Xylon Evvoma. 205; 130' _ ‘ non , I 224‘ 224‘ penlcsyringon , tetreme 100 5v)ows6q. Xynicia, Xylopede, 172* 101 291" E11er 5‘ vawy.a;a , pompa; Xysta 12; navmaca, macra, fip0fo:. Xysti , Sua:oqo_gofl Xy'stoplgori , 12 215* O. Ofìshaqbpon Obeliaphori ,_ Ùfioìxog. 07608101. 076005,. Obolns , Ogdodia , Ogdoos, Oncosc , 81 163* 163‘ 33“ 0ncl;eslia , 172‘ Odcgos , 3311 , ’ 4‘ 104: Unymqau. ()yv.fiafm. 0.511705. 06161. 0601. Uòovfes. ' 0604r0_101. 0609 9116611. Il sparpocòw. 27“ l 1 000111115 , Odopii , Odos tesia , . 0 avìorepog 101105 _zov. xs,mu. ,. 0 emprostcn , 'O endoteros topos, tu ieru , 233‘ 45 6_ 69 9 DELLE VOCI 0 endo‘xos, 0 un Bwpqn. 0 cm m; r;a.ara(qg. 0 un fep Osmpmqv. 0 cm f.‘p o.wyp.un. 0 Oawa.rov 1.4605. 000mm. OmE. 0| su ysvovs. O: ev65un. Omani.“ 0:1.an1. OmoB*qp.ov. 0 0 0 0 ‘» -69 Olona , 294‘ lax , ‘ 281’ 18" l endeca , 56; 75 27; 188 Icema , 99; 114‘ Icodcmon , Icoscnpìcon , 124“ 113'“ l_curi ophis . . 011519. ' m; , y.uppw-qg , - ngpvst , Asd.3zo; , 0.1.6105, Xw; , Kpns, Kmos , Poòws. .. Ozxsaòau. leopswor. O:mw:àpam. 152“ 1158""L 45 105 [cete , Owoy.xwem. Ouvoy.s)m. \ ‘01700’1'31. Owo; , afnkq«fanpavbs , 51.an5 " 'q1101v09 , p.a.pe:aqu , [10.3.1191 01 tscaapakura. . 01 fpxmxovta. 01 v«mpuowrs;. 204 Bomo , tcs lrnpvgcs, tu teorico , lo orygmati , I do genus , Owau. 01'‘s qpamq p. cpi epi epi epi O lahalu cados, Oxxoauomuov. Omuvpoz Ofclî. Omoc«ovùx. Owovrm. Oxvoxoox. 0i'aroz. 281 E 'FRLII GRECIII. 0 “6050;. ‘ i 4 ‘Inc , 1m" lnis , 21;‘ un“ lnomanlia , Inomeli , 101"L 135’“I Inople , 45; 144" Ines, 10; 121’“; apelphitomenos, epselos, critinos marcoles 123“; myrrìnites , myrrines , Pram nios 123“ ,° Lesbîos , Tasios , Cxìos, Cres, C005, Rodio}s, 125’“ Inosponda , ' 26" Inuua , Inocóî , 118“ 140’“ Ùîsli , 225‘ O'1's. phraler , 1 lessaraconta , I lriaconla, 1‘ yp\arconles, lehcstc , loomcni‘, 153'“ 87 81 289' 12." ,12“ . . ‘ _. . lonismata , ‘ ‘ Ionisle , lonisterìon , lonoletc . Omwovroìor. Iouopoli , 10.5" lonopoluu oche aristos , >‘ -’ 102‘ Ormvoarolw 0)(,’ apraros. WW Omaerqprs. O)az . ’ ' 103‘F Olommm. Owwm‘vqpxow. Oxawdòefm. 0mw01. ib; 103* 103" Inni, Ocribas , Octaelcn's , (Ne , 105" ' 173“ 202" _ 26“ 388 OX:yoforouvra;. 01146s5. Oh'wx. O).p.os. O).pqr smuove. Okouawmow. 0Àouwra>y.a. G).ou)rq pos. ; ' Okoqvpyoc ._ 0kuy.crm. O).uy.wecov. _ Oìvpnnm. 0)wy.mow. Opflpms. Oy.vup; pe‘; uva 2:» OH». Opoflwywz. 'Opoyxkauroz. INDICE Oy.oywos. Op.mor. ‘ Opozoump.os Bq>x)ay 71 a. Opohuu. \ Opopvp' pwui. Opocmrpw;. Opoppofléw.. Oyfizfi. I 0pwgm. Oy.qa.)wyfopm. 'Opqalo; , con 00 «splep'qóq-f Ovsùww. 0vsay.mraav Ovarloouprfm. 01m 90410201. 0281909. Oysxpoo‘uowoz. Oropau)qrmp. Ovoy.mms. Ovop.a.foplawem. GENIIR L\.R‘ Oligopotuntes , 12,6" Olcadcs , ‘Olci , ‘Olmns, 68" Olmo cvnzxso , ' ’ . Olocavslon , ' 68" 38" Olocai’ìoma , 38" |Ùlocleros , ‘18" ' Ù-lophyrmi , 25'“ Olympia, Ùlympion , , 2, 172‘ 7 Olympii , 2" Olym_pion , Ombrìns , 7 5‘ ’O;nn_ymi men tìna ton teon, 48‘ Omobomii , -0rllognlucli , ’8" 21 Omo'gnips , Omii , \ 2 187 Omìustomos diphalàngîa , 235'IL Omolo'ia , 172’f Omomcl'n'us , - 56“ Omopatrius, 56" On_wrroiin , OmPax , -O'mphc , 277‘ 165* 65 - A .O'mphalctomia , 8g“ Omphalos 65; 234*; su’u periel mete , Onih'on , > Oniraton , 89“"L 178* 95“ Onirocrile , - Onirnpoli , ' Oniros , ', Oniroscopi , 0nomaclelor , 93" - i6. 93"K ió. 152M Onomatas , Onomatomanlîa , 159* 121* Ouuy,ogm vtem. Onycomantia , 0209 al:qrov. ‘Ogvlìoìszs. 0«160080p.09. Oxos 114“; ep'seton , OmdtìoaqavBowq . Omafioyuìazfi. Om'H‘. 272* 285‘ - Oxybulis , Opislodomos , Opislosphcndone, _ Opìslopbylax , .Opxso , 119" 123“ _ ' ' _ ' 257* 4 174-M 231* 69 O«Mfa.yaaym. O'arhfau. Oarlr‘rss. Om').zronopox. Ovr'nqpm. Opaya. _ O;yemva;. manu: vocr 1: un: cancnx. ‘ Oplîtagogi ,À Oplîte , Opliles , Opli‘todpomi , Opteria , - Orama , Orgeones , Opym. _ Opyxan(ezv. Opyum.’ Ofsya , Ogyvlm. ()Pealqo:fos. 0p0ìon ; «a).n. Orgyie , Orcsiphilos , 0,:0ios , e Opòor. Orlios , e Orti , Opbovfmìfi. Opóouv. Ortopale , OpOovaóau. Opma fapwaw. Ogmos. Opxo; , {MKPOG. Oppou Orgiazin , Orgyia , Orlîa 254*; palo , Oxtun , Orluslc , Orneoscopica , Oevsosnoarm. Orneoscopi , Ornies , Ornitomzmtîs , Ol'nitoscopi , Orsinephcs , Opvrfloanoorm. Opuyy.a. Opqófs)sflm. 092mm; OPXJIO‘TPG. Oam. Oazor.‘ Oda-www. Oc:oBoxem. Odfoònuu. 144* 26‘ 146 146 '1gr‘ 166“ 191* 131* 286‘ Orygma , Orphotelesle , - Orch estes , Orchestra , Osia ,' Osìi , J Osioter , . 'Oslodochia , Ostoteche , Oslologia , Oarokoyza. Odfoko’7wY. 'Ostologion , Oargma. ()straca , Odrpamdpbî. Carpauov. deau. Oslracismos , Oqoqopm. 21; 150 Ormi, Oquw. Opawsqwqq. ib. in Orcia (cmnin , 0.:;vsocmoar'man. Opvres. Opvrflbpmvrsri. . 'Orcibs , Orcos , micros, Ormòs , Ormari , Oppos. 289 272" 21; 211‘ 189; 188"l Ostracon , Osché , ‘ Oscophoria , nani. 102 101 101 ,, 94 H 172? 172"v., , 180.‘ 290 INDICI GENERALI Otìgmalie , Ofryy.aflm. Otfqu. Olle , Ov6’ o «upqopo; sum0q. Oman. \ Ow sormvsùems ouB’ su «apu Uda o pyrphoros esole, 249* Uia , V 165* UcP“°epcnetìcs ude cn I _peridi ’ 39w 114" 6611r‘1np. Ov)mu. Ulc , 0111009151». Ulotylîn , Quìoggurm. Ulochylc , Un , Ùvpm. 0091701. 25"; 55" 25" 26"; 35" 231*; 234‘y;_278* ;Uragi , 230‘; 235", P‘Yl“. Urngos , Urania , 251" 7; 6* O_vgavog. Uranos , 200"; 86" Ovam.s 6mfi. Usias dice , O_phlqlmi , Ophtalmos , Ophryes , Ocanc, 0canou, Ochevs , 0092709. 0qòaìy.m. Oqòaìy.os. 0fiwag. onwvy. Oggowov. 070W5. Opsonomi , 0.1.ovopm. 0-}odoxox apecc; povou. n. Hacaveg. Halbaym7m. 1101466; , mx «015161411 ; «Mu v06 , 06101 o 616W01’q101. Uaxòovopo». 'Uakaldrpaf. I'Iaùn. Hahly_ Ila-ha. Ila).w. 119’“ ._ IÌauw , epfizrqpco; , 54!Wllwg._ Hmìovopws. Hmîof 1 m. HMIGW.Pp ‘ ' 44 Opsopii crcos monu , Havyuozvos pra. Ilayxknòwn. Hayupamov. HMSW n. flauòowqy.or. . 97 277‘,- 11,4“ 139’" 217* 221* 221‘ 217* Pancînos cera, Pancladia , Pancration , - -195* 7 173‘ 535; 191* .Patìu ti , 12"“ Pean, 4‘; embaterios epiuicios, 248* Peanes , 59" Pedagogi , 105“, Pedea, cc pedisce 140'“; plata nos, teli, 99""; o ispieti, Pédonomî , Pedqnomon , Pcduuomos , Pedotrib'e , Peon , 99"" 20 205 205 10.514: . a, , 12 Palestra , Palé , Palen , Pali: , _ Pplin , .191* - 187* - 'l 71"! À 71!!! manu: vocr 1: num unr.cun. 091 haììauq; I. Uukìausts. 