Campi Elettromagnetici e salute a Reggio Emilia: approfondimenti

Assessorato Ambiente
e Città Sostenibile
Campi Elettromagnetici
e salute a Reggio Emilia:
approfondimenti scientifici
Impaginazione a cura del
Centro Stampa del Comune di Reggio Emilia
Pubblicazione a cura di
Assessorato Ambiente e Città Sostenibile
foto di copertina di
William Ferrari
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INDICE
Presentazione
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CEM e salute:
quali indicazioni per la comunità?
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Informazioni di base sui campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici
Introduzione
Elettricità, linee elettriche e campi elettromagnetici
Che cos’è l’elettricità
Produzione, trasporto, distribuzione e utilizzazione
dell’energia elettrica
I campi elettromagnetici
Tipi di campi elettromagnetici
Campi elettrici e magnetici a frequenza industriale
(50/60 Hz) prodotti dallo utilizzo dell’energia elettrica
Interazione dei campi E ed H a 50 Hz con gli organismi viventi
I fattori di pressione per i campi a 50 Hz in provincia
di Reggio Emilia
Il rilevamento strumentale e la previsione dei campi magnetici
Metodologia di rilevamento
Metodologia di previsione
CAPITOLO 1
Esposizione a radiazioni elettromagnetiche
a frequenza estremamente bassa e leucemia
infantile revisione della letteratura
Introduzione
Effetti sulla salute delle radiazioni ionizzanti a frequenza
estremamente bassa
Radiazioni non ionizzanti e leucemia infantile
Premessa
Leucemia infantile
Frequenza e incidenza
Fattori di rischio
ELF e leucemia infantile
3
Le conoscenze prima della valutazione IARC,
Le meta-analisi e le precedenti revisioni
La valutazione IARC del rischio cancerogeno
da radiazioni non ionizzanti
Analisi della letteratura successiva
Revisioni sistematiche
Meta-analisi
Lavori originali recenti editi in stampa
Stime di impatto
Studio multicentrico italiano sull'Eziologia dei Tumori
infantili Linfoemopoietici e del neuroblastoma (SETIL)
Conclusioni
Ulteriori ricerche
CAPITOLO 2
Rilievi e valutazioni dell’impatto da campo magnetico
prodotto dalla cabina di trasformazione at/mt
di via Gorizia nel Comune di Reggio Emilia
Introduzione
Le rilevazioni effettuate
Rilievi istantanei
Monitoraggio in continuo
Considerazioni sulle normative di riferimento
Normativa regionale
Normativa statale
Osservazioni conclusive
Rilievi istantanei
Linea AT 132 kV n. 677
Linea AT 132 kV n. 698
Allegato 2
Allegato 3
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CAPITOLO 3
Indagine sui rischi sanitari associati all’esposizione
a campi elettromagnetici presso la centrale enel
di via Gorizia, Reggio Emilia
Introduzione
Metodi
Esposizione
Popolazione presa in esame
Metodologia di analisi dei dati
Risultati
Leucemia linfatica acuta
Sclerosi laterale Amiotrofica
Malformazioni congenite
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DISCUSSIONI E CONCLUSIONI
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BIBLIOGRAFIA
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Presentazione
Negli ultimi anni la proliferazione di impianti per la telefonia cellulare
ed il potenziamento della rete degli elettrodotti hanno contribuito a creare
presso tanta opinione pubblica una situazione di preoccupazione e di allarme
sociale.
Il Comune di Reggio Emilia, in particolare l’Assessorato Ambiente e
Città Sostenibile, già dall’inizio del mandato nel 2004, ha deciso di analizzare
ed affrontare il problema sia nella concretezza delle situazioni particolari segnalate da cittadini e comitati, sia in una prospettiva più ampia di ricerca
scientifica in cui si inscrive questo prezioso volume.
Infatti il timore da molti cittadini espresso nelle innumerevoli occasioni
cui abbiamo partecipato come amministratori, concerne, in particolare, le
possibili correlazioni epidemiologiche tra esposizione a campi elettromagnetici e effetti biologici rilevanti sull’organismo umano.
In effetti, se da un lato sono ben noti gli effetti acuti, cioè a breve termine sulla salute umana dell’esposizione a inquinamento elettromagnetico, sussistono invece incertezze circa i possibili effetti a lungo termine. E, come è
noto, le incertezze, quando si parla di salute non piacciono a nessuno.
Come per altro è ben raccontato nel testo che pubblichiamo, i risultati
delle ricerche finora svolte hanno indotto la comunità scientifica mondiale a
denunciare i potenziali rischi per la salute umana derivanti dall’esposizione
cronica ai campi elettromagnetici e a rispettare il principio di precauzione,
accolto anche dall’Unione europea.
Il Comune di Reggio Emilia, oltre a cercare di limitare l’esposizione dei
cittadini a questa forma di inquinamento di tipo fisico e a regolamentare
l’installazione degli impianti di telefonia mobile, attraverso l’approvazione di
un regolamento già molto apprezzato e di grande utilità, (vi è stata una drastica riduzione del numero di impianti autorizzati annualmente), ha inteso ispirarsi, oltre che al principio di precauzione, ad un principio normativo ormai affermatosi, e che è di grandissima rilevanza giuridica e civile, ovvero il
principio della minimizzazione del rischio per la popolazione.
Per quel che riguarda l’inquinamento elettromagnetico dovuto a elettrodotti, la situazione è ben più complicata, sia perchè si tratta di impianti esistenti, sia perché l’innovazione tecnologica è più difficile da applicare.
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Mentre scrivo, si sta studiando assieme alla Provincia di Reggio Emilia,
la possibilità di portare all’iter di approvazione un protocollo che garantisca,
per tutti gli elettrodotti futuri, l’interramento attraverso l’uso di nuove tecnologie, come i cavi fessurati a schermatura ferromagnetica, già utilizzati in diversi paesi del mondo.
Per quanto riguarda l’esistente, il Comune di Reggio Emilia ha da un lato impegnato nel bilancio triennale i fondi per l’interramento di linee elettriche oggi esistenti e che destano la preoccupazione dei cittadini dall’altro avviato, grazie all’ Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, una ricerca epidemiologica che qui pubblichiamo, nella consapevolezza che il ruolo di controllo ambientale svolto da ARPA e AUSL, attraverso un accurato
monitoraggio del rispetto non solo dei limiti di legge, ma anche degli obiettivi
di qualità, ha reso più sicuro dal punto di vista ambientale e sanitario la nostra
città.
Colgo l’occasione per ringraziare il Prof. Marco Vinceti, curatore scientifico dello studio che proponiamo, il Dott. Poli di Arpa che ha costantemente
supportato la ricerca per gli aspetti di sua competenza e il dott. Giovanardi,
nonchè tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del volume.
Il problema dell’inquinamento elettromagnetico può essere indagato sotto diversi profili, da quello ambientale a quello sanitario, agli aspetti urbanistico-edilizi.
A nostro avviso questa ricerca si inserisce in un orizzonte che mette al
centro il principio di precauzione. Infatti, al fine di garantire la protezione di
beni fondamentali come la salute o l’ambiente, è necessaria l’adozione o
l’imposizione di determinate misure di cautela, anche in situazioni di incertezza scientifica, nelle quali sia ipotizzabile anche soltanto una situazione di
rischio e non è invece dimostrabile, allo stato delle conoscenze scientifiche, la
sicura o anche solo probabile evoluzione del rischio in pericolo.
Così recita il principio di precauzione, per tale ragione abbiamo voluto questo studio e gli approfondimenti scientifici correlati, perché l’informazione ambientale è un diritto fondamentale del nostro tempo, a livello locale e globale.
Pinuccia Montanari
Assessore all’Ambiente
e Città Sostenibile
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CEM e salute: quali indicazioni per la comunità?
Fabrizia Capuano, ARPA Emilia Romagna Sezione di Reggio Emilia
Gian Luca Giovanardi, Dipartimento Sanità Pubblica AUSL Reggio Emilia
Nell’ambito dei rischi ambientali per la salute, l’esposizione a campi elettromagnetici è sicuramente tra i temi più discussi e controversi. La variabilità delle posizioni tecniche che vengono assunte sull’argomento, il moltiplicarsi nel territorio delle fonti generanti campi, la natura stessa dell’inquinante
(non visibile, non palpabile…) generano nella popolazione gli atteggiamenti
più disparati, che vanno dalla superficialità noncurante in nome dello “sviluppo sempre e comunque” al terrore ideologico della “opzione zero sempre e
comunque”.
Sicuramente, è un tema dove si registra una evidente, forte divaricazione
tra la percezione della gravità del rischio da parte della popolazione e la stima
dello stesso da parte del mondo scientifico, pur con le differenziazioni anche
significative in esso esistenti.
Proprio partendo da queste considerazioni (il carattere non conclusivo
degli studi sugli effetti sulla salute e la forte preoccupazione nell’opinione
pubblica), l’argomento fu affrontato già da tempo a Reggio Emilia, sia per
fornire un’informazione scientifica la più completa e aggiornata possibile, sia
per adottare quei provvedimenti cautelativi di tutela della salute che le indicazioni scientifiche suggerivano. Era infatti il 12 e 13 aprile 1996, più di 12 anni fa, quando in città venne organizzato il seminario “Linee elettriche ad alta
tensione: un rischio per la salute?”, momento di approfondimento ed informazione che segnò anche l’impegno concreto della pubblica amministrazione
di Reggio Emilia sull’argomento.
Negli anni seguenti, vennero infatti avviati significativi interventi di bonifica sulle principali strutture pubbliche ad elevata sensibilità, vale a dire le
scuole, con interventi di bonifica sulle linee elettriche ad alta tensione (132
kV) che interessavano gli asili nido Cervi e Rivieri, con benefici notevoli anche per i quartieri circostanti. Iniziative davvero coraggiose per quegli anni,
con impegno economico a totale carico del Comune.
È opportuno ricordare, per completare il contesto, che negli anni successivi, ossia nel 2000/2001, si registrò una netta presa di posizione della Regione, che sotto la spinta della massima tutela per i cittadini, promulgò indirizzi
urbanistici che, nella sostanza, portano al rispetto di valori di qualità per il
campo magnetico comparabili con le soglie individuate dagli studi epidemiologici più accreditati in materia (0,2 e 0,5 microTesla).
Tutto questo, ovviamente in un clima di forte tensione con gli interessi
dei costruttori edili e, anche, con il legislatore statale, che ha finito col sce-
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gliere nel 2003 valori di qualità ed attenzione ben più elevati (3 e 10 microTesla). A distanza di diversi anni da allora, le sorgenti generanti campi elettromagnetici si sono moltiplicate, ma sono certamente incrementati esponenzialmente gli studi internazionali che ne hanno indagato gli effetti sulla salute
e, localmente, sono pure cresciute le capacità di indagine ambientale e sanitaria sul fenomeno.
Il Comune di Reggio Emilia, conscio di tale contesto e attento alle sollecitazioni di numerosi gruppi di cittadini, ha chiamato gli organismi tecnici di
riferimento per costruire una fotografia più nitida e aggiornata possibile sul
tema, cogliendo occasione dalle proteste sollevate da una nutrita rappresentanza di cittadini residenti in prossimità della cabina primaria di trasformazione Enel di Via Gorizia. Si è così avviato un percorso innanzitutto utile per
condividere con la comunità informazioni aggiornate ed approfondimenti che
possano meglio sostenere il confronto tra percezione e stima del rischio da
campi magnetici a 50 Hz (ELF).
D’altro lato, arricchire gli strumenti di conoscenza a disposizione può
meglio sostenere la definizione delle scelte prioritarie della pubblica amministrazione in materia ambientale e di tutela della salute. In tale direzione sono
stati raccolti ed integrati insieme tre contributi: i risultati delle indagini ambientali svolte da ARPA nell’intorno della cabina primaria e presso i ricettori
maggiormente impattati dalle linee elettriche afferenti; la ricognizione aggiornata al giugno 2007 da parte dell’Azienda sanitaria locale sui contributi
che la comunità scientifica mondiale ha prodotto (o ha in corso)
sull’argomento. Più in specifico, l’approfondimento ha riguardato la potenziale associazione tra leucemie infantili e CEM, in quanto tema maggiormente
studiato e controverso, tralasciando altre ipotesi di associazione tra esposizione ed altri danni sanitari; i risultati dell’indagine svolta nel 2006
dall’Università di Modena e Reggio – Dipartimento di scienze di Sanità Pubblica, sugli eventuali rischi sanitari associati all’esposizione a campi elettromagnetici presso la cabina primaria di trasformazione, mirata al rischio di
contrarre la leucemia linfatica acuta.
¾ La lettura integrata dei tre contributi consente di affermare oggi che:
• dalla review della letteratura internazionale si può ricavare che:
“… le cause della leucemia infantile sono ampiamente sconosciute;
• esiste una associazione epidemiologica tra esposizione a livelli residenziali elevati di campi ELF e leucemia acuta nei bambini;
• non sono disponibili spiegazioni plausibili sul meccanismo d'azione dei
campi ELF alle frequenze e ai livelli di intensità attuali;
• gli studi in vitro, sugli animali da esperimento e su volontari sono sostanzialmente negativi;
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•
•
la frazione di popolazione infantile e adulta esposta a livelli “elevati”,
≥ 0,4 microTesla, è molto bassa;
ammesso che l'associazione sia reale, non si conosce la relazione doserisposta né se esista una soglia di esposizione al di sotto della quale non
si manifestano effetti.”
¾ i livelli di esposizione registrati nell’intorno della cabina primaria di
trasformazione di via Gorizia, ma la cosa può essere benissimo estesa anche
alle altre cabine primarie AT/MT presenti sul territorio comunale, sono assolutamente indistinguibili rispetto al “fondo” nel caso di misurazioni effettuate
lontano dalle linee elettriche afferenti. In altre parole la cabina primaria, di
per sé, con tutti gli impianti ed apparati di trasformazione in essa presenti,
non è in grado di portare esposizione alla popolazione residente circostante.
Ciò sostanzialmente in virtù delle geometrie degli apparati di trasformazione
e della cospicua distanza degli stessi dalla recinzione che delimita l’area.
L’esposizione alla popolazione residente è invece dovuta alle linee elettriche
ad alta tensione afferenti alla cabina. Evidentemente è su di esse che occorrerà focalizzare l’attenzione nel caso si voglia effettivamente intraprendere la
strada della diminuzione dell’esposizione alla popolazione.
¾ I livelli di esposizione registrati in estrema vicinanza alle linee elettriche afferenti alla cabina primaria nei luoghi accessibili al pubblico, anche per
periodi prolungati di misura, mostrano sempre livelli ampiamente al di sotto
del valore di attenzione (10 microTesla) individuato dalla normativa nazionale. Questo ovviamente pone il problema del reperimento di ingenti risorse economiche nel caso si voglia intraprendere un programma di diminuzione
dell’esposizione della popolazione.
¾ l’indagine svolta dall’Università per verificare eventuali connessioni tra
esposizione e danni alla salute non ha evidenziato, pur con i limiti della potenza statistica dello studio, relazioni rispetto alla patologia indagata: “Nessuno tra i pazienti di età pediatrica o adulta affetti da leucemia linfatica acuta
(ndr: 34 casi diagnosticati tra il 1986 e il 2005 nei bambini fino a 15 anni e
negli adulti residenti nel Comune di Reggio) è risultato aver risieduto anche
per brevi periodi nelle … aree considerabili esposte ai campi elettromagnetici
generati dalla Centrale e dai conduttori prossimi alla stessa. Questi risultati
non indicano pertanto il verificarsi nel corso degli ultimi vent’anni di incrementi del rischio di leucemia linfatica acuta nei residenti in prossimità della
Centrale Enel di Via Gorizia a Reggio Emilia”.Tale sintesi costituisce innanzitutto un contributo al dibattito sorto intorno al caso specifico (Via Gorizia),
ma può essere un buon riferimento tecnico anche per “leggere” altre situazioni analoghe che dovessero crearsi a livello cittadino o provinciale.
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È un messaggio sostanzialmente “tranquillizzante”, anche se non conclusivo. E’ un messaggio che, pur non volendo né potendo “chiudere” in modo
definitivo il tema dell’esposizione a CEM,suggerisce:
• suggerisce alla comunità di collocare tale rischio ad un livello di attenzione sicuramente inferiore a quello oggi assunto nella percezione
collettiva
• suggerisce di proseguire comunque nel monitoraggio degli ulteriori contributi che la ricerca internazionale produrrà, per avere conferme o apportare correzioni a queste considerazioni, a partire per es. dalle conclusioni
dello studio SETIL oggi in corso (meglio descritto nel capitolo di questo
volume contenente una review bibliografica sugli effetti sulla salute).
Questa esperienza suggerisce anche alcune considerazioni di carattere
più generale sui criteri per orientare le scelte future a Reggio sulla materia.
Sicuramente, emerge una profonda necessità di trasparenza, di ascolto e
di informazione nei processi e nella conduzione dei conflitti. Oggi
l’”expertise” scientifica, ma anche la democrazia rappresentativa, sono coinvolte in una generale crisi di credibilità ed i cittadini sono sempre meno propensi a delegare le decisioni che hanno risvolti sulla loro salute e sicurezza a
gruppi ristretti (amministratori, esperti, tecnici pubblici, politici, ecc…)
In controtendenza, gli ultimi mesi di gestione del conflitto con la popolazione in Val di Susa sul progetto di costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità hanno promosso come vincente il cosiddetto “metodo Virano”. La
metodologia del confronto e dell’ascolto, dell’approfondimento delle ragioni
e degli interessi dei diversi attori, la ricerca di un punto di incontro che ne
tenga anche conto e renda compatibile e, se possibile, arricchisca anche
l’ipotesi iniziale non è certo estranea alla cultura e alla tradizione reggiana.
Qui ci sono sicuramente le condizioni valoriali ed organizzative per proseguire e sviluppare nella comunità locale questi percorsi.
Però, sul tema dei CEM, quella distanza tra percezione e stima del rischio più volte ricordata pone problemi ancora irrisolti nella comunicazione.
Il riportare infatti, ad es. in assemblee, anche nel modo più chiaro e documentato possibile, la sintesi degli studi d’impatto sulla salute non risulta efficace nel modificare la percezione che la popolazione ha dei rischi.
Verosimilmente andrebbero esplorati più a fondo i diversi motivi che sostengono il “percepito” e individuate strategie di comunicazione interattiva
più articolate e specifiche.
In secondo luogo, l’assenza di un “livello soglia” certo ed assoluto rende
percorribile solo la riduzione del rischio ad livelli “accettabili”, dove
l’accettabilità dovrebbe essere valutata soprattutto dai cittadini stessi, tenendo
in considerazione i benefici apportati dalle tecnologie in questione: la sempli-
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ce riduzione dei livelli di esposizione, lungi dal tranquillizzare, viene considerata non come tutela, ma piuttosto come un’implicita ammissione di pericolosità. Un’ultima riflessione connessa alle due precedenti considerazioni, che si
accenna soltanto, concerne criteri e metodi per la scelta delle aree per
l’insediamento di futuri impianti. Ovviamente, il criterio non può essere solo
quello della richiesta del gestore. Allo stesso modo, non sembra rispondere a
caratteristiche di equità un criterio basato sulla maggiore o minore “resistenza” da parte della comunità interessata.
Tutte queste tematiche, qui brevemente descritte e non sviluppate, si basano sicuramente su misure, valutazioni tecniche ed osservazioni epidemiologiche, ma chiamano soprattutto in causa bisogni, valori ed aspettative molto
più vaste e profonde che coinvolgono l’intera comunità. È questa,
nell’insieme delle sue espressioni e rappresentanze, che è chiamata ad assumere decisioni per costruire il proprio futuro.
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Informazioni di base sui campi elettrici, magnetici
ed elettromagnetici
Maurizio Poli, Paolo Zanichelli - ARPA Emilia-Romagna, Sezione di Reggio Emilia
Introduzione
La crescente richiesta di energia elettrica sostenuta dallo sviluppo tecnologico e dalle sempre più frequenti utilizzazioni domestiche ed industriali, ha
portato ad un aumento considerevole dell’inquinamento elettrico e magnetico
negli ambienti di vita e di lavoro.
