Le piante - Istituto di Istruzione Superiore "Aldo Moro"

ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE
ALDO MORO
Liceo Scientifico
Istituto Tecnico
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ANNO SCOLASTICO 2014/2015
ESAME DI STATO
Federico Gallo
Classe 5^C
Sezione Scientifica
LE PIANTE, QUESTE SCONOSCIUTE
Sommario
Astratto...............................................................................................pag. 3
Abstract.........................................................................................
Abstract..............................................................................................pag.
4
Percorso cognitivo..............................................................................pag. 5
Capitolo 1: le piante nella nostra cultura,
le cause della grande lontananza
che ci separa....................................................................pag. 6
paragrafo 1: le piante nella nostra cultura,
presente e passato...........................................................pag. 6
paragrafo 2: eterne seconde................................................................pag.
seconde................................................................pag. 9
paragrafo 3:sostanziale differenza......................................................pag. 9
Capitolo 2: le piante nel fantasy.........................................................pag.
fantasy.......................................................
11
Capitolo 3: i sensi nelle piante............................................................pag. 15
paragrafo 1: la vista............................................................................pag. 15
paragrafo 2: l'olfatto...........................................................................pag.
l'olfatto...........................................................................pag. 16
paragrafo 3: il gusto............................................................................pag. 17
paragrafo 4: il tatto.............................................................................pag. 17
paragrafo 5: l'udito.............................................................................pag. 18
paragrafo 6: altri quindici sensi..........................................................pag. 18
Capitolo 4: le piante comunicano.......................................................pag. 19
Capitolo 5: l'intelligenza vegetale.......................................................pag.
21
Bibliografia e sitografia......................................................................pag. 23
ASTRATTO
Fin da piccolo sono sempre stato a contatto con le piante di ogni
genere, da ortaggi ad alberi e fiori. I miei genitori sono degli
ambulanti che vendono semi, piantine da orto e anche fiori. Inoltre
i miei nonni han da sempre fatto l'orto, e non mi sono mai tirato
indietro dal dar loro una mano, così come ai miei genitori.
Le piante sono per me una presenza così quotidiana e legata al
lavoro che erano quasi ormai diventate soltanto più dei semplici
oggetti da caricare su un furgone
furgone per portarle al mercato.
Tuttavia ogni tanto mi ponevo alcune domande, come ad esempio
“ Se parlo a un geranio, sente la mia voce? Crescerà meglio?”,
che mi facevano uscire da una condizione, tipica della nostra
cultura, nella quale le piante sono considerate
considerate più come oggetti
che esseri effettivamente viventi.
A tal proposito sono state provvidenziali alcune lezioni tenute a
scuola, durante le quali si è parlato di piante e delle loro capacità,
che spesso eguagliano o superano quelle umane, che hanno
accresciuto in me il desiderio di conoscere più a fondo una realtà
per me così quotidiana.
D'altra parte le piante hanno una presenza importante in molti
romanzi fantastici, un genere che ho sempre amato e che riesce
sempre a far sognare le persone e far immaginare
immaginare realtà diverse
dalla nostra.
Tutto questo mi ha portato alla realizzazione di una tesina che
racchiudesse da una parte l'amore per il fantasy e dall'altra
l'interesse per le piante, interesse non tanto diretto ad uno studio
prettamente scientificoo e meccanico del funzionamento di una
pianta, ma bensì rivolto ad una serie di aspetti e di capacità che
solitamente diamo per scontati o non pensiamo siano possedute da
una pianta, come ad esempio i sensi o l'intelligenza.
ABSTRACT
Since I was a child
hild I've always been in contact with plants of all
kind, from vegetables to trees and flowers. My parents are street
traders who sell seeds, seedling for kitchen garden and flowers.
Moreover my grandparents had always cultivate their garden, and
I've always
ys been glad to help them, as I am helping my parents.
Plants are for me a very daily presence linked to my parents' job
that have became only simple objects which have to be loaded into
a van. Nevertheless sometimes I ask myself some questions, such
as “ Can a geranium hear my voice? Will it grow up better if I
speak to it?”, questions that let me out from a condition, typical of
our culture, in which plants are consired objects and not
something alive.
In regard to this, some lessons at school, during which
which we talked
about plants and their skills, that often equal and exceed human
ones, have been providential and increased my will to know more
deeply this reality so familiar to me.