11alias. flaùpmòv omwrapam. Hmkpwx. - Halra. II_ay-,Smdclsm. Hapflùszm. Happu)(wv. Nappa-10|. Hanp.y.xmpor. Ilanónv'am. Hanònvai'uov. Havauam. flawBaumm. Ha'wbzpmpr. Hxvfiapmox. Hav|6qp.ov. I Pallacc , 58" Pallacides , Pallas , \ ' Palmica ionismat'a , Palmi , Palta , ' Pambasilia , 78" 2‘ 11 1 " i6. 223* 194 Pambìotia , 175‘ Pammachion , Pammachi , Pammiari , Panalenca , Panatenaicon , Panacia , 19:1"l 192"l ‘ 32' 127’; 1 3" 175" '176” - Panrìcsie , 115" Pandamator , 5‘ Pandamici , - 176* Pandemon , Hav6ny.os. ’ Pandcmos , Hawòm. Hàw8wvxg. Hapwòpoa‘oî. Howòuccaa. Pandia , \ , Pandionis , Pandrosos , Hxvéì)cqvm. Havnyvpx; oq>sms. Havòsow. Hawmavm. Haroy.qzrog. Hayowìra. flauìo; sogf'q. Hawo._ha. Havrofs man. flzpzfiìqy.afa. '/ flmpzfivarov pa:{ow , psaow. Ha;aq;zyq. Hm;xymyn f‘mrìsupo; , {61.50. " «ìsvpo; , Burksupo; , poro 7, 79"“ 6‘ 176‘ 2! 3'; 176 Pand sia , _i6. ' Pa_ne lenia , ' Panegyris 0phcos , Panicon , Paniouia , ‘ ' ’ Panompheos, Panoplia , 176‘ ' 195* 8 ' 176* ' _; ‘ ' '59‘ ’ ‘ ‘ ' Panos cotto, Panopsia , ‘ Pantole ise , Parablemàta, , 268‘ 177' - « - ,177'5 " 222" 289* Parnbyaton mizon 74; mcson, ió. Paragraphe , ' 78 Paragoge 258 ; triplevros , temi plevros , diplcvros , monoplc vros , 258‘ «ìsupo;. flzpaòos. Parados , Uso.oafmwov E:qxìzov. Parazonion xiphidion , 223‘ 111,110 ngos. flapazfixrv;;. flapmxafafio)rq. prauar'q‘mq; 81111]. flapanvnw6m. Paratranos , 277* Parebales , 215‘ 277* Paracalabolc , 80; 963 155 Paracatateces dice , 94 Paracncmidia , ’ 215* . 292 Napalm; praùos. Umpay.az pfupm. U: pap6rrq . Umpay‘qfl‘q; qalwyfi. “apaprqpx6m. napapvqpxov. flzpavopm. napaivopm; ypaqq. Hapnopsò9. Hupawqmg. flapawqo;. . Hapagwawv. Hapaopoz. Hapaurspn’em. Hapmrsmcpam. flapaurìeu per. Hapmrpaafism. . flapacrexpoa. Hapanuupog. Ua.pow“qy.or. Hapuama. Hapacmov. Hapaazroz. Hapaaquvzov. Il:paamcns. flapaamrm. HGPGG‘DYOMI-G. Hapadònpafa. INDICE otxnn;nn Paralos , Paramarlyria , Paramese , Parameridia , Parameniop , Paranomia, '223* 152 Paranomins graphe , Paranomos , Parapy’ph_ias , Paranyphos , Paraxnphidion , Paraori , Parapempin , Parapflaamata , Paraplevridia , Parapresbia , l?arasiri, Parasiros , Parasemon , Parasitia , Parasilion , Para;iti , Pnrasceniou , Parastasis , Pax-natale , Hapapqaypam. Uapsòpon. Paraphragmata , ITappswo& Ha gòevcnw. 91; 107 107 6 vi 6;** 225* * La?» 288‘ 115‘ 192* Parasynlemntn , Paralilmos , Parapherna , HapQwuau. flagOs-vor. 215* __ Parastemata , Paralaxis , TIapqopm. Hapv;opos. . 166*‘ 234* Hapankpos. Haipmqspn. Hapspflohy. Haperrafirs. Haps‘fiszpeam. Hapma. 210‘ 78 Parameccs phalanx , Haparafixs. Hangar“. 21; 177* Paralia , Paredri, Parie , _ Pa;embolc , Parentaxis , ‘ 1’arexiresia , 278* 278* Payeia , _ Parooria , Pareoros , ‘ Partenie, Parlami , Partenos , Parlenon , 213* 218* q61* 64“ 82“ URLLB vocx B FRASI UREUIIE. "“P°Xm Paroche ,1 164“ napoxur. Parochi , 164" Uzpoxo;. Parocus , Parypale , flapmarfg. napo:rm. Nauru. Haarov. nafadasu. naffpou-xor. 67" 165 . Parotia , Pastas , 215* 69’“ ' Pastor: , Patassin , Patruchi , iòfl 104 237 ;1 98“ Palmcos , Patron , Pausania , ‘- fla‘rpovxoi. 1sz 5401. Ilawaawem. anamaurr,. 11260.,» . 11113.:w umsp fa. snuy.yen. Pedan ipcr la cscammcna, 189' Ha:óawzywq. Ila: van. Hupausug. Pilanance, l’ira , Pircus , 225 197‘ 15 nuduwiunus. ‘ Haìawox. Pisianaglios , \ Pismata , Pelageos , Pelani , Us)gchuov. Halapym. Pelargicon , _ Pelargi , stpimm. fl6)ayauoi. H8Muyuov. l'IsXagmx. Ha).smàss. flslexm. He).sxu;_ Pausicapc , 67" 129; G" 177* ' 100 Pedila , 180" Pelasgicon , Peiaie , ' Peliades, Pelic , ,H - «- 8 285‘ 2 26‘ -wvy‘ 2 »\>‘ 2 24 2 ' - 'Pelecys , 62‘ 61" 224* Pellenice clima , Pellasie , Pelopia, .m .f.filìtil »:Gf<' 158" 21 1’ Hek-n. Hsìxpm. Pelte , Peloria , ..’v.‘ 222* -l77"‘L Hey.;iafa. ’ P,cn1mala , Tiegvmìa: P'7_0}r. Ha;urmsz;go;. l'humus , arena; o 4r'eym'zmg. Hawfasqung. . Pemp‘adarchi , -‘-" 930* l’empadarcos , I 251" , Pemptas, penlas, o pempiu, 231* Hskksvmq 12.1111. Hskoorsza. He).mamr. l'Isvmòlov. Hawaòì\oq. l'Isvmuosung. Hawaxoampxos. Uevmuoazopeùpvor. Hewrnonopeiîapwos. ->"11119" P6nlaeteri5 , ‘Penl,allon , ‘ 196" 12; 187‘; 192* antalios , I_‘cnlacosiarchia , Pentacos‘iarches , Penlacosiumedimni ,. 164" 233* “»‘:‘»‘233" 42; GQ‘I" Peulawsiomvdimnos , w‘» 22 GQ" INDICE ORE ERALB 394 Pcnlacosion , Hevmuoowv. flevrz'xarhq. flevram).oa. i? Hevreuoaruas. flsvfnyovmpxm. ‘ Hsvfn‘mvmpxos. Hertfluoufaqup. HMfiuorfflp. Hevrrnovaog. 58 I’cnlaple , 175‘ Peulapîoa, Pentecoslyas , Penteconlarchîa , Pen1econtarcos , Pentecomaîcr , Penteconler , Pentecoptoros , Pentecostcr , 175’ 186 232‘ ib. 238' 238’“ 293‘ 238IP Pentecosteres, Penlecos1y's , 231’ 238" Hevrryuoarqé. flevfnuoamps;. D‘evrrpwatus. Peplegmenc phalanx , 235* Peplos , 135*; 1711“ .Hs«keyy.ew; 911,175. Ilevrlos. Hawpcoyevq. ,flepsppmvsw. IIepmyvz{sw. - Pcpromcne , Percrrenin , Periagnizin , Pan iaclîa , ‘IIEPIQIKÌSIG. Pgrìballcsle, Hepcfiaìksaóm. H6f1f301f)1656. Hapc.5)qpa. Hap:flo«fog. flsplfloh1. I_Ispc€sz«wov. IIsprBepaua. flsprpopvg. “6.31390W365; 'Ilspm'ynml. ‘Ileglòexour. flsprusqaì.am. 87" 30‘ 50‘ 135" ‘ _ 177" ’ Paribaridcs , 180" Periblcma , 1,17" Peribo los , . Pcrìboîc, ' Peridipnon , Periclcrea , 177’“ 39“ 94" Peridromc , Peridromides , Pericgcte , . . Periliun , Perìcvpl1nlca , Periclcrilìdcs , 28“ 217" 12 71" 30" 278‘ gb“ Degu).qpmììas. Heplpfinffmòm. Hapgomoòopfi. Hepperarqumor. Hspurefem. 116.:141'0101. Haplppawfnprov. Perimaucsle , 50‘ Per'iicidomc , Peripatclici , Penpctia , 33“ 15 177* .Peripoli , Peril‘ralxlel'ion‘ , Hapcuvhmcfiss.\ Periscylacìsmos , H5.>10«10p09. l'Ispmftfl. Perispasmos , Perislia , Ilsparmpum Ilspldfvhow. flspfraxmpov. ng\ {mv “5611.9110. Il;gpìàm._ 1’crisliarcm , Peristylìon , Perilachismon , Peri ten cschcran , Periplufilìa , 209* 8'; g" -, 30“ 32" 239“ 54 54 12 254* 295* 145‘; 177‘ DELLE VOCI I: r11.1s1 u'm:‘cnc. 295 l‘cripherìa , 221* "=‘pr.zypam. Pcriphragmnlzi , 288* 691 )(p'qy.nmw, v; 'K‘SP! urqp.araov. ‘ l!eri crematun, e peri clcmaton, 95 nfipouau. ' Perone, 175" fitflflpsm. nîp-nuzr. Persico , nepa'sqovq. 