Diapositiva 1

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INFIAMMAZIONE CRONICA
Dott.ssa
Erminia La Camera
INFIAMMAZIONE CRONICA
CARATTERISTICHE GENERALI
1) Persistenza dello stimolo irritante
2) Presenza contemporanea di processi di infiammazione, di demolizione
del tessuto e tentativi di guarigione
3) Importanza predominante della componente cellulare rispetto a quella
vascolare  istoflogosi (infiammazione di cellule)
4) Non specificita’  agenti molto diversi possono provocare tipi di
infiammazione molto simili
INFIAMMAZIONE ACUTA E CRONICA
Infiammazione acuta
Infiammazione cronica
LESIONE
ACUTA
STIMOLO LESIVO
PERSISTENTE
INFIAMMAZIONE
INFIAMMAZIONE
+
DEMOLIZIONE
DEMOLIZIONE
+
RISOLUZIONE
RIGENERAZIONE
RIPARAZIONE
RIGENERAZIONE
E
RIPARAZIONE
CAUSE DELL’ INFIAMMAZIONE
 Infezioni persistenti
Alcuni microrganismi poco tossici (es. Bacilli tubercolari, Treponema pallidum,
funghi e parassiti) evocano una risposta immunitaria detta ipersensibilità
ritardata.
 Esposizione ad agenti potenzialmente tossici
Esogeni: particelle di silicio che, se inalato per lungo tempo, provocano silicosi
Endogeni: componenti lipidiche plasmatiche tossiche che inducono aterosclerosi
 Autoimmunità
In particolari condizioni si sviluppano reazioni autoimmunitarie contro i tessuti
dell’individuo stesso (ad es. artrite reumatoide e lupus eritematoso)
CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE
 Infiltrazione
plasmacellule)
di
cellule
mononucleate
(macrofagi,
linfociti
e
 Danno tissutale indotto dalla persistenza dell’agente lesivo o delle
cellule infiammatorie
 Guarigione tramite la sostituzione del tessuto danneggiato da parte di
tessuto connettivo che si realizzano con la proliferazione di piccoli vasi
sanguigni (angiogenesi) e soprattutto fibrosi
MACROFAGI
I macrofagi sono cellule mononucleate tissutali che appartengono al sistema
dei fagociti (insieme ai granulociti neutrofili e ai monociti).
Essi svolgono una funzione molto importante nelle risposte immunitarie
naturali e specifiche, che è la fagocitosi, cioè inglobano nel loro citoplasma
particelle estranee, compresi i microrganismi, e le distruggono.
Inoltre secernono citochine ad attività proinfiammatoria e presentano
l’antigene ai linfociti T-CD4.
La cellula progenitrice dei macrofagi è la cellula staminale multipotente.
Nel midollo osseo questa cellula si differenzia in vari stipiti cellulari tra cui
quello che dà origine al monoblasto; maturando questa cellula lascia il midollo
e si riversa nel sangue sotto forma di monocita.
Dal sangue poi i monociti migrano nei tessuti, maturano e si trasformano in
macrofagi.
I macrofagi possono andare incontro ad un processo di attivazione e formare:
• I macrofagi attivati
• Le cellule epitelioidi, chiamate così per la somiglianza con le cellule epiteliali
cutanee, in cui sviluppa un abbondante citoplasma
• Le cellule giganti multinucleate quando si fondono tra loro
Oppure possono andare incontro a differenziamento assumendo caratteristiche
citomorfologiche diverse a seconda del tessuto nel quale si sono localizzati:
• Nel fegato rivestono i sinusoidi vascolari e prendono il nome di cellule di
Kupper
• Nel sistema nervoso centrale sono stati denominati cellule gliali
• Nel polmone prendono il nome di macrofagi alveolari
• Nell’osso invece osteoclasti
I macrofagi possono essere attivati da vari stimoli, quali citochine,
endotossine batteriche e mediatori chimici.
Una volta attivati inducono:
 Aumento delle dimensioni cellulari
 Incremento della concentrazione degli enzimi lisosomiali
 Metabolismo più attivo
 Maggiore capacità di fagocitosi e uccisione
Nell’infiammazione cronica i macrofagi si accumulano a causa di:
Reclutamento dei monociti dal circolo dipende dall’espressione di
molecole di adesione e fattori chemiotattici (chemochine, linfociti, fattori di
crescita e frammenti della degradazione del collagene e della fibronectina).
