É in questa fase che entra in gioco il chirurgo
oculoplastico, il quale, accertato che il quadro
si è stabilizzato almeno da 6-8 mesi, può offrire al paziente una riabilitazione estetica ricostruttiva completa ed efficace.
Tecnica chirurgica: la decompressione orbitaria è l’intervento che viene eseguito per
correggere l’eccessiva sporgenza dei bulbi oculari (esoftalmo) ed oggi si esegue con
tecniche mini-invasive, senza cicatrici visibili
ed in regime di day surgery. La tecnica prevede l’ampliamento dello spazio orbitario grazie
all’assottigliamento di una o più pareti ossee
associandola o meno alla rimozione del grasso
orbiatrio a seconda dell’entità dell’esoftalmo.
I rischi della decompressione orbitaria sono
oggi molto limitati, spesso transitori e, laddove
permanenti, correggibili con interventi minori.
Una volta che i bulbi oculari sono rientrati dopo
la decompressione orbitaria per la correzione
della retrazione palpebrale superiore ed inferiore può essere necessario un secondo intervento, più semplice, in anestesia locale e
che può essere associato anche alla rimozione
estetica del grasso in eccesso con una blefaroplastica. Al termine della fase chirurgica il
paziente dovrebbe essere il più possibile simile
allo stato di pre- malattia.
Dott. Francesco P. Bernardini
Studi privati
Genova
v. Cecchi, 4/8 - tel 010.570.5845
Dott. Francesco P. Bernardini
Chirurgia Oculoplastica
Torino
c. G. Ferraris, 120/G - tel
011.501.234
Milano
Centro di Neuroftalmologia
e Scienze Integrate
v. Marco Polo, 8 - tel 02.626.94.658
Sedi chirurgiche private
Genova
IS.PRE. srl
via Antiocchia, 29/R
Torino
Casa di Cura Suore Domenicane
di S. Caterina da Siena
via Villa della Regina, 19
Milano
Blue Eye srl
piazza Fontana, 6
www.oculoplasticabernardini.it
Orbitopatia di Graves:
Tiroide e Occhio.
Orbitopatia di Graves: Tiroide e Occhio.
Le alterazioni della funzione tiroidea (ipertiroidismo ed ipotiroidismo) possono scatenare
a livello retro-oculare (orbitario) una reazione
infiammatoria autoimmune conosciuta come
orbitopatia di Graves e che è caratterizzata
da un aumento del volume del grasso e dei
muscoli che si trovano dietro l’occhio e che
quindi spingono gli “occhi in fuori” (esoftalmo).
I muscoli che presiedono all’apertura delle palpebre sono anch’essi colpiti dall’infiammazione
e causano un’eccessiva apertura delle palpebre (retrazione palpebrale). I due problemi nel
complesso (esoftalmo+ retrazione palpebrale)
conferiscono ai pazienti un aspetto caratteristico e grandemente alterato rispetto a prima
della malattia. In alcuni casi queste alterazioni
si associano a disturbi della funzione dei muscoli che muovono l’occhio causando visione
doppia (strabismo); nei casi più gravi questo
aumento di volume del grasso orbitario e dei
muscoli è tanto grave da determinare una
compressione del nervo ottico mettendo a rischio la vista (neuropatia ottica compressiva).
Sintomi: molto spesso il primo sintomo della
disfunzione tiroidea è rappresentato dalle alterazioni a livello oculare, tra le quali la retrazione palpebrale superiore è il disturbo più frequente (90%).
PRIMA
DOPO
La palpebra superiore si apre eccessivamente scoprendo il bianco sopra la parte colorata
dell’occhio (cornea) che normalmente è coperta dalla palpebra stessa. Altri sintomi includono il gonfiore delle palpebre che ha significative
variazioni durante la giornata, rossore e senso
di irritazione oculare causato dalla reazione
infiammatoria oculare. Alcuni pazienti presentano esoftalmo (cioè eccessiva sporgenza del
bulbo oculare) nel 60% dei casi. Nel complesso, queste alterazioni comportano importanti
alterazioni dell’estetica dello sguardo e nei casi
più severi anche importanti rischi per la funzione visiva.
Trattamento: Questa malattia presenta tipicamente due fasi. La fase infiammatoria, attiva:
è la prima fase ed ha una durata variabile da
6 a 18 mesi mediamente e tende a risolversi
spontaneamente.
PRIMA
PRIMA
DOPO
DOPO
In questa fase il paziente deve essere seguito dall’endocrinologo per ottenere una stabilizzazione della funzione tiroidea che può essere raggiunta con terapia medica (tapazole),
soppressiva (radioiodio) o chirurgica (tiroidectomia). Al tempo stesso i disturbi oculari che
devono essere valutati e gestiti insieme all’oculista, includono primariamente l’uso di cortisone la cui somministrazione può avvenire per via
endovenosa, per bocca oppure con infiltrazioni
locali fatte nella palpebra inferiore che permette di ridurre le complicazioni sistemiche e massimizzare l’effetto terapeutico oculare.
La fase quiescente, fibrotica: è la fase che fa
seguito all’esaurimento dell’infiammazione ed è
caratterizzata da una stabilizzazione completa dei segni di infiammazione a livello oculare.
L’occhio è bianco, l’edema ed il rossore sono
spariti, ma gli eventuali danni avvenuti nella
fase attiva che non sono migliorati spontaneamente o con il cortisone, sono permanenti.
In questa fase il trattamento medico è inefficace e anche se la funzione tiroidea è normalizzata non ci si può aspettare ulteriore miglioramento.
PRIMA
DOPO