TEORIA, TECNICA E DIDATTICA DEGLI SPORT NATATORI Esistono diversi stili di nuoto e ciascuno ha il proprio specifico movimento, ogni stile ha due fasi: • La fase ATTIVA che si divide in: -APPOGGIO: la mano entra in acqua -TRAZIONE: la mano spinge l’acqua e la forza del nuotatore è parallela al corpo -SPINTA: la mano spinge indietro la massa di acqua provocando lo spostamento • La fase PASSIVA che prevede il recupero degli arti I diversi tipi di stile sono: • RANA -> Unico stile che si differenzia in quanto non c’è la fase di spinta, in questo stile si muovono le braccia in avanti formando un cuore e le gambe formando un cerchio • DELFINO (farfalla) • DORSO -> Unico stile che si esegue con il capo verso l’alto ma non in maniera supina in quanto la schiena va in torsione • STILE LIBERO (crawl) -> la nuotata utilizza un movimento alternato e rotatorio delle braccia, una battuta continua e alternata delle gambe e una respirazione laterale Per quanto riguarda gli aspetti particolari ci sono diverse specialità del nuoto: • MISTO -> in una gara vengono eseguiti tutti e quattro gli stili dai nuotatori partendo con la farfalla, poi il dorso, la rana e finire con lo stile libero. Vi si possono eseguire i seguenti metri: 100, 200, 400 • STAFFETTA -> un tipo di gare dove per ogni squadra gareggiano 4 nuotatori che devono compiere una parte della gara ciascuno, l’ordine degli stili nelle staffette miste in questo caso è: dorso, rana, delfino e stile libero. Esistono 5 differenti tipi di staffetta: - 4x50 stile libero (categorie B1 e B2) - 4x50 misto (categorie B1 e B2) - 4x100 stile libero, in cui 4 nuotatori percorrono la distanza di 100 metri ciascuno a stile libero uno dopo l’altro - 4x200 stile libero, in cui ciascuno percorre 200 metri a stile libero - 4x100 misti, in cui ciascuno nuota praticando uno stile diverso Negli sport acquatici vediamo anche: • NUOTO SINCRONIZZATO -> inquadrato come disciplina TECNICO-COMBINATORIO che unisce il nuoto, elementi ginnici e danza; gli atleti eseguono esercizi coreografici in sincronia con la musica che accompagna tutti i componenti dell’esercizio. Lo si può praticare in singolo, doppio, o di squadra. • PALLANUOTO -> uno sport di squadra dove avremo tutte le problematiche legate al gesto tecnico overhead (spalla) unite alla necessità e alla complicanza dello stare a galla. • NUOTO PINNATO -> una specialità particolare degli sport acquatici, nata attorno agli anni 50 il nuoto pinnato permette di raggiungere velocità ben più elevate grazie ad attrezzature specifiche (ad esempio: monopinna, bipenne, boccaglio, bombola). Quando si parla della spalla negli sport overhead e in particolare nel nuoto, bisogna considerare oltre al cingolo scapolo-omerale anche il rachide cervico-dorsale che arriva sino alla D5 e D6. STRUMENTI PER MISURARE LA MOBILITA ARTICOLARE Il ROM (range of motion) articolare può essere misurato con degli strumenti, a noi interessa valutare il ROM ATTIVO in quanto il ROM PASSIVO è il movimento che viene indotto principalmente dal fisioterapista per andare a migliorare il range di movimento. Questa misurazione è molto importante perché mette in evidenza l’eventuale presenza di asimmetrie tra gli arti, come abbiamo detto la possiamo effettuare tramite degli strumenti quali: 1 • GONIOMETRO -> misura i gradi del movimento, che potrò confrontare con i range di movimento normali. Questo strumento è soggetto, nella misurazione, a possibili errori in quanto non è proprio precisissimo e dipende dall’esperienza dell’operatore, per questo è consigliato fare 3 misurazioni e fare la media tra le tre. Per utilizzarlo al meglio devo tener conto di punti precisi dove metterlo, quindi la conoscenza dei PUNTI DI REPERE1 è fondamentale. • SENSORI DI MOVIMENTO -> utili per avere delle misure più sicure, strumento formato da un sensore di movimento isoinerziale che permette la valutazione e il monitoraggio dei vari movimenti delle articolazioni anatomiche. Ottengo misurazioni riportate tramite un software su un computer avendo cosi il vantaggio di poterle catalogare e mantenerle nel tempo. Quando si eseguono queste misurazioni devo eseguire la valutazione ad un tempo zero (base), poi la posso rifare nel tempo per vedere le modifiche (miglioramenti e decrementi). 1 PUNTI DI REPERE -> punti necessari ad indicare la precisa posizione di un organo o la localizzazione di un sintomo, sono una serie di punti e linee apprezzabili durante l’esplorazione superficiale del corpo. 2 L’immersione in acqua dell’uomo primitivo ha avuto lo stesso effetto fisico dell’uomo moderno solo che quest’ultimo ha affinato la sua tecnica in base allo studio delle leggi fisiche a noi oggi conosciute. Il corpo dell’essere umano è completamente (?) La quasi totale assenza di gravità e le forze applicate ad un fluido che non offre punti fissi di ancoraggio ma è cedevole non consentono risultati di forza molto elevate. La muscolatura dei nuotatori è molto meno “esplosiva” di atleti di altre discipline. Per vincere la forza dell’acqua non serve a niente la forza, non serve avere strutture muscolare da bodybuilder bensì una muscolatura molto allungata, agile e flessibile. Il corpo umano pur essendo composto dal 65% di acqua, eppure quando viene introdotto nel mezzo acquatico gli risulta un elemento sconosciuto in quanto limitatamente progettato per questo ambiente e con una capacità di locomozione poco efficiente. Un liquido DENSO E VISCOSO, in cui è difficile applicare FORZE PROPULSIVE e dove le forze di resistenza idrodinamica sono molto elevate. L’uomo presenta una morfologia poco idrodinamica, i suoi arti superiori e inferiori sono lunghi e sottili fornendo poca SUPERFICIE PROPULSIVA attraverso la quale interagire con l’acqua, invece gli animali acquatici hanno corpi con una “forma d’uso” che gli permette di essere molto IDRODINAMICI ed hanno pinne relativamente grandi e piatte rispetto al formato del loro corpo. Il NUOTO È UNA SCIENZA ed è regolato dalle leggi della fisica ottimizzate dalla tecnica, abbiamo quattro forze che governano il nuoto dell’essere umano sono: • FORZA PESO e SPINTA IDROSTATICA -> condizionano il galleggiamento del nuotatore, la prima rivolta verso il basso, la seconda verso l’alto • FORZE PROPULSIVE e RESISTENZA IDRODINAMICA -> condizionano la velocità di spostamento, la prima diretta in avanti, la seconda indietro IL PERFEZIONAMENTO DELLA TECNICA INDIVIDUALE OTTIMIZZA LE LEGGI DELLA FISICA ED E CONDIZIONE OBBLIGATORIA PER UNA NUOTATA ERGONOMICA E PER RAGGIUNGER GRANDI OBBIETTIVI. LE COMPONENTI DEL NUOTO: • ABILITA TECNICHE, la tecnica -> galleggiamento statico, scivolamento dinamico, posizione-idrodinamicità, gambata, respirazione, flessibilità, coordinamento generale • MECCANICA DEI FLUIDI, la fisica -> densità-viscosità, spinta idrostatica, dinamicità, forza di gravità, legge di newton, forze (intensità, direzione e leve), drag (attriti-resistenze), effetto Bernoulli • CARATTERISTICHE FISICHE, le proprietà individuali -> caratteristiche antropometriche, densità corporea, distribuzione delle masse, capacità toracica La quantità di energia necessaria a percorrere le distanze è maggiore di qualsiasi altra forma di locomozione umana ed è 6/7 volte superiore rispetto agli sport non acquatici. Il rendimento energetico globale del gesto è molto basso, 8-10%. I gesti meccanici hanno una scarsa efficienza propulsiva e l’azione è meno vantaggiosa rispetto agli altri sport. Gli effetti frenanti sono tantissimi anche per causa della densità del fluido e di tutte le altre forme di resistenza (drag). 3 SCOPRIAMO IL NUOTO Il nuoto è uno SPORT CICLICO, infatti in tutti gli stili si ripetono gli stessi schemi di movimento, i gesti sono continui, ampi e con traiettorie precise e spesso non in sincronia fra loro. È anche uno sport di RESISTENZA, infatti notiamo esserci una notevole resistenza causata dalle CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE DELL’ACQUA e dalla durata quando la prestazione supera i 35”. Allo stesso tempo può essere anche uno sport POTENZA ad esempio nel nuoto sprint (50 mt), inoltre ha un elevata valenza coordinativa e senso-percettiva in quanto è determinante sapere con quale parte del corpo sto toccando l’acqua Ha rilevanti difficolta coordinative che lo differenziano dagli altri sport ciclici (corsa piana, ciclismo) in quanto bisogna saper coordinare assieme i quattro arti con movimenti e tempi diversi; le difficolta coordinative fanno parte di quell’insieme di azioni che dobbiamo miscelare per essere buoni acquatici. Viste le caratteristiche organolettiche dell’acqua e quindi l’ambiente svantaggioso in cui si svolge, il continuo confronto con le leggi della fisica ci dice che la tecnica della nuotata risulta essere l’unico mezzo per un miglioramento della prestazione. EQUILIBRIO STATICO-DINAMICO L’acqua per sua caratteristica fisica è cedevole quindi ne deriva un appoggio instabile e la forza di gravità è quasi annullata dalla spinta idrostatica -> se metto una persona che vive in carrozzina in acqua vibra in un mondo completamente diverso. Mantenere una posizione statica orizzontale del corpo è molto difficoltoso e si genera infatti una grande instabilità, le diverse tecniche natatorie ci costringono ad un continuo controllo della posizione rendendo difficile il mantenimento della corretta posizione, alternando momenti propulsivi a movimenti compensativi con lo sguardo rivolto verso il basso. • SENSO PERCEZIONI -> quelle visive e acustiche nell’acqua sono ridotte e confuse mentre quelle tattili assumono una grande importanza (anche se difficili da percepire). • ORIENTAMENTO -> il continuo variare dei gesti nello spazio e nel tempo e la necessità di mettere in sinergia diversi gesti con parti del corpo diverse aumenta le difficoltà di apprendimento e coordinamento, diventa quindi necessaria un’organizzazione motoria specificatamente acquatica. La differenza tra nuotate simmetriche (rana, delfino) e asimmetriche (stile libero, dorso) sta nel movimento delle braccia e delle gambe, in quelle simmetriche entrambe percorrono la stessa traiettoria contemporaneamente mentre in quelle asimmetriche ciò non avviene. FLUIDOSTATICA Nella FLUIDOSTATICA le leggi valgono per un liquido perfetto cioè un liquido ideale che ha tre proprietà: • FLUIDITÀ -> nei liquidi le molecole sono legate tra loro da forze di