Proliferazione locale di macrofagi dopo la loro migrazione dal torrente
sanguigno.
Immobilizzazione dei macrofagi nella sede dell’infiammazione dovuta alla
produzione di citochine e lipidi ossidati.
FORMAZIONE
DI GRANULOMI
LINFOCITI
Nell’infiammazione cronica i linfociti e i macrofagi interagiscono tra loro,
influenzandosi a vicenda e rilasciando mediatori infiammatori che influiscono
su altre cellule.
Infatti i macrofagi presentano gli antigeni ai linfociti ed esprimono molecole
di membrana e citochine (IL-12) che stimolano la risposta dei linfociti T.
I linfociti T attivati iniziano a produrre citochine, in particolare IFN-γ, che è il
principale attivatore dei macrofagi.
PLASMACELLULE
Le plasmacellule originano dai linfociti B attivati e producono anticorpi diretti
contro gli antigeni presenti nella sede dell’infezione o contro le componenti
tissutali alterate.
Dopo 4-5 giorni, durante i quali contribuiscono all'eliminazione dei virus, le
plasmacellule sono soggette a un meccanismo di autodistruzione, poichè se
continuassero a vivere potrebbero far insorgere malattie autoimmuni o
addirittura tumori.
L’autodistruzione avviene seguendo un processo di apoptosi, in cui le
plasmacellule si "avvelenano" con le scorie che si formano durante la
produzione degli anticorpi e che non sono state eliminate dai proteosomi.
EOSINOFILI
Sono abbondanti nelle reazioni immunitarie mediate dalle IgE e nelle infezioni
parassitarie.
Il reclutamento comporta la fuoriuscita dal sangue ed è mediato dalla
chemochina eotossina.
Possiedono dei granuli che contengono la proteina basica maggiore, una
proteina cationica, tossica per i parassiti ma che causa la lisi delle cellule
epiteliali di mammifero e quindi partecipano ad un eventuale danno tissutale.
MASTOCITI
Sono grosse cellule disposte in genere in posizione perivascolare che
derivano da precursori presenti nel midollo osseo.
Esprimono sulla loro superficie il recettore che lega la porzione Fc delle
IgE.
Nelle reazioni acute, le IgE si legano ai questi recettori, le cellule si
degranulano e rilasciano mediatori come l’istamina.
Questo tipo di risposta si verifica nelle reazioni di ipersensibiltà verso
alimenti, veleno di insetti o farmaci.
INFIAMMAZIONE GRANULOMATOSA
Si manifesta in malattie infettive di tipo immunitario (tubercolosi, lebbra, sifilide,
malattia da graffio del gatto).
È un tipo particolare di reazione infiammatoria cronica caratterizzata da accumulo di
macrofagi attivati (cellule epitelioidi) e innescata da una varietà di agenti infettivi e
non infettivi.
Un GRANULOMA è un focolaio di infiammazione cronica costituito da un aggregato
microscopico di macrofagi, morfologicamente trasformati in cellule epitelioidi,
circondato da leucociti mononucleati e qualche volta anche da plasmacellule.
Frequentemente le cellule epitelioidi si fondono tra di loro e formano le cellule giganti
tipo Langhans, contenenti 20 o più nuclei.
Esistono due tipi di granuloma differenti per la loro patogenesi.
Granulomi da corpo estraneo: causati da materiale inerte come filo da sutura o
altre fibre troppo grandi per essere fagocitate. Il corpo estraneo viene quindi
circondato e avvolto da cellule epitelioidi e cellule giganti.
Granulomi di tipo immunitario: causati da particelle vive, di solito microbi, in
grado di indurre una risposta cellulo-mediata. In questa risposta non si produce il
granuloma, ma i macrofagi inglobano il materiale estraneo e lo processano,
presentandone frammenti ai linfociti T e causandone l’attivazione. I linfociti T
rispondono producendo citochine che attivano altre cellule T e macrofagi che si
trasformano in cellule epitelioidi. Esempio tipico è il granuloma causato dal bacillo
della tubercolosi, definito tubercolo.
