Fascicolo 160 - Rodano di Alessandria

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IL LIBRO DI URANTIA
PARTE IV - LA VITA DI GESÙ
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FASCICOLO 160 - RODANO DI ALESSANDRIA
DOMENICA mattina 18 settembre, Andrea annunciò che non sarebbe stato programmato
alcun lavoro per la settimana seguente. Tutti gli apostoli, eccetto Natanaele e Tommaso,
andarono a far visita alle loro famiglie o a soggiornare con amici. In questa settimana
Gesù godette di un periodo di riposo quasi completo, ma Natanaele e Tommaso furono
molto occupati nelle loro discussioni con un filosofo greco di Alessandria di nome
Rodano. Questo Greco era divenuto recentemente un discepolo di Gesù grazie
all’insegnamento di un associato di Abner che aveva condotto una missione ad
Alessandria. Rodano era ora seriamente impegnato nel compito di armonizzare la sua
filosofia di vita con i nuovi insegnamenti religiosi di Gesù, ed era venuto a Magadan
nella speranza che il Maestro discutesse questi problemi con lui. Egli desiderava anche
ottenere una versione di prima mano ed autorevole del vangelo da Gesù o da uno dei suoi
apostoli. Anche se il Maestro rifiutò d’intavolare una simile discussione con Rodano, lo
ricevette con gentilezza e ordinò immediatamente a Natanaele e a Tommaso di ascoltare
tutto ciò che aveva da dire e che a loro volta gli parlassero del vangelo.
1. LA FILOSOFIA GRECA DI RODANO
Lunedì mattina presto Rodano iniziò una serie di dieci incontri con Natanaele,
Tommaso ed un gruppo di circa due dozzine di credenti che si trovavano a Magadan.
Queste conversazioni, condensate, riunite e riesposte in linguaggio moderno, offrono alla
nostra considerazione i pensieri seguenti:
La vita umana consiste in tre grandi spinte—gli impulsi, i desideri e le attrazioni.
Un carattere forte, una personalità dominante, si acquisisce soltanto convertendo
l’impulso naturale della vita nell’arte di vivere in società, trasformando i desideri
immediati in quelle aspirazioni superiori che consentono delle realizzazioni durevoli,
mentre l’ordinaria attrazione dell’esistenza deve essere trasferita dalle proprie idee
convenzionali e stabilite ai regni più elevati delle idee inesplorate e degli ideali non
scoperti.
Più la civiltà diviene complessa, più l’arte di vivere diverrà difficile. Più sono
rapidi i cambiamenti negli usi sociali, più diverrà complicato il compito di sviluppare il
carattere. Affinché il progresso continui, ogni dieci generazioni l’umanità deve imparare
di nuovo l’arte di vivere. E se l’uomo diviene così ingegnoso da accrescere più
rapidamente le complessità della società, l’arte di vivere dovrà essere nuovamente
appresa ad intervalli minori, forse ad ogni singola generazione. Se l’evoluzione dell’arte
di vivere non riesce a tenere il passo con la tecnica dell’esistenza, l’umanità ritornerà
rapidamente al semplice istinto di vivere—al raggiungimento della soddisfazione dei
desideri immediati. Così l’umanità resterà immatura; la società non riuscirà a raggiungere
la piena maturità.
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La maturità sociale è equivalente al grado in cui l’uomo accetta di rinunciare alla
gratificazione dei suoi desideri meramente transitori e momentanei a favore di quelle
aspirazioni superiori, la cui realizzazione attraverso lo sforzo procura le soddisfazioni più
abbondanti di avanzamento progressivo verso scopi permanenti. Ma il segno certo della
maturità sociale è la volontà di un popolo a rinunciare al diritto di vivere in pace ed
appagato secondo le comode regole dell’attrazione delle credenze stabilite e delle idee
convenzionali, a favore del richiamo inquietante e spossante della ricerca delle possibilità
inesplorate per il raggiungimento di mete non scoperte di realtà spirituali idealistiche.
Gli animali rispondono nobilmente agli impulsi della vita, ma solo l’uomo può
raggiungere l’arte di vivere, benché la maggior parte dell’umanità provi soltanto l’istinto
animale di vivere. Gli animali conoscono solo questo impulso cieco ed istintivo; l’uomo è
capace di trascendere questo impulso di funzione naturale. L’uomo può scegliere di
vivere sul piano elevato dell’arte intelligente, anche su quello della gioia celeste e
dell’estasi spirituale. Gli animali non indagano sui propositi della vita; perciò non si
preoccupano mai, né si suicidano. Presso gli uomini il suicidio testimonia che tali esseri
sono emersi dallo stadio dell’esistenza puramente animale, ed inoltre che gli sforzi
esplorativi di tali esseri umani per raggiungere i livelli artistici dell’esperienza mortale
sono falliti. Gli animali non conoscono il significato della vita; l’uomo non solo possiede
la capacità di riconoscere i valori e di comprendere i significati, ma è anche cosciente del
significato dei significati—è cosciente del proprio discernimento.
