Come potremmo pensare 1 Vannevar Bush Questa non è stata una guerra degli scienziati; è stata una guerra nella quale tutti hanno giocato un ruolo. Gli scienziati, lasciando da parte per la causa comune la loro vecchia competizione professionale, hanno condiviso molto e molto appreso. È stato entusiasmante collaborare in maniera fruttuosa. Ora, agli occhi di molti, tutto ciò sembra avvicinarsi alla fine. Cosa faranno ora gli scienziati? Per i biologi, ed in particolare per i medici, non ci può essere la minima indecisione, perché a loro la guerra non ha richiesto di abbandonare la vecchia strada. Infatti molti hanno potuto continuare in tempo di guerra la loro ricerca negli stessi familiari laboratori del tempo di pace. I loro obiettivi restano gli stessi. Sono stati i fisici ad essere gettati violentemente fuori strada, lasciando le loro attività accademiche per realizzare strani congegni distruttivi ed inventare nuovi metodi per il loro compiti non previsti. Hanno giocato la loro parte per quanto riguarda i congegni che hanno reso possibile la sconfitta del nemico, combinando i loro sforzi con quelli dei fisici dei nostri alleati. Hanno sentito dentro di loro l’incitazione al successo. Hanno fatto parte di una grande squadra. Ora, con l’avvicinarsi della pace, ci si chiede dove troveranno obiettivi degni di loro. Traduzione parziale e non troppo accurata (di F. Cardone) di: Vannevar Bush, As we may think, Atlantic Monthly, Luglio 1945, pp. 101–108. Una versione condensata è apparsa in Life, 10 Settembre 1945, pp. 112–124. Questo articolo ha una storia che è stata discussa nell’articolo di J. Nyce and P. Kahn, Innovation, Pragmaticism, and Technological Continuity: Vannevar Bush’s Memex, Journal of the American Society for information Science, 40(3), pp. 214–220. 1 1 Quale beneficio duraturo ha portato all’uomo l’uso della scienza e dei nuovi strumenti che la ricerca ha portato all’esistenza? Prima di tutto, hanno aumentato il controllo del suo ambiente materiale. Hanno migliorato il loro nutrimento, il suo vestiario, la sua protezione; hanno aumentato la sua sicurezza e lo hanno in parte liberato dai vincoli della mera sussistenza. Hanno aumentato la sua conoscenza dei propri processi biologici in modo da liberarlo progressivamente dalla malattia e allungare la sua esistenza. Stanno facendo luce sulle interazioni tra le sue funzioni fisiologiche e psicologiche, promettendo di migliorare la sua salute mentale. La scienza ha messo a disposizione i più veloci strumenti di comunicazione tra individui; ha fornito mezzi di archiviazione delle idee ed ha permesso all’uomo di manipolare e prelevare da quegli archivi in modo tale che la conoscenza si evolva e permanga per il tempo di vita di una razza e non più di un solo individuo. C’è una massa di ricerca in continuo aumento.2 Ma ci sono sempre più conferme che siamo impantanati all’estendersi della specia- Il problema del “Information overload” 2 come potremmo pensare lizzazione. Il ricercatore si muove con difficoltà tra le scoperte e le conclusioni di migliaia di altri ricercatori —- conclusioni che non può trovare il tempo di afferrare e ancor meno di ricordare man mano vengono incontrate. Tuttavia, la specializzazione diventa sempre più necessaria per il progresso, e lo sforzo di stabilire ponti tra le discipline è, al confronto, superficiale.3 Dal punto di vista professionale, i nostri metodi per trasmettere ed esaminare i risultati della ricerca sono vecchi di generazioni ed ormai completamente inadatti ai loro scopi. Se le quantità di tempo spese complessivamente per scrivere lavori scientifici e per leggerli potesse essere valutato, il rapporto tra le due potrebbe essere sorprendente. Coloro che tentano diligentemente di tenersi aggiornati leggendo sistematicamente con continuità, anche in campi ristretti, potrebbero rifiutare di sottoporsi ad un esame in cui si richieda di esibire i risultati del lavoro del mese precedente per valutarne la quantità. La concezione di Mendel delle leggi della genetica scomparve per una generazione perché la sua pubblicazione non raggiunse quei pochi che erano in grado di afferrarla ed estenderla; catastrofi di questo genere si ripetono indubbiamente in ogni campo, quando risultati veramente significativi vengono smarriti nella massa dell’irrilevante. La difficoltà sembra essere non tanto l’eccesso di pubblicazioni considerata l’estensione e la varietà degli interessi attuali, quanto piuttosto il fatto che le pubblicazioni si sono estese ben oltre la nostra attuale capacità di utilizzare davvero i documenti. L’ammontare dell’esperienza umana si sta espandendo a velocità prodigiosa, ed i mezzi che usiamo per orientarci nel labirinto che ne deriva per raggiungere ciò che ci interessa sono gli stessi che si usavano ai tempi della navigazione a vela. Ci sono tuttavia segnali di cambiamento ed iniziano ad essere utilizzati nuovi e potenti strumenti. Fotocellule in grado di vedere le cose in senso fisico, tecniche fotografiche avanzate che permettono di registrare ciò che si vede e anche ciò che non si vede, valvole termoioniche in grado di controllare forze considerevoli usando meno potenza di quanta ne utilizza una zanzara per battere le ali, tubi a raggi catodici che rendono visibili eventi di durata così breve che al confronto un microsecondo è un lungo intervallo di tempo, combinazioni di relé che eseguono complicate sequenze di movimenti in modo più affidabile di qualsiasi operatore umano e con velocità migliaia di volte superiore —- ci sono moltissimi aiuti meccanici mediante i quali effettuare una trasformazione della documentazione scientifica. Due secoli fa Leibniz inventò una macchina calcolatrice che comprendeva la maggior parte delle caratteristiche essenziali dei recenti dispositivi di calcolo a tastiera, ma all’epoca non poté entrare in uti- 2 Lo stesso problema è all’origine del lavoro di Paul Otlet (1868–1944), pioniere della scienza dell’informazione, della classificazione bibliografica e, come è stato osservato di recente, di una concezione della “conoscenza universale” vicina a quella che ha animato lo sviluppo del World Wide Web. Si veda W. Boyd Rayward, Visions of Xanadu. Paul Otlet (1868–1944) and Hypertext, Journal of the American Society for Information Science, 45(4), 1994, pp. 235-250. 