È′ noto infatti che, in prossimità di conduttori sotto tensione e percorsi
da corrente elettrica sono presenti campi elettrici e magnetici che conferiscono allo spazio circostante nuove proprietà capaci di interagire ed anche modificare le normali attività biologiche che avvengono in un organismo vivente.
In questo capitolo si cercherà dunque di fornire tutte quelle informazioni
di base che permettono di comprendere i concetti fondamentali della fisica
del settore per poter affrontare le grandezze e le metodiche utilizzate nei capitoli successivi.
Elettricità, linee elettriche e campi elettromagnetici
Al fine di acquisire la necessaria familiarità con alcuni termini e concetti
inerenti la natura e proprietà dell’elettricità, si inizierà proprio dai concetti di
base.
Che cos’è l’elettricità
Tutta la materia che ci circonda è costituita da minuscole particelle
chiamate atomi. Ciascun atomo, un tempo creduto l’unità
elementare della materia (tant’è vero che dal greco atomo
significa indivisibile), è costituito da particelle:
1 – Rappresenta• Gli elettroni, piccolissime particelle che orbitano a Figura
zione schematica di un
grande velocità attorno ad una parte centrale detta nu- atomo
cleo. Gli elettroni possiedono una carica negativa (-)
• I protoni, circa 2000 volte più grandi degli elettroni e costretti da forze
potentissime a convivere gli uni accanto agli altri in un piccolissimo
spazio all’interno del nucleo (le dimensioni del nucleo sono circa 1 miliardo di volte più piccole della capocchia di uno spillo). I protoni possiedono una carica positiva (+).
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•
I neutroni, grandi quanto i protoni e confinati anch’essi all’interno del
nucleo. I neutroni non possiedono alcuna carica elettrica. Si dice cioè
che sono elettricamente neutri. Semplificando essi potrebbero essere visti come l’unione di un protone ed un elettrone e- + p+ ï n°
Alla base dell’elettricità e di tutti i fenomeni ed applicazioni ad essa connessi vi sono dunque gli elettroni ed i protoni. Questi ultimi convivono in equilibrio all’interno dell’atomo in numero uguale a quello degli elettroni, in
modo tale che l’intero atomo ci appare dall’esterno elettricamente neutro.
Ma se attraverso un qualche sistema siamo in grado di rompere questo
equilibrio, ad esempio strappando ad un atomo uno o più dei suoi elettroni, si
verrà a creare una situazione instabile che tenderà appena possibile a riportarsi nelle condizioni di equilibrio.
Se questa operazione di separazione viene effettuata su un grande numero
di atomi, costringendo gli elettroni a
raggrupparsi ad un estremo del materiale, e gli atomi, privati dei loro elettroni
(e quindi carichi positivamente)
Figura 2 – Le Pile e le Batterie sono dei dispositiall’altro estremo, si sarà realizzato un
vi per la produzione di energia elettrica a corrente
continua
processo che è alla base per la produzione di energia elettrica.
Produzione, trasporto, distribuzione e utilizzazione
dell’energia elettrica.
Vi sono diversi modi per produrre energia elettrica. Forse quello che ci è
più famigliare prevede l’utilizzo di dispositivi chiamati pile o batterie (figura
2). Questi dispositivi sono in grado di strappare gli elettroni dai loro atomi e
di accumularli sul polo negativo sfruttando una reazione chimica dalla quale
si ricava l’energia necessaria per l’operazione di separazione. Se i poli della
batteria vengono collegati ad un utilizzatore, per esempio una lampadina, avremo un passaggio di corrente che, portando all’incandescenza il filamento
della lampadina, la illuminerà (figura 3).
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I
Figura 3 – Quando l’interruttore del circuito elettrico è chiuso, un flusso di elettroni, comunemente denominato corrente elettrica (I), attraversa i conduttori e la lampadina.
I fili che consentono di collegare la lampadina alla sorgente
di energia sono anche detti conduttori. All’interno di questi ultimi fluiscono gli elettroni, più piccoli e più liberi di muoversi rispetto ai protoni, per raggiungere
il polo positivo e ricongiungersi
così ai propri atomi dai quali erano stati precedentemente separati.
La ricongiunzione è tuttavia breve perché l’energia chimica prodotta provvede rapidamente a rimettere in circolo gli elettroni.
Questo flusso di elettroni, all’interno dei conduttori, prende il nome di
corrente elettrica (I). In questo caso, poiché il flusso è costante e unidirezionale (in qualunque istante ha sempre lo stesso verso), la corrente I viene detta
continua.
Se l’interruttore viene aperto, il flusso di elettroni si interrompe e la lampadina si spegne (figura 4).
Figura 4 – Aprendo l’interruttore, la corrente si interrompe. La lampadina si spegne
Figura 5 – Funzioni dell’interruttore e analogia
idraulica
L’energia elettrica che arriva nelle fabbriche e nelle nostre case non ha però
l’origine sopra descritta. Essa infatti non viene prodotta attraverso delle pile o
batterie, ma attraverso delle grosse macchine chiamate alternatori (figura 6).
Questi ultimi sono costituiti da una parte rotante azionata da un getto di vapore (centrali termoelettriche) o da acqua in caduta (centrali idroelettriche).
La separazione delle cariche avviene grazie all’energia fornita dal vapore
o dall’acqua in caduta, ma a causa della rapida rotazione, i poli del generatore
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si invertono continuamente (50 volte al secondo) e la corrente elettrica prodotta con questa sistema è detta alternata.
La corrente che fluisce nel circuito della lampadina presa ad esempio
precedentemente non sarà più, pertanto, costante ma varierà nel tempo con la
modalità illustrate in figura 7.
Figura 6 – Centrale idroelettrica di produzione dell’energia
elettrica
Figura 7 – Variazione della corrente elettrica nelle
reti a corrente alternata
Dal valore zero (to) la corrente aumenta fino ad un massimo positivo
(M+) per poi diminuire nuovamente fino ad azzerarsi di nuovo (t1). Da questo
istante si invertono le polarità e la corrente fluisce in senso contrario al precedente con le stesse modalità già descritte. All’istante t2 la i vale di nuovo zero
e proseguendo, il processo si ripete inalterato.
Il tempo t2 viene chiamato Periodo (T) di ripetizione del fenomeno. Il
numero di Periodi contenuti in un secondo definisce la frequenza (f) della
corrente alternata. Nel caso delle utilizzazioni industriali e civili dell’energia
elettrica, tale frequenza vale 50 Hz, il che significa che la corrente che fluisce
nei conduttori si inverte 50 volte al secondo.
I luoghi di produzione dell’energia elettrica a frequenza industriale (50 Hz)
spesso si trovano molto distanti dai luoghi di utilizzazione. Occorre, pertanto,
una rete di linee elettriche attraverso le quali portare energia agli utilizzatori.
La rete italiana è suddivisa in:
• linee di trasmissione ad altissima tensione
Si tratta di linee operanti a 380.000 o 220.000 Volt (380 o 220 KV) che
si sviluppano su lunghi percorsi secondo le principali direttrici nazionali.
Portano l’energia dal luogo di produzione alle stazioni di trasformazione
da altissima ad alta tensione. Sono costituite da linee aeree a conduttori
nudi sostenuti da imponenti tralicci.
• Linee di distribuzione ad alta tensione
Si tratta di linee operanti tra 130 e 150 KV (tipicamente 132 KV) con
ambiti di sviluppo territoriali generalmente più contenuti rispetto alle
precedenti linee. Alimentano le cabine primarie poste in prossimità dei
principali centri abitati o direttamente alcune grosse aziende produttive.
Sono generalmente costituite da linee aeree a conduttori nudi.
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•
•
L’evoluzione della tecnologia sta tuttavia mettendo a disposizione anche
la possibilità di realizzazioni in cavo (conduttore isolato) sotterraneo.
Linee di distribuzione in media tensione
Si tratta di linee operanti generalmente a 15 KV utilizzate per trasportare
l’energia dalla cabina primaria ai luoghi prossimi agli utilizzatori. Sono
generalmente costituite da linee aeree a conduttori nudi in aree rurali e in
cavo sotterraneo in aree urbane. Alimentano le cabine di trasformazione
media/bassa tensione (MT/BT) ed alcune aziende di medie dimensioni.
Linee di distribuzione in bassa tensione
Sono le linee alle quali si connettono gli utenti per il prelievo di energia
elettrica ed operano a 220-380 V. Sono prevalentemente realizzate in cavo aereo o sotterraneo.
Altri impianti elettrici necessari alla trasmissione/distribuzione
dell’energia elettrica sono le cosiddette “cabine di trasformazione”, che trasformano la tensione da “altissima” ad “alta” (stazioni di trasformazione AAT/AT), oppure da “alta” a “media” (cabine primarie AT/MT) o anche da
“media” a “bassa” tensione (cabine MT/BT).
Figura 8 – Produzione, Trasporto, Distribuzione e Utilizzazione dell’energia elettrica
I campi elettromagnetici
Lo spazio che circonda un elettrone o un
protone, ma più in generale qualunque particella carica, possiede particolari proprietà. Per
mettere in evidenza la principale di queste proprietà prendiamo una carica positiva e collochiamola in uno spazio vuoto. Prendiamo poi,
per esempio, una piccola carica negativa ed avviciniamoci progressivamente a quella positiva.
Noteremo che sulla carica negativa verrà esercitata una forza attrattiva.
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Figura 9 – Visualizzazione del Campo Elettrico
mediante le linee di forza in prossimità di una
carica positiva
Viceversa, se al posto della piccola carica negativa ne avessimo usata
una positiva, la forza sarebbe stata repulsiva. Queste azioni a distanza che si
manifestano nello spazio circostante alla carica positiva, possono essere schematizzate attraverso delle immaginarie linee che si dipartono da quest’ultima a
forma di raggiera (figura 9).
Tali linee prendono il nome di linee di forza ed indicano la direzione di
moto di una qualunque altra carica che si trovi nella sua area d’influenza.
Nella regione di spazio permeata da queste linee di forza si usa comunemente
dire che è presente un campo elettrico. Esso viene indicato con il simbolo E e
si misura in Volt per metro (V/m) e la sua origine è strettamente legata alla
presenza di cariche elettriche.
La natura del campo magnetico, come per il campo elettrico, è sempre
riconducibile alla presenza di cariche elettriche. Queste ultime sono però in
grado di generarlo solo se sono in movimento. Una carica elettrica immobile
nello spazio produce solo il campo elettrico, mentre se viene messa in movimento, accanto al campo elettrico si genera anche un campo magnetico (H).
La natura del campo magnetico è pertanto strettamente connessa al movimento di cariche elettriche. In un conduttore, per esempio nei fili che collegano la nostra lampadina alla presa di corrente, si avrà moto di cariche e
quindi corrente elettrica diversa da zero solo quando l’interruttore è in posizione “acceso”, mentre quando è in posizione “spento” la corrente sarà zero.
Nel primo caso, con corrente diversa da zero avremo in prossimità dei fili di collegamento e della lampadina, un certo campo magnetico; nel secondo
caso, invece, quest’ultimo sarà nullo.
Il campo magnetico H, o meglio l’induzione magnetica B1 si misura in
Tesla (T) o più comunemente nei suoi sottomultipli: 1 microTesla (µT) corrisponde a un milionesimo di Tesla; 1 milliTesla (mT) corrisponde a un millesimo di Tesla.
Figura 10 – L’interruttore è aperto e la lampada
è spenta. Un campo elettrico (frecce) è comunque presente perché la spina è infilata nella
presa
Figura 11 – L’interruttore è chiuso e la lampada è accesa. Oltre al campo elettrico è presente
anche un campo magnetico (ellissi)
1
Il vettore induzione magnetica B, in un determinato mezzo è direttamente proporzionale al
vettore campo magnetico H secondo la relazione B = µ H con µ denominato “permeabilità
magnetica del mezzo attraversato”. Tutti i limiti previsti dalla normative nazionali ed internazionali sono espressi in termini di B, ossia in Tesla e sottomultipli.
19
Tipi di campi elettromagnetici
Pur avendo tutti la stessa origine comune, sopra descritta, esistono diversi tipi di campi elettromagnetici. L’elemento distintivo è la frequenza f con
cui essi variano nel tempo. Possiamo, per esempio, avere a che fare con campi elettrici e magnetici, che non variano nel tempo (campi statici). Un tipico
esempio è il campo magnetico terrestre (Figura 12) prodotto dalle intense correnti elettriche che fluiscono al suo interno negli strati più profondi. Esso vale
approssimativamente 50 µT.
Figura 12 – La Terra è immersa in un campo magnetico statico che vale approssimativamente 50
µT
Figura 13 – Durante i temporali si producono intensi campi
elettrici statici che possono raggiungere valori di 50 mila
V/m
Durante i temporali, le nubi cariche di elettricità, producono campi elettrici statici che possono raggiungere, alla superficie terrestre, valori di
50 mila V/m.
Al crescere della frequenza incontriamo tutta una serie di principali
sorgenti di campi elettromagnetici con
varie applicazioni ed usi (figura
14).Pur trattandosi sempre di campi
elettromagnetici, è bene tenere presente, che le modalità di interazione
con i sistemi biologici variano in modo consistente a seconda della frequenza, per cui, ad esempio, non ha
senso accomunare, per quanto riguarda i potenziali effetti sulla salute, i
campi prodotti dalle linee elettriche (f
= 50 Hz) con quelli generati dai cosiddetti telefonini
(f ≥ 850.000.000 di Hz).
20
Fotone
20
10
Raggi
Gamma
18
10
Raggi X
10
14
10
Radiazioni Ottiche
Infrarosso - Visibile - Ultravioletto
Trasmissioni Satellitari
Radar, Ponti Radio
10 - 100 Ghz
Telefonia Mobile
900 - 980 MHz
1800 - 1900 MHz
Radioemissioni Televisive
30 - 900 MHz
Radioemissioni FM
88 - 108 MHz
Radioemissioni CB
27 MHz
16
10
12
10
4
10
8
10
6
10
Radioemissioni AM
0.1 - 30 MHz
Monitor computer
50 - 90 Hz
& 15 - 30 kHz
Campi Frequenza
industriale 50 Hz
Campi Statici
0 Hz
4
10
10
2
0
Figura 14 – Spettro delle onde elettromagnetiche. Principali
applicazioni e simboli di pericolo
Campi elettrici e magnetici a frequenza industriale (50/60 Hz) prodotti dall’utilizzo dell’energia elettrica
Con lo sviluppo e l’utilizzazione
dell’energia elettrica a corrente alternata, l’ambiente in cui viviamo si è popolato di una quantità innumerevole di
sorgenti di campi E e H.
Le principali cause di esposizione
della popolazione a questi campi sono
fondamentalmente riconducibili alle linee di trasporto e distribuzione
dell’energia elettrica e alle utilizzazioni
domestiche.I campi elettrici e magnetici
prodotti dalle linee elettriche possono
essere visualizzati dalle linee di forza
Figura 15 – Linee di campo elettrico e magnetico prodotte
con andamenti relativamente semplici
da una linea elettrica trifase
(figura 15).
Per il campo elettrico la distribuzione nello spazio di queste linee di forza
può essere fortemente perturbata dalla presenza di oggetti quali alberi, edifici
ed anche persone (figura 15).
Tale caratteristica fa si che il campo E possa essere facilmente schermato dai più comuni materiali da costruzione. Ne consegue che all’interno degli
edifici, in prossimità di elettrodotti, generalmente il campo E risulta consistentemente più basso di quello presente all’esterno.
Al contrario, la distribuzione delle linee di campo H poco o quasi per
nulla viene perturbata dalla presenza di oggetti e persone, per cui tali campi
si propagano pressoché inalterati anche all’interno degli edifici.
Per tale ragione la maggior parte degli studi epidemiologici condotti ha
preso principalmente in esame tale agente piuttosto che il campo elettrico.
I campi elettrici e magnetici prodotti dalle linee elettriche possono essere
facilmente calcolati conoscendo una serie di parametri:
• L’altezza dei conduttori sul terreno (la quale è influenzata
dalla temperatura ambiente e dal riscaldamento dovuto
al passaggio della corrente);
• La configurazione geometrica del sostegno dei conduttori;
• La distanza laterale dal centro della linea;
• L’altezza dal suolo del punto di interesse;
• La tensione (V) di esercizio della linea;
• La corrente (I) che transita sulla linea.
21
Per il campo elettrico occorre inoltre prendere in considerazione anche
gli elementi che caratterizzano l'ambiente in cui la linea si sviluppa quali alberi edifici ecc. ed anche le strutture di sostegno della linea stessa.
Alcuni esempi relativi al calcolo dei campi E e H in prossimità di linee
elettriche sono riportati di seguito
Figura 16 - Tipica distribuzione dell’intensità del
campo E sotto una linea (380 KV) di trasmissione
dell’energia elettrica
Figura 17 - Tipica distribuzione dell’intensità
del campo H sotto una linea (380 KV) di trasmissione dell’energia elettrica
Per quanto riguarda le applicazioni domestiche, i campi elettrici e magnetici sono generati dai principali elettrodomestici e dall’impianto elettrico.
La complessità delle situazioni rende particolarmente difficoltoso l’uso di un
modello di previsione ed i campi generalmente vengono rilevati mediante misure strumentali.
Alcuni valori tipicamente riscontrati in prossimità dei principali elettrodomestici sono riportati di seguito.
Tabella 1 – Campi Elettrici e Magnetici a 50 Hz in prossimità di alcuni elettrodomestici
di comune utilizzo (Miller, 1974; Zaffanella e Deno, 1992; Gauger, 1984)
Campo elettrico a
30 cm (V/m)
aspirapolvere
16
televisore
30
asciuga capelli
40
tostapane
40
frigorifero
60
ferro da stiro
60
lavastoviglie
*
lavatrice
*
Forno elettrico
*
Rasoio elettrico
*
Forno a microon*
(*) valori non reperiti in letteratura
Elettrodomestico
22
Campo magnetico (µT)
3 cm
30 cm
200 - 800
2 - 20
2.5 - 50
0.04 – 2
6 - 2000
0.01 – 7
7 - 18
0.06 – 0.7
0.5 – 1.7
0.01 – 0.25
8 - 30
0.12 – 0.3
3.5 - 20
0.6 – 3
0.8 - 50
0.15 – 3
1 - 50
0.15 – 0.5
15 - 1500
0.08 – 9
75 - 200
4-8
È inoltre interessante mettere a confronto i valori che tipicamente si possono riscontrare alla frequenza di 50/60 Hz nell’ambiente naturale in assenza
di sorgenti artificiali, nelle case e uffici e in prossimità di linee elettriche.
Tabella 2 – Livelli tipici di esposizione a campi Elettrici e Magnetici a 50/60 Hz in diversi
luoghi (adattato da Grandolfo et al., 1985; Kranse 1986; Stuchly e tenforde 1986)
Sorgente
Campo Elettrico (E)
Campo Magnetico (H)
Ambiente naturale
0.0001 V/m
0.000001 µT
Casa e ufficio
2 – 500 V/m
a 30 cm di distanza
dai vari utilizzatori
Sotto linee elettriche di trasmissione e distribuzione
110 kV
380 kV
1000 – 2000 V/m
5000 – 6000 V/m
0.01 – 1 µT livelli medi
1 – 40 µT a 30 cm di
distanza dai vari utilizzatori
12 – 25 µT
10 – 30 µT
Interazione dei campi E ed H a 50 Hz con gli organismi viventi
Le cariche elettriche presenti su un qualunque oggetto o corpo, quando
investite da un capo E o H, tendono a orientarsi e disporsi secondo quanto a
loro imposto dalle linee di forza dei campi esterni. Se questi ultimi hanno frequenza uguale a zero (campi statici), sui corpi esposti avviene rapidamente un
riassetto della distribuzione delle cariche che rimane successivamente immutato nel tempo.
