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CARLO CECERE
(Grottole, 7 novembre 1706 – Napoli, 15 febbraio 1761).
Quasi nulla si sa della sua vita. Figlio di Domenico Cecere e Antonia Cangiano, fu attivo in
vita come compositore sia d'opere comiche, per le quali utilizzò soprattutto i libretti di
Pietro Trinchera che di musica strumentale. È principalmente noto per aver messo in
musica La tavernola abentorosa di Trinchera e andata in scena nel febbraio del 1741. Tale
lavoro all'epoca offese sia l'autorità Statali che della Chiesa: infatti l'opera, rappresentata
al monastero di Monteoliveto, fu destinata ad un pubblico privato composto quasi
esclusivamente da ecclesiasti. Cecere inoltre, nella sua epoca, ebbe anche una certa fama di
strumentalista. Fu definito dal Signorelli un eccellente contrappuntista nonché buon
violinista. Probabilmente egli fu attivo anche come flautista. I suoi lavori strumentali
presentano le medesime caratteristiche della musica da camera italiana della prima metà
del Settecento, caratterizzata dalla presenza di brevi idee melodiche alquanto prive di
soggettività, con frequenti ripetizioni, e da un linguaggio armonico assai limitato. Per il
flauto ha composto i seguenti lavori:
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25 duetti per 2 flauti (o due violini)
2 concerti per flauto e orchestra
Concerto per 2 flauti e basso
Concerto per flauto, violino e basso
Divertimenti per 2 flauti e violoncello
Le parti manoscritte dei singoli strumenti del presente concerto recante il titolo:
“ Concerto a 5 stromenti in A (per) flauto traverso, violino primo, violino secondo, viola e basso”
sono conservate presso la Badische Landesbibliothek di Karlsruhe (città tedesca della
Baden-Wuttemberg)
V. 146 M.
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Nel settecento, secondo una prassi consolidata, si usava comporre concerti, sonate che
potevano essere indistintamente eseguite sia al violino che al traversière e all’oboe.
Anche gli editori dell’epoca chiedevano ai compositori brani che prevedessero l’uso di più
strumenti con lo scopo di poter raggiungere il maggior numero di esecutori e quindi di
acquirenti.
Molto spesso, però, alcuni concerti potevano avere una genesi originale dovuta soprattutto
alla committenza da parte di abili esecutori o semplici appassionati.
Per quanto riguarda il Concerto del nostro compositore non è da escludere una origine
violinistica che ci viene suggerita dalla tonalità di La maggiore non certo facile per i
traversière.
D’altronde sappiamo che egli era un abile violinista e che suonava anche il flauto.
Da una attenta analisi dei manoscritti si potrebbe ipotizzare che lo stesso concerto sia stato
scritto, secondo la prassi dell’epoca, per un organico comprendente solo i due violini con il
basso, in quanto la parte della viola non è altro che l’esatta trasposizione all’ottava della
parte di basso o, per quanto concerne il secondo tempo, è scritta addirittura in chiave di
basso.
La strumentazione del concerto è abbastanza semplice e rispecchia il clima cantabile
dell’epoca con la parte solistica del flauto che è sempre accompagnata dai primi e secondi
violini, mentre le viole e i bassi entrano nel “tutti” con lo scopo evidente di non
appesantire l’accompagnamento con una eccessiva sonorità evitando, quindi, di “coprire”
la parte del flauto (ricordiamo che si tratta di un traversière e quindi con minori
possibilità sonore).
APPARATO CRITICO
Alterazioni
Originali. Quelle editoriali sono poste tra parentesi tonda.
Legature d’espressione
Originali. Quelle editoriali sono tratteggiate.
Segni dinamici
Originali. Quelli editoriali sono poste tra parentesi quadra.
Abbellimenti
In molti casi non è facile distinguere tra appoggiatura ed acciaccatura. Si è usato un
criterio “moderno”, ossia nel caso delle appoggiature la notina è stata scritta con il valore
inferiore, mentre per le notine che potrebbero essere considerate acciaccature sono state
trascritte come tali.
In ogni caso sia le une che le altre sono state legate alla nota successiva anche quando non
lo sono nell’originale.
Tutti gli altri interventi editoriali sono sempre tra parentesi quadra
Antonio Maria Pergolizzi
V. 146 M.
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CONCERTO
in La Maggiore
per Flauto e Archi
elaborazione per
Flauto e Pianoforte
a cura di
Antonio Maria Pergolizzi
(1706 - 1761)
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Carlo Cecere
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