Btnet - Guida al sistema di cablaggio strutturato Edizione Italiana ® BN02G R Indice 3 12 15 Introduzione alle reti Il cablaggio strutturato Principi di trasmissione dati Architettura delle principali reti 22 23 28 30 32 33 36 41 46 Progettazione cablaggio strutturato Regole e suggerimenti La norma EN50173 I componenti del cablaggio strutturato Le classificazioni delle applicazioni dei link Connessione hardware per cablaggio di 100Ω e120Ω Cablaggio orizzontale Impianto telefonico Le dorsali Quadri e armadi 48 49 51 54 55 58 60 63 65 66 67 70 71 Installazione cablaggio strutturato Guida all’installazione Cenni sugli standard, categorie e classi Infrastruttura di supporto Regole di base Consigli per l’installazione dei cavi in rame Metodi e tipi di connessione Pannelli IDC110 Patch panel e connettori RJ45 Prese utenti Armadi Accessori Configurazioni particolari Fibra ottica 76 78 79 80 81 82 83 84 85 86 Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet Generalità Lo standard 10BASE5 Lo standard 10BASE2 e commenti L’estensione delle reti Impiego F.O. e regole di configurazione Il cablaggio strutturato e lo standard 10BASET Lo standard 10BASEFL Hubs e collegamenti Bridge e Switch Evoluzione di Ethernet 87 90 Glossario Glossario italiano/inglese Glossario inglese/italiano BTicino s.p.a. - 3/2002 La nostra società si riserva il diritto di variare, in qualsiasi momento le caratteristiche tecniche dei prodotti illustrati nel presente fascicolo. 1 2 R Il cablaggio strutturato Introduzione Informatica e Telecomunicazioni offrono infinite opportunità a coloro che ne fanno uso appropriato, ma costituiscono un mondo ancora poco conosciuto. Inoltre il contesto tecnologico ha subito una accelerazione notevole negli ultimi anni e ha reso la materia ancora più complessa e articolata. Anche i settori complementari come quello dei sistemi di connessione risentono di questa evoluzione e richie- dono specializzazione e competenza. Per questo agli operatori che si avvicinano ai sistemi di cablaggio non è sufficiente conoscere le tecnologie di connessione e di misura strettamente legate a questa tipologia di prodotto, ma devono spesso disporre di informazioni di base sui sistemi informatici e di telecomunicazioni. Il mondo dell’Informatica e delle Telecomunicazioni L’elaborazione e la trasmissione dell’informazione sono da sempre uno dei temi centrali nello sviluppo delle attività economiche delle imprese. La dimensione raggiunta da queste nel dopoguerra spinge alcuni produttori alla progettazione e alla realizzazione dei primi esempi di macchine per il calcolo automatico. Tali macchine risolvono il problema di elaborare grandi quantità di dati in tempi relativamente brevi, con modesto impiego di risorse umane e soprattuto con un maggiore grado di affidabilità. I calcolatori elettronici conquistano rapidamente un posto importante nell’economia delle imprese la cui vita dipende sempre più dalla capacità di raccogliere, elaborare, memorizzare ed impiegare informazioni. L’Information Technology conosce l’inizio di una inarrestabile ascesa che ha portato oggi questa tecnologia al centro dell’economia e dei modelli di sviluppo organizzativo delle imprese. Su binari paralleli si sviluppa anche il settore delle telecomunicazioni, rivolto inizialmente alla telefonia fissa, alla radiofonia e negli ultimi decenni alla trasmissione televisiva. I sistemi per le telecomunicazioni sono solo apparentemente distanti dal mondo dell’Informatica. Entrambi trattano infatti informazioni la cui tipologia è sostanzialmente analoga e diverge solo nella rappresentazione impiegata per il suo trattamento. Negli ultimi anni del secolo si assiste ad una rapida convergenza dei due mondi che vengono ora comunemente indicati come Information e Communication Technology (ICT). Nel mondo dell’informatica fioriscono attività volte alla definizione di standard di comunicazione che permettano lo scambio di informazioni fra i sistemi, mentre nel mondo delle Telecomunicazioni si sviluppano tecnologie per la digitalizzazione di suoni e immagini. Nel mondo economico nascono i grandi poli delle telecomunicazioni che integrano l’attività di gestori e carrier (realizzazione delle infrastrutture per le telecomunicazioni ed erogazione dei servizi) con quelle di elaborazione e conversione delle informazioni (sistemi di calcolo e prodotti per la trasmissione digitale) offrendo al mercato una gamma di servizi che vanno dalla trasmissione satellitare ad Internet. Esempio di distribuzione in un ufficio I sistemi di connessione Un ruolo significativo in questo importante processo evolutivo è giocato dai sistemi di connessione che costituiscono il substrato imprescindibile su cui la maggior parte delle applicazioni ICT si appoggia. Dai primi esperimenti di telefonia fissa alle più recenti applicazioni di commercio elettronico il sistema di connessione è sempre stato un componente essenziale per garantire la qualità e l’efficienza del servizio. Tale centralità ed importanza non è però stata per molto tempo riconosciuta. 3 La relativa impermeabilità fra i settori coinvolti ha permesso la crescita di sistemi di connessione dedicati alle singole applicazioni e solo in anni più recenti, con l’avvento di reti dati ad alta velocità, il mercato ha iniziato a prestare attenzione ai sistemi di cablaggio, alle loro prestazioni e ai vantaggi che una maggiore uniformità dell’offerta poteva fornire. Introduzione alle reti Il cablaggio strutturato Computer e reti: caratteristiche e architettura Le prime applicazioni commerciali di sistemi di calcolo automatico compaiono negli anni ’50. Si tratta di apparati di grandi dimensioni caratterizzati da una architettura di sistema centralizzata. Le componenti essenziali infatti (CPU - unità di elaborazione, RAM - memoria dinamica, mass storage dischi per la memorizzazione) sono concentrate in un locale (DP Room o locale computer). Al sistema centrale si collegano i dispositivi di ingresso/uscita dati (terminali e stampanti) indicati genericamente col nome di periferiche. E’ essenziale notare come in questi sistemi la potenza di calcolo sia concentrata in un’unica area a cui accedono le periferiche che non hanno capacità di elaborazione autonoma. Le risorse centrali vengono utilizzate in condivisione dagli utenti collegati. Molto spesso in questa fase sono i produttori stessi a definire o addirittura a produrre il sistema di connessione per le unità periferiche. Si tratta generalmente di sistemi definiti “proprietari” in quanto dedicati alla specifica applicazione e non impiegabili per applicazioni differenti. Le velocità di trasmissione sono modeste, mentre le distanze raggiungibili possono essere ragguardevoli. Alcuni anni dopo la comparsa dei primi grandi computer centrali (spesso indicati con il nome di mainframe), vengono posti sul mercato i minicomputer. Sono macchine del tutto simili ai mainframe, ma di dimensioni ridotte. Si tratta ancora quindi di architetture centralizzate, ma il numero di periferiche collegabili, e quindi il numero di utenti servibili, è notevolmente inferiore. Sono macchine destinate alla piccola e media impresa e conoscono in alcuni mercati come quello italiano una rilevante affermazione. Dal punto di vista della connettività le scelte si orientano ancora verso soluzioni proprietarie (IBM AS400 con connessione Twinax), ma si nota anche il tentativo di alcuni produttori di utilizzare degli standard di comunicazione già noti sul mercato (Digital e Hewlett Packard utilizzano RS232). In tempi più recenti compaiono i Personal Computer che portano ad una sostanziale modifica delle architetture informatiche delle imprese. I Personal Computer infatti, contrariamente ai terminali, sono macchine complete, dotate di capacità di calcolo autonoma, nonché di sistemi di memorizzazione e di ingresso/uscita dati. Il sistema informativo aziendale si muove verso una architettura informatica distribuita, in cui la potenza di calcolo del sistema è ora suddivisa su un numero maggiore di macchine, eventualmente collegate fra di loro. Questi sistemi forniscono alcuni significativi vantaggi dal punto di vista della manutenibilità e della gestione del parco informatico aziendale, senza nulla togliere al livello prestazionale. I PC si basano inoltre su una componentistica fortemente standardizzata e questo aspetto ne ha favorito la diffusione e, in tempi più recenti, il collegamento in rete. I sistemi telematici Anche i sistemi per la tramissione delle informazioni si appoggiano ad un sistema di connessione. Il sistema telefonico, ad esempio, utilizza da sempre cavi denominati doppini per collegare gli apparati telefonici alle centrali. I segnali sono in questo caso di tipo analogico. Anche gli apparati fax sono impiegati per trasferire informazioni. Queste sono ottenute dalla digitalizzazione della pagine inserite nello scanner del fax e vengono trasferite su linee di tipo telefonico. Oltre ai sistemi tradizionali, ormai largamente impiegati, esistono ulteriori sistemi per la trasmissione delle informazioni quali la video conferenza ed altri ancora. Ma il denominatore comune di questi sistemi è la necessità di utilizzare un sistema di connessione fisico genericamente indicato con il nome di cablaggio. Solo in apparenza i sistemi di cablaggio per l’informatica e le telecomunicazioni sono differenti. In effetti entrambe le tecnologie utilizzano le informazioni in una rappresentazione elettrica (segnali in tensione e corrente) e quindi l’ipotesi di uniformare il sistema di cablaggio risiede in realtà in una sostanziale compatibilità che è alla base delle più moderne applicazioni integrate. 4 R Il cablaggio strutturato Le nuove tecnologie: “voice over IP” L’avvento e la diffusione delle reti e della trasmissione digitale ha aperto una pagina molto interessante per le telecomunicazioni. Fino a tempi molto recenti infatti il sistema per la trasmissione vocale si basava su reti dette a “commutazione di circuito”. In altre parole l’utente che sollevava il ricevitore e componeva un numero telefonico richiedeva in effetti ad un gestore la disponibilità di una linea che permettesse la trasmissione della propria voce opportunamente convertita in segnali elettrici di tipo analogico. Tale linea rimaneva a disposizione dell’utente per tutta la durata della chiamata. All’utente era ovviamente richiesto un compenso legato al tempo della telefonata e alla lunghezza della tratta impegnata. Diversa è invece la modalità di utilizzo di una rete dati tipo Internet. Internet è infatti una rete digitale a “commutazione di pacchetto”. Questa dizione significa che i pacchetti dati (parti del messaggio che l’utente intende trasferire) vengono immessi in una rete costituita da innumerevoli nodi e tratte. Un complicato sistema di gestione, condiviso da numerosissimi operatori, provvede alla consegna a destinazione dei pacchetti inviati. Tuttavia i percorsi sono regolati da sistemi che tengono conto del traffico e di altre variabili e possono essere di volta in volta diversi. Il costo a carico dell’utente però sarà solo quello della linea che lo collega al Provider, cioé al gestore che consente all’utente di collegarsi alla rete Internet. Avendo cura di scegliere il Provider entro l’ambito urbano, il costo per l’utilizzo di Internet è relativamente basso. La moderna tecnologia ha messo a punto sistemi che consentono il trasferimento di segnali vocali su reti dati. In altre parole la voce può essere digitalizzata e i pacchetti digitali che ne derivano opportunamente compressi al punto da divenire trasportabili anche su una rete relativamente lenta come Internet. Questa tecnologia, denominata “voice over IP” permette quindi di trasferire segnali vocali a qualunque distanza al costo di una chiamata urbana. Naturalmente questa possibilità incontra oggi alcuni limiti legati essenzialmente alla attuale insufficiente capacità delle reti digitali tipo Internet. Inoltre tali reti, proprio a causa della loro struttura, non sono in grado di fornire un livello di servizio garantito. In altre parole non si può essere certi che i pacchetti vocali vengano portati a destinazione entro un tempo limite. La tecnologia “voice over IP” e altre applicazioni similari ci indicano tuttavia che nei prossimi anni si assisterà ad una crescita formidabile delle reti digitali e di tutti i servizi che ad esse si appoggiano. Per contro, anche le infrastrutture di rete subiranno questo effetto di trascinamento e fra le componenti essenziali di tali infrastrutture ci sono proprio i sistemi di connessione. L’evoluzione della connettività per i sistemi informativi e telematici Abbiamo visto come il mondo dell’informatica e delle telecomunicazioni abbiano liberamente definito i mezzi per mettere in comunicazione le varie parti dei loro sistemi. Questo disordinato progresso ha però portato nelle imprese connettività diverse e generalmente incompatibili tra di loro, creando non poche difficoltà a chi aveva il compito di mantenerne l’efficienza. Alla relativa scarsa standardizzazione dei sistemi di connessione si univa inoltre la legislazione fortemente restrittiva nei confronti della realizzazione di impianti destinati all’uso telefonico. Fino a tempi relativamente recenti, quindi, i sistemi di connessione sono stati più sovente fonte di inefficienza più che un reale contributo alla crescita dei servizi aziendali. Gli utenti hanno spesso dovuto far ricorso ad enti diversi per la messa in opera dei sistemi di elaborazione e trasmissione dell’informazione, subendo poi le conseguenze di soluzioni non razionali e della necessità di affidare manutenzioni, ampliamenti e riparazioni alla stessa moltitudine di operatori . Per contro, l’importanza dei sistemi informatici si incrementa costantemente e sempre di più le aziende legano la propria capacità operativa alle informazioni elaborate e scambiate dai sistemi. La domanda di connessioni sicure e performanti cresce di pari passo e l’attenzione si sposta anche verso quelle parti del meccanismo elaborativo che per molto tempo erano state considerate poco più che accessorie. 5 Introduzione alle reti Il cablaggio strutturato Gli aspetti legislativi e la caduta dei monopoli La situazione cambia in modo sostanziale con l’avvento della “deregulation” che consente ad aziende non in possesso di licenza per l’esercizio della telefonia fissa di realizzare impianti telefonici e telematici interni. La liberalizzazione apre spazi nuovi di mercato per gli operatori che possono realizzare impianti dati e voce in maniera autonoma potendo scegliere fra una nutrita serie di prodotti e marchi che nel frattempo si propongono sul mercato. La deregulation ha luogo dapprima negli Stati Uniti a metà degli anni ottanta e solo recentemente in Europa e nel nostro paese. Questo ritardo ha permesso ai produttori americani di sistemi di cablaggio di sviluppare offerte particolarmente ricche e tecnicamente evolute e di occupare quasi totalmente questo segmento di mercato. I produttori europei si sono accorti con ritardo della opportunità creatasi e raramente sono riusciti a pervenire a quote di mercato significative. I freni imposti dalla legislazione e le diversità fra paese e paese hanno favorito uno sviluppo non omogeneo della cultura del cablaggio strutturato. Il mercato europeo è inoltre caratterizzato da culture notevolmente diverse che incidono sulla scelte di mercato. Mentre negli Stati Uniti prevalgono le soluzioni basate su materiali non schermati, in Europa si assiste ad una spaccatura tendenziale: i paesi mediterranei optano in prevalenza per la soluzione non schermata, mentre i paesi di lingua tedesca prediligono i sistemi schermati. La nascita dei sistemi di cablaggio strutturato I sistemi di cablaggio strutturato nascono con il duplice scopo di unificare i sistemi di connessione aziendali e di fornire una maggiore gestibilità degli impianti. Sono normalmente costituiti da un elevato numero di componenti e richiedono una accurata installazione per poter garantire prestazioni adeguate. Non va infatti dimenticato che, in ultima analisi, il problema da risolvere è quello di fornire un mezzo fisico di trasporto per segnali generati da un elaboratore. E’ quindi l’applicazione informatica che determina il livello di prestazione richiesto al sistema di connessione e, volendo spingere il ragionamento verso un futuro non ancora ben delineato, saranno probabilmente i servizi disponibili per l’utenza a determinare le prestazioni richieste al sistema telematico nel suo complesso. In altre parole possiamo ritenere che il mercato dei sistemi di cablaggio e delle reti evolverà in sintonia con le necessità imposte dagli applicativi (Internet, Ecommerce, entertainment, multimedialità, ecc…). I sistemi di cablaggio strutturato e le loro valenze La presenza di più sistemi per la trasmissione dell’informazione, spesso connessi da sistemi di cablaggio differenti, ha creato non pochi problemi agli utilizzatori: ● difficoltà di gestione; ● costi di modifica/ampliamento molto elevati; ● sovraffollamento delle canalizzazioni. Inoltre numerosi studi hanno evidenziato l’importanza fondamentale che il cablaggio riveste nella trasmissione dei dati. E’ stato dimostrato come in maggioranza i problemi riscontrati nei processi di comunicazione siano in effetti imputabili alle cattive prestazioni del sistema di cablaggio. La contemporanea valutazione dei costi associati ai fermo macchina ha spinto molti utenti a porre maggiore attenzione al modo in cui le varie apparecchiature venivano collegate e a considerare il sistema di cablaggio come una parte integrante (e fondamentale) dell’infrastruttura di rete. Al sistema di cablaggio strutturato si chiede di rispondere alle non poche esigenze manifestate dal mercato ● flessibilità - possibilità di connettere su una piattaforma comune applicazioni diverse, normalmente utilizzate con cablaggi specifici o proprietari; ● affidabilità - capacità di garantire ottimali prestazioni e facili interventi per la soluzione dei guasti; ● gestibilità - possibilità di effettuare riconfigurazioni, modifiche e ampliamenti in modo semplice e rapido; ● economicità - ritorno e protezione dell’investimento sicuri. Le proposte che le aziende costruttrici hanno saputo portare soddisfano le attese e negli anni ’90 il sistema di cablaggio strutturato è entrato a buon diritto a far parte delle infrastrutture di edificio al pari dell’impianto elettrico o di quello per la sicurezza e sorveglianza. Aspetti normativi Quando nel 1985 negli Stati Uniti venne votata la deregulation apparve immediatamente chiaro che occorrevano delle norme che delineassero le caratteristiche di un cablaggio strutturato e guidassero produttori, progettisti e installatori verso la messa in opera di prodotti che rispondessero in maniera adeguata alle esigenze. Nel 1991 L’EIA (Electronics Industry Association) e la sua consociata TIA (Telecommunication Industry Association) misero a punto uno standard denominato EIA/TIA568 che rimane il primo e più autorevole organo in materia di standard di cablaggio. A questa norma, che si riferisce principalmente ai componenti di cablaggio, si affiancano la 569A, relati- va all’installazione, e la 606 che prende in esame le infrastrutture. L’evoluzione tecnologica ha imposto numerose revisioni che hanno portato alla versione attuale denominata 568A. Nel contempo anche due altri organismi, ISO e CENELEC, si sono interessati ai sistemi di cablaggio proponendo la ISO/IEC 11801 e la CENELEC 50173. Entrambe le norme hanno ripreso almeno in parte quanto già affermato dalle EIA/TIA introducendo però alcune particolarità. EIA/TIA 568 rappresenta comunque il documento di riferimento per tutti coloro che vogliono avvicinare il mondo del cablaggio strutturato. 6 R Il cablaggio strutturato I sottosistemi Il primo passo comune a tutti gli enti che hanno di un sistema lavorato per la definizione degli standard dei sistemi di cablaggio strutturato è stato quello di suddividere il di cablaggio sistema in componenti base (o sottosistemi). La suddivisione rispetta la possibilità di includere i casi più complessi. Nella realtà molti sistemi di cablaggio non comprendono tutti e sei i sottosistemi base, ma solo alcuni di questi. A – Area di Ingresso E’ lo spazio nell’edificio dove avviene la connessione fra la parte di cablaggio esterna all’edificio e quella interna (normalmente la dorsale). B – Sala macchine E’ normalmente un locale dove vengono concentrati gli apparecchi di rete principali e che funge per il cablaggio da punto di amministrazione principale. In altre parole il locale dove convergono le terminazioni dei vari rami del cablaggio. Le specifiche relative alla sala macchine sono contenute nella norma denominata EIA/TIA 569A. (D) - armadio di piano C - Dorsale di edificio Fornisce il collegamento fra gli armadi di piano (armadi telecomunicazione), sala macchine e area di ingresso. Comprende i cavi montanti, i punti di permutazione primario e secondari e cavi tra Sala Macchine e Area di Ingresso nell’edificio. D - Armadio di piano L’armadio di piano è l’area dell’edificio dove vengono alloggiati le terminazioni e le permutazioni della dorsale e del cablaggio orizzontale. E - Cablaggio orizzontale Si estende dal punto presa utente all’armadio di piano. Include il cavo orizzontale, la presa telematica, la terminazione dei cavi e l’interconnessione o permuta. F - Area di lavoro Comprende gli elementi che si trovano fra la presa utente e l’apparecchiatura terminale. Ne fanno quindi parte il terminale dati (terminale PC, stampante, ...), il cavetto di collegamento ed eventuali adattatori. (F) - area di lavoro (C) - dorsale di edificio (E) - cablaggio orizzontale (B) - sala macchine (A) - linea esterna di ingresso 7 Introduzione alle reti Il cablaggio strutturato I componenti principali del sistema di cablaggio (descrizione funzionale) La scomposizione in sottosistemi contribuisce ad identificare i componenti essenziali di un sistema di cablaggio. Nonostante la numerosità dei componenti offerti, un sistema di cablaggio strutturato si basa su poche parti essenziali a cui si aggiungono accessori e completamenti che molto spesso hanno la sola funzione di facilitare o razionalizzare un impianto. La presa telematica E’ normalmente costituita da due connettori RJ45, una per il collegamento dati e una per il collegamento telefonico, anche se sono frequenti i casi di postazioni che prevedono più connessioni. E’ invece da sconsigliare l’impiego di connettori diversi dall’RJ45 (es. RJ11 e RJ12 di tipo telefonico) in quanto costituiscono un vincolo circa il futuro utilizzo della presa. Infatti le applicazioni informatiche utilizzano pin diversi e, in alcuni casi, sfruttano integralmente le quattro coppie. L’aver impiegato connettori telefonici limita la possibilità di destinare una parte dell’impianto ad applicazioni dati. Le norme ammettono anche l’uso della fibra ottica, ma i costi della distribuzione orizzontale in questa tecnologia sono tali da non suggerirne l’utilizzo se non in casi particolari. Il cavo E’ un cavo a quattro coppie disposte all’interno della guaine con una particolare geometria. Le alte frequenze dei segnali dati richiedono di minimizzare i fenomeni di diafonia (passaggio di segnale non voluto fra coppie contigue) e la raccolta di rumore elettromagnetico dall’ambiente. Tale effetto si ottiene intrecciando i conduttori fra di loro formando così le quattro coppie identificate da colori che rispettano un codice universale (Arancio-Bianco/Arancio, VerdeBianco/Verde, Blue-Bianco/Blue, Marrone-Bianco/ Marrone). Le coppie sono a loro volta intrecciate all’interno della guaina. La posa del cavo deve essere effettuata tenendo presente che la geometria interna deve essere il più possibile preservata al fine di mantenere le caratteristiche prestazionali del cavo. Esistono due versioni fondamentali denominate UTP Unshielded Twisted Pair (cavo non schermato) e FTP - Foiled Twisted Pair (cavo schermato a foglio) disponibili nella versione con guaina in PVC e LS0H - Low Smoke Zero Halogen, caratterizzata dall’assenza di sostanze alogene nella guaina. armadio di piano con pannelli e cavi di permutazione In caso di incendio questa seconda versione non libera sostanze tossiche. I pannelli di permutazione (patch panel) Sono il punto di arrivo del cavo orizzontale proveniente dalle postazioni di lavoro. I pannelli vengono normalmente alloggiati in appositi armadi, ma in alcuni paesi è diffusa la tecnica di montaggio direttamente a parete. Questa seconda soluzione prevede normalmente la disponibilità di un apposito locale, al fine di proteggere adeguatamente il sistema da agenti esterni ed eventuali manomissioni. I cordoni di permutazione (patch cord) Sono costituiti da un tratto di cavo simile a quello impiegato nel cablaggio orizzontale e da due plug tipo RJ. La loro funzione è quella di mettere in collegamento, tramite i pannelli di permutazione, le postazioni di lavoro con le porte degli apparati informatici (hubs, MAU,…). Il loro spostamento (permutazione) consente l’attribuzione del servizio di rete ai vari utenti. L’armadio di piano Ha funzione di contenimento e di protezione per l’impianto telematico. Pur non dovendo prevedere particolari qualifiche (IPxx), le qualità dell’armadio sono significative, soprattutto nella fase di installazione. Una corretta ingegnerizzazione di questo componente consente infatti un notevole risparmio di tempo nella fase di installazione. Accessori All’interno dell’armadio trovano spesso posto accessori utili per migliorare le caratteristiche del sistema (pannelli passacavo per guidare il percorso delle patch cord, targhette identificative, ecc,…). Attivazioni Con questa dizione si intendono normalmente ulteriori componenti utilizzati per adattare applicazioni informatiche che per ragioni diverse, propongono connettività non direttamente compatibili con il sistema di cablaggio strutturato. E’ il caso dei sistemi AS400 che richiedono particolari dispositivi, denominati Balun, che consentono di realizzare l’adattamento di impedenza fra cavi di tipo coassiale e cavi tipo UTP. postazione di lavoro cavo di collegamento energia dati telefonia 8 presa telematica R Il cablaggio strutturato Le prestazioni Ai sistemi di cablaggio strutturato è richiesto di garantire il corretto funzionameto della applicazioni telematiche che ad essi si devono appoggiare. Il segnale vocale (fonia) non presenta normalmente particolari problemi date le sue caratteristiche elettriche. Si possono percorrere distanze notevoli su rame senza incorrere in problemi legati all’attenuazione o ad altri fenomeni di disturbo che possono provocare errori di trasmissione. Le applicazioni informatiche presentano invece caratteristiche molto diverse che vanno dalla trasmissione seriale valutabile in poche migliaia di bit al secondo (kbps) alla trasmissione in rete (es. Ethernet) dove si parla di Mbps (milioni di bit al secondo) o addirittura di Gbps (miliardi di bit al secondo). E’ ovvio che le implicazioni di questa tipologia di trasmissione sono totalmente diverse e, analogamente, sono diverse anche le prestazioni che si richiedono ai sistemi di connessione che devono garantire la corretta trasmissione a distanza di tali segnali. I costruttori hanno da sempre valutato la necessità di garantire i livelli di prestazioni adeguati e riconosciuto organismi neutrali quali arbitri delegati alla definizione della prestazioni dei sistemi di cablaggio e alla misura e dei parametri limite che ne qualificano il livello prestazionale. Hanno così origine la “categorie” o “classi” basate su univoche definizioni del processo di misura e dei rispettivi parametri. Gli enti normatori, operando indipendentemente, sono giunti a conclusioni analoghe e confrontabili, anche se nomenclatura e valori limite in alcuni casi si discostano in maniera non determinante. EIA/TIA qualifica il sistema di cablaggio in “categorie” (dalla 3 alla 5 Enhanced) mentre CENELEC suddivide i livelli di prestazioni in classi (C, D). Pur nella diversità delle eccezioni, categorie e classi sono in effetti assimilabili l’una all’altra e sono definite in modo analogo. Pertanto qualificare un sistema di cablaggio in Cat. 5 secondo EIA/TIA corrisponde, a meno di differenze non significative, a qualificare il medesimo sistema in classe D secondo CENELEC. La qualifica del sistema si ottiene effettuando le misure richieste con un apposito strumento certificatore. Tale strumento è in grado di selezionare automaticamente, in base alla norma di riferimento scelta, i parametri che devono essere misurati e i valori limite per l’ottenimento della qualifica. In effetti il processo di misura presenta alcune difficoltà, principalmente legate alla necessità di risalire ad un errore di installazione partendo dalla misura di uno (o più) parametri che non superano i valori minimi richiesti per la qualifica del sistema di cablaggio. Va segnalato che non esiste obbligo alcuno circa la qualifica del sistema di cablaggio. Le norme di riferimento offrono confronti di tipo prestazionale, ma non sono norma di legge e la mancata applicazione non implica alcuna conseguenza negativa se non il possibile malfunzionamento del sistema. Pertanto il collaudo o qualifica rimane comunque una procedura fortemente consigliabile anche in considerazione del fatto che le applicazioni informatiche che si appoggiano ai sistemi di cablaggio variano ed evolvono nel tempo verso livelli superiori di prestazione. Un sistema di cablaggio non qualificato in Cat. 5 potrebbe rispondere adeguatamente se impiegato per una rete Ethernet a 10 Mbps, ma creare problemi qualora l’utente incrementasse a 100 Mbps le prestazioni della rete. La rapida evoluzione del mercato dell’elettronica e delle reti influirà nei prossimi anni in modo significativo sulle modalità con cui il cablaggio verrà realizzato e proposto e le richieste di collaudo saranno inevitabili. bit/s FDDI Token Ring ATM (622) Ethernet 1M 100 k 10 k 1k RS232 1975 1980 1985 1990 Anni 9 1995 2000 Categorie di prestazione 10 M ATM (155) CATEGORIA 3 CATEGORIA 4 CATEGORIA 5 CATEGORIA 5E CATEGORIA 6 Velocità di trasmissione 100 M Fibre Channel 1GHz FAST Ethernet Gigabit Ethernet 16 MHz 20MHz 100MHz 100MHz 1G Introduzione alle reti Il cablaggio strutturato Il mercato e le principali tendenze Pur nella loro basilare e apparente semplicità, i sistemi di cablaggio strutturato nascondono un contenuto tecnologico considerevole. Ad essi infatti si richiede di consentire il corretto funzionamento di applicazioni informatiche e telematiche che l’evoluzione tecnologica sta portando verso prestazioni di altissino livello. Inoltre il ciclo di vita media di un sistema di cablaggio è normalmente superiore ai 10 anni. Ciò implica la necessità di prevedere con largo anticipo il processo evolutivo dei sistemi informativi e telematici e saper proporre soluzioni che possono garantire una adeguata protezione dell’investimento. L’infrastruttura di rete diventerà sempre più un fattore differenziante per le aziende e la loro competitività sui mercati anche se una distinzione è doverosa. Possiamo infatti distinguere fra aziende che utilizzano i sistemi informativi a supporto dello svolgimento delle normali attività aziendali (contabilità, produzione,..) e quelle per le quali informatica e telematica sono parte fondamentale del processo di creazione del valore. In questa seconda categoria possiamo elencare Internet Service Provider, Banche e SIM, Carrier e , per alcuni aspetti, il mondo della distribuzione e il suo indotto. Per queste società, dove la gestione e la trasmissione delle informazioni è la parte portante dell’attività, disporre dei mezzi più moderni ed efficaci si traduce nell’incremento del proprio giro d’affari e nel mantenimento o incremento delle posizioni competitive. Nel panorama economico il numero di aziende per le quali è vitale il sistema di trattamento delle informazioni è in aumento. Basterebbe pensare all’E-Commerce per rendersi conto di quale impulso possiamo attenderci per i prossimi anni in tutti quei settori che direttamente e indirettamente hanno a che fare con la telematica. Anche i sistemi di cablaggio sono parte in causa di questo processo fornendo una delle componenti es- Rete WAN (Wide Area Network) 10 senziali e insostituibili dell’apparato di comunicazione. Il mercato italiano offre ad oggi significativi spazi in quanto alcuni processi di informatizzazione sono stati più lenti che in altri paesi. Basterebbe paragonare il numero di personal computer in dotazione alle famiglie o il numero di utenti Internet nel nostro paese con i numeri che si possono rilevare negli Stati Uniti per accorgersi che il percorso evolutivo è appena iniziato. Inoltre anche nelle imprese la percentuale di PC non collegati in rete ci segnala che ancora molto deve essere fatto. A tutto questo si aggiungono i servizi pubblici o quelli ad essi assimilabili per completare un panorama che si presenta del massimo interesse per gli operatori o per coloro che intendono affacciarsi al mondo delle installazioni telematiche. L’ultimo aspetto che vale la pena di osservare è l’allargamento della base degli utenti di rete. Fino ad alcuni anni fa reti e cablaggi erano acquisiti solo da grandi aziende o enti, ma in anni recenti si è assistito ad un aumento della domanda nella fascia dei piccoli e medi impianti, ad indicare che anche imprese di modeste dimensioni hanno iniziato il loro cammino verso il mondo della globalizzazione delle informazioni. L’immediato riflesso di questo fattore sui mercati è stato un incremento della domanda verso canali inusuali per questo tipo di applicazioni. Le aziende specializzate, che hanno dominato il campo nell’ultimo decennio, non hanno generalmente una struttura adeguata per servire un mercato divenuto così capillare e lo stesso canale distributivo non copre con efficacia il territorio. Al contrario il settore del materiale elettrico può corrispondere alle nuove esigenze e potrebbe divenire il canale preferenziale per una buona parte della nuova area di mercato che reti e cablaggi potranno offrire nei prossimi anni. R Principi di trasmissione dati Il sistema binario e la rappresentazione delle informazioni Come è noto i computer e più genericamente le macchine destinate alla elaborazione delle informazioni hanno una struttura logica basata su una rappresentazione elementare delle informazioni. Potendo infatti distinguere solo due stati (presenza o assenza del segnale elettrico), devono necessariamente fare riferimento ad una struttura numerica che operi su questa base. Il sistema di calcolo è denominato “binario”. E’ simile al sistema decimale, ma basato su due sole cifre: 1 e 0. In altre parole, mentre il sistema decimale numera da 1 a 10 e quindi ripete la decina più la numerazione di base, nel sistema binario l’operazione si ripete in base 2. Quindi i dati generati da un computer sono espressi da due stati – “0” e “1” – in una opportuna sequenza. Una trasmissione di dati binari è una sequenza di stati di segnale (treno di impulsi) portati a distanza da un mezzo trasmissivo. Nel caso dei cavi in rame, il segnale binario è tradotto in una sequenza di impulsi elettrici. A questa tipologia di segnali, definiti “digitali”, si contrappongono quelli denominati come “analogici” che hanno invece la caratteristica di variare gradualmente nel tempo. Un tipico esempio di trasmissione di segnali analogici è il telefono tradizionale. Le onde sonore emesse dalle corde vocali vengono trasformate dal microfono in un segnale elettrico corrispondente all’ampiezza del segnale vocale. Il sistema di trasmissione trasporta il segnale così generato al ricevitore che mediante un altoparlante ritrasforma il segnale elettrico in onde sonore interpretabili dall’orecchio. decimale 0 1 2 3 4 5 6 7 1 10 11 100 101 110 111 8 9 10 11… 1001 1010 1011 binario 0 1000 Esempio di conversione da sistema decimale a sistema binario Segnale analogico I cavi in rame e in fibra ottica: principi di tramissione e caratteristiche Segnale digitale La caratteristica fondamentale di un mezzo trasmissivo è quella di opporre la minor resistenza possibile al passaggio di un segnale. Deve inoltre possedere qualità meccaniche tali da poter essere utilizzato in modo semplice. Le moderne tecnologie offrono principalmete cavi in rame ed in fibra ottica nelle più svariate configurazioni. I cavi in rame sono il mezzo largamente più impiegato e solo in tempi recenti la fibra ottica ha conosciuto un relativo successo. 