PIANO DI TUTELA DELL`AMBIENTE MARINO E COSTIERO

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PIANO DI TUTELA DELL’AMBIENTE
MARINO E COSTIERO
AMBITO COSTIERO 15
Unità fisiografiche Golfo del Tigullio, Baia del
Silenzio e Riva Trigoso
ART. 41 LEGGE REGIONALE N° 20/2006
Relazione Generale
Settembre 2011
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_Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
1
Indice
1.
Finalita’, Quadro normativo di riferimento, ambito di applicazione,
contenuti ed elaborati di Piano
5
1.1.
Finalità
5
1.2.
Quadro programmatico/normativo di riferimento
5
1.2.1.
Normativa comunitaria
6
1.2.2.
Normativa e programmazione Regionale
7
1.3.
Ambito di applicazione
9
1.4.
Contenuti ed elaborati
9
1.5.
Definizioni
10
2.
Inquadramento generale dell’ambito
11
2.1.
Inquadramento geografico dell’ambito
11
2.2.
Inquadramento socio-economico dell’Ambito
13
2.2.1.
Analisi demografica
13
2.2.2.
Attività economiche e produttive
13
2.3.
Inquadramento geologico-geomorfologico dei bacini e della costa
14
2.3.1.
Bacini idrografici
14
2.3.2.
Costa alta
15
2.3.3.
Costa bassa
15
2.3.4.
Costa artificializzata
15
2.3.5.
Fondale marino
16
2.4.
Inquadramento naturalistico e ambientale
16
2.4.1.
Ecosistemi Costieri
16
2.4.2.
Scarichi costieri e macrorifiuti
19
2.4.3.
Pesca e strascico illegale
20
2.4.4.
Ormeggi e ancoraggi
20
2.4.5.
Ripascimenti e discariche a mare
21
2.5.
Clima meteomarino
22
2.5.1.
Esposizione dell’Ambito
22
2.5.2.
Propagazione del moto ondoso da largo verso riva
23
2.6.
Morfologia e sedimentologia del litorale
29
2.6.1.
Metodologia
29
3.
Analisi dello stato e delle dinamiche in atto
32
3.1.
Effetti del moto ondoso lungo costa
32
3.1.1.
Frangimento
32
3.1.2.
Risalita dell’onda
35
3.2.
Bilancio sedimentario
38
3.2.1.
Bilancio sedimentario (compreso regime del trasporto solido e del trasporto dei bacini
versanti)
38
3.3.
Tendenza evolutiva del litorale
40
3.3.1.
Processi in atto e scenari futuri
40
3.4.
Qualità dell’ambiente marino e focivo
40
3.4.1.
Qualità delle acque
40
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
2
3.4.2.
Biocenosi bentoniche
47
3.4.3.
Tratti di costa di particolare interesse per la biodiversità
48
3.4.4.
Flora delle spiagge
49
3.4.5.
Foci fluviali
50
4.
Pericolosità costiera e impatti sulla qualità delle acque e sulla
biodiversità marino costiera
52
4.1.
Fascia dinamica della spiaggia
52
4.2.
Interferenza delle opere marittime sulla dinamica costiera
55
4.3.
Pericolosità costa alta
56
4.4.
Impatti delle attività antropiche sugli ecosistemi sensibili e sulla qualità delle acque57
4.4.1.
Impatto degli scarichi idrici
57
4.4.2.
Impatto di ormeggi ed ancoraggi
57
4.4.3.
Impatto della pesca (strascico abusivo e macrorifiuti)
57
4.4.4.
Impatto dei ripascimenti e delle attività di gestione degli arenili
57
4.4.5.
Impatto delle opere di pulizia idraulica degli alvei fluviali
58
5.
Rischio Costiero ed Ambientale
59
5.1.
Elementi a rischio
59
5.2.
Rischio associato agli eventi meteomarini
59
5.2.1.
Rischio sulla spiaggia
60
5.2.2.
Rischio sulla costa alta
61
5.3.
Rischio relativo al degrado della qualità delle acque e degli habitat
63
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Relazione Generale
3
Premessa
Storicamente la fascia costiera ha sempre rappresentato un importante polo per lo sviluppo della civiltà: la
possibilità di utilizzare il mare sia per il trasporto e gli scambi commerciali sia come fonte di risorse
alieutiche, ha incoraggiato e favorito lo sviluppo degli insediamenti sulla fascia litoranea.
Nell’ultimo secolo il ventaglio delle funzioni svolte dalla fascia costiera è divenuto più ampio ed ha influito in
maniera diversificata sulla crescita economica, sulla qualità della vita. In quest’area si concentrano attività
spesso tra loro conflittuali e si registra un’eccessiva densità demografica.
Turismo, acquacoltura, pesca, diporto nautico e porti turistici, trasporti marittimi e infrastrutture connesse,
uso pubblico e privato, rientrano tra quei molteplici usi il cui sviluppo non controllato ha minato e sta minando
lo sviluppo sostenibile dell’ambiente costiero, che è sfruttato al di là dei limiti della sua tolleranza non
consentendo così di garantire alle generazioni future le medesime risorse ambientali e possibilità.
La problematica della gestione di questo territorio specifico è quindi particolarmente cruciale ed importante
ed è nel contempo ormai riconosciuto che l’adozione di soluzioni settoriali sia oltre modo inadeguata.
In questo contesto si inserisce la previsione dell’art. 41 della Legge regionale n°20/2006 riguardo
all’adozione del Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero il quale, oltre a prevedere la tutela della
costa in quanto aspetto che attiene alla difesa del suolo e come tale connessa al corretto governo del
territorio, traguarda anche un ulteriore obiettivo, rappresentato dalla tutela e dalla valorizzazione della qualità
ambientale della zona costiera e delle sue risorse.
Tale Piano rappresenta, pertanto, lo strumento con il quale la Regione Liguria interviene in maniera integrata
rispetto a due temi strettamente interconnessi tra di loro e che trovano la loro ragione d’essere nelle funzioni
trasferite a livello regionale dal D.Lgs. 112/98: la protezione ed osservazione delle zone costiere –
individuata dall’art. 70 c.1 lett. a), quale aspetto attinente la protezione e tutela dell’ambiente marino, e la
programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi di difesa della costa e degli abitati
costieri, ai sensi dell’art. 89 c.1 lett. h) del citato Decreto.
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1.
Finalita’, Quadro normativo di riferimento, ambito di
applicazione, contenuti ed elaborati di Piano
1.1.
Finalità
Il Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero (in seguito denominato anche Piano o PTAMC)
dell’Ambito Costiero 15, individuato con DGR 1799/2009, comprendente le Unità Fisiografiche “Golfo del
Tigullio”, “Baia del Silenzio” e “Riva Trigoso”, è stato redatto in attuazione di quanto disposto dall’articolo 41,
comma 1 della Legge Regionale 4 agosto 2006 n°20 e ss.mm., recante “Nuovo Ordinamento dell’Agenzia
Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure e riorganizzazione delle attività e degli organismi di
pianificazione, programmazione, gestione e controllo in campo ambientale”.
Il Piano ha valore di Piano territoriale di settore, in quanto è specificatamente finalizzato al riequilibrio
sedimentario dei litorali e alla stabilizzazione della costa alta, nonchè al miglioramento della qualità delle
acque costiere, alla difesa e valorizzazione degli habitat marini e della biodiversità costiera, nel rispetto degli
assetti naturali e della loro tendenza evolutiva, degli usi compatibili e dello sviluppo sostenibile.
Il Piano si prefigge l’obiettivo di garantire ai litorali compresi nell’Ambito uno sviluppo durevole e socialmente
sostenibile della zona costiera, in quanto, oltre a prevedere la tutela della costa dall’erosione marina,
traguarda anche un ulteriore obiettivo, rappresentato dalla tutela e dalla valorizzazione della qualità
ambientale della zona costiera e delle sue risorse. In particolare il Piano si prefigge i seguenti obiettivi
generali:
- garantire un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni erosivi e di dissesto derivanti
dall’azione del moto ondoso
- tutelare la biodiversità e gli habitat marino - costieri rispetto ai diversi impatti derivanti dalla
realizzazione di interventi sulla fascia costiera nonchè rispetto alle attività che possono insistere sui
fondali, sulla costa alta, sulle spiagge, sulle foci fluviali.
Il Piano persegue, pertanto, le seguenti finalità specifiche:
a) ripristinare e mantenere le caratteristiche dinamiche naturali delle spiagge e delle falesie;
b) ridurre il rischio da erosione e da frana di falesie anche ai fini della pubblica incolumità;
c) salvaguardare i tratti di costa ad elevato valore naturalistico rispetto alla loro trasformazione e
occupazione da strutture marittime;
d) tutelare l’habitat marino prioritario “prateria di Posidonia oceanica” ed altri habitat di pregio dalle
attività antropiche ad alto impatto;
e) ripristinare gli habitat tipici della vegetazione pioniera delle spiagge e degli ambienti dunali;
f) ripristinare gli habitat tipici delle foci fluviali.
Come previsto dall’art. 41 della L.R. 20/2006, il Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero non si
sovrappone, duplicandone gli sforzi, al Piano di Tutela delle Acque approvato con la D.C.R. n. 32 del 24
novembre 2009 relativamente alle misure dallo stesso individuate per il conseguimento degli obiettivi di
qualità delle acque marine e costiere. Il PTAMC impiega le informazioni di base, riguardanti lo stato e le
pressioni per la valutazione delle tendenze evolutive e per evidenziare eventuali correlazioni tra gli interventi
già individuati dal Piano di Tutela delle Acque con gli aspetti legati alla salvaguardia della biodiversità, finalità
specifica e peculiare del PTAMC.
Poiché il PTAMC si prefigge altresì di garantire un livello di sicurezza del litorale adeguato rispetto ai
fenomeni erosivi e di dissesto derivanti dall’azione del moto ondoso, studia la fascia costiera con una scala
di maggior dettaglio (1:5.000) rispetto a quella usata dai Piani di bacino stralcio per la tutela dal rischio
idrogeologico vigenti. Il Piano studia, pertanto, la costa alta riclassificando, rispetto a quanto già definito dalla
pianificazione di bacino stralcio per l’assetto idrogeologico, la suscettività al dissesto e stabilisce un regime
normativo univoco per gli ambiti territoriali di comune interesse ad entrambi gli strumenti di pianificazione in
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Relazione Generale
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coerenza con i criteri per la normativa dei piani di bacino stralcio regionali per la tutela del rischio
idrogeologico.
1.2.
Quadro programmatico/normativo di riferimento
1.2.1.
Normativa comunitaria
I più recenti atti ed indirizzi internazionali e comunitari concordano nel sostenere che una migliore tutela
degli ambienti costieri può essere garantita attraverso una strategia integrata di sviluppo sostenibile e di
promozione della qualità ambientale.
Nell’Unione Europea il principale strumento di promozione della gestione integrata del litorale è la
Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa all’attuazione della gestione integrata
delle zone costiere in Europa (2002/413/CE, GU L 148 del 6.6.2002).
Tale Raccomandazione nelle premesse sancisce chiaramente come sia: "...di fondamentale importanza
attuare una gestione delle zone costiere sostenibile a livello ambientale, equa a livello economico,
responsabile a livello sociale, sensibile a livello culturale, per tutelare l'integrità di questa importante risorsa
tenendo conto al tempo stesso delle attività e delle usanze tradizionali locali che non costituiscono una
minaccia per le zone naturali sensibili e per lo stato di preservazione delle specie selvatiche della fauna e
della flora costiere”.
La Raccomandazione sottolinea in particolare come la gestione delle zone costiere dovrebbe essere basata
in particolare sui seguenti elementi:
-
-
l’adozione di una prospettiva globale di ampia portata (tematica e geografica), che contempli
l’interdipendenza e la diversità dei sistemi naturali e delle attività umane che esercitano un impatto sulle
zone costiere;
l’adozione di una prospettiva di lungo periodo che tenga conto del principio di precauzione e delle
necessità delle generazioni presenti e future;
il ricorso a sistemi naturali e rispetto delle capacità di assorbimento degli ecosistemi per rendere le
attività umane più rispettose dell’ambiente, responsabili sul piano sociale e valide da un punto di vista
economico al lungo termine.
A livello del Mediterraneo, inoltre, le Parti Contraenti la Convenzione per la protezione dell’ambiente marino
e della regione costiera del Mediterraneo, meglio nota come Convenzione di Barcellona, hanno adottato in
questo contesto un nuovo protocollo relativo alla Gestione Integrata delle Zone Costiere del Mediterraneo,
aperto alla firma a Madrid nel gennaio 2008 e sottoscritto dall’Italia nella medesima data, che si prefigge di
raggiungere un approccio integrato e multisettoriale nella strategia di gestione integrata delle zone costiere,
attraverso la definizione di un quadro comune di riferimento per l’intera regione Mediterranea.
Tale protocollo impegna, in particolare, le parti contraenti, al fine di prevenire e mitigare più efficacemente
l’impatto negativo dell’erosione costiera, ad adottare le misure necessarie per preservare o ripristinare la
capacità naturale della costa di adattarsi ai cambiamenti climatici, anche attraverso l’adozione di misure
specifiche sui sedimenti costieri e le opere costiere. Inoltre punta l’accento sulla necessità di adottare misure
volte a preservare le caratteristiche non solo degli habitat marini ma anche degli estuari, istituendo zone
protette tese ad evitarne la scomparsa, ma adottando anche misure volte a disciplinare o, se necessario a
vietare l’esercizio di attività che possono avere effetti negativi su tali habitat; in questo contesto particolare
accento viene posto anche sulla preservazione e il ripristino, ove possibile delle dune.
Inoltre a livello comunitario diversi sono gli indirizzi assunti sul tema di prevenzione e mitigazione
dell’erosione costiera:
- i principi formulati dalla Commissione Europea nel Libro Bianco sull’adattamento ai cambiamenti
climatici (“Adattamento ai cambiamenti climatici: verso un Quadro d’azione Europeo” COM(2009)147/4,
01.04.2009), in cui la Commissione propone l’istituzione di un Quadro d’Azione europeo per ridurre la
vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici dell’Europa, prevedendo tra l’altro che le politiche di
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-
-
-
adattamento non si limitino ad un’analisi dei cambiamenti climatici delle diverse sensibilità dei vari settori
ma innovando le modalità di governance;
le raccomandazioni proposte a conclusione del progetto EUROSION (Rapporto finale , maggio 2004),
commissionato dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, sulle politiche gestionali
adottabili contro l’erosione costiera in Europa, in particolare per quanto concerne i seguenti principi:
il ripristino del bilancio sedimentario e messa a disposizione degli spazi per i processi costieri al fine di
incrementare la resilienza costiera, anche nella prospettiva dei cambiamenti climatici;
l’introduzione del rischio nella pianificazione territoriale, attraverso la mappatura della pericolosità e del
rischio derivante da erosione costiera quale strumento necessario per le pianificazioni a lungo termine;
il rafforzamento della conoscenza di base relativa alla gestione ed alla pianificazione dell'erosione
costiera quale elemento imprescindibile per la gestione secondo un approccio programmato della
tematica dell’erosione costiera;
la Comunicazione COM (2007)308 della Commissione Europea sulla valutazione della gestione
integrata delle zone costiere in Europa laddove, formulando le indicazioni volte a favorire ulteriormente
la gestione integrata delle zone costiere, ritiene necessario elaborare strategie di adattamento ai rischi
derivanti dai cambiamenti climatici.
In tale contesto Il Piano rappresenta uno strumento di pianificazione coerente con principi posti alla base del
Protocollo Zone Costiere del Mediterraneo, in quanto ne persegue gli obiettivi.
Infatti la valutazione del sistema costiero è stata condotta prendendo in considerazione il patrimonio
biologico e le dinamiche di funzionamento naturali della parte marina e di quella terrestre in maniera
integrata e congiunta, in quanto le stesse costituiscono un’unica entità, in modo da non superare la capacità
di carico delle zone costiere e da prevenire gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e dello sviluppo.
Rispetto agli elementi della gestione integrata delle zone costiere fissati dal Protocollo e ribaditi anche dalle
raccomandazioni emerse con il Progetto Eurosion, il Piano si è dato carico di individuare quelle fasce della
spiaggia dove non è possibile realizzare quelle tipologie di opere che per la loro natura impediscono e
peggiorano l’equilibrio dinamico aggravando nel contempo il rischio da moto ondoso. Le valutazioni di
vulnerabilità e di rischio condotte sulla zona costiera rappresentano uno degli elementi fondanti del
protocollo che mira, tra l’altro, all’adozione di misure per preservare o ripristinare la capacità naturale della
costa di adattamento ai cambiamenti climatici, con un’ottica non disgiunta rispetto all’altro obiettivo prioritario
di protezione delle zone marine ospitanti habitat a elevato valore.
Il quadro di riferimento comunitario per l’uso sostenibile delle risorse ambientali marine e la gestione
integrata della costa si è inoltre arricchito con la Direttiva Comunitaria 2008/56/CE, meglio nota come Marine
Strategy Marine Strategy, recentemente recepita dallo Stato italiano con il D.Lgs. 190 del 13 ottobre 2010.
La Direttiva, partendo dalla consapevolezza di come i vari aspetti degli affari marittimi siano strettamente
connessi e vadano affrontati in modo globale al fine di assicurare una gestione efficace delle varie forme di
sfruttamento dei mari, spesso in competizione tra di loro, mira a rafforzare il coordinamento delle attività
antropiche sul mare e dei vari soggetti coinvolti con le questioni ambientali.
La Direttiva, che estende il proprio campo di applicazione dalle acque interne, già considerate sia dalla
direttiva 2000/60 che dalla raccomandazione ICZM, alle acque sottoposte alla giurisdizione dello stato
costiero, includendo le acque territoriali, vede nell’adozione e messa in opera del programma di misure lo
strumento con il quale conseguire un good environmental status delle acque marine, lavorando in maniera
sinergica con tutti gli altri strumenti normativi già adottati e che possono contribuire in una certa misura alla
protezione dell’ambiente marino, anche se non finalizzati in modo specifico allo scopo.
Tra questi si sottolinea la sinergia con obiettivi e azioni che possono essere sviluppate dalla Direttiva Habitat
per la conservazione degli habitat naturali, in quanto, migliorando le condizioni ecologiche dell’ambiente
marino, si contribuirà a lungo termine alla protezione e al ripristino degli habitat e delle specie da essa
tutelati. Inoltre, date le strettissime interazioni tra zona costiera e ambiente marino, l’attuazione della Marine
Strategy e della Raccomandazione sulla GIZC forniranno un quadro di sostegno coerente a entrambi i
contesti. Ne consegue che anche il Piano di tutela dell’ambiente marino e costiero costituisce a livello
regionale uno strumento coerente e sinergico con le prospettive e le finalità della Marine Strategy, anche in
relazione all’approccio integrato che esso sviluppa nell’affrontare tematiche concorrenti tra di loro.
1.2.2.
Normativa e programmazione Regionale
Il quadro di riferimento normativo regionale in cui si colloca il PTAMC è rappresentato dalle seguenti leggi:
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-
-
la legge regionale n 13/1999, recante “ Disciplina delle funzioni in materia di difesa della costa,
ripascimento degli arenili, protezione e osservazione dell'ambiente marino e costiero, demanio marittimo
e porti.” che costituisce lo strumento normativo con il quale la Regione Liguria, in attuazione del D.Lgs.
112/98, ha individuato il riparto delle funzioni anche con gli enti locali in materia di difesa della costa,
ripascimento degli arenili, protezione ed osservazione dell’ambiente marino e costiero, demanio
marittimo e porti. In particolare la Regione si è riservata la funzione di gestione integrata della fascia
costiera secondo i principi dello sviluppo sostenibile e del controllo della qualità degli interventi.
la legge regionale n 20/2006 che, in particolare l’art. 41, introduce il Piano di Tutela dell’ambiente marino
e costiero, con il quale persegue le politiche e gli obiettivi attinenti la difesa della costa e la tutela degli
habitat marino costieri con una lettura ed applicazione integrata.
la legge regionale n. 28 del 10 luglio 2009, recante “Disposizioni in materia di tutela e valorizzazione
della biodiversità”, che persegue, in attuazione della normativa comunitaria e nazionale in materia, la
tutela e la valorizzazione delle biodiversità attraverso la disciplina essenziale degli strumenti di tutela
quali le misure di conservazione, la valutazione d’incidenza ed i piani di gestione applicabili anche ai SIC
marini nelle more della normativa statale in materia, individuando altresì gli enti gestori dei SIC e delle
ZPS presenti sul territorio ligure. Per quanto attiene i SIC marini, ad eccezione dei siti rientranti
totalmente o in parte nelle perimetrazioni delle aree marine protette nazionali, la gestione è affidata alla
Regione.
Quanto al sistema di programmazione regionale esistente, viene in considerazione il Piano Territoriale di
Coordinamento della Costa, approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n°64 del 19 dicembre
2000. Il Piano prende le mosse dall'esame delle condizioni attuali della costa ligure, alla fine di un ciclo
espansivo fondato su un accrescimento solo quantitativo dell'edificazione e contrassegnato da una
trasformazione pregiudizievole per la conservazione dell'ambiente costiero.
La gestione integrata della fascia costiera è altresì assicurata a livello regionale da un insieme di criteri ed
indirizzi che la Regione emana al fine di assicurare l’esercizio in modo unitario e coordinato delle funzioni
attribuite dagli Enti locali. Si tratta in particolare di criteri ed indirizzi rivolti ai Comuni, cui la l.r. 13/99 ha
attribuito funzioni gestionali inerenti l’attuazione degli interventi di difesa delle a costa, dei ripascimenti, la
pulizia delle spiagge, il rilascio delle concessioni demaniali.
A tal fine la Regione, a partire dal 2002, ha elaborato criteri volti alla progettazione efficace ed
ambientalmente sostenibile di tali interventi anche nell’ottica della conservazione e tutela delle biocenosi
sensibili, che a seguito degli elementi acquisiti in sede di applicazione concreta sono stati affinati:
-
-
-
-
-
DGR n. 222/2003 - Criteri generali inerenti la progettazione e l’esecuzione delle opere di difesa della
costa e degli abitati costieri e di ripascimento degli arenili.
Decreto del Presidente della Giunta Regionale n.6 del 23/10/02 - Disciplina procedimento relativo
all’approvazione degli interventi stagionali di ripascimenti degli arenili, di cui all’art.5, comma 1, lettera a)
della L.R. 13/99 e successive modificazioni.
DGR n.773/2003 “Criteri per la valutazione degli impatti diretti ed indiretti sugli habitat naturali marini,
art.16 l.r. n.38/98”; tale norma permette di valutare, nell’ambito delle procedure di impatto ambientale, la
significatività di eventuali impatti di opere marittime a carico dei posidonieti.
DGR n. 1533/2005 “Criteri diretti a salvaguardare l’habitat naturale prioritario di Posidonia oceanica”.
Tale documento individua tutte le tipologie di opere potenzialmente in grado di produrre impatti negativi
sull’habitat e definisce gli indirizzi tecnici vincolanti per la loro progettazione nonché le indicazioni
tecniche generali per la loro realizzazione nell’ottica dell’obiettivo di conservazione dell’habitat. Tali criteri
rappresentano una specifica norma tecnica tematica per la valutazione di incidenza.
DGR n. 1793/2005 - Criteri generali per il monitoraggio delle opere di difesa della costa e degli abitati
costieri e di ripascimento degli arenili.
DGR n. 1488/2007 “Criteri per la gestione delle banquettes di Posidonia oceanica” - la Regione ha
fornito ai Comuni le indicazioni necessarie alla pianificazione e gestione sostenibile delle banquettes di
Posidonia oceanica che si accumulano lungo i litorali, indicazioni che prendono in considerazione sia gli
aspetti connessi alla protezione degli ecosistemi costieri e delle spiagge in relazione ai fenomeni erosivi,
sia le esigenze socioeconomiche correlate alle attività turistico - ricreative che caratterizzano il litorale
ligure.
DGR n. 1446/2009 Criteri generali da osservarsi nella progettazione degli interventi di ripascimento
stagionali.
