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Teoria, Tecnica e Didattica degli Sport Natatori

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TEORIA, TECNICA E DIDATTICA DEGLI SPORT NATATORI
Esistono diversi stili di nuoto e ciascuno ha il proprio specifico movimento, ogni stile ha due fasi:
• La fase ATTIVA che si divide in:
-APPOGGIO: la mano entra in acqua
-TRAZIONE: la mano spinge l’acqua e la forza del nuotatore è parallela al corpo
-SPINTA: la mano spinge indietro la massa di acqua provocando lo spostamento
• La fase PASSIVA che prevede il recupero degli arti
I diversi tipi di stile sono:
• RANA -> Unico stile che si differenzia in quanto non c’è la fase di spinta, in questo stile si muovono le braccia in
avanti formando un cuore e le gambe formando un cerchio
• DELFINO (farfalla)
• DORSO -> Unico stile che si esegue con il capo verso l’alto ma non in maniera supina in quanto la schiena va in
torsione
• STILE LIBERO (crawl) -> la nuotata utilizza un movimento alternato e rotatorio delle braccia, una battuta continua e
alternata delle gambe e una respirazione laterale
Per quanto riguarda gli aspetti particolari ci sono diverse specialità del nuoto:
• MISTO -> in una gara vengono eseguiti tutti e quattro gli stili dai nuotatori partendo con la farfalla, poi il dorso, la
rana e finire con lo stile libero. Vi si possono eseguire i seguenti metri: 100, 200, 400
• STAFFETTA -> un tipo di gare dove per ogni squadra gareggiano 4 nuotatori che devono compiere una parte della
gara ciascuno, l’ordine degli stili nelle staffette miste in questo caso è: dorso, rana, delfino e stile libero.
Esistono 5 differenti tipi di staffetta:
- 4x50 stile libero (categorie B1 e B2)
- 4x50 misto (categorie B1 e B2)
- 4x100 stile libero, in cui 4 nuotatori percorrono la distanza di 100 metri ciascuno a stile libero uno dopo
l’altro
- 4x200 stile libero, in cui ciascuno percorre 200 metri a stile libero
- 4x100 misti, in cui ciascuno nuota praticando uno stile diverso
Negli sport acquatici vediamo anche:
• NUOTO SINCRONIZZATO -> inquadrato come disciplina TECNICO-COMBINATORIO che unisce il nuoto, elementi
ginnici e danza; gli atleti eseguono esercizi coreografici in sincronia con la musica che accompagna tutti i
componenti dell’esercizio. Lo si può praticare in singolo, doppio, o di squadra.
• PALLANUOTO -> uno sport di squadra dove avremo tutte le problematiche legate al gesto tecnico overhead (spalla)
unite alla necessità e alla complicanza dello stare a galla.
• NUOTO PINNATO -> una specialità particolare degli sport acquatici, nata attorno agli anni 50 il nuoto pinnato
permette di raggiungere velocità ben più elevate grazie ad attrezzature specifiche (ad esempio: monopinna,
bipenne, boccaglio, bombola).
Quando si parla della spalla negli sport overhead e in particolare nel nuoto, bisogna considerare oltre al cingolo
scapolo-omerale anche il rachide cervico-dorsale che arriva sino alla D5 e D6.
STRUMENTI PER MISURARE LA MOBILITA ARTICOLARE
Il ROM (range of motion) articolare può essere misurato con degli strumenti, a noi interessa valutare il ROM ATTIVO
in quanto il ROM PASSIVO è il movimento che viene indotto principalmente dal fisioterapista per andare a migliorare
il range di movimento.
Questa misurazione è molto importante perché mette in evidenza l’eventuale presenza di asimmetrie tra gli arti,
come abbiamo detto la possiamo effettuare tramite degli strumenti quali:
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• GONIOMETRO -> misura i gradi del movimento, che potrò confrontare con i range di movimento normali. Questo
strumento è soggetto, nella misurazione, a possibili errori in quanto non è proprio precisissimo e dipende
dall’esperienza dell’operatore, per questo è consigliato fare 3 misurazioni e fare la media tra le tre.
Per utilizzarlo al meglio devo tener conto di punti precisi dove metterlo, quindi la conoscenza dei PUNTI DI
REPERE1 è fondamentale.
• SENSORI DI MOVIMENTO -> utili per avere delle misure più sicure, strumento formato da un sensore di movimento
isoinerziale che permette la valutazione e il monitoraggio dei vari movimenti delle articolazioni anatomiche. Ottengo
misurazioni riportate tramite un software su un computer avendo cosi il vantaggio di poterle catalogare e
mantenerle nel tempo.
Quando si eseguono queste misurazioni devo eseguire la valutazione ad un tempo zero (base), poi la posso rifare nel
tempo per vedere le modifiche (miglioramenti e decrementi).
1 PUNTI DI REPERE -> punti necessari ad indicare la precisa posizione di un organo o la localizzazione di un sintomo, sono una serie di punti e linee
apprezzabili durante l’esplorazione superficiale del corpo.
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L’immersione in acqua dell’uomo primitivo ha avuto lo stesso effetto fisico dell’uomo moderno solo che quest’ultimo ha
affinato la sua tecnica in base allo studio delle leggi fisiche a noi oggi conosciute.
Il corpo dell’essere umano è completamente (?)
La quasi totale assenza di gravità e le forze applicate ad un fluido che non offre punti fissi di ancoraggio ma è
cedevole non consentono risultati di forza molto elevate.
La muscolatura dei nuotatori è molto meno “esplosiva” di atleti di altre discipline.
Per vincere la forza dell’acqua non serve a niente la forza, non serve avere strutture muscolare da bodybuilder
bensì una muscolatura molto allungata, agile e flessibile.
Il corpo umano pur essendo composto dal 65% di acqua, eppure quando viene introdotto nel mezzo acquatico gli
risulta un elemento sconosciuto in quanto limitatamente progettato per questo ambiente e con una capacità di
locomozione poco efficiente.
Un liquido DENSO E VISCOSO, in cui è difficile applicare FORZE PROPULSIVE e dove le forze di resistenza
idrodinamica sono molto elevate.
L’uomo presenta una morfologia poco idrodinamica, i suoi arti superiori e inferiori sono lunghi e sottili fornendo poca
SUPERFICIE PROPULSIVA attraverso la quale interagire con l’acqua, invece gli animali acquatici hanno corpi con una
“forma d’uso” che gli permette di essere molto IDRODINAMICI ed hanno pinne relativamente grandi e piatte rispetto
al formato del loro corpo.
Il NUOTO È UNA SCIENZA ed è regolato dalle leggi della fisica ottimizzate dalla tecnica, abbiamo quattro forze che
governano il nuoto dell’essere umano sono:
• FORZA PESO e SPINTA IDROSTATICA -> condizionano il galleggiamento del nuotatore, la prima rivolta verso il
basso, la seconda verso l’alto
• FORZE PROPULSIVE e RESISTENZA IDRODINAMICA -> condizionano la velocità di spostamento, la prima diretta in
avanti, la seconda indietro
IL PERFEZIONAMENTO DELLA TECNICA INDIVIDUALE OTTIMIZZA LE LEGGI DELLA FISICA ED E CONDIZIONE
OBBLIGATORIA PER UNA NUOTATA ERGONOMICA E PER RAGGIUNGER GRANDI OBBIETTIVI.
LE COMPONENTI DEL NUOTO:
• ABILITA TECNICHE, la tecnica -> galleggiamento statico, scivolamento dinamico, posizione-idrodinamicità, gambata,
respirazione, flessibilità, coordinamento generale
• MECCANICA DEI FLUIDI, la fisica -> densità-viscosità, spinta idrostatica, dinamicità, forza di gravità, legge di
newton, forze (intensità, direzione e leve), drag (attriti-resistenze), effetto Bernoulli
• CARATTERISTICHE FISICHE, le proprietà individuali -> caratteristiche antropometriche, densità corporea,
distribuzione delle masse, capacità toracica
La quantità di energia necessaria a percorrere le distanze è maggiore di qualsiasi altra forma di locomozione umana
ed è 6/7 volte superiore rispetto agli sport non acquatici. Il rendimento energetico globale del gesto è molto basso,
8-10%. I gesti meccanici hanno una scarsa efficienza propulsiva e l’azione è meno vantaggiosa rispetto agli altri
sport. Gli effetti frenanti sono tantissimi anche per causa della densità del fluido e di tutte le altre forme di
resistenza (drag).
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SCOPRIAMO IL NUOTO
Il nuoto è uno SPORT CICLICO, infatti in tutti gli stili si ripetono gli stessi schemi di movimento, i gesti sono continui,
ampi e con traiettorie precise e spesso non in sincronia fra loro.
È anche uno sport di RESISTENZA, infatti notiamo esserci una notevole resistenza causata dalle CARATTERISTICHE
ORGANOLETTICHE DELL’ACQUA e dalla durata quando la prestazione supera i 35”.
Allo stesso tempo può essere anche uno sport POTENZA ad esempio nel nuoto sprint (50 mt), inoltre ha un elevata
valenza coordinativa e senso-percettiva in quanto è determinante sapere con quale parte del corpo sto toccando
l’acqua
Ha rilevanti difficolta coordinative che lo differenziano dagli altri sport ciclici (corsa piana, ciclismo) in quanto bisogna
saper coordinare assieme i quattro arti con movimenti e tempi diversi; le difficolta coordinative fanno parte di
quell’insieme di azioni che dobbiamo miscelare per essere buoni acquatici.
Viste le caratteristiche organolettiche dell’acqua e quindi l’ambiente svantaggioso in cui si svolge, il continuo confronto
con le leggi della fisica ci dice che la tecnica della nuotata risulta essere l’unico mezzo per un miglioramento della
prestazione.
EQUILIBRIO STATICO-DINAMICO
L’acqua per sua caratteristica fisica è cedevole quindi ne deriva un appoggio instabile e la forza di gravità è quasi
annullata dalla spinta idrostatica -> se metto una persona che vive in carrozzina in acqua vibra in un mondo
completamente diverso.
Mantenere una posizione statica orizzontale del corpo è molto difficoltoso e si genera infatti una grande instabilità, le
diverse tecniche natatorie ci costringono ad un continuo controllo della posizione rendendo difficile il mantenimento
della corretta posizione, alternando momenti propulsivi a movimenti compensativi con lo sguardo rivolto verso il basso.
• SENSO PERCEZIONI -> quelle visive e acustiche nell’acqua sono ridotte e confuse mentre quelle tattili assumono
una grande importanza (anche se difficili da percepire).
• ORIENTAMENTO -> il continuo variare dei gesti nello spazio e nel tempo e la necessità di mettere in sinergia
diversi gesti con parti del corpo diverse aumenta le difficoltà di apprendimento e coordinamento, diventa quindi
necessaria un’organizzazione motoria specificatamente acquatica.
La differenza tra nuotate simmetriche (rana, delfino) e asimmetriche (stile libero, dorso) sta nel movimento delle
braccia e delle gambe, in quelle simmetriche entrambe percorrono la stessa traiettoria contemporaneamente mentre
in quelle asimmetriche ciò non avviene.
