L`informazione fra semantica sociale e vissuti soggettivi. Inclusione

L INFORMAZIONE FRA SEMANTICA SOCIALE VISSUTI
SOGGETTIVI.
Inclusione sociale, controllo, creatività
di Giulia Caramaschi
Oggi è diventato possibile percepire il tempo
come una vasta, simultanea sospensione di
tutto ciò che ci è possibile sapere e sentire,
con strati flessibili ma compatti, punti, spazi,
continuità e discontinuità. Questa prospettiva non ha alcun punto di fuga.
Derrick de Kerckhove
1. Introduzione
Da più di una ventina d anni la letteratura sociologica affronta le
trasformazioni che caratterizzano la contemporaneità lasciando intendere che
siamo di fronte a una svolta epocale dai tratti ancora incerti e non bene definiti.
La sensazione più frequente, sia nella letteratura sociologica ed economica,
sia nell ambito del sistema dei mass media, è che il cambio di scala che
caratterizza la fase del capitalismo avanzato sia da ricondursi in primo luogo a
due specifiche tendenze: la crescente tecnologizzazione che caratterizza le
dinamiche comunicative e i percorsi della globalizzazione.
L espressione comunemente utilizzata e ormai diffusa nell ambito della
società civile per descrivere il sociale contemporaneo è appunto quella di
società globale dell informazione.
Questo contributo intende esplorare la semantica dell informazione, ovvero
il patrimonio di idee, di metafore e di immagini che la società sviluppa intorno
al concetto di informazione e alle sue molteplici declinazioni. Il presupposto di
base è che la semantica rappresenti una lente di osservazione privilegiata per
comprendere gli aspetti cruciali della struttura della società e dei suoi
meccanismi di inclusione, ma anche delle soggettività che la abitano e che
elaborano i loro percorsi identitari e relazionali sullo sfondo delle descrizioni e
dei linguaggi del sociale.
Il quadro teorico di riferimento che ci permette di parlare dalla società e
1
della sua semantica è la teoria dei sistemi sociali che descrive la società come
un sistema operativamente chiuso che ha come proprio riferimento la
comunicazione in quanto realtà emergente. Tuttavia la proposta che qui si
avanza è che non sia sufficiente osservare esclusivamente agli aspetti sociali
dei mutamenti in atto; al contrario sembra essere quanto mai necessaria una
teoria della comunicazione che sappia cogliere anche gli spazi irriducibili
dell esperienza (Mazzoli 2001), per poter rendere conto dei percorsi individuali
e relazionali che prendono forma nel sociale e che, al tempo stesso, esercitano
sulla società una costante e imprescindibile fonte di irritazione.
2. Tracce semantiche nella società globale dell informazione
Cominciamo dall informazione dunque, intesa non tanto come processo,
ma come concetto, come costrutto comunicativo che è entrato a far parte della
semantica della società e che ha dato vita all etichetta di Società globale
dell informazione, intesa oggi come principale descrizione della società attuale.
Da una parte si tratta di una descrizione che trova il suo fondamento nella
co-evoluzione fra semantica e media della comunicazione, dall altra è una
definizione da indagare alla luce delle derive strutturali della società che la
semantica traduce e rende visibili in termini condivisi.
2.1 Società globale dell informazione e media della comunicazione
L intreccio fra semantica e tecnologie della comunicazione può essere letto
in rapporto all evoluzione delle forme di memoria e di sapere che hanno
caratterizzato le diverse epoche.
È una storia che parte dalle società orali1 o caratterizzate da una scrittura
non alfabetica, nelle quali il sapere si fonda su narrazioni mitologiche che
condensano legittimità e fondatezza in se stesse, senza bisogno di ricorrere a
una fonte autorevole esterna (Cassirer 1930, Lyotard 1979). Si tratta di una
tipologia di semantica fondata sul mito2, che si orienta alla distinzione fra noto
e ignoto, o meglio fra superficie e profondità delle cose che, oltre la loro
apparenza concreta, nascondono valori e riferimenti divini o ancestrali.
In correlazione con la scrittura alfabetica la semantica si ancora
1
Proponiamo qui, a titolo esemplificativo, un breve e sommario excursus sull evoluzione
delle tipologie semantiche in relazione ai media e alla società. Per approfondimenti si
rimanda, fra gli altri, a Ong (1982, op. cit.), McLuhan e McLuhan (1988, op. cit.), Luhmann
e De Giorgi (1992, op. cit.), Boccia Artieri (2004, op. cit.).
2
È stata definita semantica divinatoria (Esposito 2001) ed è associata alle forme di sapere
teocentriche (Qvortrup 2003) che caratterizzano le società pre-moderne.
2
principalmente al testo scritto che assume una valenza oggettivante e incarna il
valore della legittimità. Il pensiero teocentrico viene via via sostituito dalla
cultura antropocentrica (McLuhan, McLuhan 1988) che si sviluppa a partire
dal Rinascimento in poi. È così che prende forma una semantica che sostituisce
il sapere narrativo a un sapere scientifico (Lyotard 1979) che ricerca il valore
ontologico delle cose, il dogmatismo e i criteri di evidenza e plausibilità.
Con la stampa e in seguito con i mass-media prende forma un modello
semantico sviluppato sull idea di Cultura e sulla distinzione fra soggetto e
oggetto di conoscenza. Inizia una fase successiva che solo i nuovi media della
comunicazione saranno in grado di realizzare appieno. L evidenza e il
dogmatismo perdono il loro valore ontologico incrementando le dinamiche
della contingenza già inaugurate dalla scrittura, mentre la fondatezza acquisisce
un valore via via più relativo, fino a prefigurare la crisi di legittimità che,
nell epoca contemporanea, caratterizza ogni ambito del sapere (Lyotard 1979).
L evoluzione della memoria sociale dunque riflette notevoli incrementi dei
livelli di differenziazione del sapere e di varietà delle operazioni ad esso
connesse.
Ora, però, nuovi mutamenti sono in corso. Le nuove tecnologie hanno
trasformato gli orizzonti della comunicazione e ci hanno permesso di
sbarazzarci, forse del tutto, di forme di sapere riconducibili a parametri di
universalità e oggettività, oppure legati all idea di una Cultura, per sua natura
contingente ma dai confini riconoscibili: parliamo infatti non di Cultura ma di
culture, di ibridazioni, forme di piccole narrazioni autovalidantesi (Mazzoli
2001 e 2004).
