Rischi naturali e tecnologici (PDF 355 Kb)

Il Radon è un gas naturale radioattivo inodore, insapore e incolore. Tale gas, proveniente
principalmente dal terreno, si propaga facilmente nell’ambiente diffondendosi nell’aria. In
spazi aperti è diluito dalle correnti d’aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario
in ambiente chiuso, come può essere quello di un’abitazione, il radon può accumularsi e
raggiungere alte concentrazioni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera il gas radon dannoso alla salute in
quanto risulta essere la seconda causa di cancro ai polmoni dopo il fumo da sigarette.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica tale gas tra gli agenti
cancerogeni per l’uomo.
La Comunità Europea ha indicato, attraverso una raccomandazione (90/143/EURATOM
del 21/2/90), dei livelli di riferimento di concentrazione di gas radon nelle abitazioni: 400
Bq/m3 in abitazioni esistenti e 200 Bq/m3 per le nuove abitazioni.
In Italia manca una normativa che stabilisca i limiti di concentrazione di radon nelle
abitazioni, mentre per quanto riguarda le esposizioni dovute alle sorgenti naturali di
radiazioni nei luoghi di lavoro, è vigente il D.Lgs. 230/95 e s. m. i., che stabilisce per il
gas radon un livello d’azione di 500 Bq/m3.
Tale normativa nell’ambito del capo III bis “Esposizione da attività lavorative con particolari
sorgenti naturali di radiazioni”, affida alle regioni il compito di individuare sul proprio
territorio le zone o i luoghi di lavoro ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon.
La prima individuazione delle aree dovrà essere effettuata entro l’agosto del 2005.
L’ARPA partecipa, in collaborazione con le ASL, alla realizzazione di detta mappa regionale,
attraverso una campagna di misurazione delle concentrazioni di Radon indoor della durata
di un anno, iniziata nell’autunno del 2003.
Nella provincia di Sondrio sono stati individuati 425 punti di misura, corrispondenti ad
altrettanti edifici, nei quali saranno effettuate due misure di concentrazione della durata di
sei mesi ciascuna.
Inoltre, il Dipartimento di Sondrio ha recentemente concluso uno studio sulla possibilità
di utilizzare un modello geologico per la previsione delle concentrazioni di Radon, di cui si
riporta una sintesi.
Monitoraggio radon in
provincia di Sondrio
- Fonte ARPA 2003
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“VERIFICA SPERIMENTALE DI UN MODELLO GEOLOGICO PER L’EMISSIONE DI RADON DAL SUOLO”
Gli studi condotti negli ultimi decenni hanno messo in evidenza che la sorgente primaria di
Radon nelle abitazioni è costituita dal suolo su cui è ubicato l’edificio, in quanto la geologia
del territorio è determinante nella formazione del gas, nella concentrazione e nella sua
migrazione verso l’atmosfera.
Le campagne di misura effettuate negli ambienti indoor spesso non sono risultate
sufficientemente rappresentative delle condizioni di rischio locali, perché fortemente
condizionate dalle tipologie edilizie degli edifici e dagli stili di vita degli abitanti.
Per tali motivi è stato promosso e realizzato questo lavoro sperimentale, finalizzato a validare
un modello geologico per la previsione dell’emanazione di Radon.
Il modello si basa sulla definizione di una quantità denominata Unità di Roccia che riunisce
al suo interno numerosi parametri geologici e geomorfologici, la cui combinazione permette
di attribuire a ciascun sito un valore numerico correlato con la presenza e l’emissione di
Radon.
Il processo di validazione si è svolto eseguendo un confronto tra le concentrazioni di Radon
misurate in cavità ricavate nel suolo ed i corrispondenti valori di Unità di Roccia.
le misurazioni sono state effettuate mediante dosimetri passivi a pellicola LR-115
Sono stati individuati 25 punti di misura nei quali sono stati eseguiti dei perfori in cui sono
stati inseriti i dosimetri.
Poiché le condizioni climatiche influenzano decisamente le emissioni di Radon dal
sottosuolo, le misure sono state fatte ad integrazione per un periodo di 30 giorni e ripetute in
due diverse stagioni, per un totale di 50 misure.