FLUIDOSTATICA
Nella FLUIDOSTATICA le leggi valgono per un liquido perfetto cioè un liquido ideale che ha tre proprietà:
• FLUIDITÀ -> nei liquidi le molecole sono legate tra loro da forze di coesione minori che nei solidi, ciò permette agli
strati di molecole dei liquidi di scorrere gli uni sugli altri;
• INCOMPRIMIBILITÀ -> sottoponendo un liquido anche a forti pressioni l suo volume subisce variazioni molto piccole
cioè i liquidi hanno volume proprio (nelle leggi si considerano liquidi perfettamente incomprimibili);
• ELASTICITÀ -> è facile modificare la forma
di un liquido per esempio immergendovi un
oggetto, ma appena l’oggetto viene rimosso, la
forma del liquido torna identica a quella
iniziale.
FLUIDODINAMICA
Con la fluidodinamica si intende lo studio del
comportamento dei fluidi in moto, in relazione
alle cause che lo determinano.
Le sostanze si possono suddividere in tre
forme di aggregazione:
• STATO SOLIDO -> è lo stato di
aggregazione in cui non cambiano ne forma
ne volume;
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• STATO LIQUIDO -> è lo stato di aggregazione in cui cambia la forma ma resta invariato il volume (difficilmente
comprimibili);
• STATO AERIFORME -> stato di aggregazione in cui cambiano sia la forma che il volume (comprimibili più elevata dei
liquidi).
Tra questi tre stati che caratterizzano le sostanze quelli di cui si occupa la fluidodinamica sono quello liquido e
aeriforme, quindi si può dire che sia quella scienza che studia il moto dei fluidi.
La RESISTENZA FLUIDODINAMICA o IDRODINAMICA è quella forza che si oppone all’avanzamento di un corpo in un
fluido e in generale dipende da:
• Valori determinati dai parametri fissi del fluido (acqua) -> densità e viscosità del fluido;
• Valori determinati dalla tecnica -> forma e assetto;
• Masse d’acqua in movimento -> onde e vortici;
• velocità.
DENSITÀ
Non è altro che il rapporto tra la massa di un corpo e il suo volume, e si
anche il sotto multiplo Kg/dm3) -> d = m ÷V.
Il suo valore può essere preso come punto di riferimento per confrontare
dell’acqua è circa 800 volte maggiore rispetto all’aria quindi le forze di
maggiori, la densità dell’acqua varia al variare della temperatura.
La DENSITÀ RELATIVA è il rapporto tra la massa di un qualsiasi corpo
distillata alla temperatura di 3,98 °C.
misura in kg/m³ (nel nuoto risulta comodo
tra loro i materiali, ad esempio la densità
attrito sono anch’esse proporzionalmente
e la massa di un ugual volume di acqua
VISCOSITÀ
È quella proprietà/grandezza fisica che indica la resistenza di un fluido allo scorrimento e quindi la difficoltà di
scorrimento tra le molecole, entrano in gioco tre caratteristiche fondamentali:
• DIMENSIONI PARTICELLE -> dimensioni delle particelle più grandi e complessità della struttura;
• FORZE DI COESIONE -> più le particelle sono strettamente legate tra loro più aumenta la resistenza allo
scorrimento;
• TEMPERATURA -> aumentando la temperatura aumenta anche l’energia cinetica delle particelle, riducendo la
resistenza allo scorrimento.
La viscosità oltre a rappresentare la difficoltà che uno strato ha nello scorrere su di un’altro rappresenta anche una
grandezza che è legata al concetto di forza e di velocità (es: l’acqua scorrere più velocemente dell’olio se postilla
stessa superficie in quanto l’acqua ha meno forze che si oppongono al suo moto).
La viscosità di un fluido appare chiara ad esempio versando il fluido da un recipiente all’altro:
- un fluido poco viscoso come l’acqua si muove velocemente tra i due recipienti, seguendo la forza di gravità e
distribuendosi rapidamente ed uniformemente nel contenitore in cui è versata, prendendone la forma;
- un fluido molto viscoso come il miele, si muove più lentamente tra i due recipienti e ci mette molto più tempo ad
assumere uniformemente la forma del nuovo contenitore.
L’ATTRITO VISCOSO è la resistenza che il fluido oppone al moto di un corpo, il nuotatore avanza vincendo anche la
resistenza causata dalla viscosità dell’acqua.
LA VISCOSITÀ DELL’ACQUA RISULTA CIRCA 50 VOLTE SUPERIORE A QUELLA DELL’ARIA
Densità e viscosità non sono necessariamente correlate: ad esempio un olio lubrificante può avere una densità minore
dell’acqua (cioè galleggia sull’acqua) e ciononostante essere molto più viscoso dell’acqua; il miele invece, pur essendo
anch’esso più viscoso dell’acqua, ha una densità maggiore dell’acqua (va a fondo se immerso in acqua). Non esiste
quindi una correlazione diretta o indiretta tra le due misure, che valga in modo univoco per tutti i materiali.
AUMENTANDO LA TEMPERATURA DIMINUISCONO SIA LA DENSITÀ CHE LA VISCOSITÀ DI UN FLUIDO, ED IN
GENERE MENO UN LIQUIDO È DENSO, E MENO SARÀ VISCOSO.
LA PAROLA IDRODINAMICO -> si riferisce al movimento in acqua, deriva dalla parola greca HYDRO (acqua), corpo
che adatto ad avere la minor resistenza in acqua consentendogli così di potersi spostare molto velocemente.
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DENSITÀ, MASSA e VOLUME sono i valori che utilizzeremo per vedere se una persona galleggia, inoltre abbiamo
un’altra espressione per il galleggiamento il PESO SPECIFICO ovvero il rapporto tra il peso del corpo e un ugual
volume di acqua distillata misurato alla temperatura di 3,98º C.
PESO SPECIFICO -> P = p/V
• DENSITÀ -> è una grandezza scalare rappresentata solo dall’intensità con un unico numero chiamato scalare, (1 litro
di H₂O = 1 dm³ = 1 Kg)
DENSITÀ -> d = m/V
• MASSA -> proprietà che misura un corpo nelle sue dimensioni quantitative, è una grandezza vettoriale
caratterizzata da una direzione, un verso e un’intensità descritta quindi da un vettore.
MASSA -> m = d*V
• VOLUME -> proprietà che misura la porzione di spazio occupato da un corpo, si misura in metri cubi (m³)
VOLUME -> V = m/d
IL CORPO UMANO E LA SUA DENSITÀ -> il corpo umano è disomogeneo, infatti presenta densità diverse nelle varie
zone del corpo regolate da diversi fattori:
• Struttura fisica
• Dimensioni delle ossa e dei muscoli
• Massa grassa
• Massa magra
• Capacita toracica, zone di distribuzione del peso
• Aria residua nei polmoni
• Gas digestivi
• Fluidi corporei
Il corpo umano è approssimativamente denso come l’acqua 1Kg/
dm³ (a seconda della percentuale di massa grassa e altri fattori),
alcuni libri di testo precisano a 0,985 Kg/dm. Con un respiro
profondo e trattenendo poi l’aria aumenti il volume e aggiungi
aria alla tua massa. Di conseguenza, la tua densità diminuisce
ma, se fai uscire l’aria, la densità aumenta di nuovo.
IL PESO DEL CORPO UMANO:
• TESTA -> 7%
• ARTO SUPERIORE -> 6,5% (13 entrambi gli arti)
• Busto -> 43%
• ARTO INFERIORE -> 18,7% (37,4 entrambi gli arti)
La MASSA GRASSA del corpo è la stima del tessuto adiposo contenuto nell’organismo, la massa grassa è localizzata a
livello sottocutaneo, viscerale e intramuscolare.
La MASSA MAGRA, invece, rappresenta quello che resta del corpo dopo aver eliminato la massa grassa. É chiaramente
composta da acqua, proteine e minerali, anatomicamente è costituita da organi, muscoli, scheletri sangue e vasi
sanguigni.
COS’E IL GALLEGGIAMENTO -> il galleggiamento di un corpo nell’acqua dipende dalla componente verticale delle
forze che sono applicate allo stesso in un determinato momento. In situazioni statiche, il galleggiamento dal principio
di Archimede secondo cui “un corpo immerso in un fluido sperimenta una spinta verticale ed ascendente uguale al
peso del volume del liquido spostato”. Questa spinta si denomina spinta idrostatica o FORZA DI GALLEGGIAMENTO.
Dunque quando una persona è immersa nel mezzo acquatico e non fa nessun movimento il galleggiamento dipende dal
suo peso e dalla spinta idrostatica -> se il peso è minore della spinta si galleggia, quando è maggiore si affonda e
l’unica possibilità di rimanere a galla è data dal movimento dei segmenti corporei che devono generare forze di
direzione verticale e senso ascendente che uguaglino o superino la forza peso -> GALLEGGIAMENTO DINAMICO
L’abilità dell’uomo di galleggiare (galleggiamento statico), dipende, in gran misura dall’abilità di espandere la gabbia
toracica quando si inspira.
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Le donne hanno una maggior capacità di galleggiamento in quanto hanno una percentuale di grasso in media maggiore
e in più lo accumulano nella zona pelvica mentre gli uomini nella zona addominale, ciò determina che la distanza tra il
centro di galleggiamento e di gravità nelle donne è minore.
Fino all’adolescenza non esistono significative differenze di galleggiamento tra ragazzi e ragazze ma poi si evolve
diversamente. Nei ragazzi il massimo galleggiamento lo abbiamo tra i 10 e i 13 anni dovuto all’accumulo di grasso che
poi gli ormoni faranno diminuire. Nelle ragazze accade l’opposto ovvero gli ormoni aumentano i depositi di tessuto
grasso quindi il loro galleggiamento aumenta dopo i 12 anni.
C’è un minor galleggiamento anche dovuto alla razza infatti le persone di colore hanno un minor galleggiamento in
quanto la loro inspirazione massima è minore di quella delle persone bianche (Lane e Mitchem, 1964). Altra
giustificazione è la minor percentuale di tessuto grasso, la maggior densità ossea e, soprattutto, la minor capacità
polmonare (Ghesquiere e Kayon, 1971).
UOMO STANDARD -> il modello di uomo usato nei nostri calcoli è un maschio di 70 kg con i parametri simili a quelli
riportati nella tabella (physics of the human body), useremo questo modello standard per fare i nostri calcoli che
sono stati fatti applicando il principio di Archimede a dei segmenti corporei estratti da corpi morti.
Tutti questi segmenti presi singolarmente sono segmenti affondanti perché al disopra di quel chilo campione pari a 1
che mi dice se sono affondante o galleggiante (vedi tabella sopra).
Il valore e la massa dei segmenti del corpo sono determinati usando i corrispondenti segmenti del corpo di cadaveri:
- Il volume si trova immergendolo in una vasca d’acqua e misurando la massa d’acqua spostata dal segmento
- La massa è determinata pesando direttamente il segmento
Note massa è volume successivamente posso andare a calcolare la densità media facendo m/V.
