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Possibili domande sulla letteratura di epoca abbaside (Letteratura araba II, Universita degli Studi di Palermo)

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Domande sulla Nahda e sul mahjar
1) Parlami della letteratura d'adab!
2) Kitab e risala (cosa sono, differenze)
3) Che cos'è il saja3a?
4) Jahiz
5) Testi di Jahiz
6) Parlami della letteratura geografica!
7) Parlami di Yaqut e Mas3udi!
8) Parlami di Ibn Jubayr!
9) Che cos'è il talab al-3alim?
10) Cos'è la maqama?
11) Parlami della hamasa!
12) Parlami della rihla e dei suoi sottogeneri!
13) Parlami della letteratura popolare!
14) Le Mille e una Notte
15) Cos'è il khayal az-zill?
16) Che cosa sono le nasi7at al-muluk? Ne abbiamo fatta una in classe!
17) Cosa sono le siyar?
18) Parlami della letteratura enciclopedica!
I-----------------------------------------------I
1) Parlami della letteratura d'adab!
La letteratura d'adab è il genere letterario che nasce in epoca abbaside, considerata l'epoca d'oro della
letteratura araba, e che ha lasciato il segno all'interno della storia della letteratura araba. Oggi, il termine
"adab" vuol dire "letteratura" in sé (sia la letteratura prosastica che quella poetica), ma all'epoca la
parola "adab" aveva altri significati. Aveva a che fare con l'adib (meglio noto come "kàtib", cioè il
segretario di cancelleria), una persona di grande cultura considerata un punto di riferimento per le città
della Dar al-Islam, e non solo. La parola "adab" indicava le buone maniere e la buona educazione e il
modello erano il profeta Muhammad e la sua biografia, e così entriamo nel concetto di "sirat
an-nabawiya". La ragione deve prevalere sul mondo e la letteratura d'adab era una letteratura edificante,
cioè che aveva il compito di educare i kuttab in un determinato campo scientifico, che erano i segretari di
cancelleria ed uno era di questi era il siciliano Ibn Hamdis. Il potere di questa letteratura edificante
coinvolgeva sia la khassa che il popolo e il suo centro fu l'Iraq, in particolare le città di Baghdad, Kufa,
Bassora, Mosul e Samarra. Prima dell'avvento della letteratura d'adab, è stato rilevato che i kuttab
ebbero numerosi problemi con la grammatica, la scrittura e il linguaggio da adoperare e questi testi
servivano ai kuttab affinché potessero ben comportarsi nella società, a scrivere bene e ad esporre in
modo chiaro e conciso. Il discorso religioso è ben presente qui e si doveva raggiungere la meta solo grazie
a Dio, e la letteratura d'adab ha delle caratteristiche simili a quelli dei testi hadith, con cui condivide
l'isnad, che sancisce l'attendibilità del testo grazie alle catene di trasmissione, e il matn, che è un breve
racconto coincidente con quello che è stato detto dal Profeta Muhammad. Quindi ci sbagliamo a dire che
la letteratura d'adab era una letteratura religiosa come lo era la letteratura hadith. La prosa d'adab si
differenziava dalla prosa scientifica, dalla prosa coranica e dalla prosa filosofica di derivazione greca.
2) Il kitab e il risala
Il kitab e il risala erano i due generi principali della letteratura d'adab. Il kitab era un testo di varia
lunghezza (potevano esserci dei testi piccoli come degli opuscoli e altri testi che potevano avere
dimensioni gigantesche), vi potevano essere degli spezzoni argomentativi in un solo testo e la struttura
era disomogenea. A causa della disomogeneità derivata dalla presenza di numerose tematiche in un solo
testo (soprattutto storia, geografia, politica, economia), i kutub sono difficili da classificare, neanche
ricorrendo alla percentuale di classificabilità. Quindi è difficile trovare l'argomento centrale del testo, che
sta al lettore trovarlo. Il risala è l'altro sottogenere della letteratura d'adab ed è una corrispondenza che
poteva essere formale od informale. È divisa in tre tipologie: 1) risalat al-ikhwaniya, che era una
corrispondenza informale scritta a parenti e amici in occasioni di determinate occasioni (matrimoni,
nascite, funerali); 2) risalat ad-diwaniyya, che è una corrispondenza formale scritta dai kuttab, che
dovevano conferire anche una dimensione estetica e il loro stile personale, in occasioni ufficiali; 3) risala a
vocazione letteraria, che non è altro che l'imitazione della risala a vocazione strumentale. Per quanto
riguarda la struttura, la risala è un testo di una lunghezza specifica, non vi sono degli spezzoni
argomentativi, e la struttura era unitaria con un solo argomento. Per queste ragioni, le rasa'il sono facili
da classificare e l'argomento centrale del testolo si trova subito, anche leggendo il solo titolo dell'opera.