DGR n. 1507/2009 “Misure di salvaguardia per gli habitat di cui all’Allegato 1 della Direttiva 92/43/CEE ai
sensi della la legge regionale n 25/2009“ , successivamente modificata con la d.g.r 468/2010, con la
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
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quale sono state assunte in particolare misure di salvaguardia per la protezione e conservazione degli
habitat Posidonia oceanica, scogliere ed estuari presenti all’interno dei SIC rispetto agli impatti
identificati.
Da ultimo la Regione, consapevole della necessità di garantire una conservazione sostenibile del bene in
quanto tale rappresentato dalla zona costiera sulla quale concorrono più interessi, nelle more
dell’approvazione del Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero ha approvato con D.C.R. n. 29/2009
le Misure di salvaguardia per la tutela dell’ambiente marino e costiero ai sensi dell’articolo 41 comma 1 bis
della Legge regionale n. 20/2006, operanti su tutto il litorale ligure, tese al mantenimento e ripristino del
bilancio sedimentario costiero e al mantenimento delle proprietà dissipative dell’energia del moto ondoso
esplicate naturalmente dalle spiagge.
1.3.
Ambito di applicazione
Il Piano si applica alla fascia costiera dell’Ambito Costiero 15, individuato dalla DGR 1799/2009, costituito
dalle Unità fisiografiche denominate Golfo del Tigullio, Baia del Silenzio e Petronio e delimitato:
- ad ovest da punta Portofino;
- ad est da punta Baffe;
- a mare dall’isobata di norma fino all’isobata dei – 50 m, con alcuni sconfinamenti a profondità maggiori in
relazione alla presenza dell’ habitat Coralligeno;
- a terra, nei tratti di costa bassa, dal limite di interazione con i fenomeni meteomarini;
- a terra, nei tratti di costa alta, dal limite di interazione con i fenomeni meteomarini;
- a terra lungo il tratto terminale delle aste fluviali del Torrente Petronio e del Fiume Entella.
Gli approdi e i porticcioli turistici esistenti nell’ambito costiero oggetto del Piano sono stati valutati
esclusivamente nei riguardi della loro influenza sulla dinamica litoranea e degli eventuali impatti negativi sul
bilancio sedimentario e sulla qualità ambientale della fascia costiera, ma non sono stati oggetto di
valutazione della efficacia delle strutture né della gestione degli spazi interni non prevedendo ipotesi di
interventi strutturali volti a modificarne le attuali caratteristiche rispetto all’incidenza del moto ondoso.
1.4.
Contenuti ed elaborati
I contenuti del Piano sono riportati nei seguenti elaborati:
-
la presente Relazione Generale
Norme di attuazione
Relazioni tematiche
Relazioni per paraggio
Piano degli Interventi
Allegati Cartografici
Rapporto Ambientale (comprensivo del piano di monitoraggio)
Le relazioni tematiche e le relazioni per paraggio del Piano rappresentano efficacemente il livello di
conoscenze attualmente raggiunto e soddisfano i contenuti previsti dall’art. 41 della Legge Regionale
20/2006 e dalla DGR 1799/2009.
Elenco delle relazioni tematiche:
1. Relazione sul clima ondoso al largo del golfo del Tigullio – analisi e metodologia
2. Relazione sulla modellazione matematica a larga scala di propagazione del moto ondoso da largo verso
le stazioni significative per i paraggi oggetto di studio dell’Ambito Costiero 15
3. Relazione sui fattori determinanti: demografia, uso suolo, attività produttive, attività economiche
4. Relazione sulla qualità delle acque costiere
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
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5. Relazione sui popolamenti marini bentonici
6. Relazione sulla vegetazione delle spiagge
7. Relazione sugli habitat delle foci fluviali
Argomenti non presenti nelle relazioni tematiche e trattati dettagliatamente nell’ambito delle relazioni per
paraggio
1. Relazione sull’inquadramento geografico dell’ambito
2. Relazione sull’evoluzione storica del litorale
3. Relazione sedimentologica
4. Relazione sulla pericolosità e sul rischio
Vi sono inoltre una serie di elaborati considerati non parte integrante del Piano ma che ne rappresentano i
dati di base, la cui conoscenza è utile per meglio comprendere il contenuto degli Allegati del Piano sui quali
sono applicate le normative.
Tali elaborati non costituiscono parte integrante del Piano e sono consultabili a richiesta secondo l’elenco di
seguito riportato:
A. Jane McKee Smith, Ann R. Sherlock, Donald T. Resio – U.S. Army Corps of Engineers. STWAVE:
Steady-State Spectral Wave Model – User’s Manual version 3.0
B. Co.l.mar. srl, 2008 - Indagine morfosedimentologica e bionomica di dettaglio del Golfo del Tigullio
finalizzata alla redazione del Piano di Tutela dell’Ambiente Marino
C. Osservatorio Ligure Pesca Ambiente, 2008 - Attività conoscitiva diretta ad approfondire alcuni aspetti
legati al disturbo antropico sull’ecosistema marino costiero (ancoraggi ed ormeggi, pesca a strascico
illegale e macrorifiuti con particolare riferimento alla salvaguardia delle biocenosi bentoniche ed alla
qualità delle acque
D. Università degli Studi di Genova –DIPTERIS, 2008 – Studio conoscitivo finalizzato all’individuazione di
una metodologia per la definizione della pericolosità e del rischio da frana in tratti a costa alta e rocciosa
1.5.
Definizioni
Ai fini del presente Piano si assumono le definizioni di cui all’art. 5 delle norme di Attuazione.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
10
2.
Inquadramento generale dell’ambito
2.1.
Inquadramento geografico dell’ambito
L’Ambito Costiero 15 comprende le unità fisiografiche del Golfo del Tigullio, della Baia del Silenzio e di Riva
Trigoso, ed è delimitato nel suo complesso dalla Punta di Portofino a nord-ovest e da Punta Baffe a sud-est
per uno sviluppo totale di 41.6 km.
L’unità fisiografica del Golfo del Tigullio, la più estesa dell’ambito, è costituita da un lungo settore costiero di
forma pressappoco rettangolare delimitato a nordovest dalla punta di Portofino ed a sudest dal promontorio
di Sestri Levante. L’orientazione della costa si differenzia nettamente in due settori: il lato corto, da Portofino
a Rapallo, presenta un orientamento complessivo circa S-N, mentre il lato lungo, da Rapallo a Sestri
Levante, si sviluppa lungo la direttrice NW-SE in maniera pressoché rettilinea.
La lunghezza del tratto di costa è di circa 31.2 km di cui 9.5 km di costa deposita e 18.1 km di costa alta, più
3.6 km occupati da strutture portuali.
Il bacino principale afferente l’unità fisiografica è quello dell’Entella, che ha una superficie di 370 km2. Altri
bacini di importanza minore sono il Gromolo (26.4 km2) che sfocia a Sestri Levante ed il Boate (26.2 km2)
che sfocia a Rapallo. La superficie totale dei bacini idrografici afferenti all’unità fisiografica del golfo del
Tigullio è di poco inferiore a 500 km2.
Il limite orientale dell’unità fisiografica è costituito dal promontorio di Sestri Levante (L’Isola) che ancora in
tempi storici era un’isola collegata alla terraferma da un sottile tombolo sabbioso (Cortemiglia, 1979).
Attualmente di fatto costituisce un promontorio invalicabile ai sedimenti costieri, pertanto il tratto tra l’Isola e
Punta Manara, pur essendo in tempi antichi collegato fisiograficamente con il tratto di costa limitrofo,
costituisce ora un’unità fisiografica indipendente, quella denominata Baia del Silenzio delimitata ad ovest dal
promontorio stesso e ad est da Punta Manara, che ha uno sviluppo costiero di circa 4.6 km di cui solo 350 m
di spiaggia sabbiosa.
L’unità fisiografica di Riva Trigoso è costituita da una baia racchiusa tra i due promontori di punta Manara a
nordovest e punta Baffe a sudest, al cui centro si estende l’ampia falcatura sabbiosa della spiaggia di Riva
Trigoso. Lo sviluppo della linea di costa all’interno della baia è di circa 5,3 km così articolati di cui 3 km di
spiaggia e 2.3 km di costa alta.
L’unico bacino significativo afferente l’unità fisiografica è quello del Petronio, che ha una superficie di circa
60 km2. I piccoli colatori provenienti dai tratti di costa alta raggiungono a malapena la superficie totale di 1
km2.
L’unità fisiografica del Golfo del Tigullio è suddivisa in 14 paraggi costieri delimitati da promontori naturali o
strutture artificiali che limitano gli scambi di sedimento tra un paraggio e l‘altro per condizioni di moto ondoso
ordinarie. Il paraggio costiero è l’unità base su cui sono state effettuate le analisi morfosedimentologiche ed
ambientali oggetto del presente Piano. Le unità fisiografiche di Baia del Silenzio e Riva Trigoso non sono
sezionate in paraggi costieri e vengono pertanto trattate nel presente piano alla stregua di paraggi.
La carta dei paraggi costieri dell’Ambito Costiero 15 è riportata in Figura 2.1.
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11
Figura 2.1 Ambito Costiero 15 Unità fisiografiche Golfo del Tigullio, Baia del Silenzio e Riva
Trigoso - limiti di paraggi costieri
1
2
3
4
5
6
7
8
9a
9b
10
11
12
13
14
15
Paraggio
Portofino
Paraggi
Cervara
Bagnodonne
S.Margherita
S.Michele
Rapallo
S.Ambrogio
Zoagli
Rovereto
Chiavari
FoceEntella
Lavagna
Sestrilevante
Baiasilenzio
RivaTrigoso
lungh costa [m]
2150
1256
1813
945
1527
1666
2594
2343
3192
2157
2516
2103
3805
3613
4221
5581
Limiti paraggio
Punta di Portofino – Punta Caieca
Punta Caieca – Castello di Paraggi
Castello di Paraggi – Punta Pedale
Punta Pedale – Porto di Santa Margherita
Porto di Santa Margherita – Punta Pagana
Punta Pagana – Punta Longon
Punta Longon – Castello dei Sogni
Castello dei Sogni – Monte Grosso
Monte Grosso – Punta di San Pietro
Punta di San Pietro – Punta Chiappe
Punta Chiappe – Porto di Chiavari
Porto di Chiavari – Porto di Lavagna
Porto di Lavagna – Punta di Sant’Anna
Punta di Sant’Anna – Punta di Sestri
Punta di Sestri – Punta Manara
Punta Manara – Punta Baffe
Tabella 2.1 Limiti dei paraggi nell’Ambito Costiero 15
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12
2.2.
Inquadramento socio-economico dell’Ambito
2.2.1.
Analisi demografica
Nell’area d’interesse la fascia costiera è altamente urbanizzata con un’elevata intensità di residenze anche a
carattere stagionale estivo. La popolazione residente è di circa 140.000 abitanti che possono più che
raddoppiare nel periodo estivo di massima affluenza turistica.
Liguria
Ambito Costiero 15
superficie km 2
5421
551
Abitanti residenti
1.571.783
142.509
densità
290
259
Tabella 2.2 Confronto abitanti dell’Ambito con quelli della Regione
Rispetto agli abitanti residenti gli aspetti demografici dell’ambito non si discostano di molto dalla media della
regione.
L’aspetto più rilevante è rappresentato dal forte incremento estivo della popolazione, dovuto alla forte
vocazione turistico-balneare del territorio.
Tale incremento, già significativo se valutato nel complesso (aumento del 113%) è ancor più rilevante in
alcune realtà locali, localizzate lungo la fascia costiera, dove alcuni comuni come Portofino, Santa
Margherita Ligure, Zoagli, Sestri Levante vedono più che triplicarsi la popolazione, passando da una
popolazione residente di 103.095 abitanti a circa 250.000 durante i picchi estivi.
2.2.2.
Attività economiche e produttive
Il territorio sotteso dall’ambito attualmente non presenta una importante vocazione industriale: l’unica attività
di una certa rilevanza è rappresentata dai cantieri navali siti a Riva Trigoso, in comune di Sestri Levante.
Valutazioni relative all’uso del suolo indicano in generale scarsa incidenza delle aree adibite ad uso
industriale e alle infrastrutture. Le previsioni per il futuro del settore sono di stabilità.
Anche la realtà agricola risulta avere scarsa incidenza in termini di superfici occupate e tipologia di
produzione. Le previsioni per il futuro del settore sono di stabilità
Il settore della pesca non è particolarmente sviluppato in termini assoluti ma rappresenta una importante
realtà su scala regionale: la flotta peschereccia residente nell’ambito, da Portofino a Riva Trigoso, è formata
da un totale di 78 imbarcazioni. La flotta più numerosa risulta essere quella di Santa Margherita Ligure con
un numero di 32 pescherecci, seguita da quella di Sestri Levante con 18.
La tipologia di pesca è soprattutto legata alle attività della piccola pesca costiera ed allo strascico. Le
previsioni per il futuro del settore sono di stabilità o declino.
Nell’ambito è presente un impianto off–shore di maricoltura: esso si colloca nel Golfo del Tigullio in posizione
Sud – Est rispetto alla foce del torrente Entella, ad una distanza dalla costa di circa un chilometro e con una
batimetria compresa tra i 30 ed i 40 metri. Le previsioni per il futuro del settore sono di stabilità.
Il turismo rappresenta una attività portante di tutti i comuni costieri ed è incentrata sul turismo balneare e
sulla nautica da diporto.
Già i dati relativi agli aspetti demografici hanno messo in evidenza il picco estivo delle presenze, legato
all’utilizzo della risorsa “costa” per l’offerta turistico-ricreativa; l’attività balneare induce una forte pressione
sulla costa in termini di frequentazione antropica, spazi utilizzati per le strutture balneari, attività di
ripascimento, movimentazione dei sedimenti di spiaggia. Le previsioni per il futuro sono quelle di stabilità e
ulteriore sviluppo del settore
La localizzazione delle strutture portuali e dei siti minori di deposito od ormeggio (per piccole imbarcazioni) è
indicata nella Tabella2.2
Nel complesso le unità da diporto e pescherecce, valutate in posti barca equivalenti da 12m, ospitabili nei
porticcioli turistici dell’area indagata risultano come dalla seguente tabella:
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13
Comune
Portofino
Santa Margherita Ligure
Rapallo
Rapallo
Chiavari
Lavagna
Sestri Levante
Località
PE12 effettivi
baia
227
porto
341
porto pubblico
233
porto Carlo Riva
393
porto
426
porto
1349
baia delle Favole
200
Tabella 2.3 – Posti barca equivalenti per Comune
Nel complesso si tratta di 3200 posti barca PE12 che includono il 10% dei posti riservati al movimento di
transito;la flotta stanziale può pertanto essere stimata in circa 2900 PE12.
A questo numero vanno sommate le piccole unità (in genere inferiori ai 6 metri di lunghezza) che possono
essere ospitate, a terra o in mare, nei siti minori (aree costiere che ospitano stabilmente un esiguo numero di
piccole imbarcazioni); tale contributo , alla luce degli approfondimenti effettuati, appare comunque di scarso
rilievo ed un fattore di incremento del 10% può essere considerato del tutto cautelativo.
Nel complesso pertanto è possibile stimare la flotta residente nell’area di interesse in circa 3200 unità PE12.
Dal momento che la dimensione complessiva della flotta ligure è stata stimata in circa 15.000 PE12 è
possibile affermare che nell’area di studio gravita circa il 20% della pressione diportistica ligure, percentuale
alta rispetto allo sviluppo costiero (13%).
Le previsioni per il futuro sono quelle di consolidamento e ulteriore sviluppo del settore.
2.3.
Inquadramento geologico-geomorfologico dei bacini e della
costa
2.3.1.
Bacini idrografici
I bacini idrografici più significativi sfocianti nell’Ambito sono riportati nella seguente tabella, in cui è riportata
anche la percentuale di superficie interessata da accumuli detritici gravitativi che sono importanti per
quantificare l’entità del trasporto solido del torrente:
Bacino
Superficie km2
Sup. frane %
Paraggio costiero afferente
Entella
370.3
9.81
Foce Entella
Petronio
60.4
8.61
Riva Trigoso
Gromolo
26.4
5.17
Sestri Levante
Boate
26.2
7.62
Rapallo
Rupinaro
11.4
1.60
Chiavari
San Francesco
6.2
16.33
Rapallo
Barassi
5.7
7.25
Lavagna
San Siro
5.1
5.84
Santa Margherita
Fravega
4.8
2.79
Lavagna
Tabella 2.4 Bacini idrografici significativi sfocianti nell’Ambito
Il principale tributario dell’ambito è l’Entella, che copre più di due terzi della superficie totale del territorio. Il
bacino dell’Entella è suddiviso in tre sottobacini, il torrente Lavagna prevalentemente impostato sui terreni
flyschoidi della “Formazione dell’Antola” e sulle “argilliti della val Lavagna”, il torrente Sturla, impostato
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14
prevalentemente sulle “Arenarie del Gottero” e sulla formazione della “Argille a Palombini”, infine il torrente
Graveglia, più eterogeneo dal punto di vista geologico con forte presenza di rocce ofiolitiche, diaspri e
calcari. Anche il trasporto solido da parte dell’Entella è perciò eterogeneo per litologia e dimensioni medie
dei sedimenti. Vari studi, meglio evidenziati nelle relazioni per paraggio, hanno stimato un apporto solido
totale alla foce da parte dell’Entella di circa 35.000 m3 annui. L’unico altro torrente in grado di trasportare
sedimento in quantità tale da contribuire in maniera significativa all’alimentazione delle spiagge limitrofe è il
Petronio, mentre dagli altri bacini il contributo del trasporto solido ai fini dell’alimentazione delle spiagge può
essere considerato, per diversi motivi, trascurabile in termini di volume anche se localmente importante nel
caso delle piccole spiagge di fondo baia presenti lungo tutto l’ambito costiero.
2.3.2.
Costa alta
La costa alta è suddivisa in tre settori caratterizzati dall’affioramento di tre litologie con caratteristiche
sostanzialmente differenti.
Dalla punta di Portofino a Punta Pedale affiorano i Conglomerati di Portofino, da Punta Pedale a Chiavari
(con la soluzione di continuità rappresentata dalla piana alluvionale di Rapallo) affiorano i Calcari marnosi
della Formazione di Monte Antola, da Punta del Cigno (Cavi di Lavagna) a Punta Manara e a punta Baffe
affiorano le Arenarie del Gottero costituita da strati di arenarie torbiditiche alternati a livelli argillosi.
Le giaciture sono estremamente variabili. In ragione della differente litologia e giacitura anche i fenomeni di
dissesto sono differenti. I fenomeni franosi sono piuttosto frequenti ed importanti nel settore orientale del
promontorio delle Grazie e nel versante orientale di punta Manara. Si tratta di accumuli al cui piede agisce
l’erosione marina contribuendo, seppur in maniera episodica, a rifornire le spiagge adiacenti di materiale
detritico. Nei restanti tratti di costa alta prevalgono fenomeni di crollo puntuali legati alla naturale evoluzione
delle falesie.
2.3.3.
Costa bassa
I principali tratti di costa bassa sono situati in corrispondenza delle piane alluvionali generate dai principali
corsi d’acqua. La più estesa è quella dell’Entella, che si sviluppa dal promontorio de Le Grazie alle Rocche
di Sant’Anna, per uno sviluppo di quasi 7 km. Seguono, in ordine di importanza, la piana costiera di Sestri
Levante e quella di Riva Trigoso. Nella zona di ponente l’unico tratto di costa bassa degno di nota è quello
che si sviluppa all’interno del golfo di Rapallo, generato dalla piana alluvionale del torrente Boate.
Altri piccole spiagge a tasca si trovano all’interno delle baie, in genere alla foce dei rivi minori. Anche queste
comunque rivestono particolare importanza sia dal punto di vista paesistico che turistico. Tra le principali
possiamo ricordare la Baia del Silenzio a Sestri Levante, le spiagge di Zoagli, la spiaggia di Ghiaia a Santa
Margherita, le spiagge di San Michele di Pagana e Paraggi.
Negli allegati relativi ai singoli paraggi costieri, ogni settore di costa bassa viene analizzato descrivendone
l’evoluzione storica, la morfologia della spiaggia emersa e sommersa, la sedimentologia, la morfodinamica
litorale, il bilancio sedimentario.
2.3.4.
Costa artificializzata
Come già detto nel paragrafo introduttivo circa il 10% della linea di costa dell’ambito 15 è occupato da
strutture portuali ed è quindi completamente artificializzata nel senso che su di essa non agiscono processi
naturali di evoluzione morfologica. Oltre a questi, un diverso tipo di artificializzazione è quello dato dalle
strutture che fissano in qualche modo la linea di riva, come i muri di contenimento delle infrastrutture stradali
o ferroviarie o manufatti costruiti a fini di sfruttamento turistico - balneare. Questa tipologia è particolarmente
diffusa sulla costa occidentale del golfo del Tigullio, tra Portofino e Rapallo, dove la linea di riva è spesso
costituita dal muro di contenimento della strada litoranea o da piattaforme in calcestruzzo utilizzate a fini
balneari. Un terzo ed ultimo tipo di artificializzazione è dovuto alla presenza di opere di difesa parallele che
contribuiscono ad alterare sensibilmente i processi naturali di evoluzione della costa per dare luogo ad una
linea di riva “mista”; a questa fattispecie si può far ricadere l’intero tratto di spiaggia di Chiavari.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
15
2.3.5.
Fondale marino
La piattaforma continentale che caratterizza l’Ambito Costiero 15 è una classica piattaforma di costruzione
sedimentaria, morfologicamente molto omogenea, senza i tipici canyon sottomarini che caratterizzano gli
ambiti costieri limitrofi (canyon del Bisagno ad ovest e canyon della Riviera di levante ad est (Corradi et al.,
2003).
Il ciglio della piattaforma corre praticamente parallelo alla linea di costa ad una distanza di circa 10 km da
essa e si situa a profondità comprese tra 115 m ad ovest e 150 m ad est.
La copertura olocenica si assottiglia progressivamente da riva verso il ciglio della piattaforma ed è costituita
da materiale prevalentemente pelitico le cui dimensioni medie diminuiscono procedendo verso il largo
(Corradi et al., 1980).
Il principale elemento di discontinuità della piattaforma continentale è rappresentato dal delta sommerso
dell’Entella. Questi è costituito da un fronte che si estende fino a circa 17 m di profondità e dalla scarpata
prodelta che raccorda il fronte alla piattaforma continentale a profondità variabili tra 80 m e 100 m circa.
L’intero corpo deltizio attuale è costituito da sedimenti olocenici pelitici che hanno spessori variabili da un
massimo di 18 m ad un minimo di 1.5 m verso il ciglio della piattaforma (Corradi et al., 2003), pertanto la
possibilità di reperire sedimenti relitti da utilizzare a fini di ripascimento delle spiagge è da considerarsi molto
bassa e disagevole.
2.4.
Inquadramento naturalistico e ambientale
2.4.1.
Ecosistemi Costieri
Popolamenti bentonici
I fondali marino - costieri dell’area d’ambito presentano, come del resto gran parte dei fondali liguri, una
grande varietà di habitat e popolamenti. Lungo i promontori di Portofino, Punta di Sestri, Punta Manara,
Punta Baffe e in un ampio tratto compreso tra Rapallo e Chiavari la costa è formata da alte falesie e
scogliere: esse risultano tuttora in buono stato di conservazione e scarsamente antropizzate; presso Paraggi
e Zoagli sono presenti alcune grotte sottomarine. Davanti alla Punta di Portofino e a Punta Manara i
substrati rocciosi raggiungono e superano largamente la profondità di 30m, risultando colonizzati da
popolamenti ascrivibili alla tipologia del Coralligeno, di grande pregio naturalistico; tali habitat risultano in
genere in uno stato di conservazione soddisfacente ed in equilibrio ma risultano localmente danneggiati
dalla presenza di reti da pesca ed altri attrezzi e materiali da pesca abbandonati.
