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Storie di fantascienza e fantasy

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9 storie di fantascienza e fantasy che gli...
di Daniele Imperi - https://pennablu.it/storie-fantascienza-fantasy/
9 storie di fantascienza e fantasy che gli editori sono stanchi di
leggere
L’idea per questo articolo è nata leggendo 10 Science Fiction And Fantasy Stories That Editors Are Tired Of
Seeing di Charlie Jane Anders sul sito Io9. Mi era sembrata una bellissima idea, sentire direttamente dalla voce
degli editori cosa fosse meglio non inviare.
Ho voluto così replicare e il 10 settembre scorso ho iniziato a contattare gli editori nostrani che pubblicano storie
fantasy e di fantascienza. Hanno risposto in nove alla mia domanda. Sentiamo come.
Quali storie di genere fantastico non siete più disposti ad accettare dagli autori?
#1 – Plesio editore – Giordana Gradara
Bella domanda.
Ho sempre sostenuto che non esistano storie che non pubblicherei a prescindere, che la vera differenza la faccia
lo stile, che non abbia senso imporsi vincoli di questo tipo.
Eppure c’è una categoria di storie che considero adatta solo agli scrittori esperti. Il mio, dunque, è un disappunto
parziale. Diciamo che in linea teorica si tratta di libri potenzialmente leggibili e pubblicabili, ma poi sul piano
pratico è difficile che soddisfino le aspettative, anzi: di solito si rivelano dei flop.
Parlo di tutte quelle storie in cui il protagonista non è umano, né umanizzato in maniera volontaria (come accade,
ad esempio, ne “La collina dei conigli” a tutti gli effetti uno dei libri che più amo).
Consideriamo che per un neofita è già difficile riuscire a creare empatia tra il lettore e i suoi personaggi quando
parliamo di storie classiche.
Se partiamo utilizzando come protagonista un membro di un’altra razza, o un animale, o qualsiasi cosa non
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umana (o non volontariamente umanizzata), poniamo ulteriori barriere all’empatia.
Senza contare la difficoltà del restare coerenti, elevata proprio perché si tenderà sempre a ragionare come esseri
umani e a traslare questi pensieri (sotto forma di decisioni, azioni, dialoghi) sui nostri personaggi. Ma se questi
sono rettili (o alieni, o pesci, o divinità, o computer, o T-rex, visto che tutte queste possibilità mi sono capitate
sotto mano in valutazione) la cosa rischia di generare un problema di logicità nello sviluppo del personaggio e
della trama.
L’unica soluzione per riuscire a gestire una situazione di questo tipo in maniera accettabile è possedere ottime
doti analitiche anche sul proprio operato, nonché padroneggiare alla perfezione le tecniche narrative che lavorano
sulla creazione dell’empatia.
Va da sé che il mio suggerimento non è certo un diktat, ma è basato sull’analisi di quanto arrivato in redazione
negli anni passati. Ciò non toglie che la narrativa offra esempi di storie riuscite anche con protagonisti non umani.
L’ultimo da me letto, “Il sentiero di legno e sangue” (Luca Tarenzi, Asengard), rappresenta ad esempio una bella
prova. Ma lo scrittore era all’epoca alla quarta opera pubblicata e viene considerato (a ragione) uno degli autori
‘da seguire’ nel panorama fantastico italiano.
A chi vuole cimentarsi in una storia di questo tipo consiglio, prima, di scrivere e divulgare altro. Certe capacità si
acquisiscono solo con la pratica.
#2 – Il Ciliegio – Giovanni Maria Pedrani
Un giovane eroe incompreso è costretto a una serie interminabile di prove per riuscire a raggiungere il proprio
obiettivo. Ad aiutarlo nella sua impresa il suo simpatico amico. Il premio sarà l’amore di una fanciulla. Il segreto
per vincere il cattivo è racchiuso in un misterioso sigillo.
Questo copione trito e ritrito è alla base della maggior parte delle storie fantasy, con tante varianti, ma una
matrice comune.
Eroe, antieroe, complice, sigillo, premio finale, sono gli ingredienti della favola classica pensata centinaia di anni
fa. E la troviamo con successo ovunque. Per citarne solo una: Robin Hood con il compare Little John, la bella
Lady Marian e il cattivo Principe Giovanni.