3) Che cos'è il saja3a?
Il sajʿ è una prosa rimata che ha delle rime come delle rime poetiche senza metrica. È una corrispondenza
o un accordo di due rime nella lettera finale su unica sillaba. Tra le sue condizioni è che le espressioni in
saj' devono essere dolci, eleganti ed in continuità con il significato e ciascuno dei testi in saj' ha un
significato opposto rispetto a quello dell'altra parola. Il saj' si presenta sotto quattro varietà: mutarraf,
murassagh, mutawwazi e mushattar. Il saj' è stato citato da al-Jahiz nel suo libro "Kitab al-Bayan
wat-Tabiyyin", adducendo le diverse opinioni del Profeta Muhammad a riguardo. Il saja3a designava gli
oracoli vaticinati dei kuhhān pre-islamici che emanavano i loro decreti con uno stile ritmato, ben distinto
tuttavia dalla poesia coi suoi metri. Il saj' trae le sue origini nell'epoca pre-islamica, in cui la letteratura
era essenzialmente orale e fatta di proverbi, detti e aforismi, e successivamente si diffonderà in epoca
islamica, quando la letteratura comincia ad essere scritta. All'inizio dell'età islamica, esso era ancora
impiegato moderatamente, nelle lettere e nei discorsi e, col passare del tempo, il sajʿ divenne sempre
avvertito come un genere compositivo "decadente", ma ciò non signfica che il saj' si estinguerà. Anzi,
al-Jahiz ha fatto risorgere il saj' nei suoi testi al fine di renderli più piacevoli e meno noiosi da leggere. Si
ritrovano ancora sopravvivenze di questa forma soprattutto nella letteratura araba classica del tipo
"maqāmāt" (narrativa). Lo si ritrova anche nel Corano, nelle sue meccane, e il saj' non c'è nelle sure
medinesi, perché non aveva senso metterlo lì. Il saj' è qualcosa di meraviglioso di cui non si può fare a
meno e la letteratura senza saj' non è letteratura, è noia e basta!
4) al-Jahiz
Al-Jahiz è stato il più grande autore di opere letterarie d'adab del suo tempo. Nasce a Bassora nel 776 da
una famiglia di origine africana. Lui visse in Iraq in un epoca colma di scienze, arte e letteratura e apprese
le scienze da diversi shuyukh di Kufa e Bassora. Frequentò al-Marbad, una località situata nei pressi di
Bassora frequentata dalle tribù beduine per il commercio e lo scambio, e anche dai rujaz, dai predicatori
islamici e dai poeti, che trasmettevano il risultato del loro pensiero ai shuyukh per la critica letteraria.
Al-Jahiz è stato uno tra gli 3ulamà2 che mescolò la cultura araba con la cultura straniera, specialmente
persiana. Grazie al suo interesse in ogni campo, lui compose opere di poltica, religione, economia,
sociologia, zoologia, astronomia, diritto islamico ecc. e molte di queste opere andarono perdute a causa
di rovinose guerre. Le sue opere più famose sono "Kitab al-Bayan wat-Tabiyyin", "Kitab al-Bukhalà2",
"Rasa2il" e "Kitab al-7ayawan". Lui morì nel'868, durante il califfato di Mu3tazz Billah, a causa dei libri di
scienza che gli sono caduti in testa mentre era malato. Al-Jahiz è stato una delle figure che maggiormente
hanno utilizzato il saj' nei suoi testi. Lui voleva far divertire e appassionare il katib tramite il saj' e per lui il
discorso religioso è importante. Lui era un mufassir, cioè commentava il Corano, ed era anche un hafiz,
colui che conosce a memoria l'intero Corano.
5) Testi di al-Jahiz
Noi abbiamo letto e tradotto due testi di al-Jahiz: "Husna t-tadbir" e "Taqsim at-Tir". "Husna t-Tadbir" è
un testo che proviene dal Kitab al-Bukhalà2, e qui abbiamo a che fare con una donna mistica chiamata
Mu3adha al-Anbariya, una donna vedova religiosa che ha ricevuto la carne di pecora da disporre da suo
cugino e non sa come disporre questa carne. La donna in questione è una mistica avara e qui al-Jahiz
descrive le contraddizioni della società di Bassora del suo tempo, in particolare del ceto religioso. La
famiglia al-Anbariya è una delle famiglie più potenti di Bassora e qui al-Jahiz fa uso del saja3a. Al-Jahiz
mette in risalto delle persone reali, e lui voleva mettere in ridicolo la donna mistica e tutto il ceto
religioso, il cui vizio principale è l'avarizia. Siamo di fronte ad un khabar, una notizia o un'informazione.