180" Persephone , qusomaulia , Pelala , ‘Petalismos , neaaovafsza. “sula. Usfukwpo;. Ilarpa, 38" 109' 1 02 10’ Petra , 154‘ I’clrobolica organi , Pelroboli , Petromene , _ l’eusinii , l’egeon , _ fletpofiolluW opyava. flarpoflolou. fisrpadyqu. Usuamoz. nnyazgv. nn'yopawsm. “1161111011. Unurm. 258al Îb-‘ 87" 37 17“ I’egomanlia , Pedalion , 101'; 117* 281* -l°ec1e; 254’ flnv.ng. Péctîs , nfltpaapz. ' Pclmma , 154IF Pitigia , 131' fl1001y1a. “12.201 yxp 616.301. . U)wym 01111172. 11111119. Ùìauawm “Mm. II).wpoz. 174" 174W 173" ' Pinacia , 57; 173“ Ifinax agyrficos, Pitanate , Pitanatou corte , Ifilyra, ' ' 111* "186* 177* 48“ - 1Hagia phalanx 234‘ Placis , Plesìon , - 175' 256* 232; 180 Platanos , l’lalc , ' Illnóouo‘a nuyop.x. fl\\qupr 84" 28" Pleuri , _254‘ 1Ùelusa agata, Pleclra , 10 '285“ 154* ' mnwxoar. Plemochoc , Ichpaxs. 1]MPfls. Plerìs , 11104010. l’linlia , 11111001. 174“ Plalanîs'tas , flkafnwfas. filamvos. 29‘ 101‘ Pilia , ' Pilidia, Pili , Pinacis , Umana. l'Iwaf ayvpfmos. flamvm'au. Ucfaum.mw 60f.fr|. D1fupa. ‘lficri gqr eclri, . 111111. 111116141. [11101. l'humus. , Pleres ,. .’Plinti , ‘ 203’ ' l'5. 236; 254* 254‘ 296 IID'ICB GENERALE H)W_01oy. Plinlion ., mora , Espy.anvw, BZQO:JFIYG , povoìjpka. n)ouay.os àpecrrypcos. n).wmpm. - Plia, dermatina, diphlflina, mo ‘met-qs. TIva. . Hoòss. Îl‘ofiouamv}. HoBouau-rq. Hoòoarpafluq. Uoìomsrqv. ‘ flebo; ìsvuog. Howvo.l.m. flouuM. Hom).o«fepoz. -noxyla , . 271* Pìocnmos _trcptcrioa , 65“ Plynteria , Pnycitcs , vPn_yx, 177* 52 52 Podcs , , Podccace , Podocancc , 256‘ _100 100 100 Podocine , f Hols:s. ' Ho).syapxos. Ilaìms. Uokc'ang. Hohsza. Hoìmng. Ho).zopz‘qffi. Holws. Holiovxog. . ‘ Bolla, Ba m: 'anou81:a. Hoìì.oz u;yafiox. Ho)vflovlus. Hoìv6cepos. 110111701105, Holupnns. Holuqafioos. Uo'ìvxp‘wov. Hopvralor. Hopa’sww. Hoparawv 6.:ung sopnq. Hownos. flomwa. Uovrarv{ew. flofflpewv. 2567 Podoslrnbé , Ho‘lpavbpm. UOWv;. 110119. Hohrau. Hoìms. I 187' gad05 leucos , 41" iano sia , Picilep, 1 798" Picilnpleri , Pîmandria , Fine, . Polis , - I’olemarcos , ..Polias , Polialis , Poliia , Polietis, 26 ' _ 38' 72 1 34‘, 51 3; 5' 5‘ 178* 5" Poliorde1es , Polios , 257" 178* Poliucos ,' Polis , ‘ i 5‘ 176 . Pulite , 1 - 0 Politi;, 7’ 2' Polla de ce spudea , Polli cagali , 151“ 36" .P0lj'bulos , 5‘ _Polydoros, -Polygonos , -. P.olymctis , ‘Polyplhoos, _ Polycryson , Pompei, 1’0mpion , Pompeon demon cotte, _Ponlios , P0pana , 6;” 66“ 5* 70“ v9" 134* 6 178‘ ‘ 4* 26" P0ppyzin , 108‘ Portmion , 16“ _ Poria , 991 272’F Porpe , 175w DELLE VOCI E Hopuz. qun‘au. Hop«axse. FRASK_ GRECUB. ]?orpaces, Hqceuîsow. Hocezòm. Hoafixìmv. Poddcnn, Posidia , Hoaaxòaww. “0651607119- ' HOI1‘HJIOY. Hpaxrogss. Posidonia , Posidnnias , Hgafqp 11009. Hgsafiex; , aufoxpxro gas. Hpsafisug. Hpiq pqam. flpwurswz. Ilpoauroupm. Hpoawìmc. Poddon, 23’“ 41 ; 147 Prater ii10s , ' 28 49; 243* Presbevs, Prerosia , Prîapia , Proacturia , Prosùlia , Proaulion , Probiemala , Pryobole , Probulcvma , ‘ 185* 178" 178* ib. 7 i“ 81’" 222’“ 91 60; 106 Progamia , l'Ipo sxmvew. 178’ll , 21 Presbis 48; avtocralorcs, Programma , Hgospfiolm 21; 2*;‘178* Praclores , nP°'YP‘WW Hpoòmos. 11901101105.. Hpoiìoaza. HpusBpa. Hpoeàpeuer. Hposfipm. Hp066901. 204* 178" Poterion , Upoawhow. Hpofll‘qpafn. Hpoflolq. Hpofiouìsvgm. Upoyay.sua. Hgoyugwmcpxrx, Hpcy8mcn. 221’ ‘ Progymnzwmata , Prodici , Prodicos , o .Prorlomos , ProdOfia, 64“ 52; 106 194* 205 ‘ 205 81“ 90 Proedra , Proedrevin , 238 55 Proedfia , Proedri , l?roccpinin , 105; 196; 259* 37; 52 142“ Proemimli; , Procrosìa , Protymata , 288" 178" 57" Hpon'pocrm Hpoóuyufa. Hpmwpa. Pricoa , Upou‘j. Hponaìcxv. Prix , Procalin , 61“ 25 Hgoualupyafac. Procalymmata , 289* flpov.)vgcns. Proc'lesis , 25 Upoumvrox . Procopi, Prologia ,' 290’? 178"< Hpoìoyra. flpopaxra. Hpop.axm . Promacliia , Promachi , 58“; 62’" l‘6. 252‘ ’93 Ilpopefwmàa. Upoguqfism. Hpop.w;cfpm. 11;:0p.01. 1xml‘1: o'umnn Pmmcmpidia , Promelia , Promncstrie , 215* 178* 68" Promi , 152*. Upovam. I'Ipowaov. Hpovom. flpovam‘519. flpommov. flpofiswqumr. Hpo‘éswa. Upoìevm. UpoEevos , amalem; , o‘wmpza; 7 vylem; , 900.319. Hgovrsparsw. Unomvaw , qùorv;ara.w. Hgoarwmdo: xakns. Upomvaav Bagno-1:16:11. fl.aonro8fi. Ilpovrokm Osaw. Upoorogm. Ugo; alo; nyopady.sva. Hpoasvr‘afifi. Hpoo'avxa'l o su7(au. Upocvgyopor. Hpoansqùam. Pronea , Pronaon , Pronia , 5‘ 9‘ 5" .Pronopîs , 15" I’ronopion , Proxenelrie , Proxenia , 15" 68" , ias , phtorus , Pros alos cgorasmena , Prosentaxis , Prosevche, o anche, I’rosegori , Proscephalca , flpao‘oBmu peyzla. Prosodia , megala , Hpoaofiox. Prosmli , Upoamrv;pms. Proslal0rio's , flpodqòeyufvpra. flpodxalpnfqpla. Ugo; UBo>p\ ayoamfsc10m. HgoarpBu. Upodoviîox. flpodoarov. Hpomfirs 11h»). Ilpofs).sm. Uporskswt evxau. flp<mt)su0m flporovdr. flporpvyauoa 20‘Γ Propinin 142; philotesian’, Propinosî calos ‘ Propinon dcxiuste , Propodes , Propoli leon , Propoma , Presèenion , Pros myrriucn adin , Hpodrafv;s. Hgoc'rspvròu. 164’“ Propempin , Ugo; puppww;w 41651». Hpocmv;wov. 165w Proxcnî , 194:, 164’“ Proxenos, apolias, solerias, ygî 145‘* 142" 143“ 256* ' 21" 135* 29 258* 45" 15; 61‘ 150; 132" Prostatcs , Proslernidia , . Prosplncnce1crîa , 15 150"._* 20" 24" 96“ 25 215* 2“ Proscherclcria , 178‘; 68M Pros ydor agonizestc , 82 Prosodia , 59“ Prosodi , Prosopon , 43"; 24.H< 234'“ Protaxis 238*; psìlon , Prolelia , l'6. 178* P{otelii eucl1c , Prolileslc , 64“ 15’“ Protouì , Prolrygcos , 287* 178”< manu-z VOCI 1: 1111/111 0111101112. 299 Hgor;uysw. Protr gia , "P°’P‘Wm flpflqmuuos. Prolrìges , Propl|eticos , Upoqqus. Prophctis , flpoqfiaau. l‘Ip'oq-ohuzàas. Upoxufixarnpm. Prophlasia , Prophylacides . Procarisleriil , 119%)(111015. Prochynas , npomy.oma. Il.wpwn 1190.060021. flpvy.wv|. Dppw;aw. ‘Ilpvfmsm. l]pvmvszov. Hpmww. flpxpa. Proomosia , 11911911139. np-nPsug. Prormes , 994* Prorevs , 994' Up:ofau rgaufs(m. flpnramkaam. ‘78* jó» 68‘ 19‘ 173* 500‘ . 