ACQUA DI MARE -> nell’acqua di mare non è più 1 ma sarà 1.025, Kg/dm³ grazie hai sali disciolti ci sono delle
condizioni di densità diverse, ancora diverse sono quelle nel Mar Morto, 1,25 Kg/dm³, dove posso galleggiare
addirittura stando seduto.
CENTRO DI GALLEGGIAMENTO -> la forza vettoriale
della spinta di Archimede che viene applicata nel
baricentro del volume della massa d’acqua spostata
(centro di volume) che potremmo definire centro di
galleggiamento, il corpo immerso è sottoposto anche
alla fora di gravità che agisce appunti sul centro di
gravità cioè vale a dire sul baricentro corporeo.
Le due forze sono applicate in due punti diversi del
corpo, una più verso i lutei una pub verso i polmoni e
finche non si annullano genereranno una rotazione del
corpo essendo direzionate in senso opposto.
PRINCIPIO DI ARCHIMEDE
Un corpo immerso interamente o parzialmente
esercita una pressione sul fluido stesso e la risultante
di tale pressione è una forza contraria diretta verso
l’alto e di intensità uguale al peso del volume spostato
e chiamata FORZA DI SPINTA IDROSTATICA
Il galleggiamento è migliore trattenendo l’aria nei
polmoni.
DUE FORZE GENERANO L’EQUILIBRIO
• FORZA IDROSTATICA o DI GALLEGGIAMENTO -> la spinta idrostatica di galleggiamento o forza di galleggiamento
agisce in senso opposto alla gravità, negli oggetti immersi in un fluido, quindi verso l’alto.
Fb = Vs*d*g -> Vs*y
• FORZA DI GRAVITA ESERCITATA SUL CORPO -> la gravità è detta anche forza peso, è lei che determina il peso
degli oggetti ed è una forza universale che agisce su ogni cosa dell’universo.
Fg = m*g
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BARICENTRO
Da definizione il baricentro è quel punto geometrico in cui si concentrano le masse e quindi il peso di un oggetto
quando si ricercano le sue condizioni di equilibrio nel campo gravitazionale (uomo vitruviano di Da Vinci).
Il punto in cui la massa del corpo è distribuita uniformemente in tutte le direzioni è il centro di massa.
Centro di massa e di gravità sono fondamentalmente lo stesso punto. Il centro di gravità viene utilizzato per
identificare il centro del corpo lungo la direzione verticale (equilibrio nel nuoto). Centro di massa e centro di gravità
sono coincidenti.
LA RESPIRAZIONE
Dal momento in cui si immerge il viso in acqua diventa essenziale il controllo della respirazione. Nei neonati il riflesso
respiratorio di difesa protegge dall’inspirazione sott’acqua fino al sesto mese di vita. Successivamente questo riflesso
scompare e occorre quindi, imparare di nuovo il controllo della respirazione.
Quando un uomo si trova immerso in acqua, deve apprendere il controllo cosciente della respirazione; questo non è
così semplice in quanto la pressione dell’acqua rende l’espirazione più difficile e spesso incompleta.
Dobbiamo dunque dedicare molta attenzione all’espirazione attraverso la bocca, non consueta nella respirazione
terrestre, anche se quella attraverso il naso è altrettanto importante.
• VOLUME CORRENTE -> quantità di aria che entra ed esce durante la respirazione normale, corrisponde a ±500 ml;
• ARIA COMPLEMENTARE INSPIRATORIA -> quantità di aria che può essere ancora inspirata con sforzo dopo
un’inspirazione normale;
• ARIA SUPPLEMENTARE -> quella che, terminata una espirazione normale, può essere ulteriormente emessa;
• ARIA RESIDUA -> quantità di aria che rimane ancora nei polmoni dopo un forte sforzo espiratorio.
Il processo di apprendimento della respirazione da terrestre ad acquatica avviene gradualmente: da inconscia a
volontaria, ritmata, coordinata e consapevole, ma condizionata da obiettivi diversi fra principianti e atleti evoluti.
Il tempo di inspiratorio è minore (1) rispetto a quello espiratorio (3). L’inspirazione avviene in modo naturale, ciò per
facilitare il successivo svuotamento completo dei polmoni. L’espirazione forzata, esplosiva e completa dei polmoni, è
necessaria per vincere la resistenza dell’acqua e «spremere» più aria residua possibile dai polmoni. La bocca sarà la
protagonista assoluta delle due fasi (espiratoria-inspiratoria).
L’obiettivo principale sarà la costruzione del “ritmo respiratorio” che può essere costruito fin dalle prime lezioni
attraverso una serie di esercizi sia statici che dinamici. Espirazione e inspirazione attraverso la bocca con ritmo
continuo e senza pause. Abbiamo detto 3 tempi per l’inspirazione e 1 tempo per l’espirazione. Sulla terra ferma il
rapporto e 1:1.
Le capacità respiratorie si sommano nella capacità polmonare totale:
• CAPACITÀ INSPIRATORIA -> somma del volume corrente e del volume di riserva inspiratoria (massima quantità
d’aria inspirabile). In un adulto di 70Kg a riposo è circa 3000 ml.
• CAPACITÀ FUNZIONALE RESIDUA -> somma del volume residuo e del volume di riserva espiratoria (volume d’aria
che resta nei polmoni al termine di una espirazione normale). In un adulto di 70 kg è circa 3000ml.
• CAPACITÀ VITALE -> somma del volume di ricerca espiratoria, del volume corrente e del volume di riserva
inspiratoria (volume d’aria che una persona può espirare con espirazione massimale dopo un’inspirazione massimale).
In un adulto di 70 Kg è circa 4500 ml.
• CAPACITÀ POLMONARE TOTALE -> somma dei quattro volumi: residuo, di riserva espiratoria, corrente e di riserva
inspiratoria. In un adulto di 70 Kg e circa 6000 ml.
VELOCITA E ACCELLERAZIONE LINEARE
Il movimento può essere curvo o rettilineo e ci sono due modi per descrivere quanto lontani siamo andati:
• DISTANZA (m) -> grandezza scalare che misura l’intensità misurabile cin gli strumenti ed e somma dei movimenti
fatti in qualsiasi direzione; non mi interessa se ha avuto uno spostamento laterale o meno ad esempio in mare
• SPOSTAMENTO (s) -> grandezza vettoriale caratterizzata da un’intensità (modulo) e una direzione (sx, dx º), è il
risultato di un movimento caratterizzato da intensità e direzione.
Se vogliamo calcolare quanto velocemente ci spostiamo su una recita distanza nota calcoleremo la grandezza scalare:
• VELOCITÀ SCALARE (velocità media) -> ∆d ÷ ∆t è la velocità media dove ∆ indica la variazione e ∆t la variazione
temporale.
Se vogliamo conoscere quanto velocemente e in che direzione risultante ci siamo mossi dobbiamo calcolare la velocità
come una grandezza vettoriale:
• VELOCITÀ VETTORIALE -> ∆s ÷ ∆t lungo una data direzione cioè lo spostamento s nell’intervallo di tempo t.
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C’è dunque una grande differenza se una velocità viene calcolata in modo scalare oppure vettoriale, se un nuotatore in
acque libere percorre 5 Km mio che interessa è il tempo impiegato per percorrere tale distanza, anche se l’atleta
perde la direzione e percorre una distanza più lunga
Le tre leggi generano una norma che possono essere più o meno applicate al nuoto e alla prestazione:
• 1º LEGGE DI NEWTON
INERZIA -> propensione di un oggetto a mantenere il suo stato attuale, tutti gli oggetti dotati di massa hanno
inerzia e più è grande la massa tanto più è difficile cambiare il suo stato di moto I 𝜶 m. L’inerzia (I) è proporzionale
(𝜶) alla massa (m).
E’ più difficile far iniziare il movimento che mantenerlo. Durante la nuotata avere continuità propulsiva è molto
importante così da non dover mai superare l’inerzia che si genera ad ogni variazione di velocità.
• 2º LEGGE DI NEWTON -> l’accelerazione di un oggetto è proporzionale alla forza risultante che agisce su di esso e
inversamente proporzionale alla massa dell’oggetto -> F = m*a
Questa legge determina come una forza posso modificare il movimento di un corpo, il grado di cambiamento della q.
di moto è proporzionale alla forza applicata e si sviluppa nella direzione dell’applicazione della stessa.
La forza è una grandezza di tipo vettoriale, cioè risulta determinata da MODULO (intensità), DIREZIONE e VERSO,
essa nasce da un contatto tra due corpi.
• 3º LEGGE DI NEWTON -> a ciascuna azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
Ecco perché entra in gioco la tecnica del nuoto, dobbiamo far i che la forza uguale e contraria che si crea sia
direzionata verso il punto che io ho deciso di raggiungere.
È il principio basilare del nuoto, quando il nuotatore compie l’azione di spinta dell’acqua verso dietro la reazione lo
porta a spostarsi in avanti.
La forza di azione viene esercitata dal nuotatore e applicata sull’acqua (che risulterà CEDEVOLE rispetto alla forza
applicata), utilizzeremo il DRAG (resistenza) per produrre una propulsione.
Come abbiamo detto l’acqua risulterà CEDEVOLE rispetto al pavimento in quanto se io cerco di darmi una spinta,
una certa quantità della mia forza esercitata verra usata per spostarla mentre una parte mi dara la risposta
cercata creandomi una reazione e un movimento.
Effetto BERNOULLI -> genera e crea aumento di pressione sotto la mano che di conseguenza genera e crea una
propulsione al di sotto della mano.
TUTTO CIO CHE AVVIENE FUORI DALL’ACQUA NON E PROPULSIVO
CONCETTO DI MOMENTO -> se io voglio spostare un oggetto di massa costante più velocemente devo aumentare la
quantità di moto dell’oggetto, per farlo applico una forza per ottenere una propulsione.
q = m*v
Per accelerare al massimo il nostro corpo dobbiamo applicare la più grande forza possibile per il più lungo tempo
possibile -> IMPULSO
Un oggetto fermo non ha quantità di moto in quanto non ha velocità, possiamo però dire che ha inerzia.
Nello sport vogliamo spesso cambiare la qualità di moto e lo facciamo applicando una forza.
CONSIDERAZIONI IMPULSO, QUANTITÀ DI MOTO NEL NUOTO -> l’accelerazione dl corpo in avanti è proporzionale
all’impulso o quantità di moto e non alla forza massimale raggiunta.
Può essere utile applicare bracciate più lunghe in quanto questo ci da più tempo per applicare la forza, la bracciata
deve avere grande ampiezza; quella di un buon nuotatore che si sposta a circa 2 ms² la durata della bracciata ideale
sembra essere di 1,3 s.
VELOCITÀ E SPINTA IDROSTATICA
In marina e cosi anche nel nuoto, a partire da una certa velocità, si sviluppa sul fondo un’azione idrodinamica la cui
componente verticale assume valore tale da eguagliare il peso dell’imbarcazione o del nuotatore, tale forza tende a
sollevare il soggetto. La velocità di nuotata farà aumentare la spinta verticale dinamica, ciò ci consente di stabilire
che quanto maggiore sarà la velocità di nuotata e migliore sarà il nostro galleggiamento e il nostro assetto. La
posizione poco idrodinamica dei nuotatori mesi esperti sarà dovuta anche alla scarsa velocità propulsiva che non
consente al corpo di beneficiare di questa spinta verticale -> più si è veloci meno fatica si fa a galleggiare.