INFIAMMAZIONE PURULENTA
Caratterizzata principalmente da un essudato cellulare granulocitario.
I granulociti non vengono lisati durante la reazione infiammatoria e
attaccano i tessuti, causando un'infiammazione per disfacimento o
suppurazione cellulare.
Si forma il pus, un materiale viscoso giallastro di aspetto denso e cremoso,
formato da leucociti morti o morenti, altri componenti dell'essudato
infiammatorio (liquido d’edema e fibrina), microrganismi e prodotti del
disfacimento dei tessuti. La viscosità è dovuta all'alto contenuto di DNA che
deriva dal disfacimento dei granulociti.
Nell'infiammazione purulenta si osserva la continua produzione di essudato
e il riassorbimento di sostanze tossiche, a cui spesso è associata una
amiloidosi secondaria a carico del rene, della milza e del fegato.
Ci sono diversi tipi di infiammazione purulenta:
Ascesso o Apostema: raccolta circoscritta di pus in una cavità neoformata
Empiema: raccolta di pus in una cavità naturale preesistente, non
comunicante con l'esterno (es. cavità pleurica)
Flemmone: raccolta purulenta con tendenza ad estendersi e ad invadere
diffusamente il tessuto connettivo lasso sottocutaneo, sottomucoso,
subfasciale e intermuscolare.
OMEOSTASI
NORMALE
ADATTAMENTO
Incapacità
all’adattamento
MORTE CELLULARE
RIPARAZIONE RIGENERAZIONE
Sostituzione di una parte
perduta con un tessuto diverso
Sostituzione di una parte perduta
con un tessuto uguale
RIGENERAZIONE
In seguito a necrosi un tessuto può essere RIGENERATO.
Per rigenerazione si intende la sostituzione delle cellule andate perdute
con cellule che hanno le stesse caratteristiche anatomiche e funzionali.
La capacità rigenerativa di un tessuto dipende dal suo essere costituito da
cellule perenni, stabili o labili.
Cellule Labili: cellule che si rinnovano sistematicamente
 Midollo osseo
 Tessuto emopoietico
 La maggior parte delle cellule epiteliali
Cellule stabili: cellule che si rinnovano solo in particolari condizioni
 Epatociti
 Fibroblasti
 Endotelio vascolare
 Muscolo liscio
Cellule perenni: non si rinnovano in nessun caso
 Muscolo scheletrico e cardiaco
 Neuroni
CELLULE STAMINALI
Cellule caratterizzate dalla loro prolungata capacità autorigenerativa e dalla
loro replicazione asimmetrica. Infatti ad ogni divisione cellulare producono
due cellule figlie, una delle quali mantiene la sua capacità di rinnovamento,
mentre l’altra diventa capostipite di una popolazione di cellule che, a loro
volta, dà luogo a cellule mature e differenziate, ovvero a tessuti distinti.
Le cellule staminali assicurano la formazione e il rinnovamento dei tessuti,
ovvero la sostituzione delle cellule che hanno terminato il proprio ciclo vitale
e di quelle lesionate.
CELLULE STAMINALI
A
CLASSIFICAZIONE
in base alla provenienza
Staminali embrionali ES: nell’embrione allo stadio di blastocisti, prima dell’
annidamento nella parete uterina, si trovano cellule staminali totipotenti e altamente
proliferative, cioè capaci di produrre un numero elevato di progenitori che possono
dar vita a tutti i tessuti del corpo umano;
Staminali fetali: sono cellule staminali finalizzate all’accrescimento di alcuni tessuti
nel neonato, con caratteri intermedi tra quelle embrionali e quelle adulte;
Staminali del cordone ombelicale: al momento della nascita, dal sangue fetale del
cordone ombelicale è possibile isolare cellule staminali dotate di grande capacità
proliferativa e, allo stato attuale, considerate precursori degli elementi sanguigni;
Staminali adulte: sono cellule non specializzate che si riproducono giornalmente per
fornire alcune specifiche cellule. Ad esempio 200 miliardi di globuli rossi sono
generati ogni giorno nel corpo da cellule staminali emopoietiche oppure cellule
staminali nello stroma del midollo osseo possono trasformarsi in cellule epatiche,
neurali, muscolari, e renali.
