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ITALIA CRIMINALE DEI MISTERI - Professione detective
Criminal and Private Investigations
ANTEPRIMA
ITALIA CRIMINALE DEI MISTERI
“PROFESSIONE DETECTIVE”
Premessa – Introduzione e un Capitolo del libro
Fabio A. Miller Dondi
Italia Criminale dei Misteri
“PROFESSIONE DETECTIVE”
“Criminal and Private Investigations”
Un ex Agente della Criminalpol racconta…
Casi aperti e fatti di Cronaca degli ultimi cinquant’anni
L’esperienza con TOM PONZI, il più celebre detective italiano e quella con i
Commissari Nardone, Montesano, gli Isp. Petronella, Daugenti e altri
ANTEPRIMA ITALIA CRIMINALE DEI MISTERI
“PROFESSIONE DETECTIVE”
Collana Vita Vissuta
Avvertenza
Avvertiamo i gentili lettori che per ragioni di
ottimizzazione editoriale, il progetto digitale “Italia
Criminale dei Misteri” è diviso in tre distinti volumi.
In questa anteprima che offriamo gratuitamente ai
lettori per far capire meglio come è strutturato il
libro che è costato più di due anni di studio e ricerca
all’autore e al curatore, illustreremo il contenuto
delle tre diverse parti dell’opera con dettagli e
riferimenti.
Al termine di questa nota editoriale proporremo
la Premessa, l’Introduzione e due capitoli del libro
che riteniamo tra i più interessanti ed avvincenti,
quello dedicato al noto investigatore italiano Tom
Ponzi che parla delle sue tecniche di investigazione
e svela alcuni segreti della sua professione e la
pagina relativa alle vicende di Terrazzano che
videro coinvolto il celebre detective in prima
persona in occasione della liberazione di un’intera
scolaresca sequestrata da due pazzi criminali. Fatto
di cronaca che riempì le pagine d tutti i giornali negli
anni ’60 e fece molto scalpore all’epoca.
°°°
La prima parte del libro “Italia Criminale dei
Misteri – Professione detective” riguarda gli aspetti
puramente didattici della professione di
investigatore privato. Pertanto è particolarmente
consigliato a tutti coloro che sono più direttamente
attratti e interessati al misterioso e affascinante
mondo
dell’investigazione
e
all’esercizio
dell’attività di detective privato.
Si tratta di circa 200 pagine in cui l’autore racconta
la sua esperienza professionale come agente della
Criminalpol nel capoluogo lombardo all’inizio degli
anni ’70 e la sua successiva attività di investigazione
come detective privato con le sue agenzie di Milano,
Forlì, Ravenna e Ferrara. Nel corso della
presentazione delle sue esperienze in Polizia e come
investigatore, Fabio Miller Dondi, dedica un'ampia
sezione di questa prima parte del libro ai consigli,
ai suggerimenti e fornisce anche qualche utile
segreto ai lettori per svolgere professionalmente
l’attività di investigatore privato.
La seconda parte del libro “Italia Criminale dei
Misteri – Professione detective” e riguarda invece i
fatti di cronaca più eclatanti degli ultimi
cinquant’anni.
Nel primo volume del trittico dedicato alle nostre
investigazioni criminali, l’autore ha presentato,
attraverso episodi chiave della sua professione
vissuti in prima persona alla Criminalpol e come
detective privato, i momenti più significativi della
sua carriera di investigatore.
Nella seconda parte l’attenzione del lettore viene
dirottata sui numerosi casi di nera, molti dei quali
irrisolti, che hanno riempito le pagine dei quotidiani
e dei rotocalchi.
In particolare, l’autore Fabio A. Miller Dondi, ha
dedicato alcuni capitoli ad episodi di cronaca
giudiziaria di grande risonanza come ad esempio, la
Rapina di Via Osoppo avvenuta a Milano nel 1958 e
quella di Via Montenapoleone sempre nel
capoluogo lombardo nel 1964, che vennero definite
le “rapine del secolo”.
Tra gli altri casi citiamo, quello che riguarda i più
significativi interventi della Squadra Mobile
milanese, che negli anni ’70-80 ha messo in campo
le sue migliori forze per la cattura della spietata
Banda Vallanzasca che in quell’epoca ha dominato
la scena del crimine lombardo in concerto con
l’eterno rivale Francis Turatello, leader della
omonima gang.
Parleremo anche della rocambolesca cattura
della Banda Cavallero che aveva compiuto una
lunga serie di rapine in Banca nelle province di
Milano e Torino, dei drammatici eventi di
Terrazzano avvenuti nel lontano ’56, che
coinvolsero anche il celebre detective privato Tom
Ponzi che contribuì in prima persona alla
risoluzione del caso, che vide un’intera scolaresca
sequestrata per ore da due pazzi criminali: i fratelli
Arturo ed Egidio Santato, del delitto della Cattolica,
che l’autore analizza approfonditamente con le
opportune citazioni di fatti, eventi, immagini ed
altra esclusiva documentazione e che ritiene possa
verosimilmente ricondursi ai delitti del cosiddetto
“Mostro della Stazione”.
Vale la pena di ricordare anche quello i casi di
Simonetta Cesaroni e prima ancora quelli della
prostituta Martine Beauregard, detta la “bella
parigina” uccisa a Torino nel 1969 e recentemente
tornato agli onori delle cronache con un colpo di
scena che riguarda i presunti autori di quel terribile
delitto.
Ampio spazio è dedicato anche ai casi del
Commissario Calabresi ucciso da esponenti di
“Lotta Continua” nel 1972, al misterioso e
controverso caso della sparizione di Ylenia Carrisi,
figlia di Albano e Romina Power, del cantautore
Luigi Tenco che pare si sia suicidato in circostanze
misteriose all’Hotel Savoy durante i giorni dedicati
al Festival di Sanremo, edizione del ’67 e del quale
si di nuovo recentemente parlato in molte
trasmissioni TV.
Informiamo i lettori che questa seconda parte del
libro “Italia Criminale – Professione detective” è
stata particolarmente arricchita con una serie di
immagini e fotografie inedite mai pubblicate da
nessuna fonte giornalistica che costituiscono
un’esclusiva rilevante che aggiunge ulteriore valore
storico e documentale all’intera opera.
Si tratta di circa 300 pagine in cui l’autore
racconta la sua esperienza professionale come
agente della Criminalpol nel capoluogo lombardo
all’inizio degli anni ’70 e la sua successiva attività di
investigazione come detective privato con le sue
agenzie di Milano, Forlì, Ravenna e Ferrara.
Nel corso della presentazione dei vari fatti di
cronaca, Fabio Miller Dondi, dedica un'ampia
sezione di questa seconda parte del libro ai casi a
cui egli stesso ha collaborato in prima persona con i
colleghi
della
Criminalpol
milanese
e
successivamente come investigatore privato.
Annotiamo che l’autore, in particolare nei fatti di
cronaca occorsi nel primo quinquennio degli anni
’70, presume di aver scoperto l’esistenza di un
probabile omicida seriale che lui stesso ha definito
“Il mostro della stazione” ritenuto responsabile di
una decina di cruenti omicidi avvenuti nella zona
della Stazione centrale di Milano. Tra questi, vale la
pena di ricordare l’assassinio di Adele Margherita
Dossena, madre della nota attrice Agostina Belli,
uccisa nel febbraio del ‘70.
La terza parte del libro “Italia Criminale dei
Misteri …” riguarda invece la descrizione dei profili
dei più celebri poliziotti italiani, dei nostri più noti
investigatori e di alcuni conosciutissimi ispettori
delle Polizie straniere.
In particolare, l’autore Fabio A. Miller Dondi, ha
dedicato alcuni capitoli al noto investigatore Tom
Ponzi, considerato il detective n. 1 in Italia e ad altri
celebri poliziotti stranieri tra cui l’ispettore Thomas
Butler e Anna Maria Albert Labro.
Tra le figure di Commissari presenti nell’opera
spicca quella di Mario Nardone che negli anni ’60 ha
creato la Criminalpol italiana, Giuseppe Montesano,
l’indimenticabile Commissario di Torino, Achille
Serra, l’irripetibile “superpoliziotto” di Milano, che
ha contribuito in prima persona a smantellare la
famigerata “Banda Vallanzasca”.
Ampio spazio è dedicato anche ad alcuni fra i più
celebri marescialli che la Polizia italiana ricordi. Ne
citiamo alcuni: Arnaldo Petronella, Ferdinando
Oscuri, Nino Giannatasio, Renato D. Blasina, Sergio
Bazzega e Domenico Daugenti.
Informiamo i lettori che la terza parte del libro
“Italia Criminale dei Misteri – Professione detective”
è stata particolarmente arricchita con la citazione di
una serie di episodi, alcuni dei quali esclusivi e
provenienti da attendibili e riservate fonti
confidenziali, che non sono mai stati pubblicati da
nessuna testata giornalistica e quindi costituiscono
un’esclusiva rilevante che aggiunge ulteriore valore
storico e documentale all’intera opera.
Si tratta di circa 400 pagine in cui l’autore
racconta la sua esperienza professionale come
agente della Criminalpol nel capoluogo lombardo
all’inizio degli anni ’70 e la sua successiva attività di
investigazione come detective privato con le sue
agenzie di Milano, Forlì, Ravenna e Ferrara.
