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Arte, moda, tecnologia

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Arte, moda e tecnologia: un connubio contemporaneo.
Breve riflessione su alcuni dei molti temi che le vedono protagoniste.
Il mondo è cambiato ed è in continua rapidissima evoluzione: assistiamo a processi di
trasformazione sociale che condizioneranno i nostri comportamenti, i nostri desideri e le nostre
scelte negli anni a venire e che necessitano ora di nuovi paradigmi interpretativi. Gli spostamenti,
un tempo impensabili, di società non più stanziali, l’iperconnessione - benché oltre la metà della
popolazione mondiale non acceda a Internet - legata all’uso della tecnologia a livelli ed intensità
mai visti, il mutare della tradizionale struttura della famiglia, i nuovi modelli legati alla convivenza
nelle metropoli e la globalizzazione restituiscono all’osservatore attento una visione dinamica,
instabile, liquida e sempre più individualista della vita. (1)
Nell’Antropocene oltre al timore che incutono i problemi legati al riscaldamento globale e altri
importanti problemi ambientali, al variabile senso di insicurezza nelle città, assistiamo al
rafforzamento di vari estremismi e alla caduta generalizzata delle ideologie del passato e dei valori
forti dell’individuo. Arte e moda, in quanto estrinsecazione propria dell’uomo ed estensione della
sua creatività e sensibilità, sono condizionati dal cambiamento. L’arte, come scrive Munari, non
pone regole, è libera espressione. Il progetto, invece, ne prevede eccome, come del resto la moda
nella sua fase progettuale. La creatività – aggiunge il designer, tutto ciò che prima non c’era, ma
realizzabile in modo essenziale e globale - deve tener conto dei problemi che si interpongono al
raggiungimento dell’obiettivo. Progettare, dal latino projectare, gettare avanti, implica il
superamento delle inevitabili difficoltà. (2)
Le incognite sono numerose: la moda vive oggi un cambiamento epocale, un momento di
rivoluzione radicale, un cambio di passo ancora in corso d’opera per adeguarsi in primo luogo alle
nuove sfide del mercato ma contemporaneamente allo spirito del tempo, l’immaginario dal quale
esso attinge è alimentato e sviato dalla presenza pervasiva di un flusso ininterrotto e confuso di
immagini e di stimoli, troppo veloci perché l’individuo sia in grado di interiorizzarle ed elaborare
una propria simbologia collettiva precisa. Viviamo nell’era di Internet, dei social: l’immaginazione è
morta per eccesso di parole e per overdose d’immagini che si svuotano di senso. (3)
La realtà e il suo contrario si mescolano pericolosamente (iperconnessione, fake news, miti
fuggevoli): siamo circondati da immagini consumate e ce ne meritiamo di nuove: la differenza tra fatto
e verità profonda, tra verità banale e verità estatica è che la seconda è misteriosa ed elusiva e può
essere colta solo per mezzo di invenzione, immaginazione e stilizzazione. (4)
Per contro, ciò che non rientra nella logica ristretta del prevedibile o del classificabile, il
disarmonico, l’asimmetrico, il senso oggi imperante del dissonante, insieme alla rivalutazione del
pensiero mitico e dell’irrazionale riappaiono prepotentemente nel nostro immaginario. (5)
In ogni grande epoca di civiltà, provvista di caratteri nettamente scolpiti, si può avvertire un concetto
centrale da cui scaturiscono i moti spirituali e in cui insieme essi sembrano confluire; e ciò, sia che
l’epoca medesima possegga una coscienza astratta di tale concetto, sia che questo formi soltanto
l’ideale punto d’irradiazione di quei movimenti, l’indole dei quali e il significato che essi hanno per
1)
2)
3)
4)
5)
Zygmund Baumann – La vita liquida
Bruno Munari, Fantasia
Jean Baudrillard - La sparizione dell’arte
Werner Herzog
Elogio della disarmonia - Gillo Dorfles
1
l’epoca, solo chi osserva posteriormente riesce a conoscere. Ognuno di questi concetti centrali va
incontro naturalmente a deviazioni, travisamenti, opposizioni, ma con tutto ciò esso rimane il re
nascosto di quell’era di spirito. (6)
Così, anche il nostro tempo, confuso e sprovvisto di grandi certezze, contiene in sé il proprio punto
di irradiazione, dal quale si diramano correnti più o meno sotterranee di attività e di pensiero.
