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Materia: Anatomia III
Argomento: Tronco cerebrale e cervelletto
Data: 19/03/2020 – prima parte
Professore: Marco Artico
Firma: Antonella Durante
TRONCO CEREBRALE
Il tronco cerebrale è formato da tre porzioni distinte che sono in senso cranio-caudale: il
mesencefalo, il ponte e il bulbo. Nell’ insieme il tronco cerebrale è rappresentato da formazioni di
grande importanza per la sopravvivenza dal momento che in esso sono presenti centri per il
controllo di funzioni vitali.
Il bulbo rappresenta la porzione più caudale del tronco cerebrale. Ha una forma a tronco di cono ed
è caratterizzato da un limite superiore, che corrisponde al solco bulbopontino e un limite inferiore
che corrisponde alla struttura delle due piramidi bulbari, al cui limite inferiore si può identificare
l’inizio del midollo spinale. Il bulbo è lungo circa 3 cm e il diametro anteroposteriore non è
superiore agli 1,5 cm. Ha un peso medio di 6,5 g ed è posizionato in direzione verticale portandosi
poi leggermente in avanti per appoggiarsi alla doccia basilare dell’osso occipitale.
Come si può osservare dall’ immagine qui proposta, la superficie ventrale del bulbo è caratterizzata
da una faccia anteriore che presenta un solco longitudinale, la fessura mediana anteriore, che
rappresenta la prosecuzione del midollo spinale. In alto notiamo una piccola fossetta triangolare, il
cosiddetto foro cieco di Vicq d’Azyr (dal nome dell’anatomico francese Vicq d’Azyr). Scendendo
in basso possiamo osservare, lateralmente alle piramidi, il solco laterale anteriore del bulbo che è la
continuazione dell’omonimo solco del midollo a livello del quale emergono le radici anteriori dei
nervi spinali. I rilievi che si riconoscono sulla superficie anteriore del bulbo sono principalmente le
due piramidi che sono piuttosto evidenti e voluminose e che lateralmente presentano le olive
bulbari. Posteriormente il bulbo presenta in basso un solco mediano posteriore. La porzione
inferiore del bulbo assomiglia al midollo spinale e presenta gli stessi solchi. Superiormente invece
la forma del bulbo è condizionata dalla presenza del quarto ventricolo. In alto, a livello bulbare, si
riconosce la presenza di cordoni di sostanza bianca che corrispondono al fascicolo cuneato e al
fascicolo gracile, che sono la prosecuzione degli omonimi fascicoli che si riscontrano a livello del
midollo spinale. Le olive bulbari, invece, occupano la parte anteriore del cordone laterale.
Internamente il bulbo ha caratteristiche diverse rispetto al midollo spinale. Una sezione praticata all’
altezza della zona di passaggio tra midollo spinale e bulbo, permette di identificare la fessura
mediana anteriore e anche il solco mediano posteriore e in particolare la sostanza grigia ha una
forma che ricorda abbastanza quella del midollo spinale. Se invece pratichiamo una sezione a
livello superiore del bulbo, la disposizione non è quella sin ora descritta, infatti si può osservare
sempre una simmetria ma non c’è più una separazione con la fessura mediana anteriore mentre il
solco mediano posteriore è scomparso; il canale centrale si allarga perché si va ad aprire nel quarto
ventricolo e le metà laterali sono formate da sostanza bianca e sostanza grigia ma con rapporti
modificati. Infatti la disposizione cambia proprio in relazione alla disposizione, all’ interno del
bulbo, del quarto ventricolo.
Nell’ immagine riportata in alto si riconosce in basso il bulbo con le due piramidi bulbari in primo
piano e le olive bulbari appena al lato di esse.
Il tronco cerebrale visto ventralmente è caratterizzato dalla emergenza dei nervi cranici. Questi
emergono tutti a livello ventrale tranne uno, il nervo trocleare (IV nervo cranico) che emerge
dorsalmente.