Nel corso della presentazione delle numerose
figure di personaggi della nostra Polizia e
dell’investigazione italiana, Fabio Miller Dondi,
dedica un'ampia sezione della terza parte del libro
a due esclusivi Memoriali concessi all’autore da due
stimatissimi colleghi, i marescialli Petronella e
Daugenti, che descrivono tanti aspetti della loro
straordinaria carriera nella Polizia italiana e le
numerose esperienze vissute direttamente sul
campo e per le quali hanno fornito un prezioso
contributo professionale.
Un capitolo è infine dedicato ad alcune tra le
migliori donne poliziotto italiane degli ultimi 30
anni, che al pari degli uomini, hanno dato prova di
grande
capacità
investigativa
e
serietà
professionale.
Afferma l’autore: “ho voluto dare risalto alla
nostra Polizia Femminile citando alcuni personaggi
che non dimenticherò mai. Tra questi i Commissari
Daniela Stradiotto e Alessandra Bucci e poi le
Ispettrici Stefania De Bellis e Silvia Fabi che si sono
particolarmente distinte per innumerevoli e
brillanti operazioni di P.G. Nulla da invidiare ai
colleghi maschi!
Nelle prossime pagine riportiamo l’indice
dell’opera che darà modo ai lettori di capire come è
strutturato l’intero progetto editoriale.
Ringraziamenti
Un particolare ringraziamento va al curatore del
libro, il giornalista pubblicista ferrarese Beppe
Amico, che grazie alla sua vasta esperienza nel
campo editoriale, alla sua competenza e alla sua
professionalità, mi ha seguito in tutte le fasi del
processo di produzione e mi ha consigliato come
organizzare l’iter di pubblicazione dall’idea
creativa, fino alla distribuzione finale dell’opera sul
mercato.
Essendo io alla mia prima esperienza come
autore, i suoi consigli mi sono stati utilissimi,
l’assistenza prestata si è rivelata davvero preziosa,
soprattutto riguardo alle numerose tematiche
editoriali e alle strategie editoriali che sono state
curate con grande competenza e preparazione.
Alcune sue idee tecnologicamente innovative,
hanno sicuramente arricchito di un valore aggiunto
l’intera opera che vi propongo con comprensibile
orgoglio.
Fabio A. Miller Dondi
Ferrara, gennaio 2018
Note editoriali
“Viviamo in un mondo malvagio, e quando un
individuo intelligente decide di dedicarsi al crimine, è
davvero la cosa peggiore” (Arthur Conan Doyle), Le
avventure di Sherlock Holmes, 1892.
Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende
mai la cura di osservare (Sherlock Holmes).
Autore: Fabio A. Miller Dondi
Edizione stampata: Lulu Enterprise America – StreetLib
Edizione e-book: StreetLib
Copertina: Beppe Amico per Ega web design
Immagini: pixabay.com – archivio privato dell’autore
Pagina Facebook: www.facebook.com/fabiomillerdondi
Email: [email protected]
© Copyright 2018: Proprietà letteraria riservata
Indice
Dedica .................................................................................
Ringraziamenti ................................................................
Note editoriali ..................................................................
Disclaimer .........................................................................
Indice...................................................................................
Premessa............................................................................
Introduzione .....................................................................
2 AGOSTO 1980 ORE 10,25 – STRAGE ALLA STAZIONE ......
Una spirale di violenza si spandeva incontrollata .....
Prima parte .......................................................................
PROFESSIONE DETECTIVE ............................................................
Capitolo 1° - Oppio nella stiva .....................................
IL COMMISSARIO BENEFORTI E IL MARESCIALLO BLASINA
SVENTANO UN TRAFFICO DI DROGA INTERNAZIONALE .................
Capitolo 2° - Detective Story ........................................
UN EX AGENTE DELLA CRIMINALPOL RACCONTA ....................
Chi è Fabio Miller Dondi ........................................................
Novità nel campo investigativo ..........................................
Impronte digitali e tecniche di rilevamento della
Polizia Scientifica ...........................................................................
Ritrovamento di una ragazza scomparsa
Cos’era la Criminalpol?
Sciolta la Criminalpol .............................................................
Che altro troverete in questo libro ....................................
Capitolo 3° - Professione Detective ...........................
QUALITÀ,
ATTITUDINI,
CARATTERISTICHE
DELL’INVESTIGATORE PRIVATO ........................................................
I settori di intervento dell’investigazione privata .....
Servizi di osservazione, controllo dinamico e
sicurezza personale .......................................................................
Obiettivi fissi................................................................................
Obiettivi in movimento ...........................................................
Le nuove normative nella professione di detective
privato .................................................................................................
Capitolo 4° - Codice deontologico
PROFESSIONE INVESTIGATORE PRIVATO ...................................
Codice deontologico dell’investigatore privato...........
Umberto Rocca ..........................................................................
Capitolo 5° - Agente di P.S. ............................................
CARATTERISTICHE DEL BUON AGENTE DI POLIZIA ..................
La Relazione di Servizio
I rilievi tecnici sul luogo del reato
Capitolo 6° - Omicidio ....................................................
ART. 575 DEL CODICE PENALE. OMICIDIO
Capitolo 7° - Bruno Argentini ......................................
UN ESPERTO DI SICUREZZA ..........................................................
Un seminario per aspiranti detectives
Le motivazioni del Seminario..............................................
Seconda parte ...................................................................
INVESTIGAZIONI CRIMINALI .........................................................
Capitolo 8° - Torino nera
L’OMICIDIO DI MARTINE BEAUREGARD, DETTA LA “BELLA
PARIGINA”, UN CASO IRRISOLTO
I giornali di allora titolarono: “Nuda in un fosso” .....
Il personaggio Carlo Campagna ........................................
L'insospettabile assassino .....................................................
Gli sviluppi del caso “Martine” dell’ultima ora
Capitolo 9° - La prostituzione in Italia
MILANO E TORINO: UN VERO AFFARE PER LA CRIMINALITÀ ..
Una delle tante ragazze racconta .....................................
Ugo Brignoli ................................................................................
Un'altra ragazza racconta ...................................................
La morte cammina con i tacchi a spillo
La bella di notte in pelliccia
Il fenomeno delle “baby gang” ............................................
Capitolo 10° - La dama in rosso ..................................
L'ASSASSINO NON SEMPRE È IL MAGGIORDOMO .......................
IL DELITTO DI FRANCA DEMICHELA ...........................................
Torino 14 settembre 1991 ....................................................
Capitolo 11° - Il delitto di Olga Julia Calzoni
UN CASO RISOLTO A TEMPO DI RECORD .....................................
I compagni di classe di Julia raccontano
Capitolo 12° - Salvina Rota ...........................................
IL GIALLO IRRISOLTO DI UNA GIOVANE COMMESSA MILANESE
La triste storia di Salvina
Capitolo 13° - Jo le Maire...............................................
LA MENTE DELLA CELEBRE RAPINA DEL SECOLO ....................
Ancora su Jo le Maire
Capitolo 14° - Via Montenapoleone ...........................
LA RAPINA DEL SECOLO ...............................................................
Alcuni interessanti dettagli sulla rapina in Via
Montenapoleone .............................................................................
Foto esclusiva della Rapina del Secolo
Capitolo 15° - Christa Wanninger ..............................
LA BELLA TEDESCHINA .................................................................
Il caso di Christa Wanninger
Chi era Christa Wanninger ...................................................
Capitolo 16° - Delitto Mancini .....................................
LA STORIA ORMAI DIMENTICATA DI UN BRIGADIERE DI POLIZIA
Nota informativa
Capitolo 17° - Omicidio Martirano .............................
FORSE, UN CLAMOROSO ERRORE GIUDIZIARIO? ........................
L’iter d’indagine ........................................................................
Capitolo 18° - Assassinio all’Università....................
IL DELITTO DELLA CATTOLICA ....................................................
Il delitto Dossena ......................................................................
Un Serial Killer a Milano, oppure un “mostro”
occasionale?......................................................................................
La vicenda di Valentina Masneri Tribolati
Omicida seriale a Milano (1970-1975) ...........................
Innovativi metodi investigativi degli anni ‘70
Capitolo 19° - Rosso come il sangue ..........................
ALTRI CASI IRRISOLTI DEGLI ULTIMI 30 ANNI ..........................
Il delitto di Via Poma...............................................................
Due misteri di quell’intricato giallo
Katharina Miroslawa, la ballerina polacca – Delitto
Carlo Mazza ......................................................................................
Il delitto di Margherita Magello.........................................
L’omicidio di Cinzia Sistopaoli
Casi irrisolti di cui mi sono occupato come detectiv .
Il delitto di Misano Adriatico
Capitolo 20° - 1991 - Il Giallo dell’Olgiata ...............
L’OMICIDIO DELLA CONTESSA ALBERICA FILO DELLA TORRE
Capitolo 21° - Il gobbo dell’Ortica
IL NANO RIPUGNANTE ...................................................................
Capitolo 22 – Renato Vallanzasca ..............................
DETTO IL BEL RENÈ ......................................................................
Vallanzasca e l’ennesimo tentativo di fuga...................
Arresto di Roberto Vallanzasca..........................................
Paura dei criminali. Testimonianza di uno sfortunato
negoziante .........................................................................................
Capitolo 23° – Ylenia Carrisi ........................................
MISSING GIRL IN USA '94 ...........................................................
La tragica e misteriosa sparizione di Ylenia Carrisi, il
caso che tutti gli investigatori del mondo avrebbero
voluto risolvere................................................................................
La tragica scomparsa dell’attrice Natalie Wood .......
Capitolo 24 – Le rose insanguinate di Lolita...........
