ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE ALDO MORO Liceo Scientifico Istituto Tecnico Via Gallo Pecca n. 4/6 - 10086 Rivarolo Canavese Tel 0124 454511 - Cod. Fiscale 85502120018 E-mail: [email protected] Url: www.istitutomoro.it ANNO SCOLASTICO 2014/2015 ESAME DI STATO Federico Gallo Classe 5^C Sezione Scientifica LE PIANTE, QUESTE SCONOSCIUTE Sommario Astratto...............................................................................................pag. 3 Abstract......................................................................................... Abstract..............................................................................................pag. 4 Percorso cognitivo..............................................................................pag. 5 Capitolo 1: le piante nella nostra cultura, le cause della grande lontananza che ci separa....................................................................pag. 6 paragrafo 1: le piante nella nostra cultura, presente e passato...........................................................pag. 6 paragrafo 2: eterne seconde................................................................pag. seconde................................................................pag. 9 paragrafo 3:sostanziale differenza......................................................pag. 9 Capitolo 2: le piante nel fantasy.........................................................pag. fantasy....................................................... 11 Capitolo 3: i sensi nelle piante............................................................pag. 15 paragrafo 1: la vista............................................................................pag. 15 paragrafo 2: l'olfatto...........................................................................pag. l'olfatto...........................................................................pag. 16 paragrafo 3: il gusto............................................................................pag. 17 paragrafo 4: il tatto.............................................................................pag. 17 paragrafo 5: l'udito.............................................................................pag. 18 paragrafo 6: altri quindici sensi..........................................................pag. 18 Capitolo 4: le piante comunicano.......................................................pag. 19 Capitolo 5: l'intelligenza vegetale.......................................................pag. 21 Bibliografia e sitografia......................................................................pag. 23 ASTRATTO Fin da piccolo sono sempre stato a contatto con le piante di ogni genere, da ortaggi ad alberi e fiori. I miei genitori sono degli ambulanti che vendono semi, piantine da orto e anche fiori. Inoltre i miei nonni han da sempre fatto l'orto, e non mi sono mai tirato indietro dal dar loro una mano, così come ai miei genitori. Le piante sono per me una presenza così quotidiana e legata al lavoro che erano quasi ormai diventate soltanto più dei semplici oggetti da caricare su un furgone furgone per portarle al mercato. Tuttavia ogni tanto mi ponevo alcune domande, come ad esempio “ Se parlo a un geranio, sente la mia voce? Crescerà meglio?”, che mi facevano uscire da una condizione, tipica della nostra cultura, nella quale le piante sono considerate considerate più come oggetti che esseri effettivamente viventi. A tal proposito sono state provvidenziali alcune lezioni tenute a scuola, durante le quali si è parlato di piante e delle loro capacità, che spesso eguagliano o superano quelle umane, che hanno accresciuto in me il desiderio di conoscere più a fondo una realtà per me così quotidiana. D'altra parte le piante hanno una presenza importante in molti romanzi fantastici, un genere che ho sempre amato e che riesce sempre a far sognare le persone e far immaginare immaginare realtà diverse dalla nostra. Tutto questo mi ha portato alla realizzazione di una tesina che racchiudesse da una parte l'amore per il fantasy e dall'altra l'interesse per le piante, interesse non tanto diretto ad uno studio prettamente scientificoo e meccanico del funzionamento di una pianta, ma bensì rivolto ad una serie di aspetti e di capacità che solitamente diamo per scontati o non