11 Va però osservato che, dati i costi rilevanti dei sistemi ottici, questi vengono spesso impiegati a completamento degli impianti in rame (montante o collegamento di campus). Esistono inoltre tecnologie innovative che utilizzano collegamenti in radio frequenza o ad infrarossi (dette anche wireless), ma la loro presenza sul mercato è per ora trascurabile. Introduzione alle reti Principi di trasmissione dati I cavi in rame e in fibra ottica: principi di tramissione e caratteristiche I cavi in rame Pur nella notevole diversità con cui vengono proposti sono accomunati da alcuni comportamenti i cui effetti devono essere opportunamente valutati. Trattandosi di conduttori percorsi da segnali ad alta frequenza i cavi in rame si comportano come antenne emettendo e raccogliendo disturbo elettromagnetico. Occorre quindi da un lato prestare attenzione ai possibili inconvenienti che tale emissione potrebbe arrecare (si pensi ad esempio ai possibili effetti su apparati biomedicali) e dall’altro valutare le eventuali ripercussioni negative di un ambiente elettromagneticamente inquinato (es. ambienti industriali) sulla trasmissione dei segnali. Nella trasmissione dati i cavi in rame più frequentemente utilizzati sono i cavi coassiali e i doppini. Il coassiale è un cavo costituito da un conduttore e da una calza concentrici, isolati reciprocamente e ricoperti da un materiale protettivo. La schermatura mediante calza limita l’emissione elettromagnetica e la possibilità di raccogliere rumore dall’ambiente. I cavi coassiali sono stati impiegati per numerose applicazioni informatiche e per le prime versioni di rete Ethernet. Il doppino è costituito da due conduttori isolati ed intrecciati (“twisted”). Più doppini, generalmente 4, racchiusi in una guaina priva di schermatura, danno origine alla tipologia denominata Unshielded Twisted Pair (UTP). Esaminando con attenzione la geometria del cavo si può verificare come le coppie abbiano un passo di twist differente una dall’altra e come le coppie siano a loro volta intrecciate all’interno della guaina esterna. Questa particolare geometria garantisce le prestazioni del cavo, limitando gli effetti di attenuazione e diafonia. E’ frequente l’impiego della versione schermata denominata FTP (Foiled Twisted Pair) in quanto dotata di una schermatura a foglio di alluminio. I doppini schermati richiedono ovviamente che l’intero impianto sia realizzato con materiale schermato. I doppini avevano inizialmente prestazioni molto limitate e venivano perciò impiegati per applicazioni telefoniche o di livello equivalente. Solo in anni recenti sono comparsi sul mercato prodotti ad alte prestazioni che consentono l’impiego in applicazioni telematiche ad alta velocità. I cavi in fibra ottica I cavi in fibra ottica basano la trasmissione sulla propagazione di impulsi luminosi, generati da un LED o da una sorgente laser nella banda infrarossa, lungo una fibra di materiale vetroso. Da un punto di vista costruttivo la fibra ottica è formata da una parte più interna che prende il nome di nucleo (core) e una parte più esterna chiamata mantello (cladding). La differenza tra gli indici di rifrazione dei materiali con cui vengono realizzati core e cladding fanno si che una radiazione luminosa iniettata ad un capo della fibra rimanga confinata fra i due strati di materiale e venga guidata lungo il percorso della fibra. Le fibre, meccanicamente molto delicate, vengono rivestite e raccolte in cavi ottici delle più varie tipologie per rispondere ai requisiti delle diverse applicazioni. Le fibre vengono normalmente identificate con la sigla 62,5/125 micron indicando con questo che le dimensioni del nucleo sono 62,5 micron e quelle del mantello sono 125 micron. Esistono ovviamente apparati elettrottici che permettono la conversione tra segnale elettrico digitale e segnale ottico (modulatori e demodulatori elettro-ottici). Tali apparati sono normalmente integrati negli apparati attivi. Rispetto ai cavi in rame le fibre ottiche presentano notevoli vantaggi: ● totale immunità da disturbi elettromagnetici; ● alta capacità trasmissiva; ● bassa attenuazione; ● dimensioni ridottissime. Tuttavia ancora oggi i costi (materiali e installazione) ne frenano le diffusione. Non va inoltre dimenticato che la presenza di fibra ottica implica necessariamente l’impiego di apparati dotati di interfacce ottiche, sensibilmente più costose delle equivalenti porte in rame. Ci sono quindi dei costi aggiuntivi che rendono questa tecnologia economicamente svantaggiosa rispetto alle corrispondenti soluzioni in rame. Il loro impiego è infatti ad oggi limitato ai casi in cui la soluzione in rame non è applicabile (tratte superiori ai limiti imposti dagli standard oppure ambienti che presentano restrizioni dal punto di vista dei disturbi elettromagnetici). Cavo “giallo” per Thick Ethernet Cavo RG 58 per Thin Ethernet 12 Cavi in fibra ottica R Principi di trasmissione dati La topologia Per topologia si intende la configurazione spaziale dei cavi che compongono il sistema di cablaggio. Occorre precisare che la topologia fisica può in alcuni casi essere diversa da quella logica, cioè dalla modalità con cui il segnale raggiunge i vari utenti della rete. Topologia a bus Nella topologia a bus la rete è costituita da un unico cavo che si snoda lungo l’intero percorso. Al cavo di rete sono collegati i vari utenti mediante una opportuna interfaccia. Alla semplicità di questo tipo di collegamento fanno riscontro alcune controindicazioni. In particolare è intuitivo comprendere come all’interruzione del cavo principale corrisponda l’interruzione dell’intero servizio di rete. Ci sono inoltre regole che limitano l’estensione dei cavi principali e di quelli di collegamento utente (detti anche cavi “drop”) che rendono queste soluzioni poco utilizzate nel presente. Esempio di topologia a bus Topologia a stella Nella topologia a stella i cavi convergono verso un punto di concentrazione principale che normalmente coincide con la posizione dove è ubicato l’apparato al quale deve essere portato il collegamento. I vantaggi di un cablaggio con topologia a stella sono facilmente identificabili: maggior riconfigurabilità del sistema grazie alla presenza di un punto principale di Esempio di topologia a stella 13 amministrazione che raccoglie le terminazioni di tutti i cavi e maggior immunità ai guasti (ad ogni cavo è collegato un solo utente). Lo svantaggio è ovviamente nel maggior costo in quanto occorre prevedere un cavo per ogni punto di utilizzo del sistema e adeguate canalizzazioni per portare i cavi in tutti i punti dell’edificio. Introduzione alle reti Principi di trasmissione dati La topologia Topologia ad anello Nella topologia ad anello ogni utente viene collegato sia alla macchina che lo precede che a quella che lo segue in un anello chiuso. In una rete ad anello i dati si muovono unidirezionalmente lungo la rete fino a raggiungere l’utente destinatario oppure ritornare Esempio di topologia ad anello 14 all’originatore del segnale. Anche in questo caso l’interruzione dell’anello dovrebbe in teoria provocare la caduta della rete. Si vedrà tuttavia come la principale applicazione che sfrutta questa configurazione (rete Token Ring) abbia risolto questo problema. R Architettura delle principali reti Verso la fine degli anni 70 si è sentita la necessità di sviluppare uno standard che definisse l’interconnessione di sistemi aperti (non solo quindi il singolo terminale o elaboratore, ma anche contesti più generali, quali una rete privata, una rete locale, ecc…). L’attività svolta da enti internazionali è stata determinante per definire un modello di riferimento che raggruppasse tutte quelle funzionalità che permettevano le interazioni fra programmi applicativi diversi. L’ISO (International Organization for Standardization) ha definito un modello chiamato OSI (Open System Interconnection) che essenzialmente si prefigge due scopi: ● rendere compatibile l’interconnessione di sistemi aperti; ● fornire un modello rispetto al quale le architetture di rete si possano confrontare. L’architettura del modello non coinvolge soltanto gli aspetti software, ma anche quella parte di hardware che si riferisce al trasferimento delle informazioni su mezzi fisici. La complessità del progetto ha comportato la suddivisione del modello in 7 livelli, ognuno con una particolare funzionalità. I livelli possono essere pensati come un insieme di programmi (o protocolli) che svolgono compiti precisi e interagiscono con i protocolli che costituiscono gli altri livelli mediante procedure definite e universali. Per far ciò i protocolli di un livello utilizzano i servizi messi a loro disposizione dai programmi del livello inferiore, mentre forniscono i loro servizi ai programmi del livello superiore. I primi 4 livelli corrispondono alle funzioni di trasferimento, mentre i livelli 5 e 6 realizzano funzioni di consegna e infine il livello 7 le funzioni di supporto diretto. Quando due apparati devono comunicare utilizzano una serie di procedure per rendere compatibile la comunicazione: il messaggio viene prelevato da un’archivio dell’elaboratore “A” (livello Applicazione), deve essere controllato a livello di sintassi (livello Presentazione), passato ad una un’entità (livello Sessione) responsabile dell’organizzazione del dialogo tra i due programmi applicativi (e dello scambio dei dati). Deve esistere a questo punto un insieme di funzioni che permetta la trasmissione dei dati generati dalle applicazioni utilizzando eventualmente tipi diversi di reti trasmissive e garantendo l’insieme di prestazioni e la qualità del servizio. Tale compito è demandato al livello di Trasporto che utilizzerà per questo i vari protocolli di comunicazione (es: TCP, UDP). La funzione di instradamento o routing (quindi di corretto indirizzamento dei pacchetti dati) è svolto dal livello di Rete, mentre gli ultimi due livelli della pila ISO/OSI hanno come scopo, uno di avere una trasmissione sufficientemente affidabile (livello Data Link) e l’altro quello di trasmettere sequenze binarie sul canale trasmissivo (livello Fisico). Applicazione App. Header Data Applicazione Presentazione Pres. Header Data Presentazione SessionHeader Data Transport Header Data Network Header Data Sessione Trasporto Rete Sessione Trasporto Data Link Frame Header Data Fisico Fisico 0101101010110001 Livello Applicativo Il livello applicativo contiene l’insieme di programmi e funzioni normalmente dedicate all’utente utilizzatore. Svolge le operazioni necessarie per espletare le funzioni richieste dall’utente (es. trasferire un file, mandare un messaggio di posta) e segnala il completamento dell’operazione o l’impossibilità di eseguirla. Se però il formato dei dati inerenti al calcolatore di origine non corrisponde al formato dei dati del calcolatore di destinazione, il messaggio risulta illeggibile. 15 ▲ Rete Data Link ▲ Il modello ISO/OSI Livello di Presentazione Questo livello si preoccupa, se necessario, di rendere compatibili i dati tra i diversi sistemi e quindi di definire i caratteri utilizzati, i campi e sottocampi utilizzati nei dati. Il livello di presentazione nel caso di programmi applicativi che operano su elaboratori omogenei può non esistere perché il formato dei dati è certamente compatibile. Introduzione alle reti Architettura delle principali reti Il modello ISO/OSI Livello di Sessione Il livello di sessione ha la funzione di permettere il dialogo tra programmi applicativi su elaboratori diversi connessi a punti qualsiasi di una rete informatica. Deve essere creata una connessione logica tra due programmi che permetta: - la connessione con un altro utente - la determinazione dei punti di sincronizzazione all’interno dei flussi dati che i due utenti si scambiano - l’abbattimento della connessione. Livello di Trasporto Il livello di trasporto deve permettere la trasmissione dei dati generati dalle applicazioni utilizzando programmi e protocolli che garantiscano l’insieme di prestazioni definite dai parametri passati dal livello applicativo al livello di sessione e, da quest’ultimo, al livello di trasporto. In funzione della qualità richiesta verrà selezionato un opportuno protocollo di trasporto. Le principali reti Il modello ISO/OSI illustra lo schema logico di funzionamento di una comunicazione in rete. Storicamente le prime reti nascono negli anni ’70 per permettere il collegamento fra mainframe o mini computer (gli unici in quel momento sul mercato). In anni più recenti l’avvento dei Personal Computer ha modificato il concetto di struttura informatica, che passa rapidamente dalle architetture centralizzate (mainframes e mini computers) a quelle distribuite (PC collegati in rete). Le tecnologie di connessione in rete subiscono una forte accellerazione. Ethernet E’ il nome dato ad una popolare tecnologia di rete locale a commutazione di pacchetto basata su trasmissione broadcast e topologia bus. Questa dizione significa che tutti gli utenti sono collegati su un unico supporto fisico che, indipendentemente dalla modalità con cui vengono disposti i cavi, fa si che qualunque messaggio in transito sia visibile a tutti gli utenti collegati. Nella versione più conosciuta, il cui standard di riferimento è IEEE 802.3 10BASET, la velocità di trasmissione è pari a 10 Mbps (Megabit per second), evoluzioni più recenti hanno portato la velocità di trasmissione a 100 Mbps (100 Megabit per second) e 1 Gbps (1 Gigabit per second). I protocolli di rete Un protocollo di rete è la modalità con cui i PC collegati in rete trasmettono e ricevono informazioni. I dati binari (sequenze di impulsi) vengono riuniti in “pacchetti” e trasmessi secondo procedure definite. Ogni tipologia di rete ha una sua modalità di trasferire i pacchetti dati che la contraddistingue. Normalmente l’operazione di creazione dei pacchetti avviene ad opera delle schede di interfaccia (NIC) Per questo motivo tali dispositivi vengono acquistati come Ethernet o Token Ring. E’ compito della scheda suddividere i dati in pacchetti per la trasmissione o estrarre i dati dai pacchetti ricevuti. I dati vengono poi inviati ad un software di livello superiore che ne effettua il trattamento. Il pacchetto include anche un sistema di verifica degli errori. Se i dati non sono stati ricevuti correttamente se ne richiederà la ritrasmissione. 16 Livello di rete Tale livello ha la funzione di realizzare l’instradamento delle sessioni tra l’utente di origine di una chiamata e il destinatario della stessa. In pratica il livello di rete esegue quello che più comunemente si chiama “routing” e la multiplazione di piu flussi dati su medesimi portanti fisici. Livello data Link Trasmette sequenzialmente le informazioni che gli vengono passate dal livello superiore sotto forma di pacchetti dati che vengono chiamati “frame” e verifica la presenza di errori. Alcune volte può correggere gli errori altre volte informa il livello superiore della presenza di un errore sull’informazione. Livello fisico Trasmette sequenze binarie sul canale di comunicazione e specifica le caratteristiche dei cavi, connettori e di tutto quello che è fisicamente connesso all’apparato. L’architettura della rete lascia intuire come la velocità dichiarata sia in effetti una velocità nominale: poiché tutti gli utenti che sono collegati sullo stesso canale, dovranno contendersi l’allocazione della banda. Token Ring Token Ring nasce nei laboratori IBM nel 1976, come rete locale alternativa a Ethernet e nella sua prima versione ha una velocità trasmissiva di 4 Mb/s. E’ costituita da un certo numero di stazioni collegate serialmente tramite un mezzo trasmissivo e richiuse ad anello. I pacchetti vengono trasferiti da una stazione ad un’altra serialmente e ogni stazione ripete e rigenera la trasmissione verso la stazione successiva. Il metodo di accesso al mezzo trasmissivo è di tipo Token Passing. Il token è un particolare “messaggio” che circola sull’anello, indicando che l’anello è libero. Una stazione che intende trasmettere deve aspettare che arrivi il token, catturarlo e quindi trasmettere uno o piu pacchetti dati. A differenza del protocollo Ethernet, il protocollo Token Ring è più complesso, ma non è influenzato dal livello di traffico presente sulla rete. La trasmissione è scandita dal Token che percorre l’anello con ciclicità nota. Gli standard dei protocolli di rete La codifica degli standard di trasmissione è opera dell’ IEEE (Institute of Electric and Electronic Engineers) che ha creato un gruppo denominato 802 interamente dedicato ad essi e a sua volta suddiviso in due livelli. LLC - Logical Link Control Dialoga con il software di livello superiore e si occupa di regolare il flusso di dati e di gestire gli errori. Questo sottolivello è noto come 802.2. MAC - Media Access Control E’ specifico della topologia e del mezzo fisico. Questo perché le modalità con cui vengono creati i pacchetti sono diverse per i vari protocolli (Multiple Access, Token Passing,...). I MAC più conosciuti sono 802.3 e 802.5. Multiple Access - CSMA/CD (802.3) Il metodo di accesso ai mezzi di trasmissione associato al protocollo Ethernet è conosciuto con la sigla CSMA/ CD che ne riassume di fatto il funzionamento logico. R Architettura delle principali reti I protocolli di rete CS - Carrier Sense: significa che l’utente che intende trasmettere “ascolta”, tramite il dispositivo di interfaccia, se sulla rete sono in corso altre trasmissioni. Se la rete è libera viene dato il via alla trasmissione. MA - Multiple Access: indica che qualunque utente della rete è abilitato ad iniziare la trasmissione in qualunque momento. Tuttavia se contemporaneamente anche una seconda stazione inizia una trasmissione il risultato è una collisione che rende i due pacchetti inutilizzabili. CD - Collision Detection: significa letteralmente “rilevazione di collisione” e si riferisce al caso in cui due stazioni abbiano iniziato la trasmissione contemporaneamente. I pacchetti trasmessi vengono considerati persi e i dispositivi di interfaccia, riconosciuto l’evento di collisione, rilanceranno la trasmissione. Per evitare una nuova collisione le interfacce dispongono di un contatore collegato ad un generatore di numeri casuali. Appena rilevata la collisione, le interfacce generano il numero casuale e fanno partire il contatore che da il via alla nuova trasmissione non appena ha raggiunto il valore del numero casuale. Naturalmente per ragioni statistiche è altamente improbabile che in questo caso la due trasmissioni riprendano contemporaneamente. E’ facile intuire come un elevato numero di ripetizioni riduca le prestazioni della rete che risulta pertanto sensibile all’entità del traffico presente. Gli apparati di rete Introduzione Finora sono stati illustrati i principi fondamentali di funzionamento delle più comuni reti. Gli esempi elementari finora esaminati sono sempre stati riferiti a situazioni semplificate e configurazioni limitate alle componenti base. Ma le necessità applicative reali impongono di estendere dimensioni e funzionalità delle reti a vantaggio di una utenza sempre più esigente. Compaiono così sul mercato dispositivi elettronici per l’estensione e l’interconnessione delle reti e gli immancabili standard che ne definiscono caratteristiche e limiti di utilizzo. I Repeater (ripetitori) Utilizzando come riferimento la rete Ethernet ricordiamo che lo standard IEEE 802.3 stabilisce sempre dei limiti alla massima lunghezza dei diversi tipi di cavo ammessi. Il limite di distanza è principalmente dovuto a fenomeni di attenuazione e l’unica possibilità di rilanciare il segnale lungo un ulteriore tratto di rete è quella di amplificarlo. Tale funzione è svolta dai Repeater (ripetitori). Nelle prime versioni i Repeater avevano due porte e venivano collegati mediante le opportune Token Passing Ring (802.5) Nel caso di un sistema Token Passing l’abilitazione a trasmettere viene data per mezzo di un particolare pacchetto software denominato token. Quindi solo la stazione che possiede il token (o gettone) potrà accedere alle risorse di rete ; tutte le altre dovranno attendere il loro turno. Il token è generato da una stazione denominata “active monitor”. Tale qualifica non è prerogativa di una particolare stazione, ma viene assegnata dinamicamente a una qualunque delle stazioni che sono collegate alla rete (in particolare diviene monitor attivo la stazione che si collega per prima). Se un monitor attivo ha qualche problema o si disconnette dalla rete, la stazione che in ordine temporale si è collegata alla rete dopo il monitor uscente, diviene a sua volta monitor attivo. Il token viene ritrasmesso da una stazione all’altra fino a che viene raggiunta una stazione che ha dati da trasmettere. Questa stazione si appropria del token e accoda un pacchetto dati. Il token con il pacchetto dati si muove lungo l’anello fino a che viene raggiunta la stazione destinataria. Questa legge i dati e aggiunge a sua volta un bit di avvenuta ricezione. Il token con annesso pacchetto dati e bit di ricezione riprende il suo percorso fino a raggiungere la stazione che aveva trasmesso il pacchetto. Questa, una volta verificata l’avvenuta lettura dei dati da parte del destinatario, libera il token da dati e bit e lo rilancia sulla rete. Il token diviene così disponibile per una nuova trasmissione. interfacce fra due segmenti fra i quali il segnale doveva essere rilanciato. In seguito l’evoluzione dei mezzi trasmissivi di Ethernet ha imposto modifiche anche ai Repeater che portano oggi interfacce diverse a seconda del mezzo trasmissivo impiegato. E’ importante notare che i due tratti di rete così interconnessi divengono agli effetti della propagazione del segnale (e quindi del protocollo di rete) una rete unica. In altre parole i pacchetti inviati da una stazione si propagano lungo entrambe le tratte e si comportano agli effetti delle collisioni come se queste fossero una tratta unica. Si dice che i due segmenti fanno parte del medesimo “dominio di collisione”. Vale la pena infine di notare che il Repeater non consente di cambiare il protocollo di rete (ad esempio da Ethernet a Token Ring) e non consente di aumentare la quantità di dati trasportati, ma solo la distanza percorsa. Esistono ovviamente Repeater diversi per reti diverse e quanto detto si applica genericamente a quasi tutte le tipologie di rete. In particolare per la rete Token Ring i Repeater vengono utilizzati per ampliare la dorsale d’anello quando vengono superati i limiti di lunghezza imposti dallo standard. pacchetto segmento 1 segmento 2 pacchetto repeater Esempio di connessione di rete mediante Repeater 17 Introduzione alle reti Architettura delle principali reti Gli apparati di rete a reparti diversi (progettazione, contabilità, ecc.,) appare evidente come sia inutile consentire a utenti che appartengono al reparto di progettazione di accedere all’area normalmente impiegata dalla contabilità. Un Bridge consentirebbe di segmentare la rete per utenze omogenee consentendo il traffico incrociato solo per quei pacchetti e quelle applicazioni che lo richiedono (ad esempio la posta interna). Non bisogna dimenticare che l’efficienza della rete Ethernet dipende fortemente dal livello di traffico e dalle collisioni che questo genera. Limitare la comunicazione alle aree di competenza significa razionalizzare il traffico e aumentare l’efficienza. Infine una importante osservazione: i Bridge operano sulla base degli indirizzi dei pacchetti, ma non interpretano alcuna delle altre informazioni che i pacchetti trasportano. Se ricordiamo il modello ISO/OSI questo comportamento è tipico del Livello 2 - Collegamento Dati. Si dice pertanto che i Bridge lavorano al Livello 2 del modello ISO/OSI. Vedremo nel prossimo capitolo come ci siano apparecchiature simili ai Bridge che operano però anche sui livelli successivi. Anche in questo caso i Bridge dipendono dal tipo di rete. I Bridge Seguendo quanto descritto nel capitolo precedente si potrebbe supporre che l’uso di Repeater renda una rete Ethernet in cavo coassiale estensibile all’infinito. Ma se si ricorda il meccanismo del protocollo Multiple Access (CSMA/CD) si può immediatamente dedurre come questo non possa avvenire. Infatti il protocollo si basa sulla rilevazione da parte delle stazioni trasmittenti di eventuali collisioni. Le stazioni si aspettano di ricevere l’eventuale segnale di collisione entro un tempo definito (timeout) trascorso il quale suppongono che la trasmissione sia andata a buon fine. Estendere la rete significa allungare i tempi di notifica di una eventuale collisione (che può infatti avvenire in punti sempre più remoti). Esiste pertanto un limite di percorrenza oltre il quale una eventuale collisione non verrebbe registrata dalla stazione trasmittente prima che il tempo di attesa sia trascorso. Verrebbero così considerati validi pacchetti andati in realtà perduti per collisioni non rilevate tempestivamente. Continuando a riferirsi al caso della rete Ethernet in coassiale apprendiamo che lo standard prevede che non si possano collegare più di cinque segmenti Ethernet in cavo coassiale. Di questi solo tre possono portare utenti, mentre gli altri due hanno solo la funzione di raccordo (e sono detti Inter Repeater Link). Ma esiste una ulteriore possibilità di estensione: i Bridge. Sono macchine relativamente complesse che possono collegare due (o più) reti fra di loro, anche se sono già state raggiunte le massime estensioni. Ma il collegamento in questo caso non è “trasparente” come nel caso dei Repeater. In altre parole non tutti i pacchetti trasmessi attraversano il Bridge e passano da una rete all’altra. Il Bridge opera da filtro e ammette un passaggio “selettivo”: transitano da una rete all’altra solo i pacchetti che ne hanno necessità in quanto indirizzati ad utenti che stanno da parti opposte della rete rispetto al Bridge. Il Bridge è in grado di auto apprendere dove si trovano gli utenti in modo da operare il filtro con efficienza. E’ tuttavia normalmente possibile intervenire via software e definire le tabelle di indirizzamento in modo manuale. Ma la caratteristica fondamentale del Bridge è che le reti che mette in comunicazione formano due domini di collisione distinti. La rete è così “segmentata”, cioè suddivisa in segmenti che non si influenzano fra di loro. Si comprende così come nella realtà i Bridge non vengano impiegati solo per estendere le reti, ma soprattutto per suddividerle in segmenti omogenei in modo da ottimizzare il traffico. Ricordiamo infatti che sulla rete sono collegati uno o più server che contengono il software di rete e i dati che devono essere condivisi dagli utenti. Se consideriamo il caso di un’azienda che opera con più server dedicati Gli Switch Sono macchine di recente introduzione nel mercato delle reti e sono il frutto del progresso tecnologico nel campo dei semiconduttori e dell’hardware in genere. Da un punto di vista puramente funzionale non sono molto diversi dai Bridge. I nfatti permettono di segmentare le reti con gli stessi criteri e le stesse modalità (Livello 2 del modello ISO/ OSI, filtro in base all’indirizzo dei pacchetti). Essendo però il prodotto di una generazione ben più recente di quella dei Bridge, includono funzioni, capacità e prestazioni largamente superiori. Non bisogna dimenticare infatti che uno dei parametri significativi di un’operazione di bridging o di switching è il tempo con cui l’apparato è in grado di indirizzare il pacchetto. Spesso questo parametro è espresso in pacchetti al secondo ed è uno dei valori che i progettisti maggiormente considerano quando devono inserire uno di questi apparati in una rete. Da questo punto di vista gli Switch sono nettamente superiori ai Bridge che stanno rapidamente scomparendo dal mercato. Fra gli ulteriori vantaggi offerti dagli Switch ricordiamo la numerosità delle porte (e conseguentemente dei segmenti che possono essere contemporaneamente collegati allo Switch) e la possibilità di operare con velocità diverse sulle singole porte. Su questa caratteristica torneremo ancora in seguito. pacchetto indirizzato a “C” A Esempio di connessione di rete mediante Switch 18 B C R Architettura delle principali reti Gli apparati di rete I Router Sono apparecchi concettualmente simili ai Bridges, ma abilitati a lavorare al Livello OSI superiore. In altre parole sfruttano il protocollo della rete e non solo l’indirizzo per prendere decisioni. Sono normalmente impiegati per interconnettere più reti e hanno in memoria la mappa completa della rete. Gestiscono percorsi multipli e possono pertanto scegliere l’instradamento anche in base a parametri quali il costo o la velocità. Sono ovviamente molto più complessi dei Bridges. Hanno funzioni di auto apprendimento, ma richiedono normalmente anche una complicata attività di configurazione da parte di chi deve installarli. Sono fra l’altro in grado di gestire protocolli diversi. Lan 5 Gli accessi remoti Abbiamo fino ad ora sempre parlato di reti locali, cioè reti la cui estensione è confinata all’ambito di un edificio o un gruppo di edifici. In particolare abbiamo considerato reti la cui estensione è completamente contenuta in un dominio privato. Questo aspetto è di assoluta rilevanza: infatti la legislazione italiana vieta l’attraversamento di suolo pubblico con cavi di qualunque genere, siano essi posati in canalizzazioni pubbliche o private. Paradossalmente due palazzine uffici appartenenti alla medesima azienda e dislocate da parti opposte di una strada non possono essere collegate direttamente da cavi stesi a cura dell’azienda stessa. Esistono naturalmente eccezioni e particolari concessioni. In altre parole la soluzione è utilizzare le reti telefoniche e dati (es. X.25, ISDN,…) messe a disposizione dai gestori e pagare ovviamente ad essi un canone di affitto. Lan 4 Lan 1 Rete Geografica Lan 2 Lan 3 Esempio di connessione di più reti mediante router 19 Introduzione alle reti Architettura delle principali reti Gli apparati di rete Linee telefoniche e modem Il modo più semplice ed economico per collegare due reti remote è quello di utilizzare le linee telefoniche. Esiste tuttavia una distinzione fondamentale fra la trasmissione vocale e quella che un computer richiede: la voce infatti viene trasmessa lungo le linee telefoniche modulando un segnale elettrico per mezzo di un microfono. Questa trasmissione è detta analogica in quanto le grandezze elettriche variano con continuità nel tempo seguendo l’andamento della voce e la relativa modulazione ottenuta per mezzo del microfono. Il segnale elettrico viene riconvertito in onda sonora per mezzo di un altoparlante. I computer devono invece trasmettere una serie di stati 0/1 (bit) in una modalità che viene chiamata digitale. Per trasmettere una serie di impulsi di tipo digitale su una linea telefonica occorre trasformare preventivamente gli impulsi in onde modulate che la linea telefonica è in grado di accettare. I segnali così trasmessi dovranno essere poi riconvertiti in bit prima di essere ripresentati al computer. Per questa operazione si utilizza un apparecchio elettronico denominato modem (MOdulator/DEModulator). Il sistema di trasmissione via modem è molto utilizzato in quanto relativamente economico, ma comporta due gravi svantaggi. La velocità di questo tipo di trasmissione (spesso indicata come “dial up”) è infatti molto ridotta; un modem lavora tipicamente fra 1200 e 19200 kbit/s mentre una rete lavora normalmente con velocità nel campo dei Mbit/s. Del resto le linee telefoniche sono state progettate per trasmettere segnali vocali e hanno una portata limitata in quanto l’estensione della voce umana e la velocità con cui si trasmette sono relativamente basse. L’altro problema riguarda la necessità di aprire il collegamento con una modalità analoga a quella utilizzata per fare una telefonata. In altre parole i modem devono “chiamarsi” componendo un numero telefonico con tutti gli inconvenienti che questo comporta. Una soluzione parziale a questo problema è data dalle cosiddette “linee affittate”. E’ possibile ottenere dai gestori l’utilizzo continuativo di una linea telefonica fra due punti. Queste linee non richiedo evidentemente di comporre alcun numero e sono normalmente di qualità migliore sostenendo trasmissioni fino a 64 kbit/s. Lo svantaggio è ovviamente il costo che non dipende fra l’altro dal livello di utilizzo. Una ulteriore possibilità è costituita dalle rete a commutazione di pacchetto X.25. L’osservazione che le trasmissioni dati sono spesso caratterizzate da picchi di utilizzo e da molti tempi morti ha spinto i gestori ha proporre un servizio di rete geografica basato su una rete di computer molto estesa e disponibile su richiesta. I dati che devono essere trasmessi vengono frazionati in pacchetti da un dispositivo denominato PAD (Packet Assembler/Disassembler). I pacchetti portano l’indirizzo del destinatario e viaggiano sulla rete in modo indipendente. Vengono poi riordinati al PAD di arrivo e i dati originali vengono ricostruiti. Questo tipo di trasmissione è molto utilizzato in quanto offre un rapporto prezzo/prestazioni molto buono. Si presta particolarmente per applicazioni quali la posta elettronica dove le prestazioni di velocità non sono un requisito fondamentale. La rete ISDN (Integrated Service Digital Network) invece è uno standard finalizzato nel 1986 avente lo scopo di portare all’utenza un collegamento in rete digitale che consenta la connessione end-to-end con qualunque altro apparato ISDN collegato senza l’utilizzo di modem. Sono disponibili due configurazioni denominate Basic Rate Interface (BRI) e Primary Rate Interface (PRI). La prima è destinata all’utenza domestica e comprende due linee a 64 kbit/s più una linea di controllo. La seconda invece utilizza la velocità di trasmissione delle linee T1 ed E1. Cenni normativi Con l’evoluzione della tecnologia è nata la necessità di definire standard di riferimento comuni per il settore degli elaboratori, delle reti geografiche e locali, dei sistemi informativi e di tutti quei campi relativi alla elaborazione e alla trasmissione, sotto qualsiasi forma, di dati, voce o immagini. Le normative internazionali sono definite da appositi gruppi di studio che operano all’interno di enti nazionali o internazionali o di associazioni pubbliche o private. Tra i diversi gruppi, poi , esistono scambi sulle norme che via via vengono definite e ampliate fino ad arrivare alla versione definitiva. Le normative che da essi vengono definite ricevono la più vasta accettazione e diventano le basi per lo sviluppo dei prodotti e dei sistemi di telecomunicazione. ISO Organizzazione Internazionale per la standardizzazione. CCITT Comitato Consultivo internazionale per la telefonia e telegrafia IEEE Istituto di ingegneria elettrica ed elettronica ANSI Istituto nazionale americano per gli standard. EIA Associazione industrie elettroniche TIA Associazione industrie di telecomunicazione. 