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IX

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Elettrostatica nel vuoto
Come abbiamo visto nella parte di meccanica le forze sono
o di contatto (attrito, pressione, forza elastica) o a distanza
(gravitazione): osservazioni sperimentali hanno mostrato che
esiste un’altra forza a distanza che è detta elettrica.
È evidenza sperimentale che:
] due oggetti della medesima sostanza dopo essere stati
strofinati con un panno di lana se posti l’uno vicino all’altro
si respingono.
] mentre se i due oggetti sono di sostanze diverse (es. plastica e vetro) si possono sia respingere che attrarre, a seconda
delle sostanze (ad es. plastica e vetro si attraggono).
Anche le forze di natura elettrica soddisfano il terzo principio
della dinamica (principio di azione e reazione).
In natura esistono due tipi diversi di cariche elettriche:
] per convenzione si dice che sostanze come il vetro, per
strofinio con lana, acquistano carica positiva (sostanze vetrose)
] sostanze come l’ambra per strofinio acquistano carica negativa (sostanze resinose).
Cariche dello stesso segno si respingono mentre cariche di
segno opposto si attraggono.
I costituenti elementari della materia sono protoni, neutroni,
elettroni le cui masse sono:
mp = 1, 6625 · 10−27 kg
mn = 1, 6748 · 10−27 kg
me = 9, 1091 · 10−31 kg '
1
mp
1840
Per quanto riguarda le dimensioni, il diametro del protone
e del neutrone è dell’ordine di 10−15 m, mentre l’elettrone è
puntiforme.
Il protone ha carica elettrica positiva e l’elettrone carica elettrica negativa, fra di loro uguali in valore assoluto. Fino ad
oggi non è stata osservata alcuna carica elettrica che sia una
frazione della carica del protone (o elettrone) che perciò può
essere considerata come la carica elementare, cioè la carica
elettrica si presenta come una grandezza fisica quantizzata.
Il neutrone è elettricamente neutro. Gli atomi sono elettricamente neutri (la carica di un atomo è data dalla somma delle
cariche dei protoni ed elettroni che costituiscono l’atomo).
Le sostanze si dividono dal punto di vista elettrico in materiali isolanti, in cui le cariche trasferite per strofinio rimangono
localizzate, e materiali conduttori, in cui le cariche elettriche
negative sono libere di muoversi all’interno del corpo.
L’elettrizzazione di un corpo neutro può effettuarsi mediante
contatto con un corpo carico o mediante induzione.
La legge di Coulomb
L’elettroscopio a foglie permette di dare una definizione
operativa della grandezza fisica carica
elettrica: due corpi hanno la stessa
carica se avvicinati all’elettroscopio producono la stessa deflessione delle foglioline metalliche; quando un corpo carico
tocca un corpo uguale ma scarico, la carica si divide in parti uguali tra i due
corpi; si può cosı̀ suddivere la carica in
un numero arbitrario di parti fino ad arrivare all’unità di carica.
In un sistema isolato la somma algebrica delle cariche elettriche si mantiene costante nel tempo.
La legge che governa l’attrazione e la repulsione delle cariche
elettriche porta il nome di Coulomb che fu il primo a misurare
quantitativamente le forze tra corpi carichi.
Siano q1 e q2 due cariche puntiformi poste ad una distanza r
~21 che la carica q2
nel vuoto, la forza F
subisce ad opera della carica q1 è
~21 = k q1q2 r̂12
F
~
r12 = r r̂12
r2
dove r̂12 è il versore che va dalla carica q1 alla carica q2. k è una costante
di proporzionalità (positiva) il cui valore
dipende dalle unità di misura.
] se q1 e q2 hanno lo stesso segno la forza è repulsiva
] se q1 e q2 hanno segno opposto la forza è attrattiva.
Nel SI l’unità di carica è il Coulomb C, definito come quella
carica che attraversa in un secondo un conduttore percorso
dalla corrente di un Ampère (A). Nel SI
2
2
1
9 Nm
−12 C
= 8.9875 · 10
k≡
ε0 = 8.854 · 10
4πε0
C2
N m2
ε0 = costante dielettrica del vuoto. La carica di un protone vale 1.602 · 10−19 C, quindi 1C equivale alla carica di
6, 24 · 1018 elettroni.