On the other side plants are an important presence in lots of
fantasy novels,
vels, a literaly genre that I've always loved because it
always allows us to dream and imagine different reality from ours.
Everything that I explained led me to the realisation of a
dissertation which contains, on one side, love for fantasy, and on
the other
ther side the interest in plants, interest not directed to the
scientific and mechanical work of plants, but to a set of aspects
and abilities that we usually take for granted or we don't think that
can be possessed by a plant, such as the senses or intelligence.
intell
Percorso cognitivo
CAPITOLO 1 le piante nella nostra cultura, le cause della
grande lontananza che ci separa
1.1 Le piante nella cultura, presente e passato
Certamente, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo tutti
attraversato un giardino, un viale alberato, un bosco, oppure ci
siamo fermati in un campo a fare un picnic in compagnia di amici,
e molto spesso ci siamo fermati ad osservare, quasi in
contemplazione, la bellezza della natura. Ma mentre vi
inerpicavate lungo
ngo i sentieri di montagna a fianco di fiori, felci,
ginestre, betulle, pini, abeti, vi siete mai chiesti che cosa siete voi
per loro? Cosa siamo noi per le piante? Riescono a percepire la
nostra presenza? Ci vedono? Ci sentono? Provano qualcosa se
tocchiamo
mo loro le foglie?
Possiamo racchiudere tutte queste domande in una sola: le piante
hanno la capacità di interagire con l'ambiente che le circonda?
A quanto pare per la nostra cultura, per la nostra mentalità la
risposta è no; si può tuttavia facilmente osservare, ad esempio, il
comportamento di un girasole che orienta il suo fiore in direzione
della luce, fatto che implica una qualche interazione con
l'ambiente, ma non ci si spinge oltre questi esempi, non si scava in
profondità (a differenza di quanto fanno
fanno le radici di una pianta), ci
si sofferma all'apparenza: per la nostra mentalità le piante sono
immobili, passive, insensibili, senza alcuna capacità comunicativa
né di calcolo sul quale basare un determinato comportamento.
D'altronde utilizziamo il termine
termine “stato vegetativo” per indicare
una condizione nella quale l'individuo non presenta risposte
appropriate e comprensibili agli stimoli esterni, e questo è un
esempio lampante di quanto poco teniamo in considerazione le
capacità del mondo vegetale.
Tutti
tti i preconcetti, i pregiudizi che nutriamo nei confronti delle
piante hanno radici ben profonde nella cultura, risalgono
addirittura ai tempi di Aristotele, il filosofo greco vissuto nel IV
secolo a.C, il quale riteneva che il mondo vegetale fosse più vicino
vi
al mondo inorganico che a quello dei viventi, dotandolo di
un'anima di basso livello chiamata “anima vegetativa”. Sull'onda
di queste considerazioni nacque l'idea della piramide dei viventi,
nella quale ovviamente le piante occupavano il gradino più basso,
b
come si vede nell'immagine tratta dal Liber de sapiente di Charles
de Bovelles, dove le piante vivono semplicemente ma non
sentono.
Pensiamo ora a quanto duramente ha dovuto combattere Galileo
Galilei per difendere le proprie tesi eliocentriche contro
con la Chiesa
e altri “scienziati” che del sistema geocentrico tolemaicotolemaico
aristotelico avevano fatto un dogma; non c'è da stupirsi se per
molto tempo le piante sono state considerate in un modo così
negativo, d'altronde ipse dixit, l'ha detto lo stesso Aristotele!
I primi barlumi di vero interesse verso le piante, di un'attenta
analisi scientifica arrivano soltanto nel Settecento, con il Somnus
plantarum di Carlo Linneo e poi successivamente con gli studi di
Charles e Francis Darwin, padre e figlio.
Tuttavia anche nell'ambiente scientifico le piante sono ancora
considerate, spesso e volentieri, di scarsa importanza: per
esempio, la ricercatrice Barbara McClintock negli anni Quaranta
scoprì l'esistenza nel genoma dei trasposoni, geni in grado di
moltiplicarsi e spostarsi nel DNA, ma le sue ricerche vennero
ignorate perché in primis andavano contro un “dogma” della
scienza, ovvero l'immobilità del genoma, e poi perché erano state
effettuate su una pianta. La grande scoperta venne finalmente
accettata e riconosciuta solamente negli anni Ottanta quando si
scoprì che la medesima cosa accade anche negli animali.
