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Cold seeps

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COLD SEEPS
Un ecosistema con sorgenti d’idrocarburi (cold seep) è un'area del fondale oceanico dove
avviene la fuoriuscita fredda, tipicamente non associata a emissioni geotermiche, di fluidi
contenenti metano, altri idrocarburi e in alcuni casi anche solfuri, spesso anche associate
a salamoie. L’aggettivo “freddo” sta ad indicare, per l’appunto, l’assenza di attività
idrotermale.
Questi fenomeni hanno una grande importanza per due aspetti: in primis perché nelle
zone di emissione, il metano costituisce la base per la proliferazione di comunità
chemiosintetiche; in secondo luogo perché sono frequentemente associati con
giacimenti di idrocarburi, abbiamo esempi nel Golfo del Messico (Sassen et
al.,1993), nel sud-est del Mediterraneo (Coleman et al., 2001), nel Mare del Nord
(Judd et al.,1994).
Ma si differenziano dalle oasi idrotermali perché non associati alla fuoriuscita di fluidi caldi,
e quindi non si trovano in corrispondenza di aree tettonicamente attive ma in aree con
depositi di idrocarburi al di sotto dello strato superficiale dei sedimenti.
In alcuni casi queste fuoriuscite di fluidi possono raggiungere temperature variabili fra 45°
e 55°C. Esistono diversi tipi di cold seeps: rilascio di acque dal fondale; fuoriuscite da
depositi di sale; emissioni di gas metano; vulcani di fango (mud volcanoes); fuoriuscite in
zone di sub-duzione; vulcani di asfalto.
Sono state affiancate diverse classificazioni ai cold seeps; tra le più avvalorate
troviamo la classificazione in funzione della struttura di fuoriuscita dei fluidi (Judd et
Hovland 2007):
oil seeps (fuoriuscite di petrolio): siti in cui c’è fuoriuscita d’idrocarburi liquidi o gassosi,
attraverso fessure o fratture, oppure attraverso i pori permeabili dei sedimenti o lungo
discontinuità sedimentarie. Posso essere emerse o sul fondo del mare;
gas seeps (fuoriuscite di gas): siti in cui il gas, generalmente metano, fuoriesce dai
sedimenti in modo analogo agli oil seeps;
brine seeps (fuoriuscite di acque salate, in genere formano brine pools, ovvero piscine
salate): sono siti in cui è presente la fuoriuscita di acqua interstiziale molto salata (con
salinità dalle tre alle cinque volte maggiore di quella dell’acqua marina), fango e gas di
varia natura, in particolare idrocarburi. Sono spesso molto ricchi di metano.
IL GAS METANO
Il metano è un composto chimico organico, nello specifico un idrocarburo alifatico della
serie degli alcani, di cui rappresenta il primo e il più semplice termine e in natura si trova
sottoforma di gas. La sua formula chimica è CH4 e la molecola è costituita da un atomo di
carbonio che si trova al centro di un tetraedro regolare i cui vertici sono occupati da
quattro atomi di idrogeno, con angoli di legame di 109,5 gradi. A temperatura ambiente si
presenta come un gas incolore e inodore, ed è il principale costituente del gas naturale,
che ne può contenere fino al 97%.
Il metano è il più diffuso fra tutti i gas contenuti all’interno delle rocce sedimentarie della
crosta terrestre (Judd et Hovland, 2007). Insieme a petrolio e carbone, costituisce una
delle principali sorgenti di energia che alimenta la nostra società; poiché la sua
combustione in presenza di ossigeno genera calore, secondo la reazione:
CH4 + 2O2 ↔ CO2 + 2H2O
Il metano è un gas serra che, rispetto all’anidride carbonica, ha un potenziale di
riscaldamento circa 21 volte superiore; significa che il suo potere di riscaldamento è
circa 21 volte quello dell’anidride carbonica.
Le principali fonti di emissione di metano in atmosfera sono:
decomposizione di rifiuti organici;
fonti naturali (es. paludi);
estrazione da carburanti fossili;
processo di digestione degli animali (bestiame);
batteri trovati nelle risaie;
riscaldamento o digestione anaerobica delle biomasse.
