a «disabilità intellettiva

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Disabilità intellettiva
Interamente dalla dispensa fornita (tratta dal testo di Vio,
Toso e Spagnoletti).
Tralasciare cap . 5 del manuale.
disabilità intellettiva
Evoluzione storica da «ritardo mentale» a «disabilità
intellettiva»:
1. RM connotazione negativa
2. «Intellettiva» (ambito specifico) vs «mentale» (generico)
3. «ritardo» fuorviante: implica l’idea che il processo evolutivo è
ritardato ma prima o poi raggiungerà la normalità: non vero
4. Nel corso del tempo, DI include una varietà di forme,
accomunate tutte da una disabilità che riguarda l’intelligenza
5. Progressiva
allargamento
nei
criteri
diagnostici
del
comportamento adattivo e delle limitazioni individuali, in linea
con ICF, e non solo al QI (visione meno restrittiva della funzione
intellettiva), in linea col significato storico della parola
«disabilità» che implica il riferimento a quanto normalmente
atteso da quell’individuo
disabilità intellettiva
Che cos’è l’intelligenza?
Teorie cognitive e teorie differenziali
1. Teorie cognitive o dell’elaborazione delle informazioni (HIP):
focus sulla identificazione dei processi mentali che
concorrono alla elaborazione delle informazioni in entrata al
fine di produrre una risposta adattiva efficace
Rappresentazione col diagramma di flusso
Metafora con il PC
Es. attenzione, memoria di lavoro, strategie di elaborazione
Oggetto della valutazione neuropsicologica
disabilità intellettiva
Che cos’è l’intelligenza?
2. Teorie differenziali
Fattori specifici e discreti che definiscono il funzionamento intellettivo
Valutabili coi test e identificabili con Analisi Fattoriale
Quali e quanti fattori?
disabilità intellettiva
Che cos’è l’intelligenza?
Tendenza contemporanea in psicologia cognitiva
Focus su alcuni processi cognitivi considerati critici per
l’intelligenza e l’adattamento, su cui si definiscono le
differenze individuali:
Velocità di elaborazione delle informazioni
Memoria di lavoro
Attenzione controllata
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: da RM a DI
1.
1980. DSM III. Primo inserimento del RM della sezione psichiatria
infanzia e adolescenza. Unico criterio è QI: lieve, moderato, grave,
gravissimo, non specificato. Collocazione in asse I (disturbi clinici).
Nessun riferimento al funzionamento e adattamento in relazione al
contesto PER LA DIAGNOSI, ma valutazione di tipo multi-assiale
2.
1983. AAMR (American Association of Mental Retardation) poi evolutosi poi in
AAIDD (American Association of Intellectual and Developmental Disabilities): sulla
base delle teorie multidimensionali dell’I, tre criteri per la diagnosi
di RM:
1.
2.
3.
Funzionamento intellettivo, con test standardizzati, sotto la M
Concomitante compromissione funzioni adattive
Insorgenza entro 18 a.
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: da RM a DI
3.
4.
1988. DSM III-R. Assimilazione della definizione del AAMR.
Ricollocazione su asse II (disturbi stabili, strutturali e a insorgenza
precoce: personalità e ritardo mentale).
1992. AAMR. RM diagnosticato con i 3 criteri precedenti. In più:
sostanziali limitazioni al funzionamento adattivo, con limitazioni in
almeno 2 aree (comunicazione, cura di sé, abilità domestiche,
abilità sociali, uso delle risorse della comunità, autodeterminazione,
salute e sicurezza, funzionamento scolastico, tempo libero, lavoro)
Capacità
Ambiente di vita
Funzionamento reale
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: da RM a DI
5.
1994. DSM IV. Mantenimento in asse II, con rimodulazione dei
criteri diagnostici alla luce del AAMR.
6.
2000. DSM IV – TR (Text Revision). Definizione del RM come
grave compromissione del funzionamento intellettivo e
concomitanti deficit nel funzionamento adattivo
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: da RM a DI
7.
2002. AAIDD. DI caratterizzata nel funzionamento intellettivo e
adattivo. Abilità adattive
Concettuali
Sociali
Pratiche
Affermazione del DM come disabilità: limitazione del funzionamento individuale in
relazione al suo contesto di vita.