Quando gli uomini osano rinunciare ad una vita d’intensi desideri naturali per una
vita d’arte avventurosa e di logica incerta, devono prevedere di sopportare i rischi
conseguenti d’incidenti emotivi—conflitti, dispiaceri ed incertezze—almeno fino a
quando non abbiano raggiunto un certo grado di maturità intellettuale ed emotiva. Lo
scoraggiamento, la preoccupazione e l’indolenza sono un segno evidente dell’immaturità
morale. La società umana è posta di fronte a due problemi: il raggiungimento della
maturità dell’individuo ed il raggiungimento della maturità della razza. L’essere umano
maturo comincia subito a guardare tutti gli altri mortali con sentimenti di tenerezza e con
spirito di tolleranza. Gli uomini maturi trattano le persone immature con l’amore e la
considerazione che i genitori nutrono per i loro figli.
La riuscita nella vita non è né più né meno che l’arte di dominare le tecniche
affidabili per risolvere problemi ordinari. Il primo passo nella soluzione di un problema
consiste nell’individuare la difficoltà, isolare il problema e riconoscere francamente la
sua natura e la sua gravità. Il grande errore è che, quando i problemi della vita suscitano
le nostre paure profonde, noi rifiutiamo di riconoscerli. Similmente, quando il
riconoscimento delle nostre difficoltà comporta la diminuzione della nostra presunzione a
lungo accarezzata, o l’ammissione dell’invidia o l’abbandono di pregiudizi
profondamente radicati, la persona comune preferisce aggrapparsi alle vecchie illusioni di
salvezza e ai falsi sentimenti di sicurezza a lungo coltivati. Solo una persona coraggiosa
accetta onestamente di ammettere, e di affrontare intrepidamente, ciò che scopre una
mente sincera e logica.
La soluzione saggia ed efficace di un qualunque problema richiede che la mente sia
libera da prevenzioni, da passioni e da tutti gli altri pregiudizi puramente personali che
potrebbero interferire nell’analisi imparziale dei fattori reali che costituiscono il problema
che si presenta per essere risolto. La soluzione dei problemi della vita richiede coraggio e
sincerità. Soltanto gli individui onesti e coraggiosi sono capaci di procedere
intrepidamente attraverso il labirinto complicato e confuso della vita nel quale può
condurli la logica di una mente intrepida. E questa emancipazione della mente e
dell’anima non può mai essere effettuata senza la potente spinta di un entusiasmo
intelligente che rasenta lo zelo religioso. È necessaria l’attrazione di un grande ideale per
indurre l’uomo
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a perseguire uno scopo irto di difficili problemi materiali e di numerosi rischi intellettuali.
Anche se siete efficacemente armati per affrontare le situazioni difficili della vita,
non potete sperare di riuscire se non siete dotati di quella saggezza di mente e di quel
fascino di personalità che vi consentono di ottenere il sostegno e la cooperazione cordiale
dei vostri simili. Non potete sperare in un largo successo sia nel lavoro secolare che
religioso se non riuscite ad imparare come persuadere i vostri simili, come convincere gli
uomini. Dovete semplicemente avere tatto e tolleranza.
Ma il migliore di tutti i metodi per risolvere un problema l’ho appreso da Gesù, il
vostro Maestro. Mi riferisco a ciò che egli pratica con tanta perseveranza e che vi ha così
fedelmente insegnato: la meditazione adoratrice in solitudine. In questa abitudine di Gesù
di andarsene così spesso da solo per comunicare con il Padre che è nei cieli risiede la
tecnica, non solo per acquisire forza e saggezza per i conflitti ordinari della vita, ma
anche per appropriarsi dell’energia per risolvere i problemi più elevati di natura morale e
spirituale. Ma anche dei metodi corretti per risolvere i problemi non compenseranno i
difetti innati della personalità o l’assenza di fame e di sete per la vera rettitudine.
Io sono profondamente impressionato dall’abitudine di Gesù di andarsene da solo
per impegnarsi in questi periodi di esame solitario dei problemi della vita, per cercare
nuove riserve di saggezza e di energia al fine di affrontare le molteplici esigenze del
servizio sociale; per ravvivare ed approfondire il proposito supremo della vita
sottomettendo effettivamente l’intera personalità alla coscienza del contatto con la
divinità; per cercare d’impossessarsi di metodi nuovi e migliori per adattare se stesso alle
situazioni sempre mutevoli dell’esistenza vissuta; per effettuare quelle ricostruzioni vitali
e quei raggiustamenti delle proprie attitudini personali che sono così essenziali per un
accresciuto discernimento di qualunque cosa sia valida e reale; e per fare tutto ciò
guardando solo alla gloria di Dio—per sussurrare con sincerità la preghiera favorita del
vostro Maestro: “Sia fatta non la mia, ma la tua volontà.”
Questa pratica di adorazione del vostro Maestro porta quella distensione che
rinnova la mente, quella illuminazione che ispira l’anima, quel coraggio che permette di
far bravamente fronte ai propri problemi, quella comprensione di sé che cancella la paura
debilitante, e quella coscienza dell’unione con la divinità che dota l’uomo della certezza
che gli permette di osare di essere simile a Dio. La distensione dell’adorazione, o la
comunione spirituale qual è praticata dal Maestro, allevia la tensione, elimina i conflitti
ed accresce potentemente le risorse totali della personalità. E tutta questa filosofia,
aggiunta al vangelo del regno, costituisce la nuova religione quale io la comprendo.