La manifestazione di tali processi è per la maggior parte antropogenica, dovuti
principalmente alle attività agricole e ad altre attività umane. Per questa ragione
durante gli ultimi 200 anni la concentrazione di questo gas, presente in tracce in
atmosfera, è raddoppiata passando da 0,8 a 1,7 ppm.
Il gas metano è un combustibile di origine fossile, come gas naturale e
petrolio, che si è formato per lenta decomposizione delle sostanze di origine animale
e vegetale in particolari condizioni durante la storia ambientale e geologica di una
determinata area.
Produzione di metano nell’oceano
Il metano viene prodotto in due modi principali nell'oceano, termogenicamente e
biogenicamente.
Il metano termogenico viene prodotto in profondità all'interno del fondo marino quando il
materiale organico viene degradato dal calore della terra.
Il metano biogenico viene prodotto come prodotto di scarto quando i microorganismi
chiamati archaea metanogenico mangiano materiale organico; questi microrganismi
possono produrre solo metano in ambienti riducenti.
Nei processi microbici la degradazione della sostanza organica in condizione di
anaerobiosi (cioè in assenza di ossigeno molecolare O2), determina la formazione di
diversi prodotti, i più abbondanti dei quali sono due gas: il biossido di carbonio e il
metano. Questa coinvolge diversi gruppi microbici interagenti tra loro: batteri idrolitici,
i batteri acidificanti e infine i batteri metanigeni, quelli cioè che producono metano e
CO2, con prevalenza del gas di interesse energetico.
METANO BIOGENICO: METANOGENESI
La metanogenesi è la reazione di formazione del metano ad opera di microorganismi
metanogeni che sono anaerobici obbligati.
E’ una forma di respirazione anaerobica in cui l’accettore di elettroni è il carbonio di
composti a basso peso molecolare, quali CO2, HCOOH, CH3OH. Quasi esclusivamente C1
o comunque acidi carbossilici con gruppo metile (CH3COOH, CH3COCOOH).
La reazione avviene solo in assenza di O2 (è tossico per i metanogeni), in ambienti dove si
ha decadimento della materia organica, come sedimenti anossici, zone umide di discarica,
tratto digestivo di animali, sorgenti geotermali di H2 e CO2 .
I batteri che utilizzano composti C1 sono:
•
Metanotrofi: Methylomonas, Methylococcus, Methylobacterium.
•
Metilotrofi: Methylophilus, Pseudomonas, Hyphomicrobium.
I metanotrofi crescono a spese del metano e dei suoi derivati. La crescita su metano è
resa possibile dalla presenza dell’enzima metano-monossigenasi che catalizza
l’incorporazione di un atomo di ossigeno nella molecola del metano con formazione di
metanolo, che poi viene ulteriormente ossidato a formaldeide e acido formico.
I metilotrofi non posseggono la metano-monossigenasi, non sono in grado di crescere
direttamente su metano ma solo sui suoi derivati.
(DA APPROFONDIRE PROCESSO METAGENICO)
Il metano termogenico e biogenico è chimicamente identico, sebbene le loro segnature
isotopiche stabili varino. Gli isotopi stabili sono molecole che variano nel numero di
neutroni che hanno. Gli isotopi di carbonio comuni (non radioattivi) stabili sono carbonio 12
(12C - 6 neutroni) e carbonio 13 (13C - 7 neutroni). Più del carbonio, nel metano biogenico
è 12C, mentre il metano termogenico tende a contenere comparativamente più 13C.
Questa caratteristica consente agli scienziati di distinguere tra queste fonti di metano per
apprendere qualcosa sull'ambiente di formazione del metano. Sia il metano termogenico
che quello biogenico hanno un peso relativamente inferiore a 13C rispetto ad altre fonti di
carbonio. Questa caratteristica consente agli scienziati di tracciare il carbonio derivato dal
metano.