Limitazioni nella capacità di funzionare adeguatamente (compromissioni funzioni
corporee –cognitive)
Limitazione nelle attività
in linea con nuova prospettiva ICF (2001)
Restrizioni alla partecipazione
Riferimento al contesto
ambientale e necessità di
sostegni individualizzati
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: da RM a DI
8.
2007. AAIDD. Sostiene la nuova prospettiva ribadendo che la DI è
una limitazione significativa al funzionamento intellettivo e al
comportamento adattivo nelle abilità adattive concettuali, sociali e
pratiche.
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Novità:
1. Disturbi
del neurosviluppo
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Novità:
1. Disturbi
del neurosviluppo
2. Riferimento
alle funzioni
cognitive impattate
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Novità:
1. Disturbi
del neurosviluppo
2. Riferimento
alle funzioni
cognitive impattate
3. Non
più centralità delle
valutazioni
standardizzate
del QI, ma funzionamento
nel
contesto
(influenza
dell’ICF)
4. Comportamento adattivo è
definito in funzione del
contesto e dell’età (etàspecifico
e
contestospecifico)
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Novità:
5.
Approccio ecologico, sia
per punti di debolezza, ma
anche per punti di forza
Diagnosi si accompagna alla
necessità di definire profili di
sostegno
individualizzati
(diagnosi
funzionale
che
descriva punti di forza e punti
di debolezza)
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Livelli di gravità della DI
Lieve: ritardi nell’apprendimento, possono raggiungere senza
problemi primi anni scuola secondaria di primo grado, hanno
bisogno di aiuto nella gestione delle piccole problematiche
quotidiane (problem-solving) es. pagamento bollette, spesa.
Possibilità di lavoro indipendente se non c’è richiesta cognitiva
eccessiva; difficoltà pensiero astratto e metafore; abilità di
memoria e linguaggio buone. QI: 50-70. Sono l’85% dei pazienti
con DI
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Livelli di gravità della DI
Moderata: Differenze evidenti fin dalle prime fasi dello sviluppo;
Linguaggio lento, imparano a leggere svolgere esercizi di
matematica, gestire denaro. Aiuto nella cura personale. Difficoltà
sociali. Lavoro con mansioni protette (supervisori), ma con
assistenza nelle decisioni. QI tra 30 e 50, sono circa il 10% dei
pazienti DI
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Livelli di gravità della DI
Grave: Abilità comunicative elementari; possono imparare
semplici comandi, piccoli lavori con supervisione. Aiuto su cura
personale e igiene personale. Relazioni con parenti, ma
sostegno nelle attività. QI tra 20 e 30; circa 5% dei pazienti con
DI
disabilità intellettiva
Evoluzione della categoria diagnostica: DSM V
Livelli di gravità della DI
Estrema: Abilità linguistiche e di interazione sociale limitate;
comunicazione prevalente attraverso i gesti. Completamente
dipendenti per tutte le attività, anche se possono essere di aiuto
per piccole attività quotidiane. Solitamente associata a disabilità
sensoriali e/o disturbi neurologici. QI inferiore a 20; sono circa 12% dei pazienti DI.
disabilità intellettiva
Valutazione
Funzionamento intellettivo
Scale Bayley
Scale intellettive Wechler
Matrici Progressive di Raven
Funzionamento adattivo
Vineland Adaptive Scale
disabilità intellettiva
Eziologia
Anomalie genetiche (sindrome di Down, Trisomia 13, Trisomia
18, X fragile)
Ereditarietà di geni dominanti: sclerosi tuberosa
Ereditarietà di geni recessivi: Fenilchetonuria
Danni cerebrali strutturali
Difetti congeniti di metabolismo
Relativamente alla distribuzione delle cause di DI:
30% alterazione dello sviluppo embrionale
20% fattori ambientali (deprivazione sociale) e associazione con altri disturbi
30% sconosciute
10% complicanze perinatali
5% condizioni di salute (infezioni, traumi)
5% anomalie genetiche
disabilità intellettiva
Incidenza
1% della popolazione
Rapporto maschio- femmina 3:2
Comorbilità con ADHD, Disturbi dell’umore, altri disturbi dello
sviluppo
disabilità intellettiva
Processi psicologici implicati: sviluppo cognitivo
Varietà dei profili cognitivi per diverse sindromi e all’interno dello
stesso quadro patologico
In corrispondenza dello stesso livello di gravità: quadri
eterogenei di compromissione cognitiva (ruolo dei supporti e
della stimolazione ambientale)
Alcune compromissioni comuni, che vanno considerate non
slegate uno dall’altra, ma spesso compresenti e interagenti
disabilità intellettiva
Processi psicologici implicati: sviluppo cognitivo
1.