IL DELITTO DI GRAZIELLA FRANCHINI .......................................
Capitolo 25 – Ciao, amore, ciao
LUIGI TENCO – MORTE ALLA STANZA 219................................
Terza parte ........................................................................
I GRANDI NOMI DELL’INVESTIGAZIONE ......................................
Capitolo 26° .......................................................................
AGENTI DI POLIZIA, INVESTIGATORI E DETECTIVE PRIVATI ..
Capitolo 27° - Tom Ponzi
LO SHERLOCK HOLMES ITALIANO ..............................................
A tu per tu con Tom Ponzi ....................................................
Le principali tappe della sua carriera .............................
Il pedinamento secondo Tom Ponzi
Il pedinamento all’americana .............................................
Capitolo 28° - Le vicende di Terrazzano ..................
UN GRANDE ATTO EROICO CHE GLI VALSE UNA FAMA
MONDIALE ............................................................................................
Una domenica autunnale a Venezia - un caso di
infedeltà coniugale ........................................................................
In piazza S. Marco a Venezia per conto di Tom Ponzi
Capitolo 29° - Giuseppe Montesano...........................
C’ERA UNA VOLTA UN COMMISSARIO .........................................
Capitolo 30° - Mario Nardone ......................................
IL COMMISSARIO CHE FONDÒ LA CRIMINALPOL........................
Luciano Lutring .........................................................................
Capitolo 31° - “Dal Gin la verità”.................................
MEMORIE E RACCONTI DEL COMMISSARIO NARDONE
Capitolo 32° - Guerra ai Kidnappers .........................
I RAPITORI DI BAMBINI
Capitolo 33° - La lunga notte di Nardone .................
LA BANDA DEL LUNEDÌ
Capitolo 34° - Arnaldo Petronella e Ferdinando
Oscuri.......................................................................................
RIUNITI DA UNO STESSO DESTINO ...............................................
Riuniti da uno stesso destino ...............................................
Ferdinando Oscuri – “Il Maresciallo d’acciaio” ...........
Anniversario della morte del Commissario Calabresi
Come si può rubare un’opera di Leonardo Da Vinci?
Capitolo 35° - Arnaldo Petronella
IL CACCIATORE DI FALSARI E TRUFFATORI ................................
Arnaldo Petronella, la mia storia ......................................
Rapina di via Montenapoleone. Quelli della “Mobile”
Falsificazione franchi svizzeri
Falsificazione obbligazioni IRI ...........................................
Capitolo 36° - Antonio Scorpaniti...............................
SQUADRA MOBILE – 1° SEZIONE OMICIDI - QUESTURA DI
MILANO ................................................................................................
La sua straordinaria carriera
Capitolo 37° - I Commissari della Mobile.................
NOMI ILLUSTRI DELL’INVESTIGAZIONE ......................................
Milano: “la gente ci chiami anche soltanto per un
sospetto” .............................................................................................
Il Commissario Achille Serra, dirigente della Squadra
Mobile di Milano
La Sindrome di Stoccolma - Il caso Gaby Kiss Maerth
Antonio Fariello ........................................................................
Capitolo 38° - Renato Dusan Blasina .........................
IL MARESCIALLO CHE AGIVA SOTTO MENTITE SPOGLIE ...........
"Gli 007 della Criminalpol hanno colpito ancora"
Errore. Il segnalibro non è definito.
Il Giallo “Reverberi” .................................................................
La bisca clandestina ................................................................
Sgominata una banda di falsari.........................................
Il fabbricatore di lingotti d’oro: episodio vissuto
dall’ag. Dondi ...................................................................................
“Il sergente spagnolo”
Capitolo 39° - Nicola Longo ..........................................
A CACCIA DI DROGA TRAVESTITO DA HIPPY ...............................
"A caccia di droga travestito da hippy"
Capitolo 40° - Pietro Sgarra .........................................
IL SUPERCOMMISSARIO ................................................................
Pietro Sgarra "un vero gentlemen" ..................................
Capitolo 41° - La cattura di Cavallero .......................
ATTO EROICO DEL GIOVANE CARABINIERE GIUSEPPE
GIORDANO ............................................................................................
Cattura della Banda Cavallero e morte di Giorgio
Grossi ...................................................................................................
Capitolo 42° - Sergio Bazzega ......................................
“IL SERPICO” DELLA CRIMINALPOL
Ennio Gregolin – il Maciste della “Mobile”
Capitolo 43° - Domenico Daugenti .............................
LO 007 DELLA “CRIMINALPOL” HA COLPITO ANCORA
Domenico Daugenti, detto “Mani d’acciaio” .................
MEMORIALE ...............................................................................
DOMENICO DAUGENTI
MARESCIALLO DI I° CLASSE SCELTO DELLA POLIZIA DI STATO
Giugno 1967: Arresto di un evaso con il quale ebbi una
violenta colluttazione.
Giugno 1968: arresto di una banda di falsari.
Estate 1968: Arresto di un noto mafioso........................
Giugno 1969: Arresto di un ex poliziotto degli Stati
Uniti su cui pendeva una taglia di 2.500 dollari.
Dicembre 1969: Omicidio premeditato. .........................
Giugno 1970: Arresto di una banda di falsari..............
Giugno 1970: Arresto di tre cittadini stranieri per
commercio di droga. .....................................................................
Settembre 1970: Arresto di una banda di falsari. ......
Inverno 1970: arresto di un trafficante di droga. ......
Inverno 1970: Arresto di un omicida, a scopo di
rapina ..................................................................................................
Marzo 1971: Arresto di una banda di rapinatori.......
Primavera 1971: Arresto di un evaso.
Settembre 1971: Arresto di tre grossi pregiudicati...
Febbraio 1972: Arresto di un estorsore che ricattava
una coppia di coniugi molto noti a Milano. ........................
Ottobre 1972: Arresto di un ricercato per omicidio.
Anno 1973 - altri arresti per droga e falsificazione di
franchi svizzeri. ...............................................................................
2 dicembre 1974: la fine della carriera. Milano, P.zza
Duomo. ................................................................................................
Capitolo 44 - Racconti di un Commissario ..............
“LA RAGAZZA BIONDA DEL LAGO" ...............................................
Capitolo 45° - Luigi Calabresi ......................................
"MORTE DI UN COMMISSARIO" GIUSTO E RESPONSABILE .......
Una morte annunciata ...........................................................
Le squallide e minacciose scritte sui muri .....................
Capitolo 46° - Thomas Butler ......................................
IL NARDONE LONDINESE ..............................................................
UN DETECTIVE STRAORDINARIO DI SCOTLAND YARD .............
Capitolo 47° Annamaria Albert-Labro......................
LA 007 PARIGINA IN GONNELLA .................................................
Capitolo 48° – 113 – Servizio “Volanti” .....................
IL PRONTO INTERVENTO DELLA POLIZIA DI STATO
Capitolo 49° - Commissari di Polizia
I CAPI DELLE PIÙ IMPORTANTI SQUADRE MOBILI ITALIANE ..
Mario Nardone...........................................................................
Giuseppe Montesano
Enzo Caracciolo .........................................................................
Achille Serra ................................................................................
Salvatore Palmeri .....................................................................
Ugo Macera .................................................................................
Nicola Scirè ..................................................................................
Alberto De Luca .........................................................................
Angelo Costa ...............................................................................
Nicola Cavaliere
Michele Giuttari
Capitolo 50° – Le donne Poliziotto .............................
DETERMINATE, SICURE E SUPER EFFICIENTI
Silvia Fabi: il tragico destino di “Miss Polizia Italiana”
Milena Costa................................................................................
Conclusione .......................................................................
Web grafia .........................................................................
Colonna Sonora “Italia Criminale” .............................
Bibliografia........................................................................
Altri libri che potrebbero interessarti .....................
Premessa
"Ogni società ha il
tipo di criminali che si
merita", affermava nel
1964 Robert Kennedy in
"The
Pursuit
of
Justice". Ed è proprio
così.
La
criminalità
e
coloro che la praticano
sembrano
essersi
evoluti al punto che non
possiamo fare a meno di
constatare che i fatti
delittuosi commessi fin
dalla notte dei tempi,
hanno una loro radice in
ciò che l'uomo è in quel
preciso
momento
storico nel quale è
inserito.
Fronte di un biglietto di auguri che
È un'evidenza che sta
ricevetti alla Scuola di Polizia negli
sotto gli occhi di tutti e
anni ‘70.
che domina la scena del
mondo. Una cosa erano i crimini commessi dai
nostri progenitori, altra invece quelli compiuti dalle
ultime generazioni.
Eppure qualunque delitto, qualsiasi reato che
infranga i codici legislativi di uno Stato ha
indubbiamente una matrice comune: il desiderio di
potere e di dominio, la sete di denaro e ricchezze
(poi ci sono anche i delitti passionali e vendicativi
che ledono il prestigio e l'onore delle persone).
Ricercare le cause che portano a commettere un
crimine non è lo scopo che ci prefiggiamo di
raggiungere con questo libro. Ci limiteremo a
narrare fatti di cronaca, episodi delittuosi legati al
crimine, casi che hanno dominato la scena per molti
anni destando grande interesse e morbosità. Tanti
di essi restano ancora oggi irrisolti.
Ma non faremo solo questo. Nel nostro viaggio nel
mondo del crimine, cercheremo anche di raccontare
le esperienze e i ricordi di un ex agente della
Criminalpol di Milano, un importantissimo ufficio
investigativo creato negli anni '60 dal famoso
Commissario Mario Nardone, il più celebre
"Poliziotto" che l'Italia abbia mai avuto dagli anni
'50 fino ai giorni nostri e anche delle tante vicende
vissute con i molti colleghi che ogni giorno
lavoravano al suo fianco.