Nella precedente immagine sono inoltre facilmente riconoscibili i tre segmenti: il segmento
superiore del tronco cerebrale, vale a dire il mesencefalo, il segmento intermedio, il ponte di
Variolo, detto anche protuberanza anulare per la sua voluminosa sporgenza e infine, in basso, il
bulbo. È opportuno osservare come nel bulbo siano presenti le origini apparenti, ossia le emergenze
di numerosi nervi cranici che già dal limite fra ponte e bulbo si cominciano ad evidenziare e si
portano in senso mediolaterale per allontanarsi dal tronco cerebrale stesso. Si riconoscono molto
bene le piramidi bulbari e al lato le olive bulbari.
In questa immagine è possibile
osservare la differenza tra midollo
spinale e il bulbo, nel quale si
riconoscono le piramidi; è poi
visibile il pavimento del quarto
ventricolo relativamente al
triangolo bulbare e si nota la
disposizione dei fasci che si
collocano, assieme anche ai nuclei
dei nervi cranici, nella regione
immediatamente sottostante al
pavimento del quarto ventricolo.
In questa immagine possiamo vedere delle sezioni praticate a vari livelli. A seconda se ci troviamo
nel bulbo (in basso) nel ponte (nel mezzo) e a livello mesencefalico (in alto), notiamo la
collocazione dei nuclei dei nervi cranici che sono posizionati all’ interno del tronco cerebrale e a
livello mesencefalico. È visibile essenzialmente il nucleo del nervo oculomotore e il nucleo del
trocleare, con una piccola propaggine del nucleo del trigemino che si prolunga appena verso il
mesencefalo. In realtà il trigemino ha un nucleo molto lungo e voluminoso che è contenuto all’
interno del ponte e assieme ad esso si trovano, sempre a livello pontino, i nuclei del VI nervo
cranico (il nervo cranico con il decorso intracisternale più lungo, cosa che lo rende particolarmente
suscettibile nei casi di ipertensione endocranica) e poi troviamo anche il nucleo del V, VII e VIII
nervo cranico. Poi scendendo più in basso troviamo i nuclei dei nervi contenuti nel segmento più
caudale del tronco cerebrale, identificando cosi il IX, il X e il XII nervo cranico. L’XI, l’accessorio
spinale, ha un nucleo in parte anche contenuto nel midollo spinale.
In questa immagine si apprezza
molto bene la conformazione del
quarto ventricolo. È possibile notare
anteriormente la voluminosa
prominenza del ponte, mentre più in
basso notiamo la presenza del bulbo.
Il quarto ventricolo si connette in
alto attraverso un condottino,
l’acquedotto mesencefalico di
Silvio, con il terzo ventricolo.
In questa foto è possibile
apprezzare il mesencefalo e
l’acquedotto cerebrale di
Silvio, localizzato nel pieno del
mesencefalo. Più in basso
rispetto all’ acquedotto
cerebrale si nota il nucleo rosso
e la sostanza nera di
Sommering, due dei più
importanti nuclei del
mesencefalo. Più in alto è
possibile osservare la porzione
più craniale del mesencefalo, la
lamina quadrigemina formata
dai quattro tubercoli
quadrigemelli, due superiori e
due inferiori. Più in basso si
osservano il piede del
peduncolo cerebrale con la
fossa interpeduncolare a livello
della quale emerge il terzo
nervo cranico, l’oculomotore
comune.
Visto dorsalmente, il tronco cerebrale permette di osservare la presenza di quattro tubercoli
quadrigemini e la lamina quadrigemina. I tubercoli quadrigemelli, chiamati anche collicoli, sono
due superiori e due inferiori. Quelli superiori sono collegati, come visibile nell’ immagine
schematica, alle vie ottiche, mentre quelli inferiori sono collegati alle vie acustiche.
Facendo riferimento a sinistra dell’immagine precedente, è possibile notare in basso il quarto
ventricolo, dove è stato sezionato l’insieme dei peduncoli cerebellari, permettendo di riconoscere la
presenza dei peduncoli cerebellari superiori, medi e inferiori che sono responsabili del collegamento
rispettivamente con il mesencefalo, per quanto riguarda il peduncolo superiore, il ponte, grazie al
peduncolo cerebellare medio e il bulbo grazie all’ inferiore. Tra i sei peduncoli cerebellari, tre sul
lato destro e tre sul lato sinistro, si nota la presenza della fossa romboidale o pavimento del quarto
ventricolo. Notiamo anche la presenza delle barbe del calamo scriptorio, con una struttura simile a
quella di un pennino per scrivere.
