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Libreria Musicale Italiana (LIM) Editrice
LA FAVOLA DELLA 'NASCITA DELL'OPERA' NELLA CAMERATA FIORENTINA DEMITIZZATA
DA EMILIO DE' CAVALIERI
Author(s): Warren Kirkendale
Source: Rivista Italiana di Musicologia, Vol. 37, No. 1 (2002), pp. 131-141
Published by: Libreria Musicale Italiana (LIM) Editrice on behalf of Società Italiana di
Musicologia
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/24324325
Accessed: 23-06-2017 16:58 UTC
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INTERVENTI
LA FAVOLA DELLA 'NASCITA DELL'OPERA'
NELLA CAMERATA FIORENTINA
DEMITIZZATA DA EMILIO DE' CAVALIERI
L'11 marzo 2002, esattamente 400 anni dopo la morte di Emilio de'
Cavalieri, una lapide commemorativa formulata dallo scrivente1 è stata
inaugurata nella cappella Cavalieri in S. Maria in Aracoeli sul campidoglio
romano:
EMILIO DE' CAVALIERI
GENTILUOMO ROMANO,
COMPOSITORE INNOVATORE E GENIALE,
CREATORE DEI PRIMI MELODRAMMI,
SOPRINTENDENTE DI TUTTI I MUSICISTI
ED ARTISTI ALLA CORTE DEI MEDICI,
CONSERVATORE S.P.Q.R.
SEPOLTO QUI L'11 MARZO 1602.
NEL QUARTO CENTENARIO DELLA MORTE.
La cerimonia, patrocinata dalla Soprintendenza per i beni artistici e storici
di Roma, ha incluso una introduzione del soprintendente prof. Claudio
Strinati, una mia relazione Emilio de' Cavalieri e il suo primato nella nascita
del melodramma2 ed è stata conclusa con uno splendido concerto di musi
che di questo compositore eseguito dal Choro Romani Cantores diretto da
Daniela Condemi (brani delle Lamentazioni e della Rappresentazione di
1 La seconda nel centro storico di Roma; su quella per Hàndel, basata sulle ricerche di
Ursula Kirkendale, cfr. G. F. Hàndel a Roma, «Rivista italiana di musicologia», XXI, 1986,
pp. 201-205.
2 Pubblicata qui con l'aggiunta di due paragrafi di introduzione e di alcune note. Una
versione abbreviata è stata presentata al convegno annuale della Società italiana di musicolo
gia (Padova, 25 ottobre 2002); una traduzione inglese, con illustrazioni, sarà pubblicata in
«Opera Quarterly», XIX, 2003.
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132 WARREN KIRKENDALE
Anima e di Corpo in chiesa, e poi il famoso ball
piazza del Campidoglio). Quello che segue può es
mento alle righe 3-4 dell'iscrizione e alla comm
[?] dell'opera» celebrata a Firenze nel 2000.
Quarant'anni di ricerche su Cavalieri e sui com
negl'ultimi decenni del Cinquecento3 mi hanno c
re romano fu non solo di gran lunga il migliore
biente, ma anche il più importante di tutti quel
ho limitato i miei lavori sui compositori fiorentini
ci,4 trovando che solo nel caso di Cavalieri vale
dagine più estesa sulla musica.5 Anche la sua po
incarichi alla corte del gran duca Ferdinando de'
sonalità molto più importante di tutti i musicisti a
Il nonno paterno di Emilio, con l'illustre cogn
quello di Cavalieri dalla madre per divenire ere
Emilio, Tommaso, se non Emilio stesso, è ben c
l'arte - come allievo e più stretto amico di Mich
natario di lettere intime e di famose poesie e dis
venuti, con quadri di Raffaello, proprietà di Em
famiglie della minore nobiltà romana, partecipar
della città. Tanto Tommaso quanto Emilio furon
perfino conservatori. Tommaso soprintendeva co
Michelangelo la costruzione del palazzo senatorio
archeologiche e urbanistiche, avendo così access
perate particolarmente nel suo rione di Sant'Eu
ventario del 1556 della sua raccolta nomina «mo
mo» e parla del «museo celeberrimo» di Tommas
di Emilio furono anche gli uffici, quasi sinecure,
lui: il doganarato della gabella dello studio, che f
' Perciò non ho nessun motivo di diminuire, con questo
ravigliosa città; si tratta solo della verità storica, con buona
fiorentino.