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LA VELOCITÀ DEL NUOTATORE È IL RISULTATO DI:
• Resistenza che l’acqua oppone al movimento
• Forza di propulsione
• Tecnica della nuotata
PER AUMENTARE LA VELOCITÀ BISOGNERÀ:
• Ridurre la resistenza idrodinamica
• Migliorare l’efficienza propulsiva
DRAG -> termine inglese che riassume tutte le forze di resistenza al moto
DRAG Fd = Cd*𝞺 * A * V²
• Cd -> coefficiente di drag (indice numerico della resistenza che si genera quando un corpo si muove attraverso un
fluido)
• 𝞺 -> Densità del fluido (rho)
• A -> Superficie dell’oggetto
• V² -> Velocità a quadrato
La resistenza dell’acqua che si
oppone all’avanzamento cresce in
mo do par i al qua drato della
velocità.
Nel nuoto è più importante ridurre le resistenze che aumentare le forze propulsive e per farlo bisogna migliorare la
tecnica di nuotata. La resistenza non è altro che l’opposizione all’avanzamento che esercitano tutte quelle parti non
idrodinamiche del nostro corpo oltre alla densità del liquido in cui ci spostiamo e la sua viscosità, la conseguenza della
resistenza sono gli ATTRITI.
Esistono diversi tipi di resistenza:
• RESISTENZA D’ONDA -> generata dalle masse d’acqua nell’interfaccia aria-acqua al passaggio del nuotatore che si
generano attorno al corpo, dovute alla differenza di pressione; cresce con il cubo della velocità.
• RESISTENZA FRONTALE (o di forma) -> dovuta alla separazione delle linee di flusso a causa della penetrazione del
corpo nel fluido ed è determinata dalla forma del corpo (sezione d’impatto).
• RESISTENZA DI SUPERFICIE (o di frizione) -> è la resistenza che si genera con la frizione degli strati d’acqua
adiacenti al corpo (la viscosità dell’acqua nel suo scorrere sul corpo).
• RESISTENZA DI RISUCCHIO (vortici, scie) -> dovuta allo scorrimento dell’acqua sulle parti meno aerodinamiche del
corpo e quindi ai vortici che si generano anche a causa delle forze generate dalle onde trasversali.
• RESISTENZA DELLE APPENDICI -> generata dalla parti sporgenti e meno idrodinamiche.
• RESISTENZA DELL’ARIA -> data dallo strato d’aria nella fase di recupero degli arti superiori.
• VELOCITÀ V² -> al raddoppiare della velocità la resistenza quadruplica.
MOTO DEI FLUIDI:
• MOTO LAMELLARE -> caratterizzato da un movimento parallelo delle particelle le une alle altre senza subire
brusche variazioni, in genere in acqua e aria per ottenere tale moto si devono mantenere velocità molto contenute.
• MOTO TURBOLENTO -> caratterizzato da moto caotico delle particelle di fluido, esso risulta non uniforme e a
seconda del fluido può manifestarsi anche per velocità relativamente contenute.
LA FORZA
La forza è una grandezza vettoriale che si misura in Newton (N).
Ogni spostamento richiede l’applicazione di un insieme di forze (tramite muscolo); l’intensità, il numero delle ripetizioni
e la direzione di tali forze ne determinato l’avanzamento.
Un corpo rimane in quiete anche dopo l’intervento di forze se c’è un equilibrio fra di esse, nuotassi controcorrente
potrei:
• Vincere la corrente e avanzare
• Rimanere fermo perché le forze sono in equilibrio
• Essere spinto da valle perché la forza del fiume è superiore alla forza propulsiva.
Le forze variano lo stato di quiete o direzione di un corpo ed hanno una direzione ed un verso.
Nel nuoto trovino forze coincidenti concordi (gambe e braccia) che agiscono con lo scopo di spingere il corpo nella
stessa direzione.
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Ricapitolando, la FORZA è una grandezza vettoriale ovvero è descritta da un punto di vista matematico da un vettore,
ciò significa che la misura di una forza, ovvero la sua intensità misurata in Newton, rappresenta solo il modulo della
forza.
Ogni essere vivente per spostare la propria massa ad una certa velocità deve prendere appoggio su un’altra massa,
esercitano una pressione verso dietro si ha una spinta verso avanti
LE FORZE DEL NUOTO SONO:
• FORZA IDROSTATICA -> Vf* df * g (espressa in Newton)
• FORZA PESO -> m * g (espressa in Newton)
• RESISTENZA -> DRAG Fd = Cd*𝞺 * A * V² (vedi lezione precedente)
• PROPULSIONE -> forza che permette il movimento data da intensità, direzione, verso, spinta idrostatica, azione, lift.
Migliorando la mia tecnica posso migliorare l’aspetto propulsivo e diminuire la resistenza, mentre la forza idrostatica e
la forza peso sono controllate esclusivamente dalla fisica.
MOMENTO TORCENTE O MOMENTO DI FORZA
Il modulo della forza che causa la rotazione di un oggetto è definito come il momento di forza o momento torcente, Il
termine momento di forza suggerisce che stiamo applicando una forza a una certa distanza da un punto di rotazione,
dato che la parola momento è impiegata in fisica per descrivere qualcosa dove una quantità è moltiplicata per una
distanza.
Il momento torcente è uguale a 𝜏=F*d (forza per distanza, braccio di leva).
EFFETTI DEL DRAG
La FORZA RESISTENTE agisce come supporto sul quale il nuotatore si spinge, per aumentare tale forza si potrebbe
ampliare l’area della mano e del braccio, questo si può ottenere in parte attraverso la traiettoria della mano e del
braccio allargando leggermente le dita. Mentre l’acqua passa ad alta velocità attraverso la mano, ne avremo una parte
che ci passa attorno e una che cerca di passare nello spazio attraverso le dita. Quando il volume d’acqua che si
muove tra le dita raggiunge il livello critico di scorrimento il flusso d’acqua viene impedito, dato che l’acqua è
intrappolata tra le dita la superficie totale che blocca il flusso è maggiore.
Si possono distinguere due scuole di pensiero per quanto riguarda la propulsione nel nuoto agonistico: i sostenitori del
DRAG e quelli del LIFT.
• LIFT -> la propulsione del nuotatore è generata da movimenti delle estremità delle braccia perpendicolari alla
direzione di spostamento del nuotatore.
Le mani sono usate come propulsori e il nuotatore ha la falsa impressione di spingere con le mani dietro mentre in
realtà la mani si muove in più direzioni attraverso l’acqua.
È importante considerare che la mano mentre si sposta lateralmente attraverso l’acqua, il suo inclinarsi e ruotare
verso il flusso d’acqua in arrivo, le conferisce lo stesso comportamento di un profilo alare o un’ala di aereo. I
movimenti laterali creano potenza sul palmo della mano cosi che possa effettuare una trazione, anche le fasi della
bracciata in cui la mano cambia direzione, nella presa e nella trazione contribuiscono ad aumentare la forza di lift.
La traiettoria a S garantisce alle forze di lift (potenza) di contribuire a generare forza propulsiva, assieme a quelle
di drag.
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PREMESSE GENERALI PER I QUATTRO STILI
• AGONISMO ALTO LIVELLO -> Spetta alle
federazioni
• AGONISMO PROMOZIONALE -> la federazione fa
una propaganda generale ma anche gli enti fanno
propaganda ma ad un livello di partecipazione
tecnica più basso
• PROPEDEUTICA AVVIAMENTO -> l’avviamento è di
competenza delle società sportive e a volte dei
comuni stessi.
L’uomo nasce per essere terrestre, il mondo acquatico non gli appartiene e per conoscerlo è necessario un percorso
tecnico e di sperimentazione; l’istintività dei gesti non aiuta e per dominare questo mondo bisogna affidarsi a
specifiche tecniche.
La mancanza di certezze posturali genera insicurezza, quest’ultima genera timore. La consapevolezza che il nostro
capo è poco galleggiante, gli orifizi respiratori iniziano ad incamerare acqua inibendo la respirazione e tante altre
situazioni portano ad associare il mondo acquatico alla morte.
L’annegamento è un fenomeno a bassa incidenza ma ad alta letalità, in Italia circa 800 eventi all’anno e nella quasi
metà dei casi il soggetto coinvolto muore e nella restante metà delle volte viene ricoverato in ospedale (in questo caso
si parla di semi-annegamento).
Nel nuotatore la paura è legata all’incapacità di prendere posizione e ritrovare il proprio equilibrio ed ha per causa
primaria la perdita dei punti di appoggio, senza i quai ci è impossibile stabilizzarci nello spazio.
Per i bambini dopo aver conosciuto l’acqua in quanto è rassicurante e DIVENTA UN GIOCO ma bisogna sempre avere
delle accortezze e attenzioni.
IL NUOTO
Il nuoto è uno SPORT CICLICO infatti in tutti gli stili si ripetono gli stessi schemi di movimenti, i gesti sono continui,
ampi e con traiettorie precise e spesso non in sincronia tra loro.
È anche uno sport di RESISTENZA causata dalle caratteristiche dell’acqua e dalla durata della prestazione, di
POTENZA nel nuoto sprint, con un’ELEVATA POTENZA coordinativa e senso percettiva.
Ha rilevanti DIFFICOLTA COORDINATIVE che lo differenziano dagli altri sport ciclici (corsa piana, ciclismo), le
DIFFICOLTA COORDINATIVE nel nuoto sono molteplici sia legate all’ambiente in cui si pratica sia la complessa serie di
movimenti da compiere, i gesti nello spazio e nel tempo hanno un coordinamento obbligato.
Visto l’ambiente svantaggioso in cui si svolge e le grandi resistenze da vincere LA TECNICA DELLA NUOTATA RISULTA
ESSERE L’UNICO MEZZO PER UN MIGLIORAMENTO DELLA PRESTAZIONE.
La TECNICA serve per economizzare il dispendio energetico; meglio sport di resistenza si ricerca il gesto più
economico per ridurre la fatica e migliorare il rendimento della prestazione, negli sport di forza invece la tecnica
serve per l’aumento della potenza.
La quasi totale assenza di gravità e le forze applicare ad un fluido che non offre punti fissi di ancoraggio, non
consentono risultati di forza molto elevati. La muscolatura dei nuotatori è molto meno esplosiva degli sprinter di
atletica.
SCELTE DIDATTICHE E SISTEMI DI INSEGNAMENTO
• ANALITICO -> progressione logica degli esercizi analizzati nelle sue componenti essenziali.
• GLOBALE -> apprendimento del gesto nella sua struttura globale, sfruttando da subito le capacità individuali di
ciascuno.
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• SINTETICO -> compromesso tra i due.
Le LINEE GUIDA FEDERALI consigliano di avere sempre una visione aperta ed elastica sperimentando talvolta anche
soluzioni diverse da quelle consuete, percorrendo nuove strade ed adottando nuove strategie, che potrebbero, con il
tempo, rivelarsi vincenti.
