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Pedagogia generale

PEDAGOGIA GENERALE I CON LABORATORIO
“L’educazione tradizionale offre una moltitudine di esperienze dei tipi che menzioneremo:
È un grande errore credere, anche tacitamente, che l’aula tradizionale non fosse un luogo dove gli alunni non
facessero esperienze, eppure questo è tacitamente assunto, quando si oppone all’antica, la nuova educazione
come quella in cui si impara attraverso l’esperienza.
Il punto da mettere in risalto è un altro, che le esperienze che venivano fatte così, dagli alunni come dagli
insegnanti,
Quanti studenti sono stati resi inetti alle idee e quanti hanno perso l’appetito ad apprendere?
Quanti hanno finito con l’associare l’idea dell’ imparare con la noia e la stanchezza?
Quanti hanno trovato ciò che imparavano così estraneo alle situazioni della vita
Quanti hanno finito con l’associare i libri in modo di essere manipolati in tutto?
Tutto dipende dalla qualità dell’esperienza che si ha:
-gradevole o sgradevole
-esercita influenza su esperienze ulteriori: effetto di un’esperienza non si può conoscere subito; l’educatore
deve impegnare la sua attività.” (Esperienza ed educazione. Dewey.)
———————————————Dewey mette in evidenza come la qualità dell’esperienza è centrale nell’educazione. Essa non si esaurisce in
una relazione che si costituisce tra discente e maestro, ma sta all’interno di una serie di condizioni che
definiscono qualità dell’esperienza.
Abbiamo sperimentato la potenza di un dispositivo pedagogico.
La pedagogia pone l’educazione al centro della propria riflessività. E’ un processo non lineare. Rappresenta
un sapere che nella storia ha vissuto una debolezza rispetto alle altre discipline.
-Dispositivo pedagogico: ruolo del docente nella versione tradizionalista. E’ una delle possibili modalità
attraverso cui si può fare esperienza.
-Funzione simbolica oggetti: campanello, che appartiene alla storia di formazione. La funzione simbolica
degli oggetti che possono caratterizzare un’esperienza educativa ci permette di comprendere la complessità
dell’esperienza educativa.
-Setting: ambiente, contesto nel quale si articola lo spazio, il tempo, i corpi dei soggetti che lo abitano
(setting psicoanalisi, che segue determinate regole).
-Procedure: chi è in ritardo resta fuori.
-La forma dell’aula pone una serie di questioni rispetto al tipo di esperienza.
-Il posto costituisce l’essere presenti o assenti e determina un certo tipo di relazione.
Nell’incrocio delle varie dimensioni si definiscono determinati tipi di esperienza.
La dimensione materiale dell’esperienza permette di accedere ad alcune importanti questioni che definiscono
l’esperienza educativa.
Cicli di studio:
1: pedagogia e scienze dell’educazione
2: educatore professionale
3: dispositivo educativo
4: esperienza e materialità educativa
5: adolescenza tra presente e futuro
Realizzazione di un “oggetto didattico” per l’esame.
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1 ciclo: Pedagogia e scienze dell’educazione
“L’ARCIPELAGO PEDAGOGICO”
La pedagogia è l’ “isola che non c’è” all’interno dell’arcipelago, che non è confuso ma è orientativo.
La pedagogia è il sapere dell’educazione. Il dominio che copre il sapere dell’educazione è un insieme di isole
(discipline) :arcipelago (Riccardo Massa). Bisogna avere uno sguardo legato ai vari saperi.
Massa era Marxista e studiò Altusser (materialità) e Michel Foucolt. Esiste la classe borghese che produce
l’educazione per far star buoni i proletari (alienazione). L’educazione non è alienante (fabbrica) ma anche
repressiva (Freud). Si parte dall’assunzione che c’è del potere nell’educazione.
Risultati test:
Processo: dinamica che accade nel tempo e produce saperi.
Processo: l’educazione si svolge nel tempo.
Trasmissivo: far nascere nell’altro desiderio, potenzialità. Socrate estraeva la verità dai suoi discepoli.
Cultura: trasmissione di notizie, atteggiamenti, saperi.
Socializzazione
Life long learning : non si finisce mai d’imparare.
Da regole…a compito.
Regole: cio che produce un’esperienza.
Da ex-ducere (ex: tirar fuori da; duco: condurre, guidare, indicare la strada)
Relazione bilaterale (simmetrica-asimmetrica).
Ideale della libertà.
Crescita: pedagogia dell’infanzia che è una delle declinazioni della pedagogia.
Persona: maschera (in latino).
Freud: l’educatore deve essere vitale e deve combattere contro le pulsioni di morte.
———————————
Esiste un DOMINIO PEDAGOGICO: si occupa di cura e cultura (Massa).
Educazione ed istruzione sono diverse. Durante il fascismo vi era ministero dell’educazione, oggi istruzione.
E’ cambiato il modo di valutare.
L’insegnante è anche un educatore che usa il codice del sapere. Usa il corpo legato alla mente. Per curare c’è
bisogno della cultura. E’ un falso dilemma.
Secondo Massa deve vincere la parola “formazione".
CURA:
INTERVENTO TERAPEUTICO, CLINICO ,CURA DI ALTRI E DI SE’
CULTURA:
ACQUISIRE SAPERE, SAPER FARE, INTERCULTURA.
Tutti parlano di educazione. E’ un oggetto di riflessione di molti saperi. Dato un sistema culturale, verrà un
sistema educativo qualsiasi. Non si è sempre educato nello stesso modo. C’è un livello di senso lato per cui
società ed educazione sono sempre considerate come la stessa cosa. C’è una struttura di base. Non bastano i
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mezzi e le procedure, si tratta di viverla. La qualità dell’esperienza non si può dirigere perché è essa stessa
che dirige. (Educare e istruire: Massa)
“Scolè” in greco: tempo libero.
Materialità: qualcosa che struttura l’esperienza ad un livello profondo che rende possibile un’esperienza.
(sfondo scenico di una rappresentazione teatrale, senza la quale la rappresentazione ha un altro significato).
Sfondo scenico rispetto al quale si dà un’esperienza. Gli oggetti sono elementi che appartengono alla
materialità.
Sguardo pedagogico dentro un arcipelago di tanti saperi.
SINTESI 1 LEZIONE:
1. Isola che non c’è: metafora; il sapere pedagogico va trovato. Pedagogia all’interno dell’ “arcipelago
pedagogico”.
2. Massa: “Che l’educazione sia socialmente determinata è cosa ovvia, che questa determinazione
non sia diretta e immediata, ma avvenga per tramite della struttura procedurale, metodologica ed
esperienziale di essa un po’ di meno, che tali strutturazioni rinviino ad una materialità ad esse
soggiacente meno ancora” 1987,p.24.
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La PEDAGOGIA è un cubo che ha varie forme.
SCIENZE DELLL’EDUCAZIONE:
-PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE
-SOCIOLOGIA DELL’EDUCAZIONE
-FILOSOFIA E ANTROPOLOGIA CULTURALE
APPRENDIMENTO
SOCIALIZZAZIONE
IN-CULTURAZIONE
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-EDUCAZIONE CONNOTATA A LIVELLO
ESISTENZIALE. HEIDGER (ESISTENZA).
L’EDUCAZIONE PASSA DALLA NATURA ALLA
CULTURA PRODUCENDO UNA STORIA .
-DEWEWY STUDIA RAPPORTO CONTINUO TRA
SOGGETTO E MONDO (ADATTAMENTO ,
CONOSCENZA, MIGLIORAMENTO.
-LA PSICANALISI HA PARLATO ANCHE DI
EDUCAZIONE.
ESISTENZIALE
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PEDAGOGICO IN SENSO STRETTO
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DIS. PROGETTUALE.
DIS. METODOLOGICO.
DIS. PRAGMATICO (ESPERIENZA).
ANDARE IN SCENA DELL’EDUCATORE (ESPERIENZA FINZIONALE).
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TEMPI
SPAZI
CORPI
SIMBOLI
Gli elementi minimi connotano l’esperienza. L’educazione è una struttura e viene prima dei suoi effetti
(prima anche degli individui). L’educazione è una “cosa”.
La scuola come “cosa” produce lo studente.
Massa ha liberalizzato il campo del pedagogico; tutti crescono. C’è attualità della pedagogia.
(Gaber-canzone “si può”).
L’educatore professionale è un intellettuale.
ETIMOLOGIE
EDUCAZIONE HA 2 ETIMI (DOPPIA PAROLA);
Massa in “cambiare la scuola”:
EX: FUORI DA, VIA DA, SRADICARE
DUCERE: condurre, guidare
SE’-DUCERE (pifferaio magico)
Come dar da mangiare (come animali).
La cura può essere intesa in ordine di servizio e di potere.
EDUCARE (Maternàge)- CODICE MATERNO
-ALLEVARE;
-ADDOMESTICARE.
EDUCERE
-CONDURRE VIA, FUORI
-ADDESTRARE.
CULTURA (CODICE PATERNO).
Codice pedagogico: attenzione alla qualità dell’ esperienza. Esistono due funzioni genitoriali e si produce
uno stile di ordine pedagogico (diversa da famiglia in famiglia).
-INSTRUO:
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MUROS
ACIEM
DOMUM
CAUSAM
ES. COSTRUIRE I MURI (SECONDO UNA DETERMINATA ORGANIZZAZIONE); CASA IN
ORDINE; AVVOCATO CHE SI PREPARA
INSTRUO IUVENES: CI SI PRENDE CURA DELLE GIOVANI GENERAZIONI.
-INSEGNARE
-AMMAESTRARE.
IL PROBLEMA “EDUCAZIONE”-“FORMAZIONE” E’ UN FALSO DILEMMA. ES. NELLA
REPUBBLICA DI PLATONE CI SONO ELEMENTI PEDAGOGICI INDICATI CON “E”. ES.
EDUCAZIONE E ISTRUZIONE.
-AFFETTI E RELAZIONI VENGONO CULTURALMENTE CONNESSI ALLA SFERA
DELL’EDUCAZIONE, DELLA CURA, DELL’ALLEVAMENTO.
L’EDUCAZIONE HA A CHE FARE CON L’ALIENAZIONE, CASTRAZIONE.
SE’-DUCO:
PORTARE DIETRO A SE’.
-LE IMPLICAZIONI EROTICHE (FREUD) E DI POTERE (MARX) DELL’EDUCAZIONE; LA
DIMENSIONE AFFETTIVA E INCONSCIA DELL’EDUCAZIONE.
-MARX EDUCAZIONE: IMBROGLIO, IDEOLOGIA
-FREU: EDUCAZIONE-REPRESSIONE PULSIONI. ESISTONO PULSIONI POSITIVE E NEGATIVE.