Parleremo anche del Commissario Giuseppe
Montesano, ricordato dagli addetti ai lavori per la
risoluzione di tanti casi e personaggio molto
conosciuto soprattutto a Torino dove ha svolto una
significativa attività investigativa come Capo della
“Squadra Mobile” e di Tom Ponzi, forse il più celebre
detective privato del nostro Paese, chiamato dagli
addetti ai lavori “lo Sherlock Holmes italiano”.
In questo libro parleremo oltre che dell’uomo che
ha creato la Criminalpol,
anche di un altro pezzo da
novanta
nel
campo
dell’investigazione,
l’ispettore
Arnaldo
Petronella, personaggio
molto noto negli ambienti
della Questura di Milano.
Per ciò che riguarda
Nardone, chi non ricorda i
casi più eclatanti da lui
Una vecchia foto del 1919 di mio
risolti? Quello della banda
nonno materno Ildebrando G.
Dardi maresciallo dei Carabinieri, di via Osoppo, ad esempio,
deceduto in Africa nel 1930 a che nel lontano 1958 mise
causa della malaria.
a segno la rapina del
secolo, con un bottino di oltre 114 milioni di lire
quasi interamente recuperati (oggi sarebbero
miliardi) e che assicurò alla Giustizia tutti e sette gli
esecutori. La rapina fu commessa ai danni di un
furgone portavalori della Banca Popolare di Milano
il 28 febbraio '58 e suscitò grande clamore. Fu un
vero capolavoro della "Mobile" milanese.
Nel corso della rapina, i banditi non spararono un
solo colpo.
I sette esecutori vennero arrestati nel giro di
pochi mesi. Il capo banda e la mente del colpo fu
Enrico Cesaroni poi catturato in Venezuela a
Caracas, dove si era rifugiato con parte del
malloppo.
La “gang” aveva affittato un box a Milano in Via
Chinotto 40 dove aveva nascosto una parte del
denaro e una vettura utilizzata per la fuga.
Qualcuno di voi forse
ricorderà anche il caso di
Rina Fort, una donna
friulana che lavorava a
Milano negli anni '40, la
quale si rese responsabile di
uno dei più efferati delitti
che la nostra storia
criminale
ricordi.
Per
questioni
di
gelosia
massacrò a sprangate la
Foto di Mario Dondi, padre
dell’autore, quando prestava moglie del suo amante e i
servizio
nella
“Fanteria” suoi tre bambini, in un
dell’esercito italiano.
appartamento di via S. Gregorio a Milano, dalle parti
della stazione centrale. Le indagini e gli
interrogatori furono condotti magistralmente da
colui che tutti chiamavano "Il Maigret Italiano",
Mario Nardone, capo della “Mobile” milanese.
Ma prima di tutto, all’inizio della nostra analisi nel
mondo del crimine degli ultimi cinquant’anni,
dobbiamo imparare a conoscere l’autore Fabio
Miller Dondi, che ha vissuto alcuni di questi casi
scottanti di cui si parlerà in
questo libro.
Dondi ricorda che fu il padre
Mario ad incoraggiarlo ad
arruolarsi nella Polizia.
“Papà era un militare di
stanza a Palermo e quindi
anche per lui come lo fu per
me, servire il proprio paese
prestando
servizio
Bellissimo profilo del mio
indimenticabile
pastore nell’esercito o in qualche corpo
tedesco Rox che ha vissuto di Polizia era un grande onore.
con me per oltre 14 anni.
Ricordo anche che fu molto
Tante
volte
mi
ha
accompagnato nella mia fiero di me quando entrai nella
attività e mi manca Criminalpol
come
tantissimo.
giovanissimo agente”.
Dondi afferma di essersi arruolato nella P. S. nel
1969 e di aver successivamente frequentato una
Scuola di Polizia giudiziaria investigativa a
Peschiera del Garda fondata da Mario Nardone che
poi divenne il dirigente della Criminalpol di Milano.
L’autore dice di aver avuto alcune esperienze
molto significative all’inizio della sua breve carriera
che gli sarebbero servite tantissimo nel settore
investigativo privato per svolgere la sua attività.
“Successivamente, dopo aver frequentato la
Scuola “Pol.G.A.I.” a Roma – ricorda – sono arrivato
alla Criminalpol lombarda.
Ai quei tempi, il dirigente era il vice-questore
Bruno Gandolfo che già conoscevo.
Tra i funzionari di quel periodo ricordo molto
bene i commissari Romeo Viola e Ulderico Rainone.
Naturalmente anche tutti gli altri dirigenti che si
susseguirono nel corso degli anni, come ad esempio
il già citato Gandolfo, poi il vice questore Pietro
Sgarra che veniva dalla “Squadra Mobile” di Torino
e i tantissimi agenti e sottufficiali che ho conosciuto
e con i quali ho condotto diverse operazioni di P. G.”.
In questo libro tratteremo fatti di cronaca,
rivolgeremo la nostra attenzione a casi clamorosi e
ormai dimenticati nella convinzione che possano
essere un utile strumento
per le nuove generazioni
che si apprestano ad
interessarsi di criminologia
e investigazioni.
A vantaggio di questi
ultimi abbiamo pensato di
dedicare anche ampio
spazio alla professione di
detective privato, mestiere
affascinante
che
il
protagonista di questo libro
ha esercitato con dedizione
e grande passione.
Fin qui abbiamo dato
Un’immagine di Fabio Miller
Dondi a cinque anni, ritratto solo un cenno di ciò che i
con la madre in una vecchia
lettori troveranno in questa
foto degli anni '50.
analisi dedicata al crimine e
alla cronaca nera dell’ultimo cinquantennio, ma ci
teniamo a dire che Dondi ha svolto soprattutto la
professione di investigatore privato della quale
cercheremo di capire qualcosa di più, soprattutto
riguardo all’attività da lui svolta nel corso degli anni
in cui ha affrontato e risolto con successo, anche con
il supporto di uno staff di colleghi d’eccezione,
numerosi casi giudiziari.
Rispetto al passato però le cose sono cambiate.
Fare il detective ora è molto diverso che negli anni
scorsi. Abbiamo chiesto all’autore cosa è cambiato
esattamente rispetto agli anni scorsi e come si è
sviluppato il suo lavoro successivo nell’ambito delle
investigazioni dopo l’esperienza alla Criminalpol.
Ecco cosa ci ha risposto: “Alla fine del mio periodo
nella Polizia di Stato come agente, vinsi un Concorso
per sottufficiali di P. S. e fui destinato alla Scuola di
Polizia di Nettuno in provincia di Roma. Dopo un
anno si diventava vicebrigadieri.
Alla fine della mia esperienza in Polizia ebbi
l’occasione di far parte di un ufficio di sicurezza di
una famosa banca
italo-americana, una
filiale della Bank of
America
di
San
Francisco che aveva la
propria sede a Milano
in
Via
Manzoni.
L'ex Agente Dondi al Servizio di L’Istituto
stava
Sicurezza della Bank of America di
cercando degli addetti
Milano.
alla sicurezza interna
che si occupassero delle varie problematiche, come
ad esempio le truffe bancarie, le falsificazioni di
titoli di credito e travel cheque rubati, i sistemi di
allarme, la protezione di alcune sezioni dell’Istituto
come i caveaux sotterranei, i furti di titoli e altri
valori contenuti nelle cassette di sicurezza, le
contraffazioni di documenti bancari, ecc.
Furono creati dei veri e propri uffici investigativi
interni destinati alla sicurezza bancaria. Allora, non
solo la Bank of America sentiva l’esigenza di
introdurre all’interno del proprio organico delle
figure destinate alla security, ma anche altri Istituti
di Credito fecero altrettanto ed io collaborai pure
per altre banche oltre che per la filiale italiana della
Bank of America.
L’autore, nella sua “Centrale operativa” mentre impartisce ai suoi
collaboratori, istruzioni inerenti ad alcuni casi trattati.
All’epoca l’ufficio di sicurezza di Milano della
Banca d’America di Italia, affiliata alla Bank of
America, era diretto da Umberto Bartoletti, ex
commissario presso le Squadre Mobili di Genova e
Milano.
I casi che venivano assegnati riguardavano
soprattutto falsificazioni di titoli e carte di credito
“BankAmericard” indebitamente utilizzate da vere e
proprie bande criminali che all’epoca erano sempre
più diffuse, nonché il rintraccio di debitori della
banca scomparsi e truffatori già noti alle forze
dell’ordine.
A quei tempi, ricordo che ci occupavamo anche di
fornire alla Polizia di Stato informazioni relative a
furti che avvenivano ai danni di possessori di
cassette di sicurezza manomesse e forzate
all’interno dei caveaux sotterranei della banca.
Risalivano a quei tempi i primi furti operati con la
“lancia termica” che aveva un altissimo potenziale
di perforazione delle pareti metalliche delle
casseforti.
Negli Stati Uniti questa formula criminale era già
diffusa e in Italia invece stava per venire introdotta
dalla malavita. Infatti, come già detto, le banche
assumevano ex poliziotti, carabinieri o finanzieri
per occuparsi dei problemi legati alla sicurezza
della banca.
Prestai il mio servizio presso vari Istituti di
credito milanesi per più di otto anni.