E nel filone fantascienza c’è invece una gara a pensare ogni volta un mondo diverso, con tutti i minimi dettagli
(dalla botanica alle unità di misura, dall’ordinamento politico ai vestiti), concentrandosi più sulla “scenografia”
(peraltro comunque importante) che sulla storia vera, sull’azione o sulla fantasia nell’intreccio. Anzi, spesso
questa ambientazione è lo sfondo di avvenimenti banali da fiction televisiva che potrebbero tranquillamente
essere collocati nel nostro tempo.
Siamo sempre felici di leggere idee nuove. La nostra casa editrice incoraggia l’iniziativa. E se proprio si deve
usare un canone classico, almeno che venga fatto con un po’ di originalità!
#3 – La Ponga Edizioni – Stefano Tevini
Come curatore di collana di La Ponga Edizioni cerco, nel mio piccolo, di essere sul pezzo, di avere il polso della
scena contemporanea della letteratura di genere. La discriminante, in questo senso, è capire quando un filone
può dare frutti interessanti e quando, invece, si esaurisce diventando una moda stanca e non più foriera di titoli
che valgano la pubblicazione.
Per fare un esempio pratico in entrambi i sensi, trovo che il filone zombie stia mostrando le corde, i titoli di puro
sfruttamento del trend, senza un reale valore, cominciano a essere tanti e la spinta propulsiva del sottogenere è
lontana da momenti di eccellenza quali quelli regalati da Max Brooks.
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Trovo, al contrario, decisamente vitale il filone supereroistico. Qui da noi si vedono ancora pochi romanzi del
genere, ma oltre oceano autori come Chris Strange e Blake Northcott stanno creando materiale estremamente
valido. Qui si vede anche la spinta del cinema e di periodi commercialmente e artisticamente felici di realtà di
riferimento come la Marvel Comics.
Ecco, questo è il criterio dell’accettazione o meno di una storia fantasy o di fantascienza : la vitalità, la capacità di
raccontare. Le centinaia di fantasy clonati dalla più noiosa partita di D&D, le distopie derivative dal più trito e ritrito
dei cyberpunk non trovano casa presso La Ponga Edizioni. Siamo piccoli e giovani, non possiamo permetterci di
essere anche banali.
#4 – Lettere animate – Roberto Incagnoli, Direttore Editoriale &
Comunicazione
Di norma non ci piace leggere le storie forzate perché di moda. Siamo stufi di leggere di vampiri e licantropi e di
piccole maghe alla ricerca di qualcosa.
Spesso si crede di dover scrivere qualcosa che piace leggere o vedere. Non tutti sanno scrivere un determinato
genere. Scrivere un fantasy o un libro di fantascienza è molto difficile perché la linea che divide il disastro da un
buon libro è sottilissima.
#5 – Bel-Ami Edizioni – Armando Rotondi, Direttore Editoriale
Il fantasy attualmente ha avuto uno sviluppo enorme, forse eccessivo, in tutte le sue forme. Difficile anche definire
cosa sia fantasy, perché esso si configura come un macromondo in cui sono presenti diverse tipologie: dallo
sword&sorcery al racconto/romanzo realistico con elementi fantastici, sino a sconfinamenti nell’horror o nella
fantascienza.
I film della saga di Lord of the rings, l’Harry Potter prima letterario e poi cinematografico, il proliferare di pellicole
e libri con maghi, eroi ed altro (da Eragon a Percy Jackson), casi italiani come Licia Troisi e altro ancora ha
portato, a mio avviso, a una sorta di mania, più che di moda in cui tutti i giovani scrittori, gli esordienti e
semiesordienti credono di saper scrivere un fantasy e che un fantasy sia per forza di cose la scelta obbligata, più
che giusta, per un editore. Gli scrittori (o aspiranti tali) si sono così divisi in due schiere: chi legge fantasy da lunga
data, sin da tempi insospettabili, e che credono sia il momento giusto per dare sfogo alla loro erudizione in
materia; i neofiti che sono in preda alla febbre del fantastico.
Le conseguenze sono evidenti: quasi nessuno vola basso, quasi tutti propongono saghe (il minimo è la trilogia,
ma altri prevedono anche sette volumi, quindi o Tolkien o Rowling) che per un editore indipendente e di
piccole/medie dimensioni diventa un azzardo improponibile. Uno perché la qualità non è quasi mai di buon livello;
economicamente è una scommessa insostenibile, bisognerebbe davvero credere al 1000% nella saga.
La seconda conseguenza è nei contenuti e nella forma: tutto, o comunque moltissimo, sa di già visto, di già
sentito, di già letto. Dai nomi che sembrano scimmiottare quelli di volumi blasonati alle trame, in alcuni casi
sfiorando quasi il ridicolo.
