“Le meraviglie del Mediterraneo”
Docente Coordinatrice:
Prof.ssa Spallino Rosa Anna
Classi partecipanti: I A – III A
IA
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Drago Veronica
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Polizzotto Adriana
•
Raso Daniele
III A
•
Barca Fiamma
•
Cesare Francesca
•
Cortina Valeria
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Failla Salvatore
•
Giallombardo Ilenia
•
Giambelluca Valentina
•
Laganà Andrea
•
Lassandro Luca
•
Orlando Luca
•
Patricolo Andrea
•
Ribaudo Brigida
INSIEME PER CRESCERE…
Durante quest’anno scolastico, nel mese di Gennaio, abbiamo avuto il piacere di
ospitare, presso la nostra Scuola Media di Lascari, i partners francesi, rumeni e polacchi con i quali partecipiamo e collaboriamo alla realizzazione del Progetto Comenius che quest’anno affronta l’importante tema dell’acqua.
Sono state organizzate visite guidate, incontri con rappresentanti de istituzioni civili, religiose e militari e, non sono mancati, tanti momenti di socializzazione con
insegnanti, alunni e genitori.
Abbiamo visitato il porto ed il faro di Cefalù, gli uffici della Guardia Costiera e
della Capitaneria di Porto; i Comandanti, oltre a darci tante informazioni sul ruolo
che svolgono, ci hanno fatto salire a bordo di una motovedetta dove abbiamo potuto osservare sofisticate strumentazioni.
Interessante è stata la visita al potabilizzatore di “Acqua dei Corsari” nei pressi di
Palermo dove il personale esperto ci ha fatto osservare tutto il procedimento dandoci importanti informazioni.
Ci siamo recati anche a Messina, Tindari, Santo Stefano di Camastra, Bagheria e
Palermo dove, oltre ai musei e alle bellezze architettoniche, non abbiamo potuto
fare a meno di ammirare le spiagge, le coste e l’immensità dell’azzurro mare che le
circonda.
Sono stati dei momenti interessanti che ci hanno permesso di socializzare, di
scambiarci esperienze ed opinioni ma soprattutto abbiamo potuto conoscere realtà, abitudini, usi e culture di paesi lontani geograficamente ma vicini nella condivisione di ideali e valori.
Questa esperienza sicuramente resterà impressa nei nostri cuori e nelle nostre
menti e contribuirà positivamente alla nostra crescita.
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L’ACQUA SULLA TERRA
L’acqua è l’unica sostanza sulla terra che incontriamo in natura allo stato solido,
liquido e gassoso. Essa è distribuita in diversi “serbatoi” naturali. Nelle calotte polari e nei ghiacciai, dove è presente allo stato solido; negli oceani, nei fiumi e nei
laghi, dove si trova allo stato liquido; nell’atmosfera, dove è presente allo stato
gassoso. Acqua allo stato liquido è contenuta anche nel suolo e nel sottosuolo. Tutti gli organismi viventi contengono acqua, in media il 70% del loro peso: anche la
biosfera è perciò un serbatoio d’ acqua. L’acqua può spostarsi da un serbatoio
all’altro, può evaporare, fondere o condensare e quindi cambiare di stato fisico.
Questi passaggi di stato si ripetono nel tempo e generano un processo chiamato
“ciclo dell’acqua” il cui motore è il Sole. L’ acqua è fondamentale per gli organismi
e quindi la vita, nel suo complesso , si basa sul delicato equilibrio stabilito dal ciclo
dell’acqua.
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MAR MEDITERRANEO: flora e fauna
È cosi chiamato per antonomasia il mare interno che si addentra tra l’Europa meridionale, l’Africa settentrionale e l’Asia occidentale circondato da oltre 46.000 Km
di coste; il Mediterraneo costituisce con i suoi 2,5 milioni di Km², poco più dello
0,7% della superficie globale degli oceani.
Il Mediterraneo si divide in due grandi bacini, uno occidentale e uno orientale che
comunicano per mezzo del canale di Sicilia.
Del primo fanno parte il Mare Balearico o mare di Sardegna, il mare Ligure ed il
mar Tirreno; dell’altro il mare Ionio, il mare Adriatico, il mare di Levante ed il mare Egeo. Nell’aperto Mediterraneo le temperature invernali degli strati superficiali
non scendono mai al di sotto dei 12°C e raggiungono i 17°C nel mar di Levante;
quelle estive salgono a 25°C e persino a 27°C nel bacino orientale; sotto i 300 m di
profondità si ha una temperatura costante di 13°C.
È uno dei mari più ricchi del mondo per specie animali e vegetali, con oltre 540
specie di pesci tra ossei e cartilaginei di cui 75 endemiche (presenti cioè, solo nel
Mediterraneo). Il numero di specie è in aumento: a causa del riscaldamento delle
acque del “mare nostrum”, numerose specie provenienti dal Mar Rosso attraverso
lo stretto di Suez stanno colonizzando il bacino orientale, spingendosi verso la Sicilia. La fauna del Mediterraneo è una dipendenza di quella atlantica ma è molto
meno sviluppata per la costituzione argillosa dei fondali e per la povertà di plancton. Mancano quasi completamente i passaggi di merluzzi e di aringhe, si pescano però sardine, sardelle acciughe, sgombri, tonni, ed altre varietà di pesce azzurro ma non mancano i naselli, le sogliole, saraghi, rombi, scorfani, cernie, molluschi, crostacei ecc… ecc….