Con il senno di poi forse sbagliai ad abbandonare
quel posto di lavoro ma la fortuna mi assistette
anche allora e così cominciai un altro interessante
periodo professionale, quello legato alla mia attività
di investigazioni private.
Coronai perciò quel sogno che avevo avuto fin da
bambino, quello di diventare un detective.
Prima di entrare nel vivo della narrazione dei
tanti episodi che mi hanno visto partecipe in molte
operazioni di P. G. è giusto sottolineare che gli
episodi accaduti sono frutto di mie dirette
esperienze e pure di confidenze professionali dei
miei ex colleghi del Nucleo Criminalpol con i quali
sono rimasto in contatto anche negli anni successivi.
Non credo di sbagliare, affermando che certi
particolari che qui esporrò, non sono mai stati resi
pubblici da nessuno”.
Ed ora entriamo nel vivo dell’argomento di
questo libro.
Apriremo le “nostre indagini” con un orario e una
data molto importanti: 10,25 del 02 agosto 1980,
tristemente nota per la terribile strage alla Stazione
di Bologna da parte di un gruppo di criminali
terroristi della destra extra-parlamentare. Seguirà
subito dopo un appassionante caso degli anni ’50
che riguarda un traffico di droga internazionale; vi
presenteremo gli avvenimenti di cronaca di quel
particolare evento criminoso e, strada facendo,
potrete leggere anche il parere dell’autore sui tanti
casi raccontati in questo libro e dei quali, in alcune
occasioni, fu protagonista insieme ai suoi colleghi.
Il Curatore Beppe Amico
Ferrara, gennaio 2018
Introduzione
2 agosto 1980 ORE 10,25 – Strage alla Stazione
Quasi al termine
della revisione delle
bozze di questo libro,
ho avuto come una
folgorazione.
Sfogliando il nutrito
materiale di cronaca
di quegli anni che conservo nel mio archivio privato,
ho notato un’immagine che ridestò in me sensazioni
terribili che parevano ormai sopite e sepolte nella
memoria. Ho avuto il desiderio di pubblicarla
insieme ad un breve racconto di ciò che accadde in
quella terribile mattina di agosto di quasi
quarant’anni fa.
Nell’immagine del bambino pubblicata nelle pagine
seguenti, che rimarrà per sempre nella memoria
degli italiani, tratta dal libro “2 agosto 1980, ore
10,25”, pubblicato all’inizio degli anni ‘80, dal
Comune di Bologna, dal sindaco di allora Renato
Zangheri e con le prefazioni dello scrittore Alberto
Moravia e del regista Michelangelo Antonioni, si può
toccare tutta la
drammaticità,
l’efferatezza e la
mostruosità di
quella strage che
fu compiuta da
un’ignota mano
assassina.
Alcuni fra i presunti autori di questo terribile
crimine che per diversi anni rimase senza colpevoli,
furono poi assicurati alla giustizia.
Resta il fatto che
la
strage
alla
Stazione di Bologna,
rimane
il
fatto
criminale più grave
mai accaduto nel
nostro Paese. Come
hanno ricordato i
L'allora sindaco di Bologna, Renato giornali dell’epoca,
Zangheri, mentre consegna al Presidente fu
un fatto di
Pertini una copia del libro sulla strage alla
proporzioni enormi,
stazione di Bologna.
un atto terroristico
inaspettato e così grave, che sconvolse la mente di
tutti i cittadini italiani. In molti casi con
conseguenze devastanti, sia dal punto di vista fisico
che psicologico.
Fu un vile attentato dove trovarono la morte 85
persone, senza contare l’elevatissimo numero di
feriti rimasti a terra che invocavano aiuto, sepolti
sotto le macerie, in mezzo ai detriti e alla polvere.
Una scena agghiacciante che nessuno potrà mai
dimenticare.
Alle ore 10,25 di quella tragica e sconcertante
mattina, all’interno della sala d’attesa di 2° classe,
improvvisamente esplose un ordigno ad alto
potenziale. I testimoni affermarono di aver udito un
tremendo boato. Fu qualcosa di terribile, una strage
di proporzioni indescrivibili.
Come già detto, resterà l’atto criminale più
doloroso e sconvolgente della nostra Repubblica. A
ricordo di questo tragico avvenimento, il Comune di
Bologna ha fatto apporre sul luogo della strage,
nella parte che poi verrà ricostruita in tempi
successivi, una grande targa con incisi tutti i nomi
delle vittime di quel vile attentato.
Ancora oggi, questo atto terroristico, è rimasto la
strage dei misteri per la quale si ha ragione di
ritenere, quasi certamente, che non tutti i veri
responsabili siano stati assicurati alla giustizia.
Lo stesso Michelangelo Antonioni scrisse sul libro
dedicato alla strage di Bologna, queste commoventi
parole: “Scorrendo questo album di centinaia di foto
scattate dai giornali dell’epoca, sapientemente
raccolte, si rimane senza parole e senza gesti.
Impietriti. L’emozione che si prova di fronte a queste
immagini è qualcosa che colpisce e ferisce nel
profondo di noi e che è difficile definire con sole
parole”.
La foto eccezionale del bambino gravemente
ferito al volto e alle piccole braccia, che si vede steso
su un lettino del Policlinico bolognese, mentre sta
lottando per sopravvivere, sotto lo sguardo dolce e
protettivo di una giovane infermiera che lo assiste
amorevolmente giorno e notte, è davvero
impressionante e commovente, quasi fino al punto
da toglierti il respiro.
Ricordo che quando la vidi ne rimasi
profondamente turbato.
Appresi attraverso la stampa che questa dolorosa
immagine, così eloquente, venne esposta per lungo
tempo a New York, presso una importante e
frequentatissima “mostra fotografica e libraria”,
una delle più rinomate al mondo.
Il Presidente della Repubblica Pertini in visita a Bologna
subito dopo l'attentato alla stazione.
Quando si parla di destino o di strane coincidenze
della vita, vorrei citare, a ragion veduta che proprio
quel maledetto 2 agosto, stavo viaggiando con un
treno proveniente da Milano per raggiungere la
stazione di Rimini, per ragioni professionali. A quei
tempi prestavo servizio presso l’Ufficio Sicurezza e
Antifrodi Bancarie di un noto Istituto italoamericano che aveva sede in via Manzoni, nel
capoluogo lombardo e in quel periodo fui inviato
nella zona di Rimini-Riccione e Cattolica per
esperire degli accertamenti riservati su una serie
piuttosto consistente di truffe commesse da alcuni
esercenti infedeli di quei luoghi, i quali, con l’utilizzo
fraudolento di Carte di Credito si autofinanziavano
abusivamente con grave danno per la banca
milanese con la quale collaboravo.
Se ricordo bene, alla stazione di Bologna, il treno
rimase fermo per qualche minuto e poi proseguì in
direzione di Ancona. Se ci penso, ancora oggi mi
vengono i brividi per ciò che accadde quel giorno.
Poco prima di mezzogiorno giunsi all’Hotel
Adriatica di Riccione dove avevo trovato alloggio in
occasione di quella missione investigativa e dove
erano ad attendermi due funzionari di una Banca
locale associata al Servizio Carte di Credito che si
erano messi a disposizione per stroncare in breve
tempo quel fenomeno truffaldino che stava creando
non pochi problemi alle banche coinvolte in quelle
zone.
Ricordo che mi chiesero se ero transitato da
Bologna perché già correva notizia dello scoppio di
una bomba alla stazione del capoluogo emiliano. Poi
nella sala TV dell’albergo apparvero ai telegiornali
RAI di allora le prime notizie e conferme della
drammatica strage.
Per qualche notte non riuscii a prendere sonno al
pensiero dello scampato pericolo. Fatalità volle che
il tremendo scoppio avvenne circa due ore dopo che
ero transitato da Bologna. Quell’attentato, come ben
si sa, provocò un numero impressionante di vittime.
Una spirale
incontrollata
di
violenza
si
spandeva
Ho potuto constatare, forse anche per la mia
attività di investigatore, che la spirale di violenza
intorno alla metà degli anni ’70, periodo in cui
prestavo servizio nella Polizia aveva cominciato ad
espandersi in maniera incontrollata.
Ricordo perfettamente che sia a Milano che a
Torino, quasi non passava giorno senza che si
registrasse qualche assalto a mano armata a banche
e oreficerie ad opera, per lo più, delle ormai note
“gang” di rapinatori capeggiate da Renato
Vallanzasca e Francis Turatello, veri professionisti
della “mala”.
Ma non solo; sempre più frequenti anche le
rapine ad opera di dilettanti e banditi improvvisati,
conflitti a fuoco tra bande rivali con le Forze
dell’Ordine,
persone
prese
in
ostaggio,
intimidazioni, assalti a case da gioco clandestine.
E, in questo già pesante scenario, stava
emergendo in quel periodo, un fenomeno alquanto
inusuale, quello dei “banditi alla droga”, che
narcotizzavano le loro vittime nel corso delle loro
azioni criminali utilizzando loro stessi, per darsi
coraggio, sostanze stupefacenti, quasi sempre
cocaina pura.
Spesso rapinavano valigette piene di gioielli
quando prendevano di mira gli inermi
rappresentanti che si aggiravano nei pressi delle
oreficerie. Qui i banditi si appostavano per
attendere le loro vittime occasionali.
Erano in forte aumento anche gli assalti alle
agenzie bancarie della città.
Viene spontaneo chiedersi: “Chi erano questi
nuovi protagonisti della cronaca nera, questi eredi
di via Osoppo, di via Montenapoleone e di
Cavallero?