Questo khabar voleva mettere in ridicolo la donna mistica e tutto il ceto religioso e qui la donna mistica è
esistita veramente, mentre l'esistenza dello shaykh è dubbia. Si pensa che questo testo non sia di al-Jahiz,
ma piuttosto una rivisitazione di un testo hadith che successivamente è stato dissacrato per l'occasione.
Al-Jahiz era un mu2allif, cioè prendeva dei testi e li cambiava a suo piacimento, utilizzando il saja3a. È un
testo di denuncia e il tema è la giustezza della disposizione, i cui elementi ci vengono forniti dalla
muqaddima (introduzione) e dal fihris (indici). Un altro testo di al-Jahiz è "Taqsim at-Tir", proveniente dal
Kitab al-Hayawan. Qui vengono descritte tutte le specie degli uccelli in modo minuzioso e qui al-Jahiz
utilizza una terminologia specifica del campo della parazoologia, poiché il testo è parazoologico. Lui era
consapevole di questo lessico specifico ma voleva semplicemente edificare il katib nel campo della
parazoologia. Al-Jahiz conosceva Aristotele e al suo tempo circolavano opere parazoologiche greche
(anche di Aristotele) e persiane.
6) Parlami della letteratura geografica (anche masalik wa mamalik e il concetto del meraviglioso)!
La letteratura geografica è stata fondamentale all'interno della letteratura di epoca abbaside. È una
letteratura edificante che vuol far conoscere le varie province della Dar al-Islam. I califfi abbasidi non
avevano più intenzione di conquistare altri territori, anzi, il mondo islamico stavano perdendo pezzi
(Al-Andalus, Sicilia, Creta) e non si vuole più conquistare un paese per islamizzarlo, ma lo si vuole
conoscere. Si vuole restare all'interno della Dar al-Islam e raramente ci si esce. Gli autori, che spesso sono
gli emissari del Califfo, viaggiano per la Dar al-Islam e la conoscenza libresca si rivela fondamentale e
appuntano le province, le città e le vie di comunicazione. Vi sono due dimensioni: 1) la dimensione
simbolica e la dimensione concreta, che ci interessa maggiormente. Anche la dimensione religiosa è
fondamentale, specialmente per quanto riguarda il discorso della qibla. La qibla è la direzione della
preghiera e un musulmano, quando si trova in vacanza, chiede al proprietario dell'albergo la direzione
della preghiera e oggi, grazie alle moderne tecnologie, un musulmano può trovarla facilmente. Nei tempi
antichi, la qibla la si trovava grazie a degli adesivi a forma di freccia che proprio la indicava. Sempre
all'interno della letteratura geografica, nasce il concetto del masalik wa mamalik (vie e regni), che
proviene dai kutub az-ziyarat e dalle rahalat. Del masalik wa mamalik fa parte la letteratura 3ajà2ib, cioè
la letteratura del meraviglioso. Si ha un senso del meraviglioso di fronte al nuovo. Alcuni autori quali
al-Qazwini ed al-Mas3udi si meravigliavano di tutto ciò che vedevano mentre altri no. Nei testi geografici,
il vulcano e il senso del meraviglioso vanno di pari passo e la descrizione dei monumenti e dei paesaggi
sono imprenscindibili e c'è una sorpresa di fronte al nuovo. Nel concetto del meraviglioso si parlano di
cose fantasiose che non esistono, come animali fantastici non esistenti e il meraviglioso di unisce al sacro,
creando la rihlat al-hijaziya. Vi sono dei geografi professionisti che ricorrono a un certo tipo di scrittura
imparentata con la prosa d'adab e la letteratura geografica di può dividere in due tipologie: 1) letteratura
geografica tecnica, che nulla a che vedere con l'adab; 2) letteratura geografica descrittiva, i cui autori più
importanti sono Ibn Hawqal, Yaqut, Mas3udi e Ibn Jubayr, considerati i primi autori delle rahalat assieme
ad Ibn Battuta, geografo marocchino autore de "Rihlat Ibn Battuta", e Garnati, geografo andaluso di
Granada.
7) Parlami di Yaqut e di al-Mas3udi
Yaqut e al-Mas3udi sono alcuni tra gli autori di opere geografiche più importanti. Yaqut è un geografo
siriano (di Hama) di origine greco-bizantina che compose "Mu3jam al-Buldan" (Dizionario dei Paesi). È un
dizionario geografico dove si elencano i paesi e le città in ordine alfabetico e in questo dizionario di trova
la Sicilia, che viene elencata con la lettera sad (la 14esima dell'alfabeto arabo). Yaqut fa una descrizione
minuziosa sulla Sicilia per quanto riguarda la pronuncia del nome "Siqilliya" (Sicilia contre kasra, la
tashdid sulla lam e anche la ya' viene raddoppiata; alcune persone dicono con la sin e la maggior parte dei
siciliani apre la sad e la lam) il paesaggio, quanto bisogna percorrere (sette giorni), la sua forma (forma
triangolare da ogni angolo ad un altro), le città (23 città e 13 villaggi), i fiumi (fiumi che sgorgano in
maniera copiosa e che, nell'entroterra siciliano, sgorgano dalla cima della montagna), le coltivazioni, il
sottosuolo (miniere d'oro, argento, rame, mercurio e piombo) e gli edifici (pochi in epoca bizantina e
aumentati durante il dominio arabo-islamico). Vi è anche una citazione poetica del poeta arabo netino Ibn
Hamdis, e le citazioni poetiche sono una cosa comune nei testi geografici dell'epoca abbaside. al-Mas3udi
ha composto un'opera chiamata "Muruj adh-Dhahab" (Praterie d'Oro), in cui vi è una parte sulla Sicilia.