Nell’immagine posta in alto, è possibile osservare diverse sezioni del tronco cerebrale praticate a
vari livelli. Essa è utile, inoltre, per vedere in che modo decorrono le fibre della via della spinotalamica (indicata sulla sinistra). L’informazione viene raccolta dal neurone situato nel ganglio
spinale, che ha un prolungamento verso la periferia e un altro che rientra nel corno posteriore. Dal
corno posteriore passa controlaterlamente e ascende con i fasci spino-talamici verso l’alto,
attraversando quindi il bulbo, il ponte, il mesencefalo fino ad arrivare al talamo dove proietta nella
corteccia parietale. La via spino-talamica è importante per la trasmissione della sensibilità termodolorifica.
Facendo riferimento a destra della precedente immagine, invece, viene riportata la via relativa della
sensibilità propriocettiva che attraverso i fascicoli del cordone posteriore, fascicolo gracile di Goll e
il fascicolo cuneato di Burdach, risale verso l’alto portandosi a livello della callotta mesencefalica e
finalmente verso il talamo per la proiezione in corteccia.
Possiamo quindi distinguere un sistema antero-laterale, quello del fascio spino-talamico anteriore e
fascio spino-talamico laterale, responsabili il primo della sensibilità tattile protopatica e il secondo
della sensibilità termo-dolorifica. Tutte queste informazioni arrivano al nucleo ventroposterolaterale
del talamo dal quale poi l’informazione viene proiettata alla corteccia per la discriminazione finale.
La sensibilità tattile epicritica e la sensibilità propriocettiva cosciente percorrono invece una strada
diversa: funzionano sempre come colonne posteriori ma utilizzano il lemnisco mediale. Quindi c’è
un primo neurone, un neurone spino-bulbare che dal midollo spinale si porta al bulbo e poi un
secondo neurone che attraverso i nuclei gracile e cuneato permette di raggiungere sempre il talamo
dal quale finalmente, con il terzo neurone talamo-corticale, l’informazione verrà inviata alla
corteccia sensitiva.
In questa immagine è visibile il
mesencefalo in primo piano. Il
nucleo rosso, che è
particolarmente importante nel
sistema extrapiramidale del
quale costituisce una stazione
fondamentale, è contraddistinto
da una vaga colorazione
rossastra e si distingue in una
componente parvicellulare e una
componente magnicellulare. Tra
i nuclei più importanti del
mesencefalo, oltre i nuclei propri
dei nervi cranici, troviamo il
nucleo interstiziale di Cajal e il
nucleo interpeduncolare, ma
sicuramente il nucleo di
maggiore interesse dal punto di
vista della neurotrasmissione del
sistema extrapiramidale è la
sostanza nera di Sommering. La
sostanza nera è un nucleo
allungato che si estende al limite tra la calotta, situata cranialmente, e il piede del peduncolo
cerebrale situato più caudalmente e lateralmente; si tratta di un nucleo molto importante perché è
deputato alla produzione di dopamina. Questo è il neurotrasmettitore più importante del sistema
extrapiramidale e nel caso in cui la sostanza nera dovesse essere danneggiata o sofferente, come si
verifica a causa di problemi vascolari o di traumi ripetuti, come accade nei pugili, o anche a causa
di sostanze di natura farmacologica o per la presenza di alcuni insetticidi nell’ ambiente come esteri
fosforici, parathion e malathion che sono particolarmente tossici per i neuroni della sostanza nera,
tutto ciò può portare ad una condizione di sofferenza della sostanza nera che si traduce nella
comparsa di una sindrome nota come morbo di Parkinson. Questa patologia è caratterizzata da una
funzionalità completamente alterata della sostanza nera, con insufficiente produzione di dopamina.