Il pregiudizio rende cieca l’anima al riconoscimento della verità, e il pregiudizio
può essere rimosso solo dalla devozione sincera dell’anima all’adorazione di una causa
che abbraccia tutti e che include tutti i propri simili. Il pregiudizio è inseparabilmente
legato all’egoismo. Il pregiudizio può essere eliminato solo abbandonando
l’egocentrismo e sostituendolo con la ricerca della soddisfazione di servire una causa che
è non solo più grande di se stessi, ma che è anche più grande di tutta l’umanità—la
ricerca di Dio, il raggiungimento della divinità. La prova della maturità di una personalità
consiste nella trasformazione del desiderio umano, in modo che esso cerchi
costantemente la realizzazione di quei valori che sono i più elevati e i più divinamente
reali.
In un mondo in continuo cambiamento, in mezzo ad un ordine sociale in
evoluzione, è impossibile mantenere mete di destino fisse e stabilite. La stabilità
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della personalità può essere sperimentata solo da coloro che hanno scoperto ed accettato
il Dio vivente come meta eterna di raggiungimento infinito. E per trasferire così il proprio
scopo dal tempo all’eternità, dalla terra al Paradiso, dall’umano al divino, bisogna che
l’uomo si rigeneri, si converta, nasca a nuova vita, che diventi il figlio ricreato dello
spirito divino, che ottenga di entrare nella fraternità del regno dei cieli. Tutte le filosofie e
le religioni che non raggiungono questi ideali sono immature. La filosofia che io insegno,
unita al vangelo che voi predicate, rappresenta la nuova religione della maturità, l’ideale
di tutte le generazioni future. E ciò è vero perché il nostro ideale è finale, infallibile,
eterno, universale, assoluto ed infinito.
La mia filosofia mi ha fornito l’impulso di cercare le realtà del vero compimento,
lo scopo della maturità. Ma il mio impulso era impotente, la mia ricerca mancava di forza
propulsiva, la mia investigazione soffriva della mancanza di certezza di orientamento. E
queste deficienze sono state abbondantemente compensate da questo nuovo vangelo di
Gesù, con la sua migliorata visione, con la sua elevazione d’ideali e con la sua stabilità di
scopi. Senza più dubbi ed esitazioni io posso ora affrontare apertamente l’avventura
eterna.
2. L’ARTE DI VIVERE
Vi sono due soli modi in cui i mortali possono vivere insieme: il modo materiale o
animale e il modo spirituale o umano. Mediante l’impiego di segnali e di suoni gli
animali sono in grado di comunicare tra di loro in misura limitata. Ma tali forme di
comunicazione non trasmettono significati, valori o idee. L’unica differenza tra l’uomo e
l’animale è che l’uomo può comunicare con i suoi simili per mezzo di simboli che
designano e identificano con maggiore certezza significati, valori, idee ed anche ideali.
Poiché gli animali non possono comunicare idee gli uni con gli altri, non possono
sviluppare una personalità. L’uomo sviluppa la personalità perché può comunicare con i
suoi simili in merito alle sue idee ed ai suoi ideali.
È questa capacità di comunicare e di condividere i significati che costituisce la
cultura umana e che permette all’uomo, attraverso le associazioni sociali, di costruire
delle civiltà. La conoscenza e la saggezza divengono cumulative per la capacità
dell’uomo di comunicare queste acquisizioni alle generazioni successive. Da ciò nascono
le attività culturali della razza: arte, scienza, religione e filosofia.
La comunicazione tra esseri umani mediante simboli predetermina la formazione di
gruppi sociali. Il più efficace di tutti i gruppi sociali è la famiglia, e più particolarmente i
due genitori. L’affetto personale è il legame spirituale che tiene unite queste associazioni
materiali. Una tale relazione efficace è anche possibile tra due persone dello stesso sesso,
com’è abbondantemente dimostrato nei rapporti di amicizia autentica.
Queste associazioni di amicizia e di affetto reciproco sono socializzanti e
nobilitanti perché incoraggiano e favoriscono i seguenti fattori essenziali dei livelli
superiori dell’arte di vivere:
1. Una reciproca autoespressione ed autocomprensione. Molti nobili impulsi
umani si spengono perché non c’è nessuno che ascolta la loro espressione. In verità non è
bene che l’uomo sia solo. Un certo grado di riconoscimento ed una certa quantità di
apprezzamento sono essenziali allo sviluppo del carattere umano. Senza l’amore sincero
di una famiglia nessun bambino può raggiungere
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il pieno sviluppo di un carattere normale. Il carattere è qualcosa di più della sola
mente e della sola morale. Di tutte le relazioni sociali che si ritiene sviluppino il carattere,
la più efficace e ideale è l’amicizia affettuosa e comprensiva di un uomo e di una donna
nel mutuo legame di un vincolo coniugale intelligente. Il matrimonio, con le sue
molteplici relazioni, è il più indicato per far scaturire quegli impulsi preziosi e quei
motivi superiori che sono indispensabili allo sviluppo di un carattere forte. Io non esito
quindi a glorificare la vita di famiglia, perché il vostro Maestro ha saggiamente scelto la
relazione padre-figlio come la vera pietra angolare di questo nuovo vangelo del regno. Ed
una tale comunità ineguagliabile di relazioni, un uomo e una donna nell’amorevole
abbraccio degli ideali più elevati del tempo, è un’esperienza così preziosa e soddisfacente
che vale qualunque prezzo, qualunque sacrificio, richiesto per il suo possesso.