Le pratiche di diffusione del sapere, inoltre, sono sempre più legate a un
sistema dei media che sta cambiando di fronte ai nuovi linguaggi
dell interattività e della convergenza, fino mostrarci nuove pratiche di
personalizzazione e di produzione del sapere e la fine della società di massa,
tradizionalmente associata ai media di massa.
Per certo una nuova semantica sta emergendo: le sue parole chiave sono
appunto globalizzazione, società dell informazione o della conoscenza.
L incremento dei livelli di varietà è facile da intuire. Ciò che appare meno
chiaro è il rapporto fra varietà e ridondanza che definisce gli specifici caratteri
di questa memoria3. In altri termini, ciò che occorre comprendere è come
3
La memoria si basa infatti su una specifica combinazione fra ridondanza e varietà, ovvero
sull equilibrio fra stabilità di tematiche ricorrenti ed elementi di innovazione che si
innestano sulle forme pre-esistenti di elaborazione del senso. Per questo il rapporto fra
ridondanza e varietà non è da intendersi necessariamente come inversamente proporzionale:
al contrario, la riorganizzazione delle ridondanza, l individuazione di nuove connessioni fra
concetti già noti, comporta, per una teoria o semplicemente per la descrizione di schemi
3
possono essere mantenuti dei parametri di stabilità di fronte alla molteplicità e
all eterogeneità degli elementi che caratterizzano il sociale contemporaneo.
Cominciamo ad osservare ciò che, come manifestazione più esplicita e
superficiale, la semantica mette a disposizione.
Una prima e banale considerazione è che si tratta di una descrizione che ci
parla delle tecnologie della comunicazione (società dell informazione).
Tuttavia, se andiamo un po più a fondo, ci rendiamo conto che i discorsi sulla
tecnica possono svelare meccanismi piuttosto complessi che hanno a che fare
con la ricorsività che caratterizza il sociale.
Come abbiamo sottolineato infatti, la semantica trova la propria origine in
connessione con i mezzi di comunicazione. La semantica della società
dell informazione si spinge oltre: include gli stessi mezzi nelle proprie
descrizioni.
Non è chiaramente un fatto del tutto nuovo ma pare ora essere spinto alle
estreme conseguenze. La semantica fondata sull oralità, non parlava delle
pratiche orali della comunicazione. Con la scrittura invece si sviluppa la
scienza retorica4 che consente di osservare i meccanismi di riflessività secondo
i quali la comunicazione inizia a descrivere se stessa in relazione alla
legittimità, all efficacia e alla forma del discorso.
Con la Cultura questi meccanismi vengono enfatizzati: basti pensare alla
nuova consapevolezza nei confronti dei linguaggi mediali, delle loro
potenzialità, che caratterizza le diverse forme culturali dalle arti, alle
manifestazioni di massa, all industria culturale (Gemini 2003).
Per questo possiamo dire che la semantica della società dell informazione si
fonda direttamente sui meccanismi di autoreferenza della comunicazione che
non solo descrive se stessa, ma si esplicita come primo e unico orizzonte per la
descrizione del mondo. Ci troviamo dunque di fronte a una società la cui
operazione principale è quella di comunicare sulla comunicazione.
In altre parole, i mezzi di comunicazione costituiscono il fondamento della
semantica attuale per due motivi: da una parte, come per ogni tipologia di
semantica, forniscono il substrato comunicativo, il linguaggio, che ne permette
l emergenza, dall altra rappresentano il contenuto, sono uno dei temi centrali
delle descrizioni della società e dei suoi elementi.
Stiamo parlando dunque di un processo circolare che ci porta a riconoscere
comportamentali (mode, pratiche espressive), una più elevata solidità che consente di tenere
in considerazione una maggiore varietà di elementi (Luhmann, De Giorgi 1994).
4
È la retorica la prima scienza sul linguaggio orientata alla persuasione, nella sua accezione
pragmatica (con i sofisti, nel V sec. a.C., e Aristotele, nella seconda metà del IV sec. a.C.), e
successivamente allo stile, con obiettivi di natura estetica (in particolare con Quintiliano con
il suo De institutione oratoria, I sec. d.C.).
4
l emergenza di una semantica che radicalizza la ricorsività trasformando la
propria origine (i mezzi di comunicazione) nel proprio scopo.
A ben vedere, abbiamo già raccolto diversi indizi che ci permettono di
approdare alle dinamiche di virtualizzazione che caratterizzano la
contemporaneità.
Per comprendere meglio, osserviamo le pratiche di produzione della
ridondanza che caratterizzano i diversi tipi di semantica.
La semantica mitologica comportava notevoli livelli di ridondanza fondati
sui rituali connessi a narrazioni mitologiche. La semantica antropocentrica,
associata prevalentemente alla scrittura, implicava invece forme di ridondanza
connesse alla legittimità e alla fondatezza dei saperi, orientate, del resto, a
fornire i presupposti per la gestione di varietà. La semantica della Cultura, che
affonda le radici nel relativismo e nella contingenza, organizza(va) la propria
ridondanza su principi di natura simbolica, ancor meno vincolanti: non più
legittimità ma coerenza, paradossalmente orientata a permettere l incremento
di varietà.
Nel caso della semantica della società dell informazione il processo si
mostra ancora più contraddittorio. In apparenza questa descrizione si fonda su
una totale rinuncia alla ridondanza basata sulla legittimazione di tutte le forme
di varietà: ammesso però che si tratti di forme di varietà funzionali alla
riproduzione della comunicazione.
È una semantica che lascia intendere, forse per la prima volta in modo
evidente, come la società sia del tutto svincolata da riferimenti di ordine
normativo o materiale. È così che queste descrizioni ci parlano di un sociale
che riproduce i propri elementi e le proprie regole a partire dagli stessi elementi
e dalle stesse regole: in maniera auto-referente e ricorsiva (Piazzi 1999).
2.2 Società globale dell informazione e struttura della società
Se l espressione società dell informazione, analizzata in combinazione con
i mezzi di comunicazione, è particolarmente illuminante per cogliere la
ricorsività del sociale e delle sue descrizioni, si mostra altrettanto rivelatrice se
osservata alla luce delle dinamiche che caratterizzano la struttura della società.