La legge di Coulomb è valida (esattamente) per cariche puntiformi.
La legge di Coulomb è formalmente analoga a quella della
gravitazione, con la carica elettrica al posto della massa:
l’unica differenza è che la massa è solo positiva e quindi la
forza gravitazionale è sempre attrattiva.
È utile confrontare le due forze per un elettrone e un protone
posti alla distanza r0
Gme mp
Fg =
r02
ke2
Fe = 2
r0
⇒
Fe
ke2
=
' 2.2 · 1039
Fg
Gme mp
Il campo elettrico
Supponiamo che in un punto dello spazio vi sia una carica
Q; se in un altro punto (individuato dal vettore posizione ~
r,
rispetto a un certo sistema di riferimento) mettiamo un’altra
carica q0 (carica di prova) su questa agisce una forza di
~ /q0 è indipendente da q0
natura elettrostatica. Il rapporto F
e viene detto campo elettrico generato nella posizione ~
r dalla
carica Q.
~
F
~
~
E(~
r) ≡ E(x, y, z) =
q0
(da un punto di vista concettuale la carica di prova q0 deve
tendere a zero in modo che la perturbazione che essa genera sia trascurabile). Il campo esiste indipendentemente dalla
carica di prova: noto il campo in un punto, la forza su una
~ = q E.
~
carica q posta in quel punto è data da F
Le dimensioni del campo elettrico sono quelle di una forza
divisa per una carica e l’unità di misura è:
Newton/Coulomb=Volt/metro
(il Volt verrà introdotto in seguito).
Il campo elettrico è un campo vettoriale: in ogni punto dello
spazio è dato da un vettore, il cui modulo dà l’intensità del
campo in quel punto. Per rappresentare graficamente un
campo elettrico si usano le linee di forza: in ogni punto il
campo elettrico è tangente alla linea di forza che passa per
quel punto. Inoltre, in ogni regione del campo viene disegnato un numero di linee di forza tale che la loro densità è
proporzionale all’intensità del campo. Le linee di forza hanno
origine dalle cariche positive e terminano sulle cariche negative. Per ogni punto (tranne quelli in cui sono localizzate le
cariche) passa una e una sola linea di forza.
Il campo generato dalla carica puntiforme Q che supponiamo
per semplicità posta nell’origine ha la forma
~ r) =
E(~
1 Q
1 Q
r̂
=
~
r
4πε0 r2
4πε0 r3
Il campo generato da una distribuzione discreta di cariche
puntiformi è dato dalla sovrapposizione dei campi generati
dalle singole cariche (ognuno calcolato come se solo una
carica fosse presente):
~ =E
~1 + E
~2 + · · · + E
~k
E
z
Nel caso di due cariche puntiformi
Q1 e Q2 poste in ~
r1 e r2 il campo
in P individuato dal vettore ~
r è
Q1
~ r) = 1
E(~
(~
r−~
r1 )
4πε0 |~
r−~
r1|3
+Q2
+Q1
~r2
~r1
P
~r
~2
E
x
O
~1
E
y
~ =E
~1 + E
~2
E
+
1
Q2
(~
r−~
r2 )
4πε0 |~
r−~
r2|3
In termine delle componenti di ~
r = (x, y, z), ~
r1 = (x1, y1, z1),
~
r2 = (x2, y2, z2) le componenti del campo elettrico sono
Qi(x − xi)
1 ∑
Ex (x, y, z) =
4πε0 i=1,2 [(x − xi)2 + (y − yi)2 + (z − zi )2]3/2
Qi (y − yi)
1 ∑
Ey (x, y, z) =
4πε0 i=1,2 [(x − xi )2 + (y − yi)2 + (z − zi)2]3/2
Qi(z − zi)
1 ∑
Ez (x, y, z) =
4πε0 i=1,2 [(x − xi)2 + (y − yi )2 + (z − zi)2]3/2
Esempio: campo generato da un dipolo elettrico
Un dipolo è un sistema di due cariche puntiformi di carica di
intensità Q ma di segno opposto separate da una distanza
d. Supponiamo che le due cariche siano poste lungo l’asse
z simmetricamente rispetto all’origine e calcoliamo il campo
in un punto P dell’asse y posto a distanza D dall’origine (per
simmetria il campo sarà uguale in tutti i punti del piano xy
posti alla stessa distanza D dall’asse z).