coesione minori che nei solidi, ciò permette agli strati di molecole dei liquidi di scorrere gli uni sugli altri; • INCOMPRIMIBILITÀ -> sottoponendo un liquido anche a forti pressioni l suo volume subisce variazioni molto piccole cioè i liquidi hanno volume proprio (nelle leggi si considerano liquidi perfettamente incomprimibili); • ELASTICITÀ -> è facile modificare la forma di un liquido per esempio immergendovi un oggetto, ma appena l’oggetto viene rimosso, la forma del liquido torna identica a quella iniziale. FLUIDODINAMICA Con la fluidodinamica si intende lo studio del comportamento dei fluidi in moto, in relazione alle cause che lo determinano. Le sostanze si possono suddividere in tre forme di aggregazione: • STATO SOLIDO -> è lo stato di aggregazione in cui non cambiano ne forma ne volume; 4 • STATO LIQUIDO -> è lo stato di aggregazione in cui cambia la forma ma resta invariato il volume (difficilmente comprimibili); • STATO AERIFORME -> stato di aggregazione in cui cambiano sia la forma che il volume (comprimibili più elevata dei liquidi). Tra questi tre stati che caratterizzano le sostanze quelli di cui si occupa la fluidodinamica sono quello liquido e aeriforme, quindi si può dire che sia quella scienza che studia il moto dei fluidi. La RESISTENZA FLUIDODINAMICA o IDRODINAMICA è quella forza che si oppone all’avanzamento di un corpo in un fluido e in generale dipende da: • Valori determinati dai parametri fissi del fluido (acqua) -> densità e viscosità del fluido; • Valori determinati dalla tecnica -> forma e assetto; • Masse d’acqua in movimento -> onde e vortici; • velocità. DENSITÀ Non è altro che il rapporto tra la massa di un corpo e il suo volume, e si anche il sotto multiplo Kg/dm3) -> d = m ÷V. Il suo valore può essere preso come punto di riferimento per confrontare dell’acqua è circa 800 volte maggiore rispetto all’aria quindi le forze di maggiori, la densità dell’acqua varia al variare della temperatura. La DENSITÀ RELATIVA è il rapporto tra la massa di un qualsiasi corpo distillata alla temperatura di 3,98 °C. misura in kg/m³ (nel nuoto risulta comodo tra loro i materiali, ad esempio la densità attrito sono anch’esse proporzionalmente e la massa di un ugual volume di acqua VISCOSITÀ È quella proprietà/grandezza fisica che indica la resistenza di un fluido allo scorrimento e quindi la difficoltà di scorrimento tra le molecole, entrano in gioco tre caratteristiche fondamentali: • DIMENSIONI PARTICELLE -> dimensioni delle particelle più grandi e complessità della struttura; • FORZE DI COESIONE -> più le particelle sono strettamente legate tra loro più aumenta la resistenza allo scorrimento; • TEMPERATURA -> aumentando la temperatura aumenta anche l’energia cinetica delle particelle, riducendo la resistenza allo scorrimento. La viscosità oltre a rappresentare la difficoltà che uno strato ha nello scorrere su di un’altro rappresenta anche una grandezza che è legata al concetto di forza e di velocità (es: l’acqua scorrere più velocemente dell’olio se postilla stessa superficie in quanto l’acqua ha meno forze che si oppongono al suo moto). La viscosità di un fluido appare chiara ad esempio versando il fluido da un recipiente all’altro: - un fluido poco viscoso come l’acqua si muove velocemente tra i due recipienti, seguendo la forza di gravità e distribuendosi rapidamente ed uniformemente nel contenitore in cui è versata, prendendone la forma; - un fluido molto viscoso come il miele, si muove più lentamente tra i due recipienti e ci mette molto più tempo ad assumere uniformemente la forma del nuovo contenitore. L’ATTRITO VISCOSO è la resistenza che il fluido oppone al moto di un corpo, il nuotatore avanza vincendo anche la resistenza causata dalla viscosità dell’acqua. LA VISCOSITÀ DELL’ACQUA RISULTA CIRCA 50 VOLTE SUPERIORE A QUELLA DELL’ARIA Densità e viscosità non sono necessariamente correlate: ad esempio un olio lubrificante può avere una densità minore dell’acqua (cioè galleggia sull’acqua) e ciononostante essere molto più viscoso dell’acqua; il miele invece, pur essendo anch’esso più viscoso dell’acqua, ha una densità maggiore dell’acqua (va a fondo se immerso in acqua). Non esiste quindi una correlazione diretta o indiretta tra le due misure, che valga in modo univoco per tutti i materiali. AUMENTANDO LA TEMPERATURA DIMINUISCONO SIA LA DENSITÀ CHE LA VISCOSITÀ DI UN FLUIDO, ED IN GENERE MENO UN LIQUIDO È DENSO, E MENO SARÀ VISCOSO. LA PAROLA IDRODINAMICO -> si riferisce al movimento in acqua, deriva dalla parola greca HYDRO (acqua), corpo che adatto ad avere la minor resistenza in acqua consentendogli così di potersi spostare molto velocemente. 5 DENSITÀ, MASSA e VOLUME sono i valori che utilizzeremo per vedere se una persona galleggia, inoltre abbiamo un’altra espressione per il galleggiamento il PESO SPECIFICO ovvero il rapporto tra il peso del corpo e un ugual volume di acqua distillata misurato alla temperatura di 3,98º C. PESO SPECIFICO -> P = p/V • DENSITÀ -> è una grandezza scalare rappresentata solo dall’intensità con un unico numero chiamato scalare, (1 litro di H₂O = 1 dm³ = 1 Kg) DENSITÀ -> d = m/V • MASSA -> proprietà che misura un corpo nelle sue dimensioni quantitative, è una grandezza vettoriale caratterizzata da una direzione, un verso e un’intensità descritta quindi da un vettore. MASSA -> m = d*V • VOLUME -> proprietà che misura la porzione di spazio occupato da un corpo, si misura in metri cubi (m³) VOLUME -> V = m/d IL CORPO UMANO E LA SUA DENSITÀ -> il corpo umano è disomogeneo, infatti presenta densità diverse nelle varie zone del corpo regolate da diversi fattori: • Struttura fisica • Dimensioni delle ossa e dei muscoli • Massa grassa • Massa magra • Capacita toracica, zone di distribuzione del peso • Aria residua nei polmoni • Gas digestivi • Fluidi corporei Il corpo umano è approssimativamente denso come l’acqua 1Kg/ dm³ (a seconda della percentuale di massa grassa e altri fattori), alcuni libri di testo precisano a 0,985 Kg/dm. Con un respiro profondo e trattenendo poi l’aria aumenti il volume e aggiungi aria alla tua massa. Di conseguenza, la tua densità diminuisce ma, se fai uscire l’aria, la densità aumenta di nuovo. IL PESO DEL CORPO UMANO: • TESTA -> 7% • ARTO SUPERIORE -> 6,5% (13 entrambi gli arti) • Busto -> 43% • ARTO INFERIORE -> 18,7% (37,4 entrambi gli arti) La MASSA GRASSA del corpo è la stima del tessuto adiposo contenuto nell’organismo, la massa grassa è localizzata a livello sottocutaneo, viscerale e intramuscolare. La MASSA MAGRA, invece, rappresenta quello che resta del corpo dopo aver eliminato la massa grassa. É chiaramente composta da acqua, proteine e minerali, anatomicamente è costituita da organi, muscoli, scheletri sangue e vasi sanguigni. COS’E IL GALLEGGIAMENTO -> il galleggiamento di un corpo nell’acqua dipende dalla componente verticale delle forze che sono applicate allo stesso in un determinato momento. In situazioni statiche, il galleggiamento dal principio di Archimede secondo cui “un corpo immerso in un fluido sperimenta una spinta verticale ed ascendente uguale al peso del volume del liquido spostato”. Questa spinta si denomina spinta idrostatica o FORZA DI GALLEGGIAMENTO. Dunque quando una persona è immersa nel mezzo acquatico e non fa nessun movimento il galleggiamento dipende dal suo peso e dalla spinta idrostatica -> se il peso è minore della spinta si galleggia, quando è maggiore si affonda e l’unica possibilità di rimanere a galla è data dal movimento dei segmenti corporei che devono generare forze di direzione verticale e senso ascendente che uguaglino o superino la forza peso -> GALLEGGIAMENTO DINAMICO L’abilità dell’uomo di galleggiare (galleggiamento statico), dipende, in gran misura dall’abilità di espandere la gabbia toracica quando si inspira. 6 Le donne hanno una maggior capacità di galleggiamento in quanto hanno una percentuale di grasso in media maggiore e in più lo accumulano nella zona pelvica mentre gli uomini nella zona addominale, ciò determina che la distanza tra il centro di galleggiamento e di gravità nelle donne è minore. Fino all’adolescenza non esistono significative differenze di galleggiamento tra ragazzi e ragazze ma poi si evolve diversamente. Nei ragazzi il massimo galleggiamento lo abbiamo tra i 10 e i 13 anni dovuto all’accumulo di grasso che poi gli ormoni faranno diminuire. Nelle ragazze accade l’opposto ovvero gli ormoni aumentano i depositi di tessuto grasso quindi il loro galleggiamento aumenta dopo i 12 anni. C’è un minor galleggiamento anche dovuto alla razza infatti le persone di colore hanno un minor galleggiamento in quanto la loro inspirazione massima è minore di quella delle persone bianche (Lane e Mitchem, 1964). Altra giustificazione è la minor percentuale di tessuto grasso, la maggior densità ossea e, soprattutto, la minor capacità polmonare (Ghesquiere e Kayon, 1971). UOMO STANDARD -> il modello di uomo usato nei nostri calcoli è un maschio di 70 kg con i parametri simili a quelli riportati nella tabella (physics of the human body), useremo questo modello standard per fare i nostri calcoli che sono stati fatti applicando il principio di Archimede a dei segmenti corporei estratti da corpi morti. Tutti questi segmenti presi singolarmente sono segmenti affondanti perché al disopra di quel chilo campione pari a 1 che mi dice se sono affondante o galleggiante (vedi tabella sopra). Il valore e la massa dei segmenti del corpo sono determinati usando i corrispondenti segmenti del corpo di cadaveri: - Il volume si trova immergendolo in una vasca d’acqua e misurando la massa d’acqua spostata dal segmento - La massa è determinata pesando direttamente il segmento Note massa è volume successivamente posso andare a calcolare la densità media facendo m/V. ACQUA DI MARE -> nell’acqua di mare non è più 1 ma sarà 1.025, Kg/dm³ grazie hai sali disciolti ci sono delle condizioni di densità diverse, ancora diverse sono quelle nel Mar Morto, 1,25 Kg/dm³, dove posso galleggiare addirittura stando seduto. CENTRO DI GALLEGGIAMENTO -> la forza vettoriale della spinta di Archimede che viene applicata nel baricentro del volume della massa d’acqua spostata (centro di volume) che potremmo definire centro di galleggiamento, il corpo immerso è sottoposto anche alla fora di gravità che agisce appunti sul centro di gravità cioè vale a dire