Ciò rende i movimenti estremamente difficoltosi dal momento che si viene a creare una condizione
di sofferenza del sistema extrapiramidale che non è più in grado di assecondare l’esecuzione dei
movimenti nella loro completa armonia e fluidità. (il sistema extrapiramidale coordina l’attività
motoria involontaria automatica e associata).
CERVELLETTO
In questa immagine è possibile identificare il cervelletto in sezione longitudinale secondo un piano
sagittale. Notiamo anche la presenza del quarto ventricolo e anteriormente ad esso troviamo il ponte
e il bulbo. Il cervelletto presenta all’ interno il cosiddetto “arbor vitae”, la tipica arborizzazione
della sostanza bianca che costituisce la porzione profonda di questo organo, mentre esternamente si
può notare la presenza della corteccia cerebellare che è perfettamente identica, in ogni punto, al
cervelletto, a differenza dell’encefalo in cui la corteccia è diversa a seconda della regione presa in
considerazione.
In questa sezione obliqua del
cervelletto è possibile notare i
due emisferi cerebellari, insieme
alla sostanza bianca profonda
dell’emisfero cerebellare destro e
sinistro, e in mezzo tra i due vi è
una porzione centrale chiamata
verme.
In questa immagine è stato invece lasciato in sede l’encefalo con i due emisferi. Si nota la scissura
interemisferica e più in basso si osserva il cervelletto. La dura madre è stata aperta; in basso è
conservato il segmento cervicale del midollo spinale con le radicole che fuoriescono dai solchi
posterolaterali delle radici spinali.
Questo disegno schematico permette di apprezzare le diverse porzioni del cervelletto. Notiamo la
presenza dei due emisferi lateralmente e del verme al centro. Il verme presenta alcune formazioni
come la lingula, il culmen, il declive, il folium, il tuber, il monticulus. I solchi e le scissure
permettono di suddividere prima in lobuli e poi in lamelle la struttura del cervelletto.
Morfologicamente e filogeneticamente è possibile distinguere nel cervelletto 3 circuiti.
Il primo circuito, quello più antico dal punto di vista filogenetico, corrisponde al cosiddetto lobulo
flocculo nodulare che comprende le formazioni dei flocculi, che si trovano lateralmente e che sono
collegate al nodulo (fare riferimento alla precedente foto). Questo circuito archicerebellare è
collegato ai nuclei trigeminali e al sistema vestibolare ed ha una importanza notevole nel regolare
l’equilibrio e quindi è particolarmente sviluppato nei volati e nelle scimmie arboricole, ovvero
laddove sia necessario avere un controllo perfetto dei movimenti durante il volo o durante il
passaggio da un ramo a un altro.
Il secondo circuito, il cosiddetto circuito paleocerebellare, che è meno antico dell’archicerebellum
ma è più antico del neocerebellum, è caratterizzato da una serie di vie afferenti che arrivano dal
midollo spinale, come afferenze esterocettive e propriocettive, e in parte anche dal sistema
vestibolare, ed è il circuito di maggiore rilievo per il controllo del tono muscolare e della postura.
Questo circuito comprende alcune porzioni vermiane, ovvero il lobulo centrale, il culmen, la
piramide e l’uvola, ma presenta anche una parte degli emisferi, vale a dire il lobulo centrale, il
quadrangolare e i paraflocculi. Esso fa capo a due nuclei: il nucleo globoso e il nucleo emboliforme
che si trovano nella profondità della regione centrale del cervelletto. Al contrario, il lobulo flocculo
nodulare del circuito archicerebellare fa capo al nucleo del fastigio o nucleo del tetto.
Infine, il terzo circuito, cioè il circuito neocerebellare, filogeneticamente più recente, è
massimamente sviluppato nei mammiferi e riceve afferenze corticali tramite i nuclei basilari del
ponte e le olive inferiori, ma anche afferenze esterocettive, visive e acustiche e fa capo a livello del
verme, al declive e al tuber, mentre per quanto riguarda gli emisferi è collegato ai lobuli semilunari
superiori e inferiori, al lobulo digastrico e alle tonsille. Il nucleo di riferimento nella profondità del
cervelletto è il nucleo dentato. La funzione del neocerebellum è quella di integrare le afferenze
visive, acustiche ed extrapiramidali in modo tale da garantire l’esecuzione di movimenti complessi
e di determinare il coordinamento dell’attività motoria degli arti superiori e inferiori, come di fatto
si rende necessario durante attività motorie complesse come la camminata, la corsa, il salto e
l’atterraggio.