20 Sistemi Installazione Infrastrutture ISO / IEC 11801 147653/61935 – CENELEC EN50173 EN50174-1/-2/-3 – ANSI/EIA/TIA 568A 569A 606 R Progettazione cablaggio strutturato Progettazione cablaggio strutturato Regole e suggerimenti Introduzione Le applicazioni informatiche e di telecomunicazioni (oggi comunemente indicate come ICT – Information e Communication Technology) utilizzano sistemi di connessione per il collegamento dei vari componenti dei sistemi. La scarsa attenzione dedicata in passato alla connessione, ritenuta poco più che una parte accessoria, ha fatto si che i produttori di apparati e sistemi abbiano per molti anni liberamente definito, al di fuori di qualsiasi standard, le metodologie per i collegamenti fisici, generando sistemi di cablaggio dedicati (o proprietari). Tali sistemi garantivano interessanti prestazioni quando riferiti all’applicazione per la quale erano stati pro- gettati, ma non offrivano generalmente alcun grado di flessibilità rispetto a modificazioni dell’architettura del sistema o rispetto ad altre applicazioni. L’accresciuta importanza che i sistemi telematici rivestono oggi nelle imprese moderne ha richiamato l’attenzione dei progettisiti sulla connettività, la cui funzione fondamentale è stata infine riconosciuta. L’elevata incidenza dei guasti informatici imputabili ai sistemi di connessione, rilevata da studi condotti da aziende specializzate del settore, ha convinto gli operatori della necessità di valutare con attenzione i sistemi di cablaggio fino a definire un consistente pacchetto normativo riguardante gli aspetti progettuali e realizzativi. Caratteristiche fondamentali Le considerazioni fatte portano a definire i principali requisiti che un sistema di cablaggio deve possedere per ovviare agli inconvenienti generati dai sistemi dedicati. siderate dei sistemi. Un cablaggio opportunamente progettato può consentire un notevole risparmio. Flessibilità E’ la capacità di accogliere applicazioni telematiche diverse. Il sistema dovrà essere costituito da una parte fondamentale invariabile rispetto alle diverse applicazioni che dovrà trasportare e da una parte, comunemente indicata come attivazione, che permette di adattare il sistema di cablaggio strutturato alle varie esigenze. Gestibilità Si riferisce alla possibilità di modificare un layout, ripristinando le funzioni originali, in maniera semplice e veloce Manutenibilità Gli interventi manutentivi sulle parti di connessione sono spesso disagevoli e costringono a fermate inde- Economicità Il sistema di cablaggio ha un costo iniziale superiore alla maggior parte dei sistemi di connessione dedicati, ma i successivi costi di mantenimento sono certamente inferiori. Il sistema di cablaggio è pertanto un vero investimento che si ripaga nel tempo per effetto dei minori costi di gestione sostenuti negli anni della sua vita utile. Criteri generali La migrazione delle applicazioni informatiche da sistemi di connessione dedicati o proprietari verso sistemi di cablaggio strutturato implica alcuni fondamentali cambiamenti nel modo di intendere e progettare la connettività. Il sistema infatti cessa di essere parte integrante dell’applicazione informatica di riferimento e di seguirne i principi di progettazione e installazione. Diviene al contrario parte delle infrastrutture tecnologiche dell’edificio al pari del sistema della distribuzione dell’energia elettrica o dell’acqua potabile. Il cambiamento è sostanziale in quanto implica un progressivo distacco dai canali abituali (informatica e reti in genere) per divenire area di attività di società di impiantistica che quasi sempre nulla hanno a che vedere con l’elaborazione e la trasmissione dei segnali telematici. Se da un lato si aprono per alcune categorie interessanti opportunità professionali, nello stesso tempo si evidenzia la necessità di arricchire i nuovi protagonisti del mercato di quei fondamenti che sono comunque necessari per poter operare correttamente. Le normative internazionali propongono criteri di progetto e installazione estremamente semplici la cui applicazione permette di progettare e realizzare sistemi di cablaggio strutturato prescindendo dalle future applicazioni. Fondamento di tali norme è tuttavia relazione tra predisposizione dei servizi e spazio: le connessioni sono funzione delle superfici indipendentemente dall’impiego che nei diversi momenti ne viene fatto. Una postazione di lavoro ogni 10 m2 permetterà di riconfigurare gli spazi senza dover ricorrere alla società di installazione per realizzare nuove linee. L’impiego degli open space ha largamente contribuito alla diffusione dei sistemi di cablaggio strutturato, mettendo in evidenza i vantaggi di disporre di predisposizioni sufficienti qualunque sia la destinazione d’uso riservata alle aree cablate. Definizioni delle specifiche Una puntuale traduzione delle esigenze del cliente attraverso la definizione delle caratteristiche e delle funzioni desiderate porta alla determinazione delle specifiche del sistema di cablaggio che vengono redatte in termini di descrizione, schemi d’impianto, richiesta d’offerta e capitolato. L’attività progettuale culmina infatti nella redazione di un capitolato tecnico per l’intero sistema di cablaggio dell’edificio che servirà poi da base per una verifica delle attività svolte. Una tipica struttura delle specifiche redatte passa attraverso una serie di punti chiave. ● introduzione (oggetto del documento, tempistiche, 22 aspetti contrattuali etc..) ● normative e standard di riferimento ● descrizione funzionale (ambiente da cablare, esigen- ze applicative e di integrazione tra impianti etc..) ● descrizione dell’architettura dell’impianto ● descrizione delle prestazioni ● specifiche tecniche ● realizzazione ● test e verifiche da effettuare ● documentazione da allegare. R La norma EN50173 Normative e standard di riferimento La caduta dei monopoli nel campo delle telecomunicazioni ha evidenziato la necessità di pervenire alla definizione di pacchetti normativi che stabilissero criteri di progetto, realizzazione e misura delle infrastrutture passive ormai dominate dal mercato privato. Il fenomeno, noto con il nome di “deregulation”, ha inizio negli Stati Uniti nel 1985 e approda in Europa e in Italia negli anni ’90. La prima normativa ad occuparsi di cablaggio è nota come EIA/TIA 568 e ad essa hanno fatto seguito ISO e CENELEC (in un panorama in cui le competenze territoriali sono solo teoriche: Esistono poi organismi prettamente nazionali che emettono normative valide solo nello stato di appartenenza (ad esempio il CEI in Italia). ISO/IEC EIA/TIA CENELEC TIA/EIA TSB67 Definisce infine le problematiche dei test dei sistemi di cablaggio. a livello internazionale per gli USA per l’Europa. TIA/EIA 568A Definisce il sistema di cablaggio generico per edifici e i relativi componenti: - Architettura di cablaggio globale - Categorie di cavi - Cavo - Dispositivi di connessione - Indicazione per l’installazione. In effetti EIA/TIA è molto nota (ed altrettanto seguita) in molti paesi europei. Basti ricordare che il concetto di “categoria” inteso come livello delle prestazioni del sistema è proprio della normativa americana mentre la normativa europea parla di “classi”. Questo significa che ogni riferimento ad impianti in Categoria 5 è un implicito riferimento alla norma EIA/ TIA 568. ISO/IEC 11801 E’ il documento emesso in ambito internazionale dal comitato ISO. Scopo Nei locali del cliente, l’importanza dell’infrastruttura di cablaggio è simile a quelle d’altri servizi essenziali, come il riscaldamento, l’illuminazione e la rete di distribuzione elettrica. Così come per gli altri servizi, le interruzioni di funzionamento delle comunicazioni possono portare a gravi conseguenze. Una scarsa qualità del servizio dovuta alla mancanza di lungimiranza nella progettazione, l’uso di componenti inadeguati, l’installazione non corretta, la gestione insufficiente o l’assistenza non tempestiva possono minacciare l’efficacia di un’organizzazione. Oggetto La Normativa Europea specifica il cablaggio generico per un uso all’interno di edifici commerciali che possono comprendere edifici multipli o singoli in un campus. Riguarda un cablaggio bilanciato in rame e il cablaggio in fibre ottiche. La normativa è ottimizzata per gli edifici che hanno una dimensione superiore ai 3.000 metri fino a 1.000.000 m2 di spazio di ufficio, e una popolazione fra 50 e 50.000 persone. I principi di questa Normativa Europea possono essere applicati alle installazioni che non rientrano in questa gamma. Il cablaggio definito da questa normativa si applica ad una vasta gamma di servizi inclusi fonia, dati, immagini e video. La Normativa Europea specifica: Questa sezione individua gli elementi funzionali del cablaggio generico, descrive come essi siano collegati per formare sottosistemi e individua le interfacce applicative. Sono forniti, anche i requisiti generali per l’esecuzione del cablaggio generico. Non fanno parte del sistema di cablaggio generico i componenti usati per il collegamento delle apparecchiature terminali (attivazioni). Elementi funzionali Gli elementi funzionali di un sistema di cablaggio generico sono i seguenti: Struttura EN 50173 E’ il documento al quale si fa riferimento per i mercati europei che il CENELEC ha emesso riprendendo la normativa EIA/TIA 568A. ● la struttura e la configurazione minima per il cablaggio generico ● i requisiti di esecuzione ● i requisiti di funzionamento per i singoli link di cablag- gio ● i requisiti di conformità ● le procedure di verifica. ● distributore del Campus (CD) ● cavo di dorsale del Campus ● distributore dell’Edificio (BD) ● cavo di dorsale dell’Edificio ● distributore del piano (FD) ● cavo orizzontale ● punto di transizione (TP) ● presa delle telecomunicazioni (TO) Gruppi di questi elementi funzionali sono collegati per formare sottosistemi di cablaggio. 23 Progettazione cablaggio strutturato La norma EN50173 Sottosistemi di cablaggio Il cablaggio generico contiene tre sottosistemi: ● dorsale del Campus ● dorsale dell’Edificio ● cablaggio orizzontale. Questi sottosistemi di cablaggio sono collegati insieme per formare una struttura di cablaggio generico come mostrato nella figura di seguito. I distributori forniscono i mezzi per la configurazione del cablaggio per sostenere diverse topologie come bus, stella e anello. punto di transizione sottosistema di cablaggio di dorsale del campus sottosistema di cablaggio di dorsale di edificio sottosistema di cablaggio orizzontale cablaggio dell'area di lavoro sistema di cablaggio generico Sistema di cablaggio generico Sottosistema di cablaggio di dorsale del campus Il sottosistema di cablaggio di dorsale del campus si estende dal distributore del campus al distributore dell’edificio solitamente localizzato in un edificio separato. Il distributore di campus include i cavi di dorsale, la terminazione meccanica dei cavi (sia del vano tecnico di campus che del vano tecnico di edificio) e le connessioni incrociate nel vano tecnico di campus. Sottosistema di cablaggio di dorsale dell’edificio Un sottosistema di cablaggio di dorsale dell’edificio si estende dal vano tecnico dell’edificio al vano tecnico di piano. Il sottosistema include i cavi di dorsale dell’edificio; la terminazione meccanica alle due estremità dei cavi e le connessioni incrociate nel vano tecnico di edificio. ● i cavi di dorsale dell’edificio non devono contenere Sottosistema di cablaggio orizzontale Il sottosistema di cablaggio orizzontale si estende da un vano tecnico di piano alla presa utente collegata ad esso. Include i cavi orizzontali, la terminazione meccanica dei cavi orizzontali, la presa utente e le connessioni incrociate nel vano tecnico di piano. ● i cavi orizzontali dovrebbero essere continui dal vano tecnico di piano alla presa utente ● se necessario, si autorizza un punto di transizione fra un vano tecnico di piano e una qualsiasi presa utente ● le caratteristiche di trasmissione del cablaggio orizzontale devono essere mantenute ● le coppie e le fibre d’ingresso e d’uscita nel punto di Cablaggio dell’area di lavoro Il cablaggio dell’area di lavoro collega la presa utente al dispositivo terminale. E’ di tipo non permanente ed è specifico per l’applicazione; pertanto non rientra nell’ambito di questa norma. Sono state formulate delle ipotesi a proposito della lunghezza e del livello di trasmissione del cavo dell’area di lavoro. 24 punti di transizione ● i cavi di dorsale di rame non dovrebbero contenere giunzioni. transizione devono essere collegate in modo che sia mantenuta una corrispondenza 1:1 ● tutti gli elementi dei cavi nel punto di transizione devono avere una terminazione meccanica ● il punto di transizione non deve essere usato come punto di gestione e gli apparecchi attivi non devono essere collocati in questo punto ● il punto di transizione può solo contenere hardware di connessione passivo. R La norma EN50173 Struttura totale (Topologia) Il sistema di cablaggio generico è una struttura gerarchica a stella che può avere la forma mostrata nella figura di seguito. Il numero e il tipo di sottosistemi che sono inclusi in un’esecuzione di cablaggio generico dipende dalle caratteristiche geografiche e dalla dimensione di un campus o di un edificio e dalla strategia dell’utente. Nel caso di un solo edificio il punto di distribuzione principale è il vano tecnico di edificio e non c’è bisogno di un sistema di cablaggio di dorsale del campus. Tuttavia un grande edificio può essere trattato come campus usando un sottosistema di cablaggio di dorsale del campus e diversi vani tecnici di edificio. I cavi devono essere installati fra livelli adiacenti nella struttura in modo da formare una stella gerarchica come mostrato nella figura di seguito. La stella gerarchica fornisce l’alto livello di flessibilità necessario per eseguire una varietà d’applicazioni. Le funzioni di distributori multipli possono essere combinate. CD cavo dorsale di Campus BD BD BD cavo dorsale di edificio FD FD FD FD cavo orizzontale TO Legenda CD = vano tecnico di Campus BD = vano tecnico di Edificio FD = vano tecnico di piano TO = presa utente TP = punto di transizione TO TO TP cavo orizzontale TO TO Interrelazione fra gli elementi funzionali Ubicazione del distributore Sistemazione tipica degli elementi funzionali I distributori sono situati nei locali con le apparecchiature o negli armadi delle telecomunicazioni. I cavi sono messi in canalizzazioni adeguate che possono avere diverse forme incluse canaline, tunnel, portacavi, ecc. La figura a fianco mostra, la sistemazione tipica degli elementi funzionali in un edificio. FD TO FD TO dorsale armadi delle telecomunicazioni (permutazione) 25 locale apparecchiature Legenda FD = vano tecnico di piano TO = presa utente Progettazione cablaggio strutturato La norma EN50173 Dimensionamento e configurazione Distributori Dovrebbero esserci almeno un vano tecnico di piano per ogni 1000 m2 di spazio riservato agli uffici a quel piano. Dovrebbe essere riservato almeno un vano tecnico di piano per ogni piano. Se un piano è scarsamente popolato (ad esempio un atrio), è possibile “servire” questo piano a partire dal vano tecnico di piano localizzato su un piano adiacente. Mezzi Raccomandati per il Pre-cablaggio Sottosistema Tipo di mezzo cablaggio orizzontale cavi bilanciati fibra ottica cablaggio di dorsale dell’Edificio cavi bilanciati fibra ottica cablaggio di dorsale del Campus fibra ottica cavi bilanciati Pre-cablaggio La tabella che segue indica delle direttive generali sull’utilizzo di diversi mezzi in un sottosistema particolare per le applicazioni di Pre-cablaggio. Utilizzo raccomandato fonia e dati 1 dati 1 fonia e dati con velocità da bassa a media dati con velocità medio alta per la maggior parte delle applicazioni; usando fibre ottiche, i problemi dovuti alle differenze di potenziale della terra e altre fonti d’interferenza possono essere risolti in base alle esigenze 2 N.B. 1. In certe condizioni (ad esempio ambientali, di sicurezza, ecc.) si dovrebbe considerare l’installazione di fibre ottiche nel sottosistema di cablaggio orizzontale. 2. I cavi bilanciati possono essere usati nel sottosistema di cablaggio di dorsale del campus nei casi in cui l’ampiezza di banda delle fibre ottiche non è richiesta, es. linee PBX. Prese delle telecomunicazioni Le prese utente sono collocate a muro, pavimento o altrove nell’area di lavoro, secondo la progettazione dell’edificio. Il cablaggio generico dovrebbe fare in modo che le prese utente siano installate in zone facilmente accessibili su tutto lo spazio del piano utilizzabile. Un’elevata densità di prese utente aumenterà la flessibilità del cablaggio nei confronti di possibili cambiamenti. In molti paesi, sono previste due prese utente per un massimo di 10m2 di spazio utilizzabile. ● le prese utente possono presentarsi singolarmente o a grup pi, ma ogni area di lavoro deve essere servita da un minimo di due ● ci deve essere un minimo di una presa utente servita da un cavo di 100Ω o 120Ω in ogni area di lavoro; si raccomandano 100Ω. Un cavo bilanciato o una fibra ottica deve poter accogliere altre prese utente ● quando una presa utente è sostenuta da un cavo Armadi delle telecomunicazioni e locali delle apparecchiature Un armadio delle telecomunicazioni dovrebbe fornire tutte le attrezzature (spazio, potenza, controllo ambientale) per i componenti passivi, i dispositivi attivi e le interfacce di rete pubblica contenute all’interno. Ogni armadio delle telecomunicazioni dovrebbe avere accesso diretto alla dorsale. Un locale delle apparecchiature è un’area all’interno di un edificio in cui sono collocate le apparecchiature delle telecomunicazioni e può contenere o non contenere i distributori. I locali delle apparecchiature sono trattati in modo diverso dagli armadi delle telecomunicazioni a causa della natura o complessità degli apparecchi che vi sono contenuti (ad es. le grosse installazioni di computer o PBX). In un locale delle apparecchiature può essere collocato più di un distributore. Se uno spazio per le telecomunicazioni contiene più di un distributore, questo dovrebbe essere considerato un locale delle apparecchiature. Strutture d’ingresso nell’edificio Le strutture d’ingresso nell’edificio sono richieste ogni volta che la dorsale del campus, i cavi della rete pubblica e privata (incluse le antenne) entrano nell’edificio e viene fatta una transizione per i cavi interni. Includono un punto d’ingresso in un muro dell’edificio e la canalizzazione che conduce al distributore del campus o dell’edificio. Le normative locali possono richiedere strutture speciali laddove i cavi esterni vengono terminati. In questo punto di terminazione, può verificarsi un cambiamento dal cavo esterno a quello interno. Compatibilità elettromagnetica Le normative europee sull’emissione elettromagnetica e l’immunità (ad esempio EN 50081-1, EN 50082-1. EN 55022, EN 55024) devono essere prese in considerazione quando si progetta un sistema di cablaggio generico. Il cablaggio dei locali è considerato un sistema passivo e non può essere testato singolarmente per la conformità all’EMC. I dispositivi specifici per l’applicazione che sono progettati per uno o più mezzi devono soddisfare le relative norme EMC su questi mezzi. 26 bilanciato, saranno fornite due coppie o quattro coppie in ogni presa utente. Tutte le coppie devono avere la terminazione. Se sono fornite meno di quattro coppie, la presa deve essere indicata in modo chiaro ● le prese utente devono essere contrassegnate con un’etichetta permanente che sia visibile all’utente. Si deve far sì che l’assegnazione iniziale della coppia e tutti i cambiamenti successivi siano registrati ● i dispositivi come i balun e gli adattori d’impedenza, se usati, devono essere esterni alla presa. E’ permessa la riassegnazione della coppia per mezzo d’inserti. R La norma EN50173 Esecuzione Questa sezione specifica una progettazione di cablaggio che, quando adeguatamente installata, è conforme ai requisiti CENELEC EN 50173. La progettazione dovrebbe essere applicabile alla maggior parte delle installazioni. Le lunghezze massime sono definite per i sottosistemi di cablaggio orizzontale e di dorsale nella figura di seguito. I cavi e l’hardware di connessione di diverse categorie possono essere mescolati in un sottosistema e /o link di cablaggio, ma il funzionamento del link sarà determi- EQP EQP G EQP F 1500m nato dal componente con minor rendimento. I cavi con impedenza caratteristica nominale diversa (ad esempio 100Ω e 120Ω) non devono essere mescolati in un link di cablaggio. Le fibre ottiche con diametri del nucleo (core) diversi (ad esempio 62,5/125µm e 50/125µm) non devono essere mescolate in un link di cablaggio. Aspetti multipli dello stesso conduttore o conduttori che continuino oltre il punto di terminazione (prese ponticellate) non devono esistere come parte dello stesso sistema di cablaggio. E 500m D sottosistema C sottosistema B di cablaggio di di cablaggio di dorsale del dorsale di campus edificio 90m cavo orizzontale A A +B+E ≤ 10 m C e G F e G EQP ≤ ≤ 20 m 30 m NOTA 1. Le lunghezze di 10 m e 30 m sono fortemente raccomandate ma sono da considerare come consigli poiché includono i cavi degli apparecchi che non rientrano nell’ambito della Normativa Europa. Tutte le lunghezze sono lunghezze meccaniche NOTA 2. La lunghezza combinata di cavo dell’area di lavoro, cavo dei dispositivi e patch-cord (o ponte) nel sistema orizzontale patch cord o ponte nel vano tecnico di edificio o nel vano tecnico di campus cavi dei dispositivi nel vano tecnico di edificio o nel vano tecnico di campus Equipaggiamento specifico per applicazione Lunghezze massime del cavo 27 Progettazione cablaggio strutturato I componenti del cablaggio strutturato Cablaggio orizzontale Il cablaggio orizzontale collega il distributore del piano con le prese o la presa delle telecomunicazioni. Configurazione delle prese delle telecomunicazioni Ogni area di lavoro sarà servita da un minimo di due prese delle telecomunicazioni. Distanze orizzontali ● la lunghezza massima del cavo orizzontale deve es- Queste prese hanno la seguente configurazione: sere di 90 metri indipendentemente dal mezzo. Questa è la lunghezza del cavo dalla terminazione meccanica del cavo nel Distributore del piano (FD) fino alla terminazione meccanica del cavo nella Presa delle Telecomunicazioni (TO) nell’area di lavoro ● si consente una lunghezza meccanica totale di 10 metri per i cavi dell’area di lavoro, patch cord o ponti, e cavi dell’apparecchiatura in ogni segmento orizzontale ● il ponte o il patch cord del vano tecnico di piano non deve superare i 5 metri di lunghezza. ● un minimo di due prese/connettori delle telecomuni- Topologia fisica Il cablaggio orizzontale usa una topologia a STELLA. I cavi dovrebbero essere continui dal distributore del piano (FD) fino alle prese delle comunicazioni (TO). Se necessario, un punto di transizione è permesso fra il distributore del piano e una presa delle telecomunicazioni. Il secondo cavo deve essere uno di questi tre : ● cavo bilanciato 100Ω o 120Ω a quattro coppie (Categoria 5 raccomandata), con la terminazione su un jack modulare a 8 pin ● cavo in fibra ottica di indice graduato 62,5/125µm, a due fibre, con connettore Duplex SC per nuove installazioni, connettore ST se c’è una base del connettore ST preinstallata ● cavo in fibra ottica di indice graduato 50/125µm, a due fibre, con connettore Duplex SC per nuove installazioni, connettore ST se c’è una base del connettore ST preinstallata. Tipi di cavi orizzontali I seguenti tipi di cavo sono raccomandati per l’uso nel sottosistema di cablaggio orizzontale. cazioni è specificato per ogni area di lavoro. L’hardware di connessione dovrebbe avere le terminazioni dei cavi IDC ● la distanza massima dal vano tecnico di piano all’area di lavoro è di 90 metri (295 piedi) Delle due prese/connettori, il primo cavo deve essere un: ● cavo bilanciato 100Ω o 120Ω a quattro coppie (Categoria 5 raccomandata), con la terminazione su un jack (connettore) modulare a 8 pin. RACCOMANDATO ● cavo bilanciato 100Ω ● fibra multimodale d’indice graduato 62,5/125µm ALTERNATIVE ● cavo bilanciato 120Ω ● cavo bilanciato 150Ω ● fibra multimodale d’indice graduato 50/125µm. Le distanze del cavo orizzontale sono indipendenti dall’applicazione. Qualsiasi applicazione (fonia, dati, video, ecc. ) inserita su un sistema orizzontale dovrebbe operare indipendentemente dall’applicazione. Nella figura di seguito viene mostrata una tipica situazione di cablaggio dell’area di lavoro e di cablaggio orizzontale: minimo 2 porte per ogni area di lavoro di 10m2 Distributore del piano Primo cavo: massimo 90 metri, categoria 5 a 4 coppie (preferiti 100 ohm) su jack modulare a 8 pin con connessione IDC Secondo cavo: massimo 90 metri, categoria 5 a 4 coppie (preferiti 100 ohm) su jack modulare a 8 pin con connessione IDC, o fibra ottica 62,5/125µm ad una coppia su connettore SC, o fibra ottica 50/125µm ad una coppia su connettore SC Tipico cablaggio orizzontale dell’area di lavoro 28 patch cord 5 metri max R I componenti del cablaggio strutturato Cablaggio di dorsale Topologia fisica Il cablaggio di dorsale usa una topologia a stella che è applicabile agli elementi del cavo del mezzo di trasmissione, come le coppie o fibre individuali. ● non ci devono essere più di due livelli gerarchici di permutazione nel cablaggio di dorsale per limitare la degradazione del segnale per i sistemi passivi e per semplificare la gestione dei cavi e delle connessioni ● non si deve attraversare più di una permutazione per raggiungere il vano tecnico di campus quando inizia da un Distributore del piano (FD). BD/CD cavo dorsale di Campus cavo dorsale di edificio BD Legenda CD = vano tecnico di Campus BD = vano tecnico di Edificio FD = vano tecnico di piano TO = presa utente FD TO TO FD TO TO TO FD TO TO TO TO Topologia di dorsale a stella Cablaggio di dorsale Selezione dei tipi di cavi di dorsale Cinque tipi di cavi sono specificati per l’uso nei sottosistemi di cablaggio di dorsale. Più di uno di questi tipi di mezzi può essere presente nel cablaggio di dorsale. I cinque cavi sono: RACCOMANDATI ● cavo in fibra ottica ad indice graduato 62,5/125µm, con connettore Duplex SC per nuove installazioni, connettore ST se c’è una base preinstallata del connettore ST ● cavo in fibra ottica monomodale ● cavo bilanciato 100Ω, multi coppia ALTERNATIVI ● cavo in fibra ottica ad indice graduato 50/125µm, con connettore Duplex SC per nuove installazioni, connettore ST se c’è una base preinstallata del connettore ST ● cavo bilanciato 120Ω, multi coppia. Distanze del cablaggio di dorsale La distanza massima del cablaggio di dorsale fra il distributore del campus (CD) e il distributore associato nell’armadio delle telecomunicazioni deve essere conforme alla figura di seguito. Le installazioni che superano questi limiti di distanza possono essere divise in aree, alcune delle quali possono essere sostenute dal cablaggio di dorsale, soddisfacendo così i requisiti per la distanza. ● tutte le applicazioni d’alta velocità su rame devono essere limitate alla distanza massima in orizzontale di 90 metri. ● la distanza fra il vano tecnico di campus e il vano tecnico di piano non deve superare i 2000 metri. La distanza fra il vano tecnico di edifico e il vano tecnico di piano non deve superare i 500 metri. ● la distanza massima di 2000 metri dal vano tecnico di campus al vano tecnico di piano può essere estesa quando si usa un cablaggio in fibra ottica monomodale. Mentre si riconosce che le capacità della fibra monomodale possono consentire distanze end-to-end (da un’estremità all’altra) fino a 60 km, le distanze fra il vano tecnico di campus e vano tecnico di piano superiori a 3 km sono da considerare fuori dalla Normativa Europea. NOTA: queste distanze massime non sono applicabili per tutte le combinazioni dei mezzi di cablaggio e le applicazioni. Si raccomanda di consultare, prima di scegliere il supporto di dorsale, i produttori di tutti i componenti per la rete, i fornitori di sistema e le normative sulla applicazione. ● nel vano tecnico di edificio e nel vano tecnico di campus, le lunghezze dei patch cord non dovrebbero superare i 20 metri. Le lunghezze superiori a 20 metri devono essere detratte dalla lunghezza massi ma permessa del cavo di dorsale ● si presume che i cavi che collegano l’attrezzatura delle telecomunicazioni, come un PBX, direttamente ad un vano tecnico di campus o vano tecnico di edificio non superino i 30 metri d’altezza. Se sono usati cavi più lunghi, le distanze di dorsale do-vrebbero essere ridotte di conseguenza. < 2000m CD BD < 500m Distanze massime di dorsale 29 FD Progettazione cablaggio strutturato Le classificazioni delle applicazioni dei link - Applicazione di Classe A Include le applicazioni foniche e bassa frequenza. I link di cablaggio in rame che sostengono le applicazioni di Classe A sono noti come Link di Classe A. - Applicazione di Classe B Include le applicazioni di dati a medio numero di bit. I link di cablaggio in rame che sostengono le applicazioni di Classe B sono noti come Link di Classe B. - Applicazione di Classe C Include le applicazioni di dati ad alto numero di bit. I link di cablaggio in rame che sostengono le applicazioni di Classe C sono noti come Link di Classe C. - Applicazione di Classe D Include le applicazioni di dati a numero di bit molto alto. I link di cablaggio in rame che sostengono le applicazioni di Classe D sono noti come Link di Classe D. - Applicazione di Classe Ottica Include le applicazioni di dati a numero di bit alto e molto alto. I link del cablaggio in fibre ottiche che sostengono questa classe d’applicazione sono noti come Link di Classe Ottica. L’ampiezza di banda non è in genere un fattore limitante nei locali del cliente. Classificazione dei link Il cablaggio generico, quando ha una configurazione per sostenere applicazioni particolari, comprende uno o più link. Sono definite cinque classi di link che si riferiscono alle classi d’applicazione di cui al paragrafo “Topologia fisicale”. Il Link di Classe A è specificato fino a 100 kHz Il Link di Classe B è specificato fino a 1 MHz Il Link di Classe C è specificato fino a 16 MHz - corrisponde all’ANSI/EIA/TIA 568A Categoria 3 Il Link di Classe D è specificato fino a 100 MHz - corrisponde all’ANSI/EIA/TIA 568A Categoria 5 La Classe ottica è specificata per sostenere le applicazioni specificate a 20 MHz e oltre. Per i link di cablaggio di rame, i link delle classi A e D sono specificati in modo che consentano un livello di trasmissione minimo per sostenere le applicazioni della relativa classe di applicazione. I link di una data classe sosterranno tutte le applicazioni del link di una classe inferiore. Il Link di classe A è considerato la classe più bassa. I link delle classi C e D corrispondono alle esecuzioni complete dei sottosistemi di cablaggio orizzontale rispettivamente di Categoria 3 e Categoria 5. Lunghezze dei canali Le distanze presentate nella tabella che segue sono basate sulla perdita di diafonia (per i cavi in rame), sull’ampiezza di banda (per i cavi in fibra ottica), e sui limiti di attenuazione per le varie classi. Altre caratteristiche delle applicazioni (ad esempio il ritardo di propagazione) possono limitare ulteriormente queste distanze. Quando si specifica e progetta il cablaggio si dovrebbe considerare la possibile connessione futura dei sottosistemi di cablaggio per formare i link più lunghi. La resa di questi link più lunghi sarà inferiore a quella dei link del singolo sottosistema a partire dal quale sono stati costruiti. La misurazione dei link dovrebbe essere fatta inizialmente, durante l’installazione di ogni sottosistema di cablaggio. I test dei sottosistemi combinati dovrebbero essere eseguiti come richiesto dall’applicazione. Classificazione delle applicazioni Sono state individuate cinque classi d’applicazione per il cablaggio per conformarsi alla Normativa Europea. Questo assicura che i requisiti restrittivi di un sistema non limitino indebitamente altri sistemi. Le classi d’applicazione sono: Lunghezze raggiungibili dei cavi Mezzo Cavo Bilanciato Categoria 3 Cavo Bilanciato Categoria 5 Cavo Bilanciato 150 Ω Fibra Ottica Multimodale Fibra Ottica Monomodale 1) 2) 3) Lunghezza del canale classe A classe B 2000m 200m 3000m 260m 3000m 400m N/A N/A N/A N/A classe C 100m1) 160m2) 250m2) N/A N/A classe D 100m1) 150m2) N/A N/A classe ottica 2000m 3000m3) La distanza di 100 m include un totale di 10 m di cavo flessibile per patch cord o jumper (ponte), area di lavoro e connessioni dei dispositivi. Le specifiche di link sono compatibili con cavo orizzontale di 90m, 7.5m di lunghezza elettrica di cavi di collegamento e tre connettori della stessa categoria. Quando il cablaggio orizzontale di sottosistemi richiede lunghezze di cavi bilanciati superiori a 100 m, dovrebbero essere consultate le normative di applicazione applicabili. 