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UDA 5. LA FILIERA AGROALIMENTARE

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VALORIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’
PRODUTTIVE
U-D-A- 5 – LA FILIERA AGROALIMENTARE
LA FILIERA AGROALIMENTARE
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA E AMBIENTE- ROSOLINI - PROF. SALVO MOTTA
Definizione di filiera
Per filiera agro-alimentare s’intende tutto il percorso di eventi che
l’alimento subisce a partire dalla fase di produzione/raccolta, o dalla
macellazione della materia prima alimentare, fino alla consumazione
da parte dell’utente finale.
E’ dunque un processo scandito da varie fasi che vede coinvolti
numerosi soggetti (NETWORK) gli agricoltori, l’industria di
trasformazione e di confezionamento, i trasportatori, i distributori, i
commercianti all'ingrosso e al dettaglio, fino al consumatore. Tali
soggetti si trovano a monte e a valle della catena di produzione e
commercializzazione
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA E AMBIENTE- ROSOLINI - PROF. SALVO MOTTA
NETWORK A MONTE
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA
AMBIENTE - ROSOLINI
NETWORK A VALLE
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA
AMBIENTE - ROSOLINI
LE FASI DELLA FILIERA
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA
AMBIENTE - ROSOLINI
FASE DELLA PRODUZIONE
• rientrano le aziende che si dedicano alla
produzione agricola, alla silvicoltura, alla
zootecnia,
alla
pesca
nonché
all’acquacoltura.

Vi rientra anche l’indotto ovvero tutti quei
soggetti che concorrono alla produzione
agroalimentare (es. i fornitori di mezzi
tecnici, di mangimi, ecc..)
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA E AMBIENTE- ROSOLINI - PROF. SALVO MOTTA
FASE DELLA LAVORAZIONE

A questa fase prendono parte le imprese di
confezionamento, etichettatura e imballaggio quindi
strutture che intervengono per permettere ai prodotti
agricoli di essere immessi sul mercato. Esistono due
livelli di trasformazione: la prima comprende tutte
quelle operazioni che permettono ai prodotti agricoli di
arrivare sulle tavole dei consumatori e la seconda è
quella che prevede una modifica della forma del
prodotto agricolo prima di arrivare al consumatore (ad
esempio la trasformazione del grano in farina)
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FASE DELLA DISTRIBUZIONE
• A questa fase partecipano attori che si occupano di
distribuire e commercializzare i prodotti finiti:
 enti della Grande Distribuzione Organizzata e del
commercio al dettaglio: player del commercio
all’ingrosso, grandi magazzini e mercati, oltre a
fruttivendoli, venditori porta a porta, macellai e piccoli
negozi alimentari.
 realtà operanti nella ristorazione e nell’accoglienza
alberghiera: hotel, alberghi, ristoranti, mense, ecc. che
trasformano ulteriormente i prodotti per consegnare ai
consumatori pasti completi pronti al consumo in loco o
a domicilio
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LE FILIERE DEL SETTORE AGROALIMENTARE
ORTOFRUTTA
FRESCA
ORTROFRUTTA
TRASFORMATA
CEREALI
CARNI BOVINE
CARNI SUINE E
OVINE
AVICOLI
LATTE
OLIO
VINO
PRODOTTI
ITTICI
ECC
ALCUNE DI QUESTE POSSONO AVERE UN NUMERO DI PASSAGGI TALI DA COMPORTARE
NOTEVOLI INCREMENTI DEL COSTO INIZIALE DELLA MATERIA PRIMA . Es. Nella filiera della
carne bovina, il prezzo finale è dato dal costo dell’animale per il 42% e per il 58% dai costi di
filiera
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TIPI DI FILIERA
In base al numero di fasi che coinvolgono il prodotto fino
alla tavola del consumatore, una filiera può essere
SEMPLICE o COMPLESSA, o LUNGA O CORTA
In genere le filiere ortofrutticole sono semplici in quanto non
richiedono alcuna trasformazione del prodotto; questo infatti dalle
aziende agricole passa ad un’azienda commerciale e giunge sulla
tavola dei consumatori
Le filiere animali invece sono generalmente più complesse in quanto
coinvolgono soggetti più numerosi e disomogenei: mangimifici,
allevamenti (spesso l’animale nasce e viene ingrassato in paesi diversi),
macelli e laboratori di sezionamento.