2.
3.
Concretezza e irreversibilità del pensiero: ancoraggio alla
fase preoperatoria, oppure operatoria concreta. Funzione
simbolica (evocazione di eventi/oggetti assenti attraverso
rappresentazioni mentali) e capacità di agire su di esse,
assente o parzialmente presente.
Rigidità: al variare di situazioni o contesto di un problema,
difficoltà a ri-orientarsi. Incapacità di generalizzare soluzioni a
problemi nuovi. La conoscenza rimane agganciata al
contesto del suo primo apprendimento.
Pianificazione / problem-solving / attività immaginativa:
difficoltà nella anticipazione delle sequenza di azioni nel p.s.;
difficoltà a ideare soluzioni nuove
disabilità intellettiva
Processi psicologici implicati: sviluppo cognitivo
4.
5.
6.
7.
Esperienza percettiva: spesso lenta e imprecisa, difficoltà a
cogliere la configurazione globale, collegare le parti al tutto
Capacità attentive/concentrazione: a fronte di uno stimolo
complesso,
difficoltà
a
elaborare
più
stimoli
contemporaneamente, difficoltà a selezionare aspetti salienti.
Difficoltà a inibire stimoli irrilevanti. Scarsa perseveranza
attentiva.
Memoria: difficoltà nella organizzazione delle informazioni in
memoria, sia in immagazzinamento che rievocazione
Abilità comunicativo-linguistiche: Ritardo nello sviluppo;
povertà lessicale e sintattica; difficoltà pragmatiche
disabilità intellettiva
Processi psicologici implicati: sviluppo cognitivo
8.
9.
Apprendimenti scolastici: nei quadri lievi c’è apprendimento
di lettura, scrittura e calcoli matematici semplici, ma difficoltà
a lavorare in autonomia e applicare conoscenze acquisite.
Abilità meta-cognitive:
difficoltà nel monitoraggio e
autoregolazione dei processi cognitivi nel comportamento di
studio e/o in qualsiasi altro processo di problem-solving.
disabilità intellettiva
Processi psicologici implicati: sviluppo sociale
Visione dello sviluppo psicologico in ottica interazionista e costruttivista
DI: Rischi evolutivi nell’area sociale
Età prescolare
Scarsa partecipazione alle interazioni sociali, attività di gruppo,
comportamenti sociali appropriati
Impulsività, bassa tolleranza alla frustrazione, iperattività
Età scolare
Difficoltà relazionali con insegnante a causa di richieste che eccedono le
capacità
Esclusione sociale dal gruppo dei pari
Passività, dipendenza, suggestionabilità
disabilità intellettiva
Processi psicologici implicati: sviluppo sociale
Visione dello sviluppo psicologico in ottica interazionista e costruttivista
DI: Rischi evolutivi nell’area sociale
Adolescenza
Da frequenti insuccessi, atteggiamento rinunciatario, dipendenza,
stereotipie
Disturbi affettivi (depressione, ansia, attacchi di panico, comportamenti
auto ed etero-aggressivi)
Modalità disfunzionali di gestione dell’interazione con comportamenti
problema, funzionali a elicitare una risposta e attenzione dall’ambiente
TOM deficitaria, quindi comportamenti relazionali inadeguati
disabilità intellettiva
Esercitazione pratica in gruppo: comprensione del testo ed
esposizione al gruppo su:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
piano educativo e intervento scolastico nella disabilità intellettiva
Strategie e metodi di intervento per migliorare i processi di
apprendimento: metodo comportamentale
Strategie e metodi di intervento per migliorare i processi di
apprendimento: metodo Feuerstein
Strategie e metodi di intervento per migliorare i processi di
apprendimento: apprendimento cooperativo
Interventi per potenziare la comunicazione: strategie e tecniche er
aumentare frequenza di atti comunicativi, potenziare atti
comunicativi, sostituire atti comunicativi
Interventi per potenziare la comunicazione: metodo Comunicazione
Aumentativa Alternativa (CAA) per comunicazione in entrata e in
uscita
disabilità intellettiva
Intervento psico-educativo:
deve mirare a promuovere cambiamenti adattivi e stabili nel
processo educativo, attraverso la pianificazione di attività
Espandere il repertorio di comportamenti adattivi e abilità
Ridurre le abitudini disadattive (identificate con AF)