Lungo le coste sicule, libiche e levantine si pescano spugne; i coralli si possono
trovare nel golfo di Napoli, presso le coste della Sicilia e nelle isole Egee.
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La flora sottomarina è ricca di specie ma una delle più caratteristiche è la “Posidonia oceanica”, pianta endemica che con le sue praterie sottomarine dà vita ad uno
degli ecosistemi più importanti del bacino e rappresenta un rifugio per i piccoli di
varie specie di pesci e per questo viene chiamata la “nursery del mare”.
La Posidonia è una pianta marina importante, ma che per sopravvivere deve combattere contro molti nemici: gli scarichi urbani e industriali, la costruzione di opere
marittime e lo strascico delle reti che rappresenta infatti una grave minaccia per la
sua sopravvivenza.
La lattuga di mare “Ulva lactuca” è un’alga verde tra le più comuni simile ad una
foglia d’insalata. Altra specie diffusa, è un’alga rossa “Gelidium cornelium” che
vive in profondità; è lunga fino a 40 cm e cresce in piccoli cespugli.
1. Occhiate - 2. Aragosta - 3. Branzino - 4 Scampi - 5 Castagnola - 6. Polpo
Varietà di alghe
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ALLA SCOPERTA DELLE ISOLE
INTORNO ALLA SICILIA
Intorno alla Sicilia, in un mare incantevole, vero paradiso per gli amanti della fotografia subacquea, si possono ammirare delle isolette di straordinaria bellezza
non ancora del tutto contaminate, anche se, ultimamente, meta ambita del turismo
estivo.
Partendo dalla provincia di Palermo incontriamo l’isola di Ustica che, pur non essendo l’unica isola vulcanica del Mediterraneo è la sola che si può fregiare del titolo di “Perla del Mediterraneo”.
E’ stata la prima riserva marina istituita nel 1986 e, nel corso degli anni, altri comuni costieri italiani ed altre isole europee hanno seguito tale esempio. Ustica presenta dei fondali affascinanti con una ricchissima fauna e flora ittica che le hanno
fatto guadagnare anche l’appellativo di “Paradiso” dei sub. Infatti gia a pochi metri dal pelo dell’acqua si osserva un’esplosione cromatica di Gorgonie, Stelle marine, Molluschi, Spugne dai vari colori, Madrepore, Coralli, Cernie, Aragoste, Murene e mille altre creature…
In provincia di Messina un fascino particolare è offerto da quel gruppo di sette isole unico al mondo per profumi e bellezze: le Eolie. Panarea con i suoi scogli,
Stromboli con la sua bocca tonante, Vulcano con i suoi rivoli di lava che si immergono nel mare limpidissimo, Alicudi e Filicudi con le loro stradine percorribili solo
a piedi, Lipari e la favolosa “Malvasia”, Salina ed il suo bosco di felci.
L’arcipelago delle Pelagie in provincia di Agrigento comprende tre isole: Lampione disabitata e dalla natura selvaggia, Linosa con la sua natura vulcanica che offre
coste a picco sul mare alte anche 90 m, Lampedusa, l’estremo lembo di terra europea sul Mediterraneo, è infatti più vicina alla costa tunisina che a quella siciliana.
Ha una costa frastagliata e interrotta da piccole “calette”, in una di esse davanti
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all’isola dei Conigli si formano colonie di tartarughe marine che, in zona protetta ,
depongono le uova.
In provincia di Trapani c’è Pantelleria, la più grande isola intorno alla Sicilia; va ricordata per la coltivazione dei capperi e per il vino, il famoso “Moscato di Pantelleria”. Sempre in provincia di Trapani troviamo le isole Egadi: Favignana, Levanzo e Marettimo che rappresentano un affascinante sparti-corrente per il lembo di
Mediterraneo che guarda verso la Spagna. Lì approdavano pirati e commercianti,
lì si sperdevano uomini mitologici e dee s’innamoravano, lì soprattutto si distruggono i branchi di tonni facendo della zona un vero e proprio paradiso per i pescatori di questo paese.
1.
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4.
5.
Pantelleria
Marettimo
Levanzo
Grotte di Ustica
Fondali di Ustica
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LA MATTANZA
“Uno spettacolo da non perdere”
La mattanza si svolge dalla metà di maggio alla prima decade di giugno. In questo
periodo i branchi di tonni seguono le correnti che dall’oceano portano nel più tiepido Mediterraneo per deporre e fecondare le uova. Da secoli i pescatori “tonnaroti” a metà aprile montano a mare una serie di reti “tonnara”, vere e proprie camere
per catturarli. I tonni vengono poi spinti da una camera all’altra fino ad arrivare
alla “camera della morte” dove, chiusi da un
quadrilatero di barche
nere “le muciare”, vengono arpionati tra grida, canti e preghiere.