Fortunatamente le piante non sempre sono state considerate in
modo così sbrigativo e cattedratico. Primo tra tutti Democrito,
filosofo greco del V secolo, che affermava che, essendo tutta la
materia composta da atomi in movimento, anche le piante non
erano immobili e riteneva che gli alberi potessero essere
paragonati a uomini con la testa nel terreno e i piedi in aria.
Pensiamo ai Celti e ai druidi: viene subito alla mente il profondo
legame che questa popolazione aveva con la natura, i boschi erano
luoghi sacri, in particolare le querce erano sacre ai druidi. La
quercia è anche molto spesso collegata a Giove, la ghianda è
simbolo di rigenerazione, resurrezione; nelle querce dimoravano le
Amadriadi, ninfe protettrici della foresta. L'alloro è sacro ad
Apollo, l'ulivo simboleggia la pace. Le piante, in particolare gli
alberi, da sempre accompagnano la nostra cultura, per esempio
nella Bibbia sono presenti l'albero della vita e l'albero della
conoscenza del bene e del male, mettono in contatto il sottosuolo
con la superficie e il cielo (la pianta di fagioli delle favole che
collega il nostro mondo alla dimora dei giganti), vengono spesso
ripresi nella letteratura,
ura, come nell'Eneide
nell'
di Virgilio dove Enea,
spezzando un ramo di un arbusto, vede sgorgare sangue dalla
ferita: l'arbusto è Polidoro che è stato ucciso da una selva di
frecce, che si sono poi tramutate, insieme al suo corpo, in arbusti.
A questo episodio si ispira anche Dante nel canto XIII dell'Inferno
dell'
dove il poeta incontra l'anima del suicida Pier delle Vigne:
Allor porsi la mano un poco avante
e colsi un ramicel da un gran pruno;
e 'l tronco suo gridò: “perché mi schiante?”
1.2 Eterne seconde
Ma siamo proprio sicuri che le piante meritino di essere prese in
così scarsa considerazione e ritenute eterne seconde?
Alla domanda “qual è l'essere vivente più grande al mondo?” a
molti viene in mente subito la balenottera azzurra, ma si sbagliano
di gran lunga: una sequoia sempreverde può superare i 100 metri
d'altezza, altroché i 33 metri di lunghezza della balena!, oppure
ancora l'esplosione balistica di un seme, ovvero il movimento
attraverso il quale il seme viene espulso nell'ambiente, può
raggiungere i 500 km/h, altroché la velocità di un ghepardo.
Inoltre la biomassa della terra è composta per il 99,5%-99,7%
99,5%
da
piante, noi uomini siamo come una goccia d'acqua nei confronti
dell'oceano; possiamo ancora attribuirle il secondo posto?
1.3 Sostanziale differenza
Scaviamo più a fondo come delle radici, cerchiamo di capire il
motivo per il quale le piante sono percepite così lontane, distanti
da noi. Sicuramente ci troviamo
troviamo di fronte a una struttura fisica
completamente diversa dalla nostra: cinquecento milioni di anni
fa, infatti, è avvenuta la separazione tra piante e animali, gli ultimi
hanno scelto una vita “nomade”, le prime una vita sedentaria,
stanziale. Le piante hanno dunque sviluppato delle soluzioni per
cibarsi, difendersi, riprodursi,ecc., degli atteggiamenti lontanissimi
dai nostri; per esempio, non potendo scappare di fronte a un
pericolo, hanno adottato una struttura modulare, nella quale ogni
parte è importante ma non davvero indispensabile per la
sopravvivenza dell'organismo; a differenza degli animali non
hanno concentrato la maggior parte delle loro funzioni vitali più
importanti in pochi organi come cuore o cervello. Una pianta può
essere predata fino al 90-95 % ma poi ricrescere dal piccolo
nucleo sopravvissuto.
Oltre alla diversa struttura ci diversifichiamo dalle piante per la
differente scala temporale: le piante sono “lente” rispetto a noi,
compiono movimenti che a noi risultano impercettibili; tuttavia
con la tecnologia possiamo ora apprezzarne i movimenti, basta
riprendere quello che ci interessa e poi accelerare il filmato, in
modo da avvicinare i movimenti alla nostra scala temporale.
Un esempio lampante di questo è il fatto che alcuni alberi vivono e
si accrescono per millenni: uno degli esemplari più antichi è un
abete rosso scoperto in Svezia che ha più di novemila anni!