L’EDUCATORE LAVORA PER LE PULSIONI DI VITA E SI TIENE PER SE’ LE PULSIONI DI
MORTE. VIENE CONSIDERATO SCATENATORE DI PULSIONI DI VITA (EROS) CONTRO
TANATòS.
-INSTRùERE: “LA SCUOLA DEVE ISTRUITRE”,1997-128-129.
SCUOLA TRADIZIONALE: DISPOSITIVO. IM-METTERE IN UNA STRUTTURA. La struttura nella
quale si immettono i giovani.
“Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti”. Nanni
Moretti
LA SCUOLA NON C’E’ SENZA DISPOSITIVO.
“MONDO DELLA FOMAZIONE” (MASSA): INSIEME DI TUTTE LE AZIONI CHE RIGUARDANO
EDUCARE, ISTRUIRE.
OPPOSTO A
“MONDO DELLA VITA” IN CUI NOI VIVIAMO QUANDO SOSPENDIAMO TUTTE LE TEORIE.
(SCIENZIATO CHE SI TOGLIE IL CAMICE USCITO DAL LABORATORIO).
BILDUNG (TEDESCO) PROCESSO ATTRAVERSO IL QUALE SI ACQUISISCE UNA FORMA; DARE
UNA FORMA. (PLASMARE L’ALTRO; TIRARE FUORI LA FORMA CHE L’ALTRO HA).
-EDUCAZIONE INTEGRALE RISPETTO A UN MODELLO IDEALE (PRETI O SUORE, SOLDATI).
-STORIA DI FORMAZIONE COME “ROMANZO INDIVIDUALE”.
ESISTE UN GENERE LETTERARIO: romanzo di formazione, storie di ragazzi che diventano adulti. Ci
sono anche i romanzi di de-formazione, dove non si arriva ad una maturità.
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EPISTEMOLOGIA ED ERMENEUTICA DELLA FORMAZIONE
EPISTEMOLOGIA: (episème: sapere, coscienza, rigore attraverso il quale conosco e so):Filosofia della
scienza. (prima cattedra universitaria di Gemonà). Scrisse “Storia del pensiero filosofico e scientifico” che fu
una novità perché l’Italia non aveva una storia del pensiero scientifico. Il volume IX contiene un articolo che
Riccardo Massa scrisse con Bertolini costruendo un importante discorso pedagogico.
DIBATTITO ITALIANO 70-90”CASO EPISTEMOLOGICO DI ESTREMO INTERESSE”
DALLA REAZIONE ALL’IDEALISMO (G. GENTILE, 1923);
3 ORIENTAMENTI:
-prospettiva empirista (attitudine epistemologica tecnica): educazione come macchina, come dispositivo che
funziona o non funziona;
-prospettiva umanistica (attitudine epistemologica pratica): arte dei laboratori artistici, lavoretti, bellezza;
Massa optava per una terza via:
-la via materialista (attitudine epistemologica “clinica”): rapporto tra due che implica una cattedra di mezzo,
una distanza, una asimmetria di ruolo.
Non ci può essere un gesto educativo senza valutazione.
Bisogna capire che tipo di sapere è il sapere pedagogico (domanda epistemologica).
Dalla “vecchia2 pedagogia filosofica alle “nuove” scienze dell’educazione; (libri vs laboratorio).
FILM: Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera.
APPUNTI:-maestro che osserva da lontano e non parla e permette che l’allievo sperimentando commetta
degli errori, senza rimproverare a priori
-legando al bambino la pietra lo fa entrare in empatia con gli animali a cui ha fatto del male.
Pietra come “dispositivo educativo”.
Frasi del maestro:
-“se hai sbagliato devi porvi rimedio”
-“porterai questa pietra sul cuore per tutta la vita-lezione di vita”.
EDUCAZIONE BUONA/CATTIVA
La sapienza non distingue tra teoria e pratica, è un’arte per la cultura orientale. C’è il rischio di “vedere
pedagogia” dappertutto. L’atteggiamento che noi abbiamo rispetto alla pedagogia è occidentale. Ci vuole una
distanza dalle pratiche e c’è una sospensione prima di capire l’efficacia delle pratiche.
Le verità della pedagogia non sono sviluppate a “tavolino”, ma in base all’esperienza.
Esistono:
-società arcaiche (semi-civilizzate): culture altre; è educazione “qualsiasi cosa si faccia”. Esiste una
educazione che “accade”: pratiche educative. EDUCAZIONE DIFFUSA
-società moderne (disciplinari): Il posto dà valore nella cultura occidentale. EDUCAZIONE
INTENZIONALE.
EDUCAZIONE DIFFUSA: TUTTO E’ EDUCATIVO (PRATICHE , VITA SOCIALE ECCC..)
EDUCAZIONE INTENZIONALE: ESPERIENZE PENSATE PER ESSERE EDUCATIVE.
OCCHIALI COME FILTRI STORICAMENTE DETERMINATI (SI GUARDA SENZA ACCORGERSI
DEGLI OCCHIALI).
Papi dice che una società si mantiene in vita se gli anziani insegnano ai più giovani i valori spontanei:
educazione buona. E’ per il bene della famiglia o per il bene dei legami di gruppi (es. anche mafiosi;
allenatore dello sport.
Ideologia spontanea: valori di riferimento non messi sotto osservazione.
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Educatore spontaneo: famiglia.
Famiglia: prima agenzia educativa.
Scuole: agenzia di socializzazione secondaria e inserisce nella cultura di gruppo.
EDUCAZIONE BUONA O CATTIVA?
Cultura tradizionale: positivisti e idealisti dopo nascita Italia. La prima cosa fatta prima dell’Unità D’Italia è
stata fondare delle scuole. Si sogna una metodologia per l’educazione per capire “come si educa” in modo
scientifico.
“Bimbo come pianta da annaffiare” – Sorelle Agazzi, museo delle cianfrusaglie.
Idealismo e positivismo. EDUCAZIONE BUONA: pensare che educazione sia un compito che si fa per
bene. Durante la contemporaneità (2° guerra mondiale e ricostruzione) entra Dewey (attivismo) che voleva
che sulla scena ci fosse l’allievo e iniziano i movimenti di cooperazione pedagogica. Vi è poi successo di
marxismo e psicanalisi: “educazione specializzata rispondente ad esigenze di utilità sociale”.
EDUCAZIONE BUONA/CATTIVA: FALSO DILEMMA
IDEALISTI-POSITIVISTI VS MARXISTI E PSICANALISTI.
Idea di educazione come “servi del potere”.
Secondo Massa l’educazione è un dispositivo. I dispositivi sono positivi (non buoni): hanno il loro peso.
-CIVILIZZAZIONE (IL RAGAZZO SELVAGGIO)
TUTTO QUELLO CHE FA DA QUANDO E’ A PARIGI, LO FA PER LA PRIMA VOLTA
-APPELLO (UFFICIALE GENTILUOMO)
STILE PERSONALE (L’ATTIMO FUGGENTE)
MAPPA DEL SAPERE PEDAGOGICO:
PEDAGOGIA GENERALE
L’educazione è un dispositivo,!
Neo-strutturalismo clinico: pedagogia come cosa. L’educazione è una struttura. E’lei che educa; da
protagonismo dell’uomo al protagonismo dell’educazione. Non tutte le informazioni valgono allo stesso
modo. Bisogna istituire delle discontinuità e gerarchia. Positività: ciò che si istituisce come da vedere,
riconoscere, contro cui ci si scontra.
RARITA’: non tutto ci interessa
DISCONTINUITA’Qualcosa nasce qualcosa muore
POSITIVTA’Cosa vale veramente in pedagogia
Clinica della formazione: attenzione , analisi che fa chinare sui testi per capire come funzionano dal punto di
vista pedagogico. Il dispositivo di cura è sempre impersonale. Non c’è potere più grande di dire all’altro: sii
te stesso.
Pedagogia non come disciplina, ma come insieme di discorsi che nell’immenso campo dei discorsi si
distinguono pedagogicamente.
Michel Foucault scrisse “L’archeologiè du savoir” conoscenza dai libri e rivalutare i discorsi.
Pedagogia: “disciplina”, “discorso”, “sapere” che ha per oggetto teorie, metodi e problemi
dell’educazione.
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Nel corso dei secoli e nel mondo occidentale, insieme di prescrizioni e riflessioni desunte
dall’esperienza, dal senso comune, da dottrine morali, politiche e religiose, in forma letteraria,
scientifica, filosofica.
Recentemente (seconda metà ‘800:positivismo) si afferma come sscienza/scienze o filosofia
dell’educazione come didattica sperimentale.
Riccardo Massa dice che il dispositivo è impersonale, anonimo e produce effetti materiali.
Tutti sono oggetto di investimento pedagogico durante tutta la vita. Carlo Sini sfferma che età del metodo,
delle tecniche metodologiche. Età “pedagogica”.
STORIA DELLA PEDAGOGIA:
-storia delle dottrine e delle idee o utopie pedagogiche (Platone, Campanella)
-storia delle pratiche educative (come si educava in antica Grecia, Medioevo)
-storia delle istituzioni educative
-storia del costume, della cultura e della società…
-paideia: modello educativo della classicità greca. Dopo l’oralità, la scrittura influenza uno sguardo filosofico
sulla vita.
1. in Mesopotamia gli scribi hanno cominciato a scrivere.
Comenio (1600): didattica Magna primo a dire che la scuola sia un diritto/dovere ditutti.
Rousseau scrisse l’Emilio nel 1762.
Fordismo: organizzazione scientifica del lavoro.
La pedagogia è complessa dal punto di vista epistemologico.
L’uomo è l’oggetto della pedagogia.
L’isola non è mai uguale a se stessa nel tempo.
Nell’antica Grecia etimologicamente c’era uno schiavo che conduceva il bambino dal maestro.
L’archeologia del sapere di Foucolt- la pedagogia è un insieme di discorsi che si distingue su regole proprie.
MAPPA DELLA PEDAGOGIA
-PLATONE:
-corollario politica e etica
-ARISTOTELE
C’è un contesto, V sec. A.C. ad Atene dove l’aretè(virtù) diventa insegnabile.
-Sofisti: primi insegnanti della storia che si facevano pagare. Platone scrive la Repubblica (politeia) e lega la
dimensione comunitaria a quella educativa: la prima “utopia” pedagogica. Platone afferma che la città è
giusta quando ognuno ci mette la sua parte. 3 classi: custodi. Governanti , guerrieri. E’ un paradigma: un
modello per la città come dovrebbe essere. I filosofi sono destinati al governo e devono studiare fino a 50
anni. Sono educati solo guerrieri e filosofi con ginnastica e musica. I figli venivano messi tutti insieme e si
può capire di che tempra sono e indirizzarli per la loro natura. C’è un connubio tra politica e educazione.