2. L’unione delle anime—la mobilitazione della saggezza. Ogni essere umano
acquisisce presto o tardi un certo concetto di questo mondo ed una certa visione di quello
successivo. Ora è possibile, mediante un’associazione di personalità, unire questi punti di
vista dell’esistenza temporale e delle prospettive eterne. La mente dell’una accresce così i
suoi valori spirituali acquisendo molto della percezione dell’altra. In questo modo gli
uomini arricchiscono l’anima mettendo in comune le loro rispettive doti spirituali.
Similmente, in questo stesso modo, l’uomo è in grado di evitare quella tendenza sempre
presente di cadere vittima di visioni distorte, di punti di vista pregiudizievoli e di
ristrettezza di giudizio. La paura, l’invidia e la vanità possono essere evitate soltanto
dall’intimo contatto con altre menti. Io richiamo la vostra attenzione sul fatto che il
Maestro non vi manda mai da soli a lavorare per l’espansione del regno; vi manda sempre
a due a due. E poiché la saggezza è superconoscenza, ne consegue che nell’unione della
saggezza il gruppo sociale, piccolo o grande, condivide reciprocamente tutta la
conoscenza.
3. L’entusiasmo per la vita. L’isolamento tende ad esaurire la carica d’energia
dell’anima. L’associazione con i propri simili è essenziale per rinnovare il gusto per la
vita ed è indispensabile per conservare il coraggio di condurre quelle battaglie che sono
conseguenti all’ascesa a livelli superiori della vita umana. L’amicizia eleva le gioie e
glorifica i trionfi della vita. Le associazioni umane amichevoli ed intime tendono ad
eliminare la sofferenza delle sue pene e le difficoltà di molte delle sue amarezze. La
presenza di un amico eleva ogni bellezza ed esalta ogni bontà. Per mezzo di simboli
intelligenti l’uomo può vivificare ed allargare le capacità di apprezzamento dei suoi amici.
Una delle glorie supreme dell’amicizia umana è questo potere e questa possibilità dello
stimolo reciproco dell’immaginazione. Un grande potere spirituale è insito nella
coscienza della devozione sincera ad una causa comune, della mutua fedeltà ad una Deità
cosmica.
4. L’accresciuta difesa contro ogni male. L’associazione di personalità e l’affetto
reciproco sono un’efficace assicurazione contro il male. Le difficoltà, i dispiaceri, le
delusioni e le sconfitte sono più dolorose e scoraggianti quando sono sopportate da soli.
L’associazione non trasforma il male in rettitudine, ma aiuta grandemente ad attenuarne il
tormento. Il vostro Maestro ha detto: “Beati quelli che sono nel dolore”—se un amico è là
per consolarli. C’è una forza positiva nella conoscenza che vivete per il benessere degli
altri, e che questi altri vivono similmente per il vostro benessere ed il vostro avanzamento.
L’uomo languisce nell’isolamento. Gli esseri umani si scoraggiano infallibilmente
quando guardano soltanto alle transazioni transitorie del tempo. Il presente, quando è
separato dal passato e dal futuro, diviene di una banalità esasperante. Un semplice
sguardo al cerchio dell’eternità può ispirare l’uomo a fare del suo meglio e
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può sfidare il meglio che c’è in lui a fare il massimo. E quando l’uomo è così al suo
meglio, vive più disinteressatamente per il bene degli altri, dei suoi simili che
soggiornano nel tempo e nell’eternità.
Ripeto, questa associazione ispirante e nobilitante trova le sue possibilità ideali
nella relazione umana del matrimonio. È vero, molto si ottiene fuori del matrimonio, e
molti, moltissimi matrimoni non riescono affatto a produrre questi frutti morali e
spirituali. Troppo spesso il matrimonio è affrontato da coloro che cercano altri valori che
sono inferiori a queste unioni superiori di maturità umana. Il matrimonio ideale deve
essere fondato su qualcosa di più stabile delle fluttuazioni del sentimento e
dell’incostanza della semplice attrazione sessuale; deve essere basato su una devozione
personale sincera e reciproca. E così, se si possono costruire tali piccole unità fidate ed
efficaci di associazione umana, quando queste sono riunite insieme, il mondo diverrà una
grande e glorificata struttura sociale, la civiltà della maturità mortale. Una tale razza
potrebbe cominciare a realizzare qualcosa dell’ideale del vostro Maestro di “pace in terra
e buona volontà tra gli uomini”. Anche se una tale società non fosse perfetta o
interamente priva di male, si avvicinerebbe almeno alla stabilizzazione della maturità.
3. LE ATTRATTIVE DELLA MATURITÀ
Lo sforzo per raggiungere la maturità necessita di lavoro, ed il lavoro richiede
energia. Da dove viene il potere di compiere tutto ciò? Si possono considerare acquisiti i
fattori fisici, ma il Maestro ha ben detto che “l’uomo non può vivere di solo pane”.