Se i campi hanno invece frequenza diversa da zero, come per esempio
quelli generati dall’utilizzazione dell’energia elettrica (50 Hz), il riassetto delle cariche non si arresta dopo un transitorio iniziale come per i campi statici,
ma si viene a creare una situazione nella quale le cariche elettriche presenti
nel corpo, si muovono in continuazione seguendo quanto a loro imposto dalle
variazioni del campo esterno. Si genera così una corrente elettrica nel corpo
esposto che varia con la stessa frequenza del campo incidente.
23
Il campo elettrico induce delle correnti che si sviluppano prevalentemente nella direzione delle linee di forza (figura 18), mentre, nel caso del campo
magnetico, le correnti indotte si sviluppano su delle circonferenze perpendicolari alle linee di campo (figura 19).
Figura 18 – Le correnti indotte nel corpo
Figura xx –
umano dal Campo E si sviluppano prevalentemente nella direzione delle linee di
forza
Figura 19 – Le correnti indotte nel corpo
umano dal Campo H si sviluppano nella
direzione perpendicolare alle linee di forza
Se queste correnti indotte sia dal campo elettrico che dal campo magnetico diventano particolarmente intense, possono interferire con la normale attività elettrofisiologia.
I principali standard di protezione che sono stati predisposti fino ad oggi
hanno pertanto come obiettivo quello di limitare la corrente indotta nel corpo
umano, contenendo le intensità di esposizione ai campi E e H, a valori sufficientemente inferiori a quelli per cui si manifestano gli effetti noti e ben documentati suddetti.
Benché le correnti indotte nel corpo umano dai campi a 50 Hz prodotti
dalle linee elettriche, nella quasi totalità dei casi, risultano sempre inferiori a
quelle corrispondenti alle soglie fissate dagli standard di protezione suddetti
ed anche generalmente inferiori a quelle che caratterizzano la normale attività
elettrofisiologica, una parte della Comunità Scientifica, supportata anche da
alcune indagini epidemiologiche, ritiene che anche valori 500 volte più bassi
di quelli previsti dalle principali normative in vigore, possano giocare un ruolo importante nello sviluppo di certe patologie rare, ma particolarmente gravi
come ad esempio le leucemie infantili. Per un approfondimento di questi argomenti si rimanda ai capitoli successivi.
24
I fattori di pressione per i campi a 50 Hz
in provincia di Reggio Emilia
Le linee elettriche a maggiore impatto elettromagnetico sono costituite
da quelle a più elevata potenzialità in termini di trasporto di corrente e di tensione d’esercizio. Esse sono pertanto costituite dalle linee ad alta e altissima
tensione (linee AT e AAT). Nella nostra provincia tali linee sono tutte di tipo
aereo a conduttori nudi e interessano prevalentemente aree agricole rurali.
Esistono tuttavia alcune situazioni nelle quali interi tratti di linee, originariamente in aree agricole a ridosso di paesi e città, sono stati progressivamente inglobati nel tessuto urbano a seguito dell’espansione edilizia susseguitasi nel corso degli anni.
Non sono pertanto infrequenti, soprattutto per linee la cui realizzazione
risale più addietro nel tempo, casi di attraversamenti di interi quartieri residenziali con distanze dalle abitazioni non sempre superiori a quelle minime
previste per legge. La consistenza delle linee elettriche che attraversano il territorio provinciale è riepilogata nella tabella 3 seguente.
Tabella 3 – Linee elettriche AAT e AT in provincia di Reggio Emilia
Linee
AAT 380 kV
AAT 220 kV
AT 132 kV
AT 132 kV
Gestore
TERNA
TERNA
ENEL/TERNA
RFI
km
52
26
420
41
N° Linee
3
1
39
5
Accanto alle linee esistono nel territorio provinciale altre infrastrutture
elettriche costituite dagli impianti per la produzione e la trasformazione
dell’energia elettrica.
Tabella 4 – Impianti di produzione e trasformazione dell’energia elettrica
in Provincia di Reggio Emilia
Impianto
Centrali di produzione
Stazioni trasformazione 380/132 kV
Cabine primarie 132/15 kV
Cabine secondarie 15/0,38 kV
25
N.
3
1
24
5848
Il rilevamento strumentale e la previsione
dei campi magnetici.
Come ricordato nel paragrafo 2, il campo magnetico a 50 Hz ha la caratteristica di propagarsi attraverso la stragrande maggioranza dei materiali,
compresi quelli da costruzione, senza subire alterazioni di rilievo. Esso può,
pertanto, raggiungere facilmente i luoghi dove le persone trascorrono la maggior parte del tempo. Il campo elettrico per contro, viene facilmente schermato ed i valori riscontrabili all’interno di edifici collocati in prossimità di linee
elettriche sono consistentemente inferiori a quelli presenti all’esterno e dipendono prevalentemente dall’impianto elettrico dell’edificio e dalla presenza
di utilizzatori elettrici.
Per tali motivazioni, oltre che per le evidenze di tipo sanitario a lungo
termine già richiamate, si procede in generale alla rilevazione o alla previsione della sola induzione magnetica B.
Metodologia di rilevamento
Si è già visto che l’origine del campo magnetico è la corrente elettrica (I)
che attraversa i conduttori della linea. Se questa è nulla, allora anche il campo
magnetico sarà nullo (linea non in carico). Se la corrente varia a seconda del
periodo della giornata o dell’anno, anche il campo magnetico varietà nello
stesso modo. Usando un linguaggio più matematico, si dice che H, in un determinato punto, è direttamente proporzionale a I; se raddoppia uno, raddoppia anche l’altro, e viceversa se si dimezza uno anche l’altro si dimezza.
La corrente elettrica che fluisce sulle linee AT e AAT varia in relazione
al fabbisogno di energia richiesto dagli utenti ad esse collegati proprio come
accade in una normale abitazione: di notte i consumi e quindi la richiesta di
corrente sono fortemente ridotti perché non vengono generalmente utilizzati
gli elettrodomestici e l’illuminazione; di giorno, soprattutto nelle ore serali,
invece i consumi raggiungono le punte più alte.
Un comportamento molto simile caratterizza il funzionamento di una linea elettrica AT o AAT con la differenza che occorre mettere in conto anche
il consistente consumo di energia dovuto alle attività industriali che si volgono prevalentemente nel periodo diurno (fig20).
26
450
400
CORRENTE DI LINEA (A)
350
300
250
200
150
100
50
0
27/03/96
Mercoledì
27/03/96
27/03/96
Giovedì
28/03/96
28/03/96
Venerdì
28/03/96
29/03/96
29/03/96
29/03/96
Figura 20 – Linea AT 132 kV N° 659. Variazione tipica della corrente di linea in 3 giorni feriali. Si noti
la consistente riduzione dei consumi nel periodo notturno
Vi sono sostanzialmente due modi di procedere per rilevare il campo H
in prossimità di un elettrodotto:
• Attraverso misure in continuo in grado di seguire nel tempo le variazione
del campo H determinate dalle diverse condizioni di carico della linea
nei vari periodi della giornata e dell’anno.
•
Attraverso misura istantanee che ci documentano sull’intensità del campo H al momento del rilievo, ma che non ci forniscono alcuna indicazione su come quest’ultimo evolve nel tempo.
In entrambi i casi, ed in particolare nelle misure istantanee, è importante
conoscere i valori di corrente in transito sulla linea al momento dei rilevamenti. La conoscenza di tali valori permette infatti di fare delle previsioni dei
valori di H attesti nel punto di rilievo in condizioni di carico della linea diverse da quelle di rilievo. Queste ultime, infatti, potrebbero non corrispondere a
quelle più gravose di esercizio o comunque a quelle che meglio rappresentano
la situazione espositiva.
Nell’elaborazione dei dati strumentalmente rilevati occorre pertanto disporre dei valori di corrente in transito sull’elettrodotto che saranno da richiedere al gestore della linea. Quest’ultimo normalmente dispone di un sistema
di registrazione automatica in continuo, con una cadenza di 15 minuti, dei parametri elettrici del funzionamento della linea. I dati di corrente possono essere così richiesti anche successivamente a rilevamenti avvenuti all’insaputa del
gestore.
27
Metodologia di previsione
Oltre all’attività di rilevamento strumentale, è possibile valutare preventivamente, mediante l’uso di modelli appropriati, una svariata serie di situazioni nelle quali gli impianti elettrici o non sono ancora stati installati, oppure
i siti oggetto di previsione non risultano sufficientemente accessibili ai rilievi
strumentali.
Pertanto una parte consistente dell’impegno dei Servizi di Prevenzione
(Arpa e AUSL) sulle problematiche connesse ai campi elettrici e magnetici a
50 Hz è rivolto alla valutazione preventiva dei progetti di nuove installazioni.
Si tratta in generale di linee elettriche di nuova realizzazione2 e di piani particolareggiati o zone di espansione da realizzarsi in aree in cui sono presenti, o
che comunque hanno nelle vicinanze linee elettriche esistenti. Evidentemente
l’obiettivo di questo importante impegno punta ad affrontare preventivamente
situazioni di possibile conflitto, in modo da realizzare infrastrutture o insediamenti nel rispetto dei più restrittivi obiettivi di qualità.
Il modello di previsione utilizzato è stato predisposto dall’Istituto di Ricerca sulle Onde Elettromagnetiche (IROE) del C.N.R. di Firenze. La versione 2.1 utilizzata fa uso delle seguenti semplificazioni:
• Tutti i conduttori costituenti la linea (sia i conduttori attivi, cioè sotto
tensione e/o percorsi da corrente, sia i conduttori di guardia, a potenziale
di terra e non percorsi da corrente) sono considerati rettilinei, orizzontali,
di lunghezza infinita e paralleli tra loro;
• La tensione e la corrente su ciascun conduttore attivo sono considerate in
fase tra loro;
• La distribuzione della carica elettrica sulla superficie dei conduttori è
considerata uniforme;
• Il suolo è considerato piano e privo di irregolarità, perfettamente conduttore dal punto di vista elettrico e perfettamente trasparente dal punto di
vista magnetico;
• Viene trascurata la presenza dei tralicci di sostegno, degli edifici, della
vegetazione e di qualunque altro oggetto si trovi nell’area considerata.
Nonostante le semplificazioni introdotte i risultati forniti dal modello risultano generalmente in buon accordo con le misure strumentali, soprattutto
per quanto riguarda l’induzione magnetica B. Infatti la modellizzazione per B
2
La Legge Regionale n. 10/93 “norme in materia di opere relative a linee ed impianti elettrici
fino a 150 mila Volt. Delega di funzioni amministrative” e successive modifiche prevede che
la costruzione e l’esercizio di linee ed impianti elettrici con tensione nominale compresa tra
401 e 150 mila Volt, siano soggetti ad autorizzazione da parte dell’Amministrazione Provinciale, la quale si esprime dopo aver raccolto anche il parere preventivo di ARPA e AUSL inerente la valutazione preventiva dei livelli di esposizione ai campi elettrici e magnetici.
28
è generalmente più aderente alla realtà, in quanto la presenza di case, vegetazione, tralicci ed oggetti in genere può essere trascurata.
La presenza di questi ultimi può invece dar luogo a consistenti discrepanze tra misure e previsioni nel caso del campo elettrico. Il modello di previsione può essere utilizzato anche per i cavi sotterranei relativamente al solo
campo magnetico.
Il programma richiede di conoscere i dati di caratterizzazione della linea
quali:
• Tensione e corrente nominale di esercizio;
• Fase dei conduttori;
• Raggio e numero dei conduttori, compresi quelli di guardia;
• Coordinate dei conduttori, compresi quelli di guardia, rispetto ad un sistema di riferimento (figura 21)
Noti i parametri suddetti, il calcolo dei
campi E e B, può essere effettuato nelle seguenti modalità:
• Lungo piano di terra
Permette di calcolare i campi lungo un
segmento parallelo al terreno ed ortogonale all’elettrodotto posto ad una altezza dal suolo fissata dall’operatore;
• Lungo verticale
Permette di calcolare i campi lungo un
segmento verticale posto ad una distanza dall’asse linea fissata dall’operatore;
• Punto singolo
Permette di calcolare i campi in un singolo punto di cui sia nota la distanza
dall’asse linea e l’altezza dal suolo.
Y
X
h
Figura 21 – Sistema di riferimento utilizzato nel modello di calcolo
In tutti i casi è richiesto che sia introdotta l’altezza (h) dal suolo del conduttore più basso della linea (figura 21).
Con il grande sviluppo che si è avuto dei software in questi ultimi anni,
anche come conseguenza delle aumentate capacità di calcolo dei computer, si
stanno oggigiorno diffondendo a livello commerciale altri software capaci di
modellizzare situazioni particolarmente complesse, come la presenza di diversi elettrodotti intersecatesi o impianti elettrici a geometria dei conduttori
complessa, come nel caso delle cabine di trasformazione. Si rinvia alla letteratura specializzata in materia per eventuali approfondimenti.
29
30
CAPITOLO
1
ESPOSIZIONE
A RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE
A FREQUENZA ESTREMAMENTE BASSA
E LEUCEMIA INFANTILE
REVISIONE DELLA LETTERATURA
Ferdinando Luberto - Mariateresa Cassinadri
Giorgia Collini – Carlotta Pellegri - Chiara Ventura
Ferdinando Luberto - Giorgia Collini – Carlotta Pellegri - Chiara Ventura
Azienda USL di Reggio Emilia, Dipartimento di Sanità Pubblica, Unità di Epidemiologia
Mariateresa Cassinadri
Azienda USL di Reggio Emilia, Dipartimento di Sanità Pubblica, Servizio Igiene Pubblica
Reggio Centro
31
INTRODUZIONE
Effetti sulla salute delle radiazioni non ionizzanti
a frequenza estremamente bassa
Scopo di questo contributo è quello di esaminare le conoscenze scientifiche, privilegiando quelle più recenti, relative esclusivamente alla esposizione
di lunga durata a campi magnetici a frequenza estremamente bassa, compresi
quindi tra 3 e 3.000 hertz (Hz), e in particolare di quelli a 50 e 60 Hz (extremely low frequencies electromagnetic fields: ELF) corrispondenti alle comuni frequenze di rete.
Le sorgenti di questi campi sono le linee per la trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, nonché i relativi impianti per la trasformazione
della tensione, oltre a tutti i dispositivi presenti sia in ambienti lavorativi che
domestici alimentati da rete elettrica.
Le radiazioni non ionizzanti sono state messe in relazione a vari effetti
sulla salute degli adulti. In particolare gli studi hanno riguardato:
• effetti sulla gravidanza;
• sintomi generali;
• disturbi immunitari;
• sindrome da ipersensibilità ai campi elettromagnetici;
• effetti neurologici (sclerosi laterale amiotrofica, malattia di Alzheimer)
• effetti psichiatrici (depressione, suicidio);
• eccessi di rischio per alcune sedi tumorali in soggetti adulti esposti per
motivi professionali o residenziali.
Per quanto riguarda l'infanzia gli studi si sono focalizzati soprattutto sugli effetti non neoplastici (eventi avversi della gravidanza, basso peso alla nascita, malformazioni, vari tipi di sintomi, deficit cognitivi) e neoplastici (in
particolare tutti i tumori, i tumori cerebrali e del tessuto linfatico).
Nonostante i molti studi effettuati, le evidenze di effetti cronici sulla salute di qualsiasi genere risultano controverse o spesso negative. L'unica eccezione è rappresentata da un eccesso di rischio ben documentato negli studi epidemiologici riguardo la leucemia infantile. I possibili meccanismi d'azione
ipotizzati, alterazioni ioniche, ricombinazione di coppie di radicali, alterazione del sistema serotoninergico e della melatonina, non sono tuttora stati dimostrati e, ad oggi, gli studi sperimentali, sull'animale da laboratorio e su volontari risultano sostanzialmente negativi ai livelli di esposizione correnti.
32
Non sono dunque disponibili plausibili modelli di meccanismo d'azione, anche in relazione alla molteplicità e variabilità degli effetti studiati.
Questa relazione tratterà esclusivamente la potenziale associazione tra
leucemie infantili e ELF, che rappresenta la parte maggiormente studiata e
controversa, e non saranno presi in considerazione gli effetti sanitari a breve
termine o a lungo termine, connessi ad esposizioni prolungate a bassi livelli
di campo, relativi ad altre patologie neoplastiche e non nell'infanzia, negli adulti e nei lavoratori esposti.
RADIAZIONI NON IONIZZANTI
E LEUCEMIA INFANTILE
Premessa
Alla fine degli anni '70 sono stati pubblicati i primi studi che suggerivano una associazione tra esposizione a radiazioni non ionizzanti e leucemia infantile3. Da allora numerose ricerche sono state effettuate al fine di chiarire
un eventuale rapporto tra esposizione a campi elettrici e magnetici e insorgenza di patologie neoplastiche dell'apparato linfoemopoietico nell'infanzia.
Nella struttura della relazione, considerando l'enorme numero di lavori
pubblicati, saranno privilegiate le meta-analisi4 e le revisioni sistematiche della letteratura effettuate da organismi tecnici o istituzionali.
Leucemia infantile
Frequenza e incidenza
Le leucemie sono la più frequente forma di tumore infantile, al di sotto
dei 15 anni di età, e rappresentano nel loro insieme circa ⅓ dei casi, mentre la
leucemia linfatica acuta, forma più frequente in questa classe di età, da sola
rappresenta circa ¼ di tutti i tumori.
Le leucemie sono più frequenti nei maschi e nei paesi a sviluppo avanzato. I tassi di incidenza, standardizzati per età, variano da circa 20-25 casi all'anno in Africa e Asia a 45-60 casi per 1.000.000 nei paesi a sviluppo avanzato. L'incidenza è massima nei primi 4 anni di vita e i tassi appaiono in crescita negli ultimi anni5,6,7,8,9,10,11,12.
3
Wertheimer N, Leeper E. Electric wiring configurations and childhood cancer. Am J Epidemiol 1979; 109: 273-284.
4
Analisi statistica di dati provenienti da studi diversi, ma simili e comparabili, che porta a una
sintesi quantitativa dei risultati pooled e identifica il trend complessivo dei risultati.
5
http://www-dep.iarc.fr/
http://www-dep.iarc.fr/accis.htm
7
http://seer.cancer.gov/csr/1975_2003/results_merged/sect_29_childhood_cancer_iccc.pdf
6
33
Una recente analisi condotta in Europa su 63 registri tumore di popolazione stima un incremento annuo medio, a partire dal 1970, dello 0,7% per
tutte le leucemie e dell’1,3% per la leucemia linfatica, entrambi statisticamente significativi13.
Fattori di rischio
Le cause di leucemia infantile o i suoi fattori di rischio sono ampiamente
sconosciuti. Le associazioni accettate rendono conto di non più del 10% dei
casi mentre la maggioranza resta ad eziologia sconosciuta6,9,10,14,15,16,17,18.
Tra le cause certe rientrano le esposizioni a radiazioni ionizzanti sia da
fall-out nucleare che da esposizione prenatale a raggi X o terapeutica postnatale. Le ultime due evenienze risultano attualmente scomparse in quanto risalenti a tecniche obsolete sia diagnostiche, Rx dell'addome in gravidanza, che
terapeutiche (ad es. trattamento della tinea capitis e dell'iperplasia del timo).
Le attuali sorgenti di radiazioni ionizzanti presentano una emissione di raggi
molto bassa e sono oggetto di numerose precauzioni.
Allo stesso modo appare molto stretto il legame tra la Sindrome di
Down, e altre rare alterazioni cromosomiche, e leucemia infantile, soprattutto
nella forma linfatica acuta.
8
Smith MA, Gloeckler Ries LA, Gurney JG, Ross JA. Leukemia. In: Cancer incidence and
survival among children and adolescents: United States SEER Program 1975-1995, National
Cancer Institute, SEER Program. NIH, Pub. No. 99-4649, Bethesda, MD, 1999, pp. 17-34.
9
Parkin DM, Kramarova E, Draper GJ, et al. (eds.) International incidence of childhood cancer. IARC Scientific Publications No. 144. Lyon, 1998.
