ISSN 1121-5518 Bimestrale - Anno XXIV - Poste Italiane SpA - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano www.medicinanaturalenews.it n 4 • settembre 2014 Intervista Inchiesta Agopuntura una medicina moderna Veterinaria e medicine complementari SPECIALE CORSI 2014-2015 In questo numero troverete le pagine dedicate ai moduli E.C.M. EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA 18 CREDITI ONLINE NEL 2014 A colloquio con il Dottor Franco Cracolici MICO-REI Ganoderma lucidum: Il nutraceutico in grado di garantire l’omeostasi fisiologica OLTRE LA QUALITÀ 65 Kg di fungo fresco 15 kg di secco DI SEMPRE LA DIFFERENZA É NELLA QUANTITÀ 1kg di principio attivo La farmacia in un unico prodotto Sostanze Bioattive: Azione di supporto: Acidi Ganoderici Azione Antinfiammatoria α-glucani/ β-glucani Azione Immunomodulante Triterpeni Azione Antistaminica, antivirale, antibatterica Adenosine Azione Antiaggregante, miorilassante Germanio Organico Azione ossigenante, chelante Vitamina E Azione Antiossidante, antidiabetica Complesso vit. B Sostegno SNC, muscolare, gastrointestinale Ergosterolo Precursore Vitamina D di produzione Biologica Europea standardizzata in Polisaccaridi, Betaglucani e Triterpeni, 15:1 Alimento idoneo per celiaci Alimento idoneo per vegani Capsule sigillate una ad una anti ossidazione Ottime pratiche di produzione Dosaggio: 1cps/die prima dei pasti FREELAND s.r.l. - Via A. Dall’Oca Bianca, 1 - 37012 Bussolengo (VR) - Tel. +39 045 6702707 - Fax +39 045 6753771 - www.freelandtime.com - [email protected] INCHIESTA ■ Chiara Romeo Veterinaria Prevenzione e cura degli animali con le medicine complementari SEBBENE NON SIANO COSÌ DIFFUSE COME NELL’USO UMANO, LE CAM IN VETERINARIA STANNO VEDENDO UNA LENTA CRESCITA. IL CAMPO DI MAGGIOR INTERESSE SEMBRA ESSERE QUELLO DELLA PRODUZIONE E DELL’ALLEVAMENTO BIOLOGICO. resse potenziale per l’impiego delle CAM negli animali d’affezione ma anche nell’allevamento degli animali da reddito. Agopuntura, fitoterapia, omeopatia e omotossicologia sono oggi atti medici veterinari riconosciuti e si affiancano ad altre discipline, come per esempio l’osteopatia, anch’esse in crescita. Da reddito e da affezione L a diffusione delle medicine complementari (CAM) per la cura degli animali, come per l’uomo, è in crescita nel nostro Paese; dalla Toscana un forte contributo è venuto dalla Scuola Superiore Internazionale di Medicina Veterinaria Omeopatica “Rita Zanchi” di Cortona dove si ritrovano le origini di tale crescita e dove molti veterinari omeopati che oggi esercitano la professione in Italia si sono formati ed hanno fondato nuove Scuole, Società scientifiche ed Associazioni. Una crescita lenta ma di successo che vede un inte- “Le medicine complementari in veterinaria sono applicate per la prevenzione e cura sia degli animali d’affezione sia per quelli da reddito.” Spiega Giovanni Brajon, responsabile della sede di Firenze, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana. “Nel primo caso l’impiego è analogo alla medicina umana, come integrazione alla medicina accademica moderna, offrendo maggiori possibilità per la cura delle principali malattie. Negli animali da reddito, dove la medicina è più orientata alla prevenzione che alla cura delle malattie, le CAM rappresentano un potenziale da utilizzare per il miglioramento delle performance produttive e per le garanzie che i prodotti alimentari derivati danno in termini di riduzione di rischio da residui di farmaci.” Recentemente l’attenzione verso le CAM “è aumentata pure a seguito delle raccomandazioni provenienti dall’Unione Europea sull’uso responsabile degli antibatterici in veterinaria per contrastare il fenomeno crescente dell’antibiotico-resistenza”. Sottolinea Brajon “Nell’ambito quindi della prevenzione, le CAM entrano a buon diritto, per la salvaguardia della salute dell’uomo e per la tutela dell’ambiente in un’ottica pure di sostenibilità economica del sistema produttivo.” Infatti, prosegue, “oggi le produzioni agricole che devono essere competitive con costi di produzione sotto controllo applicano nuove strategie per 20 MEDICINA NATURALE - SETTEMBRE 2014 la prevenzione delle malattie. Attraverso le CAM, si può contenere o eliminare del tutto