Scrivere un fantasy, così come un racconto o romanzo di genere, è difficilissimo perché non credo ci sia la via di
mezzo. O sono lavori di buon/ottimo livello o di scarsissimo valore.
Quello che ho scritto, comunque, non esclude che vi siano autori, anche poco conosciuti, semiesordienti o
esordienti, che siano bravi a creare storie, situazioni, personaggi. Con la Bel-Ami abbiamo, ad esempio, creato
un’antologia con 10 autori e 10 racconti sword&sorcery che crediamo essere di ottimo livello.
Si tratta quindi di districarsi in un calderone enorme e cercare di trovare prodotti appetibili e di un certo spessore.
Altro aspetto interessante è il fantasy per l’infanzia che noi non valutiamo per scelte editoriali. Ci sono modalità di
scrittura precise che guardano anche alla pedagogia e che spesso gli autori non riescono a gestire o utilizzare.
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Credo che per un buon fantasy, quindi, paradossalmente l’autore debba volare basso, essere umile e forse
riesce a trovare la cosa che manca attualmente: l’originalità. La semplicità a volte paga.
#6 – Watson Edizioni – Ivan Alemanno
La narrativa fantastica e fantascientifica è colma di avventure incredibili che hanno scritto la storia del genere e
che sono un punto di riferimento per le nuove generazioni di autori. È facile quindi cadere nel ripetitivo e anche
nel banale. Per questo evitiamo di approvare testi che includano i classici elfi, nani, goblin, vampiri fashion e
innamorati della vita, angeli dorati, prediligendo elementi nuovi che possano creare inattese sorprese.
È importante allo stesso modo sperimentare i “Classici” trovando nuove forme per esprimere gli stessi concetti
magari osservati da altri punti di vista.
Non siamo quindi disposti ad accettare il soggetto ritrito e monotono a meno che non si provi a sperimentare
intelligentemente.
La letteratura di genere, che sia oltretutto valida, ha bisogno di tanta fantasia, impegno e follia, l’ingrediente in più
per realizzare un prodotto fuori dal comune.
#7 – Rosa dei venti Edizioni
Siamo una piccola casa editrice digitale nata da pochissimo e ci avventuriamo ora nel mondo ingarbugliato dei
manoscritti. Tuttavia, abbiamo le idee molto chiare sulle nostre future pubblicazioni. Vogliamo leggere storie
emozionanti e appassionanti, che abbiano quel “più” che le renda indimenticabili.
Per noi una storia fantasy e/o di fantascienza deve essere in grado di stupire, di esplorare dimensioni
inimmaginabili trasformandole in realtà autentiche, di presentare creature sconosciute e particolari o di mostrare
quelle già ampiamente sfruttate sotto una luce nuova e fresca. Vogliamo imbatterci in realtà ancora inesplorate,
tutte da scoprire, che presentino temi attuali rielaborati metaforicamente.
Le opere appartenenti a tali generi presentano pecche riallacciabili soprattutto alla credibilità e al senso di già
visto e sappiamo che è difficile creare una storia originale e interessante al giorno d’oggi, perché molte delle
tematiche e delle figure tipiche di questi filoni sono state sfruttate e consumate, ma siamo convinti che se un
autore vuole plasmare qualcosa di diverso può riuscirci sempre.
Noi cerchiamo in particolare storie che abbiano una forte carica magica, ricche di sentimento, che sappiano
stupire e coinvolgere totalmente il lettore e presentino un intreccio solido e pieno di suspense. Vogliamo
personaggi forti e sfaccettati, complessi, non piatti e privi di sfumature. Una storia fantasy o sci-fi non deve
assolutamente essere banale e, pur presentando creature fantastiche o scenari futuristici, non deve confondere il
lettore né minare la credibilità dell’intreccio. I personaggi non devono essere uguali tra loro e privi di personalità e
le ambientazioni non devono essere abbozzate, ma descritte con estrema cura proprio per favorire l’immersione
in un mondo immaginario.
Abbiamo preso in considerazione due generi narrativi specifici, ma alla fine queste considerazioni valgono per
ogni tipo di storia.