pensiamo siano possedute da una pianta, come ad esempio i sensi o l'intelligenza. ABSTRACT Since I was a child hild I've always been in contact with plants of all kind, from vegetables to trees and flowers. My parents are street traders who sell seeds, seedling for kitchen garden and flowers. Moreover my grandparents had always cultivate their garden, and I've always ys been glad to help them, as I am helping my parents. Plants are for me a very daily presence linked to my parents' job that have became only simple objects which have to be loaded into a van. Nevertheless sometimes I ask myself some questions, such as “ Can a geranium hear my voice? Will it grow up better if I speak to it?”, questions that let me out from a condition, typical of our culture, in which plants are consired objects and not something alive. In regard to this, some lessons at school, during which which we talked about plants and their skills, that often equal and exceed human ones, have been providential and increased my will to know more deeply this reality so familiar to me. On the other side plants are an important presence in lots of fantasy novels, vels, a literaly genre that I've always loved because it always allows us to dream and imagine different reality from ours. Everything that I explained led me to the realisation of a dissertation which contains, on one side, love for fantasy, and on the other ther side the interest in plants, interest not directed to the scientific and mechanical work of plants, but to a set of aspects and abilities that we usually take for granted or we don't think that can be possessed by a plant, such as the senses or intelligence. intell Percorso cognitivo CAPITOLO 1 le piante nella nostra cultura, le cause della grande lontananza che ci separa 1.1 Le piante nella cultura, presente e passato Certamente, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo tutti attraversato un giardino, un viale alberato, un bosco, oppure ci siamo fermati in un campo a fare un picnic in compagnia di amici, e molto spesso ci siamo fermati ad osservare, quasi in contemplazione, la bellezza della natura. Ma mentre vi inerpicavate lungo ngo i sentieri di montagna a fianco di fiori, felci, ginestre, betulle, pini, abeti, vi siete mai chiesti che cosa siete voi per loro? Cosa siamo noi per le piante? Riescono a percepire la nostra presenza? Ci vedono? Ci sentono? Provano qualcosa se tocchiamo mo loro le foglie? Possiamo racchiudere tutte queste domande in una sola: le piante hanno la capacità di interagire con l'ambiente che le circonda? A quanto pare per la nostra cultura, per la nostra mentalità la risposta è no; si può tuttavia facilmente osservare, ad esempio, il comportamento di un girasole che orienta il suo fiore in direzione della luce, fatto che implica una qualche interazione con l'ambiente, ma non ci si spinge oltre questi esempi, non si scava in profondità (a differenza di quanto fanno fanno le radici di una pianta), ci si sofferma all'apparenza: per la nostra mentalità le piante sono immobili, passive, insensibili, senza alcuna capacità comunicativa né di calcolo sul quale basare un determinato comportamento. D'altronde utilizziamo il termine termine “stato vegetativo” per indicare una condizione nella quale l'individuo non presenta risposte appropriate e comprensibili agli stimoli esterni, e questo è un esempio lampante di quanto poco teniamo in considerazione le capacità del mondo vegetale. Tutti tti i preconcetti, i pregiudizi che nutriamo nei confronti delle piante hanno radici ben profonde nella cultura, risalgono addirittura ai tempi di Aristotele, il filosofo greco vissuto nel IV secolo a.C, il quale riteneva che il mondo vegetale fosse più vicino vi al mondo inorganico che a quello dei viventi, dotandolo di un'anima di basso livello chiamata “anima vegetativa”. Sull'onda di queste considerazioni nacque l'idea della piramide dei viventi, nella quale ovviamente le piante occupavano il gradino più basso, b come si vede nell'immagine tratta dal Liber de sapiente di Charles de Bovelles, dove le piante vivono semplicemente ma non sentono. Pensiamo ora a quanto duramente ha dovuto combattere Galileo Galilei per difendere le proprie tesi eliocentriche contro con la Chiesa e altri “scienziati” che del sistema geocentrico tolemaicotolemaico