lo scarto del prodotto (latte-carne-uova ecc…) dovuto all’impiego dei farmaci che altrimenti prevedono il cosiddetto ‘tempo di sospensione’, variabile da uno a più giorni, affinché vi siano tutte le garanzie di non trovare più residui pericolosi per la salute dell’uomo.” Un importante campo di applicazione delle CAM è stato registrato nelle produzioni biologiche: esempio oggi di valorizzazione di alimenti di qualità. “il regolamento vigente che disciplina queste produzioni predilige l’impiego delle CAM per la cura degli animali anche se in caso di necessità sono concesse deroghe con farmaci allopatici. In una prossima possibile revisione del regolamento, fra i vari punti, si vorrebbe facilitare l’approccio integrato alla prevenzione e cura delle malattie, disponendo di tutti gli strumenti per tutelare efficacemente salute e benessere degli animali allevati. Si deve infatti dare priorità alla salute degli animali prima di dare priorità all’utilizzo di un metodo di cura.” Un altro aspetto che oggi si pone riguarda l’utilizzo di farmaci in ‘nuove’ specie da produzione come avviene ad esempio per gli asini: questi simpatici animali una volta erano presenti nei poderi soprattutto come supporto al lavoro, oggi, dopo aver scoperto le proprietà nutraceutiche del latte che viene richiesto per i bambini con intolleranze alimentari, sono diventati una nuova specie dedicata a questo tipo di produzione e sono allevati in vere e proprie aziende con gli stessi criteri di un allevamento di vacche, pecore o capre. Spiega Brajon, “ne consegue che il controllo delle malattie (parassiti ecc….) debba spesso avvalersi di trattamenti con farmaci; il problema è legato alla non disponibilità in commercio di farmaci registrati per la specie asinina: possono essere utilizzati quelli registrati per i cavalli ma, per il principio della massima precauzione, il latte prodotto può essere commercializzato solo dopo sei mesi dall’ultimo trattamento. Questo vincolo rappresenta com’è ovvio un ostacolo che potrà essere superato o registrando i farmaci utilizzati per i cavalli anche per gli asini o avviando ricerche sull’efficacia dell’impiego delle medicine complementari per la cura delle principali malattie di questa specie. Si tratta dunque di scegliere la strada più efficace.” La normativa C’è ancora strada da fare per facilitare la diffusione delle CAM, sotto il profilo normativo è importante che vi siano regole che stabiliscono i criteri e le modalità per la certificazione di qualità della formazione e dunque dell’esercizio da parte dei veterinari per chi richiede questo tipo di competenze. Dal 2007 in Toscana è vigente una norma in tal senso e presso gli Ordini provinciali toscani dei veterinari sono pubblicati appositi elenchi che riportano i nominativi dei professionisti che rispondono ai requisiti della legge. La Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI), nel 2007, in contemporanea con la promulgazione della legge Toscana sulle CAM, ha predisposto nel suo codice deontologico Linee Guida per l’esercizio di queste discipline e la formazione. Si tratta tuttavia d’interventi circostanziati e limitati che dovrebbero trovare applicazione omogenea nel territorio nazionale. “Su questo tema” spiega Giovanni Brajon Omeopatia una tradizione trentennale La Scuola Superiore di Medicina Veterinaria Omeopatica “Rita Zanchi” di Cortona rimane la prima in Italia, un punto di riferimento per l’omeopatia veterinaria. Fondata su iniziativa di Franco Del Francia e Mario Sciarri, inizialmente con una serie di corsi in sedi itineranti per lo più il sabato e la domenica, dal 1989 ha la sua sede fissa a Cortona (Ar). “L’omeopatia è una medicina che permette di curare senza gli inconvenienti dell’allopatia. In ambito veterinario il vantaggio maggiore si traduce nella possibilità di evitare i tempi di sospensione nella produzione, necessari allo smaltimento dei metaboliti dei farmaci.” inoltre c’è da sottolineare che “l’effetto terapeutico non viene esplicato in tempi lunghi, ma c’è una reazione immediata. Pensiamo ad una mastite di una mucca da latte: se ha una caratteristica di Brionia, piuttosto che di Aconitum o di Belladonna, e viene data tempestivamente, anche ad alta diluizione, nel giro