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tecnica e apparecchiatura radiologiche

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PARAMETRI DI CONTROLLO DEL FASCIO:
I parametri di controllo del fascio radiante risultano essere tre: milliampere, kilovolt e secondi.
I kilovolt sono il parametro che controllano la differenza di potenziale che è interposta e applicata
agli estremi dei due elettrodi (catodo e anodo). Maggiore sarà la tensione applicata ai due estremi
maggiore sarà l’accelerazione degli elettroni dal catodo verso l’anodo. Il parametro della
differenza di potenziale regola il potere di penetrazione dei raggi X, quindi la QUALITA’ dello stesso
fascio.
I milliampere sono il parametro che regola la corrente a bassa tensione che viene fatta fluire
all’interno del filamento a forma di spirale del catodo, determinando così il riscaldamento dello
stesso filamento con il conseguente effetto termoionico che crea la nube elettronica attorno al
catodo. Quindi regolerà quella che l’intensità della corrente determinando l’intensità del fascio di
radiazioni.
I secondi sono l’unità di tempo del passaggio di elettroni all’interno del filamento che compone il
catodo stesso.
Il prodotto dei milliampere con i secondi dà il valore della quantità di corrente nell’unità di tempo
definita milliampere su secondi.
TIPO DI ALIMENTAZIONE DEL TUBO RX:
l’alimentazione di un impianto radiologico, può essere effettuata con corrente monofase o trifase.
La linea di alimentazione deve essere indipendente, ovvero deve alimentare solo l’impianto stesso,
e costituito da conduttori di adeguata sezione. La corrente del tubo, dipende unicamente dalla
emissione termoionica, la spiralina è alimentata solo da corrente alternata a bassa tensione.
La tensione ai due capi di polo opposto del tubo, deve essere del tipo continuo, tale da
considerare un’accelerazione omogenea della nube elettronica.
Definizione di macchia focale:
La macchia focale risulta essere la superficie di impatto della nube elettronica sull’Anodo.
La macchia focale Termica risulta essere l’intera superficie anodica ( definito fuoco termico).
La macchia focale effettiva, spesso definito fuoco elettronico, è la regione dell’anodo dove impatta
il fascio di elettroni, da esso dipende la qualità dell’immagine, infatti, quanto più risulta essere
piccolo tanto più la qualità sarà maggiore. La proiezione del fuoco elettronico sul paziente o sul
rilevatore di immagine risulta essere la macchia focale apparente o fuoco ottico.
SCHERMAGGIO DEI RAGGI X:
Le barriere protettive servono a ridurre la dose da radiazione al valore desiderato.
Già Nella progettazione delle schermature devono essere presi in considerazione diversi
fattori:
◦Modalità d’uso della macchina radiogena (grafia, scopia) ◦Tempo di utilizzo (carico di
lavoro misurato in mAmin/sett) ◦Direzione del fascio ◦Energia del fascio ◦Ambienti
circostanti
Lo schermaggio dello stesso fascio radiante poi è dato dalla collimazione ad opera di
collimatori e diaframmi. I coni limitatori sono delle lamelle, spesso di alluminio, che hanno
lo spessore che aumenta dal centro verso l’estremità; è posto subito prima della finestra
emergente, filtrando le radiazioni che hanno una energia minore del 40% di quella utile
impostata.
SCELTA DEL FUOCO:
I tubi radiogeni sono dotati di due filamenti, uno piccolo e uno grande. Il filamento di
dimensioni maggiori viene utilizzato quando è necessario produrre una grande quantità di
raggi X. Di conseguenza esso produce una macchia focale effettiva ampia (definito
FUOCO GRANDE) che disperde calore su un’area più ampia visto la grande quantità del
fascio.
Il filamento più piccolo produce una macchia focale effettiva più piccola (fuoco piccolo) e
viene utilizzato quando sono necessarie immagini dettagliate.
La scelta viene attuta a seconda dalla parte anatomica che si vuole esaminare a seconda
che sia necessaria un’ampia dose del fascio radiante o se per piccole parti anatomiche si
ricerca la qualità di immagine data dai dettagli.