4 The Court Musicians in Florence during the Principate of the Medici, with a reconstruc
tion of the artistic establishment, Firenze, Olschki, 1993. Questo lavoro d'archivio (752 pp.)
non è citato nelle bibliografie, curate redazionalmente, delle voci Florence e Media, in The
New Grove Oictionary of Music, ed. by Stanley Sadie, London, Macmillan, 2001, voi. 9, pp. 1
11, e voi. 16, pp. 218-221, sebbene molto nelle compilazioni sui musicisti fiorentini in questo
dizionario sia derivato da quel libro.
5 Emilio de' Cavalieri, 'Gentiluomo Romano': His Life and Letters, His Rôle as Superin
tendent of ali the Arts at the Medici Court, and His Musical Compositions, Firenze, Olschki,
2001 (in seguito EC). La tav. 1 mostra la cappella Cavalieri, ancora senza la lapide.
6 La trattazione completa e la documentazione per quanto segue, che non deve essere
ripetuta in una conferenza commemorativa, si trovano in EC (cfr. gl'indici).
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LA FAVOLA DELLA 'NASCITA DELL'OPERA' 133
tasse sul vino, e l'ufficio di revisore dei ponti e delle porte - tutti e d
sciati ai suoi eredi «in perpetuum». Il palazzo romano dei Cavalieri, n
nato in vecchie guide della città, fu abbattuto nel 1880 per la costruz
del Largo Arenula. Emilio fu proprietario anche di una delle più elegan
panoramiche ville di Firenze, chiamata oggi Spelman, centro della Joh
Hopkins University per gli studi italiani in via S. Leonardo. Abitava an
in un appartamento in Palazzo Pitti, dove ricevette ospiti cardinali.
Quando Francesco de' Medici morì improvvisamente nel 1587, suo f
tello minore Ferdinando, cardinale residente a Roma, dovette succede
come gran duca di Toscana. Avendo poca fiducia nei cortigiani fioren
del fratello, «giudicando che sia pericoloso avvezzarli a cose grandi»,7
dinando chiamò alla sua corte Emilio, già stimato da lui a Roma, per «
grandi», per una funzione importantissima e unica nella storia delle c
europee: soprintendente non solo di tutti i musicisti, ma anche degli artis
di ruolo, cioè di un centinaio di persone. Il suo stipendio mensile di 25
di superava quello dei due ministri dello stato - dell'interno e dell'est
ed era più di quattro volte quello del noto compositore fiorentino Jac
Peri. Con tanti rapporti con la curia romana, Emilio fu la persona più
nea che Ferdinando potesse mandare in missioni diplomatiche duran
conclavi. Il gran duca gli diede istruzioni segrete in cifra, affinché si adop
rasse presso certi cardinali per l'elezione di un papa gradito ai Medici.
personalità di Emilio abbiamo giudizi positivi, come: «Non si puoi tro
il più benigno signor di questo signor Emilio, che trattien tutti, giova a t
ti, con bontà, autorità e carità infinita», scrisse la madre della sua libretti
Laura Guidiccioni. I suoi diversissimi talenti - come pubblico ufficia
Roma), agente diplomatico, arbiter elegantiarum, conoscitore dell'arte
letteratura e di organi, danzatore, coreografo, regista teatrale, drammatu
e compositore - ne facevano un perfetto «cortegiano», nel senso di C
glione.