di mezza giornata la mastite è risolta, e il latte può essere consumato senza problemi.” Fondamentale “nell’omeopatia veterinaria è l’anamnesi e l’osservazione. Infatti, si supera il colloquio con il paziente, attraverso la semeiotica, e la conoscenza approfondita della sintomatologia delle diverse patologie, per utilizzare il rimedio preciso.” A livello teorico, proprio per agevolare la scelta terapeutica, spiega Sciarri “come scuola stiamo lavorando sul repertorio, una materia medica essenziale in ambito veterinario, rimedio per rimedio, ripulendo da tutti i sintomi che per noi possono essere confondenti, mentre nell’uomo sono importanti per condizionare la scelta del rimedio.” Nei piccoli animali, soprattutto quelli da affezione, c’è qualche differenza spiega Sciarri “perché si può lavorare un po’ di più sul mentale, attraverso l’osservazione del comportamento e il colloquio con il padrone, che spiega sintomi e atteggiamenti. Da considerare che spesso questi animali somatizzano problemi psicologici umani. Anche se c’è da dire che non è fino ad oggi stata molto richiesta dai padroni, nonostante la sua efficacia”. I risultati nel trattamento di diverse patologie ci sono: “oltre ai casi già citati, trattiamo con successo la displasia dell’anca nei grossi cani. Abbiamo un grosso numero di casi considerati non considerati trattabili chirurgicamente, che poi sono stati trattati e guariti con successo con l’omeopatia.” Mentre a livello di medici è vissuta come una chance in più, il mondo veterinario è ancora indietro sull’omeopatia. Siamo ancora pochi veterinari omeopatici, anche perché ci vuole molto tempo per studiare e per applicarla. Inoltre non è facile convincere gli allevatori.” E conclude “per fortuna in Toscana ci hanno dato fiducia sia gli allevatori sia gli organi regionali”. 21 MEDICINA NATURALE - SETTEMBRE 2014 INCHIESTA Francesco Longo Dal 2009 da quando sono state emanate le Linee Guida della Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani (Fnovi), la medicina complementare è stata normata Brajon “assieme alla Fnovi, abbiamo proposto un testo condiviso per concludere l’iter iniziato dall’accordo Stato Regioni del 7 febbraio 2013 che disciplina le CAM per i medici veterinari a livello nazionale. Non rimane che fare i passaggi necessari per poterlo ratificare.” E prosegue “Per quanto riguarda la realizzazione di una rete nazionale per la diffusione delle CAM in veterinaria, da alcuni anni, presso l’Istituto Zooproflattico di Arezzo è operativo un Centro che promuove la ricerca applicata, attraverso studi osservazionali, e la divulgazione in questo settore. Sono stati a tal fine attivati protocolli d’intesa con Scuole, Società scientifiche ed Associazioni con le quali si collabora per le attività di formazione e ricerca. Attraverso un apposito portale internet i veterinari possono seguire i risultati degli studi svolti e conoscere i principali appuntamenti per l’aggiornamento professionale.” E continua “L’obiettivo è di aprire le conoscenze anche a coloro che, per una qualsiasi ragione, diffidano dalle possibilità che un corretto impiego delle CAM offre come integrazione per la salute animale. Quest’anno, a settembre, Firenze ospiterà per la prima volta in Italia il Congresso annuale della Società Internazionale di Agopuntura Veterinaria e sono attesi circa 150 veterinari agopuntori provenienti da tutto il mondo, segno che il nostro Paese sta raccogliendo l’attenzione internazionale della comunità scientifica veterinaria in quest’ambito.” Agopuntura per grandi e piccoli animali Attualmente in Italia è attivo il Centro Clinico di Agopuntura Veterinaria (Ciav) istituito presso l’Azienda Universitaria di Bologna (Aub) della Alma Mater Studiorum, con sede a Cadriano - Granarolo Emilia (BO). L’istituto si configura come centro di riferimento per l’agopuntura veterinaria e la medicina veterinaria tradizionale cinese e svolge attività clinica, di ricerca, di didattica e formazione. L’agopuntura in veterinaria ha una storia antica: “A differenza di altre discipline della medicina complementare l’agopuntura veterinaria è nata di pari passo a quella dell’uomo.” Spiega il dott. Francesco Longo, Vice Presidente della Società Italiana di Agopuntura