La risposta a queste domande ce l’hanno data i
più importanti uffici investigativi della Polizia
milanese e torinese e cioè, la “Squadra Mobile”, le
“Volanti” e la “Criminalpol”, che hanno compiuto il
massimo sforzo per merito soprattutto dei loro
dirigenti, dei commissari responsabili delle varie
sezioni, dei sottufficiali e degli agenti. Ogni giorno
rischiavano la vita per affrontare questo fenomeno
criminale che ha visto dilagare in maniera
preoccupante un fenomeno malavitoso che si stava
diffondendo soprattutto nel Nord-Italia.
Ecco il commento del Vice-Questore Mario
Nardone, allora capo del Nucleo Criminalpol Nord:
“il problema ormai si è fatto vasto. Milano è un grosso
boccone che ingolosisce la malavita internazionale.
Ed è così che in sottofondo ad una civiltà del
benessere in continua espansione, si creavano i
“racket” della prostituzione, del gioco d’azzardo,
della droga, dei cantieri edili”.
E a Torino, si diceva a quei tempi, che le due
grandi risorse economiche fossero la FIAT e la
prostituzione.
Lo scopriremo strada facendo, durante la
narrazione delle straordinarie inchieste che
abbiamo preparato per i lettori e leggendo i racconti
dei numerosi testimoni che hanno vissuto in prima
persona quei terribili momenti di cui forniremo
molti dettagli nei capitoli che seguiranno.
Ci sono fatti di cronaca giudiziaria che hanno
profondamente colpito l’opinione pubblica per
moltissimi anni e sono rimasti indelebilmente
impressi nella mente della gente, soprattutto quelli
che riguardano delitti irrisolti. Ognuno di noi dà una
propria
interpretazione
e
s’improvvisa
immancabilmente “detective”. Si è constatato
purtroppo, che in molti casi l’opinione pubblica,
anche per il condizionamento mediatico di certi
casi, è stata determinante, spesso divisa tra
innocentisti e colpevolisti.
Accanto a questi “gialli”, spesso intriganti, vanno
ricordate indagini e inchieste molto avvincenti che
hanno riempito le pagine dei giornali per decenni,
come il caso di Simonetta Ferrero della “Cattolica”
di Milano, quello di Martine Beauregard a Torino o
Simonetta Cesaroni a Roma e tanti altri.
Questo libro di memorie e racconti, alcuni da me
vissuti, ripercorre puntualmente le storie e le
cronache di grandi delitti, nonché di stupefacenti
investigazioni ad opera di indimenticabili
“superpoliziotti” che ricorderò per sempre. Coloro
che hanno appassionato generazioni intere per
tantissimi anni.
I loro nomi li troverete, strada facendo, leggendo
questo libro che ho scritto con il cuore.
Fabio A. Miller Dondi
Ferrara, gennaio 2018
Capitolo 27° - Tom Ponzi
Lo Sherlock Holmes italiano
Apriamo questo capitolo dedicato a Tom Ponzi
con una breve memoria che avevo scritto qualche
tempo fa in occasione della stesura della griglia di
argomenti di questo libro. Le note che mi ero
appuntato erano brevi e concise.
Di Ponzi si è scritto tantissimo su giornali e riviste
di ogni tipo.
È stato un grande personaggio, molto umano, dal
cuore d'oro, intelligentissimo, dotato di qualità
professionali ineguagliabili. È venuto a mancare a
Milano nel maggio del 1997 ma rimane a mio avviso
il miglior detective privato italiano di tutti i tempi.
Tom Ponzi mentre al lavoro con il suo
periscopio che aveva lui stesso personalizzato
con un potente teleobiettivo.
Investigations”.
Conosciutissimo
anche
all'Estero, Ponzi è stato l'unico
investigatore privato italiano
ad avere in America un Ufficio
di Corrispondenza nella città di
New York negli anni '60,
denominato “Peeping - Tom
Aveva tre figli, due dei quali, Miky e Miriam hanno
proseguito l'attività investigativa privata negli anni
successivi ma a mio modesto parere erano ben
lontani dalle ineguagliabili doti del padre.
Per mia fortuna l'ho conosciuto molto bene e
dopo aver frequentato un Corso presso la sua
"DETECTIVES SCHOOL" di Milano negli anni '70 ed
in qualità di ex agente Criminalpol, per diversi anni
ho collaborato con la sua Agenzia, la "Tom Ponzi
Investigation"
acquisendo
una
notevole
esperienza nel ramo investigativo privato che si e
rivelata molto utile successivamente e nel 1982 ho
finalmente ottenuto da parte della Autorità di P.S. la
licenza per poter esercitare in prima persona
l'attività di detective privato, coronando così il
sogno della mia vita.
Voglio raccontarvi qualche episodio di Ponzi e
della nostra collaborazione professionale.
Quando ero in servizio nella Criminalpol, venni a
sapere che a Milano operava già da molti anni Tom
Ponzi con la sua nota agenzia.
Qualcuno mi aveva informato che Ponzi stava
organizzando dei corsi destinati agli aspiranti
detective in un prestigioso edificio di Corso
Sempione a Milano dove
aveva sede la sua Agenzia. La
scuola era finalizzata alla
formazione di nuovi allievi
aspiranti
investigatori
privati, che naturalmente in
seguito dovevano poi essere
autorizzati dalle competenti
Autorità
di
Pubblica
Sicurezza.
Tom Ponzi addestrava gli
allievi in prima persona ed
In questo palazzo di New York insegnava
loro
come
aveva sede l'Ufficio di
questa delicata
Corrispondenza
"Peeping svolgere
Tom" di Ponzi negli anni '60. professione, spiegando che
per poter operare con una
propria agenzia investigativa e svolgere l’attività di
detective, oltre al corso erano necessarie anche
altre caratteristiche come ad esempio aver prestato
servizio per almeno tre anni nelle forze dell’ordine
e avere una certa predisposizione naturale.
Io mi iscrissi a uno di questi corsi e dopo qualche
mese di esperienza sul campo, diventai un suo
collaboratore. Lui infatti, solitamente i migliori
allievi se li teneva per la propria Agenzia.
Ponzi era uno dei docenti della scuola e spiegava
in maniera molto particolareggiata la sua materia
che era “tecnica di investigazione” e “servizi di
osservazione”.
Ci sapeva fare ed era molto simpatico ed
esaudiente nel modo di condurre le lezioni.
Naturalmente era supportato da un pool di docenti
tra i quali alcuni ex ufficiali dei Carabinieri ed ex
funzionari di P.S. in pensione che venivano tutti da
esperienze investigative nelle forze dell’ordine.
Le materie di insegnamento erano oltre a “tecnica
di investigazione”, anche, nozioni di polizia
scientifica (rilevamento impronte dattiloscopiche),
tecnica di controllo dinamico (pedinamento),
diritto penale, civile, commerciale e privato.
Tom Ponzi sosteneva che “pedinare” o osservare
a distanza era un’arte che non tutti erano adatti a
svolgere. Le materie di studio della “Detective
School” non erano soltanto teoriche ma anche
pratiche. Ricordo che a ciascuno degli allievi aveva
consegnato un tesserino della metropolitana di
Milano e ogni giorno tre o quattro persone
andavano con lui o con uno dei suoi collaboratori
per imparare le tecniche di “pedinamento” o altri
tipi di servizi, ad esempio su come ci si mimetizza,
su quale atteggiamento da adottare durante l’azione
e sul tipo di comportamento che bisogna mantenere
nel corso dei cosiddetti controlli dinamici.
La scuola di Ponzi era molto ferrea su un punto,
quello relativo al “pedinamento” che secondo il noto
detective non doveva essere mai eseguito da una
sola persona perché il rischio era quello di
“bruciarsi” in breve tempo. Quindi il servizio a piedi
solitamente si faceva in due o tre persone tutte
vestite con abiti di colori diversi, con vari accessori
come occhiali, berretti, sciarpe o con connotati del
volto diversificati (ad esempio baffi o barba, spesso
finti).
A questo proposito possiamo mostrarvi un
disegno della Scuola che mette in risalto la corretta
tecnica di pedinamento secondo Tom Ponzi.
Esempio di pedinamento all'americana, a triangolo con tre operatori.
Collaborai con lui per alcuni anni durante la mia
attività come investigatore privato, subito dopo
essermi congedato dalla Polizia di Stato dove rimasi
per un certo tempo durante il quale gettai le basi
della mia futura attività che avevo sognato fin da
ragazzo.
Credo che la “Detective School” sia stato in Italia
l’unico esempio di scuola veramente professionale
per la preparazione degli allievi investigatori privati
che non si è più ripetuta in Italia.
Ora anche la Scuola di Ponzi non esiste più. Lui è
scomparso nel ’97 ma già dagli anni precedenti non
aveva più proposto corsi per aspiranti detectives.
A tu per tu con Tom Ponzi
Nel maggio del 1992 partecipai ad un Convegno
Nazionale della nostra Associazione investigatori
privati italiani la "FEDERPOL-UND", Unione
nazionale dei detectives.
In quella occasione mi accompagnò un
graditissimo ospite, il maresciallo Renato D. Blasina
che era stato il mio comandante di sezione
investigativa alla "Criminalpol" di Milano negli anni
'70, da poco pensionato ma sempre interessato e
partecipe a quel mondo affascinante che
rappresenta
l'attività
investigativa sia nella
Polizia di Stato che quella
di natura privata.