Il complesso e rituale
sistema di pesca segue
tempi e modalità stabilite dal Rais, capo
della tonnara, un tempo anche capo assoluto del villaggio.
La pesca sistematica del tonno ha origini remote, si pensa la praticassero già i Fenici anche se il rito che ancora oggi sta alla base della pesca trova le sue origini nel
popolo Arabo.
I “tonnaroti” eseguono gli stessi gesti, pronunciano le stesse preghiere, da secoli e
secoli.
Il rito racchiude in sé qualcosa di sacro e segna la vita dell’isola, avendone determinato in passato anche la ricchezza.
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Nel complesso, la “mattanza” (la corrida del mare) è uno spettacolo particolarmente affascinante ma molto crudele per via del colore rosso di cui si tinge l’acqua, per
via del ribollire di quest’ultima e per via dei pericolosi colpi di coda che danno i
tonni mentre, arpionati, vengono caricati sulle barche.
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PESCI DEL MEDITERRANEO
-Aguglia (Belone vulgaris)
Questo pesce deve il suo nome alla forma molto allungata del corpo e al muso simile a un lungo becco
dotato di molti denti affilati. La parte superiore è blu
o verde, quella inferiore è di colore argento. Per sfuggire ai predatori può compiere spettacolari balzi fuori
dall’acqua. La lunghezza minima non supera il metro ed il suo peso può arrivare a
circa 3 Kg.
-Grongo ( Conger conger )
Vive generalmente sui fondali rocciosi o sabbiosi fino
a 100 m, è caratterizzato da un muso allungato e dal
corpo serpentiforme che può misurare fino a 2,7 m e
pesare circa 60 Kg.
Durante la notte va a caccia di pesci, crostacei e cefalopodi. Il gronco, apprezzato per la sua carne, è una preda molto ambita per i pescatori.
-Razza chiodata ( Raja ondulata )
Vive sui fondali sabbiosi alla profondità di circa 200
m. Per sfuggire ai predatori si nasconde mimetizzandosi con i fondali. Ha una colorazione grigio-marrone
con zone più scure e macchie sul dorso mentre la parte ventrale è chiara. Il corpo è piatto con ampie pinne
pettorali.
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-Scorfano (Scorpaena porcus )
Lo scorfano ha una testa grossa, gibbosa, con occhi e
bocca grandi. Predatore sedentario, solitamente lo
scorfano, si apposta tra le rocce coperte di alghe, dove si mimetizza meglio.
Le spine sulla pinna dorsale e quella anale hanno
ghiandole velenifere che possono infliggere dolorose punture ai predatori.
-Cernia (Epinephelus guaza)
Nome di varie specie di grossi pesci comuni nelle acque profonde del Mediterraneo. Hanno carne pregiata e rappresentano una delle specie più ambite dai
pescatori subacquei. La bocca è enorme e poderosa e
gli conferisce un aspetto burbero. Non si allontana
troppo dalla sua tana ma esce solo per nutrirsi.
-Lampuga ( Coryphaena hippurus )
Questo pesce possiede un’unica pinna dorsale che
corre per quasi tutto il corpo allungato.
La coda è grande ed ha una marcata biforcazione. La
colorazione risulta con fianchi argentati mentre il
dorso è verde-bluastro. Molto apprezzato per le sue
carni, questo pesce si trova in acque con una temperatura al di sopra di 20 ۫ C.
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-Pesce pilota ( Naucrates ductor )
Il pesce pilota chiamato anche “fanfano” è un pesce
di dimensioni medio-piccole, dal corpo argenteo attraversato da 6-7 righe nere verticali. Il nome comune deriva dalla sua abitudine di nuotare davanti
ad un pesce più grosso per un mutuo interesse. ( si nutre dei parassiti dell’ospite ).
-Triglia di fango ( Mullus barbatus )
Estremamente apprezzato come alimento, questo pesce rossastro presenta una striscia rosso scuro lungo
la linea mediana. Sotto il mento si trovano due barbigli, dotati di sensori per il cibo. Vive nei fondali fangosi e a profondità rilevanti superiori a 300 m.
-Sgombro ( Scomber scombrus )
Lo sgombro o “maccarello” è un predatore che vive
in acque fredde ma in primavera compie delle migrazioni verso la costa. Forma grandi banchi, nutrendosi di pesci, larve e piccoli crostacei.
-Pesce spada ( Xiphios gladius )
Molto conosciuto come pesce commestibile, questo
predatore deve il suo nome alla forma del muso allungato in una sorta di spada che usa come arma per
colpire o infilzare piccoli pesci e calamari.
Può raggiungere una lunghezza di 4,5 m ed un peso di 500 Kg.
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-Sardina ( Clupea pilchardus )
Pesce comunissimo nel Mediterraneo dal corpo compresso di colore azzurro-argenteo con una sola pinna
dorsale. Gli esemplari più piccoli vengono conservati sott’olio o sotto sale e venduti in appositi contenitori.
-Dentice ( Dentex dentex )
Pesce di colore argenteo con riflessi azzurri o rosati e
con carni molto apprezzate, assai comune nel Mediterraneo è così chiamato per avere le parti anteriori
della mascella e della mandibola provviste di grossi
denti.