179‘ 37‘ 7’8 Prymnan cruestc , Prymnc , 997‘ 278* Prymnesia, Prylania , Prylaniou , Prytanis , Prora , 283‘ 493 93 593 9“ 625 ‘04 294* Prole txapeze , - 154" Protesilaia , Prole cpi dccapo5"; 179‘, cpì Iicadi Hng, 641': Sena ,f«’sma& , 1.15 UOUYÎOG. flpflffoìoxm. flpaazos '(uyos. , mesunlos , Prololochia , Protos Zygos , 205' 234‘ 2151; 234* Proloslate, Protoslatcs , 254* 231* Iìpofouf mu. Hpcofoamrqs. Hmpy.m. Ptarmi , 1 1 1“ Ufapp.ov 03011 111701111602. Plarmon [con cgumcla , 112‘;L Ure,m. I]r:pvnu. Urspoev. Piera , Plerna , Preroen , 278 286‘ 222‘ Hf'spoys;. flfspymv. Plcryges , ‘ 219: Plcrygion , _281 Htu).sp.ms. Ilmxrs. Ptolcn'1ais , Uvzvslzx. Humve.!.mw. 22 Plychis, V 279* U"Wm Pyanepsia , Pyancpsion, Pygme , Huflypaxog. Pygmacos , Hwy;qu. Pygmice , Pyclon , Pylias , . 1’ylicos nomos , Pytii , 197‘ 196; 205 11091011. 11110119. 1106010; voy.oî H06101. U-10109. ‘ 179* 20; 132*; 162* 1go" 1‘6. lgo" 128" 19“. . Pylios , _ 4 a‘ INDICE 300 GENERALE 1111040. Pyto Pytou, , Hubcov.’ H000ng. Pytonas , 92‘ l'Ivfiwmum. Pytonici , ’ 92" Uv’nos. l'Ivuvmaw qakxyyos. Xw.mh{ew. Pycnou , fluv.fevsw. Hvufns. Ilvlaum. ‘ II-aìau , A)(aplfluau , Gpmual , Gpwéo'm , Imwm , nepapemov, 66‘ 92"l 95’" Pycnosis phalangos , Pyctalizin , ‘ Pyctavin , Pyctes , Pylfla’ ‘ 236* “1 90" 190* 190‘ 99"; 119‘ Pyle, 5; 99"; Acarnicé, 6; Tra 'cie , ib. Trias‘ie, 5; Ilenia, 6; ceramica, 5; Piraìce, Scie, Hslfxi'uau , 2mau. 6 HOMybpxt. Huvòmvsaùax. Pylegore , Pymaneste , 1va, a.xawrvov. Pyr 123; acapnon, 128" Pyramus . 185’“; 154’“ Ilvpxy.ovg. xmr 205 Pyre , Pyxgi , , Pyrgos Hu.y_u. Hupyos. Hupyos. . \ . vayovs’edtuypsvovs. ngxafn‘xov. _ ‘ vauzi'a. Ilv;:ofiolovs ).1601)î. » 26" 256" 236"L Pyrgus eplygmexuu ',' ' 256* Pyriateriuu , 28M Pyrcaia , ‘ Pyrobolus litus , 89 227* ‘ Pyromàntia , ' ‘v Pyrophori , mo" 21,9" Dvpposl vadflqopd;. Pyrros, Pyrsephqros , 93"" 1 59" IIQPO‘OÙPOI. vacovpxòw. l'va6wv eoPm. vaqogoz. Humos. Pyrsuri , 500* Pyrsuridia , 300* vao;;.avfexa. Hupoqupor. 'Pyrsoq eorlc, 179* Pyrphori , Hm)nr|mr. Ha:)cqmev rou y.efonuov. 249* Pysios , ' Polelc , Poletcrion lu metiein , 70“ 25; 68‘ 25 B. P. ‘melbor. Rabdi , PafiSopavrem. P1;36020[101. Pafl6w" ava‘rcq.fis. Babdomanlìa , Rabdouomi , Babdu analepsis , 86 Pu;flBo-ay_or. Rabduchi , 187* PxPBzzqum. Rabdophori , 194* Pauqaw6mns. Raphanidosis , 78’“ 110* 187‘ 179"t DELLR VOCI B_FRASI ORRORE. 501‘ Palmòuw sopfn. Palavò'opanem. Rapliodion corte, Rapsodomantia , 179' 109' Pv|fs_xv. Pn'gou. Rezin, Ben, 26‘ 191* Pr,fopss. Pnriaau. Pl.i.acdflìfiî. Belorcs , Retre , Pupzs. Poòoav sì.uov. RiBsisî Bodoen cleon , Poyfioszòq; 9;).ayfi. Romboides falanx , 236‘ Pny.am. Bymala , 285* varq rpmq. Rime trim, Eafime. 201714260512. 21101. Sabazia , 179‘ Sagcneviu , 251* Sali , Salpigtes , 299‘ 232* Bi sas ides, 2‘xlm7rns. 2a).my€ , mpp‘qrm‘q. 201.148211. 2126.11111. 2111601210111. 2‘Jmî. -É.xpxdcm. 2.xpawm. Sandala , S. Snndalia , 180“ Sanidomata , Sanis , Sarissa , ‘ Saronia, Ezup_mrqp. 2:"!PJHOG, asszyopo; , rsxgawsrgo;, «a.nppos. 22:,mqum. ÉSIO‘JLXOBIG. ' 2‘a)cqvq. 26)ÀOL 25).;xafa. 180* 272‘ 192 Sireos, siraphoros, pirasiros, pa-' 1‘eoros , 213‘ Siraphuri , 192* Sisactia , 180' Selene , 26“ Selene , 148*; 88" SeUi, ‘ 62‘ Selmala , Sèmele , Semue tee , Espe)cq. ‘ ' 287* 101; lo“r 215*, 225* . Sauroter , Sirei , Eszgazox. 250* 180'*’ ‘ Saums , 2=‘y.wu 05m. an.you sopnq. 2‘evrrquv. Enuos. 21|;L1f1. 2v,y.sm. 2'npawv. 26 ‘ 191* 128" Salpmx; 1yrrenice , 2‘awpo;. Es)cqwau. 48 21% 284*j 180"l 67; 151*; 157"= Semnon corte, Seplcrion , Secos , Semala , Se_mia , Semion ,‘ 25 157" ' 180‘ \* 35" 248* 249‘. INDICE 502 GENHALE Semiophoros , Z‘r;puoqopos. Ìnday.ov. Ìqgapovg. 20202. 2067015. 252‘ »-{S€Sflmon , 66" Sesamus , 118“; 154" Stenia , v Stenias , 216flpopuflfim. 301611311; fpa.4c‘s{q. 18‘)" ió. Sìderomanlia , ’ Sicelice trapeza , 12o" 120“ Sìnteis , 215"L Sinlies , Sinopilcs , 215‘r 5"L Zuavp,flpxor. 2mqazs su ngmvsxq». 2‘ma. 212100 611111. Sisymbriou , 66“ 21108212. erogusfpm. Su'os. 2‘1fou 6nuq. 2‘zroqwìaues. Sitodia , Iwnqi's. Swnss. 2‘murm;s. Sitesis en Prylanîo , 104 Sitia , 104 Sitiu dice , 45 117" 96 . Sitophylaces , . Siloue , Scalmî , Scaphas, Ìuzqd‘s. 2‘uagus. Scaphis , Su-aqvg. Scaphe , 214101400951. Scaphephori , Éusxpz. Éuexpow. Scira , Sciron , Euswasrwqpm. Euemq. Scepasleria , Scepe, Scene , Scep\ucos , 2‘wqw;. 211;«100;40€. Eur;mgow. Ima. 45 45 284* ' 25 25 _ Scia , 180‘ 8 222' ’ 54""L ' 15 5"L o; 91" 124"; 175“ Scie , Sciagmphia‘, Scia dea , Sciadia . 2mzòes. InnBsìa. Èmanqopor. 2114;. 21118512. ' 125’“ 115" 165* \ 23 Sciadephori , Emspm. I 2‘mkhav sopnq. 2mop.awfem. 271* 25; 175‘ -Sccplmn , 2‘mau. 2‘umypaqm. 2111;». 221 Silomelre , Sitos , Sita dice , Errmwnù. 210.111,01. Ém)ò.m. 156; 62'“ 23 Scias , Sciera , 208 180‘ Scieria , / 180‘ Scille , 177* Scillon corte , Scio'mantìa , ’ Scìra , 181* f 117" 180* 11:11.: vocr 1 P1111: 11111110111. 2119090911. Scimphoria , 503 180‘ leppoqopmv. Scirrophorion , 210111. Scolia , 119’“L 21011011. Scolion , 150“ 2101105. Scoiios , '150“L Sx_ono;. 21101101. Scopos , Scotii , 188“ 96" 2111611. . 155; 134‘; 180‘ Scyle , 3111101111 «0111;. 21110101: «15111. 37 Sc);lice posis , Scylisli piin, 122‘Α 122“ 21vòomew. Seylopìiu , 2101111. Èva. Scylà , Scytalc , 52" ; 262‘ 257 ; 270‘ 227'" 2‘uuru).m. Sc_y'lglia , 2‘wmkzfia;. Seylalides , 2mqws. Scyphos , 2murrm. 2xmarnm. 2Mwfl- Smegmfl , 20101. 50105 , 20,201. ' - 2«oòo;. 127*Î Spondius , sponde , 211‘0»611101. Spondyli , 2146106901101. 2f4610v. Sladiodromi , 51311101], Efaqqu. Sfilth , 2mupmn9. Slauroter , 2mupo;. - Slauros , 2151p'q. Stìre , _ îrspy.au. 2180111111110». ìfspvopavfs1q.; 2f99’011fl1‘115, Stemmala , Stemmalieon , Slernomanlis , Siernomantis , ' . 99" ’ 89“' 285* 24"; 197‘! 55** 37"; 59*_ 58" l'5._‘ 12" Spodite ami, e encryphie, 47"; sponde , 21101612101. 2‘woan. 189“' SOI‘Ì , Spodos , . 155* 161" _ Spargana , Spire , ‘ Spendin , Speleon , Spl\ancna , Splancuoscopi2 , Splancnoscopos , Sp0dios , 2410811111 apro: e eyupqum. 2«ov8au. lib 125‘ Scople , Scoptica , _ 2«apyava. 