Regno Unito

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REGNO UNITO
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SUPERFICIE
230.762 kmq
POPOLAZIONE
61.899.000
RIFUGIATI
269.363
SFOLLATI
---
APPARTENENZA
RELIGIOSA
Cristiani 80%
Agnostici 14,4%
Musulmani 2,7%
Altri 2,9%
Cattolici
5.186.000
Società multiculturale, multietnica e multireligiosa, la
Gran Bretagna sperimenta le contraddizioni di un modello di
convivenza che sembra volgersi prevalentemente a scapito della maggioranza dei cittadini cristiani.
Sebbene vi siano 26 vescovi anglicani tra i componenti
della Camera dei Pari e vi sia una Chiesa di Stato, «in quattro
quinti delle scuole non si svolgono recite natalizie», come ha
denunciato il deputato Mark Pritchard alla fine del 2007, invitando «coloro che vogliono vedere la Chiesa cristiana ridotta ai
margini di questa nazione», ad «avere il coraggio di dirlo, piuttosto di utilizzare i diritti di altre religioni come pretesto». Fra
l’altro, l’infondatezza delle argomentazioni laiciste appare evidente dalle dichiarazioni rese dal Muslim Council of Britain:
«Non vediamo ragioni per alcun musulmano di essere indignato o offeso per la celebrazione del Natale o di ogni altra ricorrenza di ogni altra fede».
Anche da parte di alcuni non credenti, come il Poeta Laureato Andrew Motion, si lamenta il fatto che i bambini britannici siano stati privati del loro patrimonio culturale in quanto il
sistema di istruzione omette ormai l’insegnamento della storia
e della storia biblica, e si avverte del pericolo della scomparsa
dalla cultura generale dei racconti tradizionali, non più proposti agli alunni delle scuole.
Un trattamento equo nei confronti della maggioranza, tuttavia, sembra ben lungi dall’essere perseguito, quando prevale
l’idea di concedere maggiori diritti alle minoranze, come nel
caso delle disposizioni impartite nel 2008 ai responsabili dei
Musei, delle Biblioteche e degli Archivi britannici affinché rimuovano la Bibbia, Qu’ran e altri testi sacri dagli scaffali superiori per evitare di recare offesa ai seguaci dell’Islam.
Un’indagine condotta dal 21 aprile al primo maggio 2009
dalla società specializzata in ricerche statistiche ComRes, indica come i cristiani osservanti delle pratiche e dei precetti religiosi si sentano discriminati a causa della loro fede. Il 20% dei
512 credenti cristiani, selezionati da ComRes per condurre la
ricerca, ha dichiarato di aver sperimentato incomprensioni e incontrato ostacoli sul luogo di lavoro a causa della propria appartenenza religiosa. Il 5% degli intervistati ritiene che la di-
scriminazione contri i credenti praticanti abbia influito negativamente sulla propria
carriera lavorativa che ha subito ritardi. La frequenza con cui accadono episodi di discriminazione porta alla convinzione di tre su quattro degli intervistati da ComRes che
attualmente in Gran Bretagna c’è meno libertà religiosa rispetto a vent’anni fa. Una su
cinque delle persone del campione d’indagine ha dichiarato che la discriminazione
contro i cristiani è più accentuata in Gran Bretagna che nelle altre nazioni dell’Europa occidentale.
Ampia eco hanno suscitato le dichiarazioni del Rev.mo Dr. John Sentamu, arcivescovo anglicano di York, che nel febbraio 2009 ha affermato che la maggioranza silenziosa dei cristiani doveva difendere la sua eredità. Ha citato vari episodi di manifestazione di pregiudizi anti-cristiani, riportati dai media. Uno di questi casi ha coinvolto Jennie Cain, un centralinista di una scuola elementare che sospesa per aver utilizzato la sua email di lavoro per chiedere agli amici di pregare per lei. Fa’ seguito al
precedente in cui era stata rimproverata la figlia di cinque anni per evangelizzare i
compagni di classe.
In particolare, il problema risulta generato da alcune recenti direttive emesse dal
governo britannico in tema di protezione della libertà e del rispetto dell’individuo, stabilite dal governo con la collaborazione della British Humanist Association (Bha) e di
Equality and Human Rights Commission (Ehrc). Tra le conseguenze possibili dell’attuale quadro giuridico, un impiegato rischia di essere incriminato per tentato plagio e
coercizione verso gli altri dipendenti se sul luogo di lavoro manifesta la propria fede
religiosa insieme ad altri membri della stessa azienda.