-Sarago ( Diplodus sargus )
Il corpo di questo pesce è appiattito e ricurvo di colore argenteo striato trasversalmente di scuro; è comunissimo nelle coste italiane e molto apprezzato per le
sue carni.
-Cefalo ( Mugil cephalus )
Pesce costiero di acque marine e salmastre, comune
nel Mediterraneo. Può raggiungere i 50-70 cm e può
pesare fino a 8 Kg. Si nutre di organismi planctonici,
molluschi e di materiale vegetale inclusi i detriti. La riproduzione avviene in mare
tra luglio e ottobre.
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-Acciuga o Alice ( Engraulis encrasicholus )
Piccolo pesce molto diffuso, ha una grande importanza commerciale. Affusolato, con un muso notevolmente appiattito, nuota a bocca aperta per approv
vigionarsi di plancton.
-Tonno ( Thunnus thynnus )
Può raggiungere i 3 m di lunghezza e gli oltre 500 Kg
di peso. È un formidabile predatore, tra i più grandi
del Mediterraneo, si nutre di pesci pelagici e calamari. Compie lunghissime migrazioni per riprodursi o
per cercare il cibo e vive in banchi. Il corpo è robusto,
la testa ha un profilo appuntito e la coda è a mezza luna.
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LA PESCA: metodi ed attrezzi
La pesca è un’attività antica che nel corso dei secoli ha subito varie modifiche e la
sua storia è scritta nell’evoluzione degli attrezzi e delle metodologie. I metodi di
cattura, infatti, sono sempre il frutto di una profonda conoscenza delle caratteristiche biologiche degli animali.
Non di rado modifiche ambientali, causate ad esempio dall’inquinamento o da altre attività umane, hanno determinato la riduzione della presenza di alcune specie,
con conseguente scomparsa di metodi di pesca, cultura e tradizioni.
La mattanza e la pesca con l’arpione, ad esempio, sono due metodi che, seppure
non completamente scomparsi, fanno parte ormai della storia della pesca: un bagaglio culturale da non dimenticare.
La tecnologia ha sicuramente migliorato la capacità di cattura. Sonar ed ecoscandagli hanno aumentato la possibilità di individuare banchi di pesci facendo così
risparmiare ai pescatori non solo tempo, fatica e denaro ma soprattutto ha migliorato le condizioni di lavoro, la sicurezza e quindi la qualità della vita delle persone
che fanno questo mestiere.
Principali tipi di pesca:
-
la piccola pesca
-
la pesca a strascico
-
la pesca pelagica
-
la pesca dei molluschi
-
la pesca nella laguna
-
l’acquacoltura.
LA PICCOLA PESCA: è quella effettuata dalle imbarcazioni non superiori alle 10
tonnellate di stazza lorda e che non possono spingersi oltre le 20 miglia. Gli attrezzi impiegati sono: le reti da posta che vengono lasciate in mare in attesa che il pesce
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vi rimanga impigliato, le nasse che sono
trappole di vimini posizionate sul fondale
con all’interno esche per attirare pesci,
molluschi e crostacei ma che non permettono l’uscita; infine i palangari che sono attrezzi che impiegano simultaneamente più
ami.
LA PESCA A STRASCICO: è un’attività
importante in Italia; nel tempo, i nostri pescatori hanno talmente migliorato tecniche e attrezzature tanto da fare scuola nel Mediterraneo e in altri mari sui metodi
di armare le reti e condurre le barche.
La pesca a strascico può essere effettuata con diversi tipi di attrezzi che, tra l’altro,
variano in relazione alle tradizioni e al bagaglio culturale locale e regionale.
Gli attrezzi principali per la pesca a strascico sono: le reti a strascico, il rapido e la
sfogliara.
LA PESCA PELAGICA: è effettuata da imbarcazioni la cui capacità varia dalle 20
alle 120 tonnellate di stazza lorda gli attrezzi impiegati sono: le reti a circuizione per
tonni, le reti a circuizione per alici e sarde (ciancioli), le reti volanti, le reti derivanti ed i
palangari di superficie.
LA PESCA DEI MOLLUSCHI: è diventata, in questi ultimi anni, un’attività redditizia grazie alla qualità organolettiche del prodotto e le capacità di cattura degli attrezzi. La pesca viene fatta soprattutto sui fondali sabbiosi che rappresentano il
substrato più sfruttato per l’abbondanza del prodotto. Possono essere impiegati
due tipi di attrezzi: le draghe idrauliche ed i rastrelli.
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LA PESCA NELLA LAGUNE: risale addirittura agli Etruschi e si tratta di una forma di allevamento finalizzato alla produzione di pesci di grande pregio economico come spigole, orate, anguille e cefali. Questi pesci infatti effettuano migrazioni
stagionali dal mare alle acque dolci e salmastre che sono ricche di alimento e tornano in mare per la riproduzione. La conoscenza di questo comportamento ha
permesso ai pescatori di realizzare sbarramenti particolari tra laguna e mare in
modo da catturare pesci adulti ma lasciare passare il novellame. Questo tipo di
trappole sono chiamate lavorieri. Oltre al lavoriero un altro attrezzo è il bertovello il
cui funzionamento è simile alle nasse.