I campi generati dalle
due cariche sono uguali
in modulo e hanno direzione e verso indicata
in figura
z
+Q
d
2
r
O
D
x d
2
θ
θ
~−
E
r
P
y
|E+ | = |E− | =
~+
E
√
~
E
r≡
−Q
1 Q
4πε0 r2
( )2
d
D2 +
2
~ =E
~+ + E
~ − = −2|E+ | sin θ k̂
E
Dalla figura, sin θ =
d/2
,
r
quindi
~ = − 1 Qd k̂
E
4πε0 r3
Campo elettrico di distribuzioni continue di carica
z
τ
dτ
ρ
~r0
P
~r
~
dE
y
x
O
Nel caso di una distribuzione
continua di carica si considerano
degli elementi infinitesimi di carica dq, si determina il campo
prodotto da ciascun elemento e
si somma (integra) su tutta la
distribuzione di carica.
Quando la carica è distribuita in un volume τ è conveniente
introdurre la densità spaziale di carica ρ. La carica infinitesima dq contenuta nell’elemento di volume dτ è
dq
dimensioni: [ρ] = [Q] [L−3]
dτ
quindi l’unità di misura di ρ sono C/m3.
Il campo nel punto P , individuato da ~
r, generato dalla carica
infinitesima dq localizzata nel punto ~
r0 vale
dq = ρdτ
⇒ρ=
0)
1
dq(~
r
0
~ r) =
dE(~
(~
r
−
~
r
)
4πε0 |~
r−~
r0 |3
Il campo totale si ottiene integrando su tutta la distribuzione
di carica
∫
dq(~
r0)
1
0
~
E(~
r) =
(~
r
−
~
r
)
4πε0 τ |~
r−~
r 0 |3
∫
ρ(x0 , y 0 , z 0 )(~
r−~
r0) 0
1
=
dτ
4πε0 τ
|~
r−~
r0 |3
In generale ρ dipende da ~
r0 : solo se ρ non dipende dalla posizione (i.e. ρ è uniforme) può essere portata fuori dall’integrale.
z
Σ
σ
dS
~r0
P
~r
~
dE
y
x
O
Quando la carica è distribuita su
di una superficie Σ si introduce
la densità superficiale di carica σ.
La carica infinitesima dq contenuta
nell’elemento di superficie dS è
dq = σdS
⇒σ=
dq
dS
le dimensioni di σ sono: [σ] = [Q] [L−2] e nel SI si misura in
C/m2.
∫
0)
1
dq(~
r
0
~ r) =
E(~
(~
r
−
~
r
)
r−~
r0 |3
4πε0 Σ |~
∫
σ(x0 , y 0 , z 0 )(~
r−~
r0) 0
1
=
dS
0
3
4πε0 Σ
|~
r−~
r|
In generale σ varia da punto a punto.
Λ
z
λ
dl
~r0
P
~r
~
dE
y
x
O
Quando la carica è distribuita lungo
una linea Λ si introduce la densità
La carica inlineare di carica λ.
finitesima dq contenuta nell’elemento
di linea dl è
dq
dq = λdl
⇒λ=
dl
le dimensioni di λ sono:
[λ] = [Q] [L−1] e nel SI si misura in C/m.
∫
1
λ(x0 , y 0 , z 0 )(~
r−~
r0) 0
~
E(~
r) =
dl
4πε0 Λ
|~
r−~
r0 |3
In generale λ varia da punto a punto.
Calcoliamo i campi elettrici generati da particolari distribuzioni
di carica.
