Valmarina, tesoro ancora nascosto Il Parco vuol

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L’ECO DI BERGAMO
SABATO 25 LUGLIO 2015
Valmarina, tesoro ancora nascosto
Il Parco vuol rilanciare l’ex monastero
«Lorenzi,
la medicina
vissuta come
una missione»
Colli. Nel bilancio recuperati 500 mila euro per manutenzioni, ma anche nuovi interventi
Le proposte dell’assemblea: una frasca da aprire nei fine settimana e spazi per altri enti
DIANA NORIS
Si cerca una visione
di sviluppo per l’ex monastero
di Valmarina, non solo sede
del Parco dei Colli, ma anche
complesso monumentale di
pregio, ma ancora poco conosciuto.
L’obiettivo dell’assemblea
del Parco è aprire sempre di
più la storica struttura al pubblico, organizzando eventi e
dando la possibilità di degustare i prodotti locali, magari
sotto una frasca, come quelle
che in passato punteggiavano i
Colli.
Per farlo, il Parco ha a disposizione un bel tesoretto, 537
mila euro, risultato da un’operazione di accertamento straordinario dettata dalle nuove
normative: «Il risultato dell’accertamento ha dato risultati positivi, 537 mila euro che
l’ente può investire subito, ma
prendiamoci un po’ di tempo
per decidere». Locatelli sottolinea anche la necessità di
pensare alle manutenzioni: «È
inutile fare una bella opera se
non c’è la possibilità di mantenerla».
Ma qualche nuova idea già
bolle in pentola e comprende
due progetti già finanziati e i
cui lavori inizieranno entro la
fine dell’anno: «Abbiamo avuto il via libera dalla Sovrintendenza, il progetto per rimuo-
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vere le barriere architettoniche è stato approvato – annuncia il vicepresidente del
Parco, Angelo Colleoni –. Inoltre martedì iniziano i lavori
per il rifacimento del cortile.
Sono due interventi già finanziati che ci permetteranno di
razionalizzare meglio gli spazi: sposteremo gli uffici e ricaveremo spazi da offrire ad altri
enti. Penso ad altri Parchi della nostra provincia che potrebbero venire qui, nella stessa sede è più facile portare
avanti progetti insieme».
Tra le proposte di Colleoni,
anche mercatini agricoli con i
prodotti dei Colli e la possibilità di aprire una frasca: «Abbiamo sentito un operatore,
sarebbe nei fine settimana e
non ci sarebbe la cucina, si offrirebbero solo dei taglieri –
spiega il vicepresidente –. Sono iniziative che al Parco costerebbero poco e darebbero
però una grande visibilità».
Previsti degli accorgimenti sul
fronte mobilità, come due
piazzole di sosta per Atb e delle misure per rendere l’accesso al parco meno pericoloso,
«potrebbe anche esserci una
semaforizzazione» anticipa
Colleoni.
Tra gli amministratori presenti (membri dell’Assemblea), il sindaco di Ponteranica Alberto Nevola solleva
Giuseppe Lorenzi
L’ultimo saluto
L’ex monastero di Valmarina, sede del Parco dei Colli
1 Entro fine anno
i cantieri per
abbattere le barriere
architettoniche
e rifare il cortile
qualche perplessità: «Vorrei
capire qual è il modello di sviluppo per Valmarina, perché
se è quello che si è visto ad
Astino, io dico fermiamoci –
sbotta Nevola –. Ci sono problemi che poco conciliano con
la gestione delle aree orientate ai fini della conservazione e
valorizzazione. Capisco la necessità di accedere agli spazi,
ma deve essere gestita e fina-
lizzata». Il presidente Locatelli chiarisce subito: «Distinguerei l’eventuale utilizzo di
questa struttura con Astino –
sottolinea –. Accolgo le sollecitazioni a non rovinare questi
luoghi, ma quando si parla di
frasca in Valmarina è un discorso minimo, sappiamo che
il punto di confine tra il disturbo e la vivibilità è labile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sono stati celebrati
ieri nel Tempio votivo di Santa
Lucia i funerali di Giuseppe
Lorenzi, lo storico direttore sanitario della Clinica San Francesco scomparso nei giorni
scorsi all’età di 87 anni. Una cerimonia sentita e partecipata,
celebrata da monsignor Alberto Carrara e concelebrata da
don Giuseppe Donghi, a lungo
cappellano della Clinica Castelli, dove Lorenzi aveva iniziato la sua carriera di medico.