Consumo di metano
Gran parte del metano (superiore all'80%) generato nell'oceano di oggi viene consumato
dai microrganismi prima che raggiunga l'atmosfera. In questo modo, i microbi aiutano la
terra a mantenere il suo equilibrio termico. Ci sono due gruppi di microrganismi che
mangiano metano, entrambi sono chiamati metanotrofi , ma ci sono alcune differenze
molto importanti. I metanotrofi archea sono in grado di consumare metano solo dove non
c'è ossigeno disponibile (ad esempio, gli ecosistemi che riducono il fondo marino e le zone
minime di ossigeno nella colonna d'acqua) e devono avere un partner batterico che
consumi solfato. I batteri metanotrofi sono solo in grado di consumare metano dove c'è
ossigeno disponibile (la maggior parte dell'acqua nell'oceano e lo strato più alto di
sedimenti) e agiscono indipendentemente. L'Archaea e i batteri sono entrambi organismi
unicellulari, ma rappresentano due rami separati nell'albero della vita.
Oltre all'importante compito di mantenere il metano dall'oceano fuori dall'atmosfera, i
metanotrofi rendono il carbonio disponibile a livelli trofici più elevati. Alcune creature
marine molto piccole sono in grado di nutrirsi direttamente con metanotrofi, questo è
chiamato grazing (pascolo?). Altri animali altamente specializzati, come le cozze ed alcuni
vermi tubolari, mantengono una popolazione di metanotrofi nei loro corpi. Questo è un
esempio di una relazione simbiotica, in cui la cozza o il verme ricavano un po’ di carbonio
dai metanotrofi, e questi in cambio ottengono una confortevole dimora dall'animale. Sia nel
caso del grazing che nel caso della simbiosi, l'incorporazione del carbonio dal metano può
essere monitorata sulla base della sua stabile firma isotopica.
Studi microbiologici e geochimici hanno provato che in ambiente marino il metano
emesso dai cold seeps è ossidato anaerobicamente in CO2 da consorzi microbici di
batteri solfato-riduttori e archaea metanotrofici (Boetius et al., 2004).
Le prime comunità di cold seep associate con salamoie e fuoriuscite di idrocarburi sono
state scoperte sulla scarpata della Louisiana nel Golf o del Messico, un'area in cui questi
habitat sono molto numerosi. Dal momento in cui è stata scoperta, nel 1984, la presenza
di organismi di cold seep in un margine continentale, sono stati individuati numerosissimi
altri cold seeps localizzati lungo i margini dell'Oceano Pacifico, dell'Oceano Atlantico e del
Mediterraneo, anche grazie all’ausilio di sommergibili come l'Alvin, il Nautile, lo Shinkai e il
Johnson-Sea-Link.
I cold seeps sono presenti a profondità generalmente comprese fra 400 e 6.000 m, in
differenti contesti geologici, sia nei margini attivi sia nei margini passivi. La fuoriuscita dal
fondale di fluidi freddi contenenti sostanze chimiche ridotte alimenta ricche comunità
bentoniche basate su una rete trofica chemiosintetica.
La descrizione della biologia dei cold seeps è avvenuta inizialmente mediante fotografie
subacquee, registrazioni video e campionamenti ottenuti dai sommergibili. La biodiversità
dei cold seeps è generalmente elevatissima, simile a quelle degli hydrothermal vents, e
forse potenzialmente anche superiore, anche perché il loro studio è ancora limitato.
Inoltre, le interazioni fra i sistemi biologico e geologico sono più complesse di molti altri
ecosistemi, vents inclusi.
Le comunità dei cold seeps sono associate alle emissioni di fluidi ricchi in metano di
origine termogenica e biogenica.
Questi ambienti presentano molte affinità con gli hydrothermal vents e tra queste le
principali sono:
biomasse elevate
produzioni elevate
complessa struttura di comunità
megafauna con specifici o congenerici (mitili tipo Calyptogena, Vesicomya, bivalvi e
crostacei)
estesi mats di batteri chemioautotrofi (Beggiatoa, Solfobacter)
sostanze tossiche per la maggior parte degli organismi marini.
Durante la fase iniziale dei cold seeps, quando il metano è relativamente abbondante, si
formano stuoie di cozze, principalmente composti da specie del genere Bathymodiolus,
questi animali non consumano direttamente cibo, ma prendono il nutrimento dai batteri
simbionti che producono anche energia da metano, simili ai loro parenti che formano
stuoie.