In questa immagine è stato realizzato un taglio trasversale del cervelletto, rendendo evidente la
distribuzione della sostanza grigia e della sostanza bianca. Si nota la presenza del verme in
posizione centrale in tutte e tre le sezioni. Divergendo in senso mediolaterale si notano i due
emisferi cerebellari.
La corteccia del cervelletto è caratterizzata da 3 strati cellulari:
-quello più esterno è lo strato molecolare
-in mezzo c’è lo strato delle cellule gangliari o strato delle cellule di Purkinje (N.B: in lingua boema
la “j” non si pronuncia, quindi la terminologia corretta è cellule di “Purkine”)
-a cui fa seguito in profondità lo strato dei granuli, caratterizzato da neuroni che sono in grado di
esaurire a breve distanza dal pirenoforo i dendriti che li caratterizzano.
Attraverso questi collegamenti a più livelli, sia in senso verticale che in senso orizzontale, il
cervelletto è in grado di integrare in maniera complessa informazioni che provengono dai diversi
circuiti che lo caratterizzano, facendo in modo di collegare poi queste informazioni da ciascuno
strato, in orizzontale prima e in verticale poi, per raggiungere i nuclei profondi del cervelletto
stesso. Da notare in alto nell’ultima immagine, in rosso, una cellula gangliare di Purkinje con un
grosso pirenoforo di forma a fiasco, la quale presenta una spiccata ed estesa arborizzazione
dendritica che si allarga in tutto lo strato soprastante, cioè lo strato molecolare, mentre l’assone
scende in profondità per andare verso i nuclei centrali del cervelletto stesso.
Materia: Anatomia III
Argomento: Cervelletto
Data: 19/03/2020 - seconda parte
Prof.: Marco Artico
Firma: Roberta Dortucci
Nel disegno schematico qui proposto si nota meglio l’esempio appena fatto: si individua
l’arborizzazione dendritica della cellula del Purkinje, con l’assone che scende in profondità
all’interno del cervelletto. Si notano, quindi, le stratificazioni:



Lo strato molecolare, quello più esterno, con la presenza di fibre parallele e
l’interconessione in orizzontale all’interno dello stesso strato;
Lo strato delle cellule gangliari, in cui si posizionano i nuclei delle cellule del Purkinje;
Lo strato dei granuli, più in profondità.
In ogni punto del cervelletto una biopsia della corteccia cerebellare mostra sempre e comunque
questi tre strati.
La semplicità morfologica della corteccia cerebellare rende ragione del fatto che non esiste una
perturbazione dell’attività elettrica cerebellare (la così detta “epilessia cerebellare”), perché il
cervelletto non dà luogo a manifestazioni parossistiche, come sono quelle caratteristiche
dell’epilessia che sono, invece, esclusive del cervello, nel quale la notevole complessità degli strati
di corteccia, che presenta una pluristratificazione fino a sei strati, e la complessità cellulare
citoarchitettonica e morfologica fanno sì che la corteccia cerebrale possa andare incontro a queste
manifestazioni parossistiche, epilettiche (dal greco epilambanein= giungere all’improvviso,
sopraggiungere senza alcun preavviso).
In questo preparato istologico, riconosciamo la presenza dei pirenofori delle cellule del Purkinje e,
in alto, lo strato molecolare con le cellule dei canestri, le fibre rampicanti e le fibre parallele. Più in
basso, sorpassate le cellule del Purkinje, ritroviamo lo strato dei neuroni granulari.
ARCHICEREBELLUM
L'Archicerebellum, dal punto di vista morfologico, è contraddistinto da formazioni vermiane e dal
lobo flocculo-nodulare (costituito da nodulo e flocculi, particolarmente sviluppati nei volatili e nelle
scimmie arboricole).