10
Alessi D, Pastore G, Bagnati R, et al. Frequenza e prognosi dei tumori infantili in Piemonte.
Il registro dei tumori infantili del Piemonte 1967-2004. CPO Piemonte, Torino, Quaderno n°
12, 2006.
11
Stiller CA. Epidemiology and genetics of childhood cancer. Oncogene 2004; 23: 64296444.
12
Kheifets L, Repacholi M, Saunders R, van Deventer E. The sensitivity of children to electromagnetic fields. Pediatrics 2005; 116: 303-313.
13
Steliarova-Foucher E, Stiller C, Kaatsch P, et al. Geographical patterns and time trend of
cancer incidence and survival among children and adolescents in Europe since the 1970s (the
ACCIS project): an epidemiological study. Lancet 2004; 364: 2097-2105.
14
Freireich EJ. Leukaemia. In: Stewart BW, Kleihues P. (eds.) World Cancer Report. IARC,
Lyon, 2003, pp. 242-247.
15
Cartwright R. Epidemiology of the chronic leukemia. In: Wiernik PH, Goldman JM, Dutcher JP, Kyle RA. (eds.) Neoplastic diseases of the blood. 4th edition. Cambridge UK, Cambridge University Press, 2003, pp. 9-15.
16
Ross JA. Epidemiology and hereditary aspects of acute leukemia. In: Wiernik PH, Goldman
JM, Dutcher JP, Kyle RA (eds.) Neoplastic diseases of the blood. 4th edition. Cambridge UK,
Cambridge University Press, 2003, pp. 164-172.
17
Spector LG, Ross JA, Robison LL, Bhatia S. Epidemiology and etiology. In : Pui C-H. (ed)
Childhood leukemias. 2nd edition. Cambridge UK, Cambridge University Press, 2006, pp. 4867.
18
Dickinson HO. The causes of childhood leukaemia. BMJ 2005; 330: 1279-1280.
34
Altri fattori di rischio noti sono il sesso (l’incidenza è più elevata nei
maschi) la razza (la patologia è più frequente nei bianchi) e l’utilizzo di farmaci chemioterapici alchilanti, mentre l’associazione di una condizione socioeconomica elevata, un tempo ritenuto un forte fattore di rischio, è stato ultimamente ridimensionato19.
Altri fattori suggestivi per un incremento di rischio di sviluppare una
leucemia infantile, per i quali i risultati non sono conclusivi, sono una storia
pregressa di aborti spontanei, l’età materna avanzata, un elevato peso alla nascita, l’esposizione professionale a sostanze chimiche dei genitori, il fumo
passivo, l'inquinamento atmosferico.
Per quanto riguarda le infezioni, si è assistito negli ultimi anni a una ripresa della ricerca sia nella direzione di una associazione, in base ad analisi
spaziali e temporali accurate, tra incidenza di leucemia linfatica acuta infantile ed epidemie infettive20, prevalentemente influenzali21, sia verso effetti genotossici prenatali causati da microrganismi. Non è stato invece evidenziato
un ruolo delle vaccinazioni nella eziologia della leucemia acuta infantile.22
Altri fattori di rischio ipotizzati nel passato si sono rivelati inconsistenti,
mentre appaiono molto promettenti gli studi in corso sulle cause genetiche, ad
esempio polimorfismi e riarrangiamenti cromosomici, e sulle ipotesi infettive,
soprattutto legate a virus.
In sintesi, l'opinione attuale è che l'eziologia delle leucemie infantili sia
lontana dall'essere chiarita e si fondi su una complessa interazione gene/ambiente ove l'esposizione “ambientale” deriverebbe sia da cause esterne
che interne. Gli studi recenti suggeriscono che la fase di iniziazione con danno al DNA avvenga durante la vita fetale in risposta a cause infettive, fisiche
e chimiche, ma che questo sia insufficiente senza il contributo di altri fattori
postnatali.
19
Poole C, Greenland S, Luetters C, Kelsey JL, Mezei G. Socioeconomic status and childhood leukaemia: a review. Int J Epidemiol 2006; 35: 370-384.
20
Maule MM, Zuccolo L, Magnani C, et al. Bayesian methods for early detection of changes
in childhood cancer incidence: Trends for acute lymphoblastic leukaemia are consistent with
an infectious aetiology. Eur J Cancer 2006; 42: 78-83.
21
Kroll ME, Draper GJ, Stiller CA, Murphy MFG. Childhood leukemia incidence in Britain
1974-2000: time trends and possible relation to influenza epidemics. J Natl Cancer Inst 2006;
98: 417-420.
22
Mallol-Mesnard N, Menegaux F, Auvrignon A, et al. Vaccination and the risk of childhood
acute leukaemia: the ESCALE study (SFCE). Int J Epidemiol 2007; 36: 110-116.
35
ELF e leucemia infantile
Le conoscenze prima della valutazione IARC
Le meta-analisi e le precedenti revisioni
Già negli anni '90 sono comparse le prime meta-analisi2 sul rapporto tra
esposizione residenziale a ELF e leucemia infantile basate su un numero relativamente limitato di studi23,24,25, ma le analisi più complete e di maggior interesse, anche per la grande cura riservata alla selezione di studi omogenei e
alla valutazione dell'esposizione, sono state pubblicate nel 2000 e utilizzano
entrambe la tecnica della rianalisi aggregata degli studi disponibili.
Ahlbom et al26 hanno limitato la loro analisi ai 9 studi disponibili all'epoca, 7 europei e 2 nord americani, in cui era disponibile una misura diretta
dell'esposizione di lunga durata (5 studi) o una stima basata sulla distanza
delle abitazioni dalle linee elettriche (4 studi). L'analisi, condotta complessivamente su 3.247 casi di leucemia infantile e 10.400 controlli, in estrema sintesi, non ha mostrato eccessi significativi di rischio nei soggetti con esposizione a campo magnetico nelle abitazioni ≤ 0,4 micro Tesla (µT), mentre in
quelli esposti a più di 0,4 µT si osservava un raddoppio del rischio (RR27:
2,00; IC 95%28: 1,27-3,13) aggiustato29 per età, sesso e condizione socioeconomica basato su 44 casi e 62 controlli esposti. Non era stato rilevato un possibile effetto di fattori di confondimento. I risultati erano simili sia negli studi
con misurazione che in quelli con stima dell'esposizione.
Nello stesso periodo veniva pubblicata una ulteriore meta-analisi a partire da 15 studi di tipo caso-controllo, 8 dei quali inclusi nello studio precedente30, selezionati con criteri meno restrittivi nei confronti della esposizione.
Venivano infatti inclusi anche studi con misurazioni di breve durata o con
23
Washburn EP, Orza MJ, Berlin JA, et al. Residential proximity to electricity transmission
and distribution equipment and risk of childhood leukemia, childhood lymphoma, and childhood nervous system tumors: systematic review, evaluation, and meta-analysis. Cancer
Causes Control 1994; 5: 299-309.
24
Wartenberg D. Residential magnetic fields and childhood leukemia: a meta-analysis. Am J
Public Health 1998; 88: 1787-1794.
25
Angelillo IF, Villari P. Residential exposure to electromagnetic fields and childhood leukemia: a meta-analysis. Bull WHO 1999; 77: 906-915.
26
Ahlbom A, Day N, Feychting M, et al. A pooled analysis of magnetic fields and childhood
leukaemia. Brit J Cancer 2000; 83: 692-698.
27
RR: rischio relativo.
28
IC 95%: intervalli di confidenza al 95% del rischio relativo.
29
aggiustamento: tecnica statistica utilizzata per rendere comparabili tra loro due o più popolazioni tra loro differenti per la diversa frequenza di fattori di confondimento.
30
Greenland S, Sheppard AR, Kaune WT. A pooled analysis of magnetic fields, wire codes,
and childhood leukemia. Epidemiology 2000; 11: 624-634.
36
classificazione wire-code31. L’analisi sui 12 studi con misura o calcolo dell’esposizione è stata condotta su 2.656 casi e 7.084 controlli. I risultati nel gruppo a maggiore esposizione (> 0,3 µT) erano simili a quelli dello studio precedente (RR: 1,68; IC 95%: 1,23-2,31). Veniva infine stimata una frazione attribuibile alla esposizione domestica a ELF del 3% (IC 95%:-2%- 8%).
Già nel 1998 il National Institute for Environmental Health Science americano, seguendo la metodologia comunemente utilizzata dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione, aveva classificato
l'esposizione a ELF come possibile cancerogeno per l'uomo32, motivando però la classificazione, in presenza di una limitata evidenza epidemiologica di
incremento del rischio e di inadeguata dimostrazione dei meccanismi d'azione, come decisione cautelativa di sanità pubblica.
Conclusioni simili sono state riportate da una commissione, coordinata
da Sir Richard Doll, che concludeva che né gli esperimenti di laboratorio né
gli studi epidemiologici nel complesso dimostrano che gli ELF provochino il
cancro. Tuttavia c'è qualche evidenza epidemiologica che una esposizione
prolungata a livelli molto elevati di campi magnetici a frequenze di rete siano
associati a un piccolo rischio di leucemia nei bambini33.
La valutazione IARC del rischio cancerogeno
da radiazioni non ionizzanti
Nel giugno 2001 la IARC di Lione, organismo scientifico dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato il campo elettrico ELF, soprattutto sulla base delle due meta-analisi citate, come possibile cancerogeno per
l'uomo nella classe 2B34.
L'Agenzia seleziona gli agenti da sottoporre a revisione sulla base della
evidenza dell'esposizione umana e del sospetto o evidenza di cancerogenicità.
Per ogni monografia viene scelto, sulla base di conoscenze, esperienze e
assenza di conflitti di interesse, uno specifico gruppo di lavoro che seleziona
e analizza il materiale di lavoro, prepara un accurato sommario dei dati, valuta i risultati degli studi e gli eventuali meccanismi d'azione, effettua una proposta di valutazione complessiva della cancerogenicità della sostanza esami31
attribuzione dell'esposizione basata esclusivamente sulla distanza tra le linee elettriche e le
abitazioni.
32
Portier CJ, Wolfe MS. (eds.) NIEHS Working Group Report No. 98-3981. Assessment of
Health Effects from Exposure to Power-line Frequency Electric and Magnetic Fields. NIEHS,
Research Triangle Park, NC, 1998.
33
National Radiological Protection Board. NRPB Vol. 12 n. 1. Advisory Group on Nonionising Radiation (Chairman Sir Richard Doll). ELF Electromagnetic Fields and the Risk of
Cancer. NRPB, Chilton, UK, 2001.
34
International Agency for Research on Cancer. IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans. Vol. 80. Non-ionizing radiation, part I: static and extremely lowfrequency (ELF) electric and magnetic fields. IARC, Lyon, 2002.
37
nata sull’uomo. Il materiale viene presentato nel corso di un meeting alla segreteria dell’Agenzia, a una serie di specialisti invitati e a soggetti istituzionali. La consensus conference porta alla valutazione definitiva.
Per i dettagli sulle procedure, sugli studi e sui dati analizzati si rimanda
al documento originale della IARC35.
L'Agenzia categorizza le sostanze o le miscele in 4 gruppi e 2 sottogruppi:
• Gruppo 1 : cancerogeni per l’uomo
• Gruppo 2A : probabili cancerogeni per l’uomo
• Gruppo 2B : possibili cancerogeni per l’uomo
• Gruppo 3 : agenti non classificabili per la cancerogenicità nell’uomo
• Gruppo 4 : agenti probabilmente non cancerogeni per l’uomo
Lo schema seguente sintetizza i criteri di classificazione di una sostanza o di una miscela.
Altri dati rilevanti:
Evidenza di cancerogenicità
nell'uomo
•
•
•
•
•
tossicocinetica;
meccanismo d'azione;
comportamento di altre sostanze simili;
relazione tra struttura e attività;
ecc.
Evidenza di cancerogenicità nell'animale da esperimento
sufficiente
limitata
sufficiente
limitata
inadeguata
assente
gruppo 1
gruppo 1
gruppo 1
gruppo 1
gruppo 2A
gruppo 2B
gruppo 2B
(gruppo 1)
(gruppo 2A)
(gruppo 2A)
gruppo 2B
gruppo 2B
inadeguata
(gruppo 2A)
(gruppo 3)
gruppo 3
gruppo 3
gruppo 3
(gruppo 2B)
(gruppo 2B)
(gruppo 4)
assente
gruppo 3
gruppo 3
gruppo 3
gruppo 4
La griglia non è rigida in modo assoluto e la classificazione riportata in
grassetto rappresenta quella principale. Quella in corsivo può essere utilizzata
in alcuni casi specifici o eccezionalmente. Ad esempio, una sostanza può essere considerata cancerogena per l'uomo (gruppo 1) anche quando l'evidenza
nell'uomo è inferiore a sufficiente, ma lo è nell'animale, e sussiste una forte
35
http://monographs.iarc.fr/ENG/Preamble/index.php
38
evidenza nell’uomo che la sostanza agisca attraverso un meccanismo noto di
cancerogenicità.
Come accennato precedentemente, nel giugno 2001 il gruppo di lavoro
IARC, 21 esperti di 10 nazioni, incaricato di valutare la cancerogenicità dei
campi elettrici e magnetici ha concluso i suoi lavori32.
La valutazione finale era:
• “Evidenza limitata di cancerogenicità per l'uomo dei campi
magnetici ELF in relazione alla leucemia infantile”;
• “Evidenza inadeguata di cancerogenicità per l'uomo dei campi
magnetici ELF in relazione a tutti gli altri tumori”;
• “Evidenza inadeguata di cancerogenicità per l'uomo dei campi
elettrici e magnetici statici e dei campi elettrici ELF”;
• “Evidenza inadeguata di cancerogenicità nell'animale da esperimento
dei campi magnetici ELF”;
• “Non sono disponibili dati rilevanti sulla cancerogenicità per l'animale
da esperimento dei campi elettrici e magnetici statici e dei campi
elettrici ELF”.
Sulla base dunque prevalentemente dei dati relativi alla leucemia infantile nei bambini maggiormente esposti la valutazione complessiva, anche in assenza di un chiaro meccanismo patogenetico, è stata:
• “I campi magnetici ELF sono possibili cancerogeni per l'uomo
(gruppo 2B)”.
• “I campi elettrici e magnetici statici e i campi elettrici ELF non sono
classificabili per la loro cancerogenicità per l'uomo (gruppo 3)”.
Analisi della letteratura successiva
Revisioni sistematiche
Nel 2004 la Commissione Cancerogenesi Ambientale della Lega Tumori, composta da 9 ricercatori italiani esperti nella materia, ha aggiornato le conoscenze su esposizione, effetti in vitro, sull'animale da esperimento e sull'uomo, del rischio cancerogeno legato alla esposizione a campi elettrici e
magnetici statici a frequenze estremamente basse.36
Le conclusioni del corposo rapporto sono state:
“L'insieme degli studi disponibili indica che le evidenze di cancerogenicità
per l'uomo sono limitate e concernono la leucemia infantile, mentre sono inadeguate per le altre sedi tumorali, e che la relazione tra esposizione ai tipi di
36
LILT. Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Commissione Cancerogenesi Ambientale.
Campi elettrici e magnetici statici e a frequenze estremamente basse (ELF). Rischio Cancerogeno. LILT, Roma, 2004.
39
campi presi in considerazione e rischio di tumore non è sufficientemente
chiara”.
“Non sono emerse informazioni successive tali da modificare, a giudizio
della Commissione, il parere della IARC sulla pericolosità in senso cancerogeno del campo magnetico a frequenze estremamente basse e, in particolare,
alle frequenze industriali di 50/60 Hz. Pertanto, la Commissione, allo stato attuale delle conoscenze, condivide la precedente valutazione”.
Oltre al numero elevato di studi dedicati degli ultimi 5 anni, il grande interesse per l'argomento è dimostrato anche dal gran numero di revisioni sistematiche della letteratura specifica.
Solo per restare agli anni più recenti il rapporto tra ELF e leucemia è stato analizzato globalmente sulla base delle evidenze disponibili in review generali sul rapporto tra ELF e salute sia italiane37,38,39 che straniere40,41,42, mentre altre revisioni si occupavano solo delle leucemie infantili43,44.
Anche le revisioni più recenti sulla relazione tra leucemia infantile e
45
ELF , o i più aggiornati documenti scientifici o istituzionali46,47 non si discostano dalle conclusioni delle valutazioni precedenti.
37
Lagorio S, Comba P, Iavarone I, Zapponi GA. Tumori e malattie neurodegenerative in relazione all'esposizione a campi elettrici e magnetici a 50/60 Hz: rassegna degli studi epidemiologici. ISS, Roma, Rapporto Istisan n. 98/31, 1998.
38
Comba P. Studi epidemiologici sui campi elettromagnetici: evidenze di rischio e indicazioni per la prevenzione. Epidemiol Prev 2002; 26: 191-197.
39
Torregrossa MV. Effetti biologici e sanitari dei campi elettrici e magnetici a frequenze estremamente basse. Ann Ig 2005; 17: 441-456.
40
Ahlbom A, Cardis E, Green A, Linet M, Savitz D, Swerlow A. ICNIRP (International
Commission for Non-Ionizing Radiation Protection) Standing Committee on Epidemiology.
Review of the epidemiologic literature on EMF and health. Environ Health Perspect 2001;
109: 911-933.
41
Crumpton MJ. The Bernal Lecture 2004. Are low-frequency electromagnetic fields a health
hazard? Philos Trans R Soc B Biol Sci 2005; 360: 1223-1230.
42
Feychting M, Ahlbom A, Kheifets L. EMF and health. Ann Rev Public Health 2005; 26:
165-189.
43
Loomis D, Lagorio S, Salvan A, Comba P. Update of evidence on the association of childhood leukemia and 50/60 Hz magnetic fields exposure. J Expo Anal Environ Epidemiol 1999;
9: 99-105.
44
Lagorio S, Salvan A. Leucemia infantile ed esposizione a campi magnetici a 50/60 Hz: una
rassegna delle evidenze epidemiologiche al 2000. Ann Ist Super Sanità 2001; 37: 213-224.
45
Kheifets L, Shimkhada R. Childhood leukemia and EMF: review of the epidemiologic evidence. Bioelectromagnetics 2005; supl. 7: 51-59.
46
Expert group on health effects of electromagnetic fields. Rapacholi M. (Chair). Ireland, Department of Communications, Marine and Natural Resources, Dublin, 2006.
http://www.dcmnr.gov.ie/NR/rdonlyres/9857119F-CE1A-443F-9F1744BB299D6FE6/0/ReportoftheExpertGroupontheHealthEffectsofElectromagneticFields2006.
pdf
40
Le opinioni preliminari di una commissione scientifica della Comunità
Europea48, documento approvato nel luglio 2006 e disponibile per consultazione pubblica sul sito della EU, che vedrà la stesura finale dopo avere valutato le osservazioni degli stakeholders, non modificano sostanzialmente il
"corpus" delle conoscenze finora descritto. La commissione conferma infatti
la valutazione e le motivazioni della IARC e, tra le considerazioni finali per
ulteriori ricerche, indica la necessità di capire e chiarire la discrepanza tra gli
studi epidemiologici che indicano un eccesso di rischio di leucemia infantile e
l'assenza di evidenza di chiari meccanismi biologici o di dati sperimentali.
Meta-analisi
Recentemente sono state rianalizzate o ampliate, con fini particolari, le
due meta-analisi storiche di Ahlbom e Greenland del 2000 che hanno portato
alla valutazione di cancerogenicità 2B da parte della IARC. I risultati e, in
particolare, le conclusioni sono rimaste simili a quelle precedenti.
Scopo dei lavori di Greenland49,50 era in realtà quello di stimare, con metodi statistici molto raffinati, l'impatto sulla salute degli ELF, l'influenza dei
diversi bias51 (di misurazione, di assenza di controllo dei confondenti, di selezione soprattutto per quanto riguarda la risposta e la misclassificazione) sui
risultati e proporre un modello generale di analisi molto sofisticato per gli
studi su dati osservazionali.
Ai nostri fini, l'aggiunta di alcuni studi all'analisi non sposta la dimensione della stima del rischio della precedente valutazione.