3000 m è un limite definito dalla Normativa Europea e non è una restrizione relativa al mezzo. 30 R Le classificazioni delle applicazioni dei link Attenuazione dei link L’attenuazione di un link non deve superare i valori mostrati nella tabella seguente e deve essere coerente Attenuazione dei link Frequenza in MHz 0.10 1.00 4.00 10.00 16.00 20.00 31.25 62.50 100.00 Perdita di paradiafonia del link (NEXT) Rapporto tra Attenuazione e Diafonia (ACR) Link classe A 16 dB N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A La Perdita di paradiafonia del link (NEXT) deve soddisfare o superare i valori mostrati nella tabella seguente Perdita di paradiafonia dei link Frequenza in MHz 0.10 1.00 4.00 10.00 16.00 20.00 31.25 62.50 100.00 Link classe A 27 dB N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A Questa è la differenza fra la perdita di diafonia e l’attenuazione del link in dB. L’ACR è calcolato usando la formula: ACR = αn - a dove : ACR Rapporto fra Attenuazione e perdita di diafonia in dB αn Perdita di crosstalk in DB misurata fra due coppie qualsiasi α Attenuazione del link in db con i valori di progettazione della lunghezza del cavo e dei componenti di cablaggio usati. Link classe B 5.5 dB 5.8 dB N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A Link classe C N/A 3.7 Db 6.6 dB 10.7 dB 14 dB N/A N/A N/A N/A Link classe D N/A 2.5 dB 4.8 dB 7.5 dB 9.4 dB 10.5 dB 13.1 dB 18.4 dB 23.2 dB e deve essere coerente con i valori di progettazione della lunghezza del cavo e dei materiali di cablaggio usati. Link classe B 40 dB 25 dB N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A Link classe C N/A 39 dB 29 dB 23 dB 19 dB N/A N/A N/A N/A Link classe D N/A 54 dB 45 dB 39 dB 36 dB 35 dB 32 dB 27 dB 24 dB I valori minimi di ACR per il link di classe D sono mostrati nella tabella seguente: Rapporto fra attenuazione e diafonia Frequenza in MHz Link classe D 1.00 4.00 40 10.00 35 16.00 30 20.00 28 31.25 23 62.50 13 100.00 4 Resistenza del loop in CC La resistenza del loop in cc delle coppie deve essere inferiore ai valori dati nella tabella seguente per ogni classe di link. Queste cifre derivano dai requisiti delle applicazioni. Si applica un cortocircuito all’estremità più lontana della coppia e si misura la resistenza del loop all’estremità vicina. Resistenza del Loop in CC del link Classe del link A B Resistenza max 560 170 del Loop (Ω) Attenuazione ottica L’attenuazione massima (perdita d’inserimento) non deve superare i valori specificati nella tabella seguente. Inoltre l’attenuazione dei link ottici che includono i sottosistemi di cablaggio multipli (ad esempio sistema orizzontale più sistema di dorsale dell’edificio) non deve superare gli 11 dB per ogni fibra ottica di 62,5/125 µm e 8/125µm alle lunghezze d’onda nominali. C 40 D 40 Valori di attenuazione dei link Sottosistemi Orizzontale Dorsale dell’Edificio Dorsale del Campus 31 Lunghezza Link 90 m 500 m 1500 m Fibra ottica Multimodale Attenuazione Attenuazione db850 nm db 1300 nm 2.5 2.2 3.9 2.6 7.4 3.6 Fibra ottica Monomodale Attenuazione Attenuazione db 1310 nm db 1550 nm 2.2 2.2 2.7 2.7 3.6 3.6 Progettazione cablaggio strutturato Connessione hardware per cablaggio di 100Ω e 120Ω Informazioni generali E’ auspicabile che l’hardware usato per la terminazione diretta dei cavi di 100Ω e 120Ω sia del tipo IDC (contatto a spostamento di isolante). L’hardware di connessione dovrebbe essere contrassegnato per indicare la prestazione di trasmissione, a discrezione del produttore. I contrassegni, se ci sono, dovrebbero essere visibili. Requisiti della presa delle telecomunicazioni Nella presa utente, ogni cavo deve avere la terminazione su un jack (connettore) modulare di 8 pin senza chiave (chiamato comunemente RJ45). Le assegnazioni di pin e coppie saranno T568A o T568B. Le assegnazioni dei pin per questi schemi sono mostrati nella figura. coppia 2 coppia 3 coppia 1 coppia 3 coppia 4 coppia 2 v/b b/v b/a bl/b b/bl a/b b/m m/b 12 3 4 5 6 7 8 coppia 1 coppia 4 b/a a/b b/v bl/b b/bl v/b b/m m/b b/v= bianco/verde v/b= verde/bianco b/a= bianco/arancione a/b= arancione/bianco b/m= bianco/marrone m/b= marrone/bianco b/bl= bianco/blu bl/b= blu/bianco 12 3 4 5 6 7 8 T568A T568B 8 7 2 1A 8 7 2 1 A 6 3 4 5 B 6 3 4 5 B Assegnazione dei pin T568A e T568B Requisiti dell’hardware di connessione delle fibre ottiche Questi requisiti si applicano sia al cablaggio di dorsale in fibra che al cablaggio orizzontale. Marcatura e codifica del colore La corretta codifica dei connettori e degli adattatori, per colore, dovrebbe essere usata per assicurare che non avvenga l’accoppiamento di diversi tipi di fibra. Inoltre, la manipolazione e l’identificazione delle posizioni delle fibre possono essere usate per garantire che sia mantenuta la polarità corretta per i link duplex. Requisiti della presa delle telecomunicazioni Per le nuove installazioni e le installazioni senza connettori preinstallati per fibre ottiche, i cavi in fibra ottica nell’area di lavoro devono essere collegati al cavo orizzontale con un connettore SC duplex. Le reti che hanno una base installata di connettori e adattatori IEC 874-10 (BFOC/2,5) possono rimanere con connettore e adattatore, per eventuali implementazioni della rete. Gestione del sistema di cablaggio generico La gestione è un aspetto essenziale del cablaggio generico. La flessibilità del cablaggio generico può essere solo interamente capitalizzata se il cablaggio è gestito in modo adeguato. La gestione implica l’identificazione accurata e la tenuta dei registri di tutti i componenti che costituiscono il sistema oltre alle canalizzazioni, agli armadi delle telecomunicazioni, e altri spazi in cui esso è installato. Tutti i cambiamenti apportati al cablaggio dovrebbero essere registrati man mano che sono attuati, dato che questo è importante per il mantenimento della flessibilità del sistema. La gestione computerizzata dei registri è fortemente raccomandata. Identificatori Ogni elemento del cablaggio generico e delle canalizzazioni in cui è installato il sistema di cablaggio dovrebbe essere facilmente identificabile. Un unico identificatore deve essere assegnato ad ogni cavo, distributore e punto di terminazione nell’edificio. Ogni presa delle telecomunicazioni dovrebbe essere etichettata in modo da indicare le seguenti informazioni sulla scelta e l’esecuzione del cablaggio installato. ● la presa delle telecomunicazioni secondo l’impedenza del cavo EN 60603, la categoria dei componenti di cablaggio e il numero delle coppie nella presa utente ● la presa delle telecomunicazioni per le fibre ottiche Le registrazioni della gestione del cablaggio generico devono essere conservate. Si dovrebbe conservare anche un riferimento ai risultati dei test d’accettazione. Benché non sia richiesto dalla Normativa Europea, si consiglia di unire alle registrazioni della configurazione del sistema, una lista delle applicazioni. Questo velocizzerà la ricerca dei guasti. Registri e documentazione 32 dovrebbe identificare la progettazione dei cavi in fibra ottica. Gli identificatori devono essere applicati anche ai sistemi di canalizzazioni in cui è installato il cablaggio. Gli elementi cui sono assegnati gli identificatori devono essere chiaramente contrassegnati in qualche modo. I cavi dovrebbero essere contrassegnati in modo permanente in entrambe le estremità. R Cablaggio orizzontale Introduzione Il cablaggio orizzontale, secondo quanto definito dalle norme, è il sottosistema destinato allo smistamento delle linee (link) tra distributore di piano e postazioni di lavoro. Riveste un’importanza fondamentale in quanto ad esso si riferiscono sia le operazioni di collaudo che, eventualmente, la garanzia estesa. Nel presente capitolo regole ed esempi applicativi di progetto faranno riferimento al sistema di cablaggio Btnet di BTicino. Tali regole sono comunque in accordo con le normative EIA/TIA 568 e CENELEC 50173 enunciate nei capitoli precedenti. Regole generali In base a quanto già esposto nel capitolo ”Norme di riferimento per il progetto di sistemi di cablaggio strutturato” il sottosistema Cablaggio orizzontale è caratterizzato da una topologia a stella e da una estensione massima delle linee (link) pari a 90 m. Il mancato rispetto dei parametri indicati dalle norme comporta evidentemente la non conformità del sistema e conseguentemente l’impossibilità di una successiva qualifica secondo le categorie o classi attualmente definite dagli standard internazionali. Distribuzione orizzontale 90 metri max Regole generali Schermato non schermato La distinzione riguarda la totalità dell’impianto nelle sue parti funzionali. Si dovranno quindi impiegare componenti omogenei (schermati o non schermati) nella realizzazione dell’intero link (pannello, cavo e presa) e per la permutazione e il collegamento (patch cords). La scelta tra le due diverse tipologie di impianto è spesso difficile. La principale differenza consiste nella maggiore immunità dal disturbo elettromagnetico che l’impianto schermato garantisce. Tuttavia la misura del livello di interferenza in campo è praticamente irrealizzabile con metodi e costi accessi- bili e rimane pertanto parzialmente aleatoria la decisione sull’impiego di una delle due soluzioni tecnologiche. In generale si può affermare che la soluzione non schermata è idonea nel terziario e nel residenziale, mentre in ambienti industriali, in presenza di trasporti o conversioni di potenza, la soluzione schermata offre maggiori garanzie. Si ricordi inoltre che i sistemi di cablaggio percorsi da segnali ad alta frequenza sono anche emettitori di disturbo elettromagnetico e la loro presenza può essere dannosa in ambienti dove tale disturbo può pregiudicare il funzionamento di apparecchiature sensibili (apparati biomedicali, strumenti di misura, ecc…). Componenti e dimensionamento: i pannelli RJ45 Fanno parte del sistema pannelli, cavo e prese nelle diverse modularità. Il cavo, posato nelle canalizzazioni predisposte, dovrà ovviamente essere in tratta unica. Fa eccezione la possibilità, contemplata dalle norme, di inserire un cablaggio di zona o area di transizione. Il dimensionamento deve essere fatto in base ai punti terminali previsti. Per ogni postazione devono essere conteggiati i connettori utilizzati che forniscono il numero di posizioni che devono essere rese disponibili sui pannelli. E’ buona norma non saturare completamente i pannelli. Lasciare una scorta pari ad almeno il 10% del totale dei punti attestati permette qualche eventuale correzione non prevista o un ampliamento successivo, senza dover intervenire sulla composizione dell’armadio di distribuzione. Esempio: 33 - numero postazioni di lavoro (PdL) 20 - numero connettori per PdL 2 - impianto in tecnologia UTP ➠ totale linee (link) attestate 2 x 20 = 40 Occorre pertanto predisporre spazio per 40 attestazioni. Poichè la modularità dei pannelli UTP nella gamma Btnet è la seguente: - pann. 16 porte - pann. 24 porte - pann. 48 porte l’eventuale scelta 1 x 16 porte + 1 x 24 porte = 40 porte Progettazione cablaggio strutturato Cablaggio orizzontale Componenti e dimensionamento: i pannelli RJ45 fornisce il numero esatto di punti di attestazione, ma non tiene conto di quanto suggerito circa le posizioni di scorta. (Unshielded Twisted Pairs) ● cavo a 4 coppie schermato di tipo FTP (Foiled – Shielded -Twisted Pairs) o STP o S-FTP 40 +10% = 44 In questa ipotesi la soluzione più idonea è: 2 x 24 porte (oppure 1 x 48 porte) In entrambi i casi si ha una scorta pari al 20%. Il cavo per la distribuzione di piano rappresenta uno degli elementi più critici di un cablaggio orizzontale in relazione all’impatto sui parametri prestazionali dell’intero link realizzato. Quanto affermato è valido sia in termini di qualità del prodotto utilizzato che in termini di correttezza dell’installazione effettuata, in quanto errori nella posa del cavo compromettono pesantemente le prestazioni dell’impianto. E’ bene ricordare inoltre che le conseguenze di un malfunzionamento della rete derivanti da problemi legati al cavo comportano onerosi e costosi interventi da parte dell’installatore Per i sistemi di cablaggio strutturato lo standard prevede l’utilizzo di cavo a 4 coppie bilanciate e ritorte (da 100, 120 e 150 Ohm) presente sul mercato nelle seguenti versioni: Tabella di conversione dei cavi AWG AWG Ø (mm) 1 7,250 2 6,540 3 5,190 4 5,190 5 4,620 6 4,110 7 3,670 8 3,260 9 2,910 10 2,590 11 2,300 12 2,050 13 1,830 14 1,630 15 1,450 Considerazioni aggiuntive ● cavo a 4 coppie non schermato di tipo UTP sezione (mm) 42,400 33,600 21,200 21,200 16,800 13,300 10,600 8,350 6,620 5,270 4,150 3,310 2,630 2,080 1,650 I sistemi di cablaggio strutturato impiegano normalmente connettori RJ45 (8/8 - 8 posizioni, 8 contatti). Tali connettori consentono la massima flessibilità in quanto sono compatibili con la maggior parte delle applicazioni informatiche normalmente in uso. Esistono tuttavia altri connettori con un conteggio di pin inferiori (RJ11 ed RJ12 con 4 e 6 pin). Sono normalmente chiamati telefonici e vengono preferiti da alcuni operatori nella progettazione e realizzazione della sezione telefonica dell’impianto. Questa soluzione presuppone tuttavia di conoscere a 34 In alternativa è previsto l’uso di cavo in fibra ottica per applicazioni di tipo FTTD (Fiber To The Desk). La dimensione del conduttore ammessa dagli standard è compresa fra 22 e 26 AWG: la misura di 24 AWG è comunque la più utilizzata e corrisponde a 0,5 mm di diametro. Si noti che la sigla AWG (American Wire Gauge) corrisponde all’unità di misura utilizzata dagli standard americani per la misura delle sezioni dei cavi. Trattandosi di un rapporto, ad AWG più alti corrispondono sezioni inferiori. Più difficoltosa è la determinazione della quantità di cavo necessaria per la realizzazione dell’impianto. In presenza di un computo metrico occorre solamente tenere conto della dimensione della confezione (scatole da 305 m, bobine da 500m, ecc..) e degli eventuali sfridi che si generano, non potendo effettuare giunzioni. Se il computo metrico non è disponibile una soluzione praticabile consiste nel valutare la lunghezza media della tratta in base a considerazioni sulla dimensione delle superfici e sulla dislocazione dei passaggi e moltiplicare tale lunghezza per il numero di tratte. AWG 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Ø (mm) 1,290 1,150 1,024 0,912 0,812 0,723 0,644 0,573 0,511 0,455 0,405 0,361 0,321 0,286 0,255 sezione (mm) 1,3100 1,0400 0,8230 0,6530 0,5190 0,4120 0,3250 0,2590 0,2050 0,1630 0,1280 0,1020 0,0804 0,0646 0,0503 priori la destinazione dell’impianto e pone dei vincoli al suo utilizzo in eventuali altre future configurazioni. Le applicazioni informatiche infatti impiegano pin diversi e l’utilizzo di connettori non RJ45 potrebbe limitare la possibilità di convertire una presa telefonica in presa dati. Ciò contraddice in maniera evidente una della finalità per cui un cablaggio strutturato viene realizzato e cioè la possibilità di riconfigurare in tempi successivi il sistema secondo la mutata destinazione d’uso dal punto di vista applicativo. R Cablaggio orizzontale Considerazioni aggiuntive Si noti inoltre che la soluzione con materiale di connessione telefonico non comporta particolari vantaggi dal punto di vista economico. In funzione dello specifico ambiente in cui viene realizzato il sistema di cablaggio è necessario valutare l’opportunità di utilizzare cavi con guaina in PVC oppure con guaina LSZH (Low Smoke Zero Halogen). Gli alogeni sono componenti utilizzati nell’industria dei cavi per dare all’isolamento della guaina e dei condutEthernet IEEE 802.3 10BASE T Ethernet IEEE 802.3 100 BASE TX Token Ring 4 / 16Mbps IBM AS400 IBM 3270 RS232 Telefonia analogica Telefonia digitale Ethernet 100VG Anylan Cablaggio di zona (area di transizione) tori le caratteristiche meccaniche, chimiche ed elettriche desiderate. In caso di incendio i cavi dotati di questo tipo di guaina sono caratterizzati dal basso livello di fumi emessi e dalla proprietà di non liberare nell’ambiente gas tossici. L’utilizzo di questa tipologia di guaina è quindi particolarmente consigliato nei luoghi ad alta concentrazione di persone (palazzi, ospedali, scuole, teatri etc..). 1,2 3,6 1,2 3,6 3,6 4,5 1,2 (opp.4,5) – non standard 1,2 (opp.4,5) – non standard Tx, Rx e terra + eventuali segnali aggiuntivi (richiede verifiche) 4,5 4,5 3,6 1,2 3,6 4,5 7,8 La normativa impone che non vi siano interruzioni o giunzioni nelle linee che uniscono i distributori di piano alle prese delle postazioni di lavoro. Tuttavia è ammessa la presenza di un cablaggio di zona (area di transizione) le cui caratteristiche sono rigidamente definite. L’area di transizione deve garantire un collegamento punto/punto fra linee entranti e linee uscenti, i cavi devono avere una terminazione meccanica e non è ammessa alcuna permutazione. Analogamente non è consentito il collegamento di apparati nell’area di transizione. Il collegamento al distributore di piano può essere realizzato con un cavo multicoppia (24 coppie attestabili) oppure con 6 cavetti singoli da 4 coppie. Si noti che ai fini del calcolo della lunghezza del link l’estensione del cavo multicoppia (o dei cavetti singoli) deve essere sommata alla lunghezza della tratta in cavo UTP 4 coppie. che raggiunge le prese nelle postazioni di lavoro. Dal lato postazione di lavoro il collegamento avviene tramite cavi 4 coppie e connesioni RJ45. Questa tecnologia è prevalentemente impiegata negli open space con notevoli necessità di riconfigurazione. cavo multicoppia Distribuzione orizzontale cablaggio di zona 90 metri max Esempio di cablaggio di zona Conclusioni Il cablaggio orizzontale riveste un ruolo fondamentale in un sistema di cablaggio strutturato e alla sua progettazione deve essere dedicata la massima attenzione. Si ricordi inoltre che, prescindendo da problemi di qualifica del sistema, eventuali ampliamenti o modifiche del cablaggio orizzontale sono solitamente particolarmente disagevoli. 35 Le aree sono accupate da arredi e operatori e interventi infrastrutturali spesso obbligano a fermi non desiderati. Scelte opportune e rivolte ad un utilizzo più ampio e generale possibile dell’impianto garantiscono flessibiltà e facilità d’impiego in qualunque futura condizione. Progettazione cablaggio strutturato Impianto telefonico Introduzione Un impianto telefonico è normalmente costituito da una centrale, da apparecchi terminali (telefoni, fax, ecc…) e dal sistema di connessione che consente di distribuire il segnale vocale. Tale distribuzione deve permettere di effettuare in modo semplice la connessione degli utenti e mantenere una efficace gestione dell’impianto. L’impianto telefonico lato centrale Come nel caso di altri sistemi non esiste una modalità univoca di progettare un cablaggio per applicazione telefonica. Gli operatori utilizzano soluzioni di tipo diverso i cui vantaggi e controindicazioni saranno evidenziati nelle rispettive decrizioni. Generalmente un sistema correttamente progettato prevede dal lato utente una distribuzione orizzontale realizzata con pannelli, cavi e prese e dal lato centrale l’attestazione di un numero adeguato di linee interne provenienti dalla centrale telefonica. La centrale telefonica si trova normalmente in prossimità del locale tecnico dove tutte le parti essenziali della rete dovrebbero trovare posto. linee di centrale Distribuzione orizzontale Attestazione linee interne del centralino Cavo multicoppia Centralina telefonica Cablaggio orizzontale Collegamento di un centralino telefonico ad un impianto di cablaggio strutturato. 36 R Impianto telefonico Le linee esterne vengono portate all’interno dell’edificio da società abilitate alla gestione della telefonia fissa e attestate su apposite strisce di sezionamento (Area di ingresso). Da queste strisce, per mezzo di cavi multicopppia, si collega la centrale telefonica lato rete. Sarà la centrale telefonica a convertire le linee entranti in linee interne che dovranno poi essere distribuite mediante il cablaggio strutturato all’utenza. La soluzione ottimale prevede che tutte le linee derivate vengano portate all’interno dell’armadio principale. Parte di queste verranno indirizzate a piani o aree diverse per mezzo di dorsali, mentre una parte potrebbe essere direttamente distribuita se ci fossero utenti il cui cablaggio orizzontale si attesta a pannelli situati nello stesso armadio principale. E’ discutibile la soluzione di portare direttamente ai piani i cavi multicoppia provenienti dalla centrale. In questo modo si ottiene una associazione rigida fra interni e piani. Un utente che si debba trasferire da un piano ad un altro non potrà mantenere il proprio numero telefonico interno. Distribuzione orizzontale Attestazione linee interne del centralino linee di centrale Attestazione delle linee telefoniche Centralina telefonica Distribuzione orizzontale Attestazione linee interne del centralino Collegamento di un centralino telefonico con separazione degli interni in base alle aree di distribuzione 37 Progettazione cablaggio strutturato Impianto telefonico Per l’attestazione all’interno dell’armadio principale si utilizzano normalmente le striscie 110 che permettono di gestire le coppie singolarmente. Una striscia 110 può ospitare fino a 100 coppie che, nel caso di telefoni analogici tradizionali a due fili, significa 100 linee telefoniche. La capacità della sezione di attestazione deve essere almeno pari al numero delle linee telefoniche interne, ma sarà opportuno prevedere la possibilità di incrementare il numero di coppie attestabili. Molte centrali telefoniche sono infatti espandibili e tale possibilità deve essere considerata in fase di progetto. Strisce di attestazione tipo 110 cavo multicoppia linee di centrale Componenti per l’installazione Centralina telefonica Esempio di configurazione per la gestione centralizzata delle linee telefoniche mediante pannelli di permutazione di tipo 110. 38 R Impianto telefonico E’ tuttavia possibile utilizzare i pannelli RJ45 in sostituzione delle strisce 110. Come è noto i due componenti hanno le stesse caratteristiche funzionali e sono completamente sostituibili. La principale differenza consiste nell’utilizzo parziale delle coppie disponibili sul pannello RJ45. Ogni RJ45 dovrà infatti corrispondere ad una porta telefonica e potrà pertanto ricevere solo una coppia (normalmente la coppia 4-5 – azzurro/bianco azzurro). Pannelli RJ45 cavo multicoppia linee di centrale Componenti per l’installazione Centralina telefonica Esempio di configurazione per la gestione centralizzata delle linee telefoniche mediante pannelli di permutazione tipo RJ45 39 Progettazione cablaggio strutturato Impianto telefonico linee di centrale Se da un lato l’utilizzo del pannello RJ45 semplifica la gestione dell’impianto telefonico (ad ogni RJ45 corrisponde una linea telefonica interna), questa soluzione risulta poco vantaggiosa sia dal punto di vista economico che dell’occupazione dello spazio. Si supponga infatti di dover attestare 100 linee telefoniche interne. Nella tecnologia 110 una striscia sarà sufficiente. Lo spazio rack occupato sarà pari a 4 unità rack se si utilizza il pannello di supporto che prevede l’utilizzo del passacavo, mentre lo spazio si riduce a 2 unità rack se si rinuncia ai passacavi. Saranno invece necessari 5 pannelli RJ45 e i corrispondenti passacavo (3 oppure 5) con una occupazione di spazio che non è inferiore 8 unità rack. Dati i rispettivi costi il confronto economico è particolarmente significativo. La permutazione tra linee attestate e distribuzione orizzontale o montante dovrà essere realizzata con le opportune patch cord (110-110 nel caso in cui la distribuzione orizzontale, o eventualmente il montante, siano realizzati con questa tecnologia – vedi capitoli successivi - oppure 110-RJ45 se la distribuzione orizzontale è fatta con pannelli RJ45). Strisce di attestazione tipo 110 oppure montante in tecnologia 110 Centralina telefonica linee di centrale Componenti per l’installazione Pannelli RJ45 per attestazione centralino oppure montanti Centralina telefonica Permutazione tra pannelli RJ45 e tipo 110 40 R Le dorsali Introduzione Le dorsali sono collegamenti condivisi che consentono di trasportare a distanza gruppi di segnali. Si considerino ad esempio 20 linee telefoniche che debbano essere portate dal piano terra al primo piano di uno stabile. Nella maggioranza dei casi si utilizza un cavo multicoppia attestato fra due pannelli di permutazione. Il sistema così realizzato viene chiamato dorsale telefonica (in questo caso montante, dal momento che si sviluppa in verticale). Un altro esempio comune è quello di superfici estese che non possono essere servite dal medesimo armadio. In questo caso le zone da cablare faranno riferimento a due (o più) armadi di piano fra i quali è necessario prevedere dei collegamenti dorsali. La normativa è generalmente meno specifica nelle definizioni rispetto a quanto affermato per il cablaggio orizzontale. Si riconosce infatti che le dorsali sono parzialmente dipendenti dal tipo di applicazione (sia essa telefonica o dati) e si precisa che si deve prevedere di modificare o sostiture le dorsali più volte nel corso della vita media di un cablaggio. Dorsale telefonica Il segnale telefonico non ha particolari problemi dal punto di vista delle prestazioni richieste dal mezzo trasmissivo. Con cavi in rame multicoppia di categoria 3 (segnali fino a 10 MHz, spesso indicati proprio come cavi telefonici) si possono percorre le distanze normalmente necessarie per realizzare una dorsale. L’architettura che si preferisce impiegare è denominata “collapsed backbone: tutte le linee derivate provenienti dalla centrale telefonica vengono attestate nel punto di permutazione principale del sistema (in uno schema ideale l’armadio principale collocato nel locale tecnico) da cui si dipartono i cavi montanti che raggiun- gono i singoli piani. I cavi multicoppia che devono essere attestati fra pannelli di attestazione e opportune permutazioni permetteranno di instradare i segnali secondo le esigenze. Come già segnalato è sconsigliabile la soluzione di derivare i cavi multicoppia dalla centrale telefonica. In questo modo ai singoli piani si associano in modo rigido gruppi di numeri interni ed eventuali spostamenti di utenti fra piani diversi non potranno essere effettuati senza cambiare i corrispondenti numeri interni (a meno di intervenire direttamente sulle attestazione realizzate sulla centrale con le possibili conseguenze negative che tale azione potrebbe comportare). Componenti per la realizzazione di dorsali telefoniche L’attestazione ai piani dei cavi montanti telefonici può essere fatta indipendentemente su pannelli RJ45 o strisce 110. Si ricorda tuttavia che nella maggioranza dei casi il segnale telefonico (analogico) richiede l’impiego di una sola coppia. Se si utilizzano pannelli RJ45 sarà necessario attestare la coppia sui pin normalmente destinati alle applicazioni telefoniche (pin 4 e 5), lasciando inutilizzate le altre tre coppie. Le strisce 110 permettono invece la cablatura in linea di tutte le coppie montanti (una striscia 110 può contenere fino a 100 coppie) rendendo l’installazione molto più compatta. Per la permutazione si dovranno ovviamente usare patch cord 110-RJ45 per portare il segnale alla distribuzione orizzontale (se questa è stata effettuata con pannelli RJ45) oppure patch cord 110-110 se anche il cablaggio orizzontale è realizzato con striscie 110. Dal lato centrale l’impiego delle patch cord sarà il medesimo a seconda che l’attestazione delle linee interne sia stata fatta su pannelli RJ45 o strisce 110. Spesso si utilizza il pannello RJ45 per la distribuzione orizzontale e la striscia 110 per l’attestazione delle linee interne lato centrale e per i montanti. La scelta della tipologia di pannello è dettata da considerazioni pratiche (l’utilizzo del pannello RJ45 risulta più immediato per l’utente, mentre la striscia 110 richiede una maggiore dimestichezza con i prodotti di permutazione) ed economiche (il pannello RJ45 è nettamente più costoso della striscia 110 che offre anche un notevole risparmio di spazio). 