A livello del lobo, quindi, flocculo-nodulare troviamo una prevalenza di affluenze vestibolari e
questo è spiegabile proprio perché a questo livello devono arrivare le informazioni relative
all’equilibrio, onde gestire e modificare l’equilibrio in relazione al volo o al salto da un ramo ad un
altro. Le afferenze derivano dal ganglio vestibolare di Scarpa che emette un prolungamento che trae
informazioni dai recettori vestibolari situati all’interno della componente vestibolare dell’orecchio
interno. L'informazione che, invece, risale verso le formazioni nucleari vestibolari che si trovano
nel bulbo al limite con il ponte e verso il lobo flocculo-nodulare del cervelletto prendono la via
delle frecce di colore azzurro. Questo è particolarmente importante per l’integrazione delle
informazioni in rapporto alla necessità della correzione dei movimenti, che potrebbe essere
necessaria in caso di deviazione della traiettoria o di perdita di equilibrio.
Tutta questa complessa afferenza si traduce poi in un collegamento con altre strutture, come la
formazione reticolare bulbo-pontina, la formazione bulbo-pontina controlaterale e i nuclei
vestibolari, sempre per integrare le informazioni e attivare risposte opportune (come quelle che
vanno ad innescare l’attivazione dei nuclei motori, responsabili del controllo dei movimenti
conseguenti alla modificazione della traiettoria o dei gruppi muscolari inizialmente coinvolti).
Questa importante attività di correzione e modificazione, di controllo da parte del archicerebellum
si esplica poi attraverso le vie vestibolo-spinali, cioè circuiti che consentono la risposta che viene
modulata attraverso il lobo flocculo-nodulare e, soprattutto, i nuclei vestibolari, e che va ad
innescare le opportune risposte, con l’attivazione dei muscoli coinvolti in questi cambiamenti e in
queste condizioni di attivazione o inibizione del reclutamento di unità motorie a seconda delle
condizioni che si vengono a verificare di volta in volta.
In questa immagine viene proposto l’insieme delle proiezioni dei nuclei vestibolari che presentano
anche dei collegamenti con i nuclei di alcuni nervi dell’oculomozione (in questo caso,
l’oculomotore comune e il trocleare). Questo è particolarmente importante anche in rapporto alla
necessità di coordinare il controllo visivo della situazione alla stimolazione dovuta a perturbazione
dell’equilibrio. È chiaro che se viene innescata una perturbazione dell’equilibrio il controllo visivo
ci consente di perfezionare la risposta di cui abbiamo bisogno per evitare danni al nostro corpo.
PALEOCEREBELLUM
Si occupa di gestire il tono dei muscoli e questo fa sì che un’importanza notevole nell’afferenza ad
esso di impulsi che provengono dalla periferia del corpo sia appannaggio di quelle fibre che
raccolgono le informazioni dai fusi neuromuscolari e dagli organi muscolo-tendinei del Golgi.
Questi particolari organi danno un contributo essenziale all’informazione delle strutture
paleocerebellari da parte del rilevamento che questi microscopici organi svolgono sia a livello dei
ventri muscolari sia a livello della zona di giunzione tra tendine e muscolo.
Come si comportano questi particolari organuli? Gli organi muscolo-tendini sono posizionati con
delle terminazioni nervose a livello della zona di giunzione tra tendine e muscolo e vanno a rilevare
l’entità dello stiramento, dell’entità della sollecitazione forniscono un’importante informazione al
sistema nervoso centrale circa l’entità dello sforzo e della sollecitazione a cui è sottoposto il
tendine. L'attivazione degli organi muscolo-tendinei del Golgi consente di informare il cervello
dell’importanza o gravità della sollecitazione che il tendine sta subendo in modo tale da rendere
dotto il cervello stesso dell’opportunità o meno di proseguire nello sforzo che il tendine sta
compiendo. È un meccanismo di salvaguardia per evitare rottura, lacerazione, stiramento del
tendine che avrebbe conseguenze gravi.
Per quanto riguarda i fusi neuromuscolari, questi hanno forma fusata e presentano al loro interno
delle terminazioni anulospinali, che si avvolgono a spirale attorno alle fibre intrafusali, le quali sono
sensibili al grado di contrazione delle fibre muscolari scheletriche striate che si trovano all'esterno,
nelle immediate vicinanze del fuso neuromuscolare.