sul baricentro corporeo. Le due forze sono applicate in due punti diversi del corpo, una più verso i lutei una pub verso i polmoni e finche non si annullano genereranno una rotazione del corpo essendo direzionate in senso opposto. PRINCIPIO DI ARCHIMEDE Un corpo immerso interamente o parzialmente esercita una pressione sul fluido stesso e la risultante di tale pressione è una forza contraria diretta verso l’alto e di intensità uguale al peso del volume spostato e chiamata FORZA DI SPINTA IDROSTATICA Il galleggiamento è migliore trattenendo l’aria nei polmoni. DUE FORZE GENERANO L’EQUILIBRIO • FORZA IDROSTATICA o DI GALLEGGIAMENTO -> la spinta idrostatica di galleggiamento o forza di galleggiamento agisce in senso opposto alla gravità, negli oggetti immersi in un fluido, quindi verso l’alto. Fb = Vs*d*g -> Vs*y • FORZA DI GRAVITA ESERCITATA SUL CORPO -> la gravità è detta anche forza peso, è lei che determina il peso degli oggetti ed è una forza universale che agisce su ogni cosa dell’universo. Fg = m*g 7 BARICENTRO Da definizione il baricentro è quel punto geometrico in cui si concentrano le masse e quindi il peso di un oggetto quando si ricercano le sue condizioni di equilibrio nel campo gravitazionale (uomo vitruviano di Da Vinci). Il punto in cui la massa del corpo è distribuita uniformemente in tutte le direzioni è il centro di massa. Centro di massa e di gravità sono fondamentalmente lo stesso punto. Il centro di gravità viene utilizzato per identificare il centro del corpo lungo la direzione verticale (equilibrio nel nuoto). Centro di massa e centro di gravità sono coincidenti. LA RESPIRAZIONE Dal momento in cui si immerge il viso in acqua diventa essenziale il controllo della respirazione. Nei neonati il riflesso respiratorio di difesa protegge dall’inspirazione sott’acqua fino al sesto mese di vita. Successivamente questo riflesso scompare e occorre quindi, imparare di nuovo il controllo della respirazione. Quando un uomo si trova immerso in acqua, deve apprendere il controllo cosciente della respirazione; questo non è così semplice in quanto la pressione dell’acqua rende l’espirazione più difficile e spesso incompleta. Dobbiamo dunque dedicare molta attenzione all’espirazione attraverso la bocca, non consueta nella respirazione terrestre, anche se quella attraverso il naso è altrettanto importante. • VOLUME CORRENTE -> quantità di aria che entra ed esce durante la respirazione normale, corrisponde a ±500 ml; • ARIA COMPLEMENTARE INSPIRATORIA -> quantità di aria che può essere ancora inspirata con sforzo dopo un’inspirazione normale; • ARIA SUPPLEMENTARE -> quella che, terminata una espirazione normale, può essere ulteriormente emessa; • ARIA RESIDUA -> quantità di aria che rimane ancora nei polmoni dopo un forte sforzo espiratorio. Il processo di apprendimento della respirazione da terrestre ad acquatica avviene gradualmente: da inconscia a volontaria, ritmata, coordinata e consapevole, ma condizionata da obiettivi diversi fra principianti e atleti evoluti. Il tempo di inspiratorio è minore (1) rispetto a quello espiratorio (3). L’inspirazione avviene in modo naturale, ciò per facilitare il successivo svuotamento completo dei polmoni. L’espirazione forzata, esplosiva e completa dei polmoni, è necessaria per vincere la resistenza dell’acqua e «spremere» più aria residua possibile dai polmoni. La bocca sarà la protagonista assoluta delle due fasi (espiratoria-inspiratoria). L’obiettivo principale sarà la costruzione del “ritmo respiratorio” che può essere costruito fin dalle prime lezioni attraverso una serie di esercizi sia statici che dinamici. Espirazione e inspirazione attraverso la bocca con ritmo continuo e senza pause. Abbiamo detto 3 tempi per l’inspirazione e 1 tempo per l’espirazione. Sulla terra ferma il rapporto e 1:1. Le capacità respiratorie si sommano nella capacità polmonare totale: • CAPACITÀ INSPIRATORIA -> somma del volume corrente e del volume di riserva inspiratoria (massima quantità d’aria inspirabile). In un adulto di 70Kg a riposo è circa 3000 ml. • CAPACITÀ FUNZIONALE RESIDUA -> somma del volume residuo e del volume di riserva espiratoria (volume d’aria che resta nei polmoni al termine di una espirazione normale). In un adulto di 70 kg è circa 3000ml. • CAPACITÀ VITALE -> somma del volume di ricerca espiratoria, del volume corrente e del volume di riserva inspiratoria (volume d’aria che una persona può espirare con espirazione massimale dopo un’inspirazione massimale). In un adulto di 70 Kg è circa 4500 ml. • CAPACITÀ POLMONARE TOTALE -> somma dei quattro volumi: residuo, di riserva espiratoria, corrente e di riserva inspiratoria. In un adulto di 70 Kg e circa 6000 ml. VELOCITA E ACCELLERAZIONE LINEARE Il movimento può essere curvo o rettilineo e ci sono due modi per descrivere quanto lontani siamo andati: • DISTANZA (m) -> grandezza scalare che misura l’intensità misurabile cin gli strumenti ed e somma dei movimenti fatti in qualsiasi direzione; non mi interessa se ha avuto uno spostamento laterale o meno ad esempio in mare • SPOSTAMENTO (s) -> grandezza vettoriale caratterizzata da un’intensità (modulo) e una direzione (sx, dx º), è il risultato di un movimento caratterizzato da intensità e direzione. Se vogliamo calcolare quanto velocemente ci spostiamo su una recita distanza nota calcoleremo la grandezza scalare: • VELOCITÀ SCALARE (velocità media) -> ∆d ÷ ∆t è la velocità media dove ∆ indica la variazione e ∆t la variazione temporale. Se vogliamo conoscere quanto velocemente e in che direzione risultante ci siamo mossi dobbiamo calcolare la velocità come una grandezza vettoriale: • VELOCITÀ VETTORIALE -> ∆s ÷ ∆t lungo una data direzione cioè lo spostamento s nell’intervallo di tempo t. 8 C’è dunque una grande differenza se una velocità viene calcolata in modo scalare oppure vettoriale, se un nuotatore in acque libere percorre 5 Km mio che interessa è il tempo impiegato per percorrere tale distanza, anche se l’atleta perde la direzione e percorre una distanza più lunga Le tre leggi generano una norma che possono essere più o meno applicate al nuoto e alla prestazione: • 1º LEGGE DI NEWTON INERZIA -> propensione di un oggetto a mantenere il suo stato attuale, tutti gli oggetti dotati di massa hanno inerzia e più è grande la massa tanto più è difficile cambiare il suo stato di moto I 𝜶 m. L’inerzia (I) è proporzionale (𝜶) alla massa (m). E’ più difficile far iniziare il movimento che mantenerlo. Durante la nuotata avere continuità propulsiva è molto importante così da non dover mai superare l’inerzia che si genera ad ogni variazione di velocità. • 2º LEGGE DI NEWTON -> l’accelerazione di un oggetto è proporzionale alla forza risultante che agisce su di esso e inversamente proporzionale alla massa dell’oggetto -> F = m*a Questa legge determina come una forza posso modificare il movimento di un corpo, il grado di cambiamento della q. di moto è proporzionale alla forza applicata e si sviluppa nella direzione dell’applicazione della stessa. La forza è una grandezza di tipo vettoriale, cioè risulta determinata da MODULO (intensità), DIREZIONE e VERSO, essa nasce da un contatto tra due corpi. • 3º LEGGE DI NEWTON -> a ciascuna azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Ecco perché entra in gioco la tecnica del nuoto, dobbiamo far i che la forza uguale e contraria che si crea sia direzionata verso il punto che io ho deciso di raggiungere. È il principio basilare del nuoto, quando il nuotatore compie l’azione di spinta dell’acqua verso dietro la reazione lo porta a spostarsi in avanti. La forza di azione viene esercitata dal nuotatore e applicata sull’acqua (che risulterà CEDEVOLE rispetto alla forza applicata), utilizzeremo il DRAG (resistenza) per produrre una propulsione. Come abbiamo detto l’acqua risulterà CEDEVOLE rispetto al pavimento in quanto se io cerco di darmi una spinta, una certa quantità della mia forza esercitata verra usata per spostarla mentre una parte mi dara la risposta cercata creandomi una reazione e un movimento. Effetto BERNOULLI -> genera e crea aumento di pressione sotto la mano che di conseguenza genera e crea una propulsione al di sotto della mano. TUTTO CIO CHE AVVIENE FUORI DALL’ACQUA NON E PROPULSIVO CONCETTO DI MOMENTO -> se io voglio spostare un oggetto di massa costante più velocemente devo aumentare la quantità di moto dell’oggetto, per farlo applico una forza per ottenere una propulsione. q = m*v Per accelerare al massimo il nostro corpo dobbiamo applicare la più grande forza possibile per il più lungo tempo possibile -> IMPULSO Un oggetto fermo non ha quantità di moto in quanto non ha velocità, possiamo però dire che ha inerzia. Nello sport vogliamo spesso cambiare la qualità di moto e lo facciamo applicando una forza. CONSIDERAZIONI IMPULSO, QUANTITÀ DI MOTO NEL NUOTO -> l’accelerazione dl corpo in avanti è proporzionale all’impulso o quantità di moto e non alla forza massimale raggiunta. Può essere utile applicare bracciate più lunghe in quanto questo ci da più tempo per applicare la forza, la bracciata deve avere grande ampiezza; quella di un buon nuotatore che si sposta a circa 2 ms² la durata della bracciata ideale sembra essere di 1,3 s. VELOCITÀ E SPINTA IDROSTATICA In marina e cosi anche nel nuoto, a partire da una certa velocità, si sviluppa sul fondo un’azione idrodinamica la cui componente verticale assume valore tale da eguagliare il peso dell’imbarcazione o del nuotatore, tale forza tende a sollevare il soggetto. La velocità di nuotata farà aumentare la spinta verticale dinamica, ciò ci consente di stabilire che quanto maggiore sarà la velocità di nuotata e migliore sarà il nostro galleggiamento e il nostro assetto. La posizione poco idrodinamica dei nuotatori mesi esperti sarà dovuta anche alla scarsa velocità propulsiva che non consente al corpo di beneficiare di questa spinta verticale -> più si è veloci meno fatica si fa a galleggiare. 