41 Pannelli RJ45 per montanti telefonici cavo multicoppia Strisce 110 per montanti telefonici cavo multicoppia Soluzioni installative Progettazione cablaggio strutturato Le dorsali Componenti per la realizzazione di dorsali telefoniche Tuttavia bisogna osservare che le patch cord RJ45/ RJ45 sono a loro volta più economiche rispetto alle corrispondenti patch cord 110/110. Pertanto il sistema 110 perde parzialmente la sua convenienza se la percentuale di punti attivati è elevata ripetto al numero di punti cablati. Vale la pena di ricordare che, nonostane l’attuale preferenza per i pannelli RJ45, i sistemi di cablaggio sono nati con la sola striscia 110 che era, in tempi non molto remoti, l’unico pannello di permutazione disponibile. Le strisce attualmente in commercio garantiscono prestazione ai massimi livelli previsti dalle norme (categoria 5E) e offrono una ineguagliabile flessibilità di utilizzo. Distribuzione orizzontale strisce 110 per montanti cavo multicoppia dorsale strisce 110 di attestazione dorsale Sistemi misti di permutazione 42 R Le dorsali Le dorsali dati Mentre nel caso della telefonia progetto e componentistica impiegata nelle dorsali (cavi multicoppia in rame di categoria 3) sono relativamente standardizzate, nel caso di dorsali dati la dipendenza dalla tipologia di applicazione è decisamente più evidente. Si noti che tale dipendenza non implica la perdita di flessibilità dell’impianto: il cablaggio orizzontale, in riferimento al quale viene fatta la qualifica dell’impianto, non subisce alcuna conseguenza a seguito della realizzazione o modifica della dorsale. Le connessioni possono sempre essere impiegate al livello di prestazioni previste dalla categoria o classe di riferimento. Va inoltre osservato che la modifica o sostituzione di una dorsale non è generalmente una operazione disagevole dal punto di vista installativo e la corrispondente migrazione delle applicazioni richiede tempi di fermo rete limitati. Per quanto detto infine la modifica o sostituzione di una dorsale non implica la ricertificazione del sistema di cablaggio. Le dorsali per le applicazioni Ethernet Si vuole illustrare con un esempio relativo alla rete Ethernet come i sistemi dorsali per applicazioni dati possano essere realizzati con modalità diverse a seconda delle esigenze (installative, economiche, ecc…). Per la sola rete Ethernet infatti si possono prevedere almeno quattro tipi di dorsale, tutti ugualmente validi purchè impiegati entro i limiti previsti dalla norma. Sono infatti approvati (anche se non più utilizzati) lo standard denominato IEEE 802.3 10BASE5 (collegamento degli utenti Ethernet mediante un unico cavo coassiale detto comunemente “cavo giallo”) e lo standad denominato IEEE 802.3 10BASE2 (collegamento mediante cavo RG58, più sottile, ma meno performante del cavo giallo). Secondo lo standard la lunghezza massima delle tratte è pari a 500 m per il cavo giallo e a soli 185 m per l’RG58. E’ inoltre approvato (e attualmente impiegato) lo standard IEEE 802.3 10BASET che prevede l’impiego del cavo UTP e di apparati attivi denominati Hub con distanze di riferimento pari a 100m. Infine lo standard FOIRL o 10BASEFL propone l’impiego della fibra ottica. Collegamenti fra hubs di piano, richiesti nella configurazione con sistema dorsale, si possono effettuare utilizzando tratte di cavo coassiale (“giallo” o RG58) qualora siano disponibili porte adeguate (AUI oppure BNC) oppure sia possibile realizzare i collegamenti con transceiver esterni. Le distanze percorribili sono quelle definite dagli standard (500 m oppure 185 m), ma la velocità massima ammessa è ovviamente 10 Mbps. Una ulteriore scelta è quella di collegare gli hub (o eventualmente gli switch) in cascata. In tale caso la dorsale sarà costituita da tratte di cavo UTP identico a quello usato per il cablaggio orizzontale, ma la distanza limite è pari a 100 m. Infine la fibra ottica può sostenere distanze fino a 1 oppure 2 km a seconda dello standard scelto. Le quattro tipologie di dorsale hanno caratteristiche e costi diversi (es. il cavo coassiale RG58 raggiunge 185 m – 85 in più del cavo UTP), ma è limitato alla velocità trasmissiva di 10 Mbps. Per maggiori dettagli si rimanda al fascicolo specifico: Applicazioni informatiche su cablaggio strutturato: Ethernet. Il meccanismo della trasmissione ottica La fibra ottica è costituita da un materiale vetroso in grado di propagare segnali luminosi. La fibra sfrutta per questo materiali con indice di rifrazione opportunamente graduati in grado di produrre la riflessione totale della radiazione convogliata all’interno della fibra. L’informazione in forma digitale viene pertanto convertita in impulsi di luminosi che la fibra trasporta. Il ricevitore effettua la riconversione in segnali digitali che vengono infine riproposti al sistema di elaborazione. Le fibre e le principali caratteristiche Sono costituite da una parte centrale detta “core”, il cui diametro è pari a 62.5 micron e da una parte periferica detta “cladding” o mantello del diametro di 125 micron. Questa è la parte attiva della fibra. La radiazione luminosa, imprigionata fra core e cladding si propaga lungo la fibra. La fibra è normalmente rivestita da una pellicola di materiale plastico che porta il diametro esterno complessivo a 250 micron. Nelle fibre denominate “tight buffer”, impiegate prevalentemente in interno, tutto l’insieme è ulteriormente rivestito da una guaina in PVC colorato che porta il diametro a 900 micron. Le fibre normalmente impiegate in comunicazione dati sono del tipo multi-modale (descitto in questo paragrafo). Esistono tuttavia fibre dette mono-modali, utilizzate principalmente in telefonia, che hanno caratteristiche notevolmente diverse e prestazioni superiori. La connessione ottica Si realizza per accoppiamento meccanico delle due fibre. In altre parole occorre accoppiare il core delle due estremità della fibra e permettere un passaggio efficiente di radiazione lumiosa da una fibra all’altra. Date le dimensioni delle superfici da accoppiare è evidente che i dispositivi che dovranno garantire l’interconnessione dovranno avere caratteristiche di qualità e precisione notevoli, evitando tutte le cause di dispersione (disallineamento assiale e longitudinale, interspazi fra le superfici, ecc…). 43 Progettazione cablaggio strutturato Le dorsali I connettori ottici I connettori ottici sono dispositivi passivi che consentono di realizzare una giunzione mobile fra fibre. Sono costituiti da una parte denominata ferula e un corpo di sostegno. La ferula, abitualmente di materiale ceramico o composito, è forata nella parte centrale e alloggia la parte terminale della fibra. Tale parte terminale viene affrancata alla ferula con tecnologie diverse (resine epossidiche termiche, resine sensibili all’infrarosso, collanti bicomponenti , ecc…). La testa della ferula, contenente la terminazione della fibra, deve quindi essere lucidata opportunamente fino ad ottenere una superficie perfettamente piana. Connettori ottici tipo ST ed SC Gli accoppiatori La connessione si realizza avvicinando le due teste delle fibre e permettendo il passaggio di radiazione luminosa. E’ evidente che, date le dimensioni in gioco, l’accoppiamento fra le due superfici deve essere estremamente preciso. La connessione si realizza mediante tubetti di accoppiamento detti “coupler” che dispongono alle due estremità di agganci compatibili con quelli presenti sul corpo del connettore. Gli standard della connessione ottica Sono principalmente impiegati due standard universali denominati ST (attacco rotondo a baionetta tipo BNC) e SC (attacco quadrato a scatto). Esistono pertanto due tipi di accoppiatori denominati ovviamente ST e SC. A catalogo Btnet con la denominazione connettori ottici sono presentati in realtà i Coupler montati sulle serie civili Living International, Light e Magic. La connessioe ottica si realizza portando ai due lati del coupler due fibre che montano i connettori del tipo appropriato. ST ed SC sono standard internazionali univocamente definiti e riconosciuti e tutto il materiale che è a standard ST o SC è ovviamente compatibile. IBM ha realizzato nel passato alcuni connettori proprietari (Biconico, Mini BNC) che non hanno avuto particolare affermazione commerciale, ma sono presenti ancora su qualche vecchia installazione. I moderni sistemi di cablaggio fanno riferimanto unicamente alle tecnologie ST e SC. I sistemi ottici in applicazioni dorsali Come per le dorsali telefoniche l’architettura è del tipo “collapsed backbone” e prevede il congiungimento con topologia stellare dell’armadio principale con tutti gli armadi secondari (o di piano). All’interno degli armadi l’attestazione delle fibre avviene in cassetto ottico dotato di bussole di accoppiamento (o coupler). Sono necessari tanti accoppiatori quante sono le fibra in partenza o in arrivo da ciascun cassetto ottico. Il cassetto ottico è normalmente dotato di adeguate protezioni e accessori per garantire che la fibra attestata non sia soggetta ad alcuna sollecitazione meccanica. Cassetti ottici 44 R Le dorsali Componenti e dimensionamento Circa il dimensionamento della dorsale ottica valgono alcune considerazioni generali. La maggioranza delle applicazioni informatiche utilizza 2 fibre ottiche (trasmettitore e ricevitore). Tuttavia, data la relativa fragilità dei componenti impiegati e i costi di acquisto e messa in opera che non sono mai direttamente proporzionali al numero delle fibre posate, si raccomanda di mantenere sempre un numero di fibre disponibili per una eventuale back up o per aggiungere in un futuro nuove applicazioni che richiedano più banda. Se l’applicazione è una rete Ethernet una scelta opportuna è posare almeno un cavo a 6 fibre delle quali due saranno impiegate per la trasmissione Ethernet, mentra le altre 4 saranno destinate ad usi futuri o a semplice back up. Si ricordi inoltre che uno dei costi maggiori è la connettorizzazione che non deve necessariamente essere fatta contestualmente alla posa della fibra per tutti i conduttori ottici. E’ possibile posticipare questa operazione mantenendo le fibre libere all’interno dell’apposito contenitore. Cordoni di permutazione tipo ST ed SC La scelta dello standard E’ preferibile predisporre la dorsale ottica in base alla tipologia di connessione impiegata dagli apparati attivi che saranno installati. Le due tipologie di connessione più comunemente usate sono ST e SC che corrispondono a standard universalmente riconosciuti, ma si possono incontrare anche connessioni diverse. Inoltre è frequente il caso in cui non sia nota all’atto dell’installazione la tipologia degli apparati. In tali casi si può comunque effettuare una scelta e ricorrere eventualmente a bretelle di permutazioni che effettuino le conversioni fra i vari standard (es. bretelle ST-SC). La permutazione e la conversione rame-fibra La conversione tra segnale ottico e segnale elettrico deve sempre avvenire per mezzo di un apparato attivo di rete (es.: hub, switch, ecc…) che dovrà quindi essere situato nello stesso armadio dove si trova l’arrivo del montante ottico. Analogamente le fibre montanti dovranno essere interfacciate ad un centro stella attivo (hub o switch) dotato di connessioni ottiche. La scelta della fibra Una particolare attenzione va posta nella scelta della fibra. Normalmente si distinguono due tipologie di fibra ottica: “tight buffer” o “indoor” (fibra da interno) oppure “loose tube” o “outdoor” (fibra da esterno). La sostanziale differenza è nell’accoppiamento meccanico fra guaina e fibra. Nelle tight buffer il conduttore ottico è strettamente fasciato dal PVC, mentre nel caso della “loose tube” i singoli conduttori ottici sono immersi in tubetti del diametro di alcuni millimetri e gli eventuali interstizi sono riempiti con un gel tampone. La necessità di due costruzioni così diverse discende dalla applicazione in campo, in particolare in presenza di forti escursioni termiche. Vetro e materie plastiche hanno diversi coefficienti di dilatazione e nel caso della fibra tight buffer le tensioni fra guaina e fibra generate da forti variazioni di temperatura possono provocare la frattura della fibra. Occorre inoltre considerare gli utilizzi particolari (cavi direttamente interrati, cavi in tubazioni, cavi in immersione, cavi sospesi fra tralicci). Per ciascuna situazione di posa i produttori mettono a disposizione la corretta tipologia di cavo. Ad esempio una fibra sospesa non potrà essere rinforzata in acciaio corrugato, potendo in questo caso trasformarsi in un involontario parafulmine. Dovrà essere impiegata una fibra con armatura in kevlar o in nylon. 45 Progettazione cablaggio strutturato Quadri e armadi Introduzione La scelta della tipologia e della dimensione del contenitore per un sistema di cablaggio strutturato non segue regole precise dovendo tenere conto di svariati e spesso non quantificabili fattori. Tuttavia è possibile enunciare alcune linee guida che possono aiutare il progettista nella definizione dei componenti da utilizzare. Occorre innanzitutto stabilire le dimensioni minime del quadro o armadio conteggiando le unità rack che sono occupate dalla componentistica passiva già definita in fase di progetto del sistema di cablaggio. Si ricorda che l’unità rack corrisponde a 1,75” (circa 4,5 cm) e che la maggior parte dei componenti che vengono impiegati all’interno degli armadi telematici hanno dimensioni multiple di tale unità. I cataloghi riportano il numero di unità rack occupate dai singoli componenti. Un secondo fattore di cui occorre tenere conto è la possibilità di future espansioni. In particolare nel caso di ristrutturazioni di immobili è frequente la necessità di operare per fasi successive e, in assenza di un progetto unico completo, riservare spazio all’interno del contenitore. Infine non bisogna dimenticare che una infrastruttura di rete prevede non solo parti passive, ma anche componenti attivi (hubs, switches, ecc…) che devono trovare posto all’interno dell’armadio o quadro. In questo caso l’incertezza è ancora maggiore in quanto i produttori propongono prodotti molto diversi fra di loro e con caratteristiche dimensionali e di fissaggio differenti. Se ci limitiamo agli apparati per rete Ethernet si spazia dai piccolo hub a 8 porte, per i quali è necessaria una mensola, fino agli switch 24 porte direttamente montabili a rack. Pertanto lo spazio da riservare agli apparati attivi può essere correttamente previsto solo in base a precise indicazioni del committente. In assenza di informazioni è possibile fare delle ragionevoli ipotesi. In questo caso ovviamente si avrà cura di mantenere un certo margine di sicurezza. Bisogna inoltre ricordare che l’architettura di una rete può prevedere la presenza di alcune funzioni particolari localizzate per esempio nell’armadio principale (router di accesso) e che la possibilità di aggiungere qualche apparato eventualmente non previsto inizialmente è assai concreta. Alcuni esempi potranno chiarire quanto enunciato. Si consideri un impianto che si sviluppa su un solo piano con 20 utenti collegati in rete Ehernet. In questo caso sarà sufficiente prevedere lo spazio per un hub 24 porte. Tale macchina è generalmente disponibile in versione 19” e occupa 1 unità rack. Questo è pertanto lo spazio minimo da riservare. Se vogliamo tuttavia considerare che potrebe essere necessario aggiungere un router per la connesione remota, ecco che lo spazio necessario passa ad almeno 2 unità rack. Si consideri invece un quadro di piano che debba permettere la connessione di 8 utenti Ethernet. In questo caso sarà sufficiente un hub a 8 porte che dovrà però probabilmente essere appoggiato su una mensola. Lo spazio da riservare sarà pertanto di 2 unità rack (pari alle unità richieste dalla mensola). Come si vede la determinazione dello spazio da riservare per gli apparati attivi è quanto mai incerto e richiede spesso al progettista di usare criteri prudenziali. L’ingresso cavi In fase di progetto occorre prevedere se l’ingresso cavi dovrà avvenire dall’alto o al basso. Armadi e quadri offrono entrambe le possibilità e le corrispondenti aperture sono generalmente chiuse da un pannello cieco facilmente rimovibile. Tuttavia nel caso degli armadi da pavimento la contemporanea presenza del sistema di ventilazione forzata pone qualche ulteriore problema per la cui soluzione si rimanda al relativo capitolo. La configurazione dell’armadio Quadri e armadi devono normalmente contenere parti diverse della rete: cablaggio orizzontale, apparati attivi, montante dati (eventualmente in fibra ottica), montante telefonico e, in alcuni casi, server e UPS. La disposizione all’interno dell’armadio non segue regole precise se non quelle della praticità d’uso e della distribuzione dei pesi. Server e UPS (come ogni altro componente di peso rilevante) dovranno essere preferibilmente posizionati nella metà inferiore degli armadi, mentre non potranno trovare posto nei quadri da parete. I componenti sui quali verranno eventualmente effettuate le permutazioni (cablaggio orizzontale, apparati attivi) dovrebbero occupare la zona più facilmente accessibile dell’armadio, mentre le parti della rete che saranno meno soggette ad interventi potranno essere dislocate nelle restanti aree. Una corretta e previdente organizzazione di armadi e quadri favorisce i futuri interventi, siano essi di semplice manutenzione, o di ampliamento dell’impianto. 46 R Installazione cablaggio strutturato Installazione cablaggio strutturato Guida all’installazione Introduzione La corretta installazione di un sistema di cablaggio è un’attività, per alcuni aspetti, più importante e delicata della scelta stessa del sistema. Un’installazione non correttamente eseguita vanifica qualunque altra scelta fatta sulla base della qualità del prodotto e penalizza le prestazioni dell’intera rete aziendale. E’ opinione corrente che la scelta dell’installatore, fatta in base alle sue dimostrabili capacità e la qualità dell’installazione, siano le attività che decretano il successo del progetto di cablaggio e di rete. Chiaramente questo implica anche che sia stata fatta la corretta scelta dei materiali da installare, in funzione della loro qualità e che il tutto sia corredato da un progetto correttamente eseguito nel rispetto degli Standards, delle specifiche del costruttore del sistema, delle leggi vigenti e delle esatte necessità dell’Utente Finale. Principi generali Una corretta installazione deve partire dall’esatta individuazione e messa in opera dell’infrastruttura di supporto del sistema di cablaggio, secondo quanto previsto dagli Standards. Le informazioni relative a quest’infrastruttura devono derivare dalla fase di progetto del sistema e da accurati sopralluoghi, atti ad individuare i vari passaggi per i cavi, i vani tecnici di edificio e di piano, le canalizzazioni per la distribuzione orizzontale ed i cavedi per la distribuzione verticale (dorsali). Nonostante ciò, è abbastanza normale, che durante la fase di posa in opera, possano rendersi necessari alcuni perfezionamenti del progetto da eseguirsi da parte dell’installatore; è assolutamente necessario, però, che essi siano portati a termine in modo tale da mantenere la metodologia impostata dal progetto, il rispetto assoluto degli Standards e delle linee guida fornite dal produttore del sistema e delle normative vigenti. 1 - nodo d’ingresso 2 - vano tecnico di edificio 3 - dorsali 4 - vano tecnico di piano 5 - distribuzione orizzontale 6 - presa utente 7 - connessione terminale. La figura illustra i sottosistemi, definiti dagli Standards, che compongono un sistema di cablaggio strutturato e che devono sempre essere presenti, non solo come componenti del sistema stesso, ma anche come infrastruttura che li ospita. distribuzione orizzontale (5) presa utente (6) vano tecnico di piano (4) dorsali (3) linee d’ingresso vano tecnico dell’edificio (2) nodo d’ingresso (1) 48 connessione terminale (7) R Cenni sugli standard, categorie e classi Cenni sugli Standards Uno “Standard” è un documento emesso da un organismo riconosciuto a livello Nazionale o Internazionale, al cui interno sono organizzati degli appositi comitati, incaricati di definire le caratteristiche che prodotti e sistemi devono avere prima di essere immessi sul mercato. Il suo scopo è quello di definire le regole commerciali e/o tecniche per uniformare i comportamenti degli operatori e i loro prodotti nei confronti delle aspettative dell’utente. I più importanti comitati di standardizzazione che riguardano i sistemi di Cablaggio Strutturato sono: All’interno dei vari Stati esistono poi delle organizzazioni prettamente nazionali che emettono a loro volta delle normative, che hanno valore solo nello Stato d’appartenenza, rifacendosi ai tre organismi principali, come ad esempio il CEI in Italia ed il CSA in Canada. Anche i tre organismi principali non emettono normative in modo tra loro indipendente; con questo si vuole affermare che inizialmente vengono redatti ed approvati gli Standards americani ai quali poi si rifanno gli europei e gli internazionali, proponendo in genere solo modesti ritocchi per adeguarli alle richieste dei diversi mercati. ● ISO/IEC a livello internazionale ● EIA/TIA per gli USA ● CENELEC per l’Europa Standard di riferimento per il cablaggio Gli attuali e più importanti Standards di riferimento che definiscono il cablaggio strutturato per edifici non residenziali sono: A questi, prettamente riservati alle specifiche dei mezzi di trasmissione ed al disegno del sistema, se ne aggiungono altri molto importanti ● EIA/TIA 568A e A5 ● ISO/IEC 11801 ● EN 50173 ● ANSI EIA/TIA 606 relativo all’amministrazione e ge- stione del sistema ● ANSI EIA/TIA 607 relativo alla messa a terra del si- stema di cablaggio ● ANSI EIA/TIA TSB 75 relativo alle soluzioni per la progettazione in ambienti Open Space. Standard di riferimento per la posa in opera Per la posa in opera di un sistema di cablaggio gli Standards di riferimento sono solo due: Contesto legislativo Il rispetto degli Standards d’installazione di un sistema di cablaggio non consente, comunque, di prescindere dal rispetto delle leggi attualmente in atto. Il mondo delle telecomunicazioni, per la parte che ci interessa, è fondamentalmente regolato da due leggi di base ANSI EIA/TIA 569A CEI EN 50174 Parti 1-2-3 ● DL 109/91 ● DM 314/92 con particolare riferimento all’allegato 13. Quest’ultimo rappresenta la direttiva di servizio per quanto citato, in termini generali, nel Decreto Legge. Senza entrare nel dettaglio, non essendo questo l’intento della presente guida, si deve comunque sapere che installando apparecchiature che si interfacciano alla rete pubblica con più di due linee, è necessario essere dotati delle autorizzazioni ministeriali previste dalla legge: ● 1° grado per impianti di qualsiasi dimensione ● 2° grado per impianti fino a 400 punti con l’esclusio- ne di fibra ottica e ponti radio ● 3° grado per soli impianti di fonia fino a 120 deriva- zioni 49 Oltre a questo la legge prevede che sia approntato un progetto a firma di un professionista riconosciuto ed iscritto nell’apposito Albo. Le apparecchiature che saranno collegate devono essere tutte scrupolosamente omologate dal competente Ministero, recanti chiaramente ed in posizione visibile gli estremi di tale omologazione. A queste leggi è doveroso far presente che la preparazione di un armadio per apparecchiature di telecomunicazione, deve anche tenere conto di quanto previsto dalla vigente Legge 46/90. Per installazioni che richiedono la messa in opera di un cantiere, si ricorda che è necessario ottemperare anche alle prescrizioni della Legge 626 sulla Sicurezza sia del cantiere sia delle persone. Installazione cablaggio strutturato Cenni sugli standard, categorie e classi Categorie e classi La categoria e la classe sono due definizioni che si complementano ma non identificano lo stesso concetto e soprattutto, non sono né sinonimi né tantomeno possono essere alternative l’una all’altra. Categoria La Categoria è un parametro che si identifica con il singolo componente del sistema di cablaggio; questa definizione nasce inizialmente dalla classificazione dei cavi per telecomunicazioni, secondo la tabella sotto riportata: Categoria 1 Categoria 2 Categoria 3 non più usata non più usata per cavi con banda di almeno 10 MHz per cavi con banda di almeno 16 MHz per cavi con banda di almeno 100 MHz per cavi con banda di almeno 250 MHz (non ancora approvata) per cavi con banda di almeno 600 MHz (non ancora approvata) Categoria 4 Categoria 5 e 5e Categoria 6 Categoria 7 Il concetto di Categoria è stato poi esteso a tutta la rimanente componentistica come: prese, pannelli, connettori, ecc., in quanto tutti teoricamente capaci di mantenere le prestazioni fornite dal cavo scelto. La categoria di un componente viene definita dal produttore; non è assolutamente certo che assiemando componenti della stessa categoria, per es. 5, si ottenga un sistema completo che risponda ai requisiti della categoria 5. Un solo componente con prestazioni leggermente inferiori degrada le prestazioni dell’intero sistema a quello del livello inferiore. Per questo motivo gli Standards hanno introdotto il concetto di Classe. Link Classe La Classe identifica le prestazioni che il sistema deve avere, una volta installato, verificandole mediante test strumentali ben precisi, dotati del corretto Software di riferimento. I test devono essere eseguiti o sul LINK, che rappresenta la tratta orizzontale permanente del sistema di cablaggio installato, o sul CHANNEL, che rappresenta la stessa tratta comprendendo anche le parti sostituibili, come i cordoni di permutazione e di connessione alla stazione di lavoro. Le figure sotto riportate indicano la configurazione rispettivamente del LINK e del CHANNEL. È pertanto buona norma, tutte le volte che si deve sostituire un cordone di permutazione o una bretella di connessione alla stazione di lavoro, ripetere il test sul CHANNEL modificato. Le Classi si differenziano quindi per le prestazioni fornite; la tabella che segue illustra le caratteristiche e la terminologia con cui esse sono identificate. Classe A B C D E Specifica del Link 100 kHz 1 MHz 16 MHz 100 MHz 250 MHz F 600 MHz Channel Work area Work area connettore presa utente o punto di transizione G Tester di campo A 2 metri Tester di campo inizio Basic Link presa utente connettore punto di transizione inizio Channel C Vano tecnico di piano permutazione orizzontale B 2 metri F Vano tecnico di piano permutazione orizzontale H Tester di campo 2 metri Rappresentazione schematica del Link e del Channel 50 Applicazioni vocali bassa velocita’ LAN LAN, backbone LAN, backbone (non ancora approvata) LAN, backbone (non ancora approvata) D E Tester di campo max B+C= 90 metri max A+D+E = 10 metri fine Channel R Infrastruttura di supporto Generalità L’infrastruttura di supporto, ovverosia le canalizzazioni, i cavedi, i vani tecnici ed i passaggi in genere, è l’elemento che maggiormente condiziona il progetto del sistema di cablaggio e quindi, tutta l’attività necessaria per una corretta installazione. L’infrastruttura tipo di un edificio è la seguente: presa utente distribuzione orizzontale vano tecnico di piano distribuzione dorsale sala apparati Tipologie vani tecnici nodo d’ingresso area di lavoro Secondo la struttura a stella stabilita dagli standards per i sistemi di cablaggio strutturato, devono esistere dei vani tecnici per ciascun elemento del livello gerarchico cui si fa riferimento. Questo significa che durante la fase di installazione i vani tecnici devono essere approntati per ricevere il sistema di cablaggio con i suoi armadi. La figura illustra la struttura del sistema. CD cavo dorsale di Campus BD BD BD cavo dorsale di edificio FD Legenda CD = vano tecnico di Campus BD = vano tecnico di Edificio FD = vano tecnico di piano TO = presa utente TP = punto di transizione Esempio di rete con struttura a stella 51 FD FD FD cavo orizzontale TO TO TO TP cavo orizzontale TO TO Installazione cablaggio strutturato Infrastruttura di supporto Tipologie vani tecnici Cavedi Vani Tecnici di CAMPUS – EDIFICIO - PIANO I vani tecnici devono essere preparati per ospitare in modo adeguato il cablaggio e le apparecchiature di rete; le loro caratteristiche principali potrebbero essere: ● baricentrico rispetto all’area da servire ● pavimento flottante ● sistema di condizionamento o aerazione ● porte tagliafuoco a norme REI ● sistema di diagnosi precoce dell’insorgere di un focolaio d’incendio ● sistema di controllo accessi ● alimentazione elettrica con sistema di continuità. Il Vano Tecnico di Campus è equiparato a quello di Edificio. Per il vano tecnico di Edificio gli standards prevedono che debbano avere almeno 0,07 m2 di spazio utile per ciascuna area di lavoro di 10 m2 (Presa utente). Se la densità delle aree di lavoro è maggiore, si deve prevedere maggior spazio per il vano tecnico di edificio. Numero aree lavoro fino a 100 101 a 400 401 a 800 801 a 1200 Area del piano 1000 m2 800 m2 500 m2 300 m2 Dimensione vano Tecnico Piano 14 m2 37 m2 74 m2 111 m2 I cavedi sono utilizzati per le dorsali del sistema di cablaggio. Quando non siano già esistenti nell’edificio, i cavedi per telecomunicazioni possono essere realizzati mediante canale metallico con coperchio, posto in modo tale da congiungere fra loro i vani Tecnici di Piano. La congiunzione può essere fatta forando le rispettive solette che poi, ad installazione avvenuta dei cavi, devono essere tamponate con apposito materiale non propagante la fiamma. Dimensioni vano Tecnico Edificio 3x3,4 3x2,8 3x2,2 2,5x2 vano piano 1 canale metallico vano piano 2 Cavedi di connessione Canalizzazioni Per la distribuzione orizzontale sono utilizzate prevalentemente le seguenti soluzioni: orizzontali ● passerelle nel controsoffitto non devono servire più di 500 prese utente ciascuna ● canale in PVC nel sotto pavimento ● tubazioni o canaline in PVC per la distribuzione ai posti di lavoro. Tutte non devono avere tratte più lunghe di 30m fra due punti di tiraggio cavi; ogni tratta non può avere più di Dimensione canalina (mm) 16 21 27 35 41 53 63 78 91 103 52 due curve a 90°. Si sconsigliano tubazioni metalliche flessibili per l’eventuale presenza di bave che possono danneggiare il cavo durante il tiraggio, specialmente nei pressi dei punti di raccordo con le scatole di tiro. Per tubazioni e canaline gli standards consigliano di attenersi alla seguente tabella per il riempimento; le misure sono quelle normalmente in uso nei paesi Anglosassoni e pertanto devono servire solo come riferimento. Max numero di cavi per Ø di canalina Ø esterno del cavo in mm 3,3 4,6 5,6 6,1 7,4 1 1 0 0 0 6 5 4 3 2 8 8 7 6 3 16 14 12 10 6 20 18 16 15 7 30 26 22 20 14 45 40 36 30 17 70 60 50 40 20 - 7,9 0 2 3 4 6 12 14 20 - 9,4 0 1 2 3 4 7 12 17 22 30 13,5 0 0 1 1 2 4 6 7 12 14 15,8 0 0 0 1 1 3 3 6 7 12 17,8 0 0 0 1 1 2 3 6 6 7 R Infrastruttura di supporto Collegamenti fra edifici La figura illustra la topologia di connessione fra edifici di un Campus, secondo quanto prevista dagli Standards. La lunghezza massima del cavo in rame è 300 metri. Con fibra ottica monomodale la lunghezza massima diventa 1500 metri oppure 2500 metri se si utilizza la fibra ottica multimodale. MC/BD IC/BD Per quanto riguarda il collegamento fra Edifici i passaggi tipo sono i seguenti: Sotterraneo La realizzazione di questo passaggio deve tenere conto di: ● limitazioni di distanza dettate dalla tipologia del mezzo trasmissivo della rete (rame o fibra) ● soluzioni per permettere l’appropriato drenaggio dei ristagni di acqua ● eliminazione di emissioni gassose che si possono concentrare nel condotto ● determinazione della quantità e qualità di traffico veicolare per stabilire lo spessore di copertura e/o la necessità di una struttura in cemento. Un passaggio sotterraneo consiste in una conduttura che comprenda anche pozzetti di ispezione posti al massimo ogni 30 m. L’intera conduttura deve avere un diametro di almeno 100 mm e possibilmente senza curve; se indispensabile non devono esistere più di due curve a 90° Interrato In questo caso il cavo è posato direttamente nel terreno e ricoperto senza ulteriori protezioni; questo può avvenire solo quando si utilizzano cavi multicoppia in rame con adeguato rivestimento protettivo. Quando si pianifica un passaggio è necessario tenere conto delle caratteristiche del terreno, recinzioni, piantumazioni, aree lastricate ed altri possibili servizi; il loro ripristino è da considerare fra le attività di installazione. 