IL PRINCIPATO DI AUGUSTO E IL PRIMO SECOLO DELL'IMPERO Dopo la battaglia di Azio, Ottaviano divenne il capo indiscusso della vita politica romana, concentrando nelle sue mani un enorme potere che non derivava, però, da nessuna legge. Egli comprese che il popolo era stanco di guerre. Cercò, quindi, di ottenere il consenso di tutte le parti sociali, in modo da non doversi imporre con la forza. Il periodo in cui Augusto fu al potere fu detto principato, poiché Ottaviano era stato riconosciuto dal Senato come princeps: il cittadino migliore per qualità civili e meriti militari. I titoli e i poteri riconosciuti ad Augusto Durante il principato di Augusto restarono in vigore tutte le magistrature della repubblica, ma lo Stato era divenuto, di fatto, una monarchia, essendo tutto il potere concentrato nelle mani di una sola persona. 1) Ottenne dal Senato i titoli di Principe e Augusto, ovvero degno di essere venerato, titolo che gli conferiva un alone di sacralità e lo presentava al popolo come l'uomo scelto dagli Dei per imporre al mondo la civiltà di Roma. 2) Imperatore: cioè comandante supremo dell'esercito. 3) Potestà tribunicia: Augusto ottenne i poteri dei tribuni della plebe, senza doverne rivestire la carica: questo gli garantiva una serie di privilegi, come il diritto di veto sulle proposte del Senato e dei magistrati. 4) Imperio proconsolare: questo titolo gli attribuiva il potere su tutte le province governate da Roma. Si trattava di un potere illimitato sia dal punto di vista spaziale, non riguardava cioè una sola provincia ma tutte, che da un punto di vista temporale. 5) Pontefice massimo: cioè il massimo potere religioso. LA RIFORMA DELL'ESERCITO Augusto operò anche un’importante riforma dell’esercito, che prevedeva: •Un sistema di arruolamento volontario: chiunque lo desiderava, e aveva i requisiti fisici, poteva arruolarsi, anche gli uomini delle province. Ai veterani, al termine del servizio militare, spettava un premio in denaro, mentre coloro che provenivano dalle province acquisivano anche la cittadinanza romana. •Si venne a creare così un esercito permanente di professionisti e non esisteva più la figura del cittadino-soldato. •le legioni furono ridotte da 60 a 25. Ogni legione era formata da 6.000 uomini. •L'onere di provvedere alle spese militari fu assegnato allo Stato LA POLITICA ESTERA DI AUGUSTO La politica estera di Augusto fu molto prudente e mirò sostanzialmente al rafforzamento dei confini e al consolidamento dell’autorità romana. Le imprese più importanti furono affidate a uomini di sua fiducia, come i 2 figliastri, Tiberio e Druso e Agrippa, artefice della vittoria di Azio. I problemi affrontati da Augusto furono, in Occidente: •Spagna: Augusto intervenne personalmente per sedare le guerriglie che diverse tribù della zona avevano scatenato, riuscendo a riportare una condizione di pace. •Regione Alpina. le vittorie sulle popolazioni locali permisero la conquista dei territori corrispondenti alla Svizzera e all’Austria •Germania: Augusto mirava ad estendere i confini dell'impero romano al di là del Reno. Al fine di allontanare i Germani che premevano sul Reno, le legioni romane oltrepassarono il fiume. Esse, però, furono sorprese e annientate nella selva di Teutoburgo nel 9 d.C. Si trattò di una vera disfatta, che costrinse Augusto a rinunciare alle sue mire espansionistiche, il fiume Reno rappresentò il limite estremo dell'estensione dell'impero romano in Europa. In Oriente il pericolo continuo era rappresentato dai Parti. Augusto preferì risolvere la questione evitando lo scontro armato, ma ricercando la pace attraverso la diplomazia. L’AMMINISTRAZIONE DELLO STATO E LE PROVINCIE Augusto divise l’Impero in 2 tipi di provincie: Le province senatorie: erano istituite in zone controllate da tempo dai Romani, dove non vi erano particolari problemi. Per questo motivo, qui non c'era bisogno dello stanziamento di legioni. Esse erano rette dai governatori nominati dal Senato. Le province imperiali: a differenza delle province senatorie, non erano del tutto tranquille. Di conseguenza vi erano stanziate molte legioni romane. Esse erano rette da funzionari scelti direttamente da Augusto e chiamati legati. Da un punto di vista amministrativo, Augusto divise l'Italia in 11 regioni, mentre Roma venne divisa in 14 distretti. Le province e i confini dell'Impero Augustò riordinò anche l’apparato burocratico e amministrativo, introducendo nuove figure: Prefetto dell’Annona • di rango equestre, doveva provvedere all’approvvigionamento della città ed alla distribuzione gratuita del grano alla plebe. • aveva funzioni di polizia. Prefetto dei Vigili Prefetto del Pretorio Curatores viarum Funzionari che controllavano il rifornimento idrico di Roma • sempre di rango