Mas3udi racconta di due isole sul Mar Mediterraneo (Cipro e Sicilia). La Sicilia verrà menzionata dopo il
monte Vulcano (l'Etna) dal quale esce il fuoco con al suo interno corpi e cadaveri grandiosi. Mas3udi
racconta che l'Ifriqiya e la Sicilia prima dell'arrivo dell'Islam erano stati cristiani di cui gli è giunta notizia e
gli è giunta notizia di un'isola nota come "al-Burkan", dal quale escono corpi di fuoco e corpi di gente
decapitata che vagheggiano in aria di notte, che cadono nel mare e che galleggiano in acqua. Mas3udi
racconta che questi corpi usciti dal vulcano non sono altro che delle pietre con le quali si strofina la
scrittura nei quaderni e che sono delle pomici bianche dall'aspetto di un favo di miele e di piccole vespe e
il "Burkan" è noto come "2atmata Siqilliya". All'interno dell'Etna vi morì il filosofo greco Porfirio, autore
del libro dell'Esagogia introducente la scienza della logica e l'interpretazione di "cratere" è occhio di fuoco
che trae origine dalla Terra.
8) Parlami di Ibn Jubayr
Ibn Jubayr è il più importante autore geografico della storia della araba assieme ad Ibn Hawqal. Nel 1183
Ibn Jubayr, con l'intento di tornare in Spagna dal Hajj alla Mecca, è sbarcato in Sicilia a causa di un
naufragio. Lui visiterà le principali città siciliane, tra cui Siracusa, Messina, Cefalù, Trapani e soprattutto
Palermo. L'ambientazione è normanna e siamo nel periodo dell'ultimo re della dinastia normanna degli
Altavilla: Guglielmo il Buono, nipote di Ruggero II e figlio di Guglielmo I. Ibn Jubayr racconta la città di
Palermo, descritta come una città che unisce i pregi dell'abbondanza e della floridezza e che si presenta
come nobile, verde, elegante e raffinata; è una città che si presenta sotto un aspetto ammaliante e che si
dà delle arie nelle sue piazze e negli spazi verdi. Ha strade larghe e spaziose e molti edifici costruiti in
pietra Kaddhan, ed è una città costruita in stile Cordoba. Con tutto ciò si ha un senso del meraviglioso e
Ibn Jubayr descrive la condizione della comunità musulmana della città di Palermo, rimasta una grande
quantità, descrive monumenti quali la Chiesa della Martorana, racconta le similitudini tra Palermo e
Cordoba. I musulmani erano ancora numerosi a Palermo e loro si riunivano alla preghiera non appena
sentono l'adhan il venerdì (richiamo del muezzin), ma a causa della Khutba loro vietata non possono farlo
e si riuniscono per la Khutba nei giorni festivi invocando gli Abbasidi. Le moschee di Palermo sono
talmente numerose che non si possono contare e molte di esse fungono da scuole coraniche e Ibn Jubayr
attacca i musulmani che si sono messi dalla parte dei Normanni. Nel testo, Ibn Jubayr descrive una
notevole facciata, l'interno pieno d'oro, delle lastre di marmo colorato innalzate da lobi di mosaici d'oro
incoronati da lobi verdi di mosaici. La chiesa ha un campanile sorretto da una cupola che si propaga su
altre cupole. Ibn Jubayr parla dei costumi delle donne, arabofone e con costumi del tutto simili a quelli
delle donne musulmane e queste usanze femminili hanno scattato nell'autore una molla poetica a
riguardo, come molti facevano e così Ibn Jubayr la faceva finita con la descrizione, che porta alla puerilità
e ai discorsi frivoli. Poi decide di andare a Trapani prima di andare in Spagna e in Marocco, prima ancora
di andare ad Alessandria d'Egitto, dove l'autore incontro dei pellegrini e mercanti islamici. Questo testo si
trova alla Biblioteca arabo-sicula di Palermo ed è una rihlat-al hijaziya. Il testo è fluido ed Ibn Jubayr è,
assieme ad Ibn Hawqal, l'autore arabo che meglio di tutti ha descritto la Sicilia.
