L'Italia nell'età giolittiana L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA IL RIFORMISMO DI GIOLITTI La "crisi di fine secolo" è superata dall'emergere di moderne forze politiche liberali che modernizzano il paese in senso economico, sociale, culturale. Alla loro guida si pone Giovanni Giolitti, che governa quasi ininterrottamente dal 1903 al 1914: la sua influenza sulla storia politica italiana è tale da dare il nome all'intero periodo. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL RIFORMISMO DI GIOLITTI Approfittando delle divisioni interne al mondo socialista, guidato dopo il 1904 dai massimalisti verso il primo sciopero generale, Giolitti contiene l'opposizione di sinistra senza ricorrere alla violenza. Il sostegno esterno dei socialisti riformisti di Turati gli assicura una certa libertà di movimento. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL RIFORMISMO DI GIOLITTI Tra gli oppositori figurano anche i cattolici, le cui correnti più intransigenti rifiutano ancora di collaborare con lo Stato liberale, e i nazionalisti, uno schieramento trasversale contrario al sistema parlamentare e a favore di una nazione di impronta etnica, autoritaria all'interno e colonialista all'esterno. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL RIFORMISMO DI GIOLITTI Abile nell'arginare le opposizioni restando al governo attraverso maggioranze variabili, Giolitti intraprende una politica moderata di riforme, tra cui: la nazionalizzazione della rete ferroviaria; la municipalizzazione dei servizi pubblici; l'investimento nelle infrastrutture; l'aumento dei salari e il miglioramento delle condizioni di lavoro. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL RIFORMISMO DI GIOLITTI Gli investimenti danno i loro frutti e, grazie anche ad una congiuntura economica favorevole, l'Italia giolittiana conosce finalmente una prima industrializzazione, limitata però al Nord e in particolare al triangolo MilanoTorino-Genova. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL RIFORMISMO DI GIOLITTI Il Sud, penalizzato dalla grande emigrazione interna ed esterna, rimane tuttavia indietro e non vengono risolti problemi come analfabetismo, corruzione, arretratezza, forza delle organizzazioni criminali; si aggrava anzi il divario. Le leggi speciali per il Mezzogiorno non cambiano la situazione. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL RIFORMISMO DI GIOLITTI L'Italia industriale di primo Novecento presenta insomma dei forti squilibri che peseranno nei decenni successivi: la questione meridionale è un problema purtroppo ancora attuale. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL RIFORMISMO DI GIOLITTI Giolitti viene criticato soprattutto per il suo spregiudicato trasformismo e per la sua ambiguità: all'approccio liberaldemocratico al Nord si accompagnano infatti pratiche autoritarie e clientelari al Sud. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA GUERRA E SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE Nell 1911 il quarto governo Giolitti, su spinta del chiassoso movimento nazionalista che sostiene la necessità dell'imperialismo, riprende la politica coloniale. Approfittando della debolezza dell'Impero ottomano, concentra le sue mire sulla Libia. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / GUERRA E SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE La guerra in Libia ha per Giolitti molteplici scopi: ottenere il consenso dei nazionalisti e dei ceti industriali; riaffermare il prestigio perduto dall'Italia dopo la disfatta di Adua (1896) ponendola accanto a grandi potenze come Francia e Gran Bretagna; spaccare il fronte socialista; conquistare i cattolici presentandola come una crociata contro l'Islam. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / GUERRA E SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE Nell'ottobre 1912 la Turchia si arrende e cede all'Italia le regioni della Tripolitania e della Cirenaica e le isole del Dodecaneso. Come previsto i socialisti italiani si dividono e la corrente massimalista, guidata da Benito Mussolini, riconquista la guida del partito sostenendo le ragioni pacifiste. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / GUERRA E SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE Subito dopo la conquista della Libia, nello stesso anno 1912, il diritto di voto viene esteso raggiungendo il suffragio universale maschile. Sebbene l'emendamento che prevede il voto anche per le donne venga bocciato, si tratta di una notevole conquista democratica: può adesso partecipare alla vita politica il 23% della popolazione, a fronte dell'8% che prima della legge ne aveva esclusivo diritto. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / GUERRA E SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE Per le elezioni politiche del 1913 Giolitti, non potendo più contare sui socialisti, cerca il sostegno dei cattolici. Il Patto Gentiloni (1912) stabilisce in cambio del loro voto il finanziamento delle scuole private, l'istruzione religiosa a scuola, l'impegno a non introdurre il divorzio. Il loro contributo elettorale è decisivo e segna l'archiviazione del non expedit nonché un duraturo sodalizio tra politica e opinione pubblica di orienamento cattolico. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA IL TRAMONTO DEL SISTEMA GIOLITTIANO Quando i gruppi nazionalisti prendono piede attaccando le istituzioni parlamentari e le rivendicazioni sindacali si scontrano con quelle degli industriali, il modello di Giolitti sembra ormai inadeguato a contenere tutte le tensioni. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL TRAMONTO DEL SISTEMA GIOLITTIANO Improvvisamente l'impronta moderata di Giolitti appare antiquata di fronte ai rapidi cambiamenti in atto e al dinamismo aggressivo invocato da più parti come doveroso atteggiamento internazionale. L'ITALIA NELL'ETÀ GIOLITTIANA / IL TRAMONTO DEL SISTEMA GIOLITTIANO Nel marzo 1914 Giolitti lascia il governo al conservatore Antonio Salandra. L'epoca liberale è definitivamente tramontata e il clima politico è sempre più intriso di autoritarismo nazionalista: varie voci si uniscono per chiedere con forza l'intervento dell'Italia nella Prima guerra mondiale.