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SCHEMA DI FILIERA COMPLESSA O LUNGA
La filiera è tanto più complessa tanto maggiore è il
numero di soggetti coinvolti e quanti più passaggi subisce
il prodotto prima di essere distribuito
PRODUTTORE
RACCOGLITORE
PRIMO
GROSSISTA
SECONDO
GROSSISTA
DETTAGLIANTE
CONSUMATORE
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA AMBIENTE – ROSOLINI- PROF SALVO MOTTA
SCHEMA DI FILIERA COMPLESSA O LUNGA
Questo tipo di assetto ha comportato conseguenze rilevanti a carico
sia del produttore che del consumatore favorendo, da una parte,
l’esclusione dei piccoli produttori dal mercato, perché poco
competitivi e incapaci di garantire gli standard produttivi richiesti,
dall’altra, impedendo al consumatore di poter conoscere il percorso
dei propri acquisti e di poter effettuare un controllo sostanziale sulla
loro qualità. Inoltre, lo sviluppo di questo tipo di mercato ha favorito
la scomparsa delle risorse territoriali, in termini di biodiversità
(ridotto numero di varietà coltivate o allevate, e commercializzate),
ma anche con l’erosione della cultura rurale, soprattutto
gastronomica, dei contesti locali.
La “Filiera corta”, quindi, si configura come una strategia alternativa
che possa consentire agli agricoltori di riconquistare un ruolo attivo
nel sistema agro-alimentare, con la collaborazione degli altri attori
della filiera, di cui entrano a far parte, come soggetti attivi, anche i
consumatori.
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SCHEMA DI FILIERA SEMPLICE O CORTA
La filiera è tanto più complessa tanto maggiore è il
numero di soggetti coinvolti e quanti più passaggi subisce
il prodotto prima di essere distribuito
PRODUTTORE
CONSUMATORE
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FILIERA SEMPLICE O CORTA
strategia alternativa che consente agli agricoltori di
riconquistare un ruolo attivo nel sistema agro-alimentare
riducendo drasticamente il numero di intermediari
Tale riduzione può
essere di tipo:
In ognuno di questi casi la riduzione
equivale a un risparmio e a un
godimento maggiore. Quando le
tre variabili descritte si combinano,
allora si verifica una condizione ideale:
si sta comprando direttamente, cioè
senza che il produttore veda eroso il
proprio margine; lo si sta facendo in
modo poco energivoro, ossia incidendo
il meno possibile sull’impatto
ambientale in termini di trasporto,
imballo e stoccaggio; si sta godendo di
un bene vicino alla qualità sua propria,
nativa, non snaturata da condizioni di
conservazione innaturali, rese
obbligate dalla lunghezza dei tempi di
distribuzione
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Logistica (intermediazioni)
Geografica (distanze)
Cronologica (tempo)
SCHEMA DI FILIERA SEMPLICE O CORTA
•
Questa tipologia di filiera offre una importante opportunità di creare valore
aggiunto sul territorio, rafforzando la specificità dei prodotti locali tenendo
in considerazione che a causa del rapporto stretto fra territorio, cliente e
prodotto, tali forme di vendita evidenziano la non delocalizzabilità della
produzione locale. La differenza tra filiera lunga e corta non si traduce
soltanto in termini di fasi che le caratterizzano o nel numero e nella tipologia
di soggetti coinvolti ma anche in termini di qualità e sicurezza alimentare del
prodotto finale.
•
Promuovere la qualità con la “filiera corta” vuol dire innanzitutto restituire
ai prodotti le loro specifiche caratteristiche legate al luogo di origine,
valorizzare le differenze di gusto, sapori, valore nutritivo dei vari alimenti.