9) Parlami del concetto del talab al-3alim!
Il talab al-3alim è un concetto importante all'interno della letteratura abbaside. È legata in qualche modo
alla letteratura geografica e qui abbiamo a che fare con la ricerca del sapere da parte degli 3ulama2.
Questi 3ulamà2 vogliono apprendere una determinata scienza presso un determinato shaykh, ma questo
shaykh può trovarsi dall'altra parte del mondo islamico, mentre l'3alim dall'altra. Quindi l'3alim deve
mettersi in viaggio per andare a studiare e mentre si viaggia, le descrizioni dei monumenti e dei paessagi
sono inevitabili, facendo nascere delle rahalat. Prima di mettersi in viaggio, c'è il livello di porsi in
contatto con una determinata persona quale lo shaykh, in grado di impartire delle lezioni di un
determinata disciplina. Si dovevano conoscere le vie di comunicazione e la cultura del luogo dove si
voleva studiare. Quando si arriva lì, il sapere viene perfezionato grazie alla frequentazione di persone e
luoghi diversi. Il rapporto tra lo shaykh e l'3alim non si limitava solo alla partecipazione delle lezioni, ma
potevano anche essere di tipo familiare, visto il più delle volte l'3alim poteva innamorarsi della figlia dello
shaykh e sposarla. Questo concetto vede l'aprirsi di canali a particolari livelli ed è un concetto
importantissimo.
10) Che cos'è la maqama?
La maqama è un genere della letteratura popolare ed è un genere di stampo narrativo. La Maqama
proviene dall'inventiva e dalla creatività ed oggi "narrativa" si dice "riwa3i", che all'origine stava per
indicare l'oralità dell'epoca pre-islamica e della prima epoca islamica. La maqama è l'unione tra il saja3a
e il khabar ed è influenzata dal gergo e dagli inganni dei mendicanti delle città abbasidi. Come la
letteratura in prosa d'adab e la letteratura hadith, anche nella maqama vi sono l'isnad e il matn. L'isnad è
l'attendibilità del testo sancita dalle catene di trasmissione, mentre il matn è un piccolo racconto e
coincide con quello che ha detto il Profeta Muhammad. La maqama si sviluppa tra il IX e l'XI secolo e i
personaggi hanno scopi che sono simili a quelli delle siyar, nel senso che devono intraprendere un
percorso di iniziazione per raggiungere l'obiettivo finale (la kidya). La narrativa è qualcosa di fantastico e
basta leggere le biografie dei Califfi e testi quali il Kitab al-Hayawan per capire com'era l'ambiente delle
corti irachene. Gi autori che scrivevano maqamat, per mostrare la loro destrezza con la lingua araba, si
avvalevano della poetica di Hamadhānī, aggiungendo deliberatamente complessità al proprio stile di
scrittura. Al-Hamadhani è il creatore delle maqamàt ed utilizza il saj' jahiziano e assieme ad al-Hariri, lui è
considerato uno dei pionieri della letteratura popolare. La narrativa non viene trascurata e il Qadi
at-Tanukhi crea l'opera "Faraj Ba3dash Shaddad", una serie di racconti in cui è presente il saj' ma non in
modo prevalente.
11) Che cosa sono le hamasa?
Le hamasa sono delle raccolte antologiche di opere poetiche risalenti a periodo differenti, dall'epoca
pre-islamica fino all'epoca contemporanea abbaside. Le hamasa hanno contribuito, in modo
straordinario, a salvare la cultura letteraria araba dai saccheggi delle orde mongole del 1258 e la hamasa
più importante è il Kitab al-Aghani di Isfaghani, una raccolta antologica di 100 qasa'id pre-islamiche (tra
cui anche le Mu3allaqat di Imru l-Qays e le Mu3allaqat di Antara bin Shaddad) che nei secoli successivi
vennero messi in musica nei teatri delle principali città arabe.
12) Parlami della rihla!
La rihla è un sottogenere della letteratura geografica che nasce nell'epoca d'oro della letteratura araba,
cioè l'epoca abbaside. Nasce nel Maghreb e in Spagna e "Rihla" ha come lettere radicali la ra', la 7a' e la
lam, le stesse del verbo "ra7ala" (viaggiare) ed infatti è un resoconto di viaggio. I primi autori sono
anonimi e La rihla poteva essere di tipo religioso, di tipo economico, di tipo politico o di piacere e per
quanto riguarda le tipologie di rahalat, noi abbiamo la rihlat al-hijaziya e la rihlat al-maqdsiya. La rihlat
al-hijaziya ha a che fare con il Hijaz, una regione dell'Arabia nord-occidentale il cui capoluogo è La Mecca.