L’insegnante ha una funzione sociale.
-catechetica, tradizione cristiana (+1000 anni)
La preoccupazione pedagogiche è catechetica: catecheco (faccio risuonare).
La stampa permette non di copiare a mano (scribi) ma di riprodurre i libri. Vengono tradotti i testi sacri.
Comenio: scuola per tutti
La storia dell’Emilio di Rousseau ci fa pensare alle possibilità dell’educazione.
Herbart era convinto che per fare educazione ci fosse bisogno della psicologia. La psicologia dice come
bisogna far realizzare l’uomo.
Prima metà del ‘900.
Dewey testimone dei cambiamento della vita americana e testimone: ricchi-poveri; bianchi-neri, inclusione.
Nel 1916 Muove una polemica verso una formazione nozionistica e inventa un nuovo modo di fare scuola
imparando a fare: “learning by doing”.
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L’attivismo e l’idealismo gentiliano: mettere al centro lo studente/mettere al centro l’insegnante. Massa
afferma che D. e G. siano filosofi (falso dilemma). La scuola non è ne del docente ne nell’allievo.
-Attivismo europeo.
La Montessori costruisce un ambiente così che lo studente possa essere autonomo.
Paideia: educazione dei fanciulli; dimensione pedagogica nella classicità (GRECIA).
Humanitas (latina): natura umana, civiltà. Humanae litterae.
Mito della caverna di Platone.
Heidger dice che nel mito della caverna, filosofia e pedagogia sono legati. L’essenza è che la formazione è
un passaggio dalla a-paideia (non essere formati) alla paideia (essere formati).
-persone legate. Il primo è abituato all’oscurità e vede il sole: sommo bene.
-2. Persone che non si svogliono slegare.
Filosofia e pedagogia sono legate nei passaggi del mito. L’educazione è passaggio.
Carlo Magno: custodia del significante. Ricopiano la materialità delle parole. Magno era analfabeta e i libri
gli venivano letti.
Le arti liberali rendono liberi gli intellettuali che comunicano tra di loro.
Scuola palatina (scuola del palazzo) dove si educa alla guerra e alla cortesia.
Si studiava:
-Teologia
-TRIVIO: grammatica, dialettica, retorica
-QUADRIVIO: atirmetica, geometria, musica, astronomia.
-AUCTORITATES
-UNIVERSITA’SONO libera organizzazioni di studenti che si confederavano in corporazioni economiche.
La prima università di Bologna.
-Educazioni del cavalieri. Prima si faceva un atto pubblico quando i bambini avevano 7 anni.
“Mettere testa a posto”.
-Umanesimo
Dopo il concilio di Trento ci sono congregazioni di persone che si dedicano all’educazione. San Carlo si
occupa di formare i preti. Nascono i seminari e nasce un altro modo di fare il prete.
-Illuminismo. Boullèe, salone di una biblioteca. Partecipazione del sapere.
Rousseau: Emilio/Itard: Ragazzo selvaggio: Victor.
Archeologia (genealogia) del sapere pedagogico.
-ROUSSEAU: EDUCAZIONE NEGATIVA (NON CATTIVA): IL PRECETTORE NON
INTERVIENE DIRETTAMENTE.
INTERVIENE IN MODO DI NON INTERVENIRE. NON BISOGNA SACRIFICARE L’INFANZIA.
OGNI CAPITOLO E’ UNA TAPPA DELLA CRESCITA.
-DEWEY: SCUOLA UTILE. PRAGMATISMO: LA VERITA’ NON E’ VERA, MA E’ UTILE,
SERVE.
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ROUSSEAU – L’EMILIO
Un romanzo pedagogico. Forma di racconto nella temporalità (vita di Emilio-allievo immaginario)-dalla
nascita al matrimonio. Parti di descrizioni legate all’esperienza e parti di riflessioni.
Bambino “innocente” non condizionato rispetto alla società esterna.
I capitolo: vi sono 3 maestri: educazione dalla natura, dagli uomini e dalle cose. “educazione negativa”: (non
in termini morali. L’educatore (governeur) nei primi 12 anni è chiamato a non intervenire e lasciare che il
tempo faccia il suo corso. L’educatore opera sulle condizione dell’ambiente per far fare esperienza al
fanciullo. E’ un esperimento mentale: Emilio non è reale, è immaginario. Attraverso una dimensione astratta
(utopica) riesce a far vedere l’essenza dell’educazione.
Educazione negativa: definizione. Il tempo è in mano all’educatore nel disporre in un’esperienza che faccia
crescere.
Paradosso: non intervento; grandissimo intervento. L’allievo deve essere né troppo intelligente, né troppo
tonto.
C’è considerazione sulla finitezza della vita umana (periodo di alta mortalità infantile): c’era un paradosso in
quanto rinuncia il modo di educare del tempo che non era in linea con lo sviluppo del bambino, che non è
detto che non morirà. (ES: il bambino non è pronto per apprendere attraverso il libro). I bambini venivano
alienati e immessi in un sistema educativo anacronistico, ma secondo Rousseau l’educazione doveva essere
legata all’esperienza. Parla della geografia, di storia ecc…
ES: svolgimento di una lezione. Visione del sole, delle montagne e lasciare il bambino a farsi delle domande
senza rispondere.
Latenza (LATERES: mattoni): La strutture educativa non è subito evidente, ma c’è. L’educazione è
impersonale, l’educazione accade.
Materialità: spostare da “chi educa” a “cosa educa”.
Bisogna formare l’uomo o il cittadino? Emilio e Sofia si sposano, muoiono alcuni figli, e vanno a Parigi.
Sofia tradisce Emilio e ha un figlio da un altro uomo. Emilio dopo aver riscoperto il lavoro da falegname,
passa una serie di avventure. L’educazione negativa non funziona, Emilio e Sofia sono solitari.
Piano ideologico, cosa tra le cose. Dentro l’educazione si muovono cose, elementi.
Differenza tra educatore professionale e educatore naturale. L’educazione si dà, è un atto consapevole di
sapere.
Finzionalità: come se. Non è imbroglio. Dimensione strutturale esiste. E’ un fatto. E’ l’educazione che
educa, che è esperienza concreta.
Lavoro di tecniche e corpi.
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2 CICLO: L’EDUCATORE PROFESSIONALE
C’è differenza tra educatore in senso lato e educatore professionale. L’educatore è una figura riconosciuta.
Storia antica e moderna. La figura educativa è presente nell’esperienza dell’uomo fin dai tempi antichi (es.
antica Grecia. Rousseau non è solo una figura di intellettuale. Non si occupa solo dell’istruzione di Emilio,
ma si pre-occupa di tutto ciò che costituisce la formazione di Emilio. Pestalozzi è un grande padagogista non
dello spessore di Rousseau, che ha scritto cose importanti in ambito pedagogico. Fa attenzione alla globalità
del soggetto , al suo percorso di crescita. L’educatore si è configurato solo negli ultimi 50 anni. Ci sono state
3 grandi fratture:-2 carattere socio-culturale,-1 politico-economico.
1 frattura: L’educatore intorno agli anni 60 (decennio con nuovi significati in ambito educativo): si interpreta
in maniera differente la funziona delle grandi istituzioni totali che hanno assicurato la gestione dei soggetti
che per ragioni diverse erano bisognosi di assistenza, cura,ecc… (manicomi, riformatori, orfanotrofi). Vi è
un cambiamento nelle scienze umane nel modo in cui pensare l’utilità e la funzione delle istituzioni rispetto
al loro scopo di produrre benessere nei soggetti che erano ospitati. Nasce il movimento anti-psichiatria con a
capo Franco Basaglia che si colloca in un movimento con molti intellettuali riconducibili ai diversi ambiti
delle scienze umane (psicologia, sociologia, antropologia). Anche gli orfanotrofi e i riformatori che hanno
funzionato fino alle soglie degli anni 70 vengono messi in discussione. L’unico fine era quello di rafforzare
la condizione di “malati”, soggetti fragili nel dispositivo disciplinare. Si comincia a porsi il problema per i
soggetti deboli, fragili, cose significhi rieducare. Si arriva al fenomeno della de-istituzionalizzazione: i
governi disinvestiscono rispetto alle grandi istituzioni e vengono ripensate. Nel 78 viene approvata la legge
Basaglia che determina la chiusura dei manicomi. La salute mentale va praticata nei territori per supportare
le persone dentro i contesti sociali. Alla chiusura degli orfanotrofi segue la nascita delle comunità.
L’educatore prima che questo si determinasse era una figura prevista: “ monitore, sorvegliante”: colui che
svolge un’azione quotidiana senza nessuna finalità educativa. Nel momento in cui le istituzioni vengono
meno, si apre la questione di pensare ad una figura che possa operare in supporto a questi soggetti. Nasce il
bisogno professionale di prevedere figure formate a questo scopo.
2 frattura: introduzione del welfare, politiche finalizzate al benessere sociale dei cittadini. Vi è una
autonomia degli enti locali che possono realizzare politiche a favore del benessere dei cittadini. C’è la
possibilità di promulgare leggi che possano anche portare finanziamenti.
3 frattura: anni 80: sviluppo di modelli di intervento centrati su una logica di prevenzione. Non bisogna
intervenire quando il danno è già compiuto. Ma bisogna a livello locale prevenire il disagio, la devianza.
Significa investire sull’infanzia e sull’adolescenza in termine di leggi e finanziamenti.
Verso la fine degli anni 70 e anni 80 sulla base dell’animazione socio- territoriale (esperienze dal basso che
cercano di vivacizzare un territorio):fenomeni utilizzo stupefacenti , eroina. Nascono i primi servizi
territoriali. C’è la necessita di formare operatori. Vengono istituite scuole di formazione per gli educatori
professionali (Milano, Torino), da lì è sorta l’idea che servisse un corso di laurea in scienze dell’educazione
(fine anni 90). Dal punto di vista europeo le prime esperienze educative si sono sviluppate in Francia, Italia,
Germania. In Italia si caratterizza in Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna.
Film:1.modi di stare sulla scena educativa 2. strumenti e mediatori.
-400 colpi:-modi di stare sulla scena: autoritario;-strumenti: mano , schiaffo-l’uomo senza volto:-modi di
stare sulla scena:; -strumenti: fogli- a testa Alta: modi di stare sulla scena: autoritario;-strumenti: forza
-Le chiavi di casa: modi di stare sulla scena: discrezione ;-strumenti: stampella :-gabbianella e il gatto:
incoraggiante ;strumenti: parola; libro - Parada: modo: discrezione strumenti: trucchi circo
EDUCAZIONE COME LAVORO PROFESSIONALE, ARTE E MESTIERE
EUCATORE non è un termine performativo (non produce immediatamente comprensione). Educare
richiama qualcosa di naturale, che appartiene alla natura umana. (es. camminatore, respiratore-allusione ad
attività fisiologica che fanno o possono fare tutti). L’attività professionale si confonde con altre attività
simili. Alcune attività riguardano il mondo del volontariato.