9 LA VELOCITÀ DEL NUOTATORE È IL RISULTATO DI: • Resistenza che l’acqua oppone al movimento • Forza di propulsione • Tecnica della nuotata PER AUMENTARE LA VELOCITÀ BISOGNERÀ: • Ridurre la resistenza idrodinamica • Migliorare l’efficienza propulsiva DRAG -> termine inglese che riassume tutte le forze di resistenza al moto DRAG Fd = Cd*𝞺 * A * V² • Cd -> coefficiente di drag (indice numerico della resistenza che si genera quando un corpo si muove attraverso un fluido) • 𝞺 -> Densità del fluido (rho) • A -> Superficie dell’oggetto • V² -> Velocità a quadrato La resistenza dell’acqua che si oppone all’avanzamento cresce in mo do par i al qua drato della velocità. Nel nuoto è più importante ridurre le resistenze che aumentare le forze propulsive e per farlo bisogna migliorare la tecnica di nuotata. La resistenza non è altro che l’opposizione all’avanzamento che esercitano tutte quelle parti non idrodinamiche del nostro corpo oltre alla densità del liquido in cui ci spostiamo e la sua viscosità, la conseguenza della resistenza sono gli ATTRITI. Esistono diversi tipi di resistenza: • RESISTENZA D’ONDA -> generata dalle masse d’acqua nell’interfaccia aria-acqua al passaggio del nuotatore che si generano attorno al corpo, dovute alla differenza di pressione; cresce con il cubo della velocità. • RESISTENZA FRONTALE (o di forma) -> dovuta alla separazione delle linee di flusso a causa della penetrazione del corpo nel fluido ed è determinata dalla forma del corpo (sezione d’impatto). • RESISTENZA DI SUPERFICIE (o di frizione) -> è la resistenza che si genera con la frizione degli strati d’acqua adiacenti al corpo (la viscosità dell’acqua nel suo scorrere sul corpo). • RESISTENZA DI RISUCCHIO (vortici, scie) -> dovuta allo scorrimento dell’acqua sulle parti meno aerodinamiche del corpo e quindi ai vortici che si generano anche a causa delle forze generate dalle onde trasversali. • RESISTENZA DELLE APPENDICI -> generata dalla parti sporgenti e meno idrodinamiche. • RESISTENZA DELL’ARIA -> data dallo strato d’aria nella fase di recupero degli arti superiori. • VELOCITÀ V² -> al raddoppiare della velocità la resistenza quadruplica. MOTO DEI FLUIDI: • MOTO LAMELLARE -> caratterizzato da un movimento parallelo delle particelle le une alle altre senza subire brusche variazioni, in genere in acqua e aria per ottenere tale moto si devono mantenere velocità molto contenute. • MOTO TURBOLENTO -> caratterizzato da moto caotico delle particelle di fluido, esso risulta non uniforme e a seconda del fluido può manifestarsi anche per velocità relativamente contenute. LA FORZA La forza è una grandezza vettoriale che si misura in Newton (N). Ogni spostamento richiede l’applicazione di un insieme di forze (tramite muscolo); l’intensità, il numero delle ripetizioni e la direzione di tali forze ne determinato l’avanzamento. Un corpo rimane in quiete anche dopo l’intervento di forze se c’è un equilibrio fra di esse, nuotassi controcorrente potrei: • Vincere la corrente e avanzare • Rimanere fermo perché le forze sono in equilibrio • Essere spinto da valle perché la forza del fiume è superiore alla forza propulsiva. Le forze variano lo stato di quiete o direzione di un corpo ed hanno una direzione ed un verso. Nel nuoto trovino forze coincidenti concordi (gambe e braccia) che agiscono con lo scopo di spingere il corpo nella stessa direzione. 10 Ricapitolando, la FORZA è una grandezza vettoriale ovvero è descritta da un punto di vista matematico da un vettore, ciò significa che la misura di una forza, ovvero la sua intensità misurata in Newton, rappresenta solo il modulo della forza. Ogni essere vivente per spostare la propria massa ad una certa velocità deve prendere appoggio su un’altra massa, esercitano una pressione verso dietro si ha una spinta verso avanti LE FORZE DEL NUOTO SONO: • FORZA IDROSTATICA -> Vf* df * g (espressa in Newton) • FORZA PESO -> m * g (espressa in Newton) • RESISTENZA -> DRAG Fd = Cd*𝞺 * A * V² (vedi lezione precedente) • PROPULSIONE -> forza che permette il movimento data da intensità, direzione, verso, spinta idrostatica, azione, lift. Migliorando la mia tecnica posso migliorare l’aspetto propulsivo e diminuire la resistenza, mentre la forza idrostatica e la forza peso sono controllate esclusivamente dalla fisica. MOMENTO TORCENTE O MOMENTO DI FORZA Il modulo della forza che causa la rotazione di un oggetto è definito come il momento di forza o momento torcente, Il termine momento di forza suggerisce che stiamo applicando una forza a una certa distanza da un punto di rotazione, dato che la parola momento è impiegata in fisica per descrivere qualcosa dove una quantità è moltiplicata per una distanza. Il momento torcente è uguale a 𝜏=F*d (forza per distanza, braccio di leva). EFFETTI DEL DRAG La FORZA RESISTENTE agisce come supporto sul quale il nuotatore si spinge, per aumentare tale forza si potrebbe ampliare l’area della mano e del braccio, questo si può ottenere in parte attraverso la traiettoria della mano e del braccio allargando leggermente le dita. Mentre l’acqua passa ad alta velocità attraverso la mano, ne avremo una parte che ci passa attorno e una che cerca di passare nello spazio attraverso le dita. Quando il volume d’acqua che si muove tra le dita raggiunge il livello critico di scorrimento il flusso d’acqua viene impedito, dato che l’acqua è intrappolata tra le dita la superficie totale che blocca il flusso è maggiore. Si possono distinguere due scuole di pensiero per quanto riguarda la propulsione nel nuoto agonistico: i sostenitori del DRAG e quelli del LIFT. • LIFT -> la propulsione del nuotatore è generata da movimenti delle estremità delle braccia perpendicolari alla direzione di spostamento del nuotatore. Le mani sono usate come propulsori e il nuotatore ha la falsa impressione di spingere con le mani dietro mentre in realtà la mani si muove in più direzioni attraverso l’acqua. È importante considerare che la mano mentre si sposta lateralmente attraverso l’acqua, il suo inclinarsi e ruotare verso il flusso d’acqua in arrivo, le conferisce lo stesso comportamento di un profilo alare o un’ala di aereo. I movimenti laterali creano potenza sul palmo della mano cosi che possa effettuare una trazione, anche le fasi della bracciata in cui la mano cambia direzione, nella presa e nella trazione contribuiscono ad aumentare la forza di lift. La traiettoria a S garantisce alle forze di lift (potenza) di contribuire a generare forza propulsiva, assieme a quelle di drag. 11 PREMESSE GENERALI PER I QUATTRO STILI • AGONISMO ALTO LIVELLO -> Spetta alle federazioni • AGONISMO PROMOZIONALE -> la federazione fa una propaganda generale ma anche gli enti fanno propaganda ma ad un livello di partecipazione tecnica più basso • PROPEDEUTICA AVVIAMENTO -> l’avviamento è di competenza delle società sportive e a volte dei comuni stessi. L’uomo nasce per essere terrestre, il mondo acquatico non gli appartiene e per conoscerlo è necessario un percorso tecnico e di sperimentazione; l’istintività dei gesti non aiuta e per dominare questo mondo bisogna affidarsi a specifiche tecniche. La mancanza di certezze posturali genera insicurezza, quest’ultima genera timore. La consapevolezza che il nostro capo è poco galleggiante, gli orifizi respiratori iniziano ad incamerare acqua inibendo la respirazione e tante altre situazioni portano ad associare il mondo acquatico alla morte. L’annegamento è un fenomeno a bassa incidenza ma ad alta letalità, in Italia circa 800 eventi all’anno e nella quasi metà dei casi il soggetto coinvolto muore e nella restante metà delle volte viene ricoverato in ospedale (in questo caso si parla di semi-annegamento). Nel nuotatore la paura è legata all’incapacità di prendere posizione e ritrovare il proprio equilibrio ed ha per causa primaria la perdita dei punti di appoggio, senza i quai ci è impossibile stabilizzarci nello spazio. Per i bambini dopo aver conosciuto l’acqua in quanto è rassicurante e DIVENTA UN GIOCO ma bisogna sempre avere delle accortezze e attenzioni. IL NUOTO Il nuoto è uno SPORT CICLICO infatti in tutti gli stili si ripetono gli stessi schemi di movimenti, i gesti sono continui, ampi e con traiettorie precise e spesso non in sincronia tra loro. È anche uno sport di RESISTENZA causata dalle caratteristiche dell’acqua e dalla durata della prestazione, di POTENZA nel nuoto sprint, con un’ELEVATA POTENZA coordinativa e senso percettiva. Ha rilevanti DIFFICOLTA COORDINATIVE che lo differenziano dagli altri sport ciclici (corsa piana, ciclismo), le DIFFICOLTA COORDINATIVE nel nuoto sono molteplici sia legate all’ambiente in cui si pratica sia la complessa serie di movimenti da compiere, i gesti nello spazio e nel tempo hanno un coordinamento obbligato. Visto l’ambiente svantaggioso in cui si svolge e le grandi resistenze da vincere LA TECNICA DELLA NUOTATA RISULTA ESSERE L’UNICO MEZZO PER UN MIGLIORAMENTO DELLA PRESTAZIONE. La TECNICA serve per economizzare il dispendio energetico; meglio sport di resistenza si ricerca il gesto più economico per ridurre la fatica e migliorare il rendimento della prestazione, negli sport di forza invece la tecnica serve per l’aumento della potenza. La quasi totale assenza di gravità e le forze applicare ad un fluido che non offre punti fissi di ancoraggio, non consentono risultati di forza molto elevati. La muscolatura dei nuotatori è molto meno esplosiva degli sprinter di atletica. SCELTE DIDATTICHE E SISTEMI DI INSEGNAMENTO • ANALITICO -> progressione logica degli esercizi analizzati nelle sue componenti essenziali. • GLOBALE -> apprendimento del gesto nella sua struttura globale, sfruttando da subito le capacità individuali di ciascuno. 