Alla base delle scogliere, tra la roccia o su substrati sabbiosi, si trovano piccole praterie di Posidonia
oceanica, habitat prioritario ai sensi della direttiva habitat; all’interno delle numerose baie il posidonieto ha
potuto costruire, in virtù delle favorevoli condizioni idrodinamiche, formazioni molto superficiali, talvolta
semiaffioranti ascrivibili alla tipologia del récif-frangeant di particolare valore naturalistico; purtroppo
l’estensione dei posidonieti ha subito negli ultimi 50 anni un forte regresso: il limite inferiore è risalito di molti
metri e così pure le formazioni superficiali sono state pesantemente ridimensionate a causa delle
trasformazioni costiere, fino alla totale scomparsa nelle rade occupate dai porticcioli turistici. In profondità il
degrado è stato causato da molteplici fattori: la pratica della pesca a strascico, l’eccesso di sedimentazione
dovuto a discariche di materiali di scavo in mare, l’erosione indotta da grandi opere marittime.
Si tratta pertanto di un patrimonio residuo assolutamente da tutelare e riqualificare.
Anche se le antiche cause di degrado non sono più attuali o rimangono assolutamente marginali alcune
delle praterie di Posidonia oceanica risultano ancora sottoposte a pressioni dannose: le praterie presso
Cervara, San Michele di Pagana, Baia del Silenzio, Riva Trigoso risultano impattate da ormeggi ed
ancoraggi; presso i SIC marini antistanti Sestri Levante permangono episodi di pesca a strascico abusiva.
Il tratto di costa compreso tra l’abitato di Chiavari e quello di Sestri Levante presenta diverse caratteristiche
ambientali essendo fortemente condizionato dalla dinamica sedimentaria correlata alla presenza del torrente
Entella: i fondali risultano di natura prevalentemente sabbiosa e risultano colonizzati in maniera
frammentaria da prati di Cymodocea nodosa, pianta marina tollerante rispetto a condizioni fortemente
dinamiche. Al largo di Lavagna su un fondale compreso tra 16 e 18 m di profondità e a circa 850 m dalla
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Relazione Generale
16
costa si segnala la presenza su una superficie di circa 1300 m2, di una barriera di ripopolamento realizzata
negli anno ‘80 con elementi modulari di cemento
Costa
La linea di costa è un elemento del territorio particolarmente vulnerabile rispetto alle trasformazioni indotte
da porti ed opere marittime in quanto:
- è un ambiente “ad una dimensione”: in relazione alle trasformazioni è cioè assimilabile ad una linea e
pertanto la trasformazione è sempre del tutto e mai di una parte;
- le trasformazioni sono spesso irreversibili
- a livello di biodiversità si realizza un forte impoverimento in quanto le comunità animali e vegetali che
possono colonizzare i substrati artificiali risultano molto più povere rispetto a quelle originarie.
Il mantenimento di tratti di costa in buono stato di conservazione risponde a diverse esigenze e presenta
diverse valenze in termini di opportunità:
- Aspetto ecologico: molti tratti di costa, per le loro caratteristiche morfologiche e biologiche
rappresentano poli di biodiversità con ruoli chiave nei processi dell’ecosistema marino.
- Aspetto ricreativo/educativo: la linea di costa rimane il contesto di più facile accesso, per tutte le
categorie di utenti, alla ricchezza naturalistica dell’ambiente marino.
- Aspetto turistico/promozionale.
Già da anni il tema dell’artificializzazione della costa è ampiamente dibattuto dall’opinione pubblica e dagli
amministratori: gli studi del WWF degli anni novanta hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza delle aree
libere costiere come indicatore di sostenibilità e come obiettivo di conservazione. Più recentemente
l’importanza di certi habitat presenti lungo la linea di costa è stata riconosciuta anche nel campo del
monitoraggio ambientale con la messa a punto sistemi di valutazione della qualità ambientale delle coste
rocciose basati sulla presenza di specie indicatrici; a tale riguardo la Regione Liguria monitora dal 2006 ampi
tratti di costa attraverso l’applicazione dell’indice Carlit, basato sulla presenza di specie algali strutturanti; si
segnala infine l’esperienza francese del sito Medam (www.medam.org) promosso dalla Regione PACA, che
rappresenta un inventario dei tratti di costa artificializzata.
Si è pertanto ritenuto necessario introdurre uno strumento conoscitivo complementare a quelli già disponibili,
in grado di individuare in prima approssimazione i tratti di costa di particolare importanza sotto il profilo della
biodiversità e pertanto da preservare rispetto a future ipotesi di trasformazione. Il risultato ha messo in
evidenza che circa il 55% della costa dell’Ambito mantiene caratteri di alta naturalità ed alto valore ai fini
della preservazione della biodiversità, rappresentando un patrimonio da tutelare da future trasformazioni
antropiche.
Vegetazione delle spiagge
La vegetazione delle spiagge è generalmente indicata come flora psammofila e alofila; la flora psammofila è
costituita da specie che colonizzano le sabbie incoerenti depositate dal moto ondoso e/o dal vento e
presentano adattamenti morfologici che permettono loro di sopravvivere ai processi di trasporto e
deposizione dei sedimenti; alcune sono organizzate in modo da consolidare la sabbia e facilitare nel tempo
la formazione di dune, creando condizioni tali da permettere l’installarsi, in un secondo tempo, di
vegetazione non psammofila. In stretta vicinanza del mare le specie vegetali sono anche chiaramente alofile,
sono cioè adattate fisiologicamente a colonizzare substrati caratterizzati da elevata salinità.
A livello di habitat l’ambiente della spiaggia emersa, può essere differenziato, in funzione della presenza
della vegetazione, in tre fasce. La prima, compresa tra la linea di bassa marea e la linea ove giungono le
mareggiate ordinarie rappresenta una “zona afitoica” ossia priva di vegetazione, a causa dell’elevato
dinamismo idrico e sedimentario che non consente la colonizzazione a nessuna specie, anche annuale.
La seconda fascia è compresa tra la linea delle mareggiate ordinarie e quella degli eventi estremi, che
corrisponde con il limite morfologico funzionale della spiaggia (costituita cioè dai sedimenti movimentati dal
moto ondoso); in questo ambiente può affermarsi una flora psammofila e alofila di tipo pioniero, adattata cioè
a colonizzare ambienti difficili e periodicamente perturbati (in questo caso dall’azione modellatrice delle
mareggiate più intense); in questa situazione lo stadio pioniero della colonizzazione è per così dire
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Relazione Generale
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permanente in quanto l’evoluzione vegetazionale viene ciclicamente “ringiovanita” se non azzerata; in
condizioni di maggiore stabilità (ad esempio nel caso di una spiaggia in accrescimento) la vegetazione
pioniera può stabilizzarsi e contribuire alla formazione degli apparati dunali.
La terza fascia è costituita dagli apparati delle dune costiere, formazioni di sabbie movimentate
prevalentemente dal vento e consolidate e stabilizzate progressivamente dalla vegetazione: le dune litorali
possono formare parecchie serie più o meno parallele, separate da vallette, ove possono formarsi stagni o
laghi costieri con acque più o meno salmastre, secondo i rapporti che hanno col mare e con le fonti di acqua
dolce; per questo complessità morfologica ed ecologica rappresentano un habitat di particolare interesse ai
fini della conservazione della biodiversità.
Tali ambienti naturali sono particolarmente vulnerabili rispetto agli usi antropici della costa e sono stati inclusi
fra gli habitat meritevoli di salvaguardia nella direttiva comunitaria 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. La situazione di
conservazione di tali aspetti vegetazionale nell’Ambito si può così riassumere:
- si rileva la totale scomparsa degli ambienti delle dune costiere;
- per quanto riguarda la flora pioniera delle spiagge si osserva una presenza diffusa ma del tutto
frammentaria e riferita ad aspetti vegetazionale assolutamente impoveriti e relittuali.
Lungo le spiagge la vegetazione psammofila pioniera è infatti progressivamente scomparsa a causa del loro
pesantissimo sfruttamento ai fini turistico balneari: a tale utilizzo del litorale sono infatti associate attività di
manutenzione e occupazione della spiaggia che hanno progressivamente impoverito, spesso fino alla totale
estinzione locale, la flora preesistente; fra di esse
- attività di “pulizia” della spiaggia, intesa come rimozione degli elementi (fra cui le piante) che sottraggono
spazio all’uso balneare
- attività di livellamento e riprofilatura della spiaggia
- attività di vagliatura della spiaggia
- attività di ripascimento della spiaggia
- porto a secco per piccole unità da diporto.
Nel territorio dell’ambito permangono tuttavia alcune spiagge ove con una diversa gestione territoriale è
possibile ripristinare piccole ma significative porzioni di questo habitat.
Vegetazione delle foci fluviali
Una possibile definizione di foce fluviale o estuario è il luogo ove il fiume si riunisce al mare ed è sottoposto
all’influenza delle maree e delle ondazioni, formando una zona di transizione tra le acque dolci fluviali e le
acque salate marine. La stretta correlazione con l’ambiente marino condiziona da una parte la natura delle
acque, che presentano caratteristiche salmastre variabili nel tempo e nello spazio (sia verticalmente, sia
orizzontalmente); dall’altra condiziona le caratteristiche geomorfologiche e del suolo: l’interazione tra il
trasporto dei sedimenti da parte del fiume (da monte al mare) e quello del moto ondoso (lungo la fascia
attiva del litorale) genera morfologie e substrati di particolare interesse per la sopravvivenza di habitat di alto
valore naturalistico.
Gli estuari dei corsi d’acqua liguri sono in genere caratterizzate da piccole dimensioni e alto livello di
artificializzazione (presenza di argini sulle sponde e di pennelli guardiani alla foce): nelle situazioni meno
compromesse può essere individuata schematicamente la seguente successione di ambienti:
a) A contatto diretto col mare si trova la barra di foce: i sedimenti direttamente esposti all’azione
morfodinamica delle onde tendono a formare una lingua di sabbia e ciottoli che costituiscono una
soglia al deflusso idrico in mare; la barra di foce, in assenza di opere di arginatura è destinata ad
essere trasportata long-shore dal moto ondoso e fa parte funzionalmente del sistema spiaggia.
Rappresenta pertanto un ambiente ad altissima energia ove la vegetazione non può insediarsi
stabilmente; può essere pertanto assimilata alla fascia afitoica della spiaggia.
b) Dietro la barra di foce, in condizioni di magra, è presente un corpo d’acqua salmastra a debole
scorrimento.
c) Nell’alveo sono in genere presenti piccoli isolotti allungati nel senso della corrente, generati dalla
sedimentazione di sabbia e ghiaia nella fase finale delle piene; si tratta di depositi sottoposti
frequentemente a erosione che hanno pertanto natura temporanea.
d) Sulle sponde tendono a formarsi depositi di sedimento più stabili, interessati dalla corrente solo
durante gli eventi di piena di maggiore entità.
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In questo contesto ed in particolare negli ambiti c) e d) si insedia una vegetazione di macrofite specializzate
nella colonizzazione di ambienti a elevato idrodinamismo; si tratta di piante a veloce crescita, quali canne e
giunchi, che sono in grado di costruire in breve tempo formazioni erbacee di grande complessità strutturale e
di particolare importanza per la biodiversità. Tali dense formazioni vegetali risultano continuamente
rimaneggiate e ringiovanite dagli eventi alluvionali e dalle mareggiate di maggiore entità ma risultano
sostanzialmente in equilibrio dinamico. La situazione di conservazione di tali aspetti vegetazionale
nell’ambito ne evidenzia la pressoché totale assenza.
Tale stato è principalmente dovuto alle attività di movimentazione dei sedimenti realizzate ai fini di pulizia
idraulica dei corsi d’acqua; fondamentalmente le azioni consistono nell’asportazione periodica e
generalizzata a tutta la superficie di alveo di materiale litoide e della vegetazione.
Nel territorio dell’ambito esistono principalmente due siti potenzialmente idonei ad un recupero: le foci dei
torrenti Entella e Petronio.
Il primo sito è già ampiamente inserito nel SIC “Foce e medio corso del torrente Entella (ad eccezione della
parte terminale più prossima al mare) ed è anche oasi di protezione faunistica riconosciuta dalla Provincia;
malgrado questo stenta ad evolvere verso situazioni morfologiche e vegetazionali sufficientemente mature
tali da supportare habitat in stato soddisfacente; le cause principali sono le periodiche movimentazioni dei
sedimenti in alveo e recenti opere di arginatura; da segnalare inoltre la scarsa qualità delle acque, dovuta
principalmente a contaminazione di origine fognaria
Il secondo sito non gode attualmente di alcun regime di tutela dal punto di vista naturalistico; lo stato degli
habitat è attualmente particolarmente impoverito dalle periodiche attività di manutenzione idraulica
dell’alveo.
2.4.2.
Scarichi costieri e macrorifiuti
Rispetto al tema della qualità delle acque marine in relazione agli scarichi, ai sistemi di trattamento e
depurazione delle acque reflue, alla qualità dei corsi d’acqua dei bacini afferenti, il Piano non deve
sovrapporsi, duplicandone gli sforzi, a strumenti di pianificazione già esistenti, in particolare il Piano di Tutela
delle Acque, approvato con la DCR. n.32/2009; per questo motivo il presente piano sviluppa la tematica
nelle Relazioni di Paraggio e in sintesi al paragrafo 5.3 solo ai fini di indicare eventuali priorità tra gli
interventi già individuati e di evidenziare eventuali correlazioni con gli aspetti legati alla salvaguardia della
biodiversità, finalità specifica e peculiare del Piano.
Nel complesso il sistema di collettamento delle acque reflue degli agglomerati presenti nell’ambito appare
soddisfacente in quanto la pressochè totale quantità di acque fognarie risulta efficacemente raccolta e
convogliata presso sistemi di trattamento e scarico.
Il tipo di trattamento risulta invece molto spesso limitato a semplici trattamenti di grigliatura o rotostacciatura.
In tutti i casi comunque lo scarico nelle acque costiere avviene attraverso condotte sottomarine che
consentono di raggiungere punti a profondità e distanza dalla costa adeguati.
I risultati dei monitoraggi istituzionali sulle acque costiere evidenziano ovunque un buono stato di qualità per
quanto riguarda lo stato trofico, l’ossigenazione e la trasparenza.
Solo molto vicino a costa i dati relativi ai controlli sulla balneazione mettono in evidenza alcune situazioni
non ottimali, estremamente localizzate, in prossimità della foce di alcuni corsi d’acqua e in condizioni di
limitato ricambio idrico.
Il problema della presenza di rifiuti galleggianti sul mare che raggiungono la costa e le spiagge liguri si
intensifica ed è maggiormente percepita durante la stagione estiva quando l'affluenza turistica e la fruizione
delle acque marine sono maggiori.
Il fenomeno delle “acque sporche” rappresenta un motivo di lamentela pubblica che si ripropone
frequentemente nella stagione estiva, in tutti gli anni e lungo l’intero arco ligure, in particolare lungo il tratto di
costa da Portofino a Sestri Levante che risulta quello con la massima densità di segnalazioni: Santa
Margherita Ligure e Sestri Levante risultano le zone maggiormente interessate, seguite da Zoagli, Lavagna
ed infine Chiavari, Rapallo e Portofino.
Il fenomeno del “mare sporco” si manifesta con due distinti aspetti che possono comparire sia disgiunti, sia
associati:
 presenza di rifiuti solidi galleggianti
 presenza di schiume
Le analisi ambientali condotte per la stesura del Piano hanno infine messo in evidenza un diverso aspetto
legato alla problematica dei rifiuti in mare: i popolamenti coralligeni presenti nell’area di Punta Manara
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risultano localmente impattati dalla presenza di reti e altri strumenti di pesca abbandonati; tali materiali
producono sensibili danni dovuti alle catture accidentali ed all’azione abrasiva a danno delle gorgonie e degli
altri organismi strutturanti.
2.4.3.
Pesca e strascico illegale
L’indubitabile pregio ittico del tratto di mare più prossimo alla costa (zone di nurserie in particolare)
determina una grande attrattiva nei confronti di tutte le forme di sfruttamento delle risorse, anche attraverso
l’uso di pratiche illegali quale lo strascico abusivo, che devono essere controllate e ostacolate facendo
ricorso alla conoscenza completa della problematica ed alle possibili strategie di dissuasione.
È stato evidenziato che il fenomeno della pesca a strascico illegale può rappresentare ancor oggi, in alcune
realtà locali, un importante fattore di pressione non sostenibile sui bassi fondali liguri.
Nonostante i divieti e i rischi di sanzione, questa fascia di fondale sembra essere molto allettante per le rese,
così da spingere i pescatori di differenti località ad operare in tali tratti di mare.
Il comportamento generale del pescatore abusivo è quello di prolungare la strascicata nella fase di rientro in
porto, o piuttosto di anticiparla rispetto al raggiungimento della zona di competenza, estendendo l’attività di
pesca in relazione ad un’approssimazione volontaria ed errata delle rotte legittime, in modo da poterne
estendere i frutti alle zone interdette. Il tutto con il favore del buio del mattino o della sera.
Nei tratti di costa caratterizzati da ostacoli presenti sul fondale marino, sia naturali sia di origine antropica
(tubature e strutture di altro genere), sembra sussistere un valido motivo di dissuasione, sebbene in alcuni
casi i pescatori sembrino aver sviluppato una grande esperienza nell’operare in stretta prossimità delle zone
inaccessibili.
Nell’Ambito del Piano si osserva che il settore a levante del golfo del Tigullio, davanti alle coste dei comuni di
Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo e Zoagli, risultano indenni dal fenomeno grazie anche alla
presenza della riserva marina protetta di Portofino.
Il tratto di costa antistante i Promontori di Punta di Sestri, Punta Manara e Punta Baffe risulta invece
potenzialmente interessato da episodi di pesca a strascico abusiva.
2.4.4.
Ormeggi e ancoraggi
Su scala locale l’ancoraggio delle imbarcazioni da diporto, quando intensivo e non regolato, può
rappresentare una minaccia per la conservazione delle praterie di Posidonia oceanica e di altri ecosistemi
costieri.
Nella realtà ligure gli habitat vulnerabili rispetto all’azione meccanica delle ancore e dei sistemi di ormeggio
sul fondale risultano essere principalmente due: la prateria di Posidonia oceanica ed i popolamenti ascrivibili
alla tipologia del Coralligeno; mentre nel primo caso la fascia di massima distribuzione dell’habitat
corrisponde quasi esattamente con quella di sosta delle unità da diporto (da 0 a 20 metri di profondità), nel
secondo caso la sovrapposizione è un fenomeno molto meno frequente che può avere rilevanza solo in
particolari realtà locali.
L’entità del danno arrecato dagli ancoraggi alle praterie di Posidonia oceanica può dipendere da numerosi
fattori: tra questi i più importanti sembrano essere la frequenza ed il numero degli ancoraggi, le dimensioni
delle imbarcazioni, il modello di ancora utilizzato o la natura del substrato sul quale cresce la pianta.
Come desumibile dall’analisi sulla consistenza della flotta diportistica gravitante nell’ambito di interesse, la
frequentazione delle unità da diporto nell’area è sicuramente un fenomeno rilevante da non sottovalutare.
Un’analisi complessiva ha evidenziato che la fascia di mare interessata dal fenomeno è risultata
particolarmente ristretta e molto prossima alla costa, nell’ordine delle poche centinaia di metri; quasi tutte le
osservazioni sono comprese dall’isobata dei 20 m e l’isobata dei 30 metri sembra rappresentare un limite
fisiologico all’ancoraggio delle unità da diporto.
L’analisi di questo tipo di pressione ambientale ha messo in evidenza l’esistenza di due situazioni critiche:
- aree di fondale caratterizzati dalla presenza di posidonieto e fortemente frequentate per la sosta dai
diportisti: Portofino, Cervara, Riva Trigoso.
- aree di fondale caratterizzati dalla presenza di posidonieto e attrezzate con sistemi di catenarie e corpi
morti sul fondo per la creazione di campi di ormeggio estivo: San Michele di Pagana, Baia del Silenzio.
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2.4.5.
Ripascimenti e discariche a mare
Rispetto al passato attualmente, in Liguria, l’immersione di sedimenti ai fini di ripascimento risulta una attività
già debitamente regolamentata sotto il profilo ambientale e sottoposta a severi standard qualitativi.
Se è vero pertanto che lungo la costa permangono i resti o gli effetti ambientali di antiche discariche
realizzate lungo la costa, come ad esempio il rilevato di Punta Pedale, negli ultimi 10 anni non sono state
realizzate nuove discariche costiere mentre il quadro degli interventi di ripascimento sulle spiagge è
sufficientemente noto in termini di localizzazione, quantità e natura del materiale versato.
Nel complesso il materiale utilizzato per i ripascimenti delle spiagge nell’area di interesse è prevalentemente
di origine fluviale, di provenienza dai bacini della stessa unità fisiografica.
Circa il 18% dei sedimenti proviene da cava e anche in questo caso il materiale proviene da siti locali,
presenti nel bacino sotteso all’unità fisiografica.
Le attività di ripascimento delle spiagge dell’ambito per il periodo 2003-2007 sono caratterizzate come
indicato nelle tabelle seguenti:
fonte
alveo
cava
totali
Quantità m3
105120
23381
128501
materiale
autoctono
m3
81.80%
98100
18.20%
22362
100.00% 120462
%
% sul totale
93%
96%
94%
materiale
alloctono
m3
7020
1019
8039
% sul
totale
7%
4%
6%
Tabella 2.5 Attività di ripascimento delle spiagge dell’ambito per il periodo 2003-2007
Il Comune di Santa Margherita Ligure realizza abitualmente il ripascimento stagionale dei tratti di costa a sud
del porticciolo turistico, esclusa la spiaggia dell’insenatura di Paraggi.
Il Comune di Rapallo realizza abitualmente ripascimenti stagionali di modestissima entità, sia nelle spiagge
interne al golfo che nelle piccole baie a sud del porticciolo.
La spiaggia centrale di Zoagli è stata occasionalmente interessata da piccoli ripascimenti stagionali. Nel
2007 la piccola spiaggia delle Arenelle, sita a ponente dell’abitato è stata oggetto di un ripascimento
strutturale finalizzato al consolidamento dell’arenile.
Il Comune di Chiavari realizza annualmente il ripascimento stagionale di tutte le spiagge a ponente del
porticciolo.
Il Comune di Lavagna annualmente effettua ripascimento stagionale di tutte le spiagge a levante del
porticciolo; dal 2005, per far fronte ai gravi problemi di erosione del litorale, è stato realizzato un intervento
strutturale di ricostruzione della spiaggia, ad oggi l’intervento ha interessato circa la metà delle spiagge
comunali.
Nel comune di Sestri Levante sono abitualmente realizzati interventi di manutenzione delle spiagge. Un
grande intervento di costruzione ex novo di un ampio tratto di spiaggia è stato realizzato nel 1998, nel
settore a ponente dell’abitato; nel 2003 lo stesso tratto di costa è stato interessato da un secondo
versamento di minore entità finalizzato a migliorare le caratteristiche ambientali del sito.
La spiaggia di Riva Trigoso non è abitualmente oggetto di attività di ripascimento.
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2.5.
Clima meteomarino
La definizione del clima meteomarino al largo dell’ambito oggetto del presente Piano è stata condotta
utilizzando le misure effettuate dall’ondametro della Rete Ondametrica Nazionale situato al largo della
Spezia secondo il metodo della trasposizione geografica, proposto da Contini e De Girolamo (1998), dal
punto di misura al punto rappresentativo dell’ambito. Per quanto riguarda la metodologia seguita per l’analisi
della serie di misure ondametriche trasposte al largo del Golfo del Tigullio (rappresentative per tutto l’ambito
in esame) si rimanda alla relazione tematica “Relazione sul clima ondoso al largo(RO)”.
2.5.1.
Esposizione dell’Ambito
L’Ambito è esposto ai mari prevalenti di Libeccio, come raffigurato nella Figura 2.2 seguente, dove vengono
indicati nel diagramma polare i fetch geografici (in rosso) e i fetch efficaci (in blu), sovrapposti alla carta
nautica (scale non confrontabili).
Figura 2.2 Fetch geografici (in rosso) ed efficaci (in blu) davanti al golfo del Tigullio – scala dei
fetch distorta rispetto alla carta.