Questo è possibile rispettando la biodiversità, proteggendo le varietà
autoctone e le diversità proprie dei vari territori di produzione. Ogni luogo di
produzione, anche limitato geograficamente, ha infatti caratteristiche
ambientali che sono diverse da un altro contesto e che si riflettono sulla
qualità del prodotto finale. Un aspetto importante che può emergere con la
filiera corta è la freschezza delle produzioni, cioè presentare al consumatore
un prodotto che mantenga proprietà nutrizionali, di gusto, aspetto,
consistenza, ecc.. tipiche del prodotto appena raccolto
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TIPOLOGIE DI FILIERA CORTA
VENDITA
DIRETTA IN
AZIENDA
MERCATI
CONTADINI
GRUPPI DI
ACQUISTO
GRUPPI
ACQUISTO
SOLIDALI
COOPERATIVE
DI CONSUMO
PRODOTTI
ONLINE
KM 0
PICK YOUR
OWN
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OBIETTIVI DELLA FILIERA CORTA
giusta remunerazione al
produttore
conoscenza dei prodotti
tipici, loro freschezza e
stagionalità
maggiori garanzie di
qualità e sicurezza
alimentare
favorire il consumo di
prodotti locali
evitare i costi di
trasporto, limitare
l'inquinamento dovuto
al trasporto stesso e ai
rifiuti (imballaggi)
Rispetto per l’ambiente
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VANTAGGI PER IL PRODUTTORE
Maggiore facilità di
vendere il prodotto
permette di avere
margini di guadagno
più alti e adeguati al
lavoro svolto
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VANTAGGI PER IL CONSUMATORE
compra merce fresca e
garantita, che non ha
subito rincari e alterazioni
dovute ai trasporti
impara a conoscere le
tipicità dei prodotti locali
diventando da
consumatore omologato a
consumatore consapevole
conosce la storia dei cibi
che si portano a tavola
che spesso hanno un
trattamento biologico
riduzione dei prezzi
l'opportunità di conoscere
direttamente il
produttore e le tecniche
di produzione
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LA FILIERA CONTROLLATA
Si parla di filiera controllata quando tutti i passaggi
e i processi che la riguardano vengono tracciati,
verificati, memorizzati secondo un insieme di
regole . La filiera controllata è una filiera
certificata.
La certificazione viene rilasciata all’azienda da un
ente terzo indipendente che dichiara che un prodotto
è conforme ad una serie di norme di riferimento;
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REQUISITI CHE GARANTISCONO LA
SICUREZZA DI UNA FILIERA
TRACCIABILITA’ DEL PRODOTTO
RINTRACCIABILITA’ DEL PRODOTTO
REQUISITI IGIENICO SANITARI HACCP
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA
AMBIENTE - ROSOLINI
Finalità della filiera controllata
individuare le
eventuali
responsabilità
lungo tutta la
filiera
procurare
all’utente
garanzie sulla
sicurezza
alimentare
ritirare dal
mercato
prodotti non
conformi al
regolamento
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA
AMBIENTE - ROSOLINI
individuare e
garantire la
tracciabilità di
un prodotto.
LA TRACCIABILITA’
E’ un sistema di procedure, di identificazioni in
grado di dimostrare e documentare la storia e il
percorso di un prodotto garantendone un’accurata
e
completa
informazione
che
consente
la
rintracciabilità;
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA E AMBIENTE- ROSOLINI - PROF. SALVO MOTTA
LA TRACCIABILITA’
Per ottenere un buon processo di tracciabilità, devono essere definiti a priori
I PROCESSI CHE ENTRANO NEL CICLO PRODUTTIVO
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TRACCIABILITA’
Si costruiscono, in altri termini, tutti i passaggi che l’alimento percorre
da monte a valle della filiera, dalla raccolta fino al consumatore finale,
passando per i trasformatori e distributori; per la filiera del grano ad
esempio si tiene traccia:
di chi e
dove è
stato
raccolto il
grano;
di chi ha
trasportato
il grano
nell’azienda
che lo ha
trasformato
in farina e
come è
stato
trasportato
del nome
dell’azienda
nonchè del
giorno in
cui quel
grano è
stato
trasformato
nell’azienda
che lo ha
ricevuto
del giorno, in
cui il pastificio
ha unito alla
farina gli
ingredienti
per fare la
pasta (tutti a
loro volta
tracciati),
nonché l’ha
confezionata
di chi ha
trasportato
il prodotto
finito al
supermerc
ato che lo
ha venduto
al dettaglio
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LA RINTRACCIABILITA’
•
L’Unione Europea da anni vuole garantire la sicurezza dell’intera filiera e
la RINTRACCIABILITA’ del prodotto è l’unico mezzo che permette di
richiamare dal mercato prodotti sospetti di non conformità.
La rintracciabilità consente di conoscere tutte le fasi della produzione di un
certo lotto di alimenti e di poter “bloccare” una partita di prodotti alimentari
nel caso in cui questa non risponda alle necessarie garanzie di qualità e di
sicurezza.
L’articolo 3 del REG.CE N°178 del 2002 cosi sottolinea il concetto
rintracciabilità:
La rintracciabilità consiste nella possibilità di ricostruire e seguire il percorso
di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione
alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un
alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della
trasformazione e della distribuzione.