2«ezpnu. 241’51465W. Z‘n'nìmov. 211’Mypa. 2wkaypoauoma. Éarìayxoauovros. 241‘06109. 122" ' 815 208*; 245" 197* 25“_ 85 188‘ 188‘; ib.v 222" 103 ; 225* 275" 45" 178‘ " ‘ 91‘ .‘ _ f 691 504 INDICE 2rsqawos. 2rv;kau. 2rv;kux;. ,, 2roau. Éromm. 210:)(6102. Éfokagxos. Îro)cq. 2roko; , pqwosxòq;. 2my.a. Éfoyeuo. 2‘foqu. 2rng‘qqu. ,2‘fparwqyor. 2‘rpamfyos. 2r;nrsux. 2‘rpmzwnòeg. Irpanconua. 2‘fpanfoxnpug. Sfpmfo‘mfym. 2foyyvkau. 2fpoyyukomvfm. 2‘1poqauos. Èpoquov. 2".'Pmll-Gffi. Éwyxm. Erqualru. 2vyu)mro: , euv.)a;flm. . 34" 234* _‘ Stelc , i 4 .. L-SIelite, ._-'.‘1.. v... _., _Stelitcvtìcos la; _;‘_7. Stenia , 20“ 104 157“ 20"; 162 .Slole, Slvles , 2‘mln. 2‘flqaos. 2rxxox. 2‘nxopawnxa. Érzxos. 2fou a).quovra>hg , pzxpa. . Slephanos ; SIOphanophoros , 2reqawoqopos. 2117111f1. Efuypzflaz. 21'Uy612169. 175" - Stephaneplmri , Stcphzmi , xenici , 2reqnwo: , Esvmm. 2m).xrau. 2mlxravrzuos 1070;. 2nqvm. 2rv;wuncmu. GENERALE Slephanc, 218"; ypsele , _2rsqaw; , v.l,r,‘mq. 2reepzvqcpopoz. 99, 244* 99 ‘ logos , 99 181‘ Stcnìose , Sligmaln , Sligmalic , 181' 99; 210* 26 Sligonos , 35 Sliphos , ‘ Slichi , Slicornanlia , . Stìcos, ' 255* 234* mg“ 231’“, 231;" Stoa alphitopolis,macragg“ 117“ Stoe , Slicì , Stichion , 8 , 11 Slolarcos , - 293* 124’“r Slole , 178’" 510105 , 278*; menoides , '500" Slomfl , 254‘; 299* Slophìa , 181* Slophion , ‘179" Scralcgia , V Stralcgi , Strategos , ,Suatia , 233* 53; 52; 229* 150 ; 293*; 139" 231* Slralio:idcs , Straliotîca , . Siraloccr)‘: , Slra'tolngia , Strongyle , Slrongylonavte, Strnphcos , Strophion , 272* 42 232* 209* 273* 290 100; 4* 179" Slromala , 112*; 131‘" Sl}'giì , 2* Sly’mphalìa , 181* Synclcli , 124‘" ‘, ecclesie , , 51 DELLE VOCI 12 FRASI bnncns. 305 Euynlv-,ro;. Synclelos , Syncomide , 207110111811. 7 Evyuoy.x{sw. 50 161* Syncumizin , Syuoomimeria , Évyùopto‘f‘qua. 2wopawrsu. '2010q;114121. 2‘uuoqozwewu. ' 159*; 181* Sycornamia , ' Sycophante , Sycophanlia , Syllqchismos , Symlmeehi , Èvkìoxzapos. 2‘vp.fiaauon. _ Évyfloka , opmra, qmvm.x. 160* Syìnbola , 113‘ , 165“; orala , phonica , Symbr>leu dice , \_‘ Symbolc_ , Éupflo).vy. vaflohgmor. 121? 86 90 232* ‘ 2upfioìawu 6m‘q. 1610! 248' 95 113** ‘1 Syrnbolxmeoq , --l 141* Ìvp‘dmpox. Symbomi , Symmachia, 2vypaqgm. 29‘].an01. ‘Symmaciii , ‘ _Symmacus ., Synnwtrîa , Symmoria , 2vunflxova Eu‘pperpm. 2rppwpm. 4 vagloym. Eupwoaiapxos. Euyun‘ociov. Zvy.woamv apx’ow , Symmorie , Symposiai‘cos , _ Sj'mp0sion , symposiu arcon , --‘ emp.s}.v;rvqs. 2vpurorau. 8' 244* - ‘ 207 241 1 7132 9*? 46; 292* 124**; 158** ' ‘ epimeleles, 158** Sympole ,- ' ‘1 ,20;qum. 2‘uvqopsug. 12411 - - Symphora , , Symphorevs , 20217awmfm. 156** 12‘44x '_115* ‘ 237* Syuagonine , 188“ Synarmollin , syncliin tua ophial vazppo«ecy , o‘vynlszew 1009 0000041009, o fa fiìsqupa. ÉpùmuvéwpoS. vaùawvor'. , 2011611101. Éuwsòpor. S?:edri, 104* 2vismw. Syncchin , 191* 2‘quyopmov. 2021170901. 2011011011. Syncgoricon , l Synegwi , 1 211141an. M Evvóqqu «agafladm; Sx‘wq.\ vaóaqpa. 2vaqgmm. mus , o la blephara , Synaspismus , SYndipni , S dici , 12"" 257"; 255* " ' Syntice , Syntece , anteces parabaseos dice , Syntema , 261614001121. Syntemata , Synliasotc , Zuwaor. Synnai , 124’“ 41 ; 48 48 56; 448 243* 245* 95_ 248* ' 248* 113'“ 8* 306 » 2uwanmau. INDICE OMBRA LI Synieete , _2uvonua. 3‘ Synicîa , 18.1" _Sjnoche phalangos , 934'“ Synlagma , Syntagmala , 233‘ ib. Synlagmatarches , 235* 2veww Syracuaion corte, Syrînges , 181'? _ 197" 2vptypo;. ÉupuyE. 2‘Jppamc. 2vouqvor. ‘Syriux , SÎrmea , Syseeni , 205 2uaazrm. Sjssilia , 2095 115"‘ 2‘woxn qaìayyos. Éuwwypa. Évwmyy.au. ' Suvmypamppys. 2vpuxouamw eograr. Sfrigmo; , i5 251‘; 170'" 181'“ 2uqmazf. Syslatis , 232‘ inerpsppa. Syslremma , Systremmmarches . Splmgiou , Sphagis ,. 253* 253* '38“ \, 2vorpsppafapX'fis. 2qmyezov. Sqmyrs. 2_‘qmpm. Sphere , 2@arpanqpxov. [90" Spheristerion , Spheromachia , 2q>mpòpuggm. 12 ; 155'“ 190'“ Sqevìîo'w'q. Spheudonc , Spheudone , 2quosxò‘qî. ' 2xaaar. Sphenoides , 236'“v Scuse , 277"L va|pam «oleyma. , :popsumm. Schemata polemica,phorevtîca,flr 2‘;yafoz xrwva;. 2vom'ov. 2‘xoxvopaml. 2:10:51 pan. Schìsli chitones, Schinion , ‘ Édewòomzu. Èmr-qp. 2qupwv. 2mqpowo'fau. 225" 251* Schinobale , 291‘ Satira , . Sqler, - ' - Solem'a , Sophronîfl/é , ‘ 81" Ta apo mantias , Tu. 85 spmnm. Tu. su. rpm‘ofios. Ta T8 Ta Ta Tau 5ÀMOUI’OYBG. -Tau samy.p.em. Tu. 0v‘q. 9g T Tau omo parrems. ÌI‘a spmpa. augura. 4 ‘49’; 18x" 1,5 ; 207 ' Sophronistcriou , T. 4 k SoPhronistor , _2‘uq;ovmrqg. 2mqgovzafqpmv. 223 53' de eròtica , ec tripodos , eleosponda , empyra semata ,. Te. escammena , Ta tye , 22“ 151" 72“ 25" 98“ 189* 25" DELLE VOCI 1: un: eucax. Tutvapw. Tawapum. 307 Tenaria , Tenarile , Tamau amóoùopos. _ 181“ l‘5. Tenia stetodomos , Tam» paura». Tau uar’ao‘ru. ayg“f - ,,;Teuin maston , * ' ‘ "" Ta cala asty , h u.xf’ avypou;. 179’“ 146‘ Ta cat‘a agrus , Tantum. Tulmò:fq;. ' . '1'alazog. Talafixoupyos_ oma;. Taìspag. - 146"l ' Tactici , Talediles , ' f\’ I _ 242* 18|.“ Taleos , TGIESÎUISOB ÌCOS , Talemi , quey.ou .vapofcpog. Tu pshocrorovòa. l'6' 85“ 25“ Talcmu psycroteros , Tu meliosponda , ' 25“ 25" 'Tfl p‘qÀa. T8 mela , T4 pnr’amrallm , p.1|f& wva Ta met’ ampelina , mele sy0îna, 4n;ra pupdwa. Tay.wu rou‘ 0600 non mw flaaw , Tapuas, m; Ezoxnnaaà»; , mv mete myrsina , * Tami0, "1 le“ , 00 ‘011 19011, 4! Tamxas , 295*;tes duceseoa; 45 jafpar.fmafluwv , mw Osaopzumv . ton 5lrali0ticon; ‘011 ÎCUÌÌGW, 1.5» Tavvxrspuysg. Tanypteryges , Taîjfls. Taxis , TuEr;} _ 159* . ‘2" m4“ " ‘3‘ Taxis , Tagmpxoi. T_aliavchì , _ TmEupxos. Tu. «spcrovu\a. “‘-"'-Î T; w)anpafa_ .' ap.zvfwapy,u. ‘ Tapzvmm. Tapy,oq. ’ 139 i 232‘ ‘ " 278’ i! g-,}‘f.Î Ta Pler0mgta , 42891 \Tarnnlînarchia , Tapaos. ‘ . ‘L" Tau taksy.co&q. ,. "_ T 477‘ Tau eortas ton 18011 eugel‘qu, 20" < 1‘: talemode, Tu v5”poovfor6m ' '. “ _’RÌÎ" "i: _Ta ydrusponda , Tavgsm. ' ,’_ _ 237‘ - v 237‘ l‘““‘af“‘-» mg“ Tarsos , Tu sopra; un Osow_qyysìov. Tau-open]. Taupo1. 