Ammesso il possesso di un corpo normale e di una salute ragionevolmente buona,
bisogna poi cercare le attrattive che agiranno da stimolo per far scaturire le forze
spirituali sopite dell’uomo. Gesù ci ha insegnato che Dio vive nell’uomo; allora come
possiamo indurre l’uomo a liberare questi poteri di divinità e d’infinità legati all’anima?
Come indurremo gli uomini a consentire che Dio possa venire a ristorare la nostra anima
al suo passaggio, servendo inoltre al proposito d’illuminare, elevare e benedire
innumerevoli altre anime? Come posso io risvegliare meglio questi benèfici poteri latenti
che dormono nella vostra anima? Di una cosa sono certo: l’eccitazione emotiva non è lo
stimolo spirituale ideale. L’eccitazione non accresce l’energia; essa esaurisce piuttosto i
poteri sia della mente che del corpo. Da dove viene allora l’energia che compie queste
grandi cose? Osservate il vostro Maestro. Anche ora è sulle colline a recuperare forza
mentre noi siamo qui a consumare energia. Il segreto di tutto questo problema è racchiuso
nella comunione spirituale, nell’adorazione. Dal punto di vista umano è una questione di
meditazione e di riposo congiunti. La meditazione stabilisce il contatto della mente con lo
spirito; la distensione determina la capacità per la ricettività spirituale. E questo cambio
dalla forza alla debolezza, dal coraggio alla paura, dalla volontà di Dio alle proprie
intenzioni, costituisce l’adorazione. Quantomeno questo è il punto di vista del filosofo.
Quando queste esperienze sono frequentemente ripetute, si cristallizzano in
abitudini, in abitudini di adorazione che infondono energia, e tali abitudini si traducono
alla fine in un carattere spirituale, ed un tale carattere è infine riconosciuto dai propri
simili come una personalità matura. All’inizio queste pratiche sono difficili e prendono
molto tempo, ma quando divengono abituali procurano sia riposo che risparmio di tempo.
Più la società diviene complessa e le attrattive della civiltà si moltiplicano, più diverrà
urgente la necessità per gli individui che conoscono Dio di costituire queste pratiche
protettive abituali destinate a conservare e ad accrescere le loro energie spirituali.
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Un altro requisito per il raggiungimento della maturità è l’adattamento cooperativo
dei gruppi sociali ad un ambiente in continuo cambiamento. L’individuo immaturo
suscita l’antagonismo dei suoi simili; l’uomo maturo ottiene la collaborazione cordiale
dei suoi associati, cosa che moltiplica considerevolmente i frutti degli sforzi della sua vita.
La mia filosofia mi dice che vi sono dei momenti in cui io devo combattere, se ce
n’è bisogno, per difendere il mio concetto di rettitudine, ma io non dubito che il Maestro,
con un tipo più maturo di personalità, conquisterebbe facilmente e con grazia un’uguale
vittoria con la sua tecnica superiore e seducente di tatto e di tolleranza. Troppo spesso,
quando si lotta per una buona causa, finisce che escono sconfitti sia il vincitore che il
vinto. Soltanto ieri ho udito il Maestro dire che “un uomo saggio, quando cerca di entrare
per una porta chiusa, non distrugge la porta, ma cerca piuttosto la chiave con cui aprirla”.
Troppo spesso noi ingaggiamo una battaglia semplicemente per convincere noi stessi che
non abbiamo paura.
Questo nuovo vangelo del regno rende un grande servizio all’arte di vivere, nel
senso che fornisce un incentivo nuovo e più ricco per una vita superiore. Esso presenta
una meta di destino nuova e più elevata, un proposito di vita supremo. E questi nuovi
concetti del fine eterno e divino dell’esistenza sono in se stessi degli stimoli trascendenti
che suscitano la reazione di quanto risiede di meglio nella natura superiore dell’uomo. Su
ogni vetta del pensiero intellettuale si trova distensione per la mente, forza per l’anima e
comunione per lo spirito. Da questa posizione vantaggiosa di vita superiore l’uomo può
trascendere le irritazioni materiali dei livelli inferiori della mente—preoccupazione,
gelosia, invidia, vendetta e l’orgoglio di una personalità immatura. Queste anime che
salgono in alto si liberano da una moltitudine di conflitti ricorrenti per le piccole cose
della vita, divenendo così libere di prendere coscienza delle correnti superiori di concetti
spirituali e di comunicazioni celesti. Ma il proposito della vita deve essere gelosamente
preservato dalla tentazione di cercare realizzazioni facili e transitorie; similmente deve
essere sostenuto in modo da renderlo immune dalle disastrose minacce del fanatismo.
4. L’EQUILIBRIO DELLA MATURITÀ
Pur mirando unicamente al raggiungimento delle realtà eterne, dovete anche
provvedere alle necessità della vita temporale. Benché lo spirito sia la nostra meta, la
carne è un fatto. Occasionalmente il necessario per vivere può caderci in mano per caso,
ma generalmente dobbiamo lavorare con intelligenza per procurarcelo. I due problemi
maggiori della vita sono: vivere una vita temporale e raggiungere la sopravvivenza eterna.