P Filo rettilineo indefinito uniformemente carico
I due tratti di filo d~l1 e d~l2, simmetrici rispetto all’origine e di
modulo uguale a dl, hanno ciascuno una carica infinitesima
~ = dE
~ 1 + dE
~2
dq = λdl e generano in P il campo dE
~ 1| = |dE
~ 2| =
|dE
+λ
1 λdl
4πε0 r2
d~l1
~ = (dE1 + dE2) cos θ n̂
dE
r
l
~2
dE
O
n̂
R
θ
θ
~
dE
P
~1
dE
l
d~l2
1 2λdl
cos θ n̂
4πε0 r2
dove r = R/ cos θ.
L’elemento di linea dl è
legato all’incremento di
angolo dθ da:
=
l = R tan θ → dl = R
dθ
cos2 θ
Tutti i contributi al campo dei diversi dl sono diretti come
n̂, quindi anche il campo totale ha la stessa direzione
∫
∫ ∞
∫ π/2
λn̂
cos
θ
cos3 θ Rdθ
λn̂
~
~
E=
dE =
dl =
2πε0 0
r2
2πε0 0
R2 cos2 θ
∫ π/2
λ
λn̂
cos θdθ =
n̂
=
2πε0R 0
2πε0R
~ =
E
λ
n̂
2πε0R
campo del filo rettilineo
Il campo è ortogonale al filo e dipende solo dalla distanza R
dal filo stesso oltre che da λ.
Questo risultato vale con una buona approssimazione anche
per un filo finito ma solo in punti molto vicini al filo.
P Spira circolare uniformemente carica
Sia Q la carica totale della spira → la densità di carica λ è
Q
2πR
Il campo infinitesimo in un punto
dell’asse della spira generato dalla carica
infinitesima dq = λdl posta sull’elemento
dl è
~ = 1 λdl r̂
dE
4πε0 r2
x
λ=
dEx
~
dE
x P
α
~r
λ
O
R
dl
dEx =
1 λdl
cos α
2
4πε0 r
Nella somma vettoriale dei diversi contributi al campo provenienti dai diversi d~l solo la componente del campo lungo
l’asse x sopravvive
∫
∫
∫
λdl
1
1 λ cos α
dl
dEx =
cos α =
Ex =
2
2
4πε
r
4πε
r
0
0
spira
spira
spira
1 λ cos α2πR
1 Q cos α
=
4πε0
r2
4πε0
r2
dove si è usato il fatto che α e r sono costanti e che
l’integrale sulla spira di dl dà la lunghezza della circonferenza.
=
Questo risultato può essere espresso in termini della distanza
x dal centro della spira: x = r cos α e r2 = x2 + R2 e si trova:
x
~ = λR
E
x̂
2ε0 (x2 + R2)3/2
campo di una spira sull’asse
(dove x̂ è il versore dell’asse della spira).
Il campo di una spira uniformemente carica sull’asse della
spira è diretto lungo l’asse.
P Piano indefinito uniformemente carico
Utilizziamo il risultato precedente per calcolare il campo generato da un piano indefinito uniformemente carico.
Consideriamo nel piano una corona circolare di raggio R e
spessore infinitesimo dR. La sua carica ed il campo infinitesimo da essa generato in P sono:
dR dS
R
n̂
dQ = σdS = σ 2πR dR
r
O
P
α
x
~
dE
~ =
dE
=
σ
1 dQ cos α
n̂
4πε0
r2
σ2πRdR cos α
n̂
2
4πε0
r
Integrando su R si ottiene il campo generato dal piano carico.
~ è diretto come n̂, il versore normale al
Poichè ciascun dE
piano, anche il campo totale è normale al piano
∫
∫
σ
cos α
~ =
~ )=
dE
E(P
n̂
RdR
2
2ε
r
0
piano
piano
Se x è la distanza di P dal piano, dR è legato a dα da
x
dα
,
inoltre
r
=
R = x tan α ⇒ dR = x
cos2 α
cos α
∫ π/2
∫ π/2
3α
σn̂
cos
σn̂
σ
dα
2
~ =
E
=
sin
αdα
=
n̂
x
tan
α
2ε0 0
x2
cos2 α
2ε0 0
2ε0
~ = σ n̂
E
2ε0
campo di un piano uniformemente carico
La densità delle linee di forza è uniforme; per quanto riguarda
il verso, le linee di forza sono uscenti dal piano se σ è positiva,
entranti se σ è negativa.