L’IMPORTANZA DELL’IMITAZIONE nell’apprendimento motorio, l’aspetto visivo si impiega per guardare e cercare di
imitare, l’imitazione è una delle vie di insegnamento più utilizzata.
Il sistema nervoso centrale è colui che genera e coordina tutti gli input per muovere il corpo nell’ambiente.
Le percezioni nel nuoto sono molto ridotte in quanto il soggetto si trova in un elemento a lui meno famigliare:
• VISIVA -> molto ridotta, i punti di riferimento quasi del tutto immaginari.
• UDITIVA -> ridotte, ci si ritrova in un ambiente dispersivo, troppi rumori confusi e non identificabili e troppe fonti
rumorose sovrapposte specialmente in piscina.
• TATTILE -> importante ma di difficile percezione in quanto quando si è immersi è difficile sentire le differenze
tattili, le azioni delle forze e la loro direzione.
IL CERVELLO: nel nuoto svolge quelle funzioni che regolano l’interazione con l’ambiente, il coordinamento del SNC
consente all’apparato motorio di muovere il corpo nell’ambiente.
IL CERVELLETTO: qui si raccolgono e si elaborano le informazioni esterocettive e propriocettive riguardanti il
coordinamento dei movimenti e le forze applicate.
LA CORTECCIA PARIETALE: da qui partono gli impulsi motori volontari
Le capacità di apprendere possono essere condizionate da diversi fattori quali:
- ESPERIENZE TRAUMATICHE: rischio di annegamento anche di amici o parenti
- PRECEDENTI ESPERIENZE NON POSITIVE: anche di molti anni prima
- ESPERIENZE ESTERNE: genitori apprensivi, immagini e filmati, assistere ad incidenti
- DIFFICOLTÀ NELL’ESEGUIRE GLI ESERCIZI
- MANCANZA DI MIGLIORAMENTI
- SFIDUCIA NELL’ISTRUTTORE
- DIFFICOLTÀ DI EQUILIBRIO: posizione innaturale rispetto alla vita terrestre
- AMBIENTE E NUDITÀ
LE PERCEZIONI CINESTETICHE
La fonte più importante sulle componenti spaziali e temporali della percezione umana è l’analizzatore cinestesico che
ci consente di sapere in che posizione ci si trova e con quale intensità si compie ogni movimento. Questi recettori si
trovano negli organi motori: muscoli, tendini, legamenti e articolazioni, sono deputati alla percezione dello spazio
circostante grazie a stimolazioni id origine tattile, muscolare e articolare oltre che alle sensazione di origine
labirintica.
Le percezioni cinestetiche GUIDANO la direzione e la velocità dei movimenti, INFORMANO sulla distanza degli
oggetti, sull’altezza e sul rapporto spazio tempo dei movimenti, AIUTANO. Nella differenziazione e nel controllo dei
movimenti.
COME ANALIZZARE LA NUOTATA
La devo osservare da diverse angolazioni per osservare ogi minima parte della nuotata quindi da davanti, dietro, da
destra e sinistra, sopra e sotto; così facendo analizzo l’aspetto analitico e globale della nuotata. Alla fine analizzo la
posizione e l’idrodinamicità cioè la tecnica della bracciata, la respirazione e cosi via.
Alla fine analizzo la coordinazione generale.
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STILE LIBERO
Lo stile libero presenta una ciclicità di movimenti, con una asimmetria delle braccia e della gambe, i movimenti
alternati degli arti hanno caratteristiche di movimento identiche.
La posizione è orizzontale alla ricerca della massima idrodinamicità e della minore resistenza, compatibilmente con le
esigenze tecniche della nuotata. La bracciata segue traiettorie precise nella fase subacquea ed è leggermente
sopravvalutata con un’andatura appena curvilinea, la mano risulta essere il punto centrale della spinta propulsiva
consequenzialmente braccio e avambraccio.
Le gambe hanno una funzione più stabilizzatrice che propulsiva, la loro azione è continua e regolare, il piede si
ritrova in flessione plantare ed è il centro dell’azione propulsiva degli arti inferiori. L’azione propulsiva è garantita
soprattutto dagli arti superiori che influiscono più o meno fra il 70% (nei principianti) e 85% (agonisti) secondo la
tecnica e le capacita del nuotatore. La respirazione è ritmata e in perfetta sincronia con l’azione degli arti superiori.
È SFRUTTANDO LA RESISTENZA DELL’ACQUA CHE SI OTTIENE LA PROPULSIONE.
POSIZIONE
Una corretta posizione ci permette di diventare più aerodinamici migliorando l’efficienza in acqua, importante è
mantenere la testa in posizione neutra e rilassata; schiena piatta e corpo più orizzontale possibile (per appiattire la
schiena è consigliato contrarre gli addominali).
La testa si muove solo per respirare compiendo un angolo di 90º fra la linea mediana del corpo e il fondo della vasca.
Un assetto idrodinamico permette spostamenti più veloci, i fianchi ruotano attorno all’asse longitudinale generando
così più forza propulsiva e permettendo alle gambe un’azione compensativa.
Una linea retta immaginaria parte dalle dita della mano che sta compiendo la bracciata, attraversa la spalla, il fianco e
continua attraversando la gamba fino alla punta del piede. La testa in posizione neutra, allineata con la colonna
vertebrale e immobile fino alla fase di respirazione, la linea ottica è quasi rivolta verso il fondo della vasca fra gli
85°º e i 90º.
La posizione corretta evita:
• IL BECCHEGGIO -> affondamento degli arti inferiori, ciò aumenta lo spazio verticale occupato dal nuotatore con il
conseguente aumento della resistenza frontale e di superficie, le linee di flusso si oppongono allo scorrimento
dell’acqua.
• L’IMBARDATA -> spostamenti laterali rispetto all’asse mediana del corpo aumentano la resistenza all’avanzamento,
con le stesse conseguenze dell’affondamento degli arti. Il rollio del corpo può migliorare l’allineamento laterale.
I muscoli del core (coxo-lombo-pelvico) devono spingere verso la colonna, ciò contribuisce ad un perfetto allineamento,
per minimizzare la resistenza idrodinamica è importante mantenere il corpo allineato orizzontalmente in acqua e
minimizzare così il beccheggio.
La gambata troppo profonda influisce negativamente sull’avanzamento. Aumenta la resistenza frontale e di superficie.
Il piede deve avere una perfetta flessione plantare.
Il massimo dell’efficacia della nuotata si ha quando l’allineamento orizzontale e quello laterale sono ottimali.
Per migliorare la posizione della testa durante la nuotata a stile libero è consigliato l’uso dello snorkel (boccaglio) cosi
da potersi concentrare sulla corretta angolatura (25 m con angolatura 45º e 25 m con angolatura 90º).
Un altro metodo è quello di sollevare i fianchi in quanto la posizione errata della testa può essere un modo inconscio
per cercare di compensare i fianchi troppo bassi e come ultima cosa controllare i fattori “ambientali” ovvero la corsia
in cui si nuota che se è troppo affollata mi porterà a dover sollevare la testa per controllare attorno, per questo
bisogna cercare di migliorare i fattori ambientali in cui si nuota.
LA GAMBATA
Le articolazioni della gamba che entrano in gioco sono la coxo-femorale, la femoro-tibiale e la tibio-tarsica.
L'anca è l'articolazione prossimale dell'arto inferiore ed è caratterizzata da tre gradi di libertà descritti secondo i
seguenti assi:
• MOVIMENTI DI FLESSO ESTENSIONE -> asse trasversale o medio laterale situato su un piano frontale passante per
il centro dell'articolazione ed orizzontale;
• MOVIMENTI DI ADDUZIONE-ABDUZIONE -> asse antero-posteriore, posto su un piano sagittale passante per il
centro dell'articolazione ed orizzontale;
• MOVIMENTI DI ROTAZIONE INTERNA ED ESTERNA -> asse verticale che, quando l'anca è nella posizione di
riferimento (soggetto in postura eretta), è molto vicino all'asse longitudinale dell'arto inferiore (asse che congiunge
la testa del femore con il centro dei malleoli, nella posizione di postura eretta del soggetto).
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Il ginocchio è l'articolazione intermedia dell'arto inferiore. E' un'articolazione che ha principalmente due gradi di
libertà, la flesso-estensione, e la rotazione interna-esterna. Il primo predomina in ampiezza sul secondo, il quale può
avvenire solamente quando il ginocchio è in posizione di flessione.
L’utilizzo delle gambe nello stile libero, pur avendo un significato più stabilizzatore che propulsivo, dovrebbe essere
regolare e continuo, l’interruzione è imputabile essenzialmente a due cause:
- Eccessiva rotazione delle spalle durante la respirazione (provoca la rotazione dell’anca e quindi l’incrocio della
gambe)
- Mancanza di coordinamento fra braccia e gambe
Le gambe devono essere naturalmente distese con i piedi leggermente rivolti verso l’interno, la maggior propulsione è
data dalla fase discendente della gambata, in misura di molto inferiore anche la fase ascendente contribuisce
all’avanzamento.
L’ampiezza per un corretto colpo di gamba deve variare tra i 30º e i 40º
a seconda dell’altezza dell’atleta, l’impulso all’avanzamento viene fornito
quasi esclusivamente dal dorso del piede ciò richiede una buona mobilità
e scioltezza della caviglia e quindi una accentuata flessione plantare.
Le gambe sono molto più potenti delle braccia ma hanno una limitata
mobilità dell’articolazione che non permette di produrre un gesto molto
utile alla nuotata per la propulsione, mediamente il contributo propulsivo
delle gambe dei nuotatori è circa 5 N (5 Kg) che equivalgono ad una
velocità di 1,26 m/s.
La gambata quindi essendo un articolazione uniassiale, può lavorare solo in un senso durante la gambata a stile libero
ecco perché le risultanti di spinta sono cosi basse rispetto alla bracciata.
Le considerazioni che si possono fare sono che l’elemento più importante, per ottenere maggior effetto dalla spinta
degli arti inferiori, non sembra essere la ricerca di un maggiore potenziamento muscolare, quanto un elevato livello di
mobilità articolare per quanto riguarda la flessione plantare della caviglia.
LA BRACCIATA
Gli arti superiori hanno i maggiori effetti propulsivi, la loro azione
riveste una maggiore importanza degli arti inferiori svolgono una
azione continua senza interruzioni evitando pause.
La bracciata ha due fasi:
- Fase aerea: recupero -> tutto ciò che succede al di fuori dell’acqua
180º-360º.
- Fase subacquea -> tutto ciò che succede da quando entro in acqua
0º a quando esco 180º
Nella fase SUBACQUEA possiamo i dentificare alcune fasi
fondamentali: la presa d' acqua, la trazione e la spinta. La prima
parte è costituita dal percorso che il braccio compie sotto la
superficie dell'acqua per arrivare alla presa e quindi alla fase più
efficace: la trazione. Questa prosegue fino a quando il braccio
raggiunge una posizione perpendicolare rispetto alla superficie
dell’acqua, da qui inizia la spinta. In essa la mano spinge l' acqua
indietro verso i piedi. Il percorso che il braccio compie sotto la
superficie non dovrebbe allontanarsi molto dalla linea ideale che
rappresenta la proiezione ortogonale della linea mediana del corpo.