aristotelico avevano fatto un dogma; non c'è da stupirsi se per molto tempo le piante sono state considerate in un modo così negativo, d'altronde ipse dixit, l'ha detto lo stesso Aristotele! I primi barlumi di vero interesse verso le piante, di un'attenta analisi scientifica arrivano soltanto nel Settecento, con il Somnus plantarum di Carlo Linneo e poi successivamente con gli studi di Charles e Francis Darwin, padre e figlio. Tuttavia anche nell'ambiente scientifico le piante sono ancora considerate, spesso e volentieri, di scarsa importanza: per esempio, la ricercatrice Barbara McClintock negli anni Quaranta scoprì l'esistenza nel genoma dei trasposoni, geni in grado di moltiplicarsi e spostarsi nel DNA, ma le sue ricerche vennero ignorate perché in primis andavano contro un “dogma” della scienza, ovvero l'immobilità del genoma, e poi perché erano state effettuate su una pianta. La grande scoperta venne finalmente accettata e riconosciuta solamente negli anni Ottanta quando si scoprì che la medesima cosa accade anche negli animali. Fortunatamente le piante non sempre sono state considerate in modo così sbrigativo e cattedratico. Primo tra tutti Democrito, filosofo greco del V secolo, che affermava che, essendo tutta la materia composta da atomi in movimento, anche le piante non erano immobili e riteneva che gli alberi potessero essere paragonati a uomini con la testa nel terreno e i piedi in aria. Pensiamo ai Celti e ai druidi: viene subito alla mente il profondo legame che questa popolazione aveva con la natura, i boschi erano luoghi sacri, in particolare le querce erano sacre ai druidi. La quercia è anche molto spesso collegata a Giove, la ghianda è simbolo di rigenerazione, resurrezione; nelle querce dimoravano le Amadriadi, ninfe protettrici della foresta. L'alloro è sacro ad Apollo, l'ulivo simboleggia la pace. Le piante, in particolare gli alberi, da sempre accompagnano la nostra cultura, per esempio nella Bibbia sono presenti l'albero della vita e l'albero della conoscenza del bene e del male, mettono in contatto il sottosuolo con la superficie e il cielo (la pianta di fagioli delle favole che collega il nostro mondo alla dimora dei giganti), vengono spesso ripresi nella letteratura, ura, come nell'Eneide nell' di Virgilio dove Enea, spezzando un ramo di un arbusto, vede sgorgare sangue dalla ferita: l'arbusto è Polidoro che è stato ucciso da una selva di frecce, che si sono poi tramutate, insieme al suo corpo, in arbusti. A questo episodio si ispira anche Dante nel canto XIII dell'Inferno dell' dove il poeta incontra l'anima del suicida Pier delle Vigne: Allor porsi la mano un poco avante e colsi un ramicel da un gran pruno; e 'l tronco suo gridò: “perché mi schiante?” 1.2 Eterne seconde Ma siamo proprio sicuri che le piante meritino di essere prese in così scarsa considerazione e ritenute eterne seconde? Alla domanda “qual è l'essere vivente più grande al mondo?” a molti viene in mente subito la balenottera azzurra, ma si sbagliano di gran lunga: una sequoia sempreverde può superare i 100 metri d'altezza, altroché i 33 metri di lunghezza della balena!, oppure ancora l'esplosione balistica di un seme, ovvero il movimento attraverso il quale il seme viene espulso nell'ambiente, può raggiungere i 500 km/h, altroché la velocità di un ghepardo. Inoltre la biomassa della terra è composta per il 99,5%-99,7% 99,5% da piante, noi uomini siamo come una goccia d'acqua nei confronti dell'oceano; possiamo ancora attribuirle il secondo posto? 1.3 Sostanziale differenza Scaviamo più a fondo come delle radici, cerchiamo di capire il motivo per il quale le piante sono percepite così lontane, distanti da noi. Sicuramente ci troviamo troviamo di fronte a una struttura fisica completamente diversa dalla nostra: cinquecento milioni di anni fa, infatti, è avvenuta la separazione tra piante e animali, gli ultimi hanno scelto una vita “nomade”, le prime una vita sedentaria, stanziale. Le piante hanno dunque sviluppato delle soluzioni per cibarsi, difendersi, riprodursi,ecc., degli atteggiamenti lontanissimi dai nostri; per esempio, non potendo scappare di fronte a un pericolo, hanno adottato una struttura modulare, nella quale ogni parte è importante ma non davvero indispensabile per la sopravvivenza dell'organismo; a differenza degli