In primo luogo questa espressione ci indica come la nostra società si
espliciti come il luogo della comunicazione. O meglio: come sappiamo la
società è costituita da comunicazione (Luhmann, De Giorgi 1994). Ma in
questo caso, forse di nuovo per la prima volta, riscontriamo una forte
consapevolezza nei confronti di questa peculiarità.
La comunicazione diviene innanzitutto una risorsa produttiva. Ce lo spiega,
ad esempio, la centralità del terziario avanzato che ha gradualmente
soppiantato un economia basata sulla produzione; il fenomeno è ancora più
5
evidente se pensiamo alla finanziarizzazione dell economia che sposta l asse
dalla produttività verso una redditività completamente svincolata dalla logiche
di mercato e sempre più soggetta a eventi sociali e politici o alle percezioni
soggettive degli analisti (Capra 2002). Ugualmente, nell ambito del quotidiano,
la comunicazione può essere pensata come un occasione esperienziale che ha a
che fare con l accesso ai canali culturali, di formazione, di welfare, di
democrazia partecipativa.
Centralità della comunicazione, dunque, da intendersi, però, come crescente
processo di virtualizzazione del sociale.
Da un lato, infatti, la comunicazione viene pensata sempre meno in
funzione della sua specificità immanente legata al suo intrinseco valore d uso:
al contrario, si esplicita come risorsa, come merce dotata di valore di scambio.
Dall altro, queste dinamiche ci permettono di riconoscere come le risorse sulle
quali il sociale e le forme della vita si fondano assumano una natura
immateriale (Gorz 2003) che ha a che fare con meccanismi sempre più astratti
e contingenti.
Se ci soffermiamo sull evoluzione della struttura della società possiamo
osservare che l emergenza di questi caratteri è rintracciabile nel passaggio da
società segmentarie, strutturate sull uguaglianza dei diversi ambiti differenziati
in relazione alla parentela o al territorio, a società stratificate, strutturate in
classi sociali diseguali sulla base della ricchezza e di riferimenti simbolici.
Il corrispettivo semantico è dato dalla sostituzione dei concetti di origine e
di appartenenza con precetti finalistici orientati alla definizione di scopi da
perseguire socialmente; dalla trasformazione dell immaginario mitologico,
orientato alla discendenza e al legame fra un Ordine superiore e il territorio, in
una cultura dell Umanesimo che ha come riferimento ultimo l idea di
responsabilità individuale. Da qui la nascita di ideologie che fanno propria la
contingenza, fondate sulla divisione del lavoro e sulla carriera, il cui ideale
corrispondente è quello di libertà e uguaglianza nel senso di uguali possibilità
per tutti, proprio come indica la semantica borghese (Luhmann 1997).
Il passo evolutivo successivo è quello della differenziazione funzionale, che
a partire XVIII secolo si specifica come nuova struttura della società. I confini
interni alla società si definiscono a partire dai confini dei sistemi di funzione il
cui rapporto non è regolato gerarchicamente a livello della società globale.
Ogni sistema, del resto, è esclusivamente orientato alla propria funzione, a
partire dalla quale, attraverso meccanismi altamente selettivi, si rapporta con
gli altri ambiti del sociale.
Questo tipo di struttura non può essere correlato a semantiche orientate allo
scopo o supportate dall idea di principi regolatori di carattere universale;
nemmeno si può costruire sulla centralità dell individuo, inteso come entità
densa, dai contorni definiti. Al contrario, il profilo personale è descritto come
6
frammentato, in riferimento ai diversi ambiti del vivere sociale (familiare,
professionale, politico, amicale ecc.).
Allo stesso modo le idee si differenziano, agganciandosi ai diversi sistemi
di funzione e il sapere assume una forma poliedrica (Lyotard 1979, McLuhan,
McLuhan 1988): si configura in diversi territori di conoscenze e di esperienze
potenzialmente, ma non necessariamente, interconnessi.
La differenziazione funzionale e la sua semantica permettono dunque alla
società di gestire notevoli livelli di contingenza e di estendere incessantemente
i propri confini, non più connessi a logiche territoriali o identitarie, ma solo ai
diversi ambiti funzionali del sociale. I nuovi mezzi di comunicazione, del resto,
scardinano i tradizionali vincoli di spazio e di tempo, rendono il mondo più
piccolo, ampliano le possibilità di comunicazione accelerando a loro volta il
processo di erosione dei confini.
Da questa prospettiva, la nuova acquisizione evolutiva della società
funzionalmente differenziata, collegata allo sviluppo delle reti e delle
tecnologie della comunicazione, è data dall emergenza della cosiddetta societàmondo (Luhmann 1997).
Si tratta di riconoscere un ulteriore punto di svolta, tradotto, nelle autodescrizioni del sociale, con il termine globalizzazione.
Sul piano della semantica, la nozione unitaria di Cultura, se pur per sua
natura relativa e contingente, non può più essere soddisfacente. L idea di
Cultura infatti è associata a confini piuttosto rigidi, di ordine territoriale
(cultura europea e americana), religioso (cultura cattolica e islamica), persino
relativo alle classi sociali (cultura alta o cultura bassa), e così via. Tuttavia,
com è noto, non è più così semplice tracciare tali suddivisioni e i diversi ambiti
culturali paiono piuttosto rimescolati, se non ibridati, fra loro, al punto da
rendere sfumate le usuali demarcazioni con le quali pensiamo la nostra società.
La descrizione del mondo globale, allora, ha il compito rileggere, spiegare e
rendere concettualmente comprensibile tale rimescolamento che dà forma al
nuovo ordine o disordine globale. Si tratta, in particolare, di tradurre in
termini accettabili le categorie della contingenza, ovviamente senza ricorrere
all idea di coerenza e di stabilità.
L etichetta di società globale dell informazione appare quanto mai
adeguata per indicare questo orizzonte di senso connotato da un elevata
complessità e fondato su dinamiche di natura del tutto immateriale,
comunicativa appunto.
Non è un caso, infatti, che si parli di società globale dell informazione e
non della comunicazione. È vero che l informazione è una componente
fondamentale della comunicazione, ma porre l accento soprattutto su questa
variabile significa mettere in secondo piano gli aspetti relazionali che fondano
l atto comunicativo. Dire informazione significa prescindere dalle relazioni
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interpersonali o dalla co-presenza fra i comunicanti: significa fare riferimento a
una realtà comunicativa emergente e svincolata dalla specificità e dai vincoli
spazio-temporali.