Il mito non sta nelle cose in sé ma nel modo nel quale esse stesse vengono comunicate (7): tra i miti di
oggi figura l’inafferrabile Banksy. La sua opera, The girl with baloon, battuta ieri a un’asta a Londra,
si eleva a performance unica e indimenticabile con risonanza mondiale e si innalza a mito: l’autore,
per mezzo di un semplice congegno tecnologico, ha conferito all’opera il potere di autodistruggersi
nel momento stesso in cui fosse caduta in nuove mani. Per il Guardian, Banksy ha realizzato quello
che potrebbe essere lo scherzo più audace nella storia dell’arte, confermando la sua posizione
nell’immaginario collettivo. L’arte raggiunge qui un livello di massima provocazione mentre il
lavoro dell’artista – nella sua trasformazione formale niente affatto magica – acquisisce valore
eludendo le fasi classiche del percorso artistico: anche la moda diventa performance quando la
tecnologia permette a Karl Lagerfeld di ricreare una spiaggia esotica, con tanto di sabbia bianca e
onde delicate, all’interno del Grand Palais, riconvertito in un elegantissimo e surrealistico non-luogo
(8). Il valore emozionale della sfilata di Chanel, la valenza simbolica dell’evento hanno grande presa
sul pubblico.
Nei video ritratti di Bob Wilson realtà e finzione convivono nel dare vita e movimento, tramite l’uso
innovativo e seducente delle arti visive, a capolavori che sono interessanti citazioni della pittura
classica. (9)
Effetto analogo ma ancor più straniante è quello di Shudu, di Lil Miquela e Noonoouri, modelle
virtuali rispettivamente di Balmain, Prada e Dior – oggi così celebri e reali da essere ricevute,
attesissime ospiti, dalle case di moda e da contare centinaia di migliaia di followers - realizzate
mediante l’utilizzo di computer-generated imagery. Ma anche questo fatto, non più così singolare,
ha un precedente: la creazione dell’identità di AnnLee – personaggio manga giapponese e avatar
cui viene costruita una personalità - è un percorso in cui la finzione si sovrappone alla realtà e un
chiaro esempio di narrazione che si materializza. (10)
Oggi quasi tutto è kitsch, al punto che è sempre più difficile individuarlo e separarlo, sostiene Dorfles.
È scomparso il bello? È solo cambiato il gusto, che oscilla sempre. Una volta c’era un gusto popolare
e uno elitario. Oggi c’è una certa confusione. (11)
Tornando in senso lato al concetto di sparizione e ripensando al recente gesto di Banksy, la
tecnologia offre alla moda un materiale concepito per soddisfare le richieste perverse del fast
fashion, che sono nocive per l’ambiente: capi a basso costo sempre nuovi, da rinnovare ed eliminare
spesso, creando enormi e preoccupanti quantità di rifiuti tessili.
6)
7)
8)
9)
10)
11)
Il conflitto della civiltà moderna - Georg Simmel
I miti di oggi - Roland Barthes
Nonluoghi - Marc Augé
Tales – Bob Wilson
No Ghost Just a Shell - Philippe Parreno e Pierre Huyghe
Elogio della disarmonia - Gillo Dorfles
2
Dai funghi la tecnologia permette di estrarre la sostanza utile per ottenere tessuti completamente
biodegradabili e compostabili se sotterrati, la cui produzione richiede l’uso di poca acqua e zero
pesticidi, quindi completamente sostenibili e con un brevissimo ciclo di vita! (12)
Ecco la natura entrare a pieno diritto, sotto forma di innovazione, nella filiera tessile tecnologica,
nel cui ambito la wearable technology ha dato ottimi spunti alla moda: così dagli scarti della catena
produttiva di arancia e mela è possibile produrre tessuti biologici e una pelle ecologica tanto
attraente e piacevole al tatto da costituire un’ottima alternativa sostenibile a quella di derivazione
animale. Dalla chitina, sostanza componente dell’esoscheletro dei crostacei, invece, nasce
l’innovativo prodotto atossico, biocompatibile e biodegradabile che consente il riuso dei gusci dei
gamberi. Esso entra in gioco nel processo di produzione serica e in quello della fabbricazione di
