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foto Benedetti/grafica Forgia - SBAEM
L e i n d a g i n i
archeologiche condotte
a Satricum (Borgo Le
Ferriere, Latina) alla
fine dell'800 hanno
restituito una rilevante
documentazione
relativa sia all'abitato,
sia alla sfera
santuariale, sia alle
necropoli.
Nell'esposizione sono
rappresentati tutti i diversi ambiti, dalle capanne
protostoriche ai corredi funerari, talora di rango principesco,
come ci segnala la presenza di ceramica fine da mensa, di
suppellettili in bronzo, alcune delle quali importate (tomba
II), o l'eccezionale quantità di ambre anche figurate nella
tomba omonima. Centro vitale del sito era il santuario
dedicato sull'acropoli a Mater Matuta, divinità italica che
racchiudeva in sé il duplice aspetto di “matutina”, quale
origine della luce, e di “Bona Dea”, nutrice benefica e
protettrice delle nascite. Il santuario, dalla complessa
stratigrafia, ha restituito importanti testimonianze del culto,
sia nei ricchi depositi votivi, articolati in due nuclei principali
(cd. stipe arcaica del VII-VI sec. a.C. e cd. stipe recente del
IV-II sec. a.C.), sia nel complesso monumentale dell'edificio
templare, che ha avuto nel tempo più fasi edilizie. Alla
risistemazione di età tardo-arcaica (490-480 a.C.) si
riferiscono gli importanti altorilievi policromi del frontone
con il mito greco dell'Amazzonomachia.
Lo splendore dell'età orientalizzante trova nelle tombe
Bernardini e Barberini di Palestrina la sua più completa
esemplificazione: in entrambi i corredi spiccano le
straordinarie oreficerie di produzione etrusca, gli avori
intagliati, la suppellettile in oro, argento e bronzo, i grandi
lebeti con protomi di grifo, solo per citare alcuni degli oggetti
che più si impongono all'attenzione. Il trono e lo scudo della
tomba Barberini sottolineano ulteriormente il rango
principesco del defunto.
Anche la fase tardo-classica ed ellenistica (IV-II sec. a.C.)
mostra l'alto potenziale economico e sociale del centro: la
collezione Barberini, entrata solo in parte nelle raccolte
“storiche” del nostro Museo, nella sua articolata
composizione (appliques figurate in terracotta dorata,
balsamari in pasta vitrea e in alabastro, oggetti da toletta
anche in legno, sandali in cuoio finemente decorato, monili in
oro e materiali pregiati) evidenzia anche la grande capacità
produttiva di Praeneste che si esprime negli specchi figurati e
nelle ciste bronzee con fregi ispirati al mito, creando veri e
propri capolavori dell'arte antica.
Museo Nazionale Etrusco
di Villa Giulia
e Villa Poniatowski
MUSEO NAZIONALE ETRUSCO
di VILLA GIULIA e VILLA PONIATOWSKI
Roma, Piazzale di Villa Giulia 9
Raggiungibile con i tram 2 e 19, bus 3 e 926
Orario: martedì-domenica dalle 8.30 alle 19.30
Chiuso il lunedì, Natale, Capodanno, 1° Maggio
PER LE VISITE A VILLA PONIATOWSKI
CONSULTARE IL SITO
http://villagiulia.beniculturali.it
Nuovi allestimenti
VEIO A VILLA GIULIA
Veio è uno dei grandi centri dell'Etruria
meridionale, ricco di testimonianze
che illustrano la sua storia
intrecciata sin dalle origini a
quella di Roma, grande rivale
latina lungo il corso del Tevere.
E' famosa per l'Apollo e le altre
splendide statue in terracotta
policroma della fine del VI
secolo a.C. che ornavano uno dei
templi più venerati d'Etruria,
quello in località Portonaccio
presso Isola Farnese. Fino
ad oggi questi erano i soli
capolavori di Veio che si
potevano ammirare in
esposizione al Museo di
Villa Giulia, insieme alla
bellissima olpe Chigi, un
vaso istoriato in stile
miniaturistico portato
da Corinto per un
p r i n c i p e d i Ve i o
intorno al 640 a.C.
Nel portare a
compimento il
progetto di
ampliamento del
Museo Nazionale
di Villa Giulia,
iniziato nel 1996, le
antichità di Veio sono ora presentate in quattro sale che
concludono il percorso espositivo del museo, sostituendosi alla
sezione dedicata ai centri del Lazio antico e dell'Umbria,
riallestita nelle sale della vicina Villa Poniatowski.
Relegati finora nei depositi, straordinari corredi rinvenuti nel
corso del Novecento nelle estese necropoli dense di migliaia di
sepolcri, si mostrano ai visitatori nella sontuosità degli apparati
funerari e nella preziosità di oggetti, carichi di valori simbolici
che sottolineano l'alto rango dei personaggi sepolti, appartenenti
ai vertici della comunità veiente nel corso dell'VIII e del VII
secolo a.C. Eccezionale la tomba del re-sacerdote deposto nella
tomba con un armamento tutto in bronzo coincidente con quello
dei sacerdoti Salii, sacri a Marte, ai quali era affidata nella
Roma di età regia la celebrazione di processioni rituali che
aprivano e chiudevano ogni anno il periodo dedicato alla guerra.