Sono stati individuati tre settori di traversia, rappresentativi dell’esposizione del sito alle ondazioni, a cui
riferire le altezze d’onda derivanti dall’analisi statistica dei dati ondametrici trasposti. L’analisi statistica ai fini
della definizione delle altezze d’onda e periodi di picco associate ai diversi periodi di ritorno è stata condotta
secondo la legge di probabilità di Gumbel. Si è pertanto scelta la direzione di 220°N, per i mari da Libeccio,
come rappresentativa del settore di traversia principale, la direzione 160°N per il settore secondario da
Scirocco e la direzione 180°N per le ondazioni da mezzogiorno meno significative; a queste sono state
associate, per i diversi periodi di ritorno, le altezze d’onda e i periodi, derivanti dall’analisi statistica effettuata,
al fine del loro impiego nella propagazione del moto ondoso da largo verso riva. Nella tabella seguente si
riportano i valori di riferimento al largo dell’ambito oggetto del presente Piano.
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Periodo di
ritorno
[anni]
1
2
5
10
20
30
50
100
dir 160°
Hm0T
TP
dir 180°
Hm0T
TP
dir 220°
Hm0T
TP
[m]
[m]
[m]
[s]
3.1
3.9
4.8
5.4
6.1
6.5
6.9
7.6
8.0
8.9
9.9
10.5
11.1
11.5
11.9
12.4
[s]
2.7
3.3
4.0
4.5
5.0
5.3
5.7
6.2
7.4
8.2
9.1
9.6
10.1
10.4
10.8
11.2
[s]
4.7
5.1
5.7
6.2
6.7
6.9
7.3
7.7
9.7
10.2
10.8
11.2
11.7
11.9
12.2
12.6
Tabella 2.6 valori di altezza d’onda e periodo di picco associati ai periodi di ritorno
significativi per le direzioni di propagazione scelte in corrispondenza del
sito al largo dell’ambito del Piano.
Per eventuali dettagli si rimanda all’allegato tecnico “Relazione sul clima ondoso al largo (RO)”.
2.5.2.
Propagazione del moto ondoso da largo verso riva
L’evoluzione del moto ondoso dal largo verso riva all’interno delle tre unità fisiografiche (Golfo del Tigullio,
Baia del silenzio, Petronio), che caratterizzano l’ambito di applicazione del Piano, è stata condotta
applicando un sistema di modelli numerici e codici di calcolo, che permettono di descrivere la propagazione
del moto ondoso. L’ingresso al sistema è rappresentato dall’onda al largo, con le caratteristiche di cui alla
Tabella 2.6, l’uscita dal sistema è rappresentata dai dati caratteristici del moto ondoso (altezza, periodo e
direzione dell’onda), per i vari periodi di ritorno nei vari punti della griglia di calcolo.
Tale impostazione, come meglio specificato nella relazione tecnica allegata “Relazione sulla modellazione di
propagazione del moto ondoso da largo verso costa (RM)”, è stata adottata a scala di unità fisiografica (larga
scala) per le tre unità fisiografiche ed è stata ripetuta a scala di dettaglio per ogni singolo paraggio, al fine di
individuare le caratteristiche ondose, associate a diversi periodi di ritorno, propedeutiche ai successivi calcoli
ed elaborazioni progettuali per la definizione delle fasce dinamiche delle spiagge e per la valutazione del
rischio di inondazione delle aree costiere.
Lo schema impostato al fine di tenere conto del rilievo batimetrico di dettaglio e di meglio definire le
caratteristiche ondose lungo costa per le successive analisi è il seguente:
- dapprima la modellazione è stata condotta a larga scala, ossia dalla profondità di 100 m, localizzazione
del punto al largo rappresentativo del clima meteomarino dell’ambito, fino a profondità, vicino a costa, in
cui non si fossero ancora manifestati i fenomeni di frangimento e le condizioni del moto ondoso avessero
subito limitatamente gli effetti di rifrazione, diffrazione e shoaling.
- Successivamente è stato riapplicato il codice di calcolo a scala di dettaglio, per ogni singolo paraggio
dell’ambito, sulla griglia definita in base al rilievo di dettaglio nella zona compresa tra i punti lungo costa
definiti nel precedente passaggio fino a riva.
Nelle zone dal promontorio di Portofino al porto di Rapallo la conformazione orografica del territorio offre una
schermatura notevole alla propagazione del moto ondoso (soprattutto per la direzione da Libeccio),
inducendo fenomeni di diffrazione già su profondità elevate e lontane dalla linea di costa. Pertanto la
schematizzazione adottata risulta poco significativa e rappresentativa delle distribuzioni delle ortogonali
d’onda nei paraggi di tale area.
Modellazione a larga scala (di Unità Fisiografica)
L’analisi dell’evoluzione del moto ondoso è stata condotta mediante il modello matematico STWAVE
(Steady-state spectral wave model)®, un modello stazionario spettrale alle differenze finite per l’analisi della
propagazione verso riva delle onde generate da vento. Il modello elabora i dati su una griglia cartesiana
ortogonale.
Nella modellazione a larga scala la griglia è stata derivata dal modello dei fondali del Mare Mediterraneo
prodotto dall’Istituto Idrografico della Marina con celle quadrate a maglia 50 m x 50 m.
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In Figura 2.3 è riportata la griglia di calcolo utilizzata per la propagazione del moto ondoso dal largo verso
riva nelle unità fisiografiche del Golfo del Tigullio e della Baia del Silenzio, in Figura 2.4 quella utilizzata per
l’unità fisiografica di Riva Trigoso.
Definita la griglia, per tutti i periodi di ritorno considerati, è stata analizzata l’evoluzione del moto ondoso dal
largo verso riva.
Per le due unità fisiografiche Golfo del Tigullio e Baia del Silenzio, una volta a disposizione i risultati della
modellazione matematica, sono stati individuati i valori dell’altezza d’onda spettrale, il periodo e la direzione
dell’onda nei pressi di 23 stazioni di calcolo, individuate in punti rappresentativi per i vari paraggi ad una
profondità (-15m) tale che non si fosse ancora verificato il fenomeno del frangimento. Per l’unità fisiografica
di Riva Trigoso invece, data la sua conformazione più a baia, tale stazione è stata presa ad una profondità di
–50m in posizione abbastanza centrale per il paraggio (ancora abbastanza indisturbata dalle condizioni al
contorno). Le caratteristiche ondose (altezza, periodo e direzione di propagazione) nella stazione così
individuata sono state utilizzate per la successiva propagazione del moto ondoso verso riva, ad una scala di
maggior dettaglio, per ciascun paraggio.
Figura 2.3 griglia di calcolo utilizzata per la propagazione del moto ondoso dal largo verso riva
nelle unità fisiografiche Golfo del Tigullio e Baia del Silenzio
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Figura 2.4 Griglia di calcolo utilizzata per la propagazione del moto ondoso dal largo verso riva
nell’unità fisiografica di Riva Trigoso
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Figura 2.5 è rappresentata la distribuzione delle altezze d’onda (ottenute dalla propagazione su larga scala)
all’interno delle unità fisiografiche del Golfo del Tigullio e della Baia del Silenzio, con l’indicazione dei vettori
di direzione di propagazione del moto ondoso incidente, relativa all’evento ondoso con periodo di ritorno pari
a 50 anni (direzione al largo 220°).
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Figura 2.5 Distribuzione delle altezze d’onda e dei vettori di direzione di propagazione del
moto ondoso dal largo verso riva relativa all’evento ondoso con periodo di ritorno pari a 50
anni (direzione al largo 220°) – Golfo del Tigullio e Baia del Silenzio.
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In Figura 2.6 è rappresentata la distribuzione delle altezze d’onda all’interno dell’unità fisiografica di Riva
Trigoso, con indicazione dei vettori di direzione di propagazione del moto ondoso incidente, relativa
all’evento ondoso con periodo di ritorno pari a 50 anni (direzione al largo 220°).
Figura 2.6 Distribuzione delle altezze d’onda e dei vettori di direzione di propagazione del
moto ondoso dal largo verso riva relativa all’evento ondoso con periodo di ritorno pari a 50
anni (direzione al largo 220°) – Riva Trigoso.
La rappresentazione dei vettori di direzione delle onde fornisce una schematizzazione globale delle
ortogonali d’onda (o raggi d’onda), che evidenziano la rotazione dei fronti d’onda al variare delle profondità.
Tali vettori, che in acque profonde sono equidistanti e paralleli tra loro, procedendo verso le acque basse
variano la loro distanza e diventano convergenti o divergenti in funzione delle caratteristiche batimetriche e
della morfologia costiera, evidenziando (dal punto di vista grafico) le aree a maggiore e minore
concentrazione di energia ondosa.
I risultati della modellazione matematica hanno evidenziato che nella propagazione del moto ondoso dal
largo verso riva le onde subiscono una trasformazione dovuta all’effetto del fondo; i fronti d’onda subiscono
una rotazione a causa della diminuzione della velocità delle onde con la profondità e l’altezza d’onda subisce
una diminuzione legata alla dispersione dell’energia per effetto delle differenze tra velocità di fase e velocità
di gruppo. Il moto ondoso, a causa dell’orientazione della costa, subisce modesti effetti rifrattivi e si presenta
con altezze d’onda notevoli.
I risultati ottenuti hanno permesso di evidenziare come i mari provenienti da libeccio siano determinanti per i
paraggi posti a levante nel golfo del Tigullio, mentre quelli da scirocco lo siano per quelli più a ponente; il
promontorio di Portofino, infatti, riesce a “proteggere” dalle mareggiate più intense di libeccio le zone
comprese tra Portofino stesso e Zoagli, così come la punta di Sestri, anche se in tono minore, riesce a
schermare dai mari di scirocco le località prossime al capo. Le zone più centrali dell’unità fisiografica sono
quelle in cui si ha la minor riduzione dei valori di altezza d’onda nella propagazione del moto ondoso da
largo a riva. Nell’unità fisiografica di Riva Trigoso il promontorio di punta Manara fornisce una schermatura
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Relazione Generale
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per i mari provenienti da libeccio per il lato più a ponente della spiaggia, tali ondazioni hanno maggiore
effetto sul lato centro-levante; i mari da scirocco sono parzialmente ridotti dalla schermatura posta dalla
costa rocciosa di punta Baffe (in misura minore rispetto alla riduzione offerta per i mari da libeccio da punta
Manara). Per gli approfondimenti di studio si rimanda alla relazione tematica di riferimento.
Il modello matematico utilizzato ha permesso, inoltre, di individuare le zone di frangimento delle onde nella
propagazione dal largo verso riva; STWAVE ® restituisce un file di output con indicate le celle di calcolo
all’interno delle quali l’onda ha subito tale fenomeno. Per ogni periodo di ritorno è stato analizzato il
comportamento delle onde in termini di frangimento, per le tre direzioni predominanti.
Modellazione a scala di paraggio
Le caratteristiche del moto ondoso individuate nelle stazioni vicino alla costa, ricavate dall’applicazione a
larga scala del modello, sono state utilizzate come input per la modellazione della propagazione ondosa per
ogni singolo paraggio, ad una scala di maggior dettaglio, impostata su una griglia a celle quadrate 10 m x 10
m, derivata dal rilievo batimetrico multibeam di dettaglio.
La metodologia utilizzata ricalca quella della propagazione su larga scala precedentemente descritta. Sono
state definite ulteriori sezioni di controllo a riva, su profondità relativamente basse, in zone di particolare
interesse, al fine di avere una definizione immediata di alcuni valori significativi delle caratteristiche ondose.
I dati in uscita dal modello hanno consentito di definire, per ciascun paraggio, la dinamica sotto costa,
tramite la rappresentazione con i vettori di direzione delle onde (che schematizzano le ortogonali d’onda e
quindi le variazioni dei fronti al variare delle profondità e della morfologia costiera), e l’individuazione della
zona dei frangenti.
La disposizione delle ortogonali d’onda ha consentito di sviluppare le indagini sul trasposto solido e sulla
morfodinamica costiera. La definizione della surf-zone per ciascun paraggio ha consentito di definire,
contestualmente all’analisi sedimentologica, la profondità di chiusura della spiaggia sommersa, e quindi di
definire il limite lato mare della fascia attiva, dinamica, della spiaggia, in cui avviene la movimentazione
significativa dei sedimenti.
I valori delle altezze d’onda al frangimento sono stati utilizzati nelle successive fasi di studio, al fine di
definire la risalita del moto ondoso sulla spiaggia e quindi individuare le fasce attive delle spiagge.
Si rimanda alle relazioni specifiche per paraggio, allegate alla presente relazione, per i dettagli sulle analisi
dei risultati della modellazione applicata in ciascun paraggio.
2.6.
Morfologia e sedimentologia del litorale
Nei paragrafi che seguono si forniscono le linee generali relative alla morfologia del litorale ed all’evoluzione
recente della linea di riva all’interno dell’ambito e la metodologia di studio utilizzata nel Piano. L’analisi di
dettaglio di tutto quanto descritto si trova all’interno delle relazioni dei singoli paraggi costieri a cui si
rimanda.
2.6.1.
Metodologia
L’indagine sulla spiaggia sommersa è stata effettuata attraverso l’analisi dei dati acquisiti mediante rilievo
batimetrico multibeam, da cui è stato ricavato un modello digitale del terreno con maglia 1x1 m, utilizzando il
software Vertical Mapper del pacchetto Mapinfo ®. L’indagine ha riguardato la fascia compresa tra 1.5 m e
30 m di profondità.
Dal DTM sono state visualizzate le isobate con equidistanza 0.5m. La rappresentazione del fondale è
visualizzata nella Carta C01.
Per quanto riguarda l’analisi della spiaggia emersa sono state reperite da varie fonti, cartografie storiche a
partire dalle tavole del Vinzoni (1764). Inoltre è stata effettuata una ricerca di fotografie storiche le cui più
antiche risalgono alla fine del XIX secolo.
L’analisi di questa documentazione si è dimostrata di grande utilità per delineare gli aspetti evolutivi delle
spiagge, congiuntamente alle tecniche più “moderne” descritte negli altri paragrafi.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
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L’evoluzione recente della linea di riva è stata analizzata attraverso l’utilizzo delle fotografie aeree zenitali,
georeferenziate e, quando possibile, ortorettificate.
Sono state ricavate le linee di riva dai voli bassi costieri realizzati dalla Regione Liguria con cadenza
decennale a partire dal 1973 al 2003 e, come primo volo di confronto, il volo eseguito dalla Royal Air Force
per motivi bellici nel 1944.
L’evoluzione della spiaggia sommersa è stata indagata attraverso il confronto tra rilievi batimetrici storici e
quello eseguito nel 2007. Ovviamente le diverse metodologie utilizzate per il rilievo e soprattutto la diversa
scala dei rilievi non permettono un confronto quantitativamente attendibile ma possono essere comunque
molto utili per un’analisi qualitativa ed una stima semi-quantitativa delle variazioni morfologiche e
volumetriche della spiaggia sommersa.
Il rilievo più antico utilizzato è quello dell’Istituto Idrografico della Marina del 1879, di cui sono stati reperiti i
grafici di scandagliamento originali. Questi sono stati digitalizzati, georiferiti ed inseriti nel sistema GIS
Regionale. Dai grafici di scandagliamento, tramite il pacchetto Vertical Mapper, è stato ricavato il DTM con
maglia 5 m, che è stata giudicata la più attendibile dopo varie prove.
Il DTM così ottenuto è stato messo a confronto con quello ricavato dai rilievi 2007 e con un altro ricavato
dalle carte batimetriche dell’I.I.M. del 1981. Dove presenti, sono stati utilizzati anche altri rilievi ritenuti
significativi.
Per evidenziare le fasce batimetriche in cui tali variazioni si sono verificate, il confronto è stato effettuato
anche suddividendo il DTM in 4 fasce di profondità sulla base delle isobate attuali: tra –5 m e –10 m, tra –10
e –15, tra –15 e –20, tra –20 e –30. Sopra i –5 m il confronto non è stato effettuato per mancanza di dati
omogenei.
Nota metodologica
I rilievi dell’I.I.M. del 1879 e del 1981 sono stati ricavati, rispettivamente, dai grafici di scandagliamento
originali e dalle isobate fornite dall’Istituto stesso. Per loro natura e per la scala del rilievo non possono
essere confrontati con un rilievo multibeam di dettaglio a causa degli errori intrinseci dei due metodi
precedenti. Questi errori sono insostenibili per le zone con fondale ripido, a ridosso delle falesie e in
generale dove esiste una morfologia frastagliata. Nelle zone di fondale sabbioso a bassa pendenza ed
a morfologia uniforme, invece, si ritiene che l’errore sia accettabile, in relazione al tipo di informazioni
che si vuole ottenere.
Per questo motivo è stata individuata l’area, compresa tre i –5m e i –30m, all’interno della quale si è
ritenuto di poter confrontare i tre modelli I volumi ottenuti, sono comunque da considerarsi indicativi e
non assoluti, con un errore possibile del 50%.
Per quanto riguarda l’indagine sedimentologica sono stati prelevati numerosi campioni di spiaggia
sommersa, concentrati nelle spiagge maggiormente significative dell’ambito. Tali campioni sono stati
sottoposti ad analisi granulometrica da cui si sono ricavati i principali parametri statistici e le classi
granulometriche.
Per la caratterizzazione delle spiagge emerse si è fatto riferimento ad uno studio recentemente realizzato dal
Dipteris per conto della Regione Liguria nell’ambito del progetto Beachmed (2006) nel quale è stata
effettuata la caratterizzazione morfologica e sedimentologica di tutte le spiagge liguri.
2.6.2 Evoluzione storica del litorale
L’evoluzione storica del litorale del golfo del Tigullio è dominata dalle variazioni del regime di trasporto solido
dell’Entella e dalle opere costruite nel tratto di litorale da esso alimentato.
Infatti l’intero settore costiero che va dal promontorio delle Grazie alla punta di Sestri ha visto la continua
progradazione della linea di riva dal medioevo all’inizio del XIX secolo, seguita da una fase di regressione
cominciata intorno alla prima metà dell’800 che, tra fasi alterne, prosegue tuttora.
A questa tendenza generale si sono poi alternati episodi di erosione marcata ed episodi di stabilizzazione o
avanzamento dovuti in prevalenza ad azioni antropiche. Le maggiori crisi erosive sono state determinate
dalla costruzione della ferrovia in prossimità della fascia dinamica della spiaggia alla fine del XIX secolo e
dei porti di Chiavari e Lavagna nella seconda metà del ‘900. Tali crisi sono state in parte tamponate da
grossi interventi di ripascimento in occasione della costruzione dell’autostrada Genova - Sestri Levante negli
anni ’60 del ‘900 e dagli interventi più recenti di revisione dell’assetto delle spiagge di Lavagna e Sestri
Levante, tramite la costruzione di un sistema di pennelli associati a ripascimento artificiale.
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30
Nel settore occidentale dell’ambito, tra Portofino e Zoagli, le principali variazioni della linea di riva riguardano
la costruzione di opere marittime di irrigidimento della linea di costa e di discariche a mare ora consolidate,
come ad esempio quella di Punta Pedale, che ha generato le spiagge di Santa Margherita ligure nel
paraggio costiero di Bagno delle Donne.
Le spiagge di fondo baia presenti in diversi settori dell’ambito (Paraggi, San Michele, Zoagli, Baia del
Silenzio, Riva Trigoso), indipendentemente dalle loro dimensioni, sono sostanzialmente stabili nell’ultimo
secolo.
L’analisi di dettaglio delle variazioni storiche del litorale è evidenziata in maniera approfondita all’interno delle
relazioni di paraggio.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
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31
3.
Analisi dello stato e delle dinamiche in atto
Il presente capitolo descrive a scala di unità fisiografica, quale sintesi delle analisi condotte in ciascun
paraggio dell’Ambito oggetto di studio, gli effetti del moto ondoso sotto costa in termini di effetti della
propagazione del moto ondoso incidente, la dinamica dei sedimenti ed il bilancio sedimentario, la qualità
dell’ambiente marino-costiero e focivo.
3.1.
Effetti del moto ondoso lungo costa
3.1.1.
Frangimento
Le onde di mare non riescono a crescere infinitamente verso l’alto, esiste un’altezza limite al di sopra della
quale diventano instabili e frangono; dato che le particelle che si muovono nello strato superficiale sono
meno soggette ad attrito rispetto a quelle che si muovono in prossimità del fondo, l’onda avanza più
velocemente nella parte alta e le creste diventano asimmetriche fino a che l’onda non cade in avanti su se
stessa. Il fenomeno appena descritto, che comporta una dissipazione dell’energia trasportata dal moto
ondoso, prende il nome di frangimento.
Il modello matematico utilizzato ha permesso di individuare le zone di frangimento delle onde nella
propagazione dal largo verso riva; STWAVE restituisce un file di output con indicate le celle di calcolo
all’interno delle quali l’onda ha subito tale fenomeno. Per gli eventi con periodo di ritorno pari a 1 e 50 anni e
per ognuna delle tre direzioni di propagazione è stato analizzato il comportamento delle onde in termini di
frangimento.
Si ricorda che per onde periodiche aventi, su profondità d, altezza H e lunghezza L, le due condizioni di
frangimento sono :
- per eccesso di altezza rispetto alla profondità:
l’onda frange se H/d risulta compreso tra 0.7 e 1.2 (in accordo con lo Shore Protection Manual
si assume H/d = 0.8)
- per eccesso di ripidità:
l’onda frange se H/L = 0.14 tanh(2 d/L) (Miche, 1951)
Il modello di calcolo STWAVE di trasformazione delle onde spettrali, nella versione 3.0, applica un
criterio modificato di Miche (Miche 1951) come limite massimo di raggiungimento dell’altezza
d’onda di momento di ordine zero, secondo l’equazione:
H m 0,b  0.1L tanh kd 
I trasferimenti di energia non lineari alle alte frequenze che avvengono durante il frangimento non
sono rappresentati nel modello.
I valori delle altezze d’onda al frangimento prodotte dal modello matematico applicato nella
propagazione da largo verso riva sono stati confrontati anche con i valori desunti dai due criteri
sopra descritti.
L’individuazione della zona dei frangenti (surf zone) ha permesso di fare alcune considerazioni
preliminari sulla movimentazione dei sedimenti all’interno dei paraggi dell’Ambito ed è stata
propedeutica alle analisi morfodinamiche e sul trasporto litoraneo, nonché alla valutazione della
risalita dell’onda sulle spiagge tramite i valori dell’altezza d’onda al frangimento, desunti dai dati di
output del modello matematico.
Il trasporto solido lungo costa è dovuto principalmente alla spinta esercitata dalle onde frangenti; le
forze che agiscono sui sedimenti costieri sono principalmente dovute all’azione del moto ondoso
che dà luogo, nella fascia compresa tra la zona di frangimento e la linea di riva (surf zone) a
fenomeni dissipativi particolarmente intensi che originano correnti in grado di provocare il trasporto
di materiale.
In prima analisi su larga scala è stata tracciata la zona dei frangenti cumulata per le tre direzioni di
provenienza del moto ondoso, in base agli output forniti dal modello di propagazione adottato, per
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32
una prima individuazione della profondità di chiusura della spiaggia sommersa, associata ai diversi
periodi di ritorno, come raffigurato nelle Figura 3.1 e Figura 3.2.
Figura 3.1 Batimetrie e surf zone, all’interno delle unità fisiografiche Golfo del Tigullio
e Baia del Silenzio, con periodo di ritorno pari a 50 anni cumulata per le tre direzioni
di propagazione considerate.
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Figura 3.2 Batimetrie e surf zone, all’interno dell’unità fisiografica del Torrente
Petronio, con periodo di ritorno pari a 50 anni cumulata per le tre direzioni di
propagazione considerate.
Il fenomeno del frangimento, come risultato della modellazione matematica su larga scala, si verifica quasi
ovunque già dall’isobata dei –10 m per gli eventi con periodo di ritorno 50 anni. La forma di frangimento
tipica che maggiormente si verifica durante le mareggiate è quella di tipo “plunging” a getto.
Tale analisi è stata affinata individuando per ciascun paraggio, tramite la propagazione del moto ondoso
all’interno dei singoli paraggi, la surf-zone associata agli eventi ondosi con periodo di ritorno pari a 1 e 50
anni e per ciascuna delle tre direzioni significative di provenienza.