Favorire autonomia personale, sociale e lavorativa
Collaborazione famiglia, scuola, educatori, professionisti per
una integrazione di qualità positiva
Mai come in questo caso, la Diagnosi Funzionale ben atta è il
fondamentale punto di partenza
disabilità intellettiva
Intervento psico-educativo: tecniche comportamentali per
apprendere nuove abilità
Rinforzamenti e token economy
Identificazione corretta del rinforzo:
Sociali
Dinamici
Simbolici
Informazionali
Rinforzi positivi e rinforzi negativi (sottrazione dell’evento
piacevole, non somministrazione di una risposta negativa:
punizione)
disabilità intellettiva
Intervento psico-educativo: tecniche comportamentali per
apprendere nuove abilità
Uso combinato di prompting e fading
Uso dei promts (verbali o gestuali) o tramite immagini o disegni
che suggeriscono il comportamento
Attenuazione dell’aiuto
disabilità intellettiva
Intervento psico-educativo: tecniche comportamentali per
apprendere nuove abilità
Supporto comportamentale
positivo
Non
solo
intervento
su
comportamento
problema
ma
miglioramento della qualità di vita
del
bambino
in
classe
(miglioramento relazioni sociali,
soddisfazione
personale,
produttività, ecc.)
Valutazioni e interventi multipli
disabilità intellettiva
Intervento psico-educativo: gestione del comportamento
problema
Costituzione del gruppo di lavoro
Comportamento problema risponde a una funzione (modalità comunicativa in
mancanza di modalità più appropriata). Quale? AF
Intervento sostitutivo positivo:
Proattivo, Positivo, Sostitutivo
Scelta del comportamento sostituto desiderabile
Sostituzione attraverso tecniche di modificazione
comportamentale
(garantire gli stessi benefici al comportamento desiderabile che erano
ottenuti col comportamento problema)
Estensione e generalizzazione graduale, modificando un aspetto per volta
disabilità intellettiva
Intervento psico-educativo: gestione del comportamento
problema
Strategie meta-cognitive
Livello più basilare: automonitoraggio e autoregolazione attraverso
istruzioni verbali
Livello più avanzato (in casi di compromissione più lieve): strategie di
automonitoraggio e autoregolazione consapevoli ma non verbalizzate, ad
esempio attraverso soluzioni di tipo visivo.
disabilità intellettiva
Linee guida per insegnanti
Competenze e conoscenze approfondite
Capacità di osservare in modo obiettivo e operazionale
Applicazione dell’osservazione per analisi funzionale:
identificare i fattori che mantengono in vita il comportamento
problema (conseguenze) e i fattori che sembrano elicitarlo
(antecedenti)
Antecedenti
interni ed
Esterni,
prossimi
e
remoti
Comportamenti
Risposte
emozionali,
verbali,
motorie
e
fisiologiche
Conseguenze, in termini
di rinforzo positivo o
negativo
disabilità intellettiva
Linee guida per insegnanti
Quali domande guidano l’analisi funzionale?
Quali sembrano essere le intenzioni positive del comportamento
problema?
Che cosa sta cercando di comunicare?
Di che cosa sembra aver bisogno?
Che significato attribuiamo a questi comportamenti?
Che cosa sembra dare vita contestualmente al comportamento?
Che cosa sembra mantenere in vita il comportamento?
Che vissuto produce su insegnanti e gruppo classe?
Quali risposte alternative gli insegnanti e il gruppo classe possono
fornire al comportamento?
disabilità intellettiva
Linee guida per insegnanti
Favorire la conoscenza della DI da parte dei compagni di
classe come prerequisito per l’accettazione e l’integrazione.
Come?
Attività che esplorano e valorizzano le differenze individuali
Evidenziare interessi e capacità comuni tra bambini con DI e i loro compagni
Presentare e discutere materiale su personaggi famosi con diversità
Proporre simulazioni e giochi di ruolo
Aumentare la capacità di vedere le cose anche dal punto di vista dell’altro
Riflettere e fornire informazioni sul significato che un dato comportamento può
avere
Conoscere modalità di comunicazione alternativa
Fornire esempi di linguaggio corretto e rispettoso nel riferirsi ai diversi
compagni
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