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CATETERISMO

CATETERISMO VESCICALE: POSIZIONAMENTO E GESTIONE NELL’ UOMO E NELLA DONNA
Il cateterismo è una procedura invasiva consistente nell’ introduzione di una sonda cava in vescica
(attraverso l’ uretere) al fine di consentirne il drenaggio a scopo diagnostico, evacuativo e terapeutico.
Il posizionamento del catetere richiede la completa asetticità, al fine di evitare l’ insorgenza di
infezioni dell’ apparato urinario.
La classificazione del catetere avviene secondo quattro parametri:
1. CALIBRO: Il diametro esterno del catetere è misurato con la scala di Charrière (1Ch = 1/3 di mm) e
deve essere più piccolo possibile in modo da evitare traumi della mucosa uretrale; vanno
considerate anche le caratteristiche dell’ urina (14 Ch per urine chiare, prive di sedimento ed
ematuria; 16-18 Ch per urine torbide con sedimento e 20-24 Ch in caso di piuria e macroematuria). Talvolta il calibro è indicato anche da una scala colore europea (il colore si individua
sulla coda del catetere, dove si innesta il sistema di raccordo).
2. NUMERO DI VIE: Ad una via nel caso di cateterismo temporaneo/intermittente. Nel caso di due vie,
una è per il deflusso delle urine, l’ altra, mediante un’apposita valvola, permette la distensione di
un palloncino per l’ ancoraggio in vescica. Se le vie sono tre, una è per il drenaggio, l’ altra è per l’
ancoraggio e l’ ultima consente l’ irrigazione vescicale
3. MATERIALE: In lattice siliconato e PVC. Il lattice siliconato è un materiale morbido, flessibile ed
economico, ma ha lo svantaggio di causare allergie, incrostazioni e traumi uretrali, per tale motivo
è utilizzato per interventi di cateterismo della durata inferiore a 30 giorni.
Il silicone è invece più flessibile del lattice, altamente biocompatibile e ipoallergenico (si può
utilizzare per interventi della durata maggiore di 30 giorni).
Il catetere in PVC viene utilizzato per cateterismo intermittente, è un materiale innocuo con un
bassissimo rischio di irritazione, grazie al minor attrito che esercita.
4. ESTREMITÀ PROSSIMALE:
- Foley: molle e confortevole, dotato di un palloncino gonfiabile all’ estremità (grazie a soluzione
fisiologica sterile) che ne consente l’ ancoraggio e di due fori contrapposti e simmetrici tra loro
- Mercier: semirigido con punta arrotondata e dotata di uno o due fori di drenaggio e una
curvatura di 30°-45° per facilitare l’ inserimento del catetere nell’ uomo con uretra
membranosa o prostatica
- Couvelaire: semirigido con estremità a becco di flauto e con due fori laterali (si utilizza in caso
di emorragia vescicale o dopo prostatectomia radicale)
- Tiemann: semirigido con estremità di forma conica e angolatura di 30° indicato nei casi di
restringimento dell’ uretra maschile
- Dufour: semirigido con palloncino di ancoraggio, estremità prossimale a becco di flauto,
curvatura di 30° e due fori laterali contrapposti (indicato in caso di tamponamento vescicale e
relativa ematuria)
- Nelaton: utlizzato soprattutto nella donna, estremità prossimale arrotondata e rettilinea, con
uno o due fori di drenaggio tra loro contrapposti.
Prima di procedere al posizionamento del catetere in vescica è necessario accertarsi delle normali
abitudini di eliminazione della persona, valutare il grado di limitazione e collaborazione nella procedura,
valutare la presenza di eventuali controindicazioni all’ inserimento del catetere ed esaminare le
Ad avvenuto posizionamento e ad avvenuta rimozione è indispensabile effettuare una
documentazione, la cui completezza consente un controllo sull’ attività svolta.
Nella documentazione post-posizionamento bisogna indicare il tipo e la misura del catetere
posizionato, documentare la tolleranza del paziente alla procedura, la quantità di liquido utilizzata per
cuffiare il palloncino, documentare la quantità di urine nella scheda di bilancio idrico di entrate ed
uscite ed eventuali alterazioni urinarie.
Allo stesso modo, nella documentazione post-rimozione bisogna indicare tipo e misura del catetere
rimosso, la tolleranza del paziente alla procedura, la quantità di urine presenti nella sacca di raccolta,
registrare il numero di volte che il paziente ha urinato, documentare la quantità di urine nella scheda
di bilancio idrico di entrate ed uscite e documentare eventuali alterazioni urinarie o della cute.