Figurano nell'esposizione ritrovamenti anche recenti, come la
tomba principesca della necropoli di Monte Michele della metà
del VII secolo a.C., che ha
restituito un carro a
quattro ruote impiegato
nella cerimonia funebre per
il trasporto dell'urna in
bronzo contenente le ceneri
del personaggio, adagiata
sulla cassa accanto alle
insegne del potere, come lo
scettro e le armi. Di forte
suggestione sono le
immagini delle più antiche
tombe etrusche dipinte,
riferibili agli inizi della grande pittura intorno ai primi decenni
del VII secolo a.C. e rinvenute proprio a Veio: sono la tomba dei
Leoni Ruggenti, così denominata dal fregio straordinario di belve
dall'aspetto minaccioso dipinte nella parete di fondo, e quella
delle Anatre, entrambe accompagnate dagli oggetti dei loro
corredi.
Le opere del santuario dell'Apollo e di altri luoghi di culto si
ammirano nelle ultime due sale: per la prima volta il celebre
gruppo di Ercole ed Apollo, che si contendono il possesso della
cerva dalle corna d'oro sacra ad Artemide, e la statua di Latona
con il figlio infante in braccio sono presentate in connessione con
le rispettive basi a sella che ne permettevano la collocazione sul
colmo del tetto del tempio a 12 metri di altezza.
UMBRI E LATINI A VILLA PONIATOWSKI
A Villa Poniatowski, collegata a Villa Giulia da un viale alle
pendici di Villa Strohl Fern, sono esposte le collezioni “storiche”
dei centri dell'Umbria e del Latium Vetus. Frutto di scavi condotti
tra la fine dell'800 e i primi del '900 esse confluirono nel Museo di
Villa Giulia, destinato fin dalla sua istituzione nel 1889 ad
accogliere le antichità preromane dei territori extraurbani.
Attraversati i suggestivi ambienti ricavati nelle sostruzioni
della Villa si esce nel giardino antistante la palazzina, costruita
alla fine del '500 dalla famiglia Cesi, divenuta poi proprietà
Sinibaldi e, sulla fine del '700, acquistata dal principe polacco
Stanislao Poniatowski, che incaricò il Valadier della sua
ristrutturazione e decorazione.
Nella sala dell'Ercole Farnese al piano terreno sono raccolte
le antichità umbre di Terni, Nocera Umbra e Gualdo Tadino.I
corredi esposti documentano le fasi salienti della vita delle
diverse comunità, che fondavano il loro potenziale economico sul
controllo delle vie di comunicazione interne lungo la valle
tiberina e la dorsale appenninica. I materiali della estesa
necropoli ternana, venuta in luce durante i lavori per le Acciaierie
appartengono alla fase più interessante della vita del sepolcreto
(X-VIII sec. a.C.), le cui tombe a circolo evidenziano la presenza
ai vertici della società di capi guerrieri. Un'aristocrazia
guerriera, tra il V e il III sec. a.C., domina anche la comunità dei
Tadinati nel territorio di Gualdo, ricordati nelle Tavole Iguvine:
elmi a calotta e spadoni ricurvi ne sottolineano il rango; peculiare
la presenza di barilotti lignei con fasciature di bronzo funzionali
al trasporto di liquidi.
Gravitante verso l'Etruria appare l'antica Todi, città umbra di
confine, caratterizzata da una spiccata eterogeneità etnica,
linguistica e culturale. Le necropoli hanno restituito corredi di
altissimo livello: la tomba di guerriero dalla necropoli di San
Raffaele con l'elmo da parata in bronzo con applicazioni in
argento e scene di combattimento sulle paragnatidi, esemplifica
la struttura sociale del centro, basata, almeno fino alla metà del
V sec. a. C., su un'aristocrazia gentilizia, e, insieme alla ricca
tomba “degli Ori” dalla necropoli della Peschiera, appartenuta
ad una dama di alto rango, documenta il periodo di maggior
fioritura del centro tra il V e il III sec. a.C.
Al piano nobile della Villa, il percorso espositivo si snoda
attraverso sale riccamente affrescate. Qui sono raccolti materiali
provenienti dai primi scavi sistematici condotti nel Lazio alla fine
dell'800, e i più significativi rinvenimenti fortuiti di quel periodo.
Molti dei reperti rientrano nel vasto panorama dell'edilizia sacra
a carattere monumentale e nella sfera del culto, ben documentata
dai consistenti depositi votivi dei principali santuari latini.
La splendida antefissa con nimbo traforato dal tempio di Iuno
Sospita a Lanuvio (500 a.C. Circa), gli altorilievi frontonali
tardo-arcaici (500-480 a.C.) con scene di combattimento dal
tempio di Giunone Moneta a Segni, gli eccezionali rivestimenti in
bronzo dorato dal santuario di Diana a Nemi, rappresentano solo
alcuni tra i tanti significativi reperti in esposizione.
Alla sfera funeraria riconduce invece un altro eccezionale
contesto rinvenuto nel 1899 a Gabii: il monumentale sarcofago
ricavato da un tronco di quercia, con una ricca deposizione di età
orientalizzante (I metà VII sec. a.C.).
Spiccano nell'ambito delle collezioni “storiche” di
formazione latina gli eccezionali contesti provenienti da due
importanti centri del Latium Vetus: Satricum e Palestrina.
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