(vogliamo ancora parlare di secondo posto?). Altri vecchissimi
esemplari si trovano in California, dove un pino ha più di 5000
anni ed è stato chiamato Matusalemme, un cipresso in Iran, anche
in Italia, specificatamente in Sardegna, dove un olivo selvatico ha
più di 3000 anni. Il record di anzianità va però a una quercia in
California di addirittura 13 mila anni. In realtà, la pianta è formata
da tantissimi cespugli, ognuno di età diversa, cloni l’uno dell’altro,
tutti originati da un unico esemplare antichissimo. In questa forma
ha potuto sopravvivere a tutte le avversità.
l’oleastro di San Baltolu di Luras,
Luras
Se ci fermiamo giusto un attimo a riflettere ci accorgiamo che noi
dipendiamo in tutto e per tutto dalle piante: da una parte sono
alla base della catena alimentare, dall'altra cosa sono i
combustibili fossili se non l'accumulo di energia solare fissata
fiss
nella biosfera tramite la fotosintesi? Dovremmo allora tenerle in
più alta considerazione.
CAPITOLO 2: le piante nel fantasy
Il genere fantastico ha spesso parlato di piante, allontanandosi
dalla rigidezza che la nostra cultura le riserva.
Tra i romanzi più conosciuti che hanno trattato l'argomento ci
sono sicuramente il “Signore degli anelli” di J.R.R Tolkien e la
saga di Harry Potter di J.K. Rowling.
Ecco alcuni brani estratti da queste due monumentali saghe.
Da “Harry Potter e la camera dei segreti” l'incontro del giovane
mago Harry e del suo amico Ron con il Platano Picchiatore (un
nome, una garanzia) :
Col muso in giù la macchina cominciò a perdere rapidamente
quota. Stavano precipitando e acquistavano velocità […]
«Attento a quell'albero!» gridò Harry, cercando di afferrare il
volante, ma troppo tardi...
BANG!
Con un tonfo assordante di metallo che si schiantava contro il
legno colpirono il grosso tronco e piombarono a terra con un gran
sobbalzo [...] in quel momento qualcosa colpì l'auto dalla
sua parte con la forza di un toro inferocito, scaraventandolo
[Harry] addosso a Ron, mentre un altro colpo altrettanto forte
faceva tremare il tetto.
«Che cosa succede?»
Ron sussultò guardando attraverso il parabrezza e Harry si voltò
appena in tempo per vedere un ramo grosso quanto un pitone che
si abbatteva sull'auto. L'albero era partito all'attacco. Aveva il
tronco piegato in due e i suoi rami nodosi percuotevano ogni
centimetro quadrato dell'automobile. […]
«Ingrana la retromarcia!» gridò Harry, e l'auto partì all'indietro
come una freccia. L'albero stava ancora cercando di colpirli;
udivano le sue radici fremere come se avesse voluto svellersi dal
suolo, e continuava a menare fendenti, mentre i ragazzi cercavano
di mettersi in salvo.
Di nuovo alle prese con il Platano Picchiatore nel terzo volume
della saga “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”:
Poi, dal nulla, qualcosa colpì Harry in viso, così forte da farlo
cadere di nuovo. Sentì che anche Hermione strillava di dolore e
cadeva. […]
La luce della bacchetta magica illuminò il tronco di un grosso
albero; l'inseguimento di Crosta li aveva portati all'ombra del
Platano Picchiatore e i suoi rami scricchiolavano, come scossi da
un forte vento, menando frustate avanti e indietro per impedire
loro di avvicinarsi.
In “La Compagnia dell'Anello”, la prima parte de “Il Signore degli
Anelli”, troviamo il Vecchio Uomo Salice, che cerca di
intrappolare all'intero del suo tronco i piccoli Hobbit.
Infine [gli hobbit] giunsero improvvisamente in un luogo
leggermente ombreggiato: grossi rami grigi si inarcavano da una
parte all'altra del sentiero. Ogni passo diventava più faticoso del
precedente. La sonnolenza sembrava sprigionarsi dal terreno
diffondendosi nelle gambe e cadere dolcemente dall'aria sul capo
e sugli occhi. […] non c'era alcun rumore nell'aria […] soltanto
un suono pressoché impercettibile, il vibrare di una melodia quasi
sussurrata, frusciava nel fogliame al di sopra delle loro
teste.[Frodo] alzò faticosamente le palpebre pesanti e vide chino
su di lui un enorme salice, vecchio e canuto. […]
Merry e Pipino si trascinarono avanti per sdraiarsi con la
schiena contro il fusto del salice. Le fessure del tronco si
spalancarono come fauci pronte a riceverli mentre la chioma
ondeggiava frusciando[…] chiusero gli occhi e parve loro di
riuscire a percepire delle parole, parole fresche che parlavano
d'acqua e di sonno. […]
[Frodo e Sam] fecero il giro dell'albero […] Pipino era svanito: la
fessura accanto alla quale si era appoggiato si era chiusa
ermeticamente. Merry era intrappolato: un'altra fessura si era
rinchiusa attorno alla sua vita ...