L’ACQUACOLTURA: è per alcuni aspetti un settore nuovo e non molto conosciuto
e per questo conserva il fascino delle attività di ricerca e sperimentazione. Eppure i
primi ad allevare i pesci e i molluschi in Europa furono gli Etruschi e i Romani.
L’aquacoltura riguarda alcune specie: le trote, i salmoni, i mitili e le ostriche.
L’acquacoltura può contribuire a diminuire le importazioni creando nel nostro Paese opportunità di lavoro.
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NODI MARINARI
Il termine nodo oltre ad indicare l’unità di misura della velocità di navigazione
che corrisponde ad un miglio nautico percorso in un’ora cioè a 1,852 Km/h indica
anche la legatura fatta con cavi, di fibra vegetale o sintetica. In marina i nodi devono corrispondere a due requisiti fondamentali: non devono sciogliersi sotto
sforzo e devono sciogliersi con facilità quando è necessario. Nella pratica marinaresca sono numerosissimi e possono essere raggruppati secondo le funzioni che
assolvono.
I nodi di arresto vengono fatti all’estremità o lungo una cima per evitare che si sfili
da un foro o per appesantirla in quel punto, tipici sono il nodo savoia e il nodo francescano. I nodi di accorciamento servono a ridurre la lunghezza di un cavo senza
tagliarlo: il più famoso è il nodo margherita. I nodi di congiunzione permettono di
unire fra loro due o più capi di una cima come il nodo piano e il nodo di scotta. Vi
sono poi i nodi di avvolgimento che si usano per assicurare una cima o un cavo a
un corpo, ce ne sono di varie forme; i più comuni sono il nodo parlato, il nodo di bozza e il nodo d’ancorotto. Infine si chiamano gasse tutti i nodi a forma di anello, come
il nodo del boia.
NODI DI ARRESTO:
nodo francescano
nodo savoia
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Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari
NODI DI ACCORCIAMENTO:
nodo margherita
NODI DI CONGIUNZIONE:
nodo piano
nodo di scotta
NODI DI AVVOLGIMENNTO:
nodo d’ancorotto
nodo di bozza
nodo parlato
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GASSE:
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RISPETTIAMO IL MARE
Il 71% della superficie terrestre è ricoperta dagli oceani, culla della vita del nostro
pianeta, che ospitano una enorme quantità di organismi viventi, in gran parte ancora sconosciuti, che vivono dagli strati più superficiali fino alle buie e gelide pianure abissali.
Per secoli l’uomo ha considerato il mare eterno e inesauribile, come un ambiente
in grado di fornire sostentamento e al tempo stesso di ricevere e rendere innocua
la nostra spazzatura, i nostri rifiuti, anche quelli tossici. Solo ora abbiamo iniziato
a capire che la realtà è ben diversa e che gli oceani cominciano a mostrare, anche
nelle acque più remote e lontane, il marchio della nostra specie: l’inquinamento.
La prima causa dell’inquinamento delle acque fluviali e marine è le città, dove ogni giorno milioni e milioni di persone utilizzano acqua potabile per la pulizia e
l’igiene personale restituendola ai fiumi e al mare carica di sostanze organiche e
chimiche. Altre forme di inquinamento sono le industrie, gli allevamenti e
l’agricoltura con l’uso dei fertilizzanti ma, la maggior parte dei mari del mondo è
inquinata dal petrolio. Questo proviene da attività che si svolgono a terra, cioè dagli scarichi delle industrie e dalle raffinerie di petrolio ma anche dalle petroliere.
Quando una petroliera subisce un incidente nel quale ci siano dei versamenti di
petrolio in mare, si provocano molti danni all’ambiente.
Il petrolio galleggia sull’acqua, formando uno strato che isola l’acqua dall’aria,
impedendo gli scambi di gas. L’impoverimento d’ossigeno fa morire molti organismi marini. Una delle zone marine più inquinate al mondo (per quanto riguarda il
petrolio) è il Mediterraneo, ciò è dovuto al fatto che si tratta di un mare chiuso e le
sue acque si rinnovano molto lentamente (80-100 anni). In alcuni tratti di mare
come quelli di Barcellona, Marsiglia, Napoli, è stata registrata presenza di metalli
pesanti e di mercurio, che, assorbiti dai pesci, giungono fino all’uomo.
Una convivenza sostenibile tra l’uomo e il mare è possibile, ma non può che scaturire dalla comprensione di quanto delicati siano gli equilibri che consentono
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l’esistenza degli ecosistemi marini. Dobbiamo imparare a guardare il mare con occhi diversi: con gli occhi di chi si è reso conto che il mare è un grande essere vivente dove miliardi di organismi necessitano di condizioni di vita idonee per continuare a vivere.
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LA TARTARUGA MARINA
NOME COMUNE : tartaruga comune.
NOME SCIENTIFICO : Caretta caretta
DISTRIBUZIONE : Mediterraneo.
DIMENSIONI : lunghezza massima circa
140cm.
HABITAT : acque calde e temperate.
ALIMENTAZIONE : molluschi, crostacei,
occasionalmente pesci e alghe.