Il RECUPERO avviene fuori dell'acqua con il braccio in posizione
flessa, la muscolatura decontratta, il gomito alto e la mano che sfiora
la superficie. Al termine della fase di spinta, senza effettuare pause,
la spalla si svincola dall' acqua, coinvolgendo braccio, gomito ed
avambraccio. L' avambraccio è flesso sul braccio e la mano rilassata.
Dal passaggio del gomito sulla verticale della spalla l' avambraccio e
la mano proseguono il loro tragitto, precede il braccio, poi la mano
entra nell'acqua sul prolungamento dell’avambraccio.
Nella bracciata le dita della mano entrano per prime approssimativamente allineate con l' asse delle spalle, mentre il
gomito si trova ancora in leggera flessione. La mano si infila in acqua a poca profondità, seguita dall' avambraccio.
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Questa azione ha l' obiettivo di collocare l' articolazione della spalla, del gomito e della mano nelle condizioni più
favorevoli per un' efficace trazione dei segmenti delle braccia. La distensione del braccio avviene con una traiettoria
curvilinea, che tende ad allontanare leggermente la mano dalla linea mediana, con il palmo leggermente rivolto all'
esterno. In questa fase è importante, soprattutto per l' ottimale posizionamento del gomito (che deve essere alto ed
avanzato) l' effettuazione del rollio. L' effetto propulsivo di questa prima parte della bracciata è abbastanza ridoto, la
spinta infatti è orientata soprattutto verso il fondo della vasca.
Ricordando che la divisione in fasi è artificiosa ed ha solo finalità descrittive in quanto il gesto è unico, la trazione
vera e propria inizia con un cambio di orientamento della posizione del palmo della mano, che ruota verso l' interno
fino a portare le dita in basso ed assumere una posizione perpendicolare all' asse di avanzamento. La direzione della
trazione è quanto più possibile parallela all' asse di avanzamento, con la mano che varia l' angolo formato con l'
avambraccio per offrire sempre la massima resistenza. Perché la mano e l' avambraccio possano trovare un valido
punto d' appoggio sull'acqua, quest'ultimo si flette sul braccio con un angolo più o meno marcato, che però non
dovrebbe mai essere minore di 90/ 100°. Il punto di maggiore flessione si ha nel momento in cui braccio, avambraccio
e mano passano sotto la linea delle spalle. Durante la fase di trazione gomito e spalla, l' azione del braccio deve
essere ritardata rispetto a quella dell'avambraccio. Una volta raggiunto il punto di maggiore flessione l' avambraccio
comincia ad estendersi e realizza la fase di spinta. In essa l' estensione dell'arto, riduce progressivamente sino ad
annullarla l' azione propulsiva dell'avambraccio. Tutto il contributo all' avanzamento viene adesso fornito dalla mano,
che si deve mantenere con il palmo (mano aperta, dita chiuse, ma non serrate) ben orientato secondo un piano
perpendicolare alla direzione di avanzamento. La traiettoria arriva al livello della coscia; terminata la spinta lo svincolo
del braccio è favorito dall' affondamento della spalla opposta. La fase di spinta è la più efficace agli effetti propulsivi
e deve essere massimamente potenziata.
La tecnica è indispensabile per ottimizzare i movimenti e trarne il massimo beneficio propulsivo. Parola d’ordine,
diminuire le resistenze intensificare la propulsione. Tutto è subordinato ad una tecnica perfetta.
LA RESPIRAZIONE
La respirazione garantisce lo scambio di aria nei polmoni fornendo ossigeno all’organismo. La respirazione è laterale e
avverrà con la bocca, dopo aver ruotato il capo lateralmente coordinatamente con gli arti superiori e dopo una
completa espulsione dell’aria, l’inspirazione inizierà appena la bocca si trova sopra la superficie dell’acqua. La
respirazione è condizionata al coordinamento complessivo della nuotata: braccia – gambe – rollio – rotazione del capo.
Quando si parla di respirazione bilaterale si fa riferimento alla respirazione ogni tre bracciate o per meglio dire
all’abilità di respirare da entrambi i lati del corpo, è importante che la respirazione bilaterale venga insegnata in età
giovanile perché questa permette un miglior bilanciamento della bracciata e una minor rotazione delle spalle e quindi
una maggior spinta propulsiva
IL ROLLIO
Il rollio prevede che durante la nuotata si debba originare un movimento di rotazione del tronco e dei fianchi lungo
l’asse longitudinale del corpo sia a destra che a sinistra con un angolo diverso a seconda che si respiri o meno (circa
45° sul lato respirazione e 10° sul lato opposto), favorisce inoltre una più efficiente azione propulsiva degli arti
superiori, sfruttando i muscoli del tronco, del petto e del dorso.
Il ritmo della rotazione che parte dell’anca, coincidente con la fase di spinta e il bilanciamento della rotazione delle
anche sinistra – destra favorisce un assetto migliore riducendo lo spreco di energie a vantaggio di una nuotata più
produttiva.
I momenti di rotazione e contro-rotazione richiedono molto lavoro. È necessaria una
gran forza nella muscolatura del tronco e anche nelle gambe per ruotare in maniera
efficace mentre si nuota.
Potremmo specificare che il rollio sia generato più dalle anche (con una frequenza di
bracciata minore) o dalle spalle (con una frequenza di bracciata più alta), è un
movimento cruciale per aumentare la tua distanza percorsa per ogni bracciata.
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FARFALLA o DELFINO
La nuotata a farfalla difficilmente la si può eseguire con una tecnica perfetta che prevede diverse situazioni legate
alla forza e alla coordinazione, è legata alla gioventù.
è una nuotata simmetrica e simultanea (azioni propulsive generate contemporaneamente dalle due braccia), ha diverse
difficoltà ad esempio non si ha una propulsione continua, come si può avere negli altri stili, a causa del simultaneo
recupero delle braccia per cui dovrò avere una spinta sufficiente dalla bracciata con elementi propulsivi immediati e
una grande propulsione. Un’altra difficolta nasce dall’impossibilità di eseguire gesti di compensazioni dovuti al rollio di
spalla nel recupero aereo, in più le masse (?)
La respirazione solitamente è ogni due bracciate, la fase subacquea della bracciata prevede che alla fine la testa sia
sollevata cosi da poter respirare frontalmente con la testa e le spalle sollevate per poi ricominciare con una fase
subacquea e riprendere la spinta e propulsione. Scelte tecniche possono portare alla respirazione ad ogni bracciata in
funzione di controllare gli avversari di destra e sinistra durante la gara.
La nuotata a farfalla richiede coordinazione, ritmo , dinamicità , forza e flessibilità soprattutto a livello
dell’articolazione scapolo-omerale e colonna vertebrale. Ci spostiamo con movimento ondulatorio ed è una nuotata
energicamente dispendiosa. Presenta una ciclicità di movimento degli arti, simmetria e simultaneità degli stessi, che
hanno quindi caratteristiche identiche di movimento.
TECNICA GENERALE (posizione) -> lo stile prevede un movimento ondulatorio, bisogna però mantenete una posizione
idrodinamica compatibilmente alle esigenze del movimento. La battuta di gambe spinge i fianchi verso l’alto, la
respirazione frontale causa un abbassamento delle gambe, il recupero contemporaneo delle braccia spinge il corpo ad
abbassarsi con il corpo che è prono, disteso ed affiorante.
ARTI INFERIORI -> gli arti inferiori si muovono nella caratteristica garbata a delfino (negli anni ’80 era a rana) e la
loro azione è di propulsione, ma svolgono un’azione compensativa. La spinta compensativa è determinante per il
mantenimento della massima idrodinamicità. La propulsione è garantita grazie al complesso dei movimenti degli arti. Il
movimento è simmetrico e simultaneo e si compone di due fasci ascendente e discendente, Per ogni ciclo di bracciate
ci sono due colpi di gamba di cui uno propulsivo, quando le braccia sono ad inizio trazione, ed uno di sostegno quando
le braccia sono in fase di recupero.
Il movimento delle gambe parte dalle anche per essere
trasmesso poi alla gamba, sfruttando l’articolazione del
ginocchio si effettua una leggera flessione e una
successiva forte spinta comprimendo violentemente
l’acqua dall’alto verso il basso, per la ridotta
flessibilità.
Il movimento è continuo e perfettamente sincronizzato
con il movimento delle braccia.
Le punte dei piedi si trovano il perfetta flessione
plantare, si raccomanda di evitare un piegamento
eccessivo alle ginocchia classico dei principianti che
potrebbe causare rallentamento e successivi dolori.
Quando il nuotatore utilizza la tavoletta per imparare la
gambata deve impugnarla come abbiamo visto per lo
stile libero, in modo che le spalle stiano sott’acqua, la testa fuori con il mento appena immerso e lo sguardo rivolto in
avanti senza irrigidirsi.
Le gambe durante il recupero devono essere tese per trovarsi poi nella migliore posizione per iniziare una nuova
discesa. La spinta verso il basso è la fase più importante della battuta di gambe tanto che deve essere effettuata con
grande intensità e velocità.
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ARTI SUPERIORI -> la funzione degli arti superiori è straordinariamente propulsiva infatti sul gesto globale hanno
oltre il 70% degli effetti propulsivi. Il movimento si distingue in fase aerea e subacquea. Durante la bracciata le mani
si trovano sul prolungamento della perpendicolare della spalla, le mani fuori basso e le spalle progressivamente
avanzano e le mani spingono verso dietro con i gomiti alti aumentando l’accelerazione. In uscita, mani verso l’alto, nel
recupero invece, braccia distese e rilassate con le spalle in avanti.
La bracciata sostanzialmente la possiamo definire simile
alla bracciata a stile libero, con la differenze di una forza
pr o p u l s i va d i s co nt i n u a a ca u s a d e l re c u p e r o
contemporaneo delle braccia.
L’azione propulsiva delle braccia è più importante di
quella delle gambe e la TRAZIONE inizia solo dopo che le
mani sono affondate sotto la superficie dell’acqua, le
braccia vengono spinte verso il basso e leggermente verso
l’esterno con una traiettoria variabile.
Il braccio risulta quasi teso e la mano può disegnare
diverse traiettorie secondo la tecnica di ognuno; nella
fase di trazione i gomiti sono alti ed avanzati rispetto
alle spalle e il movimento dell’avambraccio precede quello
del braccio. Le braccia entrano in acqua in linea con le
spalle e con i palmi delle mani rivolti in fuori.
La trazione inizia con un movimento verso l’esterno
poi con la flessione dei gomiti le mani si muovono
verso l’interno. Terminata la trazione le mani
eseguono la fase di spinta lungo i fianchi e a questo
punto inizia la fase di recupero esterno durante il
quale le mani e le braccia devono essere rilassate con
i palmi rivolti verso l’esterno.
È molto importante non sfregare le braccia sul pelo
dell’acqua altrimenti si subirebbe una brusca frenata
che risulterebbe dannosa ai fini dell’avanzamento.