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA E AMBIENTE- ROSOLINI - PROF. SALVO MOTTA
LA RINTRACCIABILITA’
Il sistema di rintracciabilità, dunque, è basato dunque su due ordini di
informazioni:


quelle contenute nell’adeguata etichettatura, che riporta tutte le
informazioni identificative di quel singolo prodotto (data di
produzione, data di scadenza, tipo di prodotto, ingredienti, lotto di
appartenenza), accessibili a chiunque e soprattutto al consumatore
quelle riportate nei documenti che accompagnano ogni lotto di
prodotti in ogni passaggio (raccolta, produzione, trasformazione e
distribuzione) e che restano in mano degli operatori del settore.
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COSA DEVE FARE UN OSA
•
Pertanto, nel caso in cui l’operatore del settore alimentare ritenga o abbia motivo
di ritenere che il prodotto non sia conforme ai requisiti di sicurezza deve:
1. identificare il prodotto,
2. l’ambito di commercializzazione del prodotto
3. provvedere all’immediato ritiro/richiamo del prodotto
4. informare l’azienda sanitaria competente per territorio delle procedure di
richiamo/ritiro del prodotto e delle motivazioni
5. informare l’anello a monte (nel caso ritenga che la non conformità del prodotto sia
dovuta a un vizio della materia prima a lui fornita)
6. attuare le misure sufficienti a conseguire un livello elevato di tutela della salute del
consumatore
7. informare il consumatore stesso attraverso dei messaggi e che rechino la dicitura
“URGENTE: RICHIAMO DEL PRODOTTO” oppure “URGENTE:RITIRO DEL
PRODOTTO” e individuino: il titolare del marchio se presente; se non c’è il marchio,
l’operatore indicato nella etichetta; per i prodotti sfusi il punto di vendita o di
somministrazione.
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COSA DEVE FARE IL CONSUMATORE
•
Quando un consumatore acquista un prodotto alimentare deve verificare che la confezione sia
integra in ogni sua parte, non presenti alcun rigonfiamento o difetto. Se si accorge del difetto della
confezione dopo l’acquisto è bene che non consumi l’alimento.
•
Quando il consumatore apre una confezione e si accorge che l’alimento è avariato, ha un colore
diverso da quello usuale per un prodotto dello stesso tipo, non lo deve assolutamente consumare ed
è opportuno che lo segnali all’azienda che gliel’ha venduto ed eventualmente a “qualsiasi” forza
dell’ordine (polizia, carabinieri…), la quale, a sua volta, se lo riterrà opportuno, informerà l’azienda
sanitaria competente ovvero i NAS che collaborano con il Sistema rapido di Allerta Europeo. È
preferibile avvisare direttamente anche il soggetto che ha venduto il prodotto, al fine di permettergli
di verificare l’accaduto e di prendere i provvedimenti necessari.
Il consumatore deve documentare se possibile sia l’acquisto del prodotto (con lo scontrino), sia lo
stato in cui si trova lo stesso (ad es. con una foto) e i dati relativi al prodotto acquistato (scadenza,
lotto, marca…).
•
•
Il consumatore, una volta avvisate le forze dell’ordine, avrà terminato il suo “compito”. L’azienda
sanitaria e/o i NAS verificheranno, in seguito alla segnalazione, la sicurezza del prodotto e ne
disporranno il ritiro dello stesso dal mercato in attesa di accertamento della salubrità dello stesso.
•
A seguito di questi accertamenti se si accerterà che il consumatore ha subito un danno alla salute
per aver ingerito l’alimento, lo stesso consumatore avrà diritto al risarcimento del danno subito.
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ESEMPIO DI RINTRACCIABILITA’
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA
AMBIENTE - ROSOLINI
HACCP
“Tutti
gli
operatori
del
settore
alimentare
controllano che tutte le fasi di cui sono responsabili,
dalla produzione primaria fino alla vendita o alla
messa a disposizione di prodotti alimentari al
consumatore finale, si svolgano in maniera igienica,
in conformità delle disposizioni del presente
regolamento. Gli operatori del settore alimentare
che svolgono attività di produzione primaria e certe
attività connesse devono attenersi alle disposizioni
generali d’igiene”.
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA E AMBIENTE- ROSOLINI - PROF. SALVO MOTTA
HACCP…. vigila
Sui locali, sulle attrezzature, sulle macchine agricole
affinché mantengano i giusti requisiti igienico sanitari
sull’igiene dei lavoratori stessi e sull’ igiene dei
mezzi di trasporto
sulla qualità e sicurezza dei prodotti stessi.
Su come e con quali sostanze vengono coltivati e in
che modo successivamente vengono conservati
ISTITUTO PROFESSIONALE AGRICOLTURA AMBIENTE - ROSOLINI
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
U.D.A..5 – LA FILIERA AGROAIMENTARE
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