animali non hanno concentrato la maggior parte delle loro funzioni vitali più importanti in pochi organi come cuore o cervello. Una pianta può essere predata fino al 90-95 % ma poi ricrescere dal piccolo nucleo sopravvissuto. Oltre alla diversa struttura ci diversifichiamo dalle piante per la differente scala temporale: le piante sono “lente” rispetto a noi, compiono movimenti che a noi risultano impercettibili; tuttavia con la tecnologia possiamo ora apprezzarne i movimenti, basta riprendere quello che ci interessa e poi accelerare il filmato, in modo da avvicinare i movimenti alla nostra scala temporale. Un esempio lampante di questo è il fatto che alcuni alberi vivono e si accrescono per millenni: uno degli esemplari più antichi è un abete rosso scoperto in Svezia che ha più di novemila anni! (vogliamo ancora parlare di secondo posto?). Altri vecchissimi esemplari si trovano in California, dove un pino ha più di 5000 anni ed è stato chiamato Matusalemme, un cipresso in Iran, anche in Italia, specificatamente in Sardegna, dove un olivo selvatico ha più di 3000 anni. Il record di anzianità va però a una quercia in California di addirittura 13 mila anni. In realtà, la pianta è formata da tantissimi cespugli, ognuno di età diversa, cloni l’uno dell’altro, tutti originati da un unico esemplare antichissimo. In questa forma ha potuto sopravvivere a tutte le avversità. l’oleastro di San Baltolu di Luras, Luras Se ci fermiamo giusto un attimo a riflettere ci accorgiamo che noi dipendiamo in tutto e per tutto dalle piante: da una parte sono alla base della catena alimentare, dall'altra cosa sono i combustibili fossili se non l'accumulo di energia solare fissata fiss nella biosfera tramite la fotosintesi? Dovremmo allora tenerle in più alta considerazione. CAPITOLO 2: le piante nel fantasy Il genere fantastico ha spesso parlato di piante, allontanandosi dalla rigidezza che la nostra cultura le riserva. Tra i romanzi più conosciuti che hanno trattato l'argomento ci sono sicuramente il “Signore degli anelli” di J.R.R Tolkien e la saga di Harry Potter di J.K. Rowling. Ecco alcuni brani estratti da queste due monumentali saghe. Da “Harry Potter e la camera dei segreti” l'incontro del giovane mago Harry e del suo amico Ron con il Platano Picchiatore (un nome, una garanzia) : Col muso in giù la macchina cominciò a perdere rapidamente quota. Stavano precipitando e acquistavano velocità […] «Attento a quell'albero!» gridò Harry, cercando di afferrare il volante, ma troppo tardi... BANG! Con un tonfo assordante di metallo che si schiantava contro il legno colpirono il grosso tronco e piombarono a terra con un gran sobbalzo [...] in quel momento qualcosa colpì l'auto dalla sua parte con la forza di un toro inferocito, scaraventandolo [Harry] addosso a Ron, mentre un altro colpo altrettanto forte faceva tremare il tetto. «Che cosa succede?» Ron sussultò guardando attraverso il parabrezza e Harry si voltò appena in tempo per vedere un ramo grosso quanto un pitone che si abbatteva sull'auto. L'albero era partito all'attacco. Aveva il tronco piegato in due e i suoi rami nodosi percuotevano ogni centimetro quadrato dell'automobile. […] «Ingrana la retromarcia!» gridò Harry, e l'auto partì all'indietro come una freccia. L'albero stava ancora cercando di colpirli; udivano le sue radici fremere come se avesse voluto svellersi dal suolo, e continuava a menare fendenti, mentre i ragazzi cercavano di mettersi in salvo. Di nuovo alle prese con il Platano Picchiatore nel terzo volume della saga “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”: Poi, dal nulla, qualcosa colpì Harry in viso, così forte da farlo cadere di nuovo. Sentì che anche Hermione strillava di dolore e cadeva. […] La luce della bacchetta magica illuminò il tronco di un grosso albero; l'inseguimento di Crosta li aveva portati all'ombra del Platano Picchiatore e i suoi rami scricchiolavano, come scossi da un forte vento, menando frustate avanti e indietro per impedire loro di avvicinarsi. In “La Compagnia dell'Anello”, la prima parte de “Il Signore degli Anelli”, troviamo il Vecchio Uomo Salice, che cerca di intrappolare all'intero del suo tronco i piccoli Hobbit. Infine [gli hobbit] giunsero improvvisamente in un luogo leggermente ombreggiato: grossi rami grigi si inarcavano da una parte all'altra del sentiero. Ogni passo diventava più faticoso del precedente. La sonnolenza sembrava sprigionarsi dal terreno diffondendosi nelle gambe e cadere dolcemente dall'aria sul capo e sugli occhi. […] non c'era alcun rumore nell'aria […] soltanto un suono pressoché impercettibile, il vibrare di una melodia quasi sussurrata, frusciava nel fogliame al di sopra delle loro teste.