L’educatore implica un surplus di riflessività e la necessità di fare domande.
La differenza è che qualcuno sceglie per me per stare con persone estranee, con cui non si hanno relazioni
predefinite. Non tutti incontrano educatori professionisti, ma tutti incontrano figure educative. L’educazione
è un’attività vitale. L’educatore professionista ha una consapevolezza della
competenza pedagogica e sa riconoscere la sua regione specifica nel mondo nella vita. L’educazione
professionale è artificiale (finzionalità).
“L’educazione proviene dalla vita e ritorna ad essa, ma dopo di esserne distaccata come per reduplicarla.(c’è
un momento in cui si distacca dalla vita. Confronto con genitori.
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La risposta è : “Io mi occupo di te e di altri come te”. Da professionista non si può permettere di avere un
rapporto esclusivo.” L’educazione si occupa di aspetti della vita quotidiana in termini “scientifici”.
DISPOSITIVO EDUCATIVO
L’origine del dispotivo i dispositivi pre-esistono. I dispositivi producono sogettivita. L’esperienza non è una
proprietà dell’educatore. L’educatore progetta ma ,e cose possono e possono accadere.
Accadere educativo>fare l’azione. Massa suggerisce; prima di fare, leggiamo la realtà. L’educazione è una
cosa, prima che un compito. L’educazione è una struttura, un insieme di regole che produce effetti
(strutturalismo). Le strutture determinano realtà e la lasciano fissa.
Tempi-spazi-dimensione simbolica-corpi.
(es. scuola come dispositivo disciplinare: disposizione che disciplina lo studente in un certo modo). Il
dispositivo disciplinare produce individui. L’individuo è un ‘unità cumulabile (distribuibili sul mercato del
lavoro. Uniforme come unità cumulabile. Il dispositivo assoggetta
Mondo della vita
Mondo della formazione (occasioni di formazione intenzionali).
-progetto; -metodo; -esperienza.
Sono intrecciati
C’è un’intenzione di qualcuno. Astrazione di ordine pedagogico.
setting: gestione di ciò che accade, gestione delle dinamiche di un gruppo.
Il dispositivo è ciò che ingrana tra mondo della vita e mondo della formazione. C’è una dimensione mediana
(setting) che ci permette di stare sulla soglia su ciò che si deve e può fare. Il primo dispositivo è la scuola,
che è un mondo separato semplificato, protetto nel quale si entra e si esce. (Dewey). L’oggetto educativo è
tale se si entra e si esce.
L’educazione è il doppio della vita. (Teatro)
Foucoult ha parlato di dispositivo disciplinare, di sicurezza, discorsivo, sessuale.
Nel 600 Comenio: pueros in classe distrìbuìre.
La clinica della formazione si occupa delle latenze (lateres: mattone del muro). Atteggiamento clinico: si
guarda il dettaglio.
Dispositivo: relazione tra le cose (che vediamo), il legame, si immaginano esperienze organizzate in senso
totale di produzione dell’esperienza. Totalità organizzata (es. disciplinare). Reticolo: rete di linguaggi.
Stanno insieme cose e parole. Ciò che non si vede con gli occhi, funzione che tiene insieme insieme
elementi eterogenei. Sistema incorporeo delle procedure in atto.
Il lavoro educativo è di tecniche (non metodologie; ) e corpi. Tecnica: metodologico puro, organizzazione
totale di un dispositivo che produce effetti. È uno sguardo parziale che vede l’efficienza del dispositivo.
Dal punto di vista esperienza è sintassi: guardare discorsi e oggetti che producono l’educazione.
PEDAGOGIA: SAPERE DEI DISPOSITIVI
-militare
-tecnica: “device”; macchina
-giuridica: dall’universale
Il dispositivo è pratico discorsivo (circolo continuo tra sapere e potere):leggere le situazioni per intervenire.
C’è un circolo ermeneutico tra parole e cose quando si fa educazione. La tradizione pedagogica vede come
elemento di complessità la divisione tra teoria e pratica. Il dispositivo è una matassa, groviglio.
Foucolt ha scritto rispetto al carcere; è morto di AIDS. Appartiene a una famiglia di medici. Voleva fare lo
storico e dopo si laurea in filosofia e psicologia – tesi 61-63: storia della follia in occidente. Affronta un
periodo della storia dove la follia ha un trattamento pedagogico.
Il carcere è un luogo dove il dispositivo disciplinare regna. Scrisse “sorvegliare” e “punire”.
Come si tiene la disciplina? È un sistema di organizzazione che introduce individui, corpi docili. Esistono “
formazioni discorsive”. Foucolt ha idea di disprezzo nei confronti delle discipline, che impacchettano,
semplificano.
Il docente porta avanti la materia e si fa portatore. Fa vedere la materia al posto di sé. Il secondino fà questo
in carcere.
FORMA ARCHITETTONICA DI CARCERE di BENTAM: panotticon: forma architettonica anello di cella
verso interno esterno. Al centro c’è una torre con le finestre intorno con controllore. Dalla cella si vede la
torre e non si vede che dentro c’è qualcuno. Questo permette di fare un lavoro su di sé e si permette autocontrollo. Veniamo da una società disciplinare, solida (Bauman) , di identità che si autocontrollano.
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C’è un modo di vivere la disciplina, non disciplinare. Si usa posizione di autocontrollo in musica e danza.
Non bisogna pensare in senso negativo la disciplina. Noi non siamo solo individui, unità.
Pag 143 sorvegliare e punire. Carrellata di sistema di punizione : c’è stato un modo negativo di punire
(supplizio)-punizione: medioevo: esecuzione pubblica da boia;
la prima poggia sul vecchio diritto monarchico: è un esercizio dell’ordine dove c’è un capo (spettacolarità
del teatro dell’atroce).
Il diritto di punire appartine all’intera società:
-semiotecnica: manipolazione tecnica dei segni, di quello che accade nella mente (es. pubblicità-colpire
l’animo)
-disciplina: macchina preventiva, utilitaria, correttiva.
-TEATRO DELLA CROCE , ATROCE(pene atroci)—sovrano forza;
-TEATRO DEL CASTIGO (ceci, orecchie d’asino, lo dico ai genitori ,vai dal preside)- si immagina una
scena, manipolando, così che gli alunni si comportino bene; Marchio-segno-traccoa
-coercizione degli individui; addestramento del corpo, non dei segni; potere specifico di gestione.
Questi 3 elementi sono 3 dispositivi; la disciplina è un dispositivo.
Da Beccaria in avanti, il carcere si afferma.
“Le pietre possono rendere docili e conoscibili”: non ci interessa l’architettura, ma l’architettonica, ciò che
tiene insieme e produce in un contesto. (scuole, ospedali, manicomi, chiese, teatro, fabbrica).
Se si mettono tutti in un luogo chiuso, si acquista un sapere su quello che c’è dentro.
Mastery learneaning: Skinner- - stelle; valutazione in itiniere.
TEATRO DELL’ATROCE
Il re è più forte, la sua forza non va sfidata , lui aumenta la sua potenza e istituisce lo “splendore dei supplizi”
che è uno spettacolo che dà una lezione. Ci sono:
-il marchio
-la cerimonia
-il nemico vinto
-il corpo suppliziato.
Nei regimi contemporanei ci sono sfondi supplizianti.
I castighi non preservano il corpo. C’è una grande enfasi sul discorso dell’infanzia. Un discorso pedagogico
non enfatizza l’infanzia.
Castigo: Massa; il castigo è propriamente pedagogico. Si entra in un regime di dolcezza. Sartre dice che la
nausea come sentimento di insensatezza della vita ha un sapore dolciastro. Il castigo manipola i segni. Es.
posizione del bambino quando viene messo in castigo. Foucolt dice che il castigo è una stagione breve. Vi è
un soggetto in via di riqualificazione; mentre il reo serve per salvarlo (medioevo), apparteniamo alla
modernità. Si vuole riqualificare (non salvare) il soggetto: si dà un tempo pedagogico per salvarlo e metterlo
dento la società. Bisogna intervenire con pene dolci per intervenire sull’economia del cuore. (lavori
socialmente utili). Lezione andare a visitare i carcerati per vedere come non fare. Punto di applicazione: non
più il corpo, ma l’anima di cui si manipolano le rappresentazioni. Si passa alla positività per raggiungere
l’obbiettivo pedagogico.
-Disciplina: usare tempo spazio corpi per produrre atteggiamenti: corpo che viene dolcemente ortopedizzato.
Foucolt ribalta la nostra tradizione: “il corpo produce un’anima”. Nel caso della disciplina si può lavorare sul
corpo per produrre effetti sull’anima. Individui assoggettati , disciplinati. Non è importante manipolare i
segni, ma l’esercizio. Nasce un apparato di procedure: la pedagogia non è più luogo dei supplici ma un
grande sistema incorporeo di procedure.
Nel medioevo si punivano gli atti. Esisteva una legge che rubricava ciò che non si faceve e i colpevoli
producevano qualcosa che non si doveva fare. Non esiste la figura del corrigendo. Ci vogliono passaggi
perché nasca l’esperienza di una vita da correggere. Il modo di punire non è suppliziante, dà una chance di
vita per aiutare. Il modo di punire ha bisogno di una serie di esperti (psicologo, secondino,
pedagogista,ecc…). sobrietà punitiva: un intervento pedagogico non può essere cerimoniale. La prigione non
è la segreta medievale. Educazione: venire incontro a chi è in difficoltà.
Chi è imprigionato imprigiona i secondini. I secondini sono gli educatori. Ora d’aria: ora di libertà. Lliberarsi
dal dispositivo disciplinare che assoggetta.
L’aula non è la classe.
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-Albero: Tolstoj si è occupato di fare scuola sull’albero ai suoi contadini (alfabetizzazione della povertà
russa)
Dispositivo: rete (network) che tiene insieme gli elementi, campo in tensione. Si lavora contro l’idea della
totalità.
Siamo ancora solo a livello strutturale (tempi, corpi, spazi, simboli).
Dispositivo: elementi verbali e non verbali.
Ordine ideale che si esprime in un galateo: norma del suo ordine ideale. (suo: educatore spontaneo
d’occidente).
Dispositivo esistenziale: ordinario / esistenziale; quotidianità /eccezzionalità.
Dispositivo funzionale: incontro tra più dimensioni (natura e cultura). Noi siamo il prodotti di insieme
naturale e culturale che si intrecciano in modo culturale.
Dispositivo transnzazionale: per Dewey il bambino come lo scienzianto è legato ad un vincolo di esperienza.
