Filologia Germanica Lezione 1 Indoeuropeo: Inglese e tedesco derivano dal gruppo germanico delle lingue indoeuropee, un gruppo nato da alcune differenziazioni dialettali di questa protolingua indoeuropea, una lingua antichissima che facciamo fatica a ricostruire perché non abbiamo testi in questa lingua, ma solo in lingue che ne sono derivate, spesso e volentieri secoli o addirittura millenni dopo la rottura dell’unità dell’Indoeuropeo, che peraltro non può essere stata così omogenea, perché la sua origine non può essere fissata in una parte così piccola del mondo da pensare che fosse un’unica lingua omogenea. Il Caucaso generalmente viene indicato come punto d’origine dell’indoeuropeo (da questo era nata l’idea razzista che l’indoeuropeo era la lingua delle popolazioni bianche e da qui la razza caucasica). La famiglia indoeuropea, dal punto di vista linguistico, si espanse e si sovrappose ad altre famiglie linguistiche con le quali si è trovata a coesistere e che spesso ha soppiantato, a volte assorbendo alcune caratteristiche linguistiche locali che fanno parte del substrato e del superstrato. Nelle lingue indoeuropee, a differenza di altri gruppi linguistici, molti fenomeni grammaticali sono paralleli, proprio perché originariamente nasciamo da una lingua sola. (Pdf Indoeuropeo Lozzi Gallo) L’isoglossa è un fenomeno che unisce una serie di lingue (che possono essere anche dialetti). Le isoglosse sono divise in isoglosse di innovazione ed isoglosse di conservazione; le prime hanno una maggiore importanza. La famiglia indoeuropea si estese fino alle steppe della Cina occidentale, dove viveva una popolazione di cui sappiamo pochissimo, quella dei Tocàri, la cui lingua, il Tocarico ha avuto una fase A più antica ed una fase B più recente e poi si è estinta. Il tocarico è chiaramente indoeuropeo, ma è una lingua che ha già una sua collocazione perché non presenta la più importante e antica isoglossa di innovazione che ricostruiamo, ovvero l’isoglossa centum (kentum pronuncia dal latino) – satem, che unisce il mondo balto-slavo al mondo indo-ario, con l’armeno che viene in genere aggiunto. L’armeno è un caso particolare perché, essendo in una zona centrale del mondo indoeuropeo è aperto particolarmente agli influssi. Non sembra strano pensare che questa isoglossa sia nata intorno al Caucaso e al Mar Caspio settentrionale, luogo popolato dagli arii, poiché appunto risulta essere il centro di questa isoglossa; la sua espansione non include appunto il tocarico, il greco, le lingue germaniche, le lingue romanze e le lingue celtiche (centum). Questi rami dell’indoeuropeo, ovvero balto-slavo e indo-ario, condividono questa evoluzione di una consonante velare che doveva essere pronunciata palatalizzata (da k di casa a k di chiesa), ma ha avuto esito di una sibilante. Quindi nelle lingue del gruppo centum mantengono forme con k (con le sue differenti evoluzioni in base alla lingua) mentre nelle lingue del gruppo satem mantengono forme con s; centum e satem rappresentano il numerale 100 rispettivamente in latino e avestico, lingua iranica estinta e molto antica, attestata nel testo sacro dell’Avesta. L’evoluzione nel germanico della forma ricostruita indoeuropea *ḱn̥ ˈtom (soprattutto a livello consonantico) sarà una delle isoglosse fondamentali per cui distinguiamo il gruppo delle lingue germaniche all’interno dell’indoeuropeo. (pag 15 manuale) Noi sappiamo che i germani sono citati nella prima volta nella cultura romana da Cesare nel De Bello Gallico, dove ovviamente sono molto meno rilevanti dei celti, poiché citati come tribù stanziata lontano. La maggior parte di ciò che sappiamo sulle popolazioni germaniche è contenuto in un libricino del I secolo d.C. di uno storico romano, Cornelio Tacito, nella sua opera De situ et origine Germanorum (sulla collocazione ed origine dei germani), che descriveva un certo numero di tribù barbare stanziate su un territorio molto aldilà di quello che nel frattempo era diventato l’Impero Romano. Individuiamo in maniera poco accurata quella che potrebbe essere stata la patria ancestrale germanica, la Urheimat, ovvero la “cerchia nordica”, ubicata tra il sud della Scandinavia, la penisola dello Jutland (Danimarca) e la Germania settentrionale. Ci sono forti indicatori che riguardano il peregrinare dei popoli germani oltre il fiume Oder, quindi dall’altro lato del baltico, e