In entrambi questi racconti possiamo vedere come le piante siano
dotate di mobilità e della capacità di percepire cosa accade
nell'ambiente circostante e di interagire con esso; questo ci sembra
qualcosa di molto irreale, d'altronde stiamo parlando di romanzi
fantasy, ma ne siamo proprio sicuri?
Eppure nella realtà esistono le piante carnivore, che riescono a
percepire quando un insetto si poggia su di loro; il genere
fantastico, allora, sembra solo aver amplificato in maniera
romanzata comportamenti esistenti in natura.
Nel secondo volume della saga, “ Le due torri” incontriamo gli
Ent, creature fantastiche chiamate anche “Pastori
“Pastori di alberi” che
assomigliano a degli alberi e che sono in tutto e per tutto senzienti,
in grado di comunicare e soprattutto di muoversi; la cosa che più
colpisce è la descrizione degli occhi di Barbalbero, il più antico
degli Ent, fatta da Pipino:
sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di
secoli di ricordi e di lunghe, lente e costanti meditazioni; ma in
superficie sfavillava il presente […] Non so, ma era come se
qualcosa che cresceva nella terra quasi in letargo, o consapevole
soltanto della propria presenza tra la punta delle radici e quella
delle foglie, tra la profonda terra e il cielo, si fosse
improvvisamente destato e ci stesse considerando con la stessa
lenta attenzione che aveva prestato ai propri problemi interiori
per anni e anni.
Da questa descrizione sembra emergere proprio l'idea della
differente scala temporale che separa, come già detto
precedentemente, noi uomini e le piante: gli occhi di Barbalbero
hanno visto trascorrere i secoli, sinonimo di una lunghissima vita.
v
Alle piante molto probabilmente piacerebbe muoversi come un
Ent, ma questo non è loro concesso; tuttavia sono in grado di
percepire l'ambiente che le circonda e, come vedremo nel capitolo
successivo, sono dotate di sensi.
CAPITOLO 3: i sensi nelle piante
Le piante hanno scelto la strada evolutiva della stanzialità; non
potendosi muovere, assume ancora maggiore importanza esplorare
sensorialmente l'ambiente. Le piante non hanno sicuramente
occhi, naso o orecchie, ma nonostante questo possiedono tutti e
cinque i sensi, indispensabili per la vita, e un'altra quindicina,
ovviamente sviluppatisi secondo la natura vegetale.
3.1 La vista
Le piante sono prive di occhi, quindi della vista nella sua
concezione classica, ma se si parla di senso della luce le cose
cambiano completamente: le piante sono infatti in grado di
intercettare la luce e di riconoscerne sia la qualità che la quantità;
d'altronde la luce è per loro importantissima essendo alla base
della fotosintesi.
La ricerca della luce è l'attività che più influenza il
comportamento delle piante: trovarsi nell'ombra significa essere
privi di una risorsa primaria. È facile osservare come ad esempio
un girasole si orienti in direzione della luce; a tal proposito scrive
Ovidio nelle Metamorfosi a riguardo della ninfa Clizia che,
innamorata di Apollo, venne respinta e, consumandosi, si
trasformò in girasole:
[…] illa suum, quamvis radice tenetur,
vertitur ad Solem mutataque servat amorem.
Benché trattenuta dalla radice, essa si
volge sempre verso il Sole, e anche così
trasformata gli serba amore.
Le piante ingaggiano una vera e propria lotta, una competizione
con le piante vicine per la conquista della luce, atteggiamento che
viene chiamato “fuga dall'ombra”. Le piante iniziano a crescere
rapidamente in direzione della luce investendo energie e materiali
in un'operazione dall'esito incerto e che se fallisse potrebbe
addirittura essere fatale; la pianta è dunque in grado di fare delle
previsioni e investire risorse in vista di un risultato.