Questa attività microbica produce carbonato di calcio, che si deposita sul fondale marino e
forma uno strato di roccia. Durante un periodo che dura fino a diversi decenni, queste
formazioni rocciose attirano i vestimentiferi, che si depositano e crescono insieme alle
cozze. Anche i vestimentiferi si affidano ai batteri chemiosintetici (in questo caso, un tipo
che ha bisogno di idrogeno solforato anziché metano) per sopravvivere. Fedele a qualsiasi
rapporto simbiotico, un vestimentifero fornisce nutrimento ai propri batteri appropriandosi
di idrogeno solforato dall'ambiente. Il solfuro non proviene solo dall'acqua, ma viene anche
estratto dal sedimento attraverso un esteso sistema di radici che un "cespuglio" di tubicoli
determina nel substrato duro e carbonatico. Un cespuglio può contenere centinaia di
singoli vermi, che possono crescere di un metro o più sopra il sedimento.
Le infiltrazioni fredde non durano all’infinito e mentre il tasso di filtrazione del gas
diminuisce lentamente, le cozze più longeve e affamate di metano (o più precisamente i
loro simbionti batterici affamati di metano) iniziano a morire. In questa fase, i vestimentiferi
diventano gli organismi dominanti in una comunità di filtraggio. Finché c'è del solfuro nel
sedimento, i vestimentiferi dei solfuri possono persistere. Gli individui di una specie di
vestimentiferi, Lamellibrachia luymesi, sono stati stimati per vivere per oltre 250 anni in tali
condizioni.
Infine, quando i condotti freddi diventano inattivi, anche i vestimentiferi iniziano a
scomparire, aprendo la strada ai coralli di depositarsi sul substrato carbonatico ora
esposto. I coralli non si affidano agli idrocarburi che filtrano dal fondo marino, infatti in
acque profonde non sembrano essere organismi basati sulla chemiosintesi, più
semplicemente gli organismi chemiosintetici che vengono prima di loro consentono
l'esistenza dei coralli. Questo processo di passaggio ordinato di una composizione
comunitaria da un insieme di specie ad un altro è chiamato successione ecologica. Un tale
fenomeno accade non solo nelle profondità marine, ma in molti sistemi biologici. Il
ristabilimento di una foresta dopo un incendio è un classico esempio.
BIODIVERSITÀ DEI COLD SEEPS ED ORGANISMI SIMBIONTI
La ricchezza in specie complessiva di tutti i seeps studiati finora è molto alta e
sicuramente sottostimata. C’è un pattern generale di diminuzione con la profondità della
ricchezza di specie di organismi che ospitano simbionti: nei cold seeps più profondi è
conosciuto solo un piccolo numero di specie che ospitano simbionti.
Una biodiversità più elevata è stata osservata nei sedimenti mobili delle cold seeps
piuttosto che su substrati duri.
Le specie più frequenti, ampiamente dominanti in termini di abbondanza e biomassa, sono
i vestimentiferi del genere Lamellibrachia e grandi bivalvi delle famiglie di Vesicomydae e
Mitilidae che contengono simbionti.
