*RADIO DELTA* Un sogno fatto di musica :: ALLEVI: IL MONDO DELLA CLASSICA E' MALATO "Il mondo della musica classica è malato", afferma Giovanni Allevi, il pianista e compositore diventato idolo come una rockstar, che ha tenuto giorni fa un concerto nell'aula del Senato alla presenza del presidente Napolitano ed è stato attaccato dal violinista Uto Ughi, cui oggi risponde sulle pagine del quotidiano La Stampa con una lettera aperta. Allevi, dopo aver ricordato che dieci anni fa chiese l'unico autografo della sua vita proprio a Ughi, dice che "forse non immagina cosa vuol dire studiare anni e anni per arrivare, si e no, a insegnare in una scuola privata", perché "a spartirsi la torta del potere musicale sono in pochi, una casta, impegnata a perpetrare la propria concezione dell'arte e la propria esistenza. Una lobby di potere fatta di protettori e protetti". Ughi, sempre su La Stampa, aveva parlato di "spettacolo desolante" che "lo aveva offeso come musicista", a proposito del concerto al Senato di Allevi, del quale dice che come esecutore "in altri tempi non sarebbe stato ammesso in Conservatorio" e le cui composizioni definisce "musicalmente risibili" e "un collage furbescamente messo assieme". Allevi ricorda allora al celebre violinista di aver trascorso "i miei anni migliori in Conservatorio, preparandomi a diventare, con cura, impegno e passione, un compositore di musica contemporanea" e di essersi diplomato con il massimo dei voti, anche in pianoforte, oltre a essere laureato con lode in filosofia. Il musicista dice di aver maturato il convincimento, "confortato dal pensiero di Hegel", che ogni epoca abbia diritto alla sua musica e che, non essendo più da considerarsi contemporanea la musica atonale e dodecafonica, nata dalle lacerazioni che a suo tempo agitavano l'Europa, sia "necessario uno sforzo creativo a monte, piuttosto che insistere solo sull'educazione musicale, gettando le basi di una nuova musica colta contemporanea, che recuperi il contatto profondo con la gente". Ho provato a farlo, aggiunge Allevi, "e il risultato, per nulla scontato, è stato deflagrante". Il compositore ricorda i tanti giovani che corrono ai suoi concerti come fossero eventi rock perché suona una "musica che parla al cuore, ma tanto virtuosismo tecnico e soprattutto ritmico richiede esecutori di grande talento. E' una musica colta che non può prescindere dalla partitura scritta e che rifiuta qualunque contaminazione, con le parole, con le immagini, con strumenti musicali e forme che non siano propri della tradizione classica".Allevi conclude dicendo che "da amante di Hegel, sapevo benissimo che l'ondata di novità avrebbe mandato in crisi il vecchio sistema" suscitando le reazioni dei "sacerdoti della casta". Quindi dice a Ughi, che, invece di non ascoltarlo se non gli piaceva, ha voluto esprimere "un parere del tutto personale" erigendosi "a emblema di un mondo ferito, violento e cieco" e che "quel suo autografo, che ho sempre conservato gelosamente, dopo tanti anni, per me ora non conta più niente".FONTE ANSA.IT