53 IC/BD Aereo In questo caso l’installazione consiste nella posa in opera di palificazioni, supporti per i cavi e sistemi di sostegno. Bisogna tenere presenti le seguenti considerazioni nel caso di realizzazione di passaggi aerei: ● estetica - includendo l’edificio e le aree circostanti ● normative ed autorizzazioni (nel caso di attraversa- menti di suolo pubblico) ● lunghezza delle campate (le più corte possibile) ● ancoraggi agli edifici (palificazioni o supporti metal- lici adeguati al peso dei cavi da sostenere) ● protezioni meccaniche per lo stress dei cavi (sistemi di sostegno lungo la campata) ● protezioni antifulmine ● quantità di cavi per l’uso corrente e la potenziale futura crescita delle necessità del sistema (almeno il 30% oltre la necessità del momento). Galleria tecnica I passaggi in galleria possono essere costituiti da canale, canaline, tubazioni, passerelle, ecc.. La sistemazione dei passaggi, in una galleria, deve essere pianificata per consentire l’accessibilità a tutti i servizi già presenti e conservarla per garantire l’accesso alle eventuali attività di manutenzione. Una regola di base suggerita dagli Standards per il dimensionamento di tutte le canalizzazioni, che preveda anche spazi per gli eventuali sviluppi futuri, è quella di considerare uno spazio/canale di 650 mmq per ciascuna postazione utente da servire e che debba essere dotata di 3/4 punti di connessione. Installazione cablaggio strutturato Regole di base Posa dei cavi I cavi utilizzati devono rispondere a norme di sicurezza ben precise, definite dalle sottostanti prescrizioni: ● CEI 20-11 V.6, quantità di acidi alogenidrici ● CEI 20-38, indice di tossicità/opacità dei fumi ● IEC 332.1-3 (caratteristiche di non propagazione della fiamma). Distribuzione orizzontale Con la definizione di distribuzione orizzontale si identifica tutta la massa di cavi che dal vano tecnico di piano raggiunge la postazione utente per fornire i servizi previsti alla stazione di lavoro. La lunghezza massima che il cavo può avere in questa Fasci di cavi Se i cavi sono riuniti in fasci, è assolutamente da evitare che siano mischiati cavi di trasmissione dati con cavi di energia, cercando di non superare il numero di 48 cavi per fascio. I cavi di energia devono essere in condotte separate. Ogni fascio non deve essere sovrapposto ad altri all’interno delle canalizzazioni, perché lo schiacciamento dei cavi nel fascio più in basso potrebbe essere sufficiente per deformare la geometria del cavo e quindi degradarne le prestazioni. Tutti i cavi dovrebbero essere fascettati ogni 30 cm circa; si consiglia di identificare sempre i fasci con etichette per rendere facilmente visibile e riconoscibile il fascio dei cavi dati. Nei cambi di direzione dei percorsi dei canali, rispettare i raggi di curvatura consigliati dal produttore. Si sconsiglia di riempire di cavi le canalizzazioni oltre il 70% della loro capacità. L’osservanza alle specifiche IEC e CEI, relative ai cavi LSZH e/o Flame Retardant, è richiesta per installazioni in ambienti pubblici che ne prevedono l’osservanza per legge; per installazioni sottoposte a collaudo finale da enti governativi o di sicurezza quali, ad esempio, le ASL e i Vigili del Fuoco; per installazioni in ambienti critici e a rischio dove molte persone operano in spazi eccessivamente limitati. tratta, non deve eccedere i 90 metri. Una lunghezza maggiore non sarebbe accettata dagli strumenti di test del sistema durante la fase di collaudo e quindi non potrebbe essere richiesta la certificazione con la relativa garanzia estesa. max 48 max 48 solo cavi trasmissione dati massimo 48 cavi per fascio non sovrapporre più fasci fascettatura ogni 30 cm circa minimo raggio di curvatura: 4 x diametro del cavo identificazione dei fasci di cavi consigliata Esempi di posa dei cavi 54 max 48 R Consigli per l’installazione dei cavi in rame Raggio di curvatura Il raggio di curvatura minimo non deve essere inferiore a: ● 4 volte il diametro del cavo per il cavo orizzontale ● 10 volte il diametro del cavo per un cavo multicoppia - un eccesso di raggio di curvatura può causare la separazione fra le coppie - l’eccesso di curvatura può forzare la guaina fra le coppie. - l’eccesso di curvatura può modificare la geometria del cavo. Ad ogni modo è sempre necessario seguire le indicazioni date dal produttore e riportate sul foglio delle specifiche tecniche del cavo. Sbinatura delle coppie E’ necessario mantenere la twistatura del cavo il più possibile vicino al punto di terminazione meccanica La sbinatura massima delle coppie non deve essere maggiore di 13 mm per un cavo in cat. 5/5e. Si deve anche limitare al minimo la distanza fra le coppie dei conduttori; un’eccessiva separazione fra di loro può favorire l’insorgere di problemi di diafonia (NEXT e FEXT). Sguainatura del cavo A prodotto installato si raccomanda che il cavo risulti sguainato solo per la dimensione strettamente necessaria (13 mm); lo scopo è di: ● minimizzare la sbinatura delle coppie ● minimizzare la separazione dei conduttori all’interno di una stessa coppia. Il mancato rispetto può provocare una caduta delle prestazioni del sistema L’installazione corretta si ottiene semplicemente seguendo le istruzioni relative al singolo componente Btnet, che consigliano di avvicinare la guaina il massimo possibile al connettore di tipo 110; in questo modo viene automaticamente gestita la lunghezza dei singoli fili da connettere. Altri consigli di installazione Non si deve torcere il cavo su se stesso: può distorcere la geometria del cavo causando la separazione fra le coppie. Non tirare il cavo applicando una forza eccessiva: la forza massima applicata non deve essere superiore a 11 kg. Questo può essere rispettato utilizzando una persona a ciascuna estremità della tratta da tirare. Eliminare le sollecitazioni meccaniche dai cavi: come quelle causate nelle tratte di cavo sospeso. non fare curve troppo strette non torcere Evitare un fissaggio dei cavi troppo stretto: la fascetta deve poter girare. Evitare di calpestare il cavo durante l’installazione. Esempio di cavo ritorto o danneggiato Esempi di posa dei cavi 55 Installazione cablaggio strutturato Consigli per l’installazione dei cavi in rame Altri consigli di installazione Nel caso di alimentazione elettrica parallela alla distribuzione orizzontale, utilizzare canaline a 3 scomparti; porre i cavi elettrici nello scomparto più basso, quelli dati nello scomparto superiore, lasciando libero quello intermedio. cavi dati cavi energia Cavi in canale Identificare sempre i cavi dopo averli tirati nelle rispettive canalizzazioni (numerandoli progressivamente, utilizzando ad es. delle strisce di nastro adesivo, come quelle in uso presso le carrozzerie, su cui scrivere la numerazione da entrambi i lati). ● codificare e numerare sempre i punti presa (vedi l’esempio nel paragrafo dedicato alla presa utente) ● dotare sempre gli armadi di un collegamento a terra utilizzando l’opportuno kit equipotenziale ● scaricare sempre le correnti statiche dai pannelli di permutazione ● collegare sempre le masse degli apparati ● usare solo i componenti forniti o consigliati dal produttore del sistema di cablaggio. I cordoni di permutazione sono una fra le componenti Cordoni di permutazione più delicate dell’intero sistema di cablaggio. Distanze di rispetto ● usare solo cordoni di permutazione assemblati in fabbrica I cordoni di permutazione devono essere assolutamente di ottima qualità e la compatibilità elettrica e meccanica fra il connettore maschio e quello femmina, assolutamente garantita Per questo motivo devono essere rispettate le seguenti raccomandazioni: ● non usare cavo orizzontale per autocostruire cordo- Sia gli Standards EIA/TIA che quelli CENELEC prevedono delle distanze di rispetto, nel caso di vicinanza a sorgenti di Interferenza Elettromagnetica (EMI), per impianti di cablaggio in categoria 5 e 5e. La tabella di seguito, tratta dalla norma CEI EN 50174-2 fornisce le distanze di separazione che dovrebbero essere adottate tra cavi di potenza e cavi di trasmissione dati in ambienti soggetti a disturbi, ecc. Campo di applicazione cavo di potenza non schermato cavo dati non schermato cavo di potenza non schermato cavo dati schermato cavo di potenza schermato cavo dati non schermato cavo di potenza schermato cavo dati schermato Gestione sfridi Raggi di curvatura per la posa dei cavi per verificare le prestazioni in cat. 5 o maggiore, in quanto non possibile con i normali strumenti di campo. CEI EN 50174-2 senza divisorio con divisorio in alluminio con divisorio in acciaio 200 mm 100 mm 50 mm 50 mm 20 mm 5 mm 30 mm 10 mm 2 mm 0 mm 0 mm 0 mm Il cavo 4 coppie per la distribuzione orizzontale è normalmente fornito in scatole con matasse da 305 metri; il cavo riporta sulla guaina la numerazione della metratura, in modo tale che sia sempre possibile conoscere la quantità di cavo residua rimasta nella scatola. In funzione dell’impianto è buona norma non utilizzare sfridi che siano inferiori od uguali alla distanza media fra il vano tecnico di piano e la presa utente, calcolata nel progetto; la lunghezza del cavo da utilizzare deve anche tenere conto delle eccedenze necessarie alla fase di attestazione. 56 ni di permutazione ● non testare singolarmente i cordoni di permutazione Gli sfridi rimasti potranno essere usati: ● per un altro progetto con distanze medie inferiori ● su punti presa dello stesso progetto in cui si è assolutamente sicuri di avere cavo in abbondanza ● durante fasi di manutenzione o aggiunta di punti presa. Non esiste il modo di effettuare giunzioni di qualsiasi tipo fra spezzoni di cavo; qualsiasi tentativo, nella migliore delle ipotesi, non otterrebbe altro risultato che quello di inficiare le prestazioni della rete. R Consigli per l’installazione dei cavi in rame Multicoppia I cavi multicoppia per Telecomunicazioni servono principalmente per portare al posto di lavoro i servizi di fonia. Data la bassa velocità richiesta, su questi cavi possono anche essere fatti transitare i dati provenienti dai seguenti sistemi: ● RS 232 ● RS 422 ● RS 485 ● IBM 3270, AS/400, S/3X, IBM 5250 Esempio di cavo multicoppia ed, in genere, tutti i dati provenienti dai mainframe dei vari costruttori che necessitano, per il trasporto, di ampiezze di banda inferiori a 10 MHz. E’ comunque compito del progettista verificare e risolvere questi problemi di connettività. I cavi multicoppia in questione, pertanto, possono essere di categoria 3. I cavi utilizzati in genere sono da 50 e 100 coppie; raramente devono essere utilizzati cavi con un maggior Coppia 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Colori bianco/blu-blu bianco/arancio-arancio bianco/verde-verde bianco/marrone-marrone bianco/grigio-grigio rosso/blu-blu rosso/arancio-arancio rosso/verde-verde rosso/marrone-marrone rosso/grigio-grigio Coppia 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 numero di coppie, a causa dell’eccessiva rigidità e della conseguente difficoltà di installazione. Esistono anche cavi multicoppia in categoria 5, solitamente da 25 e 50 coppie; tali cavi sono normalmente utilizzati per soluzioni particolari che vengono stabilite dal progettista durante la stesura del progetto. Le coppie all’interno dei cavi multicoppia sono dotate di colorazioni standard per moduli di 25 coppie ciascuno. Per l’installazione bisogna procedere seguendo la sequenza colori sottoindicata. Colori nero/blu-blu nero/arancio-arancio nero/verde-verde nero/marrone-marrone nero/grigio-grigio giallo/blu-blu giallo/arancio-arancio giallo/verde-verde giallo/marrone-marrone giallo/grigio-grigio Coppia 21 22 23 24 25 Colori viola/blu-blu viola/arancio-arancio viola/verde-verde viola/marrone-marrone viola/grigio-grigio 1 6 11 16 21 2 7 12 17 22 3 8 13 18 23 4 9 14 19 24 5 10 15 20 25 Codifica e colori per i cavi multicoppia 57 Installazione cablaggio strutturato Metodi e tipi di connessione T568A T568B Gli standards prevedono due tipi di connessione, regolati rispettivamente dalle raccomandazioni EIA/TIA – T568A EIA/TIA – T568B Questi due metodi sono assolutamente equivalenti per quanto riguarda le prestazioni e le applicazioni supportate; l’unica differenza consiste nell’inversione della coppia 2 con la coppia 3. E’ facile intuire che, a causa di quest’inversione di coppia, i due metodi non possono essere contemporaneamente presenti nello stesso sistema di cablaggio. Le applicazioni di rete non potrebbero funzionare correttamente. La tendenza dominante è quella di realizzare impianti mediante la connessione T568B; tuttavia è possibile imbattersi in impianti esistenti realizzati secondo la metodologia T568A. coppia 2 coppia 3 coppia 1 coppia 3 coppia 4 v/b b/v b/a bl/b b/bl a/b b/m m/b 12 3 4 5 6 7 8 T568A coppia 2 coppia 1 coppia 4 b/a a/b b/v bl/b b/bl v/b b/m m/b b/v= bianco/verde v/b= verde/bianco b/a= bianco/arancione a/b= arancione/bianco b/m= bianco/marrone m/b= marrone/bianco b/bl= bianco/blu bl/b= blu/bianco 12 3 4 5 6 7 8 T568B 8 7 2 1 8 7 2 1A A B 6 3 4 5 6 3 4 5 B Connessione secondo i metodi T568A e T568B Impact tool L’Impact tool è un attrezzo ad impatto per filo singolo con lama reversibile. Può essere utilizzato come utensile di solo inserimento o di inserimento/taglio; questo avviene girando la lama che può effettuare la sola operazione di attestazione, oppure quella combinata di attestazione e taglio. Nell’impugnatura dell’utensile possono essere contenute le lame di ricambio. Viene utilizzato per realizzare l’attestazione dei cavi sui connettori 110 con il metodo IDC o a perforazione d’isolante. lama art. C9901/1 solo intestazione cavo impact tool art. C9901 intestazione e taglio cavo Impact tool per attestazione dei cavi 58 R Metodi e tipi di connessione Metodi di Esistono due metodi per realizzare la permutazione permutazione negli armadi dei vani tecnici; il primo, detto di INTERCONNESSIONE, viene utilizzato per impianti medio piccoli, in quanto dal pannello di permutazione si raggiunge direttamente l’apparato attivo mediante il relativo cavo. Questo metodo consente di risparmiare un pannello, ma obbliga ad eseguire eventuali permutazioni direttamente dalle porte degli apparati. Apparato attivo Cavo apparati Cavo orizzontale Pannello di permutazione Presa utente Metodo di “INTERCONNESSIONE” Il secondo metodo viene chiamato di permutazione o di CROSS CONNECT. Questo consente la permutazione fra pannelli mediante i cordoni di permutazione, senza dover agire direttamente sulle porte degli apparati attivi. La scelta della tipologia di permutazione deve essere fatta al momento del progetto; la fase di installazione è interessata dal fatto che il numero di armadi può aumentare e quindi l’infrastruttura di supporto (vano tecnico) può avere caratteristiche e dimensioni diverse rispetto a quanto necessario con il metodo ad INTERCONNESSIONE. Apparato attivo Cavo apparati Pannello di permutazione Cordone di permutazione Cavo orizzontale Pannello di permutazione Presa utente Metodo di “CROSS CONNECT” 59 Installazione cablaggio strutturato Pannelli IDC 110 I pannelli IDC 110 esistono in due versioni: Strisce di permutazione ● con gambe tipo 110 ● senza gambe. pannello di sostegno Il pannello con gambe viene utilizzato prevalentemente per grandi installazioni e posto a muro, mediante l’impiego di opportuni tasselli ad espansione. Il pannello senza gambe viene prevalentemente utilizzato all’interno di armadi rack 19”, al cui telaio viene fissato mediante l’apposito supporto. pannello PDS 19” striscia di permutazione striscia 110 striscia di permutazione modulo passacavi striscia passacavi blocco di connessione striscia passacavi rivetti di fissaggio Pannello tipo 110 Componenti del sistema tipo 110 Codici colore Le morsettiere IDC tipo 110 riportano i codici colore definiti dagli Standard, seguendo i quali è possibile effettuare tutta l’installazione di un sistema di cablaggio strutturato. Tali colori sono gli stessi che si trovano sui cavi a 4 coppie. Un’installazione standard, che utilizza cavi in rame a 4 coppie, deve sempre essere cablata con la stessa sequenza di codici colore, indipendentemente dall’applicazione e dal tipo di servizio cui sarà destinata (telefonia o trasmissione dati). Le singole coppie che formano il cavo, numerate da 1 a 4, riportano i seguenti codici colore: ● coppia 1 -> bianco/blu - blu ● coppia 2 -> bianco/arancio - arancio ● coppia 3 -> bianco/verde – verde ● coppia 4 -> bianco/marrone - marrone. L’attestazione su un pannello di permutazione predisposto con una morsettiera tipo 110, deve avvenire con la sequenza di codici colore come precedentemente riportato in figura. 24 17 16 9 24 1 110 D-4 Connettore tipo 110 Connessione del sistema tipo 110 60 R Pannelli IDC 110 Fasi di montaggio Le strisce 110 sono disponibili in 2 versioni per l’installazione su pannelli arretrati o superficiali. Le 2 versioni si differenziano per la presenza o meno delle gambe di compensazione della profondità. Le illustrazioni di seguito fanno riferimento alla striscia 110 art. C9110S senza gambe. Fissare la striscia 110 direttamente sul pannello art. C9112 utilizzando gli appositi rivetti. Predisporre i cavi in modo da poterli agevolmente connettere alla distanza necessaria facendo in modo che gli stessi siano posizionati sul fondo, dietro il pannello. Rimuovere la guaina del cavo utilizzando lo specifico attrezzo art. C9902. Posizionare i singoli fili dei cavi in corrispondenza dei dentini della striscia 110 rispettando la sequenza dei colori. Utilizzando l’impact tool art. C9901 premere tutti i fili sui corrispettivi dentini della striscia 110 in modo da realizzare la connessione elettrica e tagliare poi la parte in eccedenza. 61 Installazione cablaggio strutturato Pannelli IDC 110 Fasi di montaggio Blocchetto di connessione 110 Applicare i blocchetti di connessione a 4 o a 5 coppie a seconda del tipo di cavo utilizzato. Premere a fondo il blocchetto 110 aiutandosi con l’impact tools art. C9910. Cercare di tenere tutti i cavi il più aderenti possibile alla striscia per realizzare un cablaggio ordinato. Applicare le targhette identificative direttamente a pressione. Con il permutatore, il blocchetto di connessione 110 rappresenta la parte centrale del sistema di connettori 110. E’ un piccolo elemento di plastica ignifuga che viene spinto sul permutatore per fissare i singoli fili. Il contatto elettrico avviene tramite fermagli appuntiti nel blocchetto di connessione; in questo modo non è necessario spellare l’isolamento. I blocchetti di connessione 110 sono disponibili nelle versioni a 4 e 5 coppie. blocchetto di connessione a 4 coppie blocchetto di connessione a 5 coppie Blocchetti di connessione 62 R Patch panel e connettori RJ45 Patch panel RJ45 I patch panel 110 sono tutti dotati di prese RJ45 sul frontale, suddivise in gruppi di 8, e di connessione IDC 110 sul retro I pannelli, i passacavi e tutti gli elementi che costituiscono l’armadio, in genere, devono essere montati secondo le specifiche di progetto La composizione degli armadi di permutazione, attuata sulla base delle specifiche dei disegni di progettazione del cablaggio, avviene dopo aver posto il contenitore ed inserito ed ancorato il fascio di cavi in arrivo. Con armadi di dimensioni contenute o poco accessibili, è consigliabile montare i pannelli di permutazione rovesciati, cioè con i connettori 110 rivolti verso l’esterno dell’armadio, in modo da agevolare la fase di attestazione dei cavi. Il fascio di cavi destinato al singolo patch panel deve essere portato in prossimità dei connettori 110 e, scegliendo i singoli cavi opportunamente identificati, si deve iniziare a sguainare ed attestare i cavi, partendo dal centro del pannello e proseguendo verso l’esterno. Man mano che i cavi sono stati attestati, è opportuno cominciare a dare loro la corretta curvatura; per fare questo si sfrutta l’apposita asta fissata dietro ogni singolo pannello, distanziata dalla morsettiera 110, in modo tale da conferire la curvatura adeguata, nel rispetto di quanto dettato dalle raccomandazioni di installazione. Contemporaneamente, è consigliabile fascettare i conduttori ancorandoli alla stessa asta. Ultimato il lavoro, smontare il pannello, ruotarlo e rimontarlo nella posizione corretta. 2 1 Attestazione cavi sul patch panel Passacavi Con tutti i tipi di pannello, si consiglia di alternare un elemento passacavi ed un pannello di permutazione della stessa misura di unita rack. 63 Questa pratica consente di ridurre la lunghezza dei cavi di permutazione e, nel contempo semplificare l’operazione di disposizione e mantenimento dell’ordine dei cordoni di permutazione. Installazione cablaggio strutturato Patch panel e connettori RJ45 Connettori per patch panel RJ45 Il connettore RJ45 femmina è predisposto, sul retro, per la connessione di tipo 110; per una corretta attestazione del cavo è necessario procedere come sotto descritto: ● sguainare il cavo per una lunghezza che consenta S - FTP 4cp 0,5mm (AWG 24) comodità di lavoro e manipolazione dei singoli fili ● posizionare l’estremità della guaina al centro del connettore, fra i supporti delle connessioni 110 Rame nudo ● inserire ogni singolo cavo secondo il codice colore appropriato riportato sul modulo e nel rispetto del metodo di connessione scelto T568A o T568B ● attestare il cavo mediante l’attrezzo ad impatto ● tagliare l’eccesso di filo sempre con lo strumento ad impatto. Foglio di alluminio 20 mm 50 ÷ 64 mm S-FTP Suggerimenti per l’attestazione dei cavi A 2 1B 8 7 4 5 A 6 3 B Attestazione cavo su connettore RJ45 A 2 1B 8 7 4 5 A 6 3 B Connettore RJ45 per postazione di lavoro 64 R Prese utenti Generalità La presa utente corrisponde a ciò che negli standards è definito come Work Area; essa può essere composta da un minimo di due punti di connessione (uno per la fonia ed uno per i dati) senza un reale limite verso il massimo. Per ottenere i corretti servizi, deve esistere una corrispondenza precisa fra tutta la catena di componenti della rete. Questo significa che una porta dell’apparato erogatore del servizio deve essere collegato ad una precisa porta di un pannello di permutazione, alla quale deve essere collegato il cavo di connessione della presa utente desiderata. Per ottenere questo è necessario che, dopo avere correttamente battuto i cavi, anche le prese utente ed i servizi in esse inserite, siano univocamente individuati. Presa utente Living International Numerazione prese utente La numerazione delle prese dovrebbe essere un dato proveniente dal progetto; a volte tale compito è lasciato all’installatore, per via della possibilità delle frequenti modifiche che spesso vengono richieste in corso d’opera. Di seguito è indicato un esempio di metodo per mettere in atto una codifica generalizzata, che consente di numerare le prese e mantenere, nel contempo, gli spazi per eventuali successive modifiche ed aggiunte. ● edificio =1 ● piano = 01 ● vano Tecnico = 02 ● tipo punto = D (M, F, D, V, A, ecc.) ● numero progr. = 123. 65 Installazione cablaggio strutturato Armadi Composizione La composizione di un armadio è un dato che deve provenire dal progetto; ad ogni modo la figura rappredegli armadi 1 senta come un armadio può essere composto per affrontare un impianto di dimensioni medio-piccole. La tendenza è quella di: ● porre gli apparati che generano calore verso il basso; questo consente una migliore dispersione del calore generato; ● porre i cassetti ottici in alto per essere meno soggetti alle eventuali polveri generate dalle ventole degli apparati, che potrebbero depositarsi sui connettori, riducendone le prestazioni. Per impianti di maggiori dimensioni è anche possibile prevedere armadi suddivisi fra componenti per sola telefonia e quelli solo per dati. Per impianti di grandi dimensioni si può ricorrere alla soluzione di utilizzare per la sola fonia i pannelli del tipo 110 IDC con gambe da fissare a muro, riservando gli armadi ai soli servizi dati. Questo consente di contenere i costi degli armadi e, soprattutto nel caso di successive manutenzioni ed ampliamenti, di ridurre il rischio che anche un solo punto di fonia da aggiungere possa rendere necessaria l’installazione di un nuovo armadio. 1 2 3 3 4 5 6 Legenda 1 - cassetti ottici 2 - sviluppi 3 - pannelli RJ45 4 - passacavi 5 - pannelli IDC 6 - passacavi 7 - apparati attivi 7 Esempio di composizione di un armadio Consigli per l’uso L’armadio rack è suddiviso in unità la cui dimensione è pari circa 45 mm; la capacità di un armadio di massima altezza è di 43 unità. Sono disponibili armadi anche di dimensioni inferiori, secondo la necessità del progetto. Si consiglia sempre di utilizzare armadi per telecomunicazioni con le seguenti caratteristiche: ● sufficiente spazio per il passaggio dei cavi e la loro gestione (almeno 600x800 mm) ● apribili su tutti i lati ● predisposti per l’installazione di accessoristica disponibile a catalogo ● dotati di porta con serratura. 66 In un armadio i cavi, in genere, devono entrare dal basso; i fasci, sia dorsali che orizzontali, devono essere predisposti sul fondo dei contenitori con la possibilità di ancorarli ai montanti posteriori. Un buon ancoraggio dei fasci verticali è importante per evitare che il peso stesso dei cavi possa trascinare verso il basso l’intero fascio, esercitando controproducenti sollecitazioni meccaniche nelle connessioni. I singoli cavi non devono essere tagliati a misura; è meglio prevedere una maggiore lunghezza del cavo (ricchezza) per agevolare la fase successiva di attestazione sui pannelli di permutazione. R Accessori I componenti impiegati all’interno degli armadi per telecomunicazioni (dispositivi passivi di permutazione e sistemi attivi di rete) producono normalmente una dispersione di calore abbastanza modesta e non rendono strettamente necessaria la presenza di un sistema di ventilazione forzata. Tuttavia all’interno degli armadi possono essere alloggiati anche server, UPS e alcune tipologie di switch e router che potrebbero, al contrario, generare surriscaldamenti indesiderati. In questi casi è necessario far ricorso al blocco di ventilazione che viene alloggiato nella parte superiore dell’armadio. Contrariamente a quanto accade per gli armadi elettrici, non sono richiesti calcoli di dispersione termica, ma è sufficiente stimare approssimativamente quale tipologia di componente debba essere utilizzata. Qualora non sia richiesto l’ingresso cavi dall’alto, si può impiegare il blocco art. C9351 che occupa per intero l’apertura posta sulla parte superiore dell’arma- dio e coperta da un pannello cieco rimovibile. Tale blocco è dotato di due ventole alimentate a 230 Va.c. Se invece è richiesto l’ingresso cavi dall’alto si possono utilizzare in alternativa i componenti art. C9351N (blocco a due ventole) oppure art. C9351N/1 (blocco ad una sola ventola) che occupano solo una metà della finestra superiore. La metà rimanente può essere equipaggiata con l’apposito pannello con spazzole passacavo art. C9351C che consente di preservare l’ingresso cavi sulla parte superiore. Infine, se la soluzione ad una sola ventola risultasse comunque sufficiente, indipendentemente dalla necessità di mantenere l’ingresso cavi dall’alto, è possibile affiancare al componente già indicato il coperchio cieco art. C9351CE. Si noti che i sistemi di ventilazione non occupano spazi utili all’interno dell’armadio. Soluzioni per la ventilazione e per il passaggio cavi sono disponibili anche per i quadri da parete. E’ indicata per l’alimentazione degli apparati attivi Barra di alimentazione eventualmente contenuti nell’armadio (hub, switches, La barra viene fornita di squadrette per il montaggio a 19” sul fronte dell’armadio (o eventualmente sul retro sfruttando una coppia di montanti ausiliari) oppure in verticale sul fianco del rack (utilizzando le forature dei supporti trasversali). La barra di alimentazione occupa 1,5 unità rack. Ventilazione servers, ecc..) e permette di alimentare fino a 6 apparati. I punti di alimentazione sono azionati da un interruttore luminoso comune. Blocco di alimentazione Protezioni Tutti i circuiti di alimentazione di bassa tensione devono essere protetti contro i contatti diretti ed indiretti nonché dalle sovracorrenti, secondo la norma CEI 64-8, 4a edizione. 67 Installazione cablaggio strutturato Accessori Dispositivi di sostegno Riguardano ovviamente solo gli armadi da pavimento, mentre i quadri da parete richiedono tasselli e staffe di aggancio (oppure, nelle nuove versioni, i telai doppia sezione che permettono di incernierare i quadri alle pareti rendendo più agevole la cablatura). Gli armadi da pavimento vengono forniti con piedini regolabili e quindi non richiedono ulteriori accessori per la messa in opera. Tuttavia è possibile sostituire i piedini con ruote o zoccolo. Le ruote sono tutte oscillanti e sono disponibili nella versione con e senza sistema di frenaggio. Normalmente si preferisce utilizzare almeno una coppia di ruote con freni per impedire spostamenti accidentali dell’armadio. Lo zoccolo è invece costituito da una fascia di altezza pari a 10 cm e le cui altre dimensioni (larghezza e profondità) sono di 5 cm inferiori rispetto alle dimensioni del corrispondente armadio. Un volta montato, lo zoccolo forma un piccolo gradino a rientrare rispetto al profilo dell’armadio. E’ opportuno rammentare che a dimensioni diverse dell’armadio (600x600, 600x800, 800x800) corrispondono, per quanto riguarda lo zoccolo, codici diversi e dimensioni corrispondenti. Non ci sono regole che stabiliscano quando usare piedini, ruote o zoccolo. La scelta è liberamente fatta in base alla tipologia dell’installazione e alla locazione fisica in cui i contenitori devono essere posti. Normalmente sono utilizzati armadi con piedini o zoccolo, per evitare che uno spostamento accidentale di un armadio su rotelle possa generare uno stress meccanico sui cavi e sulle connessioni. Barra DIN Consente il montaggio a rack di apparati predisposti per il montaggio su guida DIN. Si rammenta che i prodotti per trasmissione dati sono sensibili ai disturbi elettromagnetici e pertanto si rac- comanda di non introdurre nell’armadio prodotti elettrici di potenza il cui azionamento potrebbe gravemente compromettere la trasmissione dei segnali. La barra DIN occupa 3 unità rack. Barra DIN per apparati attivi per guida DIN 35 68 R Accessori Ripiani Anelli passacavo Per carichi di modeste entità (e comunque non oltre i 30 kg) è possibile impiegare i vassoi a sbalzo, fissati ai montanti nella sola parte frontale e di profondità pari a 400 mm o 255 mm, a seconda che si tratti di armadi da pavimento o quadri da parete. Per carichi superiori (fino a 100 kg) è necessario impiegare il ripiano rinforzato, preferibilmente posto nella parte inferiore dell’armadio e ancorato ai montanti posteriori descritti al punto precedente. Nella maggior parte dei casi il ripiano rinforzato viene utilizzato per alloggiare dentro l’armadio server e UPS o apparati pesanti come switches e router. I vassoi a sbalzo e il ripiano rinforzato occupano 2 unità rack. I montanti ausiliari sono anche richiesti per il vassoio scorrevole, le cui guide hanno quattro punti di ancoraggio. Il vassoio scorrevole è indicato per tastiere e video, nel caso in cui il server venga posto dentro l’armadio con necessità di operare in luogo. Non devono essere installati a ridosso dei pannelli di permutazione. Tutti i ripiani utilizzano per il fissaggio dadi in gabbia e viti con rondella. Mensole di sostegno Per i soli armadi da pavimento con larghezza 800 è possibile prevedere l’installazione di anelli verticali passacavo nello spazio compreso tra i montanti verticali e le pareti laterali. Questi anelli permettono una migliore organizzazione dei cavi e una maggiore sicurezza nell’installazione. Anello passacavo Tutti i quadri e gli armadi vengono forniti completi di montanti anteriori. Tuttavia gli armadi da pavimento possono alloggiare una coppia di montanti ausiliari, normalmente impiegati per l’ancoraggio di alcuni particolari accessori (vassoio portata 100 kg, vassoio scorrevole) o per montare nella parte posteriore del rack dei componenti che non hanno trovato posto o non si intende includere nell’installazione frontale (es. le strisce di alimentazione). Si osservi che, mentre per gli armadi con larghezza 600 mm i montanti vengono sempre fissati alle traverse laterali, nel caso degli armadi in formato 800 mm è necessario predisporre anche opportuni riduttori che riportino la larghezza a 19” come gli standard prescrivono. I quadri da parete non sono dotati di montanti ausiliari, ma il kit doppia sezione presenta una predisposizione a 19” che può essere usata per alloggiare la barra di alimentazione o altri componenti di modesta profondità. Tutti gli armadi sono dotati di un punto di messa a terra Kit di terra equipotenziale come richiesto dalle normative. mente collegate al riferimento di terra, a causa dell’isolamento creato dallo strato di vernice. E’ consigliabile in questo caso utilizzare il kit di messa a terra costituito da alcuni cavetti con capocorda e relativi dadi di fissaggio. Tutte le parti asportabili devono essere collegate mediante i componenti del kit al punto di terra comune. Montanti ausiliari Si osservi però che alcune parti (es. i pannelli laterali e posteriore) sono in realtà completamente asportabili e integralmente verniciati. Nonostante il contatto con la struttura una volta in posizione, difficilmente queste parti risultano efficace- 69 Installazione cablaggio strutturato Configurazioni particolari Armadi accoppiati Più quadri BTicino possono essere affiancati quando le dimensioni dell’impianto sono tali da non consentire l’installazione in un solo contenitore. Rimuovendo i pannelli laterali adiacenti è possibile ricavare un unico vano costituito da più sezioni comunicanti. Arretrando opportunamente i montanti frontali si può ricavare lo spazio necessario per effettuare permutazioni fra componenti situati in armadi differenti. Per ragioni estetiche è inoltre possibile invertire il senso di apertura delle porte. Quadri da parete sovrapposti I quadri da parete sono simmetrici rispetto all’asse mediano trasversale e le aperture per l’ingresso cavi, coperte da un pannello con aggancio a clip, sono disposte in posizioni identiche sui lati inferiore e superiore. Tutti i quadri da parete sono pertanto sovrapponibili e il passaggio fra i vari elementi si può ottenere semplicemente rimuovendo il pannello di chiusura adiacente. E’ inutile specificare che, essendo larghezza e profondità identiche per tutta la famiglia di quadri da parete, la sovrapposizione si può effettuare fra elementi qualunque. Il cardine è infatti costituito da un perno scorrevole sostenuto da una molla. Per sganciare i cardini è sufficiente premere sui perni vincendo la resistenza delle molle fino a che i perni risultino totalmente arretrati rispetto al profilo della porta. I montanti sono tutti preforati e la porta può essere capovolta e rimontata nella posizione simmetrica con conseguente inversione del senso di apertura. Fra cardine e battuta sono inserite delle rondelle che dovranno essere riportate nella nuova posizione. Quadro da parete Porte apribili sui due lati La predisposizione per il montaggio delle porte (foratura dei montanti) è identica sul lato frontale e su quello posteriore. Pertanto è possibile sostituire il pannello di chiusura posteriore con una porta in metallo o in vetro identica a quella utilizzabile sul lato frontale. Tale configurazione è particolarmente indicata negli armadi con profondità 800 mm quando sia stati installati i montanti posteriori e su questi apparati attivi o passivi. I quadri da parete dispongono di un kit di trasformazioQuadri da ne che permette di trasformarli in quadri a doppia parete sezione. incernierati (doppia sezione) Il telaio dotato di cerniera, acquistabile separatamente, deve essere fissato a muro con appositi tasselli e staffe. Il quadro da parete, opportunamente attrezzato, viene incernierato al telaio. Questa soluzione rende particolarmente agevole le eventuali operazioni che si debbano eseguire sui componenti di cablaggio. Quadro da parete con telaio a doppia sezione 70 R Fibra ottica Generalità La fibra ottica è un mezzo trasmissivo che rende disponibili maggiori ampiezze di banda rispetto ai cavi in rame. È costituita da un nucleo centrale in vetro, attraverso il quale viene inviato il segnale luminoso, rivestito da un mantello che assicura la riflessione della luce all’interno del nucleo. Il rivestimento esterno, ad uno o più strati normalmente costituiti da materiali plastici a base di silicone, ha lo scopo di proteggere la fibra vera e propria contro gli sforzi meccanici e l’umidità. silicone epoxy acrilato mantello nucleo kevlar nucleo fibra nylon isolante guaina kevlar guaina 62,5 micron 125 micron 250 micron rinforzo centrale PVC 2,4 900 micron La figura mostra lo schema di un cavo monofibra. La figura mostra uno spaccato di un cavo multifibra a 6 monofibre. Quando si usa Non è ancora molto comune cablare interamente gli edifici usando solo fibra ottica, per realizzare quello che viene definito “Fiber to the desk”, cioè fino al posto di lavoro. In accordo con gli Standards, comunque, la fibra ottica deve essere utilizzata per la realizzazione delle dorsali veloci (LAN) di edificio e/o di campus. L’utilizzo della fibra ottica, la sua tipologia, il numero di monofibre, ecc. sono generalmente definite in fase di progetto. Quale si usa La prima importante suddivisione fra i vari tipi di fibra ottica è determinata dalla modalità di trasmissione del segnale; pertanto si distinguono due tipi fondamentali: ● monomodale ● multimodale Entrambe possono essere utilizzate per i cablaggi, in quanto gli standards lo consentono; in genere, in ambito interno sono più utilizzate le multimodali in quanto meno costose. Gli apparati che alimentano questo tipo di fibra sono dotati di interfacce elettro-ottiche anch’esse più semplici ed economiche. Le fibre monomodali sono generalmente più utilizzate sulle grandi distanze, in quanto consentono di trasmettere il segnale più lontano, favorite dalle loro caratteristiche costruttive. Le fibre