FILOSOFIA CINESE
A partire dalla fine del XIX secolo i cinesi adottano, mutuandolo dal giapponese, il termine zuexué per
tradurre il concetto occidentale di filosofia. Prima il termine xué era utilizzato in riferimento a una dottrina
specifica. La distinzione tra filosofia e religione risulta estranea alla Cina tradizionale. Dire questo non
significa sottovalutare l’importanza perché farlo significherebbe privarsi di uno strumento di conoscenza
che permette di cogliere il momento della separazione tra taoismo e confucianesimo (le due principali
tradizioni autoctone della Cina). La rottura si ha tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C. . - Il periodo storico che
precede lo sviluppo delle scuole filosofiche tra l’XIII e il III secolo a.C. (cultura arcaica) è un deposito di
concetti tradizionali diversamente applicati nel corso del pensiero cinese. Esso è andato formandosi lungo
un periodo storico che vede il succedersi di 3 grandi dinastie: Xia, Shang, Zhou. Riguardo il periodo Shang,
le testimonianze archeologiche evidenziano che la divinazione è la concezione della ritualità che afferma la
possibilità di una comunicazione fra il mondo umano e quella celeste, fra il re e il Sovrano dell’Alto. Si
conservano i primi esempi di scrittura e s’intravedono le radici del rapporto tra scrittura e rito.
I più antichi documenti del pensiero cinese sono Shujing, Libro della Storia; Shijing, Libro delle Odi; Yijing*,
Libro delle Mutazioni; Lijing, Libro dei Riti; Yuejing, Libro della Musica. Queste opere, autentiche più nel
contenuto che nella forma, contengono testimonianze storiche che coprono un arco di 1.700 anni - dal
regno del mitico Huangdi (c. 2500 a.C.) al periodo dei Regni combattenti (480-222 a.C.). Esse costituirono
l'eredità di pensiero della quale fruirono le Scuole filosofiche sorte a partire dal sec. VI a.C. Al sorgere delle
cosiddette "Cento Scuole" non furono estranee le condizioni politiche e sociali del tempo. Le Scuole, infatti,
ne riflettono e ne interpretano le contraddizioni e le speranze, con l'intenzione di offrire una risposta
efficace.
Lo Yijing, o Libro delle Mutazioni, risale nella sua parte più antica (il cosiddetto Testo) alla fine della dinastia
Yin (o Shang) ed agli inizi della dinastia Zhou, fu risparmiato dal rogo dei libri nel 213 a.C. in quanto
massimo testo sapienziale e divinatorio. Non sappiamo l’autore del libro e nemmeno chi ha
successivamente formato l’opera completa dunque probabilmente è un opera redatta da più persone. Il
classico dei Mutamenti dunque è l’esempio di come la natura ci insegna che tutto è ciclico e tutto è
soggetto a perenne mutevolezza. È una costanza imprescindibile dell’essere.
CONFUCIANESIMO
Confucianesimo: dottrina etico-morale che contempla una particolare concezione del mondo e dei rapporti
sociali.
Interdipendenza tra CIELO-NATURA-SOCIETA’ UMANA: nel pensiero cinese non vi è una netta distinzione
tra soggetto pensante (uomo) e oggetto pensato ( natura): se la società ( e quindi la natura) è in armonia,
allora il cielo darà la sua approvazione. Il cielo è regolatore dell’operato degli uomini. Se l’uomo agisce
correttamente la natura darà segnali di questa correttezza. Se l’uomo agisce con malvagità la natura che
regola l’armonia manderà dei segnali sulla terra. i ruoli sociali hanno molta importanza in quanto se sono
giusti, ognuno starà al suo posto, darà il massimo di se stesso, e di conseguenza tutti ne potranno
beneficiare. Il fine ultimo è quello di diventare il saggio: il saggio confuciano trova la sua massima
espressione nel compimento del proprio elevato dovere sociale.
Identifichiamo dunque nell’ottica confuciana delle virtù:
1.
2.
3.
4.
5.
Ren sento dell’umanità
Li spirito rituale
Yi senso di ciò che è giusto
Shu reciprocità
Zhong lealtà
il microcosmo è la famiglia, è dentro la famiglia che si sviluppano le relazioni e dunque il rispetto della
famiglia, il macrocosmo è lo Stato.
Una volta che il singolo ha sperimentato dentro la famiglia questo senso di rispetto, sarà in grado di
manifestarlo e usarlo anche all’interno dello stato. Stato estensione della famiglia, se non si sviluppa
nella famiglia non si può sviluppare fuori. Uno dei valori del pensiero confuciano è l’amicizia
La società confuciana si basa su 5 rapporti fondamentali
Nell’ottica confuciana bisogna rispettare questi 5 rapporti.
Le 5 relazioni ( 5 rapporti di diritti/doveri fondamentali per l’essere umano e la società)
1. Padre-figlio ( virtù della pietà filiale)
2. Fratello maggiore- fratello minore (rispetto per i superiori)
3. Principe- suddito ( virtù della giustizia)
4. Marito- moglie (virtù della distinzione) ruolo sociale nella famiglia
5. Amico- amico ( virtù della fedeltà)
La prima aveva capo Mencio> secondo mencio vi è una innata bontà della natura umana, ma
corruttibile dalla volontà distruttiva dell’individuo e dal contatto con un ambiente malvagio, e doveva
essere preservata con una corretta educazione morale.