12 • SINTETICO -> compromesso tra i due. Le LINEE GUIDA FEDERALI consigliano di avere sempre una visione aperta ed elastica sperimentando talvolta anche soluzioni diverse da quelle consuete, percorrendo nuove strade ed adottando nuove strategie, che potrebbero, con il tempo, rivelarsi vincenti. L’IMPORTANZA DELL’IMITAZIONE nell’apprendimento motorio, l’aspetto visivo si impiega per guardare e cercare di imitare, l’imitazione è una delle vie di insegnamento più utilizzata. Il sistema nervoso centrale è colui che genera e coordina tutti gli input per muovere il corpo nell’ambiente. Le percezioni nel nuoto sono molto ridotte in quanto il soggetto si trova in un elemento a lui meno famigliare: • VISIVA -> molto ridotta, i punti di riferimento quasi del tutto immaginari. • UDITIVA -> ridotte, ci si ritrova in un ambiente dispersivo, troppi rumori confusi e non identificabili e troppe fonti rumorose sovrapposte specialmente in piscina. • TATTILE -> importante ma di difficile percezione in quanto quando si è immersi è difficile sentire le differenze tattili, le azioni delle forze e la loro direzione. IL CERVELLO: nel nuoto svolge quelle funzioni che regolano l’interazione con l’ambiente, il coordinamento del SNC consente all’apparato motorio di muovere il corpo nell’ambiente. IL CERVELLETTO: qui si raccolgono e si elaborano le informazioni esterocettive e propriocettive riguardanti il coordinamento dei movimenti e le forze applicate. LA CORTECCIA PARIETALE: da qui partono gli impulsi motori volontari Le capacità di apprendere possono essere condizionate da diversi fattori quali: - ESPERIENZE TRAUMATICHE: rischio di annegamento anche di amici o parenti - PRECEDENTI ESPERIENZE NON POSITIVE: anche di molti anni prima - ESPERIENZE ESTERNE: genitori apprensivi, immagini e filmati, assistere ad incidenti - DIFFICOLTÀ NELL’ESEGUIRE GLI ESERCIZI - MANCANZA DI MIGLIORAMENTI - SFIDUCIA NELL’ISTRUTTORE - DIFFICOLTÀ DI EQUILIBRIO: posizione innaturale rispetto alla vita terrestre - AMBIENTE E NUDITÀ LE PERCEZIONI CINESTETICHE La fonte più importante sulle componenti spaziali e temporali della percezione umana è l’analizzatore cinestesico che ci consente di sapere in che posizione ci si trova e con quale intensità si compie ogni movimento. Questi recettori si trovano negli organi motori: muscoli, tendini, legamenti e articolazioni, sono deputati alla percezione dello spazio circostante grazie a stimolazioni id origine tattile, muscolare e articolare oltre che alle sensazione di origine labirintica. Le percezioni cinestetiche GUIDANO la direzione e la velocità dei movimenti, INFORMANO sulla distanza degli oggetti, sull’altezza e sul rapporto spazio tempo dei movimenti, AIUTANO. Nella differenziazione e nel controllo dei movimenti. COME ANALIZZARE LA NUOTATA La devo osservare da diverse angolazioni per osservare ogi minima parte della nuotata quindi da davanti, dietro, da destra e sinistra, sopra e sotto; così facendo analizzo l’aspetto analitico e globale della nuotata. Alla fine analizzo la posizione e l’idrodinamicità cioè la tecnica della bracciata, la respirazione e cosi via. Alla fine analizzo la coordinazione generale. 13 STILE LIBERO Lo stile libero presenta una ciclicità di movimenti, con una asimmetria delle braccia e della gambe, i movimenti alternati degli arti hanno caratteristiche di movimento identiche. La posizione è orizzontale alla ricerca della massima idrodinamicità e della minore resistenza, compatibilmente con le esigenze tecniche della nuotata. La bracciata segue traiettorie precise nella fase subacquea ed è leggermente sopravvalutata con un’andatura appena curvilinea, la mano risulta essere il punto centrale della spinta propulsiva consequenzialmente braccio e avambraccio. Le gambe hanno una funzione più stabilizzatrice che propulsiva, la loro azione è continua e regolare, il piede si ritrova in flessione plantare ed è il centro dell’azione propulsiva degli arti inferiori. L’azione propulsiva è garantita soprattutto dagli arti superiori che influiscono più o meno fra il 70% (nei principianti) e 85% (agonisti) secondo la tecnica e le capacita del nuotatore. La respirazione è ritmata e in perfetta sincronia con l’azione degli arti superiori. È SFRUTTANDO LA RESISTENZA DELL’ACQUA CHE SI OTTIENE LA PROPULSIONE. POSIZIONE Una corretta posizione ci permette di diventare più aerodinamici migliorando l’efficienza in acqua, importante è mantenere la testa in posizione neutra e rilassata; schiena piatta e corpo più orizzontale possibile (per appiattire la schiena è consigliato contrarre gli addominali). La testa si muove solo per respirare compiendo un angolo di 90º fra la linea mediana del corpo e il fondo della vasca. Un assetto idrodinamico permette spostamenti più veloci, i fianchi ruotano attorno all’asse longitudinale generando così più forza propulsiva e permettendo alle gambe un’azione compensativa. Una linea retta immaginaria parte dalle dita della mano che sta compiendo la bracciata, attraversa la spalla, il fianco e continua attraversando la gamba fino alla punta del piede. La testa in posizione neutra, allineata con la colonna vertebrale e immobile fino alla fase di respirazione, la linea ottica è quasi rivolta verso il fondo della vasca fra gli 85°º e i 90º. La posizione corretta evita: • IL BECCHEGGIO -> affondamento degli arti inferiori, ciò aumenta lo spazio verticale occupato dal nuotatore con il conseguente aumento della resistenza frontale e di superficie, le linee di flusso si oppongono allo scorrimento dell’acqua. • L’IMBARDATA -> spostamenti laterali rispetto all’asse mediana del corpo aumentano la resistenza all’avanzamento, con le stesse conseguenze dell’affondamento degli arti. Il rollio del corpo può migliorare l’allineamento laterale. I muscoli del core (coxo-lombo-pelvico) devono spingere verso la colonna, ciò contribuisce ad un perfetto allineamento, per minimizzare la resistenza idrodinamica è importante mantenere il corpo allineato orizzontalmente in acqua e minimizzare così il beccheggio. La gambata troppo profonda influisce negativamente sull’avanzamento. Aumenta la resistenza frontale e di superficie. Il piede deve avere una perfetta flessione plantare. Il massimo dell’efficacia della nuotata si ha quando l’allineamento orizzontale e quello laterale sono ottimali. Per migliorare la posizione della testa durante la nuotata a stile libero è consigliato l’uso dello snorkel (boccaglio) cosi da potersi concentrare sulla corretta angolatura (25 m con angolatura 45º e 25 m con angolatura 90º). Un altro metodo è quello di sollevare i fianchi in quanto la posizione errata della testa può essere un modo inconscio per cercare di compensare i fianchi troppo bassi e come ultima cosa controllare i fattori “ambientali” ovvero la corsia in cui si nuota che se è troppo affollata mi porterà a dover sollevare la testa per controllare attorno, per questo bisogna cercare di migliorare i fattori ambientali in cui si nuota. LA GAMBATA Le articolazioni della gamba che entrano in gioco sono la coxo-femorale, la femoro-tibiale e la tibio-tarsica. L'anca è l'articolazione prossimale dell'arto inferiore ed è caratterizzata da tre gradi di libertà descritti secondo i seguenti assi: • MOVIMENTI DI FLESSO ESTENSIONE -> asse trasversale o medio laterale situato su un piano frontale passante per il centro dell'articolazione ed orizzontale; • MOVIMENTI DI ADDUZIONE-ABDUZIONE -> asse antero-posteriore, posto su un piano sagittale passante per il centro dell'articolazione ed orizzontale; • MOVIMENTI DI ROTAZIONE INTERNA ED ESTERNA -> asse verticale che, quando l'anca è nella posizione di riferimento (soggetto in postura eretta), è molto vicino all'asse longitudinale dell'arto inferiore (asse che congiunge la testa del femore con il centro dei malleoli, nella posizione di postura eretta del soggetto). 14 Il ginocchio è l'articolazione intermedia dell'arto inferiore. E' un'articolazione che ha principalmente due gradi di libertà, la flesso-estensione, e la rotazione interna-esterna. Il primo predomina in ampiezza sul secondo, il quale può avvenire solamente quando il ginocchio è in posizione di flessione. L’utilizzo delle gambe nello stile libero, pur avendo un significato più stabilizzatore che propulsivo, dovrebbe essere regolare e continuo, l’interruzione è imputabile essenzialmente a due cause: - Eccessiva rotazione delle spalle durante la respirazione (provoca la rotazione dell’anca e quindi l’incrocio della gambe) - Mancanza di coordinamento fra braccia e gambe Le gambe devono essere naturalmente distese con i piedi leggermente rivolti verso l’interno, la maggior propulsione è data dalla fase discendente della gambata, in misura di molto inferiore anche la fase ascendente contribuisce all’avanzamento. L’ampiezza per un corretto colpo di gamba deve variare tra i 30º e i 40º a seconda dell’altezza dell’atleta, l’impulso all’avanzamento viene fornito quasi esclusivamente dal dorso del piede ciò richiede una buona mobilità e scioltezza della caviglia e quindi una accentuata flessione plantare. Le gambe sono molto più potenti delle braccia ma hanno una limitata mobilità dell’articolazione che non permette di produrre un gesto molto utile alla nuotata per la propulsione, mediamente il contributo propulsivo delle gambe dei nuotatori è circa 5 N (5 Kg) che equivalgono ad una velocità di 1,26 m/s. La gambata quindi essendo un articolazione uniassiale, può lavorare solo in un senso durante la gambata a stile libero ecco perché le risultanti di spinta sono cosi basse rispetto alla bracciata. Le considerazioni che si possono fare sono che l’elemento più importante, per ottenere maggior effetto dalla spinta degli arti inferiori, non sembra essere la ricerca di un maggiore potenziamento muscolare, quanto un elevato livello di mobilità articolare per quanto riguarda la flessione plantare della caviglia. LA BRACCIATA Gli arti superiori hanno i maggiori effetti propulsivi, la loro azione riveste una maggiore importanza degli arti inferiori svolgono una azione continua senza interruzioni evitando pause. La bracciata ha due fasi: - Fase aerea: recupero -> tutto ciò che succede al di fuori dell’acqua 180º-360º. - Fase subacquea -> tutto ciò che succede da quando entro in acqua 0º a quando esco 180º Nella fase SUBACQUEA possiamo i dentificare alcune fasi fondamentali: la presa d' acqua, la trazione e la spinta. La prima parte è costituita dal percorso che il braccio compie sotto la superficie dell'acqua per arrivare alla presa e quindi alla fase più efficace: la trazione. Questa prosegue fino a quando il braccio raggiunge una posizione perpendicolare rispetto alla superficie dell’acqua, da qui inizia la spinta. In essa la mano spinge l' acqua indietro verso i piedi. Il percorso che il braccio compie sotto la superficie non dovrebbe allontanarsi molto dalla linea ideale che rappresenta la proiezione ortogonale della linea mediana del corpo. Il RECUPERO avviene fuori dell'acqua con il braccio in posizione flessa, la muscolatura decontratta, il gomito alto e la mano che sfiora la superficie. Al termine della fase di spinta, senza effettuare pause, la spalla si svincola dall' acqua, coinvolgendo braccio, gomito ed avambraccio. L' avambraccio è flesso sul braccio e la mano rilassata. Dal passaggio del gomito sulla verticale della spalla l' avambraccio e la mano proseguono il loro tragitto, precede il braccio, poi la mano entra nell'acqua sul prolungamento dell’avambraccio. Nella bracciata le dita della mano entrano per prime approssimativamente allineate con l' asse delle spalle, mentre il gomito si trova ancora in leggera flessione. La mano si infila in acqua a poca profondità, seguita dall' avambraccio. 