Ed anche il problema di guadagnarsi da vivere richiede la religione per la sua soluzione
ideale. Questi sono entrambi dei problemi altamente personali. La vera religione, infatti,
non funziona al di fuori dell’individuo.
I fattori essenziali della vita temporale, quali io li vedo, sono:
1. Buona salute fisica.
2. Mente chiara e pura.
3. Capacità e perizia.
4. Ricchezza—i beni della vita.
5. Capacità di resistere alle sconfitte.
6. Cultura—istruzione e saggezza.
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Anche i problemi fisici di salute e di efficienza corporale si risolvono meglio
quando sono considerati dal punto di vista religioso dell’insegnamento del nostro
Maestro: che il corpo e la mente dell’uomo sono la dimora del dono degli Dei, lo spirito
di Dio che diviene lo spirito dell’uomo. La mente dell’uomo diviene allora il mediatore
tra le cose materiali e le realtà spirituali.
Ci vuole intelligenza per assicurarsi la propria parte delle cose desiderabili della
vita. È totalmente errato supporre che la fedeltà nel fare il proprio lavoro quotidiano
assicurerà la ricompensa della ricchezza. A parte l’acquisizione occasionale e accidentale
di ricchezza, le ricompense materiali della vita temporale scorrono in certi canali bene
organizzati, e solo coloro che hanno accesso a questi canali possono aspettarsi di essere
ben remunerati per i loro sforzi temporali. La povertà sarà sempre la sorte di tutti gli
uomini che cercano la ricchezza in canali isolati e individuali. Una saggia pianificazione,
perciò, diviene la sola cosa essenziale per la prosperità nel mondo. Il successo richiede
non solo dedizione al proprio lavoro, ma anche che si funzioni come parte di qualcuno
dei canali della ricchezza materiale. Se non siete saggi, potete dedicare una vita devota
alla vostra generazione senza una ricompensa materiale; se siete un beneficiario casuale
del flusso di ricchezza, potete vivere nel lusso senza aver fatto niente di utile per i vostri
simili.
L’abilità è ciò che si eredita, mentre la perizia è ciò che si acquisisce. La vita non è
reale per chi non sa far nulla bene, espertamente. La perizia è una delle fonti reali di
soddisfazione nella vita. L’abilità implica il dono della perspicacia, della lungimiranza.
Non lasciatevi ingannare dalla tentazione dei vantaggi di atti disonesti; accettate di
lavorare per ricompense successive inerenti ad uno sforzo onesto. Il saggio sa distinguere
tra mezzi e fini; d’altronde, l’eccessiva pianificazione per il futuro contrasta talvolta il
suo stesso proposito elevato. Se cercate il piacere, dovreste sempre mirare a produrne
quanto a consumarne.
Esercitate la vostra memoria a conservare come in un sacro deposito gli episodi
della vita fortificanti e meritevoli, che potete ricordare all’occasione per il vostro piacere
e la vostra edificazione. Costruite così per voi stessi ed in voi stessi delle gallerie come
riserva di bellezza, di bontà e di grandezza artistica. Ma i ricordi più nobili sono le
reminiscenze gelosamente custodite dei grandi momenti di una splendida amicizia. E tutti
questi tesori della memoria irradiano le loro influenze più preziose ed esaltanti nel
contatto liberatore dell’adorazione spirituale.
Ma la vita diventerà un fardello dell’esistenza se non imparate come sbagliare con
grazia. C’è un’arte nella sconfitta che le anime nobili imparano sempre; dovete sapere
sempre come perdere con gioia; non dovete temere le delusioni. Non esitate mai ad
ammettere un fallimento. Non cercate di nascondere il fallimento sotto falsi sorrisi ed un
ottimismo radioso. È una bella cosa pretendere sempre di avere successo, ma i risultati
finali sono terribili. Una tale tecnica porta direttamente alla creazione di un mondo irreale
e al crollo inevitabile della disillusione totale.
Il successo può generare coraggio e promuovere fiducia, ma la saggezza proviene
soltanto dalle esperienze di aggiustamento sui risultati delle proprie sconfitte. Gli uomini
che preferiscono le illusioni ottimistiche alla realtà non possono mai divenire saggi. Solo
coloro che affrontano i fatti e si aggiustano sugli ideali possono raggiungere la saggezza.
La saggezza ingloba sia i fatti che gli ideali e perciò salva i suoi adepti dai due sterili
estremi della filosofia—l’uomo il cui idealismo esclude i fatti ed il materialista che è
privo di visione spirituale. Quelle anime timorose che possono sostenere la lotta della vita
soltanto con
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l’aiuto continuo di false illusioni di successo sono condannate a subire il fallimento e a
sperimentare la sconfitta quando alla fine si ridestano dal mondo dei sogni delle loro
stesse immaginazioni.
È in tale fatto di far fronte ad un fallimento e di adattarsi alla sconfitta che la
visione lungimirante della religione esercita la sua influenza suprema. Il fallimento è
semplicemente un episodio educativo—un esperimento culturale nell’acquisizione della
saggezza—nell’esperienza di un uomo alla ricerca di Dio che si è imbarcato
nell’avventura eterna dell’esplorazione di un universo. Per quest’uomo una sconfitta non
è che un nuovo strumento per il raggiungimento di livelli superiori della realtà universale.