jeans sostenibili, riducendo del 90% i consumi di acqua e di energia, nonché diminuendo in modo
drastico l’impiego di prodotti chimici e tossici. (13, 14, 15, 16)
Carsten Hoeller, artista, biologo ed esperto in scienze agrarie, percorre strade parallele alla realtà,
vicine alla rigorosa sperimentazione scientifica e sensoriale: funghi velenosi, ingredienti di pozioni
magiche anch’esse parte della spettacolare opera ma contemporaneamente giganteschi ospiti
nella stessa installazione di un paesaggio fiabesco e sconcertante, rappresentano una natura che a
stento riconosciamo come amica. (17 Soma - Carsten Hoeller)
Se nell’antichità la tecnologia - dal greco tékhne e logìa, trattato sistematico su un’arte, sul saper
fare - era strettamente legata alla pittura, in particolare per quanto riguarda la chimica dei pigmenti
e la loro riproduzione, con il passare dei secoli la commistione fra scienza e tecnologia a servizio
della conoscenza ha prodotto scoperte fondamentali per l’umanità. Nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica, poi, l’arte a causa della stessa tecnologia ha perso la sua aura, il carattere di
sacralità che circonda ogni opera unica e irripetibile, il suo hic et nunc, ma da allora un numero
incalcolabile di riproduzioni ha invaso il mondo. Anche la moda ha utilizzato spesso parti di opere,
contribuendo in qualche modo alla definitiva democratizzazione dell’arte.
L’arte smarrisce così la sua funzione rituale e diventa al tempo stesso strumento di riflessione
intima o universale, dissacrazione, comunicazione sociale. Etica, politica, ecologia ne sono spesso
tematiche essenziali.
Oggi arte e moda all’unisono guardano all’evoluzione tecnologica come all’elemento principe per
adeguarsi allo spirito del tempo. La contaminazione avviene a più livelli - da quello formale a quello
filosofico – e in più direzioni.
Da Paul Klee a Kandinsky, da Matisse a Picasso, i grandi pittori del 900 evocavano nuovi universi
lontani dal conosciuto, incarnando i simboli di una narrativa allora sconvolgente e tutta da scoprire.
Oggi guardiamo a Olafur Eliasson: l’artista confezionando scenari che sono un prodigioso inganno
dei sensi, perfette ricostruzioni del mondo - mediante l’utilizzo di acqua, vento, luce ma soprattutto
di alta tecnologia – fa vivere allo spettatore esperienze parallele.
12)
13)
14)
15)
MycoTEX, NEFFA
Orange Fiber
Apple Skin, Frumat
Kitotex®, Canepa
3
16) Jeans Re-Hash
Guardiamo a Laurent Grasso che, grazie alla proiezione di luci perfettamente calibrate e basate su
algoritmi, simula l’attività solare con suggestive tempeste magnetiche che si materializzano con
efficacia emozionante sulla superficie di due enormi silos, visibili percorrendo la Périphérique di
Parigi. (18, 19)
Dan Flavin, James Turrell, Philippe Parreno: arte e luce sono un binomio inscindibile quando si
tratta di creare installazioni che sono la copia tecnologica o iperrealista del mondo che
conosciamo, immaginando mondi onirici nei quali perdersi come in un labirinto con le sembianze
del conosciuto, ma non altrettanto familiare. Gli artisti, dimostrando la propria abilità tecnologica,
creano astri e soli artificiali, universi paralleli nei quali smarrirsi, esorcizzando il timore proprio della
nostra epoca di perdere il controllo del mondo che conosciamo, il dubbio di lasciarselo sfuggire di
mano. Lo spettatore si muove all’interno di spazi a lui estranei come in un sogno, colpito da colori
e luci violente intermittenti che creano impareggiabili avventure percettive, offrendo esperienze
multisensoriali uniche. Sono immense cattedrali laiche nelle quali ritrovare una dimensione
spirituale, affine in qualche modo alla contemplazione mistica, scollegata dalla religiosità ma
strettamente correlata, invece, alla riflessione, all’introspezione, all’osservazione assorta di
fenomeni propri dell’universo, della natura, della vita stessa e del mistero che, al di là delle abilità
scientifiche, ancora li avvolge.