[Frodo] alzò faticosamente le palpebre pesanti e vide chino su di lui un enorme salice, vecchio e canuto. […] Merry e Pipino si trascinarono avanti per sdraiarsi con la schiena contro il fusto del salice. Le fessure del tronco si spalancarono come fauci pronte a riceverli mentre la chioma ondeggiava frusciando[…] chiusero gli occhi e parve loro di riuscire a percepire delle parole, parole fresche che parlavano d'acqua e di sonno. […] [Frodo e Sam] fecero il giro dell'albero […] Pipino era svanito: la fessura accanto alla quale si era appoggiato si era chiusa ermeticamente. Merry era intrappolato: un'altra fessura si era rinchiusa attorno alla sua vita ... In entrambi questi racconti possiamo vedere come le piante siano dotate di mobilità e della capacità di percepire cosa accade nell'ambiente circostante e di interagire con esso; questo ci sembra qualcosa di molto irreale, d'altronde stiamo parlando di romanzi fantasy, ma ne siamo proprio sicuri? Eppure nella realtà esistono le piante carnivore, che riescono a percepire quando un insetto si poggia su di loro; il genere fantastico, allora, sembra solo aver amplificato in maniera romanzata comportamenti esistenti in natura. Nel secondo volume della saga, “ Le due torri” incontriamo gli Ent, creature fantastiche chiamate anche “Pastori “Pastori di alberi” che assomigliano a degli alberi e che sono in tutto e per tutto senzienti, in grado di comunicare e soprattutto di muoversi; la cosa che più colpisce è la descrizione degli occhi di Barbalbero, il più antico degli Ent, fatta da Pipino: sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di secoli di ricordi e di lunghe, lente e costanti meditazioni; ma in superficie sfavillava il presente […] Non so, ma era come se qualcosa che cresceva nella terra quasi in letargo, o consapevole soltanto della propria presenza tra la punta delle radici e quella delle foglie, tra la profonda terra e il cielo, si fosse improvvisamente destato e ci stesse considerando con la stessa lenta attenzione che aveva prestato ai propri problemi interiori per anni e anni. Da questa descrizione sembra emergere proprio l'idea della differente scala temporale che separa, come già detto precedentemente, noi uomini e le piante: gli occhi di Barbalbero hanno visto trascorrere i secoli, sinonimo di una lunghissima vita. v Alle piante molto probabilmente piacerebbe muoversi come un Ent, ma questo non è loro concesso; tuttavia sono in grado di percepire l'ambiente che le circonda e, come vedremo nel capitolo successivo, sono dotate di sensi. CAPITOLO 3: i sensi nelle piante Le piante hanno scelto la strada evolutiva della stanzialità; non potendosi muovere, assume ancora maggiore importanza esplorare sensorialmente l'ambiente. Le piante non hanno sicuramente occhi, naso o orecchie, ma nonostante questo possiedono tutti e cinque i sensi, indispensabili per la vita, e un'altra quindicina, ovviamente sviluppatisi secondo la natura vegetale. 3.1 La vista Le piante sono prive di occhi, quindi della vista nella sua concezione classica, ma se si parla di senso della luce le cose cambiano completamente: le piante sono infatti in grado di intercettare la luce e di riconoscerne sia la qualità che la quantità; d'altronde la luce è per loro importantissima essendo alla base della fotosintesi. La ricerca della luce è l'attività che più influenza il comportamento delle piante: trovarsi nell'ombra significa essere privi di una risorsa primaria. È facile osservare come ad esempio un girasole si orienti in direzione della luce; a tal proposito scrive Ovidio nelle Metamorfosi a riguardo della ninfa Clizia che, innamorata di Apollo, venne respinta e, consumandosi, si trasformò in girasole: […] illa suum, quamvis radice tenetur, vertitur ad Solem mutataque servat amorem. Benché trattenuta dalla radice, essa si volge sempre verso il Sole, e anche così trasformata gli serba amore. Le piante ingaggiano una vera e propria