Questo risultato vale con una buona approssimazione anche
per un disco di raggio finito ma solo in punti molto vicini al
disco.
Flusso di un campo vettoriale
Consideriamo una superficie chiusa S immersa in una regione
~ è diverso da zero. Il flusso del
di spazio in cui il campo E
campo elettrico attraverso la superficie infinitesima dS è
~ =E
~ ≡E
~ · dS
~ · n̂dS = EdS cos θ
dΦ(E)
~ è il vettore il cui modulo è dato
dS
dall’aera infinitesima dS, la direzione
è perpendicolare all’area e il verso è
diretto verso l’esterno della superficie
~ = dSn̂
dS
Il flusso del campo elettrico attraverso la superficie S è
∫
~
~ · dS
~ ≡
E
ΦS (E)
S
dove l’integrale è esteso a tutta la superficie chiusa S.
La legge (o teorema) di Gauss: Il flusso del campo elettrico attraverso una superficie chiusa è uguale alla somma
algebrica delle cariche interne alla superficie divisa per ε0
∫
1 ∑
~
~
~
E · dS =
Qint
ΦS (E) ≡
ε
0
S
Il campo è prodotto da tutte le cariche, sia interne che esterne, ma il flusso dipende solo dalle cariche interne.
z
z
~
E
+Q
r̂
~
E
+Q
~
E
y
y
O
O
r̂
x
~ = Q/0
Φ(E)
~
E
x
~
E
~ =0
Φ(E)
~
E
La legge di Gauss è una conseguenza delle legge di Coulomb:
la sua dimostrazione si basa sul fatto che il campo di una
carica puntiforme è radiale e che la sua dipendenza dalla
distanza è r−2.
Quando la carica è interna
~ =
~ =E
~ · dS
dΦ(E)
1 q
r̂ · n̂dS
4πε0 r2
1 q
cos θdS
4πε0 r2
1 q
q
=
dΩ
dS
=
n
2
4πε0 r
4πε0
∫
∫
q
q
~ =
~ =
dΩ =
ΦS (E)
dΦ(E)
ε0
S
4π 4πε0
=
Quando la carica è esterna
¯
¯
q
1 q
¯
¯
dS
=
dΩ
dΦ
=
¯ 1¯
1n
4πε0 r12
4πε0
¯
¯
1 q
q
¯
¯
dΩ
=
dS
=
dΦ
¯ 2¯
2n
4πε0 r22
4πε0
ma dΦ1 < 0 mentre dΦ2 > 0
~ =0
quindi ΦS (E)
Per una distribuzione continua di carica di densità ρ
∫
∫
1
~ =
~ · dS
~ ≡
E
ΦS (E)
ρ(x, y, z)dτ
ε
0
S
τ
dove τ è il volume racchiuso dalla superficie S.
La legge di Gauss è uno strumento molto utile per deter~ ma solo nei casi in cui la distribuzione di carica
minare E
goda di particolari simmetrie ( es. sferica, cilindrica), perchè
in questo caso l’integrale di superficie è facilmente calcolabile.
Applicazioni della legge di Gauss
_ filo rettilineo indefinito uniformemente carico
Per trovare il campo ad una distanza r dal filo prendiamo una
superficie cilindrica S con asse sul filo di altezza L e raggio
r. Per ragioni di simmetria il campo è diretto radialmente
ed è costante in modulo su tutta la superficie laterale del
cilindro. Le due basi del cilindro danno
~
contributo nullo al flusso perchè dS
è ortogonale al campo, rimane solo il
contributo dalla superficie laterale

~ = E(r) 2πrL
 ΦS (E)

Qint = λL
E(r) 2πrL =
λL
ε0
(λ densità lineare di carica)
⇒
E(r) =
λ
2πε0r
_ Piano indefinito uniformemente carico
Prendiamo una superficie cilindrica S di area di base A e
altezza D disposta simmetricamente rispetto al piano. Per
simmetria il campo è diretto perpendicolarmente alle due
superfici di base ed è in modulo uguale (poichè sono disposte
simmetricamente). Inoltre la superficie laterale non
contribuisce al flusso (n̂ ⊥ al campo).