Schüz et al.52 hanno rianalizzato 4 dei 9 studi che componevano la metaanalisi di Ahlbom e coll. del 2000 e per i quali erano disponibili sia misurazioni di lunga durata che notturne nella camera da letto.
L'ipotesi testata era che l'esposizione notturna rappresenti una misura più
accurata, in quanto i bambini passano più tempo nella camera da letto rispetto
al giorno, e possa avere una rilevanza biologica maggiore rispetto alla esposi47
Recent research on EMF and health risks. Fourth annual report from SSI's, Independent expert group on electromagnetic fields Ahlbom A. (Chairman). Swedish Radiation Protection
Authority, Stockholm, 2006.
48
Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks (SCHENIR). Preliminary opinion on "Possible effects of Electromagnetic Fields (EMF) on Human Health"
Adopted by the SCHENIR on July 2006. European Commission, Health & Consumer Protection Directorate General, Directorate C – Public Health Risk Assessment.
http://ec.europa.eu/health/ph_risk/committees/04_scenihr/docs/scenihr_o_006.pdf
49
Greenland S. Multiple-bias modelling for analysis of observational data. J R Stat Soc - Series A. 2005; 168: 267-306.
50
Greenland S, Kheifets L. Leukemia attributable to residential magnetic fields: results from
analyses allowing for study biases. Risk Analysis 2006; 26: 471-482.
51
Bias: errore sistematico.
52
Schüz J, Svendsen AL, Linet MS, et al. Nighttime exposure to electromagnetic fields and
childhood leukemia: an extended pooled analysis. Am J Epidemiol. 2007; 166: 263 - 269
41
zione misurata di 24/48 ore, nell'ipotesi di un effetto degli ELF sulla produzione notturna di melatonina. Lo studio, basato su 1.842 bambini con diagnosi di leucemia nel periodo 1988-1996 e 3.099 controlli, ha mostrato una buona concordanza tra l'attribuzione del livello di esposizione con i due metodi e
i risultati, sebbene con alcune differenze nelle singole analisi delle 4 nazioni
incluse nello studio, sono simili a quelli della meta-analisi precedente, per cui
le conclusioni originali restano invariate.
I risultati non supportano l'ipotesi di una maggiore rilevanza dell'esposizione notturna nei confronti del rischio per leucemia e non evidenziano una
sottostima del rischio per le misurazioni di lunga durata. Nonostante numerosi studi mostrino una associazione tra ELF e leucemia infantile la spiegazione
di questa associazione resta tuttora sconosciuta.
Lavori originali recenti editi in stampa
Ulteriori studi sono stati pubblicati negli ultimi anni. In Inghilterra è stato effettuato un ampio studio caso-controllo su bambini di età 0-14 anni nati
in Inghilterra e Galles nel periodo 1962-1995. I casi erano rappresentati da
tutti i bambini affetti da neoplasia maligna registrati in varie fonti nazionali. I
controlli sono stati estratti dai registri di nascita e appaiati individualmente
per sesso, età, e distretto di registrazione53.
L'esposizione sia nei casi che nei controlli è stata attribuita tramite la distanza dalle linee elettriche della abitazione di nascita in un ambito di 1 Km.
Come gruppo di riferimento sono stati utilizzati i residenti a più di 600 metri
dalle linee e gli "esposti" sono stati inizialmente divisi in 7 categorie non omogenee per quanto riguarda le distanze.
A partire da una base di dati di circa 33.000 bambini, l'analisi è stata
condotta su 29.081 tumori maligni, tra cui 9.700 leucemie, che rispettavano i
criteri di inclusione nello studio, appaiati individualmente a un numero analogo di controlli. Il 97% dei casi e dei controlli abitavano a più di 600 metri
dalle linee. Metà dei casi aveva lo stesso indirizzo alla nascita e alla diagnosi
mentre il dato non è noto nei controlli.
Il rischio relativo è superiore al gruppo di controllo in tutti i sette strati,
oscilla tra un massimo di 1,79 tra 5 e 99 metri e un minimo di 1,15 tra 300 e
399 metri, è lievemente più elevato in genere nelle aree più vicine alle linee
ma senza evidenza di un trend. Una seconda analisi è stata condotta utilizzando il reciproco della distanza e riducendo a 5 le classi di esposizione e il rischio più elevato (RR: 2; IC 95% 0,75-5.32) è stato rilevato nella classe 7099 metri. Riducendo a 2 le classi, < 200 metri e 200-599 metri, veniva rileva53
Draper G, Vincent T, Kroll ME, Swanson J. Childhood cancer in relation to distance from
high voltage power lines in England and Wales: a case-control study. BMJ 2005; 330: 12901293.
42
to rispettivamente un RR aggiustato per condizione socioeconomica di 1,68
(1,12-2.52) e 1,22 (1,01-1,47) rispetto alla categoria di riferimento. L'analisi
per categorie di status socioeconomico mostra un RR che decresce in maniera
costante e in modo significativo dalla classe 1 (condizione elevata), considerata come riferimento, alla classe 5 (maggiormente deprivata).
Gli AA concludono che esiste una associazione tra leucemia infantile e
vicinanza dell'abitazione alla nascita alle linee elettriche ad alto voltaggio,
con estensione del rischio a distanze più elevate rispetto a quanto atteso in base agli studi precedenti. Gli AA affermano che non c'è un meccanismo biologico accettato che spieghi i risultati epidemiologici, che potrebbero essere legati al caso, a fattori di confondimento o ad altri fattori eziologici associati alle linee elettriche. Lo studio mostra risultati contrastanti rispetto ai precedenti
studi inglesi di grandi dimensioni54,55 ed è stato ampiamente criticato sotto vari punti di vista.
Day e coll.56 criticano in particolare i criteri di classificazione della esposizione, limitati all'utilizzo della residenza alla nascita, e il criterio utilizzato
nell'appaiamento dei controlli.
Hepworth e coll.57 criticano la limitazione del gruppo di riferimento ai
residenti oltre 600 metri mentre è noto che al di sopra dei 200 metri l'esposizione a ELF può essere considerata come fondo naturale e il mancato controllo dei fattori di confondimento. Lo studio punta quindi più verso una correlazione geografica del rischio di leucemia infantile ma non supporta una ipotesi
causale degli ELF.
Altri AA58 enfatizzano la completa assenza di informazioni su un eventuale bias di selezione dovuto a una diversa partecipazione allo studio di casi
e controlli. Gli autori hanno anche riesaminato i risultati ottenuti utilizzando
come riferimento l'intero gruppo di controllo e non hanno rilevato alcun eccesso significativo né per le leucemie, né per i tumori cerebrali, né per gli altri
tumori. Il trend evidenziato nel lavoro originale non si evidenzia e risulta
dunque legato ai controlli utilizzati e non ai casi.
In Giappone è stato condotto uno studio sui casi di leucemia infantile
diagnosticati tra il 1999 e il 2002 in 5 regioni che coprivano più del 50% dei
54
Skinner J, Maslanyi M, Mee M, et al. Childhood cancer and residential proximity to power
lines. UK Childhood Cancer Study Investigators. Brit J Cancer 2000; 83: 1573-1580.
55
Skinner J, Mee M, Blackwell RP, et al. Exposure to power frequency electric fields and the
risk of childhood cancer in UK. Brit J cancer 2002; 87: 1257-1266.
56
Day N, Eden T, McKinney P, Roman E, Simpson J. Childhood cancer and power lines:
What do the data mean? BMJ 2005; 331: 634.
57
Hepworth SJ, Feltbower RG, Parslow RC, McKinney PA. Childhood cancer and power
lines; Results do not support causal role for electromagnetic fields. BMJ 2005; 331: 634.
58
Kheifets L, Feychting M, Schüz J. Childhood cancer and power lines: Results depend on
chosen control group. BMJ 2005; 331: 635.
43
bambini e i risultati appaiono in linea con i precedenti rilievi epidemiologici59. Lo studio prevedeva la misurazione dell'esposizione per la durata di 1
settimana nella camera da letto dei bambini e la misurazione della distanza di
ciascuna casa dalle linee di trasmissione elettrica. Sono stati esclusi i bambini
affetti da condizioni note per accrescere il rischio di leucemia (ad esempio
anomalie cromosomiche) e la base finale dei dati è stata ristretta ai soli casi di
leucemia linfatica acuta e leucemia mieloide acuta.
Solo 381 famiglie su 781 casi rilevati (49%), hanno accettato l'intervista
e successivamente 60 sono state escluse dall'analisi. Anche tra i controlli eligibili solo il 28,6% ha accettato di partecipare all'indagine.
Ľanalisi è stata condotta su 251 casi di leucemia linfatica (495 controlli)
e 61 di leucemia mieloide (108 controlli). Il protocollo prevedeva l'esecuzione di misure del campo magnetico, continue di lunga durata settimanali nella
stanza da letto del bambino e misurazioni spot di breve durata all'interno e all'esterno della casa, e la somministrazione di un ampio questionario alle famiglie.
Non è stato rilevato un eccesso di rischio al di sotto di 0,4 µT, mentre al
di sopra di questo valore il rischio per tutte le leucemie, aggiustato per titolo
di studio dei genitori, era di 2,77, statisticamente non significativo. Per la sola
leucemia linfatica acuta il rischio, basato su 6 casi e 3 controlli esposti, risultava significativamente più elevato nella categoria a maggiore esposizione
(OR: 4,67; IC 95%: 1,15-19,0).
Le aspettative iniziali che avevano condotto alla programmazione di uno
studio di così ampie dimensioni, reclutando un numero elevato di soggetti con
alta esposizione in una popolazione che vive in 5 aree ad elevata densità abitativa e con molte abitazione in prossimità di linee elettriche, non si sono realizzate.
I risultati complessivi dello studio, che è limitato dal basso tasso di risposta dei
casi e, soprattutto, dei controlli, appaiono in linea con quelli precedenti.
Foliart e coll.60 hanno studiato l’associazione tra esposizione a campi
magnetici e sopravvivenza in 482 bambini, il 29% dei 1.672 potenzialmente
eligibili, affetti da leucemia linfoblastica acuta e inseriti in un protocollo di
trattamento in 51 centri oncologici americani nel periodo 1996-2001. Lo studio prevedeva la misurazione degli ELF e una intervista telefonica alle famiglie.
Nell’analisi multivariata condotta su 361 soggetti, corretta per condizione socioeconomica e altre variabili, nella categoria sopravvivenza “event-
59
Kabuto M, Nitta H, Yamamoto S, et al. Childhood leukemia and magnetic fields in Japan: a
case-control study of childhood leukemia and residential power-frequency magnetic fields in
Japan. Int J Cancer 2006; 119: 643-650.
60
Foliart DE, Pollock BH, Mezei G, et al. Magnetic field exposure and long-term survival
among children with leukaemia. Brit J Cancer 2006; 94: 161-164.
44
free61” tra i 18 bambini esposti a più di 0,3 µT sono stati registrati 5 casi
(27,8%) a fronte dei 41 registrati negli esposti a meno di 0,1 µT, con un rischio non significativo di 1,92 (IC 95%: 0,75-4,90).
Ľanalisi della sopravvivenza complessiva registrava 4 decessi (21%) a
fronte di 17 decessi (6,8%) nei bambini esposti a meno di 0,1 µT, con un rischio di 4,53 (IC 95%: 1,5-13,8).
Lo studio presenta tre grosse limitazioni: i bassi numeri su cui è basato
(solo 19 bambini esposti a più di 0,3 µT) fanno interpretare con prudenza i risultati; l’elevata proporzione di soggetti che hanno rifiutato di partecipare allo
studio, soprattutto tra i soggetti “non bianchi” introduce un bias di selezione;
l’analisi della sopravvivenza è stata basata sulla attribuzione della esposizione
nel primo anno di arruolamento.
In Messico è stato analizzato l’effetto della esposizione a ELF sulla leucemia acuta in bambini affetti da Sindrome di Down, che presentano un rischio 20 volte superiore rispetto alla popolazione generale62. Lo studio è stato
condotto su 42 casi al di sotto dei 16 anni residenti a Mexico City e affetti sia
da sindrome di Down che da leucemia acuta. I controlli erano rappresentati da
124 bambini affetti da downismo in buona salute.
Lo studio è stato condotto utilizzando misurazioni “spot” di breve durata
e la somministrazione di un questionario. 10 bambini Down (24%) affetti da
leucemia erano esposti a più di 6 milliGaus (mG)63 a fronte di 13 controlli
(11%) con un rischio, stimato tramite odds ratio (OR), corretto per peso alla
nascita, sesso, età, età materna, livello socioeconomico, storia familiare, densità del traffico e area di residenza, di 3,7 volte (IC: 95%: 1,05-13,0). Non si
evidenziava alcun effetto negli esposti a livelli compresi tra 4,00 e 5,99 mG
(OR: 0,88; IC 95%: 0,15-5,1; 2 casi esposti).
Una ulteriore analisi è stata condotta utilizzando il tipo di linee elettriche
e la distanza dalle abitazioni per classificare, secondo quanto proposto da
Savitz e Kaune64, l’esposizione. Sono stati rilevati eccessi di rischio molto elevati ma non significativi statisticamente, in particolare 5,8 (0,9-37,0) nei
soggetti ad esposizione media e 4,1 (0,7-25,0) nei soggetti ad esposizione alta
rispetto ai bambini con bassa esposizione.
61
Tempo intercorso tra la diagnosi e il primo fallimento terapeutico, la ricaduta, l'insorgenza
di una neoplasia secondaria, o la morte.
62
Mejia-Arangure JM, Fajardo-Gutierrez A, Perez-Saldivar ML, et al. Magnetic fields and
acute leukemia in children with Down Sindrome. Epidemiology 2007; 18: 158-161.
63
1 mG = 0,1 µT.
64
Savitz DA, Kaune WT. Childhood cancer in relation to a modified residential wire code.
Environ Health Perspect 1993; 101: 76-80.
45
Sulla base dei loro risultati gli AA., pur evidenziando i possibili limiti
dello studio, suggeriscono che l’esposizione a campi magnetici elevati, ≥ 0,6
mG, possa essere associata allo sviluppo di una leucemia infantile nei bambini con sindrome di Down, suggerendo che la suscettibilità genetica alla leucemia possa modificare un effetto degli ELF.
Stime di impatto
Sebbene non sia stata stabilita una relazione causale tra ELF e leucemia
infantile, Kheifets et al.65 hanno stimato il possibile impatto sulla salute al fine di fornire spunti potenzialmente utili per azioni di sanità pubblica. Per
condurre lo studio sono stati utilizzati i seguenti parametri:
• nuovi casi e tassi di incidenza di leucemia nel 2000 nei bambini di età 014 anni nella popolazione mondiale, continentale e paese specifica;
• stima dell'esposizione, sia in termini aritmetici che geometrici, basata
sulle caratteristiche delle linee elettriche, sulla densità abitativa e sui dati
disponibili in letteratura dalle relazioni sui livelli di esposizione e dagli
studi epidemiologici;
• funzioni di rischio tratte dalle meta-analisi di Ahlbom24 e Greenland28;
• frazione attribuibile66 e numero di casi attribuibili agli ELF e relativi limiti di confidenza nazione e continenti specifici.
Nel 2000 i nuovi casi di leucemia mondiali sono stati circa 49.000 con
tasso di incidenza di 2,68 x 100.000, con minimo di 1,13 in Africa e massimo
di 4,17 in Nord America. In Europa i casi erano 4.878 con tasso di 3,83.
La proporzione di soggetti esposti a più di 0,4 µT, come media geometrica,
era dell’1-2% (minimo 0,37, massimo 4,78). Le frazioni attribuibili specifiche
utilizzate variavano tra l’1 e il 4% e sono state effettuate stime puntuali nelle
nazioni che disponevano di dati di esposizione.
Le stime mondiali e continentali sono state effettuate nell’ipotesi della
esposizione più bassa e più alta disponibili. In assenza di dati sono stati usati i
livelli più bassi e più elevati rilevati nel complesso degli studi.
65
Kheifets L, Afifi AA, Shimkada R. Public health impact of extremely low-frequency electromagnetic fields. Environ Health Perspect 2006; 114: 1532-1537.
66
proporzione di casi attribuibile alla esposizione nell'ipotesi che ci sia una relazione causale.
46
I risultati sono riportati nella tabella seguente:
Nuovi casi
nel 2000
Livello di esposizione
inferiore
n. casi
attribuibili
range
Livello di esposizione
superiore
n. casi
attribuibili
range
Africa
3.848
7
3-10
92
39-125
Asia
31.062
58
25-79
742
316-1.010
Europa
4.878
9
4-12
58
16-122
America Latina
6.367
12
5-16
152
65-207
Nord America
2.841
41
17-55
68
29-92
283
1
0-1
7
3-9
Oceania
Mondo
∼ 49.000
127
54-173
1.119
467-1.566
Stima del numero di casi di leucemia infantile 0-14 anni possibilmente attribuibili ad esposizioni medie geometriche ≥ 0,4 µT (e corrispondenti limiti di confidenza al 95%).
Il range regionale è basato sui livelli minimi e massimi rilevati nelle nazioni di ogni specifica regione. In assenza di informazioni sono stati usati i valori minimi e massimi totali.
Studio multicentrico italiano sull'Eziologia dei Tumori
infantili Linfoemopoietici e del neuroblastoma (SETIL)
Un contributo importante alle conoscenze sarà fornito dal progetto SETIL, studio caso-controllo di popolazione sui casi incidenti nei bambini da 0 a
10 anni nel periodo luglio 1998 - dicembre 2001, di cui è in corso l'analisi
statistica dei dati raccolti.
Lo studio coinvolge 16 regioni italiane, tra cui l’Emilia-Romagna, e riguarda circa 1.100 casi di tumore (800 leucemie) e 1.600 controlli e indaga
sulle cause di queste patologie, in particolare i campi elettromagnetici a 50
Hz, ma anche altri possibili fattori di rischio ambientali o domestici (benzene,
solventi, pesticidi, fumo passivo, inquinamento atmosferico da traffico). Vengono inoltre considerate anche le attività lavorative dei genitori, vari agenti
infettivi e l’utilizzo di farmaci.
Il protocollo dello studio prevede la misurazione diretta del benzene e
delle radiazioni non ionizzanti. Queste ultime sono rilevate negli ambienti solitamente frequentati dal bambino sia con misure "spot" di breve durata che
con misure prolungate. Gli altri fattori di rischio sono rilevati tramite intervista diretta con i genitori.
L’importanza di questo studio è legata sia alle dimensioni numeriche che
alla valutazione di tutti i fattori di rischio che sono stati associati a leucemie,
linfoma non Hodgkin e neuroblastoma nell'infanzia.
47
CONCLUSIONI
Sulla base della documentazione discussa, si possono sintetizzare alcune
conclusioni che appaiono sostanzialmente condivise nei diversi documenti
consultati.
Per semplicità si farà riferimento soprattutto alla recente review di Kheifets e Shimkhada43:
•
•
•
•
•
•
le cause della leucemia infantile sono ampiamente sconosciute;
esiste una associazione epidemiologica tra esposizione a livelli residenziali elevati di ELF e leucemia acuta nei bambini;
non sono disponibili spiegazioni plausibili sul meccanismo d'azione degli ELF alle frequenze e ai livelli di intensità attuali;
gli studi in vitro, sugli animali da esperimento e su volontari sono sostanzialmente negativi;
la proporzione di popolazione infantile e adulta esposta a livelli “elevati”, ≥ 0,4 µT, è molto bassa;
ammesso che l'associazione sia reale, non si conosce la relazione doserisposta né se esista una soglia di esposizione al di sotto della quale non
si manifestano effetti.
L'associazione tra leucemia infantile e ELF al di sopra di 0,3-0,4 µT
può essere dovuta a:
• casualità;
• bias di selezione;
• misclassificazione dell'esposizione;
• fattori di confondimento
• altre ipotesi;
• causalità.
Si riassumono i principali rilievi e per una descrizione approfondita delle
7 ipotesi si rimanda alla pubblicazione originale.