che vi siano stati per un determinato periodo di tempo; ciò che è certo però è che nel loro peregrinare si sono mossi sicuramente verso sud-ovest, divenendo i germani occidentali, e verso sud-est, divenendo i germani orientali, estintisi con una certa rapidità. Coloro invece che restarono nella loro patria ancestrale divennero i germani settentrionali. Nonostante noi sappiamo con certezza in quali territori si stanziarono i germani occidentali e settentrionali, abbiamo un po’ di difficoltà a capire dove i germani orientali possano essersi stanziati, anche se la cosa più logica sarebbe pensare che avessero occupato gran parte delle coste baltiche. All’epoca di Giulio Cesare i fiumi avevano il ruolo di limites, ovvero di delimitare i confini tra le diverse popolazioni stanziate nei territori della Gallia. Le popolazioni germaniche si trovavano aldilà del limes romano, ovvero il fiume Reno. Per la cultura tedesca diventerà “il padre Reno che è Tedesco come il sangue della sentinella sul Reno” citando “Die Wacht am Rhein”, famosa canzone patriottica tedesca che celebra il Reno come fiume tedesco, che sancisce il confine tra l’Europa non germanica, in particolare col mondo celtico, e l’Europa germanica, situata ad est del fiume. Tra le popolazioni celtiche e quelle germaniche c’erano tre passaggi lungo il Reno e il più importante è quello centrale, tra la popolazione dei Triboci e quella germanica degli Ubii, dove si trova la città di Colonia Ubia Agrippinensis, l’attuale Colonia, una città fortificata romana di confine, all’interno della quale gli scambi avvenivano seguendo le regole dettate dai romani. (slide 6) La Germania di Tacito si spinge molto di più ad est, anche se di molte di queste tribù abbiamo il dubbio di quali siano più propriamente celtiche e quali germaniche, nonostante oggi siano territori slavi e ungheresi. Le popolazioni germaniche si muovevano da nord verso sud formando la confederazione dei Marcomanni, il cui nome è diviso in “manni”, uomini, e “marco”, che deriva dalla parola germanica marca, che significa “terra di confine militarizzata” (le Marche, la regione italiana, infatti hanno a nord i confini dei territori dello stato pontificio, e a sud i territori delle due Sicilie). Il margravio, nell’organizzazione feudale, è un conte (conte in tedesco = Graf) che ha affidata a sé una marca; essendo terre di confine non possono essere smilitarizzata. Il margravio a volte può diventare molto più importante: l’Austria nasce come marca orientale dell’impero germanico, che diventerà ducato, arciducato e con l’arrivo degli Asburgo diventerà il cuore dell’impero. Noi generalmente distinguiamo le popolazioni germaniche in settentrionali, orientali e occidentali. se per le prime due popolazioni questa distinzione ci va bene, per i germani occidentali non è così; distinguiamo i germani dell’Elba (tedesco di Svizzera e d’Austria), quelli del Reno-Weser (tedesco standard, olandese) e quelli del Mare del Nord (inglese, frisone). La Danimarca, ovvero penisola dello Jutland, è parte dei germani del Mare del Nord ed è considerata scandinava (seppur la penisola scandinava sia costituita solo da Svezia e Norvegia) perché molti degli abitanti odierni derivano da persone provenienti dalla Scandinavia, che non erano invasori, ma persone che sono arrivate quando gli abitanti dello Jutland originali se ne sono andati da un’altra parte. Nota nel PPT: Nei primi secoli della nostra era, comincia la divisione delle lingue germaniche nei rami orientale (estinto: l’unica lingua in cui possediamo dei testi è il gotico) settentrionale (quello delle lingue nordiche) e occidentale (inglese, tedesco e bassotedesco/olandese); in quest’ultimo ramo, quello del tedesco, deve essere posta anche la lingua dei Longobardi, anch’essa ormai estinta. Germanico orientale (altre lingue nel manuale) Ramo completamente estinto, la cui lingua più importante è stata il gotico. Il burgundo è stato parlato in quella che poi è stata chiamata prima Burgundia e poi Borgogna, che è ora parte della Francia, che mantiene ben poco di germanico. Il vandalo veniva parlato in Spagna (lascia il nome della regione dell’Andalusia) e la sua popolazione venne spazzata via dopo aver fondato la città di Cartagine. Germanico nord-occidentale: germanico settentrionale Le lingue germaniche settentrionali sono quelle delle popolazioni che