CLASSIFICAZIONE
Totipotenti: una singola cellula staminale può svilupparsi in un intero
organismo e persino in tessuti extra-embrionali (ad es. i blastomeri)
Pluripotenti: le cellule possono specializzarsi in tutti i tipi di cellule che
troviamo in un individuo adulto ma non in cellule che compongono i
tessuti extra-embrionali
Multipotenti: le cellule sono in grado di specializzarsi unicamente in alcuni
tipi di cellule
Unipotenti: le cellule staminali possono generare solamente un tipo di
cellula specializzata
RIPARAZIONE
I tessuti che non possono essere rigenerati vengono semplicemente riparati,
ciò avviene attraverso un certo numero di processi:
 Induzione di un processo infiammatorio in risposta ad una lesione iniziale,
con rimozione del tessuto danneggiato o morto
 Proliferazione e migrazione delle cellule parenchimali e connettivali
 Formazione di nuovi vasi sanguigni e tessuto di granulazione
 Sintesi delle proteine della ECM e deposito di collagene
 Rimodellamento tissutale e contrazione della lesione
 Acquisizione della resistenza della ferita
RIPARAZIONE
Il processo di riparazione è influenzato da molteplici fattori:
 L’ambiente tissutale e l’estensione del danno
 L’intensità e la durata dello stimolo
 Le condizioni che inibiscono l’intervento, come la presenza di corpi
estranei oppure l’inadeguato apporto di sangue
 Varie malattie che inibiscono la riparazione e il trattamento con steroidi
RIPARAZIONE
L’obiettivo della riparazione è quello di ripristinare il tessuto
riportandolo alla condizione iniziale, di solito tale processo inizia
precocemente durante l’infiammazione
Alcuni tessuti possono essere
completamente ricostruiti dopo il
trauma (ad es. osso dopo
frattura, superficie epiteliale
dopo lesione cutanea), in questo
caso si parla di GUARIGIONE
Se il danno persiste l’infiammazione
diventa cronica e avvengono
contemporaneamente lesioni
tissutali e riparazioni, in questo
caso la deposizione di connettivo è
detta FIBROSI
Se i tessuti non possono essere
rigenerati, la riparazione è
accompagnata da deposito di tessuto
connettivo con formazione di CICATRICE
ANGIOGENESI
I vasi ematici si formano durante lo sviluppo embrionale per
vasculogenesi, durante la quale viene costituita una rete vascolare
primitiva a partire dai precursori delle cellule endoteliali detti angioblasti.
Questo processo è regolato da diverse biomolecole della matrice
extracellulare.
Il processo di formazione di vasi sanguigni nell’adulto è noto come
angiogenesi.
Quindi l’angiogenesi è la migrazione e la proliferazione coordinata di cellule
endoteliali dal letto vascolare esistente, seguita da una maturazione e
stabilizzazione che coinvolge le cellule murali (cellule muscolari lisce nei
vasi di grande calibro e periciti nei vasi di medio calibro).