Devo molto a lui se per
tanti anni ho fatto il
"detective" con grandi
soddisfazioni e anche per
qualche discreto successo
ottenuto con la mia
Agenzia privata.
Lettera di auguri speditami da Tom
Ponzi nel maggio 1991.
Renatone, come lo chiamavo io amichevolmente
per la sua imponente stazza fisica (era stato anche
un promettente pugile ai tempi del famoso Tiberio
Mitri negli anni '50 a Trieste, sua città natale). Si era
arruolato giovanissimo nella Polizia triestina (vedi
cap. 1° “Oppio nella stiva”) poi, dopo alcuni anni alla
Questura di Trieste, dove si distinse per alcune
brillanti operazioni di polizia
giudiziaria svolte con il
commissario
Walter
Beneforti ed il maresciallo
poliglotta Bruno Oropesa.
Anni dopo venne trasferito al
Nucleo Speciale Criminalpol
di Milano, creato negli anni
'60 dal famoso Mario
Nardone, già commissario
capo dirigente della "Squadra
Tom Ponzi con la sua squadra Mobile" meneghina.
di sub durante un'immersione.
Il Convegno si tenne nella
La fotografia è tratta dal suo
periodico
"Tom
Ponzi città di San Remo e durò tre
detective".
giorni con ospiti molto
importanti, tra i quali l'eterno amico di Blasina, il
famoso ed affermatissimo Tom Ponzi, con il quale si
conosceva fin dai tempi di Trieste.
Ricordo perfettamente che i due si abbracciarono
calorosamente e poi si misero a parlare delle
difficoltà che gli investigatori privati incontravano
spesso nel corso dell'attività. Da qui l'assoluta
necessità di ottenere dal Ministero un "Albo
Professionale" regolarmente riconosciuto al quale i
titolari
di
Licenze
di
P.S.
dovevano
obbligatoriamente iscriversi, soprattutto per fini
deontologici.
La carismatica presenza di Tom Ponzi al
Convegno non passava certo inosservata e tutti
aspettavano con ansia un intervento dimostrativo
delle sue capacità straordinarie.
Nel pomeriggio del secondo giorno del Congresso
prese la parola l'acclamato Tom Ponzi il quale fece
un graditissimo intervento, rivolto soprattutto ai
giovani investigatori italiani.
In quell’occasione ricordò loro
che era molto importante la
professionalità e la preparazione
per svolgere questo straordinario
ed
affascinante
lavoro.
Raccomandò ai presenti di
riferire sempre la verità dei fatti e
non
farsi
mai
prendere
Tom Ponzi in una delle
dall'avidità del guadagno facile,
ultime immagini.
soprattutto nei casi di infedeltà
dove la gente pur di scoprire eventuali tradimenti
era disposta a sborsare cifre considerevoli.
Nell'occasione, ricordo anche un importante ed
efficace intervento del maresciallo Blasina che
consigliava la massima prudenza operativa in certi
casi piuttosto delicati come il rintraccio di persone
scomparse, così come suggeriva l'assoluta
collaborazione con le Forze dell'Ordine in casi dove
emergevano chiaramente dei fatti che costituivano
reato e che andavano prontamente riferiti alle
competenti Autorità di P.S.
Dopo questo indimenticabile Congresso, invece di
ripartire per Milano, Tom Ponzi ci propose di
andare almeno un giorno nella sua bellissima villa
sul lungomare di Nizza, distante un centinaio di
chilometri, ad appena
un'ora di viaggio. Mai
invito fu tanto gradito, mi
sembrava di sognare!
Microfono spia che Tom Ponzi
denominò "Tommy". Fu lui ad
importarla in Italia per la prima
volta. La fotografia è tratta da una
rivista pubblicata dal celebre
detective.
Arrivammo a Nizza, poco prima di sera,
assistemmo ad un tramonto da favola su un mare di
un azzurro straordinario. Blasina ed io avevamo per
quel giorno un autista d'eccezione, nientemeno che
il famosissimo Tom Ponzi! Guidava la sua potente
BMW 3000 con rapidità e sicurezza sbalorditiva,
evidentemente abituato ai tanti pedinamenti da lui
eseguiti nel corso della sua lunga attività che lo
aveva visto protagonista in numerosi casi che gli
erano stati affidati anche da clienti molto importanti
come Karim Aga Khan, l’avvocato Giovanni Agnelli,
Grace e Ranieri di Monaco e Beatrice di Savoia ai
tempi della relazione con l’attore Maurizio Arena.
L'ineguagliabile Tom era un vero maestro del
"pedinamento" o servizio di osservazione come
amano chiamarlo quelli che parlano bene, sia di
quello appiedato che quello automontato.
“L'importante,
diceva Ponzi, è mollare
al momento giusto per
non "bruciarsi", mai
forzare il controllo e
soprattutto
mai
impiegare una singola
persona (tre o quattro
sono l'ideale), così
Fotografia scattata negli anni '80/90
in occasione della visita nella casa di come per il numero di
Tom Ponzi a Nizza che ritrae lo storico automezzi
da
monumento dedicato a Giuseppe
utilizzare. Il segreto
Garibaldi.
era mantenere sempre
una giusta distanza dall'obiettivo e mai compiere
azioni che possono costituire molestia o disturbo ai
danni delle persone osservate”.
Un bravo investigatore deve conoscere i propri
limiti operativi, deve avere una adeguata
preparazione ed essere dotato di un buon "selfcontrol". “Inutile e dannoso insistere una volta
scoperti”, ripeteva sempre.
Il giorno successivo alla nostra visita nella sua
casa di Nizza, Tom Ponzi ci accompagnò a visitare il
centro della città e in particolare ci mostrò il
maestoso monumento di Garibaldi e altri palazzi
storici famosi e quel meraviglioso lungomare unico
al mondo.
Alcune immagini di Tom Ponzi con la nota cantante ed amica Rosanna
Fratello che gli punta scherzosamente una pistola finta. Le foto fanno
parte dell’archivio riservato e personale di Ponzi.
Tom ci teneva molto che i figli proseguissero la
sua attività, però ricordo, che solamente la figlia
Miriam dimostrò, seppur parzialmente, di aver
ereditato le capacità investigative del padre.
L’altro figlio Miky dopo alcuni anni di
collaborazione con l’agenzia paterna, preferì poi
dedicarsi ad altre attività, mentre il figlio maggiore
Daniele scelse di intraprendere il lavoro della
madre che era una nota commercialista milanese.
Tra i più importanti clienti di Tom Ponzi, vale la
pena di ricordare alcuni illustri personaggi tra cui il
noto principe e magnate Karim Aga Khan, l’avvocato
Gianni Agnelli, Porfirio Rubirosa e Odile Rodin,
Maurizio Arena, Tamara Baroni, la principessa
Beatrice di Savoia, più conosciuta come Titti e
addirittura Grace Kelly di Monaco la celebre attrice
di Hollywood e moglie dell’allora sovrano di
Montecarlo Ranieri di Monaco.
A proposito di Grace, Tom mi raccontò che la sua
segretaria lo convocò nel Principato per assegnargli
un incarico molto delicato nel quale avrebbe dovuto
ritracciare una cugina irlandese della Principessa,
trasferitasi negli USA alla fine degli anni ’50. Non
sono però al corrente quale esito abbiano avuto
quelle riservatissime indagini.
Le principali tappe della sua carriera
Con tutti coloro con cui si intratteneva a parlare
ed anche con il sottoscritto, Tom ricordava che
aveva appena venticinque anni quando iniziò a
lavorare come detective. Diceva che i primi anni di
attività erano stati durissimi ma poi le cose
cominciarono a cambiare anche se i problemi dal
punto di vista operativo negli anni successivi non
mancarono mai.
Ponzi mi raccontò di aver
iniziato in modo modesto
con una semplicissima
Agenzia
d’informazioni
aziendali e di essere poi
approdato
alle
investigazioni private vere e
proprie solo dopo qualche
anno.
Ponzi
durante
una
All’inizio si trattava di
ricognizione in elicottero in
“operazioni di
un'immagine tratta dal suo semplici
periodico
"Tom
Ponzi routine” ma con il passar del
detective".
tempo
gli
impegni
professionali diventavano sempre più complessi e
gravosi ma per fortuna numerosi.
La sua schiettezza non gli giovava – ricorda Ponzi
– perché era abituato a dire sempre quello che
pensava e a non scendere mai a compromessi con
nessuno.
Ad esempio ebbe molte critiche quando decise di
inserire il termine “pedinamento” nel suo volantino
pubblicitario. Questo lo portò a difficoltà di gestione
con le autorità di P.S. locali.
Molte persone, tra le quali poliziotti, carabinieri
ed anche avvocati, gli suggerivano di adottare la
parola “appostamento” invece di utilizzare il
termine “pedinamento”. Ma lui non voleva sentire
ragioni e andava dritto per la sua strada senza
accettare consigli da nessuno e faceva mettere in
neretto e ben in evidenza la dicitura “pedinamento”.
Infatti, dalle autorità, la parola pedinamento era
assimilabile ad un vero e proprio illecito perché
venivano ravvisati i reati di presunta molestia e/o
di violazione della privacy.
Il pedinamento secondo Tom Ponzi
Foto di un giovane Tom Ponzi ritratto nella
primavera del '73, nei pressi del suo ufficio
milanese di Corso Sempione.
Ma vediamo di che cosa si
tratta esattamente. Che cosa
significa “pedinare”, come si
svolge un pedinamento?
Tom Ponzi ricorda che alla
maggior parte della gente
questa parola appariva come
qualcosa di fastidioso che
quasi sfiorava l’illegalità.