Le piante, avendo
endo una struttura modulare, presentano tutte le
facoltà distribuite praticamente dappertutto; stessa cosa capita con
i recettori per la luce, che si concentrano particolarmente sulle
foglie, ma anche sulle radici; le foglie tendono alla luce,
(fototropismo
mo positivo) mentre le radici se ne allontanano
(fototropismo negativo). In autunno gli alberi caducifogli perdono
le foglie ed è come se chiudessero gli occhi, predisponendosi al
riposo, come un animale che va in letargo.
3.2 L'olfatto
Le piante posseggono moltissime cellule sulla cui superficie si si
trovano recettori di sostanze volatili, che funzionano come tanti
piccoli nasi. Ogni pianta inoltre emette un odore determinato e, se
sotto l'attacco ad esempio di insetti, può emettere composti volatili
per avvertire
vvertire le piante vicine dell'imminente attacco.
Un esempio chiaro di questa capacità sensoriale è dato dalla
Cuscuta pentagona, un viticcio privo di foglie e di clorofilla, che
sopravvive a scapito delle piante vicine sottraendole sostanze
nutritive; questa
sta pianta parassita predilige il pomodoro e,
sentendone l'odore, cresce senza esitazioni nella sua direzione fino
ad avvinghiarsi al suo stelo.
3.3 Il gusto
Le piante possiedono recettori delle sostanze chimiche che sono
alla base della loro alimentazione e che cercano nel suolo tramite
l'azione esploratrice delle radici. La pianta produce un maggior
numero di radici in funzione del gradiente chimico che ha
individuato, impiegando risorse che daranno i propri frutti solo in
futuro.
3.4 Il tatto
Il tatto è l'udito sono strettamente connessi: le piante possiedono
infatti piccoli organi detti meccano-sensibili, che si trovano
particolarmente nelle cellule epidermiche, in grado di attivarsi
quando la pianta tocca qualcosa o viene toccata, o comunque
viene raggiunta da vibrazioni.
Tra le piante più sorprendenti che dimostrano senza ombra di
dubbio di possedere il senso del tatto ci sono la Dionea muscipula
e la Mimosa pudica.
La Mimosa pudica appena viene sfiorata ritrae le foglie, quasi
come se fosse timida (da qui il nome). Questo movimento non è
incondizionato perché se la mimosa viene semplicemente bagnata
dall'acqua o scossa dal vento non chiude le foglie. Inoltre se
continuiamo a toccare la mimosa senza causare danni, dopo un po'
la pianta capisce che non il tocco non rappresenta una minaccia e
per questo smette dei chiudersi.
La Dionea muscipula appartiene al gruppo delle piante carnivore.
Il primo botanico ad affermare che la pianta si nutrisse di insetti fu
John Ellis, ma le sue idee vennero scartate dallo stesso Linneo, il
quale riteneva che il movimento fosse automatico come quello
della mimosa. Quando Darwin pubblicò il suo lavoro Piante
insettivore destò gran scalpore: era impensabile che una piante si
cibasse di animali, andando contro la piramide dei
dei viventi.
La Dionea attira le sue prede sulla sue foglie modificate a forma di
trappola tramite una secrezione zuccherina molto invitante;
tuttavia la trappola non scatta subito, non avendo energie da
sprecare, ma prima la pianta si assicura che la preda sia abbastanza
grande da rappresentare un guadagno: sulle foglie sono presenti
tre peli e prima di far scattare la trappola la Dionea aspetta che la
vittima tocchi almeno due peli a distanza di venti secondi.
Un altro esempio ancora è dato dalle piante rampicanti
rampicanti che, una
volta che i loro viticci hanno trovato un appoggio, vi si avvolgono
attorno.
3.5 L'udito
Le piante sono sprovviste di orecchie, ma come abbiamo già visto
non hanno né occhi né naso; inoltre molti animali, tra cui i
serpenti, non possiedono l'orecchio esterno, ma tuttavia sentono.
Le piante infatti non hanno solamente a disposizione l'aria come
vettore sonoro, ma possono utilizzare la terra che è di gran lunga
un conduttore migliore dell'aria.
Come già detto per il tatto, le piante possiedono
possiedono canali meccanomeccano
sensibili che sono in grado di percepire le vibrazioni.
Inoltre, in base al tipo di vibrazione che percepiscono, decidono se
avvicinarsi o allontanarsi dalla sorgente sonora.