In alcune aree sono presenti altre specie di bivalvi e spugne. Individui appartenenti alla
famiglia dei Vesicomydae (generi Vesicomya e Calyptogena) sono stati osservati in quasi
tutti i siti di cold seeps finora studiali. I bivalvi appartenenti alla famiglia dei Vesicomydae
vivono nei seeps nei sedimenti mobili con la parte anteriore infossata nel fango. Le
conchiglie del genere Calyptogena raggiungono una lunghezza di 20 cm. Molte specie di
questa famiglia sono ancora sconosciute o non sono state ancora descritte. Il limite
batimetrico di queste specie può essere dovuto alla mancanza di un stadio larvale
planctotrofico o agli effetti di pressione sugli stadi larvali che possono limitare la
dispersione larvale di queste specie profonde attraverso le barriere topografiche. I
Vesicomydae possono essere in grado di sopravvivere alle modificazioni dei flussi
ed alle variazioni di concentrazioni dei solfuri e vivono in simbiosi con dei batteri
chemioautotrofi. Ad esempio Calyptogena phaseoliformis ossita batteri endosimbionti
chemioautotrofi ossidanti dello zolfo. I mitili nei cold seeps sono rappresentati da un
genere, Bathymodiolus, che ha una distribuzione geografica e batimetrica più ristretta
rispetto a quella dei Vesicomydae. Sono stati osservati solo nelle aree di cold seeps
dell'Atlantico e del Pacifico Occidentale a profondità che vanno da 400 a oltre 3 .000 m di
profondità. I mitili sono stati osservati in densi aggregati in aree con fluidi con
concentrazioni relativamente alte in metano. Studi elettroforetici su questi mitili hanno
permesso di identificare sette o otto specie ancora non descritte di Bathymodiolus che
mostrano una notevole distanza genetica. Il mollusco del genere Calyptogena vive in
regioni di cold seeps dove il gas naturale, composto principalmente da metano, è espulso
attraverso il sedimento o direttamente nell'acqua. La loro chemioautotrofia è stata studiata
e la loro capacità ad utilizzare il metano è stata ampiamente dimostrata. Sono presenti
inoltre bivalvi appartenenti alle famiglie dei Solemydae, Thyasiridae e Lucinidae. Si tratta
di organismi che vivono in tane profonde nel sedimento e non sono quindi facili da
osservare e campionare. I Solemydae sono in basse abbondanze ma sono relativamente
comuni in aree con un basso tasso di emissivoni di fluidi e i Thymiridae e i Lucinidae sono
stati osservati in seeps fino a circa 3.800 m di profondità. Tutte e tre le famiglie sono
caratterizzate dalla riduzione del tratto digestivo, per cui molto del carbonio organico
necessario alla loro alimentazione viene dall'endosimbiosi con batteri chemioautotrofi.
Tutte le famiglie infatti, ospitano i batteri solfuro-ossidami.
Alcune specie, come il gasteropode Bathynerita naticoides ed il gamberetto Alviconaris cf.
muricola sono probabilmente endemici dei seeps. Il taxon dei Pogonofori è presente in
molti seeps ed è costituito da tre suddivisioni: Perviata, Obturata e Monilifera. I Perviata
vivono nei sedimenti ridotti, gli Oburata vivono in prossimità degli Hydrothermal vents e dei
cold seeps e i Monilifera vivono nei legni in decomposizione, e talvolta nei sedimenti
riducenti delle acque superficiali ed in prossimità dei cold seeps. I Pogonofori sono
relativamente diffusi e sono stati rinvenuti in 17 dei 24 cold seeps campionati, dove vivono
generalmente in piccoli gruppi.
I generi Sclerolinum e Polybrachia, e altri generi assegnati ai Perviata sono stati osservati
solo raramente nei seeps e vivono anche a grandi profondità: sono stati infatti campionai
nei cold seeps più profonde (nella Fossa del Perù, ad esempio). Il sub-phylum Obrurata,
rappresentato dai generi Lamellibrachia e Escarpi, sono molto diffusi e frequenti nei siti più
superficiali.
Tutti i Pogonofori dipendono da batteri chemioautotrofi che ospitano al loro interni e studi
sui generi Escarpia e Lamellibrachia nei cold seeps indicano che questi generi sono
dipendenti dall'ossidazione sulfurea.
Negli anni Novanta è stata scoperta nella fossa delle Barbados una inaspettata simbiosi
fra batteri metano ossidanti e una nuova: specie di spugna carnivora di ambiente profondo
del genere Cladorizha. Questa specie vive in densi gruppi simili a cespugli di centinaia di
individui. Associazioni simili fra spugne e batteri metanotrofici sono state riportale in uno
studio su Hymedesmia nel Golfo del Messico, una spugna incrostante i tubi dei
vestimentiferi nelle hydrocarbon seep. Le conoscenze relative a meio- e macrofauna che
vivono nelle immediate vicinanze dei seeps sono più Iimitate. In alcuni seeps sono
presenti in alte densità solamente le specie che ospitano simbionti, mentre in altri queste
ultime sono accompagnate da specie che non ospitano simbionti. La meiofauna risulta
poco campionata nei seeps e spesso non sono osservate differenze fra l'abbondanza di
organismi nei seeps e nelle aree di controllo. Tuttavia, in corrispondenza di diversi cold
seeps denominati, «vulcani di fango» (mud volcanoes) sono state osservare densità
eccezionali, per le quali possono essere utilizzate due spiegazioni: il locale arricchimento
dei sedimenti derivante dalla produzione chemiosintetica potrebbe derivare da batteri
chemiosintetici a vita libera o da materia organica detrititale derivante dai gruppi di
organismi simbionti.