COMPONENTI DEL TUBO RADIOGENO:
Il tubo radiogeno è un diodo sottovuoto, che risulta essere formato da un’ampolla di vetro
in cui c’è un vuoto spinto che vede due elettrodi uno di polo positivo e uno di polo negativo
posti di fronte ( catodo (-) anodo+).
L’ampolla è contenuta all’interno di un contenitore cilindrico, in lega metallica, che
internamente è intonacata di bario e rivestito a sua volta da una lamina di piombo. Il
sistema in sé è definita cuffia, che risulta essere ripiena di olio minerale per il
raffreddamento del sistema. La cuffia è dotata di due appendici attraverso la quale
penetrano i due cavi ad alta tensione per l’alimentazione del tubo. sono infine annessi
isolatori a bicchiere, cavo a bassa tensione per l’alimentazione dei servizi del tubo e la
cravatta per il fissaggio del tubo. Risulta poi essere importante l’alimentatore posto sul
catodo.
SISTEMI DI DISPERSIONE PER IL CALORE GENERATO NELLA
PRODUZIONE DEI RAGGI X: ( TIPI DI ANODI):
Il valore massimo di energia che un atomo può assorbire sono imposti dalla massima
temperatura di fusione dello stesso materiale di cui è composto. Quindi al fine di diffondere
il calore dato dalla reazione di frenamento è inserito tra l’involucro in vetro del tubo e la
cuffia, l’olio diatermico che è posto in movimento e che trasferisce il calore all’esterno. Il
problema è stato in realtà risolto anche grazie all’introduzione dell’anodo rotante che in
modo artificiale ha allargato la superficie del fuoco elettronico, collegato ad un rotore che è
l’indotto di un motore esterno che mette in movimento quella che risulta essere la placca di
tungsteno dell’anodo. Nel movimento l’aria fa si che l’anodo si raffreddi molto più
velocemente e in maniera probabilistica la superficie colpita sarà sempre diversa.
FILTRAZIONE PRIMARIA:
rimozione della componente a bassa energia, tramite sottili lamelle di alluminio e di altri
metalli posizionati a livello della finestra di uscita del tubo rx. Non determina cambiamenti
dell’energia massima del fascio ma della posizione della radiazione caratteristica.
ESPOSIMETRO AUTOMATICO:
risulta essere un dispositivo per l’interruzione dell’esposizione dei raggi X, per ridurre al
minimo la dose di radiazione che viene erogata al paziente e per un controllo più preciso
di questo fattore. Sono costituiti da camere di misure delle radiazioni ionizzanti e da un
dispositivo elettronico collegato ad esso che interrompe l’erogazione. Le camere sono
poste tra il paziente e il rilevatore di immagine. Esso calcola il quantitativo di radiazione
che fuoriescono dal paziente e una volta raggiunta la dose voluta di raggi x, il circuito
blocca la produzione delle radiazioni. Oggi il più diffuso risulta essere composto di tre
campi di misurazione, che possono essere utilizzati singolarmente o cumulativamente.
CATODO: risulta essere l’elettrodo negativo che è formato da un filamento a forma
pressappoco spirale di tungsteno. Il materiale appena citato consente grazie alla sua
composizione chimica e il grande numero atomico di generare facilmente una nube
elettronica con una corrente e bassa tensione. Il catodo quindi è alimentato da un circuito
a bassa tensione ma risulta essere collegato anche al circuito ad alta tensione proprio
della differenza di potenziale che intercorre tra i due elettrodi. Risulta essere formato da
due filamenti che sono contenuti in spazi adepti definiti coppe focalizzatrici, uno più corto e
l’altro di dimensioni maggiori, che sono utilizzati a seconda della scelta del fuoco.
RISOLUZIONE SPAZIALE: La risoluzione spaziale è il più piccolo dettaglio distinguibile in
una immagine. Viene solitamente espressa con elementi aventi una larghezza e un
lunghezza definiti pixel. Con pixel di grande dimensione, non solo la risoluzione spaziale è
scadente, ma appaiono ben visibili le discontinuità di grigio al confine tra i pixel. Siccome
quest’ultima dipende dalla distanza e dalle altre condizioni di osservazione, in generale
non è definibile a priori il numero di pixel necessari a garantire una buona qualità
dell’immagine.
Sicuramente la dimensione dei pixel deve essere piccola in relazione alla scala degli
oggetti rappresentati nell’immagine.