Numerose le testimonianze
di chi ha voluto sottolineare
come per Lorenzi quella di medico fosse una missione verso il
paziente, considerato nella sua
interezza e soprattutto come
persona. Un atteggiamento da
prendere a esempio, come aveva ricordato Giancarlo Gonella, attuale direttore sanitario
della San Francesco.
Nell’articolo pubblicato ieri
a pagina 22 è stata inserita la
fotografia di un altro defunto.
Ci scusiamo per l’errore.
LA STORIA
Un ladro a Madrid
e la lotta vana
con la burocrazia
«L’
operazione è riuscita perfettamente, il
paziente è morto». È una battuta un po’ «macabra» per indicare una situazione in cui le cose
sono andate come dovevano,
hanno seguito l’iter stabilito,
ma il risultato non è quello che
si dovrebbe ottenere. Anzi.
Si può estendere, questa battuta, alla situazione paradossale vissuta in Spagna da una studentessa bergamasca che ha
pensato di raccontare al nostro
giornale quanto le è accaduto.
Una situazione nella quale tutte le «procedure» sono state rispettate, i personaggi coinvolti
hanno fatto tutti il proprio dovere – «anche con gentilezza e
comprensione», spiega la giovane – ma alla fine il risultato
non è stato quello desiderato.
Francesca (il nome è di fantasia) nei giorni scorsi si trovava a Madrid, giunta nella capitale spagnola da Marsiglia, con
un volo low cost. E a Marsiglia doveva tornare, con un volo di oggi.
Non aveva però fatto i conti con
un ladro, che a Madrid le ha portato
via la borsa, nella quale c’era, tra
l’altro, la carta d’identità, rilasciata
dal Comune di Bergamo. Superato
lo scoraggiamento iniziale, Francescascattacon le procedure di rito
e si fa inviare dall’Italia le fotocopie
di carta d’identità e passaporto (internetormaipermettequasitutto).
Poi corre a fare denuncia alla polizia spagnola. Tutto bene. Tutti
gentili. Attenti ad aiutare la giovane turista. Resta un problema: la
compagnia aerea. Quella con cui
viaggia Francesca, contrariamente
ad altre, è particolarmente rigida
sui documenti d’imbarco. Non bastano le fotocopie dei documenti
e la denuncia firmata. Serve
un’identificazione certa, una carta
che certifichi l’identità di Francesca. Che corre al Consolato italiano
di Madrid per chiedere aiuto e, appunto, un documento d’emergenza. È previsto: si chiama Emergency travel document (Etd), un docu-
mento provvisorio di viaggio
che però – questo è il guaio –
vale solo per il viaggio di rientro
in Italia o nel Paese nel quale si
risiede stabilmente. Al Consolato sono gentilissimi e precisi:
l’Etd si può rilasciare solo dopo
l’esibizione di una carta d’imbarco verso l’Italia (Bergamo).
«Ma come? Vengo da Marsiglia
e devo tornare a Marsiglia, dove
ho auto e valigie... E non siamo
comunitari? Non esiste forse
un’area Schengen, di libera circolazione?». Tutto vero, precisano comprensivi dal Consolato. Ma la direttiva europea che
regolamenta l’Etd prevede solo
il rimpatrio. Pochissime – in
questo caso nessuna – le eccezioni. «Il paziente è morto».
No, per fortuna no. La «lotta» con la burocrazia è vana?
Suppliscono l’inventiva e internet: c’è «Blablacar», che offre
un viaggio alternativo, in auto,
senza bisogno di documenti.
Ma restano le domande:
possibile che per una compagnia aerea che fa viaggiare
ovunque con facilità non bastino, in caso d’emergenza, fotocopie dei documenti e relativa
denuncia di furto? E un Consolato non può, nella società digitale, certificare l’identità di un
cittadino in modo autonomo?
Magari collegandosi – via web?
– con l’anagrafe del Comune...
Non resta che prendersela
col ladro.
Alberto Campoleoni