AGENZIA SIR - I muri e le preghiere

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AGENZIA SIR - I muri e le preghiere
16/04/10 14:28
SIR Europa
Num. 27 (1820) - Mer 14 Aprile 2010
SERVIZI
CHIESE CRISTIANE
I muri e le preghiere
La Nikolaikirke (Lipsia) e il pastore evangelico Christian Fuehrer
A Lipsia, ogni lunedì, continua la preghiera per la pace nella chiesa di San Nicola. Si ritrovano i fedeli per chiedere la fine della
guerra in Afghanistan, il ritiro delle truppe tedesche. Oppure pregano per le tante situazioni difficili del mondo del lavoro in
Germania, per le persone che si trovano in condizione di disoccupazione. Oggi e allora c'è una trama che unisce questo luogo
simbolico. Perché da qui, il 9 ottobre 1989 partì quella marcia silenziosa dei 70 mila, la più grande manifestazione non organizzata
dalla Stato, avvenuta nella Ddr (Repubblica democratica tedesca). Pacifica: "keine gewalt", non violenza chiedevano i manifestanti.
La polizia, dopo che per settimane aveva perseguitato picchiando e pedinando le persone che partecipavano alla preghiera non si
oppose alla marea di manifestanti. E un mese dopo il Muro crollò.
Christian Fuehrer, pastore evangelico della Nickolaikirke, è in pensione da un anno. Ma continua ad andare per il mondo a portare
la testimonianza di pace che nasce da quell'esperienza, che aveva avuto i primi sussulti all'inizio degli anni Ottanta.
Francesca Lozito, per SIR Europa, l'ha incontrato nei giorni scorsi a Milano durante la presentazione del libro "Lipsia 1989, Non
violenti contro il Muro" a firma di Paola Rosà (ed. Il Margine).
Pastore, che cosa succede nella Nickolaikirke oggi?
"Oggi come allora continuano le attività pastorali che non hanno mai smesso di tenersi. Continua la preghiera per la pace del lunedì".
Sono diverse da allora quando si pregava per la libertà?
"No, non sono diverse, sono cambiati gli argomenti: allora pregavamo per la possibilità di viaggiare, per la possibilità di espatrio, in
altre parole per la libertà. Oggi preghiamo per la disoccupazione o per la guerra. Ma non bisogna mai dimenticare che la preghiera
per la pace parte da un bisogno che riguarda l'uomo. Ci sono persone incaricate di illustrare il tema per cui pregare. Vede, da noi in
Germania la crisi non è esplosa, ma sono stati fatti molti debiti e questo è un problema che riguarderà molto probabilmente il nostro
futuro".
Come si legano i temi per cui pregate oggi con quelli per cui pregavate allora?
"L'elemento comune che rischia di bloccare l'iniziativa dei singoli è la rassegnazione. Allora, occorre infondere coraggio. Ci vuole un
terreno comune di partenza per portare avanti le singole azioni. Questo può essere il 'successo' delle preghiere: non abbandonare
l'uomo ad avere paura".
Non sono ancora sopite le polemiche in merito a una possibile infiltrazione della Stasi, la polizia segreta sia dentro la
Chiesa protestante sia in quella cattolica. Qual è la sua posizione in merito?
"La Chiesa è stata l'unico spazio libero, dove ci fosse possibilità di espressione in tutta la Ddr. Per questo sono confluite sulla Chiesa
le istanze sociali e politiche che non potevano esprimersi altrove. Io stesso ho aperto la Nickolaikirke ai movimenti punk, che in
Germania prima della 'Wende' (il processo di riunificazione che ha seguito la caduta del Muro di Berlino, ndr) avevano una
connotazione tipicamente di protesta nei confronti del regime comunista. Sono andato a sentirli suonare ed ho fatto in modo che in
Chiesa potessero farlo nel rispetto del luogo in cui si trovavano. Non mi hanno deluso".
Quali erano allora i punti di contrasto più evidenti tra la Chiesa e il Regime?
"La lotta più forte nei confronti della Chiesa si caratterizzava nel processo di laicizzazione dello Stato. Si pensava allora, che con il
passare delle generazioni l'attenzione nei confronti della Chiesa si sarebbe andata spegnendo. Questo ero quanto si sosteneva negli
anni Sessanta quando si decise di non ridurla alla clandestinità, di non usare il pugno duro. Ma si scelse questa linea anche per
salvaguardare un'immagine internazionale e garantire una pace interna, che nel 1978 portò a un accordo tra il presidente Honecker e
gli evangelici che ebbe come conseguenza la concessione sulle piccole cose. Ma nello stesso tempo la Stasi aveva l'ordine di demolire
e scomporre le singole persone che si impegnavano a livello ecclesiale. E così, paradossalmente, agli inizi degli anni Ottanta abbiamo
assistito a un afflusso massiccio di giovani nelle Chiese".
Voi pregavate per la libertà, che voleva dire anche la possibilità di muoversi, di andare all'ovest. Durante questi
momenti prevaleva di più il desiderio di andarsene che quello di restare?
"È un punto cruciale. Una volta mi chiesero di predicare proprio su questo tema. Ed io ho detto che Gesù nella sua vita 'è rimasto'.
Questa affermazione ha generato un silenzio che ho cercato di rompere con la lettura di un passo del Salmo 65: 'Dio di gioia, fai
gridare l'oriente e l'occidente'. Con un chiaro riferimento all'est e all'ovest. Non credevano che lo avessi trovato veramente nella
Bibbia, pensavano lo avessi inventato per loro. Questo verso aveva fatto tornare il sorriso sui volti, aveva restituito la speranza. Alle
volte ci dimentichiamo che l'umorismo può essere un buon fratello della fede, anche in queste situazioni".
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