LINGUISTICA GENERALE Il linguaggio verbale La linguistica è il ramo delle scienze umane che studia la lingua e si divide in due sottocampi: • linguistica generale: che si occupa di che cosa sono, come sono fatte e come funzionano le lingue; • linguistica storica: che si occupa dell'evoluzione delle lingue nel tempo e dei rapporti fra le lingue e fra lingua e cultura. Oggetto della linguistica sono le lingue storico-naturali, ovvero le lingue nate lungo il corso della civiltà umana e usate dagli esseri umani ora e nel passato. Esse sono espressione di quello che viene chiamato linguaggio verbale umano, ovvero una facoltà innata dell'homo sapiens ed uno degli strumenti, dei modi e dei sistemi di comunicazione che questi abbia a disposizione. Per capire il linguaggio verbale umano come uno dei metodi di comunicazione è utile partire dalla nozione di segno: qualcosa che sta per qualcos'altro e serve per comunicare questo qualcos'altro. Si può avere una concezione più o meno stretta di quello che vuol dire comunicare: 1. larga: tutto può comunicare qualcosa, ogni fatto culturale è suscettibile di essere interpretato da qualcuno quindi di dare/veicolare qualche informazione --------> passaggio di informazione; 2. stretta: si ha comunicazione quando c'è un comportamento prodotto da un emittente al fine di far passare dell'informazione e che viene percepito da un ricevente come tale --------->intenzionalità. COMUNICAZIONE STRETTO IN SENSO Emittente intenzionale Ricevente intenzionale PASSAGGIO DI INFORMAZIONE Emittente non intenzionale Ricevente (interpretante) intenzionale FORMULAZIONE DI INFERENZE Nessun emittente Interpretante Dunque il segno è l'unità fondamentale della comunicazione e ne esistono diversi tipi tanto da poterli classificare: 1) INDICI 2) SEGNALI 3) ICONE 4) SIMBOLI 5) SEGNI(in senso stretto) Motivati naturalmente/non intenzionali Motivati naturalmente/ usati intenzionalmente Motivati analogicamente/intenzionali Motivati culturalmente/intenzionali Non motivati/intenzionali Dalla prima all'ultima categoria la motivazione che lega il “qualcosa” al “qualcos'altro” diventa meno diretta, e aumenta invece in maniera decisiva la specificità culturale dei segni. I segni linguistici sono segni in senso stretto, prodotti intenzionalmente per comunicare, essenzialmente arbitrari. Nella comunicazione in senso stretto, c'è dunque un emittente che produce intenzionalmente un segno per un ricevente. Quest'ultimo può interpretare quel segno grazie al fatto che lo riconduce a un codice di cui fa parte, cioè un insieme di conoscenze che permette di attribuire un significato a ciò che succede. Per codice si intende l'insieme di corrispondenze, fissatesi per convenzione, fra qualcosa che fornisce le regole di interpretazione dei segni. Le proprietà della lingua: possiamo ora chiederci quali proprietà rilevanti presenti il codice lingua, quali di esse condivida con altri codici, e quali sembri avere come caratterizzanti. [BIPLANARITÀ]: è una proprietà costitutiva di tutti i segni e quindi anche di quelli linguistici, e indica il fatto che ci siano in un segno due facce compresenti. Queste sono il: • significante: che è la faccia fisicamente percepibile del segno, quello che cade sotto i nostri occhi; • significato: che è la faccia non materialmente percepibile, l'informazione veicolata dalla faccia percepibile. Il significante o espressione è ogni modificazione fisica a cui sia associabile un significato, un certo stato mentale o concettuale. Un codice si può allora definire come un insieme di corrispondenze fra significati e significanti, e un segno come l'associazione di un significante e un significato. [ARBITRARIETÀ]: consiste nel fatto che non c'è alcun legame naturale motivato, connesso alla natura delle cose, derivabile per osservazione empirica o per via di ragionamento logico, fra significante e significato. Questo ovviamente non vuol dire che tra il significante e il significato di un segno non esistano legami o rapporti: bensì vuol dire che i legami, i rapporti che ci sono non sono dati naturalmente, ma posti per convenzione. Se tutti i sistemi linguistici non fossero arbitrari le parole delle diverse lingue dovrebbero essere tutte molto simili e designare cose o concetti simili. Per capire il rapporto arbitrario tra significante e significato è utile introdurre la considerazione che in realtà nel funzionamento dei segni linguistici le entità in gioco sono tre e non due, e ciò viene sempre presentato con la grafica del triangolo semiotico: Ai tre vertici abbiamo le tre entità in gioco: un significante, attraverso la mediazione del significato con cui è associato e che esso veicola, si riferisce a un elemento della realtà esterna, extralinguistica, un referente. La linea di base del