#8 – Nativi digitali edizioni – Marco Frullanti
Difficilmente c’è una tipologia testuale a cui diciamo no a priori, tra i fantasy che abbiamo pubblicato c’è un po’
di tutto, dallo sword and sorcery, all’urban fantasy, alle contaminazioni. In generale, secondo me non è il
momento giusto per il fantasy “tolkeniano”, o epic fantasy, perché dopo i film è tornato di moda ed è quindi stato
sviscerato all’inverosimile. Simile discorso per un certo tipo di paranormal romance che si ispira troppo a Twilight:
penso che ne abbiamo visti fin troppi, no? A me piacerebbe invece leggere storie di autori che hanno saputo
osare coniugando ad esempio il fantastico ad altri generi, o a trame e ambientazioni fuori dai canoni.
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#9 – Vaporteppa – Marco Carrara
Domanda difficile e assieme facile: difficile perché non è possibile fare una semplice lista che sia completa; facile
perché è possibile dare indicazioni che permettano di valutare caso per caso ogni opera e rispondersi da soli se
la potremmo volere o meno.
In generale, purché sia narrativa fantastica, ogni opera può essere di interesse per Vaporteppa. Cos’è la
narrativa fantastica? La narrativa fondata su un “What if”, un “cosa accadrebbe se”, di natura fantastica:
“impossibile” nel Fantasy, “possibile seppure improbabile” oppure “possibile in linea teorica” nella Fantascienza
(date le nostre conoscenze, ovviamente).
Se la storia si basa su un solido “What if” (o più di uno), può essere di nostro interesse. Non ci interessano le
opere il cui “What if” è scopiazzato dalla copia della copia di qualcosa, visto mille volte ecc. Per esempio se uno
pensa di stupire i lettori con l’idea che gli elfi stiano nei boschi e i nani nelle miniere, butta male: è giusto un
pelino troppo abusata, nessun lettore che ama davvero la narrativa fantastica (spesso lettori di fantascienza), quei
lettori che cercano la novità, lo stupore di una nuova visione fantastica, la troverebbe interessante.
Vanno bene gli elfi nei boschi e quel che pare all’autore, purché non si aspetti che sia quello il punto di forza
fantastico della vicenda (o il medioevo di cartapesta fatto coi cliché, ben diverso da quello reale): ci sono elfi ne
La Figlia del Drago di Ferro di Michael Swanwick e nel videogioco Arcanum, e in entrambi i casi sono ottime
declinazioni del Fantasy “classico” alla Tolkien. Nel primo la fedeltà al mito e la profonda conoscenza che
Swanwick ne ha, permette di reinterpretare in chiave moderna il fantastico, senza ridurlo a scopiazzatura estetica,
rifacendo in un certo senso il lavoro sul mito che fece Tolkien (o adottandone comunque l’impostazione). Nel
secondo la lentezza, l’essere fuori dal tempo, di certi fantasy male ispirati a Tolkien viene sconvolta
dall’improvviso ingresso del progresso, dell’evoluzione, della realtà che muta e pretende adattamenti, lì
simboleggiata dalla rivoluzione industriale che irrompe e stravolge tutto.
Elfi come feroci oligarchi e capitalisti guerrafondai in una società spietata, selvaggia, passionale, come il mondo
fatato che appariva nei miti dell’antichità… o elfi come fossero indiani perseguitati e chiusi in aree sempre più
ristrette, mentre la magia vacilla e la tecnologia ottocentesca si diffonde? Il “What if” in quelle due ambientazioni
è ben altro, non gli elfi o i nani: loro sono il condimento estetico per l’ambientazione, sono parte degli elementi
che sostengono la tesi fantastica.
Io ho perfino un debole per le fatine: figurarsi se ho qualcosa da ridire sull’usare, purché in modo intelligente,
creature mitologiche molto note al pubblico! Mi piacciono moltissimo anche i Mech e le armature potenziate, ma lì
non c’è rischio di averne fino alla nausea: i romanzi di fantascienza militare in Italia non abbondano di sicuro…
C’è certamente un grosso pubblico per i lettori di narrativa fantastica che non cercano novità o idee fantastiche
vere e desiderano solo la solita minestra riscaldata di cliché ripetuti per decenni fino allo sfinimento (la copia della
copia della copia del povero Tolkien che ci maledice dall’aldilà), rifiutando senza appello ogni briciolo di novità…
… ma non sono il pubblico che ci interessa soddisfare. Gli altri editori, soprattutto i Grossi, se ne occupano già
abbondantemente. Noi sappiamo che tanti lettori non vogliono quelle cose e preferiamo puntare a loro, prima che
smettano di leggere del tutto per il disgusto. Così, una scelta editoriale fatta anche solo per potermi guardare allo
specchio senza vergogna (a parte quella per il mio aspetto in generale, ovvio! ^_^).