L’elaborazione delle concentrazioni medie in funzione dell’Unità di Roccia mostra
una notevole interdipendenza tra le due variabili ed una correlazione statisticamente
significativa.
Dall’esame dei dati ottenuti emerge che il modello previsionale consente di individuare le
aree a maggior probabilità di elevate concentrazioni di Radon e quelle con concentrazioni
modeste.
Le zone corrispondenti a valori di Unità di Roccia pari o maggiore di 5 sono potenzialmente
ad alto rischio Radon, mentre per valori inferiori a 3,5 il livello di rischio è generalmente
contenuto.
Per valori intermedi la dispersione delle concentrazioni attorno alla curva di interpolazione
non consente di trarre delle conclusioni definitive.
In altri termini, il modello geologico oggetto di studio appare idoneo all’individuazione delle
aree a maggior probabilità di elevate concentrazioni di Radon e quelle con concentrazioni
modeste, ma manifesta delle limitazioni in corrispondenza dei valori intermedi di Unità di
Roccia, per i quali si osserva una certa dispersione dei valori di concentrazione.
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CAMPI ELETTROMAGNETICI
L’insieme di tutte le radiazioni elettromagnetiche con frequenza diversa forma lo spettro
elettromagnetico. In base alla loro frequenza le radiazioni si distinguono in:
- IR (Ionizating Radiation – Radiazioni Ionizzanti) con frequenze superiori ai 300 GHz
(300 miliardi di Hz) tra cui i raggi X, i raggi ultravioletti ed i raggi gamma. Sono onde
ad elevata energia in grado di scindere i legami molecolari
- NIR (Non Ionizating Radiation - Radiazioni non ionizzanti) con frequenza compresa
tra 0 Hz e 300 GHz (300 miliardi di Hz), tra cui i campi a frequenza estremamente
bassa (ELF – extremely low frequency), le radiofrequenze (RF) le microonde (MW),
l’infrarosso e la luce visibile. Queste onde non hanno energia sufficiente per rompere i
legami molecolari ed il loro effetto è soprattutto termico. Vi sono sorgenti naturali ed
artificiali che generano campi RF di diverse frequenze; le naturali, come per esempio il
Sole, hanno densità di potenza molto basse.
Le comuni sorgenti artificiali di campi ELF, RF e MW comprendono: elettrodotti (50 Hz),
apparecchi domestici alimentati con energia elettrica, radio AM (30 kHz-3 MHz), radio FM
(86-110 MHz), emittenza televisiva (500-1000 MHz), telefonia mobile (800-1800 MHz), forni
a microonde, radar, collegamenti satellitari (3-30 GHz).
La maggior parte dei CEM che si riscontrano nell’ambiente esterno sono dovuti a:
1. diffusione radiotelevisiva
2. impianti per la telefonia mobile
3. elettrodotti
Va tuttavia rilevato che i campi elettromagnetici cui quotidianamente è esposta la maggior
parte della popolazione non derivano dai ripetitori radiotelevisivi o dalle linee elettriche,
bensì dagli elettrodomestici da cui siamo circondati nelle nostre case e che utilizziamo
abitualmente.
Impianti per la diffusione radiotelevisiva
Al fine di avere una buona copertura del territorio, gli impianti radiotelevisivi sono collocati
spesso sulla sommità di alture, in aree non urbanizzate o scarsamente popolate e sono
caratterizzate da valori di potenza in antenna dell’ordine delle centinaia o delle migliaia
di Watt. Tali aree sono generalmente accessibili al pubblico e talvolta poste anche in zone
d’interesse paesaggistico, per cui non risulta irrisorio il numero di persone che possono
essere esposte ai forti CEM presenti nelle vicinanze di tali impianti.
Ragioni tecniche, logistiche ed economiche e il progressivo aumento dell’emittenza pubblica
e privata hanno determinato la concentrazione, in aree di dimensioni limitate, di un gran
numero di apparati trasmittenti. Questa condizione si verifica, in provincia di Sondrio, in
una decina di siti strategici.