3 come potremmo pensare lizzo. Gli aspetti economici della situazione gli erano contrari: la fatica impiegata nel costruirla, prima dei giorni della produzione di massa, era superiore alla fatica che permetteva di risparmiare, perché tutto ciò che permetteva di ottenere poteva essere riprodotto con un adeguato utilizzo di carta e matita. Inoltre, la macchina sarebbe stata soggetta a frequenti rotture, in modo da essere inaffidabile; perché a quei tempi, complessità ed inaffidabilità erano sinonimi.4 Babbage, nonostante un generoso supporto finanziario per quei tempi, non poté fabbricare la sua grandiosa macchina aritmetica.5 La sua idea era corretta, ma i costi di costruzione e manutenzione erano eccessivi. Se fossero stati dati ad un faraone i progetti dettagliati in ogni particolare di un’automobile, ammettendo che potesse comprenderli completamente, avrebbe prosciugato le risorse del suo regno per realizzare le migliaia di parti necessarie per una singola autovettura, che si sarebbe rotta al primo viaggio a Giza. Macchine con parti intercambiabili si possono oggi costruire con grande economia di sforzo.6 Nonostante la loro notevole complessità, il loro comportamento è affidabile. Ne sono testimoni l’umile macchina da scrivere, la cinepresa, o l’automobile. I contatti elettrici, una volta compresi a fondo, hanno smesso di restare incantati. Si noti che un centralino telefonico può avere migliaia di questi contatti, e tuttavia è affidabile. Una ragnatela di fili di metallo, sigillata in un contenitore di vetro, un filo riscaldato fino all’incandescenza, in breve, una valvola termoionica di un impianto radio, è costruita a centinaia di milioni di unità, viene impacchettata e trasportata, e inserita in una apposita presa —- e funziona! Le sue parti più fini, il loro posizionamento preciso e gli allineamenti richiesti per la sua costruzione, avrebbero tenuto occupato un maestro artigiano per mesi; ora viene costruita per trenta centesimi. Il mondo è arrivato ad un’era di congegni complessi a basso costo e grande affidabilità; qualcosa deve necessariamente venire fuori da questa situazione. Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646– 1716) anticipa molte delle idee che saranno trainanti per gli sviluppi dell’informatica. Non solo la sua macchina calcolatrice, che estende il modello ideato da Blaise Pascal (1623–1662), ma anche l’uso della numerazione binaria. Soprattutto, Leibniz elabora la visione di una caratteristica universale, tentativo di lingua perfettamente razionale come base di un calculus rationcinator che, declinato in modi diversi attraverso i secoli, porta alla logica matematica di oggi, con la sua nota influenza sulle problematiche teoriche relative al calcolo. Altre notevoli anticipazioni si trovano nell’opera di Lullo (1232–1316). 4 Babbage ha presentato il progetto della sua seconda macchina, la macchina analitica, proprio a Torino. La macchina analitica fu descritta da Luigi Federico Menabrea in un articolo apparso sulla Bibliothèque Universelle de Genève dell’Ottobre 1842. 6 Un approfondimento delle conseguenze di questa affermazione potrebbe passare attraverso le relazioni – culturali più che storiche – nascita della produzione di massa e pensiero computazionale. Anche Babbage, nella sua opera On the Economy of Machinery and Manufactures, introduce questo tema. 5 2 [...] [La sezione 2 è interamente dedicata agli aspetti tecnologici della conservazione dei dati, ormai ampiamente obsoleti.] 3 Per creare documenti, ora muoviamo una matita o percuotiamo i tasti di una macchina da scrivere.7 Poi viene il processo di digestione e correzione, seguito da un complicato processo di dattiloscrittura, stampa e distribuzione. Per considerare la prima fase della procedura, l’autore del futuro potrà smettere di scrivere a mano o a 3 7 La creazione di documenti come potremmo pensare macchina e parlare direttamente allo strumento di archiviazione? Fà così indirettamente, parlando ad uno stenografo o ad un dittafono; ma se vuole che la sua voce produca un documento scritto gli elementi necessari sono già tutti presenti. Gli basta avvantaggiarsi dei meccanismi esistenti ed adattare il suo linguaggio. Ad una recente Fiera Mondiale è stata esposta una macchina chiamata Voder. Una giovane percuoteva i suoi tasti e la macchina emetteva parole riconoscibili. Nessun contributo della voce umana interveniva nella procedura; i tasti semplicemente combinavano vibrazioni prodotte elettricamente e le inoltravano ad un altoparlante. Ai Bell Laboratories c’è una macchina con la funzione in versa di questa, chiamata Vocoder. L’altoparlante è rimpiazzato da un microfono, che cattura i suoni. Parlando al microfono, i tasti corrispondenti si muovono. Questo può essere uno degli elementi per il sistema [di archiviazione] suggerito. L’altro elemento si trova nello stenotipo, quel congegno a volte sconcertante che si trova alle riunioni pubbliche. Una giovane ragazza percuote senza sforzo i suoi tasti scrutando intorno per la stanza e a volte il relatore. Da ciò emerge una striscia dattiloscritta che registra, in una lingua foneticamente semplificata, una testimonianza di ciò che si suppone abbia detto il relatore. Successivamente questa striscia viene trascritta in lingua comune in quanto nella sua forma originale è comprensibile solamente per gli addetti ai lavori. Combinate questi due elementi, lasciate gestire la macchina per la stenotipia dal Vocoder e il risultato sarà una macchina che scrive quando le parlate. Le nostre lingue attuali non sono particolarmente adatte a questo tipo di meccanizzazione, è vero. È strano che gli inventori di lingue