rimangono nel nord della Scandinavia e che si espandono solo per occupare l’odierna Danimarca. Queste nazioni nella fase più antica dell’alto medioevo e del basso medioevo parlano un’unica lingua, l’antico nordico. Proprio dalla seconda fase del medioevo inizia a distinguersi in due aree dialettali ben precise: lo scandinavo orientale e lo scandinavo occidentale (norreno). Il secondo è quello riguardante il norvegese e l’islandese; mentre la Norvegia per motivi interni alla sua storia successiva perderà poi la sua lingua, l’Islanda, paese molto piccolo e nato da un gruppo di norvegesi che scappavano dalla creazione di un regno unitario di Norvegia, ma che volevano mantenere le proprie autonomie, è una terra conservativa e tutt’oggi l’islandese è una lingua molto arcaica. Inoltre, la letteratura medievale, che noi generalmente chiamiamo “nordica”, è in realtà quasi tutta letteratura islandese. La lingua che parlavano queste popolazioni era il “norreno” (in inglese Norse). Tra il IX e il X secolo Islanda e Norvegia condividevano questa lingua che poi gradualmente rimane parlata solo in Islanda. Il norvegese occidentale che va ad evolversi successivamente rimane un norvegese molto diverso da quello standard di Oslo. Dall’altra parte abbiamo lo scandinavo orientale, che hanno condiviso molte isoglosse, nonostante siano state le due grandi lingue rivali dalla fine del medioevo in poi. Dal danese in realtà nasce il norvegese standard (Oslo), permettendoci di distinguerlo dal norvegese che deriva dal norvegese antico, una serie di dialetti che sono stati sistemati solamente con l’arrivo del romanticismo e che sono chiamati neonorvegese (Nynorsk), nonostante siano dialetti antichi del nord e dell’ovest. La lingua dano-norvegese è praticamente un danese parlato con l’accento norvegese: la pronuncia è più vicina allo svedese, ma la grafia e grammatica rimangono quasi del tutto identiche al danese. Questa è stata la lingua dell’aristocrazia per secoli, perché la Danimarca governò la Norvegia con l’unione di Kalmar (1397, unisce tutta la Scandinavia in un’unica entità politica) fino all’Ottocento, quando la Norvegia finirà sotto la tutela della Svezia per un secolo, e poi otterrà l’indipendenza alle soglie della Prima guerra mondiale. Questa lingua è chiamata lingua dei libri, usando una parola per “lingua” che è norrena (mål), mentre il primo elemento (bok, pronunciato come l’inglese, avendo seguito la stessa evoluzione) significa libro (Bokmål). Oggi ci sono varie tendenze ad unificare le due lingue norvegesi, ma la loro evoluzione è passata per isoglosse diverse, una delle quali riguarda i generi grammaticali; il Bokmål ha due generi grammaticali, il comune e il neutro, mentre il Nynorsk presenta ancora il femminile. A queste lingue si potrebbe unire il faroese, la lingua (scandinava occidentale) parlata nelle Isole Faroe, a metà tra la Norvegia e l’Islanda, che è molto simile all’islandese. Germanico nord-occidentale: germanico occidentale La prima separazione da fare è tra Anglo-frisio e tedesco. È da tenere presente che all’interno del gruppo del tedesco distinguiamo un alto e un basso tedesco, che non rispecchiano la localizzazione geografica, ma sono invece al contrario (alto a sud, basso a nord); per ricordare la differenza basta pensare al Reno, che ha un alto corso a sud, perché nasce dalle alpi, ed un basso corso a nord. Il rapporto del basso tedesco con il mondo anglo-frisio è molto più intenso, poiché in realtà il basso tedesco è legato ad una confederazione tribale che in parte è emigrata in Inghilterra e che si è fusa con gli angli nella popolazione anglosassone, mentre la parte rimasta nel continente è rimasta legata al basso tedesco. La scelta se mettere il Plattdeutsch nel basso tedesco o nell’anglo-frisio è molto sottile, tanto che nella linguistica tedesca dell’Ottocento veniva sempre messo insieme al tedesco (anche se addirittura ci veniva messa anche la lingua frisone, parlata attualmente nella Frisia, una provincia in Olanda, il che è assolutamente errato, poiché essa è davvero molto simile all’inglese. Esistevano una Frisia tedesca e una Frisia danese, ma in quei luoghi ormai si parlano dialetti completamente differenti). Infatti, se abbiamo una conoscenza dell’antico sassone e abbiamo alcuni testi medievali del IX secolo ci permettono di capire che questa lingua era molto vicina