Più si fa largo nel mondo più fa esperienza. L’uso della ragione del bimbo è sperimentale come gli scienziati.
C’è una continua transazione tra uomo – ambiente, soggetto-mondo. L’esperienza se impoverisce non è
educativa.
Dim strutturali e processuali. C’è una continuità tra mezzi e fini . se voglio realizzare una determinata cosa
posso utilizzare determinati strumenti. Massa: fini e mezzi funzionali a determinati effetti;non esistono buoni
o cattivi. Es. ceramica/plastica , non ragionamento su ceramica – plastica, ma perché otterrò un certo fine con
un determinato mezzi. Tavolo dell’insegnante: dimensione panottica.
BARONE
Dewey (1859-1952; USA )attraversa quasi un secolo di storia. Democrazia ed educazione (1915) precede la
rivoluzione russa e si colloca in una fase in cui è già scoppiato il primo conflitto mondiale. Il suo pensiero
non è mai separabile dal contesto socio-politico in cui si muove.
Teoria dell’educazione: chiama una filosofia dell’esperienza educativa. L’educazione è veicolo necessario
per affermare gli ideali democratici. Dopo l’approccio all’idealismo hegeliano, se ne distanzia fin da subito.
Importante è l’influenza della teoria evolutiva Darwiniana. Si colloca nella tradizione filosofica empirista,
perché è attraverso l’esperienza che si può spiegare la conoscenza. Conoscenza: ciò che deriva direttamente
dell’esperienza. Per Locke la conoscenza è un processo determinato dall’esperienza sensibile rispetto a cui si
concepisce una mente passiva. L’esperienza imprime sulla mente il proprio segno producendo i significati.
La mente viene costruita attraverso la dimensione dell’esperienza sensibile.
La corrente pragmatista ha un influsso importante nell’ambiente statunitense. Ci sono due importanti
esponenti, James e Pierce, che si discostano dalla tradizione empirista. I pragmatisti sottolineano come
l’essere vivente siamo sempre in rapporto dinamico e conflittuale con l’ambiente in cui è immerso. La mente
non viene determinata in base alle esperienza, ma il pensiero diventa uno strumento che permette
l’adattamento dell’individuo nell’ambiente. Qui c’è influenza della teoria darwiniana, secondo cui gli essere
viventi si adattano alle condizioni determinate dall’ambiente. Secondo il pragmatismo la conoscenza è un
processo attivo (la mente non è passiva) in quanto la realtà viene modificata dal pensiero. Il pensiero non è
determinato, ma è in rapporto dinamico con la realtà e la modifica. Il pragmatismo si colloca all’interno della
corrente interna alla tradizione empirista e positivista (c’è una fiducia estrema nel concetto di progressione).
Dewey elabora un sua interpretazione del pragmatismo :lo strumentalismo (pragmatista strumentalista).
Strumentalismo: l’attività intellettuale, conoscenza è uno strumento di elaborazione dell’esperienza. Si
accentua il tema dell’esperienza come elemento rispetto al quale l’intelletto produce significati. L’attività
delinea che ci sia un soggetto attivo. Il soggetto attraverso la sua mente elabora l’esperienza. L’idea di
Dewey è che noi non siamo soltanto prodotti determinati dalle esperienze (che pruducono effetti su di noi),
ma la particolarità è di agire, mettere in atto una rielaborazione dell’esperienza. La nostra mente rielabora
l’esperienza e modifica il significato, ciò che ci permette di dare senso all’esperienza.
Se il rapporto che si istituisce tra attività intellettuale e esperienza> soggetto, parte integrante dell’ambiente
(il soggetto modifica l’ambiente ma è modificato a sua volta). Nel momento in cui c’è un rapporto di
interazione, non si può concepire il soggetto indipendentemente dall’ambiente. Siamo soggetti solo quando
riusciamo a pensarci come parte integrante dell’ambiente.
ES: l’esperienza che si fa in un dispositivo pedagogico di tipo tradizionale determina un determinato tipo di
soggetto che Dewey presuppone sia differente da quella di un’esperienza scolastica non tradizionale .
L’ambiente è l’insieme di tutti gli elementi che delineano una possibilità di esperienze.
Prospettive sistemiche e paradigma della complessità. C’è l’idea che non si possa distinguere il soggetto
dall’ambiente di cui è parte integrante. L’esperienza si definisce dentro questa relazione. Per dewey la natura
è un processo di interazioni vitali tra i sistemi viventi e l’ambiente.
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Transazione (fondamentale dal punto di vista pedagogico): Dewey sottolinea lo scambio “in fieri”(in
continuo movimento-in itinere- in costruzione-rimanda alla dimensione costruttiva: c’è qualcosa che si
costruisce) che modifica la relazione tra i sistemi viventi e l’ambiente. È qualcosa che non si conclude, ma è
in continuo cambiamento. Il concetto di natura si delinea rispetto a questa possibilità di iscrizione.
L’educazione è un processo “in fieri”. L’ambiente non è qualcosa di definito e circoscrivibile, ma è qualcosa
che delinea una dimensione di continuità delle cose (le “cose” non sono semplicemente degli oggetti inerti,
ma che agiscono su di noi, che definiscono l’ambiente all’interno del quale ci si trasforma). Il processo
educativo si dà in un ambiente in cui il soggetto e gli oggetti reciprocamente in un’interazione costante si
modificano.
TEORIA DELL’ESPERIENZA(filosofia dell’esperienza educativa): a partire dall’idea di ambiente come
transazione, elabora una definizione distante dalla tradizione empirista: presuppone che l’esperienza sia
qualcosa che riguarda l’interazione (transazione) soggetto -ambiente con un soggetto (attivo) che è parte
integrante. Se per la tradizione empirista esiste un soggetto a prescindere dall’esperienza, per Dewey
l’esperienza è un processo attivo che riguarda l’interdipendenza. Il soggetto è a partire dall’esperienza che fa
rispetto all’ambiente nel quale vive.
EMPIRISMO> SOGGETTO CHE ESISTE INDIPENDEMENTE
DEWEY>SOGGETTO E’ A PARTIRE DALL’ESPERIENZA CHE FA RISPETTO ALL’AMBIENTE
NEL QUALE VIVE.
ESPERIENZA ED EDUCAZIONE:
arriva in Italia dopo la 2 guerra mondiale. Il discorso pedagogico italiano è ispirato alla filosofia idealista
gentiliana, e dopo gli anni 50 mettono in moto un cambiamento che ha segnato la cultura pedagogica italiana.
La sua opera più importante è “Democrazia ed educazione”. Vede nella scuola un luogo di educazione e non
solo di istruzione. Le sue teoria hanno fatto breccia nella gran parte dei paesi occidentali, non in Italia,
generando esperienze interessanti: il movimento delle scuole-attive (padre dell’attivismo) a cui si rifanno
importantissimi pedagogisti, come Maria Montessori, Clapared, Freinet. La preoccupazione è che si sia
intesa la sua proposta come una teoria che spazza via i vecchi modelli dell’educazione tradizionale. La sua
preoccupazione è che queste interpretazioni banalizzano il discorso e sente la necessità di ritornare su alcuni
concetti per puntualizzare come si tratti non di rendere più facile il compito, ma più difficile. Dice che è più
facile fare scuola attraverso i metodi della tradizione di un dispositivo disciplinare, che non immaginare un
modello differente che colga la rilevanza dell’esperienza educativa. Ritiene fondamentale ritornare sul
concetto di esperienza. -------------------------
“Democrazia ed educazione” opera che ha al centro la questione pedagogica. In un altro libro
dichiara che attorno all’educazione ci sono discipline che delineano il sapere dell’educazione.
Dewey per quanto consente di avvicinare il discorso pedagogico alla sua puntualità, facendo
emergere punti essenziali, lo fa muovendo una prospettiva di carattere filosofico, dentro una
corrente di pensiero innovativa (pragmatismo). Lui appartiene a questo campo di sviluppo, della
visione filosofica che interpreta in maniera originale le tradizioni empiriste. L’originalità perché
dichiara che la mente del soggetto non è passiva ma attiva. Dewey propone una
interpretazione strumentalismo (pensiero fa si che si elabori l’esperienza).
In “esperienza e educazione” mette al centro l’esperienza in relazione con l’educazione. Vuole
precisare e chiarire il nesso tra educazione tradizionale e progressiva. Per lui è importante mettere in
chiaro che c’è un certo modo di intendere l’educazione in modo scolastico, in piu vuole chiarire
cosa si intendere con educazione progressiva, esperienze che non siano nel segno
dell’improvvisazione; liberta del soggetto che va perseguita con un certo concetto di educazione,
ma questa non è completamente slegata da fattori che strutturano l’esperienza. Non tutto si può
definire educazione dal punto di vista dell’esperienza. Qual è la differenza tra progressiva e
tradizionale? Quella tradizionale si fonda su un sistema di imposizione dell’educazione <<dall’alto
e dal di fuori […] impone norme, programmi e metodi di adulti a individui che si avviano alla
maturità>>. Metodi che vanno al di là dell’esperienza che l’alunno possiede. L’allievo non è al
centro ma basata sul sapere del maestro, basato su sapere nozionistici, sapere di teorie che sono
distanti rispetto all’allievo. Tutto ciò che viene proposto non tiene conto degli individui che stanno
progredendo verso la maturità, problema che questi metodi non tengono conto dell’esperienza che
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ha l’alunno. La scuola si deve aprire ad esperienze che hanno a che fare con la vita. La scuola deve
essere scuola di vita.
Quella progressiva invece si fonda sull’espressione e la cultura dell’individualità, sulla libera
attività, sull’apprendere attraverso l’esperienza. Contrapposizione netta che genera equivoci, nel
momento in cui si pone l’accento sull’individualità e libertà si tende a passare da un estremo
all’altro. Interpretazione di un’educazione basata sull’esperienza rischia di essere interpretata in
modo sbagliato. Dewey è pienamente dentro ad un paradigma positivista, influenzato anche nel
delineare una visione/proposta di ordine filosofico dalla teoria evolutiva di Darwin; ha una fede
profonda nell’idea di progresso. Quello che è successo all’uomo è chiamato ad un cammino da
intendere su una linea ascendente di tipo progressivo. Dobbiamo prendere Dewey anche in rapporto
al suo tempo; assumiamo le sue posizioni tendendo conto che queste non sono esenti da
contraddizioni e criticità. Proposta di educazione progressiva vede l’educazione come qualcosa che
può migliorare. Lui stesso si interroga su cosa possiamo intendere quando facciamo riferimento
all’educazione come esperienza di crescita.
Cap 2: secondo Dewey vi sono esperienze diseducative; quando un’esperienza è propriamente educativa?