15 Questa azione ha l' obiettivo di collocare l' articolazione della spalla, del gomito e della mano nelle condizioni più favorevoli per un' efficace trazione dei segmenti delle braccia. La distensione del braccio avviene con una traiettoria curvilinea, che tende ad allontanare leggermente la mano dalla linea mediana, con il palmo leggermente rivolto all' esterno. In questa fase è importante, soprattutto per l' ottimale posizionamento del gomito (che deve essere alto ed avanzato) l' effettuazione del rollio. L' effetto propulsivo di questa prima parte della bracciata è abbastanza ridoto, la spinta infatti è orientata soprattutto verso il fondo della vasca. Ricordando che la divisione in fasi è artificiosa ed ha solo finalità descrittive in quanto il gesto è unico, la trazione vera e propria inizia con un cambio di orientamento della posizione del palmo della mano, che ruota verso l' interno fino a portare le dita in basso ed assumere una posizione perpendicolare all' asse di avanzamento. La direzione della trazione è quanto più possibile parallela all' asse di avanzamento, con la mano che varia l' angolo formato con l' avambraccio per offrire sempre la massima resistenza. Perché la mano e l' avambraccio possano trovare un valido punto d' appoggio sull'acqua, quest'ultimo si flette sul braccio con un angolo più o meno marcato, che però non dovrebbe mai essere minore di 90/ 100°. Il punto di maggiore flessione si ha nel momento in cui braccio, avambraccio e mano passano sotto la linea delle spalle. Durante la fase di trazione gomito e spalla, l' azione del braccio deve essere ritardata rispetto a quella dell'avambraccio. Una volta raggiunto il punto di maggiore flessione l' avambraccio comincia ad estendersi e realizza la fase di spinta. In essa l' estensione dell'arto, riduce progressivamente sino ad annullarla l' azione propulsiva dell'avambraccio. Tutto il contributo all' avanzamento viene adesso fornito dalla mano, che si deve mantenere con il palmo (mano aperta, dita chiuse, ma non serrate) ben orientato secondo un piano perpendicolare alla direzione di avanzamento. La traiettoria arriva al livello della coscia; terminata la spinta lo svincolo del braccio è favorito dall' affondamento della spalla opposta. La fase di spinta è la più efficace agli effetti propulsivi e deve essere massimamente potenziata. La tecnica è indispensabile per ottimizzare i movimenti e trarne il massimo beneficio propulsivo. Parola d’ordine, diminuire le resistenze intensificare la propulsione. Tutto è subordinato ad una tecnica perfetta. LA RESPIRAZIONE La respirazione garantisce lo scambio di aria nei polmoni fornendo ossigeno all’organismo. La respirazione è laterale e avverrà con la bocca, dopo aver ruotato il capo lateralmente coordinatamente con gli arti superiori e dopo una completa espulsione dell’aria, l’inspirazione inizierà appena la bocca si trova sopra la superficie dell’acqua. La respirazione è condizionata al coordinamento complessivo della nuotata: braccia – gambe – rollio – rotazione del capo. Quando si parla di respirazione bilaterale si fa riferimento alla respirazione ogni tre bracciate o per meglio dire all’abilità di respirare da entrambi i lati del corpo, è importante che la respirazione bilaterale venga insegnata in età giovanile perché questa permette un miglior bilanciamento della bracciata e una minor rotazione delle spalle e quindi una maggior spinta propulsiva IL ROLLIO Il rollio prevede che durante la nuotata si debba originare un movimento di rotazione del tronco e dei fianchi lungo l’asse longitudinale del corpo sia a destra che a sinistra con un angolo diverso a seconda che si respiri o meno (circa 45° sul lato respirazione e 10° sul lato opposto), favorisce inoltre una più efficiente azione propulsiva degli arti superiori, sfruttando i muscoli del tronco, del petto e del dorso. Il ritmo della rotazione che parte dell’anca, coincidente con la fase di spinta e il bilanciamento della rotazione delle anche sinistra – destra favorisce un assetto migliore riducendo lo spreco di energie a vantaggio di una nuotata più produttiva. I momenti di rotazione e contro-rotazione richiedono molto lavoro. È necessaria una gran forza nella muscolatura del tronco e anche nelle gambe per ruotare in maniera efficace mentre si nuota. Potremmo specificare che il rollio sia generato più dalle anche (con una frequenza di bracciata minore) o dalle spalle (con una frequenza di bracciata più alta), è un movimento cruciale per aumentare la tua distanza percorsa per ogni bracciata. 16 FARFALLA o DELFINO La nuotata a farfalla difficilmente la si può eseguire con una tecnica perfetta che prevede diverse situazioni legate alla forza e alla coordinazione, è legata alla gioventù. è una nuotata simmetrica e simultanea (azioni propulsive generate contemporaneamente dalle due braccia), ha diverse difficoltà ad esempio non si ha una propulsione continua, come si può avere negli altri stili, a causa del simultaneo recupero delle braccia per cui dovrò avere una spinta sufficiente dalla bracciata con elementi propulsivi immediati e una grande propulsione. Un’altra difficolta nasce dall’impossibilità di eseguire gesti di compensazioni dovuti al rollio di spalla nel recupero aereo, in più le masse (?) La respirazione solitamente è ogni due bracciate, la fase subacquea della bracciata prevede che alla fine la testa sia sollevata cosi da poter respirare frontalmente con la testa e le spalle sollevate per poi ricominciare con una fase subacquea e riprendere la spinta e propulsione. Scelte tecniche possono portare alla respirazione ad ogni bracciata in funzione di controllare gli avversari di destra e sinistra durante la gara. La nuotata a farfalla richiede coordinazione, ritmo , dinamicità , forza e flessibilità soprattutto a livello dell’articolazione scapolo-omerale e colonna vertebrale. Ci spostiamo con movimento ondulatorio ed è una nuotata energicamente dispendiosa. Presenta una ciclicità di movimento degli arti, simmetria e simultaneità degli stessi, che hanno quindi caratteristiche identiche di movimento. TECNICA GENERALE (posizione) -> lo stile prevede un movimento ondulatorio, bisogna però mantenete una posizione idrodinamica compatibilmente alle esigenze del movimento. La battuta di gambe spinge i fianchi verso l’alto, la respirazione frontale causa un abbassamento delle gambe, il recupero contemporaneo delle braccia spinge il corpo ad abbassarsi con il corpo che è prono, disteso ed affiorante. ARTI INFERIORI -> gli arti inferiori si muovono nella caratteristica garbata a delfino (negli anni ’80 era a rana) e la loro azione è di propulsione, ma svolgono un’azione compensativa. La spinta compensativa è determinante per il mantenimento della massima idrodinamicità. La propulsione è garantita grazie al complesso dei movimenti degli arti. Il movimento è simmetrico e simultaneo e si compone di due fasci ascendente e discendente, Per ogni ciclo di bracciate ci sono due colpi di gamba di cui uno propulsivo, quando le braccia sono ad inizio trazione, ed uno di sostegno quando le braccia sono in fase di recupero. Il movimento delle gambe parte dalle anche per essere trasmesso poi alla gamba, sfruttando l’articolazione del ginocchio si effettua una leggera flessione e una successiva forte spinta comprimendo violentemente l’acqua dall’alto verso il basso, per la ridotta flessibilità. Il movimento è continuo e perfettamente sincronizzato con il movimento delle braccia. Le punte dei piedi si trovano il perfetta flessione plantare, si raccomanda di evitare un piegamento eccessivo alle ginocchia classico dei principianti che potrebbe causare rallentamento e successivi dolori. Quando il nuotatore utilizza la tavoletta per imparare la gambata deve impugnarla come abbiamo visto per lo stile libero, in modo che le spalle stiano sott’acqua, la testa fuori con il mento appena immerso e lo sguardo rivolto in avanti senza irrigidirsi. Le gambe durante il recupero devono essere tese per trovarsi poi nella migliore posizione per iniziare una nuova discesa. La spinta verso il basso è la fase più importante della battuta di gambe tanto che deve essere effettuata con grande intensità e velocità. 17 ARTI SUPERIORI -> la funzione degli arti superiori è straordinariamente propulsiva infatti sul gesto globale hanno oltre il 70% degli effetti propulsivi. Il movimento si distingue in fase aerea e subacquea. Durante la bracciata le mani si trovano sul prolungamento della perpendicolare della spalla, le mani fuori basso e le spalle progressivamente avanzano e le mani spingono verso dietro con i gomiti alti aumentando l’accelerazione. In uscita, mani verso l’alto, nel recupero invece, braccia distese e rilassate con le spalle in avanti. La bracciata sostanzialmente la possiamo definire simile alla bracciata a stile libero, con la differenze di una forza pr o p u l s i va d i s co nt i n u a a ca u s a d e l re c u p e r o contemporaneo delle braccia. L’azione propulsiva delle braccia è più importante di quella delle gambe e la TRAZIONE inizia solo dopo che le mani sono affondate sotto la superficie dell’acqua, le braccia vengono spinte verso il basso e leggermente verso l’esterno con una traiettoria variabile. Il braccio risulta quasi teso e la mano può disegnare diverse traiettorie secondo la tecnica di ognuno; nella fase di trazione i gomiti sono alti ed avanzati rispetto alle spalle e il movimento dell’avambraccio precede quello del braccio. Le braccia entrano in acqua in linea con le spalle e con i palmi delle mani rivolti in fuori. La trazione inizia con un movimento verso l’esterno poi con la flessione dei gomiti le mani si muovono verso l’interno. Terminata la trazione le mani eseguono la fase di spinta lungo i fianchi e a questo punto inizia la fase di recupero esterno durante il quale le mani e le braccia devono essere rilassate con i palmi rivolti verso l’esterno. È molto importante non sfregare le braccia sul pelo dell’acqua altrimenti si subirebbe una brusca frenata che risulterebbe dannosa ai fini dell’avanzamento. Il movimento della testa è in coordinamento con la bracciata, la respirazione è, come abbiamo già detto, frontale e avviene durante la fase di recupero delle braccia. RESPIRAZIONE -> la respirazione in questo stile è frontale e avviene alla fine della spinta con un leggero sollevamento della testa aiutato dal movimento del collo e della testa stessa. Si espira con un’espirazione esplosiva per preparare la respirazione successiva che avviene ogni 1/2 bracciate. 