Cos’altro non vogliamo? Storie che non solo non hanno un solido “What if” fantastico, ma addirittura non sono
proprio narrativa fantastica!
Prendiamo il classico Paranormal Romance alla Twilight: è narrativa fantastica mischiata al Rosa o il contrario?
l’aspetto fantastico, il vampiro, è banalizzato, ridotto quasi a un peso (privato degli aspetti più cupi… e al sole
sbrilluccica perfino!). La vera storia dietro è un Rosa. D’altronde, a puro livello di marketing, lo scopo era di
dimostrare che tante ragazze non leggevano rosa perché aveva una brutta fama (roba che legge la casalinga
insoddisfatta o altri luoghi comuni), non perché non sarebbe loro piaciuto se l’avessero provato! Ed ecco l’idea
geniale di infilarci i vampiri per attirarle e… bingo! Il Rosa, purché agghindato nel modo giusto per vincere i
pregiudizi, funziona!
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Noi facciamo narrativa fantastica: non vogliamo opere che non lo siano. Prenderemmo una storia mainstream di
avventura e complotti simil-medievali in un mondo alternativo in cui gli elementi fantasy sono secondari, in cui
sono solo decorazione per giustificare l’etichetta di Fantasy e vendere anche a quei lettori? Sono un fan della
serie di George Martin, ma non porterei qualcosa di simile, così poco Fantasy (soprattutto nei primi libri, poi per
quelli ancora non pubblicati non posso giudicare), se proposto a Vaporteppa.
Meglio per Vaporteppa una grandiosa visione della natura della magia, come quella che Celia Friedman ci ha
dato con Il Cavaliere del Sole Nero. Quello è Fantasy in cui la storia non può esistere senza il “What if”: se
togliendo il “What if” (gli elementi fantasy o di fantascienza) basta solo aggiustare qualcosa qua e là e la storia
rimane integra e funzionante, significa che non si fondava profondamente sull’essere Fantasy o Fantascienza,
era un altro genere.
Mutare in elfo Amleto e in fatina Fortebraccio e per il resto lasciare tutto com’è, non farà dell’Amleto un Fantasy…
come non è cambiato di genere solo perché i costumi erano ottocenteschi e non medievali nella versione di
Kenneth Branagh (film che adoro, anche solo per il fatto di essere un Amleto integrale, quasi 4 ore!).
Cosa però davvero non vogliamo?
Qui si passa dalle opere agli autori! Anche se un’opera non è interessante per Vaporteppa, quello che davvero
mi interessa è l’autore: l’opera era scritta evitando i tipici errori di uno scrittore dilettante, a dimostrazione che
l’autore ha delle basi (ottenibili da chiunque con un po’ di intelligenza e di studio autonomo) e quanto scritto era
sufficientemente vivido, concreto, evocativo, magari con un guizzo di interesse e novità qua e là nei contenuti?
L’autore si dimostra una persona interessata a migliorare e studiare, a impegnarsi per davvero e non solo a
chiacchiere, e con una sincera passione per la narrativa fantastica? Se sì, qualcosa di buono può venirne in futuro
e me ne occuperò per coltivarne le potenzialità.
#10 – ?
La stessa richiesta era stata spedita anche a:
1. Fazi editore
2. Editrice Nord
3. Salani
4. Galaad edizioni
5. Linee infinite
6. La Corte editore
7. Morganti editore
8. Curcio editore
9. Ciesse edizioni
10. Origami edizioni
11. Fanucci
12. Castelvecchi editore
13. Gargoyle Books
14. Multiplayer Edizioni
ma la maggior parte non ha mai risposto, pochissimi hanno accettato ma poi non hanno inviato la loro risposta.
Non mi piace correre dietro alle persone, soprattutto per fare quella che è tutta pubblicità a loro favore. Quindi non
ho insistito e alla fine, dopo quasi due mesi, ho deciso di pubblicare il post.
I su citati editori possono ovviamente rispondere qui nei commenti – anche se non credo lo faranno – come gli
editori di fantasy e fantascienza che mi sono sfuggiti – e che NON pubblicano a pagamento – possono contribuire
alla discussione.
Come vi sembra questo quadro? Se scrivete fantastico, avevate nel cassetto una delle storie che è meglio non
proporre?
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