La carriera di un uomo che cerca Dio può rivelarsi un grande successo alla luce
dell’eternità, anche se l’intero corso della vita temporale può apparire come uno
schiacciante fallimento, purché ogni fallimento nella vita abbia prodotto la cultura della
saggezza ed un conseguimento spirituale. Non commettete l’errore di confondere
conoscenza, cultura e saggezza. Esse sono legate nella vita, ma rappresentano valori
spirituali assai differenti; la saggezza domina sempre la conoscenza e glorifica sempre la
cultura.
5. LA RELIGIONE DELL’IDEALE
Voi mi avete detto che il vostro Maestro considera la religione umana autentica
come l’esperienza dell’individuo con le realtà spirituali. Io ho considerato la religione
come l’esperienza dell’uomo che reagisce a qualcosa che egli considera essere degno
dell’omaggio e della devozione di tutta l’umanità. In questo senso la religione simbolizza
la nostra devozione suprema a ciò che rappresenta il nostro concetto più elevato degli
ideali della realtà e la capacità massima della nostra mente nei confronti delle possibilità
eterne della realizzazione spirituale.
Quando gli uomini reagiscono alla religione in senso tribale, nazionale o razziale, è
perché considerano gli estranei al loro gruppo come non veramente umani. Noi
consideriamo sempre l’oggetto della nostra fedeltà religiosa come meritevole del rispetto
di tutti gli uomini. La religione non può mai essere una questione di semplice credenza
intellettuale o di ragionamento filosofico; la religione è sempre ed eternamente un modo
di reagire alle situazioni della vita; è un modo di comportarsi. La religione ingloba
pensieri, sentimenti ed atti di rispetto verso una realtà che noi stimiamo degna
dell’adorazione universale.
Se qualcosa è divenuto una religione nella vostra esperienza, è evidente di per sé
che voi siete già divenuto un evangelista attivo di quella religione, poiché considerate il
concetto supremo della vostra religione meritevole del culto di tutta l’umanità, di tutte le
intelligenze dell’universo. Se non siete un evangelista positivo e missionario della vostra
religione, ingannate voi stesso per il fatto che ciò che chiamate religione è soltanto una
credenza tradizionale o un semplice sistema di filosofia intellettuale. Se la vostra
religione è un’esperienza spirituale, l’oggetto della vostra adorazione deve essere la realtà
spirituale universale e l’ideale di tutti i vostri concetti spiritualizzati. Tutte le religioni
basate sulla paura, sull’emozione, sulla tradizione e sulla filosofia io le chiamo religioni
intellettuali, mentre quelle basate sulla vera esperienza spirituale le chiamerei le vere
religioni . L’oggetto della devozione religiosa può essere materiale o spirituale, vero o
falso, reale o irreale, umano o divino. Le religioni possono quindi essere buone o cattive.
La moralità e la religione non sono necessariamente la stessa cosa. Un sistema di
morale, impadronendosi di un oggetto di adorazione, può diventare una religione. Una
religione, perdendo il suo richiamo universale alla fedeltà e alla devozione suprema, può
evolversi in un sistema di filosofia o in un codice di morale. Questa cosa, essere, stato, od
ordine d’esistenza, o possibilità di
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compimento che costituisce l’ideale supremo della fedeltà religiosa, e che è il
beneficiario della devozione religiosa di coloro che adorano, è Dio. Indipendentemente
dal nome attribuito a questo ideale della realtà spirituale, esso è Dio.
Le caratteristiche sociali di una vera religione consistono nel fatto che essa cerca
invariabilmente di convertire l’individuo e di trasformare il mondo. La religione implica
l’esistenza d’ideali sconosciuti che trascendono di gran lunga i criteri conosciuti di etica e
di morale incorporati negli usi sociali anche più elevati delle istituzioni più mature della
civiltà. La religione cerca di raggiungere ideali sconosciuti, realtà inesplorate, valori
superumani, una saggezza divina ed una vera realizzazione spirituale. La vera religione fa
tutto questo; tutte le altre credenze non sono degne di questo nome. Non ci può essere
una religione spirituale autentica senza l’ideale supremo e superno di un Dio eterno. Una
religione senza questo Dio è un’invenzione dell’uomo, un’istituzione umana di credenze
intellettuali senza vita e di cerimonie emozionali senza significato. Una religione può
sostenere come oggetto della sua devozione un grande ideale. Ma tali ideali irreali non
sono realizzabili; un tale concetto è illusorio. I soli ideali suscettibili di compimento
umano sono le realtà divine dei valori infiniti che risiedono nel fatto spirituale del Dio
eterno.
La parola Dio, l’idea di Dio in contrasto con l’ideale di Dio, può divenire una parte
di qualsiasi religione, per quanto puerile o falsa possa essere quella religione. E questa
idea di Dio può divenire qualsiasi cosa scelgano di farne coloro che ce l’hanno. Le
religioni inferiori modellano le loro idee di Dio per adattarle allo stato naturale del cuore
umano; le religioni superiori chiedono che il cuore umano sia cambiato per rispondere
alle esigenze degli ideali della vera religione.