È stata quindi individuata in ogni paraggio, per ciascuno dei due periodi di ritorno, la linea cumulata,
corrispondente alla sommatoria delle linee di primo frangente ricavate dalla propagazione degli eventi ondosi
per le tre direzioni di provenienza. Tale linea cumulata è stata raffigurata nella carta C05 “Carta di sintesi dei
processi costieri” come rappresentativa dell’inizio della zona in cui si originano correnti in grado di provocare
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
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il trasporto significativo di materiale lungo costa, a causa dei fenomeni dissipativi particolarmente intensi che
vi hanno luogo.
Profondità di chiusura
La profondità di chiusura, che rappresenta il limite lato mare della max profondità in cui si verifica il trasporto
significativo di sedimenti cross-shore (lungo costa), è stata quindi definita, per i due periodi di ritorno
considerati (1 e 50 anni), a partire dalla linea al frangimento cumulata, derivata dai risultati della
modellazione matematica applicata a ciascun paraggio, e confrontata con i valori delle diverse relazioni
matematiche note in letteratura di Hallermeier (1978), Birkemeier (Hallermeier modificata 1985), semplificata
del CETN (1995).
In ciascun paraggio la profondità di chiusura, per periodo di ritorno pari a 1 e 50 anni, è stata determinata
analizzando nel complesso i risultati al frangimento, derivati dall’analisi meteomarina, e i risultati delle analisi
morfodinamiche e sedimentologiche, considerando la conformazione specifica del paraggio. È stata quindi
individuato il limite lato mare della fascia dinamica della spiaggia sommersa, all’interno della quale si verifica
il trasporto significativo dei sedimenti.
Si rimanda alle relazioni specialistiche per paraggio per una descrizione dettagliata delle dinamiche e dei
fenomeni puntuali in atto nei singoli paraggi.
3.1.2.
Risalita dell’onda
Il Run-up è la quota massima della risacca sopra il livello medio del mare. La risacca dell’onda consiste di
due componenti: la sopraelevazione del livello medio mare dovuta all’azione delle onde (setup) e le
fluttuazioni di questo livello medio (swash). Il limite superiore del run-up è un parametro molto importante
nella determinazione della porzione attiva del profilo di spiaggia.
L’analisi della risalita dell’onda o del sormonto che si verifica su spiagge ed opere disposte lungo il litorale, è
stata condotta al fine di individuare le aree di pericolosità, dovute ad inondazioni ondose, associate a diversi
periodi di ritorno significativi.
Il run-up è definito come la quota più alta raggiunta dall’acqua su una spiaggia nel corso di una mareggiata.
In generale a parità di altezza d’onda al frangimento, il runup è tanto maggiore quanto maggiore è la
lunghezza d’onda e quanto maggiore è la pendenza del fondo.
Per la determinazione della risalita dell’onda sulle spiagge è stato calcolato il valore del run-up secondo la
relazione empirica proposta da Van der Meer su un fondale piano (1992):
RU
H
 1.5 sb I
H s0
H s0
per I < 2
RU
H
 1.5 sb I
H s0
H s0
per I  2
dove
RU
Hs0
Hsb

run-up di uno stato di mare inteso convenzionalmente come la quota di spiaggia che viene
superata in media da due onde su cento,
altezza significativa dell’onda su profondità infinita,
altezza significativa al frangimento,
fattore di riduzione che tiene conto della presenza di berme, della scabrezza del fondale,
dell'incidenza della profondità finita sulle distribuzioni delle altezze in uno stato di mare, della
direzione dominante delle onde al frangimento v (Van der Meer, 1992). Assunto
cautelativamente pari a 1.
Il numero di Irribarren I viene scritto nella forma:
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Relazione Generale
35
tan 
I
H sb H s 0
H s0 L p0
la ripidità al largo Hs0/Lp0 può essere espressa in funzione dello spettro di frequenza, per spettro JONSWAP
risulta
H s0
 0.352 
L p0
dove  è il parametro di Phillips.
È stato inoltre condotto un confronto dei risultati del run-up calcolato con i valori di altezza d’onda frangente,
con i valori di run-up ricavati dai valori di altezze d’onda su profondità infinita secondo le equazioni proposte
da Mase (1989), per la previsione del run-up su spiagge piane e impermeabili, basate su dati di laboratorio.
Le espressioni di run-up fornite da Mase, consentono di valutare il run-up massimo (Rmax), con il 2% di
probabilità di superamento (R2%), media dell’1/10 del run-up più alto (R1/10), media dell’1/3 del run-up più alto
(R1/3) e il run-up medio (R), secondo le formule:
Rmax
 2.32 00.77
H0
R2%
 1.86 00.71
H0
R1 / 10
 1.70 00.71
H0
R1 / 3
 1.38 00.70
H0
R
H0
 0.88 00.69
con
0 
tan 
H 0 / L0
per 1/30  tan  1/5 e H0/L0  0.007. Dove H0 è l’altezza significativa su profondità infinita e 0 è calcolato in
funzione dell’altezza e lunghezza d’onda significativa su profondità infinita.
Il setup è incluso nelle equazioni di calcolo. Gli effetti della marea devono essere calcolati
indipendentemente.
In genere si è preferito utilizzare i risultati forniti dall’applicazione delle formulazioni di Van der Meer, in
quanto fanno riferimento all’altezza d’onda al frangimento, inserendo un valore della pendenza del fondo
come cumulativo della pendenza della spiaggia emersa e sommersa, valutato sulla base dei rilievi delle
sezioni trasversali di spiaggia effettuati in corrispondenza di caposaldi significativi nei paraggi presenti
nell’Ambito del Piano.
Si è proceduto quindi a valutare per ciascun paraggio, in corrispondenza delle sezioni trasversali di spiaggia,
il massimo valore di run-up in base alla pendenza del fondo (spiaggia emersa e spiaggia sommersa) e
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altezza d’onda al frangimento che si verifica nel paraggio per tutte le direzioni di propagazione del moto
ondoso, relativamente agli eventi con periodo di ritorno pari a 1 e 50 anni.
Per le descrizioni puntuali, le scelte e le semplificazioni eventualmente adottate per ciascun paraggio si
rimanda alle relazioni specialistiche.
Al valore così determinato di runup è stato inoltre sommato il sovralzo dovuto agli effetti di marea.
Analisi delle variazioni del livello marino (maree e sovralzi)
La conoscenza delle massime variazioni quasi-statiche del livello marino, dovute principalmente alla marea
astronomica e “meteorologica” (indotta essenzialmente dall’azione del vento e dalle variazioni di pressione
atmosferica), è necessaria per molteplici scopi tra cui una corretta determinazione dell’altezza limite (quota
di swash) della spiaggia emersa raggiunta dalle azioni residue del moto ondoso.
La marea astronomica (tide) è periodica, ripetitiva e predicibile, l’escursione di marea media, nel mare
Mediterraneo, è di circa 0.30 m.
La marea meteorologica (storm surge) costituisce la componente variabile di difficile previsione, determinata
sia dalla pressione atmosferica sia dalle tensioni di attrito esercitate dal vento.
Il calcolo del massimo sovralzo lungo riva si può calcolare sommando i diversi contributi
Per la definizione dei valori del livello di marea astronomica e di storm surge si è fatto riferimento ai valori
idrometrici misurati dalle stazioni di Genova e La Spezia della Rete Mareografica Nazionale dell’Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale negli anni 2006 e 2007. La stazione di Genova è situata
all’interno del bacino portuale nei pressi dell’acquario (Latitudine 44° 24’ 31’’ Longitudine 08° 55’ 33’’) ed è
dotata di caposaldi altimetrici, riferiti al livello medio del mare misurato dall’antico mareografo Thompson,
che determinano la quota altimetrica mediante livellazione di alta precisione condotta a partire dalle linee
principali stabilite dall’IGM.
La stazione della Spezia è posizionata all’interno del bacino portuale (Latitudine 44° 05’ 49’’ Longitudine 9°
51’ 26’’) dotata di caposaldi altimetrici come sopra descritto.
Nella tabella seguente si riportano i valori minimi e massimi ricavati dalle misurazioni effettuate dalle stazioni
per gli anni 2006 e 2007.
Anno - Stazione
Anno 2006 – GE
Anno 2007 – GE
Anno 2006 – SP
Anno 2007 – SP
minimi [m]
-0.37
-0.37
-0.35
-0.56
massimi [m]
0.48
0.44
0.46
0.47
Tabella 3.1 valori del livello di marea astronomica e di storm surge misurazioni effettuate dalle
stazioni per gli anni 2006 e 2007
I valori idrometrici minimi e massimi registrati, che si verificano nell’anno con una frequenza di poco inferiore
alla media (probabilità di accadimento superiore al 30%), sono rispettivamente di –0.20 m e +0.30 m.
Al fine della definizione delle fasce attive/dinamiche della spiaggia emersa e sommersa, a seguito del
calcolo del runup (così come definito in precedenza), sono state effettuate valutazioni sul sovralzo del livello
medio mare da assumere per il calcolo della fascia stessa. Le variazioni del livello medio mare indotte dalla
marea e dallo storme surge, minime e massime, sono state aggiunte alla profondità di chiusura e ai valori di
run-up per tenere conto delle indeterminazioni associate ai valori ricavati, ossia per quantificare il range delle
possibili variazioni legate al sovralzo del livello marino e quindi il range di affidabilità della fascia dinamiche
di spiaggia determinate (fascia A e B di spiaggia emersa e sommersa dove avvengono le dinamiche relative
al trasporto significativo di sedimento).
La profondità di chiusura determinata al paragrafo precedente è stata corretta, per ciascun paraggio, in base
al range così definito.
La quota massima della spiaggia raggiunta dal moto ondoso è stata quindi definita in base ai valori di run-up
calcolati per ciascun periodo di ritorno, in ciascuna sezione trasversale di spiaggia individuata, sommandovi
il valore del sovralzo del livello medio mare relativo al periodo di ritorno, secondo quanto di seguito
specificato.
Si è assunto un valore di sovralzo del livello medio mare pari a 0.30 m per eventi con periodo di ritorno pari
ad 1 anno, e pari a 0.50 m per eventi con periodo di ritorno cinquantennale, da sommare al valore di run-up
valutato nelle sezioni trasversali di spiaggia.
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Relazione Generale
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Nel calcolo del sovralzo del livello del mare, per eventi con periodo di ritorno 50-ennale è stata considerata
anche la variazione del livello marino a lungo termine, dovuta ai cambiamenti ambientali legati agli effetti di
subsidenza, eustatismo e riscaldamento globale del pianeta.
3.2.
Bilancio sedimentario
3.2.1.
Bilancio sedimentario (compreso regime del trasporto solido e del
trasporto dei bacini versanti)
All’interno delle relazioni relative ai singoli paraggi costieri si entrerà nello specifico della dinamica locale,
pertanto si rimanda agli allegati.
In linea generale già l’analisi della carta batimetrica fornisce importanti indicazioni sulla dinamica dei
sedimenti all’interno dell’unità fisiografica.
Infatti si può notare che il principale fornitore di sedimenti al sistema sia il torrente Entella. Davanti alla foce
dell’Entella si è formato un ampio delta sottomarino dovuto agli apporti recenti che si protende almeno fino a
25 m di profondità. La sua forma è fortemente asimmetrica verso ponente, tanto che l’apice del delta è
situato davanti all’abitato di Chiavari, ben oltre il porto. Questo indica che il trasporto dei sedimenti fini in
uscita dalla spiaggia, oltre la profondità di chiusura, è diretto dalla foce dell’Entella verso ponente ad opera
delle correnti litoranee. La componente più fine entra poi nel golfo Marconi dove sedimenta sul fondale alle
profondità di competenza.
La componente più grossolana, invece, viene trasportata verso levante lungo la spiaggia sommersa e si
accumula contro la penisola di Sestri, limite di levante dell’unità fisiografica. Anche in questa zona è evidente
la marcata convessità delle isobate che indica tale accumulo.
Apporti naturali
Gli apporti naturali al sistema sono essenzialmente legati al trasporto solido dei torrenti ed alle frane
costiere. Il contributo delle seconde, oltre ad essere saltuario e non quantificabile, risulta essere costituito da
materiale molto grossolano, come dimostrano i depositi sommersi alla base delle falesie che si estendono
fino a profondità dell’ordine di 10 m in media.
Sul trasporto solido dei torrenti non esistono misure dirette. Un studio dell’ENEA (Bonatti et al., 2003) riporta
un trasporto solido medio di circa 200 t/anno per km2 per il bacino dell’Entella, che significa un carico solido
alla foce di circa 35.000 m3/anno. Tale valore, calcolato su basi teoriche, non discerne la frazione fine
(pelitica-argillosa) da quella più grossolana, utile per il ripascimento naturale delle spiagge. Tenendo conto
che le amministrazioni comunali di Chiavari e Lavagna prelevano annualmente dalla barra di foce
dell’Entella circa 20.000 m3 per la manutenzione annuale delle spiagge, il valore sopra indicato appare
verosimile.
Uno studio della Regione Liguria (Maifredi, 2002), effettuato su basi morfologiche, ha stimato il trasporto
solido grossolano dei principali bacini della Liguria. Per quelli sfocianti nell’Ambito in questione i valori in
m3/anno sono i riportati nella seguente tabella:
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Bacino
m3/anno
Entella
5-6000
Petronio
3300
Gromolo
300
Boate
100-125
San Francesco
40-50
Tabella 3.2 trasporto solido grossolano per i bacini principali dell’ambito
Si tratta di valori medi cautelativi che non tengono conto degli episodi di trasporto eccezionali in occasione
degli eventi pluviometrici maggiori.
Il Piano di Bacino del torrente Petronio, realizzato dalla Provincia di Genova, riporta alcune considerazioni
sul trasporto solido che permettono di stimare un valore di carico utili compreso tra 3000 e 6000 m3/anno.
In mancanza di altri dati più realistici un metodo molto speditivo e grossolano per calcolare il trasporto solido
dei torrenti afferenti l’ambito costiero può essere quello di incrementare di un’unità di grandezza il prodotto
tra la superficie del bacino e la percentuale di territorio in frana (vedi Tabella 3.3).
I risultati di tale calcolo sembrano piuttosto coerenti con la realtà verificata sul campo. Chiaramente il
trasporto solido totale va suddiviso in una componente fine ed una grossolana. Quest’ultima sarà
preponderante nei bacini piccoli e diventerà meno importante nei bacini grandi.
Bacino
Superficie km2
Sup. frane %
Entella
370.3
9.81
Petronio
60.4
8.61
Gromolo
26.4
5.17
Boate
26.2
7.62
Rupinaro
11.4
1.60
San Francesco
6.2
16.33
Barassi
5.7
7.25
San Siro
5.1
5.84
Fravega
4.8
2.79
Trasporto solido totale m3/anno
36320
5199
1366
1996
182
1005
414
296
134
Tabella 3.3 stima di massima del trasporto solido in funzione della superficie dei bacini e della
relativa percentuale di territorio in frana
Apporti artificiali
Molto difficile è ricostruire la storia dei versamenti artificiali effettuati nel tempo. Non risultano fonti
documentate sui volumi ma solo dati storici ricavati da notizie riportate in fonti più o meno attendibili.
In occasione della costruzione della linea ferroviaria litoranea, avvenuta intorno al 1860-1865, sicuramente lo
smarino proveniente dalla scavo delle gallerie è stato versato in mare ma il suo contributo è sicuramente
stato inferiore a quello di altre parti della linea, stante la prevalenza di tratti in rilevato, spesso costruiti
direttamente sulla duna costiera o sul retrospiaggia, rispetto a quelli in galleria. Negli anni ’60 del secolo
scorso, in occasione della costruzione dell’autostrada Sestri Levante – Livorno, sono stati realizzati ingenti
versamenti stimati in circa 5 milioni di metri cubi, prevalentemente nella spiaggia di Lavagna (Terranova,
1979). Negli ultimi anni il volume totale di materiale apportato artificialmente alle spiagge dell’Ambito può
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Relazione Generale
39
essere calcolato in circa 300-400 mila metri cubi, versati in prevalenta nei paraggi costieri di Lavagna e
Sestri Levante.
Il bilancio sedimentario globale calcolato sull’intero ambito può essere considerato sostanzialmente in pari o
lievemente negativo, in quanto gli apporti dell’Entella e quelli, inferiori, degli altri bacini, compensano come
volume quelli erosi dalle spiagge.
Però, come abbiamo visto e come verrà meglio evidenziato successivamente, il materiale proveniente
dall’Entella non può raggiungere naturalmente le spiagge limitrofe pertanto l’equilibrio dell’ambito deve
essere artificialmente compensato con interventi antropici.
3.3.
Tendenza evolutiva del litorale
3.3.1.
Processi in atto e scenari futuri
Allo stato attuale la configurazione delle opere di difesa costiera e delle spiagge può essere considerata
soddisfacente per quasi tutti i paraggi costieri dell’Ambito, con due importanti eccezioni, rappresentate dai
paraggi di Bagno delle Donne e Chiavari. In questi due casi la configurazione delle opere di difesa è tale da
non permettere il riequilibrio del litorale se non con interventi radicali di ristrutturazione del sistema di difesa.
Per gli altri paraggi costieri l’assetto delle opere di difesa può essere mantenuto e gli interventi di difesa
impostati sul miglioramento della configurazione attuale.
Stante il trend attuale, in assenza di interventi strutturali, si prevede una graduale erosione delle spiagge con
tassi differenti a seconda dell’esposizione ondosa, dell’alimentazione naturale e dell’assetto delle opere nel
paraggio.
I paraggi in cui l’equilibrio sedimentario è più semplice da mantenere sono quelli del settore di ponente,
meno esposti alle ondazioni di libeccio, indicativamente tra Portofino e Zoagli. In questo settore la tendenza
evolutiva attuale prevede una lenta e graduale erosione delle spiagge, facilmente contrastabile con interventi
di ripascimento stagionale di manutenzione.
Nel settore di levante invece il trend erosivo è molto più veloce a causa dell’esposizione ondosa e della
carenza di apporti naturali. In assenza di interventi l’erosione delle spiagge sarà più rapida e giungerà a
livelli critici nel giro di pochi anni.
Parallelamente a ciò alla foce dell’Entella continuerà l’accumulo di sedimenti trasportati dal fiume nella
spiaggia sommersa e l’avanzamento della linea di riva nella spiaggia situata in sponda destra (Lido di
Chiavari).
Lo scenario di intervento prospettato dal Piano prevede di riequilibrare artificialmente l’alimentazione delle
spiagge attraverso il dragaggio della spiaggia sommersa antistante la foce dell’Entella e la sua distribuzione
sugli arenili dei paraggi limitrofi. Questo tipo di intervento, unitamente alla modifica radicale del sistema di
difesa della spiaggia di Chiavari, permetterà di ottenere una configurazione delle spiagge maggiormente
vicina all’equilibrio naturale, restituendo alle spiagge stessa la loro funzione primaria di difesa della costa.
Nei tratti di costa alta non si ravvisano particolari criticità dovuti a tassi di erosione elevati, pertanto è da
prevedersi il mantenimento del trend erosivo attuale, con episodi di arretramento della falesia puntuali legati
ad eventi meteomarini eccezionali.
3.4.
Qualità dell’ambiente marino e focivo
3.4.1.
Qualità delle acque
In questa sezione si riportano in estrema sintesi i risultati della relazione tematica sulla qualità delle acque,
alla quale si rimanda per gli approfondimenti.
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40
Per la determinazione della qualità delle acque sotto il profilo chimico-fisico-microbiologico si sono utilizzati
l’indice TRIX e l’indice di qualità batteriologico a partire dai dati istituzionali di monitoraggio delle acque
costiere.
Il TRIX fornisce indicazioni sulle caratteristiche trofiche delle acque, evidenziando fenomeni di
eutrofizzazione , che possono emergere in prossimità di foci fluviali o scarichi di tipo urbano.
Lo stato ambientale delle acque marine è definito dalla scala trofica indicata dal D.Lgs 152/99 e riportata
nella tabella seguente:
Indice
di trofia
Stato
ambientale
2–4
Elevato
4-5
Buono
5–6
Mediocre
6-8
Scadente
Condizioni
Buona trasparenza delle acque
Assenza di anomale colorazioni delle acque
Assenza di sottosaturazione di ossigeno disciolto nelle acque bentiche
Occasionali intorbidimenti delle acque
Occasionali anomale colorazioni delle acque
Occasionali ipossie nelle acque bentiche
Scarsa la trasparenza delle acque
Anomale colorazioni delle acque
Ipossie ed occasionali anossie delle acque bentiche
Stati di sofferenza a livello di ecosistema bentonico
Elevata torbidità delle acque
Diffuse e persistenti anomalie nella colorazione delle acque
Diffuse e persistenti ipossie/anossie nelle acque bentiche
Morie di organismi bentonici
Alterazione/semplificazione delle comunità bentoniche
Danni economici nei settori del turismo, pesca ed acquacoltura
Tabella 3.4 Scala trofica indicata dal D.Lgs 152/99 per la classificazione stato ambientale delle
acque marine
Lo stato ambientale delle acque marino costiere è risultato nel complesso di ottimo livello. I monitoraggi
suppletivi effettuati nell’area di influenza dell’impianto di maricoltura sito al largo di Lavagna confermano
questo quadro ambientale.
Comune
Chiavari-Lavagna
Chiavari-Lavagna
Chiavari-Lavagna
Sestri Levante
Sestri Levante
Sestri Levante
Camogli
Camogli
S.Margherita Ligure
S.Margherita Ligure
S.Margherita Ligure
Stazione Trix Medio
ENT1
4.2
ENT2
3.45
ENT3
3.18
RIV1
3.18
RIV2
3.15
RIV3
3.19
ORO1
2.75
ORO2
3.1
SML1
2.65
SML2
2.61
SML3
2.64
Stato ambientale
Buono
Elevato
Elevato
Elevato
Elevato
Elevato
Elevato
Elevato
Elevato
Elevato
Elevato
Tabella 3.5 valori medi del Trix nelle stazioni (2000-2008)
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41
Figura 3.3 Trix medi rilevati nel periodo 2000-2008 nelle stazioni dell’Ambito Costiero 15
Partendo dai dati di controllo delle acque di balneazione prodotti da ARPAL nel triennio dal 2004 al 2006, è
stato calcolato l’Indice di Qualità Batteriologico (IQB) (Melley et al., 2003).
L’indice si basa sui risultati delle misure sui parametri coliformi fecali e streptococchi fecali e fornisce
pertanto una misura molto sensibile sulla presenza di scarichi fognari, anche di piccole dimensioni, nelle
acque di balneazione o nei corsi d’acqua ivi recapitanti; occorre sottolineare che tale indice non ha alcuna
rilevanza con l’aspetto igienico sanitario, in quanto non indica il grado di salubrità delle acque marine
(oggetto di una specifica norma e sistema di classificazione, qui non trattati).
A seconda del punteggio a ciascun punto viene attribuita una delle seguenti classi, che determina il giudizio
finale, da una minore ad una maggiore qualità: incontaminato, sufficiente, mediocre, contaminato,
fortemente contaminato, come indicato nella tabella seguente:
Punteggio totale
Min
120
90
60
30
-65
Max
150
119
89
59
29
Classe
1
2
3
4
5
Giudizio
Incontaminato
Sufficiente
Mediocre
Contaminato
Fortemente contaminato
Tabella 3.6 Classi di giudizio dell’IQB
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42
Un quadro generale della qualità delle acque di balneazione nel golfo del Tigullio è riassunto nella tabella e
nella figura seguenti:
Giudizio
N. stazioni
Incontaminato
Sufficiente
Mediocre
Contaminato
29
5
3
1
Figura 3.4 Indice di Qualità Batteriologico (2004-2006)
Negli ultimi anni è emersa una nuova problematica legata alla qualità delle acque di balneazione: la
presenza della microalga Ostreopisis ovata; essa in particolari momenti dell’anno e condizioni idrodinamiche
può dar luogo a forti proliferazioni (fioritura) e, più raramente, a fenomeni di intossicazione dei bagnanti
dovuti alla inalazione della tossina prodotta dall’alga. In Liguria ARPAL effettua dal 2007 il monitoraggio
dell’Ostreopisis spp. in una rete di siti ritenuti potenzialmente a rischio per le loro caratteristiche (bacini
confinati e ridotta esposizione al moto ondoso).