NOTE :in forte diminuzione in Italia.
Una femmina di tartaruga caretta emerge dall’acqua per deporre le uova. Robusta
nuotatrice, è in grado di ricoprire lunghe distanze sfruttando le correnti oceaniche.
La specie Caretta caretta è diffusa nelle acque del Mediterraneo e nei mari tropicali
e subtropicali; predilige il mare aperto ma si può trovare anche in lagune salmastre ed estuari di fiumi.
L’intenso traffico nautico e le attività di pesca professionale possono mettere in pericolo la vita della tartarughe marine, specie protetta a livello nazionale e internazionale; le principali minacce sono infatti rappresentate dall’inquinamento, dalla
cattura accidentale legata ad alcuni tipi di pesca e dalle collisioni con le imbarcazioni.
Attualmente gli esemplari catturati per caso durante le attività di pesca, investiti
dalle imbarcazioni o vittime dell’inquinamento, possono essere recuperati e curati
negli appositi Centri di Recupero allestiti nelle isole Pelagie, a Lampedusa e Linosa e nella nuova struttura di Cattolica, in provincia di Agrigento.
Le attività di ricerca, portate avanti dai biologi e specialisti prevedono invece il
monitoraggio dei siti di nidificazione, la protezione dei nidi e la sperimentazione
di attrezzi di pesca che abbiano un minore impatto su questi rettili antichissimi.
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LA FOCA MONACA DEL MEDITERRANEO
NOME COMUNE: Foca monaca.
NOME SCIENTIFICO: Monachus albiventer.
DISTRIBUZIONE: Mediterraneo.
DIMENSIONI:
Lunghezza
massima
circa
280cm.
HABITAT: Mediterraneo e mari tropicali.
ALIMENTAZIONE: Pesci e granchi.
NOTE: Pochi esemplari in Italia.
È l’unico pinnipede presente nel Mediterraneo. Ha il corpo massiccio lungo circa
240-280 cm, il peso varia dai 350 ai 400 kg. I piccoli nascono lunghi circa un metro
e pesano poco più di 20 kg. Il capo è arrotondato ornato da lunghe vibrisse (i “baffi”); lunghe sopracciglia ornano gli occhi. Possiede pinne pettorali, pinne posteriori e pelo corto. Ha un colore bruno o grigio brunastro sul dorso e chiaro sul ventre.
Per cercare cibo si immerge tra i 10 e i 30 m di profondità ma la si ritiene capace di
raggiungere i 100 m. Vive per lo più isolata, in coppia o in piccolissimi gruppi. È
probabile che il suo nome derivi dal colore del mantello, simile al colore del saio
dei monaci.
La foca monaca è una straordinaria nuotatrice. Per nuotare utilizza gli arti posteriori, che muove lateralmente, e gli arti anteriori per eseguire le manovre. Agile ed
aggraziata in acqua, ha una pessima mobilità a terra.
È un animale stanziale e costiera, che partorisce all’età di cinque sei anni. Ogni due
anni dopo una gestazione di 11 mesi partorisce un unico piccolo, all’asciutto in
una grotta.
Il piccolo viene allattato circa 16 settimane e solo dopo lo svezzamento entra per la
prima volta in acqua.
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Non restano che 300 esemplari di foca monaca del Mediterraneo, distribuiti tra
Turchia, Mauritania, Spagna, Tunisia, Grecia e Sardegna. Ultimamente sono stati
avvistati degli esemplari anche a Pantelleria e lungo la costa toscana. Sono oggetto
di attiva caccia per l’olio che si ricava dal loro corpo e per la pelle usata in pelletteria ed in pellicceria.
Accusata dai pescatori di rubare il pesce dalle reti, causando danni alle stesse, è
stata barbaramente uccisa per decenni persino con la dinamite. Dato il suo scarso
tasso riproduttivo, la sua sopravvivenza è legata solo all’opportuno ed efficace intervento dell’essere umano per la sua protezione e conservazione. Solo creando
aree protette e controllate si può sperare di riottenere i successi che sono stati raggiunti con la specie hawaiana.
Ciò impedirebbe la scomparsa della specie dal Mediterraneo.
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DELFINO COMUNE
NOME COMUNE: Delfino comune.
NOME SCENTIFICO: Delphinus delphis.
DISTRIBUZIONE: Mediterraneo.
DIMENSIONI: Da m. 2,5 a circa m. 4.
HABITAT: Mari freddi, mari caldi ed anche acque dolci.
ALIMENTAZIONI: Pesci, calamari e polpi.
NOTE: Specie protetta perché in diminuzione.
Il delfino è un animale diffuso in tutti i mari caldi o temperati, come il Mediterraneo. Pur vivendo nell’acqua è mammifero, la femmina partorisce un solo piccolo
dopo 12 mesi di gravidanza e lo allatta per un lungo periodo. Il delfino può essere
lungo fino a circa 4 metri e pesare anche 350 chili, è in grado di raggiungere gli 80
km /h, può immergersi fino a 300 metri e restare in profondità per almeno 8 minuti. Si ciba di un gran numero di specie di pesci tra cui acciughe, aringhe, sardine e
in particolare pesci di piccole dimensioni.