lotta, una competizione con le piante vicine per la conquista della luce, atteggiamento che viene chiamato “fuga dall'ombra”. Le piante iniziano a crescere rapidamente in direzione della luce investendo energie e materiali in un'operazione dall'esito incerto e che se fallisse potrebbe addirittura essere fatale; la pianta è dunque in grado di fare delle previsioni e investire risorse in vista di un risultato. Le piante, avendo endo una struttura modulare, presentano tutte le facoltà distribuite praticamente dappertutto; stessa cosa capita con i recettori per la luce, che si concentrano particolarmente sulle foglie, ma anche sulle radici; le foglie tendono alla luce, (fototropismo mo positivo) mentre le radici se ne allontanano (fototropismo negativo). In autunno gli alberi caducifogli perdono le foglie ed è come se chiudessero gli occhi, predisponendosi al riposo, come un animale che va in letargo. 3.2 L'olfatto Le piante posseggono moltissime cellule sulla cui superficie si si trovano recettori di sostanze volatili, che funzionano come tanti piccoli nasi. Ogni pianta inoltre emette un odore determinato e, se sotto l'attacco ad esempio di insetti, può emettere composti volatili per avvertire vvertire le piante vicine dell'imminente attacco. Un esempio chiaro di questa capacità sensoriale è dato dalla Cuscuta pentagona, un viticcio privo di foglie e di clorofilla, che sopravvive a scapito delle piante vicine sottraendole sostanze nutritive; questa sta pianta parassita predilige il pomodoro e, sentendone l'odore, cresce senza esitazioni nella sua direzione fino ad avvinghiarsi al suo stelo. 3.3 Il gusto Le piante possiedono recettori delle sostanze chimiche che sono alla base della loro alimentazione e che cercano nel suolo tramite l'azione esploratrice delle radici. La pianta produce un maggior numero di radici in funzione del gradiente chimico che ha individuato, impiegando risorse che daranno i propri frutti solo in futuro. 3.4 Il tatto Il tatto è l'udito sono strettamente connessi: le piante possiedono infatti piccoli organi detti meccano-sensibili, che si trovano particolarmente nelle cellule epidermiche, in grado di attivarsi quando la pianta tocca qualcosa o viene toccata, o comunque viene raggiunta da vibrazioni. Tra le piante più sorprendenti che dimostrano senza ombra di dubbio di possedere il senso del tatto ci sono la Dionea muscipula e la Mimosa pudica. La Mimosa pudica appena viene sfiorata ritrae le foglie, quasi come se fosse timida (da qui il nome). Questo movimento non è incondizionato perché se la mimosa viene semplicemente bagnata dall'acqua o scossa dal vento non chiude le foglie. Inoltre se continuiamo a toccare la mimosa senza causare danni, dopo un po' la pianta capisce che non il tocco non rappresenta una minaccia e per questo smette dei chiudersi. La Dionea muscipula appartiene al gruppo delle piante carnivore. Il primo botanico ad affermare che la pianta si nutrisse di insetti fu John Ellis, ma le sue idee vennero scartate dallo stesso Linneo, il quale riteneva che il movimento fosse automatico come quello della mimosa. Quando Darwin pubblicò il suo lavoro Piante insettivore destò gran scalpore: era impensabile che una piante si cibasse di animali, andando contro la piramide dei dei viventi. La Dionea attira le sue prede sulla sue foglie modificate a forma di trappola tramite una secrezione zuccherina molto invitante; tuttavia la trappola non scatta subito, non avendo energie da sprecare, ma prima la pianta si assicura che la preda sia abbastanza grande da rappresentare un guadagno: sulle foglie sono presenti tre peli e prima di far scattare la trappola la Dionea aspetta che la vittima tocchi almeno due peli a distanza di venti secondi. Un altro esempio ancora è dato dalle piante rampicanti rampicanti che, una volta che i loro viticci hanno trovato un appoggio, vi si avvolgono attorno. 3.5 L'udito Le piante sono sprovviste di orecchie, ma come abbiamo già visto non hanno né occhi né naso; inoltre molti animali, tra cui i serpenti, non possiedono l'orecchio esterno, ma tuttavia sentono. Le piante infatti non hanno solamente a disposizione l'aria come vettore sonoro, ma possono utilizzare la terra che è di gran lunga un conduttore migliore dell'aria. Come già detto per il tatto, le piante possiedono possiedono canali meccanomeccano sensibili che sono in grado di percepire le vibrazioni. Inoltre, in base al tipo di vibrazione che percepiscono, decidono se avvicinarsi o allontanarsi dalla sorgente sonora. 