CONTRASTO: è la differenza di densità tra due aree diverse dell’immagine. Il contrasto in
un‘immagine radiografica è dato sia dal soggetto che dalla pellicola di rilevazione. Il
contrasto del soggetto è indice della diversa quantità di radiazioni trasmesse dalle diverse
parti del corpo del soggetto, complice anche l’assorbimento differenziale e l’attenuazione
dello stesso fascio, verificatosi perché diverse in ogni parte del soggetto esaminato.
FATTORI GEOMETRICI COME E IN CHE MODO INFLUENZANO L’IMMAGINE:
I fattori che influiscono sul dettaglio di una immagine sono i così detti FATTORI
GEOMETRICI. Tra di essi risultano essere importanti la SID, la distanza tra paziente e
fuoco, OID la distanza tra paziente e recettore di immagine, SOD distanza tra la sorgente
dei raggi x e il paziente. Un’ulteriore sfocatura geometrica è dovuta alla macchia focale
che provoca una riduzione del dettaglio delle strutture molto sottili. Sappiamo che le
proiezioni radiografiche sono caratterizzate dal posizionamento dell’oggetto, per far sì di
avere un’immagine reale e senza artefatti di nessun genere. Infatti la distanza tra il
paziente e il fuoco risulta essere contenuti in alcuni range per dare all’immagine quella
caratteristica reale. la proiezione partendo da un fuoco puntiforme, o quasi, presuppone
che l’immagine speculare del soggetto sia la proiezione della sua ombra. Per far si
minimizzare l’ingrandimento della stessa il paziente deve essere quanto più vicino al piano
sensibile. In ultima analisi la distanza tra la sorgente o fuoco e il rilevatore è importante
come anche la perpendicolarità del raggio normale, che a seconda dell’inclinazione
rispetto al rilevatore dà delle proiezioni che possono essere dirette o oblique e quindi non
più reali.
FATTORI DI INCIDENZA DELLA QUALITA’ DI IMMAGINE:
La qualità di immagine dipende principalmente da tre fattori: 1. Qualità della radiazione X
2. qualità derivante dal soggetto 3. Qualità dipendente dal film fotografico.
La qualità della radiazione è data dalla scelta dei parametri fondamentali del fascio che
sarebbero kilovolt e milliampere al secondo, appropriati al soggetto e alla parte anatomica
da prendere in esame. La densità ottica dell’immagine quindi l’annerimento della stessa
pellicola è dato da milliampere, che definiscono il numero di fotoni che raggiungeranno il
piano sensibile. Molto importante nella definizione dello stesso parametro è il TEMPO DI
ESPOSIZIONE ALLA RADIAZIONE; visto che lo stesso influenza la quantità di raggi X.
Il cambiamento nel valore dei kilovolt determina un aumento della penetrazione, o qualità,
del fascio di raggi X, grandezza da cui dipende il contrasto radiografico. Un incremento di
tale valore determina di compenso un aumento della radiazione in uscita dal paziente
dovuta a una riduzione dell’assorbimento differenziale.
Fondamentale nella definizione di un’immagine è la distanza fuoco-rilevatore (SID), che
influenza la densità ottica dell’immagine. All’aumentare della SID diminuisce l’intensità dei
raggi X proporzionalmente alla legge di dispersione quadratica della distanza.
La qualità derivante dal soggetto è data dall’assorbimento differenziale e dall’attenuazione
della radiazione X da parte del corpo esaminato. Tali parametri dipendono dalla densità,
dallo spessore e dal numero atomico della parte presa in esame. Solo l’esperienza del
tecnico radiologo può contribuire a una giusta interpretazione della situazione e quindi al
giusto compresso tra i valori che determinano la radiazione.
Qualità dipendente dal film fotografico: tutti i parametri dai quali dipende la qualità di
immagine radiologica, per quanto attiene alle prestazioni che essa fornisce quando è
inserita entro una cassetta radiografica, possono essere rappresentati nella curva
caratteristica.