Non solo. La stessa idea di informazione è connessa all idea di novità: un
contenuto comunicativo già noto non è informativo. La semantica della società
dell informazione, dunque, include in sé un particolare interesse per la
sorpresa: privilegia l instabilità alla coerenza. Operazione quanto mai
necessaria in un sociale in grado di abbracciare l intero globo, senza orientarsi
al proprio interno a categorie e demarcazioni rigide.
Informazione, infine, per riprendere la tradizione cibernetica, indica l unità
di misura della libertà di scelta che si ha quando si sceglie un messaggio
(Shannon, Weaver 1949). L espressione società dell informazione, allora,
rimanda direttamente all idea di libertà (dunque contingenza, varietà,
complessità), ma, per uscire da visioni ingenue, è bene sottolineare come si
ricolleghi a processi di quantificazione in grado di eludere il valore qualitativo
delle cose, per privilegiare una varietà dalla natura misurabile.
A ben vedere, si tratta di una semantica che permette di gestire le diversità
di valore, trasformandole in differenze che possono convivere nello stesso
orizzonte di senso. In questo modo la nostra epoca può gestire la
contemporanea presenza di mondializzazione e localismi, secolarizzazione e
fanatismi, orientamento alla professionalità e valorizzazione della vita privata
ecc. Sono certamente tendenze fra loro discordi, che divengono però
qualitativamente uniformi una volta tematizzate nella varietà del sociale e rese
così funzionali alla riproduzione della comunicazione. Questo è lo snodo
cruciale.
Ma non è tutto. Anche la descrizione del sapere, orizzonte sempre più
variegato e apparentemente centrale nella contemporaneità, si muove su
analoghi percorsi. Non è un caso infatti che un altra espressione chiave e
particolarmente rivelatrice della semantica attuale sia proprio società della
conoscenza. L idea di conoscenza, infatti, può essere considerata come
l equivalente funzionale dell idea di Cultura. Ma i caratteri che esprime sono
ben diversi da quelli connessi all idea di sapere perché rappresentano una
radicalizzazione estrema della virtualizzazione.
Spesso associata all ambito economico (economia della conoscenza), la
conoscenza diviene uno strumento di produzione, assume quindi la forma del
Capitale. Ciò rimanda alla potenziale riduzione di tutte le attività umane
cognitive, estetiche, relazionali ecc.
ad attività produttive, strumentali.
Conoscenza e attività umane, allora, non più come specificità, ma nella loro
nuova veste di competenze, prive di un valore d uso e caricate di un valore di
scambio che le rende equivalenti in termini qualitativi.
Non è tutto. Se l associazione di conoscenza e Capitale implica uno
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svilimento dell umano, comporta anche una profonda svalutazione del sapere
stesso (Gorz 2003), svuotato di quel valore ancestrale connesso alla tradizione,
alle storie individuali e collettive. Il Sapere diviene informazione: in un certo
senso scompare nelle dinamiche della virtualizzazione.
Pensiamo, per fare un esempio, al proliferare di corsi moda tipica degli
ultimi decenni che consentono, nel tempo libero, come hobby, di acquisire
conoscenze su determinate attività corso di fotografia, corso di ceramica,
corso di yoga, corso di ballo latino-americano, corso di teatro e così via.
Esempi di contingenza ma, sopratutto, esempi dell idea di conoscenza legata
alla sua trasmissibilità, e non al sapere da acquisire giorno per giorno in un
contesto culturale specifico e attraverso una costante pratica. Un sapere
certamente depotenziato, svilito appunto a mera informazione.
Si tratta di dinamiche necessariamente implicate nella struttura della società
e ben tradotte, in maniera semplificata e accettabile, nelle diverse declinazioni
di società globale dell informazione.
Per questo, anche se analizzata in abbinamento con la struttura della società,
questa semantica lascia ancora intendere in modo esplicito, come la società sia
orientata allo svincolamento delle specificità degli elementi fondano il vivere
sociale. O meglio: i particolarismi, le storie individuali, i riferimenti
tradizionali divengono funzionali nella misura in cui si rapportano alla
contingenza, si trasformano, per così dire, in differenze private del loro valore
specifico (Bartoletti 2004).
3. La costruzione dei confini nella società globale dell informazione
La semantica della società dell informazione, decostruita e ricomposta in
questi termini, si rivela un dominio di conoscenza in grado di tradurre le
dinamiche di ricorsività e contingenza che caratterizzano la società. È così che
riflette i percorsi di virtualizzazione del sociale, i quali, in virtù della loro
astrattezza, poco sembrano avere a che fare con l ambito dell umano.
Ma la società, si sa, non può prescindere dalle persone. Il punto, allora, è
quello di cercare di capire come il dominio di conoscenza messo a disposizione
da questa semantica possa tradursi nella concretezza del vivere, come proposta
sociale, come riferimento per modelli comportamentali adeguati per la
costruzione di una soggettività che trovi una collocazione all interno di queste
dinamiche.
Da una parte, ciò impone di gettare uno sguardo alla raffigurazione di
modelli identitari e relazionali che rientrino nei confini del sociale. Dall altra
diventa cruciale osservare come gli individui possano fare i conti con questi
modelli per attualizzare strategie concrete e creative di inclusione.
9
3.1 I luoghi della soggettività
Le descrizioni alle quali la società si orienta, sembrano essere sempre più
protese verso il dominio della tecnica e del sociale.
A ben vedere infatti il vero punto di svolta che questa semantica indica non
è riducibile semplicemente all incremento di complessità o ai percorsi di
virtualizzazione connessi alla globalizzazione e alla digitalizzazione. C è
qualcosa di più profondo che ha a che fare con lo statuto dell umano. Il nuovo
scarto sembra essere quello che ci permette di sbarazzarci non solo dell idea
del soggetto moderno (denso, pesante, determinante) presente anche nei
discorsi sull identità collettiva della società di massa e nella semantica della
Cultura, ma del riferimento stesso alla dimensione della soggettività
(Abruzzese 2004).