universali non abbiano colto al volo l’idea di produrre una lingua che meglio si adatti alla tecnica di trasmissione e registrazione del parlato. La meccanizzazione potrebbe forzare la situazione, specialmente nel campo scientifico; dopo di che il gergo scientifico potrebbe diventare ancor meno comprensibile per il profano. Si può ora immaginare un futuro ricercatore nel suo laboratorio. Le sue mani sono libere e non è vincolato. Mentre si muove e osserva, può fotografare e commentare. Il tempo viene registrato automaticamente per montare le due registrazioni insieme. Se va sul campo, potrebbe essere collegato via radio al suo registratore. Quando, alla sera, egli riflette sui suoi appunti, potrebbe nuovamente comunicare i suoi commenti nel registratore. La sua registrazione scritta, così come le sue fotografie, potrebbero essere entrambe miniaturizzate in modo da proiettarle per esaminarle. Molto deve accadere, tuttavia, tra la raccolta dei dati e le osservazioni, l’estrazione di materiale parallelo dalla registrazione esistente 4 come potremmo pensare e l’inserimento finale di materiale nuovo nel corpo generale della memoria comune. Per il pensiero maturo non esiste un sostituto meccanico. Ma il pensiero creativo e quello essenzialmente ripetitivo sono cose ben diverse. Per quest’ultimo ci sono, e possono esserci, potenti supporti meccanici. Sommare una colonna di cifre è un processo di pensiero ripetitivo e già molto tempo fa è stato giustamente relegato alla macchina.8 È vero, la macchina a volte è controllata da una tastiera e un certo tipo di pensiero è richiesto nella lettura dei dati e nella pressione dei tasti corrispondenti, ma anche questo si può evitare. Sono state realizzate delle macchine che leggono i caratteri mediante fotocellule e poi premeranno i tasti corrispondenti; tali macchine sono combinazioni di fotocellule per scansionare la scrittura, circuiti elettrici per ordinare le variazioni conseguenti e circuiti relè per interpretare il risultato nell’azione dei solenoidi al fine di premere i tasti. Tutte queste complicazioni sono necessarie per via del modo maldestro in cui abbiamo imparato a scrivere i dati. Se noi li registrassimo in maniera posizionale, semplicemente tramite la configurazione di una serie di punti su una scheda, il meccanismo di lettura automatica diventerebbe relativamente semplice. Infatti se i punti sono buchi, abbiamo la macchina a schede perforate creata tanto tempo fa da Holl[e]rith per elaborare dati anagrafici e ora usata ovunque nel mondo degli affari. Alcuni tipi di imprese complesse difficilmente potrebbero operare senza queste macchine. L’addizione è solo una delle operazioni. Compiere un calcolo aritmetico9 richiede anche la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione e inoltre un metodo per memorizzare temporaneamente i risultati, rimuoverli dalla memoria per ulteriori manipolazioni e registrare il risultato finale stampandolo. Attualmente le macchine per questi scopi sono di due tipi: macchine a tastiera per contabilità e simili, controllate manualmente per l’inserimento di dati e automaticamente, di solito, per quanto riguarda la sequenza delle operazioni; e macchine a schede perforate nelle quali operazioni separate sono solitamente delegate a una serie di macchine, e le schede vengono trasferite fisicamente da una macchina all’altra. Entrambe le forme sono molto utili, ma per quanto riguarda i calcoli complessi, entrambe sono ancora in fase embrionale. Un conteggio elettrico rapido è apparso subito dopo che i fisici hanno avuto la necessità di contare i raggi cosmici. Per i loro scopi, essi hanno immediatamente costruito attrezzature a valvole termoioniche capaci di contare impulsi elettrici al ritmo di 100.000 al secondo. Le macchine aritmetiche avanzate del futuro saranno elettriche e 100 volte più veloci di adesso, o anche di più. Inoltre, saranno di gran lunga più versatili delle macchine oggi L’uso del computer per meccanizzare processi ripetitivi nell’attività intellettuale è parte del progetto di J.C.R. Licklider, Man-Computer Symbiosis, IRE Transactions on Human Factors in Electronics, pp. 4-11, Marzo 1960. 8 Lo studio matematico dei processi di calcolo ad opera di Church, Kleene, Rosser, Gödel e Turing, iniziato negli anni ’30 del XX secolo, non viene nemmeno evocato da Bush. 9 5 come potremmo pensare in commercio, tanto che potranno essere adattate senza difficoltà a un’ampia varietà di operazioni. Saranno controllate da una scheda o da una pellicola, selezioneranno i propri dati e li manipoleranno in conformità con le istruzioni inserite, compieranno calcoli aritmetici complessi a velocità estremamente elevate e registreranno i risultati in un formato tale da renderli facilmente disponibili per la distribuzione o per ulteriori manipolazioni. Macchine di questo genere avranno un enorme appetito. Una di queste prenderà istruzioni e dati da un’intera stanza piena di ragazze armate di semplici perforatrici di schede e consegnerà fogli con i risultati del calcolo ogni pochi minuti. Ci saranno sempre tantissime cose da calcolare nei dettagli degli affari di milioni di persone che fanno cose complicate. 