Secondo il suo pensiero i
termini:
pedinamento
e
appostamento erano due cose
ben distinte. Infatti, spiegava,
“l’appostamento si svolge
Nell’immagine, Tom Ponzi
con il Maresciallo Blasina in stando fermi, ad esempio
una
foto
scattata davanti ad un palazzo mentre
dall’autore all’inizio degli si osserva tutto ciò che accade
anni ’90 a Milano.
nei paraggi, come si muovono
le persone che si devono controllare, chi incontrano,
in quali tempi, in quali situazioni specifiche. Si
controllano i loro orari di uscita e di entrata e si
raccolgono tutte le notizie utili ai fini dell’indagine
anche da fonti attendibili del luogo”. Tutto ciò
naturalmente si riferisce unicamente alle indagini di
natura privata.
Il celebre investigatore annotava che le tecniche
di “appostamento” prevedono che, chi osserva, sia
completamente occultato rispetto a chi viene
osservato e nelle sue lezioni
Tom alla “Detective School”
citava sempre l’esempio del
classico furgone spia dotato
di vetri fumé o a specchio dal
quale si poteva controllare
tutto
dall’interno
senza
essere notati da nessuno.
Il “pedinamento” è cosa del
diversa
affermava
Una simpatica ed eloquente tutto
pubblicità di Tom Ponzi Ponzi, perché consiste invece
apparsa
sui
giornali
in un’azione dinamica. Chi lo
quotidiani negli anni '60.
esegue
è
sempre
in
movimento. Anche in questo
caso l’investigatore segue la persona per capire
quali ambienti frequenta, chi incontra, quali sono le
sue abitudini.
Tom raccomandava di prestare sempre molta
attenzione quando si esegue un “pedinamento”
perché spesso possono presentarsi imprevisti che
potrebbero mandare all’aria un lavoro di ore e ore.
Innanzitutto non bisogna mai perdere di vista chi
si osserva, fare attenzione ai cambi di direzione, ai
semafori, agli imprevisti di varia natura che
possono capitare, per non correre il rischio di
essere scoperti o ancor peggio perdere di vista
quello che in termini tecnici per i detectives privati
si chiama “obiettivo”.
Ponzi ricordava di tenere in debito conto anche
possibili colpi di sfortuna come un improvviso
guasto all’automobile, gli impedimenti dovuti ad
altri veicoli che circolano sulla medesima strada o
semplicemente quelli imprevisti come un semaforo
rosso o un passante che attraversa all’ultimo
momento le strisce pedonali.
Il pedinamento all’americana
Vediamo di chiarire che cosa s’intende per
“pedinamento all’americana”. Ponzi ammette di
averlo sempre preferito rispetto agli altri metodi
perché gli permetteva di svolgere un’attività
dinamica e sempre in costante movimento.
Secondo lui, valeva la pena di operare con questa
tecnica anche se indubbiamente era complessa da
organizzare e più costosa in termini economici
perché prevedeva l’utilizzo di più mezzi e l’impiego
di molte risorse umane sul campo, quelle che gli
americani chiamano “investigative cells” che in
italiano si traduce con il termine “cellule
investigative”.
Sono proprio loro che tracciano le varie tappe
dell’investigazione e si occupano dell’obiettivo, il
quale viene seguito nei suoi spostamenti e percorsi
più probabili.
La differenza quindi fra il semplice pedinamento
tipico italiano e quello all’americana, consiste
proprio nel fatto che nel primo caso è una sola
persona a seguire chi deve essere osservato, mentre
nel secondo caso si tratta di un vero e proprio staff
di investigatori che operano in luoghi diversi uno
dall’altro.
Nel corso dell’azione è possibile seguire il
soggetto anche con automobili o mezzi diversificati
che cambiano ogni giorno, ad esempio un paio di
moto di colore diverso che si districano più
facilmente nel traffico intenso delle città.
Tom, spiegava ai suoi corsisti, che erano
necessarie attitudini del tutto particolari per
eseguire
correttamente
questo
tipo
di
“pedinamento” e di un addestramento accurato di
coloro che poi avrebbero dovuto operare sul campo.
Fra le doti più importanti ricordava sempre
l’intraprendenza, la capacità di memorizzare una
scena, la scaltrezza e naturalmente un’intelligenza
sia pragmatica che operativa.
Concludiamo questo lungo capitolo dedicato a
Tom Ponzi con l’atto finale della sua vita terrena
quando i giornali annunciarono la sua scomparsa.
Ecco come titolava il “Corriere della Sera” la sua
morte nell’edizione di sabato 10 maggio 1997.
Il famoso Investigatore privato si è spento a
76 anni per cause naturali all'ospedale di Busto
Arsizio
È morto Tom Ponzi Io Sherlock Holmes italiano
Migliaia di casi risolti nella sua lunga carriera
“…Aveva 76 anni – scrive l’autore del pezzo - da
molto tempo, dice il fratello Angelo, anche lui
investigatore privato, soffriva di una grave forma di
diabete. Da un anno Tom Ponzi aveva abbandonato il
lavoro proprio per questi motivi di salute”.
Ponzi, classe 1921, era nato in una piccola
cittadina dell’Istria, Pola, quando la piccola regione
faceva ancora parte dell’Italia. Le sue origini erano
di sangue romagnolo ed era figlio del direttore del
Dazio di Ravenna.
Era il più grande di cinque fratelli e tutti avevano
il pallino dell’investigazione.
E così, grazie a questa loro passione e all’appoggio
del padre, tutti i fratelli Ponzi diventarono
investigatori privati ed il primo ad esserne felice fu
proprio il capo famiglia.
Questa passione non si è esaurita con Tom ma,
come già detto nelle pagine precedenti, è stata
tramandata anche ai figli. Infatti anche Miriam, ha
seguito l’esempio del papà e si è fatta apprezzare
con un’agenzia di investigazioni tutta sua a Roma e
poi successivamente a Milano.
Quella sopra riprodotta è una fotografia che mi
aveva regalato Tom negli anni ’80 in occasione di
una visita di cortesia che gli feci con il maresciallo
Blasina. Lo vediamo nel salotto della sua casa di
Milano con la madre alla quale era molto
affezionato. Con lui due dei suoi tre figli, Miriam,
allora poco più che diciottenne e Miky,
quattordicenne.
Come già è noto, Tom Ponzi, divenne famoso negli
anni ’50 quando riuscì a liberare un’intera
scolaresca a Terrazzano nei pressi di Milano, presa
in ostaggio da due pazzi criminali, Arturo ed Egidio
Santato, fuggiti da un manicomio giudiziario della
zona. Ne riparleremo con dovizia di particolari nel
prossimo capitolo.
Nonostante quell’eroico gesto
nel quale aveva dimostrato tanto
coraggio mettendo a repentaglio
persino la sua vita, non gli venne
conferito alcun riconoscimento
ufficiale. Ma la gente lo ha sempre
associato
a
“quell’episodio,
rimasto nella memoria di tutti”.
Un'immagine di Tom
Ponzi tratta da un
giornale dell'epoca.
Il Corriere della Sera ricorda
che Tom Ponzi “negli anni '70
venne coinvolto nella vicenda delle intercettazioni
telefoniche della quale si parlò per mesi”. Ma poi fu
assolto con formula piena e in quell’occasione il
Governo italiano “varò una legge” che è “in vigore
ancora adesso” e “che consente solo intercettazioni
autorizzate dalla Magistratura”.
Negli ultimi anni Tom Ponzi, anche a causa della
sua malattia, aveva dovuto sempre più diradare i
suoi impegni professionali ma ha esercitato ancora
caparbiamente l’attività di detective privato nella
sua Agenzia di Milano fino all’ultimo respiro.
Dedicando un intero capitolo di questo libro a
Tom Ponzi, gli ho voluto manifestare tutta la mia
riconoscenza e gratitudine che giustamente merita
per tutto ciò che ha saputo trasmettermi nei
meravigliosi anni in cui ho collaborato con lui.
Professionalità,
tenacia,
senso
pratico,
determinazione e grande rispetto per coloro che si
rivolgono a te per la risoluzione di problemi spesso
molto seri ed importanti.
Negli anni ’70-’80, periodo in cui ho collaborato
con l’Agenzia “Tom Ponzi Investigation”, avevo
notato che la figlia del celebre detective, di nome
Myriam, allora poco più che ventenne, assomigliava
fortemente all’attrice Liz Taylor, soprattutto nel
medesimo colore viola-azzurro intenso degli occhi.
Ricordo che lei lo considerava un bellissimo
complimento. Me lo ripeteva continuamente anche
il padre che ne andava piuttosto fiero.
Myriam aveva seguito le orme paterne iniziando
fin da giovanissima ad occuparsi di investigazioni
private, collaborando fattivamente con l’agenzia
della famiglia. Tom, mi diceva spesso che la ragazza
aveva la cosiddetta “stoffa” del detective ed era
particolarmente predisposta a questo genere di
lavoro.
Dopo la scomparsa del padre, avvenuta nel 1997,
Myriam
ha
praticamente
condotto
lei
personalmente le diverse agenzie del gruppo Tom
Ponzi Investigation di Milano, Roma e Napoli.
Il figlio Miky invece, con il tempo si è perso per
strada e non ha voluto continuare più l’attività
paterna e della sorella Myriam con grane dispiacere
di Tom.
ITALIA CRIMINALE DEI MISTERI
“Professione Detective”
FINE ANTEPRIMA
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