all’antico frisone e all’anglosassone, che hanno tantissime isoglosse in comune che permettono di stabilire che fanno parte di un ramo ben preciso del germanico occidentale. Dall’altra parte la forma moderna Plattdeutsch è stata talmente influenzata dall’alto e dal basso tedesco che ormai potrebbe considerarsi parte del basso tedesco: per correttezza la si potrebbe mettere a metà tra i due gruppi. Il basso tedesco, che nella fase antica viene chiamata basso francone, dà poi una forma di nederlandese che darà l’olandese moderno, nella sua forma d’Olanda, e l’olandese belga, chiamato fiammingo, il quale si distingue dall’olandese per l’influenza nella pronuncia da parte del francese, con meno suoni gutturali. Per quanto riguarda l’alto tedesco bisogna distinguere il Mittelhochdeutsch (alto-tedesco medio) e l’Oberhochdeutsch (alto tedesco superiore). Nonostante il tedesco moderno (Hochdeutsch) si formi dall’alto tedesco medio, il gruppo dell’alto tedesco superiore ha dato vita ai gruppi dialettali dell’austro-bavarese e quello svizzero con la differenza che il primo, per ragioni storiche, è sempre stato più vicino al tedesco rispetto al secondo; infatti, in Austria la lingua standard è una lingua con un accento ben distinto, ma fondamentalmente è tedesco. Il tedesco di Svizzera (Schwyzertytsch) è composto da dialetti svizzeri di piccole comunità montane, generalmente molto conservative e che si evolvono in maniera idiosincratica, che li hanno portati ad avere delle caratteristiche estremamente peculiari. Il numero di diverse isoglosse ha portato questi dialetti ad essere non particolarmente comprensibili al di fuori della Svizzera. Infine, è importante ricordare che nel gruppo dell’alto tedesco superiore esisteva una lingua parlata da una popolazione germanica vicina alle altre tribù, i longobardi, che si stanziarono in Italia, dove persero la loro lingua, conservando però una serie di parole che entrarono nell’italiano, come panca, trincare che mostrano le consonanti proprie del tedesco e non dell’inglese, dove avremmo forme come bench e drink. Primi prestiti: ganta I prestiti più antichi di parole germaniche in latino avvengono in età classica, quando le lingue germaniche non erano ancora ben distinte. Già Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., citava il termine ganta, “oca (bianca)”. Questa radice la ricostruiamo come Ganz, quindi quella “t” non è ben spiegata, ma appare evidente come questa fosse una radice delle lingue germaniche, perché ha dato l’inglese goose e il tedesco Ganz Primi prestiti: sapone Nota del PPT: Come per ganta, anche sapo lascia intravvedere una lunga storia di evoluzioni mediate dai popoli celtici. It. sapone (tvål) è citato da Plinio come sapo per indicare una sostanza che rendeva rossi i capelli, arrivata nell’impero tramite i Galli. La forma corretta del germanico doveva essere *sajpō. Oggi il termine svedese såpa conserva il significato più antico: “liscivia”, ottenuta bollendo la cenere e da cui si può fare il sapone. A partire dal latino quella radice passa al significato di sapone. Primi prestiti: vanga Nota dal PPT: Abbiamo poi vanga (nel significato più antico di “vomere”, sv. plogbill), alce (älg) e forse anche guerra. Originariamente vangare è “sinonimo” di “arare” Lo svedese virrig ci permette di ipotizzare che “guerra” originariamente significasse “mischia, battaglia”: non la battaglia ordinata dei Romani, ma quella in ordine sparso dei Germani. Primi prestiti: braga Come per sapo, anche questa parola è stata mediata dai celti. Per i romani, le bracae dei celti e dei germani erano un tipico abbigliamento da barbari, che li caratterizzava insieme alle lunghe barbe. Primi prestiti: alce Anche gli animali del nord erano noti ai romani solo per mezzo dei germani. Oltre agli alci, anche le renne, su cui i romani avevano poche informazioni. Dall’età di Tacito al tardo impero romano avviene questo sconvolgimento con il periodo delle cosidette “invasioni barbariche”. In ambito germanico viene chiamato letteralmente “periodo della migrazione di popoli” (Völkerwanderung, in cui wanderung è migrazione, peregrinaggio). L’invasione dell’impero romano avviene secondo due direttrici: una che attraversa il Danubio, che sconvolge l’impero romano d’oriente, ma non abbastanza da mandarlo in crisi, e una che attraversa il Reno, che sconvolge quella d’occidente.