4 I processi ripetitivi del pensiero non sono tuttavia confinati a questioni di aritmetica e statistica. Infatti, ogni volta che si combinano e registrano dei fatti in accordo con processi logici stabiliti, l’aspetto creativo del pensare è rivolto esclusivamente alla selezione dei dati e dei processi da impiegare e la manipolazione di lì in poi è ripetitiva per natura e quindi adatta a essere relegata alla macchina. Non molto è stato fatto in questa direzione tra quanto si sarebbe potuto fare, al di fuori dell’aritmetica, principalmente a motivo degli aspetti economici della situazione. Le esigenze delle imprese e il vasto mercato ovviamente in attesa hanno assicurato l’avvento di macchine aritmetiche prodotte in massa non appena i metodi di produzione sono stati sufficientemente avanzati. Con le macchine per l’analisi avanzata tale situazione non si era verificata, perché non c’era e tuttora non c’è un mercato abbastanza vasto; gli utenti di metodi avanzati di manipolazione di dati sono una parte molto piccola della popolazione. Ci sono, tuttavia, macchine per risolvere equazioni differenziali – ed equazioni funzionali e integrali, peraltro. Esistono molte macchine speciali come il sintetizzatore armonico che predice le maree. Ce ne saranno molte di più e appariranno certamente prima nelle mani degli scienziati e in numero ridotto. Se il ragionamento scientifico fosse limitato ai processi logici dell’aritmetica non potremmo andare molto lontano nella nostra comprensione del mondo fisico. Sarebbe come provare a capire il gioco del poker solo utilizzando la matematica delle probabilità. L’abaco, con le sue pallottoline infilate su fili paralleli, condusse gli arabi alla numerazione posizionale e al concetto di zero molti secoli prime del resto del mondo e fu uno strumento utile —- così utile che esiste ancora. C’è una bella differenza tra l’abaco e la moderna macchina a tastiera per la contabilità. La stessa differenza la si avrà con la macchina 6 come potremmo pensare aritmetica del futuro. Ma persino questa nuova macchina non porterà lo scienziato dove vuole arrivare. Deve essere assicurata anche assistenza nelle manipolazioni laboriose e dettagliate della matematica avanzata, se i suoi utenti devono liberare le loro facoltà intellettuali per qualcosa di più rispetto a trasformazioni ripetitive e dettagliate eseguite seguendo regole stabilite. Un matematico non è uno che può manipolare cifre senza difficoltà; spesso anzi non ci riesce. Non è neanche qualcuno che possa prontamente effettuare trasformazioni di equazioni con le tecniche del calcolo infinitesimale. Egli è principalmente un individuo abile nell’utilizzo della logica simbolica ad alto livello e soprattutto un uomo con un giudizio intuitivo nella scelta dei processi manipolativi da applicare. Tutto il resto dovrebbe essere capace di delegarlo al suo meccanismo con la stessa fiducia con cui delega il movimento della sua automobile all’intricato meccanismo sotto il cofano. Solo allora la matematica sarà concretamente in grado di portare la conoscenza sempre in aumento della fisica atomica verso soluzioni utili dei problemi avanzati della chimica, della metallurgia e della biologia. Per questo motivo abbiamo ancora molte macchine che si occupano di matematica avanzata per gli scienziati. Alcune saranno sufficientemente bizzarre da soddisfare il più meticoloso esperto degli odierni artefatti della civiltà. 5 Lo scienziato, tuttavia, non è l’unica persona che manipola dati ed esamina il mondo attorno a sé attraverso l’utilizzo di processi logici, anche se a volte preserva questa apparenza includendo nelle sue schiere chiunque diventi logico allo stesso modo in cui un leader del partito laburista britannico viene elevato al grado di cavaliere. Ogni volta che vengono impiegati i processi logici del pensiero – cioè quando il pensiero segue un percorso predeterminato – vi è un’opportunità per la macchina. La logica formale è stata a lungo uno strumento affilato nelle mani del maestro per mettere alla prova le anime dei suoi studenti. Si potrà facilmente costruire una macchina che manipoli le premesse in accordo con la logica formale semplicemente con l’uso attento di relè. Si inseriscano una serie di premesse in un dispositivo del genere e si giri la manovella: la macchina genererà senza difficoltà conclusioni su conclusioni, il tutto in concordanza con le leggi della logica e senza più errori di quanto ci si potrebbe aspettare da una macchina addizionatrice da tavolo. La logica può diventare enormemente difficile e sarebbe indubbiamente una buona cosa adoperarla con maggiore sicurezza. Le macchine per l’analisi avanzata sono state solitamente impiegate per la risoluzione di equazioni. Stanno iniziando ad apparire delle idee per 7 come potremmo pensare manipolatori di equazioni, che ricombineranno la relazione espressa da un’equazione in accordo con una logica rigorosa e piuttosto avanzata. Il progresso è inibito dal modo estremamente rozzo in cui i matematici esprimono le loro relazioni. Essi applicano un simbolismo che è cresciuto come Topsy [elefante indiano ucciso il 4 gennaio 1903 nel luna park di Coney Island, N.d.T.] e ha poca coerenza; un fatto strano in questo campo tanto logico. Un nuovo simbolismo, probabilmente posizionale, deve evidentemente precedere la riduzione delle trasformazioni matematiche a processi meccanici. Poi, al di là della stretta logica del matematico, si trova l’applicazione della logica alle questioni di tutti i giorni. Un giorno potremo inserire degli argomenti in una macchina con la stessa confidenza con cui ora inseriamo le vendite in un registratore di cassa. Ma la macchina logica non assomiglierà a un registratore di cassa, nemmeno al modello più perfezionato. Questo per quanto riguarda la manipolazione di idee e la loro registrazione. Finora ci sembra di stare peggio di prima, perché possiamo estendere enormemente la massa di documenti; tuttavia, anche nella sua attuale dimensione, possiamo consultarla a fatica. Questa è una questione molto più grande della mera estrazione di dati per lo scopo della ricerca scientifica; essa coinvolge l’intero processo con il quale l’uomo può trarre profitto della sua eredità di conoscenze acquisite. La principale azione utile è la selezione e qui siamo veramente esitanti. Ci possono essere milioni di pensieri pregiati, con i resoconti delle esperienze su cui essi si basano, racchiusi all’interno di muri in pietra di forma architettonica accettabile; ma se lo studioso può raggiungerne solo uno a settimana, mediante una ricerca diligente, le sue sintesi probabilmente non staranno al passo con lo scenario attuale. La selezione, in questo senso lato, è un’ascia di pietra nelle mani di un ebanista.10 Tuttavia, in un senso stretto e in altre aree, qualcosa è già stato fatto sulla selezione meccanica. L’addetto all’ufficio del personale di una fabbrica lascia cadere una pila di alcune migliaia di schede degli impiegati in una macchina selezionatrice, imposta un codice in concordanza con una convenzione stabilita e produce in poco tempo una lista di tutti gli impiegati che vivono a Trenton e conoscono lo spagnolo. Persino siffatti dispositivi sono troppo lenti quando si tratta, per esempio, di fare combaciare una serie di impronte digitali con una dei cinque milioni in archivio. Dispositivi di selezione di questo tipo saranno presto accelerati rispetto all’attuale tempo di elaborazione dei dati che si aggira ad alcune centinaia al minuto. Per mezzo di fotocellule e microfilm ispezioneranno elementi a un ritmo di un migliaio al secondo e stamperanno duplicati degli elementi selezionati. 