3.6 Altri quindici sensi Le piante possiedono dunque cinque sensi paragonabili ai nostri, ma sono dotate di un'altra quindicina di “sensi” : per esempio una pianta è in grado di misurare con precisione l'umidità del terreno e individuare l'acqua anche a molta distanza, oppure percepisce la gravità o ancora i campi elettromagnetici. elett CAPITOLO 4: le piante comunicano Le piante non si limitano a percepire l'ambiente circostante: sono infatti in grado di comunicare tra di loro e con gli animali. L'emissione di sostanze chimiche nell'aria o nell'acqua è il mezzo di comunicazione privilegiato dalle piante, ma sono anche in grado di comunicare toccandosi o assumendo particolari posizioni rispetto alle loro vicine: alcuni alberi, infatti, tendono ad evitare che le loro chiome si tocchino e questo fenomeno viene definito timidezza delle chiome. Un esempio di comunicazione vegetale è dato dal rapporto di simbiosi che si instaura tra le leguminose e i batteri azoto-fissatori, azoto batteri che sono in grado di fissare l'azoto atmosferico in azoto ammonico, che è facilmente assimilabile assimilabile dalle piante, e che per questo ottengono in cambio zuccheri in abbondanza; tuttavia, prima che la pianta accolga il batterio nelle sue radici, avviene una vera e propria comunicazione di riconoscimento, attraverso la quale la pianta si accerta che il il batterio sia un batterio azotoazoto fissatore e non un batterio dannoso. Se si riuscisse a trasferire questa simbiosi a tutte le piante coltivate, non ci sarebbe più il bisogno di utilizzare fertilizzanti! Un altro esempio è dato dalle strategie difensive che una pianta mette in atto quando attaccata da un erbivoro, generalmente un insetto. Inizialmente le foglie attaccate dall'erbivoro e quelle adiacenti producono sostanze che le rendono poco appetitose, indigeribili o addirittura velenose (questo è anche un esempio di capacità di calcolo, dal momento che viene utilizzata la quantità minima ma sufficiente di risorse da impiegare per risolvere il problema, senza far produrre a tutte le foglie le determinate sostanze chimiche, cosa che potrebbe risultare superflua superfl e soltanto uno spreco di energia); se l'insetto non demorde, inizia a produrre sostanze “dissuasive” su tutte le foglie e produce sostanze volatili che avvertono le piante del circondario affinché facciano altrettanto, si preparino all'attacco e la aiutino. Inoltre la pianta può produrre sostanze che attirano i nemici naturali del tale insetto, facendo propria, per così dire, la massima “il nemico del mio nemico è mio amico”, come fa ad esempio il fagiolo del Perù, che, quando attaccato da degli acari, produce sostanze che attirano un altro acaro che però è carnivoro; in poco tempo l'acaro carnivoro elimina la minaccia. Una altro chiaro fenomeno in cui si verifica la comunicazione tra piante e animali è l'impollinazione e il trasporto dei frutti. Molte piante utilizzano gli animali, soprattutto insetti, come vettori per l'impollinazione e offrono in cambio del loro lavoro il nettare, una sostanza zuccherina molto energetica: l'animale viene attirato, oltre che dai variopinti colori dei fiori, soprattutto dal nettare e poggiandosi sul fiore si ricopre di polline, per poi spostarsi su un altro fiore (è ancora un mistero che cosa induce gli animali a passare da un fiore all'altro della stessa specie). In quest'ambito è interessante parlare del comportamento di alcune piante che sono, per così dire, disoneste, come ad esempio le orchidee: queste piante inganno l'insetto intrappolandolo in sacche piene di polline e lo costringono così a trasportare il polline senza trarne alcun beneficio. Con i frutti avviene una cosa analoga: la pianta produce frutti che attirano un animale che li ingerisce e, non riuscendo a digerirli, li espellerà con le feci, che sono tra l'altro un ottimo fertilizzante. Le piante si dimostrano essere delle abili manipolatrici, che utilizzano gli animali per i propri scopi. Non possiamo escludere che le piante manipolino anche noi umani creando fiori, frutti, odori e colori graditi alla nostra specie. Forse le piante