L’ esperienza è educativa nel momento in cui lascia un segno e quando mi fa fare un movimento riflessivo
rispetto a quello che ha lasciato in me.
La scuola non è preparazione alla vita, ma è essa stessa vita. Dewey afferma che l’esperienza è genuinamente
educativa quando istituisce uno spazio di possibilità perché si dia un’esperienza (perché si dia crescenza->
l’educazione porta ad una crescita).
L’esperienza educativa permette di progredire rispetto al fatto che l’esperienza sia progettata, c’è un
‘intenzionalità.
È tutto in relazione alla qualità dell’esperienza. Si possono fare tante esperienze che ci segnano, ma ciò che
possiamo qualificare l’esperienza come educativa è la qualità , che ha 2 aspetti:
-piacevolezza (intensità) o meno dell’esperienza (gioia; noia; dolore): ciò che implica il soggetto che fa
quell’ esperienza;
-effetto che produce (effettualità-come influenza le ulteriori esperienze).
Per Dewey il tema della creatività è molto importante (modificare, trasformare in modo originale qualcosa
che è data). La dimensione creativa si oppone alla dimensione distruttiva. L’esperienza è sempre in rapporto
al soggetto e al vissuto del soggetto. L’esperienza è una relazione dinamica tra l’individuo e l’ambiente e
non si esaurisce nel suo accadimento. Fare l’esperienza per farla non ha necessariamente un’esperienza
educativa. Ciò che conta è la qualità che si attribuisce all’esperienza che si fa.
L’esperienza non si esaurisce nel suo accadere, ma rinvia ad una struttura materiale che la realizza.
L’esperienza è strettamente connessa alla struttura materiale di ciò che si realizza legata a disciplina,
metodologie didattiche, arredamento materiale , organizzazione sociale della scuola (pag 14). Non dice
che l’esperienza scolastica non richieda rigore e disciplina.
C’è un rigore metodologico, attenzione agli elementi strutturali che materialmente dispongono l’esperienza.
Non usa il concetto di “esperienza finzionale”. Vanno progettate le condizioni per un’esperienza educativa
(distinta dall’esperienza diffusa – viaggio ecc. che segna dal punto di vista esperienziale). Si dà dentro un
percorso differente rispetto a ciò che si può intendere per esperienza educativa dentro un luogo, un contesto
educativo.
Dewey individua 2 principi fondamentali:
1. Principio di continuità dell’esperienza (p.19) : esperienza precedente> modifica >esperienza
sucessiva
p. 23: l’esperienza non si compie solo all’interno della persona. L’esperienza agisce sulle condizioni.
L’esperienza autentica non riguarda solo il soggetto ma implica l’interazione tra il soggetto e il
contesto. C’è una struttura materiale e gli elementi della storia che agiscono su ciò che una
determinata esperienza può avere un determinato effetto. Il soggetto è sempre in interazione con il
contesto.
2. principio dell’interazione: per Dewey i fattori dell’esperienza si delineano in base ai 2 fattori
dell’esperienza: le condizioni obiettive e le condizioni interne. Il soggetto non viene prima, è
parte inegrante.
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Situazione: l ‘esperienza educativa è sempre in situazione in cui c’è qualcosa che lavora sul piano
dell’interazione tra le condizioni materiali e il soggetto. Dewey apre lo spazio di pensabilità perché
l’esperienza sia pensata nella sua situazionalità.
MATERIALITA’ DELL’ESPERIENZA EDUCATIVA (Riccardo Massa): anche se si vuole
cambiare l’altro, l’altro è in quella situazione con la sua storia e i suoi vissuti e su quello non si
può agire. L’educatore può agire sulla materialità (condizioni oggettive) dell’esperienza.
L’educatore predispone un setting esperienziale che riguarda l’esperienza educativa.
L’individuo è quello che è in quel determinato momento, l’educazione non si risolve in una
problematica di relazione tra due soggetti è una relazione complessa sulla quale agisce una certa
materialità (che diamo per scontata).
Come definire il concetto di materiale educativa? Definizione di Riccardo Massa <<l’accadere
della formazione che è sempre un accadere storico-sociale rinvia a ciò che assumiamo come
“materialità educativa”, intendendo per essa l’insieme di quelle determinazioni concrete che
rendono possibile il processo di formazione sia quanto mondo vitale, sia in quanto azione
intenzionale per un verso e progettazione tecnica per l’altro>>.
La materialità educativa è lo <<sfondo concreto>> e <<agente>> che dispone le molteplici
possibilità di interazione tra soggetti e le condizioni oggettive. (aspetti che costituiscono la
materialità educativa che non essendo elaborati, non detti allora li diamo per scontati  appello)
È la conformazione strutturale e reticolare delle pratiche (procedure, discorsi, rituali) e degli
elementi (oggetti, spazi, tempi, corpi) che compongono la <<situazione>> di un’esperienza
educativa.
È sempre un accadimento ovvero accade non solo e non necessariamente a partire da
un’intenzionalità; la nostra formazione e educazione avviene attraverso delle esperienze non sempre
in un contesto educativo formalizzato. Il sapere educativo può accadere o no, che mettono in gioco
delle dimensioni educative formative. Nel momento in cui non poniamo attenzione non solo alle
dinamiche tra individui ma ci poniamo il problema su ciò che può produrre conseguenze educative.
Riccardo Massa accoglie l’idea di Dewey che dice che il soggetto è parte integrante dell’ambiente
in una relazione circolare dove uno agisce sull’altro. Proposta di una clinica della formazione serve
per delineare uno spazio in cui poter fare una costruzione di consapevolezza su ciò che è formativo
per l’esperienza. Come controlliamo l’esperienza? È un problema pedagogico, significa anche fare i
conti con i modelli e idee di educazione.
Ci interessa la materialità educativa perché su questa possiamo agire.

Massa sembra aderire al pensiero di Dewey.
C’è un rapporto stretto tra dispositivo e materialità educativa. Quando facciamo delle esperienze non
totalmente desiderate , volute, queste esperienze producono un significato formativo. Massa vuole porre
l’attenzione sul fatto che l’attenzione accade. Massa apre uno spazio nuovo rispetto al dibattito pedagogico.
C’è un’attenzione rispetto alla necessità di fermarsi ad un certo punto della sua opera. Il suo ultimo lavoro è
“Cambiare la scuola”.
L’esperienza educativa è sempre aperta dal punto di vista della prevedibilità. La clinica della formazione è lo
spazio in cui si lavora in base al modo in cui ciascuno rielabora rispetto al proprio percorso formativo. Si
mette in rapporto l’esperienza professionale con l’esperienza esistenziale. Il docente è chiamato a raccontare
la sua esperienza da docente.
CHE COSA FANNO GLI OGGETTI?
È il risultato del dottorato di ricerca.
MATERIALITA’: TRA TEORIA E PRATICA
Il ricercatore non guarda dal punto di vista dell’educatore o dal punto di vista del teorico che cerca di
sviluppare leggi. Bisogna passare da un condizionamento (morale-merito; bene- male ecc…) a un
atteggiamento conoscitivo. La risposta è dentro la situazione, non in base al bene o al male. Non c’è una
risposta valida a priori. Massa dice “Prima di intervenire, trasformare, riprogettare un processo educativo, io
devo conoscere, vedere che cosa è implicato e cosa fa si che il processo si dia in quel modo”. Bisogna
mettere a tema l’interazione tra condizioni oggettive (elementi materiali esterni) e le condizioni interne
(interiorità del soggetto). Determinarla: influenzarla.
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Figura a sfondo: imparare a leggere la situazione non è banale.
-L’educazione è impersonale (educazione come dispositivo con effetti a prescindere dagli oggetti);
-Accade nel relazionarsi ma non si riduce nella relazione tra soggetti;
-L’accadere educativo eccede ogni aspetto di intenzionalità (non si riduce all’intenzionalità); è costretto a
fare i conti con la contingenza (ciò che accade diversamente dal mio progetto;
-E’ un accadere involontario e fattuale.
Bisogna abitare lo scarto tra il dichiarato e l’agire  trazione (Paola Marcialis). La scuola è quello che
accade ogni giorni, non solo la lettura dell’insegnante, ma bisogna partire anche dalla lettura dell’insegnante.
Quando Massa afferma che l’educazione non avviene solo tra soggetti (foto senza sfondi di banchi,sedie,
giochi ecc…) possiamo fare riferimento alla foto.
È importante in un’ottica pedagogica occuparsi delle “Masse Mancanti” (Latour) dell’educazione. Lui critica
la sociologia dicendo di parlare di società, ordine, legami, definendoli “sociali”. L’idea è che se si da per
scontato ciò che si deve spiegare si perdono alcuni elementi. Gli astrofici per spiegare le galassie hanno
dovuto presupporre masse dell’universo, mancanti perché non ci fossero ma perché non vengono visti.
Spesso gli elementi di materialità vengono visti come sfondo.
Man mano in cui si sale di grado, si pensa che non si abbia più necessità di colori, sfondi ecc... C’è la pretesa
che l’esperienza educativa si proponga solo a qualcosa di cognitivo. Questo non è neutro, ma ha degli effetti.
Più si cresce nel processo di formazione, più decresce l’importanza agli elementi materiali (oblio della
materialità- Pensiero di Massa: nel momento in cui si è dentro la scena educativa, è proprio lì che si rischia di
perdere di vista tutta una serie di elementi. La scuola rimande un affare di “curriculi, obiettivi, programmi” e
si perdono di vista tutti gli altri elementi (architettonici, ciò che si produce materialmente, il fatto che
l’apprendimeneto non sia solo un processo astratto.
LaTour: Nel momento in cui si è implicati nella scuola, si rischia di perdere di vista gli elementi
fondamentali. (Es. scatola nera: dispositivo che al proprio interno registra una serie di dati). Il rischio è che
l’agire educativo diventi una “scatola nera” cosa hai fatto oggi? Ho fatto lezione. Il processo educativo è
una pratica complessa. La scatola nera è il “si fa così” (es. appello):c’è qualcosa nel processo che è attivo e
non si vede più. Prima bisogna imparare a leggere che cosa fa educazione.
ANT: Actor Network Theory:
approccio nato negli anni 70, studio di come le tecnologie interagiscono con l’uomo. Non è esattamente una
teoria ma più una sensibilità. Qualcosa che dà gli strumenti per mettere a teme il rapporto tra umano e nonumano.