Mencio è uno dei primi sostenitori del diritto di sovranità popolare, elaborò infatti un meccanismo di
revoca del potere politico in base al quale il Cielo conferiva e revocava il potere al sovrano,
manifestando la propria volontà tramite la volontà del popolo. Senza modificare i fondamenti
dell'insegnamento del Maestro, pone l'accento sui suoi aspetti pratici, adattandolo alle effettive
esigenze della realtà sociale e politica. Prende così forma un pensiero politico con accenti democratici,
che assegna al popolo il primo posto. Mencio riconosce in ogni individuo i “ duan” i “germogli” di bontà.
I 4 germogli sono:
1. ren
2. yi
3. li
4. zhi sapienza/ conoscenza elevato senso del giusto e dell’ingiusto
Xunzi > versione più cinica la natura umana è malvagia, ma questa natura malvagia può essere corretta
mediante l’educazione morale: studio apprendimento, rispetto delle regole, sviluppa e aiuta a
purificare la cattiveria umana. Egli credeva che i desideri dovessero essere incanalati…… Con
l’educazione e la cultura ( studio dei classici e conformità ai riti). L’uomo può diventare membro della
società, inserendosi in una gerarchia rigidamente organizzata sul fondamento del rispetto delle norme.
Conoscenza: consapevolezza dei limiti della natura umana.
Desideri: vanno incanalati e/o repressi. L’uomo deve arginare i propri impulsi immortali e trasformare
la propria natura viziosa e parziale. I riti fungono esattamente da strumento di moderazione.
La Scuola mohista prende nome da Mozi (479-381 a.C.), il filosofo che più si oppose alle teorie
confuciane e che godette al suo tempo di un prestigio non inferiore a quello di Confucio. Il principio
filosofico che più ne caratterizzò il pensiero è quello che interpreta le nozioni di ren (il rapporto
ontologico con il prossimo) e di yi (radicale 123/8) - la rettitudine come un comandamento all'amore
universale. Predicò pertanto un amore senza discriminazioni e un agire il cui metro doveva essere
soltanto il beneficio che ne avrebbe ricevuto la nazione.
La Scuola dei Nomi. Provenienti in gran parte dalla categoria dei giuristi, i rappresentanti della Scuola si
rivolsero al problema della concordanza tra realtà e linguaggio e tra linguaggio e pensiero. Essi furono
anzitutto " disputanti" (bianzhe), amanti delle sottigliezze dialettiche e dei paradossi ed abili nel "far
apparire giusto l'ingiusto". Il gusto per i ragionamenti capziosi ed il fatto che esercitassero la
professione di consiglieri e maestri di sapienza esigendo sempre un compenso, li avvicinano ai sofisti
greci. 'opera di Hui Shi è purtroppo perduta: essa ci è nota soltanto attraverso la brevissima esposizione
fattane nel Zhuangzi XXXIII, 7, e poche altre citazioni. Una seconda corrente, il cui esponente fu
Gongsun Long (284-259 a.C.), distinse tra l'idea della cosa e la cosa stessa che è oggetto di esperienza.
SCUOLA DEI PARADOSSI IL CAVALLO BIANCO NON è UN CAVALLO
La Scuola taoista o del Daode ha il suo fondatore in Laozi. I testi del Daodejing e del Zhuangzi
costituiscono la più alta espressione del pensiero speculativo cinese. La ricchezza e la densità
concettuale della terminologia, il linguaggio ellittico e vigoroso di Laozi e quello fecondo e immaginoso
di Zhuangzi, sono rimasti ineguagliati. Dao è il nome convenzionale dato alla realtà unica e perfetta,
occulta e immutabile, immateriale e silente, che era prima che il cielo e la terra venissero in esistenza.
Dao, infatti, è nei due momenti alterni di espansione e di rientro: il primo coincide con la sua
manifestazione attraverso le cose, il secondo con il suo totale occultamento quando rientra in se stesso
o nel "nulla". Di fatto, nulla è fuori del dao e nulla è privo di dao. La sua onnipresenza non è costrittiva
ed è prontamente accettata da tutte le cose poiché essa equivale alla presenza della vita. Dal punto di
vista formale, dao è l'infinito o il non determinato. Il suo non determinarsi è ciò che lo distingue dagli
enti da esso prodotti e che ci spiega anche perché la sua attività non si risolva con la produzione del suo
nome. Ma dalla non-determinazione derivano altresì la sua onnipresenza e la sua imparzialità. L'attività
del dao è infatti caratterizzata da non-azione - wuwei - ossia dalla assenza di volizione, di intenzionalità.
Mentre restiamo consapevoli dell'impossibilità di definire compiutamente il dao, possiamo allora
distinguerne due valori formali: quello del dao senza nome, in quanto realtà assoluta e occulta che
precede il cielo e la terra, e quello del dao in espansione al quale diamo un nome, chiamandolo
"madre" o "antenato" di tutte le cose. Il modo operativo di dao equivale, concretamente, alla sua
estrinsecazione in due forze elementari: l'una, Yin, che costituisce la componente femminile, ricettiva,
fredda, oscura, lunare e il cui domicilio è il cielo; l'altra, Yang, è la componente maschile, calda, solare,
che opera come principio di individuazione e il cui domicilio è la terra. Le due forze hanno pari dignità e
sono ambedue necessarie poiché soltanto la loro azione congiunta produce armonia e quella forza
vitale, qi, che pervade l'universo. Dalla trasformazione dello Yang e dalla sua unione con lo Yin si
producono i Cinque Agenti: acqua, fuoco, legno, metallo e terra.