10 La selezione e le sue varianti 8 come potremmo pensare Questo processo, tuttavia, è semplice selezione: esso procede analizzando singolarmente ciascun elemento di un’ampia serie di articoli, selezionando quelli che hanno certe caratteristiche specificate. Vi è un’altra forma di selezione ben illustrata dai centralini telefonici automatici. Si compone un numero e la macchina seleziona e connette solamente una di un milione di possibili stazioni. Non le ispeziona tutte. Presta attenzione solo a una classe data dalla prima cifra, poi solo a una sottoclasse data dalla seconda cifra e così via; così procede rapidamente e quasi infallibilmente verso la stazione selezionata. Occorrono pochi secondi per effettuare la selezione, sebbene il processo potrebbe essere accelerato se una velocità maggiore fosse giustificata economicamente. Se necessario, esso potrebbe essere reso estremamente veloce sostituendo lo smistamento a valvole termoioniche con uno meccanico in modo che l’intera selezione potrebbe essere realizzata in un centesimo di secondo. Nessuno vorrebbe spendere i soldi necessari a questo cambiamento nel sistema telefonico, ma l’idea generale è applicabile altrove. Si prenda il problema quotidiano di un grande magazzino. Ogni volta che viene fatta una vendita ci sono alcune cose da fare. L’inventario deve essere rivisto, al commesso deve essere accreditata la vendita, la contabilità generale richiede un’entrata e, cosa più importante, la spesa deve essere addebitata al cliente . È stato sviluppato un dispositivo di contabilità generale dal quale gran parte di questo lavoro viene svolto in modo appropriato. Il commesso pone su un supporto la scheda di identificazione del cliente, la sua propria scheda e la scheda presa dall’articolo venduto —- tutte schede perforate. Quando spinge una leva, si innescano dei contatti attraverso i fori e il macchinario esegue, in modo centralizzato, i calcoli e crea le voci necessarie e la ricevuta appropriata viene stampata in modo che il commesso possa consegnarla al cliente. Ma ci potrebbero essere diecimila clienti ai quali dover addebitare che fanno affari con il negozio e prima che l’intera operazione possa essere completata, qualcuno dovrebbe selezionare la scheda giusta e inserirla dall’ufficio centrale. Ora una selezione rapida può far scorrere proprio la scheda giusta in posizione in un paio di istanti e poi restituirla. Tuttavia sorge un’altra difficoltà. Qualcuno deve leggere il totale sulla scheda, così che la macchina possa sommarvi gli articoli calcolati. Plausibilmente le schede potrebbero essere di quel tipo di fotografia a secco che ho descritto. I totali esistenti potrebbero così essere letti da fotocellule e il nuovo totale inserito mediante un fascio di elettroni. Le schede potrebbero essere miniaturizzate in modo che occupino poco spazio. Esse devono muoversi rapidamente. Non necessitano di essere trasferite lontano, ma solamente in una posizione tale che 9 come potremmo pensare fotocellula e registratore possano operare su di esse. Punti posizionali potrebbero aiutare ad inserire i dati. Alla fine del mese la macchina potrà facilmente leggere tali dati e stamparli su una comune fattura. Con un meccanismo di selezione a valvole, in cui nessuna parte meccanica viene coinvolta nella commutazione, occorre poco tempo per rendere utilizzabile la scheda corretta —- un secondo dovrebbe bastare per l’intera operazione. L’intera registrazione sulla scheda potrebbe essere eseguita, se si vuole, mediante punti magnetici su un foglio d’acciaio al posto di punti che devono essere osservati da congegni ottici, secondo lo schema con il quale Poulsen tempo fa registrò la voce su un cavo magnetico. Questo metodo ha il vantaggio della semplicità e della facilità di cancellazione. Con l’utilizzo della fotografia, tuttavia, si può provvedere alla proiezione della registrazione in forma ingrandita e a distanza usando il procedimento comunemente utilizzato dalle apparecchiature televisive. Si possono considerare questa forma di selezione rapida, e la proiezione a distanza, per altri scopi. Essere in grado di fissare una pagina su un milione davanti a un operatore in un secondo o due, con la possibilità di aggiungervi successivamente degli appunti, è suggestivo da più punti di vista. Potrebbe essere anche utile nelle biblioteche, ma questa è un’altra storia. A ogni modo, ci sono ora alcune interessanti combinazioni possibili. Si potrebbe, per esempio, parlare in un microfono, nella maniera descritta in relazione alla macchina da scrivere controllata a voce, e quindi effettuare la propria selezione. Questo permetterebbe sicuramente di battere il comune archivista. 