229* Taxiarcos , Ta peritonia , 'j " “7 ÎΑΑ-‘Îf Tarantini , Î’ ‘Tarfrcos , g_ Tavria , ‘ \ _fi2 235‘ Tavrie, Tavri , 25“ 18“ "Î ' 21 "g ; ‘181“ I Tavgo«okem. Tavropolia , 181’“ Tauponoìo;. avropqlos , ““" z'b. Tavrocolia , ' _ ió! Talpoxoha. Taqos. ._ Tu q;puyawa. ‘ ' Tu. .Lm'ara. Te»yror Oa)ap.m. É_ > Ts60.a. Tsòpuflror. ‘ Taphos , 39“ Ta( Phrygana , luo" ‘T8 psesla , - Tegii tfllfln'1i , ‘ - ' ‘ 25“ 8|"'"' Tedila , ' '180" TGH'ÎPPÌ , 192* 508 INDICE GENERALE Tctyomenon , 128“ Ticomachias , Ticopii , ' Ticopios , Telamon , 255 45 45 221* Tsdumpevov. Tszxopaxms. TsrXowozot. T61)(0«0109. TEMp-m. TE).mpxng, Teìam, Guam. Ts).eror. Tskszox yapzor. Tekszov mm 010». v Telarchcs , Telia , 64“; lysîa , Telii , 64‘"r Telii garni , 5* ; 64" Telion ce clou , 25" Telìos , 41"; 146"";,165”M Teliolene , 64“ _Telcle , 150" Teleos elevtcri , 28 Tele , 38-, 255‘ Tsìsmg. Tskszwòqvaz. Teìsrq. Talee»; elsv0qxu. Tsl1q. Te)oq. ' Telos , Tekmwm.’ Tclonc , Temcue , Tsy.qu. Tsy.svos. Tap-13650”. Temegos , Teredon , Terpiceraunos , Terma , ' Tessara_conla , Tgparmspmvos. Te_Hm. Tcddanpauovrau. Teqcapuoarov. Teadapxuoaros. Tera-016m: ny.mv ‘qpîfiluf._1%, mq àsw , mokv;mww. y ; Tétpmpx‘qg. Tstpapxlqz. lt ÉIIWWMYWPX'GG. mafpaqalayyap‘xm. Ts:paqocloq. Tstpdtcupoz. Tifpmfiol(sxm Tavp»fiqìov ‘8ws: 9 ; 17“ 256* ' 3" 188‘ 76', 87 95" 182* Televchcnc lìmon eroicon , iso teon isolympion , 44“ ,Tclmeteris , b 4| 17" Tessaracoslon , Tctl‘flgona bela , lM " 188*; 64“ Téssavacoslos , v Tctmcmeua , T81y-‘qpsvaz. Tfigpaymvm (Beh. T}rp.zan;pzs. T9? PIÀO!YI_G-_ TfifpavrleuPog. 233‘ 5*, 27 11“ à25“ 202* Tclralogia , 174* Telra'pleflos , 23g" Îelrarchcs , 23:2" Tetrarchia , Tetraphalangayches , _î._ Tatraphalafl'gà'réhia , V _’Tetraphalos , "W Telraori , _ *"_Tclrobolozm , 'I‘ctrobolu bios , Tflîfvym. Tellige , Tsrnyes. Tctligcs , T6'qapopawmaz. Tayqu, ';nksyc{sw. Tcplu‘omanlia , Tecnice, Teicmizin , i6. 235* il). 218* 192* mo“ ib. 174“ l 1 20" 58" h5“ 11:1.L1: VOCI E m.m annuun. Tnìapwfplal. _ ‘ 309 Tclemistrie , an ya)aEmv. Tnv «pvpmg umw. 25" Ton galaxian , _ I Teti prymnau cmm , Tnpoupsvm. Tu; 'yns ovx, Mmpews. 138‘ ,' 2g6“ - Terumeni , r“ -' “' 261' Tua gas uch'avtomenoo, 74 T119 um«’q5 s«ùafisuóm , Tea copes epil csm,propuste,277' -- «poorouo‘òau. ' ‘ T1|3 auvouam; Wysy.aw. Tea synosyas egemon Txóqwat. Tilenc , _ lenvn. Tx(hpnflaqmg , Titene ‘, ‘.l ;_.;«.l Tueneura, ,- %10q118m. 113' 95" |<-2 . -; 96" \ “iii-4 Titcnidia , «p.11pafm. ( - . ‘;_35'11 Ti; fioulsfau nanqyog:w; ;;.y -_ Tu; ‘rp Be. 124" ' ‘. : T11nm. %«:em.l .»n}le_ Time_mata, fiflwî"‘i‘- =f_ Tis huielé categoria , ‘h-w',.J| ’ . 1..'.'Ù Ti: 10 de , _ . Î. ‘ Tomm amospem. a«upwos. ‘ ‘ _ . M U Titania , Tìtle , _ ‘ T0 sia: «spppanwv.. ., " 56‘ (2.182. -w Αgfif;_ 0_epolei1:;)a 8p0 yn ,'d 05 , -l i . ’ TI) 010 PQÀIIIIIÌNÌQB’,»L;PX=S .v .s!. T0 sm 1wov. ,gglfcàaiîflò epi lycon , .iè6=r' 73‘ T0 eden. T0011; ksuuo;. »_ w» pîEb ego , .‘..;.f-V ,_ i'lbw; levcos, .;rxafl‘ _.11\<2413‘-_ Tau: Bawms. . . w 1.. '.'st ari.is , ‘ n;p"fiÎ-î Tolxapxoz. ,..- -:-,1'B,calchl , " T01X01, m; ynu;.’.l‘,diiîl.cu;.1"1-:i“chi . 276*; (CI IlùQl.) 0 ' Toxxos. 1., '. 4 ‘ " W; ‘ mhfiflj iwccuon, T0 www. Top.qpm o wy.ovpmT0 unflx0v. ": . ao::gbg’ Top:as. , aodn’gi'Îblllifll ,1- Tovsa. ' Toiup:6m. ToEsugia‘m. _muri , o lomuri , Zmeticon, , -‘N’ .:ovp.ic ' ..\u_wgc, ‘ :’a_ix"fi“ifbllfl, ' . nùii»uww'lbxqridia , ‘ idni.màToxevmala, Toim;. - , ,0qu <‘ ,..,u;‘» “ vToxias , Tnfiqu. ‘iói<"1l Toxice , ToEov. ‘ 4 T0.Eomn T°E°Î°P°“ T0. WWW” P- '_; »'S ,1:Ìfiìn «'11'101018 , = <- ‘1 11 wh3q;wll'b un in-aflbxophoros opislenar, T0 T0 Tu T0 To "-"“' ’ " .ao'mà‘fi'\' - ‘_""ne iI'.oxon , omoauo muov. ‘ ni‘: iuîflb opodfiyow. ‘ aolL'fu. . .'.Bb oy.ufpmre(ov. ’ “I_I' ,'fi.T0 «qpa p.11‘1011. , z'Ui'mzilb pz._hu nqw mmBa. ‘ _ v'J.“o I , \ ' .10A'aq- icoscopicon , omoslegon , omotrapezon , para ripse 11101011, ten aspida, 24 . - ‘ f 5'“3‘ @<=qrsqy. -*'-"1 ‘M’f ' INDICE 310 T0 avw,yogmov. GENERLLE 'I‘o synegorîcon , Ton; 8mpoòouovwm:. 48 'T0 lriericon melos , Tua dorodocunlaa , T0 fpn|pluou y.sìog. Y" . 295_" 75 Tau; 6’ Mapaòmw. Tus en Maratoni , T00 avpuromov mmcrqwu o auro Tu symposiu apostene, ò apolye ste,oapotondipnonanalyìn,róg“ Àvsaóu, 0 euro ma» Buxdvaw 49" awaìvsxw Tov; q>aù.).ou;. Tus phallus, prymmm. Tragemata , T917'qpaflr!p.mf. Tragemalismoh , 135" Tpudsfa , (ama. Trapcza 15g"; xcnia ,' 161“ Tpm_rs(w;. , Tpan's{ouopos. ‘ p. Tpa«s(owows. ‘.ro.p;nfar. ;:‘. Tpaupa. su «govom. "“î" Trapezios ,, 153" Trnpczocomos , Trapczopìos, 158" 158" ,11 J) Travma cc pronias , Tpagnf. Tpflx'q)‘og. 89 \ .'i;. Traphcx , Trachelos , Tpadflvrag. : .m.>. i45" mg“; 135“ 276' 286‘ Treszmtcs , 240 qupura. up w}. Tremate , 277‘ sza. 651119594 ; «u)mmpufa.u.m Tria dcchemera 205*;palesmaia,68 Tpmxa65;. .maU i _;u Tria<:ades, 21 pru;. , uu Triacas , 205' ; 43'“ Z‘pqnorra. 099'! 1: Triaconta, 8z Tpmxrv;p. Tpmfau. T9|pwv o fPliÎldl/IOY. ‘ .»àu , > Triacter , . ,‘idnfi. Triaxe , "'ch . i:l Tribon, o tribonion , TplyMò‘qy'fl. ,_ 2‘ Triglatene , Tpayaqur09. Tpxykv;. T,uyhvog. 191 191" 1,8“ 148' gnu-xx. Trìgcnnelosl , 148' , .'_ mm 1 :\ . m;m Trigle , , noubufitl Triglenos , Tp«ymvov. Tgxstfl?uuz. Tpmpalaxm. 152’. 148* 4, z.zîu; Ti‘îgnnofl , L"-“|“ Tricterici , . sìbhu Trìcrarchìa , 74_ 200‘ 47h Tpnqpanp7(oz. ‘ UuniutTricrarcbi , 41; Tpmpflpxos. , aul‘ Trierarcos , 293* ‘Tptqpflm. Tflwaokns. ,. i»; _flb,l Tflîel'elc Trìcraules, , _ 290‘ TwWoha; g Tpu;pmov pelo;. Tornwa.lo;_ Tpgd.zpza.. quwpyos. pràun . T9wòms. Tpmaru. ., mi ‘ 1 ' 4 TFECI'FIDÌOIIB, 274‘ Tr!erlc0n mclos , 2Q51 .‘ n Tncephalos , 5* ( ||f\i’flf00!0'fl Tri<:lana , . augw mo Iflnmorphos , ‘ IIH“_Î'1HA:Ù(IÌÙ Trindite , . uui‘nl\ su» Triodilis , , lb‘ll!"L'fl}l s:::‘ f. Tri0pia , l'82“; -‘ ‘î6‘; 88“ 19! "'îf'". 148* 6* 183* DELLE VOCI E T 10 me. TSx«îox. S‘RAII GRBCHE. Triorches , Tripli , Tripleuros , Tpmksvpoi. Tpmr0659. "'" " Tripodes , Tprm fpa«s{uu. Tpmq ur’emaù , e«: Ben; p.6 aovwro; ; carapevov. Tplfo'ysvsm. 31': 105: 220. 