li producono soltanto perché piacciono a noi uomini, e noi in cambio le curiamo, le nutriamo e le diffondiamo per tutto il pianeta. CAPITOLO 5: l'intelligenza vegetale Affrontiamo infine un argomento che suscita molte perplessità e incredulità: l'intelligenza vegetale. Sembra strano pensare che una pianta sia intelligente e questo è sempre dovuto alla nostra cultura: nella piramide dei viventi è solo l'uomo che possiede l'intelligenza; tuttavia ormai in molte occasioni attribuiamo questa caratteristica agli animali: molte volte, ad esempio, davanti a certi comportamenti di un cane, diciamo che è intelligente. Perché non può essere intelligente anche una pianta? Forse perché priva di cervello? Eppure, come abbiamo visto, le piante non possiedono organi di senso ma riescono lo stesso a percepire l'ambiente che le circonda; perché perc non può essere la stessa cosa con l'intelligenza? Dobbiamo dare allora una definizione di intelligenza: l'intelligenza è la capacità di risolvere problemi. Un'ameba è in grado di risolvere un labirinto; abbiamo visto come le piante si comportino durante durant la fuga dall'ombra o come rispondono all'attacco di un insetto; abbiamo anche visto come le piante siano in grado di fare calcoli,, ad esempio espandendosi in una zona ricca di minerali e prevedendo che otterranno in futuro dei benefici. In quest'ottica possiamo parlare a pieni titoli di intelligenza vegetale. Ma cosa c'è all'origine di tale intelligenza? Già Charles Darwin si era reso conto dell'importanza dell'apice radicale, che è la punta di ciascuna radice, dove avviene la percezione degli stimoli, la la decisione sulla direzione da prendere e infine il movimento: è infatti la zona della radice nella quale si generano dei segnali che inducono al movimento le altre parti della radice. La radice deve continuamente prendere decisioni difficili, come può essere spostarsi in una zona ricca di ossigeno oppure verso una zona dove è presente il fosforo; gli apici radicali si configurano come dei veri e propri centri decisionali che tengono continuamente sotto controllo un gran numero di parametri e prendono decisioni tenendo conto delle diverse istanze locali e globali dell'intero organismo. Un apice preso da solo non ha grande capacità di calcolo, ma gli apici non devono essere considerati indipendenti, bensì come nodi di una rete in grado di lavorare collettivamente; basandosi sempre sulla struttura modulare, la perdita di una parte, anche grande, degli apici radicali, non compromette la sopravvivenza della rete. Un po' come la rete Internet, anch'essa progettata seguendo una struttura modulare, in modo tale che se la maggior parte dei computer che la componevano fosse stata distrutta, la rete sarebbe tuttavia sopravvissuta. Si pensa che gli apici comunichino tra di loro tramite l'utilizzo di sostanze chimiche o più semplicemente tramite un particolare rumore, un click che si produce con la rottura delle pareti cellulari delle cellule degli apici radicali, i quali sono in continuo accrescimento: questo click non è dunque prodotto appositamente per comunicare ma viene utilizzato in un'ottica di parsimonia e risparmio di energie. Possiamo dunque affermare che le piante sono dotate di intelligenza, fatto che risulta difficile da accettare per la nostra mentalità, influenzata da una cultura che da secoli, nonostante alcune eccezioni, guarda alle piante come a esseri più vicini al mondo inorganico che a quello dei viventi, nonostante sia stato dimostrato scientificamente che le piante possiedano sensi e siano in grado di comunicare tra di loro e con gli animali, servendosi di comportamenti che sono accomunabili a quelli animali, e perché no, a quelli umani. Bibliografia – Stefano Mancuso e Alessandra Viola Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, vegetale Giunti. – Daniel Chamovitz Quel che una pianta sa. Guida ai sensi nel mondo vegetale,, Raffaello Ra Cortina Editore. – J.R.R. Tolkien Il Signore degli Anelli Bompiani – J.K. Rowling Harry Potter e la camera dei segreti e Harry Potter e il prigioniero di Azkaban Salani editore – articolo di Moris Lorenzi I grandi alberi, tra simbologia e mito Sitografia – www.focus.it – www.fastweb.it/internet/wood-wide-web-alla-radice www.fastweb.it/internet/wood radice-dellintelligenza-delle-piante/ piante/