drammaturgia michelangelo bellani con luciana angeletti caroline

Carne
ispirato a “Il visibile e l’invisibile” di M.Merleau-Ponty
drammaturgia
michelangelo bellani
con
luciana angeletti
caroline baglioni
giulia battisti
michelangelo bellani
marianna masciolini
marco rufinelli
istallazione scenografica
marianna masciolini
voce dell'incipit
manlio sgalambro
disegno luci
gianni staropoli
tecnico luci
giovanna bellini
supervisione suono
valerio di loreto
regia
c.l.grugher
produzione
teatro stabile dell'umbria /la società dello spettacolo
ufficio stampa teatro stabile dell’umbria
roberta rem, francesca torcolini
organizzazione
mariella nanni
residenza monty kultuurfaktor, anversa (belgio) – stuk kunstencentrum, leuven (belgio)
anteprima: 23/09/2012 festival internazionale della creazione contemporanea, teatro secci terni
° La trilogia
Carne è il terzo elemento di una trilogia dedicata alla ricerca filosofica
contemporanea che comprende La società dello spettacolo da Guy Debord,
(omonimo saggio da cui prende nome la compagnia) e Il delitto perfetto da
Jean Baudrillard.
La trilogia dello spettacolo è dedicata a un’ideale ‘misura’ dello sguardo sul
mondo, alla presenza, alla ricerca d'autenticità, a l’immagine e l’apparenza.
L’immagine e l’apparenza del mondo è problema antico, basti pensare al Mito
delle caverna di Platone. Distinguere ciò che è autentico da ciò che non lo è…
Il problema non riguarda però soltanto l’immagine e la rappresentazione in
quanto tali, come affermato in tante filosofie novecentesche, ma il bisogno
che ha la società ha di queste immagini. È vero che la vista è il senso
predominante dello 'spettacolo' ma il problema sta nell’indipendenza e
nell'indifferenza raggiunta da queste rappresentazioni che si sottraggono alla
ragione critica degli uomini rendendo vuota ogni comunicazione.
Per l’uomo contemporaneo è diventato difficilissimo decifrare il mondo nella
infinita pulsione dei segni e delle manifestazioni dell’apparire: det-tagli,
frammenti, la falsificazione delle condizioni di vita, l’omologazione a una
libertà consumistica, la dittatura 'gentile' di una ragione economica. Dunque
la morte dell'individuo come «spettacolo» sociale ne La società dello
spettacolo; la morte dell'«alterità» ne Il delitto perfetto; la «vita» per Carne.
° Carne
Carne, ispirato all'opera incompiuta “Il visibile e l'invisibile” del filosofo
Maurice Merleau-Ponty, è l’elemento più propriamente rivelativo del nostro
orizzonte teatrale. La «carne» è presenza, dunque esistenza, autenticità. La
carne non è semplicemente il corpo. Il corpo può essere offeso, umiliato,
segretamente vissuto come colpa, anorressizzato, obesizzato, torturato,
idolatrato, violentato: il corpo è fabbricato dalle leggi simboliche della cultura;
non la carne, che è l'Essere, sintesi armonica di corpo e idea, evidenza e
oscurità, presenza e latenza. Nella carne del mondo c’è tutto - anche la sua
controparte [Gengenseite] - ciò che appare e il respiro di tutto ciò che non si
vede.
° Il visibile e l'invisibile
Il visibile e l’invisibile è una straordinaria vista sul mondo delle cose e della
coscienza delle cose. Esprime una speciale percezione, una speciale cura, una
speciale fede… è una poesia che danza nello spazio, che gioca con lo
spaziotempo e con la percezione dei fenomeni… « Non credere a un Dio che
non sappia danzare» scrive Nietzsche. - Non è la follia. - Al contario è la
traslucidissima cognizione che si avvale dell’intero spettro percettivo umano.
Perché sappiamo lanciare una palla e fare canestro? È un calcolo balistico
infinitesimale, imprecisabile, indeterminabile e invece diviene reale, autentico,
nel gesto che scolpisce la traiettoria dell’oggetto...
attraverso uno sguardo, un’attenzione, un’attitudine del tutto spontanee,
essenziali. È una questione di allenare una facoltà…
è una questione di attenzione, bellezza…
L’attenzione porta alla cura, all’amore, forse alla verità.
° quadri d'attrazione
Una sequenza di quadri o gradi (poetici) [quadri d’attrazione]
scritti a partire dalle suggestioni della filosofia merleaupontyana e da una storia di vita realmente vissuta.