239 6 Trite 166“; trapeze , 134" Trite; api icadi , epi deca; me suutos; istamcnu, 205' Tritogenia , 5" Tprfor «arepss. Tpflovmropam. Tprfoeraropsg. Trili patercs, Tritopatoria , 86" 183* Tritopatores , 183* ', 86" Tpx:oararperg. Tritopatris , TplfO; Cwyo;. Tritos zygm, Triltya , szfnm. Tritlyarchi , TPIZ?WXPXOI. Tprfwau. Tritlye , Trilly’es , Tpu'rusq. 7 “'\f 86" " ‘ 254‘ 50" 36 130‘ 37 Tpcfruî. Tritlys , szxopìos. Tricordos , 21 ; 30"L 168" prxmo'cs. TI cosis , Tnohola , 218‘ 42 prfioìa. . Tpovraua , fpomzm. ‘,' fpan‘am. Tropea, tropea 265‘; tropea, ió'. Tpo4rmo;. Tropeos , 265* prrmò‘ono;. Tpoaras Ospwas. Tp°ms. . Tpooror. ‘ Tpowompzs. Tpoor'ovo'0m. Tpoqem , òpsorfvlpm , 0.:sn’rpa Tropeducos , Tropas tcrinas, 265‘ 203* Tropis , 275’ Tropi , 934' Tropoteres , 284‘L 0 Opearm. Tropusle , 277’ Trophia , trepteria , lreptera , ‘ó trepta , 103" Tpoqox. Trophi , 84" Tpoqo;z ’ Trophos , 95"" Trophom'a , poqzovm. Trocos , T9010; Trypaua, 255* .Lî.‘.. Trypemam , 277’ I ' Trysippion , Tryphalia , Trogalia , 215' 218" 155" Tr0cta , Tymbevsc con: , Tyrixbi , 119" 42“ 31,“, PÙTGVI. an.arx. puo’urmou_ pucpaìam. Tp:uy.xhon. Fasitx. Tvy.fldudaz xoas. T0|L‘Boc. Tupfio;. uy.mwa o marmx. 81'L 101;214* ' ' . v -‘" ' ' Tymbos , Tympana , o Iypana , 53"“ 1022 INDÌOE GENERALE 312 Twpnrawx(sux. Tuynravov. Tympanizcste , Tympanon , 103 102 Tupfln. Tyrbe , 185* Tvgflexs. Tuqaslmu. Tyrbis , Typhalia , » T0 ydali lo amo lalito , 2 218' 82 > T:_u v6:m \'q cp.cp ).aùsqr:n. Y. T' Yacintia , Yacintiobaphes , Ybrcos dice , Ybreos lilos , Ybrizin , Ybris , thistica , Ybristodicc , Tanuvlha. Tumv6mflafl;. Tppem; 60u1. Tflpssos h005. Tppu(sw. Tppls. Tfiplatma. Tfipxaroìmm. Ygìia , Tyzam. ‘Îymau. ÎBpavos. Ygiie , Ydranos , in: Ydrìaa , 4 Ydrìaphori , Tchas. ’l'6pmqopoz. Ydrornantia , Ydrosponda , Ydrophorìa , Ydrophori , Ydor , ‘T630pawfam. Tfipocm'owòa. Tòpqqopm. 'IBpoqmpoz. Tòmp. Tenos. ‘Ipnsumoa. Ty.svss. Yetios , Ymenei , Ymenes , Tprqw. pra. 183" 218* 26 68 104 91 183" 44. . . ‘ 40" n4" 150‘ 25 25 101"I ; 117"l 25" 184‘ ‘ 141'“ 150" 5' 69" ; 71“ ib. Ymen , 69" Ymnia , 184* Toraywvm 0 wr‘owvym. mv apa mv. Ypanconia , o‘ypopygia ton ere 1'm’auòpov. Twauovruarm. Torapgovrss. T«arn. T«Mo;. Ypetron , 35" Ypacontiste , Yparcon [es , Ypate , 215" 289* 165‘ T«ewepòew. tou , Ypatos , 284‘ 13"; 25" Twepuspvd'l‘ì. . chnerten , Ypera , Ypercerosis , -T«gp m; aioàw. Yper [es exodon, 155‘ Tws,cwhyywxs. Yperphalangisis , 236' ‘Tarapa. 22 8x“ 236‘ DELLE VOCI 315 E FflASI 0RBCÌIE. qupedu. Yperesia , 284‘ Î4fnpsrm, Yperele , 257; 115; 17‘ Tarapsr’qq. chreles , 252"L T«nlasflual. chretice , 275‘ T«17705. Ypingos , anu doter , Tm«ou 60:1;p. T«o,8.zl).sw. Tnofioìov. 59" ‘ Ypoballin , 62“ Twoyam. Ypobolon , Ypogea , 62" 33“ Tf°wm Ypographc , 175" Taroypaqus. TwoBsw. Twoò‘v;p.au; hv.uvmmw qm,fiww. Ypographis , ’ 175" T«o(mpam. Tronauarow. Tronpzrm. T«olusw. T4roy.ewvsg. Taropwvaóan Tarowuyw. r:rv apermv. Ypodin , 180’“ Ypodemala, 179“; laconicon e phebon , 225 Ypozouxata , 276‘ Ypocauslon , 128"t Ypocrilc , Ypolyin , _ 95‘ . 180'“ Ypomiones , 187 Ypomnyste , Ypop_ygia ton erelou , 78 284* T1roaur;vmr. Yposcenion, 15 TvroraEr;. ’Ic'oraprapcor. Toro rp av_mò‘x. Tfl'orwrmms. Ypotaxis , Ypotarlarii , 238‘ ’ 2" Ypo tc sciadi, Ypoly’posis , Twoqqtac. Twoxóuwwi. Ypophete , Ypoctonii , Termpumm. 'In‘cmmu. Ypomosia , Ypopia , Y: , Ts. Îo’urqu. Taaos. Targpew. Ysplex , Yssos , Yslcrin . T.l.aaam. Ysteriste, Ysteropotmi, Ystems , . Ysleria , thala , thormi , Ypsose , me. Yen , Tcr’spewflm. Tarepoqroqwt. Turspog. T61'11F1. Tqmùu. qupgmu. . 180" 175“ 62", 69" 2‘; n" J 78 lgo" 184‘ 188‘ 225* 1 189* 4 56 32"; 58“ 6 2184" 280‘ 299‘ _ 33" 5" 314 rxurcn mamma 0: Ph. 047116» o qayvrpu. d>wy‘qm«odza o q>ayr,mfocrz. Gayox. òxysxv,_el «wsw. Ùayaw. ‘Ìouaqaopo5. @auvopwypòss. Phagesia , o phage;ia , 184‘ Phngeaiposig, o phflgc»ipusìa, il). Phagi , 116*" - Phagin, e: pinin, Phagnn , 184‘; 116" I'b. Phcsphoro=, Ì’Nwìns , 0 Qdukowqq. 01117759, 9°‘7‘0'7'7fl91119 ÙaÀayyapxru. Qaìuyyu. ‘1’akayfi ; g|@uuBr.;. @aìapa. ‘l>a).npov. ‘l’ahug. Ùzllaymym. l’alba; quum. Galles. @aìbqopor. 000.05. 88" Phenomcrides , 223* Phenoles , o Phcloncs , 178’" Pbalangcs , 222' -, 296‘ Phalangurghes , 233' Phalangarghia , i/1._ Phalangia , 222*; 996* l’halan 6 x 235"a xì l3110ides, 236* Pllalara , 215‘ Phaleron , 16 Phalcis , 275* Phallagogia , 177‘ Phallica asmata , 145‘ Phallos , 136*; 145" l"llallophori, 145" ‘ Phalos , Plxanoles , d>awoìqs. Phare , d>apq. Qapy.mm; cmnq,:m. 'l>apguueu. Qappwwxor. fl>alpy.auo» i>a.p;muos. @apoq. 217‘ 178“ . 284* l’harmaca 175"; soleria , Pharmncia , Pharmuci , l’harmacon , Pharmacos , - leros, Phasis , Phidìtìa , I'hcllos , .Pherin , d’ams. @6|61fl.1.. ‘l’eììog. d’apenn ‘1>epsafluo;. <Ìepeqxfnan. Qspvn. <l>spfpow o qspsrgow. 117“ . 92; 149 209 184‘ 61’" Phcresbios , 88" Phercphauia , Pherne, Pherlron, o placrelron , 184* 6|“ 15" Pheugun , ll>wymv. impou. 1m“ un" 160* 89; 102 160‘ Phcmc, 84 58“; “4* <Msyywùm , filaaqnpuv. Phlengcsle , blasphcmian , d>0flp. Qònwwfo; , Phlir , 281" Phliuonlos, ducale, ennatc, og oyòov._ I _ st.a.nq , ayvxr-r, don , 111,‘ 205* DELLE vocr E ram ‘Mm;. ‘l>rx‘mu. ‘I'xz'xq. ‘ÌHBmx, d’xìr,ropas. ‘I’zltog, ‘i>rìm;. ‘l’doìpyg, 'bl)fpg. 00Ir’31g, ‘bolflog. ‘Downuzaw. ‘Ì’oxlexouv. ‘Ì’nwnw: 1401101. 4’omnovrappo». 1‘ommw «paypzrrv. onncun. 