6 Il vero nocciolo della questione della selezione, comunque, va più in profondità di un semplice ritardo nell’adozione di meccanismi da parte delle biblioteche o una mancanza di sviluppo dei dispositivi per il loro utilizzo. La nostra inadeguatezza nell’accesso agli archivi è fondamentalmente causata dall’artificiosità dei sistemi di indicizzazione.11 Quando dati di qualsiasi tipo vengono archiviati, vengono classificati alfabeticamente o numericamente e l’informazione viene trovata (quando lo è) cercandola da sottoclasse a sottoclasse. Essa può trovarsi in un unico posto, a meno che non esistano duplicati; bisogna avere delle regole che specifichino il percorso per localizzarla, ma le regole sono complicate. Una volta trovato un elemento, oltre tutto, bisogna riemergere dal sistema e rientrare attraverso un nuovo percorso La mente umana non funziona in questo modo. Essa opera per associazioni.12 Quando afferra un elemento, istantaneamente scatta quello successivo secondo quanto suggerito dall’associazione di pen- Problemi delle tecniche di indicizzazione 11 12 Associazione 10 come potremmo pensare sieri in accordo con una complicata rete di percorsi supportati dalle cellule del cervello. Naturalmente vi sono anche altre caratteristiche: i percorsi che non vengono seguiti frequentemente tendono a svanire, gli elementi non sono completamente fissi, la memoria è transitoria. Tuttavia la velocità dell’azione, l’intrico dei percorsi, il dettaglio del disegno mentale è maestoso più di qualsiasi altra cosa in natura.13 Se l’uomo non può sperare di duplicare artificialmente in modo completo questo processo mentale, dovrebbe però certamente essere capace di imparare da esso. In misura minore potrebbe anche migliorarlo in quanto le sue registrazioni hanno una relativa permanenza. La prima idea, comunque, da trarre dall’analogia concerne la selezione. La selezione per associazione, piuttosto che per indicizzazione, può nonostante tutto essere meccanizzata. Non si può sperare di eguagliare in questo modo la velocità e la flessibilità con la quale la mente segue un percorso associativo, ma dovrebbe decisamente essere possibile superare la mente in relazione alla permanenza e alla chiarezza degli oggetti riesumati dall’archivio. Si consideri un futuro dispositivo per un utilizzo individuale,14 una sorta di schedario e biblioteca privati e meccanizzati. Ha bisogno di un nome e, per coniarne uno a caso, “memex” potrebbe andare bene. Un memex è un dispositivo nel quale un individuo archivia tutti i suoi libri, le registrazioni e le comunicazioni, e che è meccanizzato in modo da poter essere consultato a un livello elevato di velocità e flessibilità. Si tratterebbe dunque di un supplemento personalizzato ed allargato della memoria dell’individuo. Esso consiste in una scrivania e, sebbene possa presumibilmente essere gestito a distanza, è principalmente questo il mobile sul quale lavora. Sulla parte superiore vi sono degli schermi traslucidi inclinati sui quali si può proiettare del materiale per una lettura comoda. Vi sono una tastiera e una serie di pulsanti e di leve. A parte ciò assomiglia a una normale scrivania. Ad una estremità c’è il materiale archiviato. La questione della quantità è ben gestita da una versione migliorata dei microfilm. Solo una piccola parte dell’interno del memex è dedicato alla archiviazione, il resto ai meccanismi. Anche se l’utente inserisse 5000 pagine di materiale al giorno, impiegherebbe centinaia di anni per riempire l’archivio, di conseguenza potrà essere sregolato e inserire liberamente il materiale. Gran parte dei contenuti del memex sono acquistati su microfilm pronti per l’inserimento. Si ottengono in questo modo e si archiviano libri di ogni genere, immagini, periodici di attualità. La corrispondenza d’ufficio segue lo stesso percorso. E vi sono opportunità di immissione diretta. Al di sopra del memex vi è una piano trasparente. Su di esso sono poste note scritte a mano, fotografie, relazioni, 11 I precedenti due paragrafi sono rimasti invariati in tutte le versioni dell’articolo, dalla prima del 1939 alla versione pubblicata con il titolo di Memex revisited nel 1967. 13 14 Il memex come potremmo pensare 12 ogni genere di cose. Quando si è in posizione, la pressione di una leva ne attiva la fotografia sullo spazio vuoto successivo in una sezione della pellicola del memex, applicando i processi della fotografia a secco. È prevista, naturalmente, la consultazione dell’archivio per mezzo del solito schema di indicizzazione. Se l’utente desidera consultare un certo libro, ne batte il codice sulla tastiera e il frontespizio del libro gli appare immediatamente davanti, proiettato su uno dei visori. I codici usati frequentemente sono memorizzati in modo che raramente ci sarà bisogno di consultare l’elenco dei codici; quando accade, la pressione di un singolo tasto lo proietterà per l’uso. Inoltre l’utente ha a disposizione delle leve supplementari. Spostando una di queste leve verso destra, può scorrere il libro che ha di fronte a sé determinando la proiezione di una pagina dopo l’altra a una velocità che permette appena un’occhiata a ciascuna in modo da riconoscerla. Spostando ulteriormente la leva verso destra, l’utente può scorrere il libro dieci pagine alla volta; spostandola ancora una volta a destra, 100 pagine alla volta. Lo spostamento a sinistra gli dà lo stesso controllo all’inverso. Un pulsante speciale lo porta immediatamente alla prima pagina dell’indice. Qualsiasi libro della sua biblioteca può quindi essere richiamato e consultato con maggiore facilità rispetto a quando lo si prende da uno scaffale. Dato che ha a disposizione diverse postazioni di visualizzazione a disposizione, l’utente può lasciare un determinato elemento in posizione mentre ne richiama un altro. Egli può aggiungere note a margine e commenti, approfittando di un tipo di fotografia a secco, e si potrebbe addirittura operare in modo che egli possa fare ciò come se avesse un pagina fisica davanti a sé, con un sistema a penna simile a quello che viene attualmente impiegato nel teleautografo che si trova nelle sale d’attesa ferroviarie. 