Si tratta di un resoconto di viaggio del Hajj alla Mecca, un'esperienza unica al mondo per ogni
musulmano. In questa rihlat al-hijaziya, si descrivono le emozioni che si provano durante il viaggio.
L'emozione si sente prima del viaggio e i preparativi sono onerosi. L'emozione va crescendo viaggiando
fino a toccare l'apice quando si vede la marea umana riunitasi alla Ka3aba. Così come un musulmano
prova una grande emozione per il Hajj meccano, anche gli italiani provano un'emozione simile quando
vanno in pellegrinaggio ad Assisi o anche al Vaticano. Un'altra tipologie di rihla è la rihlat al-maqdisiya. La
rihlat al-maqdisiya si verte sul viaggio in Palestina ed infatti è un resoconto di viaggio sulla Palestina, in
particolare Gerusalemme, chiamata in arabo "Al-Quds" o "Bayt al-Maqdis". In quel periodo la Palestina
suscita grande interesse ai viaggiatori, in particolare Gerusalemme, città santa dell'Ebraismo (Muro del
Pianto), del Cristianesimo (Chiesa del Santo Sepolcro, coincidente con il luogo in cui Gesù è stato
flagellato e condannato a morte) e la terza tra le città sante dell'Islam (Moschea al-Aqsa). L'autore più
importante è al-Maqaddasi, gerosolimitano.
13) Parlami della letteratura popolare!
La letteratura popolare è il secondo filone più diffuso nel periodo classico della letteratura araba, cioè
l'epoca abbaside. La letteratura popolare è stata a lungo tempo disprezzata dagli studiosi orientalisti
occidentali e quindi è stata rivalutata soltanto negli anni recenti. Il pubblico, a differenza di quello della
letteratura d'adab i cui destinatari erano il katib e la khassa, è popolare, con un grado di istruzione più
basso e che a malapena conosce l'arabo classico. Infatti, le opere popolari sono scritte in un linguaggio
che è misto tra l'arabo classico e l'arabo dialettale (questa unione la si avrà anche agli inizi del Novecento
con il drammaturgo Tawfiq al-Hakìm, che mescolo arabo standard e arabo egiziano nelle sue pièce
teatrali) e ricevono delle influenze lessicali provenienti dal turco, dal persiano, dal greco, dall'ebraico e dal
sanscrito. L'opera più famosa appartenente al filone della letteratura popolare è "Alf Layla wa Layla".
14) Le Mille e una Notte
Le mille e una notte è il più famoso dei testi arabi appartenenti al filone della letteratura popolare. Il suo
nome in persiano è "Hezār-o yek šab" ed è una celebre raccolta di racconti orientali (di origine egiziana,
mesopotamica, indiana e persiana), costituita a partire dal X secolo, di varia ambientazione
storico-geografica, composta da differenti autori. Viene considerata l'opera anticipatrice della maqamàt.
Il numero 1001 non va preso alla lettera. Al contrario, "mille" significa in arabo "innumerevoli" e quindi
1001 significa un numero infinito. Successivi compilatori e traduttori presero questo numero alla lettera
e, dividendo e aggiungendo fiabe, arrivarono a una raccolta che ne conteneva appunto mille.
L'ambientazione delle novelle è alquanto varia: il racconto-contenitore, come pure altre novelle, ha una
origine indo-iranica ed appartiene al nucleo più antico[15]. In molte altre novelle intervengono jinn e
spiriti, che denotano un'antica derivazione persiana. Si individua pure un ciclo dei racconti di Baghdad
(chiaramente di tradizione arabo-musulmana), nelle quali assume un ruolo fondamentale il califfo
abbaside Hārūn al-Rashīd e un ciclo di novelle ambientate in Egitto (per lo più al Cairo), più avventurose e
di origine più recente, nelle quali si riconoscono influssi giudaici. Accanto ai filoni indo-iranico,
arabo-abbaside-iracheno, arabo-egiziano e giudaico è presente pure un filone minore greco-ellenistico.