equestre, comandante di una guardia scelta a servizio del principe. Era il personaggio più vicino al principe. • erano funzionari che avevano il compito di curare la manutenzione delle strade principali, lungo le quali erano dislocate stazioni di posta per i corrieri che con cavalli assicuravano la rapida consegna dei messaggi. La stabilità politica e la pacificazione di tutta l’area del Mediterraneo favorirono la ripresa dell’economia miglioramento delle infrastrutture (strade, porti ecc.) Circolazione rapida e sicura delle merci eliminazione della pirateria La politica economica di Augusto fu prevalentemente liberista, cioè non intervenne in prima persona in materia di commercio ed affari, lasciando assoluta libertà d’iniziativa ai privati. Ben presto le provincie si trasformarono nei nuovi centri di produzione dell’Impero, favorite dall’ampliamento delle infrastrutture e dalla creazione di nuovi mercati. IL RUOLO DEGLI INTELLETTUALI SOTTO AUGUSTO Augusto usò la cultura per rafforzare la sua immagine e quella dell'Impero. La cultura era cioè a servizio dello Stato e gli intellettuali dovevano esaltare gli antichi valori della tradizione repubblicana: la libertà, la tolleranza e la devozione verso gli Dei. Egli cercò di restaurare la moralità e i culti religiosi mediante una serie di leggi atte a favorire il matrimonio, la crescita demografica e a scoraggiare il lusso e la celebrazione dei culti orientali. Cultura come propag anda p ersonal e Nella politica culturale di Augusto ebbe un ruolo La grandezza di Roma e di fondamentale Gaio Augusto furono celebrate Mecenate, il quale formò con la creazione di grandi un circolo di intellettuali opere pubbliche, delle arti ed artisti, da lui protetti, e della cultura incoraggiati ed aiutati dal punto di vista economico. Facevano parte di questo circolo Virgilio (autore dell’Eneide, poema che esaltava l’impero attraverso la figura dell’eroe Enea), Orazio, Tito Livio e molti altri artisti dell'epoca. OPERA EMBLEMATICA DI QUEST'EPOCA FU L'ARA PACIS AUGUSTAE, L'ALTARE DELLA PACE AUGUSTEA, SOLENNE MONUMENTO CHE ESALTAVA LA FIGURA DI AUGUSTO COME PROMOTORE DELLA PACE Augusto regnò per 40 anni, dal 44 a.C. al 14 d.C. Ciò che rese stabile e duraturo il suo operato politico, fu la capacità di accentrare tutto il potere nelle sue mani, pur mantenendo formalmente in vita le istituzioni repubblicane. Alla morte di Augusto ci fu una successione dinastica, accettata senza nessuna difficoltà. Augusto infatti aveva scelto come suo successore il figlio adottivo Tiberio. Augusto apparteneva alla gens Giulia, Tiberio, invece, era nato dalle prime nozze della moglie di Augusto, e apparteneva alla nobile gens Claudia. Da qui nacque il nome di dinastia Giulio-Claudia. L'IMPERO DI TIBERIO (dal 14 d.C. al 37 d.C.) L'impero di Tiberio durò dal 14 d.C., anno della morte di Augusto, al 37 d.C., anno della morte di Tiberio. Tiberio amministrò in modo attento il denaro pubblico, assicurando allo Stato una notevole stabilità economica. Egli cercò la collaborazione del Senato, al quale affidò il compito di nominare i magistrati. Non cercò di conquistare nuovi territori, ma si limitò a conservare l'organizzazione dell'impero così come l'aveva voluta Augusto. Negli ultimi anni di regno, temendo di essere vittima di congiure, impresse una svolta dispotica al suo regno, condannando a morte molti nobili. CALIGOLA (dal 37 d.C. al 41 d.C.) Alla morte di Tiberio, i Pretoriani, ovvero i soldati che avevano il compito di proteggere l’imperatore, proposero come successore il pronipote Caligola. Caligola era molto amato dai soldati, tra i quali era cresciuto seguendo il padre, il generale Germanico, nelle sue campagne militari. Anche il Senato appoggiò la scelta di Caligola, nella speranza che continuasse la politica espansionistica e favorevole al Senato del padre Germanico. Caligola governò in modo dispotico, istaurando una vera e propria autocrazia Ispirandosi alle monarchie ellenistiche, introdusse il culto della sua persona, come fosse una divinità Il suo governo dispotico e l'imposizione del suo culto suscitarono ostilità in tutto l'Impero Nel 41 d.C. Caligola fu pugnalato da un pretoriano CLAUDIO (dal 41 d.C. al 54 d.C.) I pretoriani imposero al Senato di scegliere, come successore di Caligola Claudio, fratello minore di Germanico. Durante il suo regno, Claudio dimostrò una notevole capacità di governo Istituì un segretariato generale con il compito di coordinare tutte le attività del Governo. Concesse ai Galli la cittadinanza e la possibilità di ricoprire cariche pubbliche. Conquistò la Britannia meridionale Claudio morì all’improvviso, forse avvelenato dalla moglie Agrippina, decisa ad assicurare la successione al figlio Nerone, avuto da un precedente matrimonio. NERONE (dal 54 d.C. al 68 d.C.) • Nerone divenne imperatore a soli 17 anni. Inizialmente fu affiancato da saggi consiglieri, tra i quali il filosofo Seneca, che era stato suo precettore. Seneca si illuse di realizzare, attraverso Nerone, un modello ideale di Stato, dove il potere fosse al servizio del popolo. In seguito però Nerone, liberatosi dei suoi collaboratori, seguì una linea opposta, aspirando alla creazione di una monarchia di tipo ellenistico e accentrando su di sé tutto il potere. • Nerone è ricordato soprattutto per l'incendio di Roma, che nel 64 d.C. devastò la città. L’incendio fu probabilmente accidentale, ma la colpa fu attribuita a Nerone, accusato di aver distrutto la città per poterla ricostruire secondo i suoi ambiziosi progetti. Egli, infatti, fece costruire dopo l'incendio un grande palazzo imperiale, detto domus aurea, cioè casa d'oro. • L'imperatore, per liberarsi da questa accusa, incolpò la comunità cristiana e iniziò, così, la prima persecuzione contro i Cristiani. La Domus Aurea Il dispotismo e gli atteggiamenti persecutori di Nerone fecero nascere una grande ostilità nei suoi confronti, sia tra i nobili, che nelle province sempre più tartassate, dove si ebbero parecchie rivolte. Nel 68 d.C. Nerone fu deposto dal Senato e dichiarato nemico della patria. Rifugiatosi nella casa di un liberto, prima di essere catturato dai pretoriani, si suicidò. Unica nota positiva di Nerone fu la riforma monetaria da lui attuata, che avvantaggiava i ceti mercantili e popolari. • Nerone non aveva figli, quindi alla sua morte venne a mancare un legittimo successore. • Questo portò ad un periodo di anarchia militare durante il quale, in molte province dell'impero, le truppe militari proclamarono imperatori i loro comandanti, dimostrando che solo chi disponeva della forza delle armi era in grado di imporre la propria volontà. L'anno dei 4 Imperatori In un anno si vennero ad avere ben 4 imperatori: Galba; Vitellio; Otone; Vespasiano Costoro si combatterono a vicenda, dando vita ad un periodo di lotte che durò dal 68 al 69 d.C. Ad avere la meglio fu l’esercito d’Oriente, cioè le legioni che erano state inviate in Palestina per fermare la rivolta degli Ebrei, le quali proclamarono come imperatore il loro generale Vespasiano. Vespasiano riuscì infatti a insediarsi a Roma, dopo aver sconfitto Vitellio. Con Vespasiano iniziò la dinastia Flavia. Per la prima volta l'imperatore non era un nobile, bensì un cavaliere, egli infatti apparteneva al ceto equestre. Durante il suo impero (dal 69 d.C. al 79 d.C.) Vespasiano: 1. Fece approvare una legge, con la quale si garantiva una base per il proprio principato, facendosi assegnare tutti i poteri di cui i suoi predecessori avevano goduto, ma senza riferimenti al modello monarchico ellenistico. 2. Riassestò le finanze, stabilendo che ogni spesa fosse adeguata nel bilancio pubblico. 3. Intraprese importanti opere pubbliche, come l’anfiteatro Flavio, cioè il Colosseo. 4. Limitò le ribellioni in Britannia e rinforzò le difese di Roma nella regione tra il Reno e il Danubio. 5. Ampliò il diritto di cittadinanza, permettendo l’accesso al Senato a molti esponenti non Italici. TITO (dal 79 d.C. al 81 d.C.) Durante il suo Principato, Vespasiano dovette sedare numerose rivolte, in particolare quella degli Ebrei. Infatti quando Vespasiano fu nominato Imperatore, tornò a Roma, lasciando in Palestina il figlio Tito, con il compito di sedare la rivolta. Tito riuscì a conquistare Gerusalemme e ne distrusse il tempio, simbolo della cultura ebraica Alla morte di Vespasiano, fu nominato imperatore il figlio Tito, che regnò solo 2 anni Da quel momento gli Ebrei furono dispersi ed allontanati dalla loro terra (diaspora: esilio dalla terra promessa) e moltissimi di loro furono venduti come schiavi. Tito viene ricordato soprattutto per la grande umanità dimostrata nei confronti del suo popolo, durante le calamità che si verificarono in quel periodo: l’incendio di Roma, una grave pestilenza e l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano. DOMIZIANO (dal 81 d.C. al 96 d.C.) Alla morte di Tito, il successore fu il fratello Domiziano. Egli governò in modo assolutistico, tanto da farsi chiamare signore e dio. Domiziano adottò una politica autoritaria nei confronti del Senato, dando vita ad una serie di processi e di oppressioni contro i senatori, da lui riteneva indegni per qualsiasi motivo. A loro volta i senatori, carichi di rabbia e di malcontento, progettarono diversi complotti nei suoi confronti, dai quali Domiziano si difese con estrema durezza e condanne a morte. Alla fine l'impero di Domiziano finì proprio in seguito ad uno di questi complotti, organizzato nel 96 d.C., che portò alla morte dell'imperatore. Con Domiziano finiva la dinastia Flavia.