Per quanto riguarda il primo punto appare improbabile che l’effetto osservato sia attribuibile alla variabilità casuale. Greenland45 stima che la probabilità che il caso spieghi l'associazione osservata sia 0,0001.
Il bias di selezione si verifica quando la probabilità di essere inclusi nello studio riguarda sia l’esposizione che la malattia, cioè si realizza una diversa partecipazione allo studio tra i casi e i controlli e l’essere esposto o meno
48
influenza la partecipazione stessa. Altri possibili fattori sono la condizione
socioeconomica e la mobilità.
Per quanto riguarda la misclassificazione dell’esposizione, errori nella
attribuzione, sia per la misura che per il calcolo dei campi, sono certamente
presenti in tutti gli studi e variano anche considerevolmente da studio a studio. Inoltre l’esposizione misurata non riflette probabilmente quella biologicamente rilevante, che rimane ignota. Generalmente si ritiene che la misclassificazione dell’esposizione negli studi su ELF e leucemia sia non differenziale e non vari in base allo stato di malattia. Poiché non è disponibile infine un
golden standard certo per identificare l’esposizione biologicamente rilevante,
risulta difficoltosa una spiegazione per l’associazione osservata e una grossa
incertezza nello stabilire una potenziale relazione dose-risposta.
Numerosi fattori di confondimento67 sono stati presi in considerazione
per spiegare l'associazione tra ELF e leucemia infantile, ma nessuno di essi si
è dimostrato in grado di confondere l'associazione, sebbene alcuni siano stati
identificati come possibili fattori di rischio. Allo stato attuale delle conoscenze un sostanziale confondimento della associazione sembra improbabile.
Lo sviluppo di altre ipotesi nasce dalla carenza di conoscenze sul meccanismo di interazione degli ELF, a livelli di 0,3-0,4µT, su sistemi biologici,
tessuti e cellule. Sono stati ipotizzati meccanismi di interazione tra ELF e correnti di contatto che si creano ad esempio tra condutture d’acqua e oggetti,
frequenti nelle abitazioni americane, a cui i bambini sarebbero esposti tramite
contatto. Molte ricerche hanno analizzato il rapporto tra ELF e sistema melatoninergico, nell’ipotesi che gli ELF riducano o disturbino la produzione notturna di melatonina, sostanza che è stata proposta come antiossidante e protettiva dal danno cellulare ossidativo del DNA, ma i risultati sono contrastanti o,
soprattutto quelli più recenti, negativi.
La ricerca ha anche cercato di identificare i bambini geneticamente suscettibili alla leucemia e di capire l’interazione tra suscettibilità genetica ed
esposizione ambientale sul rischio di leucemia. Si è ipotizzato infine un primo
step legato a traslocazioni cromosomiche che agiscono come “iniziatori” della leucemia in utero seguiti da un secondo step che completa la progressione
della malattia e causa la leucemia. I campi magnetici potrebbero essere una
delle esposizioni coinvolte negli stadi più tardivi del processo di leucemogenesi.
Tutte queste ipotesi rimangono speculative e sono motivate dal bisogno
di spiegare l’associazione osservata tra ELF e leucemia infantile.
67
Fattori di confondimento: fattori associati sia all’esito in esame che all’esposizione. Si tratta
cioè di determinanti dell'evento la cui frequenza nella popolazione in studio (esposta) può essere diversa da quella della popolazione non esposta. Un confondente può mascherare o distorcere l'associazione statistica tra esposizione e malattia.
49
Per quanto riguarda la causalità restano validi i principi che hanno portato la IARC a classificare gli ELF come possibili cancerogeni per l’uomo in
relazione alla leucemia infantile, bilanciando i risultati positivi degli studi epidemiologici e quelli negativi dei dati di laboratorio.
I risultati degli studi epidemiologici appaiono non solo consistenti ma
anche specifici. L’associazione sembra limitata alla leucemia e specificamente a quella infantile. Tra le possibili ipotesi, una maggior difficoltà ad attribuire correttamente l’esposizione residenziale negli adulti e una maggiore vulnerabilità dei bambini legata a una maggiore durata dell'esposizione e a una
possibile predisposizione legata a fattori pre-natali.
Gli studi in vitro su linee cellulari e colture di tessuti in varie condizioni
di esposizione presentano risultati caratterizzati da carenza di consistenza e
riproducibilità.
Gli esperimenti tossicologici, in particolare sugli animali da laboratorio,
appaiono negativi in modo consistente, anche se occorre rilevare le difficoltà
nel reperire un buon modello animale per lo studio della leucemia infantile e
nella potenza degli studi per il rilievo di rischi piccoli.
Le opinioni preliminari della commissione scientifica della Comunità
Europea infine, confermando la valutazione e le motivazioni della IARC, indicano, tra le considerazioni finali per ulteriori ricerche, la necessità di capire
e chiarire la discrepanza tra gli studi epidemiologici che indicano un eccesso
di rischio di leucemia infantile e l'assenza di evidenza di chiari meccanismi
biologici o di dati sperimentali43.
50
ULTERIORI RICERCHE
Anche le raccomandazioni per ulteriori ricerche sono tratte
dalla review citata43.
The ELF and leukemia association has been
studied extensively and further studies of
similar design are unlikely to provide new insights; only studies that can substantially improve exposure assessment and/or identify
highly exposed persons or susceptible subgroups can be informative. The question of
selection bias should be further investigated,
particularly the relationship between magnetic fields, SES, mobility, and participation.
Ultimately, selection bias can only be resolved with large well-conducted cohort studies in which exposure information can be collected independently. However, the rarity of
both childhood leukemia and exposure (magnetic fields above 0.3-0.4 µT) will require either a prohibitively expensive study or innovative study design.
Pooled analysis for children leukemia have
been extremely informative and should be
extended to include new childhood leukemia
studies. Although new studies are unlikely to
fundamentally change results of the previous,
recent (Schüz et al., 2001; Kabuto et al.,
2005) and ongoing studies, such as those currently underway in Italy and the United
Kingdom, will add information from more
countries and add to the number of highly
exposed cases, allowing further investigation.
For example, it might be possible to further
explore the high end of the dose-response
curve and risk modifiers such as age.
L’associazione tra ELF e leucemia è stata
ampiamente studiata ed è improbabile che ulteriori studi effettuati con analogo disegno
forniscano nuove conoscenze; solo studi in
grado di migliorare in modo sostanziale la valutazione dell’esposizione e/o identificare
persone esposte ad alti livelli o sottogruppi di
soggetti suscettibili possono aumentare le conoscenze. Il problema del “bias di selezione”
dovrebbe essere ulteriormente studiato, in
particolare per quanto riguarda la relazione
tra campi magnetici, condizioni socioeconomiche, mobilità e partecipazione. Infine, il
bias di selezione può essere risolto solo con
studi di coorte ampi e ben condotti, nei quali
l'informazione sulla esposizione possa essere
raccolta indipendentemente dallo stato di malattia). Tuttavia, sia la rarità della leucemia
infantile che dell'esposizione (campi magnetici superiori a 0,3-0,4 µT) richiederebbe o uno
studio costoso in modo proibitivo o un disegno dello studio innovativo.
Le analisi pooled sulla leucemia nei bambini
hanno estremamente aumentato le conoscenze
e dovrebbero essere estese al fine di includere
nuovi studi sulle leucemie infantili. Sebbene
sia improbabile che nuovi studi cambino in
modo sostanziale i risultati di quelli precedenti, gli studi recenti (Schüz et al., 2001; Kabuto
et al., 2005) e quelli attualmente in corso, in
Italia e nel Regno Unito, aggiungeranno informazioni da altre nazioni e aumenteranno il
numero di casi con alta esposizione, permettendo ulteriori indagini. Ad esempio, potrebbe essere possibile esplorare in maniera più
accurata la parte più elevata delle curva doserisposta e l’'effetto di modificatori del rischio
come l'età.
51
52
CAPITOLO
2
RILIEVI E VALUTAZIONI DELL’IMPATTO
DA CAMPO MAGNETICO
PRODOTTO DALLA CABINA DI
TRASFORMAZIONE AT/MT DI VIA GORIZIA
NEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
Maurizio Poli - Ballotti Elena
Paolo Zanichelli - Matteo Tiberti
Maurizio Poli - Ballotti Elena - Paolo Zanichelli
ARPA Emilia-Romagna, Sezione di Reggio Emilia
Matteo Tiberti
Collaboratore libero professionista
53
INTRODUZIONE
A seguito di ripetuti articoli comparsi sulla stampa locale,
culminati a fine 2005 con la discussione di uno specifico o.d.g.
in Consiglio comunale, risultava
sempre più evidente la preoccupazione della popolazione residente nell’intorno della cabina
di trasformazione AT/MT di via
Gorizia per una possibile esposizione dei cittadini ai campi e- Figura 1 – Veduta dell’area impianti di cabina
lettromagnetici a frequenza industriale (50 Hz). Lo stesso Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nell’ottobre del 2005 e pure il Difensore Civico intervennero
sull’argomento e divenne dunque necessario affrontare in modo maggiormente
sistematico rispetto al passato l’eventuale problema dell’impatto da campi magnetici a bassa frequenza immessi dalla cabina citata.
Obiettivo dell’indagine in campo è stato dunque principalmente quello di
quantificare, attraverso una mappatura sistematica della zona circostante la
cabina, l’emissione di campo magnetico.
In altra sede (vedi articoli successivi) si è affrontato con approccio modellistico ed epidemiologico, il problema delle linee elettriche afferenti.
Le rilevazioni effettuate
I rilievi effettuati sono stati di due tipologie:
• rilievi istantanei dei valori di induzione magnetica nelle vicinanze della
recinzione della cabina di via Gorizia e nell’adiacente Parco del Gelso (1)
• rilievi in continuo all’interno di due abitazioni site in via Wagner n. 9/1
(linea AT 132 kV n. 677 “S.Ilario-RE via Gorizia”) e in via Alfano n. 8
(linea AT 132 n. 698 “Reggio Nord-Reggio via Gorizia” (2)
Nel caso (1) i rilievi avevano l’obiettivo di rilevare i valori di induzione
magnetica che potevano essere dovuti agli impianti di cabina (trasformatori,
ecc…) nel caso di misure alla recinzione oppure, nel caso di misurazioni nel vicino Parco del Gelso, agli elettrodotti che lo attraversano per entrare in cabina.
54
Nel caso (2) i rilievi erano volti a
quantificare i livelli di campo e le
conseguenti esposizioni delle famiglie
di cittadini poste non lontano dalla cabina ed in estrema vicinanza ad alcuni
elettrodotti, quali appunto le linee AT
132 kV 677 e 698, afferenti alla sottostazione in oggetto. In questo caso le
misurazioni hanno avuto una durata
prolungata, tipicamente una settimana,
in modo da permettere di considerare
Figura 2 – Strumento utilizzato
eventuali correlazioni con le correnti
circolanti sulle linee elettriche (dato successivamente acquisito) e permettere
quindi un’estrapolazione su periodi di lungo termine (anche annuali), maggiormente rappresentativi dal punto di vista sanitario.
Per le misure istantanee e per il monitoraggio in continuo è stato utilizzato lo
strumento di misura EMDEX II avente un range di frequenza da 40 Hz a 800
kHz e un range dinamico da 10 nT a 0,3 mT (vedi figura 2).
Rilievi istantanei
Nelle tabelle che seguono si riportano i livelli di induzione magnetica
B (µT) misurati, se non indicato diversamente, ad un’altezza di 150 cm dal
suolo o pavimento ed accompagnati dall’orario in cui è avvenuta la rilevazione. In Allegato 1 viene pure riportata una planimetria indicante la varia collocazione dei punti di misura.
55
Tabella 1 - Livelli di induzione magnetica Bmis (µT) misurati il giorno 07/02/06 in prossimità della sottostazione elettrica AT/MT di via Gorizia e nel contiguo Parco del Gelso
Pos. n.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
Descrizione
Stradellino principale che entra nel parco da via Puccini
Parco giochi: scivolo con il ponte di legno e la rete
Prime altalene (senza gabbiotto) andando verso via Gorizia
Altalene con gabbiotto (più prossime alla linea)
Campo pallacanestro: sotto alla linea AT 698, parte 2 conduttori
Campo pallacanestro: sotto alla linea AT 698, parte conduttore singolo
Imbocco percorso natura, parte 2 conduttori linea AT 698, vicino cabina
A circa 4,5 m dalla recinzione dell’area cabina, sul percorso natura, in vista
del traliccio 105 linea AT 698
Bmis
0,09
0,08
0,22
0,32
1,90
1,78
1,42
Ora
10:45
10:46
10:49
10:50
10:53
10:54
10:56
0,65
10:59
Davanti alla cabina sotto alla linea AT 677 sullo stradello percorso natura
0,13
11:04
Sotto la linea in mezzo al campo da calcio, lato 2 conduttori, linea AT 677
Imbocco stradello parco, parte della linea AT 659 (via Gorizia – acqued.)
Porta da calcio lato acquedotto
Percorso natura (paletto 12) sotto i conduttori della linea AT 677 davanti
agli attrezzi per lo stretching
In cima alla montagnola con lo scivolo
Campo pallacanestro, lato più lontano da cabina, dove la linea AT 698 è
più bassa
Via Stradella davanti a civico 5 (a circa 9 metri da cabina MT/bt n. 98019)
In via Strabella 3, a contatto con la recinzione della cabina
Bordo tra la cabina ed il civico 12 (cortile) di via Stradella
Di fronte al cancello d’ingresso della cabina su via Gorizia
Dall’altra parte della strada rispetto alla posizione 20
In corrispondenza del traliccio n. 1 linea AT 683 (interno all’area cabina),
davanti alla recinzione su via Gorizia
Dall’altra parte della strada rispetto alla posizione 22, al civico 36
Fermata dell’autobus davanti al civico 38 di via Gorizia (lato strada opposto alla recinzione cabina)
Alla recinzione della cabina, in corrispondenza del civico 38 di via Gorizia
Tra il trasformatore ed il traliccio n. 77 della linea AT 659
Dall’altra parte della strada rispetto alla posizione 26, in corrispondenza del
civico 40/b di via Gorizia, sotto alla linea AT 659
Al cancello del civico 35 di via Gorizia (edificio parte dell’area cabina)
Area del benzinaio AGIP su via Gorizia (dal lato cabina) in vista SRB
Davanti alla recinzione della cabina in corrispondenza degli anelli nel percorso natura del Parco del Gelso
Davanti agli anelli nel percorso natura del Parco del Gelso
Davanti alla casetta gialla del percorso natura del Parco del Gelso
Davanti all’ingresso dell’asilo di via Puccini
0,05
0,33
0,06
11:07
11:10
11:14
0,04
11:15
0,23
11:20
2,36
11,24
0,03
0,05
0,02
0,07
0,04
11,37
11:44
11:45
12:15
12:16
0,13
12:20
0,04
12:21
0,05
12:21
0,14
0,21
12:22
12:24
0,17
12:26
0,03
0,01
12:29
12:32
0,11
12:40
0,10
0,07
0,05
12:41
12:43
12:45
Nel caso dei gruppi di rilievi effettuati nei punti 5, 6, 7, 8, 15, nei punti
11, 26, 27 e nel punto 22, come segnalato in tabella, risulta chiara l’influenza
dovuta, rispettivamente, alla presenza delle linee elettriche AT n. 698, 659 e
683. Conoscendo dunque per tali linee le correnti circolanti al momento della
misura, dato acquisito successivamente dal gestore della linea, è stato possibile, considerando il caso peggiore, estrapolare il valore rilevato alla corrente
56
mediana dell’elettrodotto, in modo da poter condurre un raffronto coi limiti e
valori previsti per legge.
Si ottiene dunque:
• linea AT 698 – corrente alla misura: 152 A – corrente mediana del
giorno: 121 A valore di campo estrapolato alla mediana: 1,88 µT;
• linea AT 659 – corrente alla misura: 295 A – corrente mediana
delgiorno: 236,5 A valore di campo estrapolato alla mediana: 0,26 µT;
• linea AT 683 – corrente alla misura: 59,5 A – corrente mediana
del giorno: 38,1 A valore di campo estrapolato alla mediana: 0,08 µT.
Purtroppo i dati di corrente per la linea AT 677 non sono risultati disponibili (ND), perché, come da comunicazione successiva di ENEL (fine febbraio 2006), la linea risultava fuori esercizio al momento dei rilievi. Per tale
motivazione le misurazioni n. 9, 10 e 13 devono considerarsi
poco significative. Sono state inoltre effettuate rilevazioni in vicinanza della
cabina MT/bt n. 98019 che si trova collocata in via Stradella, sulla recinzione
della sottostazione Gorizia (vedi figura 3).
Tabella 2 - Livelli di induzione magnetica Bmis (µT), misurati in data 07/02/06 (ore 11,40
circa) in prossimità della cabina elettrica MT/bt n. 98019 di via Stradella
Pos.
Descrizione68
Bmis
17a A contatto muro zona trasformatore 12.12
17b A 3,15 m dalla posizione 17a
0.16
17c A 5 m dalla posizione 17a
0.04
Figura 3 – Cabina MT/bt 98019
68
Tutte posizioni a permanenza < 4 ore/giorno.
57
Nelle due tabelle che seguono vengono pure riportati i dati rilevati estemporaneamente il giorno in cui si è proceduto al posizionamento della
strumentazione per il monitoraggio in continuo. Questo tipo di rilievi sono
stati effettuati al fine di collocare la strumentazione ora citata nella posizione
di maggior esposizione, compatibilmente con la presenza di eventuali impedimenti dovuti al fatto che si tratta di ambienti abitati.
Tabella 3 - Linea AT 698. Livelli di induzione magnetica Bmis (µT) misurati il giorno
11/01/06 (dalle ore 9,12 alle 9,24 circa) al 2° piano di via Alfano 8 (figura 4)
Descrizione
Nello studio davanti alla finestra, (locale + prossimo alla linea)
Studio, sulla scrivania
Studio, al centro della stanza
Studio, sul mobile sito angolo dx della stanza più prospiciente linea
Posizione strumento in continuo su scatolone a fianco scrivania (fronte finestra) – futura collocazione scrivania (h = 1,10 cm dal pavimento)
Bmis
1.74
1.54
1.46
2.05
1.72
Nota: durante il periodo di rilevazione la corrente sulla linea si è mantenuta al valore di 128 A. È stato dunque possibile
estrapolare i rilievi effettuati alla corrente mediana del giorno, pari a 112 A, ottenendo, nella peggiore delle condizioni,
un valore di B di 1,80 µT.
Figura 4 – Abitazione di via Alfano 8
Figura 5 – Abitazione di via Wagner 9/1
Tabella 4 - Linea AT 677. Livelli di induzione magnetica Bmis (µT) misurati il giorno
09/11/05 (dalle ore 13,34 alle 13,40 circa) al 5° piano di via Wagner 9/1 (figura 5)
Descrizione
In sala da pranzo, al centro della stanza
Sul balcone
Camera ragazzi (locale più prossimo alla linea) sul cuscino letto
Camera ragazzi (locale più prossimo alla linea) al centro
Posizione strumento in continuo sul mobile camera ragazzi, parete ortogonale alla linea
Bmis
1.04
2.30
0.98
1.20
1.62
Nota: durante il periodo di rilevazione la corrente sulla linea si è mantenuta al valore di 193 A. È stato dunque possibile estrapolare i rilievi effettuati alla corrente mediana del giorno, pari a 166 A, ottenendo, nella peggiore delle condizioni, un valore di B di 1,98 µT.
58
Monitoraggio in continuo
Sono stati eseguiti due monitoraggi in continuo dei valori di induzione
magnetica presso le linee elettriche AT n. 677 e AT n. 698, entrambe afferenti
alla sottostazione di via Gorizia. In particolare lo strumento di misura in continuo è stato posizionato in via Wagner 9/1, al 5° piano, prossimo alla linea
AT n. 677 e al 2° piano di via Alfano 8, in un’abitazione vicina alla linea AT
n. 698 e al retrostante Parco del Gelso.