Un particolare interesse di Emilio fu la costruzione di organi, a partire
da quello per l'oratorio di S. Marcello a Roma, dove ebbe cura anche della
musica per la Settimana Santa, e il famoso grand'organo a due tastiere per
S. Maria in Aracoeli fra il 1585 e il 1602, bruciato dalle truppe napoleoni
che nel 1798. Per Firenze e per la cattedrale di Pisa fece costruire non me
no di dieci organi, fra questi tre col tono diviso in dieci parti, nel tentativo
di ripristinare il genus enharmonicum degli antichi greci.
La prima musica composta da Cavalieri a Firenze fu per gli spettacolari
intermedi diretti da lui in occasione delle nozze di Ferdinando de' Medici e
Cristina di Lorena nel 1589. Negli anni 1590 e 1595 compose i primi melo
L'ambasciatore veneziano Tommaso Contarmi, cit. in EC, p. 66.
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134 WARREN KTRKF.NDAT.F.
drammi assoluti: tre pastorali, fra cui una basata sul Pa
di assai lunga durata: «Tutto quello che dicevano le
musica; [...] ma non è durato più di un'ora e mezza»
zione di Anima e Corpo diceva di un'altra pastorale
muovevano gli ascoltatori non solo alle lacrime, ma a
la novità: «non essendo stato da quel tempo indietro
simil modo veduto né pure udito». Benché perdute
pastorali furono le prime opere teatrali poste comple
affettivo canto solistico, così come le Lamentazioni
composte da Cavalieri sempre negli anni Novanta,
composizioni dell'epoca.
Nonostante l'altissima qualità del Ballo e delle Lam
merò sull'opera più famosa di Cavalieri, la Rappresen
Corpo, composta in occasione dell'anno santo 1600,
Pietro Aldobrandini, nipote di Clemente Vili. Il num
lude al pontefice con le parole «Il Ciel clemente ogn
Qua giù versa e comparte». L'opera fu ascoltata nell'
di Filippo Neri con grand'entusiasmo da quasi tutti
Roma, ed eseguita in più luoghi come la musica più
Giubileo del 2000. Manoscritti vallicelliani10 docum
dei primi ascoltatori, fra gli altri del cardinale Giulio A
dito anche di musica, che perse l'elezione al pontifi
«Levatosi [questo cardinale] in piedi ad alta voce
meglio"». «Anche il Cardinale Montalto [...] ne ricev
E: «Riuscendo l'opera di tanto applauso e di cotanta s
vi fumo». Poi: «Con concorso grande di popolo [...]
crimarono». E poi: «Partendo tutti contenti altretant
tro testimone, Giovanni Vittorio Rossi detto Erithra
anni dopo le parole di un amico, scrisse: «non havev
affettuosa né che lo movesse», «non potersi fare cos
fetta». Questi testimoni danno ragione a quello che
8 Peter Casal su una ripresa del 1598 (citazione completa in E
Personen geredet, das ist [...] musicaliter gesungen worden, [...]
Stund nit geweert» - un anticipo delle parole scritte sull'Orfeo di M
li interlocutori parleranno musicalmente» (Angelo Solerti, Gli al
no, Sandron, 1904,1, p. 69) - nessuna novità.
9 In una lettera del 2 dicembre 1606 Peter Paul Rubens nomi
senza dubbio oggidì la più celebrata et frequentata chiesa di Roma
centro d'essa» (Correspondance de Rubens, Antwerp, Veuve de B
10 Roma, Biblioteca Vallicelliana (d'ora in poi I-Rv), Ms. 0.58,
tazioni complete in EC, pp. 237 sgg.
11 I-Rv, Ms. 0.57/II, cc. 496r-t>; cit. in EC, p. 265.
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LA FAVOLA DELLA 'NASCITA DELL'OPERA' 135
l'edizione del 1600: «Questa sorte di musica da lui rinovata commova a d
versi affetti, come a pietà et a giubilo, a pianto et a riso, et ad altri simili».1
Poi: «la Rappresentatione [...] fatta [...] con tanto concorso, applauso, e m
nifesta pruova quanto questo stile sia atto a muover anco a devotione». N
mancò l'obbligatorio paragone umanistico con l'antichità, da prendere cum
grano salis·, «composizioni fatte a somiglianza di quello stile co '1 quale s
dice gli antichi Greci e Romani nelle scene e teatri loro soleano a diversi a
fetti muovere gli spettatori».