In alcuni di tali siti sono emersi superamenti dei limiti di legge per il campo elettromagnetico,
per cui sono state intraprese le procedure per la riduzione a conformità.
- Numero impianti per la diffusione radiofonica e televisiva: 308
- Potenza complessiva istallata: 62.500 W
Impianti per la telefonia mobile
Le antenne radio base per telefonia mobile danno luogo ad un’esposizione meno significativa
di quella dovuta agli impianti radiotelevisivi per il fatto che hanno una potenza in antenna
molto più bassa (dell’ordine di qualche decina di watt).
Ciò che frequentemente preoccupa la popolazione è la loro collocazione in zone
urbanizzate. Ciò è tuttavia inevitabile in quanto la copertura territoriale di ciascun impianto
è generalmente molto inferiore a quella degli impianti radiotelevisivi.
- Numero impianti per telefonia mobile: 177
- Potenza complessiva installata: 17.000 W
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Gli elettrodotti
L’energia elettrica viene portata dai centri di produzione agli utilizzatori (case, industrie,
eccetera) per mezzo di elettrodotti che lavorano con tensioni variabile fino a 380 KV. Gli
elettrodotti, nei quali circola una corrente alternata, alla frequenza di 50 Hz, producono
campi elettrici e magnetici variabili nel tempo.
Il campo elettrico dipende dalla tensione e ha un’intensità tanto più alta quanto più aumenta
la tensione di esercizio della linea.
Il campo magnetico dipende invece dall’intensità di corrente che scorre lungo i fili conduttori
delle linee aumentando al crescere della stessa.
Dal punto di vista dei possibili effetti sanitari, di maggior interesse è il campo magnetico,
espresso dalla grandezza Induzione Magnetica misurata in microtesla (µT).
L’intensità dei campi elettrico e magnetico diminuisce inoltre all’aumentare dalla distanza
dal conduttore.
In provincia di Sondrio sono attive numerose centrali idroelettriche ed alcune centinaia
di Km di elettrodotti ad alta tensione, da cui consegue che il problema dell’esposizione ai
campi elettromagnetici ELF è molto sentito dalla popolazione.
La Normativa
In Italia è vigente la Legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico (Legge 22
febbraio 2001, n. 36) ed i relativi decreti attuativi (DPCM 8 luglio 2003) che fissano i
limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della
popolazione.
In Lombardia è inoltre stata emanata una specifica Legge regionale (n. 11 del 11/5/2001)
che disciplina le competenze sui controlli e le procedure autorizzative per la realizzazione di
nuovi impianti.
Il recente “Codice delle telecomunicazioni elettroniche” (D. Lgs. 259/2003) detta norme
uniformi a livello nazionale anche per la realizzazione di impianti ed infrastrutture per le
telecomunicazioni.
Tab. 17 – Esempi di
campi magnetici in
prossimità di elettrodotti
a singola terna
Tab. 18 - Limiti di
esposizione per la
popolazione ai campi
elettromagnetici con
frequenze
tra 100 KHz e 300 GHz
Induzione magnetica
(valore indicativo)
500 A
distanza dal conduttore più
vicino
10 m
132 KV
500 A
20 m
1.4 µ T
220 KV
600 A
20 m
2.0 µ T
220 KV
800 A
25 m
1.8 µ T
Tensione
Corrente
132 KV
Frequenza
Intensità del Campo
Elettrico
4.5 µ T
Intensità del Campo Densità di
Magnetico
potenza
Valori limite di esposizione
_
100 KHZ - 3 MHz
60 V/m
0,2 A/m
> 3 MHz - 3 GHz
20 V/m
0,05 A/m
1 W/m2
> 3 GHz - 300 GHz
40 V/m
0,1 A/m
4 W/m2
Valore di attenzione (edifici adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore e pertinenze
esterne)
100 KHz - 300 GHz
6 V/m
0.016 A/m
0.10 W/m
Obiettivi di qualità (applicabile all’esterno, nei luoghi intensamente frequentati)
100 KHz - 300 GHz
6 V/m
0.016 A/m
0.10 W/m
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Campo Elettrico
Induzione
Magnetica
5 KV/m
100 µT
Valore di attenzione
(luoghi con permanenze
non inferiori a 4 ore)
/
10 µT
Obiettivi di qualità
(progettaz.edifici con
permanenze non inferiori a 4 ore)
/
3 µT
Valori limite di esposizione
RUMORE
Nel nostro paese, come nella nostra provincia, il principale responsabile dell’inquinamento
acustico è il traffico.