7 Tutto ciò è ordinario, ad eccezione dell’estensione al futuro di meccanismi e congegni attuali. Tuttavia, fornisce un passo immediato verso una indicizzazione associativa, la cui idea di base consiste nel fatto si può fare in modo che qualsiasi elemento possa selezionarne immediatamente e automaticamente un altro.15 Questa è la caratteristica essenziale del memex. La cosa importante è il processo di collegare due elementi insieme.16 Quando l’utente sta creando un percorso, lo nomina, inserisce il nome nel libro dei codici e lo batte sulla sua tastiera. Davanti a lui ci sono i due elementi da unire, proiettati su postazioni di visualizzazione adiacenti. In fondo a ognuno ci sono una serie di spazi vuoti 15 Collegare elementi Questo è l’atto di nascita della nozione di ipertesto. Il nome verrà coniato da Ted Nelson nel 1965 (T.H. Nelson, Complex information processing: a file structure for the complex, the changing and the indeterminate, Proceedings of the 1965 ACM 20th National Conference, pp. 84-100). 16 come potremmo pensare per immettere dei codici e viene impostato un puntatore per indicare uno di questi su ciascun elemento. L’utente preme un singolo tasto e gli elementi vengono uniti in modo permanente. Nei relativi spazi appare il codice. Fuori dalla vista, ma ancora nello spazio, viene inserita una serie di punti per la visione mediante fotocellule; su ogni elemento questi punti designano, in base alla loro posizione, il numero di indice dell’altro elemento.17 Da quel momento in poi, in qualsiasi momento, quando uno di questi elementi viene visualizzato, l’altro può essere richiamato istantaneamente semplicemente premendo un pulsante al di sotto del corrispondente spazio. Inoltre, quando numerosi elementi sono stati uniti così da formare un percorso, essi possono essere visionati a loro volta, rapidamente o lentamente, spostando una leva come quella usata per sfogliare le pagine di un libro. È esattamente come se gli oggetti fisici fossero stati raccolti da fonti remote e rilegati insieme per formare un nuovo libro.18 . Anzi è molto più di questo, in quanto ogni oggetto può essere unito a numerosi percorsi. Poniamo il caso che il proprietario del memex sia interessato all’origine e alle proprietà dell’arco e delle frecce.19 Più precisamente egli sta studiando la ragione per cui l’arco corto turco fu apparentemente migliore dell’arco lungo inglese nei combattimenti delle Crociate. Egli ha dozzine di libri e articoli potenzialmente pertinenti nel suo memex. Prima sfoglia un’enciclopedia, trova un articolo interessante ma non abbastanza dettagliato, e lo lascia proiettato. Poi, in un libro di storia, trova un altro articolo pertinente e collega i due insieme. Procede in questo modo, creando un percorso composto da molti elementi. Occasionalmente inserisce un proprio commento, collegandolo al percorso principale o, attraverso un percorso laterale, a uno specifico elemento. Quando diventa evidente che le proprietà di elasticità dei materiali a disposizione avevano molto a che fare con l’arco, egli crea una ramificazione su un percorso laterale che lo porta a testi sull’elasticità e a tabelle di costanti fisiche. Egli inserisce una pagina di analisi scritta a mano da lui stesso. Quindi crea un percorso di suo interesse attraverso il labirinto dei materiali a sua disposizione. E i suoi percorsi non vengono dimenticati. Diversi anni più tardi, una sua conversazione con un amico si incentra sugli strani modi in cui le persone resistono alle innovazioni, anche quando sono di interesse vitale. Egli ha un esempio rappresentato dal fatto che gli europei sconfitti continuarono tuttavia a non adottare l’arco turco. Infatti egli possiede un percorso su questo argomento. Con un tocco accede al libro dei codici. Premendo alcuni tasti egli proietta l’inizio del percorso. Con una leva lo scorre a piacere fermandosi sugli elementi interessanti, facendo delle digressioni. È un percorso interessante, pertinente alla discussione. Quindi egli aziona un riproduttore, 13 In questo paragrafo e nel seguente, Bush indica un repertorio di possibilità relative alla creazione di percorsi e di una rete di percorsi. L’esposizione di queste possibilità è il primo abbozzo di una struttura dell’ipertestualità, che verrà ripresa e ampliata da Ted Nelson in “As we will think”, del 1968. 17 Questa idea, di identificare un libro con un percorso tra frammenti di testi, è presente anche nei lavori di Paul Otlet, e di fatto è alla base del suo Principio Monografico 18 L’esempio di utilizzo del memex: l’arco 19 come potremmo pensare fotografa l’intero percorso e lo passa al suo amico per consentirne l’inserimento nel memex di quest’ultimo dove potrà essere collegato al percorso più generale. 8 Appariranno tipi totalmente nuovi di enciclopedie,20 già munite di una rete di tracce associative che le attraversano, pronte per essere immesse nel memex dove vengono ampliate. L’avvocato avrà a portata di mano l’intero aggregato delle opinioni e delle decisioni associate alla sua intera esperienza e all’esperienza di amici e autorità. L’avvocato specializzato in brevetti ha a disposizione i milioni di brevetti rilasciati, con percorsi familiari verso ogni punto di interesse del suo cliente. Il medico, perplesso dalle reazioni del suo paziente, richiama il percorso realizzato nell’ambito del precedente studio di un caso simile e scorre rapidamente le storie di casi analoghi, con riferimenti ai classici per le relative questioni di anatomia e istologia. Il chimico, in difficoltà con la sintesi di un composto organico, ha tutta la letteratura chimica di fronte a sé nel suo laboratorio, con percorsi che seguono le analogie dei composti e percorsi laterali sul loro comportamento fisico e chimico. Lo storico con un vasto resoconto cronologico di un popolo lo accosta ad un percorso saltuario che si sofferma solamente sui temi salienti, e può seguire in ogni momento percorsi paralleli che lo portano a spaccati di civiltà in particolari epoche. C’è una nuova professione di apripista,21 coloro che trovano divertimento nello stabilire percorsi utili attraverso l’enorme massa delle informazioni archiviate. L’eredità del maestro non consiste soltanto nei suoi contributi al patrimonio