22 dicembre 2009 delle ore 09:11 fino al 16.I.2010 Esko Männikkö Milano, Suzy Shammah Esperimenti di ritrattistica animale veicolati da close-up radicali, che violano discretamente il limite di vicinanza fra obiettivo e soggetto. Un Männikkö inedito, forse parallelo. Confermato nella sua statura artistica... Ci aveva abituato a densi ritratti di solitari bachelors incorniciati negli interni della periferia rurale del nord della Finlandia. E ci aveva abituato, ancora, a pastosi esterni che conciliavano la vivacità dei toni naturali all’inclemente indicazione di un’assenza. A quasi un anno esatto dalla vittoria del Deutsche Börse Photography Prize, Esko Männikkö (Pudasjärvi, 1959; vive a Oulu) torna per la terza volta a Milano con il progetto Harmony sisters, una serie in progress dal 2005, consacrata al ritratto animale. “I’m a photographer of fish, dogs and old men”, sosteneva tempo fa Männikkö, conferendo pari dignità ai suoi soggetti e assumendo l’asse animale-oggetto-persona come perno su cui far ruotare un’intera ricerca fotografica. Liberato il campo da ogni pregiudizio assiologico, Harmony Sisters si dirige all’animale come verso un simile, senza nessuna presunta superioriità. Männikkö non impugna la macchina fotografica come un’arma di predazione: la carica, la punta, ma senza violenza. Se è vero infatti che “fare una fotografia significa partecipare della mortalità, della vulnerabilità e della mutabilità di un’altra persona” (Susan Sontag), il fronteggiamento con l’animale non può che restare estraneo al bracconaggio. Pur agendo nella dimensione dell’indifeso, Männikkö si mantiene in una sospensione di giudizio, in un atteggiamento metodologico, come a voler applicare l’idea di social landscape di Friedlander al mondo animale. Nell’intento di comporre vere e proprie nature “vive”, Männikkö sembra realizzare paradossali “nudi animali”, non nella sostanza dell’immagine ma nella dinamica della denudazione e dell’esporre. L’insistenza sul particolare ingigantito - gli occhi perlacei e riflettenti, la texture dei manti e dei pellami - trasforma gli animali in oggetti di fascino che non spiegano nulla, inesauribili nella loro assertività. Talvolta immersi in un bianco ottundente, accedono alla consistenza onirica delle visioni: presi come sono, senza forzature, quei deferenti “sguardi in camera” assorbono il mutismo del riverbero lattiginoso rilasciato dalla neve. Quello di Männikkö non è un iperrealismo vuoto e autoreferenziale; matura gli spunti di un lavoro già lungamente sperimentato che, in questa fase, accede a una forma eterodossa di bioarte. Il rischio di un fraintendimento dell’obiettivismo fotografico di Männikkö e la confusione con un mero approccio documentaristico viene subito evaso dai magnifici tagli sulla fisionomia delle bestie. La tentazione per l’astrattismo informale forza il limite della fotografia tecnica e scientifica, e gli animali di Männikkö, come le sculture involontarie di Brassaï, diventano anch’essi involontariamente tableaux informali e astratti. “Comunicare un mondo senza interpretarlo” è allora quell’attenzione per il dettaglio e per il banale che Männikkö sembra imparare da un Kertész ancora intriso di surrealismo - il focus su occhi lucidi, l’isomorfismo di espressioni facciali umane e animali - che non conduce a una banale penetrazione psicologica, ma piuttosto a una ricerca del profilo esistenziale della forma. articoli correlati La personale del 2006 simone frangi mostra visitata il 19 novembre 2009 dal 18 novembre 2009 al 16 gennaio 2010 Esko Männikö - Harmony Sisters Galleria Suzy Shammah Via San Fermo / via Moscova, 25 (zona Moscova) - 20121 Milano Orario: da martedì a sabato ore 12-19.30 Ingresso libero Info: tel. +39 0229061697; fax +39 0289059835; [email protected]; www. suzyshammah.com [exibart] indice dei nomi: Esko Männikkö pagina 1