LA LEGGE DELL’INGRANDIMENTO:
Ponendo tra una sorgente puntiforme S e un piano di rilevazione di immagine P, un
oggetto 0, per l’andamento in linea retta delle onde con il fascio a cono divergente che
disegnano, verrà proiettata sullo schermo l’ombra dello stesso oggetto. La stessa ombra è
sottoposta alle leggi delle proiezioni ottiche, quindi non risulterà essere reale rispetto alle
dimensioni dell’oggetto esaminato. L’ombra risulterà sicuramente ingrandita in funzione
del rapporto fuoco-paziente (SO) /fratto/ la distanza fuoco rilevatore (SP).
GRIGLIE ANTIDIFFUSIONE QUALI SONO E COME SONO
COMPOSTE:
L’accessorio più comunemente usato in radiologia per ridurre la radiazione diffusa o
secondaria è la griglia antidiffusione. La radiazione secondaria è la quota parte di
radiazione che non risulta essere utile per la formazione dell’immagine. Sono formate da
lamelle di piombo che hanno una altezza e una distanza interlamellare caratteristica.
Possono essere di tre tipi: 1. Focalizzata, in cui le lamelle sono focalizzate in modo da
convergere in unico punto. 2. Parallela, in cui le lamelle sono tutte parallele tra loro
3. Crociata, in cui la combinazione delle due precedenti consente di avere la massima
selezione.
Le griglie possono essere ancora mobili o fisse, se durante l’esposizione le lamelle vibrano
e con il movimento la loro filtrazione di tipo probabilistico sia molto più efficace. RATIO:
ALTEZZA DELLE LAMELLE / DISTANZA INTERLAMMELARE.
IMMAGINE DIGITALE:
l’immagine digitale, a differenza di quella analogica, non è formata da granuli di argento
ma da microscopici quadratini, definiti pixel. Ciascun quadratino presenta nel suo interno
un’unica tonalità di grigio, questa tonalità varia da pixel a pixel, che nella loro totalità
formano l’immagine finale. Ad ogni pixel viene assegnato un numero assoluto che è
associato a un determinato grigio nella stessa scala. L’immagine digitale non è altro che
quindi un insieme di numeri e come tale può essere letta da qualsiasi calcolatore
elettronico, memorizzata e inviata a distanza.
PROPRIETA’ DI UN RIVELATORE: le proprietà che un rivelatore radiologico
deve necessariamente avere sono:
l’efficienza quantistica, ovvero la capacità di misurazione nel rivelare la radiazione.
Rapporto tra i fotoni che contribuiscono davvero all’immagine e i fotoni che arrivano sul
rivelatore.
Risoluzione spaziale, è la capacità di un sistema di riprodurre fedelmente i più piccoli
dettagli radiologici e ad alto contrasto.
Funzione di trasferimento della modulazione (MTF): è la funzione che mette in relazione la
risoluzione spaziale con la risoluzione di contrasto.
Rumore, esprime la granulosità del sistema e limita la visibilità di particolari a basso
contrasto.
Il range dinamico, capacità di rivelare le variazioni di attenuazione del fascio.
Uniformità del rivelatore.
Velocità di acquisizione.
Costo
I SISTEMI DI RADIOGRAFIA COMPUTERIZZATA (CR):
si basa sull’uso di fosfori fotostimolanti, appartenenti alla famiglia degli alogenuri alcalini. Il
fosforo è depositato su una superficie a formare l’imaging planer (IP) che è posizionato
all’interno di una cassetta simile a quelle di sistemi convenzionali. La differenza con i
sistemi convenzionali sta nel fatto che l’emissione utile dei fosfori non è immediatamente
conseguente all’irradiazione del plate, ma otticamente stimolato da un laser. Il
meccanismo quindi consta nella formazione di una immagine latente, sotto forma di
cariche intrappolate, con conseguente fotostimolazione da parte del laser.
LETTORI CR: i sistemi CR attualmente in commercio sono di due tipi:
1. Cassette based-system nei quali il plate è inserito in una cassetta simile
a quelle usate nei sistemi convenzionali schermo-pellicola.
2. Integrated readout system nei quali il plate è irradiato, letto e cancellato
all’interno di un unico sistema.
SISTEMI DI RADIOGRAFIA DIGITALE (DR): Sono indicati con un sensore
che fornisce in uscita direttamente i dati digitali, senza bisogno di
procedimenti intermedi. Questi sensori sono utilizzati nella stessa
posizione in cui vengono messi i sistemi analogici basati sul film
radiografico o quelli CR, cioè dietro al paziente, dalla parte opposta del
tubo a raggi X, in modo da raccogliere il fascio X emergente dal paziente.