Anche il sostegno al concetto tradizionale del matrimonio può condurre all’esclusione dai fondi pubblici. Alle organizzazioni caritative britanniche si richiede
infatti di accettare le unioni civili, contratte fra omosessuali, come condizione necessaria per continuare la propria opera di assistenza all’adozione e all’affido, secondo
quanto impone l’Equality Act (Sexual Orientation) Regulations entrato in vigore nell’aprile 2007.
A tali conclusioni è giunto anche un documentario trasmesso dalla rete televisiva pubblica, la British Broadcasting Corporation, il giorno di Pasqua del 2010. Nicky
Campbell, autore del servizio: “I cristiani sono perseguitati?” ha suscitato scalpore accusando le istituzioni di non rispettare la libertà di coscienza dei cristiani imponendo
loro il rispetto di alcune direttive per la parità degli omosessuali.
Il caso più eclatante, in tale contesto, è l’arresto di un predicatore protestante Dale McAlpine, avvenuto il 20 aprile 2010 a Workington, nella Cumbria, in seguito a un
sermone pubblico in cui condannava la pratica omosessuale. Dopo essere stato trattenuto in caserma per sette ore, il predicatore cristiano è stato accusato in base alle leggi sull’ordine pubblico, emanate nel 1986 per il contrasto al vandalismo e agli eccessi dei tifosi, riconvertite ora per reprimere la libertà d’espressione. Il funzionario di
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polizia che lo ha denunciato si è identificato come ufficiale di collegamento fra la comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e la polizia della Cumbria. Dopo il rilascio su cauzione, McAlpine è stato avvertito che non potrà più predicare in pubblico.
Perfino le cosiddette leggi anti-discriminatorie producono talvolta discriminazione nei confronti di funzionari pubblici, che si trovano ad affrontare, sul luogo di lavoro, censure, azioni disciplinari e in alcuni casi il licenziamento. Sebbene in teoria
l’Employment Equality (Religion or Belief) Regulations 2003 dichiari illegale, sulla
base della religione o del credo, discriminare direttamente o indirettamente, sottoporre chiunque a comportamenti aggressivi o a umiliazioni che riguardino la religione e
il credo, nella pratica tali disposizioni agiscono contro la dignità delle persone. Una ricerca, pubblicata nel febbraio 2009 dal Chartered Management Institute, ha rilevato
che, tra l’aprile 2007 e l’aprile 2008, il numero di casi di discriminazione sul posto di
lavoro per motivi religiosi portati dinanzi al tribunale ha raggiunto il numero di 600,
in aumento rispetto ai 486 casi segnalati nei dodici mesi precedenti. Non si tratta unicamente di vittime cristiane. Ma alcune di loro lo sono ed è diffuso il timore delle conseguenze derivanti dalle disposizioni contenute in Religion Or Belief: A Practical
Guide For The National Health Service, che recitano: «Agli appartenenti ad alcune religioni [...] si richiede di predicare e tentare di convertire altri. In un luogo di lavoro
ciò può causare problemi, dato che le persone non religiose e quelle appartenenti ad
altre religioni possono sentirsi aggredite». Perciò, al fine di «evitare equivoci e lamentele, dovrebbe essere chiaro dal primo giorno di [...] lavoro, e costantemente ripetuto,
tale comportamento può essere individuate come aggressione...». Tra coloro che sono
incappati in punizioni per questo motivo, vi è un’infermiera cristiana battista, Caroline Petrie, di Weston-super-Mare, nella contea del Somerset, sospesa dal Servizio sanitario nazionale che l’ha accusata di non aver mostrato «impegno per l’eguaglianza
e la diversità» dopo che si era offerta di pregare per una paziente nel dicembre del
2008. In seguito, le è stato comunicato il reintegro sul posto di lavoro.
Nel regolamentare i rapporti fra fedeli di religioni diverse, si assiste a un’imbarazzante confusione fra le linee di condotta proposte dalle istituzioni. Appaiono indicativi episodi come quello accaduto a Birmingham, nella zona di Alum Rock, nel giugno 2008, in cui la polizia ha sconsigliato a due cristiani statunitensi di continuare a
fare propaganda per la strada in quanto la popolazione del quartiere è in maggioranza
islamica. La distribuzione ai passanti di estratti della Bibbia nel tentativo di convertire musulmani al cristianesimo, a parere di un assistente funzionario di polizia per il
supporto alla comunità islamica, costituirebbe, infatti, un reato d’intolleranza. E, per
questo, i due cristiani, Arthur Cunningham e Joseph Abraham, sono stati avvertiti delle possibili conseguenze sulla propria incolumità fisica, se avessero continuato nell’opera di apostolato. Invitati a non tornare nei paraggi anche da un altro agente di po-
lizia, i due chiedono ora un risarcimento dalla polizia del West Midlands, ritenendo
violato il loro diritto alla libertà di espressione religiosa.