315 mm, 155: Phìale , 29" Phialc , Phidilia , 123'“ 115 ; 148" Philetorcs , Philios , Phililia , log" 3'; 133“ 209 Philologìa . Phillra , 106" 4G" Phibas , Phibos , Phinicizin , Phiniciun , Phinici nomi , 19” 2* 80" 70 105 Phim'coparei , 277* Phinicun pragmalon , Phinìssin parias , Phonos , Phoretus Phormimzîy r s us , 70 23“ Sg 256* 167“ 0opwxrns. <l‘opor. d"opnqyoz. Phormiclcs , 168"_‘ Qoprov ywqp.cw. 4‘oaqopu. Phorton mncmon , ag5“ Phosphoria , 184* Pluratores, 20; 105“ À Phralria, 19; 20; 115’“ Phralrie , 57 ‘i’owwaerv crapaum. Ì’ovus. 4’opvgrou; n’vpyous. “°Pva- ‘ <bfaforass. @0zrfila. <l’pmrpuu. ‘Ìpafpmpxox. ‘l’pau'pxos. <PPGJJSI. d’peurrox. ‘I’psumw. òpovncmqpm. ‘l’pvyawa. óp-J'ysrpov o q.qurpov. Opuxfox, «oìsp.mc , qu)-tox. ‘hpuurwpum. i>wyrg. ‘Ì‘vuv. <Î>u)mbes mfr,,uas. <l’vkm. <I>v)auaz 5 ‘qpapwxr ; wuragwm. ‘i’uìaupypz. Phori , 38 Phortegi , 272'“ Phralriarchi , Phratrios’, Phreati , 36 125; 133* 74 Phreaui, Phrcallu , Phrontysterìa , , 74; 165_ 74 58" Prygana , mo" Phrygelron 154'67‘" Phrycli 252î";ophrygclron polemii, plàìlii,i il). Phryctoric , 258* Phyge , 240; 1017_ Phyin , Phylades ycteres, Pher , ‘ 70“ 43“ no; 115“ Phylace, cmcrine, nyetexine, 247" Phylarchì , 53; 56; 229 “ 316 mmc: GEKBB_ALB Qukapj(o;. Phylarcos , 229‘ 0ng. óv)cq. <bv)efluu. Phylaa , Phyle , Phyletìea , 185 1 15" ib. @ukkaòs; qups;, o metquu. Phyllades ictereu, o icelerie', 43" @uìhvax. <I>v)ofiamìsxq. ‘i’ulomg. Quaxuuìkus. Phylline , Phylobasilis , Phylopis , Physicyllos , Physìognomia , Physios, <I>umoyvaop.m. <l>uaxos. ‘I>mvma. @mocoves. d>aauqo pos. Phonica , Phossones , 248* 284* Phosphoros , 87“ CH X. memsuvm. Xaups , A'gpwqte,î. Xa)um. ' Xakuspfloìoz. Xa.kueog_ Xa)usu;. Xaùxwmm Xaùmomos. Xuìuovs. Xaùuoyraw. thwy.a vsmv. Xaìxnvn. 197‘ 36; 75 252* 182‘ mx“ 70“ Chemecvne , 62' Chcre , 142“ ; demeter ,» Calcia , 155‘ 176‘; 184' Calccmboli , 287‘ Chalceos , ChaleeVs , 4' 216* Chalciigia , Chalciicos , Chalcus , Chalcochiton , Chalcoma neon , Chalchene , Xaowa. Chaonia , Xapùav. Charila , Xanpu;. Charis, 127* ’, 184* 5‘ ; 18 86"; 1.84" 4* 287* 276* 184* i6. 146" Charisia , 185‘F Xapmm. Xapwp.a , 609mm. Xupwfqpxz , sìevòspmg‘. Xxpmz;. Charisma , dorema, 164" Charislcria , 22"; clcvterìas, 185“ Charites, Charonion, Chcin sema , 135‘ 100 33“ Xs«p o':&qpan. Xstpab; ava.duery. szpfl;. Xsapopaoufpov. Chir sidera , 292* Xenpopawrem. Xsrpo«oww. Karpo«ovm. Chimmamia , Chiroponia , Chiroponi , Xa-pwsww. Xesxv c-qp.a. Chiras anascin , 45‘ Chirìs , Chiromaclron , 220* 127* - 12|“ 185* i,ó. Xupofovsw. Chirotonin , 317 ' 55 Xezpomvm. Chirolonia , ib. XSlPOTOYYIfOI. Chirotoneli , Xelavay.m. Cheicvesmala , 275' Xelxòovm. Chelidonia , [85’ Xehòovxfsw. Chelidonizin , ib. Xshòowmya. Chelinodisma , l'6. XEM>W| ; drpa.fwfdr ; marp:s ; Chelone.stratîolou;contric; 255' -, ' ova. Xepwfla;. oryt , Chernibas , DELLE VOCI I IMI GUCHI. qu4. 256‘ ‘ \ w - :.w 40" ':‘ Chernips , Xn).au. va«. 30 . v-q‘. 85' Chele , _ . ’ 398. Chen , Xòvzo'uog. Cheniscos , Xv;pmam. Cheroste . Xòovw. Chtonia , X00vrm. .‘ Chlonii , - Xóomov ìoufpov. L Xfiowxo;. Xùm.pflrs. XÙIGPXOI. . ” 'i ‘ X1Àzapxog. X:Mosws. ‘ _ 219’ _ 91” 100 ’ =_ _ 185'; 42“ ‘îxgjz‘éîv Chtonion [MIOD , ‘ 2' " '_ "‘,Q 41" Chtouios , Chiliarchia , Chiliarchi , ‘ _-;; _-» <:-_«-f-_ Chilifl'00! , ,J ChÌUOSIÎS , 151’ 953' 830' 933‘ ‘; ,.- - ’35' Xuaw , Àmwvmo; , opòoòm’tws, Chiton , 175"; [no ' 4 ‘ 4roB‘qp'qfi. . Î,, ortoatadios,x75";po ' Xmowq. lem7m. Xìauvm. Xla.y.vq. 2'.Î ’ itone , Asi"- Chilonia , "* Chiana , Chlamys , Xlam. Chianis , stpppopmmra. Chierromantia , Xlsua(oov. Xìoau. ChIGYBZOII , Ch106 , Xìosm. Xlou. Chloia r Chloe , X)ova.fwv. Chlonazon , Xvowq Chnue , 250* Xom. Choa , 151‘ Xoau n6vvrnpxox; Oshmpiol.‘ Xoai. Xon. Xomus. XomE. Choc edynler1i;ótelcterîî , 42" Xorpwm.; Xo\aî. Choes , Cl108 , Chinicas , Chinix , Chirinc , _Cholas , = ‘ ’ -_Ìì "' " 26' 1.85" ‘ .1._:.* 185‘ i6. 146 ; 131*; 185* M‘ 196 000 85 185' nmxc1i ninmuc .XOM. 518 , . \ . Xmoroan. vaero;. Xopyym. "Xupryyor. Xopvpyo;. ‘ . Xopm- \ Xpsou; Bzuq. - - X"pnqwìo yo: . . 1 14“ 131‘ Chorios , Choregìa , 240* 47 Choregi , Clmregos , 47 152 Chori , Chreus di“ , Chresmologi , 152 95 58“ Ghremata aphetoroa; 70‘ tea dii Xffipmm» ayqfopo;; m; .Bwnm ’ù’qdaaai. Ghole , Choopotes , ‘ ccseos , ‘qupanago;. Xp'quw6‘rlpam. 42 ’Chrematismos , ’Chesmodemata , , 92' 53’ Xpncpm6w. , ; ' Àv 'Ghresmodia , l'6. Xp|dpou; u«oqrqfluof. «‘Ohresmi, 59"; ypophetlcì, 59‘ MpòWm. À ‘Ghresmologie , 58* Ipnup.oqoeox ; dfpafl&fluq ,‘o‘flh ‘Chesmophori , stratiolica , teori ‘ Qua. . m. Xpiufnpw. XMmpzog. . "‘ .- ' ca , . 58' Ohresteria , Chresterios , \‘ » 58" 68’ Mv svrmóswu wpwv|v. ‘Ohrysen epilitene coronen, I Chrysoceri , ouapox. . , X%oloypg. - . _ ... . =Chrysolonchos , ‘_ X:puomfiu;. “lv-"J y; “ ' ' ‘ m‘;1 (hry;otoxos , un w"! 3 ' " ‘;1 ‘ ’ . . ' thlo;. ‘ . In». . ‘ _,f_fm. ’ 173M 118‘ 1 LE; ' "»'» ‘ h -. ‘ . :’ ' 9’nau. Ghyllos , 94; 130’* Chytri , 131'; 186* Chytron , betrizin , Chytrismos , Ghoma , ‘Chon , fa. iwfiouì-qrsm. 150" 91;." 94" 256‘ ; 33" - 114“ 33" 97‘ P5 , J t iwlîa'yypaqfll, La-aBoypuîm, o 4;». 6m eyypaqq. 89" Chylra , Ghonnyste taphou , Ghoriu dice, ( "’ ‘I Yakkew.‘ ‘l’aappauoawa. Îi'llhov. 5’ 2m,“ Chytla , . quvvcóa ra.@ov. mewu 8mm 34’ .‘|'.) Chl‘0lllflt3 , . {pv. "Xm‘prIsw. “3 Xl)tgay.o& Mg». X.aav. 225‘ Pscsla , Psallin , Psammacosii , Psellion , 96" 168" 125" ‘I19" Psevdengraphe,89; psevdogra‘phe , o psevdes engruphe , Pscvdoclctia , 90 80; 90 DILLE n FRASI unncnu. Paevdomartyria , Pseuste ce dolli , Pscphisma , VOCI iav60papfugan. Tevo‘flu mu 60N0l. ‘I'nqndpm. 519 85; 141 55" 106 Pscphismata, 66 ;60;tes bules, 106 f'qqampflu , m: flou1‘qî ingoz. ‘I'nqopawrm. ‘l‘nqoua. ‘I’llmytm ‘Pùox. ’I'uxafymyzau Psephi , ‘I'umxaov. ‘I‘oxopawnm. 83; 67' Psephomantia ,\ Psephus , Psilagia , ‘ 109* 309 233* Psili , 31 1" Psychagogia , Psychìchon , Psycomantia , 36" 41“ a 17" 0 a. 0a , 0a , ia , ypcroe , Che , Che . l Odion , Odice , 9.1. (La, mm. u«qum.‘ Q.flau. flpn. “Suor. Q.Bmar. flìwaov a«apmyo;. Q Ia‘xxe. flp.m. flymam;. onóersw. flpos. Slpoqmym; Q.y.oqa.yo;. Q.ocmovrm. Q.pau. mean. Odinon eparogos , 87" 0 Jacche , 145' Oma , Omestea , Omotelin , Omo: , 38’ 186*; 146‘ 38‘ 58“ Omophagîa , Omophagos , Ooscopìa , Ore , 146'; 186’ 146' ; [6. 10l* 186‘ Orca , 186'; 44" Orismene emere , flpmy.svm np.spm 9.; 6«Baaualsm omeoo‘W'qs; 82“ 82" 186 186 2 108 181" Da didascalia, Sophrosynea, 155“ Slay,oqopm. fla;goqopwv. Oscophoria , 172‘ Oscophorion , 172' \ FINE DRLL’ INDICE GBNIRLLI DELLE VOCI , I IRA“ GREOHE , E DEL TERZÙ ED ULTIMO TOMO. J I ‘ l I i I l‘ . l. I I. 'l I 0- . ' a .-Ì' i. I I b . ' II. Q Il I l ‘4 ‘- . .. I. I u I C - I ‘ l . a -. r‘ 2 i l f I - .' E 4 - a . Q. Q. , I \ I F a ( ‘1 \r L r I " Ia.‘ I n .n I I! l ml a 1.: "v s ' D . I: D I Q I \ - U ' I l I " 0 l- l Q , "I u ‘ I . l Ir. I . a I . O i . . ‘ o G n ,|‘ k \f 4__________ . . w. W\L\M Ì....' rh