Il libretto, scritto dal padre filippino Agostino Manni, il più operoso
della congregazione romana, emerge da lunghe tradizioni letterarie: quel
del dialogo dialettico cioè del contrasto medievale, della lauda e della sacr
rappresentazione. Secondo un concetto favorito dalla Controriforma, que
sto testo presenta Y ecclesia militans e Y ecclesia triumphans, la vita come un
contesto fra il male e il bene, la salvezza come raggiungibile solo con rinu
cia al mondo. Il grandioso panorama delle anime beate e dannate nel terz
atto può essere considerato un'eco popolare della Oivina Commedia e de
Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina, cominciato pr
prio negli anni in cui l'artista scambiava disegni, collegabili all'affresco, con
Tommaso Cavalieri, che sembra essere stato modello per il volto di S. Tom
maso a destra di Cristo.
Non c'è nessun manuale di storia della musica, anche il più elementare,
che non nomini Anima e Corpo come pietra miliare. Ma sul suo autore non
sono incluse che poche informazioni biografiche - in mancanza di lavori
d'archivio su di lui. Adesso disponiamo di 460 lettere di Cavalieri e moltis
simi altri documenti su di lui e sulla sua famiglia che rendono la sua vita
molto meglio documentata di quella di ogni altro compositore prima del
Settecento. Gli scritti divulgativi hanno spesso associato Cavalieri alla 'Ca
merata fiorentina' di Giovanni Bardi ο Jacopo Corsi, cioè facendo un trio
con i compositori Giulio Caccini e Jacopo Peri. Cavalieri però non fece mai
parte di questo gruppo, e proprio il gran duca lo difese contro il rivale Bar
di,13 stimandolo «unico nella musica» e lodando la sua «universale intelli
genza e molta virtù». Nei manuali di storia della musica e nelle pubblica
zioni musicologiche il tema 'Camerata fiorentina' ha ricevuto molta più at
tenzione di quanto non meriti. Le uniche fonti che usavano la parola 'came
rata' in questo senso sono le prefazioni autopromozionali di Caccini e una
lettera del figlio di Giovanni Bardi a Giovanni Battista Doni (v. sotto sui lo
12 Cfr. anche la continuazione: «Il passar da uno affetto all'altro contrario»; e ancora
Alexander Pope, Essay on Criticism, London, W. Lewis, 1711, verso 375, in cui si dice che
Timoteo «bid alternate passions fall and rise».
13 Cfr. EC, pp. 160 sgg.
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136 WARREN KIRKENDALE
ro pregiudizi). La parola non appare mai nell'abbon
zione storico-musicale nell'Archivio di Stato di Firenze.
L'errore forse più grave e più tenace in tutta la stor
vuole attribuire a Jacopo Peri i primi melodrammi
no da scrittori che dovrebbero conoscere benissimo
prima pastorale di Peri, la Dafne, che esiste soltanto in
eseguita solo otto anni dopo le prime due di Cavalier
za, come ho ribadito nel mio capitolo sulle pastora
liano a Firenze nel 1983. Anche il primo melodram
l'Euridice di Peri, come si legge sempre negli scritti
ma e Corpo di Cavalieri, eseguita otto mesi prima d
già quell'anno 1600, cioè l'anno precedente di quest
tacciono non solo queste date, ma anche il fatto che
cini abbiano ammesso la priorità di Cavalieri nella
drammi. Peri concesse nella sua conosciutissima pre
Benché dal sig. Emilio del Cavaliere, prima che da ogni a
ravigliosa invenzione ci fusse fatta udire la nostra musica
E Caccini disse, in una lettera che ho pubblicato nel
Il Sig.r Emilio del Cavaliere gentilhuomo romano d'onorat
qui, che facesse udire a quest'Alt. Ser.me su per le scene d
Ciononostante, una celebrazione del quarto centena
scita dell'opera' a Firenze nel 2000 non ha dato nes
gittimo, ma ha festeggiato solo Jacopo Peri con un
ΓEuridice16 e con scritti frettolosi che non produco
14 Cfr. il mio Court Musictans cit., p. 33.
15 Roma, Archivio Storico Capitolino, Carteggio Orsini, 126/2,
6 settembre 1614; W. Kirkendale, Court Musicians cit., p. 157.