Angiogenesi per mobilizzazione delle EPC
(precursori delle cellule endoteliali)
EMANGIOBLASTO
Cellule Staminali
Emopoietiche
Angioblasti
Cellule endoteliali
Arterie – Vene - Vasi linfatici
Periciti e cellule
muscolari lisce
Angiogenesi per mobilizzazione delle EPC
(precursori delle cellule endoteliali)
EPC
Sostituzione cellule
endoteliali perse
Neovascolarizzazione
di organi ischemici,
ferite cutanee e tumori
Angiogenesi da vasi preesistenti
1. ↑NO che determina vasodilatazione
↑VEGF che aumenta la permeabilità dei vasi presistenti
2. Degradazione proteolitica della membrana basale del vaso ad opera di
una metalloproteinasi
3. Distruzione dei contatti tra le cellule endoteliali da parte dell’attivatore
del plasminogeno
4. Migrazione cellule endoteliali verso lo stimolo angiogenetico
5. Proliferazione e maturazione delle cellule endoteliali
6. Reclutamento di cellule periendoteliali per fornire sostegno alle strutture
endoteliali e formare i vasi maturi
Fattori di crescita e recettori
VEGF
Dai precursori delle
cellule endoteliali
VEGFR2
Stimola la mobilizzazione
dei precursori delle
cellule endoteliali del
midollo osseo
(recettore tirosina-chinasico)
Proliferazione
cellulare
Differenziamento
cellulare
Proliferazione
cellule endoteliali
VEGF
Da vasi preesistenti
VEGFR2
Mobilità cellule
endoteliali
Fattori di crescita e recettori
Ang1
Ang2
Tie2
Tie2
Le cellule endoteliali sono più
sensibili alla stimolazione da
parte dei fattori di crescita
PDGF recluta le cellule muscolari lisce
TGF-γ incrementa la produzione delle
ECM per stabilizzare i vasi neoformati
Recluta le cellule
periendoteliali
Mantiene quiescienti
le cellule endoteliali
Proteine della ECM
Integrine: formazione
e mantenimento dei
vasi sanguigni
Proteine matricellulari
(SPARC, tenascina C e
trombospondina):
destabilizzazione delle
interazioni tra cellule e
matrice
Proteasi (attivatori del plasminogeno e
metalloproteasi della matrice): rimodellamento dei
tessuti durante l’invasione endoteliale
CICATRIZZAZIONE
Meccanismo di riparazione tissutale
accompagnato dalla deposizione di tessuto
connettivo e formazione di una cicatrice
I processi che partecipano alla formazione della cicatrice sono:
 Migrazione e proliferazione fibroblastica nella sede della lesione
 Deposito della ECM (matrice extracellulare)
 Rimodellamento tissutale
Proliferazione e Migrazione Fibroblastica
VEGF
(fattore di crescita
dell’endotelio vascolare)
Angiogenesi
↑permeabilità vascolare
Produzione di essudato e
deposizione di proteine
plasmatiche (fibrinogeno e
fibronectina plasmatica) a
livello della ECM
Proliferazione
dei fibroblasti e
degli endoteli
Fattori della Proliferazione e Migrazione
TGF-β prodotto dalle cellule del tessuto di granulazione:
• Proliferazione e migrazione fibroblastica
• Incremento sintesi di collagene e di fibronectina
• Riduzione della degradazione della ECM ad opera delle metalloproteasi
Deposizione di ECM e formazione di cicatrici
Man mano che il processo riparativo procede
↓ numero di cellule proliferanti e di fibroblasti
I fibroblasti depositano
↑quantità di ECM
PDGF, FGF,
TGF-β, IL-1
sti
mo
lat
a
↑sintesi di
collagene
↓ degradazione
di collagene
Dopo l’accumulo netto della quantità di collagene, la struttura del tessuto di
granulazione viene convertita in una cicatrice formata da fibroblasti
affusolati, collageno denso, frammenti di tessuto elastico e altre componenti
della ECM. Inoltre con la maturazione della cicatrice continua la regressione
vascolare che trasforma il tessuto di granulazione riccamente vascolarizzato
in una pallida cicatrice non vascolarizzata.
Le cicatrici si differenziano istologicamente dalla pelle...
 La cicatrice manca di annessi cutanei così come di desmosomi alla
giunzione dermo-epidermica
 Il normale pattern, a cestino intrecciato, delle fibre collagene del derma è
sostituito da fibre collagene sistemate in filiere parallele alla superficie
cutanea
Caratteristiche cliniche
Caratteristiche istologiche
C. Eritematose Colore: Rosa/Rosso
Texture: Lucente, poca “cute”
Morfologia: piatta
Vasi sanguigni dilatati
ed aumentati di numero;
fibrosi variabile
C. Pigmentate
Melanina aumentata alla
giunzione D/E;
fibrosi variabile
Colore: Bluastro/Marrone
Texture: Lucente, poca “cute”
Morfologia: piatta
C. ipertrofiche Colore: Bianco/Rosa o Rosso
Texture: Lucente, rara “cute”
Morfologia: rilevate, adese ai bordi
della ferita
Colore: Rosso carico/Porpora
C. keloidee
Texture: Lucente, niente “cute”
Morfologia: rilevate, adese oltre
bordi della ferita
C. atrofiche
Fibre di collagene spesse;
scarsa matrice mucoide
Collagene ialinizzato e
spesso; matrice mucoide
aspetto nodulare;
struttura disorganizzata
Colore: Bianco/Rosa
Epidermide più sottile;
Texture: Lucente, rugoso,scarsa cute fibrosi del derma variabile
Morfologia: infossate o depresse
Rimodellamento tissutale
La formazione di una cicatrice implica una serie di variazioni della ECM.