~


 ΦS (E) = 2AE
Q = σA


 int
E 2A =
σA
ε0
(σ densità superficiale
di carica)
⇒
E=
σ
2ε0
_ Sfera di raggio R uniformemente carica
Per simmetria il campo è radiale e di modulo costante in
tutti i punti a uguale distanza dal centro della sfera carica.
Prendiamo una superficie sferica S di raggio r concentrica
con la sfera carica

~ = 4πr2E(r)
ΦS (E)



Qint = Q
r>R


( r )3

4
3
Qint = ρ 3 πr = Q R
r<R
Q è la carica totale della sfera, ρ = Q/( 43 πR3 )
Q
ε0
r>R
4πr 2E(r) =
r<R
Q ( r )3
4πr E(r) =
ε0 R
2
⇒
E=
1 Q
4πε0 r2
⇒
E=
1 Q
r
3
4πε0 R
Il potenziale elettrico
Su di una carica di prova q immersa in un campo elettrico
~ (generato da altre cariche) agisce una forza F
~ = q E.
~ Il
E
~ è
lavoro del campo per spostare la carica q di un tratto dl
~ = qE
~ Il lavoro per spostare la carica da A a B
~ · dl
~ · dl.
dL = F
∫
∫
B
LA→B =
∫
B
B
~
~ · dl
E
~ =q
~ · dl
F
dL =
A
A
A
Il lavoro per unità di carica
∫ B
L
~
~ · dl
LA→B ≡ =
E
q
A
Si può mostrare che il campo elettrostatico è conservativo,
cioè il lavoro non dipende dal cammino seguito per andare
da A a B ma solo dagli estremi. Ad esempio il lavoro
fatto dal campo generato da una carica puntiforme Q posta
nell’origine su una carica di prova unitaria
LA→B
LA→B
1
=
4πε0
Q
=
4πε0
∫
B
A
∫
B
A
Q
~
r̂ · dl
2
r
~ = dr
r̂ · dl
(
)
1
dr
Q
1
=
−
r2
4πε0 rA rB
Si definisce: potenziale generato dalla carica puntiforme Q
V (r) =
1 Q
+ costante
4πε0 r
Si ha perciò
∫
LA→B =
B
~ = V (A) − V (B)
~ · dl
E
(vale in generale)
A
il lavoro fatto dal campo per spostare una carica unitaria da
A a B è pari alla differenza di potenziale tra A e B.
Come per tutte le forze conservative si introduce un’energia
potenziale elettrostatica tale che il lavoro svolto dal campo
su una carica q è pari alla variazione dell’energia potenziale
elettrostatica cambiata di segno:
LA→B = qLA→B = −(UB − UA)
=⇒
∆U = q∆V
Solo le variazioni di (energia) potenziale sono significative:
quando tutte le cariche sono al finito, si fissa la costante
nella definizione del potenziale in modo tale che V (∞) = 0,
quindi in un punto P di coordinate (x, y, z) si ha
∫ ∞
~
~ · dl
E
V (x, y, z) =
P
il potenziale in P è pari al lavoro fatto dal campo per portare
la carica unitaria da P all’infinito.
Inoltre per una carica puntiforme Q posta nell’origine degli
assi il potenziale in un punto a distanza r da essa è
V (r) =
1 Q
4πε0 r
Unità di misura del potenziale
[Lavoro]
Joule
=
≡ Volt
[carica]
Coulomb
L’unità di misura del campo elettrico
[V ] =
Newton
Nm
J
Volt
=
=
=
Coulomb
Cm
Cm
m
Le linee di forza del campo elettrico sono sempre puntate
nella direzione in cui il potenziale elettrico decresce, quindi
quando una carica positiva si muove nel verso del campo
elettrico l’energia potenziale elettrica diminuisce.
Superficie equipotenziale: è il luogo geometrico dei punti
aventi lo stesso potenziale elettrico. Le superfici equipotenziali sono sempre ortogonali alle linee di forza del campo
elettrico: infatti se il campo avesse una componente diversa
da zero lungo una superficie equipotenziale compierebbe un
lavoro non nullo per spostare una carica di prova sulla superficie stessa ma questo è in contraddizione col fatto che
la variazione dell’energia potenziale è nulla.