Cosa succede in particolare? La fibra muscolare scheletrica (nell'immagine viene preso come
esempio il muscolo quadricipite femorale) viene attivata tramite l'informazione che il fuso
neuromuscolare fornisce al midollo spinale attraverso la branca periferica della fibra che proviene
dal nucleo del neurone gangliare (che si trova nel ganglio spinale). La terminazione anulospinale
del fuso raccoglie l'informazione che concerne la sollecitazione, l'attivazione, la contrazione, la
distensione del muscolo quadricipite. Questa informazione viene veicolata fino al ganglio, dal
ganglio riparte, entra nel corno posteriore e va a raggiungere o direttamente il motoneurone alfa,
andando a potenziare e modulare l'attivazione delle stesse fibre del muscolo quadricipite (in
rapporto, per esempio, all’esecuzione di un movimento in cui l'attivazione dei centri muscolari del
quadricipite richieda un coordinamento maggiore per un movimento più complesso), oppure un
interneurone inibitorio, e quindi si va a ‘staccare la spina” al motoneurone che normalmente attiva il
muscolo antagonista (che, nel caso del quadricipite, si trova a livello della faccia posteriore della
coscia). Questo, in altre parole, determina che all'attivazione del muscolo quadricipite femorale, con
conseguente attivazione ulteriore delle fibre muscolari del muscolo medesimo, si associa a
un’inibizione, uno spegnimento, del muscolo antagonista. Questo è fondamentale perché solo in
questo modo si può ottenere la contrazione del quadricipite, inibendo l'attività contrattile del
muscolo antagonista. Questo fenomeno possiamo riscontrarlo anche altrove, ad esempio a livello
del braccio, quando consideriamo l'attivazione del muscolo bicipite e l'inibizione del tricipite
(antagonista) quando si crea la flessione dell'avambraccio sul braccio; avviene esattamente l'opposto
quando andiamo a svolgere l’attività dell’estensione dell’arto superiore, in cui si ha la contrazione
del tricipite e l’inibizione del bicipite omerale.
NEOCEREBELLUM
Quando andiamo a considerare le fibre che trasportano le informazioni a livello del circuito
neocerebellare, il neocerebello ha un'attività di controllo molto più complessa che deve servire a
coordinare più gruppi muscolari anche in modo da innescare un’attività coordinata, facendo capo al
nucleo dentato. Questo è molto importante nella gestione dei movimenti coordinati e sincronizzati
degli arti, nonché nell'attivazione contrattile della muscolatura degli stessi. Il nucleo dentato, infatti,
in caso di condizione di spasticità, può essere lesionato durante una procedura stereotassica in modo
tale da garantire una buona riduzione dell’eccesso di contrazione dei muscoli che è alla base della
spasticità stessa.
AFFERENZE ED EFFERENZE DEL NUCLEO ROSSO
A proposito del tronco cerebrale, era stata mostrata questa immagine che mostrava il mesencefalo:
Ma non avevamo chiarito quali fossero le strutture mesencefaliche che vediamo schematizzare in
questa immagine:
È visibile la lamina quadrigemina (in alto), formata dai quattro tubercoli quadrigemini superiori;
l'acquedotto di Silvio, al centro della calotta mesencefalica; le formazioni della calotta, tra le quali
riconosciamo il nucleo rosso, grosso, tondeggiante e voluminoso, e altri nuclei, come quello di
Edinger-Westphal (quello della componente vegetativa del terzo nervo cranico). Scendendo ancora
più in basso, ritroviamo le formazioni della sostanza nera di Sommering e il cosiddetto piede del
ladruncolo cerebrale. I due peduncoli cerebrali divergono lateralmente formando la fossa
interpeduncolare e, in essi, troviamo sistemi di fibre. In particolare, nei 3/5 medi del piede del
peduncolo cerebrale troviamo le fibre del fascio piramidale; a livello del quinto laterale e del quinto
mediale troviamo le fibre del sistema extrapiramidale come fascio fronto-pontino di Arnold e fascio
temporo-pontino.