Recentemente, l’allora vescovo anglicano di Rochester Michael Nazir-Ali ha
lanciato un allarme sulla difficoltà sperimentata dai cristiani che vivono e lavorano
nelle zone in cui alcuni predicatori fondamentalisti islamici tentano di imporre la propria egemonia.
Le tensioni, che talvolta sfociano in veri e propri atti di violenza, hanno condotto a un’aggressione contro un parroco, il canonico Michael Ainsworth, preso a calci e
pugni il 5 marzo 2008 da due giovani asiatici che pretendevano che la chiesa di St George-in-the-East a Wapping, nell’East End di Londra, in cui presta servizio, divenisse
una moschea. Si tratta soltanto di uno dei numerosi episodi di intolleranza verso i cristiani e i loro edifici di culto, commessi da parte di giovani del luogo, secondo quanto riferisce il reverendo Alan Green, decano della zona di Tower Hamlets. Le pressioni, tuttavia, paiono esercitate nei confronti di tutta la popolazione della zona. Shiria
Khatun, consigliere comunale laburista di Tower Hamlet e musulmana di orientamento laico, subisce ripetutamente aggressioni di tipo verbale per il suo stile di abbigliamento giudicato non consono alla sua appartenenza religiosa.
Sempre nell’East End londinese, il mese successivo, un padre e un figlio inglesi
sono stati allontanati dalla piscina pubblica del Clissold Leisure Centre a Stoke Newington in quanto non sono musulmani. Erano capitati, secondo quanto riferito dagli
amministratori del centro sportivo, in una delle mattinate domenicali riservate a gruppi “che hanno regole particolarmente strette sulla segregazione”, pur non essendo consentito allo staff indagare sull’appartenenza religiosa del pubblico.
Manca inoltre la tutela da parte delle forze dell’ordine, come denuncia Nizar
Hussein, convertito dall’islam al cristianesimo nel 1996 insieme alla moglie. La coppia, che vive a Bradford, nel West Yorkshire, è stata oggetto di minacce da parte di vicini, ma la polizia locale si è limitato a consigliare alle vittime di “smetterla di fare i
crociati” e di “trasferirsi altrove”.
Poiché si moltiplicano i casi d’intolleranza contro gli “apostati”, Christian Solidarity Worldwide, un’organizzazione britannica che si batte per i diritti umani, presieduta dall’ex ministro Jonathan Aitken, ha rivolto un appello alle Nazioni Unite e alla
comunità internazionale affinché adottino misure contro le nazioni e le comunità che
puniscono l’apostasia. In un proprio rapporto dal titolo No Place to Call Home (“Nessun posto che si possa chiamare casa”), Csw rende nota la condizione di chi abbandona l’islam e spesso rimane vittima di violazioni dei diritti umani, anche in Paesi come
il Regno Unito.
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Fonti:
Laura Clark, Pupils should be taught bible just for the great stories, says Poet
Laureate, The Daily Mail, 17 febbraio 2008.
Steve Doughty, Libraries put Bible on top shelf in a sop to Muslims, The Daily Mail,
18 febbraio 2008.
Amanda Perthen e Rhodri Phillips, Vicar attacked for ‘being a Christian’ after hate
campaign by yobs who claimed his church ‘should be a mosque’, The Sunday Mail,
16 marzo 2008.
Father and son banned from council swimming pool for not being Muslims, The
Daily Mail, 17 aprile 2008.
Ruth Gledhill, British Muslim ‘bullied’ for converting to Christianity, The Times, 28
aprile 2008.
Steve Doughty e Andy Dolan, You can’t preach the Bible here, this is a Muslim area.
(What a community policeman told two Christians), The Daily Mail, 2 giugno 2008.
Thomas M. Messner, Same–Sex Marriage and the Threat to Religious Liberty, 30
ottobre 2008, online:://www.heritage.org/research/family/bg2201.cfm.
Are Christians persecuted in the UK? The Guardian, 23 febbraio 2009, online:
Guardian.co.ukI cristiani in Gran Bretagna denunciano discriminazioni,
L’Osservatore Romano, 4 giugno 2009.
Martin Beckford, BBC’s Nicky Campbell: Christians feel persecuted by human rights
law and councils, The Daily Telegraph, 31 marzo 2010.
Heidi Blake, Christian preacher arrested for saying homosexuality is a sin, The
Telegraph, 2 maggio 2010.
Ziya Meral, No place to Call Home. New Malden: Christian Solidarity Worldwide,
2008.
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