Una famiglia di superfici equipotenziali, ognuna corrispondente a un diverso valore del potenziale, può essere usata per
dare una descrizione del campo elettrico: il campo elettrico
è più intenso nelle regioni in cui le superfici equipotenziali si
addensano.
Il potenziale di N cariche puntiformi Qi poste in ~
ri (tutte al
finito) in un punto ~
r è
1 ∑ Qi
V (~
r) =
4πε0 i=1 |~
r−~
ri |
N
e per distribuzioni continue di carica (tutta al finito) con
densità ρ (o σ, λ, rispettivamente)
∫
ρ(x0 , y 0 , z 0 )dτ 0
1
V (~
r) =
,
4πε0 τ
|~
r−~
r0|
∫
∫
σ(x0 , y 0 , z 0 )dS 0
λ(x0 , y 0 , z 0 )dl0
1
1
V (~
r) =
,
V (~
r) =
0
4πε0 Σ
|~
r−~
r|
4πε0 Λ
|~
r−~
r0|
Energia potenziale di un sistema di cariche
L’energia potenziale di una carica puntiforme q situata in un
punto P è
U(P ) = q V (P )
ed è il lavoro fatto dal campo per portare la carica q da
P all’infinito. Questo è pari al lavoro fatto dall’esterno per
portare la carica q dall’infinito in P . Possiamo quindi definire
l’energia potenziale di un sistema di cariche puntiformi come
il lavoro fatto dall’esterno per assemblare il sistema. Supponiamo di voler portare due cariche q1 e q2 nelle posizioni P1
e P2. Il lavoro fatto per portare la prima carica dall’infinito
in P1 è nullo (non c’è campo). Il lavoro
fatto per portare la carica q2 in P2 in presenza della carica q1 in P1 è
1 q1
q1q2
=
4πε0 r12
4πε0r12
dove V1(P2) è il potenziale generato dalla
U(q2) = q2 V1(P2) = q2
carica q1 in P2 . Per portare una terza carica q3 in P3 occorre
fare un lavoro contro il campo generato da q1 e q2
U(q3) = q3[V1(P3) + V2(P3)]
(
)
q1
1
q2
+
= q3
4πε0 r13
r23
(
)
q1q3
q2q3
1
+
=
4πε0 r13
r23
L’energia di interazione del sistema di tre cariche è
(
)
1
q1q2
q1q3
q2q3
U = U(q2) + U(q3) =
+
+
4πε0 r12
r13
r23
Per un sistema di N cariche puntiformi
N
∑
qiqj
U = 21
=
4πε
r
0
ij
i,j=1
1
2
N
∑
qi Vi
i
i6=j
dove Vi è il potenziale nella posizione occupata da qi generato
da tutte le altre cariche
Vi =
N
∑
j6=i
qj
4πε0rij
Ricavare il campo dal potenziale elettrico
Dalla definizione di differenza di potenziale
∫ B
~
~ · dl
E
V (A) − V (B) =
A
se A = (x, y, z) e B = (x + dx, y + dy, z + dz), cioè se A e
~ = dx î + dy ĵ + dz dz,
ˆ la
B distano di un tratto infnitesimo dl
variazione del potenziale è
~
~ · dl
dV = V (x + dx, y + dy, z + dz) − V (x, y, z) = −E
= − (Ex dx + Ey dy + Ez dz)
∂V
∂V
∂V
dx +
dy +
dz
∂x
∂y
∂z
confrontando le due relazioni si ha
∂V
∂V
∂V
Ex = −
,
Ey = −
,
Ez = −
∂x
∂y
∂z
(
)
∂V
∂V
∂V
~ =−
~
E
î +
ĵ +
k̂ ≡ −∇V
∂x
∂y
∂z
il campo elettrico è uguale al gradiente del potenziale elettrostatico cambiato di segno. (N.B. il campo è esprimibile
come il gradiente di una funzione scalare perchè è un campo
conservativo)
D’altra parte
dV =
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