È un concatenarsi costante, combinarsi di come gli elementi si alleano , si relazionano e creno una data
situazione, esperienza. Per gli approcci socio-materiali, l’uno non si dà senza l’altro. Il soggetto è tale
proprio in virtù della rete nella quale lui è inserito. Perché una rete possa esistere, i legami al proprio interno
devono continuare ad allearsi. Se si vuole provare ad ottenere un determinato effetto, si prova a tradurlo
materialmente, concretamente. Nella rete di elementi che ci circondano si producono una serie di intenzioni
(es. gridando; oppure usando un oggetto per uno scopo: triangolo o campanella). Per ottenere un effetto
bisogna reiterare nel tempo una rete: garantire che una serie di procedure si mantengano (es. rituale se si
ritualizza, si inscrive in un oggetto, si danno informazioni sul passare del tempo). Di fatto se si usa l’iggetto
in un determinato modo, scandisce il tempo in un modo o nell’altro.
Secondo gli approcci tutto ciò che è sociale e ha a che fare con l’uomo è anche al contempo materiale. Il
soggetto stesso ha un corpo.
Non-umano (contiene anche gli animali)
Gli oggetti hanno un agency: ci fanno fare delle cose. Ha delegato a un oggetto che lo fa “di lavoro”.
L’oggetto ha dato un’informazione. Non bisogna prenderlo in modo deterministico. C’è una rete che produce
l’effetto. Ha inscritto la volontà nell’oggetto. L’educatore lavora , non c’è solo lui nella scena,ma ci sono
anche le cose che hanno degli effetti. L’uomo può resistere alla forza performativa delle cose. Un dato
oggetto, in una specifica circostanza, apparecchia e contribuisce a creare una serie di vincoli e possibilità.
QUADERNO: (non oggetto in sé, ma la rete creata). Il quaderno era in classe. Gli insegnanti steineriani
parlano al singolare e al plurale. Nella scuola staineriana c’è un periodo di 3-4 settimane dedicato a una sola
materia di studi. Implica un’organizzazione diversa del tempo e dell’orario. Il quaderno può essere chiamato
così perché si sta facendo quel tipo di materia e non un’altra. È fondamentale che il quaderno sia a scuola.
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Non c’è un libro di testo sul quale fare riferimento. Il quaderno inizia ad acquisire specifiche funzioni,
inserito in un reticolo di elementi con specifiche funzioni. L’insegnante spiega la lezione in un momento
specifico (di mattina) perché Steiner dice che i bambini sono più freschi e riposati. Il giorno successivo si fa
il dettato.
Oggetto mediatore: velina, cura di quello che si disegna nel quaderno. L’insegnante sceglie il tipo di
quaderno, quando e come darlo. È diverso avere una cosa che arriva con un rituale, un’attenzione. Non c’è
un riferimento spaziale perché la pagina è bianca. La scrittura ha a che fare con un spazializzazione. Si parte
da scritture più grandi a scritture personali. L’esperienza non è imparare l’alfabeto e c’è bisogno di tempo. Ci
vuole un certo tempo per arrivare all’obiettivo.
L’articolarsi delle catene degli elementi in gioco è molto complesso. Il quaderno può assumere una funzione
diversa. L’insegnante invita a porzionare il foglio bianco con una griglia. Cambia l’intenzione che viene
inscritta dentro l’oggetto. L’esperienza che si attraversa è diversa. Il quaderno diventa un modo per mostrare
concretamente cosa si fa nella scuola. Il valore si inscrive nella materialità. Il fatto che il quaderno ha un
valore, si mette in atto nell’esperienza quotidiana di tutti i giorni.
Questo oggetto partecipa e co-costruisce le pratiche. Non è un oggetto neutro, è un antefatto semiotico
perché contribuisce a creare un senso. Più si ha attenzione alla spiritualità, più si dà importanza alla
materialità.
ANT: Il fare scuola diventa un fare scuola quotidiano (volta per volta); alcune reti riescono a reiterarsi nel
tempo. Il soggetto non è più centro di interesse unico ed esclusivo. È sempre messo in relazione a qualcosa
che lo precede
Insieme di esperienze possibili; non infinite possibilità (non rendersi conto dei limiti ecc..). dentro una
determinata situazione, che cosa posso fare?
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Dispositivo: elementi di ordine discorsivo e non discorsivo. Sistema come metafora. Il dispositivo è una
formazione (non in senso di Massa- qualcosa che si forma quando in un determinato momento storico
bisogna rispondere a qualcosa. Se c’è un bisogno , c’è una disposizione strategica delle forze.
Foucolt
-supplizio: medievale
_dispositivo disciplinare: volta alla creazione di un’anima.
-semiotecnica: manipolazione interiore della manipolazione
-dispositivo sessuale: il desiderio sessuale è un’invenzione per produrre comportamenti ordinati
-organizzazione della vita secondo modelli pre-determinati: biopotere: che permette di gestire le masse.
-Deleuze (matassa) la dimensione formativa- cubo di RUBIK, Matassa- si cerca di sciogliere il groviglio. È
possibile piegare le linee della matassa, trovare una linea di fuga nel ripiegamento del potere.
1. sistemi di potere e discorsivi (storia, matematica, disciplina, scienze)
2. dispositivi disciplinare: sorvegliare e punire
3. esistono forme di stilizzazione dell’esistenza ..> soggettivazione come via d’uscita possibile.
-gioco tennis: non c’è nessuna regola per calibrare l’altezza della palla da tennis.
Il gioco pedagogico è di farcene qualcosa delle determinazioni. Spesso educazione come ortopedia,
ambiente che produce un risultato.
-Agamben : da una parte ci sono i dispositivi, dall’altra ci sono i viventi. Con la confessione si mette in
discorso il desiderio…..(manicomi, scuole, prigione..eecc)…ecco la penna: si chiede di usare la mano per
produrre una scrittura chiara. Agricoltura: tutti i pezzi della terra sono trattati dall’agricoltura. Il linguaggio è
il più antico dei dispositivi.
Mondo della vita: Usser, la vita quotidiana, Heidger: l’innanzitutto perlopiù. Ciò che reste dopo aver tolto
tute le infrastrutture; scienziato che esce dal laboratorio e si toglie il camice
mondo della formazione: intenzioni pedagogiche: agenzie di socializzazione primaria (famiglia), secondaria
(scuola, famiglia, oratori sport). Tra mondo della vita e mondo della formazione si possono vedere incroci
possibili.
Siamo convinti che la vita sia formativa. Gli effetti vitali della formazione non si vedono.
Dispositivo pragmatico: far accadere il nuovo, l’evento. Può accadere qualcosa. Quando si va a teatro quello
che si vede ti tocca. C’è un’esperienza. Come educatori dobbiamo produrre quell’intensità esperienziale.
Qualcosa che non è trasparente. Educazione come doppio della vita. C’è il flusso vitale della vita. Il
dispositivo è ciò che ingrana. Incrocio tra effetti vitali e effetti formativi.
Mito di Atteone: cacciatore che ha una muta con tanti cani per fare la caccia. Vallo lontano da Tebe verso un
luogo per la caccia. I cani si distribuiscono nel bosco. Atteone si perde e vede una roccia una grotta e c’è una
dea con le ninfee che si sta lavando e Atteone vede la dea nuda. La dea si arrabbia e tramuta atteone in cervo.
Ha una situazione imprevista. I cani aggirano il cervo e lo prendono come preda , ma i cani sono molto
dispiaciuti ma vorrebbero che ci fosse Atteone. Cominciano ad abbaiare e devono costruire una statua
perché i cani possano smettere di latrare.
Lacan:
FASE ISTITUENTE: inizio , apertura -si esce da Tebe
FASE DESTITUENTE: chiusura, epilogo. Se non c’è la fase destituente. Il lavoro educativo sta nella chisura
dell’esperienza di mezzo. Area potenziale: possibilità di setting. Se c’è epilogo , ci sono le fasi per avere
ricordo.
Se c’è educazione c’è separazione che restituisce l’affermatività della vita.
Life long learning:
Educazione permanente.
Ricorsiva.
Ricorrente.
Esperienza finzionale: (teatro, cinema, lettura,musica, social networkmale, giochi da tavola e giochi nor).
Architettonica finzionale come se. Radura-bosco: spazio-tempo sospeso; Heidgerr: gli alberi del bosco
devono ritirarsi. Metafora processuale: guadagnarsi una natura.
Transizionale: sta in mezzo a 2 dimensioni esistenziali (Es. oggetto di Winnicotbambino sospeso in uno
stato in cui non è lui a governare il mondo, coperta di linus o orsacchiottopossesso diverso da me, non
me).
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L’adolescenza come oggetto pedagogico. In senso spaziale e in senso temporale. “La terra di mezzo”:
dimensione processuale dell’adolescenza. Ponte tra infanzia e età adulta, deve passare. All’età adulta
abbiamo definito l’adultità, Peter Pan. Adolescente come Narciso, Charmet dice che se il bimbo era il
cucciolo d’oro della famiglia, soffre di narcisismo perché gli manca un riferimento adulto. Telemaco va
preso sul serio. L’educatore passa del tempo con gli adolescenti. C’è un momento di sosta.
Termini tempo
Sincronici: cosa fa passare dall’infanzia all’adolescenza? Come si passa dall’essere obbedienti e darsi delle
regole? Recalcati: fare del tuo desiderio una legge. Adolescenza: sospensione, vita dentro la vita, vita
parallela all’esistenza  condizione che ti accompagna per tutta la vita. Diventa un oggetto pedagogico.
L’adolescenza è una chance della vita, non va vista in modo negativo.
C’è un rapporto tra modelli culturali della storia di una realtà e teorie strutturate su modelli di
rappresentazione.
Abbiamo modelli culturali che ci fanno utilizzare parole per rappresentazioni diffuse.
Il bambino innocente ha una sua concettualizzazione nella cultura occidentale. È presente dentro le
riflessioni.
Ci sono due modelli interpretativi che costituiscono una frattura rispetto all’idea di infanzia medievale:
-Posizione empirista (LOCKE): dà una visione dell’infanzia per cui il bambino non è formato ma va educato.
È importante il disciplinamento perché il bambino è creatura da formarebambino come tabula rasa, che va
formato attraverso l’esperienza.
_posizione Rousseau: bambino educato assecondandone la naturalità. C’è l’idea che ci sia una bontà
immaginaria.
Mito del buon selvaggio che ha origine in un testo di Bartolomè de las casas che prende le parti degli indios
criticando gli spagnoli, nel denunciare le pratiche di genocidio, mette in campo l’ipotesi che gli indios sono
portatori di una civilità morale: chi è più vicino alla natura ha una superiorità morale in quanto più vicino al
creatore.
Rousseau è un pedagogista e filosofo che è collocabile nella temperie culturale costituita dal romanticismo.
Pone gli elementi di base per una concezione romantica.
Uomo sophron padronanza di sé. Platone - mito della biga alata: uomo diviso in 3 parti e la parte che
permetteva all’uomo di distinguersi dall’animalità era il prevalersi dell’anima razionale. La padronanza di sé
è la virilità dell’uomo. Quando si pensa all’adulto lo si pensa maschio , pedagogicamente e culturalmente.