Veterinaria “Nelle tavole antiche troviamo protocolli terapeutici anche per gli animali. E molti protocolli oggi sono stati scientificamente validati contemporaneamente su uomo e animale, in ortopedia, dermatologia, gastroenterologia. La diffusione dell’agopuntura veterinaria è cominciata circa quattordici anni fa ed oggi stanno aumentando moltissimo le richieste”. Per quanto riguarda l’uso dell’agopuntura oggi, “La maggior parte delle prestazioni cliniche sono rivolte ai piccoli animali, cane e gatto, che hanno una clinica molto vicina all’uomo. Possono però essere trattati con notevole successo animali esotici, come iguane e serpenti e ci sono richieste, essendo entrati come animali di casa.” E aggiunge Longo “Molto diffuso oggi è anche il trattamento del cavallo sportivo e da riproduzione. Anche se, volendo dare dei numeri, potremmo dire che il 70-80% dei veterinari che utilizzano l’agopuntura lo fanno su piccoli animali, il rimanente sui cavalli.” Invece sono “pochissimi i colleghi che lavorano con gli animali da reddito, bovini, caprini e ovini, in situazioni molto particolari. Anche se in realtà potrebbe avere uno sviluppo in questo campo soprattutto per gli allevamenti di tipo biologico”. Per quanto riguarda la formazione, spiega Longo “Dal 2009 da quando sono state emanate le Linee Guida della Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani (Fnovi), la medicina complementare è stata normata”. Quindi, prosegue Longo “anche il corso di agopuntura veterinaria consiste in un corso di formazione triennale, con almeno 450 ore di teoria e con un minimo di cento ore di pratica clinica. Quest’ultima parte è fondamentale, perché l’agopuntura non prevede una prescrizione medica, ma un’applicazione diretta sull’animale. Solitamente questa parte è specie specifica per l’animale con cui poi si andrà a lavorare.” La Siav prevede un corso di 510 ore, con 150 ore di pratica clinica, anche un esame di merito, alla fine di ogni anno, pratico e teorico, con una tesi di fine corso con la presentazione di casi clinici. I colleghi diplomati Siav entrano in un elenco pubblicato. Per quanto riguarda le patologie trattate “il comparto ortopedico e le patologie del movimento sono quelle che ottengono maggior beneficio da questa pratica. Ma in teoria l’agopuntura è una medicina completa, che può trattare tutto, a parte la pertinenza chirurgica.” Spiega Longo, e sottolinea “Un’applicazione interessante è la preparazione sportiva del cavallo da corsa, con trattamenti per il miglioramento della performance prima della gara, e come terapia di recupero post gara. Una sorta di doping assolutamente naturale! Che si ottiene con un riequilibrio energetico, che potenzia l’energia interna e la performance, con un beneficio generale ed anche sull’aspetto comportamentale: l’animale è più tranquillo, rilassato, equilibrato. Sono terapie consolidate nel cavallo sportivo, che oggi vengono utilizzate anche nel cane da agility.” 22 MEDICINA NATURALE - SETTEMBRE 2014 Osteopatia veterinaria, serve una normativa Una disciplina emergente in veterinaria è l’osteopatia che “basa la sua filosofia sulla considerazione che l’uomo, così come l’animale, è un’unità di struttura e funzione, in salute ma anche in malattia, in cui la continua, armonica sinergia tra le sue componenti garantisce di fatto lo status psicofisico più ottimale in ogni condizione.” spiega Paolo Tozzi, osteopata in ambito veterinario, Fondatore della Scuola di Osteopatia Veterinaria Italiana, “Sulla base di tali principi, l’osteopata si pone di fronte al paziente nella posizione di ascolto e poi di valutazione e di azione. In ogni quadro disfunzionale, l’osteopata si adopera affinché tali capacità di autoregolazione del corpo vengano supportate e coadiuvate, ai fini di restaurare l’equilibrio fisiologico nel modo più naturale possibile.” L’osteopatia, continua Tozzi, “in teoria, è applicabile a tutti gli animali, anche se nella pratica ci sono alcuni limiti logistici e applicativi, come per esempio nel caso di animali potenzialmente pericolosi, in particolare i selvatici, o nel caso di pesci, e cetacei per ovvie ragioni.” E aggiunge “l’osteopatia può essere applicata agli animali a scopo preventivo, per evitare l’insorgenza