Il transito è verso il post-umano (non a caso, altra parola chiave della
semantica5) che sembra indicare, in primo luogo, un accrescimento delle
facoltà umane, da quelle sensoriali (come dimostrato nei diversi esperimenti di
tecnoarte), a quelle cognitive e comunicative (ad esempio le possibilità di
estroflessione della memoria), fino al potenziamento o alla sostituzione di
alcune funzioni vitali (si pensi alla portata degli innesti biotecnologici che
consente ora l ingegneria genetica).
D altra parte, però, il post-umano rappresenta un dominio di senso nel quale
il soggetto si fa altro rispetto alla sua singolarità biopsichica. La trascende e,
così facendo, in qualche modo la svilisce, uniformandola alle regole della
tecnologia o della scienza. Se ammettiamo dunque che la capacità
comunicative del soggetto post-umano si rafforzano, dobbiamo riconoscere
che ciò avviene a discapito del corpo. Il post-umano è dunque una dimensione
della comunicazione.
Non l umano, tradizionalmente inteso come compatto mente-corpo, ma la
comunicazione (come operazione sociale) sembra essere allora la vera
protagonista, la fonte costitutiva delle cose e dell intelligenza.
A fronte di questo panorama, come, secondo quali modalità e attraverso
quali argomenti la società parla delle persone? Oppure, in altri termini, come
costruisce le proprie logiche di inclusione?
Sul piano della struttura, la società differenziata per funzioni è caratterizzata
da logiche di inclusione alquanto paradossali che, addirittura, sembrerebbero
escludere confini interni alla società basati su relazioni gerarchiche o su forme
5
Ci si riferisce non solo alla ricca letteratura che indaga il rapporto fra macchine e
corporeità, ma anche alle altre espressioni della semantica. Si pensi ad esempio alla
terminologia coniata per descrivere il rapporto simbiotico uomo-macchina e le pratiche
espressive ad esso connesse: da qui parole come cyborg e cibernauta.
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di disuguaglianza: «I sistemi di funzione presuppongono l inclusione di tutti gli
esseri umani ma, in realtà, escludono le persone che non soddisfano le proprie
esigenze» (Luhmann 1997, corsivo mio). Il posto sociale delle persone è del
tutto svincolato da qualsiasi riferimento di ordine qualitativo (territoriale,
identitario, ideologico ecc.): si è inclusi o esclusi dalla società nel suo
complesso in relazione alla propria capacità di contribuire alla riproduzione
della comunicazione, attraverso i mezzi che la società mette a disposizione e
con le modalità previste dai diversi sistemi sociali.
Sul piano della semantica è difficile tradurre questa realtà. Innanzitutto
occorre considerare che il patrimonio di idee della società muta più lentamente
della sua struttura e i tempi di metabolizzazione degli scenari evolutivi non
sono immediati. È così che la società, nelle proprie descrizioni, continua a
riproporre un interesse centrale per le persone (attraverso i discorsi sul
benessere, sulla personalizzazione degli stili comunicativi o di consumo). Non
abbandona inoltre le categorie della disuguaglianza e della non-integrazione
(Beck 1986) funzionali a inquadrare gli aspetti problematici del mondo.
Al tempo stesso, però, le descrizioni del sociale riportano le disuguaglianze
a fenomeni nuovi. Le espressioni-chiave che ricalcano i confini della società,
ad esempio, rimpiazzano i meccanismi di inclusione sulla base del possesso
con dinamiche contingenti orientate all accesso (Rifkin 2000), rimandano a
nuove differenze dalla natura esplicitamente comunicativa.
Un esempio chiarificatore può essere quello del digital divide, tema sempre
più dibattuto, per descrivere l emergenza di nuove differenze da osservare su
scala globale e in grado di sostituire le demarcazioni riferite all appartenenza
che si fanno ormai sempre più sfuggenti.
Si tratta di nuovi modi per descrivere confini che però non separano
categorie dai tratti specifici e definiti (gli americani e gli africani, i borghesi e i
proletari, i ricchi e i poveri, i socialisti e i liberali, e così via): distinguono due
ambiti (inclusione ed esclusione) dal carattere variegato, eterogeneo,
multiforme. Due universi, ciascuno caratterizzato al suo interno da indistinte
diversità.
Sul lato dell esclusione, non c è molto da dire dal punto di vista del sociale:
ciò che viene escluso non può che rimanere sullo sfondo dell indifferenza.
A ben vedere, però, la logica dell indifferenza (Bartoletti 2004) investe
anche la dimensione degli inclusi: dimensione che ha il compito di riflettere il
profilo della forma-persona in grado di corrispondere alle logiche del sociale.
A partire infatti dall unico requisito richiesto la capacità di riprodurre la
comunicazione questo profilo non assume caratteri specifici, è difficile da
descrivere in termini qualitativi. Si dà come riferimento sciolto da differenze di
valore, abbracciando al proprio interno una vasta gamma di possibilità per le
soggettività incluse, senza alcuna condizione normativa.
11
Si pensi, a questo proposito, ai kamikaze che hanno sferrato l attacco alla
rete dei trasporti londinese il 7 luglio 2005. Ciò che ha stupito l opinione
pubblica è che i kamikaze non sembravano appartenere a gruppi estremisti e
non provenivano da famiglie problematiche o scarsamente integrate. Al
contrario erano perfettamente inclusi nel sistema britannico dal punto di vista
della professione (Mohammad Sidique Khan, che ha rivendicato l attacco, era
un apprezzato insegnante di sostegno impegnato nel seguire bambini
provenienti da aree degradate), delle relazioni (persone sposate con figli e
integrate in reti amicali non esclusivamente mussulmane) e persino dei
consumi e delle pratiche sportive (Shehzad Tanweer era un ventiduenne
laureato appassionato di cricket e ju-jitsu)6. Ciò che interessa non è tanto
l astuzia dei kamikaze che hanno saputo mascherare per molto tempo il loro
estremismo politico. Piuttosto appare chiaro che inclusione sociale non vuol
più dire integrazione dal punto di vista degli individui, dei loro valori, della
sfera emotiva, ma solo dal punto di vista della partecipazione alle reti
comunicative.
Detto altrimenti, una società che pare integrata al proprio interno non
necessariamente si basa sul consenso più o meno omogeneo fondato su valori
condivisi. Piuttosto, è in grado di coinvolgere le persone soltanto su un livello
di superficie, lasciando sullo sfondo il brulicante pluralismo delle particolarità.
