Le parti del discorso Le parti del discorso sono nove: cinque variabili e quattro invariabili. Le parti variabili comprendono tutte le parole che possono cambiare la parte finale (desinenza). Le parti invariabili non mutano forma 1. L’ARTICOLO È la parte variabile del discorso che precede il nome e ne indica il genere e il numero. Si dividono in articoli determinativi, articoli indeterminativi, articoli partitivi. 2. IL NOME È la parte variabile del discorso (denominata anche sostantivo) che indica persone, cose o animali e si può classificare rispetto a: significato, genere, numero e struttura. SIGNIFICATO • Concreto: indica qualcosa che è percepibile attraverso i sensi (Federica, ruota, gatto) • Astratto: si riferisce a qualcosa che non esiste nella realtà materiale (gioia, felicità, ottimismo) • Comune: indica genericamente una persona, un animale o una cosa (fratello, cavallo, libro) • Proprio: scritto con l’iniziale maiuscola (Sara, Willy, Firenze) • Individuale: si riferisce a un singolo individuo, animale o cosa (cittadino, pecora, nave) • Collettivo: è un termine che indica un insieme di elementi dello stesso tipo (popolo, gregge, flotta) • Iperonimo: è un termine che indica un insieme di elementi diversi (posate, mobili) ESEMPI DI NOMI COLLETTIVI (insieme di elementi dello stesso tipo): Banda, biblioteca, flotta, esercito, gregge, popolo, branco, bosco, foresta, comitiva, coro, folla, mandria, pineta, sciame, scolaresca, stormo, fogliame, pentolame, arcipelago… ESEMPI DI IPERONIMI (insieme di elementi diversi): Posate (forchette, coltelli, cucchiai ecc.), mobili (tavolo, armadio, letto ecc.), fiore (margherita, rosa, girasole ecc.), veicolo (automobile, camion, scooter ecc.), animale (cane, gatto, coniglio ecc.) GENERE • Maschile o femminile (il tavolo; la casa) Attenzione! NON esiste il genere «neutro». • Nomi di genere comune: sono quei nomi identici sia al maschile che al femminile. Si distinguono solo in base all’articolo che li precede (il/la nipote; il/la cantante; il/la musicista, il/la testimone, il giornalista/ la giornalista, il collega/la collega…). • Nomi di genere promiscuo: nomi di animali che hanno solo la forma maschile o quella femminile. Quando si vuole specificare il sesso è necessario ricorrere all’aggiunta delle parole maschio o femmina (aquila, leopardo, zebra, tigre, aquila, ippopotamo, formica…). • Nomi di genere mobile: nomi che cambiano genere (maschile o femminile) modificando solo la desinenza (amico/amica; bambino/bambina; studente/studentessa…). • Nomi indipendenti: nomi che cambiano completamente la forma dal maschile al corrispondente femminile (moglie/marito; prete/suora; genero/nuora; fratello/sorella; uomo/donna; maschio/femmina; marito/moglie; celibe/nubile; bue/mucca; giumenta/cavallo; ape/fuco; abate/badessa; padre/madre; compare/comare…) NUMERO • Difettivi: nomi che sono usati solo al singolare o solo al plurale (sangue, ossigeno, sale, pepe, grano, scirocco, occhiali, pantaloni, ferie, nozze, burro, latte, forbici, ferie, esequie…) • Sovrabbondanti: sono quei nomi che hanno due forme (e spesso anche due significati diversi) di singolare o plurale (ginocchio/ginocchi; ossi/ossa; bracci/braccia; cigli/ciglia; membri/membra; gesti/gesta; presepe/presepio; scudiere/scudiero; labbri/labbra; calcagni/calcagna; gridi/grida; corni/corna; fusi/fusa…) • Invariabili: sono quei nomi che restano invariati al singolare e al plurale (il re/i re; la crisi/le crisi; la gru/le gru; il caffè/i caffè; l’oasi/le oasi; l’euro/gli euro; il brindisi/i brindisi; il bar/ i bar; il caffè/ i caffè…) STRUTTURA • Primitivi: nomi che non derivano da nessun altro nome, contengono una radice e una desinenza (carta; fiore; libro; scatola…) • Derivati: nomi che derivano da un nome primitivo (cartolaio; fioriera; libreria; scatolificio…) • Alterati: sono quei nomi il cui significato è parzialmente modificato attraverso l’aggiunta di suffissi e si suddividono in: 1. Diminutivi: scatol-ina 2. Vezzeggiativi: scatol- etta 3. Accrescitivi: scatol- ona 4. Dispregiativi o peggiorativi: scatol- accia • Composti: nomi che si ottengono dall’unione di due parole. Possono essere formate da nome+ nome; nome+ aggettivo; verbo+ nome. (pescecane; cassaforte; arcobaleno; grattacielo…) 3. L’AGGETTIVO È la parte variabile del discorso che si aggiunge al nome per meglio determinarlo o per indicarne una quantità. Concorda in genere e numero con il nome a cui è si riferisce. A seconda della funzione che svolgono si dividono in aggettivi qualificativi e aggettivi determinativi. AGGETTIVI QUALIFICATIVI Esprimono una qualità o una condizione del nome a cui si riferiscono (alto, basso, grasso ecc.) In base alla struttura possono essere: • Primitivi: non derivano da altri termini (antico, alto, felice, bianco) • Derivati: derivano da sostantivi o da verbi (costoso, adorabile, lodevole) • Alterati: (vedi pag.6) accrescitivi, diminutivi, vezzeggiativi, dispregiativi (amarognolo, rossastro, bellino) • Composti: composto da due aggettivi uniti insieme (grigioverde) o accostati l’uno all’altro da un trattino di unione (italo- americano) Possono presentare tre gradazioni: 1. Grado positivo: indica una qualità senza termini di confronto (Marco è studioso; Carla è alta) 2. Grado comparativo: stabilisce un paragone tra due termini e può assumere la forma di: o Comparativo di maggioranza (Federica è più alta di Camilla) o Comparativo di uguaglianza (Lucia è tanto alta quanto Sara; Giulia è non meno alta di Rita) o Comparativo di minoranza (Camilla è meno alta di Federica) 3. Grado superlativo: indica una qualità espressa al massimo grado e può assumere la forma di: o - Superlativo assoluto: indica una qualità espressa al massimo grado senza limitazioni Aggettivo + suffisso –issimo, -errimo, -entissimo (violentissimo, bellissimo) Avverbio + aggettivo al grado positivo (molto veloce) Ripetizione dell’aggettivo (veloce veloce) Tutto+ aggettivo al grado positivo (tutto allegro) Prefisso stra-, super-, arci-, extra (arcinoto, strafelice) Modi di dire: pieno zeppo, stanco morto o Superlativo relativo: indica una qualità al massimo grado, ma limitatamente a un gruppo. Si forma con l’articolo determinativo + comparativo di maggioranza/minoranza. (Filippo è il più intelligente della classe; Quel quadro è il meno costoso del negozio) 4. Aggettivi senza grado: non ammettono alcuna forma di superlativo. Forme geometriche (la scatola è quadrata)- Nazionalità/ cittadinanza (mia sorella è francese)Materia (quella scultura è lignea)- i termini: eterno, infinito, immortale, sublime AGGETTIVI DI FORMA IRREGOLARE: GRADO POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO esterno esteriore estremo interno interiore intimo buono migliore ottimo cattivo peggiore pessimo grande maggiore massimo piccolo minore minimo basso inferiore infimo alto superiore supremo/sommo FORME SPECIALI DI SUPERLATIVO: acre acerrimo aspro asperrimo/asprissimo celebre celeberrimo integro integerrimo misero miserrimo salubre saluberrimo benefico beneficentissimo magnifico magnificentissimo ampio amplissimo AGGETTIVI DETERMINATIVI Si aggiungono al nome per determinare il nome al quale sono uniti in sei modi. 1. DIMOSTRATIVI o INDICATIVI: determinano o identificano la persona o la cosa di cui si parla Questo, codesto, quello Tale, cotale, siffatto, cosiffatto (somiglianza) Stesso, medesimo (identificativi) (Questa penna non scrive più/ho visto lo stesso film più volte) 2. NUMERALI: indicano il numero delle persone, animali o cose rappresentate dal nome Cardinali: tre, quattro, cinque… Ordinali: primo, secondo, terzo… Frazionari: due/terzi, tre/quarti… Moltiplicativi: doppio, triplo… Distributivi: due a due, dieci a dieci… (Prendo quattro caramelle/Luca è il secondo ragazzo a destra) 3. POSSESSIVI: determinano il possesso di una persona, un animale o una cosa Mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro. (Il mio libro è interessante) 4. INDEFINITI: indicano una quantità in modo indefinito. Molto, troppo, poco, parecchio, tutto, tanto Qualche ha valore singolativo, cioè viene usato solo al singolare (Ci sono poche fotografie nel baule) 5. CORRELATIVI: pongono una relazione tra un nome e l’altro. Tale (Tale padre tale figlio) 6. INTERROGATIVI e ESCLAMATIVI: servono per chiedere la quantità, la qualità, l’identità di una persona, un animale, una cosa o per esprimere stupore. Quale, che, quanto (Quale libro vuoi?; Quanto sei bella!)