triangolo è tratteggiata, perchè il rapporto tra significante e referente non è diretto, ma è mediato dal significato. Tenendo presente questo schema, possiamo allora definire come segue i quattro tipi di arbitrarietà: a) rapporto tra segno e referente: è arbitrario il rapporto o legame tre segno nel suo complesso e referente: non c'è alcun legame naturale e concreto fra un elemento della realtà esterna e il segno a cui questo è eventualmente associato; b) rapporto fra significante e significato: il significante non ha in sé, al di fuori della convenzione posta dalla lingua, nulla a che vedere con il significato; c) rapporto tra forma e sostanza del significato: ogni lingua ritaglia in un modo che le è proprio un certo spazio di significato distinguendo e rendendo pertinenti una o più entità; d) rapporto tra forma e sostanza del significante: ogni lingua organizza secondo propri criteri la scelta dei suoni pertinenti, distinguendo in una certa maniera le entità rilevanti della materia fonica. ! Vi sono dei segni linguistici che appaiono parzialmente motivati: • • • onomatopee: riproducono o richiamano nel loro significante caratteri fisici di ciò che viene designato. Imitano nella loro sostanza di significante il suono o il rumore che designano, e presentano quindi un aspetto più o meno iconico: sarebbero più icone che simboli. Va comunque notato che possiedono un certo grado di integrazione nella convenzionalità arbitraria del singolo sistema linguistico, che le rende almeno in parte diverse da lingua a lingua, nonostante i referente rimanga identico (parte onomatopeica+suffisso nominale); ideòfoni: espressioni imitative o descrittive che designano fenomeni naturali o azioni, di cui però è dubbia la loro natura come parole; caratteri iconici: recenti concezioni tendono a ridurre l'importanza cruciale dell'arbitrarietà come carattere costitutivo totale dei segni linguistici, notando come anche nella grammatica delle lingue esistano meccanismi chiaramente iconici, e dunque in qualche misura motivati. È stato per esempio notato che la formazione del plurale attraverso l'aggiunta di materiale linguistico alla forma del singolare è un dispositivo molto diffuso nelle lingue. Ciò obbedirebbe appunto al principio di iconismo: l'idea di pluralità, che implica più cose, più materiale, nella realtà, sarebbe evocata o suggerita o riprodotta nella lingua dal fatto che la forma plurale contiene più materiale fonico, che non la forma singolare. In molte lingue però non è così basti pensare all'italiano e ad alcuni suoi dialetti; • fonosimbolismo: afferma che certi suoni avrebbero per la loro stessa natura associati a sé certi significati. Affermazioni del genere incorrono tuttavia in controesempi così evidenti e numerosi da poter affermare in conclusione che, nonostante esistano eccezioni al principio dell'arbitrarietà totale della lingua, esse non sono così cruciali da mettere in crisi lo statuto dell'arbitrarietà come una delle proprietà più importanti del linguaggio verbale umano. [DOPPIA ARTICOLAZIONE]: è proprietà che sembra essere posseduta solo dalle lingue e che quindi ha un forte potere caratterizzante. Essa consiste nel fatto che il significante di un segno linguistico è articolato a due livelli nettamente diversi: Prima articolazione: Seconda articolazione: il significante di un segno linguistico è organizzato sono a loro volta scomponibili in unità ancora più e scomponibile in unità che sono ancora portatrici piccole che non sono più portatrici di significato di significato e che vengono riutilizzate per formare autonomo, e che combinandosi insieme in altri segni. successione danno luogo alle entità di prima articolazione. Morfemi: Fonemi: tali pezzi o elementi costituiscono le unità minime non sono più segni in quanto non hanno un di prima articolazione, e non sono ulteriormente significato e costituiscono le unità minime di articolati in elementi più piccoli che rechino ancora seconda articolazione. un proprio significato. L-a nonn-a s-forn-a l-a tort-a L-a n-o-n-n-a s-f-o-r-n-a l-a t-o-r-t-a Si noti che le unità minime di prima e di seconda articolazione possono coincidere nella loro forma che sono contemporaneamente unità minime di prima articolazione, se le consideriamo col loro significato, e di seconda articolazione, se le consideriamo unicamente come suoni. • • Economicità del sistema linguistico: con un numero limitato di unità di seconda articolazione, 'mattoni' elementari di costruzione privi di significato, si può costruire un numero grandissimo di unità dotate di significato. Combinatorietà: la lingua funziona, fondamentalmente, combinando unità minori, possedute in un inventario limitato, prive di significato proprio, per formare un numero indefinito di unità maggiori (segni).