Senza sconfinare necessariamente nell estremismo, ciò che importa
sottolineare è che in relazione alla cultura, alle credenze e alle pratiche
quotidiane che formano l identità, ci troviamo di fronte a un sociale che, ormai
privo del suo tradizionale potere normativo, non è più in grado di offrire un
unico modello per la soggettività. Per questo l unica soluzione sembra essere
quella di tramutare tale condizione in opportunità, descrivendo la complessità
come incremento di possibilità che si offrono agli individui e la contingenza
come potenziamento delle libertà di scelta.
3.2 Esperienze soggettive e relazionali di inclusione
A questo punto è opportuno chiedersi come rispondono gli individui ai
modelli proposti dalle descrizioni sociali della soggettività.
L inclusione comunicativa e tecnologica, infatti, insieme alla semantica
della società globale dell informazione, diviene un parametro di riferimento
per le pratiche di individuazione e identificazione che fondano l identità.
L identità si intende qui come processo comunicativo rapportabile a una sorta
6
Un articolo della BBC del 18 luglio 2005 intitola appunto Suicide bombers ordinary
lives (Le vite ordinarie degli attentatori suicidi), http://news.bbc.co.uk/1/hi/uk/4678837.stm.
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di semantica del sé. Possiamo pensarla come il risultato di continue costruzioni
soggettive che, da una parte, prendono forma in un mondo (fatto di oggetti,
relazioni, schemi culturali e simbolici) tecnologicamente costruito e, dall altra,
sono anch esse tecnologicamente costruite (Foucault 1988). In altre parole: le
descrizioni del sé sono prodotte con gli stessi linguaggi con i quali descriviamo
il mondo7.
Empiricamente basta pensare a come le pratiche di identificazione e
individuazione trovino importanti riferimenti nei media, intesi come il luogo
della produzione dell immaginario contemporaneo, risorsa per l immaginazione del mondo e del sé ma, soprattutto, come occasione esperienziale nella
quale sperimentiamo di continuo i tratti della nostra identità (Mazzoli 2005). È
così che la nostra identità, da una parte, si snoda su un panorama
deterritorializzato nel quale i percorsi dell immaginario risentono delle ambivalenze e delle contraddizioni del sociale. Dall altra si fonda su linguaggi quelli
offerti dai mezzi di diffusione in grado di scardinare la nostra stessa idea di
presenza, rendendo appunto familiare la mediazione e, con essa, la
contingenza. «Fare esperienza di un evento non è più qualcosa che ha a che
fare con la propria presenza sul luogo dell evento» (Boccia Artieri 2004, p.
52), è, al contrario, qualcosa che si attualizza sull orizzonte del possibile
altrimenti: possibili luoghi, possibili tempi, possibili occasioni relazionali.
Del resto, la semantica offre una terminologia variegata, talvolta
accattivante, per proporre profili identitari adeguati a corrispondere alla
contingenza del sociale: basti pensare alle espressioni più diffuse quali
nomadismo, io-multiplo, identità fluida ecc. Si tratta di una terminologia da
osservare con cautela, al di fuori di qualsiasi ingenuità. Per un verso, sembra
essere in qualche modo funzionale ad accentuare la sensazione di libertà e di
attribuzione individuale; mentre, a un livello più profondo, offre un modello di
buone prassi per far fronte, in termini accettabili, alla complessità, allo
sradicamento, alle esigenze di flessibilità, ad esempio quella lavorativa.
7
Si fa riferimento in particolar modo alla biologia cognitiva di Humberto R. Maturana e
Francisco Varela che spiega l identità come un processo comunicativo che prende forma
espressamente nel linguaggio, in quanto dominio di esistenza degli uomini connesso
all orizzonte sociale nel quale si realizza. Con le parole di Maturana (1997) «l individuo
esiste solamente nel linguaggio, il sé esiste solamente nel linguaggio e l autocoscienza come
fenomeno di distinzioni autoriferite ha luogo anch essa solamente nel linguaggio. Inoltre,
dal momento che il linguaggio come dominio di coordinazioni comportamentali consensuali
è un fenomeno sociale, anche l autocoscienza è un fenomeno sociale».
Questi meccanismi identitari si fondano non solo sul linguaggio inteso in senso stretto, ma
su qualsiasi artefatto, a partire dalla corrispondenza, ormai riconosciuta in filosofia e
successivamente nelle discipline mediologiche, fra linguaggio e tecnologia (fra gli altri
Cassirer 1930, McLuhan e McLuhan 1988).
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Da una parte, allora, è possibile riconoscere una corrispondenza fra derive
sociali e identitarie, da spiegarsi in funzione del fatto che i processi
comunicativi che fondano l identità prendono forma dai mezzi di diffusione e
dalla semantica della società. Tuttavia, utilizzando una teoria della
comunicazione di stampo costruttivista8, sembra più rilevante sottolineare il
rapporto non deterministico fra individuo e società e, da qui, cogliere le forme
di costante e reciproca perturbazione fra questi due ambiti comunque
irriducibili (Morin 1977).
Se ammettiamo dunque che il sapere dell io è strettamente connesso alla
forma del fare che si attualizza nel sociale e nella comunicazione, occorre
riconoscere che ogni nuova figura del mondo, ogni nuovo linguaggio
rappresenta non solo un riferimento ma anche una nuova prospettiva sulla
dimensione dell individualità. Anche la comunicazione tecnologica e le
esperienze offerte dai linguaggi mediali, non sono altro che occasioni
attraverso le quali l individuo si rivolge all esterno e, così facendo, costruisce
una parte di sé (Cassirer 1930).
Da questa prospettiva possiamo comprendere come, interiorizzare la
contingenza così come i linguaggi fondati sulle tecnologie, significhi, da parte
delle persone, non solo corrispondere ai bisogni della società, ma anche
disporre di nuovi orizzonti di libertà nei quali sperimentare diverse opportunità
individuali e relazionali. Vuol dire, in ultima analisi, aprirsi a nuovi orizzonti di
senso nei quali trasformare la necessità di adattarsi al sociale in tattiche e
strategie di elaborazione creativa dei suoi linguaggi (de Certeau 1990).