18 DORSO La nuotata a dorso è una nuotata asimmetrica dove la simmetria da una continuità propulsiva assieme alle gambe che sono propulsive e compensative, nella fase di recupero aereo del braccio incide sulla cuffia dei rotatori. Il rollio ci fa avere una buona potenza durante la bracciata e ci facilita il recupero. DESCRIZIONE GENERALE -> Il dorso presenta una ciclicità di movimenti, con un’asimmetria della bracciata e della garbata e un’alternanza del movimento degli arti che hanno caratteristiche di movimento identiche. La nuotata a dorso è l’unica dove la respirazione non rappresenta particolari difficoltà a livello di coordinamento, si può affermare che è ritmata rispetto alla bracciata. Il corpo è supino parallelo alla superficie il capo appoggiato sull’acqua, lo sguardo avanti/alto con una posizione idrodinamica. L’azione degli arti inferiori stabilizza e crea propulsione con un’azione che si svolge fra i 30 e i 40 centimetri sotto la superficie dell’acqua con il piede in flessione plantare. L’azione delle gambe parte dell’articolazione dell’anca per interessare poi il ginocchio attraverso una leggera flessione e un conseguente calcio verso le la superficie dell’acqua, sfruttando la flessione del piede. Gli arti superiori si alternano nelle varie fasi della bracciata. Il perfezionamento del gesto tecnico viene affidato esclusivamente alla sensibilità cinegetica mancando qualsiasi riferimento visivo. POSIZIONAMENTO DEL CORPO -> corpo in posizione orizzontale, piatta sulla superficie e idrodinamica con piedi in flessione plantare. Il capo è appoggiato sull’appena inclinato in avanti e lo sguardo verso l’alto, il bacino leggermente affondato e le gambe fanno movimento sotto la superficie. Si può migliorare la tecnica e lavorare sull’assetto del corpo: • Attraverso la rotazione dei fianchi generando una maggior potenza. • Mantenere il corpo piatto e in linea retta con i fianchi. • Mantenere ferma la testa • I fianchi ruotano sul tronco per generare una maggiore forza di spinta • Contrarre gli addominali per appiattire la schiena • Testa in posizione neutra in linea con l colonna vertebrale • Mantenere un spazio fra il mento e il etto • Per potenziare la bracciata bisogna far coincidere il rollio di fianchi e spalle con l’ingresso della mano in acqua. LA GAMBATA -> si divide in due fasi, in entrambe il piede non va messo a martello • La gambetta stabilizza e genera propulsione • Il movimento parte dall’anca che trasferisce attraverso il ginocchio e la caviglia la forza al piede • Non fare garbate troppo ampie • Ritmo 6 gambate ogni 2 bracciate • Determinante la flessibilità della caviglia Nella nuotata a DORSO si produce un movimento di rollio lungo l’asse longitudinale del corpo leggermente più accentuato rispetto a quello che si compie nello stile libero, con entrambe le spalle che ruotano di circa 45 gradi sul proprio lato, coinvolgendo il questo rollio accentuato anche i fianchi. In questo modo si riesce ad ottenere una corretta presa dell’acqua. Il rollio dal corpo fa si che mette una spalla segue la mano che scende, l’altra si solleva per aiutare il braccio che sta uscendo dall’acqua. Non è sufficiente però compiere il rollio corretto in quanto questo deve anche essere coordinato ai movimenti di braccia e gambe. Infatti, se il movimento di rollio è corretto, la gambetta avverrà il posizione diagonale, stabilizzando l’effetto di distorsione dell’allineamento del corpo che si produce durante la seconda parte della trazione, a differenza dello stile libero nel quale la gambetta stabilizza il corpo durante la fase di recupero. 19 Oltre al movimento di rollio, ai fini dell’assetto e dell’efficacia della tecnica della nuotata nel dorso, è importante anche mantenere la testa sempre fissa in un’unica posizione, con lo sguardo rivolto in alto, in quanto il galleggiare to PICCOLO OFF TOPIC: Come professionista delle attività motorie e sportive, nelle strutture pubbliche e private, nelle organizzazioni sportive e dell’associazionismo ricreativo e sociale, posso ricoprire ruoli di: • Conduzione, gestione e valutazione di attività motorie individuali e di gruppo a carattere compensativo, adattivo, educativo, ludico-ricreativo, sportivo, FINALIZZATE AL MANTENIMENTO DEL BENESSERE PSICO-FISICO mediante la promozione di stili di vita attivi. • Conduzione, gestione e valutazione DI ATTIVITÀ DEL FITNESS individuale e di gruppo • Conduzione, gestire e valutazione di attività motorie individuali e di gruppo NEI SOGGETTI REDUCO DA EVENTI PATOLOGICI ORMAI GUARITI E STABILIZZATI che fondino su una attività motoria costante e guidare il recupero o il mantenimento della miglior condizione di benessere psicofisico compatibile con le proprie condizioni • Conduzione, gestione e valutazione di attività motorie individuali e di gruppo in SOGGETTI ESPOSTI A SPECIFICI EVENTI PATOLOGICI, FINALIZZATE ALLA PREVENZIONE PRIMARIA DEGLI STESSI. va ottenuto con la corretta posizione del corpo e non con l’aiuto della spinta delle braccia. Anche la posizione dei fianchi condiziona l’efficacia della nuotata ed incide sul grado di resistenza nell’avanzamento. La corretta posizione dei fianchi è lineare rispetto all’asse longitudinale del corpo, con i fianchi stessi che vanno tenuti alti, appena al di sotto del livello dell’acqua, diminuendo così la resistenza frontale. Anche nel dorso la propulsione della garbata inizia dalle anche per poi coinvolgere tutto l’arto inferiore, contribuendo inoltre a mantenere il corretto assetato del corpo in acqua, contrapponendosi alla bracciata. Durante la fase di garbata è fondamentale evitare di fare uscire i piedi e le ginocchia dalla superficie dell’acqua. 20 RANA La posizione della rana è la ricerca della miglior idrodinamicità, cercando di rimanere orizzontali quanto più possibile compatibilmente con l’azione propulsiva che favorisce un’inclinazione verso il basso. LA BRACCIATA -> l’azione propulsiva iniziale delle braccia spinge l’acqua verso l’esterno e in basso, le mani sono rivolte verso l’esterno e si flettono leggermente per cercare la spinta migliore. Le braccia dopo un appoggio breve si flettono progressivamente con le mani che si avvicinano alla linea mediana e spingono parallelamente sfruttando il momento di massima propulsione. I gomiti sono praticamente fermi e non vengono spinti indietro e non superno la perpendicolare delle spalle, solo all’inizio del recupero ci può essere il superamento dei gomiti rispetto alle spalle. Al momento del recupero le mani sono riunite sull’asse mediana del corpo davanti al volto. Gli avambracci si distendono cercando di ottenere un assetto il più idrodinamico possibile. La bracciata subacquea rispetto agli altri stili ha un andamento più superficiale. LA GAMBATA -> il movimento è simmetrico e simultaneo come quello della bracciata, la spinta ha inizio prima che le braccia raggiungano l’estensione completa e dopo che la testa è stata immersa, è data dalla prima parte interna del piede dopo che questo è stato flesso verso l’esterno con la successiva distensione dell’intera gamba verso l’esterno. I piedi non devono uscire dall’acqua ne spingere troppo in profondità, la gambetta ha una funzione di grande rilevanza e del tutto propulsiva. Vista la sua contemporaneità d’esecuzione non provoca sbandamenti laterali e contribuisce in modo rilevante all’avanzamento. Il recupero delle gambe avviene contro la coscia con i piedi distesi in modo rilassato. LA RESPIRAZIONE -> la respirazione è frontale e il sollevamento della testa avviene non prima dell’inizio della trazione, ci sono due momenti in cui è possibile respirare: • Momento 1 -> la testa si solleva durante il recupero delle braccia e l’inspirazione ha luogo durante l’estensione frontale in scivolamento delle braccia riducendo l’efficacia del colpo di gambe perché la testa è fuori dall’acqua durante tutta la fase di spinta delle gambe. • Momento 2 -> la testa si solleva quando la trazione è quasi completata e l’inspirazione ha luogo quando il corpo raggiunge la posizione di massimo sollevamento dovuta alla trazione delle braccia. IL COORDINAMENTO -> mentre le gambe sono completamente distese in posizione di scivolamento inizia la trazione delle braccia, durante la fase della bracciata inizia il recupero delle gambe. Al momento della distensione si immerge la testa in acqua e si parte con il colpo di gambe e la conseguente spinta dei piedi. Poiché concorrono circa 15 cm prima che i piedi raggiungano la massima potenza propulsiva sfrutteremo questo tempo affinché le braccia siano completamente distese, il viso immerso nell’acqua con il corpo che ha completamente raggiunto l’orizzontalità. La potenza propulsiva delle gambe è al suo momento massimo. Il coordinamento tra braccia, gambe e la respirazione è il punto cruciale in questa nuotata. 