Usa un curioso sistema di caccia: si limita a nuotare a bocca aperta, le vittime non
fanno in tempo a scansarsi e, con poca fatica, il pasto è assicurato. Vive in gruppi
formati da una o due dozzine di esemplari. È in grado di emettere un gran numero
di suoni tra gli 8 e i 120 KHz.
Agilissimo nuotatore, segue le scie delle navi per lunghi tratti di mare e spesso cavalca le onde saltando fuori dall’acqua e
compiendo curiose acrobazie. È una specie
molto sensibile all’ inquinamento; i forti rumori delle imbarcazioni possono disturbare
il sensibilissimo apparato uditivo ( Biosonar)
fino a spingerlo ad abbandonare l’ area.
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LA BALENA
NOME COMUNE: Balena.
NOME SCENTIFICO: Eubalaena, Balaenoptera.
DISTRIBUZIONE: mari del nord.
DIMENSIONI: da 6 m fino a circa 35 m.
HABITAT:mari freddi(temperati solo per la riproduzione).
ALIMENTAZIONE: plancton, piccoli molluschi
e crostacei.
NOTE: soggette a caccia spietata.
Le balene sono gli animali più grandi che oggi vivono nel pianeta:alcuni superano
in grandezza anche i giganteschi dinosauri del passato. La balenottera azzurra, ad
esempio, raggiunge i 34 m di lunghezza ed un peso di 160.000 Kg. Sono mammiferi: partoriscono ed allattano i loro piccoli e respirano l’ossigeno atmosferico in
quanto possiedono i polmoni. Molti cetacei, se pure di grandi dimensioni, non sono temibili predatori in quanto si nutrono esclusivamente di plancton, piccoli molluschi e crostacei. Ad eccezione dei delfini e delle specie affini, i cetacei non hanno
denti e si procurano il cibo filtrando l’acqua del mare attraverso i “fanoni”.
L’orca e l’unico cetaceo che si nutre di grosse prede come pesci, pinguini e foche. I
cetacei vivono in tutti i mari del mondo; le balene e le balenottera preferiscono i
mari più freddi perché sono più ricchi di plancton. Migrano verso i mari tropicali
solo al momento della riproduzione poiché i piccoli, non ancora provvisti di un
sufficiente strato di grasso, non potrebbero sopravvivere nelle gelide acque polari.
Anche nel Mediterraneo vivono molti cetacei tra cui i delfini, i capodogli ed alcune
specie di balenottera ma, purtroppo l’inquinamento delle acque sta mettendo a
dura prova la loro sopravvivenza. Nei mari del nord ed in Giappone si pratica una
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caccia spietata alle balene per ricavarne il prezioso grasso usato nell’industria alimentare e chimica. Esiste una commissione internazionale per il controllo della
caccia alle balene.
- pag. 30 Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari
SQUALI DEL MEDITERRANEO
NOME COMUNE: Gattuccio, Squalo elefante,
Squalo bianco.
NOME SCIENTIFICO: Scyliorhinus, Cetorhinus, Carcharodon.
DISTRIBUZIONE: acque del mar Mediterraneo.
DIMENSIONI: da pochi centimetri a 10 metri.
HABITAT: acque fredde o calde-temperate.
ALIMENTAZIONE: delfini, tonni, tartarughe
marine ecc…
NOTE: innocui e pericolosi. Soggetti a caccia indiscriminata.
Sono circa 50 le specie di squali che popolano i mari italiani e, soltanto poche, sono
considerate aggressive.
Tra gli squali mediterranei c’e’ il piccolo “Gattuccio” (60 centimetri di lunghezza
massima), il mansueto “Squalo elefante” che, nonostante le sue dimensioni (fino a
10 metri di lunghezza), è totalmente innocuo visto che è sprovvisto di denti.
Lo squalo bianco invece (più di 7 metri) ha la zona di riproduzione nell’area che
comprende la Sicilia, Malta e la Tunisia.
Il parto avviene tra la primavera e l’estate ed il numero massimo di piccoli si aggira intorno ai 14. Essendo ghiotto di tonni, lungo le nostre coste, capita che un esemplare rimanga impigliato nelle reti di qualche tonnara.
Così come accade per molte altre specie di squali, nel nostro paese, solitamente è
messo in commercio sotto l’improprio nome di Palombo (squalo del genere Mustelus). Lo squalo bianco e le altre specie di squali sono in pericolo di estinzione sia
perché vittime di una pesca commerciale e sportiva indiscriminata, sia perché sono in diminuzione le specie di cui si nutrono, sia per il degrado dell’ambiente marino.
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RELAZIONE SULL’INCONTRO
CON LA GUARDIA COSTIERA
Giorno 14 Febbraio 2006, nella nostra scuola abbiamo avuto il piacere di incontrare
alcuni rappresentanti della Guardia Costiera di Termini e Cefalù che ci hanno parlato delle risorse, dei pericoli e dei problemi del mare.