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43
Figura 3.5 Chiavari presso le barriere parallele a levante del porto
Dai risultati delle attività di monitoraggio del periodo summenzionato solo il sito di Chiavari (Figura 3.5) è
stato più volte interessato da episodi di fioritura di Ostreopisis ovata a causa dello scarso ricambio idrico a
tergo delle barriere parallele.
Il problema della presenza di rifiuti galleggianti sul mare che raggiungono la costa e le spiagge liguri si
intensifica ed è maggiormente percepita durante la stagione estiva quando l'affluenza turistica e la fruizione
delle acque marine sono maggiori. Il fenomeno delle “acque sporche” rappresenta un motivo di lamentela
pubblica che si ripropone frequentemente nella stagione estiva, in tutti gli anni e lungo l’intero arco ligure.
In base al numero di segnalazioni per comune si è creata una mappa tematica GIS che mostra come è
distribuita geograficamente la frequenza delle segnalazioni: la riviera di levante risulta maggiormente
“impattata” rispetto a quella di ponente; in particolare il tratto di costa interessato dall’ambito in oggetto, da
Portofino a Sestri Levante risulta quello con la massima densità di segnalazioni: Santa Margherita Ligure e
Sestri Levante risultano le zone maggiormente interessate, seguite da Zoagli, Lavagna ed infine Chiavari,
Rapallo e Portofino.
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44
Figura 3.6 Segnalazioni Rifiuti (1996-2006)
Il fenomeno del “mare sporco” si manifesta con due distinti aspetti che possono comparire sia disgiunti, sia
associati:
- presenza di rifiuti solidi galleggianti
- presenza di schiume
Nella quasi totalità dei casi, la comparsa di schiume nelle acque costiere riguarda manifestazioni naturali e
non è evidenza di apporti inquinanti o anomalie qualitative del mezzo. In tutti i casi in cui la segnalazione di
presunti fenomeni di inquinamento ha portato al campionamento e all’analisi delle schiume i risultati non
hanno infatti mai evidenziato la presenza di alterazioni nei parametri chimici o microbiologici, indici di
contaminazione fognaria.
Occorre chiarire che la presenza di macrorifiuti nelle acque costiere difficilmente è imputabile a disservizi
degli impianti di trattamento in quanto la fuoriuscita di detti materiali è impossibile anche nel caso in cui il
livello di trattamento non sia ottimale o addirittura risulti solo preliminare.
Una percentuale consistente, variabile dal 50% al 60% è costituito da materiale di origine naturale,
soprattutto resti vegetali di origine terrestre e marina; una porzione significativa è invece costituito da veri e
propri rifiuti di origine antropica, costituiti soprattutto da plastica.
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45
Percentuale totale dei materiali
70
60
50
Legno-Posidonia
40
Plastica
%
Metallo
30
Vetro
Altro
20
10
0
Febbraio/Marzo
Maggio
Novembre
Figura 3.7 Percentuale totale dei materiali per periodo
Dalle osservazioni sul campo si è giunti alla deduzione che, tranne casi specifici, la maggior parte dei rifiuti
parrebbe derivare dai fiumi.
Una serie sistematica di osservazioni presso le aste fluviali dei bacini dell’ambito ha mostrato chiaramente
un grande volume potenziale di rifiuti che i corsi d’acqua, anche di piccole dimensioni, possono apportare al
mare in presenza di un rilevante dilavamento degli argini e di una corrente efficace; tale aspetto rappresenta
con grande probabilità la principale fonte locale dei macrorifiuti nelle acque costiere.
Una seconda possibile fonte di rifiuti e contaminazione è stata individuata nelle aree portuali, in assenza di
adeguati servizi di raccolta e pulizia delle acque portuali.
Infine specifiche osservazioni effettuate per verificare il percorso ed il destino finale di tali materiali una volta
giunti in mare hanno mostrato che la maggioranza di essi rimane confinata all’interno dell’unità fisiografica,
spiaggiando lungo la costa.
Le analisi ambientali condotte per la stesura del Piano hanno infine messo in evidenza un diverso aspetto
legato alla problematica dei rifiuti in mare: i popolamenti coralligeni presenti tra 30 e 60 metri di profondità
nell’area marina antistante Punta Manara risultano localmente impattati dalla presenza di reti e altri strumenti
di pesca abbandonati; tali materiali producono sensibili danni dovuti alle catture accidentali ed all’azione
abrasiva a danno delle gorgonie e degli altri organismi strutturanti.
In estrema sintesi si può affermare che gli scarichi dei principali centri abitati, tutti veicolati al largo tramite
condotta sottomarina, non producono effetti sensibili sulla qualità delle acque; il passaggio di stato da
elevato a buono nella stazione antistante la foce del torrente Entella è un effetto limitato geograficamente e
da considerare fisiologico in relazione all’apporto del corso d’acqua.
La prospettiva, con l’adeguamento dei centri di trattamento esistenti (previsto dal Piano di Tutela delle
Acque) è di ulteriore miglioramento.
Lungo costa la qualità delle acque di balneazione è nel complesso buona: esistono tuttavia alcuni casi locali
in cui la situazione dell’indice IQB (mediocre e contaminato) evidenzia la presenza di piccoli scarichi civili
ancora da collettare alla rete fognaria o tratti di fognatura non adeguati; in questo caso sono necessari
piccoli interventi locali di individuazione e collettamento degli scarichi responsabili o ammodernamento della
rete.
Per quanto riguarda il fenomeno del “mare sporco” la situazione appare ad oggi non soddisfacente e stabile,
in assenza di interventi (diretti o di prevenzione) sul carico di rifiuti oggi rinvenibile soprattutto nei corsi
d’acqua locali.
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46
3.4.2.
Biocenosi bentoniche
Nell’ambito del piano è stata realizzata una mappatura di dettaglio, in scala 1.10.000 dei principali
popolamenti bentonici marini (vedasi la carta degli habitat marini, C02); come base di partenza è stato
utilizzato l’”Atlante degli habitat marini della Liguria” edito dalla Regione Liguria (Diviacco e Coppo, 2006),
che ha prodotto una cartografia in scala 1:10.000 dei principali popolamenti bentonici tra 0 e 50 metri di
profondità, già disponibile in formato GIS.
A partire da tale livello informativo, le perimetrazioni e i relativi dati qualitativi sono stati aggiornati utilizzando
principalmente i nuovi dati acquisiti con le indagini territoriali del piano
Un primo livello di analisi dei risultati può essere effettuato attraverso un’analisi quantitativa delle superfici
interessate dai principali habitat rilevati:
Superficie coperta dai principali popolamenti bentonici
sabbie, sabbia grossolane e ciottoli
totale Posidonia oceanica
prateria di Posidonia oceanica
Posidonia oceanica su roccia
mosaico di Posidonia oceanica e “matte” morta
“matte” morta di Posidonia oceanica
prateria di Cymodocea nodosa
popolamenti della alghe fotofile
popolamenti delle alghe sciafile infralitorali
popolamenti del coralligeno e delle alghe sciafile circalitorali
TOTALE
ettari
1560.1
125.5
74.1
9.1
42.3
58.9
270.3
136.1
14.5
65.5
2230.9
%
69.9%
5.6%
3.3%
0.4%
1.9%
2.6%
12.1%
6.1%
0.6%
2.9%
100%
Tabella 3.7 Superfici interessate dai principali habitat dell’Ambito Costiero 15
Circa il 70% dei fondali indagati nel piano risulta occupato da sabbie e sedimenti incoerenti privi di
vegetazione; le superfici caratterizzate da fanerogame marine (Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa)
coprono all’incirca il 20% del territorio in esame, mentre il restante 10% è costituito da substrati rocciosi,
presenti sia lungo costa che ad elevate profondità.
Si può pertanto affermare che è presente una grande varietà di habitat e popolamenti. Lungo i promontori di
Portofino, Punta di Sestri, Punta Manara, Punta Baffe e in un ampio tratto compreso tra Rapallo e Chiavari la
costa è formata da alte falesie e scogliere, colonizzate dai popolamenti delle alghe fotofile: esse risultano
tuttora in buono stato di conservazione e scarsamente antropizzate; presso Paraggi e Zoagli sono inoltre
presenti alcune grotte sottomarine; per la valenza naturalistica della costa si veda lo specifico
approfondimento del successivo paragrafo 3.4.3.
Davanti alla Punta di Portofino e a Punta Manara i substrati rocciosi raggiungono e superano largamente la
profondità di 30, risultando colonizzati da popolamenti ascrivibili alla tipologia del Coralligeno e delle alghe
sciafile circalitorali, di grande pregio naturalistico; tali habitat risultano in genere in uno stato di
conservazione soddisfacente ed in equilibrio ma risultano localmente danneggiati dalla presenza di reti da
pesca ed altri attrezzi e materiali da pesca abbandonati.
Alla base delle scogliere, tra la roccia o su substrati sabbiosi, si trovano piccole praterie di Posidonia
oceanica, habitat prioritario ai sensi della direttiva habitat; all’interno delle numerose baie il posidonieto ha
potuto costruire, in virtù delle favorevoli condizioni idrodinamiche, formazioni molto superficiali, talvolta
semiaffioranti ascrivibili alla tipologia del récif-frangeant di particolare valore naturalistico; purtroppo
l’estensione dei posidonieti ha subito negli ultimi 50 anni un forte regresso: il limite inferiore è risalito di molti
metri e così pure le formazioni superficiali sono state pesantemente ridimensionate a causa delle
trasformazioni costiere, fino alla totale scomparsa nelle rade occupate dai porticcioli turistici. In profondità il
degrado è stato causato da molteplici fattori: la pratica della pesca a strascico, l’eccesso di sedimentazione
dovuto a discariche di materiali di scavo in mare, erosione indotta da grandi opere marittime.
Si tratta pertanto di un patrimonio residuo assolutamente da tutelare e riqualificare.
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47
Anche se le antiche cause di degrado non sono più attuali o rimangono assolutamente marginali alcune
delle praterie di Posidonia oceanica risultano ancora sottoposte a pressioni dannose: le prateria presso
Cervara, San Michele di Pagana, Baia del Silenzio, Riva Trigoso risultano impattate da ormeggi ed
ancoraggi; presso i SIC marini antistanti Sestri Levante permangono episodi di pesca a strascico abusiva; in
entrambi i casi il mantenimento dello status quo fa prevedere un processo di ulteriore e progressivo degrado.
Il tratto di costa compreso tra l’abitato di Chiavari e quello di Sestri Levante presenta diverse caratteristiche
ambientali essendo fortemente condizionato dalla dinamica sedimentaria correlata alla presenza del torrente
Entella: i fondali risultano di natura prevalentemente sabbiosa e risultano colonizzati in maniera
frammentaria da prati di Cymodocea nodosa, pianta marina tollerante rispetto a condizioni fortemente
dinamiche. Al largo di Lavagna su un fondale compreso tra 16 e 18 m di profondità e a circa 850 m dalla
costa si segnala la presenza su una superficie di circa 1300 m2, di una barriera di ripopolamento realizzata
negli anno ‘80 con elementi modulari di cemento
3.4.3.
Tratti di costa di particolare interesse per la biodiversità
La linea di costa è un elemento del territorio particolarmente vulnerabile rispetto alle trasformazioni indotte
da porti ed opere marittime in quanto
- è un ambiente “ad una dimensione”: in relazione alle trasformazioni è cioè assimilabile ad una linea e
pertanto la trasformazione è sempre del tutto e mai di una parte;
- le trasformazioni sono di fatto irreversibili
- a livello di biodiversità si realizza un forte impoverimento in quanto le comunità animali e vegetali che
possono colonizzare i substrati artificiali risultano molto più povere rispetto a quelle originarie
Il mantenimento di tratti di costa in buono stato di conservazione risponde a diverse esigenze e presenta
diverse valenze in termini di opportunità:



Aspetto ecologico: molti tratti di costa, per le loro caratteristiche morfologiche e biologiche
rappresentano poli di biodiversità con ruoli chiave nei processi dell’ecosistema marino.
Aspetto ricreativo/educativo: la linea di costa rimane il contesto di più facile accesso, per tutte le
categorie di utenti, alla ricchezza naturalistica dell’ambiente marino.
Aspetto turistico/promozionale.
Si è pertanto ritenuto necessario introdurre uno strumento conoscitivo complementare a quelli già disponibili,
in grado di individuare in prima approssimazione i tratti di costa di particolare importanza sotto il profilo della
biodiversità e pertanto da preservare rispetto a future ipotesi di trasformazione.
A questo scopo la linea di costa in formato vettoriale alla scala 1:5000 è stata suddivisa, su basi
morfologiche, in tratti elementari; fra di essi sono stati selezionati quelli dotati di un elevato potenziale
ecologico (per la complessità spaziale e/o per la presenza di popolamenti di particolare pregio).
I tratti di costa dotati di tali caratteristiche sono mostrati nella carta C02 e sinteticamente riassunti nella
seguente tabella:
lunghezza totale
Tratti di costa da
costa
tutelare
Paraggio
[lunghezza in
(lunghezza in metri)
%
metri tratti dal
PTAMC]
1
Portofino
2150
1505
70
2
Paraggi
1256
1256
100
3
Cervara
1813
1813
100
4
Bagnodonne
945
302
32
5
S.Margherita
1723
172
10
6
S.Michele
1799
1799
100
7
Rapallo
3191
255
8
8
S.Ambrogio
2343
2343
100
9a
Zoagli
3192
2809
88
9b
Rovereto
2157
2157
100
10
Chiavari
2516
201
8
11
FoceEntella
2103
0
0
12
Lavagna
3805
114
3
______________________________________________________________________________________________________________________
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48
13
14
15
Sestrilevante
Baiasilenzio
RivaTrigoso
Totale ambito
3613
4221
5581
42408
867
4221
4074
23890
24
100
73
56
Tabella 3.8 Tratti di costa da tutelare per Paraggio
Per questi tratti di costa si può affermare che mantengono oggi un buono stato di conservazione ma che al
contempo, per le considerazioni sopra riportate, risultano particolarmente sensibili e vulnerabili rispetto a
qualsiasi ipotesi di trasformazione.
3.4.4.
Flora delle spiagge
La vegetazione delle spiagge è generalmente indicata come flora psammofila e alofila; la flora psammofila è
costituita da specie che colonizzano le sabbie incoerenti depositate dal moto ondoso e/o dal vento e
presentano adattamenti morfologici che permettono loro di sopravvivere ai processi di trasporto e
deposizione dei sedimenti; alcune sono organizzate in modo da consolidare la sabbia e facilitare nel tempo
la formazione di dune, creando condizioni tali da permettere l’installarsi, in un secondo tempo, di
vegetazione non psammofila.
In stretta vicinanza del mare le specie vegetali sono anche chiaramente alofile, sono cioè adattate
fisiologicamente a colonizzare substrati caratterizzati da elevata salinità.
A livello di habitat l’ambiente della spiaggia emersa, può essere differenziato, in funzione della presenza
della vegetazione, in tre fasce.
La prima, compresa tra la linea di bassa marea e la linea ove giungono le mareggiate ordinarie rappresenta
una “zona afitoica” ossia priva di vegetazione, a causa dell’elevato dinamismo idrico e sedimentario che
non consente la colonizzazione a nessuna specie, anche annuale.
La seconda fascia è compresa tra la linea delle mareggiate ordinarie e quella degli eventi estremi, che
corrisponde con il limite morfologico funzionale della spiaggia (costituita cioè dai sedimenti movimentati dal
moto ondoso); in questo ambiente può affermarsi una flora psammofila e alofila di tipo pioniero, adattata cioè
a colonizzare ambienti difficili e periodicamente perturbati (in questo caso dall’azione modellatrice delle
mareggiate più intense); in questa situazione lo stadio pioniero della colonizzazione è per così dire
permanente in quanto l’evoluzione vegetazionale viene ciclicamente “ringiovanita” se non azzerata; in
condizioni di maggiore stabilità (ad esempio nel caso di una spiaggia in accrescimento) la vegetazione
pioniera può stabilizzarsi e contribuire alla formazione degli apparati dunali.
La terza fascia è costituita dagli apparati delle dune costiere, formazioni di sabbie movimentate
prevalentemente dal vento e consolidate e stabilizzate progressivamente dalla vegetazione: le dune litorali
possono formare parecchie serie più o meno parallele, separate da vallette, ove possono formarsi stagni o
laghi costieri con acque più o meno salmastre, secondo i rapporti che hanno col mare e con le fonti di acqua
dolce; per questo complessità morfologica ed ecologica rappresentano un habitat di particolare interesse ai
fini della conservazione della biodiversità.
Tali ambienti naturali sono particolarmente vulnerabili rispetto agli usi antropici della costa e sono stati inclusi
fra gli habitat meritevoli di salvaguardia nella direttiva comunitaria 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.
Una ricognizione dello stato su scala di ambito mette in evidenza quanto segue:
-
-
la totale scomparsa degli ambienti delle dune costiere: la piana costiera alla foce dell’Entella è stata
ovunque occupata dall’urbanizzazione e dalle infrastrutture; in particolare gli eventi “storici” di maggiore
impatto sono stati 1) la realizzazione, nel XIX secolo, della linea ferroviaria, che costruita quasi
ovunque a filo di costa (direttamente sulle spiagge e sugli apparati dunali) ha di fatto realizzato una
improvvisa e definitiva separazione tra ciò che rimaneva “litorale” dall’ambiente retrostante; 2) lo
sviluppo demografico e urbanistico della costa, avvenuto principalmente nell’ultimo cinquantennio, che
ha occupato tutti gli spazi degli antichi ambienti dunali;
per quanto riguarda la flora pioniera delle spiagge, una presenza diffusa ma assolutamente
frammentaria e riferita ad aspetti vegetazionale assolutamente impoveriti e relittuali;
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Relazione Generale
49
-
-
la vegetazione psammofila è progressivamente scomparsa dai litorali a causa del loro pesantissimo
sfruttamento ai fini balneari: ad esso sono infatti associate attività di “manutenzione” della spiaggia
che hanno progressivamente impoverito, spesso fino alla totale estinzione locale, la flora preesistente;
fra le attività principalmente responsabili del progressivo impoverimento si evidenziano:
 attività di “pulizia” della spiaggia, intesa come rimozione degli elementi (fra cui le piante)
che sottraggono spazio all’uso balneare
 attività di livellamento e riprofilatura della spiaggia
 attività di vagliatura della spiaggia
 attività di ripascimento della spiaggia
D’altro canto non risulta accettabile il definitivo declino di questi aspetti floristici in quanto:
- è necessario, per la salvaguardia della biodiversità, ripristinare e mantenere una solida rete ecologica
di siti che assicurino continuità biogeografia alle specie di questa flora.
- la flora delle spiagge può rappresentare una risorsa in quanto elemento di qualificazione dell’offerta
turistica, ricreativa e formativa: molte specie hanno indubbi pregi dal punto di vista estetico; con i loro
adattamenti morfologici e fisiologici offrono inoltre interessanti spunti di osservazione a carattere
didattico-naturalistica.
Inoltre emergono alcuni aspetti a favore della fattibilità di interventi di ripristino e riqualificazione:
-
-
in primo luogo, se è vero che la vegetazione delle spiagge in Liguria è in forte declino, non è
comunque ovunque estinta: fra gli esempi del territorio in esame è da segnalare una iniziativa del
Comune di Lavagna che con DGR 279 del 2007 ha dato “Indicazioni per l’individuazione e la
salvaguardia delle aree costiere caratterizzate dalla presenza del Giglio Marino (Pancratium
maritimum)”, con il documentato censimento dei siti puntuali dell’attuale presenza della pianta.Questa
esperienza ha messo in evidenza come elementi floristici di pregio possano ancora sopravvivere, sia
pur in condizioni precarie e continuamente minacciate di scomparsa, in tratti di litorale tutt’altro che
indenni da perturbazioni ma che anzi hanno subito pesanti trasformazioni e sono a tutt’oggi fortemente
sfruttate a livello turistico balneare; emerge il fatto che tali specie sono in gradi di sfruttare la
disponibilità di microambienti di limitatissima estensione (dell’ordine del metro quadrato) e pertanto di
sopravvivere in “nicchie” e angoli di territorio per vari motivi dimenticati o non sfruttati dalle varie
frequentazioni e attività antropiche; le situazioni più tipiche sono le seguenti: spazi tra le barche a
secco, sfocio di piccoli rii e di corsi d’acqua, alla radice di moli e pennelli, in adiacenza a muraglioni di
strade e massicciate ferroviarie.
In secondo luogo esistono siti dove, almeno in linea teorica, è possibile pianificare il ritorno di aspetti
vegetazionali più stabili e strutturanti: si tratta di alcune spiagge in naturale espansione che presentano
notevole profondità e previsioni di stabilità o addirittura di ulteriore crescita; in tali contesti è spesso
possibile individuare una fascia non più interessata dalla dinamica del moto ondoso, se non con tempi
di ritorno di molti anni; il destino di tali aree, poco appetite dall’industria balneare per l’eccessiva
distanza dalla battigia, è stato finora quello di essere prontamente urbanizzate ed annesse al tessuto
urbano o infrastrutturale; l’alternativa è quella di eleggere tali siti alla ricostruzione (spontanea o
guidata) di ambienti dunali; nell’ambito di interesse esistono alcuni di tali siti, localizzati principalmente
in comune di Chiavari, Lavagna e Sestri levante.
Pertanto, in estrema sintesi, si documenta, da un lato, una situazione fortemente critica e destinata ad un
progressivo peggioramento, dall’altro la sussistenza di potenzialità di ripristino, da supportare con azioni
adeguate.
3.4.5.
Foci fluviali
A livello di habitat le foci fluviali ricadono all’interno della categoria delle “zone umide”, aree di particolare
interesse naturalistico e di valore strategico per quanto riguarda la conservazione della biodiversità.
Una possibile definizione di foce fluviale o estuario è il luogo ove il fiume si riunisce al mare ed è sottoposto
all’influenza delle maree e delle ondazioni, formando una zona di transizione tra le acque dolci fluviali e le
acque salate marine.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
50
La stretta correlazione con l’ambiente marino condiziona da una parte la natura delle acque, che presentano
caratteristiche salmastre variabili nel tempo e nello spazio (sia verticalmente, sia orizzontalmente); dall’altra
condiziona le caratteristiche geomorfologiche e del suolo: l’interazione tra il trasporto dei sedimenti da parte
del fiume (da monte al mare) e quello del moto ondoso (lungo la fascia attiva del litorale) genera morfologie
e substrati di particolare interesse per la sopravvivenza di habitat di alto valore naturalistico.
Gli estuari dei corsi d’acqua liguri sono in genere caratterizzate da piccole dimensioni e alto livello di
artificializzazione (presenza di argini sulle sponde e di pennelli guardiani alla foce): nelle situazioni meno
compromesse può essere individuata schematicamente la seguente successione di ambienti:

A contatto diretto col mare si trova la barra di foce: i sedimenti direttamente esposti all’azione
morfodinamica delle onde tendono a formare una lingua di sabbia e ciottoli che costituiscono
una soglia al deflusso idrico in mare; la barra di foce, in assenza di opere di arginatura è
destinata ad essere trasportata long-shore dal moto ondoso e fa parte funzionamelmente del
sistema spiaggia. Rappresenta pertanto un ambiente ad altissima energia ove la vegetazione
non può insediarsi stabilmente; può essere pertanto assimilata alla fascia afitoica della spiaggia.

Dietro la barra di foce, in condizioni di magra, è presente un corpo d’acqua salmastra a debole
scorrimento.

Nell’alveo sono in genere presenti piccoli isolotti allungati nel senso della corrente, generati dalla
sedimentazione di sabbia e ghiaia nella fase finale delle piene; si tratta di depositi sottoposti
frequentemente a erosione che hanno pertanto natura temporanea.