Il collegamento che a livello della calotta mesencefalica ci interessa maggiormente è il
collegamento del nucleo rosso. Il nucleo rosso è rappresentato da due strutture quadrangolari
concentriche, con all’esterno la parte parvicellulare e all’interno la parte magnicellulare (cioè che
contiene neuroni di dimensioni maggiori). Notiamo che i collegamenti sono molteplici. Anzitutto
c’è un collegamento che parte sia dalla parte parvicellulare che da quella magnicellulare attraverso
il fascio rubro-spinale, che va dal nucleo rosso al midollo spinale e rappresenta una via discendente
del sistema extrapiramidale. Una parte delle fibre parvicellulari raggiunge, però, la formazione
reticolare bulbare e le olive bulbari, attraverso il reticolo-spinale e olivo-spinale. Un'altra porzione,
invece, va alla formazione reticolare mesencefalica e poi al talamo. Dunque, queste sono tutte vie
che fuoriescono dal nucleo rosso come vie extrapiramidali (indicate in figura col rosso) che
controllano la motilità involontaria automatica associata, quindi contribuiscono a regolare l’attività
del sistema piramidale.
Viceversa, i sistemi afferenti (indicate in figura con l’azzurro) al nucleo rosso possono derivare sia
dal cervelletto, come fibre cerebellorubre (possono provenire dai nuclei globoso ed emboliforme ed
arrivare alla componente parvicellulare), sia dal nucleo dentato, come fibre dentatorubre (arrivano
sia alla componente parvicellulare che magnicellulare). Abbiamo poi delle afferenze dal talamo
(arrivano alla componente parvicellulare), dai nuclei del telencefalo (detti “nuclei o gangli della
base”), in particolare dal nucleo lenticolare come fibre lenticolorubre), e, infine, delle afferenze
dalla corteccia cerebrale al nucleo lenticolare e al nucleo rosso, come fibre corticolenticolari o
corticorubre.
C'è quindi un’interconnessione complessa di queste informazioni che in parte provengono dal
midollo spinale e arrivano ai nuclei del cervelletto come fibre spinocerebellari, le quali poi
proiettano al nucleo rosso, il quale deve poi innescare delle risposte attraverso le vie efferenti che
sono, appunto, il fascio rubrospinale, il fascio reticolospinale, il fascio olivospinale.
Queste correzioni dovute alle sollecitazioni da parte dei nuclei vestibolari e da parte del cervelletto
hanno bisogno di un’integrazione superiore attraverso l’azione del talamo e, soprattutto, della
corteccia cerebrale che va a perfezionare, ad “aggiustare” l’attività del nucleo rosso e dei nuclei
della base.
Ecco quindi la complessa interconnessione che regola buona parte dell’attività del sistema
extrapiramidale.
Infatti, come vediamo anche da questa immagine, dal nucleo rosso e dalla componente
parvicellulare prendono origine quei circuiti a cui abbiamo accennato prima, cioè la via
rubrospinale (molto importante, che si porta contro lateralmente) e le altre vie extrapiramidali, come
il tratto olivo-spinale, rubro-olivare, olivo-spinale rubro-reticolare (dalla formazione reticolare del
bulbo al midollo spinale attraverso la via reticolo-spinale). Queste ultime tre vie, quindi, sono quelle
attraverso cui il nucleo rosso regola l’attività di controllo extrapiramidale di gestione e
coordinamento, quindi dei movimenti volontari automatici associati che sono collegati alla
modulazione dell’attività motoria volontaria.
Nell'immagine vediamo in azzurro i fasci ascendenti del midollo spinale e in rosso quelli
discendenti. Vediamo come, a parte il fascio corticospinale laterale (molto voluminoso, rappresenta
il 75% della via corticospinale piramidale) e il fascio piramidale diretto che sono i più rilevanti per
la totalità delle fibre piramidali, gli altri sono tutti fasci del sistema extrapiramidale.
In questa immagine schematica, vediamo la distribuzione dei fasci nella sostanza bianca dei
cordoni, in particolare quello laterale e quello anteriore.
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