Entro breve tempo dall'esposizione (da 5 a 30 secondi), i dati digitali
dell'immagine sono spediti lungo un cavo, normalmente una fibra ottica,
fino al computer di controllo, che mostra l'immagine appena acquisita.
Questa viene poi spedita per l'archiviazione e la refertazione lungo la rete
ospedaliera.
FATTORI CARATTERIZZANTI DELL’IMMAGINE DIGITALE:
I fattori più importanti che determinano le caratteristiche qualitative di un
immagine digitale sono rappresentati dalla risoluzione spaziale e da quella
di contrasto. La risoluzione di contrasto fa riferimento alla capacità di
differenziare strutture vicine mediante tonalità diverse di grigio. La
risoluzione spaziale invece è la capacità di un sistema di riprodurre
fedelmente i più piccoli dettagli radiologici e ad alto contrasto.
DIFFERENZE TRA RADIOGRAFIA E RADIOSCOPIA:
La radiografia sfrutta la proprietà dei raggi X di impressionare pellicole
radiografiche, ciò permette di trasformare in immagine radiografica il fascio
emergente da un corpo. Quando una pellicola radiografica viene esposta
ai raggi X si impressiona e contiene un'immagine latente, che viene poi
trasformata in immagine reale con procedimenti sovrapponibili a quelli di
una qualunque pellicola fotografica.
La radioscopia o fluoroscopia sfrutta la proprietà dei raggi X di rendere
fluorescenti alcune sostanze, quali il platinocianuro di bario. Se un fascio
di raggi X incide su un supporto cartaceo su cui è depositato uno strato di
sostanza fluorescente, questo diviene luminoso, perché le sue molecole
assorbono la radiazione X, si eccitano e, nel successivo ritorno allo stato
di riposo emettono fotoni nello spettro visibile (fluorescenza).
La differenza sta proprio nel principio fisico usato, conseguentemente a
questo nella radioscopia le strutture che non lasciano oltrepassare le
radiazioni appariranno scure, a differenza della radiografia dove le stesse
appariranno molto chiare tendenti al ‘bianco’.
L’immagine radiografica è un tipo di immagine latente che a seconda del
sistema analogico o digitale che si stia utilizzando va a impressionarsi su
una pellicola e diventa un’immagine finale. L’immagine radioscopica
rimane un’immagine latente che serve a visionare i corpi in movimento e
per operazioni di interventistica di tipo angiografico o chirurgico.
RIVELATORI A SCINTILLAZIONE: La rivelazione di una particella ionizzante
o di un fotone che incide su un rivelatore può schematizzarsi nel modo
seguente: 1. Assorbimento della particella da parte dello scintillatore.
2. Processo di scintillazione in cui l’energia rilasciata dalla particella primaria
nel rivelatore viene convertita, in fotoni appartenenti allo spettro visibile.
3. Trasmissione dei fotoni generati dallo scintillatore al fotocatodo.
4. Assorbimento dei fotoni da parte del fotocatodo con conseguente
emissione di elettroni che vengono accelerati e moltiplicati dal
fotomoltiplicatore. 5. Raccolta del segnale in uscita.
È bene precisare che l’assorbimento di energia da parte della materia e la
successiva remissione di radiazione nella zona del visibile prende in generale
il nome di luminescenza. Fluorescenza e fosforescenza.
DISTORSIONE DI UN IMMAGINE RADIOLOGICA: L’orientamento del fascio
radiogeno rispetto all’oggetto ed alla pellicola influenza l’aspetto radiografico
dell’oggetto stesso. Se l’orientamento del fascio non è perpendicolare rispetto
alla pellicola, l’immagine di un oggetto si deforma. Questo avviene anche
nelle zone periferiche del fascio, dove la direzione dei raggi X è, comunque,
obliqua rispetto alla pellicola. Quando si effettua un esame radiografico il
distretto anatomico esaminato deve trovarsi al centro del fascio e del
radiogramma. Sono almeno due le condizioni che possono portare a
distorsioni radiografiche tali da causare errori di interpretazione diagnostica:
 errori nel centraggio del fascio radiogeno;
 errori di posizionamento del paziente.
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