multimodali di interesse per i sistemi di cablaggio hanno, di solito, le seguenti dimensioni, dalle quali vengono contraddistinte. ● 62,5/125 micron ● 50/125 micron Le prime cifre identificano il diametro del nucleo, mentre le rimanenti quelle del mantello e sono espresse in micron. Le monomodali possono avere un nucleo variabile fra 8 e 10 micron. L’altra caratteristica principale che distingue le fibre ottiche e, nel caso, quelle multimodali, è rappresentata dal tipo di struttura costruttiva, che può essere di tipo: ● Aderente o Tight ● Lasca o Loose La struttura Aderente è usata principalmente per interni, mentre quella Lasca principalmente per esterni. La struttura Lasca consente infatti di assorbire le eventuali dilatazioni termiche, indotte dai cambi di temperatura, in quanto lo spazio che separa le singole fibre fra loro è riempito di gel che ha anche la funzione di proteggerle dall’umidità. I vari tipi di cavo esistono poi con differenti tipi di rivestimento: ● LSZH e/o ritardanti la fiamma ● armati ● armati antiroditore ● ecc. Secondo le varie necessità. In un sistema di cablaggio strutturato, il cavo minimo di Fibra Ottica consigliato per dorsale non deve essere composto da un numero di monofibre inferiore a sei. 71 Installazione cablaggio strutturato Fibra ottica Come si posa La posa della fibra ottica cambia in funzione dell’ambiente in cui si deve operare, del tipo di fibra e del grado di sicurezza richiesto dall’utente finale. Ad ogni modo quelle che seguono sono le regole di base. La Fibra Ottica deve passare nelle infrastrutture di supporto, secondo quanto già descritto nella presente guida. Essendo essa interessata principalmente dalle applicazioni di dorsale, che è a due livelli, possiamo quindi individuare due connessioni principali: • primo livello fra gli edifici di un campus e quindi nelle infrastrutture che collegano gli edifici • secondo livello fra i piani di un edificio e quindi l’unica infrastruttura può essere il cavedio. La trazione nelle condotte deve essere esercitata utilizzando la strato di Kevlar appositamente inserito. In impianti dove è necessario un elevato grado di sicurezza, si consiglia di proteggere i cavi in fibra ottica mediante tubazioni di acciaio. Lasca o Loose Nel collegamento fra edifici deve essere esclusa la possibilità di interrarla direttamente, in quanto non esistono fibre con queste caratteristiche. Per i collegamenti fra edifici diversi è consigliato l’uso di un cavo di tipo lasco, per prevenire gli stress da dilatazione termica. La fibra deve essere adagiata in canalizzazioni protet- te, riportanti in chiaro a distanza di 1 o 2 metri la dicitura “Contiene Fibra Ottica”. Il cavo di tipo lasco o loose non può essere utilizzato per installazioni verticali, a causa della sua peculiarità costruttiva che non lo consente. Le monofibre tenderebbero a scivolare nel gel verso il basso, creando condizioni di stress meccanico. Aderente o Tight Di contro i cavi di tipo aderente possono essere usati per installazioni verticali, a causa della loro resistenza alla forza di gravità. Essi vengono inseriti nei cavedi, dotati di tubi di prote- zione, se la sicurezza dell’installazione lo richiede. Anche in questi casi, sulle condotte, deve essere sempre indicata la dicitura che esplicita la presenza di fibra ottica. La connessione ottica Una volta posata, la fibra ottica deve essere attestata; tutte le monofibre che compongono il cavo devono disporre di un connettore ST o SC, tramite il quale fissarla ad un cassetto ottico di permutazione. Connettore precablato Il connettore scelto per il sistema Btnet è del tipo così detto precaricato. Questo significa che il connettore è stato prelavorato in fabbrica, predisponendo quelle che sono le operazioni più delicate quale la lappatura dello spezzone di fibra inserito nel connettore e quindi la sua perfetta compatibilità con la Ferula. Inoltre nel connettore è stato inserito un gel di riempi- mento con lo stesso indice di rifrazione della fibra, per ridurre al minimo la dispersione del segnale ottico. Questo tipo di connettore prevede per l’attestazione della fibra una semplice operazione di crimpatura, da eseguirsi seguendo scrupolosamente le istruzioni allegate al kit di connessione ed utilizzando gli appositi attrezzi in dotazione. Connettore ottico tipo ST Connettore ottico tipo SC 72 R Fibra ottica Kit di crimpatura Il kit di crimpatura (art. C9905) consiste in un set di attrezzi da utilizzare per l’operazione di attestazione del connettore. E’ indispensabile seguire scrupolosamente le istruzioni contenute nel manuale di utilizzo del kit. I punti ai quali bisogna porre speciale attenzione per ottenere una buona connessione sono i seguenti: - la marcatura prevista deve essere fatta con attenzione - la spelatura della monofibra deve essere fatta tenendo l’attrezzo in diagonale, con decisione, ma senza imporre alla fibra un’angolazione - bisogna porre una buona attenzione nella fase di pulitura della fibra nuda, verificando anche dopo avere passato la soluzione alcolica. Il taglio della fibra in misura deve essere fatto con attenzione, usando queste precauzioni per facilitare l’operazione: - inserire la fibra a misura nella taglierina secondo le istruzioni del kit - piegare leggermente la base della taglierina verso l’alto - dare un colpo secco ma non necessariamente forte al braccio di taglio, per incidere il vetro della fibra no sì no Esempi di taglio delle fibre ottiche 73 - tenere saldamente l’insieme fibra e base della taglierina, piegando la base leggermente verso il basso, in modo da creare una trazione sulla fibra stessa. La bontà, anzi la validità della connessione dipende dalla qualità del taglio. Nel caso si disponga di un microscopio portatile per fibra ottica (circa 70-100 ingrandimenti) bisogna verificare che la fibra risulti tagliata nel modo qui a lato. Sono da scartare tagli che al microscopio abbiano le forme visibili nel disegno sotto.. In tale caso l’operazione deve essere ripetuta. A connessione eseguita, essa può essere visionata ponendo una lampadina tascabile all’altra estremità e, sempre se si dispone di un microscopio adatto, l’immagine che deve comparire per attestare una buona connessione deve avere la seguente caratteristica. Non bisogna mai guardare direttamente nel connettore dopo che questo è stato collegato ad un’apparato; la sorgente luminosa, che può anche essere LASER, è in grado di creare danni permanenti alla retina dell’occhio. Installazione cablaggio strutturato Fibra ottica Cassetti ottici Il cassetto ottico è l’equivalente del pannello di permutazione per i cavi in rame; il suo compito è quello di alloggiare tutti i connettori attestati al cavo in fibra ottica e quindi consentire la connessione agli apparati attivi della rete. Il cassetto ottico può essere da rack o da parete, ma le sue caratteristiche non cambiano; ciò che può cambiare è la modularità, quindi il numero di connessioni possibili. Questo è un dato che deve essere stabilito in fase di progetto. Il cassetto ottico è provvisto di apposite aperture sul retro o sul fondo, per consentire l’accesso al cavo; le monofibre attestate devono avere lo spazio e talvolta Cassetto ottico 74 un supporto che consente di mantenere la giusta curvatura con la quale raggiungere la bussola di inserimento del connettore. I connettori più diffusi sono quelli di tipo ST o SC; la scelta viene normalmente fatta in base ai connettori presenti sugli apparati scelti; a questo ci si deve attenere in fase di progetto. In alcune realtà, specialmente in fase di ampliamento di un sistema preesistente, ci si può trovare di fronte a tipologie miste di connettori; in questo caso è necessario usare le bretelle di conversione che hanno connettori diversi alle due estremità (per es. ST-SC). L’utilizzo di queste bretelle non influisce in alcun modo sulle prestazioni del sistema. R Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet Generalità Cenni storici L’affermazione dei sistemi informativi, commercializzati a partire dagli anni ’50, ha spinto i produttori a ricercare modalità di comunicazione che permettessero lo scambio di dati fra le unità di elaborazione. Nascono i primi esperimenti di connessione in rete che culminano, negli anni ’70, con la definizione del primo standard di rete denominato Ethernet V 1.0. Alla sua definizione collaborano Digital, Xerox e Intel che svilupperanno anche la successiva versione V 2.0. La rete Ethernet passa quindi attraverso diverse fasi alle quali corrispondono alcuni degli standard più comuni sul mercato. A distanza di quasi 30 anni tuttavia, nonostante i numerosi tentativi di affermazione di differenti tipologie di rete dalle più svariate caratteristiche e prestazioni, Ethernet rimane la rete largamente più utilizzata. Il successo commerciale ha inoltre catalizzato l’interesse dei produttori che hanno portato lo sviluppo di Ethernet a prestazioni impensabili solo alcuni anni fa. I costi accessibili e la semplicità di utilizzo hanno contribuito alla totale affermazione di questa tecnologia. I fondamenti di Ethernet La rete Ethernet basa il suo principio di funzionamento su fondamenti estremamente semplici. La prima versione proposta impiegava come supporto di trasmissione un cavo coassiale RG8, più comunemente noto come “cavo giallo” dal colore caratteristico che lo contraddistingue. Il cavo coassiale costituisce il bus della rete a cui tutti gli utenti devono essere collegati. Questa tipologia di collegamento fa si che qualunque segnale inviato sulla rete da un qualsiasi utente venga sentito da tutti gli altri utenti collegati. In forma semplice si usa dire che la rete è del tipo “uno parla, tutti ascoltano” indicando che la rete, per sua costituzione, ammette una sola trasmissione alla volta. Vedremo come la modalità con cui i segnali vengono trasportati sulla rete (altrimenti detta “protocollo di rete”) tenga conto di questa particolare tipologia di connessione. Vedremo anche come successive evoluzioni, pur facendo ricorso a tipologie di connessione totalmente diverse, faranno sempre comunque riferimento al medesimo principio di collegamento fisico e quindi al medesimo protocollo. Il protocollo CSMA/CD Il metodo di accesso ai mezzi di trasmissione associato al protocollo Ethernet è conosciuto con la sigla CSMA/CD che ne riassume di fatto il funzionamento logico: CD - Collision Detection: significa letteralmente “rilevazione di collisione” e si riferisce al caso in cui due stazioni abbiano iniziato la trasmissione contemporaneamente. Le frame trasmesse vengono considerate perse e i dispositivi di interfaccia, riconosciuto l’evento di collisione, rilanceranno la trasmissione. Per evitare una nuova collisione le interfacce dispongono di un contatore collegato ad un generatore di numeri casuali. Appena rilevata la collisione, le interfacce generano il numero casuale e fanno partire il contatore che da il via alla nuova trasmissione non appena ha raggiunto il valore del numero casuale. Naturalmente per ragioni statistiche è altamente improbabile che in questo caso la due trasmissioni riprendano contemporaneamente. CS - Carrier Sense: significa che l’utente che intende trasmettere “ascolta”, tramite il dispositivo di interfaccia, se sulla rete sono in corso altre trasmissioni. Se la rete è libera viene dato il via alla trasmissione. MA - Multiple Access: indica che qualunque utente della rete è abilitato ad iniziare la trasmissione in qualunque momento. Tuttavia se contemporaneamente anche una seconda stazione inizia una trasmissione il risultato è una collisione che rende le due frame inutilizzabili. 76 R Generalità Gli Enti normatori Anche nel caso di Ethernet il principio di funzionamento della rete è stato esaminato e standardizzato da un ente normatore. La codifica degli standard di trasmissione è opera dell’ IEEE (Institute of Electric and Electronic Engineers) che ha creato un gruppo denominato 802 interamente dedicato ad essi e a sua volta suddiviso in due livelli. MAC - Media Access Control. E’ specifico della topologia e del mezzo fisico. Questo perché le modalità con cui vengono create le frame sono diverse per i vari protocolli (Multiple Access, Token Passing,...). I MAC più conosciuti sono 802.3 (Ethernet) e 802.5 (Token Ring). LLC - Logical Link Control Dialoga con il software di livello superiore e si occupa di regolare il flusso di dati e di gestire gli errori Questo sottolivello è noto come 802.2. Le principali tappe evolutive Il protocollo di accesso al mezzo trasmissivo di Ethernet (il già citato CSMA/CD) è evidentemente stato concepito per una connettività di tipo a bus che le prime versioni realizzavano con un cavo coassiale. L’impiego della fibra ottica e la comparsa del cablaggio strutturato hanno in seguito rivoluzionato la connettività Ethernet, ma non hanno mai portato ad alcuna modifica del protocollo. Si assiste pertanto al passaggio da un cablaggio dedicato (il coassiale) ad un sistema di connessione aperto (il sistema di cablaggio strutturato) nel pieno rispetto dei principi fondamentali di funzionamento della rete. Il processo di cambiamento legato a questa tipologia di rete è tuttavia emblematico rispetto a quanto succede nel mondo informatico e merita particolare attenzione. I progressi dalla tecnologia elettronica hanno completato la portata dei cambiamenti che non riguardano ovviamente solo la parte di connessione, ma anche le interfacce verso le parti attive della rete. Lo studio dei cablaggi dedicati, anche se ormai non più utilizzati, è propedeutico alla comprensione degli sviluppi più recenti della rete e saranno pertanto oggetto dei prossimi capitoli. Architettura delle prime reti Le prime reti Ethernet, con un numero estremamente limitato di dispositivi interconnessi tra loro, erano praticamente costituite da un cavo coassiale (bus) a cui venivano collegati i computer. Le modalità di interconnessione tra computer e bus si basavano su due dispositivi elettronici: ● transceiver (acronimo dalle parole inglesi TRANSmitter/reCEIVER - Trasmettitore/Ricevitore) interposto tra cavo coassiale e computer; ● scheda di rete, direttamente inserita all’interno del Cablaggio dedicato Fa riferimento a due standard denominati: computer, in comunicazione con il bus interno della macchina. La scheda di rete ha il compito di prelevare i dati dal computer e aggregarli in un formato standard (spesso indicato con il nome di “frame”) compatibile con il protocollo di trasmissione, mentre il transceiver si incarica di trasferire sul cavo le frames e di rilevare l’eventuale collisione. Ente Normatore MAC (*) Rete (**) Velocità (Mbps) Banda Lungh. (x 100m) ➔ IEEE 802. 3 10 BASE 5 ➔ IEEE 802. 3 10 BASE 2 (*) sottolivello del Gruppo 802 (**) la desinenza 3 indica rete Ethernet, mentre la desinenza 5 indica rete Token Ring. 77 Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet Lo standard 10BASE5 10BASE5 Lo standard 10BASE5 prevede l’impiego di cavo RG8 (chiamato anche cavo “giallo” o cavo “thick”); Il collegamento degli utenti è fatto mediante un tipo particolare di transceiver in gergo indicato come “transceiver a vampiro”. Il termine si riferisce alla modalità di connessione: il transceiver è dotato di una parte meccanica (detta “tap”) che si aggraffa al cavo. Il tap ha la forma di un manicotto con due punte metalliche all’interno. Quando il manicotto viene stretto attorno al cavo (generalmente mediante una vite azionata da una chiave esagonale) le punte metalliche forano la guaina e penetrano nel cavo fino a raggiungere il conduttore centrale e stabilire il contatto elettrico. Il corpo del transceiver, che si aggancia successivamente al tap, contiene una parte elettronica che trasforma il segnale e lo rende disponibile su una interfaccia standard denominata AUI - Attachment Unit Interface che presenta un connettore a vaschetta tipo DB15. cavo “thick” RG8 tacche poste a 2,5m tap Connessione su cavo RG8 per standard 10BASE5 Ogni tratta di cavo “giallo” può essere lunga fino ad un massimo di 500m ed i transceiver devono essere posizionati ad una distanza minima e multipla di 2,5m uno dall’altro. In effetti i produttori di cavo usavano segnare sulla guaina esterna delle tacche per indicare all’installatore la posizione dove il transceiver poteva eventualmente essere aggraffato. Il cavo va terminato ad entrambe le estremità con un tappo terminatore di impedenza 50Ω (impedenza caratteristica del cavo) per impedire la riflessione del segnale. Su una tratta di cavo giallo non possono essere collegati più di 100 utenti. Nel computer deve essere installata una scheda di rete il cui bus deve ovviamente essere compatibile con quello della macchina. La scheda dispone di una interfaccia AUI uguale a quella del transceiver. max 500m Il collegamento fra transceiver e computer si realizza pertanto con un cavo AUI la cui lunghezza, secondo lo standard, non può superare i 50m. Rete Ethernet IEEE 802.3 10BASE5: tabella riassuntiva. ● distanza minima tra le stazioni 2,5m; ● terminatore da 50Ω; ● cavo AUI e transceiver a vampiro; ● segmento Thick coax da 500m max; ● giunto o barrel di tipo “N” per l’interconnessione di due segmenti la cui distanza totale sia inferiore ai 500m; ● numero massimo stazioni interconnesse al segmento: 100. transceiver a vampiro transceiver tappo terminatore impedenza 50Ω Standard 10BASE5 78 cavo “thick” RG8 2,5m R Lo standard 10BASE2 e commenti 10BASE2 Lo standard 10BASE2 prevede l’impiego di un cavo coassiale più sottile denominato RG58 o cavo”thin”. Ogni tratta può essere al massimo lunga 185 m e anche le modalità di connessione si discostano in parte da quelle viste per lo standard 10BASE5. Il segmento di cavo coassiale deve infatti essere interrotto, devono essere montati due connettori tipo BNC e fra questi viene inserito un adattatore a “T” sempre in connessione BNC. L’estremità libera della “T” BNC deve essere portata sulla scheda del PC. I computers vanno posti ad almeno 0,5m di distanza l’uno dall’altro. Il cavo va terminato ad entrambe le estremità con un tappo di impedenza da 50Ω (impedenza caratteristica del cavo) per impedire la riflessione del segnale. Ricordando che negli anni in cui queste modalità di cablaggio erano in uso le schede PC avevano normalmente una porta AUI, occorreva frapporre un transceiver AIU-BNC fra porta della scheda PC e “T” BNC. max 185m In seguito i produttori di schede trovarono più semplice integrare il transceiver direttamente sulla scheda che poteva pertanto disporre della connessione BNC. In molti casi i produttori mantennero anche la porta AUI fornendo così schede dotate di due possibilità di connessione. Rete Ethernet IEEE 802.3 10BASE2: tabella riassuntiva. ● distanza minima tra le stazioni 0,5m; ● terminatore da 50Ω; ● connettore a T di tipo BNC; ● segmento Thin coax da 185m max; ● scheda di rete con interfaccia BNC e transceiver integrato (oppure transceiver esterno); ● numero massimo stazioni interconnesse al segmento: 30. connettore a “T” tipo BNC min. 0,5m transceiver tappo terminatore impedenza 50Ω cavo “thin” RG58 Standard 10BASE2 Commenti Le reti Ethernet realizzate con cavo coassiale hanno sempre procurato parecchi problemi di affidabilità e di tolleranza ai guasti. Malfunzionamenti localizzati in determinati punti della rete (anche semplicemente sul connettore di un cavo) si estendono, a causa delle caratteristiche di una rete Ethernet così interconnessa, a tutta la rete locale. I problemi più frequenti che possono essere riscontrati e che comportano il totale fermo della rete sono: 79 ● mancanza o malfunzionamento del terminatore di chiusura di una tratta ; ● falsi contatti sui connettori BNC; ● falsi contatti tra cavo e transceiver a vampiro. Vi è da aggiungere anche che i cavi “thick” o “thin” sono cavi dedicati alla particolare rete Ethernet a 10Mbps; su tali cavi non è possibile trasportare segnali diversi. Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet L’estensione delle reti L’estensione delle reti in standard 10BASE5 e 10BASE2 Le necessità applicative reali impongono di estendere dimensioni e funzionalità delle reti (tratte più lunghe, maggior numero di stazioni collegate, ecc..)a vantaggio di una utenza sempre più esigente. Compaiono così sul mercato dispositivi elettronici per l’estensione e l’interconnessione delle reti e gli immancabili standard che ne definiscono caratteristiche e limiti di utilizzo. Fra questi particolare significato, anche in funzione dei futuri sviluppi, rivestono i Ripetitori o Repeater, amplificatori di segnale in grado di consentire l’estensione delle reti Ethernet 10BASE2 e 10BASE5 oltre la dimensione dei segmenti già riportata nei paragrafi precedenti. Ricordiamo che lo standard IEEE 802.3 limita la massima lunghezza del cavo coassiale, sia esso RG8 (cavo “giallo) o RG58 (cavo “thin”). Il limite di distanza è dovuto in parte a fenomeni di attenuazione e l’unica possibilità di rilanciare il segnale lungo un ulteriore tratto di rete è quella di amplificarlo. I Repeater svolgono alcune importanti funzioni tra le quali ricordiamo: ● la rigenerazione delle stringhe di bit ricevuti su un segmento sull’altro segmento con un’ampiezza di segnale appropriata senza entrare nel merito del significato delle stringhe medesime; ● la gestione della collisione per cui se una collisione viene rilevata su una qualunque porta, il ripetitore la ritrasmette su tutte le altre porte trattandola come una qualsiasi stringa di bit. Nelle prime versioni i Repeater avevano due porte AUI e venivano collegati mediante due cavi AUI a due transceiver posizionati sui due segmenti di rete fra i quali il segnale doveva essere rilanciato. In seguito l’evoluzione dei mezzi trasmissivi di Ethernet ha imposto modifiche anche ai Repeater che portano oggi interfacce diverse dalla semplice AUI. Estensione delle reti Questa stessa evoluzione ha fortemente limitato la richiesta di Repeater che sono oggi installati solo nel caso si debbano effettuare ampliamenti di installazioni esistenti. E’ importante notare che i due tratti di rete così interconnessi divengono rispetto alla propagazione del segnale (e quindi del protocollo di rete) una rete unica. In altre parole le frames inviate da una stazione si propagano lungo entrambe le tratte e si comportano agli effetti delle collisioni come se queste fossero una tratta unica. Si dice che i due segmenti fanno parte del medesimo “dominio di collisione”. Vale la pena infine di notare che il Repeater non consente di cambiare il protocollo di rete (ad esempio da Ethernet a Token Ring) e non consente di aumentare la quantità di dati trasportati, ma solo la distanza percorsa. Esistono ovviamente Repeater diversi per reti diverse e quanto detto si applica genericamente a quasi tutte le tipologie di rete. Nel caso degli standard di rete Ethernet già descritti, l’uso dei Repeater ha portato alla definizione di alcune configurazioni abbastanza comuni. In particolare, date anche le distanze raggiungibili con le diverse tipologie di cavi coassiale e le caratteristiche installative di tali cavi, si è diffusa la prassi di utilizzare la combinazione delle due tipologie di connessione nel modo seguente: ● il cavo “giallo” (RG8) con funzioni di dorsale (ad esempio una tratta di cavo giallo poteva essere posata nei cavedi verticali di un edificio per interconnettere tra loro tutti i piani); ● uno o più tratte realizzate con cavo RG58 ai piani (ad esempio una tratta per ciascun piano a cui venivano collegati i computers di quel determinato piano); ● una serie di Repeater che interconnettevano il cavo giallo (mediante cavo AUI e transceiver “a vampiro”) al cavo RG58 (mediante interfaccia BNC). Rete su più piani 80 R Impiego F.O. e regole di configurazione L’impiego della fibra ottica Quando le distanze da superare sono tali da rendere inadeguato l’uso del cavo coassiale, è necessario l’impiego della fibra ottica. La fibra ha una elevata capacità trasmissiva e lo standard che ne definisce l’impiego (FOIRL - Fiber Optic Inter Repeater Link) prevede tratte fino ad un massimo di 1000 m. La fibra specificata è del tipo multimodale 62.5/125µm. La connessione alla fibra ottica è possibile mediante un ripetitore e due transceiver ottici. Come nei casi precedentemente descritti, i transceiver sono spesso integrati nel Repeater che assume una configurazione in grado di interfacciare direttamente due fibre ottiche. Esistono ovviamente anche ripetitori rame-fibra, dove una delle due porte non è dotata di transceviver integrato. convertitore fibra ottica Reti in fibra ottica Regole di configurazione e conclusioni Le reti Ethernet realizzate in cavo coassiale e ripetitori devono seguire alcune regole di configurazione previste dagli standard. Il numero di ripetitori impiegabili è infatti limitato dalla modalità di funzionamento del protocollo CSMA/CD. Si ricordi che la frame inviata da un utente viene considerato correttamente trasmesso se la macchina trasmettitrice non rileva collisioni entro un tempo limite di circa 51 microsecondi. L’estensione della rete è pertanto limitata dalla distanza che una frame può percorrere entro il tempo limite. Se il tempo di percorrenza delle tratte sommata ai tempi di attraversamento dei ripetitori fosse superiore al tempo limite, si potrebbero verificare collisioni non registrate dalla macchina trasmettitrice con conseguente errore di comunicazione. Secondo gli standard di riferimento la massima confi- 81 gurazione di una rete in coassiale comprende al massimo 3 segmenti popolati da utenti, 2 segmenti non popolati e 4 ripetitori. La regola si applica sia allo standard 10BASE5 (cavo “giallo”) che allo standard 10BASE2 (cavo “thin”). L’eventuale estensione oltre questi limiti deve essere fatta separando gli ambiti di collisione. La realizzazione di reti anche semplici, basate sulle connessioni in coassiale e Repeaters, richiedono il rispetto di alcune semplici ma restrittive regole di configurazione. Si ricorda inoltre che per reti Ethernet con cablaggio dedicato (10BASE5 e 10BASE2) valgono i seguenti limiti: ● velocità trasmissiva 10 Mb/s; ● un massimo di 1024 stazioni collegabili. Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet Il cablaggio strutturato e lo standard 10BASET Cablaggio strutturato Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 compaiono i primi sistemi di cablaggio strutturato che portano sostanziali modifiche nelle modalità realizzative dei supporti fisici per le applicazioni informatiche. L’utilizzo del doppino e dei componenti di permutazione indirizza i comitati verso la definizione di uno standard Ethernet orientato ai sistemi di cablaggio denominato 10BASET a cui si aggiunge la revisione dello standard per l’impiego della fibra ottica (10BASEFL). I vantaggi offerti dal cablaggio strutturato e dalla corrispondente versione Ethernet favoriscono l’affermazione della nuova versione che è oggi largamente la più impiegata. 10BASET Come ampiamente illustrato la rete Ethernet si basa su un protocollo che prevede la presenza di un bus su cui tutti gli utenti sono collegati. Poiché lo standard 10BASET si appoggia su un cablaggio di natura stellare, è stato necessario introdurre dei nuovi apparati elettronici che fossero in grado di riprodurre al loro interno le caratteristiche di un bus: tali apparati hanno preso il nome di hub o concentratori. Sono normalmente dotati di porte RJ45 a cui vanno collegati i singoli utenti. E’ opportuno osservare che, anche se il cablaggio strutturato prevede l’impiego di 4 coppie, la segnalazione Ethernet utilizza solo due di queste: la coppia arancio e la coppia verde (ovvero le coppie 2 e 3 indipendentemente dalla convenzione 568A o 568B utilizzata). E’ proprio la connessione dei 4 pin 1, 2, 3, e 6 che permette di realizzare un collegamento fra utente e hub che riproduca il comportamento di un bus, così come richiesto dal protocollo di Ethernet. Va inoltre ricordato che l’hub non solo riproduce il comportamento di un bus, ma ha funzione di ripetitore. Pertanto le regole di configurazione dettate dagli standard relativi ai cablaggi dedicati si dovranno applicare in modo analogo anche nel caso di collegamento fra hub. Il collegamento al computer richiederà anche in questo caso l’impiego di un opportuno transceiver che permetta la conversione tra il segnale trasmesso sulle coppie 1, 2 e 3, 6 su cavo UTP e la porta AUI prevista sulla scheda di rete. In realtà, come già nel caso delle connessioni 10BASE2, i costruttori di parti attive hanno quasi sempre integrato il transceiver nella scheda di rete fornendo direttamente la connessione in RJ45. Questa soluzione rende generalmente inutile l’impiego del transceiver 10BASET, comunque disponibile dai cataloghi di molti produttori. Lo standard 10BASET indica inoltre in 100 m la massima distanza fra la porta dell’hub e quella della scheda di rete del computer. Rete Ethernet IEEE 802.3 10 BASET: tabella riassuntiva. ● cablaggio stellare; ● tratte lunghe al massimo 100m comprensive di patch-cord; ● uso di concentratori attivi per l’interconnessione tra i cavi e quindi tra i computers. apparato attivo postazione di lavoro Standard 10BASET 82 R Lo standard 10BASEFL 10BASEFL La necessità di superare distanze superiori ai 100 m, indicate dallo standard come limite per la trasmissione su rame, impone l’uso della fibra ottica. Le fibre ottiche normalmente impiegate sono le 50/ 125µm o le 62.5/125µm e, date le caratteristiche della trasmissione ottica, sono sufficienti due fibre (trasmettitore e ricevitore) per collegare due hub Ethernet fra di loro. Bisogna prestare attenzione al fatto che ogni singolo collegamento presenta un TX ed un RX che devono essere incrociati nel collegamento fra apparati; si è normalmente facilitati dalla presenza sugli apparati attivi o sui transceiver di un led di link che consente di verificare immediatamente la corretta connessione delle interfacce ottiche o la necessità di invertire il collegamento. Come nei casi precedenti la connessione agli apparati avviene tramite transceiver ottico esterno (se l’apparato dispone di porta AUI) oppure integrato nello stesso hub. Questa soluzione è ormai quella di riferimento. Le porte ottiche impiegano LED che operano alla lunghezza d’onda di 850 nm. La connessione è normalmente di tipo ST o SC. Il primo standard relativo all’impiego della fibra ottica era denominato FOIRL (Fiber Optic Inter Repeater Link) è prevedeva collegamenti fino ad un massimo di 1000m. Tale standard è stato successivamente superato da quello denominato 10BASEFL ora normalmente impiegato. Questo secondo standard permette distanze fino a 2000m. L’interfaccia 10BASEFL è compatibile con l’interfaccia FOIRL, ma quando è connessa a quest’ultima la lunghezza del segmento si riduce a 1000m. E’ opportuno ricordare che l’utilizzo della fibra ottica è consigliato quando la trasmissione deve avvenire in ambienti soggetti a disturbo elettromagnetico. Rete Ethernet IEEE 802.3 10BASEFL: tabella riassuntiva. ● la velocità trasmissiva è di 10 Mb/s; ● opera su un segmento in fibra ottica che può avere una lunghezza massima di 1000m per l’interfaccia FOIRL e di 2000 m per l’interfaccia 10BASEFL; ● utilizza per la connessione due fibre ottiche: una fibra per la trasmissione ed una per la ricezione; ● prevede una connessione punto-punto tra due concentratori e permette dei cablaggi ottici a topologia stellare quando è utilizzato con dei ripetitori multiporta. apparati attivi/ripetitori cavo in fibra ottica apparati attivi/ripetitori Standard 10BASEFL 83 Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet Hubs e collegamenti I collegamenti Come nel caso dei cablaggi dedicati, anche nell’ambito dei cablaggi a standard 10BASET è prevista la fra hubs possibilità di collegare hubs tra di loro per ottenere gruppi di utenza numerosi. Le modalità di configurazione dei gruppi di hubs si ricollegano agli standard relativi al cablaggio dedicato di cui riprendono le caratteristiche essenziali. Ricordando che un hub equivale ad un segmento Ethernet con funzioni di ripetitore, vale sempre il vincolo per cui due utenti qualunque non possono vedersi attraverso più di quattro ripetitori. Il collegamento normalmente avviene individuando un hub principale (centro stella) a cui vengono collegati tutti gli altri hubs (che chiameremo secondari) in una modalità di collegamento generalmente detta cascata. Va però osservato che la porta di un hub è concepita per interfacciarsi con una scheda PC e non con un altro hub. I segnali sono quindi disposti sui 4 fili utilizzati da Ethernet (1/2, 3/6 – TX+/TX-, RX+/RX-) in modo tale che il pin su cui l’hub trasmette corrisponda a quello su cui il PC riceve e viceversa. E’ evidente che mettendo in collegamento due hubs nel modo indicato occorre invertire da una parte Tx e Rx. Normalmente l’inversione avviene sull’hub secondario. Quasi tutti gli hub sono dotati di uno switch (MDI / MDIX), posizionato in genere sulla prima o sull’ultima porta, che consente di effettuare l’inversione. Questa porta sarà quella impiegata per il collegamento in cascata tra due hubs. Si ricorda che se la rete Ethernet è a 10 Mbps (10 BASET) il collegamento in cascata ammette distanze fino a 100 m mentre se si opera a 100 Mbps (100 BASE TX) la distanza si riduce a 5 m nel migliore dei casi (con apparati di livello II). Vi sono altre modalità che opportuno conoscere. La cascata è un metodo molto semplice, ma pone alcuni limiti (regola dei “quattro ripetitori/hubs”). Quando è necessario servire un numero molto elevato di utenti, la cascata si rivela inefficiente. Si ricorre normalmente a prodotti denominati Hub Stackable (in italiano “impilabili”). Questa tipologia di prodotti, del tutto simile agli hub normali, ha in più la possibilità di interconnessione mediante un cavetto molto corto, fornito dal produttore, che permette di espandere il bus della macchina. Due hubs in “stack” formano una unica macchina (e quindi contano come un solo ripetitore). Sul mercato si possono reperire tipologie diverse di Hub Stackable, ma lo stack può essere costituito solo da macchine della stessa casa in quanto l’espansione del bus è una tecnologia proprietaria. Al contrario la cascata può essere effettuata fra macchine qualunque purché conformi agli standard IEEE 802.3. hub n° 1 hub n° 2 hub n° 4 hub n° 3 hub n° 5 postazione di lavoro Collegamenti mediante hub 84 R Bridge e Switch I Bridge Seguendo quanto descritto nel capitolo precedente si potrebbe supporre che l’uso di Repeater renda una rete Ethernet in cavo coassiale estensibile all’infinito. Ma se si ricorda il meccanismo del protocollo Multiple Access (CSMA/CD) si può immediatamente dedurre come questo non possa avvenire. Infatti il protocollo si basa sulla rilevazione da parte delle stazioni trasmittenti di eventuali collisioni. Le stazioni si aspettano di ricevere l’eventuale segnale di collisione entro un tempo definito (timeout) trascorso il quale suppongono che la trasmissione sia andata a buon fine. Estendere la rete significa allungare i tempi di notifica di una eventuale collisione (che può infatti avvenire in punti sempre più remoti). Esiste pertanto un limite di percorrenza oltre il quale una eventuale collisione non verrebbe registrata dalla stazione trasmittente prima che il tempo di attesa sia trascorso. Verrebbero così considerati valide le frames andate in realtà perdute per collisioni non rilevate tempestivamente. Continuando a riferirsi al caso della rete Ethernet in coassiale, lo standard prevede che non si possano collegare più di cinque segmenti Ethernet in cavo coassiale. Di questi solo tre possono portare utenti, mentre gli altri due hanno solo la funzione di raccordo (e sono detti Inter Repeater Link). Ma esiste una ulteriore possibilità di estensione: i Bridge. Sono macchine relativamente complesse che possono collegare due (o più) reti fra di loro, anche se sono già state raggiunte le massime estensioni. Ma il collegamento in questo caso non è “trasparente” come nel caso dei Repeater. In altre parole non tutti i frames trasmessi attraversano il Bridge e passano da una rete all’altra. Il Bridge opera da filtro e ammette un passaggio “selettivo”: transitano da una rete all’altra solo le frames che ne hanno necessità in quanto indirizzati ad utenti che stanno da parti opposte della rete rispetto al Bridge. Il Bridge è in grado di auto apprendere dove si trovano gli utenti in modo da operare il filtro con efficienza. E’ tuttavia normalmente possibile intervenire via software e definire le tabelle di indirizzamento in modo manuale. Ma la caratteristica fondamentale del Bridge è che le reti che mette in comunicazione formano due domini di collisione distinti. La rete è così “segmentata”, cioè suddivisa in segmenti che non si influenzano fra di loro. Si comprende così come nella realtà i Bridge non vengano impiegati solo per estendere le reti, ma soprattutto per suddividerle in segmenti omogenei in modo da ottimizzare il traffico. Ricordiamo infatti che sulla rete sono collegati uno o più server che contengono il software di rete e i dati che devono essere condivisi dagli utenti. Se consideriamo il caso di un’azienda che opera con più server dedicati a reparti diversi (progettazione, contabilità, ecc.,) appare evidente come sia inutile consentire a utenti che appartengono al reparto di progettazione di accedere all’area normalmente impiegata dalla contabilità. Un Bridge consentirebbe di segmentare la rete per utenze omogenee consentendo il traffico incrociato solo per quelle frames e quelle applicazioni che lo richiedono (ad esempio la posta interna). Non bisogna dimenticare che l’efficienza della rete Ethernet dipende fortemente dal livello di traffico e dalle collisioni che questo genera. Limitare la comunicazione alle aree di competenza significa razionalizzare il traffico e aumentare l’efficienza. Infine una importante osservazione: i Bridge operano sulla base degli indirizzi MAC contenuti nelle frames, ma non interpretano alcuna delle altre informazioni che le frames medesime trasportano. Se ricordiamo il modello ISO/OSI questo comportamento è tipico del Livello 2 - Collegamento Dati. Si dice pertanto che i Bridge lavorano al Livello 2 del modello ISO/OSI. Anche in questo caso i Bridge dipendono dal tipo di rete. Gli Switch Sono macchine di recente introduzione nel mercato delle reti e sono il frutto del progresso tecnologico nel campo dei semiconduttori e dell’hardware in genere. Da un punto di vista puramente funzionale non sono molto diversi dai Bridge. Infatti permettono di segmentare le reti con gli stessi criteri e le stesse modalità (Livello 2 del modello ISO/ OSI, filtro in base all’indirizzo MAC delle frames). Essendo però il prodotto di una generazione ben più recente di quella dei Bridge, includono funzioni, capacità e prestazioni largamente superiori. Non bisogna dimenticare infatti che uno dei parametri significativi di un’operazione di bridging o di switching è il tempo con cui l’apparato è in grado di gestire correttamente la frame. Spesso questo parametro è espresso in frames al secondo ed è uno dei valori che i progettisti maggiormente considerano quando devono inserire uno di questi apparati in una rete. Da questo punto di vista gli Switch sono nettamente superiori ai Bridge che stanno rapidamente scomparendo dal mercato. Fra gli ulteriori vantaggi offerti degli Switch ricordiamo la numerosità delle porte (e conseguentemente dei segmenti che possono essere contemporaneamente collegati allo Switch) e la possibilità di operare con velocità diverse sulle singole porte. Gli Switches ed i Bridges, poiché bufferizzano i pacchetti prima di rigenerarli su un diverso segmento di rete, permettono di azzerare il conto relativo al numero di repeaters in cascata permettendo di ampliare il diametro della rete. 85 Btnet cablaggio strutturato e reti Ethernet Evoluzione di Ethernet Evoluzione della rete Ethernet verso velocità superiori La rete Ethernet negli ultimi anni ha subito notevoli cambiamenti, non tanto a livello di protocollo quanto piuttosto per ciò che concerne la velocità di trasmissione e le regole di progettazione (conseguenza diretta dell’introduzione di maggiori velocità trasmissive). Ha mantenuto quindi tutte le sue caratteristiche principali, in particolare il metodo di accesso al mezzo trasmissivo – CSMA/CD – è rimasto inalterato, aumentando la velocità di 10 o 100 volte (introducendo quindi il protocollo Fast-Ethernet e Giga-Ethernet). Ovviamente anche gli apparati di rete sono in continua evoluzione, ad esempio in tempi successivi sono stati introdotti sul mercato: ● hubs con interfacce a 100Mbps; ● switching hubs ovvero hubs che accettano contemporaneamente collegamenti a 10 e 100Mbps; ● switches a 10/100Mbps con interfacce Giga-Ethernet (1000Mbps) in fibra; ● switches Giga-Ethernet con interfacce in rame (lo standard è stato recentemente approvato). Riteniamo opportuno ribadire che per configurare correttamente una LAN Ethernet, oltre a rispettare la lunghezza massima di ogni tipo di segmento, occorre porre dei limiti sul numero e sulla tipologia dei segmenti e sul numero dei ripetitori; queste regole differiscono notevolmente se consideriamo una rete a 10Mbps ed una a 100Mbps. Ethernet a 10Mbps ● il numero massimo di ripetitori (hubs) ammesso in un percorso tra due stazioni è 2 (4 se due segmenti gestiti dai repeater sono “non popolati” da utenti); ● un repeater ottico va contato come un mezzo repeater; ● uno switch introdotto tra hubs azzera il conteggio degli hubs in cascata; Collegamento dei computer agli apparati elettronici Lato campo ➔ ogni computer deve essere collegato alla propria presa di rete. Lato permutatore ➔ ogni presa da attivare va collegata all’apparato elettronico. In quest’ultimo caso i cavi di collegamento da utilizzare dipendono dalla tipologia di permutatore scelto. In particolare possiamo ipotizzare le seguenti tre situazioni: 1) permutatori ad interfaccia RJ45; 2) permutatore 110 con collegamento diretto agli apparati; 3) permutatore 110 con collegamento indiretto agli apparati. 1) E’ necessario utilizzare delle patches RJ45-RJ45 di lunghezza opportuna per raccordare il cavo, corrispondente alla presa da attivare, all’interfaccia RJ45 dell’apparato attivo. 86 ● i repeaters o gli hubs vanno interconnessi tra loro con un cavo cross o sfruttando l’interfaccia MDI; ● il numero massimo di stazioni su una rete Ethernet è 1024. Ethernet a 100Mbps Si debbono distinguere due casi a seconda della tipologia degli hubs a 100Mbps; esistono infatti repeaters di livello I (che sono i più utilizzati) e repeaters di livello II. I primi non possono essere collegati in cascata tra di loro mentre i secondi consentono un solo collegamento in cascata ma su distanze estremamente ridotte (5m). Di conseguenza il collegamento tra hubs a 100Mbps può avvenire solo attraverso uno switch interposto che, a differenza di un normale hub, prima di rigenerare su un’altra tratta di cavo una frame Ethernet, la memorizza, la controlla e solo se corretta la rigenera. Ethernet a 1000Mbps (o Gbps) Non esistono hubs a questa velocità, bensì solo switches ad interfaccia ottica o in rame. Nelle realtà ove sono presenti più armadi, il collegamento tra gli apparati elettronici può essere realizzato con cavi in rame o ottici, rispettando le modalità precedentemente descritte, sulla base delle seguenti condizioni: ● distanza tra gli armadi minore di 90m – può essere utilizzato un collegamento in rame a meno che non si voglia una dorsale giga-Ethernet (al momento solo in fibra ottica) o che le vie cavi entro le quali posare la dorsale siano disturbate elettromagneticamente da cavi elettrici o quant’altro; ● distanza tra gli armadi superiore a 90m – è necessario usare un collegamento in fibra ottica. 2) E’ necessario utilizzare delle patches 110-RJ45 (ad almeno 2 coppie) di lunghezza opportuna per raccordare il cavo, corrispondente alla presa da attiva re, all’interfaccia RJ45 dell’apparato attivo. La patch 110 va collegata alle coppie Arancio e Verde sul blocchetto del permutatore. 3) E’ necessario collegare su una striscia a 100cp (tipo “110”) dei cavi single-ended terminati con un plug RJ45 connesso ad una porta dell’apparato elettronico; con patches 110-110 a due coppie e di lunghezza opportuna si provvederà a collegare il cavo utente ad uno dei cavi di raccordo all’apparato elettronico. In quest’ultimo caso vi è una permutazione aggiuntiva che si rende necessaria quando il permutatore 110 è piazzato a parete mentre l’apparato elettronico è piazzato dentro un armadio. R Glossario Italiano/Inglese Adattatore (Adapter) Dispostivo che permette di compiere una delle seguenti operazioni: - adattare fra loro spine di diversa dimensione/tipo o permettere il loro inserimento in prese telematiche - riconfigurare i contatti elettrici - raggruppare i fili di grossi cavi multifilari in insiemi di minor dimensione - interconnettere cavi. Adattatore duplex per fibra ottica (Optical fiber duplex adapter) Dispositivo meccanico progettato per allineare ed unire due connettori duplex. Amministrazione (Administration) Metodo di etichetttura, identificazione, documentazione e impiego necessario per realizzare spostamenti, aggiunte o modifiche all’infrastruttara di telecomunicazioni. Area di ingresso (Entrance facility) Punti di ingresso nell’edificio per i cavi di servizio (antenne incluse) della rete pubblica e privata comprendente il foro passante a muro e la successiva area o spazio di ingresso. Area di ingresso dell’Edificio (Building Entrance Area) Vedi Area di Ingresso opp. Telecomunicazioni. Area di lavoro (Workstation) Uno spazio di un edificio dove gli occupanti interagiscono con i dispositivi terminali delle telecomunicazioni. Armadio Telematico (Telecommunication Closet) Spazio chiuso per alloggiare apparati per telecomunicazioni, terminazioni di cavi e permutazioni. L’armadio è l’area in cui avviene la connessione fra le dorsali e la distribuzione orizzonatale. Attenuazione Effetto parassita per cui un segnale trasmesso attraverso un canale subisce una degradazione di ampiezza e di forma. L’attenuazione è funzione della frequenza del segnale e dipende dal particolare mezzo di trasmissione impiegato. L’attenuazione associata ad ogni sezione di un sistema viene usualmente espressa in decibel (dB). Ad esempio, per una coppia di fili, l’attenuazione è espressa in db per unità di lunghezza ed è legata a resistenza (R), induttanza (L) e capacità (C) della coppia per lunghezza unitaria. Per compensare gli effetti dell’attenuazione, nelle linee di trasmissione si ricorre usualmente all’impiego di ripetitori che correggono anche altri tipi di distorsione e rigenerano i segnali in modo da mantenere un elevato rapporto segnale/rumore. Balun Dispositivo adattatore di impedenza tra due mezzi di trasmissione diversi tra loro. Bretella (Patch cord o patch cable) Uno spezzone di cavo in rame od ottico terminato con opportuni connettori da ambo i lati. Cablaggio (Cabling) Combinazione di cavi , conduttori, cavetti e dispositivi di connessione. 87 Cablaggio orizzontale (Horizontal cabling) Calaggio compreso fra la presa/connettore telematico e la permutazione orizzontale. Canale (Channel) Percorso trasmissivo fra due punti ai quali sono connessi specifici apparati. Cavetti per Telecomunicazioni (Telecommunication Cords) Cavo impiegante conduttori multifilari per una migliore flessibilità (cavetti di distribuzione o di linea). I cavetti di linea possono impiegare anche rame stagnato. Cavo (Cable) Insieme di uno o più conduttori o fibre ottiche racchiuso in una guaina avvolgente costruito per permettere l’utilizzo dei conduttori singolarmente oppure in gruppi. Cavo biassiale (Twinax cable) Cavo schermato con due conduttori interni tutti isolati tra loro. Cavo bilanciato Un cavo che consiste in uno o più elementi metallici simmetrici (coppie intrecciate o bicoppie). Cavo coassiale (Coaxial cable) Un cavo che consiste in un filo metallico centrale circondato da un isolante dielettrico e racchiuso o in una maglia di fili o in una guaina metallica. Talvolta usato per indicare un canale conduttore singolo, che più correttamente dovrebbe essere denominato coppia coassiale o tubo coassiale. Cavo di apparato (Equipment cable) Cavo intestato usato per collegare un apparato per telecomunicazioni al cablaggio orizzonatale o alla dorsale. Cavo dorsale (Backbone Cable) vedi Dorsale Cavo ibrido (Hybrid cable) Insieme di due o più cavi (di qualunque tipo o categoria) racchiusi in un’unica guaina. Cavo in fibra ottica (Optical fiber cable) Insieme di una o più fibre ottiche. Cavo orizzontale Un cavo che collega il distributore di piano alla presa o alle prese delle comunicazioni. Centralino automatico privato (PABX, Private Automatic Branch Exchange) Centralino telefonico automatico di proprietà dell’utente che accoglie trasmissioni a chiamata verso e da rete telefonica. Chiavettatura (Keying) Caratteristica meccanica di un sistema di connessione che garantisce il corretto orientamento dei componenti e previene la connessione con una presa o un connettore ottico dello stesso tipo destinati ad un altro scopo. Collegamento (Link) Percorso trasmissivo fra due punti, esclusi gli apparati terminali, i cavi dell’area di lavoro e i cavi degli apparati. Glossario cablaggio strutturato Glossario Italiano/Inglese Condotto (Duct) a) un singolo passaggio chiuso per cavi e fili, Vedi anche canallizzazione o percorso cavi b) un singolo passaggio chiuso per cavi e fili general mente impiegato nel terreno o nel cemento c) un passaggio impiegato per l’areazione. General mente parte del sistema di ventilazione forzata dell’edificio. Connettore duplex per fibra ottica (Fiber optic duplex connector) Dispositivo di terminazione progettato per per trasferire potenza ottica tra due coppie di fibre ottiche. Contatto (Bonding Tap) Unione permanente fra parti metalliche per formare un percorso elettricamente conduttivo che assicuri la continuità elettrica e la possibilità di trasportare in modo sicuro qualunque correnta possa essere propagata lungo di esso. Comprensorio (Campus) Terreno ed edifici appartenenti ad un unico complesso edilizio come ad esempio una università, un’area industriale oppure un insediamento militare. Decibel (dB) Unità di misura standard che esprime l’attenuazione o il guadagno complessivo di potenza di un circuito o apparato. Diafonia (Crosstalk) Effetto indesiderato per cui parte dell’energia associata ad un segnale di messaggio si trasferisce dal canale proprio ad un altro canale, fisicamente adiacente. La diafonia è provocata dai campi elettrici e magnetici dispersi generati dal passaggio di segnali in alternata lungo una linea. Dispositivo (Device) Relativamene alle stazioni di lavoro: telefono, personal computer o terminale video o grafico Dispositivo (Device) Relativamente ai sistemi di protezione: protettore, supporto per protettore, unità di protezione o modulo di protezione. Distributore dell’edificio Un distributore nel quale i cavi o il cavo di dorsale dell’edificio ha la terminazione (le terminazioni) e dove possono essere fatte delle connessioni con i cavi di dorsale del campus. Distributore di piano Il distributore usato per fare connessioni fra cavo orizzontale, altri sottosistemi di cablaggio e apparecchi attivi (vedere armadio delle telecomunicazioni). Doppino non schermato (UTP, unscreened twisted pair) E’ il tipico cavo telefonico. Nell’ambito dei sistemi di cablaggio, è un cavo non schermato a 4 coppie con caratteristiche di costruzione particolari che permettono di trasportare dati fino a 16Mbytes (128Mbit) ad una distanza di circa 100 metri. Dorsale (Backbone) Realizzazione (percorso, cavo o conduttori) tra armadi di telecomunicazione, terminali di distribuzione di piano, punti di entrata, locali tecnici fra edifici oppure al loro interno. 88 Duplex Nei circuiti di comunicazione, la capacità di trasmettere e ricevere allo stesso tempo. Edificio Commerciale (Commercial Building) Edificio o parte di esso destinato ad uffici. Edificio del Cliente (Customer Premises) Edificio (i) con terreno e proprietà sotto il controllo del cliente. Elencato (Listed) Apparato incluso in una lista pubblicata da una organizzazione, accettabile per l’autorità avente giurisdizione, che mantenga periodiche ispezioni della produzione degli apparati in elenco, e la cui documentazione stabilisca che l’apparato o il materiale è conforme agli standard previsti oppure è stato provato e trovato idoneo per l’utilizzo secondo prefissate modalità. Fibra ottica multimodale (Multimode fiber optic) Fibra ottica che permette la propagazione di molti modi. La fibra ottica può avere indice di rifrazione a gradino o graduato. Vedi anche: cavo in fibra ottica. Guaina (Cable Sheath) Protezione posta intorno all’insieme di conduttori che può includere armature metalliche, anime di rinforzo o calze. Hardware di Connessione (Connecting Hardware) Dispositivo che fornisce la terminazione meccanica dei cavi Impedenza L’opposizione passiva totale offerta al flusso di una corrente alternata. Consiste in una combinazione di resistenza, reattanza induttiva, e reattanza capacitiva. Infrastruttura (Infrastructure) Insieme dei componenti per telecomunicazioni (esclusi gli apparati) che insieme forniscono il supporto base per la distribuzione di tutte le informazioni in un edificio o in un comprensorio. Interconnessione (Interconnection) Schema che fornisce il collegamento diretto fra un cavo e un altro cavo o un cavo di apparato senza l’impiego di cavetti di permutazione. ISO L’organizzazione internazionale per la definizione degli standard è composta da membri di nazioni diverse. E’ l’ideatrice del modello OSI, divenuto il riferimento per la connessione di computer e dispositivi di natura diversa. Jumper (Jumper) Cavetto a coppie intrecciate senza connettori impiegato per connettere collegamenti telematici nel punto di permutazione. Locale di ingresso (Entrance room) Lo spazio dove avviene la riunione delle dorsali dell’edificio o di comprensorio (campus). Un locale di ingresso può essere impiegato anche come locale tecnico. Mezzi trasmissivi (Telecommunication media) Fili, cavi e conduttori impiegati per telecomunicazioni. R Glossario Italiano/Inglese Modem Questo termine è una contrazione di modulatore/ demodulatore. I modem sono dispositivi usati per interfacciare apparecchiature di comunicazione (per esempio terminali o nodi) a una linea di trasmissione. I modem vengono generalmente classificati secondo la velocità di trasmissione. Pannello di distribuzione Un pannello di collegamento (patch panel) montato su un rack dove il cablaggio orizzontale proveniente dalle workstation ha la terminazione. Paradiafonia (NEXT, Near End crosstalk) In due linee di trasmissione dati adiacenti, dicesi paradiafonia la tensione di disturbo che si trova sulla linea 2 al terminale vicino a quello trasmittente della linea 1. Parallelo (Bridged Tap) Presenza della medesima coppia in diversi punti di distribuzione. Patch-cord Un cavo con connettori ad entrambe le estremità, usato per collegare i link/circuiti delle telecomunicazioni alla permutazione. Permutatore (Cross Connection) Sistema in grado di fornire la terminazione di cavi e la loro interconnessione e/o permutazione principalmente per mezzo di cavetti di permutazione o collegamento. Permutazione (Cross Connecting) Schema di collegamento fra linee cablate, sottosistemi e apparati mediante cavetti di permutazione o di collegamento le cui estremità vengono collegate al permutatore. Permutazione intermedia (Intermediate crossconnect) Permutazione fra un cablaggio di dorsale di primo e di secondo livello. Permutazione orizzontale (Horizontal cross-connect) Permutazione tra il cablaggio orizzontale e altri cablaggi (orizzontale, dorsale o apparti). Permutazione principale (Main Cross-connect) Permutazione per cavi di dorsale di primo livello, cavi d’ingresso e cavi apparati. Porta Un ingresso o un’uscita di una rete oppure un punto di accesso per inserire o prelevare dati. Presa (Outlet/Connector) Dispositivo di connessione nell’area di lavoro su cui viene terminato il cablaggio orizzontale. garantire la regolare interazione fra stazioni trasmittenti e riceventi. Nelle reti dati i protocolli sono formali e spesso elaborati. Essi comportano un insieme di convenzioni spesso basate su norme internazionali. Punto di Demarcazione (Demarcation Point) Punto dove cambiano il controllo operativo o la proprietà Punto di ingresso (Entrance point) Il punto di uscita dei cavi per telecomunicazioni provenienti dall’esterno, dal pavimento e da una tubazione metallica rigida. Sala apparati (Equipment room) Spazio centralizzato che ospita gli apparati di telecomunicazione che servono gli occupanti dell’edificio. La sala apparati viene generalmente distinta dall’armadio telematico a causa della natura e della complessità degli apparati. Scala AWG Metodo americano standard per classificare il diametro dei fili metallici. Man mano che il numero della scala AWG aumenta, la dimensione del filo metallico o il suo diametro diminuisce. Scatola (Outlet box) Dispositivo meccanico di terminazione sia metallico che non metallico per montaggio a muro, pavimento o soffitto. E usato per alloggiare prese,connettori per telecomunicazioni o dispositivi di transizione. Sistema di cablaggio strutturato Un sistema di cablaggio generico, indipendente dalle applicazioni delle telecomunicazioni. Il sistema di cablaggio di solito incorpora il cablaggio della Categoria 5 UTP in modo orizzontale e una combinazione di UTP e cablaggio della fibra ottica nella dorsale. Spina modulare (Modular plug) Connettore maschio per telecomunicazioni per cavi e cavetti. Una presa può avere la chiave di inserzione e sei oppure otto posizioni. Non tutte le posizioni devono però essere equipaggiate con contatti elettrici. Telaio di distribuzione (Distribution frame) Struttura fornita di terminazioni per collegare il cablaggio permanentedi un edificio in modo che interconnessione e permutazione possano essere facilmente realizzate. Terra (Ground) Una connessione intenzionale o fortuita fra un circuito elettrico (es. sistema di telecomunicazioni) o apparato e la terra o qualunque altro corpo conduttore con funzioni di terra. Presa modulare (Modular jack) Connettore femmina per telecomunicazioni. Una presa può avere la chiave di inserzione e sei oppure otto posizioni. Non tutte le posizioni devono però essere equipaggiate con contatti elettrici. Topologia La disposizione fisica o logica di un sistema di telecomunicazioni. Protocollo Insieme di regole che definiscono le modalità del flusso delle informazioni in un sistema. In tutte le forme di comunicazione occorre osservare un protocollo per Topologia a stella Una topologia in cui ogni presa/connettore delle comunicazioni è direttamente cablata al dispositivo di distribuzione. 89 Glossario cablaggio strutturato Glossario Inglese/Italiano Adapter (Adattatore) Dispostivo che permette di compiere una delle seguenti operazioni: - adattare fra loro spine di diversa dimensione/tipo o permettere il loro inserimento in prese telematiche - riconfigurare i contatti elettrici - raggruppare i fili di grossi cavi multifilari in insiemi di minor dimensione - interconnettere cavi Administration (Amministrazione) Metodo di etichetttura, identificazione, documentazione e impiego necessario per realizzare spostamenti, aggiunte o modifiche all’infrastruttara di telecomunicazioni. Backbone (Dorsale) Realizzazione (percorso, cavo o conduttori) tra armadi di telecomunicazione, terminali di distribuzione di piano, punti di entrata, locali tecnici fra edifici oppure al loro interno. Backbone Cable (Cavo Dorsale) vedi Dorsale Bonding Tap (Contatto) Unione permanente fra parti metalliche per formare un percorso elettricamente conduttivo che assicuri la continuità elettrica e la possibilità di trasportare in modo sicuro qualunque correnta possa essere propagata lungo di esso. Building Entrance Area (Area di Ingresso dell’Edificio) Vedi Area di Ingresso opp. Telecomunicazioni Bridged Tap (Parallelo) Presenza della medesima coppia in diversi punti di distribuzione. Cable (Cavo) Insieme di uno o più conduttori o fibre ottiche racchiuso in una guaina avvolgente costruito per permettere l’utilizzo dei conduttori singolarmente oppure in gruppi. Cabling (Cablaggi) Combinazione di cavi , conduttori, cavetti e dispositivi di connessione. Cable Sheath (Guaina) Protezione posta intorno all’insieme di conduttori che può includere armature metalliche, anime di rinforzo o calze. Campus (Comprensorio) Terreno ed edifici appartenenti ad un unico complesso edilizio come ad esempio una università, un’area industriale oppure un insediamento militare. Channel (Canale) Percorso trasmissivo fra due punti ai quali sono connessi specifici apparati. Commercial Building (Edificio Commerciale) Edificio o parte di esso destinato ad uffici. Connecting Hardware (Hardware di Connessione) Dispositivo che fornisce la terminazione meccanica dei cavi 90 Cross Connection (Permutatore) Sistema in grado di fornire la terminazione di cavi e la loro interconnessione e/o permutazione principalmente per mezzo di cavetti di permutazione o collegamento. Cross Connecting (Permutazione) Schema di collegamento fra linee cablate, sottosistemi e apparati mediante cavetti di permutazione o di collegamento le cui estremità vengono collegate al permutatore. Customer Premises (Edificio del Cliente) Edificio (i) con terreno e proprietà sotto il controllo del cliente. Demarcation Point (Punto di Demarcazione) Punto dove cambiano il controllo operativo o la proprietà Device (Dispositivo) Relativamene alle stazioni di lavoro: telefono, personal computer o terminale video o grafico Device (Dispositivo) Relativamente ai sistemi di protezione: protettore, supporto per protettore, unità di protezione o modulo di protezione. Distribution frame (Telaio di distribuzione) Struttura fornita di terminazioni per collegare il cablaggio permanentedi un edificio in modo che interconnessione e permutazione possano essere facilmente realizzate. Duct (Condotto) a) un singolo passaggio chiuso per cavi e fili, Vedi anche canallizzazione o percorso cavi b) un singolo passaggio chiuso per cavi e fili general mente impiegato nel terreno o nel cemento c) un passaggio impiegato per l’areazione. General mente parte del sistema di ventilazione forzata dell’edificio. Entrance facility (Area di ingresso) Punti di ingresso nell’edificio per i cavi di servizio (antenne incluse) della rete pubblica e privata comprendente il foro passante a muro e la successiva area o spazio di ingresso Entrance point (Punto di ingresso) Il punto di uscita dei cavi per telecomunicazioni provenienti dall’esterno, dal pavimento e da una tubazione metallica rigida. Equipment cable (Cavo di apparato) Cavo intestato usato per collegare un apparato per telecomunicazioni al cablaggio orizzonatale o alla dorsale. Equipment room (Sala apparati) Spazio centralizzato che ospita gli apparati di telecomunicazione che servono gli occupanti dell’edificio. La sala apparati viene generalmente distinta dall’armadio telematico a causa della natura e della complessità degli apparati. Fiber optic duplex connector (Connettore duplex per fibra ottica) Dispositivo di terminazione progettato per per trasferire potenza ottica tra due coppie di fibre ottiche. R Glossario Inglese/Italiano Ground (Terra) Una connessione intenzionale o fortuita fra un circuito elettrico (es. sistema di telecomunicazioni) o apparato e la terra o qualunque altro corpo conduttore con funzioni di terra. Horizontal cabling (Cablaggio orizzontale) Calaggio compreso fra la presa/connettore telematico e la permutazione orizzontale. Keying (Chiavettatura) Caratteristica meccanica di un sistema di connessione che garantisce il corretto orientamento dei componenti e previene la connessione con una presa o un connettore ottico dello stesso tipo destinati ad un altro scopo. Hybrid cable (Cavo ibrido) Insieme di due o più cavi (di qualunque tipo o categoria) racchiusi in un’unica guaina. Horizontal cross-connect (Permutazione orizzontale) Permutazione tra il cablaggio orizzontale e altri cablaggi (orizzontale, dorsale o apparti) Infrastructure (Infrastruttura) Insieme dei componenti per telecomunicazioni (esclusi gli apparati) he insieme forniscono il supporto base per la distribuzione di tutte le informazioniin un edificio o in un comprensorio. Interconnection (Interconnessione) Schema che fornisce il collegamento diretto fra un cavo e un altro cavo o un cavo di apparato senza l’impiego di cavetti di permutazione. Intermediate cross-connect (Permutazione intermedia) Permutazione fra un cablaggio di dorsale di primo e di secondo livello. Jumper (Jumper) Cavetto a coppie intrecciate senza connettori impiegato per connettere collegamenti telematici nel punto di permutazione. Link (Collegamento) Percorso trasmissivo fra due punti, esclusi gli apparati terminali, i cavi dell’area di lavoro e i cavi degli apparati. Listed (Elencato) Apparato incluso in una lista pubblicata da una organizzazione, accettabile per l’autorità avente giurisdizione, che mantenga periodiche ispezioni della produzione degli apparati in elenco, e la cui documentazione stabilisca che l’apparato o il materiale è conforme agli standard previsti oppure è stato provato e trovato idoneo per l’utilizzo secondo prefissate modalità. Locale di ingresso (Entrance room) Lo spazio dove avviene la riunione delle dorsali dell’edificio o di comprensorio (campus). Un locale di ingresso può essere impiegato anche come locale tecnico. Main Cross-connect (Permutazione principale) Permutazione per cavi di dorsale di primo livello, cavi d’ingressoe cavi apparati. 91 Modular plug (Spina modulare) Connettore maschio per telecomunicazioni pwe cavi e cavetti. Una presa può avere la chiave di inserzione e sei oppure otto posizioni. Una presa può avere la chiave di inserzione e sei oppure otto posizioni. Non tutte le posizioni devono però essere equipaggiate con contatti elettrici. Modular jack (Presa modulare) Connettore femmina per telecomunicazioni. Una presa può avere la chiave di inserzione e sei oppure otto posizioni. Non tutte le posizioni devono però essere equipaggiate con contatti elettrici. Multimode fiber optic (Fibra ottica multimodale) Fibra ottica che permette la propagazione di molti modi. La fibra ottica può avere indice di rifrazione a gradino o graduato. Vedi anche: cavo in fibra ottica. Outlet box (Scatola) Dispositivo meccanico di terminazione sia metallico che non metallico per montaggio a muro, pavimento o soffitto. E usato per alloggiare prese,connettori per telecomunicazioni o dispositivi di transizione. Outlet/Connector (Presa) Dispositivo di connessione nell’area di lavoro su cui viete terminato il cablaggio orizzontale. Optical fiber cable (Cavo in fibra ottica) Insieme di una o più fibre ottiche. Optical fiber duplex adapter (Adattatore duplex per fibra ottica) Dispositivo meccanico progettato per allineare ed unire due connettori duplex. Telecommunication Closet (Armadio Telematico) Spazio chiuso per alloggiare apparati per telecomunicazioni, terminazioni di cavi e permutazioni. L’armadio è l’area in cui avviene la connessione fra le dorsali e la distribuzione orizzonatale. Telecommunication Cords (Cavetti per Telecomunicazioni) Cavo impiegante conduttori multifilari per una migliore flessibilità (cavetti di distribuzione o di linea). I cavetti di linea possono impiegare anche rame stagnato. Telecommunication media (Mezzi trasmissivi) Fili, cavi e conduttori impiegati per telecomunicazioni. ® BTicino spa Via Messina, 38 20154 Milano - Italia Call Center "Servizio Clienti" 199.145.145 www.bticino.it [email protected]