Alcune novelle sono infine parzialmente ambientate in Cina e altre negli Urali. In tempi successivi vennero
aggiunti racconti estranei; quali Le avventure di Sindbad il marinaio o La storia dei sette vizir. È incentrata
sul re persiano Shahriyār, sultano della Persia e dell'India, sposato con una moglie tanto bella quanto
ricca, ma scopre un giorno che lei lo tradisce con uno schiavo. Memore che una storia simile era accaduta
qualche settimana prima anche al fratello del sultano, Shāhrīyār, furioso contro la donna e contro tutti gli
esseri femminili del mondo, ritenuti iniqui, fa decapitare la moglie; si sposa poi il giorno dopo con un'altra
ragazza della città dove regna, ma di notte la fa in seguito uccidere, rispettando il suo voto. Così inizia a
trucidare molte ragazze del Paese, finché una donna di corte di nome Shahrazād, che decide di offrirsi
volontariamente come sposa al sovrano, avendo escogitato un piano per placare l'ira dell'uomo contro il
genere femminile. Così la bella e intelligente ragazza, per far cessare l'eccidio e non essere lei stessa
uccisa, attua il suo piano con l'aiuto della sorella Dinarzad: ogni sera racconta al re una storia,
rimandando il finale al giorno dopo. Va avanti così per "mille e una notte"; e alla fine il re, innamoratosi,
le rende salva la vita. Ciascuna delle storie principali delle Mille e una notte è quindi narrata da Shahrazād
e questa narrazione nella narrazione viene riprodotta su scale minori con storie raccontate dai personaggi
delle storie di Shahrazād e così via. Questo espediente narrativo (metaracconto), che ancora oggi ha nelle
Mille e una notte uno dei suoi casi d'uso più illustri, è da alcuni paragonato al metateatro, così definito da
Lionel Abel nel 1963 con riferimento al ruolo di Don Chisciotte della Mancia come prototipo di
personaggio autoreferenziale. Tale artificio del teatro nel teatro è spesso usato in epoca moderna,
giungendo attraverso William Shakespeare fino a Luigi Pirandello. Nel 1300 Giovanni Boccaccio introduce
il metaracconto in Italia con il Decamerone e poi nel resto d'Europa, in particolare in Francia sempre
grazie a Boccaccio durante il suo esilio francese. È comunque possibile rintracciare le origini del
metaracconto nella narrazione epica greca, per esempio alcuni canti dell'Odissea sono costituiti dai
racconti fatti da Ulisse all'assemblea dei Feaci. L'opera ha conosciuto un successo mondiale grazie alla
traduzione dall'arabo al francese ad opera dell'orientalista francese Antoine Galland, con l'intento di
farne dono alla marchesa d'O (dama di palazzo della duchessa di Borgogna), contribuendo così alla sua
divulgazione in Francia e più in generale nel mondo occidentale. In realtà, però, egli attinse ad opere di
origine orientale di diverso genere e periodo effettuandone una vera e propria riscrittura ricca di
modifiche, più che una traduzione. Essa permise inoltre l'irruzione di motivi e scenari orientali nel
panorama letterario francese del 1700, facendone una vera e propria moda esotista, sia in Francia che nel
resto d'Europa, in particolare in Austria con Mozart. L'opera fu pubblicata a partire dal 1704 e con gli
ultimi due dei dodici volumi complessivi dell'opera che uscirono postumi così come avvenne per numerosi
altri suoi manoscritti.
15) Cos'è il khayal az-zill?
Il khayal az-zill nasce durante l'epoca abbaside e il suo significato è "profilo d'ombra". È l'unica forma di
teatro che ci è rimasto ai giorni nostri. È fatto all'aria aperta con delle marionette di legno con dietro un
drappo chiaro e ben illuminato, con testo recitato o improvvisato e alternando prosa in arabo classico e
poesia dialettale. I narratori dei testi popolari esercitavano a una professione integrata nel tessuto
sociale, raccontavano in successione gli episodi di romanzi (hakawati). Il teatro arabo abbaside non è
quello quello che conosciamo oggi, che proviene dall'antico, e il khayal az-zill è stato ripreso dagli
Ottomani negli ultimi anni di esistenza dell'Impero ottomano. Ad Istanbul è stata creata la pièce teatrale
"Hacivat Karagöz", in cui vi è un canovaccio continuo, frasi in turco dialettale e una parte rudimentale che
suscita interesse. In Turchia vi è anche il teatro moderno e si utilizzano le marionette bianche e rosse,
come anche in Siria.
16) Che cosa sono le nasi7at al-muluk? Noi ne abbiamo fatta una. Qual'è?
Le nasi7at al-muluk sono un genere della letteratura dotta risalente all'epoca d'oro della letteratura
araba, cioè il periodo del Califfato abbaside. "Nasi7at al-muluk" vuol dire "Specchio dei principi" e sono
una tipologia di testi complessi dalla base solida e l'erudizione non è mai fine a se stesso. Uno degli
obiettivi principali dell'3alim è quello di imparare e mai insegnare, quindi deve accostarsi ai governanti
per garantire il benessere della comunità e il benessere personale sia in Terra che in Cielo. "Muluk" vuol
dire "re, principi" e un termine "khalifa" (califfo) non viene utilizzato. Un altro termine impiegato in
questi testi è "sultan", che non fa riferimento al sultano in sé ma ad una figura politica autoritaria
("sultan", quindi, significa "tiranno"). Queste nasi7at al-muluk potevano essere composte da politici e
religiosi e uno di questi religiosi è il teologo iracheno al-Ghazali, autore del "Tabar al-Mashuk fi 'akhlaq
al-mulk". Al-Ghazali fu molto trasversale e diede un grandissimo contributo all'assorbimento del sufismo
all'interno della letteratura e lui è conosciuto per l'opers "Ijiya 3ulum ad-Din". Al-Ghazali combatté contro
le idee filosofiche del suo tempo e volle far rinascere l'Islam secondo le idee del Profeta Muhammad. Le
nasi7at al-muluk sono un genere che si legano alle 'amthal, che sono delle favole animali contenenti una
morale, e che quindi sono delle favole edificanti al fine di dare dei consigli ai governanti. Una di queste
'amthal è "Al-Fil wan-Namla", un testo contemporaneo contenente una morale, che è: "Non bisogna
giudicare dalle apparenze, e anche esseri piccoli come la formica possono fare cose che un essere grande
come l'elefante non possono fare".