La religione di Gesù trascende tutti i nostri concetti precedenti dell’idea di
adorazione, nel senso che non solo egli descrive suo Padre come l’ideale della realtà
infinita, ma dichiara positivamente che questa sorgente divina di valori e centro eterno
dell’universo è veramente e personalmente raggiungibile da ogni creatura mortale che
sceglie di entrare nel regno dei cieli sulla terra, riconoscendo così l’accettazione della
filiazione con Dio e della fratellanza con gli uomini. Questo, a mio avviso, è il più alto
concetto di religione che il mondo abbia mai conosciuto, ed io proclamo che non ce ne
potrà mai essere uno di più elevato, poiché questo vangelo abbraccia l’infinità delle realtà,
la divinità dei valori e l’eternità delle realizzazioni universali. Un tale concetto costituisce
il compimento dell’esperienza dell’idealismo del supremo e dell’ultimo.
Io non sono solo affascinato dagli ideali impeccabili di questa religione del vostro
Maestro, ma mi sento fortemente spinto a professare la mia credenza nel suo annuncio
che questi ideali delle realtà spirituali sono raggiungibili; che voi ed io possiamo iniziare
questa lunga ed eterna avventura con la sua assicurazione della certezza che alla fine
arriveremo alle porte del Paradiso. Fratelli miei, io sono un credente, mi sono imbarcato;
sono in cammino con voi in questa avventura eterna. Il Maestro dice che è venuto dal
Padre e che ci mostrerà la via. Io sono pienamente persuaso che dice la verità. Sono
definitivamente convinto che non vi sono ideali di realtà o valori di perfezione
raggiungibili al di fuori dell’eterno Padre Universale.
Io vengo, allora, ad adorare non solo il Dio delle esistenze, ma il Dio della
possibilità di tutte le esistenze future. Bisogna quindi che la vostra devozione ad un ideale
supremo, se quell’ideale è reale, sia una devozione a questo Dio degli universi passati,
presenti e futuri di cose e di esseri. E non c’è altro Dio, perché non può esserci qualche
altro Dio. Tutti gli altri dei sono invenzioni dell’immaginazione, illusioni della mente
mortale, deformazioni di una falsa logica ed idoli che ingannano coloro che li creano. Sì,
si può avere una religione senza questo
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Dio, ma ciò non significa nulla. E se cercate di sostituire la parola Dio alla realtà di
questo ideale del Dio vivente, avete soltanto ingannato voi stessi mettendo un’idea al
posto di un ideale, di una realtà divina. Queste credenze sono solo religioni di pura
fantasia.
Io vedo negli insegnamenti di Gesù la religione al suo meglio. Questo vangelo ci
consente di cercare il vero Dio e di trovarlo. Ma accettiamo noi di pagare il prezzo di
questo ingresso nel regno dei cieli? Vogliamo nascere di nuovo? Essere rifatti?
Accettiamo di sottoporci a questo terribile e provante processo di autodistruzione e di
ricostruzione dell’anima? Non ha detto il Maestro: “Chiunque vuol salvare la propria vita
deve perderla. Non pensate che io sia venuto a portare la pace, ma piuttosto una lotta
dell’anima”? È vero, dopo aver pagato il prezzo della consacrazione alla volontà del
Padre noi sperimentiamo una grande pace purché continuiamo a camminare in questi
sentieri spirituali di vita consacrata.
Ora abbandoniamo veramente le attrattive dell’ordine d’esistenza conosciuto e
dedichiamo senza riserve la nostra ricerca alle attrattive dell’ordine sconosciuto ed
inesplorato dell’esistenza di una vita futura di avventure nei mondi spirituali
dell’idealismo superiore della realtà divina. E cerchiamo quei simboli di significato con
cui trasmettere ai nostri simili questi concetti della realtà dell’idealismo della religione di
Gesù, e non cesseremo di pregare per quel giorno in cui tutta l’umanità vibrerà per la
visione comune di questa verità suprema. Attualmente il nostro concetto focalizzato del
Padre, quale conserviamo nel nostro cuore, è che Dio è spirito; qual è trasmesso ai nostri
simili, è che Dio è amore.
La religione di Gesù esige un’esperienza vivente e spirituale. Altre religioni
possono consistere in credenze tradizionali, in sentimenti emotivi, in coscienze
filosofiche, ed in tutto ciò, ma l’insegnamento del Maestro richiede il raggiungimento di
livelli effettivi di progressione spirituale reale.
La coscienza dell’impulso ad essere simili a Dio non è vera religione. I sentimenti
dell’emozione di adorare Dio non sono vera religione. La conoscenza della convinzione
di rinunciare a se stessi e di servire Dio non è vera religione. La saggezza del
ragionamento che questa religione è la migliore di tutte non è religione come esperienza
personale e spirituale. La vera religione si riferisce al destino e alla realtà del
raggiungimento così come alla realtà e all’idealismo di ciò che è sinceramente accettato
per fede. E tutto questo ci deve essere reso personale dalla rivelazione dello Spirito della
Verità.
Così terminarono le dissertazioni del filosofo greco, uno dei più grandi della sua
razza, che era divenuto un credente nel vangelo di Gesù.
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