Uno dei problemi più gravi riguarda l’inquinamento delle acque causato dagli
scarichi fognari, dagli scarichi delle fabbriche, dal passaggio di navi petroliere che,
o per il lavaggio delle cisterne o a causa di incidenti, riversano nel mare quel pericoloso liquido oleoso che causa gravi disastri sia per la popolazione marina che
per l’ambiente in generale. Il mare rappresenta una fonte di ricchezza per il turismo, per la pesca e per la possibilità di viaggiare e trascorrere delle belle vacanze.
Il nostro mare è infatti circondato da bellissimi posti e spiagge incantevoli dove
ognuno di noi può fare il bagno e prendere il sole.
Non dobbiamo però sottovalutare i pericoli in cui possono incorrere i bagnanti e a
tal proposito, durante questo incontro è stato letto e commentato un decalogo di
“regole d’oro per un bagno sicuro”.
Abbiamo ritenuto utile trascrivere queste regole con l’auspicio che possano essere
rispettate da tutti per non rischiare seriamente la vita.
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LE REGOLE D’ORO PER UN
BAGNO SICURO
-
-
entra in acqua almeno tre ore
dopo i pasti.
Esci subito dall’acqua ai primi
sintomi di crampi, brividi,
nausee, ecc…
Evita l’insolazione indossando
il cappello; bevi molta acqua
per non rischiare la disidratazione.
Se sei accaldato entra gradualmente in acqua.
Evita di fare il bagno da solo.
L’immersione in apnea può rivelarsi pericolosa.
È pericoloso lasciare i bambini
incustoditi.
In caso di difficoltà non esitare
a chiedere soccorso.
Se sventola la bandiera rossa
non immergerti.
Non tuffarti dai pontili, scogli,
o in posti sconosciuti.
SE BAIGNER EN TOUTE SECURITE’
-
-
-
après manger, attendre au
moins trois heures avant
d’aller se baigner.
Sortir tout de suite de l’eau
aux premiers symptômes de
crampes, frissons, nausée,
etc…
Eviter l’insolation en portant
un chapeau et en buvant beaucoup d’eau pour ne pas risquer
la déshydratation.
Si tu as très chaud ne pas te jeter dans l’eau tout d’un coup
mais progressivement.
Eviter de se baigner tout seul !
L’immersion en apnée peu se
vérifier dangereuse !
Ne pas laisser les enfants tout
seul. Ils ne se rendent pas
compte du danger !
En cas de difficulté ne pas hésiter à demander de l’aide !
Si il y à le drapeau rouge :
mieux vaut éviter de se baigner !
Ne pas plonger de rocher où
tout autre endroit que tu ne
connais pas !
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VISITA AL PORTO DI CEFALÙ ED ESCURSIONE IN MOTOVEDETTA
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CONCLUSIONE
La partecipazione a questo progetto è stata stimolante, ci siamo subito appassionati al tema ed abbiamo lavorato con impegno e vivo interesse. Sono state fatte molte
ricerche, abbiamo consultato libri, opuscoli, enciclopedie e materiale scaricato da
internet ma soprattutto ci siamo avvalsi delle esperienze e conoscenze di pescatori
ed esperti del settore. Durante gli incontri pomeridiani ci siamo divisi in gruppi di
lavoro in cui ognuno aveva un compito da portare a termine. Alcuni scrivevano,
altri disegnavano ed altri ancora trascrivevano al computer. Tutto il lavoro si è
svolto con grande disponibilità da parte di tutti, grazie anche alla guida della nostra insegnante che ha saputo stimolarci e incoraggiarci costantemente. A lavoro
ultimato, possiamo sicuramente affermare che questa esperienza ci ha permesso di
conoscere tante notizie e curiosità riguardanti la flora, la fauna e le tecniche di pesca del Mediterraneo, ma soprattutto ci ha fatto capire che il mare è fonte di vita e
va amato e rispettato in tutti i suoi aspetti.
- pag. 35 Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari
- pag. 36 Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari
BIBLIOGRAFIA
•
De Agostini: Enciclopedia animali
•
Piccola enciclopedia nautica
•
Opuscoli di Legambiente
•
La Stampa: Specchio – Speciale acquario di Genova
•
Materiale scaricato da internet
•
Riviste scientifiche
•
Libri scolastici
•
Jean Guobert M.Vincenti “Pesca in mare”
- pag. 37 Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari
INDICE
INSIEME PER CRESCERE…
pag. 2
L’ACQUA SULLA TERRA
pag. 4
MAR MEDITERRANEO: flora e fauna
pag. 5
ALLA SCOPERTA DELLE ISOLE INTORNO ALLA SICILIA
pag. 7
LA MATTANZA “Uno spettacolo da non perdere”
pag. 9
PESCI DEL MEDITERRANEO
pag. 11
LA PESCA: metodi ed attrezzi
pag. 16
NODI MARINARI
pag. 19
RISPETTIAMO IL MARE
pag. 22
LA TARTARUGA MARINA
pag. 25
LA FOCA MONACA DEL MEDITERRANEO
pag. 26
DELFINO COMUNE
pag. 28
LA BALENA
pag. 29
SQUALI DEL MEDITERRANEO
pag. 31
RELAZIONE SULL’INCONTRO CON LA GUARDIA COSTIERA
pag. 32
CONCLUSIONE
pag. 34
BIBLIOGRAFIA
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