16 Cfr. la critica anonima nella «Nazione» (Firenze, 8 ottobre
monotona, priva di tensione e di teatralità». «Pari disinvoltura h
giornare il testo di Rinuccini a contenuti attuali del tutto estranei
nozze celebrate da un vescovo [nell'antica Grecia!], Euridice non
tro un ulivo [da Plutone] e avviata alla prostituzione da un gruppo
boss mafiosi degli anni Trenta], così che gli Inferni dove viene
sordido scorcio metropolitano fra passeggiatrici e spacciatori». A
zione abbagliante (come uno stadio di calcio ο studio televisivo) c
e le furie vestite in cuoio nero e rosso. De gustibus non disputandu
stiche critiche di Anima e Corpo eseguita annualmente al festiv
tate in EC, p. 285, nota 218.
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LA FAVOLA DELLA 'NASCITA DELL'OPERA' 137
ca la storia del melodramma premonteverdiano.17 Come spiegare quest'er
rore? La prima indicazione si trova già nell'invidia di certi fiorentini ver
le persone che Ferdinando de' Medici aveva fatto venire da Roma. In un
lettera del 1594 Cavalieri cita un funzionario fiorentino che diceva: «Ques
romani [...] li converrà partire». La mentalità di campanilismo persiste tu
tora presso alcuni che non perdonano il fatto che i primi melodrammi furo
no rispettivamente scritti da una librettista donna lucchese e da un padr
oratoriano, e posti in musica da un compositore romano che ha lasciato l
loro città disgustato dagli intrighi, per allestire il suo opus magnum a Roma.
Un'altra ragione per cui molti scrittori non hanno voluto riconoscere il p
mato di Anima e Corpo è indubbiamente il loro pregiudizio e incompren
sione verso opere di contenuto religioso e quindi verso Roma, città che d
venne nel Seicento, sulla scia di Cavalieri, un centro del melodramma sacr
Il ripristino della cultura antica nel Rinascimento invece è un tema così i
teressante e importante che non ci sorprende che tanti musicologi profan
abbiano preferito vedere il primo melodramma in esperimenti pseudo-ar
cheologici di un piccolo gruppo di intellettuali a Firenze, città preferita a
che dai turisti-musicologi stranieri. Ma la tenace impressione creata da J
kob Burckhardt che il Rinascimento sia una cultura quasi esclusivamente
secolare è soggetta a revisione negli ultimi anni da parte degli storici. Pe
gli scrittori socio-antropologici di ideologia marxista, che si occupano e
cessivamente della propaganda dei committenti e della manipolazione d
opere per 'l'esercizio del potere', Anima e Corpo risulta - come un'oper
morale-edificante - scomoda, perché non celebra una festa principesca c
me lo fanno molti melodrammi del Barocco, senza che questa funzione s
mai divenuta obbligatoria per il genere.