Le posizioni di misura dello strumento per il monitoraggio in continuo
sono quelle indicate in ultima riga delle tabelle 3 e 4. Nel grafico in allegato 2
viene riportato l’andamento correnti – induzione magnetica su tutto il periodo
di misura in prossimità della linea AT 677, mentre in allegato 3 viene riportato analogo grafico per il monitoraggio effettuato in prossimità della linea AT
698, riferito alla giornata in cui si trova la migliore correlazione induzione
magnetica – corrente.
Nella parte bassa degli allegati 2 e 3 viene inoltre mostrata la bontà della
correlazione ottenuta, rispettivamente per le linee AT 677 e AT 698. Si ricorda che una buona correlazione (valore di R che si avvicina ad 1) è un buon
indice sul fatto che il rilievo effettuato ha quantificato proprio la sorgente indagata (linea elettrica) e non altro fattore confondente (ad es. elettrodomestici, ecc…). Una buona correlazione permette inoltre di estrapolare i dati contingenti dei rilievi di induzione magnetica ad altri periodi temporali sui quali
si disponga del dato di corrente transitata. In tale senso è possibile stimare
l’esposizione ai ricettori in modo statistico su tempi anche dell’ordine
dell’anno.
Considerazioni sulle normative di riferimento
Normativa regionale
Si fa riferimento alla Legge Regionale n. 30 del 31/10/2000 e succ. modifiche, recante “Norme per la tutela della salute e la salvaguardia
dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico e alla successiva “Direttiva
per l’applicazione della L.R. 31/10/2000, n. 30” (Deliberazione della Giunta
regionale 20 febbraio 2001, n. 197), che oltre a recepire i limiti di esposizione
previsti dalla normativa statale fissa un Obiettivo di Qualità da perseguirsi attraverso gli strumenti della pianificazione urbanistica (art. 13, comma 4).
Tale obiettivo di qualità fissa il livello di esposizione all’induzione magnetica ad un valore di 0.2 µT valutato al ricettore in prossimità di asili, scuole, aree verdi attrezzate e ospedali, nonché edifici adibiti a permanenza di persone non inferiore a 4 ore giornaliere. Il perseguimento dell’obiettivo di qualità deve essere realizzato sia per le nuove costruzioni nei confronti delle linee
59
e degli impianti esistenti sia per i nuovi impianti nei confronti delle costruzioni esistenti.
Quanto contenuto nell’art. 13 della suddetta Legge, si riferisce pertanto
solo al “nuovo”, sia esso un nuovo impianto o linea elettrica o una nuova costruzione e quindi non è applicabile al caso in esame, ove impianti elettrici ed
insediamenti sono esistenti.
Unico riferimento alle situazioni di stato di fatto è rappresentato dall’art.
15 (Censimento e catasto delle linee e degli impianti elettrici) dove si parla di
individuare quelle situazioni in cui si supera il valore di 0.5 µT misurato al ricettore. La ricognizione prevista, oltre al fine dichiarato di creare un catasto
degli impianti, ha evidentemente anche un intento conoscitivo, sul quale fondare eventualmente un ordine di priorità per futuri interventi di risanamento
(art. 14 – Risanamenti degli impianti di trasmissione e distribuzione
dell’energia elettrica), per i quali si rimanda comunque alla normativa statale.
I suddetti interventi di risanamento sono quindi da prevedersi solo su
quegli impianti che non rispettano i valori limite previsti dalla normativa
statale.
Normativa statale
Ci si riferisce alla Legge del 22 febbraio 2001, n. 36 dal titolo “Legge
quadro sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” . Si legge all’art. 9 (Piani di Risanamento) che ”Il piano di risanamento deve prevedere i progetti che si intendono attuare allo scopo di rispettare i limiti di esposizione e i valori di attenzione nonché di raggiungere
gli obiettivi di qualità stabiliti dal decreto di cui all’art. 4, comma 2, lettera
A” […]. Tale decreto (DPCM 08/07/03) è stato pubblicato in data 29/08/03.
Esso “fissa i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e
magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”. Il limite
di esposizione viene fissato pari a 100 µT per l’induzione magnetica e a 5
kV/m per il campo elettrico (art. 3 comma 1).
A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo
termine viene assunto il valore di attenzione pari a 10 µT per l’induzione magnetica (art. 3 comma 2), da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio e in luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere. Per quanto riguarda la progettazione
di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione di nuovi insediamenti e delle nuove aree
di cui sopra, in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti nel
territorio […] è fissato l’obiettivo di qualità di 3 µT per l’induzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali
60
condizioni di esercizio (art. 4, comma 1). A questo proposito (costruzione di
nuovi elettrodotti) il DPCM diventa di difficile interpretazione, poiché per un
elettrodotto non ancora entrato in esercizio sarà ben difficile avere a disposizione misurazioni dell’induzione magnetica emessa dall’elettrodotto, né sarebbero di aiuto previsioni modellistiche, giacché pure il dato di corrente elettrica, assolutamente necessario per le previsioni, non è evidentemente disponibile prima dell’esercizio della linea.
Osservazioni conclusive
Rilievi istantanei
I rilievi effettuati al fine della mappatura dell’intorno della cabina di trasformazione di via Gorizia, tenuto conto che tutte le posizioni indagate si
configurano come a permanenza quotidiana inferiore a 4 ore, rispettano i limiti di esposizione ed i valori di attenzione di cui all’art. 3 del DPCM
08/07/2003. Si noti che il p.to di misura 17a (vedi tabella 2) in cui si misurano 12,12 µT, non essendo riconducibile ad area giuoco per l’infanzia, né ad
ambiente abitativo o scolastico è tenuto esclusivamente al rispetto dei limiti
di esposizione (100 µT).
Le misurazioni n. 9, 10 e 13, come si è detto, sono di scarsa significatività per il fuori esercizio della linea AT 677 al momento della misura. Occorrerà dunque provvedere eventualmente a nuovi rilievi, ma non ci si attendono in
ogni caso superamenti del valore di attenzione di 10 µT, perché i punti sono
già stati oggetto di altre rilevazioni nel passato. Dalla mappatura effettuata
risulta confermato quanto è ormai noto da tempo: non è tanto la presenza della cabina AT/MT a produrre eventuali livelli elevati, quanto piuttosto la presenza, in alcune zone, di elettrodotti afferenti alla cabina stessa.
Linea AT 132 kV n. 677
Per quanto concerne il monitoraggio dell’induzione magnetica effettuato
presso la linea AT 132 kV n. 677 “S.Ilario-RE via Gorizia” nell’abitazione di
via Wagner 9/1, si osserva che:
• il valore medio sul periodo di monitoraggio si attesta attorno agli 0,80
µT;
• il massimo valore delle mediane calcolabile su ogni sottoperiodo di 24
ore vale 1,43 µT.
l’estrapolazione di tali dati, effettuata sfruttando la correlazione
induzione magnetica – correnti, porta alle seguenti valutazioni:
• il valore medio dell’induzione magnetica B su tutto l’anno 2005
vale 0,91 µT;
• il valore mediano considerando tutto l’anno 2005 vale 0,86 µT.
61
Linea AT 132 kV n. 698
Per quanto concerne il monitoraggio dell’induzione magnetica effettuato
presso la linea AT 132 kV n. 698 “Reggio Nord - Reggio via Gorizia”
nell’abitazione di Via Alfano 8, si osserva che:
• il valore medio sul periodo di monitoraggio si attesta attorno
agli 1,62 µT;
• il massimo valore delle mediane calcolabile su ogni sottoperiodo di 24
ore vale 1,67 µT.
l’estrapolazione di tali dati, effettuata sfruttando la correlazione
induzione magnetica – correnti, porta alle seguenti valutazioni:
• il valore medio dell’induzione magnetica B su tutto l’anno 2005
vale 1,54 µT;
• il valore mediano considerando tutto l’anno 2005 vale 3,38 µT.
I valori di induzione magnetica B (µT) rilevati sia istantaneamente che
tramite monitoraggio in continuo, così come i valori stimati su tempi lunghi
(anno), risultano inferiori a quanto indicato nell’art. 3 del DPCM
08/07/2003 come limiti di esposizione e valori di attenzione.
Nonostante il rispetto formale dei limiti e valori previsti dalla normativa
vigente, i valori rilevati o estrapolati lungo la linea AT 698 sono di una certa
entità e dovrebbero essere considerati con attenzione in un eventuale piano
globale di minimizzazione degli impatti da campo magnetico delle linee elettriche AT che insistono sul territorio del Comune di Reggio Emilia.
62
63
64
CAPITOLO
3
INDAGINE SUI RISCHI SANITARI
ASSOCIATI ALL’ESPOSIZIONE
A CAMPI ELETTROMAGNETICI
PRESSO LA CENTRALE ENEL
DI VIA GORIZIA, REGGIO EMILIA
Maria Giulia Calzari - Marco Vinceti
Francesca Bonvicini - Carlotta Malagoli - Maurizio Poli
Elena Ballotti - Rossella Rodolfi - Paolo Avanzini
Norina Marcello - Livia Garavelli
Maria Giulia Calzari - Marco Vinceti -Francesca Bonvicini - Carlotta Malagoli
Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica, Università di Modena e Reggio Emilia
Maurizio Poli - Elena Ballotti
Struttura Complessa Infrastrutture e Campi Elettromagnetici, Sezione ARPA
di Reggio Emilia
Rossella Rodolfi
Struttura Staff, Programmazione e Controllo, Azienda USL di Reggio Emilia
Paolo Avanzini
Ematologia-Day Hospital, Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova, Reggio Emilia
Norina Marcello
Divisione di Neurologia, Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova, Reggio Emilia
Livia Garavelli
Struttura Semplice di Genetica, Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova, Reggio Emilia
65
INTRODUZIONE
La possibile associazione tra esposizione ai campi elettromagnetici generati dalle linee ad alta tensione ed effetti nocivi sulla salute, suggerita per la
prima volta da studi epidemiologici condotti alla fine degli anni ’70, continua
ad essere fonte di un intenso dibattito nella comunità scientifica e di inevitabile interesse e preoccupazione da parte dell’opinione pubblica (Johansen,
2004; Feychting et al., 2005; Kundi 2006; Kheifets et al., 2006a). Nonostante
l’impegno e l’interesse dei ricercatori, gli studi più recenti non sono stati in
grado di confermare con certezza l’effettiva capacità delle esposizioni ‘residenziali’, cioè della popolazione residente in prossimità delle linee elettriche
ad alta tensione, ad indurre un incremento del rischio sanitario, in particolare
per patologie quali la leucemia linfatica acuta specie nell’età pediatrica (Kheifets et al., 2006b; Kabuto et al., 2006), la malattia neurodegenerativa denominata ‘sclerosi laterale amiotrofica’ (Hakansson et al., 2003; Feychting et
al., 2003) e le malformazioni congenite (Heynick et al, 2003; Blaasaas et al,
2004). Da ciò deriva l’impossibilità di definire con certezza i comportamenti
da adottare, sia a livello individuale che ‘collettivo’, nei confronti
dell’esposizione residenziale a campi elettromagnetici, rendendo assai difficile l’adozione di scelte adeguate sullo stesso piano politico-amministrativo (tra
cui la definizione di limiti espositivi e di interventi di risanamento) e favorendo il diffondersi di comprensibili preoccupazioni nei residenti in prossimità
delle linee elettriche in questione.
Sorprendentemente, il diffondersi anche nel nostro Paese di tali preoccupazioni da parte dell’opinione pubblica e l’entità degli interessi territoriali,
economici ed impiantistici coinvolti non sono stati accompagnati da un parallelo sostegno all’attività di ricerca epidemiologica, l’unica in grado di fornire
dati convincenti sull’effettiva esistenza ed entità del rischio sanitario associato a tale esposizione, favorendo in tal modo la diffusione di opinioni spesso
radicalmente contrapposte in assenza di riscontri di alcun tipo ‘sul campo’,
con poche importanti eccezioni (Fazzo et al., 2005).
Presentiamo in questa sede i risultati di uno studio condotto nella città di
Reggio Emilia su iniziativa dell’Assessorato Comunale all’Ambiente, finalizzato a valutare se l’esposizione a campi elettromagnetici della popolazione
residente in prossimità di una Centrale Enel sita nell’area urbana del territorio
comunale abbia determinato effetti sanitari nocivi nella popolazione limitrofa,
con particolare riferimento al rischio di sviluppare leucemia linfatica acuta,
sia in età pediatrica che adulta, sclerosi laterale amiotrofica e malformazioni
congenite.
66
METODI
La presenza di una Centrale elettrica di distribuzione dell’Enel nella zona occidentale dell’area urbana di Reggio Emilia, in Via Gorizia (figura 1),
ha indotto nel corso degli ultimi anni l’insorgenza di apprensioni da parte della popolazione residente nelle immediate vicinanze e la formulazione di una
serie di richieste all’Amministrazione Comunale, tra cui quella di un accurato
monitoraggio dei campi elettromagnetici indotti dall’impianto e dalle linee
elettriche ad esso associate, e la realizzazione di un’indagine epidemiologica
sugli eventuali effetti sanitari nella popolazione residente. L’Assessorato ha
incaricato il Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia della realizzazione di tale indagine, in collaborazione
con ARPA ed Azienda Ospedaliera e Sanitaria locali, i cui risultati sono di
seguito presentati. La ricerca è stata condotta realizzando uno studio casocontrollo relativo a tre patologie per le quali l’esposizione a campi elettromagnetici è stata suggerita essere un fattore di rischio sulla base di studi epidemiologici: la leucemia linfatica acuta, la sclerosi laterale amiotrofica e le malformazioni congenite.
67
Esposizione
Figura 1: fotografia della Centrale Elettrica ENEL di via Gorizia, Reggio Emilia.
Abbiamo suddiviso il territorio comunale (232 km2, circa 160000 abitanti a fine 2005) in quattro aree in base all’entità dell’induzione magnetica generata dalle linee elettriche uscenti dalla cabina di trasformazione MT/bt della
centrale elettrica di via Gorizia (figura 2), ‘seguendo’ il decorso dei conduttori sino ad una distanza di circa 1 km dalla centrale. In particolare, alla Centrale in questione sono collegate le linee AT 132 kV n. 683, AT 132 kV n. 698,
AT 132 kV n. 659 e AT 132 kV n. 677 (figura 3), delle quali abbiamo ottenuto profili verticali e correnti medie di percorrenza dalla società elettrica ENEL (per le linee 659 e 677) e TERNA (per le linee 683 e 698).
Le quattro aree sono state individuate in base all’intensità del campo
magnetico: zona 1 con induzione magnetica > 0,5 µT, zona 2 con induzione
magnetica 0,2-0,5 µT, zona 3 con induzione magnetica 0,1-0,2 µT e zona 4
comprendente tutto il restante territorio comunale, assunto arbitrariamente
come area di controllo o “non esposta”.
Tali aree sono state individuate disegnando attorno alle linee elettriche,
per una lunghezza di cinque campate ciascuna, tre zone concentriche e sim68
metriche (ossia tre fasce coassiali), caratterizzate da differente e sempre inferiore esposizione ai campi elettromagnetici via via che si passa dalla prima
zona (induzione magnetica maggiore o uguale a 0,5 µT), alla seconda (induzione magnetica tra 0,2 µT e 0,5 µT), alla terza (induzione magnetica tra 0,1
µT e 0,2 µT) e, infine, alla quarta (figura 2).
Fig. 2: zone di esposizione (dalla 1, la fascia azzurra più interna, alla 4, esterna all’area azzurra).
69
Fig. 3: area delimitata dallo studio con Stradario ed Edifici (scala 1:5.000).
Il calcolo dell’induzione magnetica nelle diverse fasce è stato effettuato
utilizzando il modello CNR-IROE di Firenze vers. 2.1 integrato da misurazioni effettuate in loco, sulla base della corrente media dell’anno 2005 (corrente media dell'anno 2004 aumentata del 5%), tenendo conto di tutti i fattori
che influenzano l’entità dell’induzione magnetica, quali la distanza in pianta
70
tra il punto di interesse e i conduttori, l’altezza dei conduttori dal suolo, la reciproca posizione dei conduttori, l’altezza del punto di calcolo rispetto al suolo e le condizioni (variabili) di carico della linea in termini di trasporto di corrente. Abbiamo, inoltre, assunto che il conduttore più prossimo al terreno fosse ad un’altezza da terra pari a quella misurata nel punto di massima freccia
(dove il conduttore più basso si incunea verso il basso).
Il calcolo dell’induzione magnetica è stato effettuato a quattro livelli di
altezza dal suolo, pari rispettivamente a 1.5, 4.5, 7.5 e 10.5 m, corrispondenti
all'altezza di una persona al piano terreno, al primo, secondo e terzo piano di
un'abitazione. Per i rilievi in loco dell’induzione magnetica abbiamo utilizzato un misuratore isotropico di campo magnetico con sistema di mappaggio
ambientale in 33 punti nei pressi della centrale elettrica, attraverso rilievi di
durata ridotta e rilievi di durata prolungata. Le tabelle 1-4 illustrano in dettaglio le distanze dai conduttori da noi calcolate e la conseguente zonizzazione
del territorio.
71
Tab.1: induzione magnetica generata dalla linea AT n°659 (Corrente media2004 +5% = 189A)
Numero
dei tralicci nella
campata
(1)
Cabina
primaria
- 76
76-75
75-74
74-73
73-72
Lunghezza
campata
(m)
101.10
188.4
148
222.25
363
Altezza
conduttore
più basso
nella campata (m)
15
18.5
Altezza
di calcolo
B (m)
Distanza
(m) per
B=0.1 µT
Distanza
(m) per
B=0.2 µT
Distanza
(m) per
B=0.5 µT
vs1 cond
vs 2
vs 1 cond
vs 2
vs 1 cond
1.5
idem
48
idem
31
idem
15
vs2
4.5
“
49
“
33
“
17.5
7.5
10.5
“
“
50
50
“
“
34
35
“
“
19.5
21
1.5
4.5
7.5
10.5
“
“
“
“
47
48
49
50
“
“
“
“
29
31
32
34
“
“
“
“
10
14.5
17.5
19.5
1.5
4.5
“
“
47
48
“
“
30
31.5
“
“
11.5
15.5
7.5
10.5
“
“
49
49
“
“
33
34
“
“
18
20
1.5
4.5
7.5
10.5
49
49
50
51
50
51
51
52
32
34
35
35
34
35
36
37
16.5
18.5
20.5
21.5
17.5
20
21.5
23
1.5
4.5
7.5
10.5
48
49
50
51
49
50
51
51
31
33
34
35
32
34
35
36
15.5
16
18.5
21
14
17
19.5
22.5
17.5
15.5
17.5
Nota (1): campate dalla cabina primaria a 72. Nelle campate da cabina primaria a 74 la geometria sostegni è del tipo “conduttori posizionati sul traliccio”, per cui le fasce laterali di distanza dall’asse linea sono identiche.
72
Tab. 2: induzione magnetica generata dalla linea AT n°677 (Corrente media2005 = 100 A)
Numero
della
campata
(1)
67-66
66-65
65-64
64-63
63-62
Lunghezza
campata
(m)
Altezza
conduttore
più basso
nella campata (m)
140
188
220
158
210
11
8
11.8
26
13
Altezza
di calcolo
B (m)
Distanza
(m) per
B=0.1 µT
Distanza
(m) per
B=0.2 µT
Distanza
(m) per
B=0.5 µT
vs1 cond
vs1 cond
vs 1 cond
vs 2
vs 2
vs2
1.5
4.5
7.5
10.5
34
35
35
36
35
36
37
37
22.5
24
25
25
24
25
26
26.5
11
13.5
15
15.5
12.5
15
16.5
17.5
1.5
4.5
7.5
10.5
35
36
36
36
36
37
37
37
24
25
25
25
25
26
26.5
26.5
13.5
15
16
16
15
16.5
17.5
17.5
1.5
4.5
7.5
10.5
34
35
35
36
35
36
37
37
22
23.5
24.5
25
23.5
25
26
26
10.5
13
14.5
15.5
12
14.5
16
17
1.5
24
26
-
-
-
4.5
7.5
10.5
27
28
32
29
31
33
10
15
18
2
(0.19
)
12
17
20
-
-
1.5
4.5
7.5
10.5
32
34
35
35
35
36
36
37
21
23
24
25
23
24
25.5
26
8.5
12
14.5
15.5
10.5
13.5
15.5
16.5
Nota (1): campate dalla 67 alla 62.