3.6 Altri quindici sensi
Le piante possiedono dunque cinque sensi paragonabili ai nostri,
ma sono dotate di un'altra quindicina di “sensi” : per esempio una
pianta è in grado di misurare con precisione l'umidità del terreno e
individuare l'acqua anche a molta distanza, oppure percepisce la
gravità o ancora i campi elettromagnetici.
elett
CAPITOLO 4: le piante comunicano
Le piante non si limitano a percepire l'ambiente circostante: sono
infatti in grado di comunicare tra di loro e con gli animali.
L'emissione di sostanze chimiche nell'aria o nell'acqua è il mezzo
di comunicazione privilegiato dalle piante, ma sono anche in
grado di comunicare toccandosi o assumendo particolari posizioni
rispetto alle loro vicine: alcuni alberi, infatti, tendono ad evitare
che le loro chiome si tocchino e questo fenomeno viene definito
timidezza delle chiome.
Un esempio di comunicazione vegetale è dato dal rapporto di
simbiosi che si instaura tra le leguminose e i batteri azoto-fissatori,
azoto
batteri che sono in grado di fissare l'azoto atmosferico in azoto
ammonico, che è facilmente assimilabile
assimilabile dalle piante, e che per
questo ottengono in cambio zuccheri in abbondanza; tuttavia,
prima che la pianta accolga il batterio nelle sue radici, avviene una
vera e propria comunicazione di riconoscimento, attraverso la
quale la pianta si accerta che il
il batterio sia un batterio azotoazoto
fissatore e non un batterio dannoso.
Se si riuscisse a trasferire questa simbiosi a tutte le piante
coltivate, non ci sarebbe più il bisogno di utilizzare fertilizzanti!
Un altro esempio è dato dalle strategie difensive che una pianta
mette in atto quando attaccata da un erbivoro, generalmente un
insetto. Inizialmente le foglie attaccate dall'erbivoro e quelle
adiacenti producono sostanze che le rendono poco appetitose,
indigeribili o addirittura velenose (questo è anche un esempio di
capacità di calcolo, dal momento che viene utilizzata la quantità
minima ma sufficiente di risorse da impiegare per risolvere il
problema, senza far produrre a tutte le foglie le determinate
sostanze chimiche, cosa che potrebbe risultare superflua
superfl e soltanto
uno spreco di energia); se l'insetto non demorde, inizia a produrre
sostanze “dissuasive” su tutte le foglie e produce sostanze volatili
che avvertono le piante del circondario affinché facciano
altrettanto, si preparino all'attacco e la aiutino. Inoltre la pianta
può produrre sostanze che attirano i nemici naturali del tale
insetto, facendo propria, per così dire, la massima “il nemico del
mio nemico è mio amico”, come fa ad esempio il fagiolo del Perù,
che, quando attaccato da degli acari, produce sostanze che attirano
un altro acaro che però è carnivoro; in poco tempo l'acaro
carnivoro elimina la minaccia.
Una altro chiaro fenomeno in cui si verifica la comunicazione tra
piante e animali è l'impollinazione e il trasporto dei frutti.
Molte piante utilizzano gli animali, soprattutto insetti, come
vettori per l'impollinazione e offrono in cambio del loro lavoro il
nettare, una sostanza zuccherina molto energetica: l'animale viene
attirato, oltre che dai variopinti colori dei fiori, soprattutto dal
nettare e poggiandosi sul fiore si ricopre di polline, per poi
spostarsi su un altro fiore (è ancora un mistero che cosa induce gli
animali a passare da un fiore all'altro della stessa specie).
In quest'ambito è interessante parlare del comportamento di alcune
piante che sono, per così dire, disoneste, come ad esempio le
orchidee: queste piante inganno l'insetto intrappolandolo in sacche
piene di polline e lo costringono così a trasportare il polline senza
trarne alcun beneficio.
Con i frutti avviene una cosa analoga: la pianta produce frutti che
attirano un animale che li ingerisce e, non riuscendo a digerirli, li
espellerà con le feci, che sono tra l'altro un ottimo fertilizzante.
Le piante si dimostrano essere delle abili manipolatrici, che
utilizzano gli animali per i propri scopi.
Non possiamo escludere che le piante manipolino anche noi
umani creando fiori, frutti, odori e colori graditi alla nostra
specie. Forse le piante li producono soltanto perché piacciono a
noi uomini, e noi in cambio le curiamo, le nutriamo e le
diffondiamo per tutto il pianeta.