È questo un piano da studiare empiricamente sulla strada dei vissuti
collettivi e di ciò che rappresentano in un panorama fondato sul dissolvimento
dell appartenenza e dell idea classica di comunità. Si tratta di avvicinarsi alle
nuove tendenze espressive che sorgono dentro il sociale contemporaneo.
La nostra epoca ci offre a questo proposito fenomeni dalla natura non
direttiva, né esclusiva né irreversibile, in grado forse di preservare le
soggettività, al di fuori delle dinamiche di fusione e di appiattimento
omogeneizzante che hanno caratterizzato il fenomeno delle masse9.
8
Si fa qui riferimento al superamento dell idea di comunicazione come scambio , fondata
sulla metafora del tubo secondo la quale si lascia cadere qualcosa da un estremità del tubo e
questo qualcosa può essere estratto dall altra estremità (von Foerster 1984). Piuttosto la
comunicazione è da intendersi a partire dalla chiusura operativa dei sistemi, viventi o
sociali. In particolare, per gli individui la comunicazione si fonda sull idea di cognizione
incarnata: un processo enattivo secondo il quale la realtà esterna non viene rappresentata, ma
prodotta, in relazione alla specifica struttura del sistema (Maturana 1990).
9
Un termine utilizzato per descrive questi fenomeni è quello di moltitudini (Abruzzese
2004, Boccia Artieri 2004), per indicarne il carattere pluralistico, disorganico, frammentario
e non vincolante. Cfr. anche Hardt, Negri (2004) dove si immagina un possibile futuro nel
14
Gli esempi sono molteplici. Pensiamo in particolare a quelle esperienze che
ricadono sotto l ombrello semantico di intelligenza collettiva, basate su forme
comunitarie tematiche, come ad esempio quelle della controinformazione a
partire da Internet, ai blog o alle comunità virtuali. Ci sono, ancora, forme più
controverse, considerate ai margini della legalità, come le pratiche hacking
promosse da esperti programmatori guidati dall idea che la comunicazione
debba essere libera da ogni vincolo, controllo o censura. Si tratta in ogni caso
di movimenti frammentari e variegati al loro interno: non vincolanti, dunque
non esclusivi, ma in grado di irritare in qualche modo le dinamiche sociali sulle
quali si basano.
Un esempio per tutti è quello della comunità musicali sul web, in grado di
aggirare i diritti d autore. Nata come pratica per la condivisione e lo scambio di
file musicali (file-sharing), ha raggiunto ampissimi livelli di diffusione. Basti
pensare al clamoroso caso di Napster primo esempio di file-sharing di
enorme portata che nel 2000 arrivò a coinvolgere 60 milioni di utenti. Si
tratta di un esperienza che nasce nei linguaggi del sociale (in questo caso i
media e le tecnologie) ma al tempo stesso ne mette in discussione i valori
(come la definizione di proprietà intellettuale) e lancia un importante sfida ai
sistemi economico e giuridico.
Sono fenomeni che nascono dentro la società (perché ne incarnano i
caratteri), ma anche contro di essa. L opposizione però è da intendersi non solo
(e non sempre) come un moto ideologico ma anche come strategia di
ancoraggio alla specificità (pensiamo all ideologia new-global), alla necessità
di attribuzione individuale (ad esempio la controinformazione), alla
dimensione emozionale propria dell umano (come i gruppi fondati su specifici
interessi, culturali, ludici, e così via). Ancoraggio che si traduce nella volontà
di marcare degli ambiti di diversità che, come abbiamo potuto vedere, non
hanno nulla di funzionale per il sociale.
Sono, queste, forme di bracconaggio, attraverso le quali, per dirla con de
Certeau (1990), si inventa il quotidiano10.
Non a caso queste realtà vengono tematizzate a livello semantico attraverso
quale le moltitudini possono arrivare a trasformare le democrazie in un vero e proprio
strumento di liberazione dell umanità dal controllo politico.
10
De Certeau suggerisce infatti di osservare il rapporto individuo-società non solo dal punto
di vista del sociale, ma dalla prospettiva inversa, rimettendo in discussione «sotto una forma
diversa, la posizione dell individuo nei sistemi tecnici, poiché il coinvolgimento del soggetto
diminuisce parallelamente alla loro espansione tecnocratica. Sempre più sottomesso e
sempre meno partecipe di questi grandi sistemi, l individuo se ne distacca senza però
poterne uscire, e non gli resta che giocare d astuzia, escogitare stratagemmi, scoprire, nella
megalopoli elettronica e informatizzata, l arte dei cacciatori di frodo e dei contadini di un
tempo» (1990, p. 21).
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i media, nel marketing e nella pubblicità che spesso attingono da questi
fenomeni per elaborare nuove strategie comunicative. Del resto quando
parliamo di qualcosa gli diamo in qualche modo una forma comprensibile.
Comunicare su qualcosa, non censurarlo, significa inquadrarlo nelle logiche
del sociale, in una forma accettabile, in grado di divenire addirittura funzionale
alla società stessa.
Altre volte infatti la società non può limitarsi a prendere atto delle nuove
tendenze ma deve riadeguare le proprie logiche per fare fronte alle istanze
provenienti dalle soggettività e dai movimenti collettivi. Come è successo in
seguito alla diffusione del file-sharing, ad esempio, è stato necessario,
nell ambito del sistema giuridico, creare nuove regolamentazioni, più o meno
protezionistiche, per rispondere alle istanze provenienti dal basso. Si pensi in
tal senso alla Legge Urbani (21 maggio 2004, n. 128) sul diritto d autore e la
protezione della proprietà intellettuale e al fitto dibattito che ne ha
accompagnato la promulgazione.
All interno del sistema economico sono state invece inventate nuove
strategie per sfruttare le possibilità offerte dalla rete. È qui che si inserisce ad
esempio il mercato degli iTunes, file audio digitali, scaricabili e fruibili tramite
nuovi lettori portatili, gli Ipods della Apple. È interessante ricordare che
l iTunes Music Store della Apple negozio di musica digitale on line è
supportato dal catalogo delle cinque maggiori case discografiche, BMG Music,
EMI, Sony Music, Universal e Warner Bros.