Il colpevole principale dell'esclusione di Cavalieri fu senza dubbio il
fiorentino Giovanni Battista Doni (1594-1647), che derivò i suoi argomen
17 Catalogo della mostra 'Per un regale eventospettacoli nuziali e opera in musica dei
Medici, Firenze, Centro Di, 2000 (nel capitolo La prima opera in musica, pp. 145-193, scrit
dal curatore, Maria Adelaide Bartoli Bacherini, il nome di Cavalieri non appare; cfr. E
p. 190, nota 29, e p. 205); gli atti del convegno 'Lo stupor dell'invenzione': Firenze e la nascita
dell'opera, a cura di Piero Gargiulo, Firenze, Olschki, 2001 (Quaderni della Rivista italiana
musicologia, 36), offrono oltre allo stupore un nuovo errore: un allestimento di Anima e Cor
po «a Firenze» (p. 6). Una delle relazioni cita per l'ennesima volta le arcinote prefazioni (A
gelo Solerti, Le origini del melodramma, Torino, Bocca, 1903); un'altra si occupa ossessiv
mente di una personale «teoria [!] della committenza aulica», senza dimostrare risultati co
creti di questa «teoria»; una terza cerca di aiutarsi con la magia. Curiosissime per uno stud
so straniero sono le prime pagine di questi due volumi, riempite con non meno di ca. 80
nomi di uomini politici (cominciando col Presidente della Repubblica e diversi onorevoli)
funzionari burocratici, ma anche musicisti e altri che non si sono mai occupati della materia.
Cavalieri avrebbe reagito a queste pubblicazioni con una citazione della sua Anima e Corp
(nn. 72 e 77): «O gran stupore / Ο gran' errore».
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138 WARREN KIRKENDALE
a favore della Camerata dal suo amico Pietro Ba
fatto che Giovanni fu costretto a lasciare Firen
1589 certamente non avrà prodotto in Pietro s
tanti musicologi che hanno accettato ciecamente
non hanno riconosciuto la sua motivazione sciov
già fatto Charles Burney.18 L'argomento presentato
Peri e Caccini non è altro che una definizione tro
di 'melodramma', che limita il genere al severo stile
(come dire che l'Aida di Verdi non è melodramm
di Monteverdi), cioè una limitazione sulla base d
essenziali di stile recitativo.19 Anche Peri e Cacc
altro che 0 loro stile era diverso da quello di Ca
musicali esibiscono tanta varietà di stile come il melodramma. Alcuni divul
gatori, sedotti dal luogo dell'allestimento, hanno chiamato Anima e Corpo
un 'oratorio', cioè un genere nato solo quattro decenni più tardi. Ovvia
mente non avevano mai letto la lunga prefazione all'edizione originale della
musica, che costituisce il primo trattato sulla prassi rappresentativa dell'o
pera e dà consigli molto dettagliati per composizioni nel nuovo genere, non
lasciando alcun dubbio che si tratti di un'opera teatrale e non facendo di
stinzioni fra le sue pastorali e Anima e Corpo. Parla così di scene, costumi,
gesti, cioè componenti esclusive di melodrammi, non di oratori.
Il tempo è più che maturo per l'abbandono dei vecchi cliché trascinati
dai divulgatori. Vediamo che i musicisti invece, applicando criteri di qualità
musicale, hanno già dato un altro giudizio, allestendo non meno di cin
quanta volte Anima e Corpo durante il secolo scorso,20 mentre l'Euridice
non è stata quasi mai eseguita. Anima e Corpo è così l'unico melodramma
prima di Monteverdi che ha guadagnato un posto sicuro nel repertorio mo
derno, grazie al fascino della sua musica, sempre variata, senza il cosiddetto
«tedio del recitativo» fiorentino.21 Questo fascino si deve in gran parte a
18 Cfr. la citazione in EC, pp. 288 sg.
19 La chiara priorità di Cavalieri non riguarda lo stile recitativo, ma il melodramma, seb
bene tanti musicologi (anche Nino Pirrotta) abbiano malinteso le famose parole «recitar can
tando» sul suo frontespizio come slogan per un nuovo stile musicale; esse non hanno voluto
dire altro che «azione teatrale eseguita in musica». Giulio Caccini poteva sostenere di aver
composto monodie in stile recitativo già alla metà degli anni Ottanta. Ma stile recitativo non
costituisce opera in musica. I brevi brani di Caccini appartengono al genere lirico, da camera,
non per il teatro. Non si può proporre ragionevolmente che solo lo stile recitativo di Peri, non
quello di Cavalieri, si qualifichi come melodramma.
20 Cfr. EC, p. 464, dove sono elencate anche sei registrazioni complete (ne conosco solo
una, buona, dell'Euridice).