Attraverso le evocazioni fortemente 'carnali' dei gesti dei
performer e le evocazioni dell’arte contemporanea (la
scenografia è un'istallazione scultorea di Marianna Masciolini),
si cerca di esprimere e di suscitare nello spettatore una
‘chimia' autentica, seppur velata, di sentimenti quotidiani
seguendo una speciale ‘luce’ gettata sulle cose. Non si pensi
all’astrazione pura, ma a delle immagini di bellezza e poesia
elementari. Uno ‘zoom’ emotivo per evocare la comune
esperienza del sentire, attraverso sensazioni e stati d'animo
che non possono essere pienamente delucidati e tradotti in
termini, ma che forse costituiscono l’esperienza più autentica
del percepire e, in ultima analisi, del vivere.
Un UOMO e una DONNA al termine della vita, ripercorrono l'esperienza più traumatica della
loro esistenza: la morte della figlia proprio nel momento della nascita. Le immagini e le voci
del passato divengono il luogo della ricerca del riscatto a quell'irriducibile dolore che l’infinito
sprofonda sulla fine. Questo luogo è abitato da altre figure della memoria e della coscienza:
FIGLIA NON NATA che cerca disperatamente di far udire ai genitori la propria voce; DIO,
sceso in terra per rimediare agli orrori della sua onnipotenza; la MADRE della donna, in preda
alla lucida follia della vecchiaia; e infine NARCISO impegnato a osservare e 'registrare' il
riflesso sfuggente o l’apparenza dei sentimenti umani. Gli spettatori guardano attraverso il
‘filtro’, la filigrana di una “Retina” e sicccome vedere è anche vedersi, è un’esperienza
dell’intimo umano oppure un'esperienza attraverso cui liberarsi dalla propria stessa riflessione.
L'”IO è un altro” sembra ammonire l'uccisione di NARCISO in un linguaggio di poesia che offre
a ciascuno forme immediate per condividere un 'respiro' di autenticità.
Una storia che, dopo la Genesi sconosciuta del magma dell'Universo, affronta la Tempesta, il
Diluvio Univesale, il Labirinto dell'esistere, per un UOMO e una DONNA. Personaggi archetipi
di una vicenda che si svolge, singolare e al tempo stesso universale, fra le ' ombre' delle idee e
del linguaggio in un'immaginaria Caverna, alla ricerca della verità. La platonica, mitica caverna
delle ombre, evocata nell'incipit dalla voce sapiente di Manlio Sgalambro.
° Maurice Merleau-Ponty (1908-1961)
È uno dei grandi maestri della filosofia contemporanea. È considerato il più originale
erede della Fenomenologia, disciplina filosofica fondata da Edmund Husserl, la quale
designa lo studio delle apparenze illusorie, ossia delle fonti d’errore.
Merleau-Ponty, morto appena cinquantunenne - l'ultima sua opera incompiuta, “Il
visibile e l'invisibile” (da cui trae origine il presente progetto) uscita postuma nel 1964
- delinea un orizzonte concettuale che ha suscitato l'interesse non solo degli specialisti
del mondo filosofico, ma anche di tutti coloro che hanno a che fare con il VISIBILE,
l'IMMMAGINE, LA PERCEZIONE e con i LINGUAGGI DELL’ARTE.
Si apre, secondo
Meleau-Ponty, un nuovo
compito per il pensiero,
davanti al quale la filosofia
tradizionale si trova
impreparata. Forse alcuni grandi pittori hanno 'pensato' meglio dei filosofi questa ‘vista’
del mondo.
La sintesi più originale del filosofo francese riguarda il concetto di CARNE - che non a
caso non trova posto in nessun'altra speculazione filosofica.
La carne è quel «chiasma» di idea e corpo che è l'elemento più appropriato per
designare l'Essere, la cui visibilità (il cui darsi a vedere) non è circoscritta all'universo
osservabile, ma comprende le dimensioni, le linee di fuga, gli scarti, le rifrazioni, che
l'apparenza del mondo obliquamente suggerisce in quanto alone, sentore o traccia
d'invisibile. Invisibile, dunque, che non è assenza assoluta, ma assenza «quasi
presente». Invisibile che non 'appare', non per strabismo umano, ma per statuto
ontologico dell'Essere stesso che è, nella sua esistenza carnale, 'composto' di «Visibile»
e «Invisibile».
Comprendere e manifestare l’essere in maniera autentica significa perciò
dare ascolto tanto alle sostanze materiali, visibili, tanto all'universo
invisibile ma non per questo meno reale e presente nell'esistenza umana.
« Far sentire - far sentire fare immaginare - far credere dare un'idea sincera Lasciar morire, quando è ora »
video dello spettacolo al sito
www.lasocietadellospettacolo.org
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