I movimenti dal basso e i particolarismi delle soggettività, arginati oppure
integrati nelle trame della società, si fanno dunque propulsori dell innovazione:
arrivano a contribuire a pieno titolo alla riproduzione della comunicazione e
riflettono così le diverse sfaccettature dell universo dell inclusione. Da questa
condizione è del tutto irrilevante che si tratti di realtà che appartengono a
diversi orientamenti culturali o ideologici. Lungi dal rapportare l inclusione a
vincoli normativi, a forme rigide di integrazione, sono fenomeni
comunicativamente adatti e accettati nella misura in cui è accettata la
contingenza.
4. Conclusione. Turbolenza e controllo nella Società globale
dell informazione
Per riprendere le fila del nostro percorso a ritroso, la semantica della società
globale dell informazione ci mostra in primo luogo la centralità del sociale
come peculiare natura del mondo, come orizzonte di senso privilegiato rispetto
agli individui e alle loro diversità. È una semantica che esplicita la ricorsività
come meccanismo imprescindibile in una società dove le tecnologie sono al
contempo mezzi di costitutivi del sociale e fini ai quali il sociale si orienta;
16
traduce il dissolvimento dei vincoli come nuovo dominio di concretezza e
descrive i confini della società come categorie dalla natura comunicativa,
dunque astratta.
In secondo luogo tutto il corredo terminologico di questa semantica
esplicita le modalità attraverso le quali la società tratta la varietà che la
caratterizza. La contingenza diviene infatti una condizione accettata all interno
di un quadro globale dove le specificità assumono il carattere di variabili
eterogenee in grado di convivere secondo il principio ormai condiviso di non
contraddittorietà. Globalizzazione e istanze locali, come abbiamo più volte
ripetuto, si inseriscono nello stesso orizzonte descrittivo; il rischio diviene
l inevitabile corollario dell opportunità; i movimenti di protesta si spiegano
come necessari ambiti di riflessione sui linguaggi del sociale. In altre parole,
l incertezza, connessa alle turbolenze collettive e particolaristiche o alle frizioni
fra i diversi sistemi di funzione, viene tematizzata, non tanto come una
situazione da evitare ma, semplicemente, come l altra faccia della certezza, da
ricondursi alle singole realtà decisionali o organizzative dal carattere sempre
reversibile.
È attraverso le proprie descrizioni che la società si mostra in grado di
assegnare un posto alle dinamiche divergenti che la caratterizzano: è come dire
che la resa comunicativa di tutti i fenomeni consente di costruire una sorta di
ordine impostato sulla normalizzazione del disordine. Su questo processo, si
fondano i meccanismi di controllo messi in atto dalla società.
Non a caso il controllo rappresenta un altra area semantica centrale,
associata a espressioni quali società del controllo o a richiami a nuove forme di
panottico. Si tratta di una forma di controllo dalla natura paradossale, in quanto
è basata non sull esclusione di ciò che è deviante quanto sulla sua inclusione
normalizzante. Includere gli ambiti della soggettività, i fenomeni collettivi, gli
effetti perversi delle diverse realtà sociali vuol dire infatti incrivere queste
tendenze negli orizzonti della comunicazione dando loro una forma
giustificabile e gestibile.
Il controllo, lo sappiamo dalla tradizione cibernetica, non è altro che un
meccanismo che, sulla base del feedback, confronta gli output di un sistema
con lo stato interno del sistema stesso (Wiener 1948), la sua memoria: è
un operazione ricorsiva fondata sulla chiusura operativa e sulla gestione della
ridondanza (intesa come replicabilità di tematiche ricorrenti, stabilità).
Le nostre osservazioni sulla semantica spiegano come le pratiche di
gestione della varietà, nel sociale contemporaneo, si appoggino su meccanismi
di ridondanza che paradossalmente prevedono l esplicitazione, se non un
potenziamento, della varietà stessa. È così che la società mette in atto strategie
che consentono di prevedere la propria imprevedibilità e di accettare
l incertezza come normalità.
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Da questa prospettiva le pratiche di controllo della società sembrano essere
rivolte non tanto all ambiente interno o esterno della società
opinione
pubblica, movimenti di protesta, criminalità, tecnologie, questioni ecologiche:
sono di nuovo riferite alla società stessa, in quanto orizzonte di comunicazione,
e ai suoi principi regolativi. È come dire che il problema che la società deve
risolvere non è solo quello del controllo dei suoi elementi, quanto il paradosso
del controllo della mancanza di controllo.
Possiamo pensare, dunque, che la semantica della società globale
dell informazione svolga proprio questa funzione. È per questo che, se
sviscerata nei suoi significati più reconditi, ci mostra ciò che la società
vorrebbe continuare a celare: la presa di distanza sempre più marcata del
sociale dagli ambiti della materialità e della soggettività, in nome di un
universo comunicativo astratto; o ancora: il trionfo dei processi di
virtualizzazione e, conseguentemente, delle logiche di uniformità che, dal
punto di vista del sociale, svuotano di significato le diverse singolarità.
Rimane, però, il punto di vista delle soggettività, da analizzare sullo sfondo
del sociale anche in virtù della continua perturbazione che i diversi
particolarismi sono in grado di esercitare nei confronti della società stessa.
Anche la dimensione soggettiva, come abbiamo cercato di dimostrare, è
caratterizzata da spinte contraddittorie: da una parte il bisogno di affermare una
specificità, rifuggendo i processi di generalizzazione del sociale, dall altra
l esigenza di inclusione nelle trame della società. È su questo terreno che le
tattiche e le strategie di riappropriazione dei linguaggi del sociale prendono
forma, si scontrano con la complessità e la contingenza della nostra società,
fino a intraprendere, a loro volta, le strade dell incoerenza, se non del
paradosso.
Da una parte, dunque, emergono forti corrispondenze fra i percorsi paralleli
della società e delle soggettività. Dall altra, è il carattere irriducibile di tali
ambiti che accresce costantemente la percezione dell incontrollabilità, quindi
dell incertezza e del rischio che caratterizza la nostra epoca.
Indubbiamente questa tensione induce la società a mettere in atto nuove
strategie di controllo. Tuttavia, è solo negli spazi irriducibili delle soggettività
che possiamo individuare le radici del mutamento. È nel doppio gioco di
turbolenze e controllo che dobbiamo continuare a scavare per rintracciare le
forme di creatività che fanno del sociale una realtà dinamica. Creatività che
affiorano solo nell ambito delle soggettività, nel momento in cui costruiscono e
conservano se stesse nelle trame della società.
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