complessivo, ma per i suoi discepoli nell’intera impalcatura che li ha resi possibili. In questo modo la scienza può implementare i modi in cui l’uomo produce, conserva e consulta l’archivio complessivo del genere umano. Potrebbe essere suggestivo delineare gli strumenti del futuro in modo più spettacolare, piuttosto che rimanere strettamente legati a metodi ed elementi attualmente conosciuti e soggetti a rapidi sviluppi, come è stato fatto qui. Difficoltà tecniche di ogni genere sono state ignorate, certamente, ma lo sono stati anche i mezzi finora sconosciuti che potrebbero sopraggiungere da un momento all’altro per accelerare il progresso tecnico in modo così drastico come l’avvento della valvola termoionica. Affinché il quadro non risulti troppo banale nel suo aderire ai modelli attuali, sarà bene ricordare una di queste possibilità, non come profezia ma solo come suggerimento, in quanto la profezia basata sull’estensione di ciò che è noto ha sostanza, men- 20 Enciclopedie 21 I “trail blazers” 14 come potremmo pensare tre la profezia fondata sull’ignoto è solo una supposizione due volte difficile da capire. Tutti i nostri passi nel creare o recepire materiale dagli archivi procedono attraverso un senso – il tatto quando tocchiamo i tasti, l’udito quando parliamo o ascoltiamo, la vista quando leggiamo. Sarà possibile un giorno stabilire il percorso in modo più diretto? Sappiamo che quando gli occhi vedono, tutte le informazioni che ne conseguono vengono trasmesse al cervello per mezzo di vibrazioni elettriche nel canale del nervo ottico. Questa è esattamente analogo alle vibrazioni elettriche che si generano nel cavo del televisore: questi cavi trasportano l’immagine dalle fotocellule che la conducono al trasmettitore radio dal quale viene diffusa. Sappiamo inoltre che se possiamo trattare quel cavo con strumenti appropriati non abbiamo bisogno di toccarlo; possiamo cogliere queste vibrazioni per mezzo di induzione elettrica e così scoprire e riprodurre la scena che è stata trasmessa, esattamente come è possibile intercettare un messaggio attraverso un cavo telefonico. Gli impulsi che scorrono nei nervi del braccio di una dattilografa trasportano alle sue dita l’informazione tradotta che giunge alle sue orecchie o ai suoi occhi, in modo che le dita siano stimolate a battere i tasti giusti. Non si potrebbero intercettare queste correnti, nella loro forma originale in cui l’informazione viene trasportata al cervello o nella forma meravigliosamente trasformata nella quale procedono verso la mano? Nella conduzione attraverso le ossa già introduciamo dei suoni: ciò accade ad esempio nei canali nervosi dei sordi in modo che essi possano sentire. Non sarebbe possibile imparare a introdurli senza l’odierno impaccio di trasformare prima le vibrazioni elettriche in vibrazioni meccaniche che il meccanismo umano ritrasforma immediatamente in forma elettrica? Con un paio di elettrodi sul cranio l’encefalogramma attualmente produce tracce a penna e inchiostro che hanno qualche rapporto con i fenomeni elettrici in atto nel cervello stesso. È vero, la registrazione è incomprensibile, ad eccezione di quando segnala una grossolana disfunzione del meccanismo cerebrale; ma chi potrebbe ora porre limiti rispetto a dove potrebbe portare una cosa simile? Nel mondo esterno, tutte le forme di intelligenza sia del suono che della vista sono state ridotte alla forma di variazioni di corrente in un circuito elettrico in modo tale da poterle trasmettere. All’interno della struttura umana si verifica esattamente lo stesso tipo di processo. Dobbiamo sempre trasformare i movimenti meccanici per procedere da un fenomeno elettrico a un altro? È un pensiero suggestivo, ma difficilmente consente di fare previsioni senza perdere in realismo ed immediatezza. 15 come potremmo pensare Presumibilmente lo spirito dell’uomo si eleverebbe se potesse passare meglio in rassegna il suo passato avvolto dall’ombra e analizzare in modo più completo e oggettivo i suoi problemi attuali. Egli ha creato una civiltà così complessa che ha bisogno di meccanizzare in modo più completo i suoi archivi se vorrà arrivare alla conclusione logica della sua esperienza e non ad impantanarsi a metà strada sovraccaricando la sua limitata memoria.22 Le sue escursioni potrebbero essere più piacevoli se potesse riconquistare il privilegio di dimenticare le svariate cose che non ha bisogno di avere immediatamente a portata di mano, con una certa sicurezza di poterle trovarle non appena si dimostrino importanti. Le applicazioni della scienza hanno creato per l’uomo una casa ben equipaggiata e gli stanno insegnando a vivere in modo sano al suo interno. Gli hanno permesso di scagliare masse di persone le une contro le altre con armi crudeli. Ora possono permettergli veramente di dominare la sua memoria collettiva ed aumentare in saggezza alla luce dell’esperienza della razza. Egli potrà perire in guerra prima di imparare ad adoperare questa memoria per il suo bene autentico. Tuttavia, ci sembrerebbe una notevole sfortuna se a questo punto il processo di applicazione della scienza alle esigenze ed ai desideri dell’uomo terminasse, o se si perdessero le speranze sul suo esito. 16 A questo proposito, una prosecuzione naturale della visione di Bush si trova nel lavoro di Douglas Engelbart sulla nozione di “augmentation system”, sviluppato dagli anni ’60 (Susan B. Barnes, Douglas Carl Engelbart: Developing the Underlying Concepts for Contemporary Computing, IEEE Annals of the History of Computing, 19(3), 1997, pp. 16–26). Il primo contatto di Engelbart con le idee esposte da Bush in questo articolo risale alla lettura dell’articolo originale apparso su Life nel 1945. Successivamente (fine anni ’50) Engelbart studiò la versione apparsa sull’Atlantic Monthly e descrisse sinteticamente le sue idee a Bush in una lettera, chiedendogli il permesso di citare un lungo estratto dell’articolo nel suo rapporto tecnico uscito nel 1962 (sezione II.A.1). 22