73
Tab.3: calcolo dell’induzione magnetica generata dalla linea AT n°698
(Corrente media2005 =116.2 A)
Numero
dei tralicci nella
campata
(1)
Lunghezza
campata
(m)
Altezza
conduttore
più basso
nella campata (m)
Altezza di
calcolo B
(m)
Distanza
(m) per
B=0.1 µT
vs1 cond
107-106
106-105
105-104
104-103
43
15
234.6
237.70
8
7.5
143
9
15
103-102
102.5
vs 2
Distanza
(m) per
B=0.2 µT
vs 1 cond
vs 2
Distanza
(m) per
B=0.5 µT
vs 1 cond
vs2
1.5
4.5
7.5
10.5
37
38
39
38
39
40
23
25
26.5
24
26
27
8.5
12.5
15
10
13.5
16
39
40
27
28
16.5
17.5
1.5
4.5
7.5
10.5
39
39
40
40
27
27.5
28
28.5
15.5
17
16.5
18
39
39
41
41
28
28
29
29
17.5
18
18.5
18.5
1.5
4.5
7.5
10.5
38
40
27
28
16
17
39
40
40
41
28
28
29
29
17.5
18
18
18.5
40
41
28
29
18
18.5
1.5
4.5
7.5
10.5
40
40
39
39
26.5
27
27
28
15
16.5
16
17.5
41
41
40
39
28
28
29
29
17.5
18
18.5
19
1.5
4.5
7.5
10.5
37
38
23
24
8.5
10
38
39
39
39
40
40
25
26.5
27
26
27
28
12.5
15
16.5
13.5
16
17.5
Nota (1): Campate dalla 107 alla 102.
74
Tab. 4: calcolo dell’induzione magnetica generata dalla linea AT n°683
(Corrente media2004 + 5% = 89.7 A)
Numero
dei tralicci nella
campata
(1)
1-2
2-3
3-4
4-5
5-6
Lunghezza campata
(m)
Altezza conduttore più
basso nella
campata
(m)
101.50
147
329
232
248.9
19
25
19
21.5
24
Altezza di
calcolo B
(m)
Distanza
(m) per
B=0.1 µT
Distanza
(m) per
B=0.2 µT
Distanza
(m) per
B=0.5 µT
vs1 cond
vs 2
vs 1 cond
vs 2
vs 1 cond
vs2
1.5
4.5
7.5
10.5
29
31
32
33
30
32
34
35
15
18
21
22
17
20
22
24
7.5
11.5
9.5
13
1.5
4.5
7.5
10.5
24
27
29
31
25
28
31
32
11
15
18
1
12
17
20
-
-
1.5
4.5
7.5
10.5
Come campata 1-2
1.5
4.5
7.5
10.5
27
29
12
13
-
-
30
30
33
31
33
34
16
19
21
17
20
22
8.5
10.
5
1.5
4.5
7.5
10.5
24
28
30
32
26
29
31
33
5
12
16
19
7
14
18
20.5
3
4
Nota (1): campate dalla 1 alla 6.
75
Popolazione presa in esame
Ci siamo proposti di individuare tutti i nuovi casi di leucemia linfatica
acuta diagnosticati tra il 1986 e il 2005 tra i soggetti residenti nel Comune di
Reggio Emilia, suddividendo tale casistica tra età pediatrica (bambini fino a
15 anni) ed adulta (a partire da 16 anni).
Per l’individuazione di questi pazienti abbiamo preso in esame un insieme di flussi informativi già utilizzati in nostri precedenti studi (Borciani et
al., 2000; Calzari et al., 2006): l’archivio clinico del Servizio di EmatologiaDay Hospital dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia,
le schede di dimissione ospedaliera (SDO) dei residenti a Reggio ricoverati
negli ospedali della regione a partire dal 1991 (primo anno di disponibilità)
riportanti un codice di patologia pari a 204.0, i certificati di morte dei residenti deceduti nel periodo considerato, i referti del Servizio di Anatomia Patologica dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia relativi al periodo
1986-2005, le prescrizioni farmacologiche dei principi attivi clorambucil,
melphalan e ciclofosfamide a residenti nel Comune di Reggio Emilia effettuate dal 1991 al 1996.
Per quanto riguarda sensibilità, specificità e correttezza di questi flussi
informativi nei confronti della leucemia linfatica acuta, rimandiamo a nostri
studi precedenti su questa tematica (Borciani et al., 2000; Calzari et al.,
2006). Quando i flussi informativi non ci hanno permesso di individuare con
chiarezza la tipologia della patologia o la sua data di insorgenza abbiamo assunto informazioni cliniche direttamente dai medici di medicina generale e
dai pediatri di libera scelta degli assistiti.
Tutti i casi presentanti una diagnosi incerta sono stati esclusi dal computo dell’incidenza. Nel complesso, abbiamo individuato 17 casi incidenti di
LLA nei bambini (fino a 15 anni) e 17 casi di LLA negli adulti (oltre i 16 anni). Ci siamo inoltre proposti di identificare tutti i residenti nel Comune di
Reggio Emilia cui è stata diagnosticata una rara patologia neurodegenerativa
del sistema motorio, la sclerosi laterale amiotrofica, tra il 1996 ed il 2005.
A tale scopo abbiamo utilizzato diverse fonti di dati: le SDO provenienti
dalla banca dati regionale relativa agli anni 1998-2005 con codice patologia
corrispondente a SLA (335.2), i registri dei ricoveri in regime di degenza o di
day hospital presso la Divisione di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova relativi al periodo 1996-2005, i certificati di morte dei residenti nel comune di Reggio Emilia deceduti nel periodo 1996-2006, il registro delle prescrizioni farmacologiche del principio attivo riluzolo effettuate a
residenti nel comune di Reggio Emilia nel periodo 2001-2006.
Anche in questo caso, in presenza di diagnosi incerte abbiamo acquisito
informazioni cliniche supplementari, includendo nel nostro studio unicamente
76
soggetti cui è stata effettuata una diagnosi di possibile, probabile o certa SLA
nel periodo preso in esame.
Abbiamo, infine, cercato di identificare tutti i nati con malformazione
congenita nel periodo 1998-2004 da donne residenti nel Comune di Reggio
Emilia, con l’esclusione delle partorienti ‘immigrate’ nel Comune di Reggio
meno di nove mesi prima del parto. L’individuazione di tali eventi sanitari ci
è stata possibile mediante la consultazione di due flussi informativi: la banca
dati regionale SDO ed il Registro delle Malformazioni Congenite della Regione Emilia-Romagna IMER. Le SDO prese in esame sono state quelle
comprendenti una diagnosi di malformazione congenita effettuata entro 28
giorni dalla nascita ed associata a madre residente nel Comune di Reggio Emilia alla data del parto nel periodo 1998-2004.
Abbiamo considerato eventi sanitari di nostro interesse quelli caratterizzati dalla presenza all’interno della SDO del nato di uno o più codici nosologici compresi nell’intervallo 740.0-759.9, sia nel campo “diagnosi principale”
che in quello “diagnosi secondaria”. Per quanto riguarda il registro IMER, sito presso la Sezione di Genetica della Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università di Ferrara, abbiamo utilizzato le informazioni raccolte da tale
Registro da numerosi punti nascita della Regione Emilia-Romagna, relative
sia alla tipologia delle malformazioni neonatali diagnosticate sia ai potenziali
fattori di rischio.
Queste informazioni, raccolte da pediatri delle diverse strutture ospedaliere mediante una metodologia accurata e standardizzata e successivamente
sottoposte alla valutazione da parte del Centro regionale IMER, vengono sistematicamente validate utilizzando gli standards del programma EUROCAT
dell’Unione Europea.
Non abbiamo invece utilizzato per l’individuazione dei casi di malformazione i Certificati di Assistenza al Parto (CEDAP), in quanto tale flusso si
è dimostrato in nostri studi precedenti (Vinceti, 2005) assai incompleto, non
contribuendo all’identificazione di neonati portatori di malformazione e fornendo frequentemente informazioni errate sotto il profilo clinico.
Abbiamo successivamente individuato una popolazione di residenti nel
Comune di Reggio atta a fungere da controllo per i pazienti con LLA e SLA
mediante la routine di selezione ‘sample’ contenuta nel programma statistico
STATA (versione 9.2 per Windows, Stata Inc. 2007, College Station, TX).
È stata cioè ottenuta la selezione casuale, mediante un algoritmo non iterativo generato dal computer, del numero di controlli prefissato per ciascun
paziente (quattro per i casi di LLA infantile e di SLA, uno per i pazienti adulti
con LLA), utilizzando come database di estrazione per ciascun paziente la
popolazione dei residenti nel comune al 31 dicembre dell’anno di relativa
diagnosi di LLA aventi stesso anno di nascita e sesso del paziente.
77
Per quanto riguarda i nati con malformazioni congenite, a ciascuno di
essi abbiamo appaiato un controllo estratto casualmente tra tutti i nati sani
partoriti nel medesimo anno e punto nascita, da madre nata nello stesso anno
e residente nel comune di Reggio da almeno nove mesi prima del parto.
Non sono stati utilizzati come controlli i nati da madre la cui residenza
non fosse verificabile o confermata essere nel comune di Reggio Emilia da
almeno nove mesi prima del parto presso gli Uffici Anagrafici.
La fase successiva dello studio è consistita nel raccogliere presso
l’Ufficio Anagrafe di Reggio Emilia informazioni storiche relative a via e
numero civico di residenza dei pazienti con LLA e SLA e dei relativi controlli, effettuando una ricerca retrospettiva (cioè antecedente alla data di esordio
della patologia) per tutto l’arco vitale per i casi di LLA ed i relativi controlli e
sino al 1960 per i casi di SLA ed i corrispondenti controlli.
Per quanto riguarda i nati con malformazioni ed i relativi controlli abbiamo preso in esame la residenza materna negli ultimi nove mesi prima della
nascita. A seguito di questa verifica, abbiamo considerato esposti i soggetti
che avessero risieduto per almeno un mese (per casi o controlli di LLA pediatriche e di SLA e per le madri di nati) nelle zone 1-3, mentre per i pazienti
adulti con LLA ed i relativi controlli abbiamo conferito lo status di esposto
solo ai soggetti dei quali era documentata la residenza per almeno sei mesi
continuativi nell’arco della vita, con l’esclusione dei due anni immediatamente precedenti l’esordio della malattia.
Metodologia di analisi dei dati
Abbiamo utilizzato per l’analisi dei dati un modello di regressione logistica condizionale (procedura clogit del software STATA ver. 9.2) per il calcolo
del rischio relativo di LLA, SLA e malformazioni congenite, utilizzando come
variabile indipendente la residenza per almeno 1 mese nei soggetti in età pediatrica ed almeno 6 mesi negli adulti all’interno delle aree espositive 1-3.
78
RISULTATI
Leucemia Linfatica Acuta
I casi incidenti di LLA tra i residenti nel Comune di Reggio Emilia tra il
1986 e il 2005 sono risultati essere in totale 34 (di cui 17 in bambini di età inferiore a 15 anni, 9 maschi e 8 femmine, e 17 in persone dai 16 anni in su, 8 maschi e 9 femmine), la cui suddivisione per età rispettivamente nell’età pediatrica
e in quella adulta è illustrata nelle tabelle 5 e 6. L’analisi di tale distribuzione ha
evidenziato una maggiore incidenza nell’età infantile rispetto a quella adulta,
come atteso in base alla letteratura internazionale (Sandler e Ross, 1997).
Tab. 5: numero di casi incidenti nei soggetti tra 0 e 15 anni, suddivisi per classe quadriennale di età
Classe di età
Maschi
Femmine
0-3
3
4
4-7
4
3
8-11
1
0
12-15
1
1
totale
9
8
79
Tab. 6: numero di casi incidenti in individui di età superiore a 16 anni, suddivisi per
classe quinquennale di età
Classe di età
Maschi
Femmine
16-20
0
0
21-24
0
1
25-29
1
0
30-34
1
0
35-39
1
1
40-44
0
1
45-49
0
1
50-54
2
2
55-59
0
1
60-64
2
0
65-69
0
1
70 e oltre
1
1
totale
8
9
Dall’analisi delle residenze storiche dei 34 casi e dei 68 controlli è emerso come nessun soggetto abbia mai risieduto negli anni precedenti all’esordio
della malattia, anche per brevi periodi, nelle zone 1, 2 e 3, cioè nelle aree
considerabili esposte ai campi elettromagnetici generati dalla centrale elettrica e dai conduttori prossimi alla stessa. Di conseguenza, non siamo stati in
grado di calcolare un rischio relativo valido di LLA, a causa dell’assenza
completa di casi ‘osservati’.
80
Sclerosi Laterale Amiotrofica
Nel periodo 1996-2005 sono stati 38 i residenti nel Comune di Reggio
Emilia che hanno ricevuto una nuova diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica.
Nessuno di tali pazienti o dei relativi controlli è risultato aver risieduto
nell’arco dell’intera vita all’interno delle zone 1-3, definibili cioè come esposte ai campi elettromagnetici generati dalla Centrale e dai conduttori ad essa
associati. Di tali 38 nuovi casi, 11 (29%) sono risultati essere di sesso femminile e 27 (71%) di sesso maschile.
Malformazioni Congenite
I nati con malformazione da donne residenti nel comune di Reggio Emilia nel periodo 1998-2004 sono risultati in totale 208, 128 maschi e 80 femmine. L’analisi della distribuzione territoriale della residenza materna di questi nati e dei relativi controlli ha evidenziato l’assenza di nati con malformazione da donne residenti nelle aree 1-3, mentre due madri di controlli sono risultate residenti nel periodo gestazionale nella zona 2 (a media esposizione) e
due nella zona 3 a bassa esposizione.
81
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
L’assenza di nuovi casi di LLA e SLA tra i residenti nelle aree espositive
prese in esame, nonché la mancata residenza in tale aree di madri di bambini
affetti da malformazioni congenite alla nascita, suggeriscono come
l’esposizione residenziale a campi elettromagnetici in prossimità della centrale elettrica Enel di via Gorizia a Reggio Emilia non abbia comportato un
incremento del rischio di tali eventi nel periodo preso in esame.
Ciò sembra indicare come le patologie sopra menzionate non siano associabili a questo tipo di esposizione o, in alternativa, che l’incremento del rischio configurabile per tali esposizioni sia di entità troppo limitata per manifestarsi in una popolazione di ridotte dimensioni quale quella da noi esaminata e nel periodo di tempo considerato.
L’indagine presentata in questa sede è caratterizzata da alcuni punti di
forza nonché da significative limitazioni. Tra i primi, sottolineiamo la qualità
del processo di zonizzazione conseguente all’accurata definizione
dell’intensità dei campi elettromagnetici in presi in esame, essenzialmente
grazie al lavoro effettuato dalla sezione di Reggio Emilia dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione Ambientale.
Anche se tale valutazione espositiva è stata effettuata prevalentemente
mediante la stima cosiddetta wire code, ossia applicando concetti standard di
fisica dei campi elettromagnetici alla configurazione delle linee di distribuzione dell’energia elettrica e non misurando a livello individuale l’effettiva esposizione, riteniamo che essa sia stata sostanzialmente corretta ed attendibile.
Altro un punto di forza dello studio è rappresentato dall’accuratezza del
processo di ricerca e validazione dei casi incidenti di LLA, SLA e malformazioni congenite, nel corso del quale sono stati utilizzati tutti i flussi informativi disponibili presso il SSN o altre fonti, procedendo altresì alla verifica sistematica delle informazioni imprecise o contraddittorie.
Per quanto riguarda infatti gli aspetti di qualità di tali fonti informative e
le problematiche epidemiologiche ad esse connesse, rimandiamo alla letteratura specifica (Borciani et al., 2000; Vinceti, 2005; Calzari et al., 2006).
Per quanto riguarda invece i limiti dello studio, quello di maggiore rilevanza è rappresentato dalle limitate dimensioni della popolazione presa in esame (nel 1995, i residenti in zona 1, 2 e 3 erano circa 1250 su una popolazione complessiva di circa 150000 abitanti) e la relativa rarità della patologia
presa in esame (negli Stati Uniti il numero di nuovi casi per anno si attesta sui
4,3/100000, Groves et al., 1995), specie se si considera la presenza nella po-
82
polazione reggiana di una significativa componente di origine africana, generalmente caratterizzata da rischi di LLA inferiori a quelli della popolazione
autoctona.
La potenza statistica della nostra indagine è stata di conseguenza ridotta,
con conseguente impossibilità di ottenere stime di rischio stabili e di individuare modificazioni del rischio stesso di ridotta entità. Da ciò l’impossibilità
di escludere in modo assoluto che l’esposizione da noi presa in esame sia in
grado di indurre in popolazione di ampie dimensioni un incremento di limitata entità del rischio di LLA, SLA e malformazioni congenite.
La mancata osservazione di effetti sanitari potrebbe inoltre essere dovuta
ad esposizioni a campo elettromagnetico di entità troppo ridotta per indurre
uno o più tra gli effetti sanitari nocivi presi in esame in questa indagine. Le
esposizioni verificatesi nell’area da noi esaminata, tuttavia, non appaiono trascurabili se paragonate con quelle associate, sulla base di studi e meta-analisi
pubblicati sulla letteratura internazionale, ad un eccesso di rischio di leucemia
infantile (>0.4, 0,3 e 0,2 μT rispettivamente secondo Ahlbom et al., 2000;
Greenland et al., 2000; Repacholi e Albhom, 1999).
Nel complesso, i risultati ottenuti in questa indagine non indicano il verificarsi di incrementi del rischio di leucemia linfatica acuta e di sclerosi laterale amiotrofica nei residenti in prossimità della centrale di via Gorizia a Reggio Emilia, né la presenza di rischi aggiuntivi per lo sviluppo embrionale e fetale a seguito della permanenza materna per tutta la durata della gravidanza in
tale aerea.
In considerazione tuttavia dei limiti metodologici precedentemente menzionati, questi risultati debbono essere estesi con cautela ad altri contesti, poiché
non permettono di escludere in modo assoluto limitati incrementi del rischio in
popolazioni di grandi dimensioni (es. popolazione regionale o sovra-regionale)
esposte a campi elettromagnetici di uguale potenza, né debbono essere estrapolati a situazioni caratterizzate da esposizioni a campi elettromagnetici di più elevata consistenza di quella verificatasi nel contesto da noi indagato.
Ciononostante, riteniamo che lo studio da noi condotto, pur con i limiti
sopra citati, possegga una sostanziale validità scientifica, in quanto riferito a
condizioni espositive non del tutto irrilevanti, oggetto di indagine in numerosi
contesti geografici e fonte di notevole interesse non solo per i ricercatori o le
popolazioni interessate, ma anche per le autorità politico-amministrative,
nell’ottica dell’individuazione di limiti espositivi di sicurezza e della programmazione di interventi di risanamento.
Inoltre, l’indagine in questione si è proposta di rispondere ad una condizione
di preoccupazione della popolazione residente in prossimità della centrale, e
tale motivazione costituisce di per sé, al di là delle effettive motivazioni
83
scientifiche (pur esistenti), una ragione significativa per la realizzazione di
una valutazione di tipo epidemiologico.
Infine, appare opportuno condurre ulteriori indagini nel territorio reggiano,
continuando nel tempo la sorveglianza dell’incidenza di LLA, SLA e malformazioni congenite nell’area presa in esame in questa indagine ed estendendo se possibile l’analisi all’intero territorio reggiano ed alla popolazione
in esso residente esposta a campi elettromagnetici.
84
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86
87
Stampato presso il Centro Stampa
del comune di Reggio Emilia
nel mese di febbraio 2008
88