Tuttavia, in provincia di Sondrio, l’aspetto che comporta una forte pressione da parte della
popolazione esposta è l’inquinamento acustico prodotto dai locali pubblici (discoteche, pub,
ritrovi in genere).
Tali locali infatti sono spesso insediati all’interno delle aree residenziali e la tendenza attuale
è quella di intrattenere la clientela con spettacoli e musica ad alto volume fino a notte
inoltrata.
Meno frequenti sono i casi di inquinamento acustico dovuto ad impianti tecnici, industrie,
cantieri edili, ecc.
Il controllo dell’inquinamento acustico è attribuito dalla vigente normativa agli Enti Locali,
che si avvalgono del supporto tecnico dell’ARPA per l’esecuzione delle misurazioni.
I livelli di pressione sonora vengono misurati strumentalmente con apparecchi chiamati
fonometri ed i relativi valori si esprimono in una scala logaritmica con l’unità di misura
decibel (dB).
Se la misura è eseguita con uno speciale filtro di ponderazione in frequenza (filtro A), è
possibile ottenere una risposta, da parte dello strumento di rilevazione, correlata a quella
che si ottiene dall’orecchio umano: in tal caso l’unità di misura è indicata con dB(A).
Il Livello Continuo Equivalente (Leq) consente di esprimere mediante un unico valore la
misura del rumore quando questo varia casualmente nel tempo (ad es. il traffico stradale).
La classificazione acustica
Uno strumento fondamentale per il controllo e le prevenzione dell’inquinamento acustico è
la “classificazione acustica del territorio comunale”,
La Legge quadro sull’inquinamento acustico, n. 447 del 26.10.95, prevede l’obbligo per tutti
i comuni di procedere alla classificazione del territorio di competenza in aree acusticamente
omogenee, attribuendo loro diversi limiti di immissione e di emissione di rumore.
Le classi sono definite nella Tabella allegata al DPCM 14 novembre 1997 (pag a destratabella in alto).
Attualmente il numero dei comuni della provincia di Sondrio che hanno già adottato la
zonizzazione acustica è piuttosto basso (meno del 25%), corrispondente a circa il 33% della
popolazione provinciale.
La Normativa
In Italia è vigente la Legge quadro sull’inquinamento acustico (Legge 26 ottobre 1995, n.
447) ed i relativi decreti attuativi (DPCM 14 novembre 1997 - DM 16 marzo 1998) che
fissano rispettivamente i valori limite e le modalità di misurazione.
In Lombardia è inoltre stata emanata una specifica Legge regionale (n. 13 del 10/8/2001)
che disciplina le competenze sui controlli e le procedure per l’adozione della classificazione
acustica.
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Tab. 19 - Limiti di
esposizione per la
popolazione ai campi
elettromagnetici con
frequenze di rete (50 Hz)
CLASSE Aree particolarmente protette:
rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento
I
di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate
al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse
urbanistico, parchi pubblici, ecc.
CLASSE Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale:
rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico
II
veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di
attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali.
CLASSE Aree di tipo misto:
rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale
III
o di attraversamento, con alta densità di popolazione, con presenza di attività
commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di
attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine
operatrici.
CLASSE Aree di intensa attività umana:
rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare,
IV
con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali
ed uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade
di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con
limitata presenza di piccole industrie.
CLASSE Aree prevalentemente industriali:
rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con
V
scarsità di abitazioni.
CLASSE Aree esclusivamente industriali:
rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali
VI
e prive di insediamenti abitativi.
Tab. 20 Valori limite
in dB (A)
Valori limite
assoluti
di immissione
classi di destinazione d’uso
I
II
notturno
(22.00-6.00)
diurno
(6.00-22.00)
aree particolarmente protette
40
50
aree prevalentemente residenziali
45
55
50
60
55
65
60
70
70
70
fascia di pertinenza ferroviaria, in
corrispondenza di scuole, ospedali, case di cura, ecc.