Sulle sponde tendono a formarsi depositi di sedimento più stabili, interessati dalla corrente solo
durante gli eventi di piena di maggiore entità;
In questo contesto e in particolare negli ambiti c) e d) si insedia una vegetazione di macrofite specializzate
nella colonizzazione di ambienti a elevato idrodinamismo; si tratta di piante a veloce crescita, quali canne e
giunchi, che sono in grado di costruire in breve tempo formazioni erbacee di grande complessità strutturale e
di particolare importanza per la biodiversità. Tali dense formazioni vegetali risultano continuamente
rimaneggiate e ringiovanite dagli eventi alluvionali di maggiore entità ma risultano sostanzialmente in
equilibrio dinamico.
Nel complesso lo stato di conservazione nell’ambito è da considerare molto scadente; si evidenzia la
necessità di ripristino e riqualificazione.
Il degrado degli habitat è principalmente dovuto alle attività di movimentazione dei sedimenti realizzate ai fini
di pulizia idraulica dei corsi d’acqua; fondamentalmente le azioni consistono nell’asportazione periodica e
generalizzata a tutta la superficie di alveo di materiale litoide e della vegetazione.
La frequenza e le modalità di tali interventi risultano incompatibili con l’insediamento e la sopravvivenza della
vegetazione alla base degli habitat sopra descritti.
Un aspetto di non secondaria importanza è infine la presenza in alveo e sulle sponde di rifiuti di varia natura,
dovuta al generalizzato stato di degrado delle aste fluviali, come ben evidenziato nello studio di settore
relativo ai macrorifiuti; tale realtà, oltre a inquinare e degradare l’area, tende a giustificare, agli occhi degli
amministratori e dell’opinione pubblica, le operazioni di pulizia idraulica quale azione di bonifica e
“riqualificazione” di siti considerati ormai marginali e degradati.
Nel territorio dell’ambito esistono principalmente due siti potenzialmente idonei ad un recupero: le foci dei
torrenti Entella e Petronio.
Il primo sito è già ampiamente inserito nel SIC “Foce e medio corso del torrente Entella (ad eccezione della
parte terminale più prossima al mare) ed è anche oasi di protezione faunistica riconosciuta dalla Provincia;
malgrado questo stenta ad evolvere verso situazioni morfologiche e vegetazionali sufficientemente mature
tali da supportare habitat in stato soddisfacente; le cause principali sono le periodiche movimentazioni dei
sedimenti in alveo e recenti opere di arginatura; da segnalare inoltre la scarsa qualità delle acque, dovuta
principalmente a contaminazione di origine fognaria.
Il secondo sito non gode attualmente di alcun regime di tutela dal punto di vista naturalistico; lo stato degli
habitat è attualmente particolarmente impoverito dalle periodiche attività di manutenzione idraulica
dell’alveo.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
51
4.
Pericolosità costiera e impatti sulla qualità delle
acque e sulla biodiversità marino costiera
Il presente paragrafo descrive l’approccio metodologico individuato per la definizione delle zone di litorale
dove hanno luogo i fenomeni erosivi, sedimentari e morfogenetici, rappresentati dalle fasce dinamiche della
spiaggia e della costa alta associate a diversa pericolosità in base alla probabilità di accadimento degli
eventi meteomarini. Inoltre costituisce una sintesi a livello di ambito dei risultati emersi dalle indagini
condotte approfonditamente per i singoli paraggi dell’ambito stesso.
4.1.
Fascia dinamica della spiaggia
L’approccio metodologico utilizzato ai fini del tracciamento delle fasce dinamiche della spiaggia emersa e
sommersa, indicanti la pericolosità dell’area soggetta a moto ondoso incidente, si basa sulla verifica del
limite di risalita del moto ondoso lungo il profilo di spiaggia, condizionato dalla presenza di opere, strutture e
conformazione della costa. Si è pertanto valutato, per i periodi di ritorno pari a 1 e 50 anni, il massimo valore
di run-up, tra le direzioni di propagazione del moto ondoso considerate, nei vari tratti di spiaggia significativi
presenti nell’Ambito, a cui è stato sommato il valore del massimo sovralzo del livello idrometrico. Definita la
pendenza della spiaggia emersa, acquisita dai rilievi di sezioni significative di spiaggia forniti dal Dipteris
nell’ambito dello studio Beachmed, è stata valutata l’ampiezza della spiaggia emersa interessata dalle
inondazioni dovute alle mareggiate con periodi di ritorno pari a 1 e 50 anni. Il limite della fascia dinamica lato
mare, comprendente la spiaggia sommersa, è stato invece identificato come corrispondente alla batimetrica
identificativa della profondità di chiusura, definita, per i periodi di ritorno pari a 1 e 50 anni, in corrispondenza
dell’inizio della zona dei frangenti, considerando la minima escursione del livello idrometrico.
A tali fasce dinamiche è stato associato un diverso livello di pericolosità a seconda della frequenza con cui si
verifica l’evento ondoso che le caratterizza. Si è pertanto associato alla fascia dinamica determinata per
eventi con periodo di ritorno annuali un livello di pericolosità alto, mentre in corrispondenza della fascia
dinamica relativa ad eventi con periodo di ritorno cinquantennale è stato associato un livello di pericolosità
medio.
Nella definizione dell’ampiezza delle fasce dinamiche della spiaggia è stato ipotizzato che la risalita dell’onda
avvenga su una superficie di pendenza costante fino alla quota massima raggiunta dal moto ondoso.
L’ampiezza di fascia che ne risulta e che viene rappresentata è in generale quella più cautelativa.
La procedura che è stata seguita nell’operazione di identificazione dell’ampiezza della fascia dinamica della
spiaggia, comprensiva della spiaggia emersa e sommersa, interessata dalla dinamica dei sedimenti e dalla
risalita dell’onda associata ai periodi di ritorno di 1 e 50 anni,al fine della rappresentazione cartografica della
stessa è la seguente:
- L’ampiezza della fascia dinamica di spiaggia emersa è stata calcolata come distanza tra la linea di riva
(quella di riferimento è la linea del 2003 o, dove disponibile, 2007) e la quota massima di risalita del
moto ondoso, relativo al periodo di ritorno considerato, ipotizzando una pendenza costante della
spiaggia, ricavata dalle sezioni trasversali significative di spiaggia (emersa e sommersa).
- L’ampiezza della fascia dinamica della spiaggia sommersa è stata ricavata come distanza dalla linea di
riva considerata (2003-2007) e la profondità di chiusura definita per ciascun paraggio e sezione di
spiaggia come specificato nel paragrafo 3.1.
Definita l’ampiezza delle fasce dinamiche per le spiagge di ciascun paraggio, la rappresentazione
cartografica è stata effettuata riportando tale ampiezza sulla C.T.R. regionale in scala 1:5.000 partendo dalla
linea di riva del 2003 aggiornata con rilievo del 2007, modificandone il contorno laddove la presenza di opere
e manufatti di quota superiore alla quota di run-up rappresentino un limite invalicabile alla propagazione del
moto ondoso.
Molto spesso l’ampiezza delle spiagge sul litorale dell’Ambito non è sufficiente alla naturale propagazione e
dissipazione dell’onda. Questo spesso si verifica per la presenza di opere e manufatti sul litorale, che di fatto
costituiscono un limite alla risalita dell’onda, causando l’innescarsi di fenomeni erosivi localizzati.
Per questo motivo è stato utilizzato un approccio differente nel tracciare le fasce dinamiche associate ad
eventi con periodo di ritorno pari ad 1 anno e pari a 50 anni, come di seguito meglio dettagliato.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
52
onda annuale
In base alle valutazioni e ai calcoli riferiti ai valori delle caratteristiche dell’onda con periodo di ritorno pari a 1
anno, è stata tracciata la fascia dinamica di spiaggia, denominata fascia A, a cui è associata una pericolosità
alta, raffigurata per i vari paraggi nelle relative carte C06 “Carta delle fasce dinamiche della spiaggia e della
costa alta”.
In generale il limite della fascia A, lato terra, ove non sono presenti manufatti, è rappresentato dal valore
corrispondente alla massima risalita dell’onda, tra le tre direzioni di propagazione considerate, sulla spiaggia
emersa.
Tale limite è stato modificato laddove la presenza di opere o manufatti che presentano quota sommitale
superiore alla quota del run-up, comprensiva del sovralzo del livello idrometrico, di fatto costituisce un
ostacolo alla naturale risalita e propagazione dell’onda.
Pertanto il limite esterno, lato terra, della fascia dinamica è stato considerato quello artificiale delle opere
presenti.
Se tali opere vengono sormontate (sempre in riferimento alla quota di sommità) vengono incluse all’interno
della fascia.
In quest’ultimo caso il limite esterno è solo rappresentativo e non significativo in quanto, essendoci una
variazione della pendenza e delle condizioni al contorno nella determinazione della risalita dell’onda, non è
stato possibile rappresentare l’entità effettiva dell’inondazione e la porzione effettivamente raggiunta
dall’acqua a tergo delle opere.
onda cinquantennale
La fascia dinamica della spiaggia ricavata dai valori caratteristici degli eventi con periodo di ritorno pari a 50
anni, denominata fascia B, a cui è associata una pericolosità media, è raffigurata per i singoli paraggi nelle
carte C06 “Carta delle fasce dinamiche della spiaggia e della costa alta”.
Come per la fascia A il limite esterno della fascia B, lato terra, nelle zone in cui non sono presenti manufatti
corrisponde all’ampiezza determinata come sopra specificato per risalita dell’onda con periodo di ritorno 50ennale.
In corrispondenza di strutture che presentano sommità a quota superiore alla quota del massimo run-up, la
fascia B è limitata da tali opere, altrimenti se presentano dimensioni o conformazioni particolari vengono
comunque, in via cautelativa, comprese all’interno della perimetrazione della fascia, in quanto soggette a
parziale allagamento.
È stata inoltre introdotta una fascia dinamica di spiaggia C, a cui viene associata una pericolosità bassa, in
cui ricadono tutte le zone, al di fuori delle fasce dinamiche associate a periodi di ritorno pari a 1 e 50 anni,
allagate e raggiunte periodicamente dall’acqua del mare durante eventi poco frequenti, di cui si ha traccia
storica o riscontro visivo.
Tale fascia è stata individuata nei seguenti paraggi: Bagno delle Donne (in prossimità del radicamento del
molo foraneo); Santa Margherita (nella zona retrostante la scogliera radente); San Michele di Pagana;
Rapallo (in corrispondenza della scogliera radente lungomare); foce Entella (la zona di spiaggia retrostante
la perimetrazione della fascia B); Lavagna (in corrispondenza del pennello del Cigno); Sestri Levante (l’area
di spiaggia nel tratto a ridosso della diga foranea di Sestri); Baia del Silenzio (gli edifici e le vie a tergo della
spiaggia); Riva Trigoso (gli edifici e le vie in corrispondenza dei canterini, il piazzale dei cantieri navali e i
giardini).
Nella seguente tabella vengono schematicamente riportate le lunghezza delle fasce dinamiche della
spiaggia per ciascun paraggio dell’Ambito, si rimanda comunque alle relazioni dei paraggi per le varie
trattazioni dei casi particolari.
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Relazione Generale
53
TR = 1 anno
FASCIA DINAMICA A
RUN-UP
run
up
Limite
Limite
Caposaldo massimo
verso
verso terra
PARAGGIO
sezione di [m]
mare –
– distanza
spiaggia
batimetria dalla linea
[m]
di riva [m]
Paraggi
P02_a
0.6
-3
6
Cervara
3a
1.2
-4
12
296
2
-3
22
Bagno
delle
donne
297
2.1
-3
18
S. Margherita
295
1.4
-3
10
298
1.5
-3
14
S. Michele di
299
1
-3
11
Pagana
300
1.4
-3
11
301
0.8
-2
11
Rapallo
302
1.4
-2
18
303
2.7
-5
13
Zoagli
304
3.1
-5
24
305
3
-9
30
Chiavari
306
2
-9
20
Foce Entella
calcolata
1.1
-9
24
Lavagna
307-310
2.5
-9
30
311
2.4
-7
21
Sestri Levante
313
1.2
-5
15
Baia del silenzio
312
1.4
-10
15
314
2.6
-5
32
Riva Trigoso
315
2.5
-5.5
32
316
2.7
-7
40
TR = 50 anni
FASCIA DINAMICA B
RUN-UP
run
up
Limite
Limite
massimo
verso
verso terra
[m]
mare –
– distanza
batimetria dalla linea
[m]
di riva [m]
2
-4
20
2.5
-9
24
4.7
-9
50
4.9
-7
40
2.1
-7
20
3.9
-5
36
2.3
-7
24
3.2
-7
24
1.8
-24
2.8
-4
36
3.7
-11
18
4.5
-11
36
4.9
-12
47
3.2
-12
31
1.7
-12
36
4.5
-12
50
3.7
-12
32
1.9
-12
24
1.9
-13
20
4.3
-10
52
3.9
-11
52
4.2
-11
65
Tabella 4.1 valori del massimo run-up e delle ampiezze delle fasce dinamiche della spiaggia per
periodi di ritorno pari a 1 e 50 anni.
Nei paraggi Portofino e Rovereto non sono presenti spiagge significative tali per cui non sono state calcolate
la risalita del moto ondoso e le fasce dinamiche.
Per ciascun paraggio e per i due periodi di ritorno considerati (1 e 50 anni) sono stati riportati i valori del runup massimo e i valori significativi utilizzati per l’individuazione cartografica delle fasce dinamiche. Per queste
ultime sono stati riportati, come limite verso terra, i valori delle ampiezze di spiaggia emersa, interessate
dalla risalita del moto ondoso, misurate a partire dalla linea di riva attuale (quella considerata i riferisce al
rilievo della linea di riva del 2003 e laddove presente del 2007); come limite verso mare i valori delle linee
isobatimetriche che rappresentano la profondità di chiusura della spiaggia sommersa.
Dove all’interno di uno stesso paraggio sono presenti più sezioni trasversali di spiaggia con valori differenti di
profondità di chiusura e di ampiezza di spiaggia emersa, nel tracciare su carta i valori corrispondenti è stata
effettuata una media dei valori sull’intero paraggio o nelle celle di raccordo.
Il valore del run-up massimo è stato riportato all’interno della tabella perché utilizzato come valore di
confronto con le quote delle strutture presenti sulla spiaggia o al limite della stessa, al fine di individuare
cartograficamente le perimetrazioni delle fasce dinamiche sulla spiaggia emersa.
Da un’analisi comparata dei valori riportati in tabella si può estrapolare come per i paraggi che risultano più
esposti ai mari da libeccio il valore dell’ampiezza della fascia dinamica della spiaggia risulti maggiore.
La perimetrazione della fascia dinamica annuale interessa tutto l’areale di spiaggia in molti paraggi
dell’Ambito (Cervara, Bagno delle Donne, Rapallo-Ampoixi, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante, Baia del
Silenzio, Riva Trigoso) e in molti casi (es. Lavagna) le opere strutturali ne costituiscono un limite artificiale
alla naturale dissipazione dell’onda.
Si riporta nel seguito una descrizione sintetica delle opere che ricadono all’interno della perimetrazione delle
fasce dinamiche della spiaggia per ciascun paraggio.
Portofino: non sono presenti spiagge.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
54
Paraggi: la spiaggia presenta ampiezza sufficiente alla dissipazione dell’energia del moto ondoso; le opere
che vengono interessate dalla risalita dell’onda cinquantennale sono per lo più strutture balneari e/o di
ristorazione.
Cervara: la strada statale costituisce il limite della fascia A ed è ricompressa nella fascia 50-ennale.
Bagno delle Donne: le opere costituiscono il limite della fascia A e della fascia B. C’è una fascia C in
corrispondenza degli edifici in corrispondenza della diga sopraflutto.
Santa Margherita: la spiaggia di Ghiaia presenta ampiezza sufficiente e ricade interamente in fascia A e B.
E’ perimetrata in fascia C l’area retrostante la scogliera radente in quanto allagabile dal moto ondoso. La
zona più a levante in corrispondenza delle opere marittime realizzate è stata mappata unicamente in fascia
B non essendo possibile considerarla come spiaggia.
San Michele di Pagana: la fascia A è limitata alle spiagge, la fascia B comprende anche aree e opere
retrostanti.
Rapallo: tutta la spiaggia è in fascia A e B, una piccola area della piattaforma del lungomare ricade in fascia
B. La spiaggia alla foce del rio Carchea invece presenta un’ampiezza insufficiente già per eventi annuali.
Sant’Ambrogio: anche se non sono presenti sezioni di spiaggia è presente la spiaggetta di Marina dei Bardi,
in corrispondenza dello sbocco a mare del fossato Bardi, che è stata perimetrata in fascia A.
Zoagli: la fascia B interessa opere a tergo della baia di ponente e in parte nella spiaggia centrale.
Rovereto: non sono presenti spiagge.
Chiavari: la fascia A è limitata artificialmente dalle opere (muraglione) della strada litoranea, la fascia B
interessa parte del rilevato stradale e alcuni edifici adiacenti.
Foce Entella: la spiaggia presenta un’ampiezza tale da contenere la perimetrazione delle fasce senza
interazione del moto ondoso con opere strutturali; è stata riportata in fascia C la spiaggia retrostante la
fascia B in quanto allagata in occasione di eventi particolarmente intensi.
Lavagna: per alcune celle litorali la fascia dinamica A è limitata dal rilevato ferroviario retrostante, che ricade
in perimetrazione di fascia B per quasi tutta la lunghezza del tratto di spiaggia; nelle celle più a levante
alcune strutture (edifici) ricadono all’interno della fascia A; c’è una zona in fascia C in corrispondenza del
pennello del Cigno perché zona abbastanza protetta.
Sestri Levante: la fascia A interessa unicamente la spiaggia, anche se nel tratto più a ponente il muro
stradale ne costituisce in parte un limite artificiale, la fascia B invece comprende parte della strada e alcune
opere sulla spiaggia.
Baia del Silenzio: già la fascia A interessa alcuni edifici e strutture nella parte più a ponente e a levante della
baia, la fascia B interessa ancor più edifici; è stata perimetrata anche la fascia C in corrispondenza degli
edifici e delle vie a tergo.
Riva Trigoso: la perimetrazione della fascia A è limitata dalle strutture dell’area dei cantieri navali, rientrano
quindi nella perimetrazione alcune aree dei cantieri, a levante, e dei canterini, lato ponente. Nella fascia B
ricedono alcune strutture della spiaggia centrale, parte della passeggiata lato ponente e parte del parcheggio
area cantieri navali.
4.2.
Interferenza delle opere marittime sulla dinamica costiera
Le opere marittime che più hanno influenzato la dinamica costiera, stravolgendone completamente la
tendenza naturale, sono i porti di Chiavari e Lavagna. Entrambi impediscono l’alimentazione delle spiagge
limitrofe da parte dei sedimenti trasportati dall’Entella, il più importante bacino dell’Ambito Costiero 15. Le
altre strutture portuali presenti, sono state costruite in siti molto meno vulnerabili ed hanno avuto
ripercussioni minori sull’equilibrio del litorale, salvo il caso della diga di Sestri Levante che, pur non essendo
un porto vero e proprio, ha causato l’evidente rotazione della spiaggia determinandone la scomparsa sul lato
di ponente.
Per quanto riguarda le opere di difesa la situazione è piuttosto eterogenea. I paraggi di ponente sono assai
meno esposti al moto ondoso ma non presentano tratti di costa bassa di lunghezza significativa, pertanto le
opere di difesa non hanno mai seguito uno schema costituito e riguardano soprattutto difese a manufatti.
Il lungo tratto di costa bassa impostato sulla piana alluvionale dell’Entella ha visto invece due approcci
diversi:
- il litorale di Chiavari è stato notevolmente irrigidito da scogliere emerse parallele che hanno provocato
una fortissima erosione della spiaggia sommersa e necessitano di continua manutenzione
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
55
-
-
-
il litorale di Lavagna, dove è stato privilegiato il ripascimento artificiale unito al sezionamento della
spiaggia attraverso una serie di pennelli che hanno portato ad una parziale stabilizzazione della spiaggia
emersa pur di ampiezza insufficiente a dissipare completamente il moto ondoso
il litorale di Sestri Levante, dove la rotazione della falcatura indotta dalla diga foranea del porto è stata
contrastata inizialmente da scogliere parallele nel settore di ponente e solo recentemente si è cambiato
approccio passando ad un ripascimento artificiale contenuto da una serie di pennelli con buoni risultati di
stabilizzazione della spiaggia
la baia del Silenzio, dove sono state realizzate due scogliere emerse parallele a protezione della baia
che hanno provocato una fortissima erosione del fondale al centro del varco tra le due
la baia di Riva Trigoso dove non sono mai state realizzate difese rigide e si è sempre fatto affidamento
sulla spiaggia come opera di difesa con risultati finora soddisfacenti
4.3.
Pericolosità costa alta
Per la definizione delle fasce di suscettività al dissesto della costa alta è stato individuato, sulla base delle
perimetrazioni dei corpi franosi costieri già cartografati dai Piani di Bacino per l’assetto Idrogeologico (PAI) e
attraverso ulteriori analisi di fotointerpretazione e specifici sopralluoghi, l’areale di falesia attiva, intesa come
costa alta in cui il fattore morfogenetico principale è costituito dal moto ondoso.
In prima battuta sono state individuate due classi di “falesia attiva”:
- la prima comprende le frane attive e quiescenti cartografate dai Piani di Bacino, comprensive del ciglio di
coronamento, il cui accumulo può essere mobilizzato dall’azione del moto ondoso
- la seconda, determinata tramite rilevamento diretto, riguarda la fascia di costa alta rocciosa la cui
evoluzione morfologica è direttamente correlata al moto ondoso.
Le aree in frana attiva o quiescente il cui accumulo può essere mobilizzato dall’azione del moto ondoso sono
state inserite in fascia FAA, suscettività al dissesto molto alta.
Le aree di falesia attiva, cioè la cui evoluzione morfologica è direttamente correlata all’azione del moto
ondoso, sono state inserite, in prima analisi, in fascia FAB, dal piede al ciglio della falesia stessa.
Nel tratto compreso tra Rapallo e Chiavari, paraggi costieri di Sant’Ambrogio, Zoagli e Rovereto, la costa alta
è stata oggetto di uno studio di dettaglio eseguito dal Dipteris – Università di Genova, che ha permesso la
zonizzazione della FAB in tre classi di suscettività al dissesto in base alle caratteristiche morfometriche e
geomeccaniche dell’ammasso roccioso, al fine di accertare se all’interno della classe FAB fossero
individuabili aree con un livello di pericolosità più contenuto. Per la metodologia utilizzata si rimanda allo
studio citato. A seguito di tale studio l’intero tratto di costa alta è stato ulteriormente suddiviso in tre fasce di
suscettività al dissesto:
- FAB1 – Conferma della suscettività al dissesto alta per la presenza di condizioni geomeccaniche
sfavorevoli
- FAB2 - Suscettività al dissesto media per la presenza di condizioni geomeccaniche favorevoli
- FAC - Suscettività al dissesto bassa per condizioni morfologiche favorevoli
In generale, a livello di ambito i tratti a suscettività al dissesto molto alta, in corrispondenza di frane attive,
sono prevalentemente localizzati nel tratto di affioramento delle Arenarie del Gottero, nel settore orientale
dell’Ambito, lungo i promontori di Punta Manara e Punta Baffe.
All’interno della zona oggetto di indagini di dettaglio si individuano alcuni tratti di alta suscettività che
potranno essere interessati da fenomeni di crollo localizzati.
Il settore di affioramento dei Conglomerati di Portofino, sull’estremo ovest dell’Ambito, presenta minori
problemi di stabilità sia per l’esposizione favorevole al moto ondoso, sia per la natura stessa della roccia.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
56
4.4.
Impatti delle attività antropiche sugli ecosistemi sensibili e
sulla qualità delle acque
4.4.1.
Impatto degli scarichi idrici
L’analisi territoriale non ha evidenziato nell’ambito siti ove gli habitat marini risultano significativamente
impattati dagli effetti di scarichi costieri; la presenza ovunque di condotte sottomarine adeguatamente
dimensionate permette, anche in presenza di trattamenti solo parziali, una efficace diffusione dei reflui.
Lungo costa la qualità delle acque di balneazione è nel complesso buona: esistono tuttavia alcuni casi locali
in cui la situazione evidenzia la presenza di piccoli scarichi civili ancora da collettare alla rete fognaria o tratti
di fognatura non adeguati, in genere localizzati presso i tratti terminali dei corsi d’acqua locali.