Il movimento della testa è in coordinamento con la
bracciata, la respirazione è, come abbiamo già detto,
frontale e avviene durante la fase di recupero delle
braccia.
RESPIRAZIONE -> la respirazione in questo stile è frontale e avviene alla fine della spinta con un leggero
sollevamento della testa aiutato dal movimento del collo e della testa stessa. Si espira con un’espirazione esplosiva per
preparare la respirazione successiva che avviene ogni 1/2 bracciate.
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DORSO
La nuotata a dorso è una nuotata asimmetrica dove la simmetria da una continuità propulsiva assieme alle gambe che
sono propulsive e compensative, nella fase di recupero aereo del braccio incide sulla cuffia dei rotatori. Il rollio ci fa
avere una buona potenza durante la bracciata e ci facilita il recupero.
DESCRIZIONE GENERALE -> Il dorso presenta una ciclicità di movimenti, con un’asimmetria della bracciata e della
garbata e un’alternanza del movimento degli arti che hanno caratteristiche di movimento identiche. La nuotata a dorso
è l’unica dove la respirazione non rappresenta particolari difficoltà a livello di coordinamento, si può affermare che è
ritmata rispetto alla bracciata. Il corpo è supino parallelo alla superficie il capo appoggiato sull’acqua, lo sguardo
avanti/alto con una posizione idrodinamica. L’azione degli arti inferiori stabilizza e crea propulsione con un’azione che
si svolge fra i 30 e i 40 centimetri sotto la superficie dell’acqua con il piede in flessione plantare. L’azione delle
gambe parte dell’articolazione dell’anca per interessare poi il ginocchio attraverso una leggera flessione e un
conseguente calcio verso le la superficie dell’acqua, sfruttando la flessione del piede. Gli arti superiori si alternano
nelle varie fasi della bracciata.
Il perfezionamento del gesto tecnico viene affidato esclusivamente alla sensibilità cinegetica mancando qualsiasi
riferimento visivo.
POSIZIONAMENTO DEL CORPO -> corpo in posizione orizzontale, piatta sulla superficie e idrodinamica con piedi in
flessione plantare. Il capo è appoggiato sull’appena inclinato in avanti e lo sguardo verso l’alto, il bacino leggermente
affondato e le gambe fanno movimento sotto la superficie.
Si può migliorare la tecnica e lavorare sull’assetto del corpo:
• Attraverso la rotazione dei fianchi generando una maggior potenza.
• Mantenere il corpo piatto e in linea retta con i fianchi.
• Mantenere ferma la testa
• I fianchi ruotano sul tronco per generare una maggiore forza di spinta
• Contrarre gli addominali per appiattire la schiena
• Testa in posizione neutra in linea con l colonna vertebrale
• Mantenere un spazio fra il mento e il etto
• Per potenziare la bracciata bisogna far coincidere il rollio di fianchi e spalle con l’ingresso della mano in acqua.
LA GAMBATA -> si divide in due fasi, in entrambe il piede non va messo a martello
• La gambetta stabilizza e genera propulsione
• Il movimento parte dall’anca che trasferisce
attraverso il ginocchio e la caviglia la forza al
piede
• Non fare garbate troppo ampie
• Ritmo 6 gambate ogni 2 bracciate
• Determinante la flessibilità della caviglia
Nella nuotata a DORSO si produce un movimento di rollio lungo l’asse longitudinale del corpo leggermente più
accentuato rispetto a quello che si compie nello stile libero, con entrambe le spalle che ruotano di circa 45 gradi sul
proprio lato, coinvolgendo il questo rollio accentuato anche i fianchi. In questo modo si riesce ad ottenere una corretta
presa dell’acqua.
Il rollio dal corpo fa si che mette una spalla segue la mano che scende, l’altra si solleva per aiutare il braccio che sta
uscendo dall’acqua.
Non è sufficiente però compiere il rollio corretto in quanto questo deve anche essere coordinato ai movimenti di
braccia e gambe. Infatti, se il movimento di rollio è corretto, la gambetta avverrà il posizione diagonale, stabilizzando
l’effetto di distorsione dell’allineamento del corpo che si produce durante la seconda parte della trazione, a
differenza dello stile libero nel quale la gambetta stabilizza il corpo durante la fase di recupero.
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Oltre al movimento di rollio, ai fini dell’assetto e dell’efficacia della tecnica della nuotata nel dorso, è importante
anche mantenere la testa sempre fissa in un’unica posizione, con lo sguardo rivolto in alto, in quanto il galleggiare to
PICCOLO OFF TOPIC:
Come professionista delle attività motorie e sportive, nelle strutture pubbliche e private, nelle organizzazioni sportive e
dell’associazionismo ricreativo e sociale, posso ricoprire ruoli di:
• Conduzione, gestione e valutazione di attività motorie individuali e di gruppo a carattere compensativo, adattivo,
educativo, ludico-ricreativo, sportivo, FINALIZZATE AL MANTENIMENTO DEL BENESSERE PSICO-FISICO mediante la
promozione di stili di vita attivi.
• Conduzione, gestione e valutazione DI ATTIVITÀ DEL FITNESS individuale e di gruppo
• Conduzione, gestire e valutazione di attività motorie individuali e di gruppo NEI SOGGETTI REDUCO DA EVENTI
PATOLOGICI ORMAI GUARITI E STABILIZZATI che fondino su una attività motoria costante e guidare il recupero o il
mantenimento della miglior condizione di benessere psicofisico compatibile con le proprie condizioni
• Conduzione, gestione e valutazione di attività motorie individuali e di gruppo in SOGGETTI ESPOSTI A SPECIFICI
EVENTI PATOLOGICI, FINALIZZATE ALLA PREVENZIONE PRIMARIA DEGLI STESSI.
va ottenuto con la corretta posizione del corpo e non con l’aiuto della spinta delle braccia. Anche la posizione dei
fianchi condiziona l’efficacia della nuotata ed incide sul grado di resistenza nell’avanzamento. La corretta posizione
dei fianchi è lineare rispetto all’asse longitudinale del corpo, con i fianchi stessi che vanno tenuti alti, appena al di
sotto del livello dell’acqua, diminuendo così la resistenza frontale.
Anche nel dorso la propulsione della garbata inizia dalle anche per poi coinvolgere tutto l’arto inferiore, contribuendo
inoltre a mantenere il corretto assetato del corpo in acqua, contrapponendosi alla bracciata.
Durante la fase di garbata è fondamentale evitare di fare uscire i piedi e le ginocchia dalla superficie dell’acqua.
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RANA
La posizione della rana è la ricerca della miglior idrodinamicità, cercando di rimanere orizzontali quanto più possibile
compatibilmente con l’azione propulsiva che favorisce un’inclinazione verso il basso.
LA BRACCIATA -> l’azione propulsiva iniziale delle braccia spinge
l’acqua verso l’esterno e in basso, le mani sono rivolte verso l’esterno e
si flettono leggermente per cercare la spinta migliore. Le braccia dopo
un appoggio breve si flettono progressivamente con le mani che si
avvicinano alla linea mediana e spingono parallelamente sfruttando il
momento di massima propulsione.
I gomiti sono praticamente fermi e non vengono spinti indietro e non
superno la perpendicolare delle spalle, solo all’inizio del recupero ci può
essere il superamento dei gomiti rispetto alle spalle.
Al momento del recupero le mani sono riunite sull’asse mediana del
corpo davanti al volto. Gli avambracci si distendono cercando di ottenere
un assetto il più idrodinamico possibile.
La bracciata subacquea rispetto agli altri stili ha un andamento più
superficiale.
LA GAMBATA -> il movimento è simmetrico e simultaneo come quello
della bracciata, la spinta ha inizio prima che le braccia raggiungano
l’estensione completa e dopo che la testa è stata immersa, è data dalla
prima parte interna del piede dopo che questo è stato flesso verso l’esterno con la successiva distensione dell’intera
gamba verso l’esterno.
I piedi non devono uscire dall’acqua ne spingere troppo in profondità, la gambetta ha una funzione di grande
rilevanza e del tutto propulsiva.
Vista la sua contemporaneità d’esecuzione non provoca sbandamenti laterali e contribuisce in modo rilevante
all’avanzamento.
Il recupero delle gambe avviene contro la coscia con i piedi distesi in modo rilassato.
LA RESPIRAZIONE -> la respirazione è frontale e il sollevamento della testa avviene non prima dell’inizio della
trazione, ci sono due momenti in cui è possibile respirare:
• Momento 1 -> la testa si solleva durante il recupero delle braccia e l’inspirazione ha luogo durante l’estensione
frontale in scivolamento delle braccia riducendo l’efficacia del colpo di gambe perché la testa è fuori dall’acqua
durante tutta la fase di spinta delle gambe.
• Momento 2 -> la testa si solleva quando la trazione è quasi completata e l’inspirazione ha luogo quando il corpo
raggiunge la posizione di massimo sollevamento dovuta alla trazione delle braccia.
IL COORDINAMENTO -> mentre le gambe sono completamente distese in posizione di scivolamento inizia la trazione
delle braccia, durante la fase della bracciata inizia il recupero delle gambe.
Al momento della distensione si immerge la testa in acqua e si parte con il colpo di gambe e la conseguente spinta dei
piedi.
Poiché concorrono circa 15 cm prima che i piedi raggiungano la massima potenza propulsiva sfrutteremo questo
tempo affinché le braccia siano completamente distese, il viso immerso nell’acqua con il corpo che ha completamente
raggiunto l’orizzontalità. La potenza propulsiva delle gambe è al suo momento massimo.
Il coordinamento tra braccia, gambe e la respirazione è il punto cruciale in questa nuotata.
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LA SCUOLA NUOTO
Per i bambini l’acqua è un ambiente poco rassicurante a meno che non ci sia un insegnante rassicurante, ci sono
diversi fattori che possono andare ad influenzare le capacità di apprendere il nuoto e sono:
- ESPERIENZE TRAUMATICHE: rischio di annegamento anche di amici o parenti
- PRECEDENTI ESPERIENZE NON POSITIVE: anche di molti anni prima
- INFLUENZE ESTERNE: genitori apprensivi, immagini e filmati, assistere ad incidenti
- DIFFICOLTA NELL’ESEGUIRE GLI ESERCIZI: per me è troppo difficile non mi riesce
- MANCANZA DI MIGLIORAMENTI: è troppo tempo che non imparo o non miglioro
- SFIDUCIA NELL’ISTRUTTORE: scarsa professionalità o monotonia nell’allenamento
- DIFFICOLTÀ DI EQUILIBRIO: posizione innaturale rispetto alla vita terrestre
- AMBIENTE E NUDITÀ: rumore della palestra e il costume
Bisogna SFRUTTARE LE CAPACITA DI APPRENDIMENTO, quindi trasformare attraverso l’apprendimento programmato
gli schemi motori istintivi che solitamente caratterizzano la nuotata dei neofiti, in gesti consapevoli e funzionali per gli
obiettivi futuri.
• INCONSAPEVOLEZZA -> il gioco funzionale “stimoli incondizionati” finalizzano a obiettivi tecnici ma realizzato
attraverso gesti inconsapevoli.