Per quanto riguarda la macrofauna, gli invertebrati più comuni privi di simbionti sono
sospensivori e deposiveri. Alcune specie possono essere invece considerate erranti, nel
senso che hanno una densità simile al di fuori ed all’interno dell’area dei seeps.
FUNZIONAMENTO DEI SISTEMI CON EMISSIONI FREDDE DI IDROCARBURI
La produzione nei cold seeps dipende dall'intensità del flusso che fuoriesce e dalla
composizione del fluido che influenzano:
composizione specifica ,densità e biomassa degli aggregati di bivalvi;
densità e composizione in specie dei letti a mitili;
densità e bio-massa delle vongole.
Esistono importanti variazioni nell'emissione di flussi sia all'interno di ogni singolo cold
seep sia fra siti differenti. La maggior parte dell'elevata biomassa riportata in diverse aree
(da 16 a 51 kg m-2) si basa su una produzione chemiosintetica di carattere efemerale e
con una distribuzione irregolare date alla variabilità temporale nel rifornimento di fluidi.
La risorsa alimentare principale è la materia organica particellata in sospensione derivante
dall'attività chemiosintetica. Poiché i mat batterici di Beggiatoa sp. sono stati osservati nei
raggruppamenti di serpulidi, con tutta probabilità questi batteri contribuiscono anche al loro
nutrimento.
Anche le spugne sono frequenti nei seeps: la presenza di numerosi batteri nei loro tessuti
tenderebbe a confermare che la presenza di questa specie dipende dalla filtrazione dei
batteri a vita libera. Parte della fauna accessoria, è composta da specie tipiche di altre
regioni di ambiente profondo, prive di simbionti e attratte probabilmente dall’arricchimento
di materia organica presente nei seeps: alcune specie possono nutrirsi dei batteri a vita
libera presenti nei fluidi o nei mat batterici, altre sono carnivore e si cibano di bivalvi, altre
specie sono detritivore.
Molti dei detritivori nei seeps sono erranti, ad eccezione delle oloturie che possono
colonizzare questi ambienti in maniera occasionale. I sospensivori e i detritivori possono
essere relativamente abbondanti nelle aree colonizzate dalla fauna chemiosintetica
quando il sistema ha raggiunto un buon livello di maturità.
Per una comunità di seep, la maturità dell'ecosistema può essere espressa attraverso la
diversità delle specie che ospitano simbionti e delle specie che non ne ospitano, la
proporzione di animali vivi e morti e attraverso la presenza dei diversi gruppi trofici. Una
comunità meno matura è costituita da specie di piccole dimensioni, intersperse, che
ospitano simbionti con pochissime specie accompagnatrici.
Il sistema più maturo presenta grandi comunità che a cui appartengono diverse specie che
ospitano simbionti, numerose specie endemiche e prive di simbionti che attuano diverse
strategie trofiche (filtratori, deposivori, scavengers). Lo stabilirsi di un ecosistema maturo si
realizza probabilmente solo in quelle zone in cui la fuoriuscita di fluido è costante per un
lungo periodo di tempo.
Se confrontate con le comunità degli hydrothermal vents dominate da un piccolo numero
di specie e dove le specie accompagnatrici sono più intersperse, i cold seeps mostrano
una ricchezza di specie relativamente alta.
I carnivori sono presenti generalmente con basse abbondanze e quelli di maggior
dimensioni (cefalo podi, gamberi, granchi e pesci) sono solitamente erranti. Inoltre,
esistono predatori associati ai seeps in maniera permanente. Contrariamente a quanto
avviene per gli hydrothermal vents, non sono riportate grandi abbondanze di carnivori
specialisti, il che implica il fatto che questi organismi probabilmente non giocano un ruolo
importante nello strutturare le comunità di cold seeps.
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