40
50
fascia A di pertinenza ferroviaria
60
70
fascia B di pertinenza ferroviaria
55
65
III aree di tipo misto
IV aree di intensa attività umana
V
aree prevalentemente industriali
VI aree esclusivamente industriali
71
I
II
III
IV
V
VI
classi di destinazione d’uso
notturno (22.00-6.00)
diurno (6.00-22.00)
aree particolarmente protette
aree prevalentemente residenziali
aree di tipo misto
aree di intensa attività umana
aree prevalentemente industriali
aree esclusivamente industriali
35
40
45
50
55
65
45
50
55
60
65
65
classi di destinazione d’uso
notturno (22.00-6.00) diurno (6.00-22.00)
I
II
III
IV
aree particolarmente protette
aree prevalentemente residenziali
aree di tipo misto
aree di intensa attività umana
37
42
47
52
47
52
57
62
V
VI
aree prevalentemente industriali
aree esclusivamente industriali
57
70
67
70
72
Valori limite di emissione
in dB(A)
Valori di qualità in dB(A)
73
74
CAP. 6
INTERVENTI PER MIGLIORARE
L’AMBIENTE
a cura di Teresa Magnani
La stesura di un Rapporto sullo Stato dell’Ambiente si ridurrebbe ad una pura esercitazione
tecnico – letteraria se non si abbozzassero proposte di miglioramento di qualità dell’ambiente
descritto. Dalle relazioni presentate è evidente che la provincia di Sondrio presenta – come
era nelle aspettative di valutazione di un’area prettamente montana – configurazioni
talvolta anomale rispetto al resto della Lombardia in termini di antropizzazione. L’assenza
di un denso tessuto industriale, di allevamenti intensivi, di un’agricoltura a forte impatto
non è – e non deve essere - comunque sufficiente a mascherare problemi ambientali
dovuti sostanzialmente al traffico veicolare, a forme di riscaldamento domestico non più
compatibile, alla depurazione civile, ai bacini idroelettrici ed al turismo. Di seguito verranno
brevemente descritte le risposte prodotte dai vari attori sociali rispetto ad alcune questioni
ambientali emergenti: il Programma di Azione Ambientale in Italia (6.1), il comportamento
dei cittadini (6.2), il ruolo delle istituzioni (6.3), gli approcci partecipativi (6.4) ed, infine,
qualche suggerimento sui rimedi proponibili nella provincia di Sondrio (6.5) per attuare un
equilibrio sostenibile nei settori critici messi in luce in questo 1° Rapporto ambientale.
6.1 Il Programma di Azione Ambientale in Italia
La Comunità Europea con il Quinto Programma di Azione per l’Ambiente “Per uno sviluppo
durevole e sostenibile” (1992-1999) definiva, per la promozione della sostenibilità,una
strategia le cui priorità erano l’integrazione delle tematiche ambientali nelle politiche di
settore, la partecipazione degli attori, la sussidiarietà e la condivisione delle responsabilità.
La valutazione del Programma compiuta dalla Commissione, pur riconoscendo i passi
avanti nell’abbattimento di alcuni inquinanti in certi Paesi, sottolineava il sussistere di
notevoli problemi ambientali legati agli attuali modelli di produzione e consumo.
Su tali considerazioni la Comunità Europea, nel Sesto Programma Quadro “Ambiente 2010:
il nostro futuro, la nostra scelta”, ha fissato le priorità e gli obiettivi della politica ambientale
nei prossimi anni individuando cinque approcci strategici:
A sinistra: una suggestiva
immagine autunnale
ripresa in un bosco delle
Orobie Valtellinesi
(foto Elio Della Ferrera).
1.
2.
3.
4.
5.
migliorare l’applicazione della legislazione ambientale vigente;
integrare le tematiche ambientali nelle altre politiche;
collaborare con il mercato (imprese e consumatori);
migliorare la qualità e l’accessibilità della informazione;
migliorare le decisioni in materia di assetto e gestione del territorio.
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