21 LA SCUOLA NUOTO Per i bambini l’acqua è un ambiente poco rassicurante a meno che non ci sia un insegnante rassicurante, ci sono diversi fattori che possono andare ad influenzare le capacità di apprendere il nuoto e sono: - ESPERIENZE TRAUMATICHE: rischio di annegamento anche di amici o parenti - PRECEDENTI ESPERIENZE NON POSITIVE: anche di molti anni prima - INFLUENZE ESTERNE: genitori apprensivi, immagini e filmati, assistere ad incidenti - DIFFICOLTA NELL’ESEGUIRE GLI ESERCIZI: per me è troppo difficile non mi riesce - MANCANZA DI MIGLIORAMENTI: è troppo tempo che non imparo o non miglioro - SFIDUCIA NELL’ISTRUTTORE: scarsa professionalità o monotonia nell’allenamento - DIFFICOLTÀ DI EQUILIBRIO: posizione innaturale rispetto alla vita terrestre - AMBIENTE E NUDITÀ: rumore della palestra e il costume Bisogna SFRUTTARE LE CAPACITA DI APPRENDIMENTO, quindi trasformare attraverso l’apprendimento programmato gli schemi motori istintivi che solitamente caratterizzano la nuotata dei neofiti, in gesti consapevoli e funzionali per gli obiettivi futuri. • INCONSAPEVOLEZZA -> il gioco funzionale “stimoli incondizionati” finalizzano a obiettivi tecnici ma realizzato attraverso gesti inconsapevoli. • CONSAPEVOLEZZA -> esercizi guidati e programmati “stimoli condizionati” migliorandone di volta in volta l’esecuzione e finalizzati a un programma tecnico. Gli stimoli li posso trasmettere tramite delle FORME FONDAMENTALI DI APPRENDIMENTO quali: - Apprendimento per imitazione “facciamo vedere l’esercizio” - Apprendimento incondizionato e condizionato “gioco-esercizio” - Apprendimento per prove ed errori “ripetete gli esercizi” - Apprendimento per intuizione - Apprendimento per comprensione L’apprendimento è molto legato all’aspetto psicologico e motivazionale, le motivazioni si dividono in due categorie: • MOTIVAZIONI PRIMARIE -> si evidenziano quali attività maggiormente gratificanti per l’uomo il gioco e l’agonismo • MOTIVAZIONI SECONDARIE -> sono i bisogni di natura individuale e sociale che si sono formati nell’individuo a seguito dei vari processi di socializzazione, sono ad esempio il successo, la cooperazione e la competizione. COME SI RELAZIONA L’ISTRUTTORE L’istruttore si relaziona agli altri mostrando il proprio corpo, la propria voce, il proprio modo di fare e di parlare, cioè mostrando il proprio modo di essere e le proprie intenzioni. Lo scopo dell’utilizzo delle abilità comunicative per l’istruttore è principalmente: - Trasmettere le conoscenze tecniche necessarie - Suscitare nell’allievo attenzione e passione per ciò che sta apprendendo La classificazione classica prevede che la comunicazione venga divisa in VERBALE (CV) e NON VERBALE (CNV). Secondo molti autori l’aspetto verbale della comunicazione incide per circa il 7-10% del messaggio inviato, mentre il rimanente 90-93% si compone dei vari aspetti non verbali basati sul tono ed utilizzo della voce, messaggi paraverbali, cioè che non riguardano ciò che dici ma il modo in cui lo dici e il linguaggi del corpo. Come “strumenti”, l’istruttore utilizzerà la COMUNICAZIONE NON VERBALE, la PROSSEMICA2, il LINGUAGGIO DEL CORPO, i PARALINGUAGGI (componente vocale del linguaggio) e le DINAMICHE COMUNICATIVE. LE FASI DI UNA PROGRAMMAZIONE (viste nell’esame del Prof Cappellini) - Analisi della situazione di partenza - Definizione dell’obiettivo e dei sotto-obiettivi - Scelta dei metodi e dei tempi per il raggiungimento degli obiettivi - Verifica dei risultati - Nuova programmazione La CORRETTA METODOLOGIA di insegnamento dovrebbe considerare e ritenere fondamentali: 2 PROSSEMICA -> scienza che studia i gesti nello spazio 22 - La scelta del metodo di insegnamento funzionale all’obiettivo Le caratteristiche psico-attitudinali del bambino L’interazione fra ambiente e allievo (in piscina c’è casino e rumore) La motivazione primaria quindi il “gioco” e “l’agonismo” La gestione del gruppo -> bisogna riuscire a tener sempre sotto controllo tutti i bambini senza mai dare le spalle ai bambini - Aumentare la motivazione attraverso un clima ludico stimolanti da un punto di vista emotivo e cognitivo - Il rispetto dei bisogni, delle esigenze degli interessi legati all’età - L’applicazione del principio di gradualità, dal facile al difficile, dal conosciuto all’ignoto, dal semplice al complesso Bisogna quindi creare un clima di lavoro sereno ma allo stesso tempo serio, l’istruttore deve riuscire ad essere stimolante, disponibile, amichevole, partecipativo ma allo stesso tempo DECISO quindi bisogna conferire DIGNITÀ al propio ruolo: - Spiegare le finalità dei vari esercizi - Verificare la presenza di problemi e magari parlarne con i genitori - Utilizzare un certo tono di voce, posizionarsi rispetto al gruppo in modo tale da vedere ed essere visti - Sfruttare lo spazio in modo razionale - Spiegare e dimostrare l’esercizio in modo chiaro e corretto - Osservare attentamente l’esecuzione e correggere - Diversificare e variare la didattica per non annoiare - Utilizzare un linguaggio semplice e adatto all’età - Per la sicurezza posizionarsi in modo da tenere sempre sotto controllo il gruppo LO SCHEMA CORPOREO -> consente di creare la consapevolezza del proprio corpo rispetto al tempo, allo spazio, agli oggetti e alle altre persone. Ricordiamo che gli schemi motori di base sono strisciare, rotolare, camminare, correre, saltare, lanciare, afferrare e arrampicarsi, quelli gesti motori sono alla base di qualsiasi capacità legata al movimento e rappresentano la base del patrimonio di qualsiasi bambino. Alcune proposte per operare sugli schemi motori in acqua sono: • CAMMINARE -> camminata portando con se degli oggetti senza farli cadere in acqua • CORRERE -> corsa avanti e indietro facendo attenzione a non scivolare • SALTARE -> saltare con le braccia in acqua o in alto • ROTOLARE -> con l’utilizzo del tappetino galleggiante far rotolare i bambini dal bordo della vasca fino all’acqua • ARRAMPICARE E STRISCIARE -> con il tappetino galleggiante, far arrampicare i bambini utilizzando i forellini per arrivare poi all’acqua • AFFERRARE -> con una o due mani la palla al volo senza farla cadere in acqua • LANCIARE -> lanciare materiali di diverse forme e consistenze LE CAPACITA COORDINATIVE IN ACQUA: • EQUILIBRIO -> posizione prona e scivolamento battendo le gambe e per inspirare girarsi in posizione supina • LATERALIZZAZIONE -> nuotare utilizzando una sola parte del corpo ad esempio solo la destra o solo la sinistra • PERCEZIONE SPAZIO TEMPORALE -> nuotare in senso orario o a zig zag, con occhi chiusi o aperti Le difficoltà coordinative nascono dal fatto che in acqua non ci sono appoggi fissi ma sono cedevoli, c’è un intensa resistenza all’avanzamento, una quasi assenza di gravità, il corpo di deve muovere in uno spazio tridimensionale, le informazioni tramite le afferente sensoriali e il diverso equilibrio incidono sulle prestazioni cinestetiche. Esistono 3 METODI DI INSEGNAMENTO e sono globale, analitico e sintetico: • METODO ANALITICO -> è parte integrante “dell’ambientamento” che risulterà fondamentale dall’inizio alla fine del percorso scuola nuoto. È una metodica di analisi tecnico/scientifica consistente nell’arrivare alla realizzazione di un’abilità tecnica mediante un procedimento ben definito e programmato. Nel nostro caso arrivare all’esecuzione di una nuotata completa suddividendo ogni singolo gesto attraverso un sistema progressivo di esercizi che segue una scaletta logica scomponendo la nuotata in diversi esercizi “frazionati”, seguendo una logiche potremmo definire “obbligata”. Ogni esercizio è legato alla corretta esecuzione del precedente. Ricordiamo la capacità di recepire nuove informazioni e memorizzarle (memoria a breve e lungo termine). 23 • METODO GLOBALE -> prevede un movimento grossolano e istintivo dello stile che si. Vuole insegnare, dando appunto libero sfogo alle proprie capacità istintive, modificandolo e correggendolo gradatamente per poi affinarlo via via che sarà stato acquisito. Lavorando in modo deciso per trasformare una fase istintiva e intuitiva in una fase consapevole. Lavoreremo su imitazione, prova/errore, comprensione. La soluzione migliore su quale metodo adottare puo essere quella di costruire prima il movimento analitico per poi procedere ad affinarlo in modo globale. Di fondamentale importanza in ambedue i metodi è la programmazione che dovrà tenere in considerazione: - Definizione degli obiettivi - Analisi della situazione di partenza - Scelta del metodo - Scelta dei tempi - Verifica dei risultati 24 LE PISCINE Come le caratteristiche degli impianti possono influenzare la metodica di insegnamento e l’organizzazione di corsi, ci sono dei fattori ambientali fondamentali quali il numero delle vasche, le dimensioni e la profondità della vasca. Una volta aver individuato il tipo di struttura si può procedere all’organizzazione del corso di nuoto seguendo alcuni criteri e soprattutto con una flessibilità organizzativa: • Capacità individuali • Età • Necessità delle famiglie • Gestione della vasca La suddivisione dei gruppi di lavoro avviene in base a diversi livelli: • 5 livelli di principianti • 3 livelli di acquaticità • 5 livelli di perfezionamento • 2 livelli di preagonismo • Agonisti 25 26 APPROFONDIMENTI SULLA BIOMECCANICA DEL NUOTO LA TECNICA -> è un fondamentale, l’insieme delle strategie motorie messe in atto durante il movimento ovvero un insieme codificato di gestualità proprie di ogni stile. LO STILE -> è un interpretazione che ognuno fa della tecnica, insieme degli adattamenti dell’individuo al mezzo ed agli stimoli, dipende da caratteristiche morfologiche (longilineo-brevilineo e conformazioni fisiche). LA VELOCITÀ NEL NUOTO -> l’obiettivo fondamentale del nuotatore è quello di coprire la distanza di gara nel minor tempo possibile, cioè sviluppare la massima velocità media per quella distanza V = potenza sviluppata/costo energetico COSTO ENERGETICO -> nel nuoto può essere espresso in kJ per metro (kJ/m), esso è relativamente I nuotatori dotati di migliore tecnica hanno un costo energetico più basso Esso dipende da: • DRAG -> un corpo che si muove attraverso l’acqua subisce l’azione della forza frenante definita resistenza o drag ed esso è il primo fattore da cui dipende il costo energetico. D=Kv2 Può essere PASSIVO: che esprime la resistenza che il nuotatore, in posizione idrodinamica e completamente fermo, incontra nell’avanzamento seguente al tutto e alla virata. ATTIVO: esprime la resistenza che il corpo del nuotatore offre in acqua mentre nuota • EFFICIENZA PROPULSIVA -> rapporto tra il lavoro sviluppato per vincere la resistenza dell’acqua in avanzamento ed il lavoro totale (somma di quello per vincere la resistenza e quello sprecato per spostare acqua). Più la mia bracciata sarà efficace e meno dispendio di energie avrò da dedicare all’avanzamento. Significa che sono la metà, circa, del lavoro esterno effettuato • POTENZA METABOLICA/VELOCITÀ -> analizzando un triatleta di élite, con valori di Vo” pari a 4,2 l/min possiamo fare un confronto del costo energetico in base al tipo d sport TIPOLOGIA DI GARA - Le gare di nuoto differiscono in base alla distanze coperta e allo stile di nuoto utilizzato. - le distanze in piscina variano dai 50 ai 1500 metri, mentre il nuoto di fondo comprende tutte le manifestazioni natatorie che si svolgono in acque libere e comprendono le distanze dai 5 ai 25 km. 27 28