di disturbi ricorrenti o a cui l’animale è fortemente predisposto; curativo, per promuovere i processi di autoregolazione necessari alla risoluzione del disturbo; di mantenimento, come in casi di disturbi cronici, in cui si mira a ridurne la sintomatologia, la frequenza e l’intensità degli episodi acuti, nonché ad ottimizzare la risposta alla terapia farmacologica; di potenziamento, per animali performanti di cui si vuole ottimizzare le prestazioni fisiche e le potenzialità funzionali. Dal punto di vista pratico “Non è possibile in osteopatia stabilire a priori quale sia il protocollo di intervento per una patologia, poiché non sono la patologia o i sintomi annessi che vengono trattati, ma l’animale nella sua unicità psicofisica, nella sua storia particolare e nel suo contesto irripetibile.” Tuttavia aggiunge, Tozzi “esistono linee guida di intervento, come per esempio la manipolazione vertebrale per le disfunzioni lombopelviche nel cavallo, o tecniche articolatorie alle giunture artrosiche del cane anziano di grossa taglia. Tecniche di bilanciamento delle tensioni legamentose sono spesso utilizzate nelle distorsioni capsulo-legamentose degli animali da sport, nei paramorfismi articolari o nelle displasie di anca o gomito nelle razze più predisposte. Tecniche viscerali e di pompage linfatico sono invece spesso raccomandate per cani e gatti immunodepressi, o affetti da disfun- zioni dell’apparato gastro-enterico, o sotto cure farmacologiche prolungate per dismetabolismi o neoplasie. Un approccio fasciale viene spesso indicato per rettili ed esotici, ed integrato ad un lavoro sul sistema diaframmatico soprattutto nei casi di affezione dell’apparato respiratorio (dalle sinusiti alle polmoniti).” L’Osteopata integra il suo intervento anche con l’uso terapeutico dei Trigger Points, Riflessi di Chapman, Tecniche di Oscillazione Armonica, Strain&Counterstrain, tecniche di pompaggio linfatico, consigli nutrizionali, ergonomici, in complementarietà con tutte le altre figure veterinarie. “Generalmente, il protocollo di trattamento osteopatico si struttura in 1 seduta ogni 2-4 settimane, per almeno 3-6 sedute, con una rivalutazione generale al termine, in cui si dimette il paziente.” Spiega Tozzi “Se necessario si opta per un secondo ciclo di trattamento. Per i casi più cronici, infatti, si eseguono più cicli di 5-7 trattamenti, con una fase inziale che prevede anche 1-2 trattamenti a settimana, se necessario. In ogni caso, è auspicabile almeno 1 visita di controllo o un breve ciclo di 3-4 sedute ogni 3-6 mesi per evitare ricadute e recidive.” La disponibilità dell’animale al contatto fisico e alla manipolazione è fondamentale per l’espletamento di un trattamento osteopatico. “Senza tale requisito, non è possibile operare, senza avvalersi della sedazione.” Spiega Tozzi “Per lo più, in questo caso, si avrebbe un’alterazione dei ritmi biologici dell’animale, nonché del tono muscolare, che potrebbe fuorviare la valutazione osteopatica e di conseguenza l’intervento. Un altro limite è rappresentato dall’osteopata, dalla sua esperienza clinica e dalla sua abilità tecnica, dalle sue capacità ad interagire con l’animale e ad interpretarne il linguaggio. Infine, da non sottovalutare sono le influenze, più che limiti, che possono provenire sia dal rapporto col padrone che dall’ambiente in cui viene espletata la visita osteopatica”. A questo proposito conclude Tozzi “La formazione dell’osteopatia in ambito veterinario in Italia non è regolamentata e pertanto non ci sono criteri minimi stabiliti come necessari per la pratica clinica, né un registro professionale rappresentativo di tale disciplina. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che saper trattare un uomo non significa essere in grado di trattare un animale! È necessaria quindi al più presto una regolamentazione della formazione e pratica dell’osteopatia in ambito veterinario in concertazione con la Federazione degli Ordini dei Medici Veterinari.” © RIPRODUZIONE RISERVATA 23 MEDICINA NATURALE - SETTEMBRE 2014 Paolo Tozzi È necessaria al più presto una regolamentazione della formazione e pratica dell’osteopatia in ambito veterinario in concertazione con la Federazione degli Ordini dei Medici Veterinari