Dalla bioluminescenza - la sorprendente capacità di alcune forme di vita di emettere luce - hanno
preso spunto due giovani artisti, che riscoprono i suoni e i bagliori del bosco filmandone per 6
settimane la vita notturna con quella dei suoi abitanti, mediante l’utilizzo del projection mapping,
realizzando un filmato in cui l’ordinario si trasfigura in stupefacente e poetico straordinario. (20)
Dalle fibre ottiche ai LED, agli elettromagneti congiuntamente ad applicazioni pensate per creare
effetti speciali, la luce è entrata nel mondo della moda e ha vita propria: gli abiti brillano e si
accendono, la loro estetica muta cambiando colore, come del resto accade alle incredibili
scenografie delle sfilate ma anche, in maniera più misurata, agli interior più innovativi, sulle cui
pareti cola luce colorata che permette di variare l’atmosfera degli ambienti a seconda dell’esigenza
o dei desideri del momento: una premonizione di ciò che potrà riservarci in un futuro prossimo il
design d’interni. (21, 22)
L’artista Sonia Delaunay, Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni, Thomas Saraceno ma anche
i frattali e l’arte giapponese dell’origami hanno ispirato designers e scienziati, permettendo loro di
fornire nuove forme estetiche e funzionali al tessile e alla moda: le creazioni di Issey Miyake, Iris
van Herpen, della Maison Martin Margiela, di Sandra Backlund ne sono la punta di diamante. Con
l’aiuto di innovative macchine per maglieria, di stampanti 3D, mediante gli effetti di agugliature,
laminature, tagli al laser, termosaldature, forature, stampe digitali e l’uso di nuovi materiali come
il grafene le creazioni contemporanee in generale generano capi di abbigliamento non solo
esteticamente strabilianti ma funzionali, flessibili e performanti, dimostrando come la wearable
technology nasca indubbiamente da un progetto e da un design antropocentrico.
18)
19)
20)
21)
22)
The weather project, The parliament of possibilities, Your unpredictable path - Olafur Eliasson
Solar Wind - Laurent Grasso
Bioluminescent forest - Tarek Mawad, Friedrich van Schoor
Cutecircuit
Casa Luna – Buratti Architetti
4
La dicotomia tra fatto a mano - caratteristica che attribuisce al manufatto il ruolo di testimone di
un’arte artigianale evoluta nei secoli, di cura e abilità estreme, di saper fare unico e personale,
erede di tutti i precedenti saper fare - e produzione in serie, artefatto “copia” tante volte uguale a sé
stesso, si risolve nel design: sintesi di ogni attività progettuale e custode della preziosa eredità del
fare, attento all’innovazione, alla personalizzazione, al raggiungimento di una funzionalità mirata
e pensata per l’individuo, depositario della cultura più recente del making tecnologico, il design
tessile è il fulcro attorno al quale ruota ogni fase progettuale nel superamento delle difficoltà, il
ponte fra la tradizione del passato e il futuro che si avvale della tecnologia, fra la storia e la liquidità,
e la variabilità di un presente - sotto molti aspetti particolarmente stimolante - che rilegge il passato
secondo logica e pensiero del tutto nuovi.
È il design a conferire al prodotto - frutto di creatività, progettazione ed esecuzione secondo i
canoni contemporanei della nuova tecnologia applicata – la dignità che si merita.
Specchio del tempo, la moda non può non riflettere la stretta connessione fra uomo e prodotto
tecnologico.
Ma dimenticando per un momento estetica e forma, è importante sottolineare che l’innovazione
responsabile rientra nel novero dei megatrends che influenzeranno il settore moda nei prossimi dieci
anni e che un aspetto cruciale della tecnologia è proprio l’ausilio alla sostenibilità: solo la ricerca e
l’applicazione tecnologica, insieme a una progettazione mirata, sono in grado di supportare le
aziende nella gestione degli aspetti più critici della riduzione dell’impatto ambientale, le
opportunità di riciclo, la creazione e la scelta di materiali e coloranti adatti. L’arte anche in questo
è stata visionaria e ha preceduto la moda di almeno un ventennio: da Joseph Beuys a Giuliano
Mauri, da Pistoletto a David Nash gli artisti hanno denunciato con forza i problemi dell’ambiente
prima che essi si palesassero in modo plateale e sconcertante sotto gli occhi di tutti.
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