Infatti alcuni dei fattori di crescita che stimolano la sintesi del collagene
e di altre molecole del tessuto connettivo modulano anche la sintesi e
l’attivazione delle metalloproteasi.
Sintesi della ECM ad opera
dei fattori di crescita
equilibrio
Degradazione della ECM ad
opera delle metalloproteasi
RIMODELLAMENTO TISSUTALE
Metalloproteasi della matrice (MMP)
Famiglia di enzimi (circa 20) con un
dominio zinco-proteasico di 180 aa.
Sono sintetizzate come propeptidi e
richiedono il clivaggio proteolitico per
attivarsi. Vengono prodotte da vari
tipi di cellule (fibroblasti, macrofagi e
neutrofili).
La loro secrezione è indotta da PDGF,
IL-1, TNF, fagocitosi e sforzo fisico,
mentre è inibita dal TGF-β e dagli
steroidi.
Collagenasi interstiziali (MMP-1, 2, 3):
tagliano il collagene fibrillare di tipo I e II
Gelatinasi (MMP-2 e 9): degradano
il collagene amorfo e la fibronectina
Stromalisine (MMP-3, 10,
11): agiscono sui proteoglicani
e sulla fibronectina
GUARIGIONE
La Guarigione di una ferita cutanea è suddivisa in tre fasi:
1) Infiammazione (precoce e tardiva)
2) Formazione di tessuto di granulazione e cicatrizzazione
3) Contrazione della lesione, deposizione di ECM e rimodellamento
Queste fasi si sovrappongono e la loro separazione è arbitraria.
Fattori di crescita e citochine coinvolte nella guarigione delle ferite
Chemiotassi dei monociti
PDGF, FGF, TGF-β
Migrazione dei fibroblasti
PDGF, EGF, FGF, TGF-β, TNF, IL-1
Proliferazione fibroblastica
PDGF, EGF, FGF, TNF
Angiogenesi
VEGF, Ang, FGF
Sintesi di collagene
TGF-β, PDGF
Secrezione della collagenasi
PDGF, EGF, FGF, TNF, TGF-β ↓
Fattori di crescita
PDGF: fattore di crescita derivato dalle piastrine
FGF: fattore di crescita dei fibroblasti
EGF: fattore di crescita dell’epidermide
TGF-β: fattore di crescita trasformante β
VEGF: fattore di crescita dell’endotelio vascolare
TNF: fattore di necrosi tumorale
Guarigione ferite cutanee per prima intenzione
Ferita da incisione chirurgica pulita e non infetta i cui lembi
sono mantenuti giustapposti da una sutura chirurgica
L’incisione provoca:
• Morte di poche cellule connettivali e epiteliali
• Interruzione della continuità della membrana basale epiteliale
• Riempimento degli spazi vuoti con coaguli di sangue contenenti fibrina
e cellule ematiche
• Disidratazione del coagulo con formazione della crosta
GUARIGIONE
Entro 24 ore compaiono i neutrofili che si
muovono verso il coagulo della fibrina
Entro 24-48 ore le cellule epiteliali si spostano dai
bordi della ferita lungo i margini tagliati del derma
e depositano i componenti della membrana basale
che si fondono, sotto la superficie della crosta, e
formano uno strato epiteliale continuo e sottile.