• CONSAPEVOLEZZA -> esercizi guidati e programmati “stimoli condizionati” migliorandone di volta in volta
l’esecuzione e finalizzati a un programma tecnico.
Gli stimoli li posso trasmettere tramite delle FORME FONDAMENTALI DI APPRENDIMENTO quali:
- Apprendimento per imitazione “facciamo vedere l’esercizio”
- Apprendimento incondizionato e condizionato “gioco-esercizio”
- Apprendimento per prove ed errori “ripetete gli esercizi”
- Apprendimento per intuizione
- Apprendimento per comprensione
L’apprendimento è molto legato all’aspetto psicologico e motivazionale, le motivazioni si dividono in due categorie:
• MOTIVAZIONI PRIMARIE -> si evidenziano quali attività maggiormente gratificanti per l’uomo il gioco e l’agonismo
• MOTIVAZIONI SECONDARIE -> sono i bisogni di natura individuale e sociale che si sono formati nell’individuo a
seguito dei vari processi di socializzazione, sono ad esempio il successo, la cooperazione e la competizione.
COME SI RELAZIONA L’ISTRUTTORE
L’istruttore si relaziona agli altri mostrando il proprio corpo, la propria voce, il proprio modo di fare e di parlare, cioè
mostrando il proprio modo di essere e le proprie intenzioni.
Lo scopo dell’utilizzo delle abilità comunicative per l’istruttore è principalmente:
- Trasmettere le conoscenze tecniche necessarie
- Suscitare nell’allievo attenzione e passione per ciò che sta apprendendo
La classificazione classica prevede che la comunicazione venga divisa in VERBALE (CV) e NON VERBALE (CNV).
Secondo molti autori l’aspetto verbale della comunicazione incide per circa il 7-10% del messaggio inviato, mentre il
rimanente 90-93% si compone dei vari aspetti non verbali basati sul tono ed utilizzo della voce, messaggi paraverbali,
cioè che non riguardano ciò che dici ma il modo in cui lo dici e il linguaggi del corpo.
Come “strumenti”, l’istruttore utilizzerà la COMUNICAZIONE NON VERBALE, la PROSSEMICA2, il LINGUAGGIO DEL
CORPO, i PARALINGUAGGI (componente vocale del linguaggio) e le DINAMICHE COMUNICATIVE.
LE FASI DI UNA PROGRAMMAZIONE (viste nell’esame del Prof Cappellini)
- Analisi della situazione di partenza
- Definizione dell’obiettivo e dei sotto-obiettivi
- Scelta dei metodi e dei tempi per il raggiungimento degli obiettivi
- Verifica dei risultati
- Nuova programmazione
La CORRETTA METODOLOGIA di insegnamento dovrebbe considerare e ritenere fondamentali:
2 PROSSEMICA -> scienza che studia i gesti nello spazio
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-
La scelta del metodo di insegnamento funzionale all’obiettivo
Le caratteristiche psico-attitudinali del bambino
L’interazione fra ambiente e allievo (in piscina c’è casino e rumore)
La motivazione primaria quindi il “gioco” e “l’agonismo”
La gestione del gruppo -> bisogna riuscire a tener sempre sotto controllo tutti i bambini senza mai dare le spalle ai
bambini
- Aumentare la motivazione attraverso un clima ludico stimolanti da un punto di vista emotivo e cognitivo
- Il rispetto dei bisogni, delle esigenze degli interessi legati all’età
- L’applicazione del principio di gradualità, dal facile al difficile, dal conosciuto all’ignoto, dal semplice al complesso
Bisogna quindi creare un clima di lavoro sereno ma allo stesso tempo serio, l’istruttore deve riuscire ad essere
stimolante, disponibile, amichevole, partecipativo ma allo stesso tempo DECISO quindi bisogna conferire DIGNITÀ al
propio ruolo:
- Spiegare le finalità dei vari esercizi
- Verificare la presenza di problemi e magari parlarne con i genitori
- Utilizzare un certo tono di voce, posizionarsi rispetto al gruppo in modo tale da vedere ed essere visti
- Sfruttare lo spazio in modo razionale
- Spiegare e dimostrare l’esercizio in modo chiaro e corretto
- Osservare attentamente l’esecuzione e correggere
- Diversificare e variare la didattica per non annoiare
- Utilizzare un linguaggio semplice e adatto all’età
- Per la sicurezza posizionarsi in modo da tenere sempre sotto controllo il gruppo
LO SCHEMA CORPOREO -> consente di creare la consapevolezza del proprio corpo rispetto al tempo, allo spazio, agli
oggetti e alle altre persone. Ricordiamo che gli schemi motori di base sono strisciare, rotolare, camminare, correre,
saltare, lanciare, afferrare e arrampicarsi, quelli gesti motori sono alla base di qualsiasi capacità legata al movimento
e rappresentano la base del patrimonio di qualsiasi bambino.
Alcune proposte per operare sugli schemi motori in acqua sono:
• CAMMINARE -> camminata portando con se degli oggetti senza farli cadere in acqua
• CORRERE -> corsa avanti e indietro facendo attenzione a non scivolare
• SALTARE -> saltare con le braccia in acqua o in alto
• ROTOLARE -> con l’utilizzo del tappetino galleggiante far rotolare i bambini dal bordo della vasca fino all’acqua
• ARRAMPICARE E STRISCIARE -> con il tappetino galleggiante, far arrampicare i bambini utilizzando i forellini per
arrivare poi all’acqua
• AFFERRARE -> con una o due mani la palla al volo senza farla cadere in acqua
• LANCIARE -> lanciare materiali di diverse forme e consistenze
LE CAPACITA COORDINATIVE IN ACQUA:
• EQUILIBRIO -> posizione prona e scivolamento battendo le gambe e per inspirare girarsi in posizione supina
• LATERALIZZAZIONE -> nuotare utilizzando una sola parte del corpo ad esempio solo la destra o solo la sinistra
• PERCEZIONE SPAZIO TEMPORALE -> nuotare in senso orario o a zig zag, con occhi chiusi o aperti
Le difficoltà coordinative nascono dal fatto che in acqua non ci sono appoggi fissi ma sono cedevoli, c’è un intensa
resistenza all’avanzamento, una quasi assenza di gravità, il corpo di deve muovere in uno spazio tridimensionale, le
informazioni tramite le afferente sensoriali e il diverso equilibrio incidono sulle prestazioni cinestetiche.
Esistono 3 METODI DI INSEGNAMENTO e sono globale, analitico e sintetico:
• METODO ANALITICO -> è parte integrante “dell’ambientamento” che risulterà fondamentale dall’inizio alla fine del
percorso scuola nuoto.
È una metodica di analisi tecnico/scientifica consistente nell’arrivare alla realizzazione di un’abilità tecnica mediante
un procedimento ben definito e programmato. Nel nostro caso arrivare all’esecuzione di una nuotata completa
suddividendo ogni singolo gesto attraverso un sistema progressivo di esercizi che segue una scaletta logica
scomponendo la nuotata in diversi esercizi “frazionati”, seguendo una logiche potremmo definire “obbligata”. Ogni
esercizio è legato alla corretta esecuzione del precedente. Ricordiamo la capacità di recepire nuove informazioni e
memorizzarle (memoria a breve e lungo termine).
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• METODO GLOBALE -> prevede un movimento grossolano e istintivo dello stile che si. Vuole insegnare, dando appunto
libero sfogo alle proprie capacità istintive, modificandolo e correggendolo gradatamente per poi affinarlo via via che
sarà stato acquisito. Lavorando in modo deciso per trasformare una fase istintiva e intuitiva in una fase consapevole.
Lavoreremo su imitazione, prova/errore, comprensione.
La soluzione migliore su quale metodo adottare puo essere quella di costruire prima il movimento analitico per poi
procedere ad affinarlo in modo globale. Di fondamentale importanza in ambedue i metodi è la programmazione che
dovrà tenere in considerazione:
- Definizione degli obiettivi
- Analisi della situazione di partenza
- Scelta del metodo
- Scelta dei tempi
- Verifica dei risultati
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LE PISCINE
Come le caratteristiche degli impianti possono influenzare la metodica di insegnamento e l’organizzazione di corsi, ci
sono dei fattori ambientali fondamentali quali il numero delle vasche, le dimensioni e la profondità della vasca.
Una volta aver individuato il tipo di struttura si può procedere all’organizzazione del corso di nuoto seguendo alcuni
criteri e soprattutto con una flessibilità organizzativa:
• Capacità individuali
• Età
• Necessità delle famiglie
• Gestione della vasca
La suddivisione dei gruppi di lavoro avviene in base a diversi livelli:
• 5 livelli di principianti
• 3 livelli di acquaticità
• 5 livelli di perfezionamento
• 2 livelli di preagonismo
• Agonisti
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APPROFONDIMENTI SULLA BIOMECCANICA DEL NUOTO
LA TECNICA -> è un fondamentale, l’insieme delle strategie motorie messe in atto durante il movimento ovvero un
insieme codificato di gestualità proprie di ogni stile.
LO STILE -> è un interpretazione che ognuno fa della tecnica, insieme degli adattamenti dell’individuo al mezzo ed
agli stimoli, dipende da caratteristiche morfologiche (longilineo-brevilineo e conformazioni fisiche).
LA VELOCITÀ NEL NUOTO -> l’obiettivo fondamentale del nuotatore è quello di coprire la distanza di gara nel minor
tempo possibile, cioè sviluppare la massima velocità media per quella distanza
V = potenza sviluppata/costo energetico
COSTO ENERGETICO -> nel nuoto può essere espresso in kJ per metro (kJ/m), esso è relativamente
I nuotatori dotati di migliore tecnica hanno un costo energetico più basso
Esso dipende da:
• DRAG -> un corpo che si muove attraverso l’acqua subisce l’azione della forza frenante definita resistenza o drag
ed esso è il primo fattore da cui dipende il costo energetico.
D=Kv2
Può essere PASSIVO: che esprime la resistenza che il nuotatore, in posizione idrodinamica e completamente fermo,
incontra nell’avanzamento seguente al tutto e alla virata.
ATTIVO: esprime la resistenza che il corpo del nuotatore offre in acqua mentre nuota
• EFFICIENZA PROPULSIVA -> rapporto tra il lavoro sviluppato per vincere la resistenza dell’acqua in avanzamento
ed il lavoro totale (somma di quello per vincere la resistenza e quello sprecato per spostare acqua). Più la mia
bracciata sarà efficace e meno dispendio di energie avrò da dedicare all’avanzamento.
Significa che sono la metà, circa, del lavoro esterno effettuato
• POTENZA METABOLICA/VELOCITÀ -> analizzando un triatleta di élite, con valori di Vo” pari a 4,2 l/min possiamo
fare un confronto del costo energetico in base al tipo d sport
TIPOLOGIA DI GARA
- Le gare di nuoto differiscono in base alla distanze coperta e allo stile di nuoto utilizzato.
- le distanze in piscina variano dai 50 ai 1500 metri, mentre il nuoto di fondo comprende tutte le manifestazioni
natatorie che si svolgono in acque libere e comprendono le distanze dai 5 ai 25 km.
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