17) Che cosa sono le siyar?
Le siyar sono un sotto genere della letteratura popolare e sono delle opere biografiche, ma non sono
delle opere propriamente biografiche poiché vi sono degli elementi della maqamàt (narrativi). Le siyar
sono piuttosto delle opere simili ai romanzi cavallereschi europei (il cui più importante è "La Chanson de
Roland"), con i quali condividono il percorso dell'iniziazione, in cui un singolo eroe o un gruppo di eroi
intraprendono questo percorso fatto di ostacoli per raggiungere una determinata meta. Le siyar anche un
fondo storico e l'autore è anonimo. Vengono cantate dai hawakati accompagnati da degli strumenti ad
arco. Le siyar possono anche essere molto lunghe e con una trama complicata; alcune siyar possono
essere dei saj' con solo alcuni passaggi poetici. Alcune siyar contengono degli elementi magici ed elementi
soprannaturali mentre altre sono eroiche e dal tono semi-realistico. Tutte le siyar sono di stampo
biografico e storico. Le siyar, come tutte le opere popolari, hanno un linguaggio colloquiale caratterizzato
dall'unione tra arabo classico e arabo dialettale con influenze lessicali provenienti dal turco, dal persiano,
dal greco, dall'ebraico e dal sanscrito. Il diffondersi di uno spirito nazionalistico di fronte alle imposizioni
occidentali, la consapevolezza del progressivo disgregarsi delle tradizioni popolari in genere e lo sviluppo
delle scienze sociali verso lo studio dell'uomo "comune", del suo ambiente e delle sue tradizioni hanno
accelerato gli studi per quanto riguarda le siyar. Le siyar più importanti sono: 1) Sira Baybars, che racconta
la vita e le gesta militari del califfo circasso mamelucco Baybars, che nel 1260 sconfisse i Mongoli nella
battaglia di 3ayn Jalut e che governò la Siria storica e l'Egitto dal 1260 al 1277, anno della sua morte; 2)
Sira 3antara, che racconta la vita e le gesta delm poeta pre-islamico 3antara bin Shaddad. Qui vi è uno
stravolgimento della figura del protagonista, che da poeta pre-islamico e pagano diventa un portatore di
virtù islamiche, e quindi viene islamizzato; 3) Sira Bani Hilal, che ha un fondo storico e che racconta le
peripezie affrontate dalla tribù arabica dei Banu Hilal, che dall'Arabia centrale migra nel Maghreb. Oggi,
dal punto di vista linguistico, i dialetti maghrebini si dividono in dialetti pre-hilalici e dialetti hilalici; 4)
Sirat al-Malk az-Zahir, dove viene messo in evidenza l'eroismo di questo personaggio, morto nel 1258, e
qui troviamo delle varietà dialettali specifiche (il damasceno); 5) Sira Dhat al-Himma, in cui vengonon
raccontate due imprese di origini differenti: un'impresa di origine beduina e siro-omayyade e un'altra
impresa di origine maltese.
18) Parlami della letteratura enciclopedica!
La letteratura enciclopedica nasce negli ultimi anni del Califfato abbaside, funestati dalla crisi che
precipiteranno nell'Invasione mongola e nel dominio mamelucco. Le enciclopedie racchiudono tutte le
scienze in un unico titolo, e queste sono scienze di cui il katib deve avere conseguenze e queste
enciclopedie sono considerate qualcosa di progredito. Le enciclopedie raggiungeranno dimensioni
gigantesche durante l'epoca mamelucca e queste dimensioni gigantesche di queste opere hanno
contribuito a salvaguardare la cultura araba all'epoca minacciata di estinzione. L'3iqd è il fiore
all'occhiello dell'enciclopedismo nella fase intermedia. È composto da 25 libri, ognuno dei quali diviso in
due parti: una rinvia alle pietre preziose e una al tema centeale. Vi è poi un gioiello centrale che illustra gli
arabi del passato, in particolare al-Jahiz ed Ibn Qutayba.
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