CAPITOLO 5: l'intelligenza vegetale
Affrontiamo infine un argomento che suscita molte perplessità e
incredulità: l'intelligenza vegetale.
Sembra strano pensare che una pianta sia intelligente e questo è
sempre dovuto alla nostra cultura: nella piramide dei viventi è solo
l'uomo che possiede l'intelligenza; tuttavia ormai in molte
occasioni attribuiamo questa caratteristica agli animali: molte
volte, ad esempio, davanti a certi comportamenti di un cane,
diciamo che è intelligente. Perché non può essere intelligente
anche una pianta? Forse perché priva di cervello? Eppure, come
abbiamo visto, le piante non possiedono organi di senso ma
riescono lo stesso a percepire l'ambiente che le circonda; perché
perc
non può essere la stessa cosa con l'intelligenza?
Dobbiamo dare allora una definizione di intelligenza: l'intelligenza
è la capacità di risolvere problemi.
Un'ameba è in grado di risolvere un labirinto; abbiamo visto come
le piante si comportino durante
durant la fuga dall'ombra o come
rispondono all'attacco di un insetto; abbiamo anche visto come le
piante siano in grado di fare calcoli,, ad esempio espandendosi in
una zona ricca di minerali e prevedendo che otterranno in futuro
dei benefici.
In quest'ottica possiamo parlare a pieni titoli di intelligenza
vegetale.
Ma cosa c'è all'origine di tale intelligenza?
Già Charles Darwin si era reso conto dell'importanza dell'apice
radicale, che è la punta di ciascuna radice, dove avviene la
percezione degli stimoli, la
la decisione sulla direzione da prendere e
infine il movimento: è infatti la zona della radice nella quale si
generano dei segnali che inducono al movimento le altre parti
della radice. La radice deve continuamente prendere decisioni
difficili, come può essere spostarsi in una zona ricca di ossigeno
oppure verso una zona dove è presente il fosforo; gli apici radicali
si configurano come dei veri e propri centri decisionali che
tengono continuamente sotto controllo un gran numero di
parametri e prendono decisioni tenendo conto delle diverse istanze
locali e globali dell'intero organismo.
Un apice preso da solo non ha grande capacità di calcolo, ma gli
apici non devono essere considerati indipendenti, bensì come nodi
di una rete in grado di lavorare collettivamente; basandosi sempre
sulla struttura modulare, la perdita di una parte, anche grande,
degli apici radicali, non compromette la sopravvivenza della rete.
Un po' come la rete Internet, anch'essa progettata seguendo una
struttura modulare, in modo tale che se la maggior parte dei
computer che la componevano fosse stata distrutta, la rete sarebbe
tuttavia sopravvissuta.
Si pensa che gli apici comunichino tra di loro tramite l'utilizzo di
sostanze chimiche o più semplicemente tramite un particolare
rumore, un click che si produce con la rottura delle pareti cellulari
delle cellule degli apici radicali, i quali sono in continuo
accrescimento: questo click non è dunque prodotto appositamente
per comunicare ma viene utilizzato in un'ottica di parsimonia e
risparmio di energie.
Possiamo dunque affermare che le piante sono dotate di
intelligenza, fatto che risulta difficile da accettare per la nostra
mentalità, influenzata da una cultura che da secoli, nonostante
alcune eccezioni, guarda alle piante come a esseri più vicini al
mondo inorganico che a quello dei viventi, nonostante sia stato
dimostrato scientificamente che le piante possiedano sensi e siano
in grado di comunicare tra di loro e con gli animali, servendosi di
comportamenti che sono accomunabili a quelli animali, e perché
no, a quelli umani.
Bibliografia
– Stefano Mancuso e Alessandra Viola Verde brillante.
Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale,
vegetale Giunti.
– Daniel Chamovitz Quel che una pianta sa. Guida ai sensi
nel mondo vegetale,, Raffaello
Ra
Cortina Editore.
– J.R.R. Tolkien Il Signore degli Anelli Bompiani
– J.K. Rowling Harry Potter e la camera dei segreti e Harry
Potter e il prigioniero di Azkaban Salani editore
– articolo di Moris Lorenzi I grandi alberi, tra simbologia e
mito
Sitografia
– www.focus.it
– www.fastweb.it/internet/wood-wide-web-alla-radice
www.fastweb.it/internet/wood
radice-dellintelligenza-delle-piante/
piante/