Entro il terzo giorno i neutrofili vengono
sostituiti dai macrofagi, compare il tessuto di
granulazione e appaiono, ai margini della
ferita, le fibre di collagene che non
congiungono ancora i bordi della ferita
II settimana si accumulano collagene e fibroblasti,
inizia il processo di schiarimento dovuto all’aumento
di collagene e alla regressione dei canali vascolari
Fine primo mese la cicatrice è costituita da tessuto
connettivo privo di infiltrato infiammatorio ma
ricoperto da epidermide intatta
Guarigione ferite cutanee per seconda intenzione
Ferite superficiali con grossa perdita di tessuto
e con lembi separati
La rigenerazione delle cellule parenchimali non
può ripristinare completamente l’architettura
originale e quindi l’abbondante tessuto di
granulazione cresce dai margini della ferita per
completare la riparazione
Differenze tra guarigione di prima e seconda intenzione:
1) Nella guarigione di seconda intenzione il coagulo di fibrina è più
grande, quindi devono essere rimossi una maggior quantità di residui
necrotici e di essudato. Di conseguenza la reazione infiammatoria
risulta più intensa.
2) Si formano maggiori quantità di tessuto di granulazione.
3) Si determina contrazione della ferita dovuta alla formazione presso i
margini di un reticolo di fibroblasti contenenti filamenti di actina.
La contrazione, facilitata dai miofibroblasti, riduce lo spazio tra i margini
cutanei.
4) Si forma un evidente cicatrice e un assottigliamento dell’epidermide.
Resistenza alla ferita
Inizialmente dipende da un incremento della sintesi di collagene che
prevale sugli effetti della sua degradazione (primi due mesi), in seguito
dipende dalle modificazioni strutturali delle fibre di collagene (legami
crociati, aumento della dimensione delle fibre) dopo che la sua sintesi è
terminata. Fattori sistemici e locali possono influenzare il normale decorso
di guarigione.
FATTORI SISTEMICI
Nutrizione: una carenza proteica e di
vitamina C rallentano la rimarginazione della
ferita e inibiscono la sintesi di collagene
Stato metabolico: il diabete mellito è spesso
caratterizzato da microangiopatia che ritarda
la guarigione
Circolazione: un inadeguato apporto di
sangue ritardano il drenaggio venoso
Ormoni: i glucocorticoidi possono inibire la
sintesi di collagene e influenzare diverse
componenti dell’infiammazione
FATTORI LOCALI
Infezione
Fattori meccanici: movimento
delle ferite che può separare i
lembi della ferita
Corpi estranei: suture, osso,
frammenti di acciaio o vetro
Dimensione, localizzazione e
tipo di lesione: ferite in aree
riccamente
vascolarizzate
(volto) e ferite più piccole
guariscono prima
COMPLICANZE
Insufficiente
formazione
della cicatrice
Deiscenza: rottura di una ferita in
seguito a stress meccanico
(vomito, tosse, blocco intestinale)
Ulcerazione a causa di una
ridotta vascolarizazzione
Eccessive
quantità di
collagene
Cicatrice ipertrofica in cui il
tessuto cicatriziale cresce in
maniera sproporzionata; se il
tessuto cresce oltre i limiti della
ferita iniziale e non regredisce,
essa viene chiamata cheloide
COMPLICANZE
Eccessiva
quantità di
tessuto di
granulazione
Tale tessuto, detto di granulazione
esuberante, protrude al di sopra del
livello della pelle circostante e blocca
la riepitelizzazione. Deve essere
rimosso tramite escissione chirurgica
per ripristinare la continuità epiteliale
Accumulo di fibroblasti e altre
cellule del tessuto connettivo
Eccessiva diminuzione della
dimensione della ferita
Desmoidi o
aggressive:
incisione
traumatici
neoplasie
fibromatosi
cicatrici da
o
danni
seguiti da
Contrattura: comporta la
deformazione della ferita
e dei tessuti circostanti
FIBROSI
È associata ad alcune patologie infiammatorie croniche
Nella cirrosi epatica le cellule stellate del fegato vengono attivate per produrre
collagene. La deposizione del collagene a livello del parenchima epatico e le
modificazioni nella struttura dei sinusoidi provocate dalla deposizione delle ECM
alterano le componenti strutturali e funzionali del fegato portando a cirrosi.
Nella pancreatite cronica, eventi di infezione pancreatica portano alla continua
perdita di cellule acinose del pancreas e alla sostituzione con tessuto fibroso.
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