Per quanto riguarda il fenomeno del “mare sporco” la situazione appare ad oggi non soddisfacente e stabile;
in questo caso il fenomeno non è imputabile agli scarichi fognari ma al forte carico di rifiuti oggi rinvenibile
nei corsi d’acqua locali.
4.4.2.
Impatto di ormeggi ed ancoraggi
L’analisi delle pressioni relative alle attività di ancoraggio ed ormeggio è stata realizzata attraverso conteggi
e georeferenziazione della presenza in sosta delle barche sia utilizzando informazioni di repertorio (foto
aeree) sia con rilievi diretti nei siti di particolare interesse.
Tali informazioni sono state incrociate con quelle sulla presenza degli habitat potenzialmente sensibili
rispetto a tali attività, in particolare l’habitat prioritario ai sensi della direttiva 92/43/CEE costituito dalla
prateria di Posidonia oceanica.
Attraverso strumenti GIS è stata infatti realizzata la sovrapposizione tra le praterie di posidonia e la presenza
delle unità da diporto ancorate od ormeggiate così come definita nell’indagine relativa alla pressione.
E’ stato così calcolato il numero e la densità delle imbarcazioni direttamente insistenti, per ogni paraggio,
sulle aree di fondale da considerare vulnerabili.
Infine è stato analizzato l’eventuale impatto dell’attività attraverso le conoscenze bibliografiche del sito, le
indagini naturalistiche condotte per la stesura della carta degli habitat marini ed indagini ad hoc realizzate in
siti di particolare intersse.
I risultati mostrano alcune criticità, non generalizzate ma relative a specifici siti
- Le praterie presso i paraggi di Cervara (Santa Margherita Ligure) e Riva Trigoso (Sestri Levante)
risultano sensibilmente impattate da una eccessiva frequenza di ancoraggi
- La praterie presso i Paraggi di San Michele di Pagana (Rapallo) e all’interno della baia del Silenzio
(Sestri Levante) risultano sensibilmente impattate dalla presenza di campi di ormeggio.
4.4.3.
Impatto della pesca (strascico abusivo e macrorifiuti)
Il censimento e la georeferenziazione delle attività di strascico abusivo sono stati effettuati mediante
interviste ad operatori della piccola pesca professionale ed a rappresentanti delle comunità marinare.
Per la valutazione dell’impatto sullo stato di conservazione dei fondali dell’ambito di interesse tali
informazioni sono state incrociate con quelle sulla distribuzione degli habitat costieri sensibili e sul loro stato
di conservazione.
È stata così individuata, nel territorio dell’ambito, un’area critica, che interessa i fondali prospicienti i
promontori di Punta Sestri, Punta Manara e Punta Baffe (Sestri Levante). Qui le praterie di Posidonia
oceanica risultano ancora episodicamente interessate dall’attività abusiva delle strascicanti e tale impatto
risulta coerente con il precario stato di conservazione del limite inferiore dell’habitat.
4.4.4.
Impatto dei ripascimenti e delle attività di gestione degli arenili
I ripascimenti delle spiagge, così come realizzati negli ultimi anni in base agli standard qualitativi della
specifica normativa regionale, non risultano causare impatti sensibili sui popolamenti marini bentonici o sulla
trasparenza delle acque.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
57
Diversamente, tali attività, insieme ad altre azioni di manutenzione delle spiaggia emersa particolarmente
assidue e frequenti (quali la vagliatura e la livellazione dei sedimenti) risultano avere un effetto alquanto
negativo sulla sopravvivenza della vegetazione psammofila; le operazioni meccaniche e l’occupazione delle
aree da parte di strutture stagionali hanno provocato la quasi totale estinzione delle principali specie vegetali
che caratterizzano gli ambienti di spiaggia e delle dune costiere.
4.4.5.
Impatto delle opere di pulizia idraulica degli alvei fluviali
Gli habitat tipici degli ambienti di estuario risultano gravemente compromessi o del tutto assenti; le cause
storiche sono principalmente l’irrigidimento dell’alveo e le arginature artificiali; attualmente, tuttavia nei siti
potenzialmente ancora idonei la naturale evoluzione dell’habitat è impedita dalle periodiche operazioni di
pulizia idraulica in alveo, attuate con movimentazione e prelievo dei sedimenti generalizzati e non pianificati
in un’ottica di sostenibilità ambientale.
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Relazione Generale
58
5.
Rischio Costiero ed Ambientale
Il rischio associato agli eventi meteomarini si ricava dall’individuazione delle criticità, rappresentate dalle
fasce di pericolosità (individuate sulla costa bassa e alta) in corrispondenza degli elementi a rischio che vi
ricadono.
Il rischio degli elementi bionomici è associato alle attività antropiche e si ricava dall’individuazione delle
criticità o pressioni in corrispondenza degli habitat, quali elementi a rischio da tutelare.
5.1.
Elementi a rischio
L’individuazione degli elementi a rischio è stata effettuata sulla base delle classi di uso del suolo individuate
per i Comuni ricadenti nell’ambito di studio.
Per la definizione del rischio sulla costa alta sono state considerate, in conformità con i Piani di Bacino, le
classi degli elementi a rischio derivate dalla carta di uso del suolo, con alcune correzioni resesi opportune
per la differenza di scala. Per completezza si riporta la distinzione nelle quattro classi degli elementi a rischio
derivati dalle relative carte dei Piani di Bacino dei bacini afferenti alle unità fisiografiche considerate:
E0 : aree disabitate o improduttive;
E1 : edifici isolati, zone agricole;
E2 : nuclei urbani, insediamenti industriali e commerciali minori;
E3 : centri urbani, grandi insediamenti industriali e commerciali, principali infrastrutture e servizi.
Per la definizione del rischio sulla spiaggia invece partendo dalla considerazione che tutte le aree in
corrispondenza della costa bassa ricadono in classi con pressioni insediative significative sul territorio, gli
elementi a rischio presenti quali strutture, servizi, infrastrutture e manufatti in genere sono stati considerati
tutti appartenenti ad uno stesso grado di vulnerabilità. Pertanto nell’individuare le aree a rischio, come
incrocio delle fasce dinamiche di spiaggia e degli elementi a rischio ivi presenti, si associa lo stesso “peso” a
tutte le strutture presenti all’interno delle fasce stesse.
Per quanto riguarda la definizione del rischio relativo al degrado della qualità delle acque e degli habitat gli
elementi e rischio considerati sono ovviamente rappresentati da tutti gli habitat e gli ecosistemi sensibili.
La spiaggia inoltre viene considerata come elemento da tutelare in quanto costituisce la naturale difesa e
protezione delle opere a tergo.
5.2.
Rischio associato agli eventi meteomarini
Il rischio associato agli eventi meteomarini è stato individuato in corrispondenza di elementi a rischio
ricadenti nelle fasce a diversa pericolosità tracciate lungo la costa (costa alta e spiaggia) e distinto in classi a
seconda della differente pericolosità associata a quelle zone.
La finalità principale dell’individuazione di diverse classi di rischio è legata alla necessità di assegnare una
priorità il più possibile oggettiva, all’interno dei paraggi e all’interno dell’intero Ambito del presente Piano, alle
indicazioni di intervento di difesa costiera individuate per tutti i paraggi.
Sono stati utilizzati due differenti approcci per la definizione del rischio di costa alta e di spiaggia. Il rischio di
costa alta, derivando dall’incrocio degli elementi a rischio, come definiti nei Piani di Bacino, con la carta delle
fasce a diversa pericolosità al dissesto, è stato rappresentato da superfici distinte in diverse classi a rischio.
Il rischio di spiaggia, derivando da una verifica della presenza di elementi vulnerabili (considerati tutti
ugualmente vulnerabili) all’interno della perimetrazione delle fasce dinamiche della spiaggia, è stato
raffigurato mediante segmenti lineari contigui, tracciati sulla linea di costa.
Si distingue di seguito l’approccio metodologico utilizzato per la definizione dei tratti a rischio sulla spiaggia e
sulla costa alta.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
59
5.2.1.
Rischio sulla spiaggia
L’individuazione di tratti a rischio in corrispondenza della spiaggia è stata effettuata sulla base della
presenza delle fasce dinamiche associate a diversa pericolosità e degli elementi a rischio ivi ricadenti. Si
identificano sostanzialmente quattro classi di rischio:
- RS4 (Rischio aree di spiaggia molto elevato) rischio molto elevato in corrispondenza di aree di spiaggia in
cui gli elementi a rischio ricadono all’interno della mappatura della fascia dinamica A della spiaggia;
- RS3 (Rischio aree di spiaggia elevato) rischio elevato in corrispondenza di aree di spiaggia in cui gli
elementi a rischio costituiscono un limite alla mappatura della fascia dinamica A della spiaggia e in cui gli
elementi a rischio ricadono nella fascia dinamica di spiaggia B;
- RS2 (Rischio aree di spiaggia medio) rischio medio in corrispondenza di aree di spiaggia in cui gli
elementi a rischio costituiscono un limite alla mappatura della fascia dinamica B della spiaggia e in cui gli
elementi a rischio ricadono all’interno della fascia C (aree allagabili);
- RS1 (Rischio aree di spiaggia moderato) rischio moderato in corrispondenza di elementi a rischio
ricadenti in fascia C e in corrispondenza di tutti i tratti di litorale in cui le fasce dinamiche non interessano
elementi a rischio.
La determinazione dell’appartenenza del tratto di costa a ciascuna classe a rischio avviene pertanto
secondo la matrice seguente:
SPIAGGIA
Elemento a rischio
interno alla fascia
Fascia A
Fascia B
Fascia C
RS4
RS3
RS2
Elemento a rischio
lungo la fascia
RS3
RS2
RS1
Elemento a rischio
esterno alla fascia
RS1
RS1
RS1
Tabella 5.1 Classi di rischio per la costa bassa (spiaggia)
Le classi così definite sono mutuamente esclusive pertanto ad ogni tratto di costa corrisponderà un solo
rischio associato, che consentirà di definire la priorità nella gestione degli interventi sia a scala locale di
paraggio e quindi di Comune (in cui ricade il paraggio), sia a scala di Piano, assegnando un opportuno
“peso” a ciascuna classe di rischio (si rimanda al Piano degli interventi).
Per l’Ambito in esame viene di seguito riportata, in forma tabellare, per ciascun paraggio,la percentuale di
occorrenza delle diverse classi a rischio, calcolate rispetto al totale della lunghezza dei tratti di spiaggia
presenti nel paraggio.
PARAGGIO
1
2
3
4
5
6
7
8
9a
9b
10
11
12
13
14
15
Portofino
Paraggi
Cervara
Bagnodonne
S.Margherita
S.Michele
Rapallo
S.Ambrogio
Zoagli
Rovereto
Chiavari
FoceEntella
Lavagna
Sestrilevante
Baiasilenzio
RivaTrigoso
lunghezza
spiaggia [m]
0
113
374
611
374
756
372
23
234
0
1849
203
3347
1396
426
1521
rischio S1
[%]
0
0
0
0
63
24
19
0
0
0
21
100
4
50
0
8
rischio S2
[%]
0
34
0
22
37
53
6
0
36
0
0
0
1
46
31
27
rischio S3
[%]
0
66
100
69
0
23
69
100
54
0
77
0
82
4
27
65
rischio S4
[%]
0
0
0
9
0
0
6
0
9
0
2
0
14
0
42
0
______________________________________________________________________________________________________________________
Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
60
Tabella 5.2 Percentuale di occorrenza delle diverse classi di rischio (costa bassa) per Paraggio
I paraggi di Portofino e Rovereto non presentano tratti di spiaggia pertanto non presentano classi a rischio di
spiaggia.
In tutto l’Ambito l’occorrenza maggiore si ha per le classi di rischio di spiaggia medio e elevato (classi RS2 e
RS3). In classe a rischio molto elevato ricade in maniera abbastanza significativa un tratto di spiaggia della
Baia del Silenzio, dove le abitazioni subito a ridosso della spiaggia vengono interessate dal moto ondoso
con periodo di ritorno annuale. Alcuni tratti ricadono in rischio molto elevato lungo il litorale di Lavagna. Nei
paraggi di Bagno delle donne, Rapallo, Zoagli e Chiavari sono presenti brevi tratti di spiaggia ricadenti in
classi a rischio molto elevato.
I paraggi di Cervara e Sant’Ambrogio presentano l’intero tratto di spiaggia in classe a rischio RS3.
Nel paraggio Foce Entella il tratto di spiaggia ricade interamente in classe a rischio RS1, infatti presenta
un’ampiezza tale da consentire tutta la dissipazione dell’energia ondosa, senza interferire con le strutture
retrostanti, molto distanti dalla linea di riva.
5.2.2.
Rischio sulla costa alta
L’individuazione delle aree a rischio sulla costa alta è stata effettuata conformemente alla metodologia dei
Piani di Bacino, valutando le diverse classi di rischio in base alla sovrapposizione della perimetrazione delle
frane, delle falesie e della fascia di rispetto, come individuate nella Carta dei Regimi Normativi (C08), con gli
elementi a rischio considerati nella redazione del rischio dei Piani di Bacino.
Le classi di rischio così individuate sono quattro e per una congruità con quelle individuate per la costa
bassa si distinguono in:
classi di rischio:
- RA4 (Rischio aree di costa alta molto elevato): rischio molto elevato in corrispondenza di aree di costa
alta in cui gli elementi a rischio E3 ricadono all’interno della mappatura della fascia di falesia attiva A
(FAA), nella FAB, nella FAB1 o all’interno della fascia di rispetto (FAB) e in cui gli elementi a rischio E2
riadono all’interno della perimetrazione delle FAA;
- RA3 (Rischio aree di costa alta elevato) rischio elevato in corrispondenza di aree di costa alta in cui gli
elementi a rischio E2 ricadono all’interno della mappatura della fascia di falesia FAB, FAB1 e in cui gli
elementi a rischio E1 ricadono nella perimetrazione della FAA;
- RA2 (Rischio aree di costa alta medio) rischio medio in corrispondenza di aree di costa alta in cui gli
elementi a rischio E3 ed E2 ricadono in FAB2 e gli elementi a rischio E1 ricadono all’interno della
mappatura della fascia FAB e FAB1;
- RA1 (Rischio aree di costa alta moderato) rischio moderato in corrispondenza di tutti i tratti di costa alta in
cui gli elementi a rischio E3 ed E2 ricadono nella perimetrazione delle fasce FAC, gli elementi a rischio
E1 ricadono in FAB2 e FAC, gli elementi a rischio E0 ricadono all’interno delle fasce FAA, FAB, FAB1;
- RA0 (Rischio aree di costa alta lieve) rischio lieve in corrispondenza di tutti i tratti di costa alta in cui gli
elementi a rischio E0 ricadono nella perimetrazione delle fasce FAB2 e FAC.
COSTA ALTA
E0
E1
E2
E3
FAA
RA1
RA3
RA4
RA4
FAB
RA1
RA2
RA3
RA4
FAB1
RA1
RA2
RA3
RA4
FAB2
RA0
RA1
RA2
RA2
FAC
RA0
RA1
RA1
RA1
Tabella 5.3 Classi di rischio per la costa alta
Anche in questo caso le classi così definite sono mutuamente esclusive e ad ogni superficie di costa alta
corrisponderà un solo rischio associato, che consentirà di definire la priorità nella gestione degli interventi sia
a scala locale di paraggio sia a scala di Piano.
Si riporta di seguito la tabella con la percentuale di occorrenza, per ciascun paraggio dell’Ambito, delle
diverse classi a rischio di costa alta, calcolate rispetto al totale della superficie di costa alta interessato dalla
perimetrazione delle fasce di suscettività al dissesto e delle relative fasce di rispetto.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
61
PARAGGIO
1
2
3
4
5
6
7
8
9a
9b
10
11
12
13
14
15
Portofino
Paraggi
Cervara
Bagnodonne
S.Margherita
S.Michele
Rapallo
S.Ambrogio
Zoagli
Rovereto
Chiavari
FoceEntella
Lavagna
Sestrilevante
Baiasilenzio
RivaTrigoso
superficie
costa alta
[m2]
49587
17062
21925
5215
30443
32817
13466
101367
174978
229069
68671
0
7658
43483
288768
487378
rischio RA0
[%]
0
0
0
0
0
0
0
42
16
36
3
0
0
0
0
0
rischio RA1
[%]
65
0
0
0
0
43
0
17
17
51
81
0
71
84
91
99
rischio RA2
[%]
9
0
0
0
64
8
28
16
21
8
15
0
0
0
3
1
rischio RA3
[%]
23
100
100
100
8
32
0
8
32
5
1
0
29
2
1
0
rischio RA4
[%]
3
0
0
0
28
17
72
16
15
0
0
0
0
14
5
0
Tabella 5.4 Percentuale di occorrenza delle diverse classi di rischio (costa alta) per Paraggio
Il paraggio di Foce Entella non presenta aree di costa alta, pertanto non presenta aree con classi di rischio di
costa alta.
In tutto l’Ambito la classe a rischio più frequente nei vari paraggi e quella RA1 (rischio moderato di costa alta).
In classe a rischio molto elevato ricadono superfici di costa alta nei paraggi di Santa Margherita, San
Michele di Pagana, Rapallo, Sant’Ambrogio, Zoagli e piccole percentuali dei paraggi di Portofino, Rovereto e
Baia del Silenzio.
Nei paraggi di Paraggi e Cervara, tutte le aree di costa alta ricadono in classe a rischio RA3. La classe a
rischio lieve RA0 è presente solo nei paraggi di Sant’Ambrogio, Zoagli e Rovereto.
Per completezza sono state raggruppate in un’unica tabella le percentuali di occorrenza di ciascuna classe
di rischio per la costa alta e la spiaggia con le lunghezze dei tratti di costa alta, spiaggia e di costa
artificializzata per ciascun paraggio.
Da questa analisi è possibile estrapolare la percentuale di costa alta, spiaggia e tratti con presenza di opere
artificiali presenti in tutti i paraggi dell’Ambito e verificare all’interno di ciascun paraggio la maggior presenza
di tratti di costa alta o spiaggia.
È stata inoltre riportata la voce Rischio Localizzato (RL) che è rappresentato da elementi locali a rischio, per
lo più situati in corrispondenza di opere marittime, quindi non ricompresi nelle fasce di pericolosità, ma che di
fatto rappresentano criticità puntuali. Nell’ambito oggetto di indagine sono stati individuati due RL
rappresentati da strutture a rischio situate sopra la diga foranea del Porto di Sestri Levante. Per tali elementi
a rischio andrebbe prevista la rilocalizzazione e demolizione.
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Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
62
Rischio
Rischio
costiero Costa Alta
Localizzato
Lungh tratto costa
Paraggio
Portofino
Paraggi
Cervara
Bagnodonne
S.Margherita
S.Michele
Rapallo
S.Ambrogio
Zoagli
Rovereto
Chiavari
FoceEntella
Lavagna
Sestrilevante
Baiasilenzio
RivaTrigoso
costiero Rischio
Costa Bassa
costiero
lungh
tot
% costa
%
%costa
paraggio
alta
spiaggia artificiale Rischio RL Rischio
[m]
[%]
RA0 [%]
Rischio
RA1 [%]
Rischio
RA2 [%]
Rischio
RA3 [%]
Rischio
RA4 [%]
Rischio Rischio Rischio Rischio
RS1 [%] RS2 [%] RS3 [%] RS4 [%]
2150
1256
1813
945
1527
1666
2594
2343
3192
2157
2516
2103
3805
3613
4221
5581
71%
33%
40%
64%
0%
60%
0%
16%
22%
45%
76%
0%
63%
84%
91%
99%
9%
0%
0%
0%
64%
14%
28%
14%
21%
8%
19%
0%
0%
0%
3%
0%
10%
27%
41%
0%
8%
8%
0%
10%
31%
9%
5%
0%
14%
0%
1%
0%
10%
40%
19%
36%
28%
18%
72%
18%
16%
2%
0%
0%
23%
16%
5%
1%
0%
0%
0%
0%
63%
25%
19%
0%
0%
0%
21%
100%
4%
50%
0%
8%
77%
91%
79%
25%
56%
63%
24%
99%
93%
100%
27%
0%
12%
48%
90%
73%
0%
9%
21%
65%
24%
37%
14%
1%
7%
0%
73%
10%
88%
39%
10%
27%
23%
0%
0%
11%
20%
0%
62%
0%
0%
0%
0%
90%
0%
14%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
19%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
42%
10%
36%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
34%
0%
22%
37%
48%
6%
0%
36%
0%
0%
0%
1%
46%
31%
27%
0%
66%
100%
69%
0%
27%
69%
100%
54%
0%
77%
0%
82%
4%
27%
65%
0%
0%
0%
9%
0%
0%
6%
0%
9%
0%
2%
0%
14%
0%
42%
0%
Tabella 5.5 Percentuale di occorrenza di costa alta, spiaggia e costa artificiale e delle diverse classi a rischio
Questa tabella può essere utilizzata per verificare quale peso ha sull’intero paraggio il tratto di costa alta rispetto a quello di spiaggia, nella definizione dei pesi
nel calcolo delle priorità di intervento.
__________________________________________________________________________________________________________________Piano
Relazione Generale
63
di
Tutela
dell’Ambiente
Marino
e
Costiero
5.3.
Rischio relativo al degrado della qualità delle acque e
degli habitat
Il concetto di rischio applicato alle tematiche di salvaguardia ambientale rappresenta una
generalizzazione sicuramente non priva di difficoltà.
In termini generali si può affermare che lo scopo del presente capitolo è quello di fornire una visione
unitaria, aggregata per paraggio, delle varie problematiche ambientali emerse al fine di evidenziare i
paraggi e le situazioni prioritarie.
A questo scopo è stata predisposta una tabella ove soni riportati, a livello di paraggio, gli impatti
descritti al paragrafo 4.4 e il “rischio” ambientale in base ai seguenti criteri:
- Impatto derivante da scarichi sulle acque: punteggio 1 in caso di presenza di stazioni di controllo
acque di balneazione con giudizio IQB sufficiente, 2 in caso di giudizio mediocre o contaminato;
- Impatto derivante da ancoraggi e ormeggi: punteggio 2 in presenza di siti impattati non inclusi in
SIC, 4 in caso di siti impattati inclusi in SIC;
- Impatto derivante da strascico abusivo e altre attività legate alla pesca; punteggio 2 in presenza di
siti impattati non inclusi in SIC, 4 in caso di siti impattati inclusi in SIC;
- Impatto derivante dalla gestione delle spiagge sulla flora psammofila: punteggio 1 in presenza di
siti potenzialmente idonei impattati non inclusi in SIC, 2 in caso di siti potenzialmente idonei
impattati inclusi in SIC;
- Impatto derivante dalla pulizia idraulica dei fiumi sugli habitat: punteggio 1 in presenza di siti
impattati non inclusi in SIC, 2 in caso di siti impattati inclusi in SIC.
Si noti che il punteggio è stato raddoppiato nel caso in cui è interessato l’habitat “prateria di Posidonia
oceanica”, in quanto prioritario ai sensi della Direttiva 92/43/CE.
1
2
3
4
5
6
7
8
9a
9b
10
11
12
13
14
15
Paraggio Scarichi Ancoraggi/ormeggi Strascico Flora psammofila
Portofino
0
0
0
0
Paraggi
0
0
0
0
Cervara
0
4
0
0
Bagnodonne
0
0
0
0
S.Margherita
2
0
0
0
S.Michele
0
4
0
0
Rapallo
2
0
0
0
S.Ambrogio
0
0
0
0
Zoagli
0
0
0
0
Rovereto
0
0
0
0
Chiavari
0
0
0
1
FoceEntella
2
0
0
1
Lavagna
0
0
0
1
Sestrilevante
2
0
0
1
Baiasilenzio
1
2
4
0
RivaTrigoso
0
4
4
1
Estuari
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2
0
0
0
1
TOTALE
0
0
4
0
2
4
2
0
0
0
1
5
1
3
7
10
Tabella 5.6 Rischio ambientale derivante dai Determinanti/pressioni per Paraggio
___________________________________________________________________________________________________________
Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero
Relazione Generale
63
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