L’uomo viene distinto dallo schiavo e dalla donna.
ADOLESCENZA
“Erano anni stretti e il mondo immenso” (Erri De Luca). Adolescenza problematica è entrata nel nostro
immaginario. Dimensione di crisi che segna il passaggio adolescenziale.
Si incomincia a teorizzare sull’adolescenza solo recentemente, a partire dalla fine dell’800 all’inizio del’900.
Stanley Hall(1904: primo trattato scientifico sull’adolescenza). XX secolo: scoperta dell’adolescenza.
-Adolescenza come fenomeno di crisi. È teorizzata sul tema della crisi identitaria.
Processo evolutivo strutturato per fasi/stadi per evidenziare come ci sia una progressione destinata a lasciare
il posto a qualcos’altro.
-Adolescenza come sregolatezza: si deduce una irregolarità sostanziale (irregolarità comportamentale: il
soggetto assume i caratteri della vita disordinata, sregolata).
L’adolescenza teorizzata nel 900 è maschile rispetto a dimensioni che culturalmente riguardano il maschio.
Storicamente la donna adolescente è immersa dentro un percorso educativo che non la espone come avviene
per il maschio a una serie di processi.
La dimensione della sregolatezza era trasversale. Nel momento in cui c’erano regole per evitare la minaccia
sociale, l’adolescenza veniva vista come una minaccia sociale (violenza).
Adolescenza come età di mezzo: metamorfosi, trasformazione.
I modelli teorici del 900. La psicologia ha dato un contributo importante e fortemente sbilanciato su un certo
modo di studiare l’adolescenza, studiando i casi clinici dentro un quadro di problematicità. Un altro sapere è
la sociologia , rispetto ai processi dei gruppi adolescenziali. L’attenzione sociologica riguardava i fenomeni
sottoculturali dei gruppi giovanili a partire da fenomeni sociali di una certa rilevanza (gruppi devianti).
C’è la tendenza a mettere in rilievo la problematicità dell’adolescenza. Le teorie hanno portato a una
“naturalizzazione”. Non si può negare che in adolescenza appaiano in maniera diffusa caratteristiche
disordinate e di sregolatezza, di conseguenza chi non lo è, è stato educato in maniera rigorosa. “tutti gli
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adolescenti sono così; tutti sono riconducibili a determinate caratteristiche”. Stanley Hall (psicologo) nel suo
trattato celebra l’adolescente come età della tempesta emotiva e psichica. Tutti gli adolescenti si trovano a
vivere questa condizione di trasformazione che agisce sugli aspetti psicologici che spiegano perché gli
adolescenti sono arrabbiati, aggressivi. Si ha come riferimento il contesto statunitense che ha un ruolo
fondamentale rispetto al modo in cui gli indivui si sviluppano. Margaret Mead (antropologa) decide di fare
studio in isole Samoa, in contesto non occidentale. Riscontra che gli adolescenti non hanno nessuno dei tratti
descritti da Hall. Si deduce che la naturalizzazione dell’adolescenza non ha validità scientifica in senso
assoluto. L’adolescenza è anche un costrutto culturale: riguarda un determinato modo di educare e attribuire
funzioni in un determinato contesto culturale. C’è un difetto di fondo nella teorizzazione scientifica
dell’adolescenza come tratto universale. L’adolescenza è un costrutto culturale strettamente legato alla
nascita dell’economia capitalistica. Si vive una fase di sospensione rispetto all’ingresso economicoproduttivo in società.
Si pensa il lavoro degli adolescenti a partire dalla problematicità.
I tratti psichici (itemes) universali si aggregano nella concezione crisiologica dell’adolescenza. Il
comportamento è una conseguenza del fatto che essa riguarda insieme la sfera percettiva, affettiva e
cognitiva.
Infanzia (da infans): colui che è privo da parola. Da un meno, progressivamente si arriva a un più.
L’adolescente è espressione di ciò che è in crescita. Idea dello sviluppo come un procedere per tappe.
In Piaget l’adolescenza viene a esprimersi nello stadio operatorio formale.
Anna Freud: disturbo di tipo evolutivo (interpretazione psico-patologica).
Blos : adolescenza come fase di transizione, si istituisce uno spazio peculiare e specifico. È una fase che
contribuisce il passaggio all’adultità.
Erikson con la teoria sui cicli vitali ha ridelineato la questione. È lui che ha teorizzato la crisi di identità
nell’adolescenza. Moratoria sociale: l’adolescente vive una condizione e incertezza.
Il titolo dei libri richiama la dimensione di problematicità.
“la linea d’ombra” – Jovanotti e libro Conrad. È una metafora che esprime la difficoltà nel poter spiegare
l’adolescenza in modo oggettivo, scientifico.
C’è una difficoltà di presa. Adolescenza proteiforme: ha una molteplicità di forma possibili, che esprime la
varietà rispetto alla possibilità di categorizzarla e identificarla in un solo modo.
“i mille volti dell’adolescenza” in cui viene analizzata la multiformità. C’è una linea d’ombra che si frappone
tra la teoria scientifica e la capacità di cogliere ciò che l’adolescenza è.
È anche un fatto culturale. Nel medioevo l’uso del termine adolescenza è relativo rispetto al target odierno.
C’è una dimensione dialettica che opera tra natura e cultura.
Bisogna utilizzare uno sguardo non determinato da semplificazioni culturali.
Adolescenza come – terra di mezzo. Adolescenza come passaggio. Se la prima nascita è biologica, la
seconda è sociale.
Il tema del passaggio ha occupato le pratiche e le riflessioni delle comunità umane. Nelle società tribali
l’adolescenza riguardava l’ingresso e l’uscita dal rito di iniziazione. È il modo in cui un individuo compie.un
transito necessario affinchè il giovane possa essere accolto nella società adulta. Principio della trasmissione
delle conoscenze. Si rende necessario l’avvicendamento generazionale.
3 fasi
-Separazione: i giovani venivano portati fuori dal villaggio all’interno di luoghi separati distanti dal villaggio
che produce un effetto, i giovani spariscono e simbolicamente diventano fantasmi. Non sono più visibili. I
giovani sono simbolicamente morti;
-margine;
-Riaggregazione: gli iniziandi hanno superato le prove e possono rientrare al villaggio. Ci si riaggrega in una
condizione accresciuta dal punto di vista pratico, materiale. I giovani sono parte della comunità adulta e
prendono parte al governo della tribù. Possono assumere ruoli che li chiamano alla responsabilità.
Rito di passaggio come dramma sociale. Combinare elementi di innovazione integrate nella tradizione che
garantisce continuità storica. Messa in scena , secondo Turner, che permette di integrare le parti. Il rito ha
una sua materialità fatta di esperienza.
Le prove rischiose a cui ci si sottopone al gruppo amicale , sono forme che non hanno valore iniziatico.
Dal punto di vista pedagogico c’è un tramonto del milieu educativo, lo scenario della dialettica
intergenerazionale che prima erano inseriti in un contesto culturale che segnava il possibile destino
nell’avviarsi all’adultità in modo stabile, secondo cui la vita di adulto sarebbe stata caratterizzata da un posto
di lavoro garantito. Era un elemento propulsivo, che rendeva interessante la dialettica inter-generazionale. Ci
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sono oggi adulti che non si pongono in una postura di chi è pronto a passare il testimone. Le ragioni sono
molteplici.
Le dinamiche divengono private.
Vi è un’adolescenza rappresentata in modo ribelle che sviluppa una contestazione sociale (fine anni 60:’68).
Un gruppo di ragazzi tra i 15 e i 17 anni scrive “Lettera a una professoressa” che è il frutto di una ricerca
collettiva dei ragazzi.
“il mondo salvato dai ragazzini” di Elsa Morante ha una valenza di fondamentale importanza.
Nel nuovo millennio ha preso forma una rappresentazione dell’adolescenza:
1. RIBELLIONE (ADOLESCENZA COME NASCITA SOCIALE: SECONDA NASCITA, CHE
APRE AL FUTURO)
2. FRAGILITA’
Nell’adolescenza ribelle si ha a che fare con una soggettività in formazione intervenendo in modo
specifico nel momento in cui l’eccedenza sfocia nella devianza. Comincia ad essere oggetto di studi,
analisi, diagnosi, di trattamenti.
Adolescenza come “Nuda vita”- corpi con i loro problemi che passano attraverso i corpi.
Il rischio è di ridurre l’adolescenza nella sua componente psico-biologica (Nuda vita- condizione di
chi è escluso dalla città.
Figura in uscita dopo l’adolescenza: NEET. C’è un rapporto tra le rappresentazioni nei confronti
dell’adolescenza e le modalità di trattamento.
Contesti fluidi
Interrogare la questione del fare esperienza di adolescenza oggi ci porta a dove
considerare trasformazioni dei fondamentali contesti di vita nei quali si compie il processo
di formazione:
 il
 il
 il
contesto familiare
contesto tecnologico della rete
contesto territoriale
Meme virali, concetto importato dal linguaggio medico e biologicoà dimensione virale ossia
la capacità di diffusione elevata e di monopolizzare l’attenzione degli utenti sul web che
dipende dalla capacità di suscitare un‘emozione.
Potenza dell’immagine che è capace di suscitare un’emozione, influenza i meccanismi di
costruzione della soggettività.
La semiotecnica (Foucault fa riferimento a 3 dispositivi: suppliziante, disciplinare,
semiotecnica)
Un meccanismo procedurale che utilizza dei segni, degli insiemi codificati di
rappresentazione la cui forza si esprime a livello del corpo sociale e produce effetti
sull’anima di cui si manipolano le rappresentazioni.
Interviene ad un altro livello di significazione degli effetti sul soggetto; opera sull’anima,
sulla coscienza del soggetto e sulle sue rappresentazioni mentali.
I MEDIA
DISPOSITIVO SEMIOTECNICO
Può modellare le soggettività. Impatto di tecnologie che funzionano attraverso una semiotecnica. La
pervasività delle piattaforme social è data dal loro funzionamento attraverso una semiotecnica che agisce
sull’anima. Formazione delle rappresentazioni mentali (anche in politica). Carmagnola afferma che
l’esposizione alle immagini produce un effetto di accecamento e un ottundimento di coscienza. Es. immagini
della guerra drammatiche dopo anni ’90.
Potere seduttivo delle immagini che hanno un valore sull’emozione che suscita a chi riceve l’immagine.
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Panottico. Carcere ideale in cui i carcerati sono esposti al controllore che si trova nella torre centrale.
Il soggetto desidera essere visto. Ipervisibilità come autovalore. Effetto di manipolazione delle
rappresentazioni mentali. Si soffre se non si trova riscontro in ciò che si propone.
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