21 L'Euridice del Peri, se non quella del Caccini, può essere considerata un successo nel
suo scopo limitato (declamazione espressiva), anche se risulta meno interessante, variata, e
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LA FAVOLA DELLA 'NASCITA DELL'OPERA' 139
elementi popolari più ο meno esclusi dall'ambiente cortigiano fiorenti
al pieno successo del compositore nella realizzazione dei tre scopi reto
ciceroniani: docere, movere et delectare, evitando con la virtù retorica del
varietas il pessimo vizio della monotonia.22
Non posso non essere d'accordo con Angelo Solerti, che chiamò C
lieri «dopo le feste del 1589 il vero animatore della riforma»; col biog
di Palestrina, Giuseppe Baini, che lo designò un «genio grande»; e co
moso storico inglese della musica e conoscitore dei melodrammi Cha
Burney, che difese Cavalieri contro i pregiudizi del fiorentino Doni e
a proposito di Anima e Corpo nel 1789 che non riuscì a scoprire alcun
periorità nell'Orfeo di Monteverdi. Se qualcuno restasse scettico, gli b
rebbe sentire la bella registrazione di Hans-Martin Linde, archiviata n
stituto Storico Germanico di Roma - non quelle più recenti.
Riassumendo, presento un elenco, salvo errori e omissioni, delle in
vazioni di Cavalieri che lo rendono il più originale compositore della
epoca a cavallo fra Rinascimento e Barocco:
D ballo del 1589
1. è un'opera senza precedenti né seguaci per l'organizzazione di una larga
estensione musicale con unità e varietà tramite la più consistente appli
cazione di variazioni di proporzioni (cfr. diagramma in EC, p. 172);
2. può essere considerata la più fertile composizione nella storia della mu
sica, dato che centinaia di brani, sacri e profani, vocali e strumentali, fu
rono composti sulla sua parte di basso in molti paesi europei, per più di
un secolo.23
Le pastorali 1590-95
3. Le due pastorali del 1590 e quella del 1595 hanno anticipato di molti
anni la Dafne del 1598. Queste pastorali e non quelle del Peri sono i pri
mi melodrammi, perché presentarono un'azione teatrale con costumi e
gesti, interamente in musica, con canto solistico-affettuoso e, in almeno
piacevole di Anima e Corpo-, cfr. i miei giudizi positivi in Court Musicians cit., pp. 206, 210, e
EC, p. 211.
22 I giudizi riferiti da Cavalieri nel novembre 1600 sul Rapimento di Cefalo di Caccini e
sull'Euridice di Peri sono credibili: «mi hanno detto che le comedie non sono riuscite, [...] et
che le musiche sono state tediose, et che li è parso sentire cantar la Passione»; «dicono che
[...] la musica [di Anima e Corpo] li mosse a pianto et riso et le diede gran gusto; et che que
sta musica di Firenze non li mosse se non a tedio et fastidio» (EC, pp. 372 sg.).
23 Cfr. Warren Kirkendale, L'Aria di Fiorenza, id est il Ballo del Gran Duca, Firenze,
Olschki, 1972, e gli addenda in EC, pp. 421-431.
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140 WARREN KIRKENDALE
un caso, con una durata di più di un'ora.24 Han
come il genere preferito per tanti libretti dei me
4. sulle pastorali abbiamo per la prima volta un
fetto ilare caratteristico della futura opera bu
Cacóni (si è parlato di «riso», EC, p. 259);
5. Cavalieri sembra avere composto la prima mu
(EC, p. 190) e l'ha fatto sicuramente per la pri
siasi parte del Pastor fido di Guarini sulle sce
storali che hanno poi fornito testi a tanti compos
Le Lamentazioni
6. Composte a partire dal 1593, le Lamentazioni sono fra le primissime
raccolte postmedievali notate in partitura, non per uso di teorici ο di
strumentisti (EC, p. 232; gli intermedi del 1589 contenevano solo pochi
brani in partitura);
7. sono la prima raccolta musicale contenente monodie e basso continuo
(EC, p. 232);
8. applicano per la prima volta la monodia e il basso continuo alla musica
liturgica (EC, pp. 224, 232) e al falsobordone (EC, p. 225);
9. presentano forse per la prima volta una indicazione dinamica («/»,
EC, p. 232; cfr. anche p. 263);
10. presentano uno stile tipicamente barocco caratterizzato da frequenti al
ternanze di prima e seconda pratica nello stesso brano (EC, p. 229);
11. usano armonie fino ad allora mai udite, come re bemolle maggiore, sol
bemolle maggiore e mi bemolle minore, da mettere in relazione - come
l'uso del genere enarmonico melodicamente in queste Lamentazioni con la sua costruzione di organi enarmonici (che dividono per la prima
- e ultima? - volta l'ottava in 62 parti).
Anima e Corpo
12. È il primo melodramma interamente conservato, eseguito otto mesi
prima dell' Euridice del Peri;
13. è il primo melodramma stampato (1600), l'anno precedente dell 'Euridice·,
14. potrebbe essere la prima musica esistente composta espressamente per
un anno santo;
24 Presento questo come adeguata definizione dei primi melodrammi per chi la vuole,
sebbene io abbia sempre considerato compito dello storico della musica scoprire e presentare
nuove fonti e documentazioni in archivi e in biblioteche, così da aumentare la nostra cono
scenza concreta della storia della musica, e non formulare alla propria scrivania definizioni
astratte. Se si richiedesse anche una divisione in atti e scene, cfr. sotto, nn. 21-22.
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LA FAVOLA DELLA 'NASCITA DELL'OPERA' 141
15. all'esecuzione assistette uno dei più illustri gruppi di ascoltatori («q
tutto il sacro collegio de' cardinali»);
16. è la prima partitura a stampa di lusso in un formato molto grand
46x33 cm.);
17.
18.
19.
20.
21.
è il primo melodramma sacro-morale;
è il primo melodramma eseguito a Roma;
è la prima edizione di monodia;
ha per la prima volta un libretto, separato dalla musica;
contiene il primo trattato sulla composizione e sulla prassi rappres
tiva del melodramma; il riferimento a scene, costumi, gesti, ecc. non l
scia alcun dubbio sulla natura melodrammatica delle pastorali e di A
ma e Corpo-,
22. divide per la prima volta il libretto in (tre) atti e scene (5 + 9 + 9), come
divenne norma nel Seicento, ma non ancora da Peri (EC, pp. 210, 232);
23. presenta per la prima volta una spiegazione del basso figurato (EC,
pp. 262, 293);
24. ha sinfonie e ritornelli che sono i primi lunghi brani per un complesso
strumentale in un melodramma e notati in partitura (EC, p. 293);
25. presenta, forse per la prima volta, nelle sinfonie lunghi passaggi in pro
gressione - tecnica che diverrà tipica della musica barocca (EC, p. 272).
Come nel caso di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, la grande origi
nalità di Cavalieri può essere attribuita in parte al fatto che appartenne a
una classe sociale elevata e non ai musicisti di mestiere, e questo lo rendeva
più indipendente da mecenati. Come scriveva l'ambasciatore veneziano su
di lui nel 1588: «non è così assiduo alla persona [del gran duca] come gli
altri, perché ama la libertà» (EC, p. 66).
Spero di avere dimostrato come Cavalieri non avrebbe niente da teme
re da un confronto con Monteverdi, ma lo superava come innovatore. Il fa
scino e il piacevole carattere di Anima e Corpo però deve non poco al fatto
che il compositore, molto più di Peri ο Caccini, abbia conservato anche gli
idiomi della più antica musica polifonica popolare italiana (lauda, villanella,
canzonetta). Non è un caso che toccasse a